8
Il Quartetto Berg e Brunello, nostri ospiti assidui, per la prima volta insieme C’è un pizzico di ridicolo nel tentativo di mettere in risalto certi concerti, forse per la sensazione di sprecar tempo in una fatica inutile. Basta sciorinare la locandina con il programma dei pezzi e i nomi degli interpre- ti: il pubblico non ha bisogno d’altro per es- sere invogliato a partecipare alla serata. Gli autori, innanzitutto. Schubert e Berg sono due cardini di quella speciale civiltà che ha reso Vienna la città per eccellenza della mu- sica da camera. Le radici profonde di quel mondo affondano in un Settecento prolun- gatosi fuor di misura, che si rispecchia nei caffè frequentati da Altenberg e Hofmanns- thal, nell’uso raffinatissimo di un linguaggio ordinato in codici precisi, nel costume di una vita sociale domestica dominata dal far mu- sica insieme. Il Professor Bernhardi di Schnitzler, allestito di recente al Piccolo Teatro, è un esempio superbo di quell’arte della conversazione, che ha alimentato le forme più alte della sua civiltà. A Vienna persino la manifestazione più traumatica della moderni- tà, la psicana- lisi di Freud, trovava fonda- mento nel dia- logo. Il Quartetto Berg è il cu- stode più auto- revole, oggi, di questo parti- colare linguaggio idiomati- co. La musica da camera co- stituisce per il Berg un au- tentico Heimat, un luogo dell’anima al quale ciascuno di loro appartiene da sem- pre per naturale inclinazio- ne. Nel loro modo di suona- re si avverte la sensazione di un pensiero classico, ma allo stesso tempo piena- mente vivo, pulsante, ancorato nel presente. Abbiamo ancora ben nitido, alla Società del Quartetto, lo stupendo concerto della scorsa stagione, nel quale il Berg fornì al pubblico una magistrale lezione su come la musica di Webern possa essere interpretata con inten- sità, calore e fantasia, superando di slancio i pregiudizi che infestano tuttora la controver- sa fortuna del suo autore. Che il programma contenga non solo un ca- polavoro sconvolgente come la Lyrische Suite di Berg, ma anche il Quintetto in do maggiore di Schubert, sembra un’autenti- ca benedizione, come manna dal cielo. Il 18 Periodico della Società del Quartetto Marzo - Maggio 2005 15 MARTEDI 1° MARZO, ORE 20.30 CONSERVATORIO DI MILANO Un caldo ringraziamento a Guido Rossi che lascia la presidenza dopo nove anni e un benvenuto a Francesco Cesarini che raccoglie il testimone Guido Rossi assumeva la presidenza del Quartetto nel maggio 1996, succedendo a Gianandrea Gavazzeni, scomparso da po- chi mesi. Poteva forse apparire una nomina non nella linea della normalità: ad un grande musici- sta, fra i beniamini del pubblico scaligero, succedeva un grande giurista, che già allo- ra aveva aggiunto alle cattedre universita- rie, incarichi pubblici di rilevante importanza (dalla presidenza della Consob al seggio in Senato alla presidenza della Montedison, da lui guidata al salvamento). Ma v’erano caratteristiche che li univano, le più importanti per noi del Quartetto: l’ap- partenenza alla ristrettissima cerchia degli intellettuali di grande cultura (Rossi, oltre che eminente cultore delle belle arti, è auto- re di saggi che vanno ben oltre le discipline giuridiche) e la assoluta indipendenza ed autonomia delle loro tanto diverse persona- lità, l’essere entrambi del tutto impermeabi- li e indifferenti alle lusinghe del potere, uniti nel segno aristocratico della primazia del ri- gore morale nella vita pubblica. La presidenza di Guido Rossi – fra le più lun- ghe nella storia del Quartetto – ha attraversa- to uno dei periodi più complessi e significativi dei suoi 140 anni. Si è sviluppato il processo di apertura del Quartetto, pochissimi anni pri- ma timidamente iniziato con la costituzione de I Concerti del Quartetto e conclusosi, con la fusione delle due associazioni, negli ultimi mesi della sua presidenza, quale punto di par- tenza di una nuova vita del Quartetto. Un processo così delicato è stato grande- mente facilitato dalla presidenza di Rossi, de- terminante nel far superare la fama di turris eburnea che da molti decenni accompagnava il Quartetto (col rischio di emarginarlo pro- gressivamente dalla vita culturale della città, di cui era stato sin dal 1864 ispiratore ed esem- pio), e protetto nel suo percorso dalla pacata fermezza della sua guida presidenziale. Di tutto questo, e di molto altro, il Quartetto vuole e deve ringraziare Guido Rossi, con la certezza di averlo sempre vicino a sé, e punto di riferimento nella sua rara e prezio- sa capacità di cogliere l’essenza delle ten- denze della vita culturale e sociale. Nella sua ultima riunione il Consiglio Direttivo del Quartetto ha chiamato alla presidenza, per acclamazione, Francesco Cesarini, da anni componente del Consiglio Direttivo de I Concerti del Quartetto e quindi della Socie- tà del Quartetto. Non vi è certo da ricordare chi è Francesco Cesarini, quale grande studioso delle disci- pline bancarie e docente della Università Cattolica e quale presidente di importanti banche, società ed enti, con una spiccata attenzione alla socialità. Ma non tutti, forse, sanno che Cesarini, appassionato di musi- ca, specialmente antica e barocca, è stato determinante sostenitore, negli anni della sua presidenza della Banca Agricola Mila- nese prima e della Banca Popolare di Mila- no poi, del restauro degli affreschi di San Maurizio al Monastero Maggiore, ove ha se- de Musica e poesia a San Maurizio, la cui realizzazione dal 1998 è stata affidata dal Comune di Milano a I Concerti del Quartet- to prima e alla Società del Quartetto ora. E, pur nella diversità dei percorsi professio- nali e delle loro personalità, una caratteristi- ca accomuna Guido Rossi a Francesco Ce- sarini: il rigoroso senso etico della vita pub- blica e l’indisponibilità verso ciò che diminui- sce il livello della vita culturale e sociale. Grazie a Rossi, con un arrivederci ai nostri concerti, e benvenuto a Cesarini. Antonio Magnocavallo

ocidoàteico Saotetrau Q 5 0 2 18 irle M d · li e indifferenti alle lusinghe del potere, uniti ... delle opere di Vivaldi, Corelli e Albinoni. ... scelse i Corali e le singole strofe

  • Upload
    others

  • View
    2

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: ocidoàteico Saotetrau Q 5 0 2 18 irle M d · li e indifferenti alle lusinghe del potere, uniti ... delle opere di Vivaldi, Corelli e Albinoni. ... scelse i Corali e le singole strofe

Il Quartetto Berg e Brunello,nostri ospiti assidui, per la prima volta insieme

C’è un pizzico di ridicolo nel tentativo dimettere in risalto certi concerti, forse per lasensazione di sprecar tempo in una faticainutile. Basta sciorinare la locandina con ilprogramma dei pezzi e i nomi degli interpre-ti: il pubblico non ha bisogno d’altro per es-sere invogliato a partecipare alla serata. Gliautori, innanzitutto. Schubert e Berg sonodue cardini di quella speciale civiltà che hareso Vienna la città per eccellenza della mu-sica da camera. Le radici profonde di quelmondo affondano in un Settecento prolun-gatosi fuor di misura, che si rispecchia neicaffè frequentati da Altenberg e Hofmanns-thal, nell’uso raffinatissimo di un linguaggioordinato in codici precisi, nel costume di unavita sociale domestica dominata dal far mu-sica insieme. Il Professor Bernhardi diSchnitzler, allestito di recente al PiccoloTeatro, è un esempio superbo di quell’artedella conversazione, che ha alimentato leforme più alte della sua civiltà. A Viennapersino la manifestazione più traumatica

della moderni-tà, la psicana-lisi di Freud,trovava fonda-mento nel dia-logo. Il QuartettoBerg è il cu-stode più auto-revole, oggi, diquesto parti-

colare linguaggio idiomati-co. La musica da camera co-stituisce per il Berg un au-tentico Heimat, un luogodell’anima al quale ciascunodi loro appartiene da sem-pre per naturale inclinazio-ne. Nel loro modo di suona-re si avverte la sensazionedi un pensiero classico, maallo stesso tempo piena-

mente vivo, pulsante, ancorato nel presente.Abbiamo ancora ben nitido, alla Società delQuartetto, lo stupendo concerto della scorsastagione, nel quale il Berg fornì al pubblicouna magistrale lezione su come la musica diWebern possa essere interpretata con inten-sità, calore e fantasia, superando di slancio ipregiudizi che infestano tuttora la controver-sa fortuna del suo autore. Che il programma contenga non solo un ca-polavoro sconvolgente come la LyrischeSuite di Berg, ma anche il Quintetto in domaggiore di Schubert, sembra un’autenti-ca benedizione, come manna dal cielo. Il

