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Obiettivi e metodologie per il Corso IBEP di primo livello sulla responsabilità delCacciatore con l’Arco

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Concetti

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1. introduzioneLa storia della educazione alla

CCA

La caccia con l’arco moderna è nata in Nord America, ed è direttamente ispirata ai Nativi di quel continente. I primi pionieri furono:

Saxton Pope ed Art Young (studiarono Ishi, l’ultimo rappresentante vivente allo stato selvaggio della Tribù Yana, nel 1900)

•Howard Hill (1950)

•Fred Bear e Ben Pearson (1960)

Bill Wadsworth, il “padre”

dell’educazione alla Caccia con

l’arco e fondatore della NBEF (1967)

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1. L'evoluzione della Caccia con L'Arco

Nei primi anni del ‘900 Saxton Pope e Art Young studiarono Ishi, l’ultimo Yana (una tribù del nord della California. Ishi dimostrò le sue tecniche di costruzione degli archi, della lavorazione dell’ossidiana per le punte di freccia, e soprattutto della Caccia con l’arco. Nel 1923 Pope pubblicò il suo libro più importante “Hunting with Bow and Arrow”.

Nel 1940 Doug Easton iniziò a produrre le aste in alluminio, e nel 1950 lo showman Howard Hill rese popolare la caccia con l’arco realizzando filmati spettacolari in Africa. Dagli anni ‘50 al ’70 Fred Bear, Ben Pearson e Earl Hoyt svilupparono progetti di archi e si distinsero per il loro impegno nell’educazione alla caccia.

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1.Caccia con l'Arco e benefici

La caccia con l’arco consiste non solo nel catturare ed uccidere selvaggina, ma ha questi benefici:

•Gestione delle risorse naturali: la CCA consente una pianificazione e un bilanciamento selettivo della fauna “a basso impatto ambientale” come nessun altro genere di caccia.

•Ricreativi: Ha un forte impatto come attività Outdoor (coinvolge quasi 5 milioni di cacciatori, prevalentemente americani)

•Economici: la caccia con l’arco muove più di 13.000.000 di dollari solo in USA

•Educativi: obbliga allo studio dell’intero ecosistema ed ha una sua Cultura profondamente legata alla storia dell’evoluzione umana;

•Sociali: consente a varie fasce sociali di interagire tra loro;

•Terapeutici: la caccia con l’arco è un’attività fisica salutare;

•Salutistici: la carne della selvaggina è di altissima qualità alimentare.

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ARCO FUCILEenergia flettenti dell’arco polvere da sparosupporto corpo dell’arciere spalla dell’armarange effettivo 20 mt 100+traiettoria parabola linea rettapotere lesivo emorragia shock/emorragiaproiettile punta a lame pallaproblemi disicurezza caduta dal tree stand incidente con l’arma

1.Le 3 “sfide” della caccia con l'Arco

•Prima di divenire cacciatori, bisogna essere arcieri. •L’avvicinamento alla preda costringe all’acquisizione di capacità particolari di movimento nell’ambiente naturale•Il cacciatore con l’arco deve conoscere la selvaggina e imparare a tracciarla e recuperarla.

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1.le motivazioni del cacciatore: dati USA

La caccia con l’arco è una realtà importante negli Stati Uniti. Una indagine del U.S. Fish and Wildlife Service (1998) fornì questi dati:

•Più di 14.000.000 di americani vanno a caccia, rappresentando il 7% della popolazione;

•Il 44% di essi usa l’arco abitualmente o sporadicamente;

•I cacciatori con l’arco salgono regolarmente di numero, soprattutto negli ultimi anni;

•La maggior parte dei CCA sono di età compresa tra i 35 – 54 anni;

•L’ètà media in cui un soggetto inizia la CCA è 24 anni.

•Le risposte alla domanda “perché vai a caccia con l’arco” sono: a) maggiore sfida (58%); b) stagione di caccia più lunga (24%); c)minori restrizioni (13%); d) inizio anticipato (11%); cambio di ritmo (6%); e) pace e quiete (4%); f) maggiore divertimento (3%); altre motivazioni (6%).

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2. Caccia e Natura: obiettivi

•Definire il concetto di Conservazione e come esso differisce da Preservazione

•Elencare i cinque elementi essenziali per l’habitat selvatico

•Definire la Capacità di trasporto.

•Elencare i fattori che limitano la popolazione selvatica

•Spiegare il ruolo della caccia nella conservazione della vita selvatica

•Dare cinque esempi di gestione della fauna e spiegare come ognuno di essi aiuta a conservare la popolazione selvatica

•Spiegare come la corretta identificazione della fauna sia cruciale per la caccia

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2. Conservazione della Wildlife

•Il concetto di Conservazione della vita selvatica è antico: nella Bibbia viene esposto, e ai tempi di Kublai Khan fu codificato in leggi (XIII sec.).

•Oggi tale concetto è studiato scientificamente, ma in sostanza ha il medesimo significato: accertare in modo saggio l'uso e l'amministrazione delle risorse rinnovabili, cioè creare le giuste circostanze per cui gli organismi viventi che denominiamo “risorse rinnovabili” possano evolversi indefinitamente.

•Preservazione ha un altro significato, più radicale: non interferire in alcun modo con la vita selvatica, senza alcun intervento da parte dell’uomo.

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2. Lezioni in gestione della Fauna

Inizialmente, l'amministrazione della fauna selvatica negli Stati Uniti era orientata verso la protezione, non la conservazione. All'inizio degli anni 1900, per esempio, venne tentato di conservare il cervo mulo nel plateau di Kaibab in Arizona. La caccia venne vietata ed i predatori distrutti. Il risultato fu sovrappopolazione, distruzione dell'habitat e regresso severo della massa animale.

Il plateau di Kaibab è stato aperto alla caccia nel 1929, portando l’ equilibrio con l'habitat. Oggi, una grande quantità di Mule Deer abita la zona.

Intorno allo stesso periodo, un evento simile avvennne in Pennsilvania. I cervi furono introdotti dopo l’estinzione della popolazione autoctona. Con la maggior parte dei predatori eliminati e nessuna caccia, il gregge si sviluppò senza controllo. L’approvvigionamento di generi alimentari diminuì, e le migliaia dei cervi whitetail furono condannati a morte.

Da queste dure lezioni, i gestori della fauna selvatica hanno imparato che è più proficua la conservazione che la protezione. Hanno scoperto che le “sovraproduzioni” della natura rendono un'eccedenza che può essere raccolta dai cacciatori.

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2a. Gestione dell'ambienteLa cosa più critica per la conservazione della fauna selvatica è l’amministrazione dell'habitat. La sua distruzione, o cattiva gestione, è la minaccia più grande.Cinque elementi essenziali devono essere presenti per fornire un habitat possibile: alimento, acqua, copertura, spazio e organizzazione nella disposizione delle risorse.L'esigenza di alimento e di acqua è evidente. La copertura è necessaria non soltanto come riparo dagli elementi e predatori, ma per proteggere gli animali mentre si alimentano, allevano, si riproducono e si spostano. La copertura può variare dai cespugli fitti alle rocce.

Lo spazio è necessario per evitare la sopra-concorrenza per gli alimenti. Alcuni animali inoltre hanno bisogno di determinata quantità di spazio territoriale per accoppiarsi e partorire. Una comunità costretta in uno spazio esiguo ed ammucchiata può sviluppare le malattie.

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2b. Gestione dell'ambiente

L’organizzazione nella disposizione di risorse si riferisce alla disposizione di alimento, di acqua, della copertura e dello spazio in un habitat.

La disposizione ideale permette che gli animali soddisfino tutte le loro esigenze in una piccola zona in modo da minimizzare l'energia che spendono dalla ricerca dell’alimento, della copertura, dell'acqua. Per esempio, le quaglie passeranno molto del loro tempo dove le zone del pascolo e dell'arbusto convergono. Ciò è denominata effetto edge (effetto di confine).

Essi possono presentarsi nel bordo della vegetazione o grazie alle caratteristiche topografiche, come le selle delle montagne. La maggior parte degli animali possono essere trovati nelle zone ove l'alimento e la copertura vengono a contatto, specialmente vicino ad una fonte d'acqua. Le rive del fiume sono spesso ideali, offrendo a molti animali tutti i loro fabbisogni dislocati lungo un corridoio.

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2c. Gestione dell'ambiente

Gli habitat devono essere in equilibrio per sostenere la fauna selvatica. Privare una determinata popolazione animale delle piante o eliminare un numero eccessivo di animali da una Comunità è il motivo per cui la Comunità non potrà sopravvivere.

Ciò accade tipicamente quando lo sviluppo urbano si espande nelle zone selvatiche.

