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IL LICEALE Numero 01/2017 Il Megafono del Liceo Statale Ischia lunedì 4 dicembre 2017 Per asPer a ad astr a Per il terzo anno consecutivo “il Liceale” ria- pre i battenti, animato ancora una volta dalla speranza di essere lo spazio privilegiato dei liceali per esprimere se stessi e le proprie idee e il megafono per farsi sentire nella scuola, grazie anche alla collaborazione con “la Re- pubblica”, rinnovata con grande soddisfazione anche quest’anno. Quest’anno la nostra offerta, valida come AS/L, sarà ampia e varia e potrà contare non solo sul giornale cartaceo e TG Reporter, intro- dotto l’anno scorso, ma anche su una novità che vi sveleremo più avanti. Confermate molte rubriche storiche del nostro Liceo: la longeva “Amici di Pennac”, vero pi- lastro del nostro giornale, quest’anno affidato a Giulia Matarese; la rubrica di politica e at- tualità “Infuria la Bufera” di Simone Cigliano e Luca Cristiano e infine la rubrica sportiva affidato a Manuel Ottato con “90 minuti per pensare”. Vi saranno anche tante novità come lo spazio storico-culturale affidato a Simone Cigliano “Lo storico errante” e quello videoludico di Vincenzo Marchetti “E’ tempo di videogiochi”. Tante nuove idee anche per il TG Reporter con nuovi servizi e notizie fresche dal mondo iso- lano e liceale. Quindi molte le novità di quest’anno e molta la voglia di imparare dai nostri errori e dal- le esperienze travagliate, ma costruttive degli anni passati. Un ringraziamento particolare al nostro di- rigente Gianpietro Calise che ha creduto fin dal primo momento nel nostro progetto affi- dandoci una nuova aula che è già diventata il nostro laboratorio delle idee; grazie anche ai nostri tecnici di laboratorio Giuseppina Pesce, Michelangelo Messina e Gaetano de Francesco la cui proverbiale disponibilità ha permesso negli anni passati l’avvio del TG e la perfetta realizzazione dei numeri storici del telegior- nale; grazie al giornalista di “La Repubblica” Pasquale Raicaldo che - attraverso il progetto YEP! - ci guida a diventare dei provetti gior- nalisti, all’Ordine dei Giornalisti della Campania per aver patrocinato l’iniziativa e infine alle professoresse Roberta Garbaccio, Rosa Anna Parascandola, e Anna Verde sotto la cui tutela tutto ciò è reso possibile. Infine un ringraziamento speciale a voi, i no- stri lettori, nuovi e vecchi: il vostro contributo è vitale per noi e per tutto ciò che noi fac- ciamo. di G. Iacono e L. Castaldi di V. Marchetti Pag. VIII Pag. IX Recensione del nuovo capitolo del franchise di casa Ubisoft “Assassin’s Creed”. Con voti molto alti, tra l’otto e il nove, la critica l’ha accolto come “il titolo che tutti stavamo aspettan- do”; analizziamo il perché. Martedì 7 novembre alle ore 21.00, al Teatro Poli, viene presentato lo spettacolo “Le donne al parla- mento” di Aristofane, con drammaturgia e regia di Salvatore Ronga. Protagonisti gli studenti del Liceo Statale Ischia. ASSASSINS CREED ORIGINS LE DONNE AL PARLAMENTO Pag. II Pag. III DAL 28 LUGLIO AL 21 AGOSTO Era il 28 Luglio 1883 quando l’isola fu scossa da una tragedia immane. Era il 28 Luglio 1883 quan- do Benedetto Croce, a Casamicciola in vacanza, perse padre e sorella. Ed il 21 Agosto 2017 è stato, almeno per un po’, il 28 Luglio 1883. di L. Cristiano di M. Mattera e G. Orlando Le macerie, in disordine sull’asfalto come co- riandoli, offrono uno spettacolo grottesco, quasi stessero lì per ricordare l’eterna partita a poker giocata fra la vita e il destino. ISCHIA, TRE MESI DOPO Pag. II di Martina De Luise Terrorismo diffuso via internet e migranti: questi i temi trattati il 19 e 20 ottobre 2017 durante il G7 a Ischia dai ministri degli In- terni e dai colossi del web per fermare il “malware del terrore” e gli attacchi dei cy- bercriminali. I movimenti antagonisti, attesi in 300 e arrivati in 150, sono stati scortati da un numero consistente di carabinieri e agenti di polizia. La protesta composta si è tradotta in gesti simbolici per contrastare le stragi in mare e le politiche di esclusione e repressione dei più deboli. Tra gli striscioni del corteo, uno più di tutti ha colpito l’attenzione degli Ischitani: “No al G7 delle sicurezze: Casamicciola in ma- cerie, voi nelle fortezze”. A raccontarcelo è Giulia, studentessa dell’i- stituto superiore “Caracciolo - da Procida” che, in qualità di rappresentante del comi- tato degli sfollati “Risorgeremo nuovamen- te”, ha avuto l’opportunità di incontrare il ministro italiano degli Interni Marco Min- niti. Ciao Giulia, raccontaci la tua giornata in- sieme al ministro Marco Minniti. E’ stato molto disponibile. Mi sono sentita capita; il ministro ascoltava le mie richie- ste con interesse, senza distogliere mai lo sguardo e soprattutto senza fretta, anche se ci siamo incontrati alle 7.30 e da lì a poco sarebbe iniziato il meeting interna- zionale. Ha anche raccontato degli aneddoti simpatici ,relativi a lui e alla sua famiglia. Sono rimasta sorpresa in quanto non mi aspettavo che leggesse la lettera, figuria- moci che organizzasse un incontro! UN GIORNO CON IL MINISTRO Ottavio Lucarelli, presidente Ordine dei Giornalisti Campania Sosteniamo con forza Progetto Reporter, orgo- gliosi del fatto che la nostra professione conti- nui a ispirare i giovani campani e ischitani in particolare. L’ordine patrocina l’iniziativa e ne sottolinea il valore formativo e didattico.

New ILICEALE · 2018. 5. 13. · quando, ad un tratto, ho visto il tavolo di marmo delle pizze spostarsi e subito è an-data via la luce. Tutto ha iniziato a trema-re ed è seguito

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Il lIcealeNumero 01/2017Il Megafono del Liceo Statale Ischia

lunedì 4 dicembre 2017

Per asPer a ad astr a

Per il terzo anno consecutivo “il Liceale” ria-pre i battenti, animato ancora una volta dalla speranza di essere lo spazio privilegiato dei liceali per esprimere se stessi e le proprie idee e il megafono per farsi sentire nella scuola, grazie anche alla collaborazione con “la Re-pubblica”, rinnovata con grande soddisfazione anche quest’anno.Quest’anno la nostra offerta, valida come AS/L, sarà ampia e varia e potrà contare non solo sul giornale cartaceo e TG Reporter, intro-dotto l’anno scorso, ma anche su una novità che vi sveleremo più avanti.Confermate molte rubriche storiche del nostro Liceo: la longeva “Amici di Pennac”, vero pi-lastro del nostro giornale, quest’anno affidato a Giulia Matarese; la rubrica di politica e at-tualità “Infuria la Bufera” di Simone Cigliano e Luca Cristiano e infine la rubrica sportiva affidato a Manuel Ottato con “90 minuti per pensare”.Vi saranno anche tante novità come lo spazio storico-culturale affidato a Simone Cigliano “Lo storico errante” e quello videoludico di Vincenzo Marchetti “E’ tempo di videogiochi”.Tante nuove idee anche per il TG Reporter con nuovi servizi e notizie fresche dal mondo iso-lano e liceale.Quindi molte le novità di quest’anno e molta la voglia di imparare dai nostri errori e dal-le esperienze travagliate, ma costruttive degli anni passati.Un ringraziamento particolare al nostro di-rigente Gianpietro Calise che ha creduto fin dal primo momento nel nostro progetto affi-dandoci una nuova aula che è già diventata il nostro laboratorio delle idee; grazie anche ai nostri tecnici di laboratorio Giuseppina Pesce, Michelangelo Messina e Gaetano de Francesco la cui proverbiale disponibilità ha permesso negli anni passati l’avvio del TG e la perfetta realizzazione dei numeri storici del telegior-nale; grazie al giornalista di “La Repubblica” Pasquale Raicaldo che - attraverso il progetto YEP! - ci guida a diventare dei provetti gior-nalisti, all’Ordine dei Giornalisti della Campania per aver patrocinato l’iniziativa e infine alle professoresse Roberta Garbaccio, Rosa Anna Parascandola, e Anna Verde sotto la cui tutela tutto ciò è reso possibile.

Infine un ringraziamento speciale a voi, i no-stri lettori, nuovi e vecchi: il vostro contributo è vitale per noi e per tutto ciò che noi fac-ciamo.

di G. Iacono e L. Castaldi di V. Marchetti♣ Pag. VIII ♠ Pag. IX

Recensione del nuovo capitolo del franchise di casa Ubisoft “Assassin’s Creed”.Con voti molto alti, tra l’otto e il nove, la critica l’ha accolto come “il titolo che tutti stavamo aspettan-do”; analizziamo il perché.

Martedì 7 novembre alle ore 21.00, al Teatro Poli, viene presentato lo spettacolo “Le donne al parla-mento” di Aristofane, con drammaturgia e regia di Salvatore Ronga. Protagonisti gli studenti del Liceo Statale Ischia.

AssAssin’s Creed OriginsLe dOnne AL pArLAmentO

♥ Pag. II♦ Pag. III

dAL 28 LugLiO AL 21 AgOstO

Era il 28 Luglio 1883 quando l’isola fu scossa da una tragedia immane. Era il 28 Luglio 1883 quan-do Benedetto Croce, a Casamicciola in vacanza, perse padre e sorella. Ed il 21 Agosto 2017 è stato, almeno per un po’, il 28 Luglio 1883.

di L. Cristianodi M. Mattera e G. Orlando

Le macerie, in disordine sull’asfalto come co-riandoli, offrono uno spettacolo grottesco, quasi stessero lì per ricordare l’eterna partita a poker giocata fra la vita e il destino.

isChiA, tre mesi dOpO

▶ Pag. IIdi Martina De Luise

Terrorismo diffuso via internet e migranti: questi i temi trattati il 19 e 20 ottobre 2017 durante il G7 a Ischia dai ministri degli In-terni e dai colossi del web per fermare il “malware del terrore” e gli attacchi dei cy-bercriminali. I movimenti antagonisti, attesi in 300 e arrivati in 150, sono stati scortati da un numero consistente di carabinieri e agenti di polizia. La protesta composta si è tradotta in gesti simbolici per contrastare le stragi in mare e le politiche di esclusione e repressione dei più deboli. Tra gli striscioni del corteo, uno più di tutti ha colpito l’attenzione degli Ischitani: “No al G7 delle sicurezze: Casamicciola in ma-cerie, voi nelle fortezze”.A raccontarcelo è Giulia, studentessa dell’i-stituto superiore “Caracciolo - da Procida” che, in qualità di rappresentante del comi-tato degli sfollati “Risorgeremo nuovamen-te”, ha avuto l’opportunità di incontrare il

ministro italiano degli Interni Marco Min-niti.

Ciao Giulia, raccontaci la tua giornata in-sieme al ministro Marco Minniti.E’ stato molto disponibile. Mi sono sentita capita; il ministro ascoltava le mie richie-ste con interesse, senza distogliere mai lo sguardo e soprattutto senza fretta, anche se ci siamo incontrati alle 7.30 e da lì a poco sarebbe iniziato il meeting interna-zionale. Ha anche raccontato degli aneddoti simpatici ,relativi a lui e alla sua famiglia. Sono rimasta sorpresa in quanto non mi aspettavo che leggesse la lettera, figuria-moci che organizzasse un incontro!

un giOrnO COn iL ministrO

Ottavio Lucarelli, presidenteOrdine dei Giornalisti Campania

Sosteniamo con forza Progetto Reporter, orgo-gliosi del fatto che la nostra professione conti-nui a ispirare i giovani campani e ischitani in particolare. L’ordine patrocina l’iniziativa e ne sottolinea il valore formativo e didattico.

