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Sabato 24 Ottobre 2009 Anno 1, n. 4 • Settimanale gratuito di fatti e di opinioni • Reg. Trib. di Siracusa n°1509 del 25/08/2009 • E-mail: [email protected] • Direttore: Franco Oddo • Vicedirettore: Marina De Michele All’asta il pantano Cuba “Annientate le aree lacustri” 61 ettari nel territorio pachinese. Vi nidificano fenicotteri, aironi, starne eccetera Soprattutto la Provincia dovrebbe intervenire, dato che da anni parla di sostenibilità e ambiente e poi non è stata capa- ce, circa sette anni fa, di acquisire il bosco di Baulì, che era stato messo in vendita per un miliardo di lire. Metteremo pressio- ne agli amministratori locali, alla politica ed anche alle altre associazioni e interesseremo all’acquisto le grandi associazioni ambientaliste”. PAG. 4 (S. Perna) “Cisl e Uil appoggiano il Governo” PAG.15 (La Leggia) CRACK SINDACALE “Dallo Stato pochissimi soldi ai nostri comuni” PAG.16 (Lanaia) COMUNI MONTANI “I fondi erogati sono esigui e non bastano” PAG.11 (Festa) AUTISMO Mediamente un creditore riesce a soddisfare quanto gli spetta in 15-20 anni. A PAG. 14 (M. Perna) Lentissime Aste giudiziarie Sono aumentate del 20% le persone bisognose che ri- corrono all’aiuto del centro. A PAG. 5 Nuovi poveri Caritas Presto i lavori ma è perico- loso. Piloni e campate pog- geranno su faglie mobili. A PAG. 10 (Janni) Italia Nostra Ponte Messina “Pochissime infrastrutture” “La classe politica deve attivarsi unitariamente” A PAGINE 8-9 (La Leggia) CRISI ECONOMICA La minaccia scuote Palazzo Vermexio e accende un vee- mente dibattito a più voci. I funzionari accusati di omis- sione d’atti d’ufficio rischiano di divenire i responsabili dello tsunami che causerebbe la ban- carotta del comune che non può pagare 32 milioni di euro. A PAG. 3 (De Michele) Il maxi danno Frontino per la quarta proroga? Nicita: Il centrodestra deve trovare subito i soldi per il nuovo ospedale La scelta a suo tempo fatta di integrare l’insufficiente fi- nanziamento con il coinvol- gimento dei privati è discuti- bile. E’ strano che la Regione non trovi i soldi per integrare i fondi disponibili per Sira- cusa mentre nell’ultimo de- cennio ha finanziato tutti gli ospedali che si sono realizzati nelle varie province. Un gruppo dirigente, numero- so e qualificato, come quello di cui dispone l’attuale mag- gioranza di centrodestra non è credibile se non riesce ad ottenere un finanziamento integrativo per un’opera ne- cessaria e importante come il nuovo ospedale. Tuttavia, è quanto mai opportuna una immediata decisione per usci- re dall’attuale incertezza. A PAG. 5 PRIMO PIANO BANCO PEGNI Anziani, casalinghe e imprenditori AUGUSTA La città sommersa dai rifiuti TARSU Rimborsi difficili ma possibili 10 7 6 Nella nuova Sai8 lavoro in affitto De Michele pag. 12 Arrivano i Piani delle riserve naturali pag. 2 Camera di Commercio e CNA Confapi Sicilia Confcommercio Federazione coltivatori

PAG.15 (La Leggia) PAG.16 (Lanaia) PAG.11 (Festa) All’asta

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Sabato 24 Ottobre 2009Anno 1, n. 4• Settimanale gratuito di fatti e di opinioni • Reg. Trib. di Siracusa n°1509 del 25/08/2009

• E-mail: [email protected] • Direttore: Franco Oddo • Vicedirettore: Marina De Michele

All’asta il pantano Cuba “Annientate le aree lacustri”

61 ettari nel territorio pachinese. Vi nidificano fenicotteri, aironi, starne eccetera

Soprattutto la Provincia dovrebbe intervenire, dato che da anni parla di sostenibilità e ambiente e poi non è stata capa-ce, circa sette anni fa, di

acquisire il bosco di Baulì, che era stato messo in vendita per un miliardo di lire. Metteremo pressio-ne agli amministratori locali, alla politica ed anche alle altre associazioni e interesseremo all’acquisto le grandi associazioni ambientaliste”.

PAG. 4 (S. Perna)

“Cisl e Uil appoggianoil Governo”

PAG.15 (La Leggia)

CRACK SINDACALE“Dallo Stato

pochissimi soldiai nostri comuni”

PAG.16 (Lanaia)

COMUNI MONTANI“I fondi erogati

sono esiguie non bastano”

PAG.11 (Festa)

AUTISMO

Mediamente un creditore riesce a soddisfare quanto gli spetta in 15-20 anni.

A PAG. 14 (M. Perna)

LentissimeAste giudiziarie

Sono aumentate del 20% le persone bisognose che ri-corrono all’aiuto del centro.

A PAG. 5

Nuovi poveriCaritas

Presto i lavori ma è perico-loso. Piloni e campate pog-geranno su faglie mobili.

A PAG. 10 (Janni)

Italia NostraPonte Messina

“Pochissime infrastrutture”“La classe politica deve attivarsi unitariamente”

A PAGINE 8-9 (La Leggia)

CRISI ECONOMICA

La minaccia scuote Palazzo Vermexio e accende un vee-mente dibattito a più voci. I funzionari accusati di omis-sione d’atti d’ufficio rischiano di divenire i responsabili dello tsunami che causerebbe la ban-carotta del comune che non può pagare 32 milioni di euro.

A PAG. 3 (De Michele)

Il maxi danno Frontinoper la quarta proroga?

Nicita: Il centrodestra deve trovaresubito i soldi per il nuovo ospedale

La scelta a suo tempo fatta di integrare l’insufficiente fi-nanziamento con il coinvol-gimento dei privati è discuti-bile. E’ strano che la Regione non trovi i soldi per integrare i fondi disponibili per Sira-cusa mentre nell’ultimo de-cennio ha finanziato tutti gli ospedali che si sono realizzati nelle varie province. Un gruppo dirigente, numero-so e qualificato, come quello di cui dispone l’attuale mag-gioranza di centrodestra non è credibile se non riesce ad ottenere un finanziamento integrativo per un’opera ne-cessaria e importante come il nuovo ospedale. Tuttavia, è quanto mai opportuna una immediata decisione per usci-re dall’attuale incertezza.

A PAG. 5

PRIMO PIANO

BANCO PEGNIAnziani,casalinghe eimprenditori

AUGUSTA La cittàsommersadai rifiuti

TARSURimborsidifficilima possibili

10

7

6Nella nuova Sai8lavoro in affitto

De Michele pag. 12

Arrivano i Pianidelle riserve naturali

pag. 2

Camera di Commercio e CNA Confapi Sicilia

Confcommercio Federazione coltivatori

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2 24 Ottobre 2009

La povertà, il tunnel per l’infernodi SEBASTIANO DI MARIA

“Poveri ma belli” e “miseria e nobiltà” sono due film degli anni cinquanta nei quali all’agiatezza economica dei so-liti ricchi si contrappone l’umile con-dizione sociale della gente di borgata. Nel primo, il regista esalta i sogni dei giovani e la voglia di affrancarsi dalla povertà. Nel secondo, si sottolinea con amara ironia, ma con scene esilaranti (attore principale Totò), la fame più nera dei protagonisti. Citiamo questi due capolavori della cinematografia italiana perché entrambi le pellicole rendono palpabile, anche se su versanti diversi, il tema della povertà, condizio-ne umana che da sempre attraversa in lungo e in largo la storia del mondo. Oggi la povertà non è un film ma un incubo che ci ossessiona e che non ri-usciamo a scacciare. E come potrem-mo se il tetro fantasma ce lo troviamo davanti a qualsiasi ora, attraverso i mezzi di comunicazione di massa e, nella realtà, in ogni luogo frequenta-to? Dopo il cosiddetto boom economi-co degli anni sessanta e le conquiste sociali degli anni settanta, la povertà, almeno nel mondo occidentale, non fa-ceva paura, appariva circoscritta e, si sperava, debellabile, anche se duran-te tutto il Novecento, ammettiamolo, abbiamo messo a tacere le nostre co-scienze ignorando i bisogni elementa-ri del terzo e quarto mondo, Africa in testa. Com’era inevitabile, quindi, ai giorni nostri la povertà è esplosa con una virulenza inaudita e sta incendian-do l’intero pianeta, complici la globa-lizzazione e la sfrenata speculazione finanziaria che ha acceso la miccia del-la crisi che opprime tutti. Sui media la povertà e i suoi risvolti campeggiano a titoli cubitali e alle vi-

ste, nonostante l’ottimismo di qualche incosciente governante, non sembra ci siano buone nuove. Tralasciando il bi-blico esodo dal sud del mondo verso l’occidente sprecone, soffermiamoci, per un momento, sulle precarie situa-zioni umane appena fuori dall’uscio di casa nostra. Chi vive a Siracusa deve essere cieco e sordo per non accor-gersi che anche nella nostra città la po-vertà avanza a grandi passi. La perdita del posto di lavoro di chi è avanti con gli anni e le immani difficoltà per i gio-vani di trovarne uno sono tra le prime cause della sofferenza sociale; meno male che tante giovani coppie anche con prole e molti single trovano riparo presso le famiglie di origine, almeno per lo stretto necessario per vivere. Drammatica, inoltre, è la condizione di molti adulti, uomini e donne, che non hanno protezione previdenziale o han-no perduto il sostegno di chi è venuto meno, vivendo in solitudine: novel-li “Umberto D” del terzo millennio! Alcuni di questi, per lenire lo stato di estremo bisogno, frugano, ai margini dei mercati ortofrutticoli, alla ricerca di verdure e frutta di scarto. Non di rado, al tramonto, con l’attenuarsi delle ombre, capita di imbattersi in persone che, con fare circospetto, rovistano nei cassonetti dei rifiuti – in concorrenza con i gatti – per recuperare qualsiasi oggetto utile da barattare con un tozzo di pane. Tra tante, due persone ci hanno im-pressionato per l’estrema indigenza nella quale versano. Si tratta di due donne anziane che incontriamo spesso in città. Non ne conosciamo le genera-lità e perciò le chiameremo con nomi di fantasia: Bruna e Turchina. La pri-

ma, dall’apparente età di 65/70 anni, minuta e dall’aria perennemente triste, l’abbiamo più volte notata all’interno di un hard discount, intenta a controlla-re confezioni a prezzi scontati, alla ri-cerca del prodotto più conveniente. Lo facciamo tutti, ma il titolare del super-market ci ha sussurrato che, dopo tanta selezione, il grosso della spesa di Bru-na è costituito, giornalmente, solo di due panini e mezzo litro di latte. Bruna circola tenendosi ben stretta sempre la stessa busta di plastica, all’apparenza logora e stropicciata ma semivuota. La curiosità ci ha indotti a chiedere, con la dovuta discrezione, chiarimen-ti ad alcuni vicini: ci è stato precisato che Bruna vive da sola in un piccolo ammezzato in affitto; dopo la morte del marito, campa con una modestissima pensione di reversibilità, appena suffi-ciente per pagare la pigione. E il sacchetto dal quale non si separa mai? Pare contenga alcune gioie (col-lanine e qualche spilla d’oro) che non si fida di lasciare a casa, avendo più volte subito la visita dei ladri. Turchi-na: obesa, scapigliata e sciattamente vestita, avrà più o meno la stessa età di Bruna; vaga senza meta, con l’aria distratta, e parla da sola rimuginando chissà quali episodi del suo vissuto; abbandonata dal marito e dai figli, non si fa scrupolo di chiedere l’elemosina e in caso di rifiuto arriva ad offrire agli uomini la più umiliante delle risorse femminili: “…vuoi un po’ di compa-gnia?”. Se questo è il mondo in cui viviamo è in pericolo anche la speranza e se la politica continuerà a voltarsi dall’altra parte, abbiamo imboccato - senza ritor-no - il tunnel per l’inferno.

Al traguardo alla Regione i piani di interpretazionedelle riserve naturali. Saranno laboratori en plein air

Sono 32 le aree protette in Sicilia affidate alla gestione dell’azienda foreste

La Sicilia punta sull’ambiente e gioca la carta della gestione inte-grata delle aree naturali protette, ritagliandosi un ruolo di “pioniera” nel settore. Giungono al traguardo, infatti, i Piani di interpretazione del sistema delle 32 riserve natura-li gestite dal Dipartimento regiona-le Azienda Foreste demaniali che assegnano alla Regione siciliana il ruolo di apripista. Uno strumento non solo di organizzazione interna, ma anche di programmazione del-le attivita’ gestionali e di fruizione delle perle naturalistiche dell’Isola. Un efficace mezzo di comunicazio-ne, finalizzato alla trasmissione di un’immagine coordinata e organica del patrimonio naturalistico delle ri-serve. Realizzato dal Dipartimento Azienda Foreste in collaborazione con l’Associazione italiana interpre-ti naturalistici educatori ambientali (Inea), questo lavoro segue il Piano di interpretazione della riserva natu-rale di Pantelleria, nel 2000 il primo prodotto in Italia.Durante quattro giornate saranno presentati al pubblico e agli addetti ai lavori i piani redatti dall’Inea e, grazie alla partecipazione di specia-listi del settore di rilevanza nazionale e internazionale, verranno presentati metodi e applicazioni riguardanti la disciplina dell’interpretazione am-

bientale. “Trentadue volte scoperte, amate e interpretate”, questo il titolo del convegno che iniziera’ domani alle 9.30, a villa Whitaker, a Paler-mo, su iniziativa dal dipartimento Azienda Foreste demaniali dell’as-sessorato regionale Agricoltura. A seguire, dal 24 al 26 ottobre, nella Riserva naturale di Bosco della Fi-cuzza, Rocca Busambra, Bosco del Cappelliere e Gorgo del Drago, si svolgeranno i seminari sperimentali sui principi, metodi e applicazione dell’interpretazione ambientale.Il piano rappresenta uno strumento organico di gestione e fruizione del-le aree protette, su cui la Regione punta per sviluppare in Sicilia nuove strategie economiche e occupazio-nali, attraverso la valorizzazione si-stemica delle risorse naturalistiche, storiche e antropologiche del terri-torio. L’obiettivo e’ far diventare le riserve “laboratori en plein air”, su-scettibili di uno sviluppo socio-eco-nomico legato all’elaborazione di beni e servizi altamente qualificati; e che, se sviluppate in modo omoge-neo e coordinato, consentiranno di costruire una vera “new economy regionale”. Dall’istituzione della prima riserva naturale in Sicilia, quella dello Zingaro, nel 1981, alla presentazione del Piano di interpre-tazione del sistema delle 32 riserve

naturali, il Dipartimento regionale Azienda Foreste demaniali si con-ferma all’avanguardia in tema di gestione organica delle aree naturali protette. Basato su un’approfondita analisi interpretativa delle condi-zioni del territorio e delle caratteri-stiche delle singole riserve, con un censimento delle risorse interpreta-tive che ne rivela punti di forza e di debolezza, il piano rappresenta un utile ed efficace strumento di piani-ficazione degli interventi finalizzati alla valorizzazione dei territori, nel-la loro complessita’. ““Uno strumento audace e innovativo - spiega Fulvio Bellomo, dirigente generale del dipartimento regionale Azienda Foreste demaniali - start d’avvio per l’implementazione di nuove strategie e prospettive per il Dipartimento che si confronta con tematiche diverse rispetto a quelle del passato. Diversificando le atti-vita’ e assicurando servizi nuovi in una visione protesa a trasformare il bene naturale protetto da vincolo a risorsa”. Insomma, per Bellomo, “si pone, ed e’ questa una delle sfi-de piu’ difficili da affrontare, l’esi-genza di coniugare gli obiettivi del-la tutela e della conservazione con quelli dello sviluppo compatibile e duraturo, integrando le tematiche economiche e sociali dei territori

interessati dalle aree protette, con la politica complessiva di conserva-zione e valorizzazione delle risorse ambientali”. Grazie alla diffusa e ca-pillare presenza del Dipartimento su tutto il territorio siciliano, si potra’ rendere possibile costruire insieme ai diversi attori locali un nuovo mo-dello di sviluppo orientato a scelte decisive di conservazione e valoriz-zazione della natura.Il Piano di interpretazione ambien-tale del sistema delle 32 riserve e’ anche uno strumento capace di co-struire una forte visione sinergica sia dal punto di vista dei contenuti

sia da quello dell’immagine, fornen-do spunti progettuali in molti cam-pi applicativi, dalla comunicazione alle strategie di marketing. Dai loghi alla cartellonistica, alla sentieristica, alla grafica per siti web e al mate-riale di marketing, con una visione forte e coerente di sistema. Mettere in relazione le singole riserve, dal-le zone montane a quelle marine, fino alle isole minori, in un sistema unico, consentira’ di riconoscere in quelle singole aree la forte l’identi-ta’ di quel ricco patrimonio di sto-ria, di terra, di tradizioni e di cultura qual e’ la Sicilia.

Più le dice più si allungail francosauro

Anche ieri l’altro, a Bolzano, Berlusconi ha deliziato la platea dicen-dosi superiore a qualunque presidente del consiglio l’abbia precedu-to. E, d’aggiunta, si è profuso sulla sua amicizia con Putin, con Oba-ma, col premier cinese, quello turco e quello indiano che, a sentirlo, appena alzati dal letto subito lo chiamano per essere illuminati sulla pace nel mondo, sui programmi di sviluppo, sulla politica monetaria eccetera. C’è da giurare che Silvio ci crede e più le spara più s’innal-za come dinanzi a uno specchio deformante rigorosamente oblungo. Insomma, con Berlusconi Roma è di nuovo caput mundi. E chi non ci crede è comunista.

