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Numero 2 Edizione marzo 2015

Numero 2 Edizione marzo 2015 - LICEO G. BRUNO

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Numero 2

Edizione marzo 2015

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IO SONO PATCHANKA

Non era mai accaduto. Fino ad ora avevamosentito di attentati in luoghi pubblici (piazze,metro, la maratona di Boston). Ma nella sededi un giornale satirico, il 7 gennaio 2015, èstata la prima volta.

Perché? La satira è scomoda, per sua stessanatura. Prende di mira i potenti, ironizzandosul loro comportamento, sugli ideali e suimessaggi che ogni giorno trasmettono allapopolazione. I giornalisti satirici pagano laquota più alta per tutelarsi dalle querele: tuttidicono di apprezzare la satira, ma fin tanto chenon vengono chiamati in causa.

Allora la questione è: la libertà di opinionedeve imporsi dei limiti? Il rispetto può esserleun limite? Eppure il rispetto stesso è la primaforma di libertà.

Forse gli attentatori si sono dimenticati dellalibertà e Charlie Hebdo del rispetto? Forse c'èqualcosa che non va nelle democratiche emulticulturali società occidentali?

Per ora la Redazione è vicina alle vittimedell'attentato. La violenza, di qualsiasi naturasia, è da condannare, sempre.

Noi optiamo per il dialogo e attendiamointerventi da tutti i nostri lettori.

La Redazione 2014/2015Ciaccio Sara 1AADe Lorenzi Alice 1AADe Marchi Francesca 1AA Icardo Leandro 1AACiricillo Morgana 2AADi Blasi Marta 3AADebora Pesce 3AA Damonte Gloria 1AC Ghiglione Andrea 1AC Buzzi Lorena 2AC Chindamo Giulia Sofia 2ACRovere Alessio 2ACSiffredi Lorenzo 2AC Valdora Andrea 2AC Caleffi Edoardo 5AC

Manini Nicolò 5AC Castello Giulia 1BL Merlo Soledad 1BLRizo Kamila 1BLCamiolo Erica 2BLRoveta Pamela Angelica 3BLDi Nardo Emanuel 1CSTraverso Simone 1CSNicolini Giulia 5CSSaccomanno Sara 1ESProf.ssa Pansera M.FaustaProf.ssa Quargnul Claudia

Ha collaborato a questo numeroOdasso Tommaso 2 DS

impaginazione Nicolò Manini 5 ACcopertina a cura di Lorena Buzzi 2AC

La Redazione è sempre alla ricerca di ogni forma di collaborazione anche occasionale

[email protected]

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UN LICEO MIGLIOREsettimana alternativa: come rendere la scuola più interessante

Care lettrici e cari lettori di questogiornalino scolastico, come sapete (ci siaugura) a febbraio si è svolta la so-called“settimana alternativa”.

Cosa ci ha lasciato questa iniziativa? Sirifarà?

E' stata come una settimana dinamica,dedicata al recupero e al potenziamento,ma la “prima edizione” di questa iniziativaè nata e terminata fra le polemiche e lecritiche. Gli studenti avrebbero volutorestare a casa, gli insegnanti andare avanticon il programma e i collaboratoricontinuare a compiere il loro mestieresenza troppi ingarbugliamenti.

Probabilmente non è stato colto ilsignificato di “alternativa”.

Sentiamo la necessità e richiediamo unascuola diversa, interessante, moderna,dinamica e quando ci troviamo a viverlaper una settimana non facciamo altro chelamentarci.

Certo, questi giorni non sono stati untrionfo dell’organizzazione, ma riflettonoun tentativo (comunque apprezzabile) divivere la scuola diversamente. Bisognasempre sostenere chi cerca di farequalcosa per il bene degli altri, al di là deirisultati.

Questi sette giorni, oltre ad offrire corsi direcupero agli studenti con qualchedifficoltà, hanno permesso a tutti dientrare in contatto con “qualcosa di

nuovo”: così il numerosissimo grupposostenitore delle adozioni a distanza hapotuto video-chiamare alcuni ragazzi dalRwanda e dall’Uganda. Un’esperienza chenon si era mai svolta prima nel nostroIstituto e che ha messo in contatto culturecompletamente diverse fra loro.

Se questa è stata la novità di maggiorimpatto emotivo, non vanno dimenticate leconferenze sul romanzo del '900, sullamobilità verde, sul cinema e molte altreche hanno permesso di toccare argomentinon usuali.

Infine, le conferenze tenute da docentiuniversitari su Caos e caso hanno messosotto una luce meno “scolastica” persino lamatematica e le scienze.

Del resto, parafrasando Proclo, attraverso il matematico Terence Tao che lo scoprì aquindici anni, possiamo dire anche noiche : ”This therefore, is mathematics: shereminds you of the invisible forms of thesoul; she gives life to her own discoveries;she awakens the mind and purifies theintellect; she brings to light our intrinsicideas; she abolishes oblivion andignorance which are ours by birth…But Ijust like mathematics because it's fun .”

