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OS 1: Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare
Quadrante item Riferimento CCI
FORZE F1.1 RESILIENZA ECONOMICA DEL COMPARTO AGROALIMENTARE RISPETTO AGLI ALTRI SETTORI PRODUTTIVI
OG1 - cap.1 OS1 - cap.1
11 (Struttura del valore aggiunto)
Il cap. 1 dell’OG1 “la struttura dell’economia Italiana” par. 1.1 fotografa le modifiche della struttura economica italiana nel periodo 2007-2015 con una riduzione
del settore industriale e delle costruzioni (settore secondario), un incremento del settore dei servizi (terziario) ed una stabilità del settore primario (2,1%).
Figura 2 OG1 Composizione del valore aggiunto lordo delle macro-aree Figura 3 OG1 Incidenza del valore aggiunto lordo dell’agricoltura, silvicoltura
geografiche per macrosettore, 2016 (%) – C.11 e pesca sul valore aggiunto totale, 2016 (%) – C.11
Fonte: elaborazioni su dati Eurostat, Conti Nazionali Fonte: elaborazioni su dati Eurostat, Conti Nazionali
L’indicatore C 25 – 1.2 descritto nel cap. 1 dell’OS 1 riguarda “il reddito agricolo in Italia e il divario rispetto al resto dell’economia”. Il parametro misura il valore
creato dall’impresa agricola che resta all’imprenditore e ai familiari che prestano lavoro nell’azienda, una volta detratti dal valore aggiunto netto i salari, gli affitti
e gli interessi passivi. Di seguito vengono commentati i dati dei valori in termini reali ovvero deflazionati. In Italia nel 2018 il reddito che resta all’imprenditore è
di 17.400 euro per unità di lavoro familiare (C.25), in confronto a 14.100 euro medio dell’UE a 28 e ai 26.300 euro medio dell’UE a 15.
0 20 40 60 80 100
Nord-Est
Nord-…
Centro
Sud
Isole
Italia
Primario Secondario Terziario
0123456
Mo
lise
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o
Ligu
ria
%
VA settore primario/VA totale economia (%)
media Italia
media UE 28
Figura 1 OS1 Evoluzione del reddito d’impresa (C.25) in Italia, UE-28 e UE-15 Figura 3 OS1 Evoluzione del reddito orario dell’imprenditore agricolo e del salario lavoro dipendente medio dell’economia* in Italia (2007-2018)
Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (CEA) Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (CEA)
Figura 7 OS1 Pil pro capite (C.9) in Italia (anno 2017) Figura 9 OS1 Incidenza del Valore aggiunto lordo a prezzi base dell’agricoltura, silvicoltura e pesca
sul Valore aggiunto totale (C.11), in Italia (anni 2007 e 2016)
Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (CN) Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (CN)
Dai dati risulta che in Italia il salario orario medio di un lavoratore dipendente è passato da 15 a 16,9 euro l’ora, mentre il reddito d’impresa è passato da 6,6 a
10,6 euro l’ora (2007/2018). L’economia italiana nel periodo 2007-2015 è stata caratterizzata da una prolungata situazione di recessione e due periodi di crisi
economica (2008-2009; 2012-2013), con rilevanti impatti sulla crescita economica e sull’occupazione.
OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare
Quadrante item Riferimento CCI
FORZE F1.2 PRESENZA DI ALCUNE PRODUZIONI AD ALTO VALORE AGGIUNTO ED ELEVATE SPECIALIZZAZIONI TERRITORIALI
OG1 - cap.1 , cap.2, cap.5;
26 (Valore aggiunto netto aziendale)
Il cap. 3 dell’OG1 tratta la “produzione e valore aggiunto dell’agricoltura” ed evidenzia che la produzione italiana nel complesso si caratterizza per una minore incidenza della produzione animale rispetto alla media europea (28% sulla produzione agricola totale, rispetto al 40% dell’UE a 28), un maggiore peso delle coltivazioni (specializzazione in vitivinicoltura, ortaggi e frutta, olivicoltura) ed un maggiore ruolo economico delle attività di supporto all’agricoltura e delle attività secondarie (complessivamente il peso dei servizi e delle attività secondarie è del 17% per l’Italia, a fronte dell’8,6% dell’UE). La produzione totale dell’agricoltura in Italia, pari a 55,9 miliardi nel 2018 a valori correnti, tra il 2007 e il 2018 è cresciuta del 15%, con i due principali comparti, le coltivazioni e gli allevamenti, aumentati rispettivamente dell’8% e del 9%, mentre più dinamici sono risultati i servizi di supporto e le attività secondarie; la crescita delle attività secondarie testimonia un più ampio processo di ricerca da parte delle aziende agricole italiane di una maggiore diversificazione della produzione, fonti integrative di reddito e nuove modalità di incontro con il consumatore, che ha avuto un impatto positivo sulla tenuta del valore aggiunto agricolo nazionale nell’ultimo decennio. A prezzi costanti si osserva una tendenziale contrazione del valore delle coltivazioni mentre sostanzialmente stabili sono rimasti nell’arco del periodo i volumi produttivi della zootecnia. Le figure riprese dal documento sintetizzano la composizione della produzione in Italia e a livello comunitario.
Figura 15 OG1 Composizione della produzione a prezzi base in Italia, Figura 16 OG1 Composizione della produzione a prezzi base nell’UE a 28, valori correnti valori correnti
Fonte: Elaborazioni su dati Eurostat, CEA
Vitivinicoltura20,1%
Ortaggi13,4%
Latte10,3%
Frutta e agrumi9,8%
Cereali7,8%
Carni suine6,4%
Carni bovine6,3%
Florovivaismo5,4%
Pollame5,3%
Coltivazioni foraggere
3,9%
Uova2,9%
Olivicoltura2,3%
Coltivazioni industriali
1,8% Patate1,3%
Carni ovicaprine
0,3%Altri prodotti
2,7%
Italia
Vitivinicoltura7,0% Ortaggi
8,8%
Latte14,6%
Frutta e agrumi7,4%
Cereali12,1%
Carni suine9,2%
Carni bovine8,7%
Florovivaismo5,5%
Pollame5,7%
Coltivazioni foraggere
5,5%
Uova2,6%
Olivicoltura1,1%
Coltivazioni industriali
4,9%
Patate3,0%
Carni ovicaprine
1,5% Altri prodotti2,4%
UE 28
Rispetto alla media europea l’Italia si caratterizza per un’agricoltura a maggiore valore aggiunto: il valore aggiunto a prezzi base ha rappresentato nell’ultimo
decennio mediamente il 57% della produzione agricola nazionale (41% per l’UE a 28). Infatti, la maggior quota della produzione totale dell’UE a 28 è stata assorbita
dai consumi intermedi, cioè dai costi correnti (59%) a fronte del 43% per l’Italia.
OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare
Quadrante item Riferimento CCI
FORZE F1.3 FATTORI DI PRODUZIONE DI ELEVATA QUALITA' Documento strategico SR FVG
Negli ultimi anni i prodotti di qualità (Dop, IGP e Stg) sono aumentati sia in termini numerici che in valore, crescendo in misura anche maggiore dei comparti di riferimento, e si sono affermati come settore significativo del comparto agroalimentare nazionale e fattore di competitività delle realtà agricole locali. Il Friuli Venezia Giulia (n° denominazioni) è posizionato tra le regioni meno rappresentative in Italia, al quintultimo posto su ventuno per quanto riguarda il comparto Agroalimentare e al 14° posto per quanto riguarda i vini a denominazione.
Tuttavia, la regione conta prodotti molto rilevanti in termini di valore e si colloca al 5° e al 6° posto in Italia per quanto riguarda l’impatto economico del comparto Agroalimentare e Vino, rispettivamente. In particolare, i prosciutti di san Daniele e di Sauris e il formaggio Montasio sono conosciuti a livello nazionale e mondiale, mentre il Prosecco è il primo tra i vini a denominazione in Italia e sta conoscendo negli ultimi anni una crescita esponenziale, anche legata al forte incremento della domanda estera. Tra il 2016 e il 2017 il valore delle produzioni di qualità è passato da 886 a 834 milioni di euro (-5,9%). Questa riduzione è stata determinata esclusivamente da quanto si è verificato nel comparto vino mentre l’agroalimentare di qualità è aumentato del 2,8% (da 318 a 327 milioni di euro). Il comparto del vino il valore della produzione ha subito un calo del 10,7% dovuto all’andamento dei vini IGP e all’andamento climatico che ha portato ad una riduzione delle quantità prodotte. Per quanto riguarda gli operatori coinvolti, nel triennio 2015-2017 si è assistito ad un ridimensionamento del numero di produttori e trasformatori coinvolti che è stato più sensibile per alcuni prodotti. Tra questi, in particolare va sottolineata la riduzione del numero di coloro che operano nel comparto del Montasio DOP che si sono ridotti di un terzo nel triennio.
Figura 3 – Produzione dei principali prodotti agricoli in FVG
Fonte: Documento strategico per lo sviluppo rurale FVG Fonte: Documento strategico per lo sviluppo rurale FVG
Fonte: Documento strategico per lo sviluppo rurale FVG
23,26%
14,90%23,12%
2,39%
1,24%
8,69%
5,42%
10,30%
6,44%
1,76%
2,48%
Produzione dei principali prodotti agricoli ai prezzi di base anni 2017
Vino Latte Cereali Foraggi
Ortaggi Frutta Carni bovine Carni suine
Pollame Uova Altri settori
OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare
Quadrante item Riferimento CCI
FORZE F1.4 FORTE CARATTERIZZAZIONE TERRITORIALE DELLE PRODUZIONI E LEGAME CULTURALE CON IL TERRITORIO E IL PAESAGGIO
PSR 2014-20 - OS3
Le PB non trattano nello specifico l’argomento dell’ITEM. L’argomento viene trattato specificatamente nell’OS3. Dove viene analizzato il ruolo delle “produzioni
di qualità certificate biologiche” e 2.2 “Le produzioni di qualità certificate a Indicazione Geografica”. La struttura del settore agricole evidenziata nell’OG 1 al paragrafo 2 che le aziende agricole montane gestiscono però una proporzione più grande di territorio,
per la maggiore presenza di aree boscate e seminaturali (praterie) che rivestono un ruolo ambientale importante: queste aziende hanno una dimensione
mediamente più estesa in termini di SAU, in quanto le coltivazioni sono prevalentemente estensive e a basso valore aggiunto per unità di superficie. L’agricoltura
praticata nelle aree montane è significativamente diversa da quella delle aree collinari e pianeggianti, in quanto si sono sviluppate le attività produttive che
meglio si adattano alle caratteristiche e alle dotazioni di questi specifici territori. Nel periodo 2010-2017, sulla base dei dati RICA, la perdita di aziende e superfici
in montagna risulta consistente, in particolare nel Nord-Est.
OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare
Quadrante item Riferimento CCI
DEBOLEZZE D1.1 REDDITO AGRICOLO INFERIORE RISPETTO AD ALTRI SETTORI ECONOMICI OS1 - cap.1 25 (reddito netto d'impresa)
Il paragrafo 1.2 dell’OS 1 evidenzia il divario del reddito rispetto al resto dell’economia (I.2). Dal documento e dai relativi grafici risulta che:
In Italia, tra il 2007 e il 2018 il salario orario medio di un lavoratore dipendente è passato da 15 a 16,9 euro l’ora, mentre il reddito d’impresa agricola per
ora lavorata (calcolato applicando un coefficiente fisso di conversione delle ULA, pari a 1.800 ore) è aumentato tendenzialmente in maniera più sostenuta
– al netto delle forti variazioni registrate nelle annualità 2010 e 2013 – ed è passato da 6,6 a 10,6 euro l’ora.
Va tuttavia sottolineato che la riduzione del divario di reddito tra il settore agricolo e il resto dei settori si è verificato in una fase di stagnazione salariale
in Italia; infatti, il salario orario medio dipendente, che si trova al di sotto del livello sia dell’UE a 28, sia dell’UE a 15, dal 2009 al 2018 è cresciuto in modo
molto meno marcato, rispetto al contesto europeo.
Figura 2 OS1 Evoluzione del rapporto tra il reddito dell’imprenditore agricolo Figura 3 OS1 Evoluzione del reddito orario dell’imprenditore agricolo e del salario orario e il salario medio dell’economia (I.2) in Italia, UE-28 e UE-15 (2007-2018, valori in %) da lavoro dipendente medio dell’economia* in Italia (2007-2018)
Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (CEA e CN) Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (CEA e CN)
OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare
DEBOLEZZE D1.2 STRUTTURE AGRICOLE PIU' PICCOLE, MINORE CRESCITA DELLA PRODUTTIVITA' E REDDITO AGRICOLO INFERIORE ALLA MEDIA UE, DIFFERENZIATO A LIVELLO TERRITORIALE, SETTORIALE E TRA AZIENDE DI DIMENSIONI DIVERSE
OG1 - cap.2; documento strategico per lo sviluppo rurale delle aree del FVG
25-24-26-20 (RN d'impresa, reddito netto dei fattori agricoli, VA netto aziendale); 28 (indice produttività totale dei fattori)
Il documento OGI al cap 2 descrive la struttura del settore agricolo, caratterizzato da:
Secondo i dati Istat, al 2016 in Italia vi sono 1.145.680 aziende agricole pari all’11% del totale dell’UE a 28 (10.467.760 unità).