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II

“Ero all’hotel dei miei nonni con mia ma-dre che lavora,o meglio lavorava lì. Si sta-va servendo la cena agli ospiti ed era una serata tranquilla. I miei fratelli erano in Piazza Marina [...]. Si rideva e si scherzava quando, ad un tratto, ho visto il tavolo di marmo delle pizze spostarsi e subito è an-data via la luce. Tutto ha iniziato a trema-re ed è seguito un grandissimo boato. Gli ospiti, il personale, tutti sono scappati fuori e, un attimo prima che ritornasse la luce, ho sentito mia madre urlare il mio nome. E’ uscita sanguinante con una ferita sulla fronte, per fortuna non grave.”

Parole impressionanti, che ci lasciano spa-ventati. Eppure Casamicciola (noi dell’isola dovremmo saperlo) non è nuova a certe sorprese. Era il 28 luglio 1883, quando un terremoto dal grado 5.1 della scala Richter causò 2133 morti e centinaia di feriti, di-struggendo metà dell’isola e lasciando l’al-tra metà senza nulla.

“Nel luglio 1883 mi trovavo da pochi gior-ni, con mio padre, mia madre e mia sorel-la Maria, a Casamicciola, in una pensione chiamata Villa Verde nell’alto della città, quando la sera del 29 accadde il terribile tremoto. Ricordo che si era finito di pran-zare, e stavamo raccolti tutti in una stanza che dava sulla terrazza: mio padre scrive-va una lettera, io leggevo di fronte a lui, mia madre e mia sorella discorrevano in

di LuCA CristiAnO

Oggi come allora, un’isola che non cambia mai

Dal 28 luglio 1883 al 21 agosto 2017

G7 e terremoto: intervista a una studentessa che ha incontrato Marco Minniti

un giOrnO COn iL ministrO

Il terremoto è stato un evento che ha cambiato la storia della nostra isola, rendendoci protagonisti di un episodio inatteso e drammatico dagli effetti deva-stanti per molte famiglie. Raccontaci come hai vissuto quei momenti.Ero all’hotel dei miei nonni con mia ma-dre che lavora,o meglio lavorava lì. Si sta-va servendo la cena agli ospiti ed era una serata tranquilla. I miei fratelli erano in Piazza Marina, uno allo “Schiuma party”, l’altro sulla piattaforma dove si festeggiava un compleanno. Si rideva e si scherzava quando ,ad un tratto. ho visto il tavolo di marmo delle pizze spostarsi e subito è an-data via la luce. Tutto ha iniziato a trema-re ed è seguito un grandissimo boato. Gli ospiti, il personale, tutti sono scappati fuori e, un attimo prima che ritornasse la luce, ho sentito mia madre urlare il mio nome. E’ uscita sanguinante con una ferita sulla fronte, per fortuna non grave. Pochi secon-

di che hanno scatenato terrore e panico. Ho provato a tranquillizzare un po’ tutti quelli che mi circondavano, ma da subito ci si è resi conto della gravità di ciò che era suc-cesso.

Come nasce l’idea della costituzione di un comitato e quali sono state le esperienze di solidarietà vissute finora?Il comitato nasce dalla volontà dei più grandi di voler affiancare e “controllare” le

istituzioni. E’ stato creato prendendo come esempio altri paesi colpiti dal sisma come Amatrice, l’Emilia Romagna e l’Aquila. La solidarietà? Veramente poca. Per molti, noi sfollati diamo fastidio e siamo d’intralcio a quelle che fino al 21 agosto erano normali giornate organizzate. Menomale che sono poche queste persone e che in fondo c’è chi non ci abbandona!

Cosa ti ha promesso il ministro Minniti?Il ministro ha promesso che ci sarà vicino. Io lo spero. Noi tutti speriamo di avere pre-sto delle risposte concrete. Fatti e non più parole. Lui mi è sembrato molto disponibile a darci una mano.

Cosa ti aspetti dal tuo futuro?Il ritorno alla normalità il prima possibile.

Noi di Reporter ti ringraziamo per aver condiviso con noi la tua esperienza, ti promettiamo vicinanza e manterremo alta l’attenzione su questa problematica che ci vede tutti coinvolti.

di mArtinA de Luise

un angolo l’una accanto all’altra, quan-do un rombo si udì cupo e prolungato, e nell’attimo stesso l’edifizio si sgretolò su di noi. Vidi in un baleno mio padre levarsi in piedi e mia sorella gettarsi nelle braccia di mia madre; io istintivamente sbalzai sulla terrazza, che mi si aprì sotto i piedi, e per-detti ogni coscienza.”(Benedetto Croce, “Memorie della mia vita”)

cont. dalla prima

primO piAnO

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IIIprimO piAnO

di giOrgiA OrLAndO e mArtinA mAtterA

Viaggio tra i luoghi del sisma tra ritardi e paradossi

ischia: tre mesi Dopo

A ogni luce corrisponde un’ombra, e in questa storia ce ne sono tante. Il giornalismo-sciacallaggio, per citarne uno, impegnato a parlare e sparlare di abusivismo, senza mai raccontare della mancata cassa integrazione per i lavoratori che, a causa delle struttu-re danneggiate, hanno perso il loro lavoro, senza mai indagare sui mo-tivi per cui le informazioni sul sisma arrivate dall’osservatorio vesuviano, fossero così poco puntuali. L’interesse mediatico, d’altra parte, è durato poco, solo qualche giorno, perché poi di Ischia non si è più sentito parlare ne-anche per sbaglio. I politici non han-no deluso le aspettative, mostrandosi sempre costanti nell’ipocrisia e sco-

stanti per quel che riguarda ciò che dovrebbe essere la loro priorità: i di-sagi sofferti dai cittadini. Mattarella e Berlusconi hanno fatto una semplice passeggiatina/passerella politica , che non ha portato a niente. Sono stati promessi 2.5 milioni di euro, che però dopo tre mesi non hanno ancora portato ad alcun risul-tato tangibile, basti pensare che stu-denti di tutte le età e di tutte le scuole sono costretti ai doppi turni, alcuni, tra coloro che hanno perso la propria abitazione, vivono ancora in albergo, non potendo spesso permettersi di pagare gli affitti che dal 21 agosto in poi sono saliti vertiginosamente, per-chè, si sa, l’ingordigia non ha empatia, un conto in banca proficuo per alcu-ni è più soddisfacente di una buona azione di cuore.Lentamente, come un Sole che sorge, Ischia sta ripartendo, trasformandosi prima nel set di un film e poi nel-la location perfetta per un evento di moda, e gli ischitani, spettatori di quell’alba, guardano ai giorni che verranno con la speranza e la malin-conia che può appartenere solo a chi si sforza di alzarsi e di correre dopo una brutta caduta.

Le macerie, in disordine sull’asfalto come coriandoli, offrono uno spet-tacolo grottesco, quasi stessero lì per ricordare l’eterna partita a poker giocata fra la vita e il destino, dove a decidere chi vince è sempre e solo la Fortuna e noi, semplici spettato-ri, assistiamo passivi al succeder-si degli eventi. Bastano tre secondi per spezzare una vita, far sgretolare case, quasi fossero leggere come un biscotto, distruggere certezze. È così che la vita e la morte si intrecciano. Mentre i vigili scavano tra le mace-rie combattendo contro il tempo per salvare i tre bambini sommersi dalle macerie, due donne muoiono e nel

silenzio tombale della tristezza, d’un tratto, risuona il primo pianto di una nuova vita. La terra si ferma, i cuori ricomincia-no a battere, la paura si calma e la vita ricomincia a scorrere. La forza intrinseca in ognuno di noi prende il sopravvento sulla fragilità e mette in atto il cambiamento necessario per la ripresa, per ripartire, per raggiungere nuovi risultati.Raggi di luce fuoriescono dalle cre-pe, come ad esempio l’improvvisato ristorante “la Riscossa”, che offre, in zona rossa, la possibilità di recupe-rare la gioia del momento conviviale del pranzo e della cena,permettendo alle famiglie maggiormente danneg-giate dal tragico evento, di riunirsi, cucinando a turno, e scambiandosi storie.

A ogni luce corrisponde

un’ombra, e in questa storia ce ne sono

tante

miriAnA CALise

Studenti di tutte le età e di tutte le

scuole sono costretti ai doppi turni, alcuni, tra coloro che hanno

perso la propria abitazione, vivono ancora in albergo

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di giusy iACOnO e mArtinA de LuiseLa filosofia è affascinante , anche se talvolta di difficile comprensione perché utilizza un linguaggio tecnico, molto diverso dal parlare quotidiano. Tommaso Ariemma, professore di storia e filosofia del Liceo Statale “Ischia” scri-ve un libro intitolato “La filosofia raccontata con le serie TV”, nel quale cerca di ovviare a questo inconveniente presentando la filosofia partendo dalle serie tv e, attraverso queste, arrivare a spiegare concetti ad un primo ap-proccio complessi. Ecco alcune curiosità sulle scelte fatte durante la realizzazione del suo libro.

Come ha pensato di legare la filosofia alle serie tv?Perché le serie tv – come Breaking Bad, Mad Men, Lost, Game of Thrones – hanno incorpo-rato la storia della filosofia come loro prin-cipio attivo. Ad esempio in Lost viene citata la teoria dell’eterno ritorno di Nietzsche, e diversi suoi personaggi portano il nome di alcuni filosofi.

Perchè secondo lei il libro sta riscontrando così tanto successo?

Perché la filosofia, sempre vista antiquata e astrusa, viene presentata in una nuova veste , suscitano curiosità e interesse , soprattutto negli studenti delle scuole superiori. Final-mente la filosofia parla la stessa lingua dei più giovani.

Cosa rappresenta la copertina del libro e per-ché la scelta di quest’immagine ?Pop corn in una coppa greca : dicono in sin-tesi la missione del libro, cioè far diventare

la filosofia qualcosa di entusiasmante da po-ter seguire, come una delle migliori serie tv. Classicità e innovazione si alimentano così a vicenda .

Perchè ha scelto la pop filosofia?E’ la corrente filosofica contemporanea mi-surata con il presente senza pregiudizi. Fare ‘’pop filosofia ’’ significa comprende filosofi-camente fenomeni come i social network, la mania del selfie, la diffusione eccessiva della chirurgia estetica. Fenomeni che chiedono di essere pensati e affrontati urgentemente.

Qual è la serie che ha riscosso maggior suc-cesso tra i suoi alunni ?Black Mirror, senza dubbio è la più filosofica in circolazione. Le puntate sono sempre diffe-renti tra loro e ciò permette di soffermarsi di più sui temi che sullo sviluppo della trama.

