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Settimanale di preghiera per la famiglia. www.nondisolopane.it
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PANE Non di solo
Sussidio di preghiera per la famiglia
Anno XV - n° 718
Domenica 12 Luglio 2015
XV del Tempo Ordinario
Itinerario quotidiano di preghiera
Non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone
Non di solo pane Numero 718 Tempo Ordinario pagina 2
Luglio 2015
“Pregare, forse il
discorso più urgente”
Sussidio di preghiera
per la famiglia
Offerta della giornata
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio eucaristico,
le preghiere, le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno,
in riparazione dei peccati,
per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Offerta quotidiana
Sito di Non di Solo Pane:
www.nondisolopane.it
Tutta la redazione di
Non di Solo Pane è vi-
cina all’amica e inso-
stituibile collaboratri-
ce del nostro settima-
nale Cristina Sabatti
per la perdita della
cara nonna
Maria
Porgendo a lei e alla sua cara famiglia le
nostre condoglianze la rassicuriamo della
nostra solidale vicinanza e di un particolare
ricordo nella nostra preghiera.
Non di solo pane Numero 718 pagina 3
Domenica 12
Luglio
III Settimana del Salterio
XV Domenica del Tempo Ordinario
Cari figlioli, tornando a casa, troverete i bambini: date una carezza ai vostri bambini e dite: "Questa è la carezza del Papa!" (Papa Giovanni XXIII)
Agnese nacque nel 1781 circa a Ba Den, nei pressi di Tranh Hoa in Vietnam. Madre di famiglia, all’età di sessant’anni anni fu imprigionato e sottoposta a crudeli torture per aver nascosto in casa sua un sacerdote. Rifiutatasi di rinnegare la fede cristiana, morì in carcere nella provincia di Ninh Binh nel T o n c h i n o s o t t o
l’imperatore Thieu Tri in data 12 luglio 1841. Agnese Le Thi Thanh fu canonizzata da Papa Giovanni Paolo II il 19 giugno 1988 con altri 116 martiri che avevano irrorato con il loro sangue la sua patria vietnamita. Il gruppo, noto con il nome “Santi Andrea Dung Lac e compagni”, è festeggiato comunemente dal calendario liturgico
latino al 24 novembre. Sant’Agnese è invece festeggiata singolarmente al 12 luglio dal Martirologio Romano.
Il Santo del giorno: Sant’Agnese Le Thi Tahan
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a
due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prende
re per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né dena
ro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E
diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sa
rete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi a
scoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come
testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si
convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infer
mi e li guarivano
Brano Evangelico: Mc 6,713
Contemplo: Il Signore donerà il suo bene (dal Salmo responsoriale)
«Il Signore donerà il suo bene e la nostra terra darà il suo frutto» (Sal 84,13). Il Vangelo di oggi riporta le istruzioni che Gesù diede ai suoi discepoli prima di mandarli in missione. Tutti noi siamo chiamati a una missione e forse siamo proprio noi, la nostra vita, il nostro impegno e anche il nostro sacrificio, il bene che il Signore vuole dare agli altri. La nostra fragilità non ci deve spaventare: è il Signore che fa tutto, noi siamo solo suoi servi.
Non di solo pane Numero 718 Tempo Ordinario pagina 4
P a g i n e b i b l i c h e
Nel brano evangelico di
quest’oggi Gesù chiama i suoi
discepoli e li manda in missio-
ne dandogli potere “sugli spi-
riti immondi”. Non dobbiamo
leggere con superficialità
questa pericope evangelica
perché in essa troviamo alcu-
ni tratti fondamentali
dell’esperienza cristiana e
umana che deve caratterizza-
re la vita del credente. I pa-
dri della Chiesa sottolineano
che questo brano evangelico
è una parafrasi del cammino
del credente e dell’uomo in
generale nell’amore verso Dio
e verso il prossimo.
Soffermiamoci su due passag-
gi del Brano evangelico.
“Allora chiamo i dodici”.
I Padri interpretano queste
parole come l’archetipo di
ogni chiamata, del tempo di
Dio e di quello degli uomini: “è
il tempo di ognuno di noi, tem-
po dell’atto creativo e tempo
in cui prendiamo coscienza di
noi stessi, è la chiamata a vive-
re la grande vocazione della
nostra umanità, che per il cre-
dente è la propria fede. I dodi-
ci che sono chiamati rappre-
sentano ogni uomo che si sfor-
za di realizzare la propria voca-
zione, la chiamata a realizzare
nell’amore la propria esisten-
za”.
E ordinò loro di non prendere per il
viaggio nient’altro che un bastone:
né pane, né sacca, né denaro nella
cintura; ma di calzare sandali e di
non portare due tuniche.
Gesù è molto preci so
nell’indicare ciò che il discepo-
lo deve portare o ciò che inve-
ce deve lasciare. Beda il vene-
rabile commenta in senso spiri-
tuale queste indicazioni del Si-
gnore. Il pane, la bisaccia e il
denaro rappresentano le grandi
tentazioni della vita: gli onori
(la bisaccia), i piaceri e le deli-
zie temporali (il pane), le ric-
chezze e l’attaccamento ai beni
(il denaro). Il discepolo deve
quindi coltivare un salutare di-
stacco dalle cose, vivere con
equilibrio il proprio rapporto
con gli affetti e con tutto quel-
lo che possiede. In altre parole
deve sapersi accontentare di
quello che ha, coltivare
l’essenzialità senza farsi coglie-
re dalle bramosie dell’avere.
