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COMMISSIONE EUROPEA Ufficio Scolastico Regionale Rappresentanze in Italia per l’Emilia-Romagna 1 Pace, diritti e democrazia attraverso il dialogo ed il dibattito Care ragazze, cari ragazzi, lo scorso 9 maggio 2005, in occasione della Festa dell’Europa, organizzata dal Parlamento regionale dell’Emilia-Romagna, dalle Rappresentanze in Italia della Commissione europea, dall’Ufficio scolastico regionale e dal Comune di Rimini, studenti ed insegnanti di 21 paesi si sono dati appuntamento a Rimini dove hanno partecipato ad un forum della gioventù europea. Per quattro giorni, dal 6 al 9 maggio, circa 700 ragazzi, in una cornice multicolore, hanno animato una straordinaria manifestazione dedicata al valore dell’integrazione e della cittadinanza europea. Lo scopo dell’iniziativa è stato quello di mettere a confronto realtà e sensibilità diverse per discutere con i giovani e tra i giovani del futuro dell’Europa, delle sue prospettive e delle sue implicazioni all’indomani del più grande allargamento dell’Unione. Le loro riflessioni, maturate in più gruppi di lavoro, hanno trovato una sintesi in un documento conclusivo , discusso ed approvato dai rappresentanti di ciascuna delegazione e presentato all’assemblea plenaria del 9 maggio alla presenza di molte autorità e dei rappresentanti delle Ambasciate in Italia dei paesi che hanno aderito all’iniziativa. Le indicazioni e le proposte contenute in questo documento rappresentano un punto di partenza importante per la Festa dell’Europa 2006 che si terrà a Riccione e alla quale parteciperanno rappresentanze di 30 paesi diversi. Anche quest’anno, infatti, la Festa del 9 maggio sarà un’occasione per discutere sull’Europa e coinvolgere i cittadini in un ampio dibattito sull’Unione europea, le sue finalità, il suo futuro e i compiti che dovrebbe svolgere. In particolare, la festa del 9 maggio a Riccione che le Rappresentanze della Commissione europea in Italia, l’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, l’Ufficio scolastico regionale, il Comune di Riccione, le autorità locali, la rete Europe Direct e i punti Europa che svolgono attività di informazione in Emilia-Romagna sull’Unione europea stanno organizzando, darà anche a voi giovani cittadini europei l’opportunità di partecipare attivamente al processo decisionale dell’Unione europea. Abbiamo, infatti, immaginato per voi un percorso di approfondimento che consentirà di far sentire la vostra voce e

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COMMISSIONE EUROPEA Ufficio Scolastico Regionale

Rappresentanze in Italia per l’Emilia-Romagna

1

Pace, diritti e democrazia attraverso il dialogo ed il dibattito Care ragazze, cari ragazzi,

lo scorso 9 maggio 2005, in occasione della Festa dell’Europa, organizzata dal

Parlamento regionale dell’Emilia-Romagna, dalle Rappresentanze in Italia della

Commissione europea, dall’Ufficio scolastico regionale e dal Comune di Rimini, studenti

ed insegnanti di 21 paesi si sono dati appuntamento a Rimini dove hanno partecipato ad

un forum della gioventù europea.

Per quattro giorni, dal 6 al 9 maggio, circa 700 ragazzi, in una cornice multicolore, hanno

animato una straordinaria manifestazione dedicata al valore dell’integrazione e della

cittadinanza europea.

Lo scopo dell’iniziativa è stato quello di mettere a confronto realtà e sensibilità diverse per

discutere con i giovani e tra i giovani del futuro dell’Europa, delle sue prospettive e delle

sue implicazioni all’indomani del più grande allargamento dell’Unione.

Le loro riflessioni, maturate in più gruppi di lavoro, hanno trovato una sintesi in un

documento conclusivo, discusso ed approvato dai rappresentanti di ciascuna delegazione

e presentato all’assemblea plenaria del 9 maggio alla presenza di molte autorità e dei

rappresentanti delle Ambasciate in Italia dei paesi che hanno aderito all’iniziativa. Le

indicazioni e le proposte contenute in questo documento rappresentano un punto di

partenza importante per la Festa dell’Europa 2006 che si terrà a Riccione e alla quale

parteciperanno rappresentanze di 30 paesi diversi.

Anche quest’anno, infatti, la Festa del 9 maggio sarà un’occasione per discutere

sull’Europa e coinvolgere i cittadini in un ampio dibattito sull’Unione europea, le sue

finalità, il suo futuro e i compiti che dovrebbe svolgere.

In particolare, la festa del 9 maggio a Riccione che le Rappresentanze della Commissione

europea in Italia, l’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, l’Ufficio scolastico

regionale, il Comune di Riccione, le autorità locali, la rete Europe Direct e i punti Europa

che svolgono attività di informazione in Emilia-Romagna sull’Unione europea stanno

organizzando, darà anche a voi giovani cittadini europei l’opportunità di partecipare

attivamente al processo decisionale dell’Unione europea. Abbiamo, infatti, immaginato per

voi un percorso di approfondimento che consentirà di far sentire la vostra voce e

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presentare alle istituzioni comunitarie le vostre proposte sull’Europa l’8 maggio 2006 a

Riccione.

Il percorso, che abbiamo delineato di seguito, richiede da parte vostra partecipazione

attiva, fantasia ed apertura mentale. Sarete impegnati a lavorare prima a distanza con

studenti europei a voi gemellati e, una volta riuniti in Italia, a stretto contatto con loro:

ricordate che il rispetto delle opinioni altrui è il principio che vi deve guidare lungo la

strada.

In bocca al lupo e buon lavoro!

Percorso di approfondimento per le classi gemellate che partecipano alla festa dell’Europa a Riccione dal 6 al 9 maggio 2006

Il percorso di approfondimento proposto nasce da un’idea dei centri Europe Direct della

Regione Emilia-Romagna (Modena, Ravenna, Reggio Emilia) ed è stato sviluppato ed

approvato da tutti i soggetti coinvolti.

I. Nel proprio paese, prima della festa dell’Europa

La vostra classe è gemellata con una classe di un altro paese europeo ed insieme dovrete

lavorare ad un progetto comune, che consiste :

1ª tappa: insieme ai vostri “gemelli” decidete un tema da approfondire a scelta tra:

1. cittadinanza europea

2. diritti fondamentali

3. occupazione

4. crescita dell’economia

5. aiuti umanitari e aiuti allo sviluppo

6. politica estera

7. ambiente

2ª tappa: approfondite in classe il tema scelto, analizzando quali attività svolge l’Unione

europea nell’ambito di questa materia ed evidenziando le conseguenze e gli effetti di tale

politica comunitaria nella realtà nazionale e regionale e, quindi, nella vita dei cittadini.

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3ª tappa: al termine dell’approfondimento, avviate un confronto con la classe gemella:

avete raggiunto le stesse conclusioni? Riscontrate più differenze o analogie? Vi sentireste

di sfidare l’altra classe in una gara di domande sul tema che avete scelto? Se avete uno

spirito competitivo, potreste stabilire insieme delle regole per calcolare il punteggio e

giocare a migliorare le vostre conoscenze!

4ª tappa: insieme, riflettete su proposte concrete che l’Unione europea dovrebbe

adottare, nella materia oggetto del vostro approfondimento, per rendere l’Europa un posto

migliore in cui vivere.

5ª tappa: decidete la forma con cui presentare la vostra proposta, a scelta tra: - una lettera

- una poesia

- una canzone

- uno slogan

- uno spot promozionale

- una presentazione video

- un sito Internet

6ª tappa: oltre alla proposta, dovrete eleggere insieme ai vostri gemelli un ideale

ambasciatore dell’Europa scelto tra le celebrità della musica o della letteratura o dello

sport o del cinema, tenendo presente che la vostra scelta sarà motivata da ragioni

“europee” ed essere orientata obbligatoriamente verso un cittadino dell’Unione europea.

II. A Riccione 7, 8 e 9 maggio 2006

Una volta riuniti tutti insieme a Riccione, i rappresentanti della vostra classe e della classe

gemella, che avete già conosciuto nelle vostre città, e gli altri ragazzi della Regione e di

tutti i paesi membri dell’Unione europea, avrete finalmente l’opportunità di presentare il

lavoro svolto durante le settimane che hanno preceduto questo momento.

Domenica 7 maggio, la mattina, presso la sala del Consiglio comunale uno studente per

ogni rappresentanza parteciperà ad un incontro per definire, sulla base del lavoro svolto e

delle problematiche emerse, un documento finale che sarà presentato nella giornata

conclusiva del 9 maggio. Contemporaneamente, negli alberghi che ospiteranno i gruppi,

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saranno organizzati dei momenti di incontro tra le classi gemelle per mettere a punto le

proposte da presentare nel pomeriggio dell’8.

Lunedì 8 maggio, invece, sarà la giornata dedicata all’ascolto delle vostre proposte.

I rappresentanti della vostra classe, e dei vostri gemelli, avranno a disposizione 3 minuti di

tempo (rigorosamente 3 minuti!) per presentare sia la proposta che il candidato

ambasciatore ad un’assemblea composta dai rappresentanti delle istituzioni comunitarie e

nazionali e dagli altri ragazzi.

Quando tutte le classi gemellate avranno presentato la loro idea, sarete chiamati:

- a dare un voto per la miglior proposta in assoluto, un voto per la miglior forma

comunicativa ed, infine, un voto per la proposta più innovativa.

- a votare il personaggio che, tra quelli presentati, secondo voi potrebbe diventare

un degno ambasciatore dell’Europa

III. Gli strumenti a disposizione per dialogare

Per dialogare con la classe gemella, l’Unione europea mette a vostra disposizione una

serie di strumenti molto utili:

1. Il programma eTWINNING:

eTwinning è un’iniziativa del programma di eLearning dell'Unione Europea che

promuove l'uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) nelle

scuole europee. Gli insegnanti e gli studenti possono usare Internet per collaborare

al di là dei confini. Cooperano, scambiano informazioni e condividono materiale

didattico.

Chi può partecipare?

- Insegnanti di ogni materia, dirigenti scolastici, bibliotecari e altro personale

scolastico;

- Scuole di tutta l'Unione Europea, Norvegia e Islanda,

- Scuole di primo e secondo grado (fascia d'età indicativa: da 3 a 19 anni).

Cosa si può fare nell'ambito di eTwinning?

Non ci sono richieste specifiche per quanto riguarda gli scopi, la durata o l'obiettivo

delle attività, fatta eccezione per la rilevanza pedagogica del progetto per la scuola

e gli studenti, e l'uso delle tecnologie della comunicazione e dell'informazione.

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I progetti possono assumere diverse forme, per esempio:

- Un progetto breve, della durata di una settimana, nel quale porre l'accento su

una parte specifica del curriculum scolastico,

- Un progetto di durata trimestrale, nel quale imparare come costruire un sito

Web condiviso e come presentare le informazioni in una lingua straniera,

- Un progetto della durata di un intero anno scolastico sulla storia europea, la

matematica o l'arte, che venga integrato all'interno del curriculum scolastico

e possa persino entrare a far parte degli esami finali,.

Quali strumenti mette a disposizione eTwinning?

- Twin space: è il forum per la comunicazione nell’ambito dei partenariati

elettronici

- Blogging: è il diario personale per descrivere le attività svolte e i progressi

del progetto.

