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Notiziario DELl’ufficio NAZIONALE PER LA pastorale QUADERNI DELLA SEGRETERIA GENERALE CEI NUOVA SERIE giugno 2011 n. 1 del tempo libero, turismo e sport SERVIZIO NAZIONALE PER IL PROGETTO CULTURALE

Notiziario n. 1 - Progetto Culturale · ufficio nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport servizio nazionale per il progetto culturale tempo libero tempo liberato

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NotiziarioDELl’ufficio NAZIONALE PER LA pastorale

QUADERNIDELLA SEGRETERIAGENERALE CEI

N U O V A S E R I E

giugno2011

n. 1del tempo libero, turismo e sportS E R V I Z I O N A Z I O N A L E P E RI L P R O G E T T O C U L T U R A L E

Programma del Seminario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 3

Introduzione di Don Mario Lusek . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 4

Introduzione del Dr. Ernesto Diaco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 7

RELAZIONE

Tempo libero, tempo liberato: per chi e per fare che? Sportivi continuativi e culturaProf. Stefano Martelli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 9

RELAZIONE

Tempo libero e/o festa! Educare all’uso del tempoProf. Adriano Fabris . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 22

RELAZIONE

Il tempo libero: riflessioni e prospettiveProf. Giovanni Gasparini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 24

ESPERIENZE

Dr. Nicola Simonelli (Creativ). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 28Dr. Gigi Cotichella (Anima Giovane). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 33

Indice

Indice 3

UFFICIO NAZIONALE PER LA PASTORALEDEL TEMPO LIBERO, TURISMO E SPORT

SERVIZIO NAZIONALE PERIL PROGETTO CULTURALE

Tempo liberoTempo liberato

Roma - CEI22 febbraio 2011

Programma Seminario

Notiziario n. 1 Ufficio Nazionale per la pastorale del tempo libero

Programma Seminario 7

• Preghiera di inizio• Presentazione degli invitati• Introduzione ai lavori

(d. Mario Lusek - Prof. Ernesto Diaco)

PRIMA PARTE ( al mattino)

1. Il volto del tempo libero oggi. Industria-lizzazione, individualizzazione, virtualiz-zazione del tempo libero.

2. Da che e per che cosa deve essere “libe-rato” il tempo libero

3. A quali condizioni è possibile educare nele con il tempo libero

4. Eventuali suggerimenti per elaborare unprogetto-proposta per le Chiese locali

Intervento dei professori:

– Adriano FabrisOrdinario di Filosofia Morale, Universitàdi Pisa

– Stefano MartelliOrdinario di Sociologia dei Processi culturalie comunicativi, Università di Bologna“Alma Mater Studiorum”

– Gasparini GiovanniOrdinario di sociologia generale e dei Pro-cessi economici e del lavoro, UniversitàCattolica S. Cuore di Milano

SECONDA PARTE (pomeriggio)

“Racconto” di esperienze e di possibili azionidi lavoro comune.

Saranno con noi

– Creativ, servizi per la persona e i gruppiReggio Emilia

– Animagiovane s.c.s.r.l., Torino – La nuvola nel sacco Cooperativa sociale

Brescia (intervento non corretto)

Vorremmo tornare a pensare su una realtàche non è estranea alla Chiesa e al suo agirepastorale, ma che nel divenire del tempo hasubito mutamenti non indifferenti, e da partenostra forse dei rallentamenti.Resto sempre sorpreso quando penso e dicodi una Settimana Sociale dei cattolici, la 32a,quella del 1959, 52 anni fa che aveva cometema “L’impiego del tempo libero come at-tuale problema sociale” e penso all’oggi.Ho cercato di ripercorrere il cammino del-l’Ufficio alla ricerca di un ulteriore riflessione:abbiamo molte relazioni, articoli per riviste,interventi in occasione di convegni e unavaria distribuzione di analisi all’interno ditesti vari.L’ultima riflessione che ha messo al centroil tema è avvenuta nel 2006 con il Seminario“Tempo libero, turismo e sport in ora-torio. Un inventario per una proposta”.Eppure i nostri Vescovi ci hanno piùvolte sollecitati.Al riguardo nella Nota Pastorale “Il Voltomissionario delle Parrocchie in un mondoche cambia”, 2004, n. 9 scrivono: “È l’in-tero rapporto tra la comunità cristiana e igiovani che va ripensato e, per così dire,capovolto: da problema a risorsa. Il dialogotra le generazioni è sempre più difficile, male parrocchie devono avere il coraggio diGiovanni Paolo II, che ai giovani affida ilcompito impegnativo di “sentinelle del mat-tino”. Missionarietà verso i giovani vuoldire entrare nei loro mondi, frequentandoi loro linguaggi, rendendo missionari glistessi giovani, con la fermezza della veritàe il coraggio dell’integralità della propostaevangelica”.

E ancora di seguito, illustrando l’esperienzadel riposo, affermano: “Su di essa sembrache la Chiesa e la parrocchia si trovino an-cora meno pronte. Eppure non mancanorisorse nella loro storia. Il fatto è che il ri-poso si è tramutato in tempo “libero”, quin-di dequalificato di significato rispetto altempo “occupato” del lavoro e degli impe-gni familiari e sociali; e il “tempo libero” èscaduto a tempo di consumo; soprattutto igiovani ne sono protagonisti e vittime. Laparrocchia, incentrata sul giorno del Si-gnore, mantiene la preziosa opportunità ditrasformare il tempo libero in tempo dellafesta, qualificando, come si è detto, l’Eu-caristia domenicale quale luogo a cui ap-proda e da cui si diparte la vita feriale intutte le sue espressioni. La comunità cri-stiana deve saper offrire spazi ed esperienzeche restituiscano significato al riposo cometempo della contemplazione, della preghie-ra, dell’interiorità, della gratuità, dell’espe-rienza liberante dell’incontro con gli altrie con le manifestazioni del bello, nelle suevarie forme naturali ed artistiche, del giocoe dell’attività sportiva. Tutte queste atten-zioni richiedono che le parrocchie rimodel-lino, per quanto possibile, i loro ritmi di vi-ta, per renderli realmente accessibili a tuttigli adulti e alle famiglie, come pure ai gio-vani, e curino uno stile pastorale caratte-rizzato da rapporti umani profondi e col-tivati, senza concitazione e senza massifi-cazione. Occorre quindi anche moltiplicarele offerte e personalizzare i percorsi”1.