Bellissima è l’interpretazione di
Beda riguardi invece a quello
che il discepolo deve portare
con se.
Il bastone indica la retta co-
scienza e la lealtà nei confronti
di Dio e degli uomini. La coscien-
za, la voce di Dio che abita in
noi, deve essere infatti il basto-
ne che sostiene l’uomo in questo
pellegrinaggio terreno. I sandali
hanno un significato mistico: il
piede non è ne coperto sopra né
nudo sotto, a indicare un cammi-
no fatto con piedi aperti alla sal-
vezza, alla trasparenza, alla tra-
scendenza e all’apertura verso
Dio e alla sua santa volontà. Più
che la povertà i sandali rappre-
sentano quindi il desiderio
dell’uomo di camminare con Dio
e i fratelli verso un regno che
non ci appartiene e che non è di
questo mondo.
I sandali del desiderio Meditazione di
don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane Numero 718 Tempo Ordinario pagina 5
P a g i n e b i b l i c h e
Lectio divina
«Lo avete ricevuto gratuitamente».
Gesù Cristo percorre il mondo e
compie la sua opera tramite i
suoi dodici messaggeri. La grazia
regale di cui sono forniti i disce-
poli è la parola di Dio creatrice e
redentrice. Poiché l'ordine e il
potere dei messaggeri poggia so-
lo sulla parola di Gesù, negli in-
viati di Gesù non si deve vedere nulla che possa
rendere poco chiara o poco credibile questa mis-
sione regale. I messaggeri devono rendere testimo-
nianza della ricchezza del loro Signore mediante
la loro regale povertà. Quello che hanno ricevuto
da Gesù non è un possesso loro con il quale potreb-
bero acquistarsi altri beni.
«Lo avete ricevuto gratuitamente». Essere
messaggero di Gesù non attribuisce alcun diritto
personale, nessun diritto a onore o potenza. I dirit-
ti dell'uomo che ha studiato, le pretese sociali di
classe non hanno più alcun valore per chi è divenu-
to messaggero di Gesù. «Gratuitamente avete ri-
cevuto». Oppure non è stata solo la chiamata di
Gesù che ci ha attirati, senza che lo meritassimo,
al suo servizio? «Gratuitamente date». Fate vede-
re chiaramente che con tutte le ricchezze che ave-
te da dare, non chiedete nulla per voi, nessun be-
ne, ma neppure onore, riconoscimento, e neppure
gratitudine! Che cosa me ne darebbe il diritto?
Tutto l'onore che ricadesse su di noi, sarebbe ruba-
to a colui al quale appartiene realmente, al Si
gnore che ci ha inviati.
(BONHOEFFER, Sequela, Brescia 1975).
Il fine del nostro cammino Signore Gesù,
ti rendiamo grazie
per la missione
con cui hai inviato
i tuoi discepoli:
due a due, per ricordare
l'un l'altro la necessaria
apertura all'alterità,
con il solo bastone per
ricordarci la povertà che
è il nido della grazia e la
croce che è la fonte e il
fine del nostro cammino
per sanare le nostre
infermità, olio e
Unguento per le ferite
dei cuori, Gesù!
Amen
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 718 pagina 6
Lunedì 13
Luglio
III Settimana del Salterio
XV Tempo Ordinario
Il Santo del giorno: Sant’Enrico II
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:«Non crediate che io sia venuto a portare
pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a se
parare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa. Chi ama padre o madre più di me, non è
degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la
propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria
vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi ac
coglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli
perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.
Brano Evangelico: Mt 10.34111
Martirologio Roma-
no: Sant’Enrico, che
imperatore dei Romani,
si adoperò insieme alla
moglie santa Cunegon
da per rinnovare la vita
della Chiesa e propaga
re la fede di Cristo in
tutta l’Europa; mosso
da zelo missionario,
istituì molte sedi epi
scopali e fondò mo
nasteri. A Grona vici
no a Göttingen in
Germania lasciò in
questo giorno la vita.
Patronato: Oblati
benedettini
Etimologia: Enrico
= possente in patria,
dal tedesco
Emblema: Corona,
Globo, Scettro
Contemplo: Chi accoglie voi accoglie me (Mt 10,40)
A volte Gesù usa parole dure come pietre che attirano la nostra attenzione e rompono il nostro ghiaccio indifferente alla voce di Dio. Noi chiamiamo Gesù «la nostra pace» (Ef 2,14), e lui dice di essere venuto «a portare non pace, ma spada», «a gettare fuoco sulla terra». Gesù usa parole profetiche, ma ha il cuore più tenero di una madre che vede i suoi figli prendere la strada sbagliata. I discepoli di Gesù usano i suoi «stessi sentimenti» di «amore, gioia, pace, benevolenza, bontà, mitezza».
L'Educazione che lascia tracce più profonde è sempre quella di casa. Io ho dimenticato molto di ciò che ho appreso sui libri; ma ricordo benissimo tutto quello che ho appreso dai genitori e dai vecchi. (Papa Giovanni XXIII)
Non di solo pane Numero 718 Tempo Ordinario pagina 7
È fuoco la presenza di Dio. È una vampa divo-
rante la sua esperienza. È devastante, intensa,
destabilizzante la sua amicizia. Tutti i profeti
ne hanno parlato, Gesù lo conferma. Credere
non è una scelta rassicurante che tranquillizza
le nostre presunte certezze. Credere è un in-
cendio che divampa e cresce in noi, giorno do-
po giorno. Cosa ha a che fare questa Parola con
la visione tiepida della fede che ci rassicura?