Il settore agricolo italiano continua a essere caratterizzato da strutture di dimensioni ridotte: nel 2016, le aziende con meno di 5 ettari rappresentano il 62%
del totale e coltivano appena l’8% della SAU nazionale mentre le grandi aziende, con SAU maggiore di 50 ettari, pur rappresentando solo il 4% del totale
detengono il 43% circa della SAU.
La maggior parte delle aziende (77,5% del totale) è concentrata nella classe dimensionale di superficie compresa tra 1 e 10 ettari (25% media UE-28).
La valutazione puntuale del processo di contrazione del numero delle aziende agricole e della SAU tra il 2010 e il 2016 è resa complessa dalle variazioni nella
copertura statistica dell’universo d’indagine. In Italia la contrazione del numero di aziende tra il 2010 e il 2013 è stata dell’11% e testimonia un processo di
ristrutturazione del settore che ha interessato maggiormente le unità più piccole e fragili e la forza lavoro familiare, mentre le aziende più strutturate hanno
mostrato una maggiore tenuta. La SAU e la SAT sono state poco influenzate dalle differenze del campo d’indagine e mostrano lievi variazioni rispetto all’inizio
del decennio (rispettivamente +1,4% e -0,9% nel 2016 rispetto al 2010), confermando quindi un aumento delle dimensioni medie aziendali.
Il numero di imprese agricole registrate presso le CCIAA nel 2018 segna una diminuizione del 13% rispetto al 2010 e dell’1,2% rispetto al 2015. La quota delle
imprese giovanili è pari al 7,6%. La dinamica a livello nazionale delle sole iscrizioni è stata decrescente tra il 2010 e il 2014, mentre negli anni successivi c’è
stata una crescita, con un numero massimo nel 2017 (29.397 iscrizioni) e una nuova leggera riduzione nel 2018. L’imprenditoria femminile nel settore primario
interessa il 28,8% delle imprese (fonte Registro Imprese).
Le aziende agricole montane gestiscono però una proporzione più grande di territorio, per la maggiore presenza di aree boscate e seminaturali (praterie) che
rivestono un ruolo ambientale importante: queste aziende hanno una dimensione mediamente più estesa in termini di SAU, in quanto le coltivazioni sono
prevalentemente estensive e a basso valore aggiunto per unità di superficie.
Nel periodo 2010-2017, sulla base dei dati RICA, la perdita di aziende e superfici in montagna risulta consistente, in particolare nel Nord-Est.
Di seguito si riportano alcune tabelle ed un grafico tratto dal documento OG1 e dal documento strategico per lo sviluppo delle aree rurali FVG (ultimo grafico).
Dal documento strategico per lo sviluppo rurale delle aree del FVG emerge che in relazione alla frammentazione delle imprese agricole si rileva che le stesse, nel
periodo 2013-2016 sono diminuite del 7,76%, da 20.176 a 18.611 (13.881 nel 2017), in misura nettamente inferiore alla diminuzione nazionale del - 22,21%, nel
contempo si assiste ad un aumento della SAU, +8,79% rispetto al 2013 (+1,39% a livello nazionale) e della dimensione media aziendale del 18%, 12,43 ha nel 2016
rispetto ai 10,54 ha del 2013.
OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare
Quadrante item Riferimento CCI
DEBOLEZZE D1.3 DEBOLEZZA ECONOMICA DELLE AZIENDE IN ALCUNE AREE DEL TERRITORIO E DI ALCUNI SETTORI PRODUTTIVI (PER ES. AREE SVANTAGGIATE DI MONTAGNA E CON ALTRI SVANTAGGI, ...)
OS1 - cap. 3 26 (valore aggiunto netto aziendale)
Il paragrafo 3 dell’OS 1 tratta il “livello del reddito agricolo in tutti i settori, in tutte le regioni, per le aziende più piccole e nelle aree con svantaggi naturali. La
Commissione propone di leggere e analizzare l’andamento dei livelli del reddito agricolo per diverse tipologie di aziende e nei diversi territori, rispetto alla media
nazionale nel settore agricolo. Sotto il profilo metodologico viene proposto di utilizzare il valore aggiunto netto aziendale (C.26, corrispondente agli indicatori di
impatto I.4 e I.5). Il valore si intende riportato alle unità di lavoro. I dati presentati sono posti a confronto con il valore medio dell’agricoltura italiana, come se si
trattasse di un indice di specializzazione.
La lettura territoriale mostra un’apprezzabile variabilità tra le regioni italiane, due terzi delle quali si collocano al di sotto del dato medio nazionale.
Il valore aggiunto netto per unità di lavoro si conferma molto consistente per le aziende specializzate nell’allevamento dei granivori e dei bovini da latte,
nonché per quelle ortofloricole; presso la media si attestano, invece, le aziende specializzate nel vino e gli altri allevamenti, mentre più distanti si pongono
seminativi, altre permanenti e le aziende miste.
Il valore aggiunto per unità di lavoro cresca con l’aumentare della dimensione economica.
Lo svantaggio naturale (specie in montagna) resta rilevante nelle performance economiche delle aziende.
Tabella 4 OS1 - Livelli medi del Valore Aggiunto Netto aziendale nei periodi 2007-2015 e 2015-2017 in Italia, UE-28 e UE-15 (valori in euro e incidenza in %)
media 2007-2015 media 2015-2017
C.26 Valore Aggiunto Netto aziendale - Italia (euro) 24.048,37 30.836,33
C.26 Valore Aggiunto Netto aziendale – UE28 (euro) 17.267,32 20.515,28
C.26 Valore Aggiunto Netto aziendale - Italia/UE28 (%) 139% 150%
Fonte: elaborazioni su dati Eurostat (CEA)
Figura 23 OS1 -Valore aggiunto netto aziendale (C.26), dettaglio Italia Figura 1 OS1 -Valore aggiunto netto aziendale (C.26) - dettaglio Italia,
(anno 2017) triennio 2015-2017
Fonte: elaborazioni su dati RICA
Figura 25 OS1 -Valore aggiunto netto aziendale per orientamento produttivo (TF8) rispetto al valore nazionale (C.26-I.4)
Fonte: elaborazioni su dati RICA Fonte: elaborazioni su dati RICA
Figura 26 OS1 - Valore aggiunto netto aziendale per classe di dimensione economica rispetto al valore nazionale (C.26-I.4)
Fonte: elaborazioni su dati RICA Fonte: elaborazioni su dati RICA
Figura 27 OS1 Valore aggiunto netto aziendale per zona svantaggiata* (C.26-I.4)
Fonte: elaborazioni su dati RICA
Legenda: 0 Territorio comunale non svantaggiato; 2 Territorio comunale parzialmente montano e parzialmente svantaggiate (art 3, prf 3); 3 Territorio comunale totalmente montano e totalmente svantaggiato (art 3, prf
3); 4 Territorio comunale con svantaggiato totale o parziale per spopolamento (art, 3 prf 4); 5 Territorio comunale con svantaggiati specifici, in modo parziale o totale (art 3, prf 5)
OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare
Quadrante item Riferimento CCI
DEBOLEZZE D1.4 SCARSA CONOSCENZA E LIMITATO RICORSO AGLI STRUMENTI DI GESTIONE DEL RISCHIO CON DIFFERENZE TERRITORIALI E SETTORIALI
OS1 - cap.4
La strategia della gestione del rischio in agricoltura, analizzata nel capitolo 4 dell’OS1, è considerata oggi come uno dei principali strumenti di politica economica
per la tutela dei redditi dei produttori agricoli colpiti da calamità naturali, condizioni climatiche avverse, fitopatie o infestazioni parassitarie, oltre che per il
contrasto delle dinamiche negative di mercato e la volatilità dei prezzi. Gli strumenti previsti dalla misura 17 del PSRN 2014-2020 sulla gestione del rischio in
agricoltura sono riconducibili a tre tipologie: le polizze assicurative agricole agevolate (sotto-misura 17.1), i Fondi di Mutualità per la copertura di rischi climatici,
fitosanitari e epizoozie (sotto-misura 17.2) e l’IST settoriale, lo strumento di stabilizzazione del reddito (sotto-misura 17.3). Di seguito vengono commentati i dati
dei valori assoluti assicurati e del loro tasso di crescita tendenziale, comprensivi di alcuni grafici del documento citato.
