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Francesco G. Manetti https://www.ereticamente.net/2015/09/fascismo-fumetti-s-k-1-e-la-nostra-fantascienza.html Nel precedente articolo dedicato all’arte di Guido Moroni Celsi, al quale vi rimandiamo per le notizie biografiche sull’autore, ci eravamo addentrati nelle praterie brasiliane – versione sudamericana, con forti tinte tricolori, della più classica epopea western, canonicamente ambientata a nord del Rio Grande. Avevamo visto come il maestro (facendo propria la lezione letteraria delle riviste popolari d’Oltreoceano e dei romanzi di Salgari) fosse stato il primo fumettista italiano a raccontare, con la sua Ulceda, una storia di indiani e cow-boy, trasformandosi così in pioniere e aprendo il sentiero a Rino Albertarelli (con Kit Carson), a Gian Luigi Bonelli (e al suo Tex) e a tutti gli altri cantori nostrani della Frontiera nel Dopoguerra. Ma il nostro non si limitò a questo. Con S.K.1, altra sua celebre avventura esterna al ciclo salgariano, guadagnò un posto di asso nel poker dei primi fumettisti italiani a occuparsi di fantascienza – insieme a Yambo (con Gli Uomini Verdi e Robottino), al trio Zavattini/Pedrocchi/Scolari (che firmarono Saturno contro la Terra ) e alla coppia Pedrocchi/Molino (con Virus). La prima punta di “S.K.1”, su Topolino n. 151 del 17 novembre 1935: la partenza del trimotore! Nuovi mondi Definire che cosa sia la “fantascienza” non è affatto facile. E crediamo che, nel tentativo, si possa anche sconfinare nel campo del soggettivo e del personale, con il rischio di attirarci critiche e sorrisetti di compatimento da parte degli esperti. In molti si sono scervellati per cercare di piantare i giusti paletti, e se date una scorsa seppur distratta alla Rete vi renderete conto della ridda di teorie formulate. Dunque, ipotesi più, ipotesi meno… La fantascienza è una delle branche più stimolanti della letteratura “popolare”, detta anche “di genere”, che include anche il giallo, l’ horror, il fantasy, il western… e così via. Storie di

Nel precedente articolo dedicato all’arte di Guido Moroni ... · ambientata a nord del Rio Grande. Avevamo visto come il maestro (facendo propria la lezione letteraria delle riviste

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Francesco G. Manetti https://www.ereticamente.net/2015/09/fascismo-fumetti-s-k-1-e-la-nostra-fantascienza.html

Nel precedente articolo dedicato all’arte di Guido Moroni Celsi, al quale vi rimandiamo per lenotizie biografiche sull’autore, ci eravamo addentrati nelle praterie brasiliane – versionesudamericana, con forti tinte tricolori, della più classica epopea western, canonicamenteambientata a nord del Rio Grande. Avevamo visto come il maestro (facendo propria la lezioneletteraria delle riviste popolari d’Oltreoceano e dei romanzi di Salgari) fosse stato il primofumettista italiano a raccontare, con la sua Ulceda, una storia di indiani e cow-boy,trasformandosi così in pioniere e aprendo il sentiero a Rino Albertarelli (con Kit Carson), aGian Luigi Bonelli (e al suo Tex) e a tutti gli altri cantori nostrani della Frontiera nelDopoguerra. Ma il nostro non si limitò a questo. Con S.K.1, altra sua celebre avventuraesterna al ciclo salgariano, guadagnò un posto di asso nel poker dei primi fumettisti italiani aoccuparsi di fantascienza – insieme a Yambo (con Gli Uomini Verdi e Robottino), al trioZavattini/Pedrocchi/Scolari (che firmarono Saturno contro la Terra) e alla coppiaPedrocchi/Molino (con Virus).

La prima punta di “S.K.1”, suTopolino n. 151 del 17 novembre1935: la partenza del trimotore!

Nuovi mondi

Definire che cosa sia la “fantascienza” non è affatto facile. E crediamo che, nel tentativo, sipossa anche sconfinare nel campo del soggettivo e del personale, con il rischio di attirarcicritiche e sorrisetti di compatimento da parte degli esperti. In molti si sono scervellati percercare di piantare i giusti paletti, e se date una scorsa seppur distratta alla Rete vi rendereteconto della ridda di teorie formulate. Dunque, ipotesi più, ipotesi meno…

La fantascienza è una delle branche più stimolanti della letteratura “popolare”, detta anche“di genere”, che include anche il giallo, l’horror, il fantasy, il western… e così via. Storie di