In conclusione è stata una settimana con ungrande potenziale che si auspica negli annipossa diventare un vanto del Liceo.

Giulia Nicolini 5CS

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SERATA ALL'OPERAanche gli spettacoli operistici nel panorama culturale del Liceo

Oltre alle molte iniziative che coinvolgonoil teatro, quest'anno la scuola proponeanche una serie di uscite serali per assisteread alcuni spettacoli lirici, al Teatrodell'Opera di Nizza, organizzate dallaProf.ssa Ferrari Laura e del Prof. BarbariaGiorgio. Questi spettacoli, oltre ad essereculturalmente importanti, sono ancheun'opportunità per fare nuove esperienze,che potrebbero non capitare più nella vita. L'ultimo spettacolo è stato “Così FanTutte” di Mozart, il 17 febbraio scorso. Nonostante fossimo collocati in posti chenon permettevano di avere una buonavisuale, l'opera è stata comunque moltobella, e il senso era reso dalle parole e daisottotitoli. Gli attori erano molto capaci epreparati e interpretavano molto bene laparte. Il capolavoro di Mozart era incentratosull'infedeltà delle donne. La vicenda si svolge a Napoli dove duegiovani, Ferrando e Guglielmo,scommettono con don Alfonso sulla fedeltà

delle loro fidanzate, Dorabella e Fiordiligi.Decidono allora di far finta di partire per laguerra, mentre si travestono da albanesi eprovano a sedurre l'uno la fidanzatadell'altro. Le fanciulle, che avevano giuratodi rimanere fedeli ai loro uomini, silasciano trasportare dal proprio cuore earrivano quasi a sposare i due stranieri.Infine tutto si scopre: i giovani traditifanno amare considerazioni sull'indolefemminile, incline al tradimento, ma donAlfonso, regista di tutta la commedia,riappacifica gli animi con una conclusionedi filosofica rassegnazione: “Le donne nonseguono che il proprio cuore. Inutileprendersela se si è traditi. Belle o brutte,giovani o vecchie, la loro natura è semprela stessa: così fan tutte”.In conclusione, questo progetto è statomolto apprezzato da tutti i partecipanti e, aparer mio, è un'iniziativa molto bella e dacontinuare a prendere al volo!

Andrea Valdora 2AC

Vita, diario di bordo

Anche s’un disturbo ti vien recato non reagir. Mal e ben, di ciò son fatte le persone. Infondo, sanza uno non vi sarebbe l’altro!

“ Che follia è mai questa? Io dovrei subir per le colpe d’altri, da buon stolto innocente?Zanzare che succhian il sangue, questo sono i potenti!”

Io dico però che difettando di zanzare non vi sarebbe vita nel mondo e che ‘l mondo è fattoper recar danno sia a te sia agl’altri: uguale, medesima la vostra condizione, umani!

All’interno d’ognun, come il male, vi è il bene; ma il male degl’eventi è nella loro natura,quello delle persone deriva dalla tristezza degl’eventi stessi; capir ciò aiuta a comprendergl’altri e, una volta compresi, si ha l’abilità per creare un legame con essi, che è ciò di cui

ognun necessita per proseguire la propria strada.

Lorenzo Siffredi 2AC

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QUATTRO CHIACCHIERE CON...i ragazzi del laboratorio teatrale

Lorenzo Bertola, Gabriele Panizza eIrene Muscas, tre ragazzi del laboratorioteatrale, sono stati così gentili da offrirciun’intervista. Perché avete deciso di partecipare allaboratorio teatrale ?Gabriele:- Perché mi ispirava: lospettacolo dell’anno scorso era bellissimo enon avevo mai provato.Lorenzo:- Io invece ho sempre avuto lapassione per il teatro: quando ero allemedie avevo anche partecipato ad unmusical. Così, dopo aver visto lospettacolo della scorsa stagione (che mi erapiaciuto molto), ,quando ho scoperto lapossibilità di frequentare un corso diteatro, ho deciso di iscrivermi.Irene:-Il mondo del teatro mi piace dasempre e poi volevo fare qualcosa comeattività extracurricolare, visto che non homai avuto hobby. Il corso lo frequentodalla prima e mi sono sempre trovata bene:questo è il quinto anno.Pensate, dopo il liceo, di continuarequesta vostra passione magari unendovia qualche compagnia ?Gabriele:- Lo spero, ma non ho ancorainiziato a recitare, abbiamo solo fatto delleprove. Se mi re-intervisti tra due mesi tidico “sì”.Lorenzo:- C’è già un’associazione teatralenata dalla scuola che è Kronoteatro, dove,finito il liceo appunto, molti ragazzi sonostati chiamati, ma ci sono ancheopportunità dall’esterno: infatti due nostreex compagne sono state chiamate a recitarein ‘Trappola per topi’ diAgathaChristie inun'altra compagnia di cui ora non ricordo ilnome.Irene:-Non avevo pensato a quest’opzione,perché ho già in programma di andareall’università all’estero. Se per caso micapiterà l’opportunità dove andrò a vivere,la coglierò volentieri, ma come un hobby,