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2a. Capacità di Carico e rapporto con l’ambiente

Le risorse di un dato habitat possono sostenere soltanto una quantità determinata di fauna selvatica. Mentre le stagioni cambiano, l'alimentazione, l'acqua o la copertura possono scarseggiare danneggiando gli animali o l'habitat stesso.

La capacità di carico è il numero di animali che l'habitat può sostenere per tutto l'anno. La capacità di carico di un determinato territorio può variare di anno in anno, in modo naturale o per colpa degli esseri umani.

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2b. Capacità di Carico e rapporto con l’ambiente

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2. il ruolo del cacciatore nella gestione dell'ambiente

Poiché la fauna selvatica fa parte delle risorse naturali rinnovabili grazie all’eccedenza, i cacciatori aiutano le popolazioni selvatiche con dei prelievi che possono portare ad un equilibrio sano. La caccia ben regolata non ha mai portato minacce di estinzione o squilibri nella fauna selvatica.

La caccia può essere uno strumento di amministrazione efficace della fauna. I cacciatori svolgono quindi un ruolo importante fornendo le informazioni dal campo che gli amministratori del territorio necessitano.

I proventi dalle tasse per le licenze di caccia servono a salvare specie in pericolo e alla gestione del territorio.

I cacciatori spendono più tempo, soldi e fatica sulla conservazione della fauna selvatica che qualunque altra categoria nella società.

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2a. principi di gestione dell'ambiente e della fauna

Una singola coppia in sette anni può generare 40 individui.

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2b. principi di gestione dell'ambiente e della fauna

Il gestore della fauna deve valutare il numero corretto di individui (capacità di carico) di un determinato habitat e deve gestire le eccedenze in modo da mantenere il giusto equilibrio.

Per gestire un habitat, devono essere considerate le tendenze storiche, le condizioni attuali dell’ habitat, i livelli della popolazione, le proiezioni di lunga durata e le azioni perché la pianificazione possa avere successo. Con quella determinazione si hanno una varietà di azioni a disposizione per mantenere gli habitat nell'equilibrio.

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2. Metodologie di gestione della fauna

Gli amministratori del territorio controllano continuamente il tasso di natalità ed il tasso di mortalità di varia specie e dello stato dell’ habitat. Ciò fornisce i dati statistici necessari per regolare la caccia e per determinare se altre pratiche di amministrazione sono necessarie conservare certe specie della fauna selvatica.

Miglioramento dell'Habitat: il cambiamento dell’ habitat interessa il tipo e il numero di fauna selvatica che l'habitat può sostenere. Possone essere ridotte le estensioni forestali e ampliate le zone per promuovere il nuovo sviluppo e per rallentare il processo della successione. Questa pratica permette di aumentare la produzione di determinata specie della fauna selvatica.

Regole Di caccia: proteggono l'habitat e conservano le popolazioni animali. Le regole includono scadenze quotidiane e stagionali, i limiti e metodi legali per la cattuare della fauna selvatica.

Caccia : è un mezzo di amministrazione efficace. Mantiene le popolazioni animali nell'equilibrio con l'habitat ed è un sistema per finanziarne la gestione.

Controllo dei Predatori: permette alle popolazioni della fauna selvatica di stabilire le popolazioni stabili, minacciate specialmente o la specie in pericolo.

Introduzione Artificiale: immettendo della selvaggina si è riusciti a ristabilire equilibri ecoambientali. Gli animali si catturano nelle zone dove sono abbondanti e si introducono nell’ambiente in cui è necessario.

Controllo delle malattie o prevenzione della relativa diffusione: La malattia può avere un effetto devastante sulla fauna selvatica.

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3. La Giusta Caccia: obiettivi

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3. sicurezza e arco

Non bere alcolici prima e

durante l’attività

Esistono leggi sulla caccia molto rigorose sull’uso delle armi da fuoco: esse valgono anche per l’Arco.

Non puntate MAI l’arco con la freccia incoccata verso direzioni non sicure;

Incoccate la freccia SOLO PRIMA di effettuare un tiro;

Accertatevi SEMPRE, prima del tiro, di cosa c’è davanti e dietro al bersaglio;

NON tirate in direzione di una cresta;

Tirate SOLO quando dietro al bersaglio c’è un’ area sicura contro la quale le vostre frecce possano arrestarsi;

Usate SEPRE le protezioni per il braccio dell’arco e le dita della corda;

NON scoccate mai a vuoto;

NON tirate frecce in verticale;

Proteggete SEMPRE le punte con le apposite protezioni;

Usate il carichino per montare le corde sugli archi tradizionali;

Ispezionate SEMPRE l’attrezzatura prima di ogni uscita, soprattutto le cocche e le eventuali rotture delle frecce;

Proteggete le frecce durante il trasporto in contenitori rigidi.

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3. sicurezza e caccia

•Siate consci delle vostre limitazioni fisiche;

•Cercate di essere in forma (allenatevi regolarmente) per meglio affrontare gli stress;

•Fate sapere anticipatamente ad amici e parenti i vostri itinerari di caccia;

•Trasportate l’equipaggiamento in contenitori rigidi e sicuri;

•Proteggete sempre le vostre punte a lame con gli appositi contenitori e usate sempre faretre con cappuccio rigido – NON TENETE ESPOSTE LE PUNTE!

•Vestitevi con abbigliamenti adeguati ai climi che affronterete – PENSATE SEMPRE AL PEGGIO!;

•Portatevi dietro sempre un Kit base per sopravvivere;

•Portatevi dietro una torcia, batterie e lampada di riserva;

•In condizione di luce scarsa, tenete sempre accesa la lampada spostandovi dal vostro appostamento;

•Siate sempre in grado di identificare con sicurezza gli animali a cui volete tirare;

•Non tirate mai ad una preda con dietro uno sfondo “aperto”;

•In qualsiasi situazione di scarso equilibrio, riponete le frecce in faretra;

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3a. un cacciatore responsabileCosa significa “cacciare responsabilmente”?

È la consapevolezza delle proprie azioni. Significa agire consci dei propri limiti, nel rispetto delle Leggi e nel rispetto dell’Etica. La Caccia con l’Arco non è uno sport “da spettatori”, ma da protagonisti. Ogni azione errata si ripercuote sulla categoria di cui si fa parte.

A cosa sono ispirate le leggi?

•Proteggere le risorse naturali;

•Proteggere i diritti di proprietà;

•Proteggere le persone;

•Assicurare una Caccia Etica;

•Assicurare uguale qualità e quantità di selvaggina a chi ne ha diritto;

•Acquisire informazioni:

•Gestire la Selvaggina e l’ambiente

LA CACCIA E’ UN PRIVILEGIO CHE PUO’ ESSERE TOLTO A CHI AGISCE CONTRO LE LEGGI. L’IGNORANZA DELLE NORME NON E’ CONSIDERATA UNA SCUSANTE.

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3b. un cacciatore responsabile

Le leggi vertono su:

•Periodi di caccia consentiti

•Metodi ed equipaggiamenti legali

•Regole per la gestione del capo abbattuto

•Regole per il trasporto del capo abbattuto

•Regole per il transito dei confini

•Penalità

•Requisiti formativi (abilitazioni)

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3. EticaMolte volte la parola “Etica” è usata per descrivere il comportamento "responsabile". I due termini sono congruenti, ma l'etica è l’insieme dei codici o dei valori morali che vanno oltre le leggi e le regolazioni convenzionali. Si può intendere come “l’insieme dei diritti e dei doveri non scritti "- che dettano il comportamento adeguato. La formazione del cacciatore con l’arco comprende l’insegnamento di come essere un bowhunter responsabile, contribuendo a porre il fondamento per un codice Etico personale.

L‘Etica permea le vostre decisioni su cosa fare quando nessuno vi sta guardando, o quando non ci sono regole convenzionali per dirvi che cosa è di giusto o errato. l‘Etica è quello che pensate prima di compiere un atto, la domanda: siete nel giusto o nell’errore?. Quando siete in caccia, siete voi che dovete decidere – e non ci sono i vostri istruttori per suggerirvi cosa fare. Come quando vi esercitate al tiro, il comportamento etico deve esercitarsi in per essere costantemente applicato."le leggi sono tutto che dovete e che non dovete fare;

l'etica è ciò che dovreste e che non dovreste fare” (T.D. Carroll, former hunter and education administrator)

"una virtù particolare dell'etica della caccia è che il cacciatore non ha una platea che può applaudire o disapprovare il suo comportamento. Qualunque sia il suo comportamento, è dettato dalla sua propria coscienza”. Aldo Leopold, A Sand County Almanac

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3. responsabilità nella CCA:conosci e rispetta i tuoi limiti fisici

•Salute Generale: Gli stati del cuore ed altri problemi di salute possono limitare l'attività di caccia. (il controllo medico è suggerito prima di una missione impegnativa). E’ opportuno portare con sé i farmaci personali.