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324 Ottobre 2009

Ipotesi sulla vicenda Frontino: sfumati gli accordi di vendita o si vuole far cassa o si insegue così la quarta proroga

Corrado Giuliano e Ansaldi: “I funzionari comunali ultimo argine contro la devastazione del territorio”

di MARINA DE MICHELE

La minaccia scuote Palazzo Vermexio e accende un vee-mente dibattito a più voci. I fun-zionari dell’urbanistica, accusati in sostanza di omissione d’atti d’ufficio, rischiano di divenire i primi responsabili dello tsuna-mi che causerebbe la bancarotta dell’ente comunale sicuramente non in grado di far fronte alla ri-chiesta di un risarcimento di ben 32 milioni di euro.I fatti sono noti per una notizia che ha avuto il classico effetto di un fulmine a ciel sereno: l’atto di citazione con cui il team di le-gali (3!) ha domandato l’ingente risarcimento essendo stata nega-ta la concessione edilizia per la costruzione del Centro commer-ciale Fiera del Sud, un investi-mento di molti milioni di euro. Nei confronti dei tre funzionari del Comune - colpevoli per aver agito “con l’oggettiva consa-pevolezza di arrecare ingiusto e rilevante danno alla socie-tà”, responsabili di aver posto “problemi surrettizi e privi di fondamento”, di aver chiesto la valutazione di impatto ambien-tale e le controdeduzioni della società entro dieci giorni, di vo-ler ottenere dalla commissione edilizia un voto di copertura alla propria istruttoria negativa nelle conclusioni” - l’attacco è a tutto campo.Da qui l’immediata frenetica catena di dichiarazioni. L’ono-revole Mario Bonomo, deputa-to regionale del PD, chiede le dimissioni del sindaco primo responsabile di un’amministra-zione inadeguata “ad assecon-dare quel progetto di virtuoso sviluppo che solo a parole dice di voler perseguire” (da La Si-cilia), capace solo di vessare e spremere i cittadini con tributi locali sempre più alti, confusa e pasticciona o perché non si fida del parere del proprio uffi-cio legale che ha dato il proprio assenso al rilascio della conces-sione o perché evidentemente l’ufficio legale avrebbe sbaglia-to tutto.Risponde nelle 24 ore il com-missario dell’Udeur Fabrizio Ardita che si dice esterrefatto per l’intervento del deputato - intervento evidentemente detta-to da uno “spirito sanguigno”, dice - che sembra non ricordare la separazione delle responsabi-lità politiche, in capo al sindaco e alla giunta, da quelle ammi-nistrative, attribuite ai dirigenti degli uffici. Ardita difende la decisione “saggia” dell’ammini-strazione “non pregiudizialmen-te contraria agli investimenti di privati nel territorio”, ma che “non può certo autorizzare pra-tiche incomplete dove mancano elementi fondamentali come i parcheggi e i servizi connessi”, e ciò a prescindere da altre con-siderazioni quali l’opportunità di consentire ancora una volta la realizzazione di un nuovo cen-tro commerciale in un tessuto di piccole imprese già fortemente indebolito dalla grande concor-renza.A difesa dei funzionari comu-

nali - “dei quali si conosce bene l’impegno e la competenza, che hanno semplicemente chiesto una misura di assoluta garanzia ambientale (la sottoposizione a V.I.A.)” - si schiera il Comitato Parchi, nelle persone dell’avvo-cato Corrado Giuliano e del pro-fessore Giuseppe Ansaldi. Per loro i funzionari hanno costi-tuito “l’ultimo argine di difesa contro le incursioni devastanti sul nostro territorio, e su quel-la parte della città, l’Epipoli, compromessa irreversibilmente dall’abusivismo edilizio, sanato e non, dai programmi costruttivi delle cooperative edilizie e an-cora minacciato dalle previsioni del vigente piano regolatore” del quale si chiede una revisione. L’azione giudiziaria promossa dalla Frontino viene definita un atto intimidatorio e inquietante, si sollecita il sindaco a prendere subito una posizione precisa e si prendono le distanze dal deputa-to Bonomo, lasciato solo in re-altà anche dai più cauti dirigenti del Pd provinciale, che invitano l’Open Land a rivolgersi al Tar, l’organo giudiziario deputato a risolvere le controversie in atti amministrativi. Vale forse la pena di fare un passo indietro e raccontare i tra-scorsi.La normativa di settore è chiara: una volta concessa un’autoriz-zazione commerciale, l’inizio delle attività deve avvenire en-tro un termine ben preciso (fino

Esilarante citazione nei confronti dei tre tecnici comunali figurati “Borgione & Consorti”, manco fossero i Bassotti

Ma chi avrà mai scritto questa cita-zione? Come è possibile che la lingua italiana sia così maltrattata in un atto giudiziario? Il buon Azzeccagarbugli raggirava, è vero, quell’ingenuo di Ren-zo con i suoi raffinati brocardi ma certo sapeva il fatto suo, era uomo dotto. An-che nel nostro caso la lingua dei padri fa capolino, inevitabile, ma quelle formule di mirabile sintesi suonano come una sinfonia tra note stonate e rivelano i se-gni del contagio in quella “distrazione” di una res pubblica sicilianizzata nella impropria doppia.La concinnitas ciceroniana, l’eleganza della grande oratoria lascia il campo a una sintassi improbabile dove a volte si perde il concetto di fondo e le concor-danze impazzano: il plurale va a brac-cetto con il singolare, il femminile con il maschile in una promiscuità che forse vuole essere emblema di questi tempi in cui anche chi non riconosce la propria identità sessuale come del tutto acqui-sita rivendica una visibilità che i perbe-nisti vorrebbero negare. A meno di non pensare a “concordanze a senso”, anche queste semmai lasciti della latinità.E un’eco classica si desume dall’im-provvisa inserzione del presente storico che ci presenta i fatti come se si svol-gessero davanti a noi, come ad invitarci a una partecipazione diretta di quella che, nella citazione, si trasforma in una cronaca minuziosa, dettagliata, di ogni passaggio, di ogni sensazione così come

è stata vissuta. Ma no, perché pensare a un cuttigghiu?Il fare “mellifluo” dell’ingegner Bor-gione impegnato con i suoi “consorti” nella pervicace volontà di danneggiare l’azienda (o la società? Non importa, il termine viene usato indifferentemen-te, così come d’altra parte l’avvocatura comunale viene in un certo senso per-sonificata); l’indignazione e lo stupore dell’assessore Concetto La Bianca, im-pegnato a sanare contrasti determinati da tecnici che avrebbero dovuto solo “attenersi scrupolosamente alla proce-dura amministrativa e tecnica, affinché la Open Land portasse in porto l’inve-stimento, senza porre problemi surret-tizi”; le parole dette con “tono ironico quanto sferzante” dal sindaco Visentin, anche lui a fianco della Open Land, si-curo dell’impossibilità di un conflitto “tra comune e avvocatura comunale”; sentiamo addirittura trillare il telefono della dottoressa Frontino Rita (o Rita Frontino? la seconda che hai detto!) e la voce dell’ingegnere Borgione che “irri-tualmente, all’utenza privata” minaccia altre forme di ritorsione. Tutto filmato, tutto registrato? In sede giudiziaria an-drà rigorosamente provato ogni momen-to, ogni evento, ogni circostanza di que-sta articolata commedia dato il principio cardine: onus probandi (una b, attenti!) incumbit ei qui dicit.Anche l’ortografia, a partire dall’avvoc-cato nella procura a margine, smenti-

sce ogni tanto il significato dello stesso proprio prefisso: diritto, corretto. Con-sequenziale diventa conseguenziale, quant’altro – espressione che insigni linguisti hanno invitato a cassare dal nostro vocabolario perché sciocca e ri-dondante – si trasforma in quant’altri e via dicendo.E le maiuscole: perché tante maiuscole? Parere Legale si scrive maiuscolo per-ché è il parere di un Grande Maestro? L’Azienda ha la a “grande” per eviden-ziarne l’importanza, il valore economico minacciato da tecnici infedeli? Gli Uffi-ci dell’Open Land non sono “uffici” per il rispetto nei confronti chi li gestisce? La Relazione è tale perché ponderosa e di grande rilevanza?Ma il trionfo del crollo delle regole è for-se la punteggiatura, l’interpunzione che con tanta pazienza giorno dopo giorno, ora dopo ora, ci hanno insegnato dolci maestre (ah la Morelli!), che straripa in alcuni passaggi come un vorticoso fiu-me in piena. L’impudica virgola separa con sistematica insistenza il soggetto dal verbo, confligge con le congiunzioni, al-lontana inutilmente un termine dal pro-nome relativo; il punto e virgola irrompe per separare due concetti che vorrebbero invece concludere il pensiero in manie-ra organica; il punto fermo si nasconde, scompare nell’approssimazione dello scrivere o si triplica per un non detto, una sospensione che risulta difficile giustificare: forse qualcosa si nasconde

nelle pieghe delle parole? Forse si tratta di un messaggio criptato che solo a noi non è dato decifrare? Difficile risponde-re, ma certo è che non sarebbe il caso di abusarne anche se è gratis, gratis e non “a gratis” o peggio “aggratis”, come or-mai tutti dicono, chissà seguendo quale esempio, e che abbiamo ritrovato ahimè anche in un articolo del grande Giorgio Bocca. E non era un refuso! Refusi anche tutti gli svarioni dell’atto di citazione si dirà, disattenzioni dovute alla concitazione (normale per le parti ma inconsueta per i legali) del momento alimentata dalla materia trattata forse. E siamo d’accordo. Abbiamo solo vo-luto un po’ scherzare… (sospensione da interpretare correttamente) ma su un aspetto il sorriso si spegne. Su quel “Bor-gione & C.” che immediatamente ci ha fatto pensare alla banda Bassotti, soprat-tutto perché quei tre accusati appaiono, nelle venti pagine della citazione redatta dai tre avvocati, veramente legati da un patto di sangue, anzi più esattamente da “un modus operandi scellerato, arrogan-te e spavaldo” come è detto testualmen-te. Quel trio di tecnici, che hanno agito “con l’oggettiva consapevolezza di arre-care ingiusto e rilevante danno alla So-cietà istante in quanto a conoscenza (!) dei contratti stipulati dall’Open Land”, si trasforma addirittura in “la Borgione & Consorti”. Una consorteria? Un’as-sociazione? Anzi, poiché sono in tre, un’associazione a delinquere?

La normativa di settore è chiara: una volta concessa un’autorizzazione

commerciale, l’inizio delle attività deve avvenire entro un termine ben preciso

(tre anni) e ciò per evitare turbative di mercato. Le proroghe sono ammesse ma solo per cause

non imputabili direttamente all’impresa e comunque non all’infinito. Per Frontino

una nuova proroga sarebbe la quarta.

a qualche tempo fa due anni, ma attualmente tre) e ciò per evitare turbative di mercato. Le proro-ghe sono ammesse ma solo per cause non imputabili diretta-mente all’impresa e comunque, secondo lo spirito della legge, non all’infinito. Per il centro commerciale di Frontino una nuova proroga sarebbe la quar-ta.La prima volta è stata nel 2005 a causa delle “calamità naturali” del dicembre 2003: “rovinosi, violenti e imprevedibili eventi atmosferici abbattutisi su Sira-cusa” avrebbero determinato “rilevanti danni alla struttura, pregiudicandone in maniera consistente il normale utiliz-zo commerciale, rendendone necessaria la ristrutturazione”. Una teoria che a noi profani ap-pare in verità un po’ azzardata se il ricordo di quegli eventi non ci inganna, ma che tuttavia con-

vinse in conferenza dei servizi. La seconda volta, nel 2007, fu la lentezza della burocrazia a imporre l’istanza per un’ul-teriore proroga: non venne infatti rilasciata per tempo la concessione edilizia già chie-sta nel marzo 2004. Si disse in quell’occasione che, in verità, la società non aveva per nulla sollecitato gli uffici, comunque anche in questo caso la proroga fu concessa. Finalmente si arri-va al settembre 2008: il settore Pianificazione ed edilizia pri-vata del comune di Siracusa, preso atto dei pareri positivi di tutti gli uffici competenti e naturalmente della Soprinten-denza, concede il nulla osta al progetto “di ristrutturazione funzionale e manutenzione del complesso edilizio denominato Fiera del Sud”, cioè dell’opera costruita abusivamente e sanata nel lontano ’95. Contributo sul

costo di costruzione da inca-merare 120mila euro, tempi di inizio entro 12 mesi dal rilascio della concessione (settembre 2009), tempi di ultimazione tre anni. Ma dall’atto di citazione apprendiamo che la richiesta dell’Open Land per il rilascio della concessione edilizia data 20 aprile 2009: è stata quindi chiesta una nuova concessione per i lavori di ristrutturazio-ne diversa rispetto a quella del 2004 e da quella del settem-bre 2008? Da chiarire. In ogni caso la fretta c’è ed è motivata perché, come si dice nella ci-tazione, gli accordi di vendita dell’intero complesso immobi-liare – si ripete la stessa opera-zione del Carrefour - prevedono che i lavori siano ultimati entro il marzo 2010.Ma sulla vicenda si avanzano anche altre ipotesi: che gli ac-cordi di vendita siano già sfu-

mati e che si cerchi solo di far cassa, o, se si preferisce, che “tanto rumore” sia semplice-mente funzionale alla nuova proroga per la licenza com-merciale, la quarta, che in altro modo sarebbe difficile ottenere.Un’ultima considerazione: se risponde al vero quanto si legge nella citazione, cioè che l’avvo-cato Daniele - Ferdinando vero? - presente in commissione nella qualità di legale ha espresso, e anche motivato, il proprio voto favorevole per la concessione edilizia, come è possibile che l’avvocato non abbia avvertito la macroscopica incompatibi-lità in cui versava, atteso che veniva chiamato a esprimere un parere sugli interessi e sulle at-tività della famiglia Frontino di cui da sempre, in innumerevoli vicende, è stato, ed è, legale di fiducia? Non avrebbe dovuto astenersi?

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4 24 Ottobre 2009

Il pantano Cuba messo all’asta, prezzo base 500 mila euroAnnientamento graduale delle aree lacustri del Pachinese

61 ettari, nelle sue acque sostano e nidificano fenicotteri, starne, aironi eccetera

di SALVATORE PERNA

Viviamo in un territorio ricco di straordinarie risorse: naturali, paesaggistiche, storiche, arche-ologiche, monumentali. Esi-stono ancora i segni, purtroppo non recenti, di processi di an-tropizzazione rispettosi dell’ha-bitat - esempi di creatività e di moderato uso delle risorse am-bientali - che riscopriamo lungo i sentieri rupestri degli iblei e lungo le aree meno accessibili dei corsi d’acqua che rigano e fecondano le nostre contrade, a cui nello stesso tempo si con-trappongono aree di degrado e di dissesto in altre parti, come nelle fasce costiere o nell’hin-terland dei grossi centri urbani. Un patrimonio che non si riesce a sottrarre del tutto alla fame-lica aggressione di quanti an-tepongono un loro interesse di parte od egoistico, imprendito-riale o utilitaristico, alla neces-sità di un giusto equilibrio tra risorse disponibili e sviluppo ed alla corretta fruizione dei beni comuni del territorio. Così accade che nel lembo più a sud della nostra provincia, nel pachinese, in una delle zone più belle e seducenti del lito-rale della zona di sud-est, nuo-ve minacce incombono sulla possibilità di salvaguardare o di ripristinare le condizioni di tutela delle ricchezze naturali esistenti. I pantani di diver-sa grandezza che si estendo-no lungo la fascia costiera, tra capo Pachino e la Marza, da est a sud-ovest, costituiscono un reticolo delicatissimo che garantisce la biodiversità delle specie vegetali ed animali e il riequilibrio dell’ecosistema. I pantani della Sicilia sud orien-tale (Puntorio, Baronello, Cia-ramitaro, Cuba, Longarini) che punteggiano la costa meridio-nale da Punta delle Formiche fino al territorio di Ispica, insie-me a quelli della costa orientale (Morghella, Marzamemi) e ai pantani della riserva naturale di Vendicari (parte ormai del de-manio pubblico) costituiscono una delle più importanti zone umide d’Europa. Tali caratte-ristiche ambientali, sulla base delle direttive comunitarie (la 72/409 per la tutela degli uccelli migratori; la 92/43 per la tute-la dell’habitat), determinarono l’inserimento dei pantani della Sicilia sud-orientale nel piano regionale, con decreto aasses-soriale n. 970/91, come oasi di protezione e rifugio della fauna selvatica e di tutela della biodi-versità, successivamente ricon-fermato dal decreto del presi-dente della regione del 1999; oasi propedeutica all’istituzione di una riserva naturale orienta-ta, di prevalente interesse pub-blico. Le aree dei pantani sono quindi aree Sic (Siti di interes-se comunitario) e Zps (Zone a protezione speciale), che devo-no godere di una speciale cura e di interventi che garantiscano, senza alterazioni, una coesi-stenza ed una integrazione con processi di sviluppo sostenibile e di antropizzazione. Questa peculiarità del territorio

avrebbe dovuto rappresentare una spinta per un più virtuoso rapporto delle istituzioni locali e dei cittadini con un patrimo-nio da valorizzare e difendere. Invece si è andati nella direzio-ne opposta. Non solo si assiste alla vergogna dei rifiuti scari-cati ai margini degli specchi d’acqua, ma soprattutto allo stravolgimento delle aree a ri-dosso delle zone lacustri, con la loro fagocitazione attraverso insediamenti vacanzieri, come nel caso del pantano Viruga, quasi totalmente compromesso. Anche le attività agricole, con l’espansione della serricoltura, ormai assediano il bacino degli invasi e in molti casi insidiano la vita delle specie vegetali ed animali, la qualità stessa delle acque di falda, per le infiltra-zioni dei prodotti chimici uti-lizzati per le coltivazioni. Sono denunce fatte a più riprese dalle associazioni ambientaliste, dai Verdi, anche a livello locale, che non hanno fino ad oggi tro-vato risposte e interventi risolu-tivi. È uno stato di indifferenza e di graduale e lento annienta-mento del patrimonio delle aree lacustri di quel territorio e delle specie che vivono dentro e at-torno agli specchi d’acqua, reso ancora più drammatico dalla circostanza che laghi ed ampie parti del terreno circostante sono di proprietà privata, con la conseguenza che i proprietari possono in qualsiasi momento trasformarle in oggetto di com-pravendita o di contrattazione.Sotto questo profilo è clamo-rosa la notizia della prossima vendita all’asta di un terreno di 83 ettari, che ingloba il pantano Cuba, uno dei più grandi con i suoi 61 ettari di area lacustre. Sulla base di una segnalazione di un cittadino abbiamo potuto verificare che è già fissata per l’1 dicembre 2009 la vendita senza incanto (in busta chiusa con offerta di importo maggiore o uguale al prezzo base stabilito nell’ordinanza di vendita) e, nel caso di mancata partecipazione, sarà effettuata la vendita con in-canto (vendita in una pubblica gara ad offerte successive in au-mento). Come risulta dalla peri-zia tecnica allegata alla proce-dura di vendita, il pantano Cuba è uno dei pochi che non è stato contaminato da insediamenti abitativi e che negli altri 22 et-tari che lo circondano non è sta-to occupato da attività agricole. Dal punto di vista naturalistico nelle sue acque, soprattutto in primavera e in autunno, sostano e nidificano numerose specie di uccelli migratori (fenicotteri, starne, aironi eccetera): vere e proprie spettacolari sequenze di un suggestivo paesaggio africa-no. Su quel versante della costa, per chi conosce quei luoghi, le tin-te forti del tramonto riescono a creare un’atmosfera irreale. Ma il valore di tesori così preziosi forse non sfiora la mente di tanti né scalfisce le radici del cuore. La realtà è più bituminosa. Lo dimostra il fatto che in quella

zona di territorio di Pachino (contrada Raneddi, ribattezzata Granelli), in pochi anni, dalla fine degli anni ‘80, è esplosa la cementificazione della costa fino ai margini della lunghis-sima spiaggia che dal pantano Baronello si estende senza so-luzioni di continuità fino al pro-montorio della Marza. Una miriade di abitazioni, ville e villette, senza autorizzazione edilizia, salvate dalle leggi di sanatoria. Un’area che la politi-ca pachinese vuole valorizzare. Si parla di piazzette da realiz-zare, di esercizi commerciali. Ingredienti che potrebbero ren-dere appetibile l’acquisto delle aree non occupate dalle acque del pantano. Si tratta di ben 22 ettari, circa 220.000 metri quadrati. Certo tutto dipenderà dall’esito del contenzioso aper-to dal Comune di Pachino con l’assessorato regionale all’am-biente, al quale fu contestato nel 2006 l’eccessiva estensione delle aree Sic e Zps, che con la realizzazione della riserva natu-rale orientata dei pantani della Sicilia sud orientale avrebbe messo in discussione gran par-te delle attività agricole. In real-tà la necessità di una riperime-trazione dell’area individuata come zone Sic e Zps, rispetto alla realtà che lo sviluppo del-le attività agricole ha avuto, se si vogliono evitare contraccol-pi gravi sulle stesse, viene da più parti ritenuta auspicabile. Dovrebbero per primi però gli agricoltori essere i difensori del mantenimento e della tute-la delle condizioni di equilibrio dell’ecosistema che i pantani garantiscono, non dimentican-do che la qualità dei loro pro-dotti (ciliegino di Pachino per primo) e le loro particolari pro-prietà organolettiche sono il ri-sultato della particolare caratte-ristica che i terreni di quell’area presentano e delle particolari condizioni climatiche di quei luoghi. Realizzare la Riserva naturale orientata è interesse anche dei produttori agricoli. Va scon-giurata invece la possibilità che la necessaria riperimetra-zione dell’area dia vantaggi a speculatori e cementificatori, che potrebbero essere i respon-sabili di una devastazione dagli effetti imprevedibili anche per le produzioni. Occorre impedi-re che il pantano Cuba possa diventare merce di scambio per affari privati e sollecitare la Regione a trasferire le aree palustri nel demanio pubblico. Le associazioni ambientaliste che hanno impedito con l’ac-coglimento del ricorso da parte del Tar di Palermo l’esercizio dell’attività venatoria relativa alla fauna acquatica dei pan-tani, possono avviare una forte campagna per sollecitare l’ac-quisto pubblico dell’area del pantano Cuba da parte degli enti locali e della provincia, vincendo ogni probabile re-sistenza, se si manifestasse, anche di settori della pubblica amministrazione locale.

Morreale (Natura sicula): “Sottoscrizione impossibile, troppi soldi.