- Msn Messanger: per scambiarsi idee, proposte o avere suggerimenti in

tempo reale.

2. L’iniziativa PRIMAVERA DELL’EUROPA

La Primavera dell'Europa è un progetto annuale rivolto ai cittadini sui temi della

democrazia e della cittadinanza ed è per i giovani un’importante occasione in cui

approfondire e far sentire la propria voce sulle questioni europee. La Primavera

dell'Europa 2006 si svolgerà il 21 marzo 2006 e il 9 maggio 2006: le scuole hanno

accesso a tutti gli strumenti, attività e servizi del progetto per organizzare gli eventi

in una di queste date o in entrambe.

Alle scuole viene dato tutto il supporto istituzionale, pedagogico e tecnologico

necessario per realizzare le attività e i progetti sulle questioni europee. La

Primavera dell’Europa 2006 dà a tutte le scuole della UE che ne prendono parte e

ai paesi candidati la possibilità di esprimere opinioni e riflessioni, ma è anche

l’occasione per accrescere la consapevolezza su come i giovani cittadini europei

possano unirsi alle istituzioni per migliorare il dialogo e la conoscenza degli sviluppi

democratici in Europa.

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DOCUMENTO CONCLUSIVO

1° Congresso di Rimini dei Giovani Europei

(Rimini, 6-9 maggio 2005) Il presente documento è il risultato della collaborazione di numerose delegazioni e a esso abbiamo dedicato tutte le nostre energie. Si è trattato di un’esperienza straordinaria che ha consentito a molti giovani provenienti da tutta Europa di scambiarsi idee, proposte ed emozioni sul futuro del nostro continente. L’Europa è un progetto di primaria importanza che ha avuto inizio immediatamente dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e che ha raggiunto oggi una fase cruciale. Fra i temi che sono stati discussi vi sono la Costituzione Europea, l'Allargamento, la Cittadinanza Europea, la Politica di Sicurezza ed Estera Europea, il ruolo dell’UE nel mondo e l'Economia Europea. I dibattiti sui temi di maggiore rilevanza restano ancora aperti. Si tratta di argomenti che ci riguardano intimamente e che hanno un’influenza sul nostro futuro, sulle nostre prospettive di studio e di lavoro e, pertanto, sulle nostre vite. La creazione di un’Europa unita è un tema di fondamentale importanza, in particolare dopo che siamo stati testimoni del più vasto allargamento della nostra storia. Cittadini e nazioni che fino a ieri erano stati divisi, condividono ora un destino comune basato sugli stessi valori di libertà e democrazia. Osservando il lungo cammino percorso dall’Europa verso l'unificazione, è possibile notare quanti passi avanti siano stati fatti e quante sfide, un tempo considerate impossibili, siano state vinte. Il semplice fatto di essere qui riuniti oggi, a Rimini, in questo teatro, con centinaia di giovani provenienti dai 25 stati membri è già un risultato storico. Oggi rappresentiamo la nuova Unione Europea, nata il 1° maggio 2004; un’Europa che si sta impossessando nuovamente della sua storia, della sua cultura e della sua identità. Il cammino tuttavia è ancora lungo, incerto e irto di ostacoli. Molto è già stato fatto, ma davanti a noi numerosi problemi restano in attesa di una soluzione. L’Europa non ha ancora ottenuto la piena fiducia da parte di tutti i cittadini. Sarà quindi necessario trovare un modo per fare fronte alle numerose sfide che ci aspettano, proponendo risposte concrete attraverso azioni e politiche che siano al contempo chiare ed efficaci. L’Europa ha bisogno della passione, dell’entusiasmo e delle idee dei giovani per creare le migliori condizioni affinché questi ultimi possano essere direttamente coinvolti. Le sono necessarie proprio le idee che sono state raccolte oggi in questo documento. Se l'Europa avesse un volto, come sarebbe? Avrebbe grandi orecchie per ascoltare i problemi di tutti i suoi cittadini, le loro ansie e preoccupazioni e il loro profondo timore di perdere sovranità nazionale e la propria identità culturale. Avrebbe grandi occhi per vedere le diversità fra i propri cittadini per quanto riguarda lingua, tradizioni, cultura e stili di vita. Ma soprattutto avrebbe una bocca, un’unica bocca per tutti per far fronte e risolvere tutti questi timori utilizzando una sola voce e per sostenere un’Europa unita in grado di tutelare le necessità di tutti i suoi cittadini. Solo in questo modo 25 stati membri e 450 milioni di cittadini avrebbero una voce autorevole in questo mondo; una voce che potrebbe fare la differenza.

La Costituzione Europea Per la prima volta nella storia dell'Integrazione Europea vi è la concreta possibilità di ottenere un'unica Costituzione per l'Europa. Vorremmo esprimere il nostro sostegno a questa Costituzione. Se venisse

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Rappresentanze in Italia per l’Emilia-Romagna

ratificata da tutti gli stati membri, l'Europa diverrebbe un soggetto politico più forte e meglio definito. Il testo è un manifesto a favore della pace e una garanzia per i valori sui quali si basa l'integrazione europea; i medesimi valori che sono centrali nella Dichiarazione di Schuman che celebriamo oggi. Siamo consapevoli che i cittadini europei hanno opinioni diverse in merito alla Costituzione e condividiamo inoltre alcuni dei loro dubbi e delle loro critiche. Vogliamo però rispondere a queste ultime sottolineando che la presente Costituzione è solo un primo passo ed è aperta a futuri miglioramenti. Ammettiamo inoltre che c'è stata e continua a esserci una certa mancanza di informazione in merito ai contenuti del testo. Non si tratta tuttavia solo di una responsabilità delle istituzioni nazionali ed europee; è infatti un dovere dei singoli cittadini utilizzare le numerose fonti di informazione disponibili. Oggi corriamo il rischio che prevalgano i sentimenti negativi e che il 29 maggio la Francia bocci la Costituzione Europea. Vorremmo pertanto fare un appello ai nostri amici francesi: “Non lasciate che la paura abbia la meglio sulla speranza e continuate a essere protagonisti dell'integrazione europea seguendo l'esempio di Schuman". Nel futuro vorremmo un’Europa ancora più integrata, basata sul modello dello Stato Federale, l’unico che possa mantenere l’Europa “unita nella diversità”. Non vogliamo tuttavia copiare gli Stati Uniti: le culture e le storie degli Stati Europei sono troppo diverse e devono essere preservate.

L’allargamento Il recente allargamento è stato un’opportunità unica per i nuovi paesi membri e per l’Europa intera. Per molti di noi ha significato una diffusione senza precedenti di pace, stabilità e benessere. Molti dei nostri paesi hanno ricevuto fondi per migliorare le infrastrutture, creare posti di lavoro e aumentare la qualità della vita di noi cittadini. Anche la nostra vita quotidiana è cambiata. I nostri amici dell’Estonia ci hanno raccontato un’interessante esperienza in merito. Durante un viaggio in Ungheria, il 30 aprile 2004, hanno perso diverso tempo aspettando di superare i controlli di frontiera. Sulla strada del ritorno, il 2 maggio, dopo essere entrati a far parte della famiglia europea, hanno trovato le frontiere aperte e non hanno più dovuto attendere. Molti dei nostri paesi, un tempo emarginati, hanno gradualmente conquistato un nuovo ruolo sulla scena mondiale. Al contempo, a causa dell’allargamento, ci siamo trovati davanti anche a nuove sfide. I confini dell’Europa si sono spostati, spesso verso aree critiche del mondo. Tutto ciò ha reso più evidente la necessità di una politica comune per l'immigrazione e il controllo delle frontiere. Per quanto concerne l’economia, l’allargamento ha provocato profondi cambiamenti in molti dei nostri sistemi nazionali. Alcuni sono stati positivi, altri negativi. Saranno necessarie numerose modifiche per ridurre le enormi differenze nella qualità di vita dei cittadini. La possibilità di circolare liberamente in tutta Europa, inoltre, presenta alcuni svantaggi. Uno di questi è il processo conosciuto come la “fuga dei cervelli” o "brain-draining"; gli studenti migliori lasciano i loro paesi di origine perché all'estero hanno maggiori possibilità di migliorare la propria vita. Siamo tuttavia convinti che non si debba incolpare l'Europa per tutto. Molti problemi devono essere risolti a livello nazionale o locale. Per quanto riguarda gli allargamenti futuri, riteniamo che prima di fare ulteriori passi avanti in questa direzione, l'Europa dovrebbe dedicarsi a consolidare la propria economia e le proprie istituzioni.

La Cittadinanza Europea La cittadinanza europea rappresenta un nuovo modello di cittadinanza aperta, non basata su un’identità nazionale, ma su valori condivisi. Un modello che dovrebbe essere proposto al resto del mondo. L'espressione più alta della nostra cittadinanza comunitaria è il diritto di voto per il Parlamento Europeo, un atto di democrazia condivisa da tutti gli europei. In questi giorni, discutendo con giovani provenienti da tutta Europa, abbiamo potuto constatare come per i giovani il nostro continente sia già unito. Vi è tuttavia una diversa percezione del modo in cui apparteniamo all’Europa fra nuovi e vecchi stati membri. Sono necessari nuovi strumenti per tentare di ridurre questo divario.

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Chiediamo una maggiore armonizzazione dei modelli educativi e un riconoscimento comune dei titoli di studio. Proponiamo che l'inglese diventi una seconda lingua madre per tutte le future generazioni di europei. Riconosciamo i vantaggi del programma Erasmus e dei numerosi progetti già a disposizione degli studenti europei. Sentiamo tuttavia il bisogno di nuovi progetti in grado di coinvolgere tutti i cittadini europei a prescindere dal livello culturale o dalla condizione sociale.

Politica di sicurezza ed estera e ruolo dell’UE nel mondo L’Europa deve essere un modello per il resto del mondo ed è nostro compito pertanto trovare nuovi modi per esportare i suoi valori al di là delle frontiere europee. La vera sfida è raggiungere tale obbiettivo con mezzi pacifici e non con le armi, come sembrano ritenere alcuni al giorno d’oggi. La crisi in Iraq ha ulteriormente sottolineato i limiti della Politica di Sicurezza ed Estera Comune europea. A causa delle sue divisioni, l'Europa non è stata in grado di svolgere un ruolo significativo e di controbilanciare la strategia americana. In futuro sarà imprescindibile evitare che ciò si ripeta. L’Europa deve parlare al mondo con un’unica voce. Dato che è impossibile che tutti i paesi possano concordare su un’unica politica estera, la posizione dell'UE dovrà essere decisa dalla maggioranza, la quale potrà essere qualificata (ovvero il 75% degli Stati e dei cittadini). La presenza di conflitti in prossimità dei confini dell’UE dovrebbe spingerci ad assumere un ruolo più attivo in aree come il Medio Oriente. L’Europa è un progetto di pace. Vorremmo pertanto che nella Costituzione Europea venisse recepito l’articolo 11 della Costituzione italiana il quale sancisce il rifiuto della guerra come mezzo per risolvere le controversie. Per poter parlare con un’unica voce al resto del mondo, vorremmo che vi fosse un solo rappresentante dell’UE accreditato presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Tale incarico potrebbe essere svolto dal nuovo Ministro per gli Affari Esteri previsto dalla Costituzione. Per quanto concerne le forze armate, riteniamo che l’Europa non sia ancora pronta per avere un unico esercito europeo. Vorremmo soprattutto preservare la neutralità di alcuni stati membri. È tuttavia nostro desiderio costruire una forza di peace-keeping comune composta dai migliori esperti nazionali del settore. Tale forza dovrebbe essere accompagnata da un contingente della protezione civile comune che possa essere utilizzato in caso di catastrofi naturali quali il maremoto che ha recentemente provocato numerose vittime nel sud-est asiatico.

