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I l nostro ultimo numero è stato oggetto di alcune critiche da parte di lettori che non hanno condiviso alcune espressioni e giu- dizi in esso contenuti. Come dice una canzone del cantautore Andrea Mingardi, “...nessuno siam perfetti, ciascuno abbiamo i suoi difetti” per cui, così come accettiamo il loro diritto di critica, così rivendichiamo il nostro diritto di essere imperfetti, specie quando non offendiamo la sensibilità e non rispettiamo la privacy delle persone. C’è stato chi ha ritenuto offensivo (non si sa per chi) il gustoso ritratto che l’estensore del- l’articolo “I bei ricordi dell’adolescenza” , Renzo Bovoli (diamo a Bovoli quello che non è di Bonoli) ha fatto di una signora, sua vicina di casa, che ogni giorno incolpava il latte di fuo- riuscire dal pentolino. Più ancora ha indispetti- to l’articolo di Pietro Rossi a proposito della betulla di Natale, là dove si dice che i critici dell’albero “….razzolano nel banale acconten- tandosi delle ghiande”, preferendo il sarcasmo al giudizio estetico. Infine l’articolo di fondo del nostro Direttore sull’associazionismo locale non è piaciuto per- ché parla del “fallimento” della Consulta delle Associazioni e c’è chi si è adontato non solo negando questa affermazione, ma offendendosi personalmente. Evidentemente non è stato compreso il reale significato di questa afferma- zione che non vuole essere un disconoscimento della sua funzione, ma semplicemente un richiamo alla concretezza di questo organo, se è vero, come è vero, che è stata la stessa Consulta a riconoscerne i limiti e le difficoltà di funzionamento. Le richieste di modifica, ancorchè parziale, delle norme che riguardano la funzionalità del- l’organo e la necessità di ridare slancio al pro- cesso partecipativo sono partite, in modo una- nime, proprio dall’interno della Consulta, che ha riconosciuto i limiti organizzativi, la diffi- coltà di collaborazione e soprattutto il progres- sivo distacco tra le funzioni regolamentari e l’effettivo svolgimento delle medesime. La revisione del Regolamento Comunale, del resto, è stata proposta da un gruppo di lavoro della Consulta stessa, che ha proposto all’Amministrazione Comunale la soppressione della figura del coordinatore, l’introduzione di quella del tesoriere e la “possibilità di creare gruppi di lavoro su temi specifici”. Una propo- sta, non proprio epocale, che è stata rapida- mente introdotta nel Regolamento, nella spe- ranza, a nostro giudizio abbastanza remota, di rivitalizzare la partecipazione delle associazio- ni. Noi ci siamo benevolmente astenuti, perché la modifica non ci pare in grado di raggiungere i risultati sperati per alcuni motivi che di segui- to esplicitiamo: 1) Il progressivo venir meno dell’impegno e della presenza da parte di molte Associazioni non deriva dall’assetto organizzativo della Consulta, bensì dalla mancanza di un reale con- fronto tra le Associazioni e di una loro sempre più scarsa partecipazione alla fase consultiva della programmazione in materia culturale. 2) Se, come crediamo e auspichiamo, il proces- so partecipativo deve scaturire “dal basso”, allora non è sufficiente che le Associazioni siano informate, magari a posteriori, delle decisioni assunte, ma devono esser messe nelle condizioni di offrire la loro potenzia- lità, la loro esperienza e tutto il loro impe- gno partecipativo. La nostra proposta, che peraltro, è arcinota (ma mai accettata) fin dalla costituzione della Consulta, era quella di prevedere una consultazione preventiva e un parere obbli- gatorio, seppure non vincolante, da parte dell’Amministrazione su alcuni temi predefi- niti (utilizzo di spazi, costi per l’uso di sale, assegnazione di contributi, ecc.) al fine di stimolare partecipazione e collaborazione. In questo modo ogni Associazione, attraverso la Consulta, avrebbe la reale possibilità di espri- mere il proprio parere che, come dice chiara- mente il termine, ha esclusivamente una fun- zione partecipativa e consultiva. Questo senza interferire nell’’attività ammini- strativa e senza togliere ad essa tutte le prero- gative, tutte le funzioni e tutti i poteri di cui dispone per una corretta gestione della cosa pubblica. Abbiamo ritenuto di dover esplicitare questa nostra posizione, nella certezza che sarà inter- pretata come un tentativo di stimolare la par- tecipazione e di rinsaldare i rapporti con l’Amministrazione Comunale, che da tempo sono improntati alla più ampia collaborazione. L’associazionismo come strumento di partecipazione e di confronto DI RENZO BONOLI SENZA CONFINI NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE E DI PROMOZIONE SOCIALE SENZA CONFINI Anno X - N°01-2016 - Registrazione presso il Tribunale di Bologna - n° 7658 del 18/04/06- Tiratura: 1500 copie stampate su carta riciclata Dir., Red. e Amm. sede Via Beroaldi, 29 - Budrio (BO) - Dir. Resp. Maurizia Martelli - Comitato di red.: Giancarlo Caroli, Renzo Bonoli, Maria Marzia Lodi, Guido Montebugnoli Per la Vs. pubblicità contattate Renzo Bonoli. Tel. 338 3904582 - www.senzaconfinitaly.com - [email protected] L’EDITORIALE www.senzaconfinitaly.it senza confini budrio Budrio ieri e oggi Tre artisti budriesi della collezione Gamberini a pagina 2 Ricordi budriesi Benito Davalli, sguazamòn si nasce, gastronomi si diventa a pagina 5 Salute Osteoporosi e menopausa a pagina 8 La pagina dell’arte Renato Guttuso, artista di regime? a pagina 10 Le nostre iniziative Gite e visite guidate da non perdere da pagina 11

NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE E DI PROMOZIONE

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Il nostro ultimo numero è stato oggetto dialcune critiche da parte di lettori che nonhanno condiviso alcune espressioni e giu-

dizi in esso contenuti. Come dice una canzone del cantautoreAndrea Mingardi, “...nessuno siam perfetti,ciascuno abbiamo i suoi difetti” per cui, cosìcome accettiamo il loro diritto di critica, cosìrivendichiamo il nostro diritto di essereimperfetti, specie quando non offendiamo lasensibilità e non rispettiamo la privacy dellepersone.C’è stato chi ha ritenuto offensivo (non si saper chi) il gustoso ritratto che l’estensore del-l’articolo “I bei ricordi dell’adolescenza” , RenzoBovoli (diamo a Bovoli quello che non è diBonoli) ha fatto di una signora, sua vicina dicasa, che ogni giorno incolpava il latte di fuo-riuscire dal pentolino. Più ancora ha indispetti-to l’articolo di Pietro Rossi a proposito dellabetulla di Natale, là dove si dice che i criticidell’albero “….razzolano nel banale acconten-tandosi delle ghiande”, preferendo il sarcasmoal giudizio estetico.

Infine l’articolo di fondo del nostro Direttoresull’associazionismo locale non è piaciuto per-ché parla del “fallimento” della Consulta delleAssociazioni e c’è chi si è adontato non solonegando questa affermazione, ma offendendosipersonalmente. Evidentemente non è stato

compreso il reale significato di questa afferma-zione che non vuole essere un disconoscimentodella sua funzione, ma semplicemente unrichiamo alla concretezza di questo organo, seè vero, come è vero, che è stata la stessaConsulta a riconoscerne i limiti e le difficoltà difunzionamento.Le richieste di modifica, ancorchè parziale,delle norme che riguardano la funzionalità del-l’organo e la necessità di ridare slancio al pro-cesso partecipativo sono partite, in modo una-nime, proprio dall’interno della Consulta, che

ha riconosciuto i limiti organizzativi, la diffi-coltà di collaborazione e soprattutto il progres-sivo distacco tra le funzioni regolamentari el’effettivo svolgimento delle medesime.La revisione del Regolamento Comunale, delresto, è stata proposta da un gruppo di lavorodella Consulta stessa, che ha propostoall’Amministrazione Comunale la soppressionedella figura del coordinatore, l’introduzione diquella del tesoriere e la “possibilità di crearegruppi di lavoro su temi specifici”. Una propo-sta, non proprio epocale, che è stata rapida-mente introdotta nel Regolamento, nella spe-ranza, a nostro giudizio abbastanza remota, dirivitalizzare la partecipazione delle associazio-ni.Noi ci siamo benevolmente astenuti, perché lamodifica non ci pare in grado di raggiungere i

risultati sperati per alcuni motivi che di segui-to esplicitiamo:

1) Il progressivo venir meno dell’impegno edella presenza da parte di molte Associazioninon deriva dall’assetto organizzativo dellaConsulta, bensì dalla mancanza di un reale con-fronto tra le Associazioni e di una loro semprepiù scarsa partecipazione alla fase consultivadella programmazione in materia culturale.2) Se, come crediamo e auspichiamo, il proces-so partecipativo deve scaturire “dal basso”,allora non è sufficiente che le Associazionisiano informate, magari a posteriori, delledecisioni assunte, ma devono esser messenelle condizioni di offrire la loro potenzia-lità, la loro esperienza e tutto il loro impe-gno partecipativo.La nostra proposta, che peraltro, è arcinota(ma mai accettata) fin dalla costituzionedella Consulta, era quella di prevedere unaconsultazione preventiva e un parere obbli-gatorio, seppure non vincolante, da partedell’Amministrazione su alcuni temi predefi-niti (utilizzo di spazi, costi per l’uso di sale,assegnazione di contributi, ecc.) al fine di

stimolare partecipazione e collaborazione. Inquesto modo ogni Associazione, attraverso laConsulta, avrebbe la reale possibilità di espri-mere il proprio parere che, come dice chiara-mente il termine, ha esclusivamente una fun-zione partecipativa e consultiva. Questo senza interferire nell’’attività ammini-strativa e senza togliere ad essa tutte le prero-gative, tutte le funzioni e tutti i poteri di cuidispone per una corretta gestione della cosapubblica.Abbiamo ritenuto di dover esplicitare questanostra posizione, nella certezza che sarà inter-pretata come un tentativo di stimolare la par-tecipazione e di rinsaldare i rapporti conl’Amministrazione Comunale, che da temposono improntati alla più ampia collaborazione.

L’associazionismocome strumento di partecipazione edi confronto

DI RENZO BONOLI

SENZA CONFINI

NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE E DI PROMOZIONE SOCIALE SENZA CONFINI

Anno X - N°01-2016 - Registrazione presso il Tribunale di Bologna - n° 7658 del 18/04/06- Tiratura: 1500 copie stampate su carta riciclataDir., Red. e Amm. sede Via Beroaldi, 29 - Budrio (BO) - Dir. Resp. Maurizia Martelli - Comitato di red.: Giancarlo Caroli, Renzo Bonoli, Maria Marzia Lodi, Guido MontebugnoliPer la Vs. pubblicità contattate Renzo Bonoli. Tel. 338 3904582 - www.senzaconfinitaly.com - [email protected]

L ’ E D I T O R I A L E

www.senzaconfinitaly.it senza confini budrio

Budrio ieri e oggi

Tre artisti budriesidella collezioneGamberini

a pagina 2

Ricordi budriesi

Benito Davalli, sguazamòn si nasce,gastronomi si diventa

a pagina 5

Salute

Osteoporosi e menopausa

a pagina 8

La pagina dell’arte

Renato Guttuso,artista di regime?

a pagina 10

Le nostre iniziativeGite e visite guidateda non perdere

da pagina 11

2

B U D R I O I E R I E O G G I

Dopo tante esposizioni GrazianoGamberini meditava di realizzare unarassegna particolare, un omaggio a

Budrio e ai tre artisti budriesi AugustoMajani, al sottoscritto Dante Mazza eGiampaolo Parini.

Ora l’Associazione Senza Confinicon il patrocinio del Comune diBudrio esaudirà questo suo deside-rio e dal 24 settembre al 9 ottobrela Sala Rosa ospiterà le opere deitre artisti che Gamberini ha colle-zionato nell’arco di una vita. Essendo parte in causa nella mostradi settembre, mi limiterò al sempli-ce annuncio; ci saranno altre occa-sioni per esplorare la poetica deisingoli artisti, confrontarne il per-corso professionale e commentarele loro opere. In questa occasionecredo sia più giusto approfondire lapersonalità di Graziano Gamberini.Ritengo che le radici della nostracultura vadano ricercate nel secoloscorso e precisamente negli anniSessanta-Settanta, quando ungruppo di “illuminati” su vari fronti(Ferruccio Codicè Pinelli, Fedora ServettiDonati, Valter Chiusoli, Rino Rambaldi, EnricoMasi, Elsa Silvestri, Ciro Testoni, GrazianoGamberini e Franco Ferri) creò un clima disensibilizzazione, di promozione culturale edi amore per il proprio paese, che avrebbecoinvolto nel tempo non solo il pubblico maanche la classe politica, producendo unasinergia che si è sviluppata decennio dopodecennio fino ai nostri giorni e favorendo unaserie di iniziative memorabili per la crescitaculturale del nostro paese. Graziano Gamberini appartiene, appunto, allaschiera di quei personaggi che hanno saputo

contagiare e coinvolgere con il proprio entu-siasmo generazioni di budriesi. Classe 1926 e prosecutore della famosa dina-stia di ebanisti degli Oppi attiva a Budrio finodal 1880, Gamberini con la sua professione diebanista ha saputo conquistare la fiducia diAlberto Masotti, lavorando a lungo per ilgruppo “La Perla” e collaborando in varieoccasioni con Pier Luigi Cervellati. Per lafedeltà al lavoro esercitato dalla famigliaOppi-Gamberini per oltre un secolo, ha rice-vuto, insieme al fratello Arrigo, la medagliad’oro della Camera di Commercio di Bologna. È nei momenti liberi che, a partire dagli anniSettanta, frequenta gallerie e mostre d’arteacquistando le prime opere; inizialmente ilsuo interesse è rivolto ad artisti bolognesi,poi al budriese Augusto Majani e col tempo il

suo orizzonte si amplierà in campo naziona-le, raccogliendo un numero impressionante dicapolavori. Basti pensare che nel 2005, alla “Mostra didipinti di pittori bolognesi contemporanei”,ha esposto le opere di 24 artisti di prim’ordi-ne, da Corsi a De Vita, da Manaresi a Mandelli,da Minguzzi a Pozzati, da Romiti a Saetti,Ilario Rossi e tanti altri.Proseguendo con i numeri, alla mostra allesti-ta nel 1999 “Espressioni dell’Arte Italiana nelNovecento”, le pareti di palazzo Medosi-Fracassati (ora Sala Rosa) vedevano appese 40opere degli artisti italiani più rappresentati-vi, da Maccari a Guttuso, da Cassinari a

Crippa, da Morlotti a Schifano, da Manzù aMarino Marini, Guidi, Migneco, Sughi,Tamburi, Treccani ecc. Voglio anche segnalare la mostra ristretta apochi ma significativi artisti in occasione diPrimaveranda 2004: “Tre Maestridell’Accademia Bolognese”, Virgilio Guidi,Paolo Manaresi e Ilario Rossi. Con questi tre artisti ha sempre intrattenutoun rapporto privilegiato. Qualche volta si recava a Venezia a far visitaa Guidi, mentre Manaresi e Rossi di tanto intanto venivano a Budrio per un saluto e acuriosare fra le nuove acquisizioni; ogni voltaIlario Rossi non mancava di lodare la qualitàdi uno straordinario disegno di AntonioMancini, che considerava fra le opere piùbelle della collezione di Gamberini.

Oltre alle mostre citate, voglioricordare che sono tante leesposizioni promosse dall’As-ses sorato alla Cultura diBudrio, dalla Pro Loco e daaltre realtà budriesi a cui ilnostro collezionista ha parte-cipato per il piacere di condivi-dere con il pubblico la visionedei suoi capolavori. Entusiasta promotore culturalee punto di riferimento nell’or-ganizzazione di eventi, semprepresente in tutte le occasioniin cui occorrevano competenzae spesso anche fattiva profes-sionalità, Graziano a metàdegli anni Ottanta è statoanche fra i fondatori delCircolo Amici delle Arti, centrodi aggregazione culturale sul

piano dell’arte, del restauro e di tante attivitàa favore del territorio. Nel corso della vita ha sempre espresso la pro-pria riconoscente gratitudine alla moglieLoredana, da poco scomparsa, che conpaziente comprensione gli è stata semprevicina e gli ha permesso di realizzare piena-mente le sue passioni e le sue scelte di vitatanto che, parafrasando Marino Marini quan-do affermava “moglie di scultore si nasce”,verrebbe da dire che anche moglie di collezio-nista si nasce.Negli anni Ottanta e Novanta grazie alla cre-scente divulgazione dell’arte e alla forza pro-pulsiva del Circolo Amici delle Arti, il colle-

Tre artisti budriesidella collezioneGamberini

DI DANTE MAZZA

Al centro, Graziano Gamberini con Dante Mazza e, all’esterno, i figli Marco ed Paolo.