Dovrebbe pensarci la Provincia”

Un sito di interesse comunitario e zona a protezione speciale nel Pachinese

Un grande pantano, un’area SIC (sito di interesse comunitario) e ZPS (zona a protezione speciale), uno scenario naturale incantevole: in Sicilia può ac-cadere anche che in un luogo come questo, rifugio per stormi di migratori, per centinaia e centinaia di esemplari rari e protetti, si continui a consentire la caccia oppure può perfino succedere che il panta-no stesso, di proprietà privata, finisca all’asta. In Sicilia non c’è mai limite alla fanta-sia, ma in questo caso, purtroppo, essa coincide con una desolante realtà. Il pantano Cuba, al centro di una lunga polemica tra cacciatori e agricoltori da una parte ed ambientalisti dall’al-tra, adesso può essere acquistato al prezzo base di 500mila euro. An-cora una vicenda che minaccia uno dei luoghi umidi più belli dell’estremo lembo orientale della Sicilia e della nostra provincia, proprio a ridosso della costa dell’Ambra, nel pachi-nese. Una minaccia a cui gli ambientalisti sono chiamati a rispondere, con la puntuale opera di educazione ambientale e di stimolo verso chi può intervenire per evitare che il pantano finisca nelle mani di privati spregiudicati che potrebbero stravol-gere la fisionomia dell’area. Il ruolo delle associa-zioni ambientaliste sarà dunque fondamentale, così come lo è stato in numerose altre occasioni. A tal proposito, abbiamo interpellato Fabio Morreale, presidente dell’associazione “Natura Sicula”, che opera nelle province di Siracusa e Ragusa; una re-altà piccola rispetto alle organizzazioni di rilievo nazionale, ma combattiva e capace di imporsi nelle recenti battaglie a difesa del territorio, facendo da locomotiva per gli altri soggetti ambientalisti. Chie-diamo subito a Morreale un parere personale sulla vicenda polemica che, da qualche anno, ha per og-getto i pantani dell’area pachinese, come il Cuba e il Longarini, e su cui adesso interviene anche una decisione del Tar di Palermo che ha sospeso l’eser-cizio della caccia nelle aree SIC e ZPS: “Penso che sia assurdo – dice – che in questa regione vengano messe in discussione regole comuni a tutte le aree SIC del mondo. È assodato che in tali aree non si possa cacciare. La decisione del Tar dà ragione agli ambientalisti, a chi ha sempre sostenuto quello che la legge già prevedeva. È un po’ la stessa cosa che è successa con il villaggio turistico “Acquamarina 2”, che andava sottoposto sia alla Vas che alla Via: tale regola, però, non era stata rispettata. Così, dopo le nostre proteste, l’assessorato regionale competen-te ci ha dato ragione. In Italia, le leggi ci sono, ma non vengono rispettate e si cerca troppo spesso di eluderle. Per fortuna, se c’è una controparte vigile,

sveglia, attenta, alla fine un equilibrio si trova. Noi non siamo disturbatori, diamo solo gli input affin-ché si facciano le cose giuste e secondo le regole, indicando le priorità”. l pantano Cuba sarà venduto all’asta. Cosa pos-sono fare la associazioni ambientaliste per fare in modo che esso non finisca nelle mani sbagliate?

È possibile una sottoscrizione per raccogliere la cifra pari al prezzo di vendita?

“Una sottoscrizione è impossibile. Non abbiamo quei soldi. Nemmeno metten-

doci tutti insieme possiamo trovare 500mila euro. Quello che possia-

mo fare è sollecitare gli enti pubblici, come la Provin-

cia Regionale di Siracu-sa e il Comune di Pachi-

no, affinché acquistino l’area per farne una riserva naturale.

Soprattutto la Provincia dovrebbe intervenire, dato che da anni parla di

sostenibilità e ambiente e poi non è stata capace, circa sette anni fa, di acquisire il bo-

sco di Baulì, che era stato messo in vendita per un miliardo di lire. All’epoca invitammo la Provincia a comprare il bosco, l’ente rispose positivamente, però poi non fece nulla. Così un privato di Palazzo-lo Acreide ha comprato quell’area e ci ha fatto un hotel. Il bosco adesso è privato e se un domani il proprietario decidesse di disporne in maniera diver-sa quel bene preziosissimo verrebbe meno”.Voi siete una realtà piccola dal punto di vista eco-nomico e strutturale. Ma le associazioni di rilie-vo nazionale non potrebbero sollecitare i propri vertici affinché rilevino il pantano?“Sì, il Wwf ha già fatto queste cose in molte zone d’Italia, rilevando e tutelando aree naturali impor-tantissime, ma mai nel nostro territorio. Qui non è molto presente. Certo, associazioni di grandi di-mensioni e risorse come Wwf, Legambiente e Lipu potrebbero fare qualcosa, sollecitando i propri riferi-menti nazionali. Noi di Natura Sicula non abbiamo i mezzi e le risorse, anche perché abbiamo carattere regionale e siamo presenti solo in due province”.Questo è vero, però avete dimostrato di sapervi muovere e di saper lottare. Potreste essere un im-portante traino, non crede?“Sì, questo sicuramente. Possiamo intestarci que-sta battaglia, anzi lo faremo di certo. Metteremo pressione agli amministratori locali, alla politica ed anche alle altre associazioni. Cercheremo subito di capire se le associazioni più grosse sono dispo-nibili a combattere per salvare un’area di estrema importanza e bellezza. Già in occasione della festa dei sentieri Iblei, che si terrà il 7 e l’8 novembre, avremo la possibilità di confrontarci tutti insieme e di sondare le concrete disponibilità”.

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524 Ottobre 2009

Il gruppo dirigente del centrodestra non è credibilese non riesce a integrare le risorse per il nuovo ospedale

A questo punto s’impone un incontro pubblico per approfondire l’intera problematica

di SANTI NICITA

I siciliani e i siracusani da tempo assistono alla spietata lotta politica che attraversa il centrodestra, sbigottiti e preoccupati per l’aggravarsi della situazione economica e sociale e per il degrado che ha investito i diversi livelli isti-tuzionali.Nella vita politica non fa scandalo la diversità di opi-nioni e le divergenze che pos-sono emergere quando si af-frontano problemi complessi e difficili; diventa insopporta-bile quando l’attività politica è caratterizzata da lotte perso-nali per ottenere la gestione di quote di potere nella convin-zione che il consenso politico deriva dalla quantità di pote-re che si gestisce e non dalla qualità delle iniziative da por-tare avanti. Nelle coalizioni è inevitabile ricercare opportu-ni equilibri procedendo a vere e proprie lottizzazioni, ma quando ciò prescinde da linee politiche di sviluppo mirate al bene comune la politica perde il suo valore intrinseco e di-venta un’attività – come ab-biamo scritto – “ipercinetica afinalizzata”.Quello che sconcerta è la cir-costanza che, pur in presenza del più evidente immobilismo legislativo e amministrativo, la lotta fra i vari gruppi po-litici finisce col rafforzare la coalizione di centrodestra. Nelle elezioni regionali o in quelle provinciali e comunali (nei grandi centri) l’elettorato ha votato a favore del centro-destra con percentuali attorno al 65-70%. Ciò non è giustifi-cabile con la sola perplessità dell’opinione pubblica per la debolezza dello schieramen-to di centrosinistra o con il fatto che il PD, impegnato a concludere la sua fase or-ganizzativa con le primarie di domani, non è visto come un’alternativa credibile. Sta di fatto che le condizioni della nostra Regione e della nostra provincia sono gravis-sime per la mancanza di ade-guate scelte e per il mancato utilizzo delle significative risorse finanziarie disponibili assegnate dall’Unione Euro-pea. I programmi per l’utiliz-zazione dei fondi europei per il settennio 2007-2013, dopo quasi tre anni, ancora non vengono definiti e la Regione e gli enti locali sono ancora impegnati ad utilizzare alcuni residui del programma 2000-2006. Assieme alla gravità della colpevole inerzia dei di-versi livelli istituzionali, c’è da preoccuparsi della indif-ferenza dell’opinione pubbli-ca e della sua rassegnazione, cosa questa che incoraggia la classe dirigente a vivere nell’immobilismo.Le opere infrastrutturali pos-sono attendere, il problema della gestione dei rifiuti e della relativa organizzazione degli Ato non viene definito, così come la raccolta diffe-

renziata e il trattamento dei rifiuti. Le tariffe per la rac-colta e lo smaltimento dei ri-fiuti, che dovevano portare a una significativa diminuzione dei costi, sono diventate in-sopportabili per le famiglie. La stessa cosa sta avvenendo per le tariffe dell’acqua: l’Ato idrico, ormai affidato alla ge-stione privata, dovrebbe ga-rantire efficienza e riduzione dei costi di gestione ma non è così e si teme un generalizza-

to aumento delle tariffe anche per il ritardo che si registra nell’assegnazione dei fondi da parte dell’ARRA.L’on. Pippo Gianni, che ha dimostrato capacità di inizia-tiva nella gestione dell’asses-sorato all’industria, è stato vittima del tritacarne politico che si vive alla Regione e, pur essendo sempre impegnato nel discutere e nell’affronta-re i problemi del territorio, vive alcune difficoltà poli-

tiche. In questo contesto ha promosso due convegni per affrontare due problemi im-portanti e decisivi per la vita cittadina: una forte critica sul Piano regolatore della città, approvato, secondo le sue di-chiarazioni, solo per fiducia al sindaco Bufardeci, sfiducia che si è rivelata sbagliata per le negative ricadute attuative, e una riaffermata opposizione all’idea di realizzare il nuovo ospedale col metodo della fi-

nanza di progetto.E’ da sei anni che si parla di questa iniziativa e poiché i 50 milioni di finanziamenti pubblico non erano sufficien-ti a realizzare l’avveniristico progetto dell’ospedale si è imboccata la via del progetto di finanza, cedendo alla Piz-zarotti la proprietà dell’edi-ficio delle Cinque Piaghe e affidando alla stessa società del nuovo ospedale per oltre un ventennio. Di questo pro-

getto non si è mai discusso pubblicamente, anche perché si pensava che l’iniziativa si sarebbe realizzata in tempi brevi. Purtroppo non è stato così. Non solo, ma poiché la riforma sanitaria regionale ha ridotto notevolmente i posti letto della nostra provincia e dell’Umberto I° ed essen-do stata costituita una sola azienda provinciale di sanità, sarebbe quanto mai necessa-rio riconsiderare l’opportuni-tà di continuare a puntare alla realizzazione del progetto di finanza e chiedersi se non sia invece il caso di cercare un’in-tegrazione del finanziamento disponibile per realizzare un nuovo ospedale dimensiona-to alla riforma sanitaria re-gionale e sul terreno di cui è già proprietaria l’ASP. E’ un grosso problema che merita i necessari approfondimenti e le necessarie verifiche.La città di Siracusa e la Pro-vincia regionale sono gesti-te dal centrodestra e vedono l’on. Gianni e l’on. Bufardeci quali attori di primo piano. Non è accettabile che su ar-gomenti così delicati e im-portanti vi siano valutazioni contrapposte: l’on. Gianni contrario al progetto di finan-za, l’on. Bufardeci decisa-mente favorevole. Se non si tratta di posizioni di comodo, con la divisione di compi-ti per turlupinare l’opinione pubblica e coprire il ruolo di maggioranza e opposizione, è necessario che su questa diversità di opinioni, su un problema fondamentale per la vita della nostra città, avven-ga una pubblica discussione e una conseguente decisione.Personalmente sono dell’av-viso che la scelta a suo tem-po fatta di integrare l’insuf-ficiente finanziamento con il coinvolgimento dei privati è discutibile. E’ strano che la Regione non trovi i soldi per integrare i fondi disponibili per Siracusa mentre nell’ul-timo decennio ha finanziato tutti gli ospedali che si sono realizzati nelle varie provin-ce. Credo infine che realizza-re l’ospedale col progetto di finanza sia un caso più unico che raro nel panorama sicilia-no e forse nazionale.Un gruppo dirigente, numero-so e qualificato, come quello di cui dispone l’attuale mag-gioranza di centrodestra non è credibile se non riesce ad ottenere un finanziamento integrativo per un’opera ne-cessaria e importante come il nuovo ospedale. Tuttavia, es-sendo indiscutibile la necessi-tà di costruire un nuovo ospe-dale, è quanto mai opportuna una immediata decisione per uscire dall’attuale incertez-za, promuovendo un incontro pubblico al fine di consentire un’approfondita conoscenza di tutte le problematiche. E questo nell’interesse pubbli-co.

Caritas: “Aumentato del 20% il numerodi bisognosi che si rivolgono al nostro centro”

In un anno sono aumentate del 20% le persone che a causa di difficoltà economiche chiedono aiuto ai centri di ascolto della Caritas. Lo afferma il nono rapporto sulla povertà in Italia, pre-sentato oggi a Roma, messo a punto dalla Caritas Italiana e dalla Fondazione Zancan. 372 i centri interessati alla rilevazione (su 6 mila) di 137 dio-cesi (su 220). Nel 2007, prima della crisi, si sono rivolte ai Cda 80.041 persone (70,3% stranieri) ed oltre 5 mila famiglie. L’in-cidenza è maggiore nel Mezzogiorno (17,7%): oltre il 20% in Sicilia, Basilicata e Sardegna. Il Nord registra il 2,9% mentre al Centro la situazione è articolata (17,5% nel Lazio, 2,4% nelle Marche).Nel 2008, rispetto al 2007, l’aumento medio delle richieste di

aiuto è stato del 20%. E, stando ai segnali, per il 2009 «è proba-bile che gli ‘impoveritì siano aumentati». Fra questi potrebbero esserci titolari di contratti a termine, impiegati che perdono il posto di lavoro senza preavviso, cassintegrati che vedono avvi-cinarsi il termine del sussidio. Chi chiede aiuto (dato 2007) non appartiene alla categoria co-munemente indicata come povertà estrema. Infatti, tutti vivono in una normale abitazione; il 76,4% vive con i propri familiari. Per lo più si richiedono aiuti economico (56,8% degli italiani e 48,1% degli stranieri) e lavoro (44% e 54,9%). Al 50,6% degli utenti la Caritas eroga servizi e beni materiali (46,1% e 51,3%); seguono le richieste di sussidi economici per gli italiani (20,8%) e di lavoro per gli stranieri (33,5%) che riguarda solo il 10%.

“E’ probabile che i nuovi poveri siano molti di più del 2008”

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6 24 Ottobre 2009

Tariffe ammesse solo se le opere di depurazione sono state fatte nel rispetto dei tempi programmati

Tarsu illegittima, l’unico appiglio per il rimborso è l’art. 8 della Legge 13 del 2009

di MARINA DE MICHELE

Quando, sul finire dello scorso anno, si era saputo della sen-tenza 335/08 della Corte Co-stituzionale con cui venivano cancellati, in quanto illegittimi, gli articoli della Legge Galli del 1994 (quella di riordino del settore idrico), gli articoli cioè che consentivano di pretendere dagli utenti il pagamento del servizio di depurazione e fo-gnatura anche nel caso essi non fossero effettuati, i cittadini di molte città, già alle prese con i costi perlomeno triplicati delle tariffe idriche a causa del pro-cesso di privatizzazione dell’ac-qua, avevano tirato un sospiro di sollievo. La prospettiva era quella di poter tagliare almeno una delle voci più gravose delle bollette percepita per anni dagli enti gestori del servizio idrico in nome di quel principio, volu-to dalla Galli, della responsabi-lità collettiva - si paga tutti tutto per avere un ambiente migliore – alternativo a quello della cor-rispettività: l’esborso di somme come dovuto per i servizi effet-tivamente resi, la condicio sine qua non del sistema tariffario. In preda a un irrefrenabile entu-siasmo qualcuno aveva addirit-tura evocato lo storico principio base della rivoluzione delle co-lonie americane contro la ma-drepatria: il no taxation without representation.Le associazioni dei consuma-tori più attente si erano affret-tate a invitare tutti alla richiesta del maltolto prospettando una class action che solo in questi giorni, in realtà, sta prendendo consistenza, ma una consisten-za all’italiana, annacquata, dato che pare non sia prevista la pos-sibilità di risarcimenti mone-tari. Un provvedimento che si rivelerà quindi sostanzialmen-te inutile. Impossibile sperare che in Italia, come in molti altri Paesi occidentali, si consegni

uno strumento così efficace per la tutela dei consumatori nelle mani di un popolo che si vuo-le invece trasformare in mera massa acefala di passivi utenti. La sentenza della Corte Costi-tuzionale si presentava comun-que come rivoluzionaria nei possibili esiti, tale da determi-nare ripercussioni di notevole impatto sui piani industriali dei gestori del servizio idrico chia-mati a rimborsi sicuramente onerosi. Ma fatta la legge trovato l’in-ganno! Come avvenuto alcuni anni fa quando, a seguito della dichiarazione di illegittimità dei tassi di interesse applicati dalle banche, un provvedimen-to eclatante escluse la possibi-lità per i correntisti di chiedere la restituzione di quanto da loro illecitamente preteso, anche in questo frangente tanto il legi-slatore quanto la magistratura sono intervenuti con funzione “calmierante” per ridurre gli imprevedibili effetti di un pos-sibile sconvolgimento degli equilibri consolidati e per ga-rantire quindi in ogni caso, al gestore privato, introiti ritenuti essenziali.Le sezioni regionali della Cor-te dei Conti stanno risponden-do così in maniera pressoché unanime alle perplessità delle diverse amministrazioni locali, incerte sul da farsi, subordinan-do la possibilità del rimborso alla richiesta esplicita degli utenti previa la dimostrazio-ne incontrovertibile di averne effettivamente diritto, di aver effettuato i pagamenti di cui si chiede la restituzione e fatti sal-vi i previsti termini di prescri-zione (cinque anni per i paga-menti effettuati prima della data di pubblicazione della sentenza della Consulta e dieci per quelli effettuati successivamente). Viene quindi del tutto esclu-

sa l’ipotesi di un’azione di rimborso motu proprio da parte dell’ente gestore. E a complica-re ancora di più le cose è anche tempestivamen-te intervenuto il legislatore che, ormai sempre più nel nostro Paese, con i suoi provvedimenti, assume l’aspet-to di un esattore improvvido e cinico piuttosto che di un saggio e previdente am-ministratore così come chiedereb-bero i cittadini.La legge 13 del 27 febbraio 2009 (la legge di con-versione con modificazioni del decreto legge 30 dicembre 2008 n.208, recante misure straor-

dinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell’am-biente) all’articolo 8 sexies cer-ca di arginare in qualche modo la breccia aperta dalla Corte Costituzionale e stabilisce che “gli oneri relativi alle attività di progettazione e di realizzazione o completamento degli impian-ti di depurazione, nonché quelli relativi ai connessi investimen-ti, come espressamente indivi-

duati e programmati dai piani d’ambito, costituiscono una componente vincolata della ta-riffa del servizio idrico integra-to che concorre alla determina-zione del corrispettivo dovuto dall’utente” e sono pertanto in ogni caso dovuti dall’utenza. È evidente come si ribadisca an-cora una volta, con quella spoc-chiosa pervicacia che purtroppo conosciamo ormai bene, quanto

già considerato incostituzionale dalla Consulta, facendo confu-sione tra tariffe – ma la tariffa è il corrispettivo di un servizio – e tributi – un esborso obbli-gatorio per fruire in un servizio successivo: con efficace formu-la uno studio legale campano ha definito questo provvedimento legislativo un autentico OGM giuridico! Materia per avvocati armati di buona volontà quindi. Tuttavia l’utente, per sperare nel rimborso, sembra potersi comunque aggrappare a un al-tro appiglio. L’articolo 8 infatti specifica che queste voci ta-riffarie spettano al gestore del servizio idrico purché abbia proceduto alla progettazione e al completamento delle opere necessarie alla attivazione del servizio di depurazione “nel ri-spetto dei tempi programmati”. Conoscendo l’efficienza e la so-lerzia che in genere caratterizza i nuovi monopolisti dell’acqua, per lo più impegnati a far cassa piuttosto che a realizzare opere, c’è di che aver fiducia in questo possibile strumento. Appare inoltre interessante, e foriero di opportunità anche per i siracusani, quanto viene spe-cificato nella legge in merito ai servizi di depurazione. Non solo il rimborso potrebbe pre-tendersi nei casi in cui l’impian-to di depurazione manchi del tutto o non sia stato realizzato il collegamento ai suoi colletto-ri (il caso Targia per esempio) ma anche qualora perduri uno stato di inattività; da escludersi invece sembrerebbe il caso di un cattivo funzionamento del-lo stesso sebbene sarebbe da discutersi l’eventualità di un depuratore non rapportato alle reali esigenze dell’utenza servi-ta e quindi non rispondente agli

standard normativi. Ma a rendere ancora più imper-via la strada per gli auspicati rimborsi il legislatore, il nostro instancabile aguzzino, ha ideato anche successivi contorti pas-saggi. Al comma 2 dell’articolo 8 non solo si consente di pro-cedere agli eventuali rimborsi anche in forma rateizzata (a decorrere dall’1 ottobre 2009 in un termine massimo di 5 anni) ma si specifica che “nei casi in cui manchino gli impianti di depurazione o questi sia-no temporaneamente inattivi, dall’importo da restituire vanno dedotti gli oneri derivati dalle attività di progettazione, di re-alizzazione o di completamento avviate. L’importo da restituire è individuato, entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto, dalle rispettive autorità d’ambito.” Il rischio, come ben si com-prende, è che gli enti d’ambito possano essere “tentati” a una quantificazione degli importi tutta al ribasso, non rapportata a quanto effettivamente viene ri-chiesto all’utente per il servizio di depurazione. Anche in questo caso, nonostante le dichiarazio-ni del ministro Stefania Presti-giacomo, sembra si sia giocato tutto solo in favore del gestore senza tener conto dei diritti del cittadino; ancora una volta si è pensato a un utente consuma-tore da spremere nonostante si continui a dire che “non si sono messe le mani nelle tasche degli italiani”, espressione falsa oltre che tremendamente stupida ed emblematica dello scarso sen-so civico di cui diamo ormai troppo spesso prova. Tuttavia il consiglio è di provarci lo stes-so: non si sa mai.