•Stato Fisico: Non potete affrontare una caccia gravosa, a meno di non essere in buona forma fisica.

•Tempo: Le temperature estremamente basse o alte possono mettere a rischio l'impiego sicuro delle vostre attrezzature.

•Altitudine: la perfetta condizione fisica è essenziale

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3. rispetto per l'equipaggiamento

E’ fondamentale accertarsi che la propria attrezzatura sia in ordine.

•Utilizzate un arco che sia adatto alle vostre capacità;

•Assicuratevi che l’attrezzatura sia in perfetto stato;

•Assicuratevi di avere frecce adatte all’arco, in lunghezza e in spine;

•Assicuratevi che le frecce siano perfettamente diritte e le punte in asse;

•Allenatevi preliminarmente con l’attrezzatura da caccia su bersagli che non danneggino le frecce;

•Portatevi dietro un kit di riparazione e sostituzione delle parti dell’attrezzatura più facilmente danneggiabili.

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3. rispetto per i proprietari terrieriLa caccia avviene spesso in terreni privati. Il comportamento corretto con i proprietari dei terreni è fondamentale per poter condurre l’attività nel modo migliore.

•Chiedete sempre e autorizzazioni prima di transitare su terreni privati con i vostri mezzi;

•Lasciate cancelli o sbarramenti esattamente come li avete trovati;

•Percorrete con i vostri mezzi solo strade in cui è possibile farlo (non transitate sui campi);

•Non attraversate colture danneggiandole;

•Non lasciate rifiuti in giro;

•Non accendete fuochi dove è pericoloso;

•Usate appostamenti rimovibili, non danneggiate le piante e non costruite strutture che non siano temporanee;

•Non lasciate tracce dell’attività di pulitura del capo abbattuto;

•Siate sempre cordiali con il proprietario dei fondi che ha permesso la vostra caccia.

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3. rispetto per gli animali e per l'ambiente

Il rispetto per gli animali è frutto del rispetto delle Leggi e delle norme Etiche.

•Colpire sempre in area vitale ed evitare ferimenti;

•Assicuratevi di non azzardare tiri in situazioni in cui non vi sia possibile valutare la distanza della preda;

•Sapere con certezza il proprio “range” di tiro e non azzardare MAI oltre;

•Utilizzare SEMPRE punte a lame in grado di penetrare il più possibile ed arrecare la maggiore emorragia possibile;

•Fare TUTTO il POSSIBILE per recuperare il capo colpito.

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3. rispetto per i colleghi cacciatori

La caccia con l’arco è un’esperienza condivisibile con i colleghi e rappresenta un momento di aggregazione molto importante da un punto di vista sociale e culturale.

•La caccia con l’arco è un contenitore di culture costituite di rispetto per la natura, umiltà e osservanza delle leggi. Ciò deve essere condiviso da tutti.

•I colleghi devono essere pronti ad aiutarsi reciprocamente, intervenire nei momenti di difficoltà e supportarsi l’uni con l’altro.

•Rispetto per le zone di caccia degli altri gruppi: è un criterio antico come la caccia, mai penetrare senza essere invitati in aree frequentate abitualmente da altri gruppi senza essere invitati.

•Comunicazione: cercate di comunicare frequentemente, condividendo problemi e successi, questo elimina i rischi di didssidio.

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3. La regola del “primo sangue”

Tra le leggi non scritte, "la regola di primo sangue" stabilisce un senso particolare nel determinare chi può esigere un animale che è stato colpito da due frecce tirate da due cacciatori. Anche se non è possibile avvalersi della legge, è comunque una regola da seguire basata sul senso di responsabilità. Il primo cacciatore che colpisce con una freccia la zona vitale dell'animale, e che provoca una emorragia abbastanza visibile (e che determina così una buona probabilità di recupero), può esigere l'animale. Per contro, se lo stesso cacciatore ritiene la ferita superficiale, ed il recupero dell'animale poco probabile, deve lasciare all’altro cacciatore la preda.

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3. rispetto per i non cacciatori

•Non applicare adesivi offensivi sulle auto nei confronti di chi non ama la caccia o a sostegno della caccia;

•Sostenere discussioni accese correndo il rischio di “trascendere” le buone maniere contro persone che la pensano in modo contrario;

•Comportarsi in modo volgare in pubblico indossando abiti mimetici;

•Quando trasportate la selvaggina abbattuta, esporla in modo offensivo senza una adeguata copertura.

•Bere, ubriacarsi o assumere droghe vestiti da caccia e in locali pubblici.

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3. immagine pubblica della cacciaparlare ed agire in modo responsabile

Ogni cacciatore rappresenta la categoria dei cacciatori. Parlare ed agire in modo scorretto squalifica il lavoro fatto da tutti. I non cacciatori possono facilmente divenire Anti-cacciatori se a contatto con un linguaggio o un agire sbagliato.

Parlare con cognizione di causa e dimostrare un atteggiamento maturo significa acquisire il rispetto di chi, pur non cacciado, contribuisce con il suo voto alla modifica dello scenario politico e di conseguenza legale.

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4. l'attrezzatura: obiettivi

•Descrivere i più comuni tipi di arco ed elencare le loro caratteristiche;

•Definire l’allungo dell’arciere e il carico dell’arco;

•Definire come l’allungo e il carico vengono definiti sull’individuo;

•Definire l’importanza di mettere a punto l’attrezzatura sulla persona;

•Definire l’importanza della corretta asta di freccia in funzione dell’individuo;

•Definire le costituenti fondamentali della freccia;

•Definire i termini “spine” e “paradosso”;

•Elencare i vari tipi di punta di freccia;

•Associare ad ogni selvaggina la punta opportuna;

•Definire i tre elementi principali di sicurezza per il cacciatore;

•Definire tre tra i più comuni accessori per la caccia

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4. L’occhio dominanteUna delle prime cose da stabilire prima di iniziare il tiro con l’arco è se si debba scegliere un arco destro oppure sinistro. Tranne i modelli privi di finestra e sagomatura della grip (alcuni archi storici) tutti gli archi tradizionali e tecnologici si differenziano nelle due versioni.

I criteri per i quali si deve scegliere di essere arcieri destri oppure mancini derivano dalle proprie caratteristiche manuali acquisite nell’infanzia (a volte indotte forzatamente dai genitori) quindi nell’abilità nell’uso di una determinata “mano”, della maggior forza di un braccio e dalla dominanza oculare, che invece si sviluppa indipendentemente. Non necessariamente queste componenti sono correlate.

Nel tiro con l’arco, l’asse della freccia dovrebbe giacere sotto l’occhio dominante. Anche se il riferimento al bersaglio non è una esplicita collimazione, l’orientamento del braccio dell’arco e del corpo, di conseguenza, si manifesterà in funzione della percezione dell’asse di tiro comunque.

Puntando ad un particolare con

entrambi gli occhi aperti, prima si

chiude un occhio, poi l’altro. L’occhio

dominante permette la visione

centrata.

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4. l'arco

L’arco è una macchina che converte il lavoro muscolare dell’arciere in energia potenziale elastica. Quando viene rilasciata la corda, questa energia si trasforma in energia di movimento della freccia. Più il rendimento dell’arco è alto, maggiore energia viene trasferita alla freccia.

Caratteristiche fondamentali dell’arco da caccia sono il carico elevato, necessario a scagliare frecce provviste di lame, quindi pesanti, e la maneggevolezza. Più l’attrezzo è corto e meglio è, perché ciò consente di non avere intralci nel bosco (in campo agonistico, invece, la lunghezza dell’arco viene calcolata in rapporto alla statura dell’arciere e in base al suo allungo).

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4. due tipi di arco comuniArchi tradizionali

Ricalcano le fogge degli archi storici ma sono costruiti con materiali moderni, il che comporta indubbi vantaggi in termini di funzionalità d’uso, di razionalità produttiva e di durevolezza. Gli archi tradizionali moderni si suddividono fondamentalmente in due categorie: longbow e ricurvi. Per entrambe è sempre consigliabile un buon libbraggio, per quanto non sia data la possibilità di definire in maniera precisa un carico ottimale per ciascun tipo di selvaggina.

 Archi tecnologici

Nato espressamente per l’uso venatorio, il compound è il vero responsabile della diffusione e dell’affermazione della caccia con l’arco negli Stati Uniti, e ciò grazie al fatto di rappresentare una validissima alternativa, certamente più difficile ma ugualmente proficua, alla caccia con il fucile.

Il suo grande vantaggio è quello di utilizzare un sistema di carrucole eccentriche e di cavi che consente di demoltiplicare progressivamente lo sforzo di trazione fino al 70% in fase di mira, il che permette al tiratore di mantenere l’arco teso al massimo dell’allungo col minimo dello sforzo. Inutile sottolineare come tutto questo abbia sostanzialmente semplificato l’approccio al tiro con l’arco. Di qui la grande diffusione, dovuta anche al fatto che la tecnologia del compound è facilmente replicabile, anche in catena di montaggio.