Quale serie TV si sentirebbe di consigliare a tutti i ragazzi ? Guardate The Young Pope : un piccolo gioiel-lo del premio Oscar Paolo Sorrentino. L’unica serie italiana citata nel mio libro perché dav-vero capace di tener testa alle grandi serie tv americane.

la filosofia raccontata con le serie tV

la pace è tra le righeLo scorso 25 ottobre undici ragazzi del nostro Liceo, accompagnati dalle professoresse Franca Pascale, Maria Ferradino e dalla prof Pizzuti, re-sponsabile regionale del progetto E.I.P, sono sta-ti premiati alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma nella 45° edizione del concorso nazionale “E.I.P. Italia – Scuola Strumento di Pace”, presti-gioso premio che quest’anno ha avuto come tema centrale la solidarietà all’interno dell’Unione Euro-pea come via maestra di pace.Undici come detto i ragazzi premiati: ragazzi e ragazze che grazie a composizioni poetiche, pro-getti e progetti Multimediali hanno ancora una volta dato lustro al nostro Liceo convincendo e venendo premiati dalla giuria per i loro encomia-bili lavori.Le studentesse della 5°A Classico Maria Rosa-ria Calise, Anna Maria Buono, Claudia Capuano, Arianna Mosca e Sara Santangelo hanno conqui-stato il 1º Premio Regionale con il progetto multi-mediale “L’Europa siamo noi” riguardante l’epopea della nascita dell’Unione Europea , dai primi va-giti dell’europeismo dopo il disastro della seconda guerra mondiale fino ai giorni nostri, sofferman-dosi sulla vocazione inclusiva dell’Europa unita dando la parola anche a studenti tedeschi giunti sulla nostra isola per uno degli scambi culturali che sono un vanto dell’educazione e veicolo per la creazione di un sentimento solidale.Premiata col 1º Premio Regionale anche la loro compagna di classe Daniela Sasso che si è distinta

nella sezione dedicata ai Diritti umani e alla lega-lità grazie a un video incentrato sulla Dichiarazio-ne universale dei diritti dell’uomo.Le alunne Veronica Buono, Laura Sorrentino e Giulia Landolfi del Liceo delle scienze umane hanno conquistato il Premio E.I.P. “Cittadinanza e Diritti umani” con il progetto “La cittadinanza e il valore della pace”Infine un notevole traguardo anche per Simone Cigliano e Davide Laezza della 3A Classico le cui poesie intitolate “Madre Pace” e “Di-sper-Azione”

sono state inserite nella raccolta “Poesia come Pace” dedicato alla memoria del giovane poeta Michele Cossu, che raccolto le opere di ragazzi di tutta Italia e in cui la regione Campania ha brillato con 26 componimenti premiatiUn nuovo successo dunque per il nostro Liceo che si conferma vincente nei concorsi a cui prende parte e che non ha intenzione di smettere di por-tar trofei a casa.

IV

Intervista al prof. Tommaso Ariemma, docente del nostro liceo

Il Liceo Ischia premiato a Roma per il concorso del Progetto E.I.P.

ACCAde AL LiCeO

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Perchè i ragazzi vengono travolti dal vortice della droga

gioVentù stupefacente

di mArtinA de Luise che fa uso di droghe si sentirà un pesce fuor d’acqua fin quando non sperimenterà, pur di soddisfare le aspettative del gruppo. A quel punto il ragazzo si sentirà costretto a conti-nuare per non essere ancora una volta il de-bole della situazione e quello che era un uso sporadico della droga diviene un’abitudine, un vizio. Nel ragazzo scatta un meccanismo complesso e pericoloso che non gli consente di poter pensare alle conseguenze di ciò che sta facendo, ma piuttosto che lo induce a con-tinuare perché ne è ormai schiavo. A questo atteggiamento sono correlate varie difficoltà che l’individuo deve affrontare, riconducibili a delusioni, litigi o aspettative troppo alte.La droga diventa quindi un porto sicuro, la so-luzione a tutto, il modo per dimenticare tutti i problemi. Ma non può essere così, la droga non farà altro che amplificare quelle problematiche e peggiorare lo stato già critico del ragazzo. Sbalzi d’umore, agitazione, instabilità emotiva,-sono solo alcuni tra i disturbi che l’assunzione di queste sostanze possono causare. Infatti il ragazzo va incontro a complicazioni ben più gravi dato che tali sostanze influiscono sul corretto funzionamento cerebrale incidendo sulla memoria e sulle capacità cognitive.

Quello della droga è uno dei temi più dibattuti nella nostra società.Ma cos’è la droga? In campo scientifico sono tutte quelle sostanze che, una volta assunte, sviluppano nell’indivi-duo effetti allucinogeni.Le sostanze stupefacenti si potrebbero dividere in “droghe leggere” e “droghe pesanti”. Fanno parte del primo gruppo l’hashish e la mari-juana, considerate leggere perché gli effetti che provocano sono ritenuti meno gravi rispetto a quelli causati da altre droghe. Con gli allucino-geni, le anfetamine, l’ecstasy, l’eroina e la co-caina, invece ci si riferisce alle droghe pesanti. L’individuo non viene danneggiato solo dall’as-sunzione della sostanza, ma anche dall’asti-nenza che ne deriva , che provoca depressione, inquietudine e può condurre a gesti estremi.Anticamente venivano utilizzate sostanze na-turali che alleviavano l’ansia e i dolori. Dagli anni ’60 l’utilizzo di tali droghe si è diffuso ar-rivando a colpire tutta la popolazione, sino ad arrivare ai giorni nostri dove ad essere coin-volti sono principalmente i ragazzi.Minorenni e droghe sono infatti due mondi che

si incontrano sempre più spesso. I ragazzi che vengono travolti dal vortice della droga non sempre hanno la forza di uscirne e di reagire. Ma perché si entra in questo giro? Quali sono le cause che spingono i ragazzi a fare uso di queste sostanze?“Per sentirsi normale” direbbe qualcuno. “Per essere parte del gruppo” risponderebbe qual-cun altro. Di fronte a un momento difficile, per non sen-tirsi diversi, per noia o per la semplice curio-sità di provare, i ragazzi ricorrono agli alcolici o, nei peggiori dei casi, alle droghe in generale.Il singolo che entra a far parte di un gruppo

come insignificante. Per alcuni studenti ‘’un giorno di assenza guadagnato nel più sem-plice dei modi’’, una giornata sfruttata per il solo gusto di non partecipare alle lezioni. Davanti alla presenza di gravi problematiche, una volta avuta la possibilità di fare anche solo un tentativo per abbatterle, bisognereb-be partecipare con tutta la volontà e tutta la propria motivazione, perché per quanto possa sembrare irrilevante, è indispensabile sapere che ogni singola presenza conta.

27 ottobre, circa 1000 studenti provenienti dai vari istituti isolani manifestano richie-dendo disperatamente un aiuto dalla città metropolitana, sperando che la tragica con-dizione di inagibilità in cui riversano tante scuole venga risolta, e che i lavori di re-stauro dell’istituto E. Mattei siano velocizzati, così come quelli dell’ex struttura del Liceo Scotti. Il corteo termina davanti al municipio comunale di Ischia, dove il sindaco annuncia pubblicamente che verranno presi provvedi-menti, fissando un incontro ufficiale agli inizi di novembre con Domenico Marrazzo, asses-sore della Città Metropolitana. Prima che la protesta cominci, i giovani sono impazienti di esprimere il proprio malcontento e lottare per i propri diritti, e dalla numerosissima fol-la si innalzano cori e vengono mostrati stri-scioni pieni di frasi che esprimono in pieno i sentimenti dei ragazzi: ‘’Fare scuola senza avere una scuola’’, ‘’le scuole crollano, gli stu-denti no’’. Frasi toccanti, messaggi di spe-ranza e di coraggio, che mostrano l’unione degli studenti, provenienti da istituti diversi ma con la stessa voglia di farsi sentire. Un’unione che poco tempo dopo, raggiunta la rotonda di Piazza degli Eroi, si dissolve in un

percorso, l’indifferenza e il menefreghismo hanno la meglio su buona parte dei par-tecipanti, conducendoli in uno dei tanti bar Ischitani a godersi la mattinata trascorren-dola nel più totale relax. Il corteo che raggiunge il termine con meno della metà dei partecipanti è una triste re-altà che purtroppo non può essere negata, essendo ormai una ‘’tradizione’’ dei liceali. Un’occasione sprecata, un momento di unio-ne e di condivisione così ampio, considerato

di LudOviCA CAstALdi

Doppi turni, plessi inagibili e inadempienze: la protesta-flop di mille studenti

in marcia per la scuola

V

La droga diventa quindi un porto sicuro, la soluzione a tutto, il

modo per dimenticare tutti i problemi. Ma non

può essere così

AttuALità

vinCenzO mArChetti

istante, quasi senza lasciare traccia. I più motivati proseguono fino al reale termine della manifestazione, arrivando al comune e ascoltando le pa-role contenute nelle ottimiste promesse del sindaco. Altri in-vece, nella più totale indifferenza, decido-no di fermarsi pri-ma. E così, mentre la solidarietà e gli ideali studenteschi prose-guono per il loro

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di enzO spAtArO

di mArCO pAtALAnO

il Viaggio nel tempo

Da Dargut alla riVincita Di ciro (pinto)

VI

rono ad operare i corsari barbareschi provenienti dalle coste del Nord Africa. Erano appunto chiamati corsari e non pirati, poiché lavoravano al servizio del Califfo musulmano, difatti attaccavano solo im-barcazioni cristiane, non musulmane. Per questo motivo per diversi secoli i i commerci nel Me-diterraneo subirono un duro colpo. con i corsari in giro, le acque non erano per niente sicure. Ma neanche le strade del resto.La pirateria moderna nel Mare dei Caraibi, curiosa-mente per colpa della monarchia. Una pirateria di stato, per intenderci. Come già accaduto per i pirati saraceni. Emblema dei nuovi tempi è Francis Drake (1540 1596), corsaro, circumnavigatore del globo e nomi-nato cavaliere dalla regina Elisabetta I d’Inghilterra. In una delle sue scorrerie, Drake trafugò agli spa-gnoli, spezie e tesori vari per un valore pari alle entrare delle casse inglesi di un anno. La Corona ebbe diritto alla metà del carico, la regina apprezzò ma chiese ed ottenne da Drake che i successivi rapporti sulle sue missioni non venissero tanto pubblicizzate tra gli inglesi e soprattutto tra gli spagnoli i quali, oltre a non gradire di essere de-rubati, non avevano piacere che si sapesse che un tipetto come Drake avesse la meglio sulla mitica invincibile armata. Oggi i pirati non si spostano a bordo di velieri ma utilizzano le tecniche di abbordaggio apprese dai loro predecessori e se la prendono con navi di ogni genere preferibilmente indifese. I più feroci sono i pirati indonesiani che operano negli stretti di Malacca e Singapore. Si conta che abbiano attaccato e depredato 86 mercantili. Ma ci sono anche i pi-rati somali che si organizzano nel Corno d’Africa a partire dal 2009 a seguito dello a seguito dello scoppio della guerra civile in Somalia e alla conse-guente crisi del potere centrale.Ma, come nell’antichità e nei film, anche ai nostri giorni assistiamo ogni tanto alla vittoria dei buoni. Ad esempio il 25 aprile del 2009 al largo delle co-ste somale un’imbarcazione di pirati tenta di abbor-dare una nave da crociera italiana, la MSC Melody, con 991 passeggeri a bordo, ma il comandante: Ciro Pinto con una manovra abilissima, evita i colpi di Kalashnikov, fugge e porta in salvo i passeggerei. Da allora Ciro (Pinto) è diventato un mito.

Come sappiamo, gli storici sono da sempre in acceso contrasto su come siano avve-nuti gli avvenimenti nel corso della sto-ria; questo perché l’unico modo per sapere cos’è successo in passato è affidarsi ai re-perti, dato che non si può andare indietro nel tempo a vedere di persona l’accaduto. Ma è veramente così? È davvero impossibile viaggiare nel tempo? Vediamo cosa ci dice la scienza a riguardo.Il primo che “ha predetto” il viaggio nel tem-po è stato, non un fisico, bensì uno scrittore, H.G. Wells, che nel 1895 (10 anni prima Ein-stein) pubblicò il romanzo ” La macchina del tempo” ,nel quale narrava la vicenda di un inventore esperto di fisica e matematica che aveva costruito un mezzo grazie al quale era possibile spostarsi nel tempo.Quest’opera è importante poiché ci fa ca-pire com’era il clima scientifico nell’età vittoriana e ci fa intendere che molto pre-sto ci sarà una rivoluzione che trasfor-merà il senso comune e la fisica classica. Secondo Einstein, se più andiamo veloci più andiamo nel futuro, fino ad avvicinarci al li-mite invalicabile della velocità della luce. La scienza e la fisica, da un punto di vista teo-rico, ci dicono che è anche possibile andare indietro nel tempo, ma solo se si oltrepassa la velocità della luce. Ciò nonostante, per viag-giare nel tempo si ci può avvalere non solo della velocità, ma anche della gravità. Tuttavia, potrebbe essere fortemente scon-sigliabile il viaggio nel tempo, almeno nel passato, e per avvalorare questa tesi sono stati ideati vari paradossi, tra cui “il para-dosso di conoscenza”. Questo paradosso è anche chiamato “del pittore o della Monna Lisa”, e ci dice che un critico d’arte torna in-dietro nel tempo per conoscere quello che diventerà il più grande pittore del futuro. Il viaggio riesce, il critico incontra il pittore, che però è troppo giovane e dipinge quadri mediocri rispetto a quelli che farà in futuro. Così, il critico mostra al pittore le stampe (che si era portato dal futuro) dei quadri che rea-lizzerà. Il giovane ne rimane talmente colpito che decide di copiarli. Nel frattempo, il critico d’arte ritorna nella sua epoca lasciando le copie nel passato.Tenendo conto di tutto ciò, dobbiamo chie-derci da dove provenga la conoscenza ne-cessaria par fare i capolavori.La conoscenza non può provenire dal pittore poiché lui la ha desunta dal futuro, e non può provenire dal critico poiché questi l’ha presa dai quadri dipinti dal pittore nel suo futuro. Secondo questo paradosso, la conoscenza sembra nascere dal nulla e senza una reale causa.Quindi teoricamente è possibile, secondo la scienza, viaggiare nel tempo. Tale teoria è stata anche applicata alla realtà con risulta-ti limitati; ma la questione è se sia davvero conveniente e se non sia rischioso viaggiare nel tempo.