non penso come carriera.Ti ha aiutata in qualche modo, far partedel laboratorio teatrale ?Irene :- sicuramente mi ha aiutata nel mioproblema della timidezza che, inizialmente,era molto forte; adesso sono diventata unapersona più aperta a nuove esperienze el’ansia da palcoscenico non c’è più come aiprimi tempi.Avete un modello al quale vi ispirate ?Gabriele:- No, lo faccio più per me stessoe cerco di essere me stesso, non di imitarequalcun altro.Lorenzo:-Penso che Gabriele abbia dettouna cosa fantastica, perché alla fine esserese stessi è la cosa migliore, perché se unoriesce a recitare con la sua personalitàlascia comunque un ricordo neglispettatori. Di attori di teatro professionistinon ne conosco, però se dovessi ispirarmiad un attore del cinema questo sarebbesicuramente Al Pacino.Irene:-Io… non saprei rispondere perché èsolo con questa esperienza che mi sonoavvicinata al mondo del teatro. Sì, mi èsempre piaciuto, ma non mi sono maiinteressata al teatro finché non mi sonoiscritta, quindi non ho ancora inquadratoattori o personaggi esterni a cui ispirarmi.Cosa direste ad un vostro coetaneo chevuole fare attività extracurriculari, ma sisente troppo timido ?Gabriele:- Avere paura ed essere timidinon serve. Il teatro ti aiuta e io ne sono laprova. Gli altri ti sostengono e hail'occasione di sfogarti.Lorenzo :- Più una persona è timida più ènecessario che si metta in gioco, perscoprire di avere maggiori potenzialità diquelle che crede. Per me si è rivelata unascelta bellissima e ho conosciuto moltepersone. È un impegno ma anche un grandivertimento.

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Avete riti prima di entrare in scena ?Irene Gabriele e Lorenzo:- Di nostraconsuetudine ( a parte “merde, merde,merde”) cantiamo una canzoncina di cuinon conosciamo l’origine, ma chefacciamo sempre e dice “Ho comprato unbody di pelle nera, calze a rete, unagiarrettiera, tu mi vuoi dolce e sensuale maa me piace fare solo il maiale. Allora

frustami, legami sopra il letto e frustami.”E di solito poi si va in scena. Tempo fa sicantava tutti insieme, naturalmentestonatissimi, “my heart will go on” durantele prove, soprattutto, il giorno prima dellospettacolo, per scaricare la tensione. Erica Camiolo 2 BL e Alessio Rovere 2AC

GIORNO DELLA MEMORIAShoah: una testimonianza per non dimenticare

Il 27 gennaio scorso si è celebrato il 70°Anniversario della liberazione diAuschwitz, per ricordare la strage messa inatto dalla Germania Nazista contro gliEbrei.

Vogliamo riportare la testimonianza diMelania Crepaldi, ormai settantenne, chevisse in prima persona l'esperienza dellaSeconda Guerra Mondiale:

“Io, mia mamma e le mie sorelle fummomandate in una casa di campagna diproprietà di mia nonna, con annesso unpiccolo negozio di alimentari. La casagrande, dove vivevamo con i nonni, eraanche trattoria dove vi erano tutti i giornimolti tedeschi, che vi venivano a mangiare,ma si ubriacavano quasi sempre efacevano rumore fino a notte tarda.Venimmo mandate in campagna, perchécosì saremmo state più tranquille e fuoripericolo. Un giorno vennero due uominiaffamati e bisognosi di aiuto e riposo perla notte. Mia madre li ospitò,nascondendoli dentro a delle grandi botti,nel magazzino che serviva da deposito delnegozio, e coprendoli di grano e farina.Nella notte sentimmo un gran bussare evociare violento. Erano i tedeschi checercavano i due uomini. Frugaronodappertutto e, fortunatamente, non litrovarono.Sempre a casa di mia nonna avevo uno zio

di nome Ferruccio che era fratello dinonna Liza e reduce dal campo diconcentramento. Io e la nonna, che miportava sempre con lei, andammo atrovarlo. Abitava in una fattoria che eramolto grande, con la moglie, e avevano ununico figlio ma lui era ancora piccoloquando Ferruccio venne chiamato allaguerra. Lì venne fatto prigioniero e finì inun campo di concentramento. Vide tantebrutte cose e patì molte sofferenze, ma eragiovane e forte e sopravvisse, non sanemmeno lui come. Quando fu finalmentea casa smise di parlare, soprattutto nonvoleva parlarmi del suo trascorso alconcentramento. Parlava solo abassissima voce con sua sorella, seduto suun sedile di pietra fuori di casa, con gliocchi chiusi e il Sole che ci scaldava. Losentii raccontare che sopravvissemangiando bucce di patate e che alcampo doveva togliere i denti ai morti eche ne tolse tanti da farne unamontagna.”