3

B U D R I O I E R I E O G G I

zionismo privato riceverà nuovi impulsi e rac-coglierà nuovi adepti. E così nel 2010 l’alloraAssessore alla Cultura Giulio Pierini ha volutotracciare un bilancio del collezionismobudriese e rendere omaggio ai tre collezioni-sti locali, Gamberini, Gatti e Montanari, pro-ponendo loro una “fusione di intenti e di

opere” che ha prodotto, alle Torri dell’Acqua,una mostra memorabile con artisti di primopiano da fine ‘800 a tutto il XX secolo.Concludo riproponendo un brano da una miapresentazione in catalogo del 1999 che trovotuttora di grande attualità e che ben riassu-me quanto scritto finora: “Credo che dobbia-

mo essere grati a Graziano Gamberini, nonsolo per aver portato a Budrio tanti capolavo-ri che ora tutti noi possiamo ammirare, maanche per il suo ruolo di promotore culturale eper quella sua ‘civiltà’ che lo ha sempre con-traddistinto, nell’offrire a tutti la propria col-laborazione nel nome dell’arte.”

Poco prima di Natale è uscito l’ultimo librodel budriese Gabriele Montanari (tutti loconoscono come Lele), L’ORO DEL CAM-

PANILE DI BUDRIO: un romanzo storicoambientato a Budrio tra il 1940 e il 1948.Intervistiamo l’autore.

MAURIZIA: Come nasce l’idea di questo tuoromanzo?

LELE: Forse non tutti sanno che il campaniledi San Lorenzo fu distrutto dai tedeschi negliultimi giorni della guerra. Io ho inventato unaversione diversa da quella ufficiale e intorno viho costruito un romanzo.

MAURIZIA: Un romanzo ma con dentro inomi di parecchi budriesi realmente esistiti.

LELE: Esatto. Dino Arnofoli, Gino Scanabissi,Emiliano Marchesini, Aldo Montanari (miopadre), il dottor Pulvino, Maria Pia Bovoli ealtri sono stati scomodati e inseriti in unatrama che mescola fatti veri ad altri di miainvenzione. Ho cercato di essere rispettosoverso tutti e verso la realtà storica, visto che iprotagonisti sono in gran parte deceduti.

Spero e credo di esserci riuscito. Ho inserito inappendice anche alcuni documenti che com-provano l’effettivo svolgimento di alcuni fatti.

MAURIZIA: Non è che il tuo libro risulterà unpo’ pesante? Un trattato storico?

LELE: Per carità! Il mio modo di scrivere èattentissimo a non far annoiare il lettore.Cerco di raccontare con leggerezza anche i fatti

più drammatici. So bene che un lettoreannoiato è un lettore perduto.

MAURIZIA: Conosco i tuoi libri pre-cedenti. So che l’umorismo non timanca ma questa volta ti sei cimen-tato con un argomento che definirei“serio”. Come mai questo cambio dirotta?

LELE: In effetti io ho scritto dieciromanzi, di cui quattro con mio cugi-no Marco Negri, prematuramentedeceduto nel 2012. E tutti e di farridere o almeno sorridere chi legge.Non ho ambizioni letterarie, sono unpensionato e uno scribacchino dilet-tante. Da undici anni il mio hobby è scrivere.Ma per divertirmi ho bisogno di scrivere coseallegre. Stavolta m’è venuto così: e in effettiho faticato quasi un anno per arrivare alla finedel libro. L’ORO DEL CAMPANILE DI BUDRIOnon poteva essere umoristico però non dovreb-be essere nemmeno un mattone. Tu che l’hailetto, che ne dici?

MAURIZIA: Dico che si legge volentieri, non èpesante, spunta qua e là la tua vena un po’burlesca. E poi in mezzo c’è anche un giallo.

LELE: È vero, mi piace mischiare i generi. E mipiace mischiare la realtà con la fantasia. Cosìnon mi annoio e non annoio i miei quarantalettori.

MAURIZIA: Dico anche che è un libro che puòmuovere corde ancora molto vive nelle storiedi alcune famiglie budriesi... E so che questo èavvenuto. L’avevi previsto?

LELE: No non lo avevo previsto. Ero convintoche fossero storie ormai sepolte, mentre inve-ce così non era. E non lo è stato nemmeno perme, visto che anche la mia famiglia era coin-volta, essendo mio padre Aldo partigiano.

Anch’io nel cercare, prima di documentarmi epoi di raccontare, ho rivissuto la vicenda chepensavo sopita e ho rianimato i miei ricordi.Tant’è vero che dopo le prime cento pagine

volevo lasciare perdere tutto, perché scavarenei fatti e nelle emozioni era diventato diffici-

le... Ma poi smettere di scrivereavrebbe avuto il sapore di unatto di vigliaccheria, e così hoproseguito. E se questo libropuò essere servito a risvegliareo a colmare la memoria di qual-cuno, beh allora sono soddi-sfatto.

MAURIZIA: Quindi, vistoche per te scrivere è diverti-mento, in questo libro non tisei divertito tanto.

LELE: non mi sono divertitoper niente, se non nel finale quando il raccon-to si è trasformato in un giallo.

MAURIZIA: Dove si può trovare il tuo libro?LELE: Solo a Budrio, da Biblion, da Bice eall’Edicola di Mario. Oppure on-line nei sitiAmazon, IBS, Mondadori eccetera. Maurizia, ese tu mi facessi una bella ed entusiasticaPresentazione Ufficiale?

MAURIZIA: Posso provarci... Anzi, dico di sì:facciamo la sera del 10 maggio alle ore 21 pres-so la Biblioteca di Budrio. Siete tutti invitati...

L’oro del campaniledi Budrio

A CURA DI MAURIZIA MARTELLI

Serata di presentazione del libro presso la Biblioteca diMezzolara. A sinistra, Lucia Bonora, che ha letto alcu-ni brani del libro.

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Via Gramsci, 20 - 40054 Budrio BO - Tel. 051. 801128www.ristorantegiardino.net - [email protected]

Ristorante il Giardinouna scelta di gustonella prestigiosa cornice della villa cinquecentesca

S O C I E T À

Una pletora di politici sgomenti esprovvisti di una visione storica glo-bale, incerta tra la pietà e lo spaven-

to delle emozioni popolari che si susseguo-no ad ogni sbarco di immigrati, o ad ogninaufragio, o al drammatico spargimento disangue in atto nel mondo, si rifugianoormai quotidianamente nella proposta anti-tetica e assurda di accogliere o di cacciaretutti gli immigrati. Una soluzione che nonregge più le dinamiche della geopolitica edella demografia e che deve invece tra-sformarsi in “progetto” e non diventareun semplice pretesto per alimentare senti-menti di paura, di esclusione, di razzismo

xenofobo.Certo il problema dei flussi migratori esiste,ma non lo si può governare in modo rozzo ediscriminatorio come sono soliti fare bennoti esponenti politici e neppure con sem-plici misure di ordine pubblico che nonindagano e non risolvono i problemi, chesono notoriamente di carattere storico,politico ed economico assolutamente globa-le. Soffiare sul fuoco, seminando paura e odio,compiere azzardate incursioni in camporeligioso, senza conoscerne a fondo i conno-tati, costituisce un esercizio dialettico leci-to che se da un lato ci porta a condannarecomportamenti delittuosi, dall’altro non ciavvicina alla soluzione auspicata, quella diun mondo nel quale i diritti, ma anche idoveri, vengano rispettati da tutti e pertutti, indipendentemente dal colore dellapelle, dalla religione professata, dalla razzae dalla condizione economica.Credo anche che dovremmo prendere esem-pio dai giovani, dai bambini che fortunata-mente, nella loro innocenza e nella lorospontaneità, non sono ancora contaminatidal morbo del razzismo, ma anzi lo combat-tono con semplici deduzioni, con riflessio-ni mai banali, con sentimenti lontani anniluce dal disprezzo, dalla diffidenza e dall’e-goismo con i quali gli adulti trattano que-sti temi.Egoismo contro il quale si scagliò Don ZenoSaltini, parroco di San Giacomo Roncole,frazione di Mirandola, negli anni ’30 pun-tando il dito contro un cristianesimo di fac-ciata, in una requisitoria ancora aggi attua-le proprio a proposito di razzismo :“……Egoismi individuali, egoismi familiari,egoismi campanilistici, egoismi nazionali e