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Reg. Trib. di Siracusa n°1509 del 25/08/2009

A Salvatore Maiorca e Domenico Tempio il Premio giornalistico Saretto Leotta

Sabato 14 novembre a Città della Notte nel gala de “Il Paladino”

I giornalisti Salvatore Maiorca e Domenico Tempio saranno insigniti del Premio Giornalistico Nazionale intitolato al ricor-do di Saretto Leotta, col patrocinio dell’Ordine dei Giorna-listi di Sicilia, la sera di sabato 14 novembre 2009 alla “Cit-tà della Notte”. La cerimonia è all’interno della 38° edizione del “Premio Internazionale Sicilia-Il Paladino”, che assieme al “Galà dell’Operetta” prevede l’esibizione di personalità di prosa, lirica, balletto, musica leggera, cabaret, col patrocinio

della Provincia Regionale e della Amministrazione Comunale di Siracusa. Verrà così arricchito ulteriormente l’Albo d’Oro del Premio, che contiene tra gli altri i nomi di Salvo Rando-ne, Leonardo Sciascia, Giorgio Albertazzi, Turi Ferro, Walter Chiari, Gino Bramieri, WWF, Unicef, Greenpeace, Amnesty International, Medici senza Frontiere, Misha Van Hoeke, Frec-ce Tricolori, Pippo Baudo, Elisabetta Pozzi, Arma dei Carabi-nieri, CRI, Tuccio Musumeci, Turi Vasile.

Le sezioni regionali della Corte dei Conti stanno rispondendo in maniera pressoché

unanime alle perplessità delle diverse amministrazioni locali, incerte sul da

farsi, subordinando la possibilità del rim-borso alla richiesta esplicita degli utenti previa la dimostrazione incontrovertibile

di averne effettivamente diritto,di aver effettuato i pagamenti

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724 Ottobre 2009

Rifiuti urbani di Augusta, la Regione non dà i soldi al ComuneIl Comune non li dà alla Pastorino che non paga i dipendenti

Il personale deve ancora ricevere agosto e settembre. Città sommersa dalla spazzatura

di CATERINA ITALIA

A tutt’oggi non hanno ancora perce-pito gli stipendi di agosto e settembre i dipendenti della società Pastorino che, per conto del comune, gestisce in regime di proroga la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani del comune di Augusta. Per protesta, i dipendenti si sono astenuti dallo svolgere ore di servizio straordina-rio, con gravi ripercussioni sulla pu-lizia di molti quartieri del comune megarese, letteralmente sommersi dall’immondizia. Al malcontento dei dipendenti stabi-

lizzati si aggiunge quello degli un-dici lavoratori stagionali e dei sette lavoratori part-time che chiedono l’assunzione con contratti a tempo indeterminato. Come sostenuto dalla FP CGIL, la loro richiesta è giusti-ficata anche dalle difficoltà che gli operatori ecologici in organico alla Pastorino incontrano giornalmente nell’espletare le loro funzioni in un comune grande come quello mega-rese. Non solo, tra le mansioni del-la ditta c’è adesso anche la raccolta differenziata dei rifiuti che necessite-

rebbe di ulteriori unità di personale per essere svolta proficuamente.Un gruppo di precari, nei giorni scor-si, si è incatenato di fronte il Muni-cipio per chiedere la trasformazione del proprio contratto da “part-time” a “tempo pieno”. Il sindaco Massimo Carrubba ha ascoltato le loro riven-dicazioni e si è mostrato propenso a riconoscere i diritti dei lavorato-ri al momento della redazione della nuova gara di appalto. Ma qual è il motivo dei ritardi nei pagamenti e dell’impossibilità di avviare le pro-

cedure di stabilizzazione per gli ope-ratori precari?La società Pastorino non ha perce-pito regolarmente i canoni mensili dall’amministrazione comunale. Il comune, a sua volta, vanta un grosso credito con la ex società San Gior-gio che ha trattenuto parte dei rica-vi delle imposte cittadine. Inoltre, la Regione non ha elargito le somme relative agli ultimi due trimestri. Il sindaco Massimo Carrubba, a mezzo stampa, ha fatto sapere che solo di recente sono stati regolarizzati i pa-

gamenti degli stipendi dei dipendenti comunali. Di lì a breve, il primo cit-tadino spera che si possa procedere al pagamento delle mensilità degli operatori ecologici.Noi ci auguriamo che questo avven-ga nel minor tempo possibile. Sia perché le eventuali rate dei mutui, delle bollette e delle finanziarie dei dipendenti non aspettano. Sia perché il problema dei rifiuti riguarda tutta la cittadinanza e non solo i netturbi-ni. La città è stufa di essere contor-nata da pile di sacchi di spazzatura.

La biblioteca George Vallet inagibile da maggio: vi piovevama nessuno ha pensato, prima dei lavori, di trasferire i libri Augusta - I giovani soffrono la contemporanea chiusura di stadio e piscina comunale

Essere giovani ad Augusta sta diventando sempre più dif-ficile. Se la vivibilità di un comune si misura anche sulla base della qualità e quantità dei servizi pubblici rivolti ai giovani, allora non si può cer-to dire che la città di Augusta sia ben messa. Qualche esem-pio concreto: un giovane di cultura, che ami leggere o fare ricerche, oggi, ad Augusta, non troverebbe una biblioteca comunale in cui consultare te-sti o documenti. La biblioteca “George Vallet” è infatti chiu-sa dal mese di maggio poiché sono state riscontrate delle infiltrazioni d’acqua sul tetto. Queste hanno reso l’ambiente malsano e pericoloso, tanto per i suoi fruitori quanto per chi ci lavora. Al danno si è aggiunta la beffa. Ciò che ha creato malumori tra i cittadini non è stata tanto la chiusura forzata e giustificata dello sta-bile quanto il fatto che, prima dell’interruzione del servizio, nessuno si sia premurato di trasferire i volumi altrove in modo da recare il minor dan-no possibile agli utenti. Se, rassegnato all’impossibi-lità di accedere gratuitamente alla lettura e all’informazio-ne, un ragazzo augustano de-cidesse di dedicare il proprio tempo libero allo sport, rimar-rebbe ugualmente deluso. Da circa un anno, la piscina co-munale “Gigi Turchio” è chiu-sa per gli alti costi di gestione e manutenzione. La struttura era da tempo fatiscente, gli

spogliatoi erano letteralmen-te impraticabili. Nonostante questo, era un punto di ritro-vo di parecchi giovani con la passione del nuoto e in gene-rale degli sport acquatici. Noti a tutti i successi della squadra di pallanuoto “Rari Nantes Augusta”. La chiusura della piscina comunale ha costretto i suoi frequentatori ad “am-massarsi” nelle piccole strut-ture private del circondario. Se un ragazzo puntasse la propria attenzione sulla disci-plina “calcio”, non otterrebbe maggiori gratificazioni. An-che il campo sportivo, situato nel cuore di piazza Fontana, cinque anni fa, ha chiuso i battenti, a seguito di un decre-to ministeriale. Al suo interno è stata riscontrata la presenza di una notevole quantità di pirite di ferro, dannosa per la salute. Le prospettive per il futuro non appaiono incoraggianti : così stando le cose, i giovani augustani non troverebbero soddisfazioni neppure in età adulta. In questi giorni è in atto un’azione unitaria di SPI CGIL, FNP CISL e UIL P, per la riapertura del centro anzia-ni della zona Borgata e per il potenziamento di quello di via Megara. Vale a dire, ad Augu-sta le fasce più deboli della popolazione sono quelle che risentono maggiormente della carenza di luoghi di svago e aggregazione.. L’amministrazione comunale, consapevole dei gravi disa-

gi legati alla chiusura con-temporanea delle principali strutture pubbliche, annuncia la prossima riapertura della piscina Turchio, anche grazie all’installazione di pannelli solari, utili per il riscalda-mento invernale e il ripristino

del servizio biblioteca, proba-bilmente già dalla prossima primavera. Si tratta di misure tampone in attesa dell’edifica-zione del nuovo polo sportivo che sorgerà, presumibilmente, presso il campo container, in una zona facilmente accessi-

bile e vicina alla precedente sede del campo di calcio. In attesa che questi progetti di-ventino realtà, ai ragazzi di Augusta non rimane altro che continuare ad affidare i propri sogni di gloria a strutture pri-vate.

Centri anzianiuno malmesso l’altro chiuso

e sporcoAd Augusta è in atto un’azione unitaria dello SPI-CGIL, della FNP CISL e della UIL P per sollecitare l’amministrazione comunale a potenziare le poli-tiche di supporto agli anziani. Le tre sigle sindacali denuncia-no all’unisono l’insufficienza di strutture e progetti destinati alla terza età. Il centro anziani del rione Borgata è infatti chiu-so da tempo: gli anziani del po-sto si ritrovano davanti ai piaz-zali delle principali parrocchie, confidando solo nel buon cli-ma. Il centro anziani localizza-to in via Megara è in situazioni preoccupanti: il locale è mal-messo, in cattive condizioni igieniche e non ha un buon im-pianto di riscaldamento. Al suo interno si svolgono poche atti-vità alternative al gioco delle carte. I tre principali sindacati, unitariamente, tramite una rac-colta firme, chiedono inoltre all’amministrazione comunale di indire le elezioni del comita-to di gestione del centro, come previsto dalle leggi vigenti e dal regolamento comunale.La protesta per la riapertura e l’ammodernamento del centro anziani va di pari passo con un’altra iniziativa promossa dalla CGIL: la richiesta di un incontro urgente con l’asses-sore ai servizi sociali, affinché siano spiegati i motivi del ri-tardo nel riavvio dell’assisten-za agli anziani in condizioni di disagio, sospesa nel mese di luglio. A oggi, non si ha noti-zia di alcuna gara di appalto per l’affidamento del servizio.

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8 24 Ottobre 2009

Nino Gozzo, presidente provincia-le della Federazione Coltivatori “L’attuale congiuntura economica ha messo in seria difficoltà i bilan-ci delle nostre aziende agricole sia per il fenomeno della globalizza-zione selvaggia mondiale sia per gli alti costi che le nostre imprese sostengono rispetto ai paesi in via di sviluppo. La concorrenza sleale nei prezzi dei prodotti agricoli ha costretto le imprese locali ad inde-bitarsi per continuare ad esistere. Inoltre con la crisi finanziaria le banche attuano prestiti e finanzia-menti con grande difficoltà. Poiché il credito è il volano del settore primario e le banche hanno chiuso i rubinetti dell’erogazione, il com-parto si è trovato in grande difficol-tà. Altra nota dolente è la riduzione, in questi anni, dei prezzi dei pro-dotti agricoli alla produzione che però non ha dato alcun beneficio ai consumatori i quali continuano ad acquistare a prezzi ancora alti. Vi è poi il problema del latte nella cui produzione la Sicilia risulta defici-taria poiché la richiesta è superiore alla produzione regionale: mentre il prezzo del latte diminuisce ver-tiginosamente, si innalza quello dei mangimi e dei foraggi. “Stesso problema sulla zootecnia e sulla produzione e consumo di car-

ne: subiamo la concorrenza sleale di altri paesi e nella scelta il con-sumatore predilige spesso il costo minore trascurando la qualità del prodotto. A riguardo vi sono in atto due ini-ziative: la prima è quella nazionale con l’operato del presidente della commissione agricoltura del par-lamento europeo in favore della richiesta di procedura d’urgenza relativamente alla proposta di re-golamento della commissione che consente di realizzare interventi immediati a favore del settore lat-tiero-caseario; l’UE ha stanziato un plafond di 280 milioni di euro per tutta l’Europa ma è chiaro che, per noi, si tratta di risorse insufficienti poiché vanno ripartiti tra tutti i pae-si della comunità europea e dunque mi auguro si tratti di un punto di partenza al fine di trovare ulteriori risorse. L’altra iniziativa è locale con una manifestazione regionale a Paler-mo che ha spinto il presidente della regione ad impegnarsi per dichiara-re lo stato di crisi del settore. Ac-canto alla dichiarazione dello stato di crisi però sono indispensabili aiuti concreti immediati che non devono giungere dopo anni. “Altri comparti in ambasce sono l’agrumicolo e l’orticolo: nono-

stante anch’essi abbiano subito pesanti perdite, non sono previsti aiuti economici ed è per questo che come federazione provinciale coltivatori Aretusea chiediamo un abbattimento dei costi di produzio-ne (energia elettrica, gasolio) e un intervento dello stato italiano sui contributi previdenziali al fine di parificarli a quelli degli altri paesi europei. Sarebbe inoltre auspicabi-le un intervento della Banca d’Italia per ridurre il costo del denaro nella nostra realtà che, rispetto al Nord, risulta 3-4 punti percentuali più alto. Come federazione provinciale dunque la nostra prima preoccupa-zione è proprio quella di evitare il collasso delle aziende e, proprio in questi giorni, CamCom e provin-cia regionale stanno predisponen-do una convenzione da sottoporre ai consorzi fidi operanti sul nostro territorio e alle banche, convenzio-ne nella quale si prevedono 500 mila euro per la realizzazione di un fondo di rotazione che elevi la garanzia prestata dai consorzi fidi dal 50% ad un massimo dell80% di quanto viene elargito sotto forma di prestito. Si tratta di una strate-gia rivoluzionaria, finora unica in Sicilia, che consentirà alle aziende sane, ma in momentanea difficol-tà, di superare la crisi e continuare

l’attività agricola. Stiamo mettendo in campo iniziative come la vendi-ta diretta dei prodotti agricoli locali direttamente ai consumatori trami-te mercati, che pensiamo partiran-no a novembre, nelle domeniche, presso tutti i comuni della realtà provinciale e vogliamo rafforzare il rapporto tra i commercianti, pro-prietari delle botteghe di vicinato, e gli agricoltori locali, affinché in tali attività vengano venduti i nostri prodotti freschi, di qualità e privi di residui tossici escludendo la grande distribuzione che si approvvigiona di prodotti che quasi mai sono no-strani sebbene sarebbe auspicabile la vendita dei prodotti locali anche presso essa, concordando però as-sieme sia il prezzo di acquisto che di vendita. “Purtroppo nella nostra realtà in questo particolare momento sia il piccolo produttore che le grandi aziende sono in difficoltà: il primo a causa di un’eccessiva frammen-tazione e dei debiti contratti, le se-conde per gli scarsi ricavi; tanto è vero che in provincia si è registrato da parte delle aziende una riduzio-ne delle giornate lavorative per una diminuzione delle superfici colti-vate a patate e carote e ciò è cer-tamente stato un danno per l’intera economia”.

Un Pil di tutto rispetto ma i redditi delle famiglie sono tra i più bassi in Sicilia

Nino Gozzo (Federcoltivatori): “Le aziende agricole continuano a indebitarsi per continuare ad esistere”

Ma questo ceto politico è adeguato alla crisi del territorio? La parola ai protagonisti

Lentini (Confapi): “Nessun pregiudizio sulle imprese del Nordche hanno commesse nel territorio, ma no alla colonizzazione”

NELLO LENTINI vice presidente vicario Confapi Sicilia (Associazione delle Piccole e medie industrie private della Sicilia, 1000 imprese associate per circa 11.000 addetti) “Possiamo considerare questo periodo come un mo-mento già vissuto, simile al 1992-1993 quando, din-nanzi alla crisi che investì il settore petrolchimico, capimmo che era necessario fare sistema e concerta-re assieme le linee per il rilancio del territorio. Allora il modello di concertazione consentì di mettere di lato gli egoismi individuali e di operare per il bene comune. Oggi, a distanza di anni, si presenta la stessa necessità, appunto quella di realizzare e condividere assieme progetti strategici per lo sviluppo della no-stra area. “Si è aperto il tavolo tematico, istituito dal presiden-te della Provincia Regionale di Siracusa, per fare il punto della situazione attuale ma credo che bisogne-rebbe rivisitare il modello di sviluppo, partendo dalle strategie messe in campo anni fa, ma tenendo conto che le stesse strategie e le scelte vanno ovviamente rivisitate con nuovi interventi e nuovi punti di for-za per mettere il sistema nelle condizioni di essere competitivo. A ciascuno la propria parte: le categorie produttive e le organizzazioni sindacali dei lavorato-ri dovranno affrontare assieme, partendo dal nuovo modello contrattuale sottoscritto a gennaio del 2009, il costo del lavoro utilizzando il secondo livello di contrattazione che interessa il territorio e le aziende. Le imprese, soprattutto le manifatturiere, che inten-dono investire debbono, data la difficile congiuntura economica, essere supportate attraverso le cosiddette economie esterne: accesso al credito agevolato at-traverso i consorzi fidi; realizzazione, da parte delle amministrazioni locali e degli enti governativi, delle

opere infrastrutturali, sia attraverso l’urbanizzazione delle aree industriali sia attraverso la modernizzazio-ne delle reti viarie provinciali; formazione professio-nale; interventi finanziari a sostegno del marketing e dell’internazionalizzazione delle nostre imprese. “Elemento poi fondamentale ed utile per attrarre investimenti è rappresentato dallo snellimento del-le procedure per l’ottenimento delle autorizzazioni attraverso il potenziamento del coordinamento pro-vinciale degli sportelli unici per le attività produttive – SUAP - previsto nell’accordo di programma ed at-tivato recentemente. A tale proposito, mi auguro che le amministrazioni comunali collaborino fornendo i supporti necessari ai propri uffici. Altro argomento sul quale sarebbe utile un confronto tra le parti è rela-tivo alla individuazione delle aree nelle quali alloca-re le nuove imprese. “Nell’accordo di programma per la chimica sono contemplate le attività di bonifica di alcune aree, individuate nel quadrilatero Siracusa-Melilli-Priolo-Augusta, che dovevano essere riqualificate per nuovi insediamenti di PMI. Ma l’attività di bonifica sta re-gistrando un forte rallentamento ed è indispensabile che il governo nazionale, quello regionale e le am-ministrazioni locali si facciano carico di accelerare le bonifiche per riguadagnare il tempo perduto. La verità è che l’accordo di programma è bloccato ed è invece indispensabile riunire il tavolo della chimica, riattualizzare quanto previsto nell’accordo, avviare le necessarie procedure per lo sblocco dei finanzia-menti e lì, dove è ancora possibile, realizzare quanto previsto ed eventualmente mettere in campo nuove proposte. Purtroppo tutto tace. “Anche sul fronte del turismo bisogna realizzare un coordinamento tra CamCom, amministrazioni, for-

ze sindacali, imprese, al fine di consentire sul nostro territorio lo sviluppo di un serio turismo religioso, culturale, sportivo e convegnistico, che per nascere ha bisogno di iniziative concertate e di una raziona-lizzazione degli interventi che prevedano anche la destagionalizzazione degli eventi. Vi è poi da riprendere le fila sul piano di risanamento ambientale che, attuato, vedrebbe le piccole e me-die imprese operare per le necessarie bonifiche so-prattutto per la buona tecnologia di cui dispongono; invece, dopo i fatti del 2003 dell’ENI, alcune attivi-tà, che potevano e possono benissimo essere svolte dalle nostre imprese, sono state realizzate da aziende del nord e dunque non si è utilizzato il patrimonio di conoscenza ed esperienza che le nostre imprese lo-cali possiedono. “Non meno importante la questione relativa al porto di Augusta. Gli operatori portuali e chi sostiene le attività relative sono espressione delle nostre aziende e confido nella sensibilità del nuovo presidente Garozzo affinchè incontri le associazioni di categoria e gli operatori portuali, e si punti alla valorizzazione delle nostre aziende attraverso il ri-lancio delle attività della infrastruttura che rappre-senta un volano di sviluppo per l’intera provincia. Ovviamente per il rilancio dell’economia occorre una coesione sociale ed istituzionale, necessaria per avviare iniziative utili che vadano oltre i tavoli e si incida di più nei confronti del governo regionale e del governo nazionale, al quale spetta il compito di riprendere le fila dell’accordo di programma e di porre una attenzione particolare alla Sicilia, partendo dallo sblocco dei fondi FAS fondamentali per l’infra-strutturazione del territorio, al fine di superare il gap con il resto d’ Italia. “Nessun pregiudizio, infine, nei confronti delle im-

prese del nord che acquisiscono commesse nel no-stro territorio o intendono investire, ma ciò deve rap-presentare opportunità di crescita del nostro sistema imprenditoriale e non colonizzazione. Infine, ma non per ultimo, stiamo assistendo ad un dimagrimento degli organici lavorativi a causa di carenza di lavoro causata dalla riduzione degli investimenti da parte delle grandi imprese del petrolchimico. Auspico che possa esserci una ripresa e che si pianifichino gli in-terventi dando la possibilità alle imprese locali di po-tersi organizzare con gli organici adeguati”.