Andrea Valdora 2AC

Si ringrazia la sig.ra Melania Crepaldi, nonnadi Andrea, per la gentile collaborazione nelfornirci questa toccante intervista in cuiricorda alcuni tristi momenti della suainfanzia.

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LA SUPERFICIALITA' E' NEL PALLONEContinuate pure ad urlarmi dalle tribune!

Questo è ciò che mi ritrovo a pensare ognidomenica, sotto la doccia.Loro devono essere i protagonisti, i tifosi, etutte le volte devono vincere la loro partita.Volete sapere come? Sfogando la propriarabbia contro noi ragazzi.Il lancio dentro al campo di unabottiglietta, piuttosto che un commentoingiurioso verso l'arbitro; purtroppo èquesto il comportamento assunto dalsedicente tifoso che, al fischio d'inizio diuna partita, diventa un essere irrazionalema, al contempo, convinto di possedere lecompetenze di un Arrigo Sacchi.E' sempre così, per chi vive dall'interno lesituazioni.A volte il tifoso coincide con il genitoreche vuole in tutti i modi possibiligiustificare il proprio figlio, per cui nonaccetta insuccessi e preferisce soffermarsisulle piccole cose senza vedere le grandi e,soprattutto, senza capire che "la giovanepromessa" non potrà mai farcela. O peggioancora, con un atteggiamento ipocrita,svalorizza il proprio figlio quando sabenissimo che invece ha talento.Questo flusso inconsistente di chiacchiere,spesso maschere di un' insicurezza o di un'invidia di fondo, non riescono a intaccarela mia passione per il calcio e il miodesiderio di far cambiare idea e opinioneanche ai più scettici.E' importante vedere i progressi quotidiani,sapere che posso sbagliare e provare amigliorare alcuni lati del mio carattere,anche attraverso un percorso sportivo,capire l'importanza dei sacrifici e di quantopossano essere ripagati.Tutto questo avviene nella consapevolezzadelle proprie capacità e dei propri limiti,per cui se ne esce comunque vittoriosiperché non si è perso tempo. Lo hannoperso, piuttosto, gli altri che, con critichefalsamente costruttive, tendono a minare

gli obiettivi raggiunti dopo un lavorospesso estenuante, ma solido, sedimentato,alla base della battaglia che ho scelto diintraprendere per metterli tutti a tacere.O forse, per farli parlare ancora di più.

Ho 15 anni. Mi divido, o meglio ci provo,tra scuola e sport. Dedico tutto il miotempo e le mie energie per queste dueattività. Ormai da 11, infatti, la mia vitaruota attorno al calcio. È partito tutto pergioco, quando ancora da bambini si andavaa passare il pomeriggio al parchetto sottocasa. A me è sempre bastato un pallone peressere felice. All'età di quattro anni hoiniziato a praticare calcio nella societàdilettantistica del Borghetto F.C . Ricordocon piacere tutti i momenti passati dentroal campo e fuori. Un ambiente pulito,circondato da persone educate e gentili.Dopo cinque anni, ho avuto l'opportunità disostenere un "provino" nel Genoa C.F C,società professionistica di alto valore eanche mia squadra del cuore. Poteteimmaginare quindi la mia felicitànell'indossare, anche solo per un giorno,quella maglia. Subito dopo mi hanno fattosapere di volermi nella loro squadra ed io ela mia famiglia ci siamo trovati davanti aduna scelta importante, non solo sportivama, oserei dire, soprattutto di vita. Questoè il sesto anno che sono all'interno diquesta fantastica società, forse la miaseconda famiglia; mi piace definirla così.Inultile nascondere i sacrifici che hoaffrontato che sto affrontando tuttora,dovuti soprattutto alla lontananza tra il miopaese e Genova.Inoltre lo studio risulta per me molto piùimpegnativo, perché quasi tutto il miotempo libero è portato via dal calcio. Maallo stesso tempo, sono infinite lesoddisfazioni che ho potuto raccoglieredurante il mio percorso al Genoa. Partendo

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dalle partite vinte, sudate e difficili, allesconfitte da cui ho potuto trarreinsegnamenti preziosi, fino ad arrivare aitornei in Qatar, Germania e, infine, alleconvocazioni in Nazionale italiana.Esperienze, insomma, irripetibili efantastiche. Per questo mi considero unragazzo molto fortunato, che ha la

possibilità di crescere in tutti i sensiall'interno di una società importante e digiocarsi le proprie carte. Pursacrificandomi quindi, posso vivere la miapassione a tempo pieno. E, credetemi, nevale davvero la pena!

Tommaso Odasso 2DS

IL CARNEVALE DI RIO

L'origine del carnevale brasiliano,totalmente europea, risale agli inizi dellacolonizzazione ed è un'eredità delle usanzeportoghesi e, soprattutto, delle maschereitaliane. Gli elementi africani sarannoaggiunti solo più tardi, e contribuiranno adeterminarne definitivamente lo sviluppo el'originalità.