L’insegnamento dei Vescovi, molto acuta-mente e responsabilmente, invita a rivedere

INTRODUZIONEDon Mario Lusek, direttore dell’Ufficio Nazionale CEI

per la pastorale del tempo libero, turismo e sport

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Introduzione8

i rapporti tra i diversi soggetti che inerisconoalla parrocchia e a “convertire” la mente eil cuore in modo da cogliere i segni dei tempi.Così quelli segnati dal tempo libero rappre-sentano spazi-tempi nei quali si rende piùacuta l’urgenza e la necessità di una pasto-rale di “prima evangelizzazione” per il fattoche vi si manifestano situazioni dove “l’in-differenza continua ad aumentare”, sia per ildiffuso pluralismo culturale che per l’e span -dersi della scristianizzazione.In tali condizioni e realtà vitali prodotte daltempo libero, veri nuovi areopaghi delle cul-ture moderne, il ruolo della Comunità Cri-stiana va ripensato secondo i riferimenti della“missione” e della “pastorale integrata”,sviluppando il proprio contributo specifico inordine all’idea “vitale” di un “uomo nuovo”redento, che si forma a partire dalla consa-pevolezza dell’incontro del vangelo di Gesùcon le culture dominanti. Non vi è dubbioche seguendo tale prospettiva il tempo liberooffra notevoli potenzialità a condizione chenon sia abbandonato a se stesso e si dilatiin un tempo indeterminato e vuoto.Appare evidente che nei “campi nuovi” deltempo libero, come ambiti di vita la Chiesaesprimere il meglio di sé: secondo il propriometodo, il proprio stile, le proprie originaliintuizioni.

Dunque si impone uno sforzo per ricom-prendere il tempo libero non solo nella suavalenza quantitativa ma soprattutto, nellasua valenza qualitativa in funzione dellosviluppo integrale dell’uomo. Ciò che è dasottoporre ad analisi accurate consiste nel-l’enucleare il nesso tra “costruzione” del-l’uomo nuovo e “vissuto” del tempo libero.Non si tratta dunque di penalizzare il tempolibero, nè di consentire una tendenza al puroconsumo. Piuttosto si tratta di incentivarel’attitudine alla responsabilità dell’uso del

tempo libero, ispirata dalla valutazione dellacoscienza, e la capacità di renderlo “sensato”e inerente ai fini generali della persona, tesocioè a edificare la “pienezza” del desiderioumano secondo il disegno di Dio

C’è una Nota pastorale unica nel panoramamondiale (Sport e vita cristiana del 1995)che guarda alla pratica sportiva

«Lo sport é di casa nelle nostre realtà eccle-siali, a cominciare dalla parrocchia e da quel-la istituzione così preziosa che é l'oratorio.La rilevanza pastorale e sociale di questodato non può essere sbrigativamente sotto-stimata come attività di second'ordine, comeuna parentesi dagli impegni importanti dellavita, quali lo studio o il lavoro, come unsemplice riempitivo del tempo libero, o ad-dirittura come una forma di concorrenza adaltre proposte formative o caritative.Spesso, si è trattato di germinazioni spon-tanee, di coinvolgimento nella vitalità deimondi giovanili, di adesione a domande eopportunità concrete. A volte, forse, è man-cata una riflessione adeguata sotto il profilodella pedagogia della fede: ora non si è av-vertita la problematicità e l'ambiguità dellapratica sportiva; ora la valenza educativa èstata colta più come occasione di salvaguar-dia che non come aiuto alla crescita integraledella persona.Ma quale impegno, quale dedizione, qualepassione educativa in tanti giovani preti, intanti operatori pastorali!.Non si vuole negare l'insorgere, a volte, diuna qualche tentazione strumentale, comese lo sport fosse solo un mezzo di attrazionedei ragazzi e dei giovani a partecipare allavita della Chiesa; ma se ne respinge decisa-mente ogni generalizzazione ed enfatizza-zione. In realtà si deve riconoscere che conil gioco e lo sport la Chiesa si è inserita tra

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Introduzione 9

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i ragazzi e i giovani in modo semplice edefficace, nel rispetto della loro crescita enella valorizzazione del loro gioioso incon-trarsi». (Cfr. Nota pastorale, “Sport e vita cristia-na”, 1995, n. 5).

Nel Seminario citato prima si affermava:

Il tempo libero, nelle diversificate attività disport e di turismo, si attua sovente in modopiuttosto informe. Accanto a tentativi di ra-zionale e sensato uso, è soggetto a svariatetentazioni di consumismo, di vacuo sponta-neismo, di attivismo febbrile senza respirostrategico. Di fatto accade che, superata lasoglia della gratuità e del generoso volon-tariato, sport e turismo si vedono pervasidalla seduzione del piacere fine a se stesso,del disporre di denaro facile, del successo adogni costo, dell’ansia dei risultati immediati,fortemente sollecitati dalle debordanti infe-renze mediatiche che spadroneggiano a tuttocampo.Certamente la Chiesa, esperta di umanità, hafatto la sua parte. Riconoscendo nel tempolibero un’autentica possibilità di valore e diaffermazione e non solo uno strumento disvago e di evasione, gli accredita un effettivocompito educativo, una valenza spirituale eculturale, una feconda opportunità per spe-rimentare un accompagnamento che possasostenere lo sforzo pedagogico degli adulti.Di fatto la visione cristiana del tempo liberodomanda tuttavia di essere più ampiamenteinterpretata e più correttamente attuata in

tutte le sue valenze. Richiede educatori e ani-matori preparati e dotati di “vocazione edu-cativa”; rimanda ai non scontati valori dellafede e dell’etica cristiana; esige che il “luogo”del tempo libero si collochi adeguatamente inun “ambiente di vita” ben motivato.

In definitiva il vero scopo di questo forum”si configura nel come affrontare la grande“sfida” che interpella la coscienza ecclesialein ordine al compito di educare le giovanigenerazioni e non solo. Si tratta, in partico-lare di avviare una ricerca aperta e condivisadelle “ragioni” che dovrebbero coinvolgerlaComunità dei Credenti sui versanti del tempolibero nel modo che siano funzionali all’edi-ficazione dell’integrità della persona. Non sivuole tracciare nuove “architetture” pasto-rali. Sarebbe un uscire dai nostri compiti chesi presentano per altro molto modesti. A noiè sembrato opportuno dedicare tempo e spa-zio ad una riflessione pacata e “corale”, daidiversi punti di osservazione e di esperienza.Ci sta a cuore la qualità del “servizio edu-cativo” della Chiesa in riferimento al tempolibero, turismo e sport.In tale prospettiva ci siamo preoccupati conil Servizio per il Progetto culturale,di crearele condizioni per “ascoltare” le voci vive deicompetenti e per “elaborare” insieme una“recensione”, un “inventario”, in vista diun’eventuale proposta di “progetto” la cui“costruzione” spetta con tutta evidenza alleChiese locali, delle quali i nostri Uffici sonoservitori per quanto attiene ad una compe-tenza affidata.

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Introduzione 11

“Il rapporto con il tempo, in cui si esplical’attività del lavoro dell’uomo e il suo riposo,pone forti provocazioni al credente, condi-zionato dai vorticosi cambiamenti sociali etentato da nuove forme di idolatria… In que-sto quadro, grande giovamento potrà venireda un adeguato approfondimento della dot-trina sociale della Chiesa, sia potenziando laformazione capillare sia proponendo stili divita, personali e sociali, coerenti con essa.Assai significative sono in proposito le ri-sorse offerte dallo sport e dal turismo”2. Cosìsi esprimevano i Vescovi italiani all’indoma-ni del quarto Convegno ecclesiale nazionale,tenuto a Verona nell’ottobre 2006.