Cosa ha a che fare con la mediocrità delle no-
stre scelte? Invochiamo lo Spirito, allora, che
davvero possa incendiare i nostri cuori d'amore.
E questo fuoco ci spinge a non accettare inutili
compromessi: come l'innamorato difende a spa-
da tratta il suo amore e la sua amata, così l'in-
contro reale e intimo con Cristo ci porta a ridi-
segnare e ridimensionare ogni altra scelta.
Quando Matteo scrive il tempio è già distrutto e
la parte restante del giudaismo ha
"scomunicato" i discepoli del Nazareno. Quella
che era una costola della fede ebraica diventa
un'eresia provocando grande sconcerto nelle
famiglie. Ma più forte dei legami famigliari è la
passione per il vangelo, e i discepoli, pur con
grande dolore, non verranno meno alla loro fe-
de, preferendola agli affetti.
Meditazione
Scelta rassicurante Meditazione di don Carlo Moro
Lasciarci condurre da te
Signore Gesù,
le nostre paure ci
guidano e ci
conducono proprio
dove tanto temiamo
di giungere: paura
che genera paura e
incubo da incubo.
Fa' che invece ci lasciamo
condurre da te, Signore,
serenamente in cammino,
al cuore della nostra storia
per portare con risolutezza
i nostri pesi, e attenti
nell'intuire e pronti nel
condividere quelli dei fratelli.
Amen
Agisci
... Cosa significa per me, oggi, perdere la vita a causa del Signore? Se oggi provo a rinunciare a qualcosa (anche a un mio
punto di vista) per aiutare di cuore qualcuno, sentirò in me la vita che rinasce.
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 718 pagina 8
Martedì 14
Luglio
III Settimana del Salterio
XV Tempo Ordinario
"Dovere di ogni uomo, dovere impellente del cristiano è di considerare il superfluo con la misura delle necessità
altrui, e di ben vigilare perché l'amministrazione e la distribuzione dei beni creati venga posta a vantaggio di tutti."
Martirologio Roma-
no: San Camillo de
Lellis, sacerdote, che,
nato vicino a Chieti
in Abruzzo, dopo a
ver seguito fin
dall’adolescenza la
vita militare ed esser
si mostrato incline ai
vizi del mondo, matu
rò la conversione e si
adoperò con zelo nel
servire i malati
nell’ospedale degli
incurabili come fos
sero Cristo stesso;
ordinato sacerdote,
fondò a Roma la
Congregazione dei
Chierici regolari Mi
nistri degli Infermi.
Patronato: Infermie
ri, Malati, Ospedali,
Abruzzo
Etimologia: Camillo
= aiutante nei sacrifi
ci, fenicio
Il Santo del giorno: San Camillo de Lellis
In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la
maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: «Guai a te,
Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i
prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e
cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del
giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrna
o, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a
Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa
esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sò
doma sarà trattata meno duramente di te!».
Brano Evangelico: Mt 11,2024
Contemplo: Ascoltate la voce dei Signore (dal Canto al Vangelo)
Gesù rimprovera le città, egli è l'unico Verbo di Dio che può rimproverare nel
modo più efficace: egli insegna le «beatitudini», «come innalzarsi alla destra
della gioia», e avvisa quando si imbocca una strada sbagliata che conduce alla
perdizione: «Guai a te, guai a voi!». Da parte nostra siamo chiamati ad ascol
tare la voce del Signore, a mettere in pratica i suoi insegnamenti, perché solo
così potremo percorrere la via sicura che da questo mondo sale al Padre che è
nei cieli.
Non di solo pane Numero 718 Tempo Ordinario pagina 9
L'attività di Gesù è giunta ad un punto cruciale:
il popolo di Israele che attendeva il messia non
riconosce in lui il definitivo inviato di Dio. Le
città in cui Gesù ha compiuto miracoli e segni si
chiudono, lo rifiutano anziché convertirsi. E Ge-
sù non può far altro che costatare l'incredulità
di queste persone: la sua invettiva segna l'inizio
di quel conflitto che lo condurrà alla morte. Ci
sono momenti in cui ci troviamo ad invidiare le
persone che hanno avuto la fortuna di vedere
Gesù in carne ed ossa, di vedere i suoi miracoli,
di ascoltare le sue parole: per loro, pensiamo, è
stato più facile credere in Gesù. Ma il Vangelo
di oggi ci mette in guardia davanti a questa ide-
a: non sempre il semplice vedere i miracoli
conduce ad aprirsi a Gesù. I miracoli sono segni
ambigui che possono aprire la strada, stimolare
domande, ma che possono anche condurre il
cuore all'indurimento. Perché i miracoli condu-
cano alla fede è necessario porsi in un atteggia-
mento di conversione, di apertura ad una rela-
zione che pretende di modellare il nostro cuo-
re. Come ci ricordano altri passi della Sacra
Scrittura è questa apertura fiduciosa a Dio che
dà stabilità alla nostra vita, che ci libera
dall'angoscia e dall'ansia. Nell'Antico Testamen-
to, l'invito alla conversione si concretizza
nell'invito a tornare a Dio: solo se c'è questa di-
sponibilità di fondo riusciremo a leggere nei mi-
racoli compiuti da Gesù, nelle sue parole, il
compiersi del Regno di Dio.