Agli iniz, il carnevale non assomigliava pernulla a quello dell'Italia Rinascimentale.Era invece una festa de rua (festa di strada)a volte violenta e con manifestazioni divero e proprio abuso: lanci d'acqua, uova,farina, calce, arance fradice, avanzi dicibo...

Con il passare del tempo le manifestazionisi "civilizzarono", acquistando più grazia eleggerezza e sostituendo le sostanze dalanciare con altre meno compromettenti(come i limões de cheiro, piccole sfere dicera contenenti acqua profumata).

Nel 1834 si accentuò nel paese l'usanzadelle maschere, confezionate in cera ocartone, che riproducevano caricature omusi d'animali. Subito dopo apparvero lefantasias (costumi carnevaleschi), chediedero più vita, "charme" e colore alcarnevale tanto nei saloni quanto nellestrade.

Il primo ballo in maschera di cui si hanotizia fu realizzato nel 1830, grazie all'iniziativa di un italiano, nell'Hotel Italiadi Rio de Janeiro. La ripercussione fu taleche ad esso seguirono molte altre iniziative

analoghe, marcando ancora di più ledifferenze sociali esistenti: da un lato il"carnevale di strada", popolare e all'ariaaperta, dall'altro il "carnevale di salone"frequentato soprattutto dalla classe mediaemergente.

Agli inizi del XX secolo nascono i matiné,i balli all'aria aperta, i concorsi per ladonna più bella, per il costume più bello eper i migliori ballerini. Il carnevale cresced'anno in anno, diventando parte integrantedella realtà culturale brasiliana, mentre inEuropa già si nota la sua decadenza.

Nonostante il grandissimo successo deiballi di salone, fu nella sfera popolare cheil carnevale acquistò forme genuinamentebrasiliane. In quest'epoca apparvero lesfilate di carri allegorici promosse daassociazioni carnevalesche come osCordões (i Cordoni), precursori delleattuali Escolas de Samba (Scuole diSamba), che già possedevano musicapropria, esibivano il proprio stendardo ederano diretti dal fischietto del maestro. Laprima musica composta esclusivamente peril carnevale è O Abre Ala, la marcia diChiquinha Gonzaga, che divenne elementoimportantissimo nella storia culturalebrasiliana (tanto che animò il carnevale diRio de Janeiro per ben tre anniconsecutivi). Da questa musica derivaronopoi moltissimi stili, ancora usati, fino adarrivare all'odierna Samba.

Leandro Icardo 1AA

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IMMIGRAZIONE sappiamo davvero cosa significa?

Raggiungere una costa dopo ore dinavigazione su una barca insicura, senza lacertezza di arrivare salvi ….

Domenica 18 Gennaio 2015 – ore 23.56Sbarcano a Reggio Calabria 418 persone: 414 uomini, 4 donne. Fra loro un morto.Anche lui, come gli altri, nel lasciare lacosta africana aveva pensato all’emozionedi arrivare in Italia, a quello che avrebbepotutorealizzare.Certo, voi penserete “e chi gliel’ha fattofare?”.Tuttavia non solo i viaggi per marepresentano angosciose inside, ma anchepercorsi apparentemente più semplicirisultano disseminati di dolore. Questa latestimonianza di Stefania .

Il mio viaggio comincia così. Per primopartì mio padre: io ancora non ero nata.Sono venuta al mondo dopo un mese chemio padre se n’era andato in Italia percercare lavoro. Così ho passato un anno esette mesi senza conoscerlo. Nel 1999 miopadre è tornato a casa, ma non è rimasto alungo; dopo due settimane è partito dinuovo e io e mia madre siamo rimaste perla seconda volta da sole. Nel 2001, invece,mia madre lo ha raggiunto ed io sonorimasta in Romania con mia nonna per unanno. In questo periodo mi sonoammalata; tutti i giorni mi mettevo sedutacon una foto di mamma e papà e laguardavo tra le lacrime, con tutta lasofferenza che solo una bambina di treanni può provare. Trascorso l’anno, miopadre tornò in Romania per portarmi inItalia. Avevo solo quattro anni ma questoviaggio fu la più difficile esperienza della

mia vita. Avevo freddo, c’erano vento, neve ed io non vedevo l’ora di vedere miamadre. Il viaggio durò due giorni e, ditanto in tanto, per farmi ritrovare un po’ dicoraggio, mio padre mi passava ilcellulare per sentire mia madre. Ognivolta, finito di parlare, piangevo echiedevo al mio papà quando saremmoarrivati a destinazione. Quandoarrivammo in Italia dormivo. Mio padremi svegliò: “Stefania siamo arrivati, eccola mamma”. A quelle parole mi alzai ecorsi in braccio a mia madre. Erocontentissima perché finalmente ero vicinaai miei genitori. All’inizio qui, in Italia, per me era tutto strano: la lingua, le città… Poi ho cominciato ad andare a scuola e,piano, piano, ho imparato a comunicare ea farmi delle amicizie. Adesso sonocontentissima di essere in Italia. Mi piacetutto di questo Paese: la gente, la scuola,tutto quello che vedo intorno a me. Quellontano viaggio mi ha insegnato che lavita non è poi così difficile come sembra.Al mio paese torno volentieri, ma la miavita oramai è ricominciata in Italia. Mimancano davvero tanto le mie nonne, maogni anno, durante le vacanze estive, vadoda loro. Io in questo momento però sonofelicissima di trovarmi nel più bel paesedel mondo.