L’Economia Europea Per quanto concerne il settore economico, desidereremmo un'Europa che sia in grado di tutelare il proprio modello sociale unico, estendendo gli standard minimi di previdenza entro tutti i suoi confini. Il diritto al lavoro, incluso per la prima volta nella Costituzione, dovrebbe essere attivamente promosso dalla Commissione Europea. Crediamo nell'importanza dello sviluppo sostenibile così come sancito dalla Costituzione. Al fine di raggiungere tale obiettivo, l’Europa dovrebbe introdurre imposte ecologiche e diventare leader mondiale nello sviluppo di energie alternative così da ridurre la nostra dipendenza dal petrolio. Dobbiamo aiutare i paesi più poveri del mondo diminuendo i dazi doganali sulle merci e cancellando il loro debito. Queste giornate di Rimini ci hanno profondamente arricchito e sono state inoltre un’opportunità straordinaria dal punto di vista sia accademico sia personale. Desideriamo pertanto ringraziare i nostri ospiti e coloro che hanno cooperato alla realizzazione di un incontro tanto importante fra i giovani europei in occasione della Giornata dell’Europa. Desideriamo che gli organizzatori sappiano che siamo rimasti talmente soddisfatti che vorremmo già prenotare un posto per l'anno prossimo. Ciao ciao Emilia Romagna A presto Rimini Ci vediamo nel 2006

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Approfondimento 1: CITTADINANZA EUROPEA

La cittadinanza dell'Unione è subordinata alla cittadinanza di uno Stato membro. È quindi considerato cittadino dell'Unione chiunque abbia la cittadinanza di uno Stato membro; il concetto di cittadinanza dell'Unione non sostituisce ma si aggiunge a quello di cittadinanza nazionale.

Oltre ai diritti e doveri previsti dal trattato istitutivo della Comunità europea, la cittadinanza dell'Unione comporta quattro diritti specifici:

1. diritto di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio dell'Unione:

Ogni cittadino UE ha il diritto di entrare in qualsiasi paese dell’Unione senza dover espletare particolari formalità. Basta essere in possesso di un passaporto o di una carta d’identità in corso di validità. Le autorità potranno controllare la validità del documento, ma non potranno fare domande sugli scopi e sulla durata del viaggio. Il diritto di viaggiare può essere limitato solo per motivi di ordine pubblico, sicurezza pubblica o sanità pubblica. I familiari possono seguire il cittadino europeo, qualunque sia la loro nazionalità. Chi non è cittadino dell’Unione potrebbe avere bisogno di un visto, a seconda della sua nazionalità. Di norma, nel cosiddetto «spazio Schengen» non vi sono controlli di identità alle frontiere interne. Lo spazio Schengen comprende i seguenti paesi: Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna e Svezia. Se durante un viaggio all’interno dell’UE un cittadino europeo si ammala improvvisamente o ha un incidente in un altro paese dell’Unione, ha diritto, insieme alla famiglia, all’assistenza sanitaria immediata in loco. Per far valere questo diritto si deve presentare la tessera di assicurazione sanitaria europea, che può essere rilasciata nel proprio paese prima della partenza. Ciò vale solo per i viaggi di breve durata. Se si acquistano beni e servizi per uso personale in un altro paese UE, si è soggetti alle stesse norme fiscali applicabili ai cittadini di quel paese e si possono portare a casa i beni acquistati. Attenzione però: ciò non vale per l’acquisto di automobili nuove. Per quanto riguarda i manufatti del tabacco e gli alcolici, in talune circostanze potrà essere chiesta la prova del fatto che i beni sono destinati ad uso personale.

! Ogni cittadino UE ha il diritto di studiare in un altro paese europeo. L’università o l’istituto nel paese UE in cui si desidera studiare deve accettare il cittadino UE alle stesse condizioni dei cittadini di tale paese e non può chiedere di pagare tasse scolastiche più elevate. Informazioni sulle possibilità di istruzione e formazione disponibili in tutta Europa sul sito web PLOTEUSCentinaia di migliaia di studenti e di ricercatori hanno già scoperto i vantaggi di un lungo periodo passato all’estero per motivi di studio grazie ai più popolari programmi UE:

- Leonardo da Vinci: collocamento e scambi nel settore della formazione professionale.

- Socrates: mira a sviluppare la dimensione europea dell’istruzione durante tutta la vita

mediante i seguenti programmi specifici:

Erasmus, per studenti e docenti universitari;

Comenius, per allievi e insegnanti di scuola;

Lingua, per insegnanti di lingue;

Grundtvig, corsi per adulti ed altre strade all’istruzione.

Minerva, tecnologie dell’informazione e della comunicazione nel settore

dell’istruzione.

- Gioventù: scambi che permettono ai giovani di sperimentare altre situazioni socioculturali.

- Il servizio volontario europeo (SVE) dà ai giovani l’opportunità di risiedere in un altro paese

per un periodo massimo di un anno e di partecipare a progetti locali come volontari.

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Rappresentanze in Italia per l’Emilia-Romagna

1

Ogni cittadino UE ha il diritto di risiedere e stabilirsi in qualsiasi paese dell’UE. Questo diritto fondamentale vale anche per i familiari. Qualora non fossero cittadini UE, il paese interessato può richiedere un visto d’ingresso. Per periodi inferiori a tre mesi: è sufficiente una carta d’identità o un passaporto in corso di validità. Per periodi superiori a tre mesi: un cittadino UE ha il diritto di stabilirsi in un altro paese UE se:

- è un lavoratore dipendente o autonomo nel paese ospitante oppure - è iscritto presso un istituto d’istruzione pubblico o privato per seguire un corso di studi o di

formazione professionale oppure - ha risorse sufficienti per sé e per i suoi familiari e ha un’assicurazione sanitaria completa nel

paese ospitante.

Un cittadino europeo ha il diritto di lavorare e di andare in pensione in qualsiasi paese UE. Ha il diritto di ricevere il medesimo trattamento di qualsiasi cittadino di quel paese e non gli si può chiedere di soddisfare alcuna condizione supplementare.Può rispondere a qualsiasi offerta di lavoro pubblicata in qualsiasi paese dell’UE (esclusi alcuni posti nella pubblica amministrazione).Attenzione: durante un periodo transitorio della durata massima di 7 anni, i lavoratori provenienti da alcuni degli Stati che hanno recentemente aderito all’UE potrebbero vedersi imporre restrizioni all’accesso ai mercati del lavoro dei vecchi Stati membri (UE-15), mentre i lavoratori UE-15 potrebbero vedersi imporre restrizioni analoghe in alcuni dei nuovi Stati membri. Inoltre, esistono restrizioni al diritto dei cittadini dei nuovi paesi UE a fruire dei sussidi di disoccupazione in un paese UE diverso dal proprio.

2. diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali e a quelle del Parlamento europeo, nello Stato in cui si risiede; I cittadini europei possono votare e candidarsi nel paese ospitante alle stesse condizioni dei cittadini di tale paese. Questo diritto riguarda:

- le elezioni comunali (amministrative): attenzione, votando nel paese ospitante non si perde automaticamente il diritto di voto nel paese d’origine;

- le elezioni europee: attenzione, bisogna iscriversi nelle liste elettorali e votando nel paese ospitante si perde automaticamente il diritto di voto nel paese d’origine.

3. tutela diplomatica e consolare da parte delle autorità di qualsiasi Stato membro, allorché lo Stato di cui il soggetto è cittadino non sia rappresentato in un paese terzo. I cittadini europei che si trovano in un paese terzo beneficiano della tutela consolare da parte delle autorità consolari e diplomatiche degli Stati membro, nel caso in cui

- sia assente, sul territorio del paese terzo una rappresentanza del proprio paese; - siano in grado di dimostrare la propria cittadinanza con il passaporto, o altro documento

L’autorità diplomatica o consolare di un paese membro accorda la protezione consolare ad un cittadino europeo alle stesse condizioni dei cittadini di tale paese. La protezione copre obbligatoriamente l’assistenza: in caso di decesso, di malattia o incidente grave, in caso di arresto o detenzione, alle vittime di violenza; ed il rimpatrio dei cittadini in difficoltà.

4. diritto di petizione al Parlamento e di ricorso al mediatore europeo.

Si ha il diritto di presentare una petizione al Parlamento Europeo su aspetti legati all'attività comunitaria e che toccano direttamente l'interessato. Le petizioni sono un mezzo prezioso per premere sugli interessati. Non occorre compilare particolari moduli: le petizioni vanno redatte in una delle 20 lingue ufficiali dell'UE e devono contenere le seguenti informazioni: nome, nazionalità, indirizzo e occupazione, chiara descrizione dei fatti, riferimenti all'attività dell'UE, motivi della petizione, eventuale documentazione pertinente e firma. Le petizioni vanno inviate direttamente a: Il Presidente del Parlamento Europeo L- 2929 Luxembourg

Si può ugualmente fare ricorso al Mediatore europeo che è autorizzato a svolgere indagini sull'amministrazione comunitaria e sulle sue relazioni con i cittadini e le imprese. Può accogliere reclami sulla cattiva gestione della Commissione e delle altre Istituzioni UE.

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Se il Mediatore trova conferma di una cattiva gestione da parte di un'istituzione UE, cerca, nella misura del possibile, di trovare una soluzione reciprocamente accettabile. Se necessario, può dare consigli su come risolvere il caso. A meno che l'istituzione non metta in pratica le raccomandazioni nel giro di tre mesi o trovi un'altra soluzione soddisfacente per porre fine alla cattiva gestione, il Mediatore invierà al Parlamento Europeo una speciale relazione. Si può scrivere al Mediatore in una delle 20 lingue ufficiali dell'Unione, precisando chiaramente le proprie generalità, l'istituzione o l'ente dell'UE contro cui si reclama e i motivi del reclamo. Esiste anche un modulo standard che aiuta a redigere il reclamo. Indirizzo del Mediatore europeo: 1, Avenue du Président Robert Schuman, B.P. 403, F- 67001 Strasbourg Cedex, FRANCE Tel: 33-3-88.17.23.13 fax: 33-3-88.17.90.62

Link utili:

La tua Europa – Informazioni per i cittadini

La libera circolazione dei cittadini da e verso i nuovi Stati membri – Guida pratica

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Approfondimento 2: DIRITTI FONDAMENTALI

Dalle pagine Attività dell’Unione europea I diritti umani, la democrazia e il principio dello stato di diritto sono valori fondamentali dell’Unione europea. Il rispetto dei diritti umani è un prerequisito per i paesi che intendono aderire all’Unione europea e una condizione indispensabile anche per i paesi che hanno concluso con essa accordi commerciali o di altro genere. L’Unione europea considera i diritti umani universali e indivisibili. Tali valori già saldamente radicati nel suo trattato istitutivo sono stati rafforzati grazie all’adozione di una Carta dei diritti fondamentali. La politica dell’Unione europea in materia di diritti umani è incentrata sui diritti civili, politici, economici, sociali e culturali Essa è pertanto impegnata a promuovere e difendere attivamente tali diritti, sia all’interno dei suoi confini, sia nelle sue relazioni con i paesi terzi. Al tempo stesso, l'UE intende rispettare gli ampi poteri di cui dispongono i governi nazionali dei suoi Stati membri in questo settore. Inoltre, la sua attività è volta a promuovere i diritti delle donne e dei bambini, nonché quelli delle minoranze e degli sfollati.

