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Settembre 2017
Nuove professioni digitali: i rischi per la salute
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L’evoluzione del Web e i cambiamenti del mondo del lavoro
L’avvento dell’era del Web 2.0, delle moderne tecnologie e dei so-cial network ha aperto scenari nuo-vi e in continuo aggiornamento.
La digital transformation alla quale stiamo assistendo ha compor-tato un cambiamento delle abitudi-ni di vita ed ha ampliato i processi di comunicazione e di divulgazione delle informazioni.
Anche il mondo del lavoro si è adeguato ai mutamenti tecnologici tutt’ora in atto.
Infatti, nuove professioni e com-petenze si stanno facendo largo in numerosi settori lavorativi, che si sono ben presto adattati all’evolu-zione digitale. Si pensi al turismo, ai servizi bancari, alla moda, all’or-ganizzazione di eventi, al recruiting del personale, al marketing.
Si tratta dei profili professiona-li per il Web, o digital jobs, ovvero di quelle professioni in ambito ICT (Information and Communications Technology) - in cui le tecnologie forniscono l’accesso alle informa-
NUOVE PROFESSIONI DIGITALI: I RISCHI PER LA SALUTE
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zioni attraverso Internet, reti wire-less, telefoni cellulari e altri mezzi di comunicazione - per cui sono richieste competenze specifiche avanzate, sempre più ricercate dal-le aziende.
Non è un caso, infatti, che la Com-missione europea abbia stimato che la domanda di queste risorse profes-sionali raggiungerà, entro il 2020, tra le 500mila e le 700mila richieste di nuovi professionisti digitali.
Le nuove figure professionali e i rischi per la salute
Considerata la complessità dell’ambito professionale in que-stione, analizzare tutti i nuovi lavori digitali nel dettaglio è complicato.
Tuttavia, si possono prendere in esame dieci figure principali:1. Blogger (fashion, beauty, food,
travel ecc.): redige, organizza e gestisce i contenuti testuali e gra-fici di pagine web a scopo divulga-tivo/informativo;
2. Digital copywriter: gestisce i con-tenuti pubblicitari su piattaforme
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digitali (siti web, e-commerce, ecc.);
3. Community manager: gestisce e coordina una comunità virtuale. Il suo lavoro può limitarsi ai social (Social media manager) o esten-dersi a siti web, blog e forum;
4. Web account manager: ha il com-pito di tradurre i bisogni dei clienti e di gestire le relazioni per pro-muovere la vendita di prodotti e/o servizi in Internet;
5. Business analyst: ha il compito di analizzare e definire la strategia per consentire lo sviluppo del bu-siness e dell’attività d’impresa;
6. Data base administrator/analyst: definisce, progetta e ottimizza la struttura delle banche dati utiliz-zate o gestite dall’impresa per le attività legate al Web;
7. E-commerce specialist: si occupa di comprendere i bisogni del clien-te e di progettare l’implementazio-ne di idonee soluzioni per il com-mercio elettronico, relazionandosi con altri professionisti e gestendo i sistemi di incasso e pagamento da parte di clienti e terze parti;
8. Online store manager: contribui-sce a gestire il commercio elettro-nico dal punto di vista strategico e operativo;
9. Reputation manager: contribui-sce a creare il contesto migliore per il conseguimento degli obiet-tivi aziendali o personali interve-nendo in tutte le occasioni in cui conversazioni online possono ri-sultare deleterie per l’immagine
dell’azienda e dei suoi prodotti. Promuove e diffonde la notorietà del brand attraverso un’opportu-na attività di pr digitali. Conosce le dinamiche e le piattaforme di so-cial-networking e i principali stru-menti di social media analytics;
10. Seo (Search engine optimization) si occupa della realizzazione di strategie e pratiche volte ad au-mentare la visibilità di un sito in-ternet, migliorandone la posizio-ne nelle classifiche dei motori di ricerca.
È innegabile che se da un lato le nuove professioni hanno implicazioni positive per il benessere dei lavora-tori, che possono lavorare anche da casa e coniugare più facilmente lavo-ro e vita privata dall’altro lato, nume-rose sono le insidie per la salute dei digital workers.
Basti pensare, ad esempio, al co-siddetto sovraccarico informativo e alla sindrome da multitasking.
Il primo, letteralmente “sovracca-rico di informazioni”, è legato alla dif-ficoltà di gestire contemporaneamen-te un elevato numero di dati e notizie e spesso all’incapacità di utilizzare le moderne tecnologie informatiche (come pc e software).
Il secondo, invece, che consiste nella necessità di dover svolgere più attività contemporaneamen-te (ad esempio, scrivere un’e-mail mentre si conversa al telefono, in-viare un messaggio sms mentre si discute di lavoro, ecc.), non sempre
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comporta benefici per la qualità del lavoro ma, talvolta, può produrre ri-cadute significative sulla salute dei lavoratori.
L’elevato carico di stress a cui sono sottoposti i digital workers può avere conseguenze sulla salute. Sin-tomi quali ansia, attacchi di panico, perdita temporanea di memoria, af-faticamento mentale, disturbi della sfera cognitiva sono, infatti, partico-larmente diffusi tra le nuove figure professionali del Web 2.0.