La precisione dell’arco tecnologico consente di azzardare distanze di tiro maggiori (anche se poi, con l’aumento della portata, i problemi di traiettoria parabolica si fanno più evidenti), di conseguenza è nata una generazione di archi e di arcieri che, per enfatizzare al massimo queste caratteristiche, utilizza frecce più leggere e più corte che “appiattiscono” la traiettoria, riducendo al minimo la possibilità di errore nella valutazione della distanza

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4. Grafico arco tradizionale

3) diagramma trazione e rilascio arco tradizionale

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allungo (pollici)

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4. Grafico arco compounddiagramma di trazione e di rilascio (compound)

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pollici 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28

allungo (pollici)

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curva di caricoall'andata

curva di caricoal ritorno

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4. la frecciaÈ la parte più importante di tutta l’attrezzatura, in quanto responsabile dell’effetto terminale sul selvatico. Occorre sottolineare, a questo proposito, che la penetrazione può e dev’essere enfatizzata con l’uso di frecce pesanti, allo scopo di provocare una rapida ed efficace emorragia. Vista la velocità relativamente bassa della freccia (da 160 a 260 fps, ovvero da 50 a 80 m/s) non si può assolutamente sperare in un effetto d’arresto paragonabile a quello della pallottola di fucile.

Con la piccola selvaggina questo è senz’altro possibile, ma nella caccia all’ungulato, e in ogni modo a qualsiasi selvatico di peso superiore ai 6 kg, bisogna contare solo sulla penetrazione dei tessuti, la lesione degli organi vitali e la conseguente emorragia. La capacità lesiva della freccia dipende dunque dalla sua quantità di moto (massa per velocità), requisito che a sua volta può essere enfatizzato dalla forma e dal grado di affilatura delle lame.

Le frecce in alluminio e quelle in legno sono ideali per la caccia. Si tende invece a sconsigliare quelle in carbonio (e in una certa misura anche quelle in carbonio-alluminio) poiché hanno il brutto difetto di provocare, se si rompono, schegge sottili come capelli, tanto insidiose da inquinare la carne della selvaggina. Sono molto resistenti, comunque, ed è un caso rarissimo che si rompano. Del resto non bisogna dimenticare che sul mercato esistono modelli di frecce in questo materiale studiati specificamente per la caccia. Le case costruttrici, comunque, raccomandano di prestare molta attenzione nell’estrarre dal corpo del selvatico le schegge eventualmente presenti, avendo cura di rimuovere una porzione abbastanza larga di tessuto tutt’attorno al foro della freccia. Il vero problema delle frecce in carbonio è dato semmai dal peso: troppo esiguo rispetto agli altri materiali.

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4. Leggere le aste di alluminio

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4a. mettere a punto l'arcoLa messa a punto del materiale (arco e freccia) è fondamentale. Il punto di incocco regola il volo sul piano verticale, la flessibilità della freccia influisce sul volo ne piano orizzontale. La taratura permette di avere un volo il più regolare possibile, cioè la minor dissipazione di energia (che verrebbe sottratta, nell’impatto, alla penetrazione).

In via teorica, le distanze di tiro generalmente modeste che caratterizzano il tiro venatorio renderebbero meno esasperata l’esigenza di una meticolosa messa a punto delle frecce, e dell’attrezzatura in generale, e di una completa standardizzazione dei set. Tuttavia, date le caratteristiche strutturali piuttosto critiche delle frecce da caccia, è bene preoccuparsi seriamente della loro taratura.

Una freccia da caccia si comporta in maniera completamente diversa da una da tiro di ugual peso e lunghezza. La punta da caccia funziona infatti come un superficie frenante e perciò modifica l’equilibrio aerodinamico della freccia tendendo a deviarne la traiettoria. Ogni piccolo scostamento del piano delle lame rispetto all’asse della freccia comporta inevitabilmente un effetto “alettone”, cioè la tendenza a planare fuori dal bersaglio, soprattutto se le lame sono due. Cosicché, anche se la punta da caccia ha lo stesso peso di quella da tiro, sarà molto difficile ottenere con entrambe la stessa rosata. Ecco perché, nell’allenamento e nella messa a punto dell’attrezzatura venatoria, è preferibile non usare punte field o simili, bensì da caccia, magari di quelle senza filo appositamente realizzate per questo scopo. Maggiore è la superficie della punta, più accurato dovrà essere il controllo dell’allineamento.

La caratteristica significativa associata alla freccia, lo spine, caratterizza il grado di flessibilità dinamica dell’asta. Le tabelle di consultazione permettono di scegliere tra aste di uguale flessibilità e diversa massa.

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4 . terminologiaParadosso dell’Arciere: Le oscillazioni della freccia intorno ai suoi nodi in uscita, smorzate dall’impennaggio che funge da freno aerodinamico, che determinano la traiettoria sul piano orizzontale. Il rilascio manuale enfatizza il fenomeno.

Spine Statico: E' la rigidità dell'asta della freccia in condizioni statiche. E' misurata dallo Spine Tester, ed è definita dalle proprietà meccaniche dell'asta stessa.

Spine Dinamico: Sono le proprietà di elasticità e resilienza dell'asta alla luce dell'effetto dinamico. Non è detto che due aste con il medesimo spine statico possiedano lo stesso spine dinamico.

Punto di Bilanciamento (F.O.C.): E' la localizzazione del centro di gravità della freccia. E' usualmente definito in pollici, oppure in percentuale di lunghezza d'asta rispetto al centro geometrico di essa. Per un buon volo di freccia, generalmente esso deve essere posizionato tra il 7 ed il 20 % oltre il centro geometrico (F.O.C.= forward of center). Tutto il peso che si somma all'asta modifica il punto di bilanciamento.

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4 . mettere a punto l'arco

Il paradosso dell’arciere

L'arco, mediamente impiega 1/250 di secondo a chiudersi, dal momento del rilascio. Durante quest'intervallo la freccia dovrebbe subire un ciclo di tre "curvature" complete, sempre con la corda connessa alla cocca. La corda stessa (abbiamo parlato, fino ad ora, di piano virtuale di scorrimento) percorre una traiettoria sinusoidale smorzata, in virtù del fatto che un rilascio normale, per quanto ben fatto, è sempre un'azione che implica una risultante tra una coppia di forze non in asse. La corda possiederà questa traiettoria sinusoidale più o meno accentuata in funzione del rilascio più o meno buono (con il rilascio meccanico, e con una buona tecnica, le oscillazioni si riducono).

Di conseguenza il risultato tra un'azione di spinta non solidale con il piano di scorrimento ed un vettore di spinta (la corda) che percorre una traiettoria sinusoidale smorzata, è ben visibile nelle oscillazioni della freccia. Il problema, nell'accoppiare arco e freccia, è quindi quello di trovare un'asta con un grado di flessibilità dinamica (spine) adeguato, cioè con una frequenza propria di oscillazione appropriata in modo da deflettersi quel tanto che basta a compensare questo squilibrio e rettificare il suo vettore di moto lungo la traiettoria individuata nella linea di mira.

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4. Paradosso dell’arciere

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4. Modifiche allo spine dinamico

per decrementare lo Spine

Accorciare la freccia Muovere il Punto di Bilanciamento verso la cocca :

Decrementare il peso della punta ;

Decrementare il peso dell’inserto

Sostituire le penne naturali con quelle di plastica

Ridurre l’allungo

Incrementare il Let-Off

Passare dal fast flight al Dacron

Passare da rilascio manuale a quello meccanico

Cambiare sistema di camme con modelli a minore accumulo d’energia

per incrementare lo Spine

Allungare la freccia Muovere il Punto di Bilanciamento verso la punta :

Incrementare il peso della punta

Incrementare il peso dell’inserto

Sostituire le penne di plastica con quelle naturali

Aumentare l’allungo

Decrementare il Let-Off

Passare dal Dacron al fast Flight

Passare da rilascio meccanico a quello manuale

Camme a maggior accumulo di

energia

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I maggiori fattori che influenzano lo spine di una freccia

•Grado di Center Shot

•Efficienza dell’Arco

•Lunghezza della Freccia

•Percentuale di Let-Off

•Materiale della freccia

•Peso della punta-inserto

•Diametro della Freccia

•Tipo di rilascio

•Peso della freccia

•Dinamica del rilascio

•Tipo di eccentrici

•Tipo di rest

•Vernice sull’asta (crest)

•Tipo di corda

•Peso dell’impennaggio

•Peso della corda

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4. Impennaggio

In condizioni di taratura normali, è funzione dell’impennaggio stabilizzare rapidamente ogni sbandamento sui piani orizzontale e verticale. Può essere in penna naturale (generalmente tacchino) oppure in plastica (le cosiddette alette). Il primo è indispensabile se l’arco utilizza come appoggiafreccia il tappetino di finestra.

