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82 L’ALTRA ENRICA Vi racconto le mie cento vite Ha modificato le parole dell’Inno di Mameli, composto canzoni di successo con Modugno, scritto due libri. «Sono come un prisma», dice la conduttrice. Che qui rivela i suoi lati meno conosciuti Roma, marzo N on c’è solo qualche libro nei suoi giorni, davanti al compu- ter, così diversi dall’immagine che uno aveva di Enrica Bonaccorti. Un paio li ha scritti lei. Come questa poesia: «Cercami oltre. Nel paesaggio sfumato dellÕanima mi troverai/ gio- vane/ come il ricordo che del tempo ha perso il conto». Riannodando i fili della memoria, è proprio questo che cerchiamo di fare, perché abbiamo perso il conto anche noi e c’è qualco- sa del nostro tempo che è sfuggito via nella sua vita, come tutte le parole che non ci siamo detti. Quand’era picco- la, le chiedevano che cosa voleva fare da grande e lei rispondeva come quei bambini che sanno già tutto: «L’attri- ce, la giornalista, il medico». In fondo c’è riuscita, per davvero, e il suo se- condo romanzo è una storia d’amore piena di informazioni mediche. Ma ha fatto anche qualcosa di più. È stata una famosa presentatrice, ha condotto trasmissioni di successo in radio e in tv, ha scritto sceneggiature e testi di canzoni che hanno avuto successo in tutto il mondo, come La lontananza e Amara terra mia, assieme a Domeni- co Modugno. Ha posato pure nuda su Playboy , con un magnifico seno goc- ciolante sotto uno sguardo luminoso, ed è arrivata persino a cambiare l’inno d’Italia facendolo cantare con la mano sul cuore dal pubblico entusiasta del Maurizio Costanzo Show. Era timida e sfacciata, da ragazzina. E negli Anni 80, in controtendenza, si sottopose a un intervento chirurgico, per ridur- si proprio quel seno immortalato da Playboy: «Fin dai tempi della scuola era una persecuzione. Io citavo Unga- retti e mi fischiavano dietro, Bonac- corti diventava “bona”. Io invece avrei voluto essere come Françoise Hardy». Fino a due anni fa conduceva un pro- gramma di successo nel pomeriggio di Radiorai, spesso leggendo alla fine una poesia. Qualche volta era sua (ne ha scritte oltre cento, mai pubblicate), come quella della mosca che «all’im- provviso vola ronzando nel silenzio. Mi accorgo in quel momento di quanto sono sola». Gli ascoltatori chiamavano e chiedevano di chi era. «Se non dico l’autore è di chi la legge». Il fatto è che è così diversa da come la vedevamo alla tv, che facciamo fatica a seguirla. Dice: «Io non ho mai saputo di essere bella». Renato Zero, che le cronache rosa annoverano tra i suoi amorozzi, dice: «Che je vuoi dd“ a Enrica? An- cora oggi se la guardo negli occhi mi IDENTIKIT FAMIGLIA Enrica Bonaccorti è nata a Savona il 18 novembre del 1949, figlia di un ufciale di polizia. Ha una figlia Verdiana, nata nel 1974 dal suo breve matrimonio con il regista Daniele Pettinari. PROFESSIONE Debutta nel 1969 in teatro con Franco Molé nello spettacolo Alla Ringhiera. Nel 1982 posa per Playboy (qui a sinistra). Tra i suoi più grandi successi televisi- vi Pronto chi gioca, condotto su Rai 1 dal 1985 all’87 (sotto a sinistra) e Non è la Rai , dal 1991 al ‘92 (sotto, a destra, con Antonella Elia) CURIOSITÀ Ha esordito come scrittrice nel 2007 con il romanzo La pecora rossa (Marsilio). Nel 1991, a Non è la Rai, sventò in diretta una trufa. di Pierangelo Sapegno - foto Marinetta Saglio//Photomovie NON SOLO TV LA BONACCORTI CHE NON TI ASPETTI La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato 11/03/2015 Pag.82 Oggi - N.12 - 18 Marzo 2015 (diffusione:559282, tiratura:748139)

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L’ALTRA ENRICA Vi raccontole mie cento vite Ha modifi cato le parole dell’Inno di Mameli, composto canzoni di successo con Modugno, scritto due libri. «Sono come un prisma», dice la conduttrice. Che qui rivela i suoi lati meno conosciuti