Meditazione
Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsaida
Meditazione a cura di don don Carlo Moro
Cuori Increduli
Signore Gesù,
Ti rendiamo grazie,
perché hai compassione
dei nostri cuori increduli
città indecifrabili e contorte
eppure tanto amate da te,
che illumini ogni angolo buio
con i miracoli nati
dalla tua divina fantasia
e dalla tua bontà.
Amen
Agisci
Come sta il mio cuore?
Forse, senza che me ne
accorgessi, si è indurito
in tante sue parti. Oggi
chiedo allo Spirito Santo
di scioglierlo e ridonarmene uno
nuovo, per saper amare Dio, me stes
so, gli altri
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 718 Tempo Ordinario pagina 10
Tutto è pronto per il pro-
cesso, per il ripudio di Go-
mer da parte di Osea, di
Dio nei confronti del suo
popolo infedele. L’esito è
scontato: gli stessi figli sono
chiamati a testimoniare
contro di lei, verrà spoglia-
ta nuda sulla pubblica piaz-
za, gli sarà tolto l’abito nu-
ziale e verrà allontanata
per sempre. Tutto è sconta-
to ma non troppo: improvvi-
so e inaspettato si riaccen-
de l’invincibile amore nei
confronti di questa moglie
prostituta, di questo popolo
infedele e duro di cervice:
«Oracolo del Signore. Per-
ciò, ecco, la attirerò a me,
la condurrò nel deserto e
parlerò al suo cuore.
Le renderò le sue vigne e
trasformerò la valle di Acòr
in porta di speranza. Là cante-
rà come nei giorni della sua
giovinezza, come quando uscì
dal paese d'Egitto. Ti farò mia
sposa per sempre, ti farò mia
sposa nella giustizia e nel dirit-
to, nella benevolenza e nell'a-
more, ti fidanzerò con me nel-
la fedeltà e tu conoscerai il
Signore».
Quella che doveva essere una
dura sentenza di divorzio si
trasforma in un nuovo canto
d’amore, in un vero e proprio
sogno: Gomer delusa dai suoi
amanti ritornerà sulla strada di
casa, da suo marito, a quel fo-
colare fonte di una semplice
ma autentica felicità.
Dio si pente dei suoi propositi,
cambia idea, si converte; atti-
rerà il suo popolo nel deserto e
stringerà con gli uomini un
nuovo patto d’amore. Gli spa-
zio aperti del de-
serto diventano il
luogo dove Dio riab-
braccia la sua crea-
tura, la sabbia riar-
sa dal sole il tala-
mo di un nuovo a-
more.
Dio e Israele ritor-
nano nel luogo della
loro giovinezza, il
Creatore e la sua
creatura riscoprono
la bellezza di un amore pen-
duto.
Dio è grande proprio perché
imprevedibile, perché cambia
i propri propositi, non cessa di
sognare. Noi abbiamo racchiu-
so Dio in categorie filosofiche
ingessate, necessarie da un
lato ma riduttive dall’altro.
Il Dio di Osea va oltre le no-
stre definizione, la nostra con-
cezione di perfezione. Nei
confronti di Gomer Dio rompe
qualsiasi schema e diventa un
marito geloso, innamorato,
irascibile ma disposto al rav-
vedimento, ad una vera e pro-
pria inversione di rotta.
Con questa pedagogia Dio edu-
ca il suo popolo, educa ogni
uomo. Dio può chiedere al suo
popolo e agli uomini la con-
versione perché per primo sa
convertirsi. Una grande lezio-
ne: una lezione divina.
di don Luciano Vitton Mea
Pagine bibliche: il libro del Profeta Osea/3
di don Luciano Vitton Mea
Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Il Libro di Osea
Una lezione divina di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane Numero 718 pagina 11
XV Tempo Ordinario
Per avere una vera pace, bisogna darle
un'anima. Anima della pace è l'amore.
In quel tempo, Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e
della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai
rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevo
lenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio
se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al
quale il Figlio vorrà rivelarlo».
Brano Evangelico: Mt 11,2527
Martirologio Roma-
no: Memoria della
deposizione di san Bo
naventura, vescovo di
Albano e dottore della
Chiesa, che rifulse per
dottrina, santità di vita
e insigni opere al ser
vizio della Chiesa.
Resse con saggezza
nello spirito di san
Francesco l’Ordine
dei Minori, di cui fu
ministro generale.
Nei suoi molti scrit
ti unì una somma
erudizione a una
ardente pietà. Men
tre si adoperava e
gregiamente per il II
Concilio Ecumenico
di Lione, meritò di
giungere alla visione
beata di Dio.
Patronato: Fattorini
Etimologia: Bona
ventura = fortunato,
significato intuitivo
Emblema: Bastone
pastorale, cappello da
cardinale
Contemplo: Benedici il Signore, anima mia (dal Salmo responsoriale)
Benedici il Signore, anima mia, poiché il Signore Gesù ti ha rivelato la via
della purezza e della semplicità. Il Signore non predilige come facciamo noi
i grandi e i potenti di questo mondo, ma gli umili, i puri di cuore, i piccoli,
coloro che si affidano al Padre con animo di fanciulli. Benedici il Signore,
anima mia, poiché in lui hai l'amico fedele che asciuga le tue lacrime e guar
sce tutte le tue malattie.