Dal 2015 le polizze assicurative agevolate per le colture vegetali vengono finanziate attraverso la Misura di gestione del rischio del PSRN 2014-2020, le polizze
agevolate sulle strutture vengono invece sovvenzionate attraverso il Fondo di solidarietà nazionale (FSN), infine le risorse pubbliche per il comparto
zootecnico provengono in parte dal PSRN (per le polizze agevolate a copertura delle epizoozie) e in parte dal FSN (per quanto concerne lo smaltimento delle
carcasse); Nel 2015 c’è il passaggio della misura della gestione del rischio sul secondo pilastro della PAC;
A livello territoriale, le regioni del Nord Italia mostrano le quote maggiori di valori assicurati. Il Trentino-Alto Adige la regione più assicurata, con un’incidenza
di produzione soggetta a copertura che, nel 2017, ha superato il 90% della PPB regionale. Seguono Friuli-Venezia Giulia, Veneto ed Emilia Romagna, che però
-0,10
0,10
0,30
0,50
0,70
0,90
1,10
1,30
1,50
VA medio per zona svantaggiata 2017 (indice)
-
10.000
20.000
30.000
40.000
50.000
60.000
No Z SVA Parz.montano
Tot. montano Par. 4 Par. 5 Italia
VA/UL per zona svantaggiata 2015-2017
2015 2016 2017 ITA 17
tra il 2017 e il 2018 mostrano trend decrescenti di incidenza. Tra le regioni del centro Italia è invece l’Umbria la regione che mostra la maggiore affezione agli
strumenti di gestione del rischio, con quote di produzione assicurata del 30% circa della PPB. Le regioni del Sud mostrano, invece, incidenze molto contenute
di valori assicurati per l’intero periodo e, inoltre, dai dati è riscontrabile un calo nelle quote di produzione assicurata tra il 2014 e il 2018. In questo caso, la
regione che manifesta l’affezione maggiore allo strumento delle polizze agricole agevolate è la Basilicata.
Per quanto riguarda la distribuzione dei valori assicurati per gruppo colturale, è possibile notare come storicamente – in particolare nell’arco temporale 2010-
2018 – le produzioni più assicurate sono l’uva da vino, la frutta precoce, il riso e il mais. Nel 2018, in aggregato queste produzioni costituiscono oltre il 72%
dei valori assicurati delle colture vegetali.
Tabella 5 OS1 Evoluzione dei valori assicurati Figura 33 OS1 Incidenza dei valori assicurati Figura 34 OS1 Valori assicurati per regione
per comparto (milioni di euro), anni 2010/18 per comparto assicurativo, anno 2018 (in mln di euro), anno 2018
Fonte: elaborazioni su dati SGR, Agea Fonte: elaborazioni su dati SGR, Agea Fonte: elaborazioni su dati SGR, Agea
Per quanto riguarda il numero di imprenditori agricoli assicurati, la Commissione per la PAC post-2020 nel quadro dell’OS1 propone l’indicatore R.5, che consiste
nell’incidenza delle aziende agricole che hanno attivato strumenti di gestione del rischio nell’ambito della PAC (sviluppo rurale e OCM) sul totale delle aziende
agricole. Con i dati al momento disponibili, di seguito si propone in via provvisoria l’indicatore che misura il numero di imprenditori assicurati per il comparto
delle colture vegetali (con polizze agricole agevolate finanziate dal secondo pilastro) e la quota rispetto al totale degli imprenditori agricoli, per meglio
comprendere la dimensione del fenomeno in esame. Per imprenditore agricolo si intende il conduttore dell’azienda agricola che ha stipulato la polizza.
Di seguito sono commentati i dati dei valori assoluti e del loro tasso di crescita tendenziale.
Il grafico proposto dal documento riporta l’incidenza delle aziende agricole che hanno attivato strumenti di gestione del rischio nell’ambito della PAC (sviluppo
rurale e OCM) sul totale delle aziende agricole.
Anno Colture Strutture Zootecnia Totale
2010 4.805 520 541 5.866
2011 5.314 628 620 6.562
2012 5.454 696 672 6.822
2013 5.873 729 674 7.276
2014 6.422 804 698 7.924
2015 5.705 830 976 7.511
2016 5.103 804 970 6.877
2017 5.156 917 1.334 7.407
2018 5.605 851 1.323 7.779
Var. 17/16 1,0% 14,1% 37,5% 7,7%
Var. 18/17 8,7% -7,2% -0,8% 5,0%
Figura 35 OS1 Evoluzione degli imprenditori agricoli assicurati (comparto colture vegetali, polizze
agricole agevolate), serie storica 2010-2018
Fonte: elaborazioni su dati SGR, Agea, SìCamera-Infocamere
OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare
Quadrante item Riferimento CCI
DEBOLEZZE D1.5 CARATTERISTICHE OROGRAFICHE DI PARTE DEL TERRITORIO (COLLINA, MONTAGNA) CHE RIDUCONO LA REDDITIVITÀ AGRICOLA E FORESTALE E DETERMINANO L’ABBANDONO DELLE AREE SVANTAGGIATE
OS1 - cap. 3;
Il paragrafo 3 dell’OS 1, relativamente alle aree svantaggiate, conferma come l’effetto dello svantaggio naturale resta rilevante nelle performance economiche
delle aziende, anche in relazione alle più limitate possibilità di scelte imprenditoriali dovute ai vincoli imposti dalla localizzazione.