continentali, egoismi di razza, divisioni diclasse, superbia degli eruditi nei confrontidegli ignoranti…..teste di carriola che stu-diano perché hanno quattrini, intelligenzespiccate che si riducono alla carriola perchénon hanno mezzi, tavole imbandite conogni sorta di cibi e panciuti che cercano unmedico per dimagrire, perché hanno man-giato troppo, altri che stendono umiliati lamano per cercare dai fratelli un tozzo dipane…..ecco la civiltà moderna, ecco i cri-stiani nella loro mostruosa costruzionesociale, nella loro applicazione paradossaledei principi evangelici.”

Un “J’accuse” che può valere anche per chiparla a sproposito di immigrazione e che cipare assai distante dai pensieri e dai disegnidei bambini, italiani e stranieri, dei qualiriproduciamo di seguito alcuni disegni edidascalie:

Il razzismo vistodai bambini è unesempio per gliadultiDI RENZO BONOLI

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Benito Davalli,sguazamòn sinasce, gastronomisi diventaDI MAURIZIA MARTELLI

Quando, un bel giorno, dalla Ca’ del Buriòndi Cento di Budrio Luigi Ottavio Davalli,detto Sguazamòn1, si trasferì con la fami-

glia a Budrio, nella palazzina della centralissi-ma via Umberto I (l’attuale via Bissolati), avevagià alle spalle un’attività di commercio in pel-lami e liquori insieme al fratello Sante. L’impresa di Luigi era stata registrata presso laCamera di Commercio nel 1883, ma alcuni annidopo la licenza mutò in “traffici diversi”,espressione che oggi suonerebbe molto male,ma allora l’aggettivo si riferiva ai “generi” ali-mentari e non, e cambiò ancora nel 1894 inattività di commercio in foraggi.Luigi, quel giorno, aveva già bene in mentecosa fare: i suoi quattro figli maschi ormaierano grandi ed era giunto il momento diavviarli al lavoro con una nuova attività, que-sta volta di salumi e paste alimentari. A queitempi, questi generi davano garanzie di succes-so piuttosto certe: il maiale era l’alimento prin-cipe, sia nelle famiglie contadine, che lo macel-lavano in proprio, sia per chi non viveva incampagna, ma della tradizione rurale avevaassimilato le abitudini alimentari. La pastaall’uovo si “tirava” nelle case contadine, maquella alimentare prodotta con la semola digrano duro era un altro alimento fondamentaledella popolazione budriese e si vendeva sfusa

in diversi formati, tra i quali primeggiavano imaccheroni2.

NASCE L’IMPRESA DI FAMIGLIAIl 26 settembre del 1904, nasce così l’impresafamiliare “Davalli Luigi e Figli”, che la cameradi commercio registrò come “Fabbrica di salu-mi, droghe e paste alimentari”. I negozi che a Budrio Luigi occupò furono tre:due in via Bissolati, dei quali uno fu apertonella palazzina per anni occupata dal forno diMagli, che poi passerà a Benito e dove sopra furicavata l’abitazione della famiglia. Qui la ven-dita di salumi e pasta alimentare al minuto fuaffidata ad Adelmo, padre del nostro Benito.Adelmo era il più anziano – per modo di direvisto che aveva 14 anni – e un po’ per questomotivo, ma soprattutto per la sua innata preci-sione, rafforzata dagli anni di scuola commer-ciale, assunse anche il ruolo di amministratore,tant’è vero che gli fu affibbiato il soprannomedi “Delmén al precisén”. In un negozio pressoché adiacente s’insediò ilfratello Paolo con la vendita di salumi all’in-grosso.

A quel tempo, infatti, e fino alla fine dellaseconda guerra mondiale, non esistevano i rap-presentanti di commercio e Paolo vendeva ainegozianti, non solo di Budrio, ma anche ditutte le frazioni. Paolo aggiunse anche la vendita di pasta ali-mentare che, negli anni del fascismo, quandoper fare la spesa si usava la tessera annonaria,spesso barattava con la farina fornita dai con-tadini. Un terzo negozio, in Piazza Filopanti – nell’e-dificio oggi occupato dal Credito Romagnolo –fu invece assegnato agli altri due fratellimaschi, Armando e Ferruccio, e dedicato sem-pre alla vendita di salumi, pasta e generi ali-mentari misti.

Nel ’28, dopo la morte del nonno Luigi, avvie-ne la successione delle attività ai quattro figlie nel ’33 si ha il primo scioglimento della dittaLuigi Davalli & Figli, dalla quale escono i fratel-li Armando e Ferruccio e restano Paolo eAdelmo. Pochi anni dopo, più precisamente nel’38, anche i due fratelli si separano: la dittaDavalli Luigi e figli resta a Davalli Paolo, men-

S T O R I E B U D R I E S I

Il primo negozio di via Bissolati gestito da Adelmo (sulla destra), col figlio Benito (a sinistra).

1 I componenti della famiglia Davalli (come ricordaFedora Servetti Donati nel suo libro del ’99 “Immaginedi un paese nei suoi antichi soprannomi”) erano deno-minati Sguazamòn, dal dialetto sguazèr, cioè “sguazza-re” nell’umidità, per ricordare la loro provenienza daCento di Budrio, più precisamente nel tratto finale diVia Passo Pecore, zona notoriamente umida e spessoinvasa dal fango per gli straripamenti del Quaderna, iltorrente adiacente.

2 L’Artusi, già nella prima edizione del 1891 de “Lascienza in cucina e l’arte di mangiare bene” descrive imaccheroni alla bolognese con sfoglia grossa e di gran-dezza “mezzana”, cosiddetta a “denti di cavallo”).

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BIANCHERIA PER LA CASA

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S T O R I E B U D R I E S I

tre Adelmo farà nascere la propria impresa cheprenderà il suo nome: “Davalli Adelmo”.Se il dopoguerra inizialmente sembrò la fine ditutto, fu invece l'inizio di un nuovo periodo digrandi cambiamenti e trasformazioni, urbane esociali. Con l’arrivo dei rappresentanti di com-mercio, l’ingrosso di Paolo mutò la licenza nellavendita al dettaglio: da questo momento i fra-telli diventeranno concorrenti, per di più nellastessa via, ma sarà Adelmo ad avere la meglio.Pochi anni dopo, infatti, Paolo cede l’attività adun certo Bolognesi di Castenaso (anni dopopasserà alla coppia Magrini e Cavallini e infinealla Bottega del Maiale), mentre Armando eFerruccio, ormai anziani, chiudono bottega. Nel 1933 nasce Benito, quartogenito di sei fra-telli, che sarà l’unico dei figli ad affiancareAdelmo. Nel 1947, all’età di 14 anni, entra innegozio: ha appena terminato le scuole medie,ma il gene gastronomico e anche quello dell’im-prenditorialità ereditati dal padre si manifesta-no precocemente. A Milano, nel ’56, da Peckavevano fatto la loro prima apparizione i piattipronti e la gastronomia da asporto e anche seBudrio non era certo paragonabile a Milano,Benito, seguendo l’intuizione del padre, pensòche i tempi fossero maturi per cominciare a lan-ciare le prime basi della gastronomia.

TEMPI MODERNINel ’61 Benito si sposa con Alba e nel ’62 par-tecipa a un corso di gastronomia organizzato daElnac a Bologna, che lo accredita come profes-sionista gastronomo.