In quell’occasione, la scelta di articolare latestimonianza della speranza cristiana se-condo gli ambiti fondamentali dell’esistenzaaveva generato diverse iniziative e rifles-sioni anche sulla realtà e sulle trasforma-zioni del tempo libero nella società contem-poranea. Oggi, un impulso a non lasciar ca-dere questa attenzione, dando anzi ad essaulteriori sviluppi, proviene dagli Orienta-menti pastorali della Chiesa italiana per ildecennio 2010-2020, dedicati a “Educarealla vita buona del Vangelo”3. Il documentodell’episcopato, infatti, offre numerosi spun-ti a considerare la valenza educativa propriadel tempo libero.

In primo luogo, i Vescovi mettono in evi-denza lo stretto legame esistente tra la libertàe l’educazione. La libertà è considerata pre-supposto indispensabile per la crescita dellapersona, a cui si chiede di mettersi in gioco,e condizione che accompagna l’intero pro-cesso educativo, indirizzato al fine ultimodell’uomo, ossia “la sua pienezza nella veritàdell’amore”4. La ricerca della libertà – con-tinua il documento – va riconosciuta e va-lorizzata in quanto rimanda a valori a partiredai quali è possibile proporre un percorsoeducativo, capace di offrire un’esperienzaintegrale della fede e della vita cristiana, in-concepibile al di fuori della libertà stessa.L’educazione, di conseguenza, risulta inde-bolita da un “falso concetto di autonomiadell’uomo” (Benedetto XVI), slegato da ognicriterio veritativo e dal senso di responsabi-lità, come quello che va diffondendosi nellacultura odierna.

Un ulteriore elemento, assai importante perl’economia del nostro discorso, è il ricono-scimento che la formazione dell’identità per-sonale avviene sempre più spesso non solonei tradizionali contesti educativi, ma anchenelle occasioni offerte dalla comunicazionemultimediale e dal tempo libero, a cui i Ve-scovi chiedono e attribuiscono “preziose op-

INTRODUZIONEDr. Ernesto Diaco, Vice Responsabile Servizio Nazionale CEI

per il progetto culturale

2 CEI, “Rigenerati per una speranza viva” (1Pt 1,3): testimoni del grande “sì” di Dio all’uomo, 29 giugno2007, n. 12.3 CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, 4 ottobre 2010.4 Ivi, n. 8.5 Ivi, n. 50.6 COMITATO PER IL PROGETTO CULTURALE, La sfida educativa. Rapporto-proposta sull’educazione, Laterza, Bari-Roma2009.

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Introduzione12

portunità perché non manchi, in tutti glispazi sociali, una proposta educativa inte-grale”5. In tal senso va registrata l’indica-zione, contenuta nel n. 54 del documento,a valorizzare l’associazionismo legato altempo libero, allo sport e al turismo.Nei mesi precedenti alla pubblicazione degliOrientamenti pastorali della Chiesa italiana,già il rapporto-proposta del Comitato per ilprogetto culturale, dal titolo “La sfida edu-cativa”6, aveva riservato diversi passaggi aquesto tema. Invitando a rivedere alcuni ste-reotipi che ostacolano la soluzione dei pro-blemi sociali, gli autori fanno notare che “ècertamente nel tempo libero che oggi si puòpensare, almeno per la maggior parte dellepersone, di esercitare un’influenza sulla cosapubblica, di partecipare al dibattito politico,di preoccuparsi ed eventualmente adoperarsiper quegli altri che sono ancora accerchiatidal bisogno. È nel tempo libero che si pos-sono coltivare i propri interessi culturali, iquali peraltro non sono in nessun modoscindibili dalle varie attività di consumo”7.Né da quel complesso di esperienze e di ri-ferimenti che contribuiscono all’educazionedella persona e del cittadino.Nella costruzione dell’identità contempora-nea – conviene il rapporto – i consumi, inparticolare quelli culturali e del tempo libero,giocano un ruolo molto più importante chein passato, un ruolo fino ad ora sottovalutatodal sistema educativo. Ci sono poi gli influssisul mondo del lavoro, determinati dall’ac-cresciuto sistema che gravita attorno al tem-po libero: così, il lavoro deve competere oggicon le gratificazioni del tempo libero, tantoche lo si vorrebbe interessante e forse anchedivertente. Tutte ragioni che portano a con-cludere che quella del tempo libero è “una

sfera della vita da assicurare a tutti, e ancheda monitorare da vicino, perché assoluta-mente strategica”8.Infine, un’ultima provocazione. La offre Ste-fano Levi Della Torre nel suo contributo aun agile volumetto sul terzo comandamento.“C’è qualcosa in comune – scrive – tra l’au-tomobilista che impreca in coda sull’auto-strada delle vacanze, e il fedele che preganel corteo per il santo patrono. Entrambi so-no in processione, entrambi sono in un dìdi festa, entrambi si sottomettono a un ritocollettivo”9. Naturalmente non mancano ledifferenze: “La processione autostradalemuove verso la temporanea redenzione nellevacanze terrene; la processione per il santopatrono muove verso l’eterna redenzionenelle vacanze celesti”. Ciononostante, “qual-cosa accomuna la processione dove si im-preca e quella dove si prega. L’elemento co-mune è la speranza, e più precisamente lasperanza di una rigenerazione di sé, comepersona, come anima come collettività, inun tempo rinnovato, in nuovi cieli e nuoveterre”.Il tempo libero, dunque, viene caricato oggidi sempre maggiori e più profonde attesecirca il senso della vita e la realizzazione disé. È il tempo della gioia e della speranza,perché sottrae la persona a meccanismi spes-so subiti e spersonalizzanti. Anch’esso peròdeve spesso sottostare a logiche superficialie di massa, a condizionamenti e processitutt’altro che scelti e conosciuti. È una con-traddizione del nostro tempo? Siamo vittimedi attese eccessive e malriposte, destinate aessere frustrate? Forse. Ma è anche unasfida da affrontare con coraggio perché nonci sia alcun tempo di vita che non possadirsi veramente umano.

7 Ivi, p. 132.8 Ivi.9 M. DONÀ - S. LEVI DELLA TORRE, Santificare la festa, Il Mulino, Bologna 2010, p. 9.

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“TEMPO LIBERO, TEMPO LIBERATO”:PER CHI? E PER FARE CHE?

SPORT CONTINUATIVI E CULTURAProf. Stefano Martelli

Ordinario di Sociologia dei Processi culturali e comunicativiUniversità di Bologna “Alma Mater Studiorum”

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sitiva che spinge all’attuazione di uno sco-po; si tratta, per altro verso, dell’esercizio diun’opera che non può non avere riflessi so-ciali, che non può non incidere sulla collet-tività.

