6
Se siamo stati davvero suoi discepoli, vuol dire che egli ha ottenuto da noi una cosa in apparenza contraddittoria: che avendoci attratti a sé, siamo giunti ad essere noi stessi. Spagna. Pensiero, poesia e una città, p. 95 OrtegA Y gAsset (1) La filosofia della ragione vitale di Ortega y Gasset propone un punto di partenza che è anche il mio; ma, come forse percepisce il lettore avvertito, si tratta solamente di un punto di partenza, giacché la maggiore fedeltà al maestro consiste nel continuare a pensare. Per l’amore e per la libertà, p. 160 Nel primo, il più poetico e il più bello dei suoi libri, Meditazioni del Quijote, Ortega parlava delle circostanze come supplici che chiedono di essere salvati, e diceva che anche il Manzanares, umile fiume di Madrid, ha il suo logos, ha la sua ragione. Ortega non si assoggettò ai grandi sistemi filosofici che non arrivavano a riscattare, ma nemmeno a guardare, il logos del Mazanares, (…); in seguito, il pensiero di Ortega y Gasset è stato interpretato come una conoscenza strategica per adattarsi alle circostanze. Mentre è il contrario, è un sapere di salvezza, un sapere di trasformazione, e anche solo per questo, gli rimarrò fedele. Quasi un’autobiografia, in «aut aut», n. 279, p. 134 19

OrtegA Y gAsset - meetingmostre.com

  • Upload
    others

  • View
    19

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: OrtegA Y gAsset - meetingmostre.com

Se siamo stati davvero suoi discepoli, vuol dire che egli ha ottenuto da noi una cosa in apparenza contraddittoria: che avendoci attratti a sé, siamo giunti ad essere noi stessi.Spagna. Pensiero, poesia e una città, p. 95

OrtegA Y gAsset (1)

La filosofia della ragione vitale di Ortega y Gasset propone un punto di partenza che è anche il mio; ma, come forse percepisce il lettore avvertito, si tratta solamente di un punto di partenza, giacché la maggiore fedeltà al maestro consiste nel continuare a pensare.Per l’amore e per la libertà, p. 160

Nel primo, il più poetico e il più bello dei suoi libri, Meditazioni del Quijote,

Ortega parlava delle circostanze come supplici che chiedono di essere salvati, e diceva

che anche il Manzanares, umile fiume di Madrid, ha il suo logos, ha la sua ragione.

Ortega non si assoggettò ai grandi sistemi filosofici che non arrivavano

a riscattare, ma nemmeno a guardare, il logos del Mazanares, (…); in seguito, il pensiero di Ortega y Gasset è stato interpretato come una conoscenza strategica per adattarsi alle circostanze. Mentre è il contrario, è un sapere di salvezza, un sapere di trasformazione,e anche solo per questo, gli rimarrò fedele. Quasi un’autobiografia, in «aut aut», n. 279, p. 134

19

Page 2: OrtegA Y gAsset - meetingmostre.com

OrtegA Y gAsset (2)

Le qualità che caratterizzano il suo pensiero: la prima è la chiarezza. (…) L’altra virtùè la generosità intellettuale, che giunge alla carità. La sua radice potrebbe essere questa: Ortega, accettando insieme la sua «circostanza» spagnola e l’esistenza della filosofia, compì un atto di fede e di amore. Di fede nel pensiero e di amore per la tradizione e la circostanza.Spagna. Pensiero, poesia e una città, pp.118-119

L’esercizio della ragione, cui rimase sempre fedele, era per lui, in origine,esplicitamente, un esercizio d’amore.

Si imponeva dunque, nel pensiero, di fornire sempre, come ragione,

ragioni d’amore. Un logos che costituisce un punto

di partenza indelebile per il mio pensiero, perché mi ha permesso di pensare:

mi ha dato respiro per pensare, ormai per conto mio, il mio sentire

originario riguardo a un logos che si facesse carico delle viscere,

che arrivasse alle viscere e fosse per esse alveo di senso.