Con questo non intendo dire chel’immigrazione sia del tutto positiva,certamente senza di noi molte persone nonriuscirebbero a sopravvivere. Secondo medovremmo essere fieri di ciò che siamo eche facciamo… voi come la pensate?

Giulia Sofia Chindamo 2AC

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IMMIGRAZIONE intervista a una studentessa straniera

Come ti chiami e perché ti sei trasferitain Italia?

Sono Mariam, ho 15 anni. Sono nata a IlCairo, in Egitto, ed ho vissuto adAlessandria fino a cinque mesi fa. Sonovenuta qui perché mia mamma dovevalavorare

Che scuola hai frequentato?

Ho frequentato una scuola americana adAlessandria. Il mio istituto erainternazionale; vi erano una scuolaamericana, una francese e una araba.

Com'era la tua scuola?

Era molto grande: per arrivarci prendevo ilbus privato della scuola. I corsi sisvolgevano di mattina e le mieprofessoresse erano amichevoli ecomprendevano bene i nostri problemi,probabilmente perché erano più vicine anoi come età, visto che avevano daiventicinque ai trentacinque anni almassimo. A scuola si facevano molte feste:le più belle erano Natale, Halloween, ilGiorno dello Sport ed in concomitanzadella fine del trimestre e del pentamestre.La scuola, in questi casi, organizzavagrandi balli tra studenti. Alla fine dellasettimana si svolgevano dei test, ma nonerano rilevanti per il giudizio finale. Incompenso dovevo sostenere due esami,uno a gennaio e uno a giugno.

Quali sono le principali differenze tra latua vecchia scuola e questa?

Le professoresse erano più giovani, lascuola più grande e le elementari duravanosei anni anziché cinque. Tutte le materie

venivano spiegate e dovevano esserestudiate in Inglese, anche se la nostra primalingua era l'Arabo, e questo era moltocomplicato. Qui però c'è più libertà. InEgitto dovevamo portare la divisa edovevamo legarci i capelli.

Quali sono le principali differenze tral'Italia e l'Egitto?

In Egitto non puoi indossare canottiere opantaloni che non arrivino al ginocchio, nési possono avere pircing o capelli tintialtrimenti tutti ti sparlerebbero dietro.Molto spesso, inoltre, mi capitava diincontrare persone che, pur non facendoparte delle forze dell’ordine, portavano consé pistole e fucili.

Ti trovi bene qua?

Si, anche se non parlo ancora benel'Italiano. L'unico problema è che mimancano i miei amici e la mia famiglia.

Le materie scolastiche sono le stesse chestudiamo anche qui in Italia?

Si, ma era differente il modo diinsegnamento. Ad esempio, durante lalezione di educazione fisica potevamodecidere se fare gli esercizi o giocare dasoli col pallone. Matematica era molto piùdifficile, era già di uno o due livelli piùavanzati. Francese non lo parlavamo, loscrivevamo soltanto, ma era complicato,perché a scuola si parlava in Inglese,quindi bisognava tradurre dall'Ingleseall'Arabo e, solo alla fine, in Francese.

Sara Saccomanno 1ES

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STORIE DEL SOL LEVANTEi manga:

Manga è un termine giapponese che inGiappone indica “fumetti” in generale,mentre nel resto del mondo "storie afumetti giapponesi".

In Giappone i manga non rappresentano ungenere o uno stile, ma sono chiamati così ifumetti di qualsiasi target, tematica edanche nazionalità, poi eventualmentedistinta in "Nihon no manga" (日本の漫画"fumetti giapponesi"), "Itaria no manga"(イタリアの漫画 "fumetti italiani"), ecosì via.

Con il termine manga, letteralmente"immagini derisorie” tendenzialmente inEuropa si identifica una produzione difumetti per bambini e ragazzi. I mangapropongono figure dai tratti spessoinfantili, in cui spiccano grandi occhiespressivi. L'origine di questa caratteristicaè un prestito culturale che si fa risalire al1946, quando il famoso autore OsamuTezuka (1928-1989), soprannominato ildio dei manga, vide pubblicato il suoprimo manga (Maachan no Nikkicho).Grande ammiratore di Walt Disney, Tezukaammette di essersi ispirato nel mangaKimba, il Leone Bianco (ジャングル大帝,Jungle Taitei) allo stile del Bambidisneyano. Il manga giapponese si legge al contrariorispetto al fumetto occidentale, cioèdall'ultima alla prima pagina (secondo leconsuetudini orientali), con la rilegaturaalla destra del lettore e le pagine "libere"alla sinistra. Anche le vignette si leggonoda destra verso sinistra e dall'alto verso ilbasso. Esistono, tuttavia, alcuni manga chesi leggono da sinistra verso destra, cioèsecondo l'usanza occidentale. Le