“È stata una grande scuola – ricorda Benito – esoprattutto una preziosa opportunità d’incontrocon maestri del calibro di Tamburini (quello inVia Marconi), Mazzoni di Castel Maggiore,Ferrari di Bazzano. Tra tutti noi “allievi” siformò un gruppo affiatato. Partecipammo anchea gare di gastronomia, vincendo tanti premi.Imparai a fare delle cose bellissime per queitempi, come l’insalata russa, che fu il primopiatto proposto dal nostro negozio”.

Il primo battesimo pubblico della gastronomiadi Benito avvenne nell’agosto del ’63-64, con laripresa della fiera di San Lorenzo, per la festadel Patrono.

“Sotto il portico della Chiesa – spiega Benito –affittammo uno stand, che attrezzammo con ungrill e un banco frigo preso a noleggio, per lan-

ciarci nella prima avventura dell’asporto. Fu un debutto importante, perché finalmentetutte le donne potevano ammirare e assaggiarele mie specialità senza l’imbarazzo di doverentrare in negozio per fare acquisti…La gastronomia sembrava una cosa molto azzar-data per quei tempi. Non c’era né benessere néle abitudini di oggi e le donne che andavano acomprare piatti già pronti avevano paura di pas-sare per “balosse”, cioè che si tenessero in brigaa cucinare. Ci volle un po’ di tempo per abituarele donne budriesi, e ricordo che agli inizi se inuna giornata riuscivamo a vendere cinque uovadi tortellini era già un grande primato. Poi neglianni ’70, l’emancipazione femminile ci diedeuna mano e, da qual momento, fu tutto un cre-scendo”.

1967, NASCE LA DITTA DAVALLI BENITOAlla morte del padre, nel ’67, la ditta DavalliAdelmo diventa Davalli Benito. Da quel momen-to la moglie Alba lo affiancherà talvolta dietroil banco, ma specialmente in laboratorio a pre-parare pasta fresca e gastronomia calda e fred-da.“Insieme a mia moglie, andavamo a Bologna daTamburini a comprare due etti di questa e diquell’altra specialità gastronomica e poi torna-vamo in bottega a sperimentare e a cercare dimigliorare sempre di più”.

“Andavamo a sbirciare anche da Peck a Milano –ricorda la signora Alba – prendemmo spuntisoprattutto per il servizio. Lì erano già avanti,non si andava più a peso, come dalle nostreparti, ma a porzioni e questa novità la facemmonostra, restando però fedeli ai prodotti dellenostre tradizioni e alla qualità delle materieprime”.

“La molla che mi ha spinto in trentacinque annidi attività – precisa Benito – è stato cercare didare sempre qualcosa in più rispetto alla concor-renza”. E certamente Benito in questo era davverobravo, perché ancora oggi i budriesi ricordanole sue specialità: i tortellini, la porchetta, i pro-sciutti e la bondiola, una specie di cotechinoche per Natale andava letteralmente a ruba.

“Il motivo – spiega Benito – era sempre la ricer-ca della qualità e la cura nelle preparazioni. La bondiola diventava speciale perché dopo ll’in-saccatura, ancora bagnata, la mettevo in unambiente a “stufare” lentamente, così le carni siasciugavano ma rimanevano morbide perchénon perdevano il loro grasso… Per la porchettaselezionavo il maialino da latte da un fornitoredella zona, lo portavo a casa, lo disossavo, locondivo con le migliori spezie, lo arrotolavo con

Sopra, il debutto in pubblico di Benito e la moglie Alba, alla Fiera di S. Lorenzo. Sotto, il panino di oltre 40 m.

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la cotenna, lo legavo e lo portavo a cuocere,prima al forno di Lipparini, e in seguito allacooperativa Panettieri”.

E che dire dei tortellini che ancora oggi ibudriesi rimpiangono, tutti “tirati” a manodalle mitiche sfogline: oltre alla moglie Alba,Marisa, Sara, Iones, Ave, Alba, Fernanda,Chiarina, Nanda, Maria e Liliana, che era lacoordinatrice del gruppo?

“Anche in questo caso – incalza Alba – il segre-to erano una sfoglia omogenea e sottile, e unripieno che oserei definire ‘perfetto’: saporitoma non troppo e con ingredienti di primissimaqualità: per il Parmigiano Reggiano Benitoandava con un consulente che sceglieva le formebattendole con un martelletto, mentre ai salu-mi, naturalmente, provvedeva direttamentelui…”.

Fin circa alla fine degli anni ’60, la sera del gio-vedì Santo c’era la tradizione della visita allesette chiese di Budrio3. I commercianti allesti-vano le nuove vetrine che annunciavano la pri-mavera e tutti i negozi erano aperti e illumina-ti. I budriesi univano così il sacro al profano:dopo la visita alle chiese andavano a vedere levetrine e tra i negozianti si scatenava una sanaconcorrenza. Benito coglieva questa occasioneper esibire all’esterno le sue specialità, attiran-do i visitatori ad una tavola imbandita di appe-titosi assaggi. Alba lo aiutava a preparare un’ottantina di pollialla settimana e, sebbene l’aiutassero la madree la suocera, in famiglia c’erano quattro figli dacrescere…

Tra i ricordi più vivi, la Primaveranda del ’90,quando in negozio prepararono un paninoimbottito di ogni ben di Dio di 40 metri e ventiche fu servito alla popolazione in una tavola della stessa lunghezza lungo la via Bissolati. Memorabile fu un Natale “dalle uova d’oro” nelricordo di Benito:

“Credo che fosse il ’95, anno più anno meno,quando raggiungemmo il nostro guinnes dei pri-

mati: MILLE UOVA DI TORTELLINI!!!! I prosciutti crudi, altra grande specialità, eranodi alta qualità: Parma o San Daniele, ma aveva-no un’altra importante caratteristica: eranorigorosamente destri. Benito, infatti, li sce-glieva così perché il maiale si corica sul latosinistro, quindi la carne del destro è più morbi-da e meno asciutta.“Non ho mai fatto venduto niente di comprato.Ed è per quello che per trent’anni non sono maiandato a dormire nel giorno in cui mi alzavo!Ogni giorno sveglia alle 5-5,30 e al lavoro finoall’una di notte! Motivo per il quale nessuno deimiei figli, che fin da bambini hanno contribuitoa dare una mano quando era necessario, havoluto proseguire nel mio lavoro”.

Così, nel 2002, a soli due anni dal centenariodi attività, e ancora nel pieno del successo,Benito chiude. “Il progredire dell’età e la difficoltà nel trovarecollaboratori adeguati al ritmo crescente del miolavoro non mi ha lasciato scelta – rammentaBenito –. La fatica la sentivo ma non mi pesa-va, perché era compensata dalla stima di unaclientela che ancora oggi ringrazio e rimpiangoe da commesse come Rina Spisni, LiviaAmadesi, Gabriella D’Angelo, con le quali erava-mo come una grande famiglia. A loro va ricono-

sciuto tanto merito professionale e umano”.Ancora oggi, nel racconto di un uomo che hapassato gli ottant’anni senza darlo a vedere,quando Benito ricorda i suoi occhi brillanocome quelli di un bambino:

“vi svelerò un segreto. Se potessi mandareindietro il tempo, oggi ricomincerei con lo stes-so entusiasmo di allora!”

Benito con la moglie Alba e le commesse Rina e Gabriella. Sotto, il panino lungo oltre 40 metri.

3 Il percorso delle sette chiese comprendeva: due chie-se in via Viazza, una dentro l’Istituto San Gaetano euna di fronte, la Chiesa di S. Lorenzo, San Domenico,la Chiesa dalle Creti, quella del Borgo e la Chiesa deiFrati.

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L’osteoporosi è una malattia dello schele-tro, caratterizzata dalla compromissionedella resistenza dell’osso, che predispo-

ne a un aumento del rischio di fratture, ancheper traumi minimi. L’avanzare dell’età è unadelle principali cause di perdita di massaossea in entrambi i sessi, anche se inizia piùprecocemente nella donna. Dopo la menopau-sa il calo del livello di estrogeni determinacambiamenti nel metabolismo del calcio chepuò influenzare la riduzione di densità ossea,ma non tutte le donne in menopausa vannoincontro a osteoporosi, dipendendo da altrifattori di rischio. I più importanti fattori dirischio sono: malattie endocrine e metaboli-che (ipotiroidismo), malattie gastrointestina-li che provocano uno scarso assorbimento delcalcio, l’uso cronico di farmaci (es: corticoste-roidi), fumo, scarsa attività fisica regolare.Non esistono sintomi di osteoporosi: il medi-co, valutati i fattori di rischio individuali,decide se richiedere la densitometria ossea(metodica veloce, priva di pericoli, con un’e-sposizione a radiazioni trascurabile) per indi-viduare precocemente lo stato dello scheletroe individuare i casi di osteopenia prima chediventi osteoporosi.

