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Natale: dono di grazia all’uomo «Il Verbo di Dio pose la sua abitazione tra gli uomini e si fece Figlio dell'uomo, per abituare l'uomo a comprendere Dio e per abituare Dio a mettere la sua dimora nell'uomo secondo la volontà del Padre. Per questo Dio stesso ci ha dato come «segno» della nostra salvezza colui che, nato dalla Vergine, è l'Emmanuele: poiché lo stesso Signore era colui che salvava coloro che di per se stessi non avevano nessuna possibilità di salvezza». Così Ireneo di Lione apostrofava gli eretici, confermando la fede cristiana nell’Incar- nazione del Verbo. E così ricorda anche a noi oggi quanto fosse stata necessaria questa “inuma- nizzazio-ne” del Verbo coeterno col Padre per donare a noi, uomini caduti a causa del peccato, la sua Salvezza. Allora all’uomo d’oggi, che sembra sordo di fronte agli innumerevoli richiami alla vita spirituale e di fede, annunciamo ancora la gioia di Cristo che nasce. Un uomo che “sembra” sordo, dicevo, non certo per sua volontà, ma per la continua e abbondante quantità di “rumori” che disturbano la vita, una prolificazione di false “musi- che”, di variegati “richiami” a qualcosa che in verità è solo apparentemente “gioiso” ma che poi si rivela essere dannoso tanto quanto il suono delle omeriche sirene. L’annuncio della nascita secondo la carne di Cristo, invece, diventa fondamento sicuro per l’uomo che, nella continua e onesta ricerca della verità, incontra colui che è la Verità. Con la scoperta, allora, di questo incontro nasce lo stupore e la meraviglia di aver trovato quella “perla preziosa” per cui vale la pena abbandonare tutto per ottenerla, vale la pena volgere lo sguardo a colui che nella culla tende le braccia a noi, infermi, per sollevarci e farci partecipi della sua natura divina. «Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci! Non c'è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è escluso da questa felicità: la causa della gioia è comune a tutti perché il nostro Signore, vincitore del peccato e della morte, non avendo trovato nessuno libero dalla colpa, è venuto per la liberazione di tutti». È questo l’annuncio che Leone Magno, Papa di Roma, rivolge a tutti noi oggi: nessuno è escluso da questa gioia e da questa felicità, solo se come la Vergine, anche noi sappiamo metterci in cammino verso la grotta; solo se, come gli angeli e i pastori, sappiamo scorgere il Dio-con-noi e sciogliere il nostro canto di lode e di ringraziamento. A tutti, un augurio sincero per un santo Natale nella gioia di Cristo che viene. p. Michele NOTIZIARIo NOTIZIARIo Associazione Culturale Italiana per l’Oriente Cristiano – Milano Anno III – n. 1 – dicembre 2011– Stampato in proprio

NOTIZIARIO 1-20111 - ACIOC-Milano 1-20111.doc.pdf · 2011. 11. 29. · Title: Microsoft Word - NOTIZIARIO 1-20111.doc Author: MIKY Created Date: 11/26/2011 4:05:01 PM

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  • Natale: dono di grazia all’uomo

    «Il Verbo di Dio pose la sua abitazione tra gli uomini e si fece Figlio dell'uomo, per abituare l'uomo a comprendere Dio e per abituare Dio a mettere la sua dimora nell'uomo secondo la volontà del Padre. Per questo Dio stesso ci ha dato come «segno» della nostra salvezza colui che, nato dalla Vergine, è l'Emmanuele: poiché lo stesso Signore era colui che salvava coloro che di per se stessi non avevano nessuna possibilità di salvezza». Così Ireneo di Lione apostrofava gli eretici, confermando la fede cristiana nell’Incar-nazione del Verbo. E così ricorda anche a noi oggi quanto fosse stata necessaria questa “inuma-nizzazio-ne” del Verbo coeterno col Padre per donare a noi, uomini caduti a causa del peccato, la sua Salvezza. Allora all’uomo d’oggi, che sembra sordo di fronte agli innumerevoli richiami alla vita spirituale e di fede, annunciamo ancora la gioia di Cristo che nasce. Un uomo che “sembra” sordo, dicevo, non certo per sua volontà, ma per la continua e abbondante quantità di “rumori” che disturbano la vita, una