4. Il problema è che, allo stesso modo in cuisperimentiamo l’indifferenza di vacanza efesta, oggi sperimentiamo l’indistinzione diciò che ho chiamato “libertà negativa” (li-berazione da) e “libertà positiva” (libertà die per). È la prima forma che prende il so-pravvento sulle altre. Il risultato è la trasfor-mazione della libertà in arbitrio: nella con-dizione cioè di un agire che è sì libero, cioènon determinato da altro, ma senza scopo,non finalizzato a un’effettiva realizzazionedi qualcosa.Trasferiamo queste riflessioni sul nostro pro-blema concernente il tempo libero. Se nonc’è altro a cui pensare se non la liberazionedall’aggravio dei compiti e del lavoro, il tem-po libero risulta solo un tempo vuoto: untempo liberato dalle incombenze nel quale,però, sovente non si sa che cosa fare. El’esito è dunque, come accade per molti deinostri ragazzi, l’emergere della noia.

5. Il problema è però che oggi anche questedistinzioni, sulle quali mi sono finora sof-fermato, sono in molti casi cadute. Anzituttola distinzione tra tempo impegnato nel la-voro e tempo liberato dal lavoro. Perché oggiavvengono, soprattutto, due cose. Da unaparte c’è una trasformazione del lavoro, chediventa, nel migliore dei casi, flessibile e,nel peggiore, precario. Il che vuol dire: in

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TEMPO LIBERO E/O FESTA!Educare all’uso del tempo

Prof. Adriano Fabris, Ordinario di Filosofia Morale, Università di Pisa

1. È bene distinguere anzitutto tra tempo li-bero e festa. La festa è un tempo pieno, de-dicato socialmente a un’esperienza religiosa.Il tempo libero è invece vacanza, tempo vuo-to da riempire, tempo liberato dagli impegnilavorativi. Alcune lingue straniere distin-guono questi aspetti con parole diverse. Ininglese si parla di Holiday e di Vacation; intedesco di Feiertag e di Urlaub. Insomma:la festa è una socializzazione del tempo pri-vato; la vacanza una privatizzazione deltempo sociale.

2. Oggi però questa distinzione è disattesa;in molti casi, anzi, è annullata. Il tempo fe-stivo è inteso come vacanza, cioè come untempo utilizzabile, disponibile in forme pri-vate. S’impone così una vera e propria in-differenza concettuale tra festa e vacanza:tra l’istituzione positiva di un agire diverso(otium) rispetto all’agire feriale e l’esperien-za anzitutto negativa di un tempo liberatodalle incombenze quotidiane.

3. Si parla di “tempo libero”. Ma che cosavuol dire qui, più precisamente, “libero”?Ho già segnalato l’accezione negativa chepredomina nella mentalità comune. “Libero”è anzitutto “libero da”. È la libertà come li-berazione (da un impedimento, da un giogo,da un impegno) quella a cui si allude. Lostesso lavoro è inteso come un peso: nongià come la realizzazione positiva di sé at-traverso la realizzazione di qualcosa.Ma vi è anche (come insegnano i teoricidella politica) una libertà di e una libertàper. Si tratta, per un verso, della libertà po-

questa prospettiva diviene impossibile di-stinguere fra tempo in cui si lavora e tempoin cui non si lavora; in tal modo viene menoil ritmo su cui era basata in precedenza lanostra vita. Perché tutto il tempo, poten-zialmente, si trasforma in tempo di lavoro. Ma insieme, paradossalmente, tutto il tempoè vissuto, nell’epoca della precarietà, cometempo senza lavoro. La precarietà induceinfatti a pensare e a vivere proprio que-st’esperienza. Il tempo del lavoro diventatempo contingente, non istituito né garantitonelle forme del suo impiego. E allora, dal-l’altra parte, ne consegue una trasformazio-ne della stessa idea di tempo libero. Che èdavvero tempo vacante di lavoro: non piùtempo di ozio, ma di attesa, di ricerca, disperanza di quello stesso lavoro.Il risultato di questa parallela trasformazionedel lavoro e dell’ozio è dunque sempre lastessa: l’indifferenza e l’appiattimento fra idue tempi; il venir meno del ritmo che nor-malmente scandisce la nostra vita (quellostesso ritmo che è istituito, nel Genesi, attra-verso il tempo della creazione e con la distin-zione tra feriale e festivo). Un tale appiatti-mento non è il risultato del troppo lavoro,ma delle troppo poche possibilità di lavoroche sono oggi offerte. Ma, in parallelo, nonc’è neppure più un tempo davvero libero.Perché, potenzialmente, tutto il tempo diven-ta tempo libero: come tempo di attesa, cometempo speso nell’attesa di una chiamata dachi potrebbe richiedere la nostra opera.

6. Questa, ritengo, è la trasformazione prin-cipale, oggi, che si verifica nella concezionedel tempo libero all’interno dell’attuale si-tuazione economica. Questa trasformazionesi affianca all’altra trasformazione, che hosegnalato all’inizio: quella che caratterizzail cambiamento di mentalità riguardo all’ideae al modo di vivere la festa, la vacanza,

l’idea stessa di libertà. C’è però anche un’al-tra trasformazione da segnalare, che si ri-collega questa volta agli sviluppi delle nuovetecnologie. Parlo dell’idea di tempo liberovirtuale.Le nuove tecnologie cambiano infatti ancheil nostro rapporto con il tempo libero. So-prattutto in questi modi: 1. accrescono lapossibilità di estendere la nostra libertà e ilnostro divago anche ad altre realtà e ad altrimondi; 2. inseriscono queste possibilità vir-tuali nel nostro stesso mondo, all’internodella nostra stessa realtà lavorativa quoti-diana. Nel primo caso si può parlare di ac-crescimento virtuale del nostro tempo, e so-prattutto per quanto riguarda il tempo libero(l’esempio a cui pensare è quello di SecondLife); nel secondo di presenza del tempo disvago all’interno dello stesso tempo occu-pato da un impegno (l’esempio è la costanteconnessione di molti di noi a Facebook, ol’uso di giochi con il computer mentre unosvolge la propria attività).Qui il problema è l’intreccio tra il tempo quo-tidiano e il tempo delle altre dimensioni allequali la rete ci permette di accedere. Il pro-blema è di compiere l’adeguata distinzionefra livelli che tendono invece ad essere con-fusi. Il problema, ancora una volta, è unproblema di contrasto dell’indifferenza: unaquestione, anzitutto, etica.

7. È giunto infatti il momento, dopo questeanalisi, di riflettere su come agire per unacorretta gestione di queste situazioni. Ripetoi problemi sui quali mi sono soffermato. Horiflettuto su: 1. una scorretta concezione deltempo libero come tempo liberato da incom-benze, ricondotto ad azioni arbitrarie e co-stante preda della noia; 2. un’insopportabilesituazione di indifferenza tra tempo di lavoroe tempo di sosta, dovuta alla precarizzazionedel lavoro stesso; 3. un accrescimento delle