La figura del pirata è entrata nell’immaginario col-lettivo dei giovani e meno giovani grazie ai nume-rosi cartoni animati, film, romanzi. Il fenomeno della pirateria è antichissimo: già gli egizi par-lano di un popolo: gli shardana, definiti appunto “mercenari e pirati”. Gli shardana quindi dovrebbero essere i nonni dei pirati che si sarebbero succeduti nel corso della storia, fino ai giorni nostri, perché i pirati infestano ancora oggi i nostri mari, come vedremo.Comunque non si sa molto sugli shardana e se non che – secondo alcuni studiosi – sarebbero originari della Sardegna. Sappiamo di più degli Etruschi, i quali, prima di essere un popolo raffinatissimo (fa-mosi i gioielli alla etrusca) sono stati pirati, pare anche cattivissimi. Contro di loro Gneo Pompeo Ma-gno iniziò una vera e propria guerra, con assalti alle flotte ed esecuzioni pubbliche. Plutarco cita un aneddoto in uno dei suoi scritti (Vite parallele), rac-contando di come l’allora giovane Cesare fosse stato fatto prigioniero proprio da questi criminali.Ma se si lasciano le coste italiane e si risale fino in Scandinavia, ci imbattiamo nei vichinghi, anche loro gettonaissimi nei vari film. I soldati vichinghi non indossavano però elmi con le corna ( troppo scomodi e utilizzabili dal nemico come appiglio), ma un semplice copricapo di cuoio, rinforzato con legno o ferro, mentre ai capi spettava un elmo di ferro adornato con una maschera. Sono stati rinvenuti elmi con le corna, è vero, ma il loro utilizzo era esclusivamente rituale. Dei vichinghi si sa anche che erano molto puliti, o almeno più puliti delle altre popolazioni barbariche della zona, dato che usavano una sorta di sapone, si spazzolavano con utensili cosmetici ed erano soliti fare il bagno una volta alla settimana ( il sabato, chiamato nella loro lingua “laurdag” ovvero “giorno della pulizia”). Con il tempo però, anche grazie al feudalesimo e della creazione di un forte potere centralizzato che si poneva come obbiettivo la difesa dai pirati, le spedizioni cessarono, e i vichinghi dovettero de-dicarsi ad altre occupazioni, come la produzione della birra, occupazione nella quale ottennero un indiscusso successo. Tornando nel Mediterraneo, nel XIV secolo, inizia-

gAbrieLe di gennArO

strAne stOrie

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VII

di mAtteO CAprArO

truffe fantastiche e come sgamarle

risata e gentilmente “le” dico di cercare qualche altro imbecille da soggiogare. Leggendo l’ac-caduto potreste pensare che tutto questo sia avvenuto su un qualche sito malfamato della rete, ma non è così. Questo scambio di battu-te si è svolto sulla chat privata di Play Station Network. In seguito mi sono chiesto: perché cercare di truffare in questo modo su PSN se ci sono più ragazzini che adulti? Beh, la rispo-sta è abbastanza elementare. Pensiamo a tutti i ragazzini che si trovano in piena fase ormonale che ricevendo queste attenzioni non ci pense-rebbero due volte a far andare in rosso il conto in banca dei genitori . Cosa che probabilmente accade veramente se inserisci il numero di car-ta di credito in quel sito.

La rete… la rete è un posto magico, dove puoi trovare video di gattini, di gente che fa cose stupide e dove puoi ordinare quella statua 1:1 di Darth Vader che ti piace tanto, ma che ti ver-gogni di far vedere ad altri. Ma come affermava il filosofo Anassimandro «l’ordine ha il suo significato nell’opposizione, cioè non esiste il “bene” senza che esista anche il “male”».Da quando Internet ha iniziato a diffondersi nelle case di tutti con esso si è sviluppata anche l’arte della truffa online. Una delle truffe onli-ne più conosciute da noi ragazzi è quella che fu creata sul sito “ALGOCASHMASTER”, non la ricordate? E se vi dicessi: ”Ragazzi sono vera-mente euforico”.Ci sono vari metodi per spennare i “polli” che navigano in rete. Uno dei metodi più usati è quello del sito sopra citato. Un altro metodo usato è quello di inviare mail in cui c’è un link che se viene aperto ti fa abbonare ad un qual-cosa di molto costoso, oppure c’è la truffa del “mattone”, ovvero l’ adescamento di utenti onli-ne che vengono convinti ad acquistare oggetti che vanno molto di moda con sconti eccezio-nali. La trappola che, però, miete più vittime è la pornografia. Un esempio calzante è capitato a me qualche giorno fa: all’improvviso mi arriva un messaggio che recita “hey”. Immaginando cosa sarebbe avvenuto e volendo prender-lo in giro gli do corda rispondendogli con un sempreverde “hey”. Subito dopo mi sono state chieste informazioni personali e dopo esserse-ne accurato ha specificato quanti anni avesse e che fosse una ragazza. In seguito mi chiede se volessi rendere le cose più “piccanti” condivi-dendomi un sito dove dichiara di essere nuda davanti a una web cam e informandomi che il codice della carta di credito che avrei dovuto inserire è solo per verificare la mia età. Leg-gendo questi messaggi mi faccio una grassa

di sArA bALestrieri

i ritmi circaDiani

Che gli esseri viventi hanno una sorta di oro-logio interno, che permette loro di adattarsi al ritmo mutevole delle giornate, era già noto; tut-tavia ancora non si era giunti a comprendere il meccanismo grazie al quale avvengono questi adattamenti.Nel corso degli anni molti scienziati hanno con-dotto ricerche sui ritmi circadiani, sottolineando sempre di più quanto questi fossero strettamente legati alla salute degli esseri viventi.Questo nostro orologio interno fa si che il nostro corpo si adatti alle diverse fasi della giornata, regolando il ciclo sonno-veglia, la temperatura interna del corpo, i comportamenti alimentari e la produzione di ormoni. Questa regolazione av-viene grazie a stimoli esterni, come la luce o la temperatura e attraverso le abitudini dell’orga-nismo, come, ad esempio, l’orario a cui si pranza o quello in cui ci si sveglia. Nell’uomo questo meccanismo precisissimo viene regolato da un gruppo di cellule specializzate, situate nell’ipo-talamo e denominato nucleo soprachiasmatico. Gli americani Jeffrey C. Hall, Michael Rosbash e Michael W. Young, sono i ricercatori che han-no tentato di capire il meccanismo molecolare che controlla questo orologio interno. Prima di loro, intorno agli anni Settanta, Seymour Benzer e Ronald Konopka, riuscirono a dimostrare che una mutazione di un particolare gene, fino ad allora sconosciuto, interrompeva il normale fun-zionamento dell’orologio circadiano. Ebbene, Hall, Rosbash e Young, nel 1984, attra-verso studi di genetica sul moscerino della frut-ta, riuscirono a isolare il gene responsabile della regolazione dell’orologio biologico e lo chiama-rono “period”.I ricercatori scoprirono inoltre che “period” codi-ficava una precisa proteina, chiamata PER. Que-sta proteina si accumulava all’interno del nucleo delle cellule durante la notte e veniva poi degra-data dall’organismo durante la giornata. Studi successivi consentirono di individuare nuovi geni coinvolti nel meccanismo di regola-zione e di ricostruire le diverse fasi che si sus-seguono ciclicamente.Infatti, nel 1994 Young scoprì un nuovo gene che codifica una seconda proteina chiamata TIM. TIM e PER legandosi insieme riescono a pene-trare il nucleo cellulare. Allo stesso tempo venne scoperta la proteina DBT, che ritarda l’accumulo di PER. Queste scoperte hanno fatto si che si potessero meglio comprendere gli stretti legami che gli or-ganismi viventi hanno con il mondo circostante e come le informazioni (in particolare segnali di natura luminosa) provenienti dall’ambiente re-golino una serie di risposte metaboliche e com-portamentali, mantenendo l’orologio biologico interno sincronizzato con un ciclo giornaliero di 24h.Jeffrey Hall, Michael Rosbash e Michael Young attraverso la loro ricerca, durata ben 33 anni, sono stati in grado di spiegare i meccanismi principali di questi ritmi circadiani, noti sin dal 18° secolo, chiarendo come l’orologio biologico di animali e piante si adatti alle continue rivo-luzioni della terra.Questa ricerca ha fatto vincere ai tre americani un meritato Premio Nobel per la medicina e la fisiologia che permetterà loro di continuare le ricerche su questi affascinanti e complesse te-matiche.

Per fortuna su chat come quelle di PSN e XBOX live è molto facile capire se uno sta per truffarti o no. Il primo campanello d’allarme è l’account: quando vogliono fare truffe del genere tendono a creare nuovi account; se vedi che quell’ac-count non ha nessun gioco correlato a te aspet-tati che la persona con cui stai per interloquire voglia imbrogliarti o insultarti. Infatti la maggior parte delle volte che un giocatore ti contatta senza essere tuo amico difficilmente ti saluterà amichevolmente. Detto ciò spero che con questo articolo abbiate scoperto qualcosa di nuovo e che vi guarderete da chi cerca di truffarvi.

Da quando Internet ha iniziato a diffondersi nelle case di tutti, si è

sviluppata anche l’arte della truffa online

gAbrieLe di gennArO

strAne stOrie

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di giusy iACOnO e LudOviCA CAstALdi

VIII

le Donne al parlamentoMartedì 7 novembre alle ore 21.00, al Teatro Poli, viene presentato lo spettacolo “Le donne al parlamento” di Aristofane, con drammatur-gia e regia di Salvatore Ronga. Protagonisti gli studenti del Liceo Statale Ischia. La commedia narra di un gruppo di donne, guidate da Pras-sagora, che cercano di convincere gli uomini a dar loro il controllo di Atene insinuandosi nell’assemblea. Salite al potere, decidono che tutti i beni vengano messi in comune, anche i

Qual è stata la tua scena preferita? Quale per-sonaggio ti è piaciuto di più e perché?La mia scena preferita, è stata la parte delle ‘’vecchie’’. I personaggi che mi hanno colpi-to di più sono stati Prassagora, per la capa-cità espressiva e comunicativa ,e il ‘’secondo uomo’’, perché credo sia stato la ’’cerniera’’ tra il mondo irreale proposto dalle donne e la pura realtà.

Per due ex studenti del Liceo questo è stato l’ultimo spettacolo con il laboratorio teatrale. Ecco la loro intervista.