    prolificazione di false “musi-che”, di variegati “richiami” a qualcosa che in verità è solo apparentemente “gioiso” ma che

    poi si rivela essere dannoso tanto quanto il suono delle omeriche sirene. L’annuncio della nascita secondo la carne di Cristo, invece, diventa fondamento sicuro per l’uomo che, nella continua e onesta ricerca della verità, incontra colui che è la Verità. Con la scoperta, allora, di questo incontro nasce lo stupore e la meraviglia di aver trovato quella “perla preziosa” per cui vale la pena abbandonare tutto per

    ottenerla, vale la pena volgere lo sguardo a colui che nella culla tende le braccia a noi, infermi, per sollevarci e farci partecipi

    della sua natura divina. «Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci! Non c'è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è escluso da questa felicità: la causa della gioia è comune a tutti perché il nostro Signore, vincitore del peccato e della morte, non avendo trovato nessuno libero dalla colpa, è venuto per la liberazione di tutti». È questo l’annuncio che Leone Magno, Papa di Roma, rivolge a tutti noi oggi: nessuno è escluso da questa gioia e da questa felicità, solo se come la

    Vergine, anche noi sappiamo metterci in cammino verso la grotta; solo se, come gli angeli e i pastori, sappiamo scorgere il Dio-con-noi e sciogliere il nostro canto di lode e di ringraziamento. A tutti, un augurio sincero per un santo Natale nella gioia di Cristo che viene.

    p. Michele

    N O T I Z I A R I oN O T I Z I A R I o Associazione Culturale Italiana per l’Oriente Cristiano – Milano

    Anno III – n. 1 – dicembre 2011– Stampato in proprio

  • Se preghi veramente sei teologo Al via il ciclo di catechesi teneute dal Dottore dell’Ambrosiana don Francesco Braschi

    Il titolo che don Francesco Braschi, dottore dell’Ambrosiana, ha ideato per sintetizzare il tema dei suoi tre interventi in San Maurizio, richiama direttamente la tradizione orientale alla quale si rifanno opere capitali quali la Filocalia o I racconti di un pellegrino russo, fondamenti della spiritualità del mondo slavo. A differenza di quanto avviene in Occidente, infatti, in Oriente la teologia non nasce dall’intelletto ma dal cuore, e viene vissuta attraverso la preghiera, sia pur in una accezione più ampia del significato del termine. Grazie ad essa, si entra pienamente nella Grazia con la pratica continua di una semplice ma al tempo stesso profonda elevazione mentale al mistero di Cristo, alla quale ci conduce un’incessante preghiera che, secondo i Padri del deserto, ha quattro caratteristiche sostanziali: è la fatica più grande, è ciò che rende lieto l’animo, è utile fin da subito, rende perfetti. Attraverso una panoramica di contributi che spazia dai Padri della Chiesa ad un contemporaneo come p. Alexander Men’, la riflessione ha delineato un percorso che ha preso l’avvio dal fine ultimo della preghiera, che è combattimento contro i cattivi pensieri, le battaglie dell’animo; in una parola, argine all’irrompere del diavolo nel nostro cuore, che conduce all’atonia, all’insensibilità dell’anima. Non a caso è stato ricordato che anche Cristo, tentato dal demonio nel deserto, ha superato la prova attraverso la citazione della Scrittura elevata a preghiera. Facendosi guidare dall’esperienza del monachesimo orientale, p. Francesco ha indicato

    la strada per giungere gradualmente ad una preghiera che, coltivata con assiduità, giunga a centrare l’obiettivo. Trovare uno spazio