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possibilità del tempo libero dovuta all’usodelle nuove tecnologie: che incide, però, sultempo stesso della vita quotidiana. In chemodo confrontarsi dunque, concretamente,con questa situazione?Uno dei modi che credo più utili è quellodell’educazione. Almeno per quanto riguar-da il primo e il terzo problema che ho se-gnalato. Un’educazione effettiva e impegna-ta in tal senso, a ben vedere, manca. Si trat-terebbe di un’educazione alla libertà, e auna libertà non più identificata con l’arbitrio.Si tratterebbe di un’educazione all’uso deltempo: che potrebbe diventare, anche cometempo libero, un “tempo per”, un tempo “peraltro”. Si tratterebbe di distinguere fra tempolibero virtuale, esteso e sempre più estendi-bile a mondi paralleli, e tempo quotidiano.E si tratterebbe comunque di far sentire la

propria voce, alta e forte, nei confronti diforme di lavoro che rendono impossibile ilmantenimento e lo sviluppo di ogni formadi relazione: come avviene nel caso del la-voro precario.Su questo credo che gli Orientamenti Pasto-rali per il prossimo decennio possano offrireuno sfondo e una serie di indicazioni ade-guate: da applicare e sviluppare, certamente,in maniere precise e concrete. Su questo,poi, penso possano essere fatte valere pro-poste puntuali, tali da venir elaborate e fatteproprie dalle Chiese locali. Su questo infine– un ambito nel quale il silenzio delle varieagenzie culturali e educative del nostro Pae-se appare davvero assordante – credo chela Chiesa possa cogliere l’occasione per ri-lanciare la propria l’iniziativa e far sentirela novità della sua voce.

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giati potevano concedersi dedicandolo alleoccupazioni della mente come lo studio, lalettura e la scrittura, e alla cura del fisico.Mentre il tempo libero ha come indispensa-bile presupposto e pendant l’esistenza di untempo di lavoro, l’otium ne prescinde, dalmomento che il lavoro è riservato agli schia-vi o a coloro che fanno parte di gruppi so-ciali deprivilegiati. Tra parentesi, è curiosoche nella lingua spagnola il termine correnteattuale per alludere al tempo libero è inveceocio, come nella locuzione Sociologia delocio che corrisponde alla nostra Sociologiadel tempo libero. La seconda osservazione procede dal fattoche nelle società pre-industriali non si rea-lizza una chiara distinzione tra il tempo dilavoro e gli altri tempi sociali: i diversi tempitendono piuttosto ad essere mescolati fra lo-ro, come avviene nell’attività di gran lungaprevalente in tali sistemi sociali, quella rap-presentata dall’agricoltura e operazioni con-nesse. In queste società i tempi sociali – apartire dal tempo dedicato al lavoro - nonvengono misurati in modo preciso e distinto,anche per l’assenza o la scarsa diffusione distrumenti segnatempo adeguati come gliorologi meccanici.La terza e ultima osservazione vuole sotto-lineare l’importanza della festa nelle societàtradizionali e pre-industriali in genere. È lafesta il vero pendant dell’attività lavorativaordinaria, ma in un senso ampio e globale:nei sistemi sociali tradizionali il discrimine,come ha rilevato in particolare un secolo fa

IL TEMPO LIBERO:RIFLESSIONI E PROSPETTIVE

Prof. Giovanni Gasparini, Ordinario di sociologia generalee dei Processi economici e del lavoro, Università Cattolica S. Cuore di Milano

1. CHE COSA C’ERA PRIMADEL “TEMPO LIBERO”

La locuzione “tempo libero”, che oggi im-pieghiamo correntemente per fare riferimen-to a fasce temporali libere dal lavoro e la-sciate alla libera determinazione degli attoriinteressati, è relativamente recente; comevedremo in seguito, essa è legata allo svi-luppo della rivoluzione industriale e allacreazione delle società industrializzate. Que-sto non significa naturalmente che nelle so-cietà antiche e in quelle pre-industriali ingenere non vi fossero spazi o aree di tempolibere dal lavoro, non occupate dagli impegnilavorativi o professionali, ma questo fatto siinseriva in un contesto e in una situazionesociale ben diversa da quella che si deter-mina a partire dal XX secolo nel mondo oc-cidentale.Nell’ovvia impossibilità di trattare adegua-tamente ed esaurientemente in questa sededi “che cosa c’era prima del ‘tempo libero’”,mi limito a tre sintetiche osservazioni.La prima attiene al fatto che si rilevanoconsistenti disuguaglianze nella fruizione ditempi a disposizione degli attori e dei gruppisociali. Questo emerge in particolare nellesocietà antiche, a partire da quella romanadove il ricorso al termine otium, che hapoco a che vedere con la nostra idea con-solidata di ozio come vizio o addirittura co-me “padre dei vizi”, si contrapponeva alnegotium e stava a significare soprattuttoil tempo che alcuni ristretti gruppi privile-

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l’influente scuola sociologica di Emile Dur-kheim, è quello che sta fra tempo feriale –il tempo delle attività consuete, ordinarie,quindi anche del lavoro – e tempo festivo,che rappresenta il tempo eccezionale su ba-se sia annuale che settimanale, il tempocioè dedicato collettivamente e comunita-riamente ai riti religiosi, nel quale ci si astie-ne normalmente dalle attività produttive.Anche le feste civili seguono fondamental-mente questo schema, che distingue netta-mente tra giorni feriali e appunto giornifestivi nei quali le attività lavorative sonosospese.

A prescindere dal ricorso a forme di otium(o altre equivalenti) da parte di un grupporistretto di membri delle società tradizionali,è dunque essenzialmente la festa, anzituttoin chiave religiosa e poi eventualmente inchiave civile o anche in una traduzione mi-sta religiosa e civile, che caratterizza il tem-po che noi diremmo non occupato dal la-voro in queste società precedenti quelle in-dustrializzate; e si tratta di un evento – subase sia settimanale che annuale, per quan-to riguarda le ricorrenze più importanti –che coinvolge potenzialmente l’insieme o latotalità dei membri delle collettività inquestione.La festa, espressione tipica di sistemi socialitradizionali, persiste tuttavia, in parte tra-sformata o rinnovata, anche nelle societàindustrializzate e in quelle che chiamiamooggi le società postindustriali (o industrialiavanzate). Si potrebbe anzi affermare chela festa – non più solo quella tradizionale,che traeva dalle ricorrenze religiose la suaragion d’essere – trova oggi una nuova faseo forse una nuova stagione che la vede svi-lupparsi con modalità, obiettivi e caratteri-stiche di partecipazione in parte mutaterispetto al passato.

2. NASCITA E SVILUPPODEL TEMPO LIBERO

Il tempo libero, così come lo intendiamo at-tualmente, è collegato allo sviluppo dellesocietà industrializzate, che con la rivolu-zione industriale cambiano i modi preva-lenti di produrre e i tipi di aggregazione deilavori nelle unità produttive e nel sociale. L’idea e la realizzazione di un “tempo libe-ro” peraltro non nasce nelle prime fasi del-l’industrializzazione, quando in Inghilterrae poi in alcuni altri paesi europei cominciaa diffondersi la realtà delle fabbriche e delleimprese industrializzate: in queste primefasi come è noto le condizioni dei lavoratorisono assai negative, non contemplano di-ritti e spesso comportano orari di lavorolunghissimi e defatiganti. È in una fasesuccessiva, tra fine Ottocento e inizio No-vecento, che – con l’azione dei sindacati eun inizio di attenzione degli stati alla que-stione operaia (così come, su un altro pia-no, della Chiesa: ne è prova in particolarel’Enciclica Rerum novarum di Leone XIIIdel 1891) – comincia a prendere piedel’idea e la rivendicazione di un “tempo li-bero” per i lavoratori. Possiamo dire che inizia così la costruzionesociale del tempo libero in quanto tempospecifico accanto al tempo sociale domi-nante rappresentato dal lavoro. Tale co-struzione verrà resa più evidente e sostan-ziale nella seconda metà del Novecento neipaesi industrializzati: il tempo libero, a li-vello sia giornaliero che settimanale e an-nuale (quest’ultimo corrispondente al pe-riodo delle ferie a cui ha diritto ogni lavo-ratore), verrà precisamente stabilito daicontratti, sarà tutelato dallo stato ed en-trerà a far parte delle pratiche socioculturalidiffuse e generalizzate. Lo sviluppo del