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924 Ottobre 2009

“I deputati dei due schieramenti attivino ogni iniziativa per l’imprenditoria”

Gianninoto (CamCom e Cna): “Siracusa soffre soprattuttoper la carenza di infrastrutture, collegamenti e aree attrezzate”PIPPO GIANNINOTO, presi-dente della CamCom e respon-sabile provinciale C.N.A.“Partiamo da un dato di fatto: la crisi c’è e durerà ancora mentre della ripresa non si vede neppure l’ombra come è possibile riscon-trare proprio osservando le pic-cole imprese, che usano sempre più gli ammortizzatori sociali in deroga (cassa integrazione e mobilità) ma, nonostante il calo dei consumi, cercano di evitare il licenziamento degli impiegati. “Il primo meccanismo virtuoso è certamente di agevolare l’acces-so al credito: molte aziende han-no la necessità di ristrutturare la propria situazione debitoria e di accedere a finanziamenti ulterio-ri e per questo a livello nazionale è stato istituito un fondo di rota-zione, non ancora operativo, che contro-garantisce i consorzi fidi che, a loro volta, garantiscono le banche, per l’erogazione del credito; sono stati stilati accordi con le banche UniCredit e San Paolo Intesa, promossi dalla Cna, per la realizzazione di pro-tocolli che prevedono osservato-ri provinciali al fine di seguire le pratiche più complesse; a livello regionale ci stiamo battendo con forza, sebbene l’obiettivo non sia ancora stato raggiunto, af-finchè i fondi di bilancio della regione siciliana e i fondi struttu-rali vengano dedicati ai consorzi fidi e all’abbattimento degli inte-ressi che le imprese versano alle banche. “Tra gli aspetti negativi vi è da rilevare la mancata erogazione della quota annuale del fondo di rotazione per la Crias che è la “cassa” dedicata agli arti-giani, che eroga direttamente il credito agevolato alle imprese. Per questo invitiamo i deputati, in modo bipartisan, ad attivare tutte le necessarie iniziative per l’imprenditoria; a livello locale la CamCom e l’amministra-zione provinciale la prossima settimana firmeranno una con-venzione, in accordo con ABI e consorzi fidi, per un fondo di rotazione di 500 mila euro (che verrà rifinanziato per i prossimi tre anni) e che permetterà, en-tro 2 mesi, di erogare 10 milio-ni di euro di finanziamenti alle imprese in difficoltà. Ma il vero problema di cui soffre Siracusa è quello relativo alla carenza di infrastrutture, di collegamenti e di aree attrezzate nelle quali allo-care gli opifici ed attività anche insalubri, oggi site ancora nelle nostre città. “Due sole aree attualmente risul-tano idonee: quella di Floridia e quella dell’agglomerato M di Lentini gestione Asi e lì sono allocate centinaia di aziende, tra le più innovative della provincia,

Interviste raccolte da CONCETTA LA LEGGIA

con numerosissimi dipenden-ti ma ne servono molte altre in tutti i comuni. In verità diverse amministrazioni comunali han-no già i progetti esecutivi, altre come Rosolini e Francofonte progetti approvati nella gradua-toria del Por, molte però non hanno nemmeno cominciato ad individuare le zone. Dunque è necessario sollecitare le ammi-nistrazioni affinchè procedano celermente. Come Cna stiamo elaborando un progetto integra-to, tramite concertazione, che coinvolga le amministrazioni, artigiani, piccoli imprenditori e categorie per realizzare aree at-trezzate ad hoc intersecate in un pacchetto di regime di aiuto alle imprese per quei comuni che hanno i progetti cantierabili. “La terza questione è relativa all’abusivismo, alla nascita di un’imprenditoria in nero che fa concorrenza sleale alle aziende locali legali e invade il campo delle piccole e medie aziende. Per questo chiediamo con forza una riduzione delle tasse dei la-voratori autonomi (irap e irpef) che pesano sul costo del lavoro in maniera non indifferente ed invitiamo gli organi ispettivi preposti a realizzare controlli non solo sulle aziende in regola ma anche su tali imprese sorte all’improvviso. E infine sarebbe utile aprire un tavolo di concer-tazione per creare un progetto strategico, per la nostra realtà, per realizzare progetti integrati tra turismo, artigianato e agroa-limentare che partano dal territo-rio da presentare alla Regione al fine di fruire dei fondi dell’U.E. “Certo è da ricordare che, mal-grado la crisi, le piccole aziende sono trainanti per l’economia ed esse mostrano una grande ca-pacità di resistenza ma bisogna adesso passare alla riorganizza-zione del sistema per consen-tire l’espansione delle imprese artigiane e non della provincia. Il nostro referente, l’assessore Bufardeci, ci ha inoltre assicu-rato che entro novembre met-terà al bando il 70% dei fondi a disposizione dell’assessora-to stesso; si tratta di bandi che servono al rafforzamento delle strutture aziendali e per l’acqui-sto di macchinari e si tratta di un segnale positivo dopo oltre 2 anni e mezzo di fermo nella programmazione dei fondi strut-turali; siamo invece fortemente delusi dell’Assemblea Siciliana, dalla quale aspettiamo da tem-po una legge sulla competitività (credito d’imposta, lo sblocco dei fondi per i consorzi fidi) delle imprese. Abbiamo incon-trato tutte le amministrazioni, come dicevo, molte delle quali si stanno muovendo sulla rea-

Ma questo ceto politico è adeguato alla crisi del territorio? La parola ai protagonisti

lizzazione delle aree attrezzate e sulla lotta all’abusivismo e per la nascita dei ce.na.co, altre invece tentennano. Invece la CamCom è impegna-ta su 4 questioni: riuscire, entro febbraio, con la Provincia a re-alizzare un piano di sviluppo socio-economico a lungo e me-dio termine condiviso da tutti; partecipazione ai bandi sull’in-ternazionalizzazione sempre con la Provincia; costituzione di una società mista pubblico-privata (camcom, le associazioni di ca-tegoria e altri consorzi o associa-zioni) che abbia come fine il co-ordinamento dei servizi turistici sul territorio: pacchetti turistici integrati, trasporti, mostre e fie-re; fondo di rotazione del quale abbiamo già parlato”.

Mazza (Confcommercio): “Sulla grande distribuzioneci vorrebbe il mea culpa di chi fece approvare la legge”

ROBERTO MAZZA presidente Confcom-mercio della provincia di Siracusa“Il problema maggiore col quale dobbiamo fare i conti è il calo dei consumi che, seb-bene risulti un problema nazionale, diviene devastante per il nostro territorio. A ciò si associa la grande produzione che, trovando troppo spazio sul nostro territorio, ha accre-sciuto i problemi economici locali e l’atteg-giamento delle banche che, indotte dalla cri-si, hanno stretto i cordoni nei finanziamenti erogando credito solo a chi può garantire. In tal modo si rischia di spingere i commer-cianti in mani illegali che poi determinano il fallimento dell’impresa. Certo le banche sono aziende ma quando queste selezionano a monte senza tener conto del merito, del-la bravura o della capacità oppure tardano nell’erogazione di un prestito creando un danno immenso alle aziende... Ecco perché l’idea della banca del Sud sta spingendo le istituzioni bancarie ad atteggiamenti più flessibili e a un avvicinamento verso le pic-cole e medie imprese. “Nonostante le difficoltà, nessuno può nega-re lo spirito di sacrificio dei commercianti, la loro resistenza che li spinge a credere in ciò che fanno ma è chiaro che una maggio-re liquidità con relativo aumento dei salari sarebbe un toccasana sia per coloro che con l’ingresso dall’euro non hanno visto miglio-ramenti, anzi al contrario hanno perso potere di acquisto del 50%, sia per i commercianti e le loro attività che ovviamente sarebbero agevolati dalla maggiore possibilità di spesa dei clienti. “Sul tema relativo al rapporto con le banche le amministrazioni locali si sono mostrate attente alle nostre richieste e sono interve-nute presso tali istituti perché anche loro hanno capito che il commercio al Sud, so-prattutto le piccole attività, sono fonte di occupazione e dunque lavoro. Dinnanzi a ciò serve una seria concertazione tra pubbli-co e privato, una sinergia che deve preve-dere l’impegno di entrambe le parti, come

per esempio sta accadendo con la grande opportunità dei ce.na.co che vedono da un lato la professionalità, l’impegno e le idee dei commercianti, dall’altra la possibilità per l’amministrazione locale di realizzare le infrastrutture di supporto fondamentali per i centri commerciali naturali. “E poi il tema della grande distribuzione: in-tanto ci vorrebbe un mea culpa (presidente della regione Capodicasa del centro sinistra) di chi realizzò e fece approvare la legge che consentì la nascita dei centri commerciali: noi pregiudizialmente non siamo contrari ma è chiaro che è indispensabile una rego-lamentazione, tramite un piano urbanistico commerciale, realizzato ed approvato dal consiglio comunale, che fissi alcuni paletti, come il limite di quanti centri commerciali possono essere allocati nello stesso territo-rio, i luoghi dove costruirli e dove allocare anche le attività imprenditoriali ed artigiane. D’altronde anche la grande distribuzione è in crisi poiché i centri commerciali solo in alcuni giorni risultano pieni e dunque una perdita anche di un 1% di guadagno rappre-senta un pericolo per tali elefanti, perché vi-vono su margini molto ridotti e date le spese che sostengono hanno continuamente biso-gno di lavorare; quando ciò non accade si ri-fanno sui dipendenti con turni massacranti. “Vi è poi un problema di regolarizzazio-ne degli impiegati: le grandi aziende non hanno problemi nell’ingaggiare figure la-vorative mentre il piccolo spesso non lo fa e ciò comporta un’evasione sanzionata dall’ufficio del lavoro. Ora, pur non soste-nendo l’evasione, sarebbe certamente utile chiedersi almeno il perché un commerciante evade e creare alternative lavorative piutto-sto che solo sanzionare! Intanto i costi di gestione delle piccole aziende commerciali sono fisse (acqua, luce, gas, affitto ecc.) e i ricavi bassi. Come aiutare dunque il piccolo commerciante? Intanto consigliando di ven-dere prodotti di buona e media qualità ma di prezzo contenuto che le grandi aziende non

hanno, uscire dal concetto di concorrenza tra piccoli e puntare su prodotti “originali”, cioè prodotti non rintracciabili nei centri commerciali, magari, proponiamo noi, con-traddistinti da fascette, che indichino all’ac-quirente che quel prodotto è venduto solo nei piccoli negozi perché realizzato apposta solo per quelle aziende. E poi i nostri politici dovrebbero imporre alle grandi catene com-merciali di vendere almeno alcuni prodotti tipici locali. “Non per ultimo, bisogna potenziare il tu-rismo attraverso canali internazionali, non ostacolare gli insediamenti turistici, che ri-spettano le regole e apportano sviluppo al territorio, completare il porto turistico sira-cusano e rilanciare l’idea del casinò a Sira-cusa, previsto nella precedente finanziaria, che apporterebbe turisti e denaro alla nostra realtà piuttosto che lasciare tale possibilità a Malta”.

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10 24 Ottobre 2009

Cittadini in fila al banco dei pegni. Ma la banca minimizza“Ci sono quelli che depositano qui per andare sicuri in vacanza”

I clienti sono per lo più anziani, casalinghe e da poco tempo qualche imprenditore

di ISABELLA MAINENTI

Da due anni la parola che più di tutte ricorre nei discorsi di politici, governanti, legislato-ri, commercianti, imprenditori e semplici cittadini è “crisi”. Immancabilmente in ogni di-scussione e dialogo questa pa-rola irrompe con tutta la forza e l’impeto possibili, la stessa forza e lo stesso impeto con cui all’improvviso l’intera eco-nomia mondiale è sprofondata in un baratro. Una crisi vio-lenta, quindi, che non ha la-sciato scampo a nessun settore dell’economia e della finanza, né in scala mondiale, né in sca-la locale. I governanti parlano di riprese e miglioramenti in corso o in arrivo, ma intanto la vita per i “comuni mortali” resta difficile. Tutto aumenta, tranne i salari, il mese è fatto sempre da 30 giorni e la difficoltà non consiste più nell’arrivare al fati-dico 27, quanto invece alla terza settimana. Privazioni, restringimenti, ri-nunce e sacrifici sembrano non avere alcun effetto. Si arriva all’esasperazione, si spera nella vincita al superenalotto, si chie-dono finanziamenti, prestiti e dilatazioni nel tempo dei paga-menti più urgenti. Si cerca qual-siasi tipo di soluzione. E una di queste è rappresentata dal banco dei pegni. Tanti sono quelli che per avere una boccata di aria in più aprono i cassetti alla ricerca della spilla della nonna, della collana di perle, di ori, argenti avuti in occasioni speciali o in eredità. E, raccolto il malloppo,

si recano in banca nella speran-za di poter racimolare quel de-naro che serve non a grandi ac-quisti, ma alla spesa quotidiana. Anche a Siracusa, dove sono due gli istituti di credito che hanno sportelli adibiti all’uopo, ci si affida a questa soluzione. Verifichiamo quanto accade re-candoci personalmente in uno di essi, nei pressi di viale Tisia. La maggior parte delle persone che si affollano allo sportello è costituita da anziani, probabil-mente il gruppo sociale che con le sue pensioni esigue più degli altri subisce la crisi. Ma, come ci viene rivelato dalla banca, i richiedenti sono appartenenti a tutte le classi sociali: com-mercianti, casalinghe e, cosa che stupisce particolarmente, imprenditori. Segno di una ete-rogeneità della crisi che, come detto sopra, non risparmia pro-prio nessuno. C’è chi lo fa per la spesa, chi per il mutuo, chi per un acquisto più importante, chi per le vacanze. Infatti non manca all’appello chi consegna alla banca i pro-pri beni con lo scopo non solo di tenerli al sicuro durante la propria assenza, ma anche di ottenerne qualche soldino in più per il proprio viaggio. È evi-dente quindi che non sempre il rapporto tra emarginazione so-ciale e emarginazione redditizia è proporzionale. Non sempre sono i poveri, tradizionalmente intesi, a ricorrere al finanzia-mento su pegno. E’ reale piut-tosto l’esistenza di una nuova

povertà, di un nuovo gruppo sociale che stenta a sostenere economicamente i propri ritmi di vita e i cui rappresentanti non sempre sono relegati ai margini della vita sociale ed economica. Si trovano così in fila al banco dei pegni individui apparente-mente così diversi, da chi un lavoro lo possiede a chi invece vive tra gli stenti, ma che sono

accomunati inverosimilmente da un bisogno di liquidità ur-gente. Ma come funziona il sistema del pegno? Chiunque può re-carsi in banca e cedere i propri ori, argenti, beni in genere, per ottenere in cambio liquidità. Le caratteristiche principali di que-sto tipo di finanziamento sono la rapidità e l’immediatezza con

cui viene ottenuta la moneta. Infatti con nessun’altra forma di prestito è possibile ottenere l’importo richiesto in così bre-ve tempo. Tra l’altro il prestito su pegno consente di ottenere anche cifre modeste che non vengono invece concesse con i tradizionali finanziamenti o per le quali comunque viene richie-sta dagli istituti finanziari una serie di garanzie attinenti al red-dito patrimoniale. Qui, invece, la garanzia è rappresentata da-gli oggetti che rappresentano il pegno. Il termine della sovven-zione può variare da un minimo di tre mesi a un massimo di un anno. Al termine di questo pe-riodo di tempo si può o recupe-rare gli oggetti lasciati in pegno, dopo aver ovviamente restituito la somma ricevuta e gli interessi relativi a questa, oppure rinno-vare la polizza. Se però la sovvenzione non vie-ne né estinta né rinnovata, dopo 30 giorni dalla scadenza della polizza, gli oggetti vengono venduti all’asta pubblica. Ove il ricavato dall’asta sia superiore al valore riconosciuto agli og-getti dalla banca, la differenza viene depositata in un conto infruttifero per cinque anni. In questo arco di tempo il portato-re della polizza può incassarla dopo aver restituito la polizza stessa; in caso contrario, al ter-mine dei cinque anni, la somma confluisce nel patrimonio della banca. Ora, al di là delle notizie tecni-che, ciò su cui bisogna riflettere

è il significato sociale da dare al fenomeno del pegno. A quan-to pare pochi sono i siracusani che devono ricorrere a questa forma di prestito e pochissimi quelli che non riescono a riscat-tare ciò che hanno lasciato in banca. Questo non ci autorizza però a non pensare a quella mi-nima percentuale di concittadini che non arrivano a recuperare ciò che hanno consegnato, che non arrivano a mettere da par-te, nonostante lo stipendio o la pensione (se ci sono!), quel tanto che basta per riscattare i propri beni. C’è da considerare tra l’altro che gli interessi del banco dei pegni non sono certo da nulla: si tratta di interessi sta-biliti dai singoli istituti bancari e che variano tra il 12 e il 18%. Mica poco! Ma non è usura. Anzi, la banca dice che il cre-dito su pegno è uno strumento di lotta all’usura per il controllo che comunque viene effettuato dalla banca d’Italia sulle opera-zioni e le condizioni delle stes-se. In effetti una certa chiarezza c’è: i modi, i perché, i tassi e le variazioni del mercato finanzia-rio sono resi noti al pubblico mediante avvisi posti nei locali di assegnazione del credito. La banca attraverso questo tipo di finanziamento e la limpidezza ad esso correlata ha un impor-tante ruolo sociale ed è impor-tante che la gente comprenda quanto sia più vantaggioso per tutti affidarsi a questo tipo di istituzioni che non ad altre, ma-gari illegali.