Il Santo del giorno: San Bonaventura
Mercoledì 15
Luglio
III Settimana del Salterio
Non di solo pane Numero 718 Tempo Ordinario pagina 12
Il mistero di Dio appartiene ai semplici, non ai dotti, a
coloro che sanno scorgere Dio nella vita di tutti i giorni e
non ai saccenti che riducono la fede ad una serie di steri-
li concetti.
La beatitudine della semplicità è quella che hanno
vissuto i nostri genitori e i nostri nonni; volti famigliari
segnati da un vero e profondo senso religioso, che respi-
ravano Dio nello stupore del creato e lo sentivano nel
rintocco delle campane o nel lamento del povero e
dell’ammalato. Il Dio di Gesù è il Dio degli ignoranti
cioè di coloro che non presumono di conoscere la verità
ma che sono perennemente alla ricerca di una luce che
sveli il Mistero nascosto nella propria e nell’altrui esi-
stenza. La semplicità è l’anticamera dello stupore e lo
stupore è la lente d’ ingrandimento che ci permette di
scorgere Dio in un cielo stellato, nella tenue luce
dell’aurora o nei bagliori fiammeggianti del tramonto,
nel pianto dell’orfano o nella mano tesa del mendico. Dio
stesso, nascendo in una stalla, si è fatto semplice, è di-
ventato il Dio dei pastori e degli emarginati. La legge
della semplicità, dopo il Santo Natale, è diventata il pa-
radigma della divina volontà, l’unica strada per entrare
in un Regno che non appartiene ai grandi della terra. Per
questo motivo la Madre di Dio, per affidare il suo messag-
gio di richiamo alla fede, alla preghiera e la pellegrinag-
gio, non scelse né professori, né notabili, né giornalisti,
né altri cristiani ormai `adulti' e `divenuti finalmente
maggiorenni'. Per diciotto volte, parlando in dialetto,
apparve nella grotta dove sì riparava il branco dei maiali
di proprietà comunale a quella povera ignorante per il
mondo, a quella meravigliosa sapiente per il vangelo che
è Santa Bernadette Soubirous, la figlia di un mugnaio fal-
lito dell'oscura Lourdes. Non è una sorpresa: è solo l'en-
nesima conferma di una strategia divina
Meditiamo la Parola
Il Dio degli ignoranti Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Signore Gesù,
ti rendiamo grazie
e facciamo memoria,
oggi, della nostra
vocazione, dell'incontro
con te,nel quale ci
siamo riconosciuti e
del cammino che
abbiamo intrapreso
e che, lungo la via,
ci definisce e ci plasma:
sia questo il luogo santo,
la terra benedetta
dell'incontro, della
relazione e di una
sempre rinnovata
adesione a te.
Amen
Agisci
... Il Signore ci affida
dei compiti ed è
sempre con noi. Og-
gi, in ogni situa
zione, cerco di scorgere una pos-
sibilità per crescere nell'amore
di Dio e nel mio essere cristiano,
ricordo
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 718 pagina 13
Giovedì 16
Luglio
III Settimana del Salterio
XV Tempo Ordinario
Con donne di qualunque condizione, siano pure parenti o
sante, avrò un riguardo speciale, fuggendo dalla loro fa
miliarità, compagnia o conversazione, come dal diavolo.“
(Papa Giovanni XXIII)
Il primo profeta d'Israele, Elia dimorando sul Monte Carmelo, ebbe la visione della venuta della Vergine, che si alzava come una piccola nube dalla terra verso il monte, portando la pioggia e salvando Israele dalla siccità. In quella immagine tutti i mistici cristiani e gli esegeti hanno sempre visto la Vergine Maria, che portando in sé il Verbo divino, ha dato la vita e la
fecondità al mondo. Un gruppo di eremiti, «Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo», costruirono una cappella dedicata alla Vergine sul Monte Carmelo. I monaci carmelitani fondarono, inoltre, dei monasteri in Occidente. Il 16 luglio del 1251 la Vergine, circondata da angeli e
con il Bambino in braccio, apparve al primo Padre generale dell'Ordine, beato Simone Stock, al quale diede lo « s c a p o l a r e » c o l «privilegio sabatino», ossia la promessa della salvezza dall'inferno, per coloro che lo indossano e la liberazione dalle pene del Purgatorio il sabato seguente alla loro morte.
Il Santo del giorno: Beata Maria Vergine del Monte Carmelo
In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e
oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e impa
rate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vo
stra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Brano Evangelico: Mt 11,2830
Contemplo: Sono mite e umile di cuore (Mt 11,29)
Gesù è il nostro «monte» delle beatitudini: «Beati i miti, perché erediteranno la terra». Il Salmo parla di lui: «I poveri vivranno in eredità la terra e godranno di una grande pace» (Sal 36,11). L'umile e mite Gesù ha trionfato e siede alla destra Iella gioia: «Ecco il mio servo, che ho scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento. Non contesterà né griderà né si udrà nelle piazze la sua voce. Non spezzerà una lancia già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta» (Mt 12,18).