Come ti senti a dover lasciare i tuoi compa-gni più piccoli? Ti dispiace dover salutare il tuo maestro, che ti ha seguito durante questo lungo percorso?Daniele Boccanfuso: Mi dispiace tanto non provare più con i miei compagni, però da un lato sono contento perché senza di noi “tra i piedi” avranno modo di cimentarsi in ruoli più impegnativi e stimolanti. Per quanto riguar-da Salvatore, ho la fortuna che oltre ad essere maestro è un mio grande amico, perciò reci-terò ancora con lui, di meno, ma ancora.

Continuerai a recitare, ora che la tua espe-rienza scolastica è terminata?Irene Esindi: E’ difficile pensare come un ri-cordo quest’esperienza che mi ha regalato così tante emozioni e mostrato, nella sua finzione, così tante e diverse realtà. Frequento ora l’u-niversità ma spero vivamente che il mondo del teatro e chi me l’ha fatto conoscere e ama-re continuino a riservarmi delle sorprese.

Qual è la cosa che ti mancherà di più di que-sta esperienza? D.B.: Mi mancherà la compagnia degli amici, le ristate fatte insieme, l’adrenalina e l’ansia pri-ma di andare in scena, tutte le emozioni che riuscivo a vivere solo con loro.

Abbiamo anche intervistato gli altri attori dello spettacolo.

Consiglieresti agli studenti del Liceo di pren-dere parte al progetto?Giulia Scotti: E’ un’esperienza da sperimenta-re. Mettersi alla prova, e divertirsi, sono fattori che possono spingere qualcuno ad intrapren-dere la strada del teatro.

Una delle dicerie più diffuse è quella che il teatro renda sicuri di sé. Credi che l’esperienza teatrale abbia influenzato in qualche modo il tuo comportamento?

Al teatro Poli liceali in scena con la commedia di Aristofane

Lorenzo Coletta: Il teatro non influisce sulla tua autostima. Il nostro maestro ci ha sempre detto che se pensiamo che il teatro ci ‘’metta a posto ’’ o ci risolva dei problemi come la timidezza, abbiamo sbagliato di grosso. A mio parere, non bisogna fare teatro per ‘‘ricevere’’ qualcosa ma bensì per ‘’dare’’ se stessi.

Qual è il più grande insegnamento che il te-atro ti ha dato? Claudia Cortese: Il teatro mi ha insegnato tante cose ma in modo particolare a mettermi sem-pre in discussione, a dare sempre il massimo e il meglio. A non abbattermi e trovare i miei punti deboli e lavorarci su.

(Foto di Lucia De Luise)

“E’ un’esperienza da sperimentare. Mettersi alla prova, e divertirsi,

sono fattori che possono spingere qualcuno ad

intraprendere la strada del teatro”

rapporti sessuali. Viene dunque a crearsi una situazione comica e bizzarra, narrata in chiave farsesca.

Abbiamo intervistato Giovanni Orlacchio, uno degli studenti che hanno assistito alla com-media. Ti è piaciuto lo spettacolo? Perché?Mi è piaciuto molto perché grazie alla coo-perazione tra regista e attori, si è ottenuto il divertimento del pubblico grazie a battute e a capacità espressiva nelle nuove leve. Invi-dio gli attori per la loro possibilità di staccarsi dalla realtà vita, e di vivere situazioni e sen-sazioni indossando altri panni.

teAtrO e spettACOLO

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Correva l’anno 2014 quando venne annunciato il primo Assassin’s Creed per Next-Gen (console di nuova generazione) e PC, un videogioco am-bientato nella Francia rivoluzionaria. Nonostante le alte aspettative, si è rivelato un vero e proprio flop: ottimizzato male, storia poco appassionante, ma soprattutto bug, ovvero errori nel gioco per il quale si generano procedure parecchio strane. Un anno dopo,la casa francese Ubisoft (casa produt-trice di tutti gli AC) ci riprova con Syndicate che può essere considerato l’inizio di un giusto per-corso,presentando una grafica migliore, bug par-zialmente risolti; tuttavia non è ancora all’altezza della saga. Non è ancora abbastanza adatto per il pubblico. In seguito a due anni di pausa vie-ne ritrovata la strada giusta con Assassin’s Creed Origins, uscito il 27 ottobre di quest’anno. Con voti molto alti, tra l’otto e il nove, la critica l’ha accolto come “il titolo che tutti stavamo aspettando”; ana-lizziamo il perché.

presenti componenti di questo genere. Il per-sonaggio può essere personalizzato, e inoltre l’equipaggiamento può completamente essere aggiornato e migliorato spendendo risorse del gioco. E’ presente inoltre un albero delle abi-lità, articolato secondo tre generi: Combatten-te, Cacciatore, Veggente. Tra le novità RPG del gioco, il Combat system è uno delle più impor-tanti dato che è stato radicalmente cambiato e migliorato. Ora gli scontri sono più comples-si, bisogna avere riflessi pronti e dita pronte data la qualità dell’IA (intelligenza artificiale). Un’altra caratteristica che non manca mai nei giochi RPG moderni è l’esplorazione e anche in questo videogioco è più importante che mai, dato che siamo noi a spostarci secondo gli ob-biettivi di una missione attraverso l’immen-sa mappa dell’Egitto. Tutto ciò è facilitato dal nostro compagno d’avventura, Senu, l’aquila di Bayek che ci aiuterà a scoprire i punti di interesse, le miniere di risorse, ma soprattutto il bersaglio della missione. Con la pressione di un solo tasto si passa all’occhio di Senu per scoprire tutti i particolari che Bayek non sa-rebbe riuscito a notare da solo.

di vinCenzO mArChetti

IX

l’assassin’s creeD che tutti aspettaVamo

Ambientazione e StoriaIl gioco prende vita durante il periodo tole-maico dell’Antico Egitto, subito dopo la detro-nizzazione di Cleopatra da parte di suo fratello Tolomeo.In questo periodo l’Egitto è mutilato dalle continue lotte interne che condizionano anche la popolazione che viene sottomessa o schiavizzata. L’Egitto è corrotto, il potere è detenuto da un gruppo di uomini chiamato “L’antico ordine” con il compito di rendere l’E-gitto un paese ricco e prospero, però, con un prezzo da pagare: la sottomissione e l’uccisio-ne dei loro nemici. A questo punto è necessa-rio presentare il protagonista, un “medjay”, che nel Nuovo Regno è un protettore, garante della sicurezza e riconoscibile dalle vesti bianche. Il suo nome è Bayek da Siwa. Opera per conto della regina Cleopatra, intenzionata a ripren-dersi il trono dalle grinfie del fratello. I gioca-tori incaricati fin da subito di stroncare questi uomini, riconoscibile da nome in codice (per esempio Coccodrillo o Iena). L’ambientazione è più ricca che mai, la mappa è estremamente vasta e dettagliata. Non mancano le sempre presenti “Missioni Secondarie” ognuna con un intreccio a sé che arricchiscono la storia prin-cipale, anch’essa molto curata.

GraficaPossono essere fatte delle annotazioni sulla veste grafica di questo nuovissimo e ambi-ziosissimo gioco. Si va sempre di più verso l’iper-realismo: tutto sembra vivo, dalle per-sone ai semplici animali che scorrazzano in giro per le città; ogni cosa è curata nei mi-nimi dettagli. Ottimi il disegno dei vestiti e l’illuminazione.In alcuni momenti del gioco, si possono notare panorami spettacolari, che si potrebbero ammirare per ore, per esempio le maestose piramidi di Giza, all’epoca ricoperte di pannelli di marmo e dotate di una punta d’oro incisa con geroglifici. Il gioco ci dà la possibilità di visitarle sia internamente che esternamente, e posso assicurarvi che lo spet-tacolo è magnifico. In sintesi, il gioco è grafi-camente impeccabile.

Componente RPGL’acronimo RPG deriva dall’inglese e sta per “Role Playing Game” ovvero, Gioco di Ruolo. In Assassin’s Creed, per la prima volta, sono

Il gioco è uscito il 27 ottobre portando una ventata di novità al franchise di casa Ubi-soft. Le nuove aggiunte sono davvero tante e rilevanti, rendendolo così un gioco nuovo e rivoluzionario per il futuro della saga.

tiriamo le somme

★★★★☆

e’ tempO di videOgiOChi

Il nuovo gioco del franchise Ubisoft ci proietta nell’Antico Egitto

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Nei giorni passati, siamo andati in giro per le librerie dell’isola di Ischia per chiedere informazioni riguardo ai letto-ri e ai libri più venduti al momento, nel nostro piccolo paradiso terrestre. Siamo rimasti senza parole quando abbiamo saputo che i lettori più affezionati non sono i ragazzi, bensì adulti e bambini, che pare leggano anche più degli adulti! Già! A quanto dicono i librai, quelli che mancano nelle librerie sono proprio gli adolescenti. Ma tornando ai libri, pare che i generi più apprezzati e acquistati siano l’urban fantasy (sottogenere del fantasy), il giallo, il thriller e l’intramon-tabile narrativa, moderna e contempo-ranea. Tra i titoli più richiesti troviamo primo in classifica il nuovo romanzo di Dan Bown (scrittore de “il codice da Vinci”), “Origin”, oltre che alle ormai famosissime saghe di “Shadowhunter” e “Trono di Spade”. Inoltre, è da poco uscito il dodicesimo capitolo de “Diario di una schiappa”, di Jeff Kinney, dei cui

capitoli precedenti hanno già prodotto dei film. Per un pubblico più adulto, tro-viamo, invece, i polizieschi di Maurizio De Giovanni e i libri di Camilleri. Non è inoltre da sottovalutare la vendita dei fumetti: i manga e i fumetti americani sono quelli che vanno per la maggiore, soprattutto tra i ragazzi. Pure la vendita di libri in lingua straniera non è bas-sa, anche se i compratori sono preva-lentemente turisti e visitatori stranieri. I principali acquirenti sono i tedeschi, che, per rilassarsi durante la loro vacanza, preferiscono una lettura in lingua in-glese.

Troviamo pure una minoranza com-posta da ragazzi, che preferisce leggere in lingua straniera, prevalentemente in inglese. Con l’avvento degli e-book ci eravamo chiesti se la lettura telemati-ca avesse intaccato la vendita del libro cartaceo, ma i librai sono tranquilli per quanto riguarda questo fronte. Infatti i dati delle statistiche a livello nazionale dicono che gli e-book incidono molto poco sulle vendite cartacee e comunque chi frequenta le librerie come luogo fisi-co è un appassionato di lettura su carta che non vuole rinunciare all’esperienza di mantenere un libro in mano, poiché “ha un impatto diverso sulla memoria e sul ricordo della storia”, come afferma una libraia. Si può dire dunque che la lettura su e-book si affianchi alla let-tura su cartaceo. Però il problema non è tanto lo strumento, telematico o carta-ceo, ma, come detto prima, il lettore che sembra stia diventando sempre più una specie in via di estinzione.

di miriAnA CALise

“I giovani d’oggi non leggono più”: ma è davvero così? Sempre con maggior frequenza noi adolescenti sentiamo pronunciare queste parole dagli adulti, ma davvero lo smartphone ha preso il sopravvento sui vecchi e cari libri? Quanto leggevano i nostri genitori o i nostri nonni rispetto a noi? Probabil-mente, i nostri nonni non molto, visto che circa 70 anni fa la scuola dell’ob-bligo non esisteva e il livello medio di istruzione era la licenza elementare per cui, noi giovani d’oggi leggiamo meno, ma rispetto a quando? 50 anni fa? 20, 30 anni? E se non rispetto a quando, al-lora rispetto a chi leggiamo meno?Secondo una statistica dell’ISTAT datata 2016 ,solo il 42% delle persone dai 6 anni in su (circa 24 milioni) ha letto almeno un libro in un anno, ma fra i molti dati che possiamo ricavare da questa stati-stica, uno risalta sugli altri ovvero che la fascia d’età in cui si legge di più è com-presa fra i 15 e i 17 anni di vita, mentre quella fra gli 11 e i 19 costituisce il 50% e più dei lettori italiani; quindi i giova-

ni d’oggi “leggono meno”, ma gli adulti non sono certo un modello da imitare, visto che fra i 35 e i 44 anni le persone che hanno letto almeno un libro in un anno sono solo il 41.9% contro il 51.1% degli 11-14enni. Nelle stesse fasce di età sono i pre-adolescenti a vincere poiché

di FAbiO

ecco come si legge a ischia

libri: una specie in Via Di estinzione?leggono più di 12 libri l’anno. Ma in tutti questi dati non viene considerato il tipo di libro letto: sicuramente un ragazzino di 12 anni non leggerà mai un testo di psicologia e viceversa, difficilmente ve-dremo un uomo di 40 e più anni inten-to a leggere un urban fantasy, il genere che ha appassionato la nuova genera-zione di lettori. Esistono, dunque, libri di serie A e di serie B? C’è un tipo di lettura che può essere considerato ”inferiore”? In molti ritengono di sì, ma per altri bi-sogna rapportare il tipo di testo all’età e al livello di istruzione del lettore: se un laureato in filosofia decidesse di leg-gere la saga fantasy “La ragazza drago” scritto da Licia Troisi (grande scrittrice di fantasy italiana) è ovvio che la sua cultura non se ne gioverebbe; comun-que il leggere solamente testi narrativi o impegnati esercita una certa parte del nostro cervello (l’immaginazione o la razionalità) per cui, anche se non im-pegnata o dedicata a grandi classici, la lettura è, dunque, il miglior strumento che abbiamo per tenere il cervello attivo e in costante allenamento..