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fantascienza possono essere narrate con il mezzo e il linguaggio del cinema, del romanzo edel fumetto. All’interno del genere fantascientifico possono individuarsi tanti “sotto-generi” efiloni: storie di esplorazioni cosmiche, di guerre galattiche, di viaggi nel tempo, di dislocazionispaziali, di apocalissi globali, di armi definitive, di robot, di computer, di intelligenzaartificiale, di reti informatiche, di mutanti, di organismi cibernetici, di mostri, di ibridi, dialieni, di invasioni extraterrestri, di dimensioni parallele, di realtà alternative, di sceltediverse ai bivi storici, di epoche future, di scienziati folli, di avanzatissime civiltà scomparse,di antichi macchinari, di uomini e animali dai poteri straordinari, di ucronie, di utopie, didistopie, di epidemie devastanti… Rispetto al fantasy – un mondo narrativo contiguo – lafantascienza solitamente introduce nell’intreccio l’elemento tecnologico, rendendoloessenziale e centrale, trasformandolo spesso in esiziale, puntando soprattutto sui disastri cheun uso sconsiderato o abnorme della tecnica può provocare; e la soluzione dell’intreccioavviene (quasi sempre) per via scientifica e logica, lasciando (quasi sempre) da parte lamagia, il misticismo, il paranormale, il soprannaturale, etc., per rimanere nel tracciato delplausibile, del probabile, dell’impossibile “accettabile”. I “quasi” sono d’obbligo, essendo unastoria di fantascienza comunque frutto della creatività e dell’immaginazione, seppurall’interno di un certo “recinto” di attinenza al reale e ai suoi probabili sviluppi, e non risultatodi un algoritmo! Inoltre, sconfinamenti fra il fantasy e la fantascienza (e con gli altri reamidella letteratura “di genere”) sono numerosissimi. E S.K.1 è proprio uno di questi, a benvedere…

La prima puntata della serie FlashGordon, apparsa sui giornaliamericani (in abbinamento a JungleJim) il 7 gennaio 1934.

Sotto il segno della folgore

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Il 7 gennaio 1934, sui giornali americani che pubblicavano i fumetti distribuiti dal KingFeatures Syndicate, apparve la prima tavola domenicale a colori della serie “Flash Gordon”,creata dal maestro Alex Raymond. Tale fu il successo di questo personaggio, viaggiatore sumondi extraterrestri, con velivoli e armi dal gusto avveniristico, sempre alle prese con mostriorrendi e con le popolazioni aliene più bizzarre, che si approntarono ben presto edizioniinternazionali. In Italia le avventure di Flash Gordon (chiamato inizialmente Gordon Flasce, epoi noto fra noi semplicemente come Gordon, almeno fino agli anni Ottanta, quando si sposòuna maggiore filologia e fedeltà all’originale), furono proposte sul settimanale“L’Avventuroso” a partire dall’ottobre 1934. Flash era la risposta del KFS al fenomenomultimediale (inizialmente romanzi e fumetti, e poi cinema e TV) di Buck Rogers, eroespaziale partorito nel 1928 da Philip Francis Nowlan (libri) e Dick Calkins (strisce).

Le schiere di appassionati italiani di Gordon, grandi e piccini, furono subito numerose, tantoche gli altri editori misero in campo i loro migliori sceneggiatori e disegnatori per contrastare“l’invasione straniera”. Ne scaturirono dei veri e propri capolavori, che avrebbero fatto scuolanei decenni a venire. È il caso del già citato Yambo, pseudonimo del pisano e fiorentinod’adozione Enrico Novelli, uno dei padri nobili del fumetto tricolore. Da un suo romanzo del1901 (Atlantide, i Figli dell’Abisso) trasse Gli Uomini Verdi, una storia sottomarina alla JulesVerne che partì a puntate su “Topolino” dal n. 139 del 25 agosto 1935 (la testata, tutt’oggiesistente, era appena passata, proprio in quel mese di agosto, dalla casa editrice fiorentinaNerbini alla milanese Mondadori); sul n. 30 della gemella disneyana mondadoriana “I TrePorcellini” Yambo varò il 17 ottobre 1935 la storia Robottino, il Ragazzo d’Acciaio (avventuradel domani con un protagonista meccanico dai poteri simili a quelli di Superman, personaggiocreato da Siegel & Shuster nel 1933 che arriverà nel Belpaese, col nome inziale di Ciclone,solo nel 1939), “battendo” in primato fumetto-fantascientifico il nostro Moroni Celsi col suoS.K.1 ben due volte, seppur di pochi mesi!

“Gli uomini verdi” di Yambo, suTopolino n. 139

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Alla fine dell’anno successivo, ancora su “I Tre Porcellini” (dal n. 93 del 31 dicembre 1936), èla volta di Saturno contro la Terra, grande epopea fantastica, forse ispirata, oltre che aGordon, alla narrativa di H. G. Wells, in partenza sceneggiata da Cesare Zavattini, econtinuata da Federico Pedrocchi, per i disegni di Giovanni Scolari. Nel 1940 la storia fupersino tradotta negli Stati Uniti (Saturn Against the Earth), uscendo a puntate su “FutureComics”, con tanto di copertine dedicate: fu il primo caso di versione americana di unfumetto italiano, e in anni di rapporti davvero “problematici” fra i due Paesi! Saturno controla Terra diventerà poi il titolo di una lunga serie (sette episodi in tutto) che si concluderàaddirittura del Dopoguerra, nel 1946, e su “Topolino”, dopo il trasloco avvenuto già nel 1937in seguito alla prematura chiusura dei “Tre Porcellini”. Il 1939 è poi l’anno di Virus, il Magodella Foresta Morta, ideato da Federico Pedrocchi e Walter Molino per “L’Audace” (n. 276 del20 aprile): la figura dello scienziato folle protagonista della storia, molti anni dopo, servirà daispirazione a Guido Nolitta (Sergio Bonelli) al momento di creare la figura di Hellingen,azzeccatissima nemesi di Zagor, riesumato per l’ennesima volta nel 2015! Parleremo dialcune di queste opere del “futuro-passato” su queste pagine.