Non di solo pane Numero 718 Tempo Ordinario pagina 14
Agisci
Cosa penso e provo sa-
pendo che il Signore è
sempre fedele verso di
me? Oggi mi chiedo an-
che come io posso essere fedele a
lui nelle mie scelte quotidiane. Ma-
ria, sposa fedele dello Spirito e
Vergine del Carmelo, custodisci nel-
la fedeltà.
Le parole del Vangelo sembrano un controsenso:
perché delle persone affaticate, appesantite e
provate dalla vita dovrebbero accettare un ulterio-
re peso? Per comprendere la pericope evangelica
dobbiamo conoscere il contesto religioso e cultura-
le del tempo di Gesù. Con l’immagine del giogo la
tradizione giudaica indicava la Torah, l’insieme
delle leggi: una legge che per molti era diventato
un peso insopportabile a causa dell’impossibilità di
osservarla compiutamente nei minimi particolari.
Dio era stato ingabbiato in una serie di norme e-
steriori che di fatto avevano svilito la freschezza e
la novità della sua Parola e ridotto la sua volontà a
mero formalismo. Gesù parlando di un gioco dolce
e leggero libera la volontà di Dio da ogni conformi-
smo e ridona alla Parola la sua forza creatrice e
liberante. Un lieto annuncio quindi proprio per i
poveri e gli oppressi. Nell’omelia che ha inaugura-
to il suo pontificato Benedetto XVI ha ribadito con
queste splendide parole quanto sopra accennato:
«Il giogo di Dio è la volontà di Dio, che noi acco-
gliamo. E questa volontà non è per noi un peso e-
steriore, che ci opprime e ci toglie la libertà. Co-
noscere ciò che Dio vuole, conoscere qual è la via
della vita: questa era la gioia di Israele, era il suo
grande privilegio. Questa è anche la nostra gioia:
la volontà di Dio non ci aliena, ci purifica — magari
in modo anche doloroso — e così ci conduce a noi
stessi» (Benedetto XVI, Omelia per l'inizio del Pontificato, 24 aprile 2005) .
Meditiamo la Parola
La volontà di Dio non è un peso. Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Signore del dono
Signore Gesù,
che ti lasci interrogare
da domande che nascono
nel profondo di noi, che ti
riveli nel mistero immen-
so della tua incarnazione
e nelle pieghe della nostra
piccola storia,
tu sei Signore del dono.
Sempre ti volgi a noi
con amore, senza mai
essere soltanto nostro:
grazie, ora e sempre,
Signore!
Amen
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 718 Tempo Ordinario pagina 15
Venerdì 17
Luglio
III Settimana del Salterio
XV Tempo Ordinario
Non basta una misericordia qualunque. Il peso delle
iniquità sociali e personali è così grave che non ba-sta un gesto di carità ordinaria a perdonarle. (Papa Giovanni XXIII)
Fattosi povero, da patrizio qual era, Alessio trascorreva le notti sotto una scala sul colle romano dell’Aventino. In quel luogo Papa Onorio III gli dedicò nel 1217 una chiesa, scelta ancora oggi per molti matrimoni che si celebrano nell’Urbe. Ma quella della scala è soltanto una delle due tradizioni esistenti sul
santo. Secondo quella siriaca, infatti, il giovane fuggì la sera delle nozze per recarsi a Edessa, dove visse da mendicante e morì. La variante grecoromana introduce il ritorno a Roma(raffigurato nelle pitture della chiesa inferiore della basilica San Clemente). Qui Alessio visse sempre da mendico e non venne
riconosciuto dal padre. Fu Papa Innocenzo a scoprirne l’identità e a comunicarla ai genitori, che, straziati, si recarono al capezzale del figlio ormai morente. Una scena spesso raffigurata nell’arte. Della figura di Alessio si è impadronita anche la letteratura.
Il Santo del giorno: Sant’Alessio
In quel tempo, Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli
ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle.
Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che
non è lecito fare di sabato». Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece
Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e
mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare,
ma ai soli sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti
nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è
uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io
voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio
dell’uomo è signore del sabato».
Brano Evangelico: Mt 12,18
Contemplo: Misericordia io voglio (Mt 12,7)
Il tempio di Gerusalemme era sede della «presenza» di Dio. Il popolo di Israele saliva spesso al tempio: «Quale gioia quando mi dissero: "Andremo alla casa del Signore". Innalzo Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia» (Sal 121,1). La «presenza» nel santuario ricordava che Dio era amico degli uomini. Il tempio di pietra, dove si immolavano i sacrifici, è stato sostituito dal tempio del cuore, dove si canta la misericordia del Signore.
Non di solo pane Numero 718 pagina 16
Agisci
Oggi desidero ringraziare
il Signore per tutti i bene
fici che mi ha fatto... e
sono tanti! Il modo mi
gliore per farlo è l'amore che si traduce
anche in gesti concreti: verso di lui,
verso la mia vita e quella di ogni crea
tura.
Quando si percorre il deserto, quando la terra è ari-
da, non si può digiunare, si strappano le spighe che
si riescono a trovare, si spigola il campo dove i co-
voni sono già stati posti nei granai. I poveri vedono
la presenza del Signore nel poco che riescono a ra-
cimolare, anche di Sabato. Le miserie spirituali ri-
chiedono la costante presenza di Dio, tutti i giorni
sono santi per chi mendica un tozzo di misericordia.