La situazione interna come punto di partenza Nonostante l’Unione europea faccia registrare una situazione nel complesso positiva sotto il profilo del rispetto dei diritti umani, essa non intende restare inattiva. Il suo interesse si rivolge in particolare al rispetto dei diritti umani nei confronti dei richiedenti asilo e degli immigrati e si concretizza nell’impegno a combattere il razzismo, la xenofobia ed altri tipi di discriminazioni nei confronti delle minoranze. L’Unione europea vanta una lunga tradizione di accoglienza delle persone provenienti da altri paesi alla ricerca di un lavoro o in fuga a causa della guerra o delle persecuzioni. L’UE ha già definito i diritti dei cinque milioni di lavoratori immigrati provenienti da paesi terzi che risiedono legalmente nell’Unione europea, incluso il diritto dei membri della famiglia di raggiungerli. In passato, tali diritti non erano sempre applicati nello stesso modo da parte di tutti gli Stati membri Sono stati compiuti numerosi passi avanti verso l'introduzione di un regime europeo comune in materia di asilo che preveda un insieme di procedure per la concessione e la revoca dello status di rifugiati e per la definizione delle condizioni di accoglienza per i richiedenti asilo. Inoltre, è stato istituito un Fondo europeo per i rifugiati con l’obiettivo di sostenere le azioni in materia di accoglienza, integrazione e rimpatrio volontario dei rifugiati. L’UE ha inoltre adottato misure per fornire una protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati, come avvenuto durante il conflitto nei Balcani negli anni Novanta. Queste disposizioni, che sono entrate in vigore dopo la guerra del Kosovo del 1999, assicurano agli sfollati una protezione per un massimo di tre anni, fornendo loro un titolo di soggiorno e un permesso di lavoro e offrendo loro alloggio, accesso ai servizi dell'assistenza sociale e sanitaria e un’istruzione per i loro figli. Gli sfollati possono inoltre presentare formalmente domanda di asilo. La lotta alla discriminazione Nel quadro del suo programma comunitario d’azione per la lotta contro la discriminazione, l’UE finanzia un’ampia gamma di attività destinate a combattere il razzismo e la xenofobia all’interno dei suoi confini, inclusi gli scambi tra autorità nazionali e la creazione di una rete di organizzazioni non governative (ONG) specializzate nei diritti umani. Gli sforzi volti a far cessare la tratta degli esseri umani, in particolare delle donne e dei bambini, sono diventati una delle priorità dell’Unione europea. I vecchi e i nuovi Stati membri, così come i paesi candidati, stanno collaborando al fine di aiutare le vittime e di organizzare campagne di prevenzione. L’Unione europea ha lanciato una serie di programmi transfrontalieri per combattere la tratta degli esseri umani e lo sfruttamento sessuale dei bambini. Attualmente essa finanzia tali progetti nell’ambito del programma quadro AGIS per la cooperazione tra autorità giudiziarie, di polizia e operatori del diritto nei diversi paesi dell’UE. Il programma Agis copre il periodo 2003-2007.

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Una forza globale per i diritti umani

L’UE ha gradualmente fatto dei diritti umani una questione di primo piano nelle sue relazioni con altri paesi e altre regioni. Dal 1992, tutti gli accordi commerciali o di cooperazione con paesi terzi contengono una clausola, la quale sancisce che i diritti umani sono un elemento essenziale delle relazioni tra le parti. Attualmente esistono più di 120 accordi di questo tipo. Il ruolo centrale dei diritti umani è particolarmente evidente nel caso dell’accordo di Cotonou – l’accordo in materia commerciale e di aiuti che lega l’Unione europea a 78 paesi in via di sviluppo dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico (il gruppo ACP). Il mancato rispetto dei diritti umani da parte di uno di questi paesi può comportare la sospensione delle concessioni commerciali e la riduzione dei programmi di aiuto. L’Unione europea ritiene che la riduzione della povertà, il principale obiettivo della sua politica di sviluppo oltremare, sarà possibile solo nell’ambito di una struttura democratica. Disposizioni simili esistono negli altri programmi di aiuto dell’UE, inclusi quelli riguardanti:

• i paesi candidati dell’Europa orientale e dei Balcani,

la Russia e le repubbliche del Caucaso e dell’Asia centrale,

i suoi vicini nel Mediterraneo meridionale ed orientale.

Il programma dell’UE di assistenza umanitaria di urgenza in tutto il mondo non è di norma soggetto a restrizioni a causa di violazioni dei diritti umani. Gli aiuti erogati in natura, sotto forma di denaro o di assistenza tecnica sono decisi al solo scopo di alleviare la sofferenza umana, sia essa causata da calamità naturali o dalla cattiva amministrazione di regimi oppressivi. Negli ultimi anni, l’UE ha mantenuto aperto un dialogo in materia di diritti umani con paesi come la Russia, la Cina e l’Iran. Ha imposto sanzioni per violazioni dei diritti umani alla Serbia, alla Birmania (Myanmar) e allo Zimbabwe.

Prendere l’iniziativa

Per dare peso alla sua azione a sostegno dei diritti umani in tutto il mondo, l’UE finanzia l’Iniziativa europea per la democrazia e i diritti umani. Istituita nel 1994, essa ha un bilancio annuo di più di 130 milioni di euro. L’iniziativa colloca il rispetto dei diritti umani ed il rafforzamento della democrazia in un contesto a lungo termine e si concentra su quattro settori:

il rafforzamento della democrazia, della buona amministrazione e del rispetto dello stato di diritto (cooperazione con la società civile per promuovere il pluralismo politico, la libera informazione e il buon funzionamento della giustizia);

l’abolizione della pena di morte nei paesi dove è ancora applicata

la lotta alla tortura attraverso misure preventive (come l’addestramento e la formazione delle forze di polizia) e misure penali (come la creazione di tribunali internazionali e penali);

la lotta contro il razzismo e la discriminazione nei confronti delle minoranze e delle popolazioni autoctone assicurando il rispetto dei diritti politici e civili.

Sebbene l’iniziativa non preveda azioni specifiche in materia di parità tra i sessi e di tutela dell’infanzia, tali questioni sono contemplate, quando opportuno, nei suoi progetti. Inoltre, essa sostiene le azioni condotte congiuntamente dall’UE e da altre organizzazioni attive nella difesa dei diritti umani - come le Nazioni Unite, il Comitato internazionale della Croce rossa, il Consiglio d’Europa e l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa.

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Lettura utile: Libertà , sicurezza, giustizia per tutti Serie “L’Europa in movimento”

Link utili:

DG Giustizia, libertà e sicurezza – Commissione europea Parità tra uomini e donneDiritti umani: la dimensione europea - Portale europeo dei giovani Diritti umani. Diritti fondamentali – Parlamento europeo Pace & diritti umani – Assemblea legislativa- Regione Emilia - Romagna UNICEF

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Approfondimento 3: OCCUPAZIONE

Dalle pagine Attività dell’Unione europea

Più lavoro, migliori condizioni e pari opportunità sono le parole chiave della politica per l'occupazione e della politica sociale europee. L'Unione europea intende far sì che tutti siano preparati ai mutamenti di un’economia fondata sulla conoscenza confrontata alle sfide della globalizzazione. Il quadro della sua azione è costituito dall'Agenda sociale, mirante a garantire che tutti i cittadini possano trarre beneficio dalla crescita dell'UE e nel contempo ad assicurare che le politiche attuate a questo fine siano sostenibili dal punto di vista ambientale.L’Agenda sociale europea per il periodo 2005-2010 pone al centro la necessità di garantire a tutti lavoro e pari opportunità, nel quadro dell’obiettivo generale dell’UE, che è quello di costruire un’economia prospera, innovativa, ricca di conoscenze, competitiva e rispettosa dell’ambiente. Un’economia dinamica permette di raggiungere un tenore di vita elevato, di assicurare a tutti nell’intera Unione europea un’occupazione di qualità e di rafforzare la protezione sociale, garantendo anche il futuro dei sistemi pensionistici.

Un obiettivo essenziale è che tutti i cittadini siano inclusi in questo processo. Al centro del modello sociale europeo vi è la volontà di rimediare alle disuguaglianze fondamentali tra le persone. Questo modello non impedisce a chi raggiunge la prosperità grazie ai propri sforzi di beneficiarne, ma vuole offrire un sostegno alle persone in difficoltà, si tratti di difficoltà dovute a malattie o infortuni invalidanti, a calamità naturali, a ristrutturazioni di settori economici o a condizioni di vita che sono d’ostacolo a un’istruzione adeguata e all’uguaglianza nell’accesso al mercato del lavoro.

La strategia europea per l'occupazione Ogni anno il Consiglio europeo stabilisce le priorità comuni e gli obiettivi individuali delle politiche occupazionali degli Stati membri. Le strategie perseguite mirano a creare posti di lavoro, a migliorarne la qualità, ad accrescere la produttività e a valorizzare il lavoro rendendolo economicamente attraente, assicurando nel contempo una rete di sicurezza sociale adeguata. Altri obiettivi sono un migliore equilibrio tra le esigenze dell'attività professionale e quelle della vita privata, un invecchiamento attivo e mezzi per garantire che l’origine etnica, il sesso o le disabilità non limitino le possibilità di trovare un impiego. I piani d’azione nazionali misurano i progressi realizzati.

Il Fondo sociale europeo Per creare posti di lavoro attraenti in una società basata sulla conoscenza e garantire la parità delle opportunità è necessario investire massicciamente nelle risorse umane, così da accrescere il numero delle persone in possesso delle competenze di cui l’economia ha bisogno, migliorare la qualità di tali competenze e la capacità delle persone di adattarsi ai mutamenti. Per il periodo 2000-2006 i finanziamenti del Fondo sociale europeo destinati a programmi volti a sviluppare non solo le capacità professionali, ma anche quelle sociali, che facilitano l’accesso al mercato del lavoro e la creazione di imprese, ammontavano a 60 miliardi di euro. Beneficiano in particolare di questi finanziamenti le zone dell'UE in cui la disoccupazione è elevata o il reddito medio piuttosto basso.