Quando l’orologio biologico smette difunzionare prima del tempoSi parla di menopausa precoce quando l’esau-rimento ovarico compare prima dei 40 anni,secondo altri prima dei 45. A volte, tuttoavviene spontaneamente: in questo caso siparla di menopausa precoce spontanea.In alcune donne il problema è la conseguen-za di cure mediche: in tal caso si tratta di unamenopausa iatrogena, dovuta a interventichirurgici di asportazione delle ovaie (ova-riectomia bilaterale), di chemioterapia o diradioterapia pelvica. I sintomi possono essereassai debilitanti e di non facile trattamento.Queste situazioni richiedono non solo grande

attenzione nella gestione clinica complessiva,ma anche una sensibilità che oltrepassa ilproblema medico contingente.

Per fortuna che c’è la menopausaLa menopausa è un passaggio biologico chepresenta risvolti positivi. Vediamo quali.È l'inizio della vita “non riproduttiva” e costi-tuisce una protezione fisiologica rispetto allagravidanza; è la cessazione delle mestruazionie nei casi in cui siano abbondanti con anemiae malessere rappresenta una “terapia” natura-le; è un’occasione per la donna di sottoporsi acontrolli clinici; può essere l'occasione perprendersi cura di sé ascoltando i messaggi delcorpo che tante volte vengono ignorati acausa dei ritmi quotidiani. Sicuramente il contestosocio-culturale non è favo-revole alla donna, che spes-so si trova a essere impe-gnata su più fronti: il lavo-ro fuori casa, il lavoro dicura in famiglia e nei con-fronti dei genitori anziani,il rapporto con i figli chehanno difficoltà a trovareuna loro strada, il rapportodi coppia che può risentiredi una certa stanchezzaaffettiva e sessuale, ecc..Le cinquantenni si trovano quindi a viverequesto passaggio biologico in un momento dibilanci a volte faticoso, che può accentuarequella “stanchezza” generale che richiedeconsapevolezza e meccanismi di ricarica a360°.

Le strategie terapeuticheLuci e ombre della terapia ormonalesostitutivaChe cos’è l’HRT (Hormone ReplacementTherapy)? È la cosiddetta terapia ormonalesostitutiva (TOS), che reintegra gli ormonitipici dell’età fertile che in menopausa nonvengono più prodotti. Questa terapia vieneconsiderata la più efficace per risolvere idisturbi della menopausa e conseguentemen-te migliorare la qualità della vita. Recentistudi affermano che solo il 3% delle donneitaliane utilizza la TOS, mentre milioni didonne sopportano i sintomi che condizionanola loro qualità di vita.In passato l’utilizzo della TOS era molto più

elevato fino a quando,nel 2002, fu pubblicatasu Jalma una ricercacondotta su 27.000donne che evidenziavaun incremento dello0,08% (cioè 8 in piùrispetto alla media su10.000 donne) dei tumo-ri al seno dopo 5 anni diterapia. Erano statearruolate pazienti di etàcompresa tra i 50 e i 79anni tra cui fumatrici

(importante controindicazione alla TOS),donne obese, ipertese, e con patologie legateal naturale invecchiamento fisiologico. Irisultati dello studio vennero divulgati attra-verso i media in modo spesso scorretto eallarmistico e da quel momento anche l’atteg-

Osteoporosi emenopausaDOTT.SSA DANIELA NASCETTIE DOTT.SSA PIERA SALMI, GINECOLOGHESECONDA E ULTIMA PARTE

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giamento dei medici cambiò, passando daltotale favore alla cura al proibizionismo asso-luto. La soluzione sta nella personalizzazio-ne della terapia, che deve sempre essere valu-tata caso per caso.La TOS elimina le vampate di calore, i sudorinotturni, l’irritabilità, l’atrofia vaginale e l’in-continenza urinaria. Viene prescritta per pre-venire l’osteoporosi, quindi il rischio di frat-ture, e sembra anche il rischio di Alzheimer.Va inoltre ricordato che al lieve aumento deltumore del seno corrisponde secondo alcunericerche una riduzione considerevole del 30-40% del pericolo del cancro del colon, malat-tia ben più pericolosa (prof. Veronesi). Nondimentichiamo che i primi 5 fattori di rischioper il tumore alla mammella sono, in ordinedi importanza: familiarità, età, obesità addo-minale, alcol, fumo. A fonte dei benefici della TOS e dei potenzia-li rischi, i medici di famiglia e i ginecologihanno il compito di fornire informazioni cor-rette, di prescrivere terapie idonee, di impo-stare programmi di monitoraggio specifici,consapevoli dei rischi e dei benefici, senzatrascurare o misconoscere la grande opportu-nità di cura e di profilassi di cui si dispone.

Il trattamento “naturale” della menopausaAccanto alla terapia farmacologica, è utilepensare a un ausilio fitoterapico in grado dialleviare i sintomi (vampate di calore) pertutte quelle donne che non vogliono o nonpossono fare la TOS. Fra i rimedi più efficacici sono la Cimicifuga (Cimicifuga Rocemosa) el’Agnocasto (Vitex agnus-castus). Una classedi composti molto importanti sono anche gliisoflavoni che si trovano in molti legumi, par-ticolarmente nella soia e nel trifoglio rosso. Ècomunque sempre sconsigliabile il fai da teperché queste sostanze sono definite natura-li impropriamente: si tratta di sostanze fito-terapiche che hanno indicazioni e controindi-cazioni (possono per esempio agire sui recet-tori di utero e mammella).

Secchezza vaginale: ecco tutte le cureUno dei disagi maggiori della menopausa èsicuramente la secchezza vaginale, con conse-guenze sull’attività sessuale e anche sull’ap-

parato genito-urinario, con problemi diincontinenza urinaria e spesso di cistiti ricor-renti. Naturalmente le terapie per via sistemi-ca (TOS) alleviano questo tipo di problema,ma sono efficaci anche le terapie locali(creme vaginali, ovuli...).Oggi la gamma di trattamenti a disposizioneè abbastanza vasta, e si divide in trattamentidi tipo non ormonale, come lubrificanti esostanze idratanti, e trattamenti di tipoormonale sotto forma di creme vaginali,ovuli, gel vaginali. Un nuovo trattamentoormonale locale è dato da un anello vaginaledi silicone morbido che per un lungo periododi tempo (3 mesi) rilascia una quantità moltobassa e costante di estradiolo che attenua oelimina i disturbi dell’atrofia vaginale.L’introduzione e la rimozione dell’anello vienefatta dalla donna ogni 3 mesi.Ultimo ritrovato in tema di secchezza vagina-le è il trattamento con “MonnalisaTouch”,una nuova metodica, unica nella sua conce-zione, per ripristinare il trofismo vaginale. Sitratta di un trattamento laser indolore e miniinvasivo, che agisce sui tessuti della mucosavaginale stimolando la produzione di collage-ne, migliorando la funzionalità della zonatrattata e ripristinando il corretto equilibriotrofico della mucosa.

Breve riflessione conclusiva: la menopausa e la salute di genere

L’attenzione alla salute della donna è ormaida tempo al centro del dibattito di tutte leConferenze internazionali a partire da quelladi Pechino del 1995, dalle Risoluzionidell’Unione Europea a quelle dell’Organizza-zione Mondiale della Sanità. Riconoscere ledifferenze non solo biologiche e funzionali,ma relative alla dimensione psicologica,sociale e culturale del genere è essenziale per

delineare programmi e azioni, per organizza-re l’offerta dei servizi, per indirizzare la ricer-ca e per analizzare i dati statistici. Unapproccio alla salute che tenga conto dellespecificità di genere, sia in termini di inci-denza e decorso delle patologie che di rispo-sta alle cure, rappresenta oggi pertanto lafrontiera più avanzata della medicina in tuttele sue diverse branche, poiché costituisce difatto un’integrazione di specialità e compe-tenze mediche finalizzata a fornire il migliortrattamento possibile alla luce delle diversitàfra uomini e donne. Dall'indagine quinquennale Istat su“Condizione di salute e ricorso ai servizi sani-tari”, queste le patologie che colpiscono mag-giormente le donne rispetto agli uomini:osteoporosi (+736%), malattia della tiroide(+500%), depressione e ansia (+138%), cefa-lea ed emicrania (+123%), morbo diAlzheimer (+100%), cataratta (+80%), artrosie artrite (+49%), ipertensione arteriosa(+30%).Le malattie cardiovascolari (Mcv) rappresen-tano la prima causa di malattie e morte tra ledonne, eppure l'approccio terapeutico alleMcv è tipicamente maschile e non tiene contodelle importanti differenze biologiche.