Le penne di volatile sono più leggere e hanno maggior potere stabilizzante grazie al loro avvitamento naturale, ma sono anche più frenanti, più deperibili e poco affidabili in caso di pioggia. Di solito i cacciatori preferiscono le penne naturali: le alette possono deviare la traiettoria se sfiorano qualcosa durante il volo. In compenso fanno meno rumore delle altre al passaggio contro le frasche. La scelta dell’uno o dell’altro tipo non fa comunque molta differenza.

È indispensabile che l’impennaggio da caccia sia sempre ben dimensionato: 5” di lunghezza per ogni penna sono la regola se la freccia monta punte di peso pari o superiore ai 125 grs. Tre penne, disposte a intervalli regolari di 120°, sono l’ideale.

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4. Tipi di impennaggio

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4. la cocca

                  

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4. le punte di freccia

Punte per la piccola selvaggina

Sono destinate alla caccia di animali di peso non superiore ai 5-6 kg. La loro particolare forma è studiata per impedire alla freccia di penetrare nel corpo del selvatico, consentendole soltanto di tramortirlo, in modo da poterlo recuperare in perfetta integrità. A tale scopo sono dotate di una larga superficie d’impatto, il che significa che sono prive di cuspide. Le punte per la piccola selvaggina, tutte provviste dei medesimi sistemi d’inserimento nell’asta delle punte da tiro, si

dividono in blunt, judo.

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4. la punta a a lameEsistono fondamentalmente due categorie di punte da caccia grossa: a lame intercambiabili e a lame fisse, ovvero tradizionali. Le prime hanno sempre più di due lame (fino a otto), che s’inseriscono in una specie di dardo, e la loro comodità sta nella possibilità di sostituire le superfici di taglio senza bisogno di procedere all’affilatura manuale. Il loro svantaggio, invece è dato dalla relativa resistenza all’urto con l’osso. Essendo costituite da più parti assemblate tra loro, un forte impatto contro un osso molto duro può letteralmente smontarle.

Negli Stati Uniti sono diffusamente utilizzate anche le punte a lame mobili o rientranti, studiate per limitare la resistenza aerodinamica della freccia in volo, altrimenti enfatizzata dalla notevole ampiezza delle loro superfici di taglio. All’impatto della freccia, la cuspide rientra nel corpo del dardo azionando la fuoriuscita delle lame. Controindicazioni: la lentezza della penetrazione, dovuta all’ampiezza delle superfici di taglio; la possibilità che le lame non si aprano; l’estrema fragilità della punta, che in caso d’impatto contro un osso molto duro può andare facilmente in pezzi.

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4. Sezione di impattoLa sezione d’impatto sul tessuto dipende esclusivamente dalla misura delle lame, non necessariamente in funzione della loro sezione geometrica. Se la punta da caccia presenta una cuspide conica o a scalpello, quindi non tagliente e affilata all’estremità, nei primi istanti dell’impatto essa sfrutterà l’elasticità del tessuto (che nell’ungulato è generalmente elastico e robusto) per trascinarsene dietro un cono il cui sviluppo è assai maggiore della sezione geometrica della punta. Di conseguenza, se le lame sono larghe oltre che lunghe, il taglio sarà molto ampio, anche quattro volte maggiore della sezione stessa della punta. Anche in questo caso si ha una certa perdita di energia all’impatto, che si traduce in una minore capacità di penetrazione e che deve essere bilanciata con un’adeguata velocità iniziale (usando quindi un arco decisamente forte). Se la punta è tagliente fino all’estremità, il taglio sarà di superficie inferiore, ma sicuramente la freccia penetrerà di più, quindi le probabilità di ledere efficacemente gli organi vitali saranno maggiori.

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4. Affilatura delle lame

Per quanto riguarda le punte a lame fisse, se le superfici di taglio sono due è sufficiente smontare la punta dall’asta, avvitarla a un’apposita impugnatura e passarne ogni lato sulla pietra, mantenendo l’angolo opportuno.

Nel caso di punte intercambiabili, generalmente in acciaio duro ad alto tenore di carbonio, di solito le case costruttrici forniscono lame già perfettamente affilate e pronte all’uso. L’affilatura domestica di queste punte è relativamente complessa, perché le lame devono essere smontate dal dardo e passate sulla pietra nelle due direzioni, ed essendo piuttosto piccole, l’operazione presenta qualche difficoltà. Esiste comunque una pinza a morsetto che consente di maneggiare la lama e di procedere comodamente all’intervento. In alternativa si possono usare le speciali pietre angolate, provviste di un solco centrale per lo scorrimento dell’asta, per le quali non è necessario smontare le lame e quantomeno togliere la punta dall’asta. Questo sistema, comunque, è valido solo per la rifinitura del filo, non per il recupero delle lame ottuse.

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4. Accessori

Fondamentali:

Guantino, parabraccio, faretra (sgancio meccanico).

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4. Accessori La faretra

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4. Accessoriparabraccio e guantino

Il parabraccio. La vera utilità di questo accessorio, nel tiro di caccia, è quella di ridurre l’ingombro della manica, che può interferire pericolosamente con la corda in chiusura. Le condizioni climatiche in cui generalmente si pratica la caccia alle nostre latitudini richiedono l’uso d’indumenti pesanti e voluminosi, soprattutto se si caccia alla posta. È bene verificare sempre la praticità del parabraccio in allenamento per non avere brutte sorprese.

 Il guantino. È senz’altro l’ideale per il tiro di caccia. Dev’essere in pelle morbida ma non troppo sottile, potersi calzare comodamente senza che le dita vi ballino dentro, avere chiusure robuste e regolabili. La patelletta è invece da sconsigliare assolutamente, in quanto poco pratica in condizioni critiche come quelle del tiro venatorio.

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4. Accessori rilascio meccanico

Il rilascio meccanico

È un ottimo ausilio nelle cacce d’appostamento ed enfatizza al massimo il rendimento di un compound superveloce. La sua completa efficacia si ottiene però dopo molta pratica. Esistono svariati modelli di rilascio meccanico. I più impiegati sono quelli con aggancio a ganasce e azionamento a grilletto. Evitare quelli a cordino per la difficoltà d’aggancio alla corda. Molto comodi sono invece quelli che si bloccano al polso con una cinghietta. 

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4. Altri Accessori Il rest da caccia

Il rest da caccia

Il rest da caccia dev’essere il più robusto e affidabile possibile. Tutte le case costruttrici di accessori per il tiro con l’arco hanno in catalogo dei rest specifici per la caccia. Per quanto riguarda i modelli convenzionali, che si applicano al piatto verticale della finestra di tiro, è bene evitare il famoso rest springie a molla, in quanto, sebbene molto versatile, è un po’ troppo rumoroso. È preferibile utilizzare rest a molla provvisti di guaina in gomma e accoppiati al berger button. Su di una attrezzatura semplice, ma non per questo meno efficace, il classico rest Hunter in gomma della Hoyt, o l’analogo prodotto dalla Bear, svolge egregiamente il suo lavoro.

A chi utilizza l’overdraw – cioè la speciale slitta che permette di tirare frecce più corte del normale – e il rilascio meccanico è consigliabile il rest ad abbattimento, di tipo a molla o inerziale. Con questo speciale accessorio si enfatizzano al massimo le vocazioni del compound estremo. L’uso dell’overdraw è consigliabile comunque agli arcieri più esperti, in quanto la sua taratura è molto complicata.

Tutte le superfici con cui l’asta può venire a contatto vanno ricoperte in gomma, per attutire i rumori durante il caricamento.

Sugli archi tradizionali, al posto del rest, si può usare un tappetino in cuoio o in pelo a rivestimento del piatto di finestra.

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4. Altri Accessori stabilizzatori da caccia

Gli stabilizzatori da caccia

Servono a incrementare la massa dell’arco al fine di migliorarne la precisione. La loro funzione, più precisamente, è quella di ammortizzare nel più breve tempo possibile le vibrazioni che si creano allo scocco della freccia nel primo duecentesimo di secondo, e che, in un forte arco da caccia, possono risultare pregiudizievoli per la precisione del tiro. Gli stabilizzatori idraulici a bagno d’olio (tipo Okie) – corti, abbastanza pesanti e compatti – sono particolarmente indicati per questo compito. Il loro peso deve oscillare dalle 5 alle 18 once, e la loro lunghezza non dovrebbe superare i 30 cm. Un ingombrante stabilizzatore da tiro può creare più problemi che benefici, in caccia.

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4. Altri Accessori: peep sight, kisser button

Il peep sight (in alto) e il kisser button (in basso).