Norme minime per tutti L'UE è da tempo impegnata a garantire su tutto il suo territorio condizioni di lavoro soddisfacenti e a tutelare i diritti dei lavoratori stabilendo norme minime comuni relative alle condizioni di lavoro e alla salute e sicurezza sul luogo di lavoro. L’UE promuove inoltre rapporti di lavoro moderni e il dialogo tra i rappresentanti dei lavoratori ed i datori di lavoro. Buone relazioni di lavoro, oltre che favorire la protezione dei lavoratori, contribuiscono alla competitività. La Commissione europea incoraggia la responsabilità sociale delle imprese promuovendo il concetto secondo cui i problemi sociali ed ambientali devono costituire parte integrante delle strategie aziendali. Le regole comuni dell'UE stabiliscono i criteri di base per la protezione dei lavoratori contro determinati rischi per la salute, come il rumore o l'esposizione a prodotti chimici, la protezione delle donne durante la

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gravidanza e dei lavoratori minorenni. Altre norme sanciscono i diritti fondamentali per quanto riguarda l’orario di lavoro, il congedo parentale, le informazioni che i datori di lavoro sono tenuti a fornire ai lavoratori sulle loro condizioni di lavoro e di assunzione, i licenziamenti collettivi, l’eguaglianza di trattamento per i lavoratori a tempo parziale o a termine e lavoratori in pianta stabile e a tempo pieno. La parità salariale a parità di mansioni e la protezione contro le molestie sessuali sono due tra i principi fondamentali dell’UE. L’UE ha bandito ogni forma di discriminazione basata sul sesso, l’origine razziale od etnica, gli handicap, le tendenze sessuali, l’età, la religione o le convinzioni personali. Ha perciò adottato norme che vietano ogni discriminazione in base al sesso nell’accesso ai beni e ai servizi (con alcune eccezioni per le assicurazioni) e strategie intese a combattere la discriminazione e la xenofobia e ad assicurare il rispetto del principio della parità fra uomini e donne in tutte le politiche dell'Unione.

Mobilità paneuropea per tutti Tra i diritti fondamentali dei cittadini dell'UE c'è quello di poter lavorare ovunque sul territorio dell'Unione (nei limiti previsti dalle disposizioni transitorie applicabili ai paesi che hanno aderito all’UE nel 2004). I Servizi pubblici per l’impiego dello Spazio economico europeo (che comprende, oltre ai paesi membri dell’UE, Islanda, Liechtenstein e Norvegia) e della Svizzera sono collegati tramite un sistema unico, Eures. Le persone in cerca di impiego possono pubblicare il loro curriculum e cercare un lavoro su questo sito. Il diritto di lavorare in un altro paese implica per i cittadini dell'UE il diritto di fruire, con i loro familiari, della maggior parte delle prestazioni sociali. Di questo stesso diritto godono, almeno in parte, i pensionati che si trasferiscono in un altro paese dell’UE e in molti casi i cittadini di altri paesi che si spostano nell’UE. Il diritto all’assistenza sanitaria in tutta l’UE vale anche, nei casi di cure urgenti, per le persone che sono in vacanza in un altro paese. La carta europea di assicurazione sanitaria, introdotta il 1° giugno 2004 e che sarà adottata entro il 2006 da tutti i paesi dell’UE, facilita l’ottenimento dell’assistenza sanitaria. Link utili:

DG Occupazione, affari sociali e pari opportunità – Commissione europea

Commissione per l'occupazione e gli affari sociali – Parlamento europeo

Approfondimento 4: CRESCITA DELL’ECONOMIA

Crescita e occupazione. Lavorare insieme per il futuro dell’Europa

FSE Fondo sociale europeo

EURES Il portale europeo della mobilità professionale

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Approfondimento 4: CRESCITA DELL’ECONOMIA

Le sfide

L’Europa si trova attualmente di fronte a un crocevia storico, costretta ad affrontare sfide interne ed esterne. Da un lato, l’Europa deve affrontare il problema dell’invecchiamento delle popolazioni, un fenomeno che a lungo termine provocherà un notevole restringimento della popolazione in età lavorativa e un aumento della quota di pensionati. Se la diminuzione della quantità di forza lavoro non sarà compensata da aumenti nella produttività del lavoro, entro il 2040 il potenziale di crescita subirà un crollo drammatico fino a circa l’1%, ovvero la metà del livello attuale. Un simile declino nella performance economica, insieme ad un aumento delle spese legate all’anzianità, sottoporrebbe il modello sociale europeo a fortissime pressioni. Dall’altro lato, l’incalzante ritmo della globalizzazione ha esposto l’economia dell’UE ad una crescente concorrenza estera.

Lo spettro di attività che subiscono tale concorrenza si è ampliato, e adesso comprende sia la produzione di beni e servizi ad alta tecnologia che ad alta intensità di lavoro. L'investimento nella ricerca e nello sviluppo nell'UE si è avvicinato alla stagnazione. Se le attuali tendenze si confermeranno, gli investimenti in ricerca e sviluppo si attesteranno al 2,2% del PIL nel 2010, ovvero assai più in basso dell’obiettivo concordato del 3%. Alla luce di tutto questo è necessario prendere importanti decisioni, che determineranno il futuro economico e sociale dell’Europa.

Crescita e occupazione: lavorare insieme per il futuro dell’Europa

Il 2 febbraio 2005 la Commissione ha proposto il rilancio di una strategia di partenariato tra l’Ue e gli Stati membri per assicurare una crescita più stabile e duratura e creare nuovi e migliori posti di lavoro. Da allora le istituzioni dell’Unione europea hanno iniziato a trasformare l’impulso di questa strategia di rilancio in azioni concrete. Questa strategia va inserita anche nel più ampio contesto dell’imperativo dello sviluppo sostenibile, che ci pone di fronte a bisogni da soddisfare senza compromettere le possibilità delle generazioni future di provvedere alle proprie necessità.

Noi possediamo le risorse necessarie per mantenere i nostri elevati standard di vita, ma dobbiamo agire per sbloccarle. L’Europa dovrà investire di più nei propri giovani, nell’istruzione, nella ricerca e nell’innovazione, in modo da dotare la nostra società degli strumenti e delle prospettive necessarie per creare ricchezza e assicurare sicurezza a tutti i cittadini. Apriremo ulteriormente i mercati, ridurremo le pastoie burocratiche e investiremo in moderne infrastrutture in modo che le nostre imprese possano crescere, innovare e creare posti di lavoro. Compiremo i passi necessari perché cresca una forza lavoro ben formata e dotata di spirito imprenditoriale, per fare sì che tutti gli europei possano godere dei benefici di una società ad alto tasso di occupazione, un elevato livello di protezione sociale e un ambiente salutare. Tutte queste misure verranno prese nell'ambito di sane politiche macroeconomiche.

Si dirà che questo obiettivo è fin troppo evidente: sono i passi necessari per conseguirlo che vanno spiegati . Le sfide che attualmente attendono la nostra società risvegliano in alcuni nostri cittadini una sensazione di incertezza e di pessimismo. Sovente i progressi sociali e economici comportano significativi mutamenti nella vita degli individui, con vantaggi ma anche rischi. Dobbiamo prendere sul serio le legittime preoccupazioni dei cittadini; i benefici della nostra nuova strategia per la vita quotidiana dei cittadini devono essere correttamente spiegati.

Stimolare la crescita e creare occupazione: questa è la chiave per liberare le risorse necessarie a realizzare le più vaste ambizioni dell'Unione in campo economico e sociale, e rappresenta un importante fattore per raggiungere i nostri obiettivi ambientali; i recenti dibattiti in seno all’opinione pubblica hanno evidenziato l’immensa importanza di questi obiettivi per i nostri cittadini. Il rilancio di questo ambizioso progetto mira a conseguire entrambi. Alcune delle iniziative politiche necessiteranno di tempo per sortire i loro effetti. Altre sortiranno benefici immediati. In ogni caso vanno affrontati con un forte sentimento di urgenza e responsabilità collettiva. Non vi è tempo da perdere.

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Passare ad una marcia superiore

Il presidente Barroso lo scorso gennaio 2006 ha dichiarato: “(….) La nostra ambizione è chiara: miriamo ad avere università eccellenti, lavoratori dotati di alta istruzione e formazione, sistemi solidi di prestazioni sociali e di pensioni, le industrie più competitive e l’ambiente più pulito. A chi obietta che non è possibile io dico: dieci anni fa chi avrebbe pensato che l’Irlanda sarebbe diventata uno degli Stati più prosperi dell’Unione europea, o che la produttività in Polonia avrebbe superato quella della Corea del Sud? Noi possiamo e dobbiamo andare più oltre sulla strada della crescita e dell’occupazione.”

I quattro settori di azione prioritaria per i quali si chiederà ai leader europei d’impegnarsi a prendere altri provvedimenti (nazionali ed europei) sono:

1. Investire nell’istruzione e nella ricerca

- Gli investimenti nell’istruzione superiore dovranno arrivare nel 2010 al 2% del PIL, rispetto all’attuale 1,28%, e si dovrà provvedere a eliminare gli ostacoli perché le università possano ricevere finanziamenti privati complementari.

- Ogni Stato membro dovrà definire un obiettivo preciso per il totale delle spese in R&S per il 2010.

- Alla R&S si dovrà destinare una più ampia quota (il 25%) degli aiuti di Stato e dei contributi dei fondi strutturali.

- Entro la fine del 2007 dovrebbe divenire una realtà l’Istituto europeo di tecnologia.

- Per migliorare le qualifiche professionali di base di tutti i cittadini, si dovrà dare maggiore priorità, nelle scuole, all’insegnamento della matematica e delle lingue straniere.

2. Eliminare le costrizioni per le PMI e liberare il potenziale imprenditoriale

- Entro il 2007 ogni Stato membro dovrà mettere a disposizione uno “sportello unico” per offrire assistenza ai futuri imprenditori e per consentire alle imprese di effettuare tutte le formalità amministrative in un’unica sede.

- Il tempo necessario, in media, per costituire un’impresa dovrà ridursi della metà entro la fine del 2007 e arrivare poi a una settimana o ancor meno.

- Si dovranno istituire corsi d’imprenditorialità come parte del programma scolastico per tutti gli alunni.

- Ogni Stato membro dovrà predisporre un sistema per misurare adeguatamente gli oneri amministrativi. Da parte sua, la Commissione avvierà un ampio lavoro di rilevazione, per proporre come ridurre i costi derivanti dalle norme UE o dalla loro attuazione a livello nazionale.

- La Commissione abrogherà l’obbligo di notificare determinate categorie di aiuti di Stato d’importo modesto a favore delle PMI.

3. Incrementare la popolazione attiva

- Per accrescere il tasso di occupazione e finanziare le pensioni e l’assistenza sanitaria di una popolazione che sta diventando più vecchia, gli Stati membri dovranno adottare nei confronti del lavoro un’impostazione a durata di vita, provvedendo alle persone di tutte le età il sostegno loro necessario.

- A ogni giovane che non trova lavoro dopo aver lasciato la scuola o l’università si dovrà offrire un posto, un tirocinio o formazione supplementare in un lasso di tempo di sei mesi entro la fine del 2007 e di 100 giorni entro il 2010.

- Si deve far di più per conseguire gli obiettivi nazionali di provvedere infrastrutture non costose e di alta qualità per la custodia dei bambini e per attuare una maggiore parità tra i sessi sul lavoro e promuovere l’equilibrio tra lavoro e vita privata.

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- Si deve consentire di “invecchiare rimanendo attivi”, potenziando la formazione per chi ha più di 45 anni, offrendo incentivi finanziari per prolungare la vita attiva e applicando la formula del lavoro a tempo parziale.

- La Commissione organizzerà un vertice sociale straordinario ed entro la fine del 2007 presenterà una relazione sull’equilibrio tra flessibilità e sicurezza del lavoro (la “flessicurezza”).