Roma, marzo

Non c’è solo qualche libro nei suoi giorni, davanti al compu-ter, così diversi dall’immagine

che uno aveva di Enrica Bonaccorti. Un paio li ha scritti lei. Come questa poesia: «Cercami oltre. Nel paesaggio sfumato dellÕanima mi troverai/ gio-vane/ come il ricordo che del tempo ha perso il conto». Riannodando i fili della memoria, è proprio questo che cerchiamo di fare, perché abbiamo perso il conto anche noi e c’è qualco-sa del nostro tempo che è sfuggito via nella sua vita, come tutte le parole che non ci siamo detti. Quand’era picco-la, le chiedevano che cosa voleva fare da grande e lei rispondeva come quei bambini che sanno già tutto: «L’attri-ce, la giornalista, il medico». In fondo c’è riuscita, per davvero, e il suo se-condo romanzo è una storia d’amore piena di informazioni mediche. Ma ha fatto anche qualcosa di più. È stata una famosa presentatrice, ha condotto trasmissioni di successo in radio e in tv, ha scritto sceneggiature e testi di canzoni che hanno avuto successo in tutto il mondo, come La lontananza e Amara terra mia, assieme a Domeni-co Modugno. Ha posato pure nuda su Playboy, con un magnifico seno goc-

ciolante sotto uno sguardo luminoso, ed è arrivata persino a cambiare l’inno d’Italia facendolo cantare con la mano sul cuore dal pubblico entusiasta del Maurizio Costanzo Show. Era timida e sfacciata, da ragazzina. E negli Anni 80, in controtendenza, si sottopose a un intervento chirurgico, per ridur-si proprio quel seno immortalato da Playboy: «Fin dai tempi della scuola era una persecuzione. Io citavo Unga-retti e mi fischiavano dietro, Bonac-corti diventava “bona”. Io invece avrei voluto essere come Françoise Hardy».Fino a due anni fa conduceva un pro-gramma di successo nel pomeriggio di Radiorai, spesso leggendo alla fine una poesia. Qualche volta era sua (ne ha scritte oltre cento, mai pubblicate), come quella della mosca che «all’im-provviso vola ronzando nel silenzio. Mi accorgo in quel momento di quanto sono sola». Gli ascoltatori chiamavano e chiedevano di chi era. «Se non dico l’autore è di chi la legge». Il fatto è che è così diversa da come la vedevamo alla tv, che facciamo fatica a seguirla. Dice: «Io non ho mai saputo di essere bella». Renato Zero, che le cronache rosa annoverano tra i suoi amorozzi, dice: «Che je vuoi dd“ a Enrica? An-cora oggi se la guardo negli occhi mi

IDENTIKIT

FAMIGLIAEnrica Bonaccorti è nata a Savona il 18 novembre del 1949, fi glia di un uf ciale di polizia. Ha una fi glia Verdiana, nata nel 1974 dal suo breve matrimonio con il regista Daniele Pettinari.

PROFESSIONEDebutta nel 1969 in teatro con Franco Molé nello spettacolo Alla Ringhiera. Nel 1982 posa per Playboy (qui a sinistra). Tra i suoi più grandi successi televisi-vi Pronto chi

gioca, condotto su Rai 1 dal 1985 all’87 (sotto a sinistra) e Non è la Rai, dal 1991 al ‘92 (sotto, a destra, con Antonella Elia)

CURIOSITÀHa esordito come scrittrice nel 2007 con il romanzo La pecora rossa (Marsilio). Nel 1991, a Non è la Rai, sventò in diretta una truf a.

di Pierangelo Sapegno - foto Marinetta Saglio//Photomovie

NON SOLO TV LA BONACCORTI CHE NON TI ASPETTI

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11/03/2015 Pag.82Oggi - N.12 - 18 Marzo 2015(diffusione:559282, tiratura:748139)

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TRASCORRE LE NOTTI A SCRIVERE Enrica Bonaccorti, 65, nel suo studio davanti al computer. «Passo le notti a scrivere», rivela l’ex conduttricei. «La notte è il mio pianeta, se non scrivo mi sembra di sprecarlo».

QUANDO MI OFFRIRONO NON È LA RAI, NON VOLEVO ACCETTARE.