“Robottino” di Yambo sulsettimanale “I Tre Porcellini” nel1935

L’avventura va nella stratosfera

Dicevamo di Flash Gordon, e della passione che scatenò nel mondo. Indubbiamente i suoisemi germogliarono in alcune di queste nostre prime nostre storie fantascientifiche diletteratura disegnata, e così in S.K.1 di Moroni Celsi. Il lancio su “Topolino” fu in grande stile,tanto che per le prime quattro settimane di vita della storia Mickey Mouse stesso fu“sfrattato” dalla prima pagina, che coincideva con la copertina a colori ed era naturalmenteriservata al titolo di punta; ecco dunque che, dal n. 151 del 17 novembre 1935 al n. 154

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dell’8 dicembre successivo, l’opera di Moroni Celsi ebbe riservata una sorta di “tribunad’onore”. Era l’inizio di un lungo viaggio interplanetario che si sarebbe concluso solo su“Topolino” n. 237 dell’8 luglio 1937. Per quello che ci è dato sapere (a differenza di Ulcedache, come abbiamo visto, ebbe varie incarnazioni editoriali) S.K.1 sarebbe statointegralmente ristampato, con un montaggio diverso delle tavole rispetto all’originale,soltanto nel 1976, in tre fascicoli spillati a colori, sugli “Albi dell’Avventura – Serie MoroniCelsi” nn. 80, 81 e 82 pubblicati dalle Edizioni Camillo Conti di Roma specializzate inriproposte (più o meno!) anastatiche.

“Topolino” n. 201, con la nuovatestata più “avventurosa”

Riguardo alla rivoluzionaria decisione mondadoriana di togliere Topolino dal trono regaledella testata che portava il suo nome, secondo lo storico del fumetto e giallista di famaLeonardo Gori, che ha dedicato all’argomento vari interventi in Rete e su carta, si trattò di unaudace esperimento redazionale, molto probabilmente voluto dallo stesso direttore AntonioRubino, volto a battere o per lo meno a contrastare la concorrenza del periodico fiorentino“L’Avventuroso”, in quel periodo irresistibile. Questo tentativo di rilancio tramite l’avventuratout court (promuovendola per il momento rispetto alla striscia umoristico-avventurosapropria del pupazzettismo disneyano più maturo) non ebbe evidentemente il riscontroeconomico sperato ai piani alti: il topo di Walt Disney tornò dunque in prima con il n. 155 del15 dicembre 1935, facendo slittare in quarta di copertina – dove però conservò i colori – il bellavoro di Moroni Celsi. Con il n. 201 del 1° novembre 1936, fu riesumato il progetto di puntaremaggiormente sul fumetto realistico e d’azione: cambia il “logo” di testata e Topolino vieneaffiancato dai ritratti degli altri personaggi forti dell’ebdomadario. Nuovo mutamento con il n.216, quando il periodico raddoppia la foliazione fondendosi con “I Tre Porcellini” (che avevachiuso con il n. 98): spariscono le immagini dei personaggi non disneyani ma appare al loroposto, a sottolineare la nuova “tendenza narrativa” del giornale, la vistosa scritta in cianotipografico “grandi avventure”. Guido Moroni Celsi e il suo S.K.1 sono dunque i testimoni di

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un momento epocale di passaggio definitivo, anche editoriale, nel panorama fumettisticoitaliano dalla iniziale vocazione narrativa buffa e fanciullesca, inaugurata dal “Corrierino” agliinizi del XX secolo, a quella più adulta: azione, giallo, pericolo, scienza, tecnologia, paura… epersino eros!

“Topolino” n. 216: il settimanale sifonde con “I Tre Porcellini”, appenachiuso, puntando ancor piùsull’avventura realistica

Il volo del trimotore

Con la prima puntata, intitolata Nella stratosfera, inizia così il volo fantastico del trimotoreS.K.1 ideato dal Professor Franco Vela. Il luminare è assistito dalla figlia Iole el’aereo/laboratorio capace di raggiungere altitudini prima impensate èn pilotato dall’IngegnerVaro Vaschi. L’italianità più che evidente dei nominativi, sui quali ritorneremo più avanti, nondeve stupire: il fumetto italiano degli anni Trenta decide fin dall’inizio di puntare su una suaautonomia culturale, e non solo linguistica, anche quando semplicemente traduce prodottiallogeni. I nomi, italici e popolari, dei personaggi comunicano con immediatezza al lettore chel’ambientazione potrà anche essere inusuale, che ci possono anche essere apparentamenti distile e di impianto del soggetto e della sceneggiatura con la scuola americana, amica-nemica– ma che si tratta comunque di un fumetto d’Italia.

Come ben si addice a un racconto a puntate, seriale, che non può permettersi di perderel’interesse del fruitore, ci troviamo subito immersi in panorami alieni. Un po’ di sana ingenuitànon guasta, essendo S.K.1 ancora molto lontano, per evidenza cronologica, da quelle chesaranno le magistrali prove di “fantascienza dura” (hard science-fiction in inglese) a partiresoprattutto dalla narrativa degli anni Sessanta, quando autori come Arthur C. Clarke decisero

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di accentuare nei loro romanzi il rigorismo scientifico, tale da rendere ancor più plausibile loscritto, evitando però di scadere nel pedante e nel didascalico.