18Peri

odic

o de

lla S

ocie

del Q

uart

etto

Mar

zo -

Mag

gio

2005

15 MARTEDI 1° MARZO, ORE 20.30CONSERVATORIO DI MILANO

Un caldo ringraziamento a Guido Rossi che lascia la presidenza dopo nove anni e un benvenuto a Francesco Cesarini che raccoglie il testimoneGuido Rossi assumeva la presidenza delQuartetto nel maggio 1996, succedendo aGianandrea Gavazzeni, scomparso da po-chi mesi.Poteva forse apparire una nomina non nellalinea della normalità: ad un grande musici-sta, fra i beniamini del pubblico scaligero,succedeva un grande giurista, che già allo-ra aveva aggiunto alle cattedre universita-rie, incarichi pubblici di rilevante importanza(dalla presidenza della Consob al seggio inSenato alla presidenza della Montedison,da lui guidata al salvamento).Ma v’erano caratteristiche che li univano, lepiù importanti per noi del Quartetto: l’ap-partenenza alla ristrettissima cerchia degliintellettuali di grande cultura (Rossi, oltreche eminente cultore delle belle arti, è auto-re di saggi che vanno ben oltre le disciplinegiuridiche) e la assoluta indipendenza edautonomia delle loro tanto diverse persona-lità, l’essere entrambi del tutto impermeabi-li e indifferenti alle lusinghe del potere, unitinel segno aristocratico della primazia del ri-gore morale nella vita pubblica.La presidenza di Guido Rossi – fra le più lun-ghe nella storia del Quartetto – ha attraversa-to uno dei periodi più complessi e significatividei suoi 140 anni. Si è sviluppato il processodi apertura del Quartetto, pochissimi anni pri-ma timidamente iniziato con la costituzionede I Concerti del Quartetto e conclusosi, conla fusione delle due associazioni, negli ultimimesi della sua presidenza, quale punto di par-tenza di una nuova vita del Quartetto.Un processo così delicato è stato grande-mente facilitato dalla presidenza di Rossi, de-terminante nel far superare la fama di turriseburnea che da molti decenni accompagnavail Quartetto (col rischio di emarginarlo pro-gressivamente dalla vita culturale della città, di

cui era stato sin dal 1864 ispiratore ed esem-pio), e protetto nel suo percorso dalla pacatafermezza della sua guida presidenziale.Di tutto questo, e di molto altro, il Quartettovuole e deve ringraziare Guido Rossi, conla certezza di averlo sempre vicino a sé, epunto di riferimento nella sua rara e prezio-sa capacità di cogliere l’essenza delle ten-denze della vita culturale e sociale.Nella sua ultima riunione il Consiglio Direttivodel Quartetto ha chiamato alla presidenza,per acclamazione, Francesco Cesarini, daanni componente del Consiglio Direttivo deI Concerti del Quartetto e quindi della Socie-tà del Quartetto.Non vi è certo da ricordare chi è FrancescoCesarini, quale grande studioso delle disci-pline bancarie e docente della UniversitàCattolica e quale presidente di importantibanche, società ed enti, con una spiccataattenzione alla socialità. Ma non tutti, forse,sanno che Cesarini, appassionato di musi-ca, specialmente antica e barocca, è statodeterminante sostenitore, negli anni dellasua presidenza della Banca Agricola Mila-nese prima e della Banca Popolare di Mila-no poi, del restauro degli affreschi di SanMaurizio al Monastero Maggiore, ove ha se-de Musica e poesia a San Maurizio, la cuirealizzazione dal 1998 è stata affidata dalComune di Milano a I Concerti del Quartet-to prima e alla Società del Quartetto ora.E, pur nella diversità dei percorsi professio-nali e delle loro personalità, una caratteristi-ca accomuna Guido Rossi a Francesco Ce-sarini: il rigoroso senso etico della vita pub-blica e l’indisponibilità verso ciò che diminui-sce il livello della vita culturale e sociale.Grazie a Rossi, con un arrivederci ai nostriconcerti, e benvenuto a Cesarini.

Antonio Magnocavallo

Page 2: ocidoàteico Saotetrau Q 5 0 2 18 irle M d · li e indifferenti alle lusinghe del potere, uniti ... delle opere di Vivaldi, Corelli e Albinoni. ... scelse i Corali e le singole strofe

quartetto viennese ha invitato come stru-mentista ospite Mario Brunello, un musici-sta dalle caratteristiche tagliate su misuraper una simile circostanza. La vocazione aldialogo, al suonare parlandosi in intimità èsempre stata una delle più belle qualità diBrunello, che ha dato infinite prove di que-sto amore per la musica come emozionecondivisa e come gesto confidenziale tra chisuona e con chi ascolta. Brunello, nato aCastelfranco, si è formato e ha cominciatola carriera a Venezia, città che come Viennaaffonda le radici nel Settecento e nell’ideadel confronto come stile di vita, prima an-cora che come strumento di conoscenza.Sarà interessante assistere all’incontro trail mondo mitteleuropeodel Berg e quello vene-to di Brunello. Due cul-ture diverse, ma acco-munate in profonditàdal predominio indi-scusso del linguaggio,vissuto come fonte pri-maria della comunica-zione tra le genti.

Oreste Bossini

Quartetto Alban BergMario Brunello violoncelloSchubert – Quartettsatz n. 12 in do minore D 703Berg – Lyrische SuiteSchubert – Quintetto in do maggiore op. 163 D 956

Biglietti € 35-20

I Brandeburghesi, sublimecaleidoscopio di colori e di soluzioni compositive

Il 24 marzo 1721 Johann Sebastian Bach in-viava al margravio del Brandeburgo una rac-colta di Six concerts avec plusieurs instru-ments. Nel 1873 il grande biografo bachianoPhilipp Spitta li ribattezzava Concerti bran-deburghesi. Da allora queste sei composizio-ni vitalissime rappresentano universalmentela più celebre realizzazione della vocazionebachiana alla musica concertante. Kapell-meister alla corte di Köthen, alla cui straor-dinaria orchestra la raccolta sarebbe statacon tutta probabilità destinata, Bach speri-menta in queste pagine una straordinaria va-rietà di soluzioni compositive, ripensando adaltre latitudini e sotto altri cieli estetici leraccolte dei maestri italiani del concerto. Nenasce un affascinante laboratorio sperimen-tale delle possibilità di scrittura per gruppostrumentale, in cui i generi del concertogrosso, del concerto solistico e della sonatada camera si alternano, con singolare dispo-nibilità verso il contrappunto rigoroso e al-cune strutture della musica vocale, in un ca-leidoscopio di colori che conosce pochi egualinella musica tardobarocca: una propensioneper la preziosità timbrica che sarà conferma-ta dalle pagine vocali lipsiensi, dalle Passionialle Cantate all’Oratorio di Natale. Fedele auna sua vocazione personale, Bach conciliaistanze stilistiche divergenti, nel senso diuna “stravaganza” che consente a questogruppo di opere uniche, chiaramente rap-presentativo di un’intera stagione creativa,di svettare nel panorama coevo al termine diun decennio che aveva visto l’affermazionedelle opere di Vivaldi, Corelli e Albinoni.L’esecuzione dei Concerti brandeburghesi è

affidata a unodei più affer-mati gruppi dimusica anticadel panoramainternaziona-le, il ConcertoItaliano diret-to da RinaldoAlessandrini,una compagi-ne che esprimele più genuineistanze di rin-n o v a m e n t odel cosiddetto

movimento filologico, del quale il nostroPaese, dopo una prima fase di modesta atti-vità, rappresenta ora una delle esperienze dipunta. Dai primi anni Novanta il gruppo e ilsuo direttore, impegnati in un vasto ambitodella produzione vocale e strumentale traRinascimento e Barocco, hanno offerto in-terpretazioni di seducente vitalità di celebricapolavori e al tempo stesso importanti ri-scoperte di capolavori dimenticati. Un ap-passionato e assiduo lavoro di ricerca che hafruttato una messe notevole di premi inter-nazionali, tra i quali 4 Gramophone RecordAward, 4 Cannes Classical Award, 2 Chocde l’année, 9 Choc de la Musique, 8 Gramo-phone Editor’s Choice, 11 Diapason d’Or, ilPremio Vivaldi, il Disco dell’anno della rivi-sta Amadeus.