Gli studi sulla menopausa rappresentano adoggi un bagaglio scientifico fra i più impor-tanti per la comprensione delle differenze di

genere nell’approccio diagnostico e terapeuti-co delle malattie. La salute di genere richiede però ancoramolto lavoro, sia scientifico che culturale,affinché l’apparato sociale, politico ed econo-mico si muova nella giusta direzione a soste-gno delle strategie di prevenzione e curabasate sulla diversità di genere, nell’interessesia del genere femminile che maschile.

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L A PA G I N A D E L L ’A R T E

Rovistando nei cassetti, in una delle rareoccasioni in cui riesco a separarmi daimiei giornali e dai miei ricordi, ho rinve-

nuto alcune fotografie che ritraggono nudifemminili realizzati da Renato Guttuso, comenoto uno dei massimi esponenti della pitturafigurativa del ‘900.A chi, se non all’amico e artista Enrico Visani,che l’ha conosciuto personalmente, avrei potu-to chiedere notizie del grande pittore sicilianoper chiarirmi un dubbio, tuttora controversotra i critici d’arte, sulla personalità di Guttusoe sul legame che esiste tra arte e politica allaluce dei suoi rapporti con l’establischment delPartito Comunista Italiano e in particolare conPalmiro Togliatti.Non una semplice curiosità, ma il desiderio diapprofondire la dialettica tra queste due disci-pline che nella storia, fin dall’antichità, hannoavuto rapporti di complicità e/o di dipenden-za, proprio come nel caso di Guttuso o dei let-terati della Corte degli Estensi o del MINCULPOPdel periodo fascista. In altre parole è talora l’ar-te al servizio della militanza politica o è la poli-tica a prevaricare e guidare gli intellettuali e gliartisti nel solco da lei tracciato? “Ebbi la sorte di accompagnare in qualità di col-laboratore artistico a Roma, nel 1972, l’amicoVittorio Piccioli, giornalista sportivo del“Corriere dello Sport-Stadio” – mi raccontaEnrico Visani – per una intervista a Guttuso suirapporti tra lo sport e i grandi maestri dell’arte.Eravamo a Palazzo del Grillo e fummo accolti dalMaestro con un atteggiamento disinvolto, inmaniche di camicia, ben lontano dai modi raffi-nati con i quali ci aveva ricevuto qualche tempoprima Giorgio De Chirico.Alle pareti del suo studio spiccavano, quasi pro-vocatoriamente, nudi e ritratti di MartaMarzotto, con la quale Guttuso aveva avuto unrapporto sentimentale intenso. Ben presto l’in-tervista divenne un inno allo sport sovietico, delquale evidentemente Guttuso era ferventeammiratore, così che, immaginando che il gior-

nale poi non avrebbe gradito questo atteggia-mento “sinistroide”, riuscii a dirottare la con-versazione sul “Fronte nuovo delle arti”, propo-sto da Palmiro Togliatti e pubblicato su“Rinascita” nel 1946.”“Anche perché – prosegue Visani il suo raccon-to – fin dagli anni ’60 era nata in me la convin-zione che la presa di posizione di Togliatti, chesi firmava con lo pseudonimo di “Roderigo diCastiglia” e che bollò come “scarabocchiatori”

gli artisti astratti di quel tempo, altro non fosseche una spinta per aumentare la fama del gio-vane Guttuso, il quale invece rientrava nellaschiera dei pittori figurativi che scelsero disubordinare il loro impegno alla causa politica,senza tuttavia eccedere nei toni apologetici”.Visani rafforza questo suo giudizio ricordandocome, in occasione di una grande mostra orga-nizzata a Bologna nel 1948, furono invitatitutti artisti figurativi ed esclusi gli astrattisti equesto fatto provocò polemiche e strascichinon indifferenti, tant’è che si racconta che daPalazzo d’Accursio volassero alcune opere inPiazza Maggiore sotto lo sguardo sconvolto edispiaciuto dell’allora sindaco Giuseppe Dozza.“Questi furono i presupposti – riprende EnricoVisani – per una serie infinita di litigi e dispet-ti dei quali fece le spese il giovane Franco Solmi,alcuni anni più tardi (1974-75) divenuto nel

frattempo Direttore della galleria d’ArteModerna di Bologna, in occasione della colloca-zione del famoso dipinto ‘I funerali di Togliatti’.Successe che Solmi mi diede l’incarico di condur-re Guttuso a vedere dove era stata collocata inparete la sua opera. Il maestro dopo avere vistola sistemazione divenne scuro in volto e abban-donò in fretta la Galleria, senza peraltro proffe-rire verbo. Mi parve strano che non fosse anda-to a visitare le due sale personali destinate aGiorgio Morandi o quelle riservate a VirgilioGuidi e a Bruno Saetti, senza dubbio situate iposizioni migliori. Il risultato fu che pochi annidopo Franco Solmi fu avvicendato alla guidadella Galleria.” Questo, secondo Visani, era il ruolo preponde-rante che all’interno del Partito Comunista rico-priva Guttuso, come sintetizzò MarcelloVenturi, che ebbe a dire “Caro Visani, scrivevoper l’Unità, ma un bel giorno criticai Guttuso ela cosa non piacque al Maestro di Bagheria e daquella volta i miei scritti non trovarono più spa-zio sul quotidiano del P.C.I.”Il quadro che emerge dal racconto di Visani èquello di una critica, neppure tanto velata,alla figura di Guttuso, come di Togliatti. Nonho elementi né la competenza– ma anche gliesperti non sono concordi tra loro nel giudica-re il loro rapporto – per confutare l’opinione diVisani. E’ certo però che come il Migliore fecein politica, così Guttuso adottò nella sua arteuna figurazione impegnata socialmente e poli-ticamente, tenendo ben ferma la sua ricercastilistica che in quegli anni era in aperto con-trasto con un estetismo monumentale e cele-brativo. Guttuso fu certamente un convinto oppositoredell’astrattismo ma la sua autonomia espressi-va gli permise di entrare in rapporto empaticocon Mario Schifano e con altri artisti astratti edi porsi come una sorta di mediatore tra l’avan-guardia astrattista e le feroci critiche che adessa rivolgeva Palmiro Togliatti. E forse fu pro-prio questo rapporto ad insinuare l’idea di unartista al servizio del potere. Guttuso, nono-stante la sua adesione al dirigismo culturale diTogliatti, non fu mai un assiduo “suonatore delpiffero” né un pedissequo cultore dell’esteticapropagandistica zdanovista. Certo che è difficile scindere la matrice politicadel grande pittore siciliano dalla sua arte e dalsuo stile che lo portarono a vivere contempora-neamente una vita di entusiasmo antifascista edi eccelso valore pittorico.

Renato Guttuso,artista di regime?

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Domenica 17 aprile

GITA IN BICI ALLE VALLI DI CAMPOTTOE VALLESANTARITROVO ORE 9,30 A CAMPOTTO, NELL’OMONIMAPIAZZA

L’oasi naturalista di Val Campotto offre al turista un’affasci-nante paesaggio ricco di presenze vegetali e animali; è vastacirca mille ettari tra casse di espansione, boschi e arginicostituendo cosi l’ambiente ideali per molte specie d’uccelliacquatici. Dal 1977 diviene oasi per la salvaguardia e prote-zione della fauna e della flora, riconosciuta per il suo valorenaturalistico d’ importanza internazionale. A Campotto con-fluiscono i fiumi Sillaro, Idice e Reno ed è considerata lazona più umida e più vasta dell’Italia settentrionale.