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tempo libero come diritto dei lavoratori siinserisce poi nella costruzione del WelfareState che si sviluppa prevalentemente nellaseconda parte del Novecento nei paesi in-dustrializzati. Il tempo libero può essere definito come“quella quota di tempo che gli individui ten-dono a riempire con attività scelte libera-mente, non soggette a vincoli imposti dal-l’esterno, non finalizzate a lucro, e ritenutofonte di piacere e/o di riposo. In questa de-finizione si evidenziano le caratteristiche diautodeterminazione, libertà ed edonismoche fanno del tempo libero, nelle societàmoderne, un tempo socialmente costruito eun insieme di attività che si contrappongonoal tempo lavorativo” (Belloni 1998). Riguardo al tempo libero, di cui occorresempre tener presente che rappresenta untempo residuale rispetto a quello lavorativo,vanno tenute presenti due tendenze gene-rali: la prima è l’aumento progressivo dellaquota dello stesso tempo libero nella secon-da metà del Novecento, come esito di poli-tiche sindacali contrattate con le aziende(e spesso assecondate dai governi) che han-no avuto l’obiettivo di “lavorare meno” siaper “lavorare tutti” (a fronte della disoccu-pazione indotta dallo sviluppo tecnologicoe organizzativo) sia per “lavorare meglio”,a vantaggio cioè di una più elevata qualitàdi vita delle persone al lavoro. La secondatendenza è rappresentata da una accentuatadiversificazione degli impieghi del tempo(giornaliero, settimanale, annuale) corri-spondenti alla fruizione del tempo libero:dal riposo agli svaghi e divertimenti più di-versi, dal volontariato ad altre forme di im-pegno sociale e culturale (Gasparini 1990).Gli studi di diritto del lavoro (cfr. Occhino2010) si incaricano poi di ricordare che iltempo libero rappresenta un baluardo dellacontrattazione collettiva e che – in parti-

colare per quanto riguarda il nostro paese– trova una duplice legittimazione, rappre-sentata da un lato dall’esigenza di riposoe di partecipazione alla festa settimanale(la domenica, di fatto, in Italia) che de-v’essere garantita al lavoratore, dall’altrodall’esplicitazione e dalla traduzione delprincipio di libertà affermato dalla nostraCostituzione. In ogni caso, va tenuto presente che la lo-gica del tempo libero è in sè ben diversada quella della festa, anche se quest’ultima– e pensiamo soprattutto alla festa setti-manale, la domenica da noi – tende soli-tamente e nella maggioranza dei casi a so-vrapporsi al tempo libero, come dimostrala recente costruzione sociale del week-end o fine settimana. Occorre considerarepoi, come si è già accennato in precedenza,che la festa non è un semplice residuo dellesocietà tradizionali: assistiamo oggi infattiad una ripresa di attenzione e di valoriz-zazione nei confronti della festa, anche at-traverso un mutamento di contenuti e conla creazione di nuove feste civili o profane.Talvolta l’istituzione di nuove feste creadiscussioni, come è stato per la celebrazio-ne una tantum dei 150 anni dell’Unitàd’Italia, il 17 marzo 2011. Per concluderesu questo punto: la festa sia religiosa checivile, sia tradizionale che di recente in-venzione, ha una logica che la differenzianettamente dal tempo libero, dal momentoche essa richiede o sollecita una parteci-pazione comunitaria dei cittadini o deimembri interessati: essa allude ad elementidi obbligazione di tipo “morale” in ambitosocioreligioso o sociopolitico in senso lato;essa è espressione di un processo di sin-cronizzazione su vasta scala degli attoripresenti in un sistema (città, area regiona-le, stato) che oggi peraltro, per diverse ra-gioni, è sempre più difficile da conseguire.

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3. IL TEMPO LIBERO DOMANI

In sintesi, la domanda-chiave è la seguente:ci sarà ancora domani il tempo libero? E sipuò intendere qui un tempo libero cometempo sociale distinto da quello del lavoroe riconosciuto alla generalità dei lavoratorie dei cittadini.Ora, le analisi recenti (cfr. Gasparini 2009)mettono in rilievo anzitutto la diffusione ca-pillare e generalizzata nella vita quotidianadelle nuove tecnologie (computer, internet,telefono cellulare e simili) che hanno l’effettodi mescolare continuamente i tempi sociali,specialmente quello che abbiamo chiamatonel Novecento tempo di lavoro e tempo li-bero, come avviene per un numero elevatoe crescente di categorie lavorative e socio-professionali. A questo elemento si uniscel’osservazione di un altro fenomeno: l’esi-stenza di una realtà sempre più ampia e pre-occupante di lavoro precario, dove la prioritàper gli interessati (che secondo dati recentiassommano nel nostro paese a ben 4 milionidi persone) è quella di assicurarsi comunqueun posto prima ancora di guardare alle con-dizioni di lavoro e di ottenere fasce garantitedi tempo libero.Si osservano, nello stesso tempo, le caratte-ristiche di tendenziale globalizzazione e diiperconnettività legate alla attuale “societàdi rete” (network society): da questo conse-gue la tendenza allo svuotamento di quei si-gnificativi “interstizi” spazio-temporali dellavita quotidiana rappresentati dalla sosta edall’attesa. In un certo senso ne viene coin-volta e ne può essere compromessa anchel’esperienza della festa in quanto espres sionedi un “fare sosta” nello scorrere frenetico deltempo che si orienta ad una dimensione qua-litativa o di “qualità della vita”. Come è evidente all’osservazione dei pro-cessi in corso nella società contemporanea,

le tendenze in atto espresse dalla società direte sono molto forti e vanno appunto nelsenso di sottolineare e privilegiare la globa-lizzazione, la connettività incessante (senzalimiti di tempo), ed anche quello che si puòchiamare un “agglutinamento” di moltepliciesperienze con la perdita del senso dellaqualità, vale a dire delle differenze qualita-tive tra esse (Gasparini 2009). In questa situazione, alcuni suggerimentinon possono che indicare elementi che van-no in controtendenza ma che non affattodetto che siano perdenti in un arco d: tempodi medio periodo. Mi limito qui ad indicarela valorizzazione della lentezza a molteplicilivelli (come alcuni movimenti di opinionerecenti stanno facendo, ad es. nella consu-mazione del cibo – lo slow food -, nel mododi viaggiare ecc.), l’azione di preservarecreativamente tempi-spazi diversi e relati-vamente impermeabili al flusso della societàdi rete (come dovrebbe avvenire nella festa),l’adesione all’idea e al valore dell’autolimi-tazione come criterio di riferimento fonda-mentale nell’azione sia individuale che col-lettiva.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

M.C. Belloni, Tempo libero, in Enciclopedia delleScienze Sociali, Istituto della Enciclopedia Italiana,Roma, 1998, VIII vol.E. Durkheim, Le forme elementari della vita religiosa,Comunità, Milano 1971, 2° ed.G. Gasparini, Il tempo e il lavoro, F. Angeli, Milano1990, 2° ed.Id., Tempo (organizzazione sociale del), in Enciclo-pedia delle Scienze Sociali, cit., 2001, IX vol.Id., Tempi e ritmi nella società del Duemila, F.Angeli,Milano 2009.A. Occhino, Il tempo libero nel diritto del lavoro,Giappichelli, Torino 2010.