pubblicazione di manga italiani ha inveceavuto la sua maggior fortuna online. Nel2011 nasce “Mangakugan” che, a partiredall'ottobre dello stesso anno, pubblica unarivista online in cui vengono pubblicatigratuitamente numerosi manga di autoriitaliani.« … Basandosi sul loro intuito acuto, imangaka giapponesi hanno delineato moltimeravigliosi ed affascinanti aspettidell'umanità, al fine di raggiungerel'apprezzamento delle masse, incluso ilpubblico adulto. La ragione per cui ilmanga attrae non solo bambini ma anchegli adulti è la sua profondacaratterizzazione. Per questo motivotendiamo automaticamente a pensare che"il manga è qualcosa che descrive in modovivido e profondo gli esseri umani. »(Eijiro Shimada, The first M.I.M.C. resultannouncemen)Le caratteristiche dei protagonisti, neimanga, hanno un significato ben preciso,che servono a riconoscere, a colpod’occhio, il tipo di personaggio che si ha difronte. Il colore dei capelli, ad esempio, èmolto utile a questo scopo. Ecco quielencati i principali colori di capelli e i lorosignificati:1. nero: i personaggi coi capelli neritendono ad essere “tradizionali”, affidabilie capaci, e comunque in possesso di trattidi personalità positivi. Si tratta di personeforti, anche caratterialmente, e dotate diquelle qualità che permettono di idearesoluzioni per risolvere situazionicomplesse, ma incapaci di chiedere aiutoquando necessario; 2. grigio: personaggi con capelli diquesto colore sono spesso indipendenti ma

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agiscono e pensano in modo nonconvenzionale. A volte possiedono qualchepotere o abilità segreta, che tengononascosta o sviluppano nel corso della serie;3. marrone: è il colore delle persone“normali”, anche se con delle eccezioni, espesso quello dei protagonisti. Personaggicon i capelli di questo colore tendono adessere sinceri, amichevoli, dotati di qualitàquali pazienza e fascino ma risultanoessere col tempo un tantino noiosi proprioper le loro caratteristiche troppo comuni; 4. rosso: il colore della passione, delladeterminazione, della seduzione ma anchedell’aggressività, dell’entusiasmo e spessoassociato a personaggi che perdonofacilmente la calma…quando si tratta dipersonaggi femminili, comunque. Nel casodi maschi vale l’opposto, essi sonostranamente calmi, riflessivi e affidabili; 5. arancione: spesso questi personaggifondono le caratteristiche del rosso e delbiondo: sono coraggiosi e ottimisti, maanche in qualche modo egoisti o narcisisti.Il problema con questi personaggi è chesoffrono a volte di qualche complessod’inferiorità, e la loro continua ricerca diattenzioni li rende fastidiosi; 6. biondo: colore associato spesso aipersonaggi di origine europea, rifletteanche immaturità, testardaggine eimpulsività. Personaggi biondi possono avolte essere fedeli allo stereotipo distupidità che questo colore spessorappresenta, in altri casi invece possonoessere problematici, soprattutto quando icapelli sono tinti (in Giappone i teppisti sitingono i capelli di biondo). Altre voltesono personaggi dotati di forte sensodell’onore, dai modi principeschi einverosimilmente gentili; 7. verde: personaggi con i capelli diquesto colore sono affidabili ma a voltemancano di prudenza, spesso sonopersonaggi che crescono e maturano nelcorso della serie ma il loro operato non ènecessariamente sempre positivo. Nel caso

di personaggi femminili indica anchegelosia. Se un personaggio con i capelliverdi è inizialmente un antagonista ci sonoelevate probabilità che prima della fine siallei col protagonista; 8. blu/azzurro: personaggi con capellidi questo colore hanno un innato senso digiustizia molto forte, sono sempre maturi,talentuosi, imparziali e intuitivi. Spessosono di supporto al protagonista in modoinsostituibile per la loro intelligenza ecapacità strategiche e di panificazione; 9. viola/porpora: determinati e capaci,questi personaggi hanno un obiettivo madevono spesso limitare se stessi nella suaricerca, sono infatti in possesso dellecaratteristiche del blu e del rosso e non èfacile tenersi in equilibrio tra le due. Sitratta sempre di personaggi dotati di unaqualche forma di forza, anche interiore, chepermette loro di vedersi riconosciuti tantipregi senza dover apertamentemanifestarli; 10. rosa: spesso il colore associato allafemminilità, rappresenta anche lagiovinezza e l’innocenza, si trattacomunque di personaggi che per qualcheragione saranno frustrati da dubbi oproblemi che non riusciranno a superare dasoli, nel caso di personaggi maschilirappresenta anche una lieve perversione.Spesso ad attendere questo tipo dipersonaggi c’è un grande destino; 11. bianco: il colore della purezza, dellamaturità ma anche della freddezza.Personaggi con i capelli bianchi sono avolte anche narcisisti e immorali al puntoda poter essere avvolti da un aura non-umana, nel caso di protagonisti maschili èanche sinonimo di assoluto disinteresse nelprossimo, è infatti il colore tipico dell’anti-eroe. Personaggi con i capelli bianchipossono risultare molto pericolosi nel casoperdano il controllo.