Piccoli strumenti da installare sulla corda, possono essere usati singolarmente o ,per un risultato ottimale, abbinati fra di loro. Collimando attraverso il foro del peep sight, il pin del nostro mirino otteniamo unaprecisione molto più accurata mentre il kisser button posizionato in modo da toccare l'angolo della bocca (kisser) ad arco completamente aperto, costituisce un riferimento di precisione nell'uso del mirino. Il peep sight non è indenne da inconvenienti quale il mancato possibile allineamento peep-pin a causa della torsione della corda oppure la scarsa luminosità riscontrabile nelle ore serali che limita la visione del pin attraverso il foro. Naturalmente il mercato è corso in aiuto per risolvere tali problemi creando fori variabili in base alle condizioni di luce e sistemi antitorsione per la corda. Può capitare, per fortuna raramente, che saltino via dalla corda dopo il tiro; in questo caso è sempre meglio avere un ricambio di entrambi.

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4. Altri Accessori i silenziatori

Possono essere costituiti da filamenti di lana (puff), da piccole lamelle in gomma (tipo Catwhiskers, Spider Legs eccetera) o da bottoncini (brush button) in gomma che si applicano sulla corda allo scopo di assorbire le vibrazioni e quindi attutire il rumore. I brush button hanno anche la funzione, se montati sugli archi tradizionali, di evitare il fastidioso problema dei rametti che s’impigliano tra la corda e i flettenti durante il cammino nel bosco. A tale scopo, però, devono venire montati molto vicini alle due estremità dei flettenti. Nel ricurvo si applicano a 15-20 cm dai tip; nel compound a 10 cm dagli eccentrici. L’importante è che siano fissati entrambi in posizione simmetrica.

La principale controindicazione dei silenziatori è data dal fatto che frenano leggermente la velocità della freccia (da 2 a 5 fps), a causa della loro resistenza aerodinamica e del loro peso. Più sono collocati vicini ai tip, maggiore è il loro effetto frenante. In compenso, aumenta la loro capacità silenziante.

In linea di massima, fanno uso dei silenziatori quegli arcieri che non sopportano il rumore violento dell’arco in chiusura. Può sembrare strano, ma è proprio così. Gli animali selvatici, in generale, percepiscono i rumori meglio dell’uomo. Gli ungulati, in particolare, hanno una capacità di percezione uditiva 20 volte maggiore di quella dell’uomo. Questo significa che silenziare di qualche frazione di decibel l’attrezzo è tutto sommato aleatorio, tantopiù che a spaventare l’animale è il movimento dell’arco in chiusura, non il rumore emesso (l’immagine, cioè la luce, arriva prima del suono). In certi casi, tuttavia, è consigliabile, specialmente quando si tirano frecce leggere, il cui lancio comporta una maggior dissipazione di energia. Il miglior silenziatore è comunque l’arco perfettamente a punto, accoppiato a una freccia di peso adeguato.

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4. Altri Accessori Game tracker

Prodotto da una unica azienda USA, è una bobina di sottilissimo filo ad alta resistenza che, attaccato fra punta e l'asta della freccia, penetra nel corpo dell'animale assieme ad essa, facilitandone il successivo tracciamento. Accessorio non largamente utilizzato, presenta lo svantaggio di poter interferire nella linearità del volo della freccia.

Anche se potenzialmente utile, in quanto ci consente di seguire la pista dell'animale partendo dall'Anschuss, quasi mai assolve completamente la sua funzione di "Filo d'Arianna", poichè l'animale colpito spesso fugge in zone fitte di vegetazione e poco dopo il filo diviene soggetto a rotture.

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5. Preparazione alla caccia: obiettivi

•Descrivere l’importanza dell’abbigliamento adatto, inclusa la mimetizzazione;

•Descrivere i sei elementi fondamentali per tirare con l’arco da caccia;

•Dimostrare questi elementi;

•Spiegare l’importanza della costanza dell’allungo nell’ancoraggio;

•Descrivere come mirare;

•Descrivere come mettere a punto l’attrezzatura;

•Elencare i più comuni errori;

•Descrivere i tre principali sistemi di caccia;

•Spiegare i due principali sistemi per valutare le distanze;

•Spiegare l’importanza di una buona cultura ambientale per la caccia con l’arco.

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5. Preparazione per la caccia

i tre elementi fondamentali :

•Abbigliamento ed equipaggiamento adatto;

•Perfezionamento delle attitudini personali al tiro;

•Apprendimento approfondito delle caratteristiche dell’ambiente e della fauna da cacciare

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5. Abbigliamento ed equipaggiamento adatto;

mimetizzazione

La varietà di abbigliamento proposta dai produttori è incredibilmente vasta (come oramai tutto ciò che riguarda il mondo dell'arco); si va dal classico woodland, al treebark, al realtree, al mossy oak, al seclusion 3D, all'advantage, all'A.S.A.T. (All-Season All-Terrain) e alle loro variabili quali Grey, Brown, Extra Grey, Extra Brown, Break-Up, Timber e tante altre ancora.

per ottenere il 100% dal mimetismo occorre abbinarvi l'IMMOBILITA' o quantomeno movimenti talmente lenti da non essere percepiti dagli animali nelle vicinanze. Se siete già stati in un bosco, avrete notato che, in uno scenario completamente immobile, il vostro sguardo viene immediatamente attirato dal più piccolo movimento; orbene, a parti invertite, immaginate cosa può notare un animale che nel bosco ci vive.

Gli ungulati vedono in bianco e nero (la percezione del colore dipende dalla percentuale di coni presente nella retina centrale) quindi non è tanto il colore che attira l'animale quanto la nostra sagoma uniforme nella tonalità; lo scopo del mimetismo è quindi di spezzare questa sagoma rendendo difficoltoso intuire una forma umana.

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5. rimanere caldi nelle basse temperature

Calore

E' d'obbligo la tecnica della "cipolla" che consiste nel vestirsi "a strati" cercando di eliminare o aggiungere capi in base al variare della temperatura. Questo ci consentirà di calibrare la temperatura esterna con la temperatura prodotta dal nostro corpo, sia che esso sia in movimento o fermo. Quindi per riassumere: capi pratici, comodi e agevoli nell'essere indossati o sfilati. Evitiamo di presentarci imbottiti come delle salsicce

RumoreAspetto importante da non sottovalutare è la "rumorosità" dell'abbigliamento; i tessuti con i quali vengono prodotti sono per lo più sintetici e alcuni, per sfregamento, possono produrre un rumore abbastanza fastidioso oppure, altri, apparentemente silenziosi, che all'abbassarsi della temperatura tendono ad irrigidirsi e quindi a produrre anch'essi rumore. E' altrettanto evidente che cotone e lana sono assolutamente silenziosi, ma non sempre si possono indossare.

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Lana

Possiede un’altissima proprietà isolante, grazie al cuscinetto d’aria formato dalle ondulazioni della fibra. Più la lana è fine e ondulata, maggiore è il suo potere di isolamento termico. La lana è la fibra più igroscopica, perché assorbe una quantità di umidità pari al 30% del proprio peso, senza sembrare bagnata. Assorbe il vapore acqueo evitando al corpo il contatto con l’indumento bagnato e resiste allo sporco per la sua superficie idrorepellente. La fibra di lana è elastica, ingualcibile, perciò molto resistente all’usura. Impiegata per l'evevato grado di comfort a dispetto delle "fibre tecnologiche", per sua natura è permeabile all'acqua, all'umidità e al vento e quindi in condizioni estreme può creare qualche problema. Assolve il 100% delle sue funzioni se impiegata come "underwear"

Cotone

Composto per il 95% di cellulosa, il cotone ha delle proprietà che lo rendono particolarmente indicato ad essere indossato a contatto con la pelle. Soffice e leggero, il cotone permette alla pelle di respirare ed ha buone capacità di assorbimento; a differenza della lana non s’infeltrisce lavandolo, ma, al contrario, tende a divenire sempre più morbido. E’ una fibra molto resistente che non si usura, ma si strappa (a meno che non usiate il tipo "rip-stop");

Fleece

Questo materiale (non possiamo definirlo tessuto), composto da una base di poliestere, conferisce una consistenza morbida e piacevolissima al tatto; per natura costruttiva permette la realizzazione di capi con un potere termico di poco inferiore alla lana e nel contempo estremamente leggeri oltre ad una impressionante velocità di asciugatura. Per contro non è ne' impermeabile ne' antivento, quindi, salvo che non venga abbinato ad altre membrane o materiali come Gore-tex o Wind-Stopper, dobbiamo considerarlo come indumento interno.

5.Tessuti

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5. Tessuti 2Saddle cloth, Micro- Suede, etc..