L’opera di Moroni Celsi non ha queste pretese e il gruppo di pionieri stellari osserva che ilregistratore delle onde elettromagnetiche sembra impazzito… risentendo di influenzesconosciute… Il velivolo viene attirato, a motori spenti, verso un ammasso di vapori a formasferica… correndo a 700 km/h fino a entrare in una massa oscura di materia cosmica… unpianeta ignoto, non si sa quanto lontano dal nostro, brullo, roccioso, popolato da mostristupefacenti e genti aliene. Nessuna spiegazione (fanta)scientifica per questo improvvisobalzo dalla stratosfera terrestre a una landa così sconosciuta. Se non ci arrampichiamo su perl’impervio sentiero del simbolismo e della metafora, la transizione dell’S.K.1 ricorda allalontana l’ingresso di Dante nel dominio dell’Oltretomba, smarrendo la dritta via in una nonben precisata selva oscura. Il tutto condito con reminiscenze grafiche dalla Divina Commediaillustrata da Gustave Doré fra il 1857 e il 1867.

La II puntata di “S.K.1” su Topolinon. 152: i tre eroi si paracadutanosul pianeta sconosciuto

La dinamica di partenza è piuttosto simile a quella iniziale della saga di Flash Gordon. Delresto anche i protagonisti un po’ si somigliano, anche se non sono del tutto sovrapponibili: ilprof. Vela ha la sua controparte nel dr. Hans Zerkov, Iole si rispecchia nella giovane DaleArden e Varo Vaschi riassume molte caratteristiche di Flash. Ma questo non deveimpensierire più di tanto: Moroni Celsi non è accusabile di plagio. Il terzetto costituito dalloscienziato/mago, padrone di una sapienza non alla portata di tutti, dalla damigella in pericoloe dall’eroe/cavaliere attraente, prestante e impavido, pur trovandosi anche nell’opera di AlexRaymond, è composto di figure codificate, canonizzate, ancestrali – quasi da canzonetrobadorica, da saga del Graal, da Minnedienst. Stesso discorso per le altre apparizioni, cheammantano di un fascino epico la vicenda. Il dinosauro che compare nella quarta puntata ha

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il suo antenato nel drago/guardiano che occorre sconfiggere per andare oltre, per arrivare altesoro, per crescere, per evolversi. Un rettile, all’apparenza invincibile, con il quale devonomisurarsi sia Flash che Vasco all’inizio della loro avventura; e nessuno di loro riuscirà asconfiggere tale pericolo ferino, salvandosi solo grazie a un intervento esterno. Comevedremo, tutta la vicenda dei tre dell’S.K.1 sarà una sorta di calvario irto di difficoltà chedovranno percorrere per poter ritrovare la via di casa. E poi ci sono i dominatori. Due sonoquelli inventati da Moroni Celsi: Cabro, l’Imperatore dell’Acciaio, e Cinabro, l’Imperatore delFerro, a capo degli omonimi regni. Per Flash Gordon è invece Ming, Imperatore dell’Universo,dai tratti vagamente mongolici e dalla carnagione innaturalmente gialla.

Anche le altre razze che popolano il pianeta – e più avanti entreremo nel dettaglio – miscuglifra uomini e belve, più o meno costruiti artificialmente, sono caratteristiche dei primi fumettidi fantascienza, Gordon in testa. Moroni Celsi, preferisce muoverle quasi esclusivamente inambienti sotterranei a sottolinearne la differenza in negativo e l’inferiorità e sudditanzabiologico-culturale rispetto agli “imperiali” di superficie.

La III puntata su Topolino n. 153: ilprofessor vela e la figlia Ioleentrano nella reggiadell’Imperatore del Ferro

Un antico futuro

Se lo sfondo di Flash Gordon è soprattutto tecnologico, almeno nelle tavole di apertura del1934, con gran dispendio di armi a raggi, razzi e dischi volanti, S.K.1 ha un’impostazione piùlegata alla tradizione classica, italiana ed europea. Più fantasy, per usare un linguaggiomoderno. Dopo il misterioso incidente occorso al velivolo appena superati i ventimila metri dialtezza i tre dell’S.K. 1 sono costretti a lanciarsi col paracadute; lo slancio porta Vasco

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lontano da Iole e dal Professore; il terzetto atterra, seppur a distanze diverse, su un nuovopianeta, attirati dalle potenti calamite del Popolo del Regno del Ferro dopo che il trimotoreaveva violato il campo magnetico che fungeva evidente da “confine di stato”. Il trimotorerosso esce misteriosamente di scena per riapparire intatto – altrettanto misteriosamente –solo alla fine della storia. Il mondo alieno è diviso in due “super-potenze”, comeaccennavamo, quella dell’Acciaio e quella del Ferro; Iole e suo padre vengono fatti prigionieridalla gente dell’Impero del Ferro, mentre il pilota cade nella rete dell’Acciaio. I guardiani difrontiera di entrambi i Paesi sono nerboruti, semi-selvaggi e di pelo rosso! E da questomomento in poi i nostri tre avventurieri assisteranno a ogni sorta di prodigio – incontrandoinaspettate cose, animate o inanimate…

La IV puntata su Topolino n. 154: ilprimo mostro affrontato da VaroVaschi, un tradizionale drago.

a) La sacra spada e altre mirabilia

L’avventura di Moroni Celsi è caratterizzata dall’apparizione di numerosi oggetti sacri,talismani, strutture, armi, architetture, statue, idoli, paramenti che introducono il lettore inuna dimensione fantastica dove il futuribile e il moderno (ricordiamo, per esempio, le potenticalamite…) si fondono con l’antico in un meraviglioso groviglio. I tridenti che brandiscono iguardiani del Ferro ricordano l’arma di Poseidone e di Nettuno, capace di creare vita dallaschiuma del mare, oppure di distruggere; rammentano anche il trishula di Shiva; ricordanofinanco la runa algiz, la runa della vita e della protezione, della parte alla luce dell’alberoirminsul, dell’uomo vincente con le braccia alzate… Una forte valenza simbolica, dunque, neltridente, annullata con l’arrivo del cristianesimo, e svilita, fino a farne l’arma prediletta deldiavolo! L’arma adottata dalla tribù sotterranea degli uomini-tigre è invece la falce da guerra,forse mutuata da quella in uso presso i Traci, o da discendenti tedeschi medievali, seppur

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forgiata più curva nella lama rispetto all’ordigno tradizionale, e in questo più simile a unfalcetto agricolo posto in cima a un lungo bastone.