Raffaele Mellace

Concerto ItalianoRinaldo Alessandrini direttoreBach – Sei Concerti Brandeburghesi Bwv 1046 – 1051

Biglietti € 30-10

Passione secondo Giovanni:un’asciutta compattezzanell’inesauribile vastitàdel magistero bachiano

La data di composizio-ne della Passione se-condo Giovanni diBach, eseguita la pri-ma volta a Lipsia il ve-nerdì santo del 1724,va collocata fra la finedel soggiorno di Kö-then (1717-1723) e iprimi mesi del periododi Lipsia; probabil-mente doveva essere lacarta di presentazionedel musicista che stavaper assumere la caricadi Kantor nella scuola

di San Tommaso. La Passione intonata davari mezzi vocali con nutrito contributo stru-mentale era un fatto recente a Lipsia: la“piccola Parigi sulla Pleiße”, temeva infattile novità nell’esercizio musicale della vita re-ligiosa. Novità che con Bach sarebbero af-fluite copiose, sia nella vocalità della Canta-ta, definita in un organico complesso di cori,arie, recitativi e corali, sia nella sapienzastrumentale, concertante e solistica, elabo-rata negli anni di Köthen. Nulla va perdutodi questo patrimonio, come testimoniano leArie fondate di solito su tre piani: il bassoarmonico, la voce, e uno o più strumenti con-certanti, un intreccio che Bach perseguequasi da solo nel maturo Settecento, quandola bipolarità di voce e basso continuo era or-mai la tendenza generale.Il salto in avanti compiuto da Bach sul ter-reno musicale era in certo senso compensa-to da un atteggiamento conservatore nei ri-guardi del testo intonato. La più celebre del-le Passioni in versi, quasi libretti d’opera, invoga ai tempi di Bach era Gesù crocifisso emorto per i peccati del mondo del consiglie-re municipale amburghese B. HeinrichBrockes; Bach conosceva molto bene questotesto, d’altronde musicato da decine di com-positori illustri, ma per la sua JohannesPassion lo tenne presente solo nelle partipoetiche e libere, mentre per la narrazionesi tenne al testo evangelico di Giovanni, 18 e19. Per le altre parti non narrative oggi si ri-tiene che Bach abbia proceduto da solo: luiscelse i Corali e le singole strofe da intro-durre come riflessioni allo svolgersi dell’a-zione, lui stesso scrisse i versi per le Arienon desunte dalla “Passione Brockes”. Tipica dell’invenzione musicale della Pas-sione secondo Giovanni è la rapidità e con-cisione, l’incisività ritmica, l’aspro incontrosonoro: cifra di tutto ciò è la prevalenza delcoro-turba nel suo risvolto più aggressivo ecrudele, basta pensare al balenare delle con-sonanti nell’insistenza del Coro “Kreuzige!”(“Crucifige!”). È poi constatazione diffusache nell’intonare le due Passioni, Giovanni eMatteo, Bach si sia ispirato alle rispettive

16 MARTEDI 8 MARZO, ORE 19.30CONSERVATORIO DI MILANO

17 GIOVEDI 17 MARZO, ORE 19.30SAN SIMPLICIANO

Page 3: ocidoàteico Saotetrau Q 5 0 2 18 irle M d · li e indifferenti alle lusinghe del potere, uniti ... delle opere di Vivaldi, Corelli e Albinoni. ... scelse i Corali e le singole strofe

peculiarità dei due testi, anche se deve esse-re rilevato il trasferimento di due passi delVangelo di Matteo nella nostra Passione: ilpianto di Pietro e lo sconvolgimento telluri-co, due momenti del tutto estranei allo spiri-to di Giovanni, lontano da aspetti realistici,assunti invece da Bach per le potenzialitàrappresentative e musicali che contenevanoin sé. Del tutto giovannea è invece la maestàdi Cristo, il suo imperio sugli eventi, sia cherisponda agli sgherri venuti a prenderlo, siache affermi la sua regalità al sommo sacer-dote. Magnificenza che sgomenta è purequella del Coro d’apertura, il cui testo riflet-te la cosmica ampiezza del Salmo 8, scanditodalla triplice invocazione di “Herr!” e poisviluppato nel continuo tessuto delle entratepolifoniche. Sul versante opposto dell’inti-mità più confidente stanno Arie come “Esist vollbracht” (“Tutto è compiuto”), “Meinteurer Heiland” (“Mio caro Salvatore”),“Zerfließe mein Herz” (Struggiti, mio cuo-re”), nate da uno scavo esercitato sulle mini-me inflessioni, con voce e strumento allac-ciati in una unità organica; e sta sopra tuttola “ninna nanna” finale, “Ruht wohl” (“Ripo-sate in pace”), assorta in un cantare a mezzavoce, come una vibrazione interiore: altratestimonianza della vastità del magisterobachiano, inesauribile nel macrocosmo dellepiù complesse costruzioni come nella pianaesposizione del sentimento religioso.

Giorgio Pestelli

Wiener AkademieMartin HaselböckDoerthe Maria Sandmann, Lydia Vierlinger,Andreas Karasiak , Wolfgang Bankl, Christian Hilz solistiBach – Passione secondo Giovanni Bwv 245

Biglietti € 30-10

Radu Lupu, genio riservatodi carisma irresistibile, tra i pilastri di due secoli

Le 32 Variazioni in do minore, un tempopopolarissime e tenute in grande considera-zione da tutti i maggiori pianisti, da almenosettant’anni sono diventate una rarità. Inverità il loro autore non sembrò stimarlemolto perché, al contrario di quanto facevaormai da alcuni anni con tutto quello chefluiva dalla sua penna, le pubblicò nel 1807senza assegnare loro il numero d’opera. Ildubbio di Beethoven e la popolarità delleVariazioni nella seconda metà del secolo na-scevano secondo me da un’identica motiva-zione. Chiunque legga la composizione si ac-corge subito del rapporto che la lega allaCiaccona per violino solo di Bach: tema diotto battute, basso ostinato come fondamen-to dell’edificio sonoro, divisione delle varia-zioni in tre gruppi, con primo e terzo grupponella tonalità principale maggiore e secondogruppo nella tonalità somigliante maggiore.Nella seconda metà dell’Ottocento, quandoin Bach si vedeva la “musica dell’avveniredel Settecento”, un’interpretazione simboli-ca della Ciaccona non poteva che suscitaregli entusiasmi più vivi, mentre la dipenden-za da Bach poteva imbarazzare uno comeBeethoven, che della originalità aveva fattola sua bandiera. Ma – si chiede lo storico co-scienzioso – è poi proprio vero che Beetho-ven conosceva la Ciaccona? Non possiamo –