Materiali multistrato e multifunzione, assolvono la funzione di rivestimento esterno e membrana interna. Introdotti di recente sul mercato, si presentano molto morbidi al tatto, imitando in alcuni casi "la pelle di camoscio". Prodotti con materiali sintetici, possono offrire una ottima impermeabilità, traspirazione e resistenza al vento; per contro possono diventare rumorosi a temperature basse.

Gore-tex

Membrana a struttura microporosa (1,4 miliardi di pori per cm2); nata nel 1969, ha rivoluzionato il concetto di impermeabilità consentendo contemporaneamente una corretta traspirazione corporea (cosa fino a quel momento impossibile da ottenere). La struttura dei suoi micropori le consente di impedire il passaggio dall'esterno all'interno della più piccola goccia d'acqua esistente in natura a fronte della possibilità di far uscire all'esterno anche le più piccole molecole di vapore acqueo prodotte dal corpo umano. Materiale estremamente delicato, deve essere sempre abbinato ad idonei materiali di appoggio e necessita di termosaldatura nelle cuciture per mantenere la sua impermeabilità. Analoghi materiali sono il Sympatex, il Supplex, il Dry-Plus. Può sembrare una precisazione inutile ma è' opportuno precisare che, contrariamente a quanto molti credono, il GoreTex non protegge dal freddo, ma solo dall'acqua

Wind-stopper

Altra membrana microporosa estremamente sottile e leggera, durevolmente impermeabile al vento ed altamente traspirante. I tessuti Windstopper regolano il microclima corporeo attraverso l'impiego di una sofisticata tecnologia capace di assicurare, oltre alla protezione dal vento, anche una elevata capacità traspirante. Ideali come "underwear" nei periodi invernali dove a causa del vento le temperature, già di per se basse, possono ulteriormente abbassarli.

Thinsulate

E'un isolante termico di peso leggero sviluppato da 3M, in grado di offrire il massimo comfort, fornire calore anche in condizioni umide e garantire prestazioni superiori di traspirazione attiva. E' assolutamente confortevole ma non ingombrante, durevole e facile da mantenere. Viene impiegato in tutti i capi di abbigliamento quali guanti, berretti,giacconi, pantaloni e scarponi.

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5. pratica base di tiro

L’unico modo per ottenere successi sul campo è la pratica che significa confidenza con l’attrezzatura e con le proprie azioni.

Sicurezza: fate del concetto “sicurezza” la regola n.1 in tutte le vostre sedute di allenamento. Nella pratica di tiro, fate moltissima attenzione nello scegliere il luogo più appropriato.

Forma fisica: la pratica di tiro non può essere proficua se non siete in forma fisica.

Evoluzione graduale: iniziate con una attività sicura a distanze e condizioni che siete tranquillamente in grado di controllare. Aumentate distanze e “stress” gradatamente, fino a rendervi conto dei vostri limiti.

Frequenza: aumentate gradatamente la frequenza dei vostri allenamenti; solo acquisendo una forma costante (precisione) nel tiro potete rivolgervi verso l’attività di caccia.

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5. Errori più comuni

Follow trough: è l’azione di controllo e verifica dopo il tiro. ATTENZIONE: deve essere la conseguenza automatica di un gesto eseguito correttamente, non un atto voluto. Se non viene naturale, significa che non si è ancora padroni sia fisicamente che psicologicamente dell’atto del tiro.

Ancoraggio inconsistente: non esiste un riferimento preciso dove ancorare.

Cedimenti in trazione: è il sintomo del “target Panic”

Rilascio strappato;

Dita che stringono troppo la cocca

Muscoli doloranti dopo l’allenamento: carico troppo elevato o tensione psicologica

Tensione nella mano dell’arco

Polso dell’arco che si piega e non è in asse con l’omero e le spalle;

Incapacità di mettere a fuoco il bersaglio attraverso il mirino

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5. MirareValutazione oggettiva ed uso del mirino

Apparentemente è il metodo più facile. Occorre applicarsi costantemente nell’interpretazione sistematica delle distanze, allenarsi a misurare ad occhio l’intervallo che ci separa da qualsiasi oggetto a nostra portata di sguardo, verificando poi l’esattezza della misurazione contando i passi o utilizzando altri metodi di misurazione più precisi. Il sistema più semplice è quello di suddividere a metà la distanza totale tra noi e il bersaglio e valutare la lunghezza dell’intervallo così ottenuto (minore è la distanza, meno errori si compiono), dopodiché lo si moltiplica per due. Ad ogni distanza corrispondere un alzo, cioè un angolo di elevazione dell’arma. L’operazione si esegue collimando il bersaglio con il pin corrispondente alla distanza stimata (o utilizzando la punta della freccia se si usa il metodo del falso scopo).

La caccia all’aspetto è sicuramente la più adatta all’uso del mirino, perché consente di mettersi comodamente in posizione per testare in maniera oggettiva (e anche scientifica, se si dispone di un rangefinder) tutta l’area di transito del selvatico.

C’è chi usa il mirino in modo volutamente approssimativo, confidando soprattutto nella traiettoria tesa del proprio arco. È un metodo poco ortodosso, ma può essere utilizzato efficacemente se le distanze di tiro sono brevi. In questo caso, anche una forma di caccia vagante molto “riflessiva” può dare buoni risultati.

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5. imparare a stimare le distanzeIl problema della traiettoria

Pare che gli arcieri più abili nella valutazione delle distanze raggiungano precisioni variabili tra il 15 al 18%. La media è comunque più bassa: circa il 30%. Questo significa che un bersaglio posto a 20 m viene valutato con un’approssimazione di ± 2 m, e nella caccia con l’arco un margine di questa entità è davvero troppo. Con tali premesse, una freccia scagliata a 190 fps (velocità già piuttosto elevata per un arco tradizionale) impatta sul bersaglio con uno scostamento di 15 cm rispetto al centro reale. Vuol dire sbagliare totalmente l’area vitale, il che può comportare un ferimento se l’errore avviene in sottostima (il tiro impatta in alto rispetto all’area vitale). Anche aumentando la velocità di uscita della freccia, il guadagno è relativo: infatti, a meno di non utilizzare un piccolo cannone da 280 fps capace di ridurre il margine errore a ±6 cm, il rischio del ferimento resta infatti molto elevato.

Se gli errori sono così pregiudiziali a 20 m, figuriamoci a 25, 30 o addirittura 40 m. E il fatto di disporre di attrezzature di lancio quasi supersoniche e di una capacità personale di stima con un margine di errore del 15% non sposta il problema. Se qualsiasi arco da caccia permette una traiettoria pressoché rettilinea alla canonica distanza di 15-20 m, anche solo 7 m in più portano a sensibili ma tragici scostamenti nell’impatto terminale, e questo è dovuto all’evidente calo di velocità, proporzionale alla distanza percorsa della freccia. Quanta più strada ha la freccia da percorrere, infatti, tanto maggiore è l’effetto della gravità, ovvero più accentuato il ramo di ricaduta della parabola. Il che rende ancor più critica la corretta valutazione della distanza.

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5. Fare esercizio di valutazione

vostra misura

stima reale

8 10 2

23 28 5

45 37 8

30 24 6

15 19 4

50 42 8

23 20 3

TOTALE: 180 36

RATINGS:

Scarso Sotto 70%

Discreto 70-80%

Buono 80-90%

Eccellente 90-100%

100% - 20% = 80%

esercizio di valutazione della distanza

risultati di stima della distanza a sette bersagli 3D

Score

36/180 = 0.20 o 20%

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5. Il rangefinder

Non è altro che un telemetro e come tale serve a misurare le distanze tra il cacciatore e il selvatico. La sua validità si dimostra nella caccia d’appostamento, dove c’è tutto il tempo per tracciare una mappa di distanze con precisi punti di riferimento. Nella caccia vagante è inutile, visto il tempo di reazione minimo di cui disporre e l’ingombro dello strumento. Più è lungo, più è preciso. Diffidare da quelli a “immagine di riferimento” (non sono telemetri), che risultano troppo approssimativi.

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5. Diagramma di confronto 1

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5. Diagramma di confronto 2

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5. Commenti ai graficiConsideriamo due cacciatori di eguale abilità; il sig.A e il sig.B.

Entrambi tirano con un arco a 220 piedi/sec., entrambi possiedono l'abilità di raggruppare frecce a 18 m. disperdendo entro un cerchio di 12 cm. di diametro, ed entrambi sono in grado di stimare le distanze con una precisione del 70% (30% di errore).

Tirando ad un grosso cervo con un'area vitale estesa in verticale per 30 cm. essi hanno un Range di sicurezza massimo di 21 metri circa.

Il sig.A decide di migliorare le sue abilità di tiratore e dopo un pò restringe la sua rosata a 7,5 cm. a 18m. In pratica raddoppia la sua precisione, e come risultato ottiene un incremento del suo Range di sicurezza di soli 1,8 m.