Italia Nostra: “Il Ponte sullo Stretto è pericolosissimoI piloni e la campata poggeranno su faglie mobili”

“Ha da farsi e si farà”. A cominciare da dicembre. Le obiezioni non contano

di LEANDRO JANNI*“Sicilia. Piove e fa freddo. Con-tinua a piovere, in questo au-tunno grigio e minaccioso. In questo autunno confuso e para-dossale. Sconcertante. La terra continua a sbriciolarsi, a lique-farsi: nel Messinese, nel Cata-nese, nell’Agrigentino, nel Nis-seno. Insomma: una situazione assai preoccupante, grave. Una stato di cose che desta angoscia e avvilimento nelle popolazioni già colpite, nelle popolazioni più a rischio. Nei cittadini più con-sapevoli.Una situazione evidentissima, chiarissima. Uno stato di cose a cui bisognerebbe porre rimedio. Subito. Con interventi adegua-ti, efficaci. Senza perdere altro tempo. Ma, agli italici mestieranti del facile ottimismo non interessa tutto questo. Non può interessa-re tutto questo. Anzi! Essi hanno ben altro per la testa. E poi, questo sciagurato, impla-cabile riferimento alla terra, ai luoghi, alle storie di uomini e donne in carne e ossa, non è pro-prio il loro campo di azione, di

movimento. Non è il loro spazio di consenso. E poi, ci sono cose ben più importanti, più eclatan-ti, irrinunciabili: le grandi opere infrastrutturali, il famoso ponte sullo Stretto.Dunque, è chiaro. Deve essere chiaro, come un ordine, come un comandamento: la realizza-zione del ponte sullo Stretto non è più rinviabile, procrastinabile. E poi, sarebbe una deleteria di-mostrazione di debolezza. Forse, persino la dimostrazione di uma-no, ragionevole sentire. No, non è possibile: “Il ponte ha da farsi e si farà”. Subito. A cominciare dal prossimo dicembre 2009.Che si debba costruire in zona sismica, che si preveda di pog-giare i due piloni portanti e la campata centrale di 3.300 metri su faglie mobili, non è importan-te. Che l’eventuale realizzazione della mega-infrastruttura andrà a sconvolgere il paesaggio di uno dei luoghi più belli e delicati del nostro Paese, non è considerato degno di attenzione. Che ci sia, o no, uno studio vero, fondato, un progetto esecutivo non è cosa

rilevante. E d’altronde, questi sono soltanto i soliti, vacui intel-lettualismi dei soliti oppositori al governo. Ai quali si risponde affermando – con faraonica fac-cia tosta – che “la realizzazione

del ponte servirà anche a mettere in sicurezza le due sponde dello Stretto”. Nella mente dei nuovi tiranni tutto è certo, perentorio, incon-futabile. Nella mente dei nuovi

tiranni tutto accade lontano dalla realtà. Nella mente dei nuovi ti-ranni tutto accade sulla pelle di uomini e donne che abitano po-vere case, poveri luoghi, poveri territori. Essi vanno proclaman-

do che il ponte, il mega-ponte li nobiliterà. Darà loro un futuro. Forse, persino la felicità che non hanno mai posseduto.

*Presidente Italia Nostra Sicilia

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1124 Ottobre 2009

Francesca De Benedictis: “I fondi per i bambini autistici sono quelli che sono, le risorse esistenti non bastano”

150 gli utenti in carico all’Azienda Sanitaria. Sciuto: “Diagnosi più precisa e precoce”

È una malattia in crescita espo-nenziale, sia per i nuovi metodi e strumenti di diagnosi e di indagi-ne sia per una presupposta mag-giore incidenza di fattori ambien-tali ancora da verificare, eppure di autismo a Siracusa non se ne parla, o se ne parla poco, ad ecce-zione delle persone direttamente coinvolte come genitori, pediatri, neuropsichiatri, cooperative per la riabilitazione ed associazioni di volontariato. Ma la nostra città non è un’isola felice: il gruppo per l’autismo dell’azienda ospe-daliera provinciale di Siracusa ha già in carico circa 150 utenti, anche se è ancora presto per fare un bilancio o avere un quadro preciso della situazione nella provincia, perché è solo dal 2003 che qui da noi si è cominciato a lavorare specificatamente su que-sta malattia. “La storia in questo caso – spiega il dott. Francesco Sciuto, respon-sabile del gruppo per l’autismo dell’Asp – è importante. La pri-ma descrizione dell’autismo, fatta nel 1943 da Kanner, era cor-retta da un punto di vista clinico e sintomatologico, ma era errata per quanto riguarda le cause. Questo errore della medicina ha fortemente condizionato la ricer-ca per tantissimi anni”. Secondo Kanner, infatti, la causa dell’auti-smo era dovuta a una disfunzione della relazione fra madre e bam-bino, un disturbo psicologico provocato da una madre ‘fredda’, e pertanto veniva curato come tale. I bambini autistici erano sot-toposti a cure psichiatriche, ma i risultati erano ovviamente nulli. Negli ultimi venti anni la medici-na ha fatto enormi passi in avan-ti. Oggi si sa che l’autismo è una malattia di tipo biologico, con un substrato di tipo organico. “C’è sicuramente una predisposizione genetica – continua il dott. Sciuto – tant’è che ci sono, nel mondo così come a Siracusa, tanti casi di gemelli o di fratellini e sorelline affetti da autismo. Sono stati pre-si in considerazione molti geni, ma su questo al momento non c’è nessuna certezza”. Negli ultimi vent’anni sono sta-ti sfatati anche molti miti, come quello dell’intelligenza geniale degli autistici. È vero che in al-cuni casi le persone con autismo hanno dimostrato di avere abili-tà e competenze al di sopra della media, ma è altrettanto vero che c’è un’alta percentuale di bam-bini con autismo che presentano contemporaneamente ritardi di tipo mentale. “Questa percen-tuale – rassicura il responsa-bile del gruppo per l’autismo dell’Asp – è comunque in di-minuzione, e questo fenomeno è facilmente spiegabile. L’auti-smo è fondamentalmente un di-sturbo cognitivo, che impedisce lo sviluppo degli strumenti del pensiero. Con le nuove tecni-che, le nuove terapie e i nuovi metodi di indagine si è visto che i bambini con ritardo mentale non sono così tanti quanto si pensava. In passato si parlava di un 85-90%, oggi invece la per-centuale è attestata al 70%.”

Ad aumentare, invece, è il nume-ro delle diagnosi di autismo. Se l’Asp di Siracusa ha in carico 25 persone dagli undici anni in su, i bambini dai 0 ai 10 anni presi in carico dall’azienda sono 95. Un aumento esponenziale che, secondo il dott. Sciuto, è dovuto “[…] ad una formazione speci-fica dei pediatri e a diagnosi più precise e precoci. Non appena è nato questo gruppo, infatti, uno degli obiettivi principali è stato quello di lavorare con i pediatri e far sì che il tempo della diagno-si, che prima avveniva intorno ai 4-5 anni di età, scendesse al di sotto dei tre anni. E devo dire che abbiamo fatto notevoli progressi da questo punto di vista”. I dati di cui dispone l’Asp di Siracusa, tuttavia, sono sottostimati se si considerano i dati di prevalenza, che presuppongono un’inciden-za di 50-60 casi di autismo su 10mila abitanti. Questo è probabilmente dovuto al fatto che, a causa del ritardo con cui ci si è occupato di auti-smo non solo a Siracusa ma in tutto il meridione, molti adulti siano ‘sfuggiti’ alla diagnosi. “Noi stiamo puntando sulle nuo-ve diagnosi - conclude il dott. Sciuto – perché con le giuste terapie e la riabilitazione, si può garantire una migliore qualità della vita”. L’Asp non si occupa di riabilita-zione, ma è convenzionata con diversi centri fra cui la San Mar-tino di Lourdes, che dal 2003 la-

vora in stretta collaborazione con l’ANGSA, l’associazione dei genitori di soggetti autistici. “Qui arrivano i bambini con diagnosi o con dubbio di diagnosi – spiega la dott.sa Francesca De Benedic-tis, presidente della San Martino – e noi ci occupiamo della riabi-litazione. Li prendiamo in carico fino a 12 anni, a volte possiamo estendere la riabilitazione anche fino ai 14, però poi preferiamo seguirli con altri tipi di progetti di tipo educativo e di integrazione sociale che abbiamo in conven-zione con il comune. Però i fondi sono quelli che sono, le risorse non bastano mai e i bambini che usufruiscono di questo progetto sono solo trenta, mentre in que-sto momento il bisogno sarebbe per almeno il doppio.”Dati che confermano l’emer-genza del problema nella nostra provincia, e che la dott.sa De Be-nedictis imputa ad una maggiore attenzione da parte dei pediatri che oggi dovrebbero essere in grado, se non proprio di fare una diagnosi, di capire se ci sono dei segni preoccupanti entro il pri-mo anno di vita. “Una mamma attenta, comunque, – continua la De Benedictis – se ne accorge. Il problema è che spesso le mam-me attente vengono considerate dai pediatri mamme ansiose, e quindi non vengono ascoltate. Quali sono i primi segnali? Se un bambino prima comincia ad ave-re la lallazione normale e poi un bel giorno si blocca, se quando

viene chiamato non risponde, se non usa i gesti proto-indicativi, non mostra cioè quello che vuole ma porta la madre dove vuole lui, allora bisognerebbe sottoporre il bambino ad una visita specialisti-ca. Prima si comincia la riabilita-zione, migliore è la prognosi.”Contrariamente a quanto si pen-sa, i soggetti autistici ‘trattati’ riescono a comunicare, a farsi ca-pire, anche se con simboli sem-plici. Una delle terapie consiste, infatti, nella comunicazione au-mentativa alternativa, dove si fa un maggiore uso delle immagine rispetto alle parole. “Con una diagnosi precoce, – spiega la presidente della San Martino – con la comunicazione aumentativa e con la riabilitazio-ne globale, vale a dire un’assi-stenza continua all’autonomia e alla comunicazione, che sono le due aree in cui il soggetto autisti-co ha maggiore difficoltà, abbia-mo conseguito ottimi risultati.” Contrariamente a quanto avvie-ne adesso, a Simone, 24 anni, l’autismo è stato diagnosticato in ritardo, quando già di anni ne aveva sei. “Fino a 2 anni e mez-zo – racconta la sig.ra Gabriella Emanuele, mamma di Simone e neo-presidente dell’associazio-ne Figli delle Fate, sezione pro-vinciale dell’ANGSA – Simone era un bambino assolutamente normale. Aveva cominciato a dire le prime parole, ad avere un contatto visivo, a comunica-re come tutti gli altri bambini,

quando improvvisamente questa comunicazione si è interrotta. Da lì abbiamo cominciato girare per l’Italia fino a quando non ci è stato diagnosticato un autismo chiaro, ma lui aveva già sei anni. Noi abbiamo perso tempo, cosa che i genitori di oggi non fanno perché c’è una formazione ed in-formazione molto diversa.” Già prima della diagnosi, i geni-tori di Simone avevano provato con la logopedia, l’attività mo-toria, la psicomotricità e l’inseri-mento all’asilo e, dopo la diagno-si, con l’ippoterapia. Adesso, la mattina, Simone va in un centro per disabili adulti, l’Eubios, che accoglie persone con tutti i tipi di disabilità, il pomeriggio è seguito dalla madre, che lavora part-time, nelle sue attività sportive e tera-peitiche. “Il problema di questi bambini con autismo – continua la sig.ra Emanuele – è quando diventano adulti, perché Siracusa non offre niente. Quando sono grandi il problema è la socializ-zazione. Da piccoli frequentano la scuola, vanno in luoghi dove possono svolgere attività ludiche anche con normodotati, ma da adulti l’isolamento è praticamen-te totale. Non ci sono strutture né persone, né a pagamento né volontarie, che possono facili-tare l’inserimento sociale. Per anni non sono riuscita a trovare un ragazzo che uscisse con lui, semplicemente per fare una pas-seggiata, andare in pizzeria, fare delle commissioni.”

La soluzione che propone l’as-sociazione “I figli delle fate” è quella di creare una struttura, su un terreno confiscato alla mafia che già hanno avuto assegnato dal comune, che non sia residen-ziale, ma ricettiva e aperta. Una struttura dove questi bambini, giovani e vecchi non siano ‘rin-chiusi’, ma un luogo aperto alla città dove poter fare delle attività come laboratori, giardinaggio e attività produttive, una sorta di azienda sociale. “È l’unico modo – commenta la sig.ra Emanuele – per garantire loro un futuro. Bi-sognerebbe creare una coopera-tiva con dei partner istituzionali, avere la capacità di creare questa struttura come azienda produt-tiva altrimenti non ci sarebbero quei flussi economici che posso-no garantire un andamento stabi-le. Né possiamo stare ad aspetta-re sempre che il comune dia, o la provincia dia. I rapporti con le istituzioni sono ancora da defini-re perché sono sempre transitori, legati a formule di bilancio tem-poranee e insufficienti.”Ma gli obiettivi da raggiungere sono tanti, dall’assegnazione di una sede sociale ad una revisio-ne della legge sull’assistenza h24 ai disabili gravi che non in-clude la disabilità mentale, alla lotta contro lo spreco di risorse, come le verifiche trimestrali a cui tutti i disabili a vita sono sot-toposti per valutare l’opportuni-tà o meno di rinnovare le terapie loro concesse.

di STEFANIA FESTA

Cederebbero la moglie per l’auto dei sogniChe macchina avete? Utilita-ria, berlina, elettrica, per due, station wagon, monovolume, fuoristrada o SUV? Se siete dei suvvisti smettete di legge-re e cambiate pagina, se non lo siete continuate, così anche se siete dei suvvisti in posses-so del senso dell’umorismo, ma permetteteci di dubitarne. Una volta l’automobile era solo un mezzo di trasporto, serviva per percorrere il tra-gitto da casa al lavoro e vi-ceversa, e per fare qualche uscita con la famiglia, se pos-sibile qualche viaggetto in oc-casione del quale la macchina diventava più alta che lunga. C’era la mitica Topolino, l’insostituibile Cinquecento e

la Seicento con la portiera al contrario. C’era pure la “squa-lo”, l’automobile con il sedile anteriore per tutti e due i pas-seggeri e il cambio al volante e la Charleston bicolore, la nostra preferita: telefonate se ne siete in possesso, soprattut-to se nera/viola. Poi la macchina ha subito evoluzioni imprevedibili, con diramazioni ed escrescenze di tutti i tipi: lettore CD e MP3, vivavoce per il cellulare, tele-visore inserito nel sedile, na-vigatore satellitare, tettuccio panoramico, spoiler, macchi-netta per il caffè e colf che spunta dal cruscotto alla biso-gna. Bè, a parte gli ultimi due optional che arriveranno cer-

tamente a breve, oggi le mac-chine sono davvero cambiate. Ma come sono cambiati i loro proprietari? Prima l’automo-bile era uno status symbol, chi aveva un po’ di fortuna finanziaria non mancava di sbandierarla ai quattro ven-ti comprando una macchina superlusso, una Croma o una Duna per esempio. Ai giorni nostri invece gli aspiranti pi-loti si farebbero togliere tutto, il lavoro, la casa, la moglie pur di riuscire a comprare la macchina dei loro sogni. For-se si salverebbe solo la mam-ma, ma anche in quel caso, con una bella Lamborghini, la tentazione sarebbe dav-vero alta. E così, tanta gente

che magari non ha una casa, ha un’automobile che farebbe invidia a Schumacher! Però, a rifletterci su, i malpensanti invidiosi sostengono che l’au-tomobile non è solo simbolo di uno status finanziario, ma è soprattutto simbolo, gli psi-cologi direbbero “sostituto”, di qualcosa di più…intimo e maschile. Insomma, ormai i signori uomini fanno a gara a chi ce l’ha più grossa…la macchina. Ecco spiegati i SUV, gli Sport Utility Vehi-cle, che tradotto sarebbe “vei-coli di utilità sportiva”, i cui proprietari hanno ben poco a che fare con qualsiasi movi-mento fisico che non sia gira-re il volante a destra e sinistra.

I SUV, per chi avesse ancora la fortuna di non sapere cosa sono, sono mastodontici mez-zi alti un paio di metri, che necessitano di una scaletta e i cui pneumatici hanno un diametro di un altro paio di metri. E di solito non ci stan-no sei-otto persone come si immagina qualsiasi persona sana di mente, ma trasporta-no una, forse due persone. In più, come ciliegina sulla torta, l’intelligentone che ha fatto questo bell’acquisto pensa di avere un motorino, lo posteg-gia nei modi più impensati e si lamenta di quanto sono strette le strade di Siracusa. Però è felice perché ce l’ha grosso…il SUV.

di GIUSY SCARCELLA

RISUS IN PAGINA

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12 24 Ottobre 2009

Nella nuova società Sai8 si consuma l’aberrazione del lavoro in affitto

Pochissime ormai le occupazioni precarie convertite in lavori stabili

di MARINA DE MICHELE

Razionalizzazione economici-tà efficienza nuove prospetti-ve di lavoro: questi i principi ispiratori dell’affidamento ai privati del servizio idrico in-tegrato. Non solo i vantaggi indiscutibili connessi al poter confidare su un gestore unico, responsabile del complesso sistema di adduzione eroga-zione smaltimento delle ac-que, ma anche la possibilità di vedere all’opera un’azienda salda, ben organizzata, fornita non solo delle risorse finan-ziarie necessarie ma anche di quel capitale umano che è da ritenersi indispensabile per il conseguimento di buoni ri-sultati a vantaggio tanto degli investitori quanto della collet-tività nel suo insieme.Questa è la teoria. La real-tà è un’altra. Più dolorosa e perfettamente in linea con i tempi. Il lavoratore, gli uomini trat-tati alla stregua di un oggetto da dare a cottimo, da prestare e poi riprendere. Il riemergere imperioso di nuove forme di schiavismo, di nuove corvées: né più né meno come nel me-dioevo l’uomo viene chiamato a svolgere un’attività a termi-

ne, di breve durata, e poi torna a disposizione del mercato. Un mercenario che vende la propria opera al migliore of-ferente. Lo scarto rispetto al medioevo è solo nella diversa consapevolezza della propria dignità, dei propri diritti, del proprio valore di persona. Una consapevolezza frutto di quelle lotte decennali che hanno portato allo Statuto dei lavoratori, al riconoscimento di diritti inalienabili, non mer-cificabili, che ora accompagna dolorosamente un percorso di vita che scivola in manie-ra inesorabile, scientemente, verso le forme più degradanti della dipendenza di un uomo verso un altro uomo.Ci avevano raccontato che con la globalizzazione dei mercati il benessere, effetto del lavoro, avrebbe esportato anche i principi di democra-zia, di libertà, di civiltà. Ci hanno fatto credere che, insie-me con le scarpe della Nike da cucire, gli adolescenti indiani o pakistani avrebbero potuto conoscere apprezzare impara-re il senso del proprio io, della propria individualità, prende-re coscienza di sé. Ci hanno

ripetuto con certezza assoluta che, con l’annullamento dei confini, sarebbero circolate liberamente idee, ideali, con-vinzioni tali da determinare un profondo rinnovamento culturale a beneficio dell’inte-ra umanità.La globalizzazione invece – è ormai dimostrato dagli anali-sti – ha determinato un acu-irsi delle differenze: ha reso i ricchi più ricchi e i poveri più poveri, anzi ha creato nuove povertà. Non abbiamo esportato princi-pi di legalità e di rispetto della persona ma abbiamo appreso nuove forme di sfruttamento. Le grandi ditte del nord han-no colto al volo le occasioni che si presentavano: hanno distrutto il tessuto imprendi-toriale delle piccole e medie aziende dell’indotto e si sono rivolte al sistema schiavistico dei cinesi. A Siracusa i centri commerciali hanno steso al tappeto la piccola concorren-za dei negozi di vicinato im-portando merci straniere ed esportando i profitti, dando soprattutto a tanti giovani l’il-lusione di un lavoro che non c’era, che già con c’è più.

Oggi, nella nuova società Sai8, non sappiamo quanto le-citamente, si consuma l’aber-razione del lavoro in affitto.Lavoro interinale, lavoro temporaneo, lavoro in affitto: sinonimi di un nuovo tipo di accesso al mondo del lavoro vantato perché tale da garan-tire una maggiore flessibilità per le aziende, una migliore selezione del personale, un più ampio incontro tra doman-da e offerta di lavoro.Un passaggio in più per il la-voratore che, anziché stipulare un contratto a termine diretta-mente con un’azienda, accede all’impiego tramite un’agen-zia privata di collocamento che lo ha selezionato, even-tualmente formato e quin-di messo sul mercato, senza mai negargli la speranza di accedere alla stabilità. Ma le analisi di settore dicono altro. Dicono che la percentuale di conversione delle occupazioni precarie verso lavori stabili è sempre più bassa e il momen-to della trasformazione del contratto sempre più postici-pato nel tempo. Un dato anco-ra più accentuato proprio nel Mezzogiorno laddove i giova-

ni, le donne e gli over50 che hanno perso l’occupazione corrono “rischi maggiori di avere occupazioni precarie e esiti occupa-zionali meno favorevoli.” In poche parole un sistema che non vale a creare maggiore occupazione ma a precarizzare quella possibile perchè il successo dei contratti a termine, nella loro amplissima gamma, è ovviamente non tanto nella flessibilità quanto piuttosto nei vantaggi economici garantiti alle imprese per gli oneri generalmente inferiori rispetto a quelli dei normali contratti a tempo indeterminato. Non sembra troppo azzardato in realtà guardare alle tantissime sedicenti “agenzie per il lavo-ro” come al caporalato del terzo millennio.