ahinoi! – asserirlo con certezza. Possiamosolo dire che le Sonate e Partite per violinosolo di Bach vennero pubblicate per la pri-ma volta nel 1802 da un editore di Bonn, Ni-kolaus Simrock, che Beethoven conoscevafin da ragazzo e che acquistò alcuni suoi la-vori. Simrock mandò a Beethoven una copiadelle Sonate e Partite? Non lo sappiamo conassoluta sicurezza, ma tutto ci fa propende-re per il sì.La Sonata op. 1 composta fra il 1907 e il1908, oltre che un riconosciuto capolavorodella musica pianistica nel periodo della Se-zession viennese, è anche un esempio sor-prendente della didattica della composizio-ne agli inizi del Novecento. Nato nel 1885,dal 1904 Berg studiava con Arnold Schön-berg. Tra i suoi compiti scolastici troviamonel 1907 una serie di piccoli pezzi per piano-forte diligentemente stesi nello stile accade-mico dell’Ottocento, con armonie semplicis-sime e costruzioni fraseologiche geometri-che. È chiaro che nel 1907 Schönberg propo-neva e imponeva ai suoi allievi i percorsi di-dattici che nel 1942 avrebbe fissato nei Mo-delli per principianti di composizione. Lanostra sorpresa nasce dal fatto che, quandoil Maestro gli disse «adesso fa ciò che vuoi»,Berg era preparato per attingere di puntoin bianco al capolavoro. Che la più rigidadelle educazioni sia la via più sicura verso laconquista della libertà creativa? Così par-rebbe.Quando compose la Sonata op. 101 Beetho-ven aveva ormai preso in mano l’eredità diBach. Il conte Waldstein gli aveva scritto inun album, quand’era partito per Vienna,«con l’ausilio di assiduo lavoro Lei riceveràlo spirito di Mozart dalle mani diHaydn». Ma lo stesso Mozartaveva dovuto fare i conti conBach quando il barone van Swie-ten glielo aveva fatto conoscere.E Beethoven aveva studiato ilClavicembalo ben temperato conil suo maestro Neefe. Nel 1816Beethoven, che in verità ci avevagià provato un po’ senza uscirnealla grande, era maturo per af-frontare Bach, per riceverne lospirito. E il frutto di questo lavo-ro è la Sonata op. 101, primoesempio di sintesi di principiclassici e di principi barocchi delcomporre. All’op. 101 seguiràl’op. 106, la Grande Fuga op. 133,seguiranno le pagine contrappuntistichedella Nona Sinfonia e della Missa solem-nis. Ma la Sonata op. 101 è il portale attra-verso cui si entra in quello che un tempo,non impropriamente, veniva chiamato il“terzo stile” di Beethoven.

Nel Doktor Faustus Thomas Mann facevaanalizzare brillantemente da un suo simpa-tico personaggio la Sonata op. 111 di Beet-hoven e concludeva l’analisi con l’afferma-zione che l’ultima delle trentadue figlie diBeethoven segnava la fine della sonata «co-me forma artistica tradizionale». Quando

Mann componeva il suo romanzo, cioè cin-quantacinque anni or sono, Schubert

era ancora considerato soltanto co-me un grande del Lied, e le sue so-nate per pianoforte erano pane peri denti di pochi pionieri. Oggi loSchubert sonatista viene tranquil-lamente equiparato a Beethoven.E allora, riconoscendo, come di-rebbe qualcuno, che Mann in

fondo in fondo ci azzeccava, bisogna sposta-re il termine dal 1822 dell’op. 111 al 1828 del-la Sonata D 960. Certo, l’op. 111 svanisce,assottigliata e disincarnata, nell’empireo,mentre la D 960 termina con una bizzarradanza ruspante con venature zingaresche.Schubert non è metafisico, Schubert è car-nale nel dolore come nella spensieratezza,Schubert il viennese è della stessa pasta del-l’olandese Breughel. Ma con lui, sì, la sonatafinisce di essere il veicolo ordinario del collo-quio tra il compositore e il suo pubblico.

Piero Rattalino

Radu Lupu pianoforteBeethoven – 32 Variazioni in do minore op. 80Berg – Sonata op. 1Beethoven – Sonata n. 28 in la maggiore op. 101Schubert – Sonata n. 23 in si bemolle maggiore op. post. D 960

Biglietti € 45-27

Il ritorno di Paul Lewis,un pianista che privilegia la razionalità musicalealla seduzione descrittiva

Paul Lewis: ovvero la forza del pensiero,della riflessione e delle virtù scoperte pocoalla volta senza scossoni e improvvise defla-grazioni. Verrebbe da aggiungere la forzadella gioventù dato che il pianista inglese,originario di Liverpool, ha da poco superatola trentina, ma in un mondo dove i talentimusicali esplodono con sempre maggior an-

ticipo (per poi con altrettanta frequenzasparire nell’ombra), dovremmo astenercidal commentare la sua pur giovane età. Al pari di altri artisti anche Paul Lewis si èinserito nelle scie luminose delle “stelle na-scenti” trovando la via verso palcoscenici

18 MARTEDI 22 MARZO, ORE 20.30CONSERVATORIO DI MILANO

19 MARTEDI 5 APRILE, ORE 20.30CONSERVATORIO DI MILANO

Page 4: ocidoàteico Saotetrau Q 5 0 2 18 irle M d · li e indifferenti alle lusinghe del potere, uniti ... delle opere di Vivaldi, Corelli e Albinoni. ... scelse i Corali e le singole strofe

prestigiosi. Ma a differenza di altri suoi pa-ri, Lewis non ha fretta di correre o peggiodi saltare le tappe: la sua dimensione è piut-tosto quella della maturazione lenta, dellaricerca di un equilibrio attraverso il con-fronto delle proprie energie con le cose checontano. In Inghilterra dove il suo nome è ben notoagli appassionati di musica classica, glihanno dedicato un lungo articolo il cui tito-lo riflette assai bene la sua natura: “La cal-ma creatività del pianista”.E chi conosce bene i piani-sti sa che parliamo di mer-ce rara. Lewis non fu un bambinoprodigio, trovò attorno a séuna famiglia disponibile madai non facili entusiasmi e,fra gli otto e nove anni, pri-ma ancora di frequentarele sale da concerto, sac-cheggiava la biblioteca diLiverpool dove accanto amolti libri, trovava una ric-ca collezione discograficache gli permetteva di sco-prire e coltivare la sua pas-sione per i classici viennesi, da Haydn aMozart e Beethoven fino all’amatissimoSchubert. Alla stessa età conobbe AlfredBrendel, suo futuro mentore. Non fu, comeè comprensibile, una conoscenza diretta mamediata dall’ascolto di alcuni dischi dispo-nibili in biblioteca, e in particolare di quellaintegrale beethoveniana che Brendel haconsegnato alla storia. Osservando il programma tutto beethove-niano offerto alla nostra Società, e più in ge-nerale il repertorio a lui congeniale, oscil-lante fra Beethoven e Schubert, Haydn eMozart, ma con brevi fughe verso Liszt, eleggendo infine nella sua biografia del fon-damentale incontro con Brendel, c’è da chie-dersi se mai ascolto discografico fu più pre-zioso di quello che il giovane Lewis fece nel-la biblioteca di Liverpool… Chi crede che lavita di ciascuno sia un grande libro già scrit-to, troverà qui pane per i suoi denti. Non stupisce quindi che tornando a distanzadi anni agli scaffali giovanili della vecchia bi-blioteca e ripercorrendo con la mente la pro-pria infanzia fino all’incontro con Brendel,Lewis non abbia esitato a dichiarare: «It’stoo strange to be a coincidence».

Fabio Sartorelli

Paul Lewis pianoforteBeethoven – Sonata n. 16 in sol maggiore op. 31 n. 1– Sonata n. 18 in mi bemolle maggiore op. 31 n. 3– Sonata n. 19 in sol minore op. 49 n. 1– Sonata n. 23 in fa minore op. 57 “Appassionata”

Biglietti € 35-20

Triology: la forza incantatoriadi tre musicisti funambolidi elettrizzante qualitàesecutiva