PASSAI LA NOTTE PRIMA

AD ALLENARMI A ROMPERMI LA GAMBA PER NON FARLO

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11/03/2015 Pag.82Oggi - N.12 - 18 Marzo 2015(diffusione:559282, tiratura:748139)

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LE CENTO VITE DI ENRICA BONACCORTI

Nel libro L’uomo immobile

racconto di un medico che dopo un trauma cranico non riesce

più a comunicare

tornano i brividi di ieri». Quando decide di cambiare l’inno d’Italia, studia tutta la vita di Mame-li, si rilegge per bene la storia e poi la butta giù in due minuti: «Fratelli d’Italia, l’Italia è questa, dai mari e dai monti alziamo la testa, perché la vittoria è già nella testa, chi grande è già stato più grande sarà...». È inge-nua e determinata. A 17 anni legge La diagnosi differenziale delle sindromi neurologiche. A 19, studia filosofia e lavora già in teatro, perché in un localino di Trastevere all’improvviso manca un’attrice e lei alza la mano dalla platea: «Ci posso provare io?». Fa la stessa cosa con Modugno, quan-do Tamara Baroni si allontana con tutti i suoi problemi. Prese il suo po-sto così, e andò dal grande Mimmo a fargli leggere i suoi scritti. Lì dentro c’erano La lontananza e Amara terra mia: «In verità era Sardegna terra mia. Modugno disse: “È bellissima”. Ma bi-sogna allargarla a tutti, non solo alla Sardegna. Fu mia madre a suggerirmi la parola giusta: prova con amara».

UNA PIONIERA DELLA TV Ma qual è la vita vera di Enrica? Oggi, se uno le chiede cosa ha fatto ieri, lei risponde: «Non ho dormito. Ho scritto tutta la notte». Ma è normale, dice: «Passo le notti a scrivere perché la notte per me non è un tempo, ma un luogo, un territorio. È il mio pianeta, e mi sembra incredibile sprecarlo so-lo per dormire, se non devo lavorare il mattino dopo». Così sono arriva-ti i suoi libri. L’ultimo, L’uomo immobile (Marsilio), hanno scritto nelle recensioni, è un romanzo pieno di vita e di emozioni, ispirato alla storia vera e all’amore disperato di un giovane medico che dopo un trauma cranico vive tragica-mente la sua condizione di locked-in, quello stato confuso con il coma, in cui la coscienza è integra e la possibilità di comunicare pressoché nulla. Per scriverlo ha parlato con 30 neurologi, e ha ripassato le sue nozioni scientifiche

con lo zio, famoso professore di neu-rofisiologia, che a suo tempo le aveva consigliato di iscriversi a filosofia. D’altro canto, come dice lei, «io sono un prisma, ho fatto tante di quelle co-se diverse...». Pure il tempo, forse, ne ha perso il conto. Enrica Bonaccorti faceva Italia sera, il primo talk show del pomeriggio, con Mino Damato, Piero Badaloni, e chissà quanto tempo fa era. Un giorno la chiamarono, e le dissero che doveva prendere il posto di Raffaella Carrà nella trasmissione di mezzogiorno. Lei non voleva. Ricor-da che «la sera prima mi allenavo a rompermi la gamba per non farlo». Ma

poi si presentò lo stesso, dopo es-sersi guardata nello specchio,

piegando la testa di qua e di là, per trovare l’angolo migliore e vincere la paura. Gianni Boncompagni le venne incontro con la solita ironia: «Non ti preoccupare. Andrà malissimo». In-vece fu un successo. Era il settembre del 1985, quando Cossiga diventava presidente della Repubblica e Michail Gorbaciov dell’Unione Sovietica. Era l’anno della tragedia dell’Heysel, fi-nale Juventus-Liverpool di Coppa dei Campioni, e di Renzo Arbore che sfon-dava in tv con Quelli della notte. Sono gli anni dell’edonismo, della voglia di affermarsi a tutti i costi. Veniamo tutti da lì, in fondo. Anche Enrica Bonac-corti. Fra le telefonate degli spettatori nel grande successo del mezzogiorno di Rai 1, era già partito il suo viaggio con le grandi star del piccolo schermo. Approdò da Berlusconi, con un con-tratto miliardario, e lasciò il successo di Non è la Rai per amore. Quando quella storia finì ricominciò dalla radio, la sua prima passione Ha una voce calda che non conosce il tempo. E come «il ricordo che del tempo ha perso il conto», anche le parole ormai non hanno più voce. Pierangelo Sapegno

«IL NOSTRO INNO NAZIONALE VA ADEGUATO AI TEMPI»Enrica Bonaccorti posa con la bandiera italiana. La conduttrice ha riscritto l’inno di Mameli e lo ha fatto cantare al pubblico del Maurizio Costanzo show. «Il nostro inno va adeguato ai tempi», ha detto.

La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato

11/03/2015 Pag.82Oggi - N.12 - 18 Marzo 2015(diffusione:559282, tiratura:748139)