Lantieri (Uil): “Alla Saceccav 20 lavoratori da due mesi vengono licenziati e poi riassunti per altri 30 giorni”

Contratti mensili per il doppio del personale con dimezzamento delle ore assegnate

La Saceccav, braccio operativo della Sai8, ha a suo carico due soli dipendenti a tempo inde-terminato.Ha proceduto in un primo momento alla sti-pula di contratti semestrali per una decina di lavoratori e, alla loro scadenza, al rinnovo per altri tre mesi, ma non ha mai compiuto l’atto finale: il contratto a tempo indeterminato pre-visto e imposto dalla normativa al terzo even-tuale rinnovo contrattuale. Dieci lavoratori sarebbero usciti dalla preca-rietà, avrebbero avuto quel posto fisso di cui blaterano in questi giorni, in maniera prete-stuosa, il ministro Tremonti e il premier Ber-lusconi, nei fatti irridendo (ma l’espressione dovrebbe essere più cruda) lo sterminato po-polo dei precari (secondo un recente studio tra collaboratori, partite Iva, dipendenti a termine - occupati e non più occupati - si arriva a quasi quattro milioni persone, uomini e donne, ita-liani e non). Almeno in dieci avrebbero potuto fruire di quelle certezze che sole possono dare garanzie di serenità e prospettive di un futuro accettabile.Ma la Saceccav, seguendo modalità ormai in-valse in tutta Italia, ha fatto ricorso all’escamo-tage del lavoro interinale. I dieci “prestatori d’opera” sono transitati di fatto alla Manpo-wer, una società specializzata nella ricerca di lavoro a tempo determinato con sedi in tutto il mondo e anche a Siracusa, e insieme ad altret-tanti neo “assunti”, come ci informa Salvatore Lantieri, segretario confederale della UIL, “da due mesi vengono licenziati con pagamento del trattamento di fine rapporto e riassunti per 30 giorni. E sicuramente accadrà lo stesso per il prossimo mese. Per l’installazione dei conta-tori, un’attività in atto da circa un anno, vengo-no impiegati a rotazione, a squadre: dal lunedì

al venerdì, dal martedì al sabato e ancora per tre giorni dal sabato al lunedì compresa la do-menica. Una situazione complessa questa dei dipen-denti della Sai8. Secondo le informazioni che abbiamo, gli ex lavoratori Sogeas, 74 unità, dal primo aprile di quest’anno sono transitati nella società con un accordo ritenuto da loro stessi soddisfacente, sia per gli aspetti economici che normativi, ma per i lavora-tori interinali il discorso è diverso. In genere le nuove forme contrattuali hanno portato una filosofia della flessibilità positiva solo per le aziende che, alla ricerca di una costante integrazio-ne con i cambiamenti del mercato, tendono a metter-la in atto sul fronte di forme diverse da quelle standard mentre, d’altra parte, per il lavoratore, ha caratterizza-to le modalità di ingresso e uscita dalle organizzazioni produttive. Ma nel caso dei lavoratori in affitto alla Sai 8, invece di incrementare l’occupazione, l’ef-fetto è stato di una deregolazione del mercato del lavoro che ha consentito una maggiore li-bertà per l’impresa ma non per il lavoratore, lasciato in balia di una precarietà invasiva.È evidente che, se la Saceccav deve assol-vere al meglio le proprie funzioni operative, necessita di un personale qualificato e ben or-ganizzato, altrimenti non sarà mai in grado di rispondere alle esigenze del servizio. Se cor-risponde al vero che non solo si è passati a contratti mensili ma che si è raddoppiato il nu-

mero dei lavoratori coinvolti, suddividendo tra tutti il carico lavorativo con un dimezzamento delle ore assegnate a ciascuno, per compiacere qualche richiesta, per le pressioni ricevute, sia-mo di fronte a una situazione da terzo mondo.Voglio ripetere le parole dette dal ministro Prestigiacomo quando si è trovata di fronte all’emergenza rifiuti a Palermo: “La politica faccia un passo indietro”. Noi abbiamo biso-

gno di liberarci da un si-stema clientelare, lo stesso che ha imperato a partire dagli anni 50, al momento dei processi di industria-lizzazione nella nostra pro-vincia. Non è assolutamen-te pensabile che, per poter discutere di assunzioni sta-bili, si debbano attendere eventuali accordi politici sulle “quote” di compe-tenza. Né può sfuggire ad alcuno la condizione di subalternità psicologica di lavoratori che in questa guerra tra poveri, in questa penuria di occupazione, te-

mono la concorrenza, vivono sotto minaccia, rischiano di essere agevolmente sostituiti da altri non appena avanzano una qualsiasi riven-dicazione sindacale. Con le spalle al muro non se la sentono neanche di lamentarsi, di riven-dicare i propri diritti, di rivolgersi al sindacato. Come si possano formare le competenze, le professionalità, in un contesto di estrema mo-bilità e precarietà, è il problema a cui dovreb-be rispondere la classe politica locale con una piena assunzione di responsabilità, dimenti-cando la difesa soltanto dei propri interessi e

del proprio utile. Stiamo discutendo di un affi-damento trentennale del servizio idrico, non di un contratto a breve termine e quindi bisogna analizzare il quadro in tutta la sua complessi-tà”. Ma non c’è dubbio che in questo caso gli interessi della classe politica nostrana si co-niughino perfettamente con quelli dell’im-prenditore privato!“Oltre alla doverosa considerazione che la stessa Legge Galli prevede per il gestore del servizio idrico un guadagno almeno del 7%, e ciò per un bene che, data la sua peculiarità, dovrebbe essere per i cittadini a costo bassis-simo, è fuor di dubbio che anche la Saceccav tragga i propri vantaggi da una manodopera a basso costo per la quale non paga contributi. La mia valutazione è che se non siamo in pre-senza di lavoro nero, non si può neanche rite-nere un lavoro nel rispetto delle norme e delle leggi. La definirei piuttosto una zona “grigia”.Ed è in questa zona, che si trova al limite dell’applicazione dei contratti, e che, si badi bene, non riguarda solo SAI 8 bensì anche al-tre aziende che prestano la loro opera con gli enti pubblici, che la UIL e la nuova categoria che rappresenta questi lavoratori, il CPO-UIL (centro per l’occupazione ndr) intende opera-re. Bisogna conquistare spazi di rappresentan-za per questi lavoratori “senza fabbrica” crean-do una “rete” per dare loro unità, individuando uno strumento condiviso anche dalla Cgil e dalla Cisl. Proprio in questi giorni siamo impe-gnati nella stesura del “Protocollo di relazio-ni sindacali” avente per oggetto il Comune in qualità di committente. Il fine ultimo è evitare che proprio all’interno delle istituzioni venga-no consumati atti di illegalità contro i diritti dei lavoratori”.

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1324 Ottobre 2009

Tradizione e innovazione: queste sono le due parole chiave dell’attività della famiglia Midolo, marchio storico dell’arreda-mento siracusano. Da quattro generazioni presente nella nostra città, con costanza e affidabilità sempre indiscusse, l’azienda si presenta agli occhi dei cittadini aretusei con una veste nuova, innovativa e fuori dalla regola. Per rendersi conto di ciò basta visitare i punti vendita, ben quattro, sparsi per la città: un centro “le camerette” in viale Te-racati, un centro “gli armadi” sempre nella stessa via, un punto vendita “le cucine” in viale Paolo Orsi e la sede vera e propria dell’azienda nella strada che conduce a Priolo, in cui sono or-mai allocate le attività commerciali più importanti e fruttifere della nostra città. Posizioni strategiche quindi, che rendono la bellezza e la particolarità di questi punti vendita ben visibile a tutti. Si tratta infatti di centri arredati e allestiti con cura e attenzione per i particolari, in cui classico e moderno trovano uguale spazio senza sbattere rovinosamente l’uno sull’altro. Ma l’azienda Midolo si fa conoscere in questi giorni per un’ini-ziativa sopra i generi, una vera novità a Siracusa, qualcosa che valorizza ulteriormente la nostra città per quanto riguarda arte e cucina. Infatti, domani sera, all’interno del punto vendita in viale Paolo Orsi, si svolgerà la serata «Kitchen .art – dolce e salato-», con la quale l’azienda Midolo si propone di mettere insieme due cose apparentemente così lontane come l’arte e la cucina. Due cucine tra le 21 in esposizione verranno rese ope-rative e due chef, Giuseppe Pappalardo e Marco Cavicchioli, daranno mostra delle loro capacità culinarie esibendosi in una vera e propria vetrina dato che una delle cucine utilizzate è ben visibile dall’esterno del negozio. Si degusteranno nel corso della serata piatti principalmente le-gati alla tradizione locale e mediterranea, a prova di quanto i titolari siano legati alla loro terra e ai gusti più tipici. Ma la serata prevede anche la mostra delle opere di due artisti sira-cusani quali Enzo Bauso e Roberto Gallo. Non solo il gusto e l’olfatto dunque, ma anche la vista avrà la sua parte nel corso dell’evento. Un’idea alternativa e innovativa con la quale ci si propone di raggiungere un duplice obiettivo: contattare possi-bili clienti da una parte, ma anche innescare un meccanismo di aggregazione diverso, che a Siracusa non ha precedenti, ma che in città del nord è diffuso e assolutamente consueto. Un’idea originale, nata dalla curiosità e dall’inventiva di Fabio Midolo, che ha dato un taglio diverso e personale a ciò che è già presente altrove. Non solo scopi speculativi e strettamente economici e finalizzati alla vendita, ma anche passione per l’in-novazione e per la novità a cui Siracusa potrebbe essere pronta. Si tratta evidentemente di una passione davvero importante che spinge a organizzare eventi del genere la cui organizzazione ha un costo non indifferente e che presentano un margine di rischio assolutamente rilevante. Non si sa infatti quale sarà l’esito della serata, i risultati che ne conseguiranno, se ci sarà un effettivo riscontro economico, ma tutto questo non ferma gli organizzatori che si sentono pronti a investire su un progetto che può togliere alla nostra città quella facciata un po’ provin-ciale per rivestirla invece con una veste diversa, più moderna e innovativa. In realtà però bisogna dire che nei progetti di Fabio Midolo quello di domenica non costituisce l’unico evento del genere ma il primo di una, si spera, lunga serie. Tante sono le idee quali per esempio, per quanto riguarda la cucina, serate per la degustazione di formaggi, vini, marmellate o primi, e, per

Arte e gastronomia domani a “Le cucine” di viale Paolo OrsiFabio Midolo: “Voglio coniugare il commercio e la cultura”

Due importanti chef alle prese con dolce e salato di tradizione locale. Mostre di Bauso e Gallo

di ISABELLA MAINENTI

l’aspetto artistico invece, mostre di altri artisti e fotografi. Un modo diverso di servirsi del negozio tradizionalmente inteso e concepito adesso come luogo di business sì, ma anche come centro di una nuova cultura, di una nuova arte che trova un di-verso spazio in cui ambientarsi, tra cucine e mobili. Insomma, uno spazio più quotidiano. Il titolare dell’azienda si dichiara tra l’altro disposto a ospitare all’interno dei locali del negozio qualsiasi altra iniziativa con valenza culturale, artistica o let-teraria specialmente se legata al territorio regionale e cittadino e alla tradizione. Innovazione dunque per quanto riguarda idee e ambientazione, tradizione invece per il soggetto della serata. Un mix perfetto ed equilibrato in cui mondi diversi si avvicina-no fino a fondersi in un’idea di modernità a cui Siracusa dovrà abituarsi.

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“E’ possibile che le lobbies approfittino delle aste Seritperchè le vendite esattoriali sono basate sulla rendita”

Di Girolamo: “La stima degli immobili non viene calcolata al valore di mercato”

di MASSIMILIANO PERNA

La crisi economica che sta attraversando il globo è di-ventata, in Italia, terreno di scontro politico tra chi ritiene necessario non sottovalutare i tanti segnali di allarme che provengono dal mondo del lavoro e chi, invece, predica ottimismo e respinge visio-ni giudicate sbrigativamente come catastrofiste. Dinnanzi al fallimento di numerose im-prese e all’impoverimento di tante famiglie italiane, è pos-sibile andare alla ricerca di quegli indicatori che possono servire a sgombrare dubbi ed incertezze circa l’effettiva si-tuazione. In un Paese normale si po-trebbe ricavare qualche ele-mento interessante andando a controllare l’andamento delle aste giudiziarie, in particolare delle esecuzioni immobiliari, in quanto un incremento del numero annuo di vendite re-alizzate dai tribunali potreb-be costituire un esempio del verificarsi degli effetti della crisi. In Italia, però, un’inda-gine di tal genere è davvero complessa e tortuosa, poiché i tempi delle esecuzioni giu-diziarie sono davvero troppo lunghi per poter fornire un qualsiasi indicatore. Leggen-do i dati pubblicati da diver-se fonti, si riscontra che, ad esempio, la durata media del-le procedure esecutive immo-biliari è inferiore ad un anno in nazioni come Inghilterra e Germania, di poco superio-re ad un anno in Francia e a due anni in Portogallo. Una durata “logica”, accettabile, che consente anche l’effet-tuazione di valutazioni sulla ricchezza del Paese e su un eventuale incremento dei fal-limenti o dei pignoramenti, con l’opportunità di collegare tale indice all’intensità della crisi economica in ogni sin-golo Stato. In Italia, purtroppo, la durata media delle procedure esecu-tive immobiliari è di oltre 7 anni, con medie locali ancor più elevate. È facile com-prendere come in questo caso qualsiasi valutazione attuale sia impossibile. Se ci soffer-miamo su Siracusa, si viene a scoprire che mediamente un creditore riesce a soddisfare il proprio credito, attraverso le vendite immobiliari, in un tempo medio di 15-20 anni! Le ragioni sono da ricercarsi nella nuova disciplina, entra-ta in vigore nel 2006, che ha reso più farraginosa l’intera procedura di vendita, oltre che nel solito dramma della lentezza infinita della giusti-zia italiana, la quale, come ci confida un legale, “risente enormemente dell’andamento del lavoro del giudice, dei co-stanti rinvii che impediscono di velocizzare il tutto. Prima della vendita si perdono 4-5 anni solo per la stima di un immobile”. Anche la procedura che pre-

cede la vera e propria vendita è divenuta molto macchino-sa e lunga, con tutta una se-rie di adempimenti formali, compreso l’aspetto relativo alla pubblicità. La disciplina originaria, infatti, prevedeva l’avviso pubblico attraverso la semplice affissione dei ma-nifesti; successivamente, con la legge 448/2001, il legisla-tore aveva ampliato il regime pubblicitario, introducendo l’obbligo di inserire l’avviso di vendita “una o più volte sui quotidiani di informazione locali aventi maggiore diffu-sione nella zona interessata o, quando opportuno, sui quo-tidiani di informazione na-zionali” e stabilendo che “la divulgazione degli avvisi con altri mezzi diversi dai quoti-diani di informazione” si in-tendeva come “complementa-re e non alternativa”. Adesso, la nuova normativa ordina an-che l’inserimento dell’avviso, almeno 45 giorni prima della presentazione delle offerte o della data dell’incanto, in ap-positi siti internet. Per quanto riguarda poi la procedura di vendita, mentre prima della riforma del 2006 il giudice decideva se proce-dere alla vendita con incanto o senza incanto, adesso si è scelto il ricorso obbligatorio alla vendita senza incanto, mentre quella con incanto si ha solo come conseguen-za dell’esito negativo della prima. Per una questione di trasparenza, il legislatore ha stabilito che le offerte debba-no essere segrete e presentate in busta chiusa entro le ore 12 del giorno antecedente la vendita. Fondamentale è che i vari partecipanti, prima dell’apertura delle buste, non possano tra di loro individuar-si, così da scongiurare tentati-vi di pressione indebita. Considerando, però, la pre-senza massiccia in Italia, in Sicilia di organizzazioni cri-minali e gruppi di potere de-diti alla speculazione è pro-prio certo che la normativa sia in grado di scongiurare certi comportamenti poco virtuo-si? Non potrebbe accadere, ad esempio, che all’interno del Tribunale si possa venire a sapere l’identità dei parte-cipanti, in modo da poterli rintracciare e magari offrire loro dei soldi per evitare che possano rialzare l’offerta? E soprattutto, altra potenziale falla del sistema, le agenzie immobiliari, presenti in nu-mero massiccio nella nostra provincia, possono partecipa-re alle aste giudiziarie? La ri-sposta, in quest’ultimo caso, è affermativa, dato che la legge non impedisce ai componenti delle agenzie immobiliari (ad esempio ai legali rappresen-tanti) di prendere parte alle vendite giudiziarie. Chiara-mente, nel caso vi fosse qual-che avventuriero del mercato, non gli verrebbe difficile co-

stituire un sistema in grado di ottenere una posizione di privilegio nell’aggiudicazio-ne delle vendite. Siamo a li-vello di ipotesi, ovviamente, ma, come qualcuno disse, “a pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci s’azzecca”. Se poi andiamo a spulciare la normativa riguardante le vendite immobiliari che de-rivano da debiti nei confronti del servizio di riscossione dei tributi, le perplessità aumen-tano notevolmente e si sco-pre che, in Sicilia, sono nati anche movimenti di cittadini che si sono poi riuniti addi-rittura in una confederazione sindacale con sede a Marsala (“La nuova tutela del citta-dino”), che ha come ragione di lotta quella di contrastare l’agente di riscossione dei tri-buti in Sicilia, ossia la Serit Sicilia S.p.a. Soffermandoci più strettamente sulle vendite immobiliari che lo Stato ha affidato, con legge, agli agen-ti di riscossione come la Se-rit Sicilia, emerge un sistema particolare, basato su un regi-me speciale per le vendite re-lative a debiti verso il servizio di riscossione. Innanzitutto, la procedura è molto più corta e snella e non prevede alcuna garanzia per il debitore/con-tribuente. La cosa che, però, fa sorgere maggiori dubbi è di sicuro il modo in cui avviene la valutazione dell’immobile

del debitore, che non viene fatta sulla base del valore re-ale del bene, vale a dire quel-lo di mercato, comprensivo quindi anche del suo valore commerciale, bensì sulla base della semplice rendita cata-stale, che è sempre inferiore al valore reale. Questo aspetto alimenta nu-merose perplessità sulla possibilità dei grandi grup-pi immobiliari di esercitare pressioni e di “uccidere” il mercato, facendo affari faci-li sulla pelle di debitori che vengono privati di qualsiasi garanzia. Questa, ad esempio, è la pre-occupazione espressa, in un comunicato stampa ufficiale

risalente al maggio scorso, da Angelo Di Girolamo, pre-sidente del sopracitato sinda-cato “La nuova tutela del cit-tadino” di Marsala: “Non può escludersi la possibilità che gruppi organizzati – lobby – possano approfittare delle vendite all’asta effettuate dal-la Serit, stante la peculiarità delle vendite esattoriali nelle quali il valore degli immobili non viene calcolato al valore di mercato bensì sulla rendita catastale”. A ciò va aggiunto che l’avviso di vendita av-viene tramite pubblicazioni affisse esclusivamente dentro la sede dell’agente di riscos-sione e sul proprio sito uffi-ciale, e che il procedimento,

privo di contraddittorio con il debitore, è molto veloce e si conclude in circa sei mesi. È evidente che, in questo caso, ancor più che nel caso dei tri-bunali, in mancanza di oppor-tune garanzie ed in presenza di procedure particolarmente rapide e, di sicuro, inadegua-te per quanto riguarda sia la pubblicità che la valutazione, il rischio di infiltrazioni e di speculazioni diventa altis-simo, soprattutto in una ter-ra che ha una storia come la nostra, in cui troppo spesso il confine tra il lecito e l’ille-cito nell’ambito del mercato immobiliare si è assottigliato fino a divenire tenue o persi-no invisibile.