L’ultima volta che s’è esibito in Italia, al Fe-stival di Portogruaro, il Triology ha suonatofino all’alba (non in teatro, s’intende, ma co-me scapestrati menestrelli di strada nella“osteria con vino” dov’erano stati a cena). Ildato di cronaca, non una minaccia, rientra

nel profilo dell’insolita formazione che que-st’estate salirà su un passo in Val di Ledroper i trentini “Suoni delle Dolomiti”. La sto-ria dell’eccentrico e cosmopolita gruppo èdescritta dal titolo dello storico primo discoWho Killed the Viola Player? e dall’ascoltodella stentata e stonata lettura violistica del-l’incipit del Tristano e Isotta cui segue il fra-goroso sparo che elimina il colpevole. Rifon-dato come quartetto incompleto, il Triologys’è specializzato in concerti-performance se-

gnati dall’idea d’una musica senza etichettané limitazioni di genere o di organico. A prima vista sembra una facile formula ouna scappatoia, ma basta ascoltarli per capi-re che il gioco è più sottile. L’idea spensiera-ta e crossover di questi musici-sti-funamboli che sanno mima-re le pirotecnìe strumentali tzi-gane o irlandesi ha una forza in-cantatoria perché è basata suun virtuosismo di dita e di testa,non accademico ma esemplare.Si può scegliere di prepararsiper le prove olimpioniche diginnastica o essere trapezistiogni sera sotto un tendone dacirco. La qualità e la disciplinaindividuale sono identiche:quando il lunare e rapinosoAleksey Igudesman, la provo-cante Daisy Jopling e il metafi-sico Tristan Schulze (improvvi-satore al violoncello e autore dinumerose trascrizioni) introdu-cono in uno sfrontato gramelotlinguistico i loro programmi, capiamo chenon siamo al Musikverein, ma la musica e iltalento ci sono tutti. Nel musicale Around the World in 77 mi-nutes l’inventario del Triology sfiora melo-die e ritmi folkloristici (dal Messico aIstanbul, via Buenos Aires, Andalusia, Ti-rolo, Grecia e India), cita Dowland, i Bat-tellieri del Volga e “sporca” la Marcia Ra-detzky. L’impaginato alterna quinte elet-trizzanti per il ritmo e altre apprezzabiliper la grana volutamente triviale delle pa-rodie. L’autografo del Triology sta nell’eu-forizzante qualità esecutiva: virtuosi au-tentici e malati di goliardia, impenitentiburloni e artisti capaci di dissimulare nelsorriso audaci trovate timbrico-esecutive(magari a imitare la balalaika o un altrostrumento popolare) e di trasmettere/inse-gnare una prospettiva d’ascolto colta emondana, ruffiana e aristocratica.

Angelo Foletto

Triology trio d’archi *Giro del mondo in 77 minuti

Biglietti € 25-15

Un violinista sul piedistallo:Christian Tetzlaff e le sei impervie tappe dell’integrale di Bach

A Lucerna, per quest’estate, lo hanno invitatocome “artista étoile”: una bella corona, per unviolinista di nemmeno 40 anni. Nel giro diquindici giorni dovrà dimostrare di saper dan-zare in tutti gli stili, sul palcoscenico del pre-stigioso Festival. Un Concerto con orchestra(la London Philharmonic, Sostakovic), un re-cital (le tre Sonate di Brahms, con Lars Vogt),una serata dedicata al quartetto (con l’ensem-ble che porta il suo nome, e suoneranno l’887,l’ultimo Quartetto di Schubert e il PrimoQuartetto di Schönberg), infine un saggio diviolino solo: protagonista immancabile Bach.Immancabile perché l’integrale delle Sonatee Partite di Bach è diventata il biglietto davisita privilegiato per Christian Tetzlaff, ilgiovane violinista tedesco che proprio conuna registrazione dell’integrale bachiana si èguadagnato l’ambito “Diapason d’or”. «Unapietra di paragone», lo ha definito la critica.Occasione da non mancare il suo concerto, inanticipo sulle maratone estive lacustri sviz-zere e sulla serata settembrina alla “Schu-bertiade” di Schwarzenberg, selezionatissi-ma vetrina dei migliori cameristi del momen-

to. Il fatto che Tetzlaff af-fronti questa importantetournée italiana, che fa tap-pa a Milano per il Quartet-to, impostata con apollineotaglio monografico, e dedica-ta esclusivamente alla cat-tedrale-Bach, mette l’arti-sta su un piedistallo. Chiinanelli compatte in con-certo le sei tappe della su-perba maratona si è giàguadagnato il diploma diappartenenza al violinismopuro. Perché le tre più tre,Sonate e Partite, chiedo-no all’esecutore disciplinaastratta impeccabile, ma-nualità immacolata, rigore,concentrazione, pulizia. In

una parola sola, perfezione. Tutto-Bach èuna sfida, arrivati in fondo ci si può conside-rare entrati a buon diritto nella galleria deiclassici. Srotolato il tappeto della perfezione– ingrediente fondamentale per queste pa-gine, raccolte e definitivamente stilate daBach negli anni d’oro di Köthen, vergate sulfrontespizio del manoscritto con la data 1720– allora verrà l’inventiva dell’interprete adar ali al capolavoro. E qui aspettiamo cu-riosi Tetzlaff, il violinista dal visetto angeli-co, nato ad Amburgo nel 1966, studi a Lu-becca e all’Università di Cincinnati (conWalter Levin), concerti nel mondo con tuttele più importanti orchestre e direttori (inEuropa i Wiener e Berliner, in Americala New York Philharmonic e la ChicagoSymphony). Tetzlaff vive vicino a Francofor-te, è sposato con una musicista, ha tre figli.

Carla Moreni

Christian Tetzlaff violinoBach – Sei Sonate e Partite per violino solo Bwv 1001 – 1006

Con il sostegno particolare di WestLBBiglietti € 30-18

20 MARTEDI 12 APRILE, ORE 20.30CONSERVATORIO DI MILANO

21 MARTEDI 10 MAGGIO, ORE 19.30CONSERVATORIO DI MILANO

Page 5: ocidoàteico Saotetrau Q 5 0 2 18 irle M d · li e indifferenti alle lusinghe del potere, uniti ... delle opere di Vivaldi, Corelli e Albinoni. ... scelse i Corali e le singole strofe

Quartetto Takács:dall’Ungheria agli Stati Unititra rinnovamento e tradizione

Un quartetto d’archi a cavallo dei mondi, travecchi e nuovi continenti: destino ovvio nelpianeta globalizzato del XXI secolo, ma chenell’Ungheria oltrecortina degli anni Set-tanta (dove l’accezione di perestrojka nonrientrava nel vocabolario d’uso corrente)sembrava una bizzarra utopia. Fondato nel’75 fra le mura della “Franz Liszt Academy”di Budapest, da quattro studenti che anela-vano – più che alla legittima notorietà – alpiacere di far musica insieme, come valore edisciplina, il Quartetto Takács uscì quasi su-bito dall’anonimato. Fu segnalato nel ’77 alConcorso di Evian, in Francia, poi si guada-gnò la medaglia d’oro alle selezioni di Ports-mouth, Bordeaux e Bratislava (fra il 1978 eil 1981) e finalmente approdò negli StatiUniti nel 1982. Riconoscimenti tradotti qua-si subito nell’impegno ad operare comequartetto “residente” all’Università del Co-lorado, presso l’“Aspen Music Festival andSchool” e nell’incarico di “Quartetto ospite”alla Guildhall School of Music di Londranell’88, che hanno via via portato il Takács amuoversi agilmente nei meandri dell’attivi-tà professionale, fra esigenze di tradizione evoglia di rinnovanento. Non a caso, l’innestodi elementi più freschi (il violinista EdwardDusinberre e la viola Roger Tapping al fian-co di due dei fondatori rimasti, l’altro violini-sta Károly Schranz e il violoncellista AndrásFejér) non ha mutato di una virgola le stra-tegie artistiche. L’equilibrio fra le due stra-de (passato e futuro) è sempre una linfa pre-ziosa per far crescere un complesso, speciequando si costruiscono ampi disegni cicliciche permettono di approfondire un autore;cosa che è capitata anche di recente con le in-tegrali su Beethoven (da Cleveland a Syd-ney), Bartók (New York e Tokyo), Brahms(Londra), Schubert (anche in alcune cittàitaliane) senza tralasciare le altre coordina-te: da qui le collaborazioni con musicisti con-temporanei (Su Lian Tan, nella premièreLife in Wayang) e persino gruppi del folklo-re ungherese (l’Ensemble Muzsikas) oltreagli agganci con i solisti classici, dal pianistaGarrick Ohlsson al violinista Joshua Bell eal clarinettista Richard Stoltzman. Un’atti-vità ramificata, oltre che instancabile, spar-sa in giro per i continenti fino alla lontanaNuova Zelanda, accolta da appunti di elogioche hanno sottolineato l’esuberanza, il calo-re strumentale e l’unanimità d’intento di unquartetto in cui «le personalità individuali

suonano come un solo esecutore». Ma se èvero che un singolo concerto serve anche acondensare le esperienze passate, ecco chein questo passaggio milanese (secondo, do-po il debutto nel 1997) il Takács sfoglia trestorici testi, senza alcun assillo di organici-tà: l’op. 76 n. 3 “Imperatore” di Haydn (conil celebre “tema con variazioni” del PocoAdagio cantabile, il profetico Quartetto op.135 di Beethoven e infine il suadente Quar-tetto op. 10 di Claude Debussy.