4. Garantire l’approvvigionamento efficiente, sicuro e sostenibile dell’energia

Nella relazione, la Commissione s’impegna a spronare l’Europa ad affrontare le sfide costituite dal continuo rincaro dei prezzi del petrolio e del gas e dalla necessità di ridurre drasticamente l’inquinamento, e rivolge ai leader dell’UE un messaggio molto esplicito: l’energia è un problema globale, che richiede una risposta europea. Il che comporta varie esigenze:

- si dovranno coordinare meglio, in Europa, i sistemi di reti elettriche e di gasdotti, regolamentare meglio i mercati dell’energia e potenziare la concorrenza;

- si dovranno prevedere inasprimenti fiscali e altri incentivi per promuovere l’impiego di energia sostenibile e per incrementare la ricerca sull’efficienza energetica, l’energia pulita e le fonti di energia rinnovabili;

- l’Europa deve “parlare a una sola voce” nelle trattative con i fornitori esterni, che ci approvvigioneranno di energia in quantitativi sempre maggiori;

- all’inizio della primavera del 2006 la Commissione pubblicherà un Libro verde, presentando proposte precise.

Link utili: Crescita e occupazione. Lavorare insieme per il futuro dell’Europa

Crescita e occupazione – Rappresentanza in Italia della Commissione europea

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Approfondimento 5: AIUTI UMANITARI E AIUTI ALLO SVILUPPO

AIUTI UMANITARI Dalle pagine Attività dell’Unione europea

Immagini di conflitti e di catastrofi riempiono ogni settimana gli schermi dei nostri televisori e le prime pagine dei nostri giornali. L'Unione europea è al centro di una rete che ha il compito di alleviare le sofferenze umane che ne conseguono. L'obiettivo è quello di far arrivare gli aiuti a chi ne ha bisogno il più presto possibile, senza distinzioni di razza, religione o convinzioni politiche, e indipendentemente dal fatto che la crisi sia determinata da un conflitto provocato dall'uomo o da una catastrofe naturale. L'Unione europea è presente in tutte le zone calde, compresi l'Iraq, l'Afghanistan, i territori palestinesi e diverse zone dell'Africa. Si tratta di un'assistenza su scala globale, talvolta prestata lontano dalle telecamere nelle cosiddette zone di crisi dimenticate e in zone di instabilità successiva ai conflitti. Tra queste figurano il Caucaso settentrionale (in particolare la Cecenia), il Tagikistan in Asia centrale, il Sahara occidentale e lo Sri Lanka.

L'Unione europea sfrutta inoltre la sua esperienza per promuovere la preparazione preventiva alle catastrofi in paesi e regioni ad alto rischio di terremoti, uragani, inondazioni o siccità. Essa figura tra i maggiori contribuenti all'impegno internazionale per i soccorsi ai paesi asiatici colpiti dallo tsunami del dicembre 2004. Quando, a fine agosto 2005, l’uragano Katrina ha devastato la costa del Golfo del Messico, i paesi dell’Unione europea hanno contribuito ai soccorsi inviando specialisti e attrezzature.

L'intervento di ECHO Le operazioni di assistenza dell'Unione europea sono gestite da ECHO, l'ufficio per gli aiuti umanitari. Fin dalla sua creazione, nel 1992, l'attività di ECHO riflette la proliferazione di gravi crisi in tutto il mondo e la volontà dell'Unione di svolgere un ruolo di primo piano nella fornitura di attrezzature essenziali e di aiuto specialistico alle vittime. Il suo bilancio supera i 500 milioni di euro l'anno. ECHO ritiene che il suo compito principale sia l'assistenza alle vittime del disastro: contribuire a salvare e proteggere vite umane, ridurre le sofferenze e proteggere l'integrità e la dignità di quanti sono coinvolti. L'intervento di emergenza può comprendere la fornitura di tende, coperte e altri prodotti di prima necessità, quali cibo, medicinali, attrezzature mediche, sistemi di depurazione dell'acqua e combustibile. ECHO finanzia inoltre squadre mediche, esperti in sminamento e fornisce sostegno nel campo dei trasporti e della logistica. Dal 1992 è intervenuto in 82 paesi di tutto il mondo.

La rete L'Unione europea e ECHO non possono mobilitare da soli tutte le risorse necessarie per la fornitura di aiuti di emergenza, le squadre di soccorso, la costruzione di ospedali da campo e l'installazione di sistemi di comunicazioni temporanei. Pertanto, ECHO provvede al finanziamento e al coordinamento delle operazioni, mentre per la fornitura di cibo e di attrezzature e per la realizzazione dei programmi di urgenza si affida ai partner nel settore umanitario: organizzazioni non governative (ONG), le agenzie specializzate dell'ONU e la Croce Rossa Internazionale. Negli ultimi anni circa due terzi dell'impegno dell'Unione nel settore dell'aiuto umanitario è stato destinato a ONG, il 20% circa ad agenzie dell'ONU e il 10% al Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) e alle società nazionali della Croce Rossa e della Mezzaluna rossa. Ciascun partner svolge un suo ruolo specifico. Le ONG hanno spesso un ruolo fondamentale nelle regioni colpite dalla guerra civile, in quanto sono le uniche presenti perché alle agenzie dell'ONU o alla Croce Rossa è stato negato l'accesso. In crisi complesse che interessano territori estesi e comportano spostamenti su vasta scala della popolazione, soltanto importanti agenzie quali il Programma alimentare mondiale o l'Alto commissariato per i rifugiati (UNHCR) sono in grado di fornire aiuti consistenti a tutte le vittime. Il Comitato internazionale della Croce Rossa, che ha agenti in tutto il mondo, è spesso l'organizzazione che può inviare più rapidamente aiuti alle regioni colpite da catastrofi naturali.

L'aiuto L’UE ha esperienza nell'invio rapido a destinazione di aiuti alimentari.

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L'intervento umanitario dell'Unione si avvale di tre strumenti principali: l'aiuto di emergenza, l'aiuto alimentare e l'aiuto ai profughi fuggiti dalle zone di guerra e agli sfollati all'interno di un paese o di una regione in guerra.

L'aiuto di emergenza è fornito sotto forma di contanti per acquistare e fornire beni di prima necessità quali medicinali, cibo e ricoveri, o per finanziare la ricostruzione dopo una catastrofe. Esso deve essere rapido e flessibile.

L'aiuto alimentare viene erogato in due modi. Innanzitutto, l'Unione fornisce periodicamente quantitativi di prodotti alimentari a regioni colpite da carestia o siccità per contribuire a garantire la sicurezza dell'approvvigionamento fino al ristabilimento di normali condizioni di produzione. Inoltre, fornisce aiuto alimentare di emergenza in caso di improvvisa penuria a seguito di catastrofi naturali impreviste o disastri provocati dall'uomo.

L'Unione Europea e i suoi Stati membri forniscono aiuto ai rifugiati fuggiti dal loro paese e agli sfollati all'interno del proprio paese o della propria regione. L'Unione li aiuta a superare il periodo di emergenza fino a quando sono in grado di fare ritorno a casa o di stabilirsi in un nuovo paese. Questa attività ha assunto particolare importanza nei Balcani.

Strategia di disimpegno e "zona grigia" L'assistenza in caso di catastrofi e l'aiuto d'urgenza si può dire siano per definizione a breve termine. Di norma gli interventi finanziati dall'Unione europea durano meno di sei mesi. Tuttavia, l'Unione vuole garantire che, allorché l'aiuto umanitario è ritirato, le popolazioni assistite siano nuovamente in grado di gestire la situazione oppure che sia pronta a intervenire un'altra forma di aiuto allo sviluppo a più lungo termine. La transizione dall'assistenza al momento della catastrofe alla fase successiva di ripresa costituisce una delicata "zona grigia", cui è connesso il rischio che non venga previsto nulla per la fase successiva all'assistenza umanitaria. Per ridurre tale rischio, l'Unione europea sta chiedendo ai suoi partner di elaborare nell'ambito della definizione di un progetto una strategia di disimpegno affinché, una volta concluso l'intervento, il controllo venga nuovamente assunto da un'autorità locale oppure, ove ciò non fosse possibile, al momento della partenza sia garantito che subentreranno altre strutture di aiuto. L’ Unione europea ha già attuato la sua strategia di disimpegno nei Balcani. . Il disimpegno dai Balcani ha liberato fondi per interventi d'urgenza in Medio Oriente, in Asia e soprattutto in Africa. Sono in corso interventi post-conflitto in Liberia, Burundi, nella Repubblica democratica del Congo, in Sierra Leone e nel Darfur (Sudan occidentale), e si stanno prendendo misure per affrontare la grave penuria alimentare che colpisce diversi paesi dell'Africa australe.

La sicurezza Sempre più spesso viene minacciata la sicurezza degli operatori umanitari: alcuni sono stati rapiti, derubati e percossi, altri sono stati uccisi. In una situazione in cui i conflitti regionali si inaspriscono e le regole internazionali a tutela dei civili vengono sempre più spesso disprezzate, l'UE sta prendendo provvedimenti per aumentare la sicurezza e la tutela degli operatori del settore.

ECHO ha inserito nei contratti con le organizzazioni partner (attualmente quasi 200) clausole affinché queste ultime garantiscano le massime condizioni di sicurezza possibili per il personale sul campo;

ECHO finanzierà nell'ambito dei contratti specifiche voci relative alla sicurezza;

ECHO parteciperà a progetti specifici in materia di sicurezza insieme a partner idonei nelle regioni che presentano gravi problemi di sicurezza;

ECHO aggiornerà le disposizioni inerenti alla sicurezza applicabili al proprio personale sul campo e fornirà loro una formazione adeguata.

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Lettura utile: Solidarietà europea alle vittime. Aiuti umanitari dell'Unione europea Serie “L’Europa in movimento”

Link utili: ECHO – Commissione europea

Commissione per gli affari esteri – Parlamento europeo

AIUTI ALLO SVILUPPO

Dalle pagine Attività dell’Unione europea

Quasi metà dei soldi spesi per aiutare i paesi poveri proviene dall'Unione europea e dai suoi Stati membri; l'Unione è quindi il maggiore donatore a livello mondiale. La politica di sviluppo, tuttavia, non consiste soltanto nella fornitura di acqua potabile e di strade asfaltate, per quanto importanti esse siano. L'Unione utilizza anche il commercio come strumento di sviluppo, aprendo i suoi mercati alle esportazioni dai paesi poveri e incoraggiando questi ultimi ad aumentare gli scambi tra di loro. Commercio e aiuti sono i due pilastri della politica di sviluppo dell'UE e si fondono nel momento in cui l'Unione si assume le sue responsabilità per aiutare i paesi in via di sviluppo a combattere la povertà e ad integrarsi nell'economia mondiale globalizzata.