    adeguato, nel silenzio, anche solo per pochi minuti al giorno. Affidarsi in prima battuta alle “preghiere della nonna”, che nella loro semplicità e ripetitività sono ancora il modo migliore per superare i primi ostacoli, per poi passare ai Salmi, nei quali troviamo la sublimazione di tutta la gamma dei sentimenti umani. Pregare è così percorrere un cammino che richiede pazienza ed equilibrio – meglio affidarsi di tanto in tanto alle cure di un padre spirituale, per evitare pericolose derive – ma che porta ad alla serenità trasmessa dal nostro mettere noi stessi di fronte di Dio. Dopo questo primo incontro, dedicato alla preghiera individuale, i prossimi saranno legati alla preghiera scritturale salmistica (9 dicembre) e alla preghiera corale liturgica (16 dicembre).

    La preghiera come luogo della conoscenza di Dio, di sè e del mondo 9 dicembre, ore 20,45 Pregare con Cristo: la lettura cristiana dei salmi 16 dicembre, ore 20,45 Parola e Liturgia: presenza del Verbo incarnato

    Chiesa di San Maurizio, corso Magenta, 13 – Milano ingresso libero

  • Ex Oriente Lux: ricordo di Enrico Galbiati di Anna Passoni dell’Acqua

    La celebre espressione di F. Delitzsch esprime efficacemente il rapporto di Mons. Galbiati con l’Oriente, che amò e vi si acco stò nel modo migliore: sfruttò il ‘dono delle lingue’ per conoscere i testi, per pregare con essi e celebrare la liturgia in lingua originale: ne coglieva lo spirito, l’anima dell’estensore, la fede delle comunità che li hanno tramandati. La sua passione per la Parola di Dio lo portò anche a studiare altri riti cristiani e a desiderare di celebrarne la liturgia, in ciò forse stimolato dall’amore per il rito ambrosiano e le sue matrici orientali: in esso era nato e cresciuto, aveva maturato la sua vocazione, svolgeva la sua attività di studioso e il suo magistero. In questo sguardo ‘cattolico’ sulle peculiarità di ogni Chiesa fu il suo contributo al cammino ecumenico, che si fonda nella conoscenza e nel rispetto reciproci, senza facili irenismi o ‘commistioni’ approssimative. Le celebrazioni in rito bizantino di Mons. Galbiati testimoniavano accuratezza rituale, nulla lasciando all’improvvisazione. Ciò emergeva anche dai preparativi: dal Pane per l’Eucaristia ai ‘bagnini’ per l’acqua dei riti battesimali, all’entusiasmo e alla riflessione per la composizione dell’omelia, spesso in lingua diversa da quella in cui officiava. Simile attenzione prestava alle persone, di qualsiasi estrazione fossero, età e lingua: ma i bambini erano ancor più oggetto della sua accoglienza. Con loro c’era sintonia: la loro semplicità, il loro stupore della vita brillava pure negli occhi di Monsignore. Nessuno s’è mai sentito a disagio con lui, ognuno se ne andava più ricco di sapienza, di scienza, di aiuti scientifici, dottrinali, materiali. Nella vita, come nelle celebrazioni, nulla lasciava al caso, rigore e precisione dominavano tutte le attività del sacerdote e dello studioso.

    Le pubblicazioni lo testimoniano: una documentazione attenta, accurata, facilitata dal dominio di molte lingue antiche e moderne, un’intelligenza acutissima esercitata fin dalla fanciullezza a cercare il perché delle cose, dei fenomeni culturali e religiosi, una linearità di ragionamento e una chiarezza espositiva da cui traspare chiarezza di idee e limpidezza intuitiva. Eppure, Mons. Galbiati non applicò mai rigore