Figura 2 OS 1 - Valore aggiunto netto aziendale per zona svantaggiata* (C.26-I.4)
Fonte: elaborazioni su dati RICA
OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare
Quadrante item Riferimento CCI
DEBOLEZZE D1.6 SCARSA PROPENSIONE ALL'INTRODUZIONE DELLE INNOVAZIONI, IN PARTICOLARE PER LE AZIENDE MARGINALI CONDOTTE DA IMPRENDITORI ANZIANI
Premesse OS2
Nelle premesse al documento OS2, viene riportata l’influenza di alcuni fattori endogeni che influenzano la produttività e la capacità delle imprese di confrontarsi
con il mercato: gli investimenti, le caratteristiche e l’evoluzione strutturale del settore agricolo e agroalimentare, ed in particolare la dimensione fisica ed
economica aziendale, l’incidenza dei capi azienda giovani, la co-presenza di vere e proprie imprese che operano sul mercato e di aziende marginali e rivolte
all’autoconsumo, il rapporto costi/ricavi del settore nel complesso e dei singoli comparti, le performance economico-finanziarie che influenzano la capacità delle
imprese di finanziarsi (con fondi propri e di terzi).
OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare
Quadrante item Riferimento CCI
DEBOLEZZE D1.7 INADEGUATE INFRASTRUTTURE PER LA VIABILITA’, IN PARTICOLARE SECONDARIA CON CONSEGUENTI PROBLEMI DI ACCESSO ALLE AZIENDE AGRICOLE E FORESTALI
OG 1 cap 5 REGIONE FVG – CHIESTO INSERIMENTO ITEM
Dall’analisi del settore forestale nell’OG1 cap 5 emerge che nonostante che più di un terzo della superficie nazionale sia ricoperta da boschi e che nell’ultimo
secolo si sia assistito ad un aumento della superficie e della provvigione legnosa, non si è avuto un adeguato incremento della gestione, delle utilizzazioni e
-0,10
0,10
0,30
0,50
0,70
0,90
1,10
1,30
1,50
VA medio per zona svantaggiata 2017 (indice)
-
10.000
20.000
30.000
40.000
50.000
60.000
No Z SVA Parz.montano
Tot. montano Par. 4 Par. 5 Italia
VA/UL per zona svantaggiata 2015-2017
2015 2016 2017 ITA 17
degli investimenti produttivi nei processi selvicolturali e di prima trasformazione e l’Italia rimane uno dei principali importatori mondiali di legname (oltre l’80%
del nostro fabbisogno industriale importato da tutti i continenti).
Figura 3 OG1 Produzione e valore aggiunto della branca silvicoltura in volume - Anni 2000-2017 (indice 2000=100)
Fonte: Istat Contabilità Nazionale (Paolo Panfili e Andrea Morreale). Rapporto sullo stato delle foreste e del settore forestale in Italia 2017-2018
OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare
Quadrante item Riferimento CCI
OPPORTUNITA' O1.1 SEGMENTAZIONE E QUALIFICAZIONE DELL'OFFERTA IN RISPOSTA AI BISOGNI EMERGENTI DEI CONSUMATORI E DELLE COLLETTIVITÀ
PSR 2014-20
OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare
Quadrante item Riferimento CCI
OPPORTUNITA' O1.2 EVOLUZIONE DELLE POLITICHE E AZIONI COMUNITARIE IN MATERIA DI SUPPORTO CONTRO LE FLUTTAZIONI DEI REDDITI
OS1 - cap.4
La strategia della gestione del rischio in agricoltura è analizzata nell’ITEM D1.4 “scarsa conoscenza e limitato ricorso agli strumenti di gestione del rischio con
differenze territoriali e settoriali”.
OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare
Quadrante item Riferimento CCI
OPPORTUNITA' O1.3 AVVIAMENTO E DIFFUSIONE DEI NUOVI STRUMENTI PER LA GESTIONE DEL RISCHIO (FONDI DI MUTUALIZZAZIONE E IST)
OS1 - cap.4 – Visione Italiana sul green deal MIPAFF- rete rurale
Dal documento MIPAFF – rete rurale “Visione Italiana sul green deal” emerge che il Green deal dovrebbe costituire l’occasione anche per il sistema agroalimentare per sostenere gli investimenti nelle filiere rivolti alla transizione ecologica, passando da un’economia lineare, che genera spreco o rifiuto, a un’economia circolare, che valorizzi i sottoprodotti. Nei territori rurali le azioni necessarie a consolidare le dinamiche di crescita sono fortemente legate alla valorizzazione delle risorse ambientali, culturali, economiche e sociali per cui è necessario rafforzare le azioni per garantire la multifunzionalità del sistema agricolo e forestale, la creazione di un ambiente che assicuri qualità della vita e la prevenzione e il contenimento di fenomeni di dissesto, inclusi quelli derivati dagli incendi boschivi, il rafforzamento della relazione tra urbano e rurale e tra produzione e consumo, la biodiversità delle produzioni agroalimentari, forestali e della pesca e degli ecosistemi, la tutela del paesaggio e delle risorse naturali e la gestione forestale sostenibile attiva. Il capitolo 4, paragrafo 4.2 dell’OS1 riporta un quadro relativo dei Fondi di Mutualizzazione:
Dal 2019 sono state attivate le misure 17.2 e 17.3 relativamente ai Fondi di mutualizzazione e IST settoriale;
Con il DM 10158 del 5/5/2016 e s.m.i. sono stata pubblicate le «Disposizioni per il riconoscimento, la costituzione e la gestione dei fondi di mutualizzazione
che possono beneficiare del sostegno di cui all’articolo 36, paragrafo 1, lettere b), c) e d) del regolamento (UE) n. 1305/2013 del 17 dicembre 2013»;
Con il DM 1411 del 7/2/2019 sono state pubblicate le «Procedure attuative per il riconoscimento e la revoca dei Soggetti gestori di cui al decreto
ministeriale 5 maggio 2016».
La gestione del rischio in agricoltura nell’attuale programmazione non si esaurisce con la misura 17, ma a questa si affiancano gli strumenti previsti nel primo
pilastro della PAC, nell’ambito dell’OCM unica, in particolare nei settori ortofrutta e vino (sezione 4.3 del documento).
Nella disciplina comunitaria sul settore ortofrutticolo storicamente sono state finanziate sia le spese amministrative di costituzione di fondi mutualistici, sia quelle
per l’assicurazione del raccolto. Le OP non si sono dimostrate interessate al primo strumento, che quindi non è stato inserito nella Strategia nazionale dal 2009
in poi. L’Omnibus (Reg. UE n. 2393/2017) ha previsto la possibilità di finanziare anche il ripianamento dei fondi di mutualizzazione a seguito di crisi di mercato,
pertanto a partire dal 2019 lo strumento è stato introdotto nella Strategia nazionale. Tuttavia la sua applicazione è stata rimandata, essendo in corso la definizione
dei criteri di demarcazione e complementarietà con gli strumenti di gestione del rischio previsti nel secondo pilastro.