Luigi Di Fronzo

Quartetto TakacsHaydn – Quartetto in do maggiore op. 76 n. 3 Hob.III.77“Imperatore”Beethoven – Quartetto n. 16 in fa maggiore op. 135Debussy – Quartetto op. 10

Biglietti € 30-18

A chiusura di stagionedue capolavori di Schubertper un arrivederci festoso

«Le mie creazioni sono il frutto delle mie co-noscenze musicali e del mio dolore. Quellefrutto soltanto del dolore sono le opere cheil mondo apprezza di meno». Così annotaFranz Schubert, con una punta di umor ne-ro, in una pagina del suo taccuino. La data,in cima al foglio, è quella del 27 marzo 1824.Da meno di un mese è caduta l’ultima notasulla partitura di una delle sue opere più ori-ginali (un unicum): l’Ottetto per archi e fiati

in fa maggiore. Ed è irresistibile la tenta-zione di considerare il “pensiero triste” con-fidato al diario una sorta di epigrafe idealedel divertissement composto per gli spassiprivati del conte Ferdinand Tryer, intenden-te dell’arciduca Rodolfo e buon clarinettistadilettante. L’ Ottetto, infatti, sotto la masche-

ra dell’omaggio severo evagamente panaché a pa-pà Beethoven e al suoSettimino, nasconde lafaccia inequivocabile deldivertimento all’antica, ametà strada tra le sere-nata à la manière de Mo-zart e le delizie vagamen-te estenuate del musizie-ren domestico: certamen-te il frutto di una “tecni-ca” neutra e distaccata(le “conoscenze”) e non diquel dolore, come scriveSchubert in un’altra pa-gina del taccuino, che

«acuisce la mente e rinvigorisce l’animo». Ineffetti nei sei tableaux disegnati a puntasecca dal coro degli archi e dal canto solistadei fiati si respira un’aria di festa e di insou-ciance, quel «gusto ameno dell’andare apasseggio – scrive Sergio Sablich – senzapensieri e complicazioni (...), tra Prater ecaffè, irruzioni di bande paesane e suoni dinatura premahleriani». Un sapore del “di’ difesta” reso soavemente amaro, però, da unasottile scorza di spleen da meriggio domeni-cale. Una manierata malinconia festiva attraver-sa anche un’altra pagina schubertiana in cui«la gioia rende l’animo frivolo o fiacco»: ilQuintetto in la maggiore op. 114, uscito difabbrica nel 1819. Le simmetrie con l’Ottettoimpensieriscono: anche qui il padrino è unmusicista dilettante (il violoncellista delladomenica Sylvester Paumgartner), anchequi c’è un padre nobile cui rendere omaggio(Hummel al posto di Beethoven), anche quisoffia, grazie all’aggiunta stramba di un con-trabbasso “armonico”, lo spiritello arcaicodella sonata barocca col basso obbligato. Co-

me si sa latrota di cui altitolo guizza,guidata dalductus saltel-lante e infan-tile dell’omo-nimo Lied, so-lamente nelquarto movi-mento, e as-sume la formatutta musica-le del temacon variazio-ni. Ma tanto

basta per imprimereall’intero Quintetto ilmood di una favola lie-deristica, sospesa, co-me tutte le narrazionipoetiche nate dal Lied,tra idillio e tragedia.L’apparizione strania-ta del tema di Die Fo-relle sulla scena bor-ghese della Hausmu-sik provoca infatti uncurioso coup de théâ-tre: ai severi attori del

dramma cameristico si aggiunge all’improv-viso un attore danzante che narra, come seappartenessero ad un sogno, le vicende di unpesciolino gioioso che finisce impiccato all’a-mo del pescatore. E così sulle solide archi-tetture formali della Kammermusik scendeil velo sottile del racconto onirico. Un sognorassicurante, ma anche inquieto, che richia-ma alla mente, per associazione spontanea,l’altro celebre sogno che Schubert ricostrui-sce nel racconto allegorico del 13 luglio 1822(data mediana tra Quintetto e Ottetto): «Vis-si e cantai per tanti, tanti anni. Se volevo can-tare l’amore cantavo il dolore e viceversa.Così mi divisi tra l’amore e il dolore».

Guido Barbieri

Michel Dalberto pianoforteWiener Kammerensemble(Solisti dei Wiener Philharmoniker)Schubert – Quintetto in la maggiore op. 114 D 667 “La Trota” – Ottetto per archi e fiati in fa maggiore op. post. 166 D 803

Biglietti € 35-20

22MARTEDI 17 MAGGIO, ORE 20.30CONSERVATORIO DI MILANO

23MARTEDI 24 MAGGIO, ORE 20.30CONSERVATORIO DI MILANO

Page 6: ocidoàteico Saotetrau Q 5 0 2 18 irle M d · li e indifferenti alle lusinghe del potere, uniti ... delle opere di Vivaldi, Corelli e Albinoni. ... scelse i Corali e le singole strofe

Sabato 19 marzo, ore 21 - San Vittore al CorpoTomás Luis de Victoria, Officium per ilSabato SantoCollegium Vocale di Gent Paul Hillier, direttoreGeert De Bièvre, violoncello solo

Venerdì 8 aprile, ore 21Sagrestia Bramantesca di S. Maria delle GrazieMusiche di Bach, CouperinRameau e MaraisTrevor Pinnock, clavicembaloJonathan Manson, viola da gamba

Venerdì 15 aprile, ore 21 Sagrestia Bramantesca di S. Maria delle GrazieDal tempo di Leonardo: “frottole” e musicastrumentaleFretwork, consort di violeTheodora Baka, soprano

Mercoledì 20 aprile, ore 21 (prima parte)Giovedì 21 aprile, ore 21 (seconda parte)Sagrestia Bramantesca di S. Maria delle GrazieLo stile barocco della sonata da Vivaldia Händel e BachFrancesco D’Orazio, violinoGiorgio Tabacco, clavicembaloin collaborazione con Amadeusin connessione con il 23° ciclo delle Settimane Bach

Martedì 26 aprile, ore 21Sagrestia Bramantesca di S. Maria delle GrazieLa trio-sonata dagli albori a CorelliRiccardo Minasi, Enrico Onofri, violiniLudovico Minasi, violoncelloMargret Köll, arpa doppiaLuca Guglielmi, clavicembalo e organo

Venerdì 6 maggio, ore 21 - Santo Stefano MaggioreL’alba del Romanticismo,Carl Philipp Emanuel Bach e contemporaneiEnsemble Arcomelo Michele Benuzzi, direttore e clavicembalo

Venerdì 20 maggio, ore 21 - Santo StefanoMaggiore“Venezia transalpina”, Giovanni Gabrieli e i suoi seguaci in EuropaConcerto Palatino, strumenti e voci

Martedì 31 maggio, ore 21 - Santo StefanoMaggioreIl Barocco a Roma: Händel e CorelliFreiburger Barockorchester

Martedì 7 giugno, ore 21 - Santo StefanoMaggioreMonteverdi, Vespro solenne per la festivitàdi San MarcoConcerto Italiano Rinaldo Alessandrini, direttore

Sedi dei concertiBasilica di San Vittore al Corpo, via San Vittore 25: MM 2 Sant’AmbrogioSagrestia Bramantesca di Santa Maria delle Grazievia Caradosso 1 (angolo Corso Magenta): MM 1 e 2 Cadorna Basilica di Santo Stefano Maggiore, piazza Santo Stefano: MM 1 e 3 Duomo

Abbonamenti stagione (10 concerti): € 80, ridotto € 60in vendita (a partire da lunedì 7 marzo) presso:Società del Quartetto, via Durini 24, Milano,lunedì - venerdì 13.30-17.30

Biglietti: € 10, ridotto € 8 (+ diritto di prevendita)in vendita (a partire da sette giorni prima di ogniconcerto) presso:• IAT - Informazione e Accoglienza Turisticadella Provincia di Milano, Arengario, via Marconi 1 (piazza Duomo), Milano, tel. 02 / 7252.4301/2/3,lunedì - sabato 9-13 /14-18, domenica 9-13 /14-17• Call center, tel. 199112112, lunedì - venerdì 8-20,sabato 8-15 (solo con carta di credito)• Siti internet: www.quartettomilano.it ewww.charta.it (con carta di credito o bancomat)e sul posto, da mezz’ora prima dei concerti,secondo disponibilità

Riduzioni per Cral, anziani, giovani, gruppi e studenti

Si ringrazia Banca Popolare di MilanoSponsor del 58° ciclo

Per informazioni Società del Quartettovia Durini 24 - 20122 Milanotel. 02.7600.5500 / 02.795.393fax 02.7601.4281e-mail: [email protected]

Cultura e MuseiSpettacolo

Cultura e MuseiSpettacolo

Cultura e MuseiSpettacolo

Anche per questo ciclo primaverile Musica epoesia a San Maurizio non rinnega le sue li-nee fondamentali, che sono quelle di focaliz-zare l’attenzione sulla musica antica, propo-sta con gli strumenti e le prassi esecutive del-l’epoca, nel suo vastissimo millenario oriz-zonte: patrimonio della storia e del costume.Anche se i tempi magri che viviamo sembra-no in Italia rifiutare o ridurre a un lumicinoproprio la musica che fu vanto dell’Italia nonmeno delle arti figurative. Dieci concerti, tutti di grande impegno perl’originalità dei programmi e la qualità degliinterpreti, formano il cartellone del 58° ciclodi Musica e poesia che si snoda dal 19 mar-zo al 7 giugno prossimi. La riduzione numeri-ca degli appuntamenti, rispetto alla mediadelle nostre stagioni, trova giustificazione nelfatto che il Coro di via Luini è inagibile ai con-certi per i prossimi mesi a causa dei lavori direstauro che interessano gli stalli lignei (il pia-no concordato con gli uffici comunali preve-de il rientro nell’aula monacale di San Mauri-zio nella stagione d’autunno). È regola aureache la scelta dei programmi e degli organici

debba commisurarsi agli spazi disponibili equesto si è cercato di fare. Dei dieci concer-ti, ben cinque si tengono in spazi decisamen-te più ampi; i rimanenti saranno a proprioagio nella dimensione “cameristica” della Sa-grestia Bramantesca di S. Maria delle Grazie,già altre volte sperimentata.Concerto di apertura e di chiusura meritanouna menzione particolare. Un programmaperfettamente calibrato sulla liturgia quaresi-male è quello affidato al prestigio del Colle-gium Vocale Gent, diretto da Paul Hillier. InSan Vittore al Corpo, sabato 19 marzo alleore 21, la formazione vocale belga farà risuo-nare la severa e mistica polifonia dell’Offi-cium Hebdomadae Sanctae di Tomás Luisde Victoria, il più grande musicista del Rina-scimento spagnolo, la cui maestria ed intimapartecipazione sentimentale non sfigurereb-bero al confronto con la possente architettu-ra sonora di una Passione di Bach. Qui la“coralità a cappella” – ripresa dal Cantor diLipsia nei Mottetti – sarà anche addolcita dabrani affidati al violoncello solo: brani sceltidal repertorio del nostro tempo – da Berio a

Kurtág – a segnare una distanza più appa-rente che reale fra emozione e stile. Il concerto finale, il Vespro solenne per la fe-stività di San Marco, opportunamente impa-ginato sui Salmi della Selva morale di Clau-dio Monteverdi, corredati dalle antifone delPatrono della Serenissima, costituisce l’oc-casione più festosa – per la magnificenza po-listrumentale e policorale dello stile baroccoveneziano – per chiudere in bellezza, il 7 giu-gno prossimo nella cornice di Santo Stefano,con l’ensemble Concerto Italiano diretto daRinaldo Alessandrini. Appuntamenti ‘in grande’ sono anche il “Ga-brieli transalpino” proposto dall’ensembleConcerto Palatino, il “Barocco a Roma” conla Freiburger Barockorchester e l’appunta-mento strumentale che segna l’esordio di unnuovo gruppo italiano: l’Arcomelo diretto daMichele Benuzzi. Mentre, per gli appunta-menti cameristici nella Sagrestia Bramante-sca, non resta che scorrere la locandina.

Sandro BoccardiDirettore artistico

5 8 ° C I C L O · P R I M A V E R A 2 0 0 5

MM UU SS II CC AA EE PP OO EE SS II AA AA SS AA NN MM AA UU RR II ZZ II OO

1 9 M A R Z O - 7 G I U G N O

Musica e poesia a San Mauriziochiede ospitalità

Page 7: ocidoàteico Saotetrau Q 5 0 2 18 irle M d · li e indifferenti alle lusinghe del potere, uniti ... delle opere di Vivaldi, Corelli e Albinoni. ... scelse i Corali e le singole strofe

Il debutto di Simon Rattle alla Scala: sul podio dei mitici Berliner Philharmoniker in un concerto benefico

C’è un episodio emblematico dellapersonalità di Simon Rattle, il direttore chedal settembre del 2002 guida l’orchestradei Berliner Philharmoniker. Una quindicinad’anni fa alcuni ardimentosi ragazziniinglesi, capeggiati dall’allora adolescenteDaniel Harding, si misurarono conl’esecuzione del Pierrot Lunaire diSchönberg, per poi mandare la cassetta aRattle, che all’epoca dirigeva stabilmentel’orchestra di Birmingham, e già spiccavatra i direttori più internazionalmenterichiesti. Ma dimostrando una disponibilitàa dir poco surreale per una star del suolivello, Rattle convocò quei dilettanti perspendersi in consigli tecnici ed espressivisull’interpretazione del brano. Così è Sir Simon: umile, spregiudicato,profondamente anti-divo. E soprattuttoimmerso nella musica con voracità edebbrezza, oltre che determinato e sempreoriginale nell’esplorare e vivificare ilrepertorio. Prodigioso “meccanico” di orchestre, cheama “darsi” ai suoi musicisti specialmentenel lavoro delle prove, Rattle è nato aLiverpool nel 1955, e si è sempre definitoorgogliosamente consapevole delpatrimonio culturale regalatogli dalla cittàdei Beatles, «che mi ha fatto crescere»,dice, «nella convinzione che non esistanogerarchie tra arte colta e popolare, ma solotra arte buona e cattiva». Tra i direttori dellasua generazione appare senza dubbiocome il più capace di incarnare un modelloinnovativo della figura e della funzione deldirettore d’orchestra. Non solo perché ha

aperto il santuario dei Berliner al jazz einvita a collaborare con l’orchestracompositori come John Adams, ThomasAdès e Tan Dun, che occupano nei suoiinteressi un posto non meno importante diquello riservato agli autori del Novecentostorico, ai prediletti Debussy, Stravinskij eJanácek. E non certo per il “dettaglio”,spassoso e iper-citato dai cronisti,dell’immagine trionfalmente giovanilista,affidata, oltre che all’ormai celebre chiomadi ricci candidi fluttuante sul podio, al vezzodelle camicie indiane e degli eccentricigilet. Ma anche e soprattutto perchéattraversa e riflette l’esperienza musicalecome profondo punto di convergenza delpensiero odierno, e riesce a comunicareappassionatamente questa suaprospettiva, tanto nelle sue esecuzioniquanto nella politica di scelte enell’approccio singolare e anti-élitarioal suo ambitissimo mestiere. Già prima dell’approdo di Rattle ai Berliner,la sua carriera ha seguito un percorsoclamorosamente anomalo se confrontatoalla logica dominante nel jet set. Dal ’90 fino al ’98, tutta la sua identità

musicale è coincisa in pratica con il lavorocondotto con la City of BirminghamSymphony Orchestra, che da anonimacompagine orchestrale della provinciainglese ha trasformato in quella che oggisono in molti a considerare la miglioreformazione sinfonica britannica.Nel periodo di Birmingham, Sir Simonrifiutò gli inviti delle massime orchestredel mondo, votandosi in esclusiva alla suacreatura. Finché i Berliner, con cui avevalavorato spesso come direttore ospite(era una delle rare eccezioni che ritagliavaall’interno della sua “missione”),lo elessero a larga maggioranza,facendone il loro sesto direttore stabiledopo maestri come Furtwängler, Karajane Abbado. Con il suo avvento l’orchestra è moltocambiata. Non solo nel repertorio, cheoltre ad aprirsi a una forte immissione dimusica nuova ha reintrodotto, accanto albarocco e alla musica francese, opereclassiche poco frequentate negli anniprecedenti: Haydn, Mozart, il primoBeethoven. Ma anche determinando unnuovo clima di lavoro: «Oggi i musicisti

hanno un rapportodiverso tra loro», raccontaRattle. «Sono diventatipiù “colleghi”, c’è menocompetitività. L’atmosferasomiglia a quella di ungruppo jazz: si comunicae ci si tiene d’occhio, congioia e divertimento». Leonetta Bentivoglio

Concerto straordinario

a favore della Sezione Femminile - Comitato di MilanoCroce Rossa Italiana

Mercoledi 4 maggio, ore 20Teatro alla ScalaBerliner PhilharmonikerSir Simon Rattle direttore

BeethovenSinfonia n. 4 in si bemolle maggiore op. 60StravinskijL’Uccello di fuoco (versione integrale del 1910)

Page 8: ocidoàteico Saotetrau Q 5 0 2 18 irle M d · li e indifferenti alle lusinghe del potere, uniti ... delle opere di Vivaldi, Corelli e Albinoni. ... scelse i Corali e le singole strofe

Periodico della Società del QuartettoRegistrazione al Tribunale di Milanon. 109 del 17-2-1999Anno VI - n. 18 marzo - maggio 2005

Direzione e redazione:Via Durini 24 - 20122 MilanoTel. 02.7600.5500 - Fax 02.7601.4281Email [email protected]

Direttore responsabile: Enzo BeaccoRedazione a cura di Nicoletta GeronGrafica: G&R AssociatiStampa: Grafica Aerre, Milano

Editore: Società del Quartetto

Benefici per i Soci del Quartetto

Piccolo TeatroPer tutti gli spettacoli della stagione i Socipossono acquistare biglietti scontatiinviando una e-mail all’[email protected].

FAI – Fondo per l’Ambiente ItalianoAlle proprietà del FAI si può accedere conuno sconto del 20% esibendo la tessera diSocio del Quartetto.

Cinema AnteoAl cinema Anteo il lunedì biglietti a € 4,50 anziché a € 7.

Fondazione Mazzotta(in occasione del 10° anniversariodell’apertura dello spazio della Fondazione) Per le mostre di tutta la stagione bigliettiridotti a € 5,50 anziché a € 8.

Società del Quartetto AICEM con il sostegno dellaFondazione Rusconi

in collaborazione conTeatro Litta

Con il contributo della Banca RegionaleEuropea

Ultimi due appuntamenti di Europa inMusica, la rassegna di concerti della Societàdel Quartetto in collaborazione con AICEM(Associazione Istituti di Cultura Europei aMilano) e Teatro Litta, che presenta giovaniinterpreti già di primo piano sulla scenainternazionale, qui al loro debutto italiano.Anche per questa seconda edizione diGiovane Europa in Musica sono stati sceltiin primo luogo vincitori di importanticoncorsi internazionali. Ogni concerto,patrocinato da ciascun Istituto di Cultura, hain programma brani di riferimento dellarispettiva tradizione musicale, con unosguardo rivolto anche alla creatività deicompositori contemporanei, scelti dagli stessiesecutori con il coordinamento del “Quartetto”.Il giovane pianista Claudio Carbó Montanerha aperto la rassegna con un concerto cheaccostava opere di compositori iberici delNovecento. Si sono poi succedutiChristophe Roldan, interprete di un concertodi sole percussioni e Lutz Koppetsch che hafatto assaporare la voce seduttiva delsassofono.Questa rassegna si avvale del contributoprezioso della Banca Regionale Europea,che ha scelto di esprimere la sua solidarietàal progetto e del supporto della FondazionePro Musica Giancarlo ed Etta Rusconi,che destina il suo impegno a sostenere igiovani interpreti e che mette a disposizionedei Soci del Quartetto dei biglietti omaggioche possono essere ritirati in sede.

Giovane Europa in Musica 2004/05

Con il patrocinio e il sostegno di

Cultura e MuseiSpettacolo

Cultura e MuseiSpettacolo

Sponsoristituzionali

FONDAZIONE CARIPLO

Con il sostegno di Sponsor delle Settimane BachConcerti “Rising Stars”sostenuti da*

I biglietti (omaggio per i Soci, € 2 per il pubblico)da una settimana prima dei concerti presso:Società del Quartetto di MilanoVia Durini 24 – 20122 MilanoTelefono: 02.795.393 – Fax: 02.7601.4281www.quartettomilano.it – e-mail: [email protected] la sera del concerto al Teatro Litta, Corso Magenta 24, Milano

Lunedì 11 aprile - ore 20.30Teatro Litta - Corso Magenta, 24Con la collaborazione del Forum austriacodi culturaEva Liebau sopranoGerhard Zeller pianoforteLieder di Mozart, Schubert, Schumann,Brahms, Wolf, Florey, Hauer, Mahler, Liszt

Nata nel 1977 a Monaco di Baviera, Eva Liebauha compiuto gli studi in Carinzia. Suona il salterio,la chitarra, il flauto dolce, e ha studiato violoncelloe pianoforte. Nel 1997 ha iniziato gli studi di cantocon Annemarie Zeller alla Universität für Musikund darstellende Kunst di Graz. Ha poi seguito i

corsi di interpretazioneliederistica di GerhardZeller e KarlheinzDonauer e i corsi diperfezionamento diHelga Müller Molinari.Partecipa a questarassegna come vincitricedel concorso“Belvedere” a Vienna nel2003 anno in cui havinto anche il premioRTB a Monaco diBaviera. Ha interpretato

Papagena nel Flauto magico di Mozart aKlagenfurt e Amor e Alinda nel Giasone diFrancesco Cavalli. Nel 2004 ha collaborato conla Semperoper d Dresda (Flauto magico di Mozarte Pipistrello di J. Strauss) e con l’Opernhaus diZurigo. Tra gli impegni futuri ha in programma unatournée con Nikolaus Harnoncourt.

Gerhard Zeller è nato nel 1942 a Ruma neipressi di Belgrado. Ha studiato interpretazioneliederistica e ha seguito i corsi per pianisticollaboratori alla Universität für Musik unddarstellende Kunst di Graz. Ha al suo attivoconcerti in tutto il mondo in ambito cameristicocon particolare attenzione al repetorio liederistico.Ha inoltre curato una presentazione delle opereper pianoforte e dei Lieder di Josef MatthiasHauer e Hans Florey.

Lunedì 16 maggio - ore 20.30Teatro Litta - Corso Magenta, 24Con la collaborazione del Centro CulturaleSvizzeroMondrian EnsembleDaniela Müller violinoChristian Zgraggen violaMartin Jaggi violoncelloSchubert - Trio n. 1 in si bemolle maggiore D 471Veress - Trio per archi (1954)Michel Roth - “erschöpfung” per trio d’archi (2003)(opera su commissione del Mondrian Ensemblesu un quadro di Piet Mondrian)Beethoven - Trio n. 5 in do minore op. 9 n. 3

Il Mondrian Ensemble, fondato a Basilea nel2000, si esibisce in diverse formazioni: trio equartetto con pianoforte e trio d’archi come inoccasione del nostro concerto. Ha esorditovincendo il Concours Nicati per l’interpretazionedi musiche contemporanee. Ha inoltre meritato leborse di studio “Orpheuskonzerte” e“Konzertgesellschaft München”, ha vinto il“Concours des Jeunesses Musicales Suisses” enel 2003 si è aggiudicato il terzo posto per lamusica da camera al Concorso “Migros” dellaFondazione Ernst Göhner per il quale è inserito inquesta rassegna. Si è esibito in Svizzera,Germania, Italia, ha partecipato ai Festival diSt. Moritz, Braunwald e Verbier (Festival-Off),Monaco (A-devantgarde), Zurigo (Tage für NeueMusik) e Davos (Young Artists in Concert).Nel 2003 ha debuttato alla Tonhalle di Zurigo.Tra gli impegni futuri ha l’invito al Festival di Lucernanell’estate 2005. Accanto all’intenso studio delrepertorio classico-romantico, dedica particolareattenzione alla musica contemporanea, connumerose prime esecuzioni assolute. Quest’anno

è stato pubblicatoil primo CDdell’ensemblededicato a operedi Giacinto Scelsi,Iannis Xenakis edegli svizzeriMichel Roth,Martin Jaggi eDieter Ammann.

Banca Popolare di Milano