X

Gli adolescenti sono i grandi assenti nelle

librerie dell’isola.L’eBook non

sostituisce la carta

teresA CALise

AmiCi di pennAC

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XI

cosa bella del vivere senza i genitori è che non hai nessuno che ti dia ordini, puoi andare a dormire quando ti pare e uscire ogni volta che ne hai voglia. Il lato negativo del vivere senza genitori è che devi imparare a fare la lavatrice. In questi tre anni ho finalmente scoperto per-ché mia madre non mi faceva buttare maglie rosse e slip nella stessa cesta del bucato, ma di questo non voglio parlare…

Voglio iniziare con una premessa: la mensa dell’università non è poi così terribile. La ma-tricola, il primo giorno, teme sempre di trovar-si sotto il naso carciofi rancidi, spinaci bolliti o chissà quale altra robaccia verdastra, ma pranzo qui da quasi tre anni e non sono anco-ra finito in infermeria, quindi fidatevi.Salve a tutti, mi chiamo Simone Lancini, ho 22 anni e oggi vi racconterò un po’ quella che è stata finora la mia esperienza universitaria. Sono un ragazzo normale: abbonamento a Sky per seguire il Napoli, lieve monomania per i fumetti di Dragon Ball, partita di calcetto fissa il giovedì sera. La settimana prossima salirò su uno shuttle diretto su Saturno con i miei otto o nove premi Nobel… insomma, niente di speciale. Frequento l’università di Palermo da 3 anni e ricordo ancora benissimo il mio primo giorno. Quando ci penso mi vedo come se fossi il pro-tagonista di un film: eccolo lì, Simone, dician-nove anni, capelli scuri, occhiali, che cerca di orientarsi come meglio può, con il programma delle lezioni in una mano, la cartina nell’altra, su e giù per certe scale che sembrano cambia-re posizione, neanche fosse a Hogwarts… Che figuraccia, ha pestato i piedi a una ragazza… Cavolo, era pure carina! Dio, se ci ripenso mi viene da ridere, il mio primo giorno devo aver avuto pressappoco la faccia di un malato ter-minale.Eppure ci si abitua al fiume di gente che ti pas-sa accanto per i corridoi, un po’ come si fa con le aule gigantesche, la fila alla mensa e il fatto che di botto è avvenuta una trasformazione: i “compagni” sono diventati “colleghi” e tu rima-ni sul posto, folgorato, vorresti capire un po’ quando è successo, tutto questo, probabilmente mentre eri in coda alla mensa, ti rispondi.Ora, per quanto mi riguarda, dopo un mesetto di università mi ero già abituato. Se qualcuno mi avesse detto che ero sopravvissuto 18 anni della mia vita senza avere un distributore di merendine in un raggio di cinque metri dalla mia classe non gli avrei creduto. Oggi abito in un piccolo appartamento in via Calderai che, per chi non conoscesse Palermo, è molto vicina all’università. In pratica, cam-mino per dieci metri dritto, giro a destra, poi a sinistra e sono arrivato. Fino all’anno scorso, però, vivevo insieme ad altri tre studenti. La

di giuLiA mAtArese

una nuoVa Vita

Iniziarono a farsi scrupolo del loro tempo.

se nel pomeriggio aveva già un impegno

lei si lasciava la sera libera nel caso volessero stare insieme.

Lui segnava, sul calendario,i giorni in cui aveva da fareper sapere in quali altri, invece,

avrebbe potuto rivederla.Lentamente, senza accorgersene,si preparavano a un trasloco di

cuore.Iniziavano a far spazio nella loro

vita per ospitare l’altro.***

Forseognuno di noi ha, sul suo corpo,un tallone d’Achille,una zona sensibile, vulnerabile,

qualunque essa sia,che nascondiamo, proteggiamo,che si ritira al tocco,ostinata roccaforteprima del completo abbandono

all’amore.***

Per me quello era l’odore dell’amore

e l’amore, avessi dovuto disegnarlo,

avrebbe avuto le sue mani e i suoi capelli di nuvola.

Ora che non c’è piùmi domando:l’amore cambierà odore?E avranno, le labbra di un altro,lo stesso, confortante, sapore

di tenerezza?

AmiCi di pennAC

le dire che ho scelto la seconda, anche se con riluttanza. Il giorno in cui sono partito per trasferirmi de-finitivamente nella mia nuova casa a Palermo, avevo con me quattro cose essenziali alla mia sopravvivenza: una valigia rossa con vestiti, spazzolino, scarpe e tutto quello che mia ma-dre era riuscita a infilarci, il mio portafoglio, il cellulare e uno zaino con la PS4. Adesso, a qualcuno potrebbe sembrare che io sia ec-cessivamente ansioso, ma la mattina della mia partenza ho controllato 6 volte di aver preso il cellulare, 15 volte di avere soldi nel portafoglio e 10 volte che lo zaino fosse chiuso. Ho salutato e abbracciato i miei che ancora erano a letto, sono uscito di casa, ho fatto 20 passi, “Li ho salutati o no?”, sono tornato indietro, ho ria-perto il portone, altri cinque minuti per cercare le chiavi, risalutato i miei, esco di casa, “forse è meglio prendere una bottiglietta d’acqua”, entro, esco “la carta d’identità?” e così via per dieci minuti. Due ore dopo sono seduto, posto 5B, vicino al finestrino. Non ho fatto nemmeno in tempo ad allacciare la cintura che mi rendo conto di aver portato la playstation ma non i giochi. Che cretino! E durante la prossima ora di volo non farò che pensarci. Tra l’altro ho il terrore dell’aereo. Fammi prendere il mio ro-manzo, che mi aiuta a distrarmi. Naturalmente l’ho lasciato a casa, sul tavolino…La nostalgia di casa è una di quelle cose che non ti aspetti, quando vai all’università. Finisci per sentire la mancanza anche di quei pelu-che, quelli inquietanti con gli occhi da assassi-no che tenevi sulla mensola sopra il letto, dei poster appiccicosi che non vogliono più venir via dalla porta e di tutte le piccole cianfrusaglie disseminate qua e là per la tua stanza. Finisco-no per mancarti anche i litigi con Matteo per il telecomando, il che è tutto dire… E allora quan-do torni a casa nelle vacanze, ti viene da ab-bracciare tutti quanti, perfino il gatto, e quando torni a Palermo ti senti più felice, più leggero, un po’ più bambino. E non sai mai, non riesci a capire se è perché hai rivisto i tuoi, perché hai recuperato un pezzetto perduto della tua infanzia o perché nella borsa, in contenitori di vetro di diverse grandezze, hai la quantità di struffoli sufficiente a sfamare l’intero continen-te africano per un anno.

poesie

di giuLiA mAtArese

Finiscono per mancarti anche i

litigi con Matteo per il telecomando, il che

è tutto dire

A 20 metri dall’università c’è un posto fa-voloso che vende arancine e crocchè, un po’ più avanti, sull’altro lato della strada, c’è una pizzeria. Adesso, sfatiamo un mito: non è che solo perché la pizza è stata inventata a Napo-li, mangiarla in qualunque altro posto d’Italia debba essere considerato un’eresia. La pizza di “Gino” è la fine del mondo. Credo che negli ultimi tre anni il suo pizzaiolo mi abbia vi-sto almeno il triplo delle volte che mi ha visto mia madre. A questo punto, però, lo studente fuori sede medio è costretto a scegliere. Può: 1) mangiare tanta pizza da non riuscire più a entrare nel già esiguo spazio di un banco universitario o 2) imparare a cucinare. Inuti-

FOtOgrAFA: OLgA strAshnA

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Come i giovani fanno la rivoluzione

XII

di giOrgiA OrLAndO e mArtinA mAtterA

dei tweet. Questi sono tutti esempi di gravi offese alla libertà umana. Ma per compren-dere meglio quanto oggi l’uomo non venga completamente rispettato, è possibile anche guardare ad efferatezze più vicine al nostro quotidiano: Nicoletta Diotallevi, strangola-ta, fatta a pezzi e gettata in un cassonetto dal fratello 62enne, o Maurizio Gugliotta, trafitto da una coltellata alla gola mentre passeggiava tranquillamente tra le banca-relle di un mercato. Vite umane spezzate con estrema superficialità, quasi leggerez-za, come se fossero insignificanti. Esempi in cui è evidente che la brutalità dell’uomo può raggiungere l’apice facendo scomparire poco per volta la sua umanità, dirigendosi verso un punto di non ritorno. E’ estrema-mente difficile pensare che al giorno d’oggi, in un’epoca così sviluppata e ricca di in-novazioni, l’unica cosa che ancora non si riesce a migliorare è il trattamento che l’uo-mo riserva ai suoi simili. Sfruttiamo questa giornata per festeggiare il grande passo in avanti fatto dall’ONU, per ricordare il rag-giungimento di un traguardo fondamentale per la storia, ma non permettiamoci che le ingiustizie vengano dimenticate e le atrocità compiute ancora una volta nella più totale

10 Dicembre, una delle giornate più im-portanti per il genere umano. Una delle date che non dovremmo mai dimenticare: la giornata del caffè sospeso, E, se dovesse esserci ancora spazio nella nostra memo-ria, magari potremmo anche ricordarci della Giornata mondiale dei diritti umani, istitu-ita in concomitanza con il celestiale gior-no dedicato ai caffè gratis. Nella gloriosa giornata del 10 dicembre 1945, fu ufficial-mente redatto un documento che sancisce in maniera ufficiale che ogni essere umano debba avere la stessa protezione, le stesse occasioni e lo stesso trattamento, anche per il solo fatto di essere stato dato alla luce e, quindi, di esistere. Vengono così istituiti i di-ritti fondamentali di ogni individuo, che 193 paesi membri dell’ONU si impegnano tutt’ oggi a far rispettare. Ogni anno, in onore di questa ricorrenza, a New York, dove si trova la sede dell’0NU, vengono organizzate con-ferenze a sfondo culturale, manifestazioni e varie attività, interamente riservate a questa considerevole data. Durante un anniversario così felice, dedicato ad un grande traguar-do, non è possibile però smettere di pensare