    nel giudicare le persone e le idee: non si scandalizzava di nessuno e di nulla, dimostrando un’apertura intellettuale e umana, una misericordia vissuta che faceva trasparire quella sconfinata del Padre. Possedeva poi le doti innate del ‘maestro’, esigente con gli allievi così da ottenerne il massimo, ma sempre incoraggiante, come chi capisce la fatica dell’imparare, del migliorare, del non desistere… Non è certo in poche righe che si può illustrare una personalità come quella di Mons. Galbiati, che sfugge a qualsiasi classificazione o incasellatura, ma che ha colpito tutti quelli che a lui si sono avvicinati senza secondi fini: le persone

    che lui ha amato sono tantissime, un grandissimo numero quelle che senza dubbio lo ricordano con gratitudine e con affetto. È compito di tutte queste tenerne viva la memoria e imitarne l’esempio pur nella limitatezza della propria persona, farsi eco della sua vita, del suo insegnamento, della sua umiltà perchè anche attraverso questa ‘tradizione’ viva, oltre che per mezzo delle sue opere, sia propagata la ricchezza del dono che Mons. Galbiati è stato per la chiesa. (riduzione e adattamento dell’introduzione di “Ex Oriente Lux”, di A. Passoni dell’Acqua: l’intero saggio si può leggere nel nostro sito)

  • Calendario Liturgico - Dicembre 2011 4 X Domenica di Luca - Santa Barbara, megalomartire - San Giovanni Damasceno 6 San Nicola, vescovo di Mira in Licia, il taumaturgo

    7 Sant'Ambrogio, vescovo di Milano 11 XI Domenica di Luca: dei Progenitori del Signore - San Daniele, stilita

    18 Domenica prima del Natale - dei S.s. Padri: da Abramo fino a Giuseppe, sposo di Maria Vergine - San Sebastiano e compagni, martiri

    25 Natività secondo la carne del Signore, Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo

    Gli appuntamenti Domenica 4 dicembre ore 10,30 - S. Maurizio – Milano Celebreremo la Divina Liturgia in cui faremo memoria S. Nicola di Mira, il taumaturgo. Al termine della Liturgia benediremo il pane, il vino e l’olio secondo la tradizione orientale.

    --------- Martedì 6 dicembre ore 20,30 – Pontirolo Nuovo (Bg) in Chiesa Parrocchiale Celebreremo l’Inno Akathistos in onore della Madre di Dio, in preparazione alla Festa latina dell’Immacolata Concezione di Maria Santissima.

    --------- Venerdì 6 gennaio ore 10,30 - S. Maurizio – Milano Celebreremo la Divina Liturgia in occasione della Festa della Santa Teofania, in ricordo del Battesimo del Signore nel fiume Giordano. Al termine benediremo le acque con la grande preghiera della tradizione orientale.

    INNO AKÁTHISTOS ΑΚΑΘΙΣΤΟΣ Inno alla Madre di Dio e della Chiesa. E’ l’inno più famoso della poesia bizantina, la cui denominazione significa “non seduto”, in contrapposizione agli inni kathísmata, ovvero eseguiti stando seduti. Di autore anonimo, la composizione può essere datata tra il V e il VI secolo, sicuramente dopo il Concilio di Efeso (431) che stabiliva il dogma di Maria Madre di Dio (Teothókos). L’inno è diviso in 24 strofe, nelle quali le dispari si concludono col ritornello «Gioia a te, vergine sposa!» e le dispari con l’«Alleluia» e appaiono divise in due parti teologicamente omogenee. Le prime 12 strofe rievocano i momenti della vita di Maria che precedono la predicazione evangelica (annunciazione, visitazione, annuncio a Giuseppe, adorazione dei pastori, adorazione dei magi, fuga e ritorno dall’Egitto, incontro con Simeone); le seconde 12 mettono in evidenza le verità di fede che la riguardano (il concepimento verginale, la divina maternità, il parto verginale, il suo ruolo di guida spirituale, Maria tempio del Dio vivente e il suo ruolo di intercessore per i fedeli). L’inno viene di norma recitato parzialmente a compieta nei primi quattro venerdì di quaresima e per intero il mattutino del quinto sabato, festa propria.