L’ingresso alla reggia del Ferro è superbamente monolitico, con una serie di porte ad arco suuna ripida scalinata! Ogni porta di pietra è costituita da due ciclopici pilastri che reggono consemplice incastro una titanica architrave; l’aspetto è del tutto simile a un dolmen o, piùprecisamente, a una parte di un cromlech com’è quello di Stonehenge. Sullo spiazzoantistante al palazzo regio del Ferro sorge un idolo a forma di bue, dalle evidentireminiscenze bibliche (il “vitello d’oro”).

La V puntata, con il trasferimentoin ultima pagina, su Topolino n.155: l’arma fantascientifica chespara metallo fuso dell’Impero delFerro

Il trono dell’Imperatore dell’Acciaio, con il disco solare a doppia raggiera suggerisce un cultonordico, celeste, un riferimento al Sol Invictus; quello dell’Imperatore del Ferro, con ali esimboli della ruota rimanda invece alle divinità siriache, fenicie (come Yaw), ctonie… anchese il suo elmo, cornuto alla vichinga, è pure coronato da raggi solari.

In una tomba simil-nuragica viene custodito un sarcofago sulla quale è poggiata la sacraspada-talismano Salambò. Il sarcofago è decorato con quelli che Varo chiama “geroglifici”,ma che sembrano più lettere dell’alfabeto runico, almeno a prima vista; il gladio chepermette a Vaschi di soggiogare i bestiali esseri di guardia alla cripta ha lo stesso nome dellafiglia del cartaginese Amilcare Barca (padre di Annibale) secondo il romanzo di GustaveFlaubert pubblicato nel 1862, che ispirò anche il celeberrimo film italiano Cabiria del 1914,sceneggiato da D’Annunzio.

In onore del mostro adorato dagli uomini-salamandra, la Sacra Salamandra Gigante,è stata

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scolpita nella viva roccia vulcanica una statua a grandezza naturale,che riproduce le fattezzedell’abominio anfibi in maniera tanto perfetta da parer viva.Il monumento è cavo e al suointerno una scala conduce in vasti ambientisotterranei, che costituiscono un tempio dedicatoa tale viscida divinità.

La spada Salambò, custodita, venerata etemuta dagli ibridi uomini-scimmia. Notarel’iscrizione simil-runica

Per giungere nello habitat degli uomini-talpa occorre scenderedauna ciclopica scala fatta dimassi cubici accatastati, che pare il Selciato del Gigante, di origine vulcanica, una dellemeraviglie dell’Irlanda del Nord.Un nuovo accenno di Moroni Celsi alle costruzionimegalitiche.

La ciclopica scalinata a massi cubiciscendendo la quale si accede al regno degliuomini-talpa

b) La magia del nome

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I nomi delle persone, delle cose e dei luoghi sono centrali in S.K.1. Il più misterioso è proprioil codice alfanumerico del rivoluzionario trimotore stratosferico. Non ci è dato sapere cosasignifichino le due lettere, anche se la cifra “1” è sicuramente riferita al primo modello,all’ipotetico prototipo del velivolo. Forse Moroni Celsi ci invitava a leggere il titolo della storiae il nome dell’aereo, in un’unica parola, con un un pizzico di fantasia grafica, un po’all’inglese, come fosse SKY (“cielo”)? Chissà…? Singolarmente, ma talvolta le coincidenzepossono essere significative, la S.K.1 (ovvero Skafandr Kosmicheskiy 1) sarebbe stata laprima tuta spaziale in assoluto, indossata da Yuri Gagarin durante il suo celebre volo orbitaledel 1961.

Il Selciato del Gigante in Irlanda, simile allascala ciclopica degli uomini-talpa

Come abbiamo detto gli appellativi dei tre protagonisti italiani sono davvero… italianissimi.Franco Vela: il nome, che significa “appartenente al popolo dei Franchi”, origina dalla radicegermanica franc (lancia, giavellotto); il cognome è di origine piemontese (celebre lo scultoreticinese ottocentesco Vincenzo Vela, attivo all’ombra della Mole), ma è diffuso soprattutto inprovincia di Napoli e di Roma. Iole Vela: il nome, talvolta scritto Jole, viene dal greco ion, chesta per “viola” (il colore o il fiore che sia), ed è uno dei pochi che non ha… santi in calendario.Iole era la figlia di Eurito, re di Acalia, amante di Eracle. Varo Vaschi: l’origine del nome è nellatino Varus, che si riferisce (come in altri casi) a una menomazione fisica, nella fattispeciealle gambe storte; “varo” è infatti un termine italiano desueto per “curvo”, usato da Dantenel senso di “gibboso”; Vaschi è invece un cognome della nobiltà romana medievale.