Si parla di vere e proprie violazioni dei diritti umani fondamentali. Basti pensare al conflitto dello Yemen che causa di circa tre milioni di sfollati e oltre 16mila mor-ti tra bombardamenti e stragi varie, o alla condanna di circa 15 anni di Abdulhadi al-Khawajia presidente del Centro per i diritti umani del Bahrain, ‘’colpevole’’ di aver rila-sciato delle interviste e di aver pubblicato

di LudOviCA CAstALdi

testimonianze di alcuni casi in cui i ragazzi hanno dovuto pagare anche fino a 300€ per partecipare ai progetti. Cosa c’è di formativo ed educativo in tutto questo? Poco o qua-si nulla. Però fa comodo, molto comodo a chi, come gli imprenditori o i dirigenti del-le grandi aziende, incentivati dal 100% degli sgravi fiscali, traggono beneficio dall’avere a disposizione manodopera assolutamente gratuita, portando un danno agli operai, già demoralizzati dall’abolizione dell’articolo 18 e dalla crisi economica, diffusasi in tutta Euro-pa. Così la completa indifferenza e l’incapacità dello stato di intervenire hanno fatto da sve-glia. L’ Unione degli studenti, o sindacato degli studenti, nato nel 1994 e distintosi negli anni per l’organizzazione di manifestazioni pacifi-che in opposizione alle associazioni mafiose e alle riforme berlusconiane, ha così deciso di tornare a far sentire la sua voce, con la quale denuncia una scuola che zoppica, ar-ranca, che si scontra con sistemi politici poco attenti. Infatti questi stessi non comprendono che il cuore pulsante, il motore da cui tutto parte e dipende, sono proprio gli studenti e che in un paese dove non si studia volen-tieri mancano i cittadini e abbondano invece

13 ottobre 2017: settanta piazze italiane, due-centocinquantamila studenti e studentes-se protestano contro un sistema ingiusto e demoralizzante a cui il Governo Renzi li ha costretti con la “Buona scuola”, che poi tanto buona non è. Ad aver risvegliato le coscien-ze apparentemente addormentate sui libri di scuola, è stata, infatti, l’alternanza scuola- la-voro che non in tutti gli istituti superiori vie-ne svolta in maniera corretta, soddisfacente ed efficace. Sul sito del MIUR si legge che tale progetto mira a eliminare le diseguaglianze e a introdurre i giovani nel mondo del lavoro. In realtà, non è altro che il tentativo di copiare un sistema già presente in Germania, anche se lo sfruttamento e la disorganizzazione che ne derivano sono prodotti tutti italiani. Non sempre l’alternanza si manifesta sotto forma di “Travel game”, progetti a New York o al-tre attività simili, anzi sono molto più diffusi e comuni i casi in cui le 400 h obbligatorie degli istituti professionali e le 200 h dei li-cei vengono impiegate nel friggere patatine nei McDonald’s o fare da commessi nei ne-gozi dei grandi marchi. Ci sono addirittura

i burattini condizionabili. Ma probabilmente è proprio questo l’obiettivo. Spinti dalla vo-glia di giustizia, quindi, i giovanissimi ragaz-zi e ragazze, vestiti di tute blu, simbolo della classe operaia, protestano, gridano, marciano e non per disdegnare lavori umili o per pi-grizia, ma per poter riaffermare che tutti gli studenti debbano essere più tutelati nelle atti-vità dell’alternanza, per evitare che i ragazzi siano sfruttati con il consenso della scuola. Insomma, l’unica richiesta degli studenti scesi in piazza è quella di poter vivere la scuola in maniera serena e soprattutto sicura, di non dover essere coinvolti in attività ulteriormente scoraggianti. L’ obiettivo di questi coraggiosi studenti che non tacciono di fronte a un’orga-nizzazione per loro penalizzante, è quello di poter frequentare una “Buona scuola”, degna di questo nome.

umani senza umanità: 10 Dicembre

250.000 tute bLu

Si celebra la Giornata Mondiale dei Diritti

Umani: ancora troppe le ingiustizie

dimenticate

alle atrocità che giorno per giorno conti-nuano ad essere compiute. Non mi riferisco alle ‘’leggende metropolitane’’ sul dittatore Kim Jong-Un, che è visto come il protago-nista dell’esecuzione di suo zio e creatore di una legge che costringe tutti i nord Coreani ad avere il suo stesso improbabile taglio di capelli.

Settanta piazze contro la “Buona

Scuola”

pOLitiCA

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InfurIa la Bufera XIII

gic, l’idea inizialmente ironica che i meme alterino la realtà e la riscoperta della canzone italo-disco “Shadilay”, pubblicata dall’Ass. Art. “Pepe” che parla della natura della realtà,non fa che rafforzare que-sta credenza. Trump diventa così il God Emperor dei seguaci del Dio Kek, che in questa fase non si capisce più se siano ironici o meno. La macchina della propaganda si mette in moto, guidata solo da se stessa, e si diffonde attraverso le stesse perso-ne che ne sono bersaglio. È il 9 novembre 2016, e nonostante tutti i pronostici a suo sfavore, Trump viene letteralmente memato alla presidenza da un mucchio di persone che ormai non sono più nem-meno sicure se siano concordi o meno con le sue idee politiche.Ma perchè raccontare questa storia proprio ora? Perchè quel giorno del 2016, la politica mondiale è stata letteralmente riscritta. La velocità e la capacità di diffusione dei meme ha schiacciato ogni mezzo di pubblicazione precedente, trasformando qualsi-asi forma di dibattito politico in una “meme war”. Il 9 novembre 2016, è iniziata l’era della memecrazia.Non ho intenzione di discutere su quanto le meme war siano giuste o meno, in parte perchè sono semplicemente un mezzo come un altro di dibat-tere, almeno sul lungo termine, e in parte perchè sono divertenti da guardare. E qui si torna al prin-cipio: il meme non si diffonde necessariamente per principio di utilità.Anche guardando al nostro orticello, per non im-mischiarci troppo nella politica degli altri paesi, il concetto di “memecrazia” inizia a diffondersi sem-pre di più in Italia, dove, seppure ancora nella cruda forma del “Top Text - Bottom Text”, lentamente il meme comincia a farsi strada come mezzo di co-municazione “serio”. E diviene sempre più necessa-rio sviluppare spirito critico, per non dimenticarsi mai che, alla fin fine, i meme di stampo politico al-tro non sono che propaganda prodotta dalla stessa persona che ne fruisce.

entità a sè stante, è la nascita del culto del dio Kèk. Per quanto questo nome richiami l’idea di folli che circondano un altare pregando qualche strana di-vinità, la realtà è ancora più assurda. L’espressione “kek” è usata online come sostituto di “lol” in ma-niera semironica,a causa di una curiosa funziona-lità del MMORPG World of Warcraft che sostituisce alcune parole quando scritte da utenti che scelgano l’Orda (una delle due fazioni del gioco), e che, come avrete intuito, sostituisce il generico acronimo per “laughing out loud” con “kek”, onomatopea coreana per la risata. La situazione diviene assurda quando viene ritrovata una statuetta di origine egizia rap-presentante il dio Kek, dio dalla testa di rana (Pepe the Frog è un altro meme abbastanza comune in certe zone dell’internet). 4chan, una delle maggio-ri imageboard di internet, e specificamente il suo forum politico, /pol/, impazzisce. Nasce un lette-rale culto moderno dedicato a questa divinità egi-zia, che viene riconosciuta come reincarnatasi nel meme di Pepe the Frog. Una sorta di Geist hegeliano dei tempi moderni, la memetica passa da semplice strumento di intrattenimento a vero e proprio culto, esprimendo in tal modo tutto il suo potenziale. In-fatti, in una operazione politica a metà tra il serio e il faceto, /pol/ decide che Trump deve diventare presidente degli USA. Nasce la cosidetta meme ma-

La storia dell’uomo è storia di propaganda: dipinti che mettono in una buona luce il governante di turno, giornali di regime, pubblicazioni a favore di questa o quella fazione politica, non sempre quella sostenuta dalla maggioranza della popolazione lo-cale (si pensi all’americanissimo “Free Thoughts on the Proceedings of the Continental Congress”, do-cumento del 1774 in cui si difendeva la monarchia inglese e si attaccava aspramente la rivoluzione).Tutto ciò diviene propaganda di partito quando il sistema bi- o tri-polare diventa parte integrante della vita politica di un paese. La propaganda as-sume forme sempre diverse, e nell’era di internet, è naturale che questa si adatti ai nuovi linguaggi.Nel caso non fosse ancora chiaro, la forma assunta dalla propaganda è quella del “meme”. Se la propa-ganda viene prodotta allo scopo di introdurre nella cultura popolare concetti che favoriscano una data idea, certamente la forma memetica è la migliore per fare ciò. Cos’è un meme? Dal greco mimema, “imitazione”, il meme è “un’entità di informazio-ne replicabile”, a detta dell’inventore del termine, Richard Dawkins. Per dirlo in parole semplici, un meme è un elemento culturale che, come i geni se-lezionati da una generazione all’altra, si trasmette e propaga in maniera selettiva, seguendo tanto i principi della normale selezione naturale (ad esem-pio la cucina tipica di un luogo che si sviluppa per sfruttare al massimo le risorse locali), quanto in al-tri campi (la cultura popolare si sviluppa perlopiu’ in questo modo - si pensi alle barzellette, che si trasmettono semplicemente perchè abbastanza in-teressanti da volerle ripetere agli altri.)Ma passiamo al significato più moderno del “meme”, che è probabilmente ciò che ha portato la maggioranza dei lettori a leggere questo articolo.

di LuCA CristiAnO

Nel buio della cabina elettorale, Kèk ti vede, Clinton no.memecrazia

sCreen (ChiArAmente FAke) FOrnitO dA OznerOL

Se un meme è un elemento culturale capace di autotrasmettersi, cosa succede nell’era di Internet, quando chiunque ha i mezzi per trasmettere a mi-lioni di persone le proprie idee?Ciò che avviene è uno sfocamento del confine tra il bersaglio e il produttore della propaganda. La maggioranza della propaganda a favore della presidenza Trump non è venuta certamente dal partito repubblicano, ma dai suoi supporter. Così come in Italia alcuni movimenti di sinistra iniziano a guadagnare terreno grazie ai meme dei loro se-guaci (da questo momento userò meme nella sua accezione “comune”, un prodotto dell’internet che, scatenando forti reazioni, viene condiviso ed entra a far parte della cultura popolare per un periodo più o meno lungo).Prima di lanciarci in dissertazioni sull’influenza dei meme nella politica mondiale, però, conviene rac-cogliere la serie di fatti, che hanno per protagonista il movimento Alt-Right e trumpista americano, che hanno sancito l’inizio dell’era della “meme war”, che hanno “memato” il mondo nella sua situazione politica attuale. Il momento che realmente scandi-sce la divisione tra l’era del meme come semplice prodotto di intrattenimento e quella del meme come

La storia dell’uomo è storia di propaganda.

Ma cosa avviene quando chiunque ha accesso ai

mezzi per produrla?