Per quanto riguarda, invece, le assicurazioni del raccolto, al fine di evitare il rischio di doppio finanziamento, dal 2014 e nell’attuale Strategia nazionale si è deciso
di non inserire l’azione, ma di rinviare al fondo di solidarietà nazionale e successivamente alla misura 17 del PSRN. Inoltre, va sottolineato che fino a quando è
stato possibile per le OP ortofrutticole inserire nei propri programmi operativi le spese per le assicurazioni del raccolto, cioè fino al 2013, il ricorso allo strumento
è stato scarso (meno dell’1% della spesa complessiva dell’OCM ortofrutta). Le uniche polizze che possono essere finanziate attualmente dall’OCM in ambito
ortofrutticolo sono quelle legate alle perdite commerciali delle OP, dovute a mancati o scarsi conferimenti di prodotto da parte dei soci a seguito di eventi
calamitosi, ma ad oggi non risulta che siano state oggetto di contribuzione con i programmi operativi.
Per quanto riguarda il vino, la riforma dell’OCM del 2008 (Reg. 479/2008), confermata poi dalla disciplina attuale (Reg. 1308/2013), ha previsto nel pacchetto di
misure anche l’assicurazione del raccolto e il sostegno alla costituzione di fondi di mutualizzazione.
L’Italia inizialmente ha deciso di inserire solo la prima misura nel proprio Programma nazionale di sostegno 2014-2018 (PNS), che ha costituito l’8% della spesa
dell’OCM vino, per un valore di 132,6 milioni di euro. Le Amministrazioni in cui l’incidenza della spesa per assicurazione del raccolto sul totale della spesa OCM è
stata più elevata sono Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, la provincia autonoma di Trento e la Toscana; due regioni, Calabria e Valle
d’Aosta, non hanno mai attivato la misura. Successivamente, con il PNS 2019-2023 attualmente in vigore, si è deciso di far confluire questa misura nel PSRN, per
evitare il rischio di doppio finanziamento.
Figura 36 OS1 Incidenza della spesa per la misura dell’assicurazione del raccolto
sul totale della spesa OCM vino (dati provvisori 2014-2018)
Fonte: elaborazioni RRN-Ismea su dati AGEA
OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare
Quadrante item Riferimento CCI
OPPORTUNITA' O1.4 POSSIBILI INTRODUZIONI NEL SISTEMA AGROALIMENTARE DI INNOVAZIONI DI PROCESSO E DI POSSIBILI INCREMENTI DELLA QUALITA' DEI PRODOTTI
OS2,
Nelle premesse dell’OS2 viene trattato il tema della competitività delle imprese del settore e il conseguente miglioramento della redditività influenzato da diversi
fattori. Alcuni sono influenzati da fattori di contesto esogeni, come quelli relativi all’andamento economico complessivo, alla competitività del sistema Paese e
alla dotazione d’infrastrutture dello stesso. Altri fattori endogeni influenzano la produttività e la capacità delle imprese di confrontarsi con il mercato: gli
investimenti, le caratteristiche e l’evoluzione strutturale del settore agricolo e agroalimentare, ed in particolare la dimensione fisica ed economica aziendale,
l’incidenza dei capi azienda giovani, la co-presenza di vere e proprie imprese che operano sul mercato e di aziende marginali e rivolte all’autoconsumo, il rapporto
costi/ricavi del settore nel complesso e dei singoli comparti, le performance economico-finanziarie che influenzano la capacità delle imprese di finanziarsi (con
fondi propri e di terzi).
Un ruolo importante per l’incremento della competitività delle imprese è, poi, giocato dall’orientamento all’innovazione, e in particolare la capacità di cogliere
le opportunità dello sviluppo tecnologico e della digitalizzazione, che a sua volta richiede anche il rafforzamento del capitale umano e delle capacità manageriali
e organizzative nelle imprese, tramite opportuna formazione. Questo tema è oggetto di approfondimento nel Policy Brief sull’AKIS. Altri fattori di competitività
derivano dalla capacità delle imprese agricole di accrescere il valore aggiunto diversificando le fonti di reddito, migliorando l’orientamento verso la domanda e
adottando strategie orientate alla qualità dei prodotti a cui il mercato finale riconosce un plus di prezzo (come ad es. i prodotti di qualità certificata).
Gli strumenti principali che la Commissione mette in diretta relazione con l’obiettivo 2 sono il sostegno agli investimenti delle imprese agroalimentari (sia
nell’ambito dello sviluppo rurale sia nell’ambito dei programmi settoriali) e il sostegno diretto alle imprese di determinati settori agricoli che hanno problemi di
competitività. In maniera indiretta, inoltre, contribuiscono all’obiettivo del miglioramento della competitività altri tipi generali d’intervento come i premi
d’insediamento (per i giovani e per la diversificazione), la cooperazione, la formazione e gli scambi di esperienze.
Infine, la strategia di supporto alla competitività delle imprese deve tenere conto delle ricadute ambientali degli interventi e perseguire la sostenibilità economica,
sociale e ambientale e l’adattamento ai cambiamenti climatici. Il sostegno all’ammodernamento quindi riguarda tutti i tipi di investimenti produttivi, compresi
quelli che mirano a migliorare l’efficienza delle risorse, come gli investimenti per ridurre le perdite e gli sprechi di alimenti.
OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare
Quadrante item Riferimento CCI
MINACCE M1.1 CRESCENTE RISCHIO CLIMATICO E METEOROLOGICO E INSORGENZA DI PROBLEMI SANITARI COME FITOPATIE ED EPIZOOZIE
OS1 - cap.4; OS4 - cap.3 e 4
45 (perdita agricola diretta attribuita alle calamità naturali)
La strategia della gestione del rischio in agricoltura è analizzata nel capitolo 4 dell’OS1 ed è riportato più nel dettaglio nell’ITEM O1.3 “avviamento e diffusione
dei nuovi strumenti per la gestione del rischio”. La gestione del rischio è uno dei principali strumenti di politica economica per la tutela dei redditi dei produttori
agricoli colpiti da calamità naturali, condizioni climatiche avverse, fitopatie o infestazioni parassitarie, oltre che per il contrasto delle dinamiche negative di
mercato e la volatilità dei prezzi.
OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare
Quadrante item Riferimento CCI
MINACCE M1.2 FLUTTUAZIONE DEI PREZZI DEI PRODOTTI AGRICOLI, DELLE MATERIE PRIME ENERGETICHE E DEGLI ALTRI FATTORI PRODUTTIVI, CON INSTABILITA' DELLE RAGIONI DI SCAMBIO
OS1 - cap.2 24 (I.3) variazioni annuali del reddito netto dei fattori agricoli
Il paragrafo 2.2 dell’OS1 tratta l’argomento dell’instabilità dei prezzi internazionali e nazionali. Dal documento emerge che la variabilità nel tempo del reddito
agricolo dipende da una serie di fattori, in larga misura esogeni quali le oscillazioni dei prezzi internazionali dei prodotti agricoli, dei prezzi internazionali dei mezzi
di produzione e l’andamento meteo-climatico a livello nazionale o locale, che impatta sulle dinamiche delle rese e quindi delle produzioni.
Nel lungo periodo il divario tra i prezzi agricoli nell’UE e i prezzi mondiali si è ridotto per effetto della maggiore apertura commerciale dell’UE, conseguente alla
riduzione del sostegno di mercato della PAC. La maggiore integrazione, se da un lato offre grandi opportunità, dall’altro lato ha reso i prezzi interni all’UE più
soggetti alle fluttuazioni dei mercati mondiali. Queste peraltro risultano amplificate a causa del cambiamento climatico, che comporta un aumento dell’intensità
e della frequenza di eventi meteorologici estremi e una maggiore esposizione della produzione a rischi sanitari e fitosanitari.
Come osservato dalla Commissione europea, grandi fluttuazioni dei prezzi e delle produzioni possono determinare vincoli di cash flow o problemi di liquidità
mentre l’incertezza riguardo il reddito atteso, insieme alla bassa profittabilità, possono portare a bassi investimenti, con conseguente perdita di competitività e
innovazione nel lungo termine (cfr. Commissione Europea, 2018).
Per quanto riguarda le tendenze recenti dei prezzi:
A livello mondiale i prezzi dei prodotti agricoli stanno seguendo un andamento flessivo; secondo le stime della Banca mondiale, nel medio termine dovrebbero
rimanere abbastanza stabili, ma non si escludono variazioni dei prezzi derivanti dalle fluttuazioni dei listini dei prodotti energetici, dovuti a eventi
meteorologici avversi o tensioni geopolitiche e commerciali tra i principali paesi produttori di energia e gli utilizzatori.
Nel contesto europeo e italiano, i prezzi dei prodotti venduti dagli agricoltori hanno registrato una flessione dal 2013 al 2016.
Se nella media nazionale l’indice dei prezzi complessivo e l’indice di reddito appaiono poco variabili, a livello di singole produzioni e localmente vi sono
oscillazioni significative, anche per effetto dell’andamento climatico (es. la crescita dei listini dei prodotti vegetali nell’ultimo triennio, a fronte di volumi
raccolti spesso risultati ai minimi storico). Dal lato dei costi, anche i prezzi degli input nell’ultimo triennio sono aumentati e, inoltre, spesso le quantità di input
utilizzati sono aumentate come conseguenza degli andamenti meteo-climatici (ad esempio, trattamenti aggiuntivi richiesti per le coltivazioni in una stagione
siccitosa o al contrario troppo umida).
La variabilità degli andamenti dei prezzi è evidente nelle figure successive riportano i dati degli indici dei prezzi Ismea. Complessivamente, nell’ultimo
decennio, i prezzi dei prodotti delle coltivazioni sono aumentati del 24%, soprattutto per coltivazioni industriali, vino, frutta e agrumi, olio. Per i prodotti
zootecnici la crescita dei listini è stata complessivamente più contenuta (+11%), soprattutto a causa degli andamenti registrati dal comparto dei bovini sia da
carne che da latte e dal trend negativo di avicoli e ovicaprini.
Nel periodo 2007-2018 secondo i dati dei conti agricoli dell’Istat i prezzi alla produzione (prezzi impliciti o “prezzi output”) sono cresciuti meno della metà di
quelli degli input (+16% a fronte di +24%), spinti dai rialzi dei prezzi di concimi (+33%), energia elettrica (+26%) e mangimi (+28%). Ne è conseguita una
contrazione dell'indice della ragione di scambio per i produttori agricoli del 7% tra il 2007 e il 2018;
Le dinamiche dei prezzi output e dei prezzi input diversificate a livello settoriale hanno impattato sull’andamento della ragione di scambio a livello territoriale.
Ad esempio, nelle regioni del Nord a maggiore vocazione zootecnica, la ragione di scambio si è assestata su valori negativi a partire dal 2011 e fino al 2016,
per poi risalire nel biennio successivo.
Figura 15 OS1 Andamento annuale dei prezzi mondiali delle commodity Figura 16 OS1 Dinamica annuale dei prezzi dei prodotti agricoli in Italia e UE-28
(2007-2018, indice 2010=100) (2010-2017, indice 2010=100)
Fonte: elaborazioni su dati Banca mondiale Fonte: elaborazioni su dati Eurostat
Figura 17 OS1 Dinamica annuale dei prezzi all’origine dei prodotti Figura 18 OS1 Dinamica annuale dei prezzi all’origine dei prodotti agricoli in
Italia (2007-2018, indice 2010=100) delle coltivazioni in Italia (2007-2018, indice 2010=100)
Fonte: ISMEA Fonte: ISMEA
Figura 19 OS1 Dinamica annuale dei prezzi all’origine dei prodotti della Figura 20 OS1 Dinamica dei prezzi output, dei prezzi input e della zootecnia in
Italia (2007-2018, indice 2010=100) ragione di scambio dell’agricoltura in Italia (2007-2018, indice 2010=100)
Fonte: Ismea Fonte: elaborazioni su dati Istat, Conti economici della branca Agricoltura
Figura 21 OS1 Dinamica della ragione di scambio dell’agricoltura per Figura 22 OS1 Dinamica della ragione di scambio dell’agricoltura in Italia
macro-area geografica (2015-2018, indice 2010=100) ( 2015-2018, indice 2010=100)
Fonte: elaborazioni su dati Istat, Conti economici della branca Agricoltura Fonte: elaborazioni su dati Istat, Conti economici della branca Agricoltura
OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare
Quadrante item Riferimento CCI
MINACCE M1.3 DIFFICOLTÀ DELL'ECONOMIA E PERDURARE DEGLI EFFETTI DELLA CRISI ECONOMICA
OG1 - cap.1 6, 7, 9, 11 (tasso di occ., tasso di disoccupazione, PILl procapite, strutt. economia)
Il documento OG1 cap 1 riporta una sintesi della situazione economica generale e valore aggiunto per macro-settori. Il quadro che emerge dall’analisi è quello di seguito riportato:
L’economia italiana nel periodo 2007-15 è stata caratterizzata da una prolungata situazione di recessione e due periodi di crisi economica (2008-2009; 2012-
13) che hanno lasciato il paese con un livello del Pil reale che nel 2018 è ancora inferiore a quello del 2007, mentre per il 2019 si prevede un ulteriore
rallentamento, con un allargamento del divario di crescita dell’Italia rispetto alla media UE28 e UE15 in termini reali.