Noto: 25 anni di sacerdoziodi Mons. Antonio Staglianò

La chiesa netina ha festeggiato i 25 anni di sacerdozio del vescovo. Un convegno sul tema «Sacerdozio comune e sacerdozio ministeriale» si è tenuto nella cattedrale di S. Niccolò alla presenze di Mons. Antonio Staglianò che ha condiviso con i presenti la sua gioia per il traguardo raggiunto. Il vescovo si è detto vicino a Mons. Giu-seppe Agostino, vescovo di Cosenza-Bisignano, tra i relatori del convegno, e punto di riferimento nella vita spirituale e formativa di Mons. Staglianò. I 25 anni di

sacerdozio sono stati arricchiti anche dalla nomina del vescovo di Noto quale mem-bro della commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali da parte della Cei. Mons. Staglianò inoltre è stato ricevuto in udienza dal papa, Benedetto XVI, a Castelgandolfo nella sala degli svizzeri in occasione dell’incontro di for-mazione per i vescovi ordinati nell’ultimo anno.La diocesi netina intanto rinnova il suo or-ganigramma grazie alla nomina da parte

del vescovo di nuovi parroci nei comuni che fanno parte della diocesi. Mons. An-tonio Staglianò punta al ringiovanimento del clero netino ed ha nominato anche due sacerdoti stranieri; uno quale vica-rio del S. Cuore a Modica, Don Bilongo Wambereki ed uno, Alejandro Vasquez Palacios,vicario di S. Francesco a Noto. Don Antonio Maria Forgione, parroco di S. Maria a Modica è invece il nuovo vi-cario giudiziale del tribunale ecclesiastico diocesano.

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Alosi (Cgil): “Cisl e Uil appoggiano la linea del governoe si dicono contenti. Ma di cosa, dell’obolo di 600 euro?”

Nella scuola l’ultimo atto della lotta che ha lacerato l’unità sindacale, anche in provincia

di CONCETTA LA LEGGIA

Segretario Alosi perché si rin-via l’elezione delle rsu? E cosa accade tra i tre maggiori sin-dacati?“Il 2 settembre di quest’anno tutte le forze sindacali hanno sottoscritto all’ARAN (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche Amministrazio-ni) un protocollo per definire il calendario delle votazioni per il rinnovo delle RSU del comparto scuola e viene avviata la pro-cedura elettorale. Dopo qualche giorno, ecco che il consiglio dei ministri approva il decreto legi-slativo Brunetta che rinvia di un anno il voto delle rsu con il con-senso delle stesse forze sindacali firmatarie dell’accordo del 2 set-tembre, tranne la CGIL. Rinvia-re le elezioni vuol dire non tener-le mai più poiché, nel frattempo, vi è in discussione il disegno di legge Aprea che, una volta ap-provato durante quest’anno di rinvio elettivo, sancisce l’abo-lizione delle rsu e la scomparsa della democrazia nella pubblica amministrazione con la ricen-tralizzazione del contratto di la-voro. Si rischia che i diritti ed i doveri del personale scolastico vengano stabiliti per legge senza la contrattazione che consente invece un confronto con le par-ti sociali e con chi rappresenta i lavoratori. “E’ un passo indietro di 40 anni che cancella la cultura della con-

trattazione a tutti i livelli: dal na-zionale, dove il contratto rischia di essere svuotato delle materie di contrattazione, al livello loca-le con l’eliminazione delle rsu, presidio di democrazia. Quanto accade è pericolosissimo sotto qualunque bandiera politica poi-ché è inaccettabile l’idea che si debba rispondere al politico di turno e l’obiettivo è di scardi-nare le organizzazioni sindacali e la contrattazione. Come pos-sono Cisl e Uil essere succubi di un tale sistema, prestando il fianco a chi vuole isolare la Cgil, sindacato che conta 6 milioni di iscritti? Se non si dovesse votare le attuali rsu verranno conferma-te ma è chiaro che non sono le stesse di 3 anni fa poiché alcune scuole risultano sguarnite per la mobilità o pensionamento dei docenti ed ata. Chi tra le stesse forze sindacali, (cisl, uil, snals e gilda) ha consentito che un fatto tanto grave accadesse non solo dovrà assumersi la responsabi-lità del gesto dinnanzi ai lavo-ratori ma si rende connivente di un grave attacco sia al contratto lavorativo che ai diritti di rappre-sentanza. “La verità è che questo è un ul-teriore attacco alla libertà di chi opera nella scuola con la com-plicità di alcuni sindacati. La Cgil ha scelto un’altra linea che è quella di presentare, come è stato fatto, le proprie liste nel

Vazzano (Cisl): “La CGIL vorrebbe l’unità sindacale a sua guida. E noi non possiamo accettarlo”

tuno e concordiamo nel rinviare le elezioni di un anno, lasciando in carica le rsu attuali e rinnovan-dole là dove, per accorpamenti o movimenti di docenti o pensio-namenti, non siano più presenti. Non siamo d’accordo con la FLC CGIL che parla di attentato alla democrazia visto che, secondo noi, si tratta di un semplice rinvio ma ovviamente con la cgil i rap-porti si sono deteriorati poiché mentre noi cerchiamo l’unitarie-tà sui temi, i cigiellini vorrebbero l’unità sotto la loro egida, cosa che non possiamo accettare”.Se è così e dunque propendete per il rinvio, perché state pre-sentando le liste nelle scuole lo stesso?“Nonostante siamo favorevoli al rinvio stiamo preparando le liste ed eventualmente le presentere-mo l’ultimo giorno utile simul-taneamente in tutte le scuole, perché non conosciamo i tempi tecnici dell’approvazione del decreto Brunetta che, se dovesse slittare, porterebbe alle elezio-ni delle rsu. Ma non temiamo il confronto con le altre forze sin-dacali”.Il decreto Brunetta è collegato alla proposta dell’on. Valentina Aprea che, di fatto, cancella le rsu dal pubblico impiego. Ap-poggiate tale linea? “Non possiamo preconizzare svi-luppi futuri di un disegno di leg-

ge che è fermo nella discussione in commissione e che certamente verrà rivisto e modificato anche perché, come Cisl, siamo con-trari alla proposta Aprea e non condividiamo né i consigli di am-ministrazione nelle scuole (che non sono aziende) né la chiamata diretta dei docenti secondo i con-tratti di disponibilità. La proposta Aprea è da rigettare e non avrà la nostra supina accettazione. Per questo abbiamo previsto, il 31 ottobre, una manifestazione nazionale per protestare contro i tagli alla scuola (8 miliardi di euro in tre anni), per chiedere risorse certe sul rinnovo del con-tratto nazionale e per risolvere il problema del precariato, non con i “pannicelli caldi” proposti dal governo come le chiamate prefe-renziali”.Beh, in verità avete accettato i contratti di disponibilità. “Purtroppo è il massimo che si poteva ottenere. L’aver accettato tali contratti è il male minore per coloro che l’anno scorso han-no ricevuto l’incarico annuale e adesso sono tagliati fuori dall’in-segnamento poiché consentono ai docenti precari di avere la precedenza nelle chiamate dei dirigenti scolastici e danno la possibilità di accedere, con cana-le preferenziale, al trattamento di disoccupazione. Non è il massi-mo ma più di questo non si pote-

va ottenere”.Peccato che questo contratto duri al massimo dagli 8 ai 12 mesi e, una volta scaduto que-sto lasso temporale, il rapporto del precario “collaborazioni-sta” finirebbe lo stesso.“Non è possibile prevedere quanto potrà accadere. Di certo come Cisl ci stiamo muovendo anche in altra direzione. Paral-lelamente infatti all’iniziativa nazionale vi è una convenzione, stilata dalla Regione Sicilia e Miur con validità biennale per la realizzazione di POR sulla di-spersione scolastica, sul miglio-ramento dell’offerta formativa, sul sostegno ai disabili. I progetti vanno elaborati dalle scuole seb-bene tutto taccia nonostante le nostre sollecitazioni”.Sarà la guerra dei poveri che consegna ai precari storici, a livello economico, un obolo di 600 euro e taglierà defini-tivamente chi, inserito nelle graduatorie d’istituto, sperava magari di essere chiamato.“Non vi è alcun gioco a scavalco poiché gli inseriti nella gradua-toria di disponibilità precedono quelli d’istituto, come è naturale che sia, perché avendo i primi ricevuto l’incarico annuale l’an-no scorso sono ovviamente più avanti rispetto ai secondi. Co-munque, sappiamo che si tratta di un palliativo ed è per questo

Sig Vazzano perché la CISL ha dapprima ha firmato per indi-re le rsu e poi concorda per il rinvio? Non è una contraddi-zione?“No, non lo è. Il decreto legge Brunetta introduce delle modi-fiche su tutta l’organizzazione del pubblico impiego attraverso un sistema ampio e complesso che in parte prevede la modifica dei contratti di contrattazione, che verranno ridotti a quattro. Poiché le tipologie si riducono e il comparto scuola è accorpato con università e ricerca, è inutile attuare le elezioni previste del-le rsu scolastiche poichè tra un anno bisognerebbe nuovamente rinnovarle ed aggiornarle rispet-to alla composizione attuale. Pur avendo firmato il protocollo con l’Aran, ci sembra che il rinnovo in questo momento sia inoppor-

GIOVANNI VAZZANO dirigente CISL

60% delle scuole nazionali; nelle istituzioni scolastiche siracusane abbiamo messo in campo 213 candidati, 432 sottoscrittori e 57 liste su un totale di 95 istituzioni scolastiche presentate il primo giorno utile, secondo il calenda-rio stabilito dall’aran. Una tale quantità di sottoscrittori e candi-dati vuol dire che la gente della scuola vuole le rsu consideran-dole un presidio utile e chi pensa di rinviarle va contro gli interessi della scuola”. Lo scontro tra Flc Cgil e Cisl

e Uil si sta consumando anche sul problema precari.“Questo governo ha effettuato il più grande licenziamento di stato che sia mai accaduto man-dando a casa 150 mila docenti ed ata in tre anni, di cui 45 mila licenziati quest’anno: di questi 7200 in Sicilia e 600 (400 docen-ti, 200 ata) a Siracusa. Dopo aver estromesso e tagliato fuori dalla scuola i docenti, questo governo stesso pensa di addolcire la pil-lola inventandosi i contratti di disponibilità: è la disoccupazio-

ne ordinaria a cui gli stessi do-centi hanno già diritto (600 euro, un’elemosina!) e non si aggiun-gono soldi in più per sostenere il reddito dei precari e per di più tali contratti hanno validità di un anno. Di tale folle contratto frui-rebbero coloro che l’anno scorso hanno avuto il contratto annuale e quest’anno no. La presa in giro sta nell’attribuire a tali docenti, che lo stato ha già deciso di ta-gliar fuori dalla scuola, i dodici punti annuali, inserendoli in una graduatoria, non si sa stilata da chi, dalla quale potranno attin-gere le scuole per le supplenze anche giornaliere. Che senso ha dare a tutti lo stesso punteggio? Di fatto nessuno potrà mai sa-lire di posto in una graduatoria dove il punteggio è uguale per tutti. L’aberrazione sta nel fatto che se il docente rifiuta l’inca-rico, anche per un giorno, viene depennato da tale graduatoria, e ciò è un puro ricatto, crea una guerra tra poveri poiché chi è inserito nelle graduatorie d’isti-tuto rischierà di non essere più chiamato poiché scavalcato da una nuova graduatoria preferen-ziale”.Il problema è proprio l’attacco alla scuola pubblica.“La scuola pubblica è in ginoc-chio e bisogna far rientrare i precari sia per dare dignità alla professione sia per restituire qualità al servizio pubblico. A

Siracusa non vi è il personale per i portatori di handicap oppure si attribuiscono 4 ore settimanali al docente che mai potrà consentire il raggiungimento dell’integra-zione per i soggetti svantaggiati per una quantità di ore pratica-mente inesistenti; le scuole sono senza personale, le classi sovraf-follate e non sdoppiabili per ca-renza di docenti. La Cisl e la Uil hanno appoggiato questa linea del governo e si dichiarano pure contente dell’obiettivo raggiun-to. Ma quale? L’espulsione dei precari dalla scuola o l’obolo di 600 euro per i docenti? “L’unica soluzione è rimettere i precari negli organici anche perché tale contratto ha validità di un anno e ad aprile si aggiun-geranno gli altri tagli. I precari hanno però capito e dicono no a questi contratti-capestro sia per-ché vogliono evitare di dividersi tra precari di graduatorie d’isti-tuto e precari con contratto di disponibilità (nascerebbero i sot-toprecari) e poi perché vogliono coniugare la loro battaglia con la qualità della scuola e la digni-tà professionale. La cisl e la uil hanno alimentato una politica di doppie verità: quella di governo e quella d’opposizione, una per il ministero e per gli incontri l’altra per i lavoratori. E’ per questo che la FLC Cgil non accetta né i con-tratti di disponibilità né il blocco delle rsu”.

che non ci accontentiamo. La so-luzione migliore, ma impossibi-le, sarebbe quella di trasformare i precari in docenti di ruolo con contratto a tempo indeterminato. Purtroppo l’errore nasce da lon-tano, proprio dall’apertura di gra-duatorie ad esaurimento e, caso più recente, con le Siss, grande “pappatoia” per le università. I governi, invece di prediligere i concorsi pubblici e di immettere il personale di ruolo, hanno isti-tuzionalizzato il precariato”.Tra il decreto Brunetta ed il disegno di legge Aprea non vi è il rischio della scomparsa delle rsu e della contrattazione e di un accentramento che lasciano la scuola nelle mani del politico di turno?“Nel decreto di attuazione Brunetta sarà prevista la con-trattazione decentrata che noi riteniamo debba continuare ad avvenire nelle singole istituzioni scolastiche tra dirigente e rsu. Il punto nodale è invece l’uso delle risorse, che non possono essere distribuite a pioggia ma devono premiare il maggior impegno del personale a favore degli alun-ni e della scuola con progetti ed attività”.Non è sempre così facile, dato che nelle scuole spesso i presidi hanno amici e collaboratori. “Nelle singole contrattazioni d’istituto va imposto un limite

economico che non può essere sforato per evitare appunto la concentrazione di incarichi nelle mani di singole persone e le re-sponsabilità vanno affidate sulla base della disponibilità dichiara-ta dal personale, sia esso docente che ata”.Certo che la FLC CGIL e CISL non è che devono misurarsi solo sui grandi temi. A livello comunale e provinciale ci sono punti sui quali si potrebbe con-vergere.“Certo, sull’edilizia ad esempio. Noi continuiamo a chiedere lo-cali sicuri poiché esistono nella nostra provincia, edifici che, in caso di calamità naturale, po-trebbero pesantemente risentir-ne. Oppure il rischio di perdere la refezione scolastica a causa del nostro comune che non è in grado di assicurare il servizio. Le amministrazioni hanno diffi-coltà economiche ma nelle città del nord amministratori tanto di-sattenti sarebbero da tempo stati mandati a casa”.Un’ultima battuta: perché non sottoponete le vostre idee ai vostri iscritti coinvolgendoli tramite consultazione come ha fatto e sta per rifare la Cgil?“Gli iscritti vanno consultati al momento giusto e non pro o contro le scelte governative, al-trimenti un sindacato diviene una forza para-politica”.

ROBERTO ALOSI, segretario provinciale FLC CGIL

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16 24 Ottobre 2009

I sindaci di Palazzolo e Buccheri: “Troppo scarsii trasferimenti da Stato e Regione ai nostri comuni”

“L’appalto del frigomacello a dicembre. I lavori dureranno due anni. Poi capiremo...”

di MONICA LANAIA

“Mangia la carne, così cre-sci”, il clichè che si ripete ai bambini. I secondi piatti, ricchi di pro-teine, sono elementi fonda-mentali della nostra cucina e, in effetti, non vi è nulla di più sano e gustoso di una bistecca ai ferri condita con olio d’oli-va. Ma poi nelle nostre menti si insinua il tarlo del dubbio: da dove proverrà questa fet-ta di trinca? Sarà importata dalla Corea o dalla Francia? E l’olio che la condisce sarà davvero un extravergine otte-nuto dalle migliori olive? Ovviamente non tutta la mer-ce importata è nociva, tutta-via, di solito, a basso prezzo dei prodotti esteri corrispon-de una peggiore qualità di essi. E così tutti auspichiamo di trovare sulle nostre tavole la carne proveniente da muc-che siciliane, le olive colte dai nostri uliveti, il miele pro-dotto dalle api che bazzicano in queste zone, e così via.Di accogliere queste vellei-tà, nonché di promuovere la zootecnia e il sistema agro-alimentare ibleo, si occupa il patto territoriale agricolo “Val d’Anapo” promosso dal Gal (gruppo di azione locale) “Hyblon Tukles”; il patto si inscrive in un’iniziativa delle Comunità Europee a favore dello sviluppo rurale: infat-ti uno dei fini della politica agricola comunitaria è di pro-muovere i progetti di svilup-po locale presentati dai Gal.Risale allo scorso aprile l’emanazione, da parte del Ministero per lo sviluppo economico, del decreto di fi-nanziamento delle importanti infrastrutture che si collo-cheranno, secondo quanto previsto dal patto di “Val d’Anapo”, nella zona iblea; si tratta del frigo-macello di Pa-lazzolo Acreide, del centro di promozione dell’olio di oliva di Buccheri, del centro di pro-mozione del miele di Sortino e del centro di integrazione delle filiere di Canicattini.Il fatto che sia stata apposta la firma al decreto non signi-fica, tuttavia, che le opere in questione siano già in funzio-ne né che sia giunta a compi-

mento la tanto agognata atti-vità di riqualificazione della zootecnia e dell’agricoltura iblea.Abbiamo raccolto, in merito, il parere del Sindaco di Buc-cheri, il dott. Gaetano Pava-no.Dott. Pavano, qual è la si-tuazione attuale, dopo che, in aprile, è stato firmato de-creto concernente il finan-ziamento del centro di pro-mozione dell’olio?“Stiamo ancora appaltando l’opera. A Buccheri sorgerà uno “show-room”, un centro espositivo per i produttori del comprensorio degli Iblei; il sito fungerà anche da cen-tro per eventuali conferenze del settore. Usufruiranno del centro prevalentemente i pro-duttori d’olio d’oliva ma sa-ranno organizzate anche delle esposizioni che riguarderan-no altri comuni e produzioni della zona montana. L’olio di Buccheri è un prodotto di eccellenza: da diversi anni i produttori locali ottengono il premio nazionale in quan-to artefici del migliore olio italiano. Quest’anno è stato indetto un concorso interna-zionale e l’olio di Buccheri è risultato, addirittura, il mi-gliore al mondo”. Quando sarà pronta l’infra-struttura?“È in corso una gara di appal-to; spero che prima dell’esta-te del 2010 l’opera diventi funzionante e a disposizione dei produttori che vorranno esporre la loro merce. Pur-troppo vi sono dei tempi tec-nici: i lavori pubblici, infatti, vengono sospesi, a causa del maltempo, nel periodo inver-nale e il periodo ottimale per effettuarli è la primavera”. E per quanto riguarda i fi-nanziamenti? “Il centro di promozione dell’olio sorgerà grazie al fi-nanziamento previsto dal pat-to territoriale e che ammonta a 250 mila euro; vi è, inoltre, un co-finanziamento comu-nale che si aggira intorno al 10% del sussidio stesso”.Il centro sarà un mero luogo di esposizione, non di pro-duzione dell’olio; non esi-stono oleifici comunali?

“Gli unici oleifici attualmen-te esistenti sono privati. In effetti, una ventina di anni fa una ditta aveva vinto una gara d’appalto per la costru-zione di un grande oleificio pubblico nel nostro comune; purtroppo tale ditta non ha mai lavorato, è scomparsa nel nulla e degli ignoti hanno, in seguito, rubato e distrutto tutto. L’edificio in cui dove-va trovarsi questo oleificio è, ora, un centro di ricovero dei mezzi del corpo forestale e sarà la base dell’eliporto e del servizio di avvistamento degli incendi. Recentemente il