Cabro è l’Imperatore dell’Acciaio, presso il quale viene condotto Varo Vaschi. Uomo possente,siede su un trono solare. Il suo nome ricorda quello latino del “calabrone”.

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Coincidenza (?) vuole che “S.K.1” sia anche ilnome della prima tuta spaziale della storia,indossata da Yuri Gagarin nel suo primocelebre volo orbitale!

Cinabro è il nome dell’Imperatore del Ferro, i cui uomini – i Cinabriti – catturano i due Vela. Ilsuo trono è imponente, fiancheggiato da due ali. Il cinabro è il minerale dal quale si estrae ilmercurio separandolo dallo zolfo; importantissimo, centrale nella sapienza alchemica, tantoche Julius Evola intitolò la sua biografia Il cammino del cinabro; usato come colorante rosso,poteva venire associato idealmente, nelle pitture e negli affreschi murali, al sangue; iltermine deriva dal latino cinnabaris, proveniente a sua volta dal greco, col senso di“maleodorante”, in riferimento all’odore penetrante che esala il minerale durante lalavorazione a fuoco estrattiva. Sua figlia è la Principessa Acra, che si chiama come l’anticafortezza ellenistica di Gerusalemme edificata sotto Antioco IV. Si tratta di una donnaenergica, con alcuni tratti presi dalle Valchirie del pantheon nordico: combattiva, vendicativa,forte, audace, ma poco incline a sentimenti di amicizia e riconoscenza. Il sacerdote Quarioprende invece in prestito in cognome di un’antica famiglia trentina, oggi diffusa nelSettentrione italiano.

Cabro, solare Imperatore dell’Acciaio, nominacapitano Varo Vaschi

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Una delle figure prominenti della “tribù” dei licantropi porta il nome di Ùpupo, che diventerà ilpiù grande e fedele alleato di Varo Vaschi sul nuovo pianeta. Ovviamente c’è il gioco dellarima (Ùpupo, l’uomo-lupo), ma le motivazioni della scelta sono anche altre. Grazie a (o percolpa di, secondo i gusti!) Ugo Foscolo, che nei suoi Sepolcri sposa l’upupa alla notte e allamorte, Moroni Celsi è certo, con la scelta di questo appellativo, di suscitare nel lettoreun’immediata associazione tra lupo mannaro e tenebre, visto che quella gente vive nelmondo sotterraneo. Così, infatti, il Foscolo: …e uscir del teschio, ove fuggia la luna, / l’úpupa,e svolazzar su per le croci / sparse per la funerëa campagna / e l’immonda accusar colluttüoso / singulto i rai di che son pie le stelle / alle obblïate sepolture. C’è da dire che l’upupaè al contrario un uccello diurno, e anche dalla livrea piuttosto affascinante; ha però la“cattiva” abitudine di riempire il nido di brandelli di rifiuti in putrefazione per allontanareeventuali predatori (in Toscana viene anche detta familiarmente “bubbola” e tale terminepuòessere usato come sinonimo di “sporco” o di “sporcaccione” – se così viene chiamata unapersona, per offenderla). Montale, in una sua celebre composizione, avrebbe rivalutato ilvolatile: Upupa, ilare uccello calunniato / dai poeti, che roti la tua cresta / sopra l’aereo stollodel pollaio / e come un finto gallo giri al vento; / nunzio primaverile, upupa, come / per te iltempo s’arresta, / non muore più il Febbraio, / come tutto di fuori si protende / al muover deltuo capo, / aligero folletto, e tu lo ignori.

Stonehenge, in Inghilterra. La sua strutturamegalitica ricorda molte costruzioni e moltisimili panorami in “S.K.1”

c) Minacciose creature

Il primo mostro è affrontato dall’indomito Varo Vaschi. Come accennavamo prima, undinosauro che ricorda molto da vicino il drago delle saghe nordiche. Essere tutt’altro chemaligno in epoche ancestrali, con il suo sangue dalle potenti virtù curative, è stato poiassociato nella decadenza cristiana al demonio e all’incarnazione stessa del male.

Ecco poi il Polipo Sacro, gigantesco cefalopode che pare tratto di sana pianta da Ventimilaleghe sotto i mari di Verne (1870): viene usato nella reggia di Cinabro per i sacrifici umani,ma viene facilmente sconfitto da Varo. Oltre alle influenze letterarie francesi si sentono in

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questa figura chiari accenni scientifico-realistici. Esiste infatti veramente un polpo gigante,l’Enteroctopus dofleini, attivo nel nord-pacifico: ne sono stati avvistati esemplari chesfioravano, a tentacoli distesi, i 10 metri di lunghezza, per quasi tre quintali di peso!

La minaccia di Orus! Poi il terribile felinodiventerà fedele alleato dei nostri eroi

Inventato di sana pianta, anche rispetto alle più nobili leggende, è invece il Mostro delleAntiche Caverne che, come dice Varo, sorpassa la più orrenda fantasia. È infatti una sorta dichimera, un collage fra un gigante umanoide, uno scimmione e un dinosauro – con tanto dicresta che, dalla sommità della testa, gli scende giù fino alla punta della coda. Ha dei trattibuffoneschi, tanto che lo vediamo tirar fuori la lingua e atteggiare smorfie sorridenti. Troveràil suo antagonista perfetto in un rettile antidiluviano dal muso a becco di grifone, anche luiabitatore delle spaventevoli grotte che ricoprono il pianeta. Da notare che questo mostrocavernicolo ghermisce gli umani esattamente come faceva il titanico gorilla protagonista diuno dei più grandi successi cinematografici di tutti i tempi, King Kong del 1933… E non solo:in alcune mirabili sequenze la scimmia spropositata,come avrebbe poi fatto anche la creaturadi Moroni Celsi – lotta contro tutta una serie di dinosauri che infestano l’isola del colosso, unasorta di “mondo perduto” alla Conan Doyle.