Le malattie professionali dei professionisti del Web
Secondo diversi studi, l’aumento del numero di canali di comunicazio-ne, del volume di dati e delle infor-mazioni a disposizione dei lavoratori può minare il benessere psico-fisico di chi è impiegato in questo ambito e può essere una delle cause principali dello sviluppo delle nuove patologie
di natura psicologica (information pa-thologies).
Basti pensare a fenomeni quali il tecnostress e la dipendenza dal lavo-ro.
Il primo colpisce maggiormente coloro che operano in ambienti di la-voro in cui la tecnologia esercita un controllo esasperato sulle attività svolte e dove è crescente la necessità di adattarsi ai continui e rapidi pro-cessi digitali ed informatici.
A lungo andare, le ricadute nega-tive sullo stato psicofisico dei lavo-ratori possono essere significative: senso di impotenza sul controllo del tempo e dello spazio personale, per-dita delle relazioni sociali, riduzione della fiducia e del confort nell’uso de-gli strumenti tecnologici.
La sindrome della dipendenza dal lavoro è un disturbo ossessivo-com-pulsivo proprio di coloro che sono troppo dediti al lavoro e che pongono in secondo piano le relazioni sociali e familiari compromettendo, a lungo
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andare, la qualità di vita e la salute psichica e fisica.
I sintomi più diffusi sono moltepli-ci: si va da un senso di smarrimento e oppressione fino a disfunzioni più complesse come l’ansia da informa-zione o la sindrome da affaticamento informativo. Quest’ultima patologia, già individuata nei primi anni ’90, tende a colpire chi è costretto a ge-stire notevoli flussi informativi e ha tra i suoi sintomi principali malumori, ansia, insonnia, confusione e frustra-zione, nonché la cosiddetta paralisi della capacità analitica, che causa una lettura erronea (parziale o distor-ta) delle informazioni disponibili.
Tuttavia, lo stress non rappresen-ta l’unica fonte di rischio per la salute dei lavoratori digitali.
Ad esso si sommano le lesioni da sforzo ripetitivo (come la sindrome del tunnel carpale per l’uso prolun-gato del mouse o della tastiera) e i disturbi muscoloscheletrici causati
da apparecchiature ergonomicamen-te inadeguate e dal mantenimento di posture forzate.
Secondo alcuni ricercatori della School of Public Health di Harvard, i tablet e gli smartphone risultano i di-spositivi più dannosi per la salute di collo e nuca con conseguenti infiam-mazioni, dato che durante il loro uti-lizzo si tende a rivolgere il capo verso il basso assumendo una posizione poco ideale in termini ergonomici.
Riconoscimento della malattia professionale e prestazioni economiche
L’Inail eroga prestazioni economi-che (ma anche sanitarie e integrative) ai lavoratori che hanno subìto un in-fortunio o hanno contratto una malat-tia professionale.
Nel caso di patologie causate dal-lo stress lavorativo, in particolare,
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affinché l’istituto eroghi le presta-zioni assicurative è necessario che il lavoratore dimostri la sussistenza del nesso di causa tra patologia e condi-zione lavorativa avversa, ricostruen-do - tramite prove documentali ed, eventualmente, anche testimoniali - l’ambiente di lavoro che ha contri-buito all’insorgenza della malattia professionale da stress.
Le principali prestazioni economi-che riconosciute al lavoratore affetto da malattia professionale sono:
• l’indennità giornaliera per inabili-
tà temporanea assoluta;• l’indennizzo in capitale del danno
biologico;• la rendita diretta per inabilità per-
manente.
Indennità giornaliera per inabilità temporanea assoluta
Nel caso in cui il danno a seguito di infortunio o malattia professionale comporti l’astensione dal lavoro per più di 3 giorni, l’Inail è tenuto a pa-gare al lavoratore un’indennità gior-naliera.
L’indennizzo è pari al 60% della retribuzione media giornaliera fino al 90° giorno, e al 75% dal 91° giorno fino alla guarigione clinica.
La retribuzione media giornaliera va calcolata in base a quella effettiva-mente corrisposta nei 15 giorni ante-cedenti l’evento.
Indennizzo in capitale del danno biologico
Il danno biologico è la lesione dell’integrità psicofisica suscettibi-le di valutazione medico-legale del-la persona e viene riconosciuto per gli infortuni verificatisi dal 25 luglio 2000 e per le malattie professionali denunciate dalla stessa data.
Nel caso in cui il grado di meno-mazione subita dal lavoratore risulti compreso tra il 6% ed il 15%, l’in-dennizzo del danno biologico è in capitale e determinato sulla base di un’apposita tabella che tiene conto del sesso, dell’età e del grado di me-nomazione subita.
Rendita diretta per inabilità permanente
Per i danni valutati tra il 16% ed il 100%, viene erogata dall’Inail una rendita vitalizia costituita da due quote: la prima, relativa al danno biologico, è determinata secondo un’apposita tabella con gli importi corrispondenti ai diversi gradi di me-nomazione, la seconda, relativa al danno patrimoniale, è calcolata sul-la base della retribuzione percepita dal lavoratore nell’anno preceden-te il giorno dell’evento, del grado di menomazione e del corrispondente coefficiente stabilito secondo un’ap-posita tabella.
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