Nel periodo 2007-2015 la struttura dell’economia italiana si è modificata notevolmente: la situazione di crisi economica ha colpito fortemente il settore
industriale e le costruzioni (settore secondario) che hanno ridotto la propria incidenza in termini di valore aggiunto corrente, a vantaggio dei servizi (settore
terziario); invece il peso del settore primario, cioè l’intera branca agricoltura, silvicoltura e pesca, è rimasto stabile al 2,1%. Anche tra il 2015 e il 2018 il settore
primario ha mantenuto invariato il proprio ruolo, mentre si è registrato un piccolo recupero del settore secondario.
La composizione del valore aggiunto per macro-settore è piuttosto differente nelle aree geografiche italiane (dati 2016). L’incidenza del settore primario è
maggiore della media nazionale nel Sud e nelle Isole, leggermente superiore anche nel Nord Est, più bassa nel Nord Ovest e nel Centro. Si nota invece che
l’incidenza del settore secondario è molto bassa nelle Isole (13,7%) ed è inferiore alla media nazionale anche nel Centro e nel Sud (meno del 20%).
In particolare, nella maggioranza delle regioni italiane nel 2016 l’agricoltura pesa più che nella media dell’UE a 28 (1,6%). Fanno eccezione Valle d’Aosta,
Liguria, Lombardia e Lazio.
OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare
Quadrante item Riferimento CCI
MINACCE M1.4 RIDUZIONE DELLE RISORSE FINANZIARIE PUBBLICHE E DEI SISTEMI DI SOSTEGNO
OS1 - cap. 3
Nelle premesse dell’OS3 viene evidenziato che la forte competizione, l’instabilità dei mercati e la volatilità dei prezzi, richiedono modalità adeguate di sostegno
agli agricoltori: una delle sfide economiche prioritarie della futura PAC riguarda la capacità di garantire e di stabilizzare i redditi degli agricoltori e di aumentarne
la resilienza, attraverso un sostegno più mirato ed equilibrato fra settori e aziende. I pagamenti diretti rappresentano una componente essenziale della politica,
insieme alle misure di mercato e al sostegno agli strumenti di gestione del rischio, anche se le opportunità di migliorare la competitività e la resilienza delle singole
aziende deriveranno da un più ampio quadro di interventi basato su strategie economiche, sociali ed ecologiche. Considerate le fisiologiche oscillazioni del reddito,
i pagamenti diretti sono, pertanto, giustificati dalla necessità di assicurare un reddito adeguato e certo per l’agricoltore al fine di perseguire l’obiettivo della PAC
di mantenere l’attività agricola sul territorio dell’Unione, considerando il ruolo che l’agricoltura riveste per l’approvvigionamento alimentare.
Il cap. 3 dell’OS 1 riporta un approfondimento dell’incidenza dei pagamenti diretti sul reddito delle aziende agricole. Dall’analisi emerge che i pagamenti diretti
contribuiscono alla stabilità di reddito agli agricoltori, impegnati a fronteggiare una forte volatilità di prezzi e produzione. L'impatto dei suddetti pagamenti è
integrato da strumenti di mercato e dalle strategie di sviluppo rurale. In generale, si registra una certa variabilità dell’incidenza dei premi per settore, dimensione
aziendale, regioni. Di seguito vengono riportati i fatti principali:
Il numero di beneficiari dei pagamenti diretti in Italia è di circa 842 mila aziende, pari al 12% del totale UE-28 con un importo medio per azienda di circa
4.650 euro, che rappresenta appena il 70% della media UE (2016).
Il valore dei contributi erogati attraverso il primo pilastro resta evidente in Italia; in media il supporto (senza gli investimenti) Ue vale il 22% del valore
aggiunto netto: il peso percentuale dei pagamenti diretti in Italia risulta nettamente inferiore rispetto alla media comunitaria.
Il solo pagamento di base (PB) incide per oltre il 9,3% sul valore aggiunto netto nel 2017, in calo rispetto ai due anni precedenti presi in considerazione,
dovuto alla riduzione dei massimali nazionali nell’attuale periodo di programmazione per effetto della “convergenza esterna”.
La portata del contributo del pagamento di base sul VA è variabile tra i diversi orientamenti produttivi: da una incidenza quasi doppia rispetto alla media
nazionale per i seminativi (18,5%), a valori di pochi punti per le aziende specializzate in ortoflorovivaismo (1%), nella produzione di vino (2,2%) e negli
allevamenti di granivori (2,6%). Si deve tenere conto, tuttavia, anche della variabilità di redditività nei diversi orientamenti.
La portata del contributo del pagamento di base sul VA per dimensione economica mostra una incidenza decrescente all’aumentare della dimensione
economica aziendale, con valori che vanno dal 25% nel caso di aziende rientranti nella classe 2.000-8.000 euro al 6% nel caso di aziende appartenenti alla
classe più alta (>=500.000 euro), a fronte di una media nazionale del 9,3%.
Per quanto riguarda il contributo delle indennità compensative per la montagna, il peso della misura si conferma sostanzialmente ridotto e non in grado di
compensare i reali svantaggi derivanti dalla collocazione montana, ma resta anche un aiuto di base importante per le aziende situate in tali zone.
Figura 28 OS1 Incidenza degli aiuti del I e II pilastro (senza investimenti) Figura 29 OS1 Incidenza media del pagamento di base su valore aggiunto per orientamento
sul VA per OTE principale (media Italia 2017) produttivo (media 2017, valori in %)
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70%
COP
Altri seminativi
Ortofloricoltura
Viticoltura
Frutt. e agrimicoltura
Olivicoltura
Colt.i perm. diverse
Bovini da latte
Ovini, caprini, ..
Bovini misti
Granivori
Policolturali
Polivallevamenti
Miste
I pilastro/VA II pilastro/VA
Fonte: elaborazioni su dati RICA
Figura 31 OS1 Incidenza media del pagamento di base su valore aggiunto per
classe di dimensione economica (2017, valori in %)
Fonte: elaborazioni su dati RICA Fonte: elaborazioni su dati RICA
OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare
Quadrante item Riferimento CCI
MINACCE M1.5 MARGINALIZZAZIONE DELL’AGRICOLTURA NELL’ECONOMIA E AUMENTO DI INFRASTRUTTURAZIONE/URBANIZZAZIONE, COMPETIZIONE NELL'USO DEL SUOLO
OS1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l’Unione per migliorare la sicurezza alimentare
Quadrante item Riferimento CCI
MINACCE M1.6 NUOVI SOGGETTI (AD ES. GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO) CHE SPECULANO SULLE MATERIE PRIME AGRICOLE
PSR 2014-20