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Il buffo Mostro delle Antiche Caverne (e ilSacro Polipo, trattato come uno straccio!) siscontra con un dinosauro come nel film “KingKong” del 1933

Il Mostro dell’Acquario viene invece nutrito con i prigionieri dagli ibridi ittico-rettiliani dettiuomini-pesce: è una sorta di grassa iguana acquatica che vive in un ambiente chiuso il cuifondale è disseminato di scheletri umani fatti a pezzi.

Orus è invece un “felino da caccia” al servizio delle Truppe Imperiali del Ferro: si tratta di unasorta di tigre dai denti a sciabola, che si differenzia dal preistorico smilodonte per un cornopiazzato in fronte, in stile rinoceronte. Dopo un combattimento durante la quale ha la peggio,la bestia viene curata a una zampa da Iole e da questo momento diventa più docile di uncucciolo e fedele alla sua salvatrice, seguendola fino alla fine dell’avventura e facendo piùvolta da deus ex machina in situazioni difficili: anche qui i riferimenti all’animale feroce cheviene ammansito grazie alla medicina si sprecano – nella favolistica e nella letteraturareligiosa e sacra. Il nome è preso da Horus, la divinità egizia dalla testa di falco.

Nemesi degli abbrutiti uomini-talpa che infestano certe grottedalla foggiainfernale è ilMangiatore di Talpe, l’ennesima figura di incrocio fra dinosauro e drago (in questo casocinese, col suo lungo collo) scelta da Moroni Celsi come spauracchio per antonomasia. Questapopolazione è terrorizzata anche da un gigantesco aracnide, lo Scorpione delle Caverne, deltutto simile a un Euscorpius Italicus ipertrofico.

King Kong contro il dinosauro nel film del1933

Gli uomini-salamandra, popolo anfibio che vive in riva a un lago incastonato nella roccia,adorano le Sacre Salamandre Giganti, nutrite a suon di pescioni: si tratta di esemplarigargantua del ben noto animale nero e arancione, diffuso anche nello Stivale.L’altro mostroche infesta il regno degli anfibi umanoidi è il Serpente Acquatico, gigantesco esemplare diserpente marino, creatura della criptozoologia, innumerevoli volte avvistate negli oceani enei laghi, fin dall’ancestrale Leviatano.

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d) Uomini e meno

Come abbiamo detto, gli uomini e le donne dei due Imperi di superficie – che si contendono ilpianeta ultraterreno, dominando i vari esseri ibridi e de-evoluti delle interminabili caverneche traforano il sottosuolo – hanno caratteristiche umane, di razza bianca, europoide. Altrodiscorso deve farsi per gli uomini-scimmia, gli uomini-lupo e gli altri esseri più infimi. Sonoquesti orridi abomini prodotti in laboratorio, mediante operazioni misteriose, dal sacerdotecinabrita Quario, veri e propri golem, robot in carne-e-ossa destinati alla guardia del corrottoImpero del Ferro. C’è una diretta allusione al romanzo proto-fantascientifico di H. G. Wells,L’isola del Dr. Moreau del 1895, nel quale uno scienziato folle trasforma gli animali in esserisemi-senzienti e umanoidi; da quel libro fu tratto un primo film di grandissimo successo giànel 1932 (L’isola delle anime perdute, con Bela Lugosi). Gli uomini-scimmia, dai tratti e dallapigmentazione negroidi, strisciano nei cunicoli sotterranei della cripta della spada Salambò,fungendone da guardiani; anche i lupi mannari vivono sottoterra, in grotte ferine. Nellanarrativa e nella cinematografia fantastiche il licantropo ha da sempre avuto un ruolocentrale, ed è ancora oggi molto amato (o temuto!) dagli appassionati del brivido letterario.L’associazione è sempre con il crimine ignominioso del cannibalismo e l’origine è antica, nelmito greco di Licaone, trasformato da Zeus in un uomo-lupo divoratore di uomini per la suacondotta criminale.

Ibridi animale-uomo nel film “L’isola delleanime perdute” del 1932, tratto da unromanzo di H.G. Wells

Sott’acqua, in un profondissimo lago vulcanico, vivono invece gli uomini-pesce, riuniti in unprincipato. Hanno allestito un’Atlantide in miniatura – o meglio, una parodia della gloria diAtlantide. Un’incongruenza di Moroni Celsi è il casco (a ossigeno?) che questi tritoni e sireneindossano, quasi fossero in realtà rettiliani, incapaci di respirare nel liquido, ma sprofondatisicomunque volontariamente in quell’abisso. Anche qui (come nel caso degli uomini-scimmia edegli uomini-lupo) siamo di fronte a un’ibridazione che non porta a niente di buono: questi

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esseri squamosi sono piuttosto feroci con gli estranei e non esitano a gettare i nuovi venuti inpasto a orrende creature divoratrici d’uomini.