Commercio e aiuti L'UE riconosce da tempo che il commercio può stimolare la crescita economica e la capacità produttiva dei paesi poveri. Nel 1971 l'Unione ha iniziato a ridurre od abolire le tariffe ed a eliminare i contingenti sulla maggior parte delle sue importazioni dai paesi in via di sviluppo. Per quanto riguarda i 49 paesi meno progrediti, l'Unione sta abolendo le tariffe su tutte le loro esportazioni - con l'unica eccezione delle armi - a titolo di un programma avviato nel 2001. Le relazioni commerciali privilegiate tra l'Unione e i suoi 78 partner del gruppo dei paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP) sono considerate un modello di apertura dei mercati dei paesi ricchi nei confronti di quelli poveri. Tuttavia, nonostante le relazioni privilegiate, la quota detenuta sui mercati UE dai paesi ACP ha continuato a diminuire ed essi sono stati progressivamente emarginati dal commercio mondiale. Per questo motivo la strategia di sviluppo dell'UE si concentra anche sull'assistenza finanziaria e tecnica al fine di migliorare le infrastrutture sociali e materiali di base e il potenziale produttivo dei paesi poveri nonché rafforzarne le capacità amministrative e istituzionali. Questo tipo di sostegno può inoltre aiutarli a beneficiare delle opportunità offerte dal commercio internazionale e ad assicurarsi maggiori investimenti interni al fine di ampliare la loro base economica. Si tratta di presupposti fondamentali ai fini dell'integrazione nell'economia globale e della realizzazione della crescita sostenibile.

Un nuovo equilibrio Per la nuova generazione di accordi di partenariato in corso di negoziazione con i paesi ACP e che dovrebbero essere pronti entro il 2008, l'Unione sta cercando una nuova combinazione di misure commerciali e di aiuti, al fine di aiutare questi paesi nel processo di integrazione con gli altri stati della regione come primo passo verso l'integrazione globale, nonché di aiutarli a rafforzare la capacità istituzionale e ad applicare i principi del buon governo. Contemporaneamente l'UE continuerà il processo di apertura dei suoi mercati e di abolizione degli ostacoli alle esportazioni dai paesi ACP. A livello globale, l'Unione sostiene con determinazione la decisione presa nell'ambito dei negoziati commerciali mondiali - l'Agenda di sviluppo di Doha - di potenziare la capacità amministrativa e di gestione dei paesi poveri aiutandoli così a beneficiare delle opportunità commerciali scaturite dai negoziati.

Maggiori fondi L'Unione europea e i suoi Stati membri spendono in aiuti pubblici ai paesi in via di sviluppo più di 30 miliardi di euro l'anno, di cui circa 6 miliardi erogati tramite l'UE. L'Unione si è impegnata ad innalzare l'importo annuale da 30 a 39 miliardi di euro entro il 2006. Tale cifra equivale allo 0,39% del PNL complessivo dei 25

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Stati membri. Benché gli Stati membri, analogamente ad altri paesi industrializzati, abbiano accettato di destinare ogni anno ad aiuti lo 0,7% del PNL, soltanto la Danimarca, il Lussemburgo, i Paesi Bassi e la Svezia hanno raggiunto quest'obiettivo. La media per l'UE nel suo insieme è pari allo 0,34%, superiore al valore per gli Stati Uniti o il Giappone. Nel maggio 2005 è stato convenuto a livello di ministri dei 25 Stati membri un nuovo obiettivo collettivo dello 0,56% per il 2010, che determinerebbe 20 miliardi di euro aggiuntivi di aiuti entro tale data; è stata inoltre fissata la scadenza del 2015 per raggiungere l’obiettivo dello 0,7%. Gli aiuti dell'UE vengono erogati prevalentemente sotto forma di sovvenzioni non rimborsabili. La Banca europea per gli investimenti (BEI) - l'organismo di finanziamento a lungo termine dell'UE - fornisce un importo limitato sotto forma di prestiti a tasso agevolato e di capitale di investimento. Nel 2003 la BEI ha concesso a paesi in via di sviluppo extraeuropei prestiti per un importo di 3,6 miliardi di euro. Nel corso degli anni l'UE ha finanziato migliaia di progetti di sviluppo in tutto il terzo mondo. Spesso importi relativamente modesti danno grossi risultati. Tra i successi recenti si possono citare un progetto concernente la fornitura di attrezzature e formazione ai tessitori di seta in Cambogia, il finanziamento di piccole imprese in Perù per aiutarle ad aumentare le esportazioni, contributi agli agricoltori della Namibia per costituire un gruppo d'interesse che li tuteli, una sovvenzione ad un'iniziativa imprenditoriale in Senegal volta a migliorare la qualità dei prodotti manifatturieri locali, assistenza tecnica all'Egitto per l'eradicazione di un parassita che rischiava di compromettere le esportazioni di patate verso l'UE, essenziali per il paese, ecc...

Decidere il proprio futuro Il fine ultimo della politica dell'Unione consiste nel dare alle popolazioni svantaggiate del terzo mondo la possibilità di avere il controllo del proprio sviluppo. Ciò implica combattere le cause della loro vulnerabilità, tra cui la scarsa disponibilità di cibo e di acqua potabile, o il difficile accesso all'istruzione, alla sanità, all'occupazione, alla terra, ai servizi sociali, alle infrastrutture e a un ambiente sano. Implica inoltre l'eradicazione delle malattie e la disponibilità di medicine economiche per combattere flagelli quali l'HIV/Aids, nonché provvedimenti intesi a ridurre l'onere del debito che impedisce di destinare le scarse risorse disponibili a investimenti pubblici essenziali dirottandole verso i ricchi creditori dei paesi industrializzati. Nell’ambito di questo processo, la Commissione europea ha proposto di accantonare un miliardo di euro per migliorare l’accesso a riserve sicure di acqua potabile e a servizi sanitari fondamentali per le popolazioni dei paesi ACP. La proposta si iscrive in una campagna internazionale che si prefigge il dimezzamento, entro il 2015, del numero di persone prive di tali servizi. L'UE sostiene inoltre l’autonomia e strategie per combattere la povertà che consentono ai paesi in via di sviluppo di consolidare il processo democratico, ampliare i programmi sociali, rafforzare il quadro istituzionale, aumentare la capacità dei settori pubblico e privato e rafforzare il rispetto dei diritti umani, compresa l'uguaglianza tra uomini e donne. Tutti gli accordi commerciali o di cooperazione conclusi dall'UE con i paesi terzi comprendono ora sistematicamente una clausola sui diritti umani. L'inadempienza comporta penalizzazioni automatiche sotto forma di mancato accesso al mercato oppure congelamento/annullamento dei progetti di aiuto.

Lettura utile: Una protagonista della scena mondiale Le relazioni esterne dell’Unione europea Serie “L’Europa in movimento”

Link utili: DG Sviluppo – Commissione europea

Commissione per lo sviluppo – Parlamento europeo

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Approfondimento 6: POLITICA ESTERA Dalle pagine Attività dell’Unione europea

L’idea che l’Unione europea si esprima con un’unica voce in merito alle questioni mondiali è vecchia quanto lo stesso processo d’integrazione europea. Ma l’Unione ha realizzato meno progressi nel forgiare una politica estera e di sicurezza comune nel corso degli anni che non nel creare un mercato unico ed una moneta unica. I cambiamenti geopolitici successivi al crollo del comunismo e allo scoppio di crisi regionali nei Balcani e altrove hanno indotto i membri dell’UE a raddoppiare gli sforzi per parlare con una sola voce ed agire di conseguenza. Storicamente il primo passo era stato un ambizioso tentativo nel 1954 di creare una Comunità di difesa europea, fallito all’ultimo momento. A ciò era seguito nel 1970 un processo denominato Cooperazione politica europea, nell’ambito del quale i paesi membri dell’Unione europea cercavano di coordinare le loro posizioni sulle questioni correnti di politica estera. Nel quadro di tale processo i paesi UE hanno prodotto dichiarazioni comuni (ma nessuna azione) di condanna degli atti di aggressione e di terrore nel mondo o di sostegno alle Nazioni Unite ed altre iniziative di pace. Ma sulle questioni particolarmente delicate o laddove i singoli Stati UE avevano interessi speciali non era possibile esprimere una posizione comune, giacché le decisioni dovevano essere unanimi.

Un nuovo slancio

Negli ultimi 15 anni l’Unione ha rinnovato gli sforzi per svolgere un ruolo politico e di sicurezza più conforme al suo potere economico e commerciale. I conflitti regionali scoppiati dopo il crollo del muro di Berlino nel 1989 e, più di recente, la necessità di combattere il terrorismo internazionale, hanno convinto i leader UE della necessità di creare strumenti formali sia a livello di diplomazia che d’intervento.

Uno dei problemi consisteva nel decidere quanta parte della responsabilità per questioni vitali di politica estera e di sicurezza dovrebbe essere riconosciuta all’UE e alle sue istituzioni e quanta dovrebbe essere mantenuta dagli Stati membri. In definitiva, la competenza essenziale resta agli Stati membri, benché la Commissione europea e in minor misura il Parlamento europeo siano associati al processo. Tuttavia, la formula convenuta richiede tuttora che le decisioni fondamentali siano adottate all’unanimità - difficile da raggiungere quando l’UE contava 15 membri, ancora più difficile con 25.

La lezione della Iugoslavia

Il principio di una politica estera e di sicurezza comune (PESC) è stato formalizzato nel trattato di Maastricht nel 1992. All’epoca tuttavia era scoppiata la guerra nell’ex Iugoslavia. L’Unione ha cercato senza successo di mediare una soluzione diplomatica per risolvere il conflitto. Senza una capacità d’intervento europea, i paesi dell’Unione potevano intervenire solo nel quadro della forza di pace dell’ONU e successivamente, sotto la leadership USA, nel quadro di una forza Nato - come hanno fatto in Bosnia-Erzegovina, nel Kosovo e nell’ex Repubblica iugoslava di Macedonia.

Le lezioni dei conflitti nei Balcani non sono andate perdute. L’Unione da allora ha agito sia sul fronte diplomatico che su quello della sicurezza.

Una diplomazia più incisiva

Per rendere la sua diplomazia incisiva e visibile, l’Unione ha creato il posto di Alto Rappresentante della politica estera e di sicurezza e lo ha dotato di una struttura di sostegno molto estesa, comprendente un’unità di pianificazione della politica e di allarme rapido per le situazioni di crisi, un comitato politico di sicurezza e un comitato militare. Un’importante innovazione, approvata dai 25 Stati membri ma non ancora attuata, è la creazione del posto di ministro degli Esteri europeo, grazie al quale il profilo diplomatico dell’UE verrà ulteriormente innalzato.

L’UE continua a mantenere una forte presenza sul terreno e ha inviato rappresentanti speciali in vari punti caldi del mondo tra cui la regione dei Grandi Laghi (Africa), il Medioriente, i Balcani e l’Afganistan.

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Capacità d’intervento credibile

Nel quadro della PESC, l’Unione ha creato una politica di sicurezza e difesa europea (PESD) nella prospettiva, da confermare più tardi, di creare una struttura di difesa comune. Nel dicembre 2003, i dirigenti dell’Unione hanno adottato una strategia europea in materia di sicurezza, fissandone successivamente le missioni essenziali e i campi di azione prioritari: la lotta contro il terrorismo, una strategia per il Medio Oriente e una politica globale relativa alla Bosnia-Erzegovina.

Per dare credibilità alla propria capacità d’intervento, l’UE ha individuato una serie di missioni che potrebbero essere svolte da una forza militare, comprendenti missioni umanitarie e di salvataggio, missioni per il mantenimento della pace, gestione di crisi e perfino missioni per imporre la pace. Per realizzare tali missioni, l’Unione ha creato una forza d’intervento rapido, il cui potenziale militare verrà gradualmente rafforzato nell’arco di alcuni anni.