Il sig.B decide invece di esercitarsi alla stima delle distanze, e con un miglioramento del 15% raggiunge un'incertezza del 15%, ed il suo Range di sicurezza incrementa di 5,4 m. Ogni commento è superfluo.

Una buona regola pratica è questa: ogni 10% di incremento sulla velocità di uscita delle frecce porta ad un guadagno nel Range di sicurezza di 65 cm. sul daino e di 90 cm. sul grosso cervo.

Se il sig.A decide di passare ad un arco ad alte prestazioni per appiattire le sua traiettoria (passando da 220 a 260 piedi/sec) e riesce a raddoppiare la sua precisione ugualmente, raggiunge il Range di sicurezza del sig.B ottenuto solamente con il miglioramento delle sue capacità di stima.

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5. Trabocchetti otticiLa percezione delle distanze sul terreno, sia che si adotti il metodo oggettivo sia quello istintivo, può essere inficiata da particolari condizioni di luce o di tiro. Generalmente si è portati a sopravvalutare le distanze nei seguenti casi:

1) quando si tira da una zona di luce verso una zona d’ombra;

2) in un corridoio d’alberi;

3) quando il bersaglio si trova sul lato opposto di una valle;

4) quando il bersaglio, lungo una discesa, si trova a valle del tiratore.

La sottovalutazione delle distanze è invece determinata dalle seguenti condizioni:

1) quando si tira da una zona d’ombra verso una zona di luce;

2) quando, in un’area aperta, si tira verso un bersaglio che si staglia su di un fondo uniforme (colline, boschi eccetera);

3) quando il bersaglio sporge parzialmente da un avvallamento del terreno;

4) quando il bersaglio, lungo una salita, si trova a monte del tiratore.

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5. Tiro istintivo

È la via creativa e naturale al tiro con l’arco. L’abilità, in questo caso, si raggiungere solo abituando il corpo e la mente, attraverso la ripetizione dei gesti, a percepire le distanze e ad eseguire il puntamento in maniera automatica. Il cacciatore istintivo non calcola il tiro, lo sente. Punta la freccia verso il bersaglio, ne fissa intensamente il centro, entra in comunicazione con esso, lo tocca con le “dita della mente”. Tutto avviene a livello inconscio e il risultato è intimamente legato allo stato d’animo dell’arciere. Chi non ha mai provato questa esperienza, difficilmente può comprendere. Si tratta certamente della via più difficile, proprio perché il meccanismo è semplice e naturale. Per imparare occorre tirare, tirare e ancora tirare. E avere un’umiltà francescana.

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5. Fare pratica

Le distanze minime che caratterizzano il tiro di caccia consentono di ridurre sensibilmente le probabilità di commettere errori. In allenamento, di solito, le distanze vengono raddoppiate o triplicate, questo per sviluppare la sensibilità necessaria a mantenere un perfetto allineamento delle traiettorie sul piano verticale di tiro, limitando così gli errori all’esecuzione dell’alzo e non del brandeggio. Il che, nel caso di un animale a quattro zampe, significa mancare totalmente il bersaglio, non ferirlo. Un errore sul piano verticale determina uno spostamento della traiettoria troppo in alto o troppo in basso. Dato che gli organi vitali dell’ungulato sono situati piuttosto in basso e si estendono per circa 2/3 in altezza verso il limite superiore della sagoma, un errore di sottostima o sovrastima non ha tragiche conseguenze. Il vero nemico è lo sbandamento orizzontale. Sbagliare in questo senso significa ferire l’animale in punti di scarsa vulnerabilità letale (intestini, glutei eccetera) e può condurre al “dramma venatorio” del mancato recupero del selvatico ferito.

L’allenamento dovrà essere il più realistico possibile, cioè riprodurre le situazioni operative esistenti in caccia. Significa utilizzare la stessa attrezzatura, lo stesso abbigliamento e la stessa forma mentale. Ricordate che l’allenamento venatorio non è una prova di endurance fisica. Ogni freccia va proiettata con determinazione e intensità, non solo meccanica.

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5a. Diventare tutt’uno con l’arco

1) Diventare tutt’uno con l’arco. Questa regola è la più importante. Ogni minima incertezza nel connubio arco-arciere è causa d’interruzioni del flusso naturale che caratterizza l’atto venatorio. Dubbi di questo genere spesso si manifestano proprio al momento della verità. Occorre che il rilascio sia involontario e non predeterminato (è l’azione globale a esserlo), perciò non dev’essere assolutamente disturbato da pensieri oggettivi, considerazioni razionali e soprattutto dubbi o timori. I tiratori da torneo chiamano la paura del bersaglio – cioè la paura di sbagliare il bersaglio – target panic. Essa nasce da incertezze sulle proprie capacità, sulla propria attrezzatura e sul suo rendimento. Nella caccia con l’arco prende il nome di buck fever, e la sua intensità è proporzionale all’importanza della preda. L’unico modo per esorcizzarla è una pratica costante che conduca alla piena simbiosi con l’arco.

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5b. Usare sempre la stessa attrezzatura

2) Usare sempre la stessa attrezzatura. Evitare di allenarsi, nel periodo che precede la stagione venatoria, con materiale diverso da quello che si usa in caccia. Chi desidera praticare anche il tiro da torneo, deve cercare di bilanciare nel miglior modo possibile i due tipi d’allenamento. Questo è particolarmente importante se si pratica il tiro istintivo, in quanto tale approccio implica un connubio arco-arciere ancor più stretto. Se intervengono variabili tecniche (a volte basta modificare l’impostazione della mano, utilizzando una diversa impugnatura) si rischia di pregiudicare tutto. L’uso del mirino comporta apparentemente meno problemi: basta dedicare un po’ di tempo al ricondizionamento.

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5c. Utilizzare solo materiale pratico e resistente

3) Utilizzare soltanto materiale pratico e resistente. Diffidare degli archi complessi, che presentano difficoltà di taratura, oppure costruiti con materiali troppo sofisticati. Volendo, si può provare a sollecitare l’attrezzatura un po’ più del dovuto in fase di allenamento, questo allo scopo di verificarne i limiti e prevenire eventuali sorprese sul terreno di caccia.

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5d. Portare con sé il necessario

4) Portare con sé il necessario. È bene sperimentare sul campo ogni tipo di modifica dell’attrezzatura, in qualsiasi condizione ambientale, e a tale scopo occorre imparare a distinguere cos’è necessario e cosa no. Significa evitare i pesi inutili e ottimizzare l’uso dei pochi accessori veramente indispensabili. Il tutto dovrà essere custodito in contenitori muniti di cinghie corte per non intralciare il caricamento dell’arco e impedire oscillazioni rumorose. Degli zainetti in materiale morbido e silenzioso, tipo pile o polar fleece rappresentano la soluzione migliore.

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5e. Utilizzare punte da caccia

5) Utilizzare punte da caccia. L’ideale è potersi allenare con frecce munite di punte da caccia. Il che non è impossibile, ma è antieconomico, data la facilità con cui queste punte si rovinano se usate contro materiali duri. Si possono utilizzare vecchie punte ormai ottuse o le speciali punte a lame intercambiabili da esercitazione, di peso e superficie uguali a quelle operative. È opportuno, dopo ciascuna volee, controllare il perfetto allineamento della punta con l’asta della freccia. In ogni caso è consigliabile utilizzare una o al massimo due frecce per ogni serie di tiri sullo stesso bersaglio, per evitare che si danneggino tra loro all’impatto. Se l’allenamento viene effettuato con punte field o blunt, è importante verificare che le rosate abbiano la stessa estensione di quelle realizzate con le punte da caccia. Mentre questo è praticamente impossibile alle medie e lunghe distanze, sulla distanza venatoria non sempre si ha uno scostamento significativo.

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5f. Tirare su bersagli idonei

6) Tirare su bersagli idonei. Se si utilizzano punte da caccia, occorre utilizzare battifreccia in materiale espanso: ethafoam o poliuretano. L’unica precauzione si deve avere nell’estrazione della freccia, operazione che può essere facilitata con l’impiego di punte intercambiabili. I bersagli tridimensionali, detti 3D, sono piuttosto funzionali anche da questo punto di vista. La punta rimane annegata all’interno, quindi non rischia di ruotare su sé stessa rendendo più ardua l’estrazione della freccia. Uno degli allenamenti più validi è il roving, detto anche stump shooting. Consiste nel vagare per i boschi, in completo assetto da caccia, alla ricerca di un bersaglio naturale: un tronco caduto, una foglia secca che spicca sullo sfondo del sottobosco, una macchia di luce solare filtrata dai rami. È molto utile, in quanto abitua l’occhio a valutare in modo rapido e spontaneo le distanze, inoltre aiuta a “entrare nella parte”, in quanto riproduce in maniera piuttosto fedele la situazione di caccia reale.