Quando si rincorre Dio per toccargli un lembo del
mantello non si ha tempo di rinchiuderlo nel bozzo-
lo di un precetto, nell’astratta definizione di un con-
cetto teologico. Solo chi possiede dei campi, un
raccolto sicuro può decidere i giorni del raccolto;
chi non possiede deve accontentarsi di raggranella-
re quello che può. Fin che posso cerco di godere
della presenza dello sposo, finché la sua presenza
non è del tutto offuscata in me, strappo le spighe
del campo, mangio, come i cagnolini, di quel che
cade dal suo Santo Altare. Anche Davide, quando
ebbe fame, mangiò del pane dell’offerta; io sono
nel bisogno, in un perenne bisogno, non posso a-
spettare le prime luci del giorno dopo. Non posso
comunicare con l’Infinito attraverso le belle idee
che mi sono fatto di Lui. Sono vuoto. Il deserto,
solo la sabbia arroventata dal sole mi sta dinnanzi,
si perde negli angusti orizzonti del mio essere, di
questo niente che tende le sue mani vuote per rice-
vere le poche spighe che scivolano dal carro
dell’eterna misericordia. E diceva loro: “Il sabato è
stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!
Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del saba-
to”. Dio passa nel cuore e non nella testa, passa
nel mio deserto, non nell’oasi delle umane perfezio-
ni.
don Luciano
Meditiamo la Parola
Nel mio deserto
Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Spiga di grano
Ti rendiamo grazie,
Signore Gesù, per il
dono di ogni tuo passaggio
che ci sospinge innanzi
sulla via della pienezza,
grazie per ogni
spiga di grano, condivisa
in libertà, e ancora grazie
per ogni grande e piccolo
esodo, che sconvolge
le nostre certezze
vacillanti: grazie per
ogni Pasqua.
Amen
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 718 Tempo Ordinario pagina 17
«Non lamentarti contro la soffe-
renza: ascolta piuttosto la sua vo-
ce, perché è voce di Dio». Eliu
Eliu non si presenta solo come il
difensore di Dio ma ha anche
l’ambizione di porsi come arbi-
tro tra Dio e Giobbe; il giovane
teologo si pone al di sopra di
Elifaz, di Bildad e di Zofar: do-
ve hanno fallito loro riuscirà lui.
Dotato di buona dialettica, sen-
za troppi giri di parole, Eliu e-
spone la sua tesi: il dolore è
uno strumento di Dio, attraver-
so la sofferenza Egli si rivela
all’uomo. Ascoltiamo con atten-
zione le sue parole: «Perché ti
lamenti di lui, se non risponde
ad ogni tua parola? Dio parla in
un modo o in un altro, ma non
si fa attenzione. Parla nel so-
gno, visione notturna, quando
cade il sopore sugli uomini e si
addormentano sul loro giaci-
glio; apre allora l'orecchio degli
uomini e con apparizioni li spa-
venta, per distogliere l'uomo
dal male e tenerlo lontano
dall'orgoglio, per preser-
varne l'anima dalla fossa
e la sua vita dalla morte
violenta. Lo corregge con
il dolore nel suo letto e
con la tortura continua
delle ossa; quando il suo
senso ha nausea del pane,
il suo appetito del cibo
squisito; quando la sua carne
si consuma a vista d'occhio e le
ossa, che non si vedevano pri-
ma, spuntano fuori, quando
egli si avvicina alla fossa e la
sua vita alla dimora dei mor-
ti».
Non ci sono dubbi: per Eliu la
sofferenza, anche quella estre-
ma, è un teofania, una rivela-
zione di Dio. La sofferenza i-
noltre, secondo Eliu, ha un a-
spetto pedagogico: Dio se ne
serve per correggere, purifica-
re e guidare l’uomo. Il giovane
teologo propugna una tesi che
ha attraversato tutta la tradi-
zione ebraica prima e quella
cristiana poi: il valore salvifico
della sofferenza; Dio non libe-
ra dal male, ma salva mediate
il male.
Il monologo di Eliu non può
soddisfare le attese di Giobbe,
ne di coloro che abitano nelle
case di fango, tra i rifiuti o nei
deserti esistenziali; tra i dirupi
dell’umana sofferenza non c’è
spazio per argomentazioni ari-
de e distanti dall’uomo, per
una teologia fine a se stessa e
ripiegata nei propri schemi. Se
da un lato la sofferenza può
avvicinare a Dio, essere l’inizio
di un cambiamento radicale di
vita, dall’altro può diventare
un punto di non ritorno, di un
definitivo allontanamento
dall’esperienza religiosa e di
fede. Troppo enigmatico
l’umano soffrire, un processo
pedagogico dagli esiti impreve-
dibili e spesso ingiustificati.
Il giusto perché dovrebbe esse-
re corretto? Un bambino con
una malformazione congenita
perché dovrebbe essere purifi-
cato da degli errori che non ha
commesso? La sofferenza fine
a se stessa non ci rivela Dio ma
scivola nel non senso, nella
negazione di un Dio buono e
appassionato dell’uomo. Le
croci senza un Crocefisso sono
disumane, non possono diven-
tare strumento di redenzione.
Nel letamaio di Giobbe ci sono
solo croci, non c’è ancora il
sangue che redime e che sal-
va.