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Nell’esperienza che viviamo tutti i giornisopratutto per quanto riguarda il progettochiamato Meeting Creativementi(www.creativementi.it) vediamo come lepersone giovani o adulti che siano, sianoalla ricerca del saper discriminare, capire escegliere come gestire il proprio tempo cer-cando di viverlo, come indicato anche nelpdf allegato, come Kairos (tempo di grazia)in modo da poter avere esperienze di tempolibero non come tempo vuoto ma come unmomento dedicato ad altro (tempo liberocome tempo senza lavoro e non come tem-po vuoto). Da qui la nostra esperienza dipoter aiutare a vivere il tempo libero comeun momento sia di riposo che di propriacrescita personale attraverso proposte e si-tuazione dove le due dimensioni (quella delriposo e quella delle formazione) possanocoesistere. Da questo assunto nasce propriola “carovana” del progetto meeting ma an-che le opportunità offerte dal complesso for-mativo residenziale Oasi Tabor (www.oa-sitabor.it) gestito da Creativ insieme allaDiocesi di Nardò Gallipoli.

Altro aspetto fondamentale con cui ci con-frontiamo tutti i giorni è la necessità sopra-tutto verso i più giovani di educare ad usareil tempo in modo corretto “senza sprecarlo”e riuscendo a non farsi travolgere dallo stes-

so ma a scegliendo consapevolmente comeutilizzarlo. Da qui nasce anche il saper edu-care all’uso delle tecnologie come strumentoche non crei nuove dimensione temporalima come strumenti atti a poter liberare tem-po per la gestione più piena ed attenta dellarelazioni interpersonali. Questo concetto chepotrebbe essere definito come un “multita-sking consapevole e controllato” può per-mettere di riuscire a valorizzare al meglio lerisorse temporali a disposizione limitandouna fruizione del proprio tempo libero pas-sivo valorizzando una gestione attiva e at-tenta alla dimensione prosociale e di valo-rizzazione delle relazioni. Creativ proponequeste attenzioni anche il proprio progettoTesori tra Noi con Gibì e DoppiaW

Altro aspetto determinate nella gestione delproprio tempo è la dimensione del sistema,della rete e dell’interconnessione degli unicon gli altri. Da questo assunto nasce la no-stra attenzione verso la creazione di reti edu-cative dove i vari soggetti coinvolti possanoessere valorizzati proprio anche in un’otticadi gestione corretta del tempo di tutti valo-rizzando sempre di più la dimensione delKairos rispetto al Kronos. Questa tipologiadi progetti hanno la piena realizzazione nelProgetto PEIV costituito da Creativ nel ter-ritorio della Diocesi di Novara.

Intervento

NOTE SPARSETRA KRONOS E KAIROS

Dr. Nicola Simonelli, Vice Presidente “Creativ”

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CREAtiv è nata nel 1994 riunendo un gruppo di professionisti attivi nel campo educativo, formativo, psicologico,dando vita ad una nuova ed originale realtà formativa in grado di rispondere ai più svariati bisogni, domande,problemi, desideri delle persone che si trovano in comunicazione tra loro. L’attenzione è rivolta ad ogni contestonel quale le persone sono in relazione e interagiscono per trasmettere non solo le conoscenze ma anche le com-petenze, le strategie e le metodologie per fornire a tutti la possibilità e gli strumenti per re-imparare a comunicaree per farlo con entusiasmo e professionalità. La mission e la filosofia di CREAtiv partono da alcuni assunti fon-damentali del Creative Learning Method (Metodologia formativa riconosciuta dall’Unione Europea) secondo cuila creatività deve permeare ogni azione per aiutare a vivere meglio scelte, atteggiamenti e rapporti interpersonalie la formazione deve essere un’esperienza d’apprendimento che coinvolge tutta la persona attraverso situazioniconcrete, che uniscono teoria e pratica, suscitano ricerca, curiosità, stupore e accendono i dinamismi mentali,emotivi e cognitivi.

Nicola Simonelli 3939519607 - [email protected]

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Da che cosa deve essere liberato il tempo li-bero oggi?Possiamo individuare quattro elementi ca-ratterizzanti, non tanto i giovani in sé, quan-to la cultura del tempo libero. Tuttavia lacultura è come l’aria: si respira, e quando èinquinata tende a creare micro e macro pa-tologie.

I quattro fattori sono questi:

1. Il primo è l’ansia di prestazione. In tut-to quello che è il tempo libero oggi c’èansia di prestazione. Non è più il tempoin cui ci si poteva divertire oggi è il tempodel “ci si deve divertire”. Quindi è untempo non solo più organizzato, adattoa poter realizzare l’eventuale possibilitàdi divertimento, ma è proprio un mondoorganizzato per doversi divertire. Nelcampo giovanile questo è molto forte per-ché i ragazzi, i giovani vivono una set-timana dal lunedì al venerdì pomeriggiotecnicamente noiosa, quindi il tempo dalvenerdì sera alla domenica è il tempo deldivertimento obbligatorio. Se infatti la noia è uno dei problemi piùgrandi per un giovane, le soluzioni percombattere la noia sono le problematichedi oggi. L’ansia di prestazione infatti sirifugia, per esempio, nell’uso di sostanzepsicotrope. È sintomatico notare comedagli anni ’70 dove l’uso di droghe eraper alienarsi e staccarsi dal mondo, si èarrivati ad un uso odierno delle drogheper entrare nel mondo e soprattutto nelmondo del divertimento. Non a caso vincono le droghe che a purieffetti di alterazioni aggiungono effetti di

sensazione di potenziamento sia fisicoche mentale. La grande supremazia dellacocaina, la stessa ecstasy, per non parlarepoi di tutta quella droga legale che è l’al-cool quando viene utilizzato come abuso.Spesso i giovani non hanno la culturadel bere bene a tavola, sono principal-mente astemi a tavola, mentre fuori van-no direttamente proprio sui superalcoliciquesto perché non interessa più tanto ilgusto quanto l’effetto, che è un effettoappunto di mix di alterazione ma anchedi sensazione di capacità, di disinibizionedata anche soprattutto all’uso di questicocktails molto zuccherini che i ragazzie i giovani prediligono. La stessa ansia di prestazione si ritrovanella sfera sessuale affettiva, è in aumentotra i giovani l’utilizzo di sostanze similial viagra per ottenere prestazioni eccellentisul campo, disgiungendo spesso e volen-tieri tutta la sfera dinamica relazionale. Il tempo libero sotto questa cappa di ansiadi prestazione, è un tempo quindi legatomolto più a una serie di cose da fare chedevono avvenire in un certo modo. Perassurdo risulta poi che il tempo libero èquasi un tempo più impegnato, non solopiù impegnato ma più stressante del tem-po occupato stesso.