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XIV

di mAnueL OttAtO

”Arriva il pallone, lo mette fuori Cannavaro! Poi ancora insiste Podolski…Cannavaro! Cannavaro! Via il contropiede con Totti, dentro il pallone per Gilardino...Gilardino la può tenere anche vicino alla bandierina, cerca l’uno contro uno, Gilardino, dentro Del Piero, Del Piero...Gol! Alee-ex Deeel Piero! Chiudete le valigie! Andiamo a Berlino! Andiamo a Berlino! Andiamo a pren-derci la coppa! Andiamo a Berlino! “.Questa è la famosa telecronaca di Beppe Bergomi e Fa-bio Caressa, rimasta indelebile nel cuore degli italiani, formulata nel lontano 9 luglio 2006 ,quando l’Italia era sul tetto del mondo. 11 anni dopo,il 13 novembre 2017 la nazionale Italia-na è ufficialmente eliminata dal campionato mondiale di calcio, evento accaduto una sola volta, 50 anni fa quando il pane costava 140 lire, il parlamento discuteva delle case di tol-leranza ed era in corso la guerra fredda tra U.S.A e U.R.S.S. E’ una sconfitta sia morale che economica, basti pensare al danno subito dai commercianti e dai venditori di gadget del-la nazionale Italiana o al semplice fatto che siamo stati presi in giro e denigrati dalle altre nazioni che ci definiscono come “ una barzel-

letta”, una squadra che ha vinto 4 mondiali di calcio che perde contro la Svezia, ritenuta da qualcuno una squadra di “profughi” che non detiene alcun titolo mondiale.“ L’obiettivo era non far piangere tutti quei bambini che so-gnano di giocare in nazionale”. Queste sono le parole del capitano dell’Italia Gianluigi Buffon, che veste la maglia della nazionale dal 1997 e purtroppo non ha avuto la possibilità di gioca-re il suo sesto e ultimo mondiale, dato che ha annunciato il suo ritiro dal calcio giocato entro fine stagione, sarebbe stato un giusto premio per il coronamento di una grande carriera. Ma come è potuta accadere questa catastrofe? Come è possibile che una squadra animata da un così grande sentimento nazionale, aiutata

dalla carica di 73mila persone, non sia riusci-ta a ribaltare un goal subito all’andata, in casa della Svezia, allo stadio Giuseppe Meazza di Milano, dove l’Italia non perde da 43 partite? Di chi è la colpa? Dei giocatori? Dell’allenatore? Oppure la federazione non è stata in grado di mettere insieme i vari tasselli per costruire una squadra competitiva? L’epilogo della par-tita rappresenta in pieno la metafora di questo paese: scarsa disciplina, tanta improvvisazione, insufficiente strategia tattica dovuta alle scelte discutibili del CT Giampiero Ventura, che, non ha nemmeno avuto il coraggio di chiedere scusa agli italiani davanti alle telecamere del post partita, dopo aver condotto l’Italia a questa “Caporetto” calcistica. Non basta il cuore per ottenere risultati, l’idea molto italica di proce-dere a vista e senza progettualità affidandosi alla sorte, non premia. Sta di fatto che la FIGC ha fatto delle scelte confusionarie poco sensate e, signori miei, sono le scelte che condizionano tutto, sia nello sport sia nella vita. E le scelte, palesemente sbagliate, anche questa volta han-no fatto la differenza, hanno fatto la storia. L’I-talia, quattro volte campione del mondo, dopo 50 anni non si qualifica ad un mondiale. E sì anche questa è “storia”!

90 minuti per pensAre

italia fuori Dai monDiali: che Disastro!

e rancorose, sfruttando la possibilità di po-ter diffondere notizie pubblicamente, usu-fruendo del più totale anonimato. Oltre agli “insulti”, più che prevedibili in una situa-zione del genere, dove i leoni da tastiera sono all’ordine del giorno (e a quanto pare non sono neanche in grado di scrivere correttamente in italiano e utilizzano pa-rolacce e imprecazioni varie più di quan-to utilizzino la punteggiatura), non sono mancate battute ironiche e notizie sim-patiche, pubblicate per sdrammatizzare la situazione che lentamente ha cominciato a farsi sempre più tesa. Ma ciò non è bastato a calmare le acque, e, una volta lanciato il sasso, gli amministratori hanno deciso con molto coraggio di nascondere la mano, la faccia, il nome, di cancellare la pagina e con essa tutti i messaggi e le foto, e fuggire immediatamente, fingendo che nulla fos-se accaduto con molta nonchalance. Una sorta di lieto fine e di saggia decisione che sicuramente dovrebbe essere d’esempio a tutti coloro che nascondono la propria proterva vigliaccheria dietro ai social.

Poche settimane fa sull’isola d’Ischia è arrivata una fresca novità, che ha scon-volto e trasformato per sempre le vite di tutti i suoi abitanti: la rivoluzione prende il nome di “xoxogossipischiare-al”. Una pagina Instagram ispirata alla celebre serie tv di Josh Schwartz, nata con lo scopo di raccogliere “news” e cri-tiche anonime sugli adolescenti isolani. Ricca di preziosissime informazioni utili ad arricchire la vita quotidiana di tutti, la pa-gina ha dopo poche ore aumentato la sua popolarità. I più spigliati hanno cominciato a mandare i loro messaggi anonimi, colmi di notizie dalla prestigiosa importanza, e a dare il loro indispensabile contributo per un così nobile scopo, mentre i più timidi hanno osservato lo sviluppo della vicenda dallo schermo dei loro smartphone. I più sfortunati (o fortunati, dipende dai punti di vista) sono rimasti all’oscuro di tutto, arrivando in ritardo e non permettendo al proprio bagaglio culturale di essere arric-chito con le perle di saggezza pubblicate dalla pagina, chiusa dopo poco tempo.

Così approvata ed apprezzata dagli adole-scenti Ischitani da essere stata cancellata in circa 48h.Le opinioni sono state tante, e nonostante molti si siano schierati contro la pagina de-finendola infantile e inappropriata, invitan-do i misteriosi amministratori a chiuderla in maniera definitiva e accusandoli di vero e proprio bullismo, altri hanno continuato a condividere le proprie opinioni più critiche

di LudOviCA CAstALdi

Storia del profilo instagram che dava voce ai pettegolezzi isolaniXoXogossipischia

smALL tALk

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XV

Il femminismo è questo: non ritenere la donna

superiore all’uomo, ma ritenere importanti

allo stesso modo entrambi i sessi

di giuLiA mAtArese

Nonostante le conquiste, quello femminile resta “il sesso debole”: perchè?

Dalla parte Delle Donne

Che non vengono mai e in alcun modo fatte discriminazioni in base al sesso? A mio avviso, no, non possiamo. Nonostante tutte le conquiste raggiunte negli ultimi duecento anni, nonostante le donne abbiano dimostrato innumerevoli volte di essere capaci, intelligenti e determinate esat-tamente nella stessa misura degli uomini, ancora oggi sussiste l’idea che quello femminile sia un sesso “debole”, che ha bisogno di essere protet-to, guidato, consolato. E le prime ad alimentare il mito del “gentil sesso” sono spesso le donne stesse. La società moderna occidentale sembra avere della donna una visione distorta e malata; attraverso la diffusione continua di film, foto e pubblicità, la donna, non solo viene caratteriz-zata come semplice oggetto sessuale (tra l’altro anche deformato per assecondare quelli che si ritengono essere i gusti maschili), ma risulta sminuita in ogni sua caratteristica che non sia fisica. Tra l’altro, una prova palese del fatto che la parità non sia stata ancora raggiunta piena-mente, sta proprio nella grammatica della nostra lingua. Oggi che alle donne è permesso rivestire cariche politiche, amministrative e giurisdizionali che le erano precluse in passato, ancora abbiamo delle difficoltà ad utilizzare termini che indichino un giudice, un sindaco, un ministro donna, senza ricorrere a una perifrasi. Se lo strumento lingui-stico è specchio della società, è evidente che an-cora non ci siamo abituati all’idea di poter essere difesi da avvocate, essere amministrati da sin-dache, avere come colleghe delle ingegnere, delle notaie o delle architette, mentre espressioni come “donna delle pulizie”, “cameriera”, “casalinga”, ci

“Le donne avranno pur diritto di salire alla tri-buna, se hanno quello di salire al patibolo”: così affermava Olympe De Gouges appena prima di essere ghigliottinata a Parigi il 3 novembre 1793. Nella sua “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina” la poetessa, intellettuale, rivolu-zionaria e attivista politica francese, rivendicava una parità di carattere civile e giuridico di am-bedue i sessi e proponeva l’introduzione di una serie di riforme - tra cui il divorzio, l’estensione del suffragio e il diritto di possedere dei beni - che tutelassero il mondo femminile, favorendone l’emancipazione.

suonano anche troppo familiariUn altro importante e spesso sottovalutato aspet-to che, secondo me, manifesta la disparità anco-ra esistente tra uomo e donna è l’impossibilità, per le donne, all’interno della Chiesa Cattolica, di poter far parte delle gerarchie ecclesiastiche. La donna del XXI secolo può essere una fedele, può scegliere di entrare in monastero, ma non può rivestire il ruolo di prete, di cardinale o addirit-tura di papa (il solo pensiero ci sembra assur-do). Eppure, il messaggio cristiano non è rivolto a tutti, donne e uomini? Chi sostiene che le donne non debbano poter far parte del clero per una questione di tradizione, sembra non voler rico-noscere che la Chiesa, come ogni altra istituzione, sia legata ai cambiamenti del mondo moderno e che già molto sia cambiato dai tempi della sua nascita. Se, infine, spostiamo la nostra attenzione dalla situazione europea ad alcuni paesi asiatici e africani, le cose peggiorano in maniera espo-nenziale. Le spose bambine, i matrimoni forzati, gli infanticidi legati al sesso della nascitura sono pratiche ancora in uso in certe zone sottosvi-luppate e soggette a guerre e carestie. La poli-gamia, cioè la possibilità da parte dell’uomo di avere più di una moglie, è legale attualmente in oltre 50 paesi nel mondo. Secondo i dati statistici dell’Unicef, nel 2015 circa 303.000 donne sono morte, nel mondo, durante il parto o per compli-cazioni legate alla gravidanza. In definitiva, mol-to è stato fatto dall’epoca di Olympe De Gouges: Marie Curie è stata la prima donna della storia a vincere il premio Nobel, Sirimavo Bandaranaike, politica cingalese, è stata il primo ministro donna del suo stato e del mondo, Valentina Tereckova è andata nello spazio, nel 1963, Junko Tabei ha raggiunto la cima dell’Everest nel 1975… Ma tut-te queste conquiste perderebbero il loro valore se non continuassimo a lottare per affermare il diritto delle donne, in quanto esseri umani, di valere esattamente come gli uomini, se non con-tinuassimo a impegnarci per realizzare una so-cietà più giusta e davvero egualitaria. Il femmi-nismo è questo: non ritenere la donna superiore all’uomo, ma ritenere importanti allo stesso modo entrambi i sessi. In fondo, nascere donna o uomo è solo questione di percentuali.

Se queste proposte possono sorprendere il lettore del XXI secolo per la loro modernità, certamente non può farlo il drammatico epilogo della vicen-da di questa pensatrice tanto rivoluzionaria. Con-siderando la posizione che la donna aveva nel XVIII secolo, appare evidente che la lotta per la parità dei sessi ha raggiunto traguardi notevoli in un lasso di tempo piuttosto breve. Oggi la donna ha diritto all’istruzione, può lavorare, può decide-re di vivere da sola e in completa autonomia, può divorziare, ha, almeno da un punto di vista giu-ridico, gli stessi diritti e gli stessi doveri dell’uo-mo. Questo se non altro in gran parte del mon-do o, almeno, sulla carta. Ma possiamo in tutta coscienza affermare che uomo e donna hanno ovunque la stessa dignità e la stessa importanza? Che essi hanno ovunque le stesse opportunità?

Voci di corridoioSpazio riservato a notizie, informazioni

e domande sul Liceo.

Se avete domande di qualsiasi genere per la redazione, scrivete a [email protected]

irene esindi in unA FOtO di sCenA di LuCiA de Luise

FOCus

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Progetto rePorterGiornalismo e new media

Con il patrocinio dell’Ordine dei Giornalisti della CampaniaProgetto A.S/L in simulazione di impresa

StaffTutor esterno: Pasquale Raicaldo

Direttore amministrativo: Antonio Migliaccio Art director: Luca CristianoDirettore de “Il Liceale”: Simone CiglianoDirettore esecutivo: FabioDirettore de “TG Reporter”: Giulio RaponeResponsabile della logistica: Paolo IapinoCapo Vignettista: Teresa CaliseRedazione: Sara Balestrieri, Miriana Calise, Matteo Capraro, Ludovica Castaldi, Gabriele di Gennaro, Martina de Luise, Giusy Iacono, Vincenzo Marchetti, Giulia Matarese, Martina Mattera, Riccardo M’Rad, Giorgia Orlando, Manuel Ottato, Marco Patalano, Stefano Patalano, Gaia Trotta, Olga StrashnaIllustrazioni e fotografie: Miriana Calise, Gabriele Di Gennaro, Vincenzo Marchetti, Olga Strashna

Si ringrazia Lucia De Luise per le fotografie dello spettacolo “Le Donne al Parlamento”

Un particolare ringraziamento al Dirigente Scolastico Gianpietro Calise e ai proff. Roberta Garbaccio (Referente Progetto Reporter), Rosa Anna Parascandola e Anna Verde.

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