Morgana Ciricillo 2AA

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L'ANGOLO DELLA SCRITTURA

Questa storia cominciò in una comune giornata d’inverno.

Mentre passeggiavo per parchi, case, campagne, cercando, studiando la gente, fui richiamata verso una vecchia stalla abbandonata. Appena entrata capii il perché di quella attrazione: una donna pallida si teneva il capo tra le mani e respirava a fatica: era il momento di lavorare. Mentre mi apprestavo a incominciare, avvertii un leggero e rimbombante pianto, seguii il rumore che mi condusse fino a tre bambini e guardandoli pensai che forse dovevo prendere anche loro. Avvicinandomi notai iloro sguardi pieni di paura e mi sentì disgustata da me stessa, così decisi di lasciali lì; mentre me ne andavo pensai che tanto sarei stata costretta a ritornare. All’inizio non capivo bene il mio comportamento verso quei bambini e decisi che durante i momenti liberi, tra un incarico e l’altro, avrei continuato a tenerli d'occhio. Passarono ore, giorni e mesi: il mio lavoro aumentava e i bambini crescevano. Ad un certo punto li persi di vista. Almeno fino a quando le nostre strade non si incontrarono di nuovo; il mio lavoro mi portò ad casa piccola ma confortevole, e fu lì che riconobbi la mia preda: la stessa signora cui anni fa concessila grazia, insieme ai suoi figli.

Mentre la portavo via, rividi anche loro: erano cresciuti. Finalmente ero fiera di me stessa, capii dai loro occhi quanto fosse stata importante per loro la mia pietà; mi commossi alle ultime parole che la donna mi rivolse: “So che adesso devo seguirti, ma prima ti voglio ringraziare per averci donato ancora qualche mese di felicità.”

E fu così che capii che, in fondo, ero in grado di fare anche del bene oltre al male.

Uscii felice e fiera di quell’esperienza per me nuova; in tutta la mia esistenza non c’è stato giorno migliore.

Da quel momento il mio lavoro cambiò, e cominciai a dare delle seconde possibilità. Ma il destino è quello che è, e quando mi chiama io obbedisco. Questa volta mi portòalla casa di tre ragazzini di due anni: li conoscevo bene, ma ora il loro sguardo non era sereno e felice. Era lo sguardo di chi da troppo tempo è solo.

Tuttora ripenso a quegli occhi: non so spiegarmelo, ma era come se mi chiamassero, mi volessero, come se io adesso fossi la loro unica speranza.

Mi chiamano in diversi modi: salvezza, disperazione, diavolo e tanti altri. Ma io preferisco di molto il mio unico, vero nome: MORTE.

Leandro Icardo 1AA

Non crederci

L’Amore portaincomprensioni

Che fanno scordare i doni.Non smettere d’amare

e cerca di ricordarel’esperienza vissutache rimane muta.

Fantasia

Questa immensa fantasiaper alcuni non ha

importanza,ma ricorda la magia:

da' fiducia, dà speranza.Non dovrai giammai

cambiarequesto tuo sincer sorrisose davvero sai d'amare,lo si vede nel tuo viso.

Un abbraccio

E’ il calore della vita,un’emozione infinita.Se tu non hai affetto

la tristezza è nel petto.Da' coraggio e protezione

ad ogni tua azione.

Angelica Roveta 3 BL

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AD MINCHIAM

AB (parlando di Italo Svevo):”Avevabruttissimo vizio, peggiore dell'alcolismo”Tutti:“Il gioco d'azzardo?”AB:”No, la letteratura”

FG”Edoardo, quello cos'è? Un dito alzatoper chiedere qualcosa o un dito allaCaravaggio?”

AB:”I corteggiamenti di Leopardi eranosicuramente diversi da quelli di Felandro”

SR:”Minuuuuuuu!! Ti impacchetto e poi tilancio dalla finestra, come all'Epifaniaquando si lancia la roba giù dall'albero diNatale”

LL (parlando di Gaugauin):”Ben gli sta chesia morto in solitudine...a me noncommuove neanche un poco”

GD:”Parliamo dell''800, quindi di trecentoanni fa”

“Prof., il libro non mi è ancora arrivato”MP:”Minucci, questo libro l'avevamo giàl'anno scorso”

CL:”Nel mezzo di cammin di nostra vitami ritrovai per una selva oscura...cioènella melma”

SR:”Non fatemi dire di sì come quella chele si era rotto il collo al vento”

FG:”Ottonello, scendi dalla sequoia!”

GD:”Il frigo contiene dei batteri, cometutte le cose che mangiamo”

MB:”Due figure geometriche sono ugualise sono sovrapponibili ma no”

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