2. Secondo fattore dell’uso del tempo liberoè l’individualismo. In un’epoca in cui iltempo libero si confonde sempre più coltempo impregnato del lavoro e la scom-parsa dei passaggi intergenerazionali deltempo della festa aumenta notevolmentel’individualismo. È un tempo libero cheper quanto cerchi la gente, la massa, tede

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INTERVENTO

Dott. Gigi Cotichella, Presidente “Anima Giovane”

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comunque a risolversi in caratteri moltopersonali ed estremizzati. Ne esempio lagente che alle feste telefona ad altri perraccontare cosa sta vivendo, quasi ad es-sere altrove benché in quel momento sistia divertendo. Oppure nei bambini, neiragazzi, l’essere in centri attrezzati tipo icentri estivi, con dei video-giochi portatiliper estraniarsi. Tuttavia più che estraniazione questo èun tentativo a risolvere tutto il tempo li-bero nel divertimento personalizzato finoall’individualismo, portando così a un pa-radosso. Tutti riconoscono che il tempolibero passato insieme ad altri è comun-que sempre più divertente, tuttavial’estrema personalizzazione con la con-sequenziale incapacità di ascolto dell’al-tro, porta appunto ad un circolo chiusonegativo per la persona stessa che pensaa tutti i costi di acconsentire ai suoi de-sideri personali salvo poi che rimanendoda soli, di fatto non acconsente al suodesiderio più grande, che è quello di unasocializzazione maggiore.

3. Terzo fattore è l’inerzia. L’inerzia è latendenza di un corpo a mantenere il pro-prio stato di moto. Significa che un og-getto fermo fa fatica a mettersi in motoe un oggetto in movimento fa fatica afermarsi. È l’esatta immagine del tempolibero giovanile. Sono troppo impegnatiper vivere il tempo libero, eppure c’è unafatica costante da parte di tutti a smuo-verli come se fossero degli addormentaticronici.

4. Quarto fattore è il delirio di onnipoten-za. L’idea di poter far tutto, di non sce-gliere che porta poi a una cultura dellozapping anche nel tempo libero. E neicasi limiti alla dimostrazione che il diver-

timento è fare tutto quello che voglio. Lodimostrano molti verbali dei carabinieri,in cui giovani di fronte alla richiesta dispiegazioni su atti di bullismo, di vanda-lismo e di violenza, hanno risposto: “Cistavamo solo divertendo!”.

Ecco allora che il tempo libero deve essereliberato da questi quattro fattori. Questo èpossibile puntando su questi obiettivi:

• RELAZIONE: è necessario passare a unalogica della bassa soglia, dove “lo starecon” è fondamentale. Educare il tempodel divertimento non è riempirlo di im-pegni, ma vivere la fatica dell’esserci nelnon-impegno. È necessario accettare di“sprecare del tempo” con gli altri, accor-gendosi che così facendo il tempo non èaffatto sprecato.

• PAZIENZA ATTIVA: bisogna accettare cheil tempo libero è un tempo dell’attesa dalpunto di vista educativo. Cioè si tratta diaccettare la filosofia dell’otium antico ac-costandola con l’ozio odierno in modoche il primo contamini il secondo.

• ESPERIENZA: sperimentare è fondamen-tale. Si tratta allora di creare forme dovele persone sperimentino iniziative e nonsolo le subiscano. Formule che riprenda-no quelle intuizioni del mondo artisticoquando unisce lo spettacolo al workshop.Formule che in qualche modo “faccianofare” per far vivere i significati nascostidietro le esperienze proposte.

• COMUNICAZIONE DI MASSA: gli enti chesi occupano del tempo libero propongonocontinuamente attività. Alcune sono perfortuna di buon livello ma spesso nonriescono a raggiungere vasti pubblici per

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la poca visibilità che ricevono. Il mondocattolico ha una serie di strumenti di co-municazione di massa (da quelli della CEI(TV2000 – Avvenire – InBlu) a quelli piùlocali Tele Chiara, Tele Pace, Tele Nova,ecc.) spesso alla ricerca di nuovi formata costi contenuti. È fondamentale che ledue esigenze si incontrino, aumentandocosì l’offerta mediatica di qualità, aiutan-do le singole realtà a crescere obbligan-dole però a un maggior impegno, valo-rizzando di conseguenza le realtà locali.

• VARIETÀ: è necessario proporre più for-mule e più possibilità nel campo del di-vertimento. Come nel varietà a teatro ènecessario proporre diversi linguaggi, per-ché tutti possano essere ascoltati. Comenel vero varietà a teatro, è necessario chetutte queste arti siano a servizio del coin-volgimento attivo del pubblico, che sianocioè legati dalla ricerca della RELAZIONE.

• PROGETTUALITÀ: avere il coraggio dipuntare su progetti che vadano oltre ilsingolo evento. Avere il coraggio oltreche a proporre orientamenti (fondamen-tale per dare una linea unitaria) ad ap-poggiare e promuovere progetti di qualità.La cultura non coincide con gli eventi,ma si nutre di essi. Gli eventi sono fon-damentali e affascinanti come perle, maè necessario proporre progetti che costrui-scano il filo della collana.

• EDUCARE ALLA MORTE: fa effetto que-sta frase in un discorso sul tempo libero.Tuttavia oggi il problema del divertimentoè proprio legato alla mancanza della ca-pacità di accettare le tante piccole “morti”quotidiane. Fin da piccoli nel gioco nonsi “muore” più, i ragazzi con i videogiochidi ultima generazione non vivono piùquesta esperienza. Ma così, non riesconoad accettare la sconfitta nei giochi conaltri e di conseguenza la sconfitta nellavita quotidiana. Questo porta ad aumen-tare i fattori detti all’inizio.

• RETE: urge quanto mai creare reti realie significative, lasciando da parte gliaspetti romantici e scontati della parola.Rete significa investire prima su un pro-getto degli altri. Spesso invece si chiedeprima agli altri di investire sui nostri. Maproprio perché vogliamo questo, è neces-sario credere nelle reti e sostenerle par-tendo dal nostro impegno. Sui tempi cortiè solo un peso in più, sui tempi lunghi ètutto di guadagnato.Un esempio di rete efficace è quella crea-ta dalla Hope Music School, che spin-gendo le diocesi ad appoggiare le forma-zioni dei loro giovani fa sì di creare con-tatti con dei giovani, che vengono spintia rispondere alle richieste del territorio,facendo convergere le relazioni nate du-rante i corsi. Una rete che dura da oltredieci anni.

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