Essa ha inoltre accettato di fornire fino a un massimo di 5 000 agenti di polizia per gli aspetti civili della gestione di crisi, 1 000 dei quali potranno essere inviati entro 30 giorni.

Prime missioni PESC

Non a caso, le prime tre missioni PESC hanno avuto luogo nell’ex Iugoslavia, scena di precedenti frustrazioni.

La prima operazione è iniziata il 1° gennaio 2003, quando la missione di polizia dell’Unione europea di 500 agenti è succeduta in Bosnia-Erzegovina alla forza di polizia internazionale dell’ONU. La missione, che rimarrà in loco per un periodo di tre anni, sta provvedendo ad addestrare agenti di polizia locali e cerca di stabilire dispositivi di polizia sostenibili conformemente alle migliori pratiche e standard europei.

La seconda operazione ha avuto luogo nel marzo 2003 in Macedonia, dove una piccola forza Nato è stata sostituita in un primo tempo da un contingente militare dell’UE e, successivamente, da una missione di polizia dell’UE costituita da 200 unità, che si trova tuttora sul posto.

La maggiore delle tre operazioni ha avuto inizio nel dicembre 2004, quando un contingente militare dell’UE (EUFOR) è subentrato alla precedente forza di sicurezza guidata dalla Nato (SFOR) nella Bosnia-Erzegovina. La SFOR è stata presente sin dalla fine delle ostilità nel 1995. La SFOR conta attualmente un totale di 8 000 unità.

Cosa resta da fare

Con la PESC e la PESD, l’Unione crea una dimensione politica che si aggiunge al suo ruolo internazionale come grande potenza commerciale ed economica. Ma molto resta ancora da fare prima che la portata di questa dimensione politica diventi chiara. Malgrado il loro impegno a garantire il successo della politica della PESC, i governi membri incontrano talvolta difficoltà a modificare la loro propria politica nazionale nei confronti di un particolare paese o regione in nome della solidarietà UE.

Quanto ciò sia difficile può essere illustrato dalla profonda frattura tra gli Stati membri UE rilevata nella primavera 2003 sull’opportunità che il Consiglio di sicurezza dell’ONU autorizzasse la guerra condotta dagli americani in Iraq.

Benché l’Unione abbia introdotto una certa flessibilità nelle sue procedure di voto sulle decisioni PESC, consentendo ai singoli governi di astenersi, ricorrendo al voto a maggioranza oppure consentendo a una maggioranza di paesi di agire per conto proprio, è richiesta tuttora l’unanimità per le decisioni con implicazioni militari o di difesa.

Lettura utile:

Una protagonista della scena mondiale Le relazioni esterne dell’Unione europea Serie “L’Europa in movimento”

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Link utili: DG Relazioni esterne – Commissione europea

Commissione per gli affari esteri – Parlamento europeo

PESC – Consiglio dell’Unione europea

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Approfondimento 7: AMBIENTE

I danni all'ambiente si sono costantemente amplificati nel corso degli ultimi decenni. Ogni anno negli Stati membri vengono prodotti circa due miliardi di tonnellate di rifiuti e questa cifra aumenta del 10% l'anno. Per il biossido di carbonio si registra un aumento delle emissioni provenienti da fonti domestiche e dai trasporti e un incremento dei consumi di energie inquinanti. Le catastrofi naturali (inondazioni, siccità intense, incendi) si moltiplicano e sono la causa di distruzioni gravissime dell'ambiente naturale e delle infrastrutture umane. Il consumo delle risorse aumenta di anno in anno. La qualità della vita della popolazione europea, particolarmente nelle zone urbane, è soggetta ad un notevole degrado (inquinamento atmosferico, inquinamento acustico). Tali danni incidono negativamente anche sulla salute umana, traducendosi, ad esempio, in un moltiplicarsi delle affezioni connesse con l'inquinamento atmosferico.

La protezione dell'ambiente è quindi una delle maggiori sfide per l'Europa. La Comunità è stata criticata per avere privilegiato l'economia e lo sviluppo degli scambi commerciali a spese dell'impatto ambientale. Ora si riconosce che il modello europeo di sviluppo non può essere fondato sull'esaurimento delle risorse naturali e sulla degradazione dell'ambiente.

Strumenti e applicazione Per attuare la politica comunitaria ambientale, l'Unione europea (UE) dispone di una gamma di strumenti finanziari e tecnici che si è ampliata man mano che tale politica si sviluppava. Il principale strumento finanziario è il programma LIFE che apporta un cofinanziamento ad azioni a favore dell'ambiente nell'UE e in alcuni paesi terzi. A tale finanziamento comunitario si aggiungono le misure adottate a livello degli Stati membri, sia mediante aiuti di Stato, sia ricorrendo a tasse ambientali. Inoltre, i danni agli ambienti naturali protetti, i danni all'ambiente acquatico e la contaminazione dei suoli sono ormai oggetto di sanzioni. Il principio "chi inquina paga" è stato effettivamente concretizzato con l'adozione, nel 2004, di una direttiva sulla responsabilità ambientale in base alla quale la riparazione dei danni ambientali può essere imposta al responsabile dei danni medesimi. Spetta agli Stati membri prendere l'iniziativa di tali azioni di riparazione. Inoltre, la Corte di giustizia ha riconosciuto, nel settembre 2005, il diritto della Comunità di esigere che gli Stati membri sanzionino le infrazioni gravi al diritto dell'ambiente. L'UE cerca inoltre di stimolare la partecipazione degli operatori economici e della società civile alla protezione dell'ambiente grazie a misure quali, per esempio, il label ecologico.

Gestione dei rifiuti Ogni anno l'UE "produce" oltre 1,8 miliardi di tonnellate di rifiuti di cui 40 milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi. Secondo gli esperti, questo quantitativo dovrebbe aumentare di oltre il 40 % entro il 2020. Le principali fonti di rifiuti sono l'agricoltura, la costruzione, l'industria, l'estrazione mineraria e le zone urbane. Il deposito di questi rifiuti non è una soluzione valida e la loro distruzione non è soddisfacente a causa dei rifiuti prodotti in contropartita e dei residui altamente concentrati ed inquinanti. La politica comunitaria in materia di gestione dei rifiuti è basata su tre principi complementari:

• prevenire la creazione di rifiuti e arrivare a scindere la produzione di rifiuti e la crescita migliorando la progettazione dei prodotti;

• promuovere il riciclo e il riutilizzo dei rifiuti;

• migliorare le condizioni di eliminazione finale.

Inquinamento acustico

Il rumore non incide soltanto sulla qualità di vita ma a partire da determinati livelli sonori anche sulla salute dei cittadini. Per molto tempo la strategia comunitaria è consistita essenzialmente nello stabilire livelli minimi di rumore per determinate macchine tosaerba, motocicli o più recentemente per gli aeromobili e le macchine utilizzate all'aperto. La Commissione europea ha, inoltre, proposto di estendere questa strategia riducendo le emissioni alla fonte, promuovendo gli scambi di informazioni e rendendo più coerenti i programmi di lotta contro il rumore.

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Inquinamento idrico

L'acqua è considerata una delle risorse più abbondanti del pianeta: in effetti, i mari e gli oceani ricoprono il 70 % della superficie del nostro pianeta e producono i tre quarti dell'ossigeno che respiriamo. Tuttavia, l'uomo può utilizzare direttamente soltanto l'1 % dell'acqua e numerose attività umane esercitano una notevole pressione su questa risorsa. L'acqua inquinata, indipendentemente dalla fonte dell'inquinamento, ritorna, in un modo o nell'altro, all'ambiente e può quindi arrecare danni alla salute umana ed all'ambiente. Gli Stati membri hanno adottato numerose direttive per fissare norme di qualità specifiche per determinate utilizzazioni dell'acqua: acqua potabile, acque di balneazione, acque destinate alla piscicoltura e alla molluschicoltura. Negli anni '80 e nei primi anni '90 le misure comunitarie si sono basate maggiormente sulla limitazione delle emissioni di sostanze inquinanti, come ad esempio nel caso del trattamento delle acque reflue urbane A partire dal 1995 la Comunità ha iniziato ad adottare un approccio più globale alla gestione delle acque, fino all'adozione di una direttiva quadro in materia di acque che intende promuovere l'uso sostenibile delle risorse idriche e garantire la coerenza delle politiche del settore. Tale direttiva quadro è il cuore della legislazione vigente sulla gestione e la protezione delle acque.

Inquinamento atmosferico e cambiamento climatico

Il miglioramento della qualità dell'aria è una priorità su scala mondiale. Una riduzione significativa dell'inquinamento atmosferico, responsabile del riscaldamento del pianeta e del cambiamento climatico, richiede la combinazione di misure nazionali e internazionali di riduzione delle emissioni di gas inquinanti. In base a questo principio sono stati adottati la convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (1992) e il Protocollo di Kyoto (1997). Le parti firmatarie si sono impegnate a ridurre, nel periodo 2008-2012, le emissioni di gas ad effetto serra di almeno il 5 % rispetto ai livelli del 1990. L'impegno dell' UE riguarda una riduzione dell'8 %. L'Unione europea ha, in varie occasioni, riaffermato il proprio deciso impegno nell'ambito del Protocollo di Kyoto. È in occasione della conferenza di Marrakech (COP 7, dal 29 ottobre al 9 novembre 2001) che le parti hanno raggiunto un accordo che traduce in un testo giuridicamente vincolante le modalità di attuazione del Protocollo di Kyoto. Nella primavera 2002 la Comunità europea ha approvato, quindi ratificato, il protocollo di Kyoto. Malgrado il rifiuto di alcuni paesi industrializzati di ratificare il protocollo, quest'ultimo è entrato in vigore nel febbraio 2005, dopo essere stato ratificato dalla Russia.

Protezione della natura

Si calcola che il continente europeo ospiti oltre 200 000 specie animali e vegetali. Si tratta di una cifra relativamente bassa, se si paragona l'Europa ad altre regioni del mondo ma in proporzione le specie minacciate sono molto più numerose nel nostro continente. L'aumento dell'urbanizzazione e delle infrastrutture, l'eccessivo sfruttamento delle risorse, l'inquinamento di ogni genere e l'introduzione di specie esotiche negli ecosistemi nuocciono enormemente alla biodiversità. Così, sull'insieme del continente europeo, è minacciato il 42 % dei mammiferi, il 15 % degli uccelli e il 52 % dei pesci d'acqua dolce. Inoltre quasi 1 000 specie di vegetali sono gravemente minacciate oppure in via di estinzione. È per questa ragione che il sesto programma d'azione per l'ambiente, adottato nel 2002, ha fatto della protezione della biodiversità uno dei suoi principali obiettivi. Per proteggere la biodiversità e combattere contro l'estinzione delle specie animali e vegetali, l'Unione europea ha dato vita ad una vasta rete di siti protetti, la rete "Natura 2000", basata sulle direttive del 1979 sugli uccelli selvatici e del 1992 sugli habitat naturali . Inoltre, la legislazione comunitaria protegge in modo specifico alcune specie quali le foche, i cetacei e i delfini.

Link utili:

DG Ambiente – Commissione europea Commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare – Parlamento europeo Green week Biodiversity is life 30 maggio – 2 giugno

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