Loro parenti stretti, anch’essi collocati in ambiente lacustre, sono gli uomini-salamandra,spaventosa razza anfibia (forse un altro degli esperimenti dei Cinabriti) che vive a pelodell’acqua. Cosa strana (ancora un piede messo in fallo dall’autore) è il Gran Sacerdote delculto della Sacra Salamandra Gigante: non ha i tratti anfibi dei suoi compari, sfoggiandoinvece gli stessi lineamenti e le stesse caratteristiche fisico-corporee degli uomini disuperficie.

Gli uomini-pesce, con il loro strano casco dapalombaro (che non dovrebbero indossareessendo esseri acquatici)!

Un’allusione a un altro romanzo di H. G. Wells potrebbe poi riscontrarsi negli uomini-talpa cheabitano una serie di caverne alle quali si accede da un ingresso che sembra la portadell’Inferno dantesco. Questi uomini-talpa, più che frankenstein costruiti a tavolino daiCinabriti, sembrano cugini dei Morlock wellsiani, i terribili uomini de-evoluti e cavernicoli delromanzo La macchina del tempo, essendo il risultato di una sorta di processo degenerativoche ha colpito una comunità che un tempo abitava nei paesaggi a cielo aperto. La loroorganizzazione ricorda quella di alcune delle tribù indiane più primitive del Nord-America: illoro capo sfoggia tanto di piuma regale sulla testa. Sono però infidi, vili e traditori: dopo cheVaro Vaschi li ha liberati dai mostri dai quali scappavano da generazioni, rifugiandosi semprepiù nelle profondità rocciose, vorrebbero sequestrarlo per sempre e usarlo come loropersonale “eroe per forza”… Non ci riusciranno!

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Gli uomini-tigre, con le loro falci da guerra

Stesso discorso per gli uomini-tigre: una tribù di bianchi che ha scelto di amministrarsidiversamente e autonomamente rispetto ai due imperi “metallici” di superficie: vivonoanch’essi in un dedalo di caverne rocciose indossando pelli di tigre a copertura quasiintegrale del corpo. Sono alleati, e forse addirittura servi, degli uomini-salamandra.

A riveder le stelle

Fra le incongruenze (come il casco da palombaro indossato sott’acqua dagli acquatici uomini-pesce) e le simpatiche ingenuità della storia è da catalogarsi anche la particolare sceltagrafica fatta da Moroni Celsi per le onomatopee, i suoni che vivacizzano il fumetto, essendoparte essenziale del linguaggio fumettistico stesso, e che solitamente appaiono nellavignetta, molto visibile e “sospese nel vuoto”; in S.K.1 sono invece quasi sempre inseriteanch’esse, piccole ed esili, come i dialoghi, nelle “nuvolette”. Tale bizzarra soluzione potevaaddirittura trarre in inganno il lettore, potendo qualcuno addirittura credere che fosse ilprotagonista a fare, a “mimare” quel suono – come quando i bambini giocano alla guerra,emmettendo con la bocca il rumore delle armi!

Un esempio di onomatopea (da fuori campo)inserita nella “nuvoletta” come fosse parte diun dialogo

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Stona infine, per la sua frettolosità, la conclusione. L’avventura di S.K.1 è lunga, articolata e atratti anche complessa; è ricca di spunti, di ambienti, di personaggi, di colpi di scena; gli eroiprotagonisti (e anche alcuni fra gli antagonisti più valorosi, come la principessa Acra)sperimentano tutta una serie di vittorie e rovesci di fortuna, percorrono e superano, fra milledifficoltà, ostacoli in sequenza (come in un videogioco di oggi, quale Prince of Persia); lottanoincessantemente, uccidono decine di uomini e sub-umani, sbaragliano mostri a frotte,vengono imprigionati e incatenati, ricevono ferite gravissime, cadono, svengono… Dopo tuttoquesto gran daffare, quando il terzetto di trasvolatori interplanetari riesce per l’ennesimavolta a riunirsi (con l’aggiunta del canide Ùpupo e del felino Orus) sfuggendo alla cacciacinabrita, e a risalire di nuovo un camino roccioso che porta all’esterno, il trimotore è prontolì ad aspettarli, come un bravo destriero! Non ci è dato sapere come sia atterrato, anche seforse è dovuto alle possenti calamite dei Cinabriti, e soprattutto – perché l’avventura siinterrompe bruscamente – non sappiamo come facciano i nostri eroi a tornare sulla Terra,invertendo quella sorta di “teletrasporto magnetico” che in principio li aveva condotti su quelmondo sconosciuto.

Rimangono dunque tanti misteri insondabili, con questo fulmineo finale, ma forse è megliocosì: che il lettore resti col fascino del dubbio, che si cerchi da solo le risposte, e che assaporimeglio quelle ultime vignette, nelle quali i protagonisti, bramando l’aria e la luce dopoun’infinità senza tempo trascorsa sottoterra, escono fuori tra fumi e vapori vulcanici in unafigurazione alla Doré, come quella iniziale, prettamente dantesca, a riveder le stelle.

La fine dell’avventura, su Topolinon. 237: i nostri eroi escono dallecaverne sotterranee come Dante eVirgilio dall’Inferno. Ad attenderliil trimotore misteriosamenteintatto, pronti a riportarli –altrettanto misteriosamente – sullaTerra!

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Francesco Manetti

P.S. Desidero ringraziare l’amico scrittore e fumettista Leonardo Gori, per l’aiuto che mi hadato per la cronologia di “S.K.1” e il sito Collezionismo Fumetti per alcune delle immagini dicorredo e i suoi preziosi dati sulle testate.