Dell’aurora, p. 144

Il pensiero della Ragione Vitale segnala la direzione da seguire,

la via integratrice che riscatta l’unità perduta, la frammentaria unità tra

realtà e verità, tra ragione e vita umana. Discepola di questo pensiero come sono, non posso fare a meno di dichiarare che,

all’interno della Ragione Vitale e lungi dal riscattare l’essere,

la sua unità e identità, la sua critica implacabile costituisce (solo) una delle

tappe nel cammino della Ragione Vitale. (…) Nel pensiero filosofico attuale

si tratta quindi di riscattare l’essere senza perdere di vista la realtà;

di rivelare la vita rivelando allo stesso tempo la ragione; di scoprire l’integrità umana senza disconoscere nessuno

degli aspetti che la integrano.Per l’amore e per la libertà, pp. 103-104

20

Page 3: OrtegA Y gAsset - meetingmostre.com

Poeta fu don Miguel, che non possiamo nominare

senza chiamarlo nostro.Spagna. Pensiero, poesia e una città, p. 109

Sete di essere, essere di più!Desiderio di Dio! Sete di amore che rende eterni e eterno!E questo Dio, il Dio vivente … Sta in noi per il desiderioChe abbiamo di Lui, per l’anelito, facendosi desiderare.Miguel de Unamuno, Del sentimento tragico della vita

Il suo Dio è il Dio vivo, infinitamente sconosciuto sempre, e non quello

del pensiero scoperto dalla filosofia. Questa, credo, è la radice

del suo ripudio della filosofia. (…)la filosofia «esistenzialista» - che è

quella che Unamuno avrebbe fatta o che forse fece senza volerlo – è

di necessità atea quando non muove da una situazione religiosa – come era

il caso di don Miguel -, giacché il Dio del pensiero non può rispondere

a questo clamore che chiede di esistere, né ad alcun altro; non può rispondere,

semplicemente.Spagna. Pensiero, poesia e una città, p.109

Aveva iniziato a leggere Unamuno da giovanissima. (…) Così capì molto bene, sebbene fosse ancora piccola,

quando in quella chiesa, diversa da tutte, le parlarono dei templari

di Segovia, spiegandole che lì, al centro, in quella specie di cripta, i cavalieri

passavano la notte vegliando sulle armi. Se non c’è chi veglia mentre tutti dormono, è come se non ci fosse

chi ama, chi spera veramente. Unamuno era stato uno di quei

templari che, nel cuore della notte, aveva vegliato al centro del labirinto

spagnolo le armi, il pulsare oscuro del giorno in gestazione.

Delirio e destino, p. 88

Nessuno mai, in Spagna, aveva così invocato e nessuno (….) parlava in questo modo, senza inibizioni, senza pudore. In questo era europeo, come per molti altri aspetti della sua personalità. Lo si vedeva nell’università di una piccola città tedesca, professore di teologia, in dialogo con il Dio vivente. Era sempre più un Giobbe, che chiedeva ragione al suo dio, o un Giobbe che lottava con il suo angelo. Avrebbe voluto essere padre di tutti gli spagnoli, del “ciascuno” di tutti, e di tutti come se fossero uno.Delirio e destino, p. 89

uNΑmUNo

21

Page 4: OrtegA Y gAsset - meetingmostre.com

Non comunicai a nessuno la mia decisione di abbandonare lo studio della filosofia,

finché un giorno indimenticabile, credo del mese di maggio, entrò un raggio di luce attraverso

una tendina nera che copriva una delle fessure dell’edificio di San Bernardo che davano

su un patio. Il professor Zubiri stava spiegando niente di meno che le Categorie di Aristotele.

In un attimo io mi ritrovai, non tanto presa da una rivelazione folgorante, quanto pervasa da qualcosa che si è sempre rivelato più adatto al mio pensiero:

la penombra toccata d’allegria. E allora, in silenzio – nella penombra, più che della

mente, direi dell’animo, del cuore -, si dischiuse a poco a poco, come un fiore,

la netta sensazione che forse non avevo alcun motivo per abbandonare la filosofia.