Eliu non ci convince: ricono-
sciamo i suoi sforzi ma
l’atteggiamento di fondo è
troppo lontano da Giobbe, lo
tratta come “un caso” da risol-
vere, un problema di cui discu-
tere. Troppo poco per Giobbe,
per i suoi e nostri interrogati-
vi.
Il libro di Giobbe
Troppo enigmatico l’umano soffrire
di don Luciano Vitton Mea
Pagine bibliche: il Libro di Giobbe/7 Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Non di solo pane Numero 718 pagina 18
Sabato 18
Luglio
III Settimana del Salterio
XV Tempo Ordinario
Il mondo non ha più fascini per me. Voglio essere
tutto e solo di Dio, penetrato dalla sua luce, splen-dente della carità verso la Chiesa e le anime.
Simone da Lipnica, sa
c er d o t e p r o f e s s o
dell’Ordine dei Frati
Minori, fu predicatore e
grande devoto del nome
di Gesù. Trovò la morte
nel curare gli appestati.
Ricevette la conferma
di culto da parte della
Santa Sede il 24 febbra
io 1685, ma solo il 19
dicembre 2005 sono
state riconosciute le
sue virtù eroiche. Be
nedetto XVI lo ha
canonizzato il 3 giu
gno 2007. A Cracovia
in Polonia, beato Si
mone da Lipnica, sa
cerdote dell’Ordine
dei Minori, che fu
insigne per la predica
zione e la devozione
verso il nome di Gesù
e, mosso dalla carità a
provvedere alla cura
dei malati di peste mo
ribondi, trovò egli stes
so fra loro la morte.
Il Santo del giorno: Simone da Lipnica
Brano Evangelico: Mt 12,1421
Contemplo: Nel suo nome sperano le nazioni (cf Mt 12,21)
Gesù Cristo è la vera luce, il Sole sorto sulle tenebre della storia. Ma per giungere fino a Lui abbiamo bisogno di luci vicine, di persone che donano luce traendola dalla sua luce e offrono orientamento per il nostro cammino. E quale persona potrebbe più di Maria essere per noi stella di speranza, lei che con il suo «sì» aprì a Dio stesso la porta del nostro mondo, lei in cui Dio si fece carne, divenne uno di noi (cf Gv 1,14), piantò la sua tenda in mezzo a noi? (Benedetto XVI).
In quel tempo, i farisei uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo
morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed
egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che
era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Ecco il mio servo, che io ho
scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento. Porrò il mio
spirito sopra di lui e annuncerà alle nazioni la giustizia. Non contesterà né
griderà né si udrà nelle piazze la sua voce. Non spezzerà una canna già in
crinata, non spegnerà una fiamma smorta, finché non abbia fatto trionfare la
giustizia; nel suo nome spereranno le nazioni».
Non di solo pane Numero 718 Tempo Ordinario pagina 19
Agisci
... A volte non ci ac
corgiamo che, quando
parliamo male di una per
sona o non la trattiamo
con amore, facciamo del
male a Gesù stesso che
vive in lei come in ognuno di noi. Oggi mi propongo di usare delicatezza e
benevolenza verso gli altri.
Fugge i farisei che lo vogliono morto. Non vuole
lo scontro, non aizza i suoi discepoli, comunque
fedeli e determinati, a difenderlo con la violen-
za. Non vuole nemmeno sollevare le folle sfrut-
tando la sua notorietà e i miracoli che ha com-
piuto: chiede ai guariti di tacere, di nascondere i
prodigi. Giustamente Matteo evangelista cita un
brano di Isaia: Gesù interpreta correttamente un
messianismo dimesso, compassionevole, miseri-
cordioso, che sa aspettare. Non valuta le conse-
guenze che ne possono scaturire: sarà la violen-
za ottusa degli uomini di religione ad ucciderlo.
Ma lui non contraddirà mai la sua visione pacifi-
cata di Dio. E noi, suoi discepoli, come ci com-
portiamo? Sempre arroccati sulle difensive, a
volte ho paura che nella nostra inutile severità
spezziamo tante canne fragili e spegniamo mille
lumini fumiganti... Corriamo il rischio, per difen-
dere il vangelo, di ergerci a paladini inflessibili,
dimenticando l'esempio che il Maestro ci ha do-
nato: difendendo la verità non ha mai offeso o
umiliato chi non l'aveva ancora scoperta. Impa-
riamo dal Signore, allora, ad avere pazienza, ad
essere misericordiosi come lui è stato.
P. C.
Meditiamo la Parola
Difendendo la verità Meditazione a cura della redazione
Sapersi viandanti
«Camminando...
si apre il cammino»
e si rinsalda
la nostra umanità,
si coltiva l'umiltà
del sapersi viandanti,
la comune speranza
delle mete ancora
da raggiungere
e la consapevolezza
del tratto già percorso...
e tu, Signore,
sempre con noi,
nostro bastone,
nostra forza, nostra via.
Grazie, Signore Gesù!
Amen
Preghiamo la Parola
333/3390059 don Luciano
Anno XV- n. 718
Domenica 12 Luglio 2015
Chiuso il 7 Luglio 2015
Numero copie 1400
Coordinatrice Fiorella Elmetti
Redazione
don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,
don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Grafica e stampa
don Luciano Vitton Mea
Ideato da don Luciano Vitton Mea
Sussidio di preghiera per la famiglia
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