L’itinerario inizia dal Museo delle Valli di Argenta, faremo ilgiro completo della Valle Santa dove sarà facile sentire cantidi uccelli e vedere galleggiare tappeti di ninfee, genziane ecanneti palustri. Lungo il percorso potremmo salire sulle tor-rette di osservazione ed ammirare, aironi, garzette dalbecco lungo, gallinelle d’acqua etc. Dal Parco Pieve di S.Giorgio, in cui si trova la chiesa più antica della provincia diFerrara, si proseguirà lungo l’argine di Primaro, dal quale siha una bella vista della tipica campagna ferrarese, e si ritor-nerà lungo l’argine destro del Reno. Il museo è situato nel Casino di Campotto, all’ingressodell’Oasi e si fregia del premio di Museo Europeo dell’anno,ottenuto nel 1992 dal Consiglio d’Europa per l’originalitàdei suoi sistemi comunicativi e didattici.

Il Museo delle Valli di Argenta è situato nel “Casino diCampotto”, antico edificio rurale del XVIII secolo. E’ statoadibito a museo nel 1991 e sottoposto ad un restyling e adun aggiornamento nel corso dell’anno 2007, secondo lerisultanze scientifiche emerse in seguito al programma “LifeRete Natura 2000” dell’Unione Europea.L’edificio è il fulcro logistico dell’Ecomuseo e uno dei Centridi Educazione Ambientale (C.E.A.) della Regione EmiliaRomagna. Le Valli di Campotto sono ciò che rimane delle antiche Vallidi Argenta e Marmorta e cominciarono a formarsi dal XIIsecolo, quando il Po di Primaro, ormai pensile ed ingombrodi sedimenti, non riusciva più a ricevere le acque dei diversitorrenti appenninici che qui affluivano. Le acque di esonda-zione dei torrenti e del Primaro formarono una grandedistesa d’acqua a sud del Primaro stesso, bonificata sola-mente ai primi del Novecento.

Oggi le valli, con funzione di casse di espansione, vengonoutilizzate durante le piene per ricevere le acque della bassapianura bolognese ed essere poi successivamente scaricate,tramite chiaviche e pompe idrovore, nel fiume Reno. Sonosuddivise in tre comparti:Cassa Campotto, Valle Santa, Cassa Bassarone.Cassa di Campotto e Bassarone: ha una estensione di 600ettari e presenta una serie di valli di acqua dolce e una retedi canali per il controllo delle piene. Vi sono numerosi sen-tieri, tra cui alcuni accessibili liberamente ed altri solo con

l’accompagnamento di guide.Valle Santa: valle di acqua dolce è caratterizzata da vegeta-zione emersa, tra cui estesi canneti e lamineti di ninfee.Vicino a Valle Santa si trova un prato umido ideale luogo dinidificazione e di sosta per numerose specie di uccelli, inparticolare limicoli, tra cui cavaliere d’Italia, pittime ed anati-di.

Per informazioni e prenotazion, scrivere mail con recapito a:[email protected]

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Sabato 9 aprile ore 21

ORCHESTRA SENZA SPINETEATRO CONSORZIALE DI BUDRIOConcerto diretto dal Maestro MatteoParmeggianiAl pianoforte: Sofya GulyakTchaikovsky, Piano concerto n.1 Mendelssohn, Ouverture Le Ebridi Tchaikovsky, Suite da “La bella addor-mentata”

Sabato 30 aprile

ASSEMBLEA GENERALE Riunione degli associati per l’approvazio-ne del bilancio, con cena a casa Zanardi.

Domenica 8 maggio

VISITA A “LA NOSTRA CASA” ONLUSSu invito ai soci da parte degli amici di Peschiera visita a “Lanostra casa” onlus e invito alla mensa di questa struttura daparte di don Bruno, il sacerdote che tanto si è impegnato inquesta realizzazione, e che celebrerà una messa per noi.Ritrovo e partenza alle ore 8,30 dal Piazzale della Gioventù.

Sabato 14 maggio

VISITA AL MUSEO G. PELAGALLICirca 2000 pezzi rappresenta l’evoluzione e la storia dellacomunicazione radio.video-audio-bit-musicale negli ultimi250 anni e che fa parte del Patrimonio Unesco della cultura.Ritrovo a Bologna alle ore 10 davanti al Museo, in Via Col diLana, 7-N.

Domenica 22 maggio 2016

LABIRINTO DELLA MASONE E MUSEO CERVI

Programma - Ritrovo e partenza da Budrio, Piazzale dellaGioventù, alle ore 08.00 Arrivo a Fontanellato (Parma)dopo circa 2 ore (140km).Ingresso libero al Labirinto e visita guidata del Museo. Pranzo libero a Fontanellato.Proseguimento per Gattanico (40 km circa), arrivo al Museo

Cervi e visita guidata.Rientro nel tardo pomeriggio a Budrio.

IL LABIRINTO DELLA MASONE Dall’altosomiglia a una fortezza, una stella pulsan-te racchiusa da geometrie aggrovigliate alverde fitto di canne di bambù. Sette ettaridi terra che a Fontanellato, nella pianuraPadana parmense, sono stati trasformatinel labirinto più grande del mondo.L’editore e designer parmigiano FrancoMaria Ricci aveva sognato di realizzarel’opera quasi vent’anni fa e ce ne sonovoluti sei di dedizione e lavoro per arriva-re al Labirinto della Masone. Il dedalo deirecord si snoda in percorsi di tre chilome-tri realizzati coltivando circa 200mila pian-te di bambù di varie specie, che oggicostituiscono la piantagione più vasta

d’Europa.

IL MUSEO CERVI La casa Cervi è un museo ricavato nellacasa colonica abitata dai fratelli Cervi. Si trova in provinciadi Reggio Emilia, per la precisione nel comune di Gattatico.Da casa rurale, oggi questo luogo è un moderno museodella storia della Resistenza e dei movimenti contadini. Lavisita a casa Cervi è un viaggio suggestivo ed emozionantein uno dei capitoli più dolorosi della storia democratica del’900 italiano. Ma è anche una storia di contadini, primamezzadri e poi affittuari, del loro riscatto sociale e culturale,dei loro sacrifici, dell’emancipazione delle campagne e di unideale di vita migliore. La casa dei sette fratelli fucilati daifascisti nel dicembre del 1943, contadini all’avanguardia eantifascisti della prima ora, diventa da subito, dopo laLiberazione, un luogo dal grande valore simbolico per tuttala comunita reggiana.“Un luogo commuovente teatro di una terribile tragedia dalquale pero', grazie alla forza di Alcide Cervi, si esce con lasperanza nel cuore...

Eur 52 per persona – minimo 15 partecipantiNon compreso in quota:*Pranzo libero a Fontanellato*Extra in genere e tutto quanto non descritto nel programma

ORGANIZZAZIONE TECNICA:TERRE DI PIANURA srl

Via Mentana 2/b – 40054 BudrioTel. 051800065 – 346 5760290Email: [email protected]

BUDRIO: VIA GRAMSCI, 8 tel. 051 803587CASTENASO: VIA NASICA, 103/2 tel. 051 4840184

CARTOLERIA | GIOCATTOLI | PROFUMERIAR R A C C C A A T O O T T O L E R L A | R E I I A A A A CARTOLERIA | C R O R | CARTOLERIA | CARTOLERIA | CA TOLER A | CARTOLERIA | U U F F U U O O R P O P R PROFUM RO U PROFUM PROFUM PROFUM PROF MERIA MERIA R I A A A R M E M M E MERIA MERIA MERIA

A C A S T S S TE N N A E AS A S S O O C CASTENASO: VIA NASICA, 103/2 tel. 051 4840184BUDRIO: VIA G BUDRIO: VIA G

CASTENASO: VIA NASICA, 103/2 tel. 051 4840184 VI I I A N N : V V CASTENASO: VIA NASICA, 103/2 tel. 051 4840184 V CASTENASO: VIA NASICA, 103/2 tel. 051 4840184B BU UD D R U I R O O : : A A A A G G V V VI B DRIO: V A V BUDRIO VIA G

8 8 4 1 4 4 1 0 0 5 . NASICA, 103/2 tel. 051 4840184 RAMSCI, 8 tel. 051 803587 RAMSCI, 8 tel. 051 803587 NASICA, 103/2 tel. 051 4840184

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