Verso un sapere dell’anima, p. 4

Il sentire, come realtà, è il patire qualcosa. In virtù di ciò possiamo dire che il sentire è essere veramente e quindi che il sentire è la prima realtà della verità.Xavier Zubiri, Natura, Storia, Dio

Siamo costretti a esistere perché precedentemente siamo legati a ciò che ci fa esistere.Questo vincolo ontologico dell’essere umano è legame. L’esistenza umana non è solamente data nelle cose, ma legata alla sua radice. Il legame è una dimensioneformalmente costitutiva dell’esistenza.Xavier Zubiri, Natura, Storia, Dio

La sostanza nelle cose della vita corrisponde al passato, perché ormai è già. E ogni vita ha bisogno di una certa sostanza, di un sostegno della coscienza che devenecessariamente essere di qualcuno e derivare da qualcosa, a partire da qualcosa. La coscienza non inizia mai da uno stato di assoluta originalità, poiché nasce da un conflitto o, almeno, da una differenza tra piani vitali, tra tempi diversi. Delirio e destino, p. 174

zubiRi

22

Page 5: OrtegA Y gAsset - meetingmostre.com

Da molto tempo ormai non è possibile mettere in dubbio che la cultura occidentale

si trovi, nel mezzo di tanti splendori, in una profonda crisi. Già da tempo non è possibile nemmeno ignorare

che questa crisi coincide con quella della mediazione in tutte le sue forme.

Per l’amore e per la libertà, p. 115

Invece della vocazione si parla di professione, spogliando questa parola del suo senso

originario, rendendola equivalente a «occupazione» o al semplice lavorare per

guadagnarsi da vivere. (…) Non si può nemmeno parlare di destino se non risulta chiaro

che ci si riferisce alla vocazione. Le persone, invece di usare «destino» dicono

«impiego»: il «destino» di un essere umano è ridotto a trovare ciò che gli risulta

più conveniente tra gli impieghi che gli sono accessibili.

Per l’amore e per la libertà, p. 99

Per far sì che la vocazione o il destino di una persona si riveli, è necessario un sistema di pensiero

che lasci spazio all’individuo, che gli dia libertà, una libertà

che sia il mezzo in cui vive, intangibilmente, la persona.

Per l’amore e per la libertà, p. 99

Educare significa risvegliare – o aiutare a risvegliarsi – alla realtà in modo che la realtà non sommerga l’essere e ciò che gli è proprio, non lo opprima né precipiti su di lui; educare significa fare in modo che non esca dalla realtà,in mancanza di quell’assistenza che l’essere umano deve pagare come pegno costante a tutto ciò che lo circonda.Per l’amore e per la libertà, pp. 158-159

maRía zAmbranoeducAtriCe

23

Page 6: OrtegA Y gAsset - meetingmostre.com

Antoni Gaudí (in alto), Manuel de Falla (al centro), Santiago Ramón y Cajal (in basso)

La vocazione di maestro è tra tutte la vocazione più indispensabile, la più prossima

a quella dell’autore di una vita, poiché la conduce alla sua piena realizzazione.

Per l’amore e per la libertà, p. 114

Questa voce [che chiama] è senza dubbio quella della verità, ma non basterebbe per consumare

tutta una vita in un simile sacrificio. (...) La verità in astratto, la verità puramente teorica

o guardata come se fosse uno specchio non conduce all’offerta totale, e a volte neppure a un’offerta

meno costosa. È la verità senza dubbio, ma unita a qualcosa che deve avere le sue radici nel terreno affettivo, giacché, come è risaputo, è il sentimento

che spinge la volontà, il suo vero motore. Per l’amore e per la libertà, p. 107

L’essenza della vocazione e la sua manifestazione sono ugualmente ineludibili.

Ma dal momento che gli esseri umani sono prima di tutto liberi, possono sempre eluderla.

Non vi è se non una contraddizione apparente tra queste due asserzioni, perché eludere l’ineludibile

fa accadere qualcosa: la persona finisce per restare progressivamente «desostanzializzata».

Per l’amore e per la libertà, p. 109

Solamente un pensiero che riscatti l’essere e la ragione, la verità e la vita, per l’esistenza concreta dell’uomo,

sarebbe in condizioni di scorgere e sostenere il fenomeno della vocazione che sembra

tanto straordinario e che risulta appartenere a tutti, nonostante non si sappia.

Per l’amore e per la libertà, p. 114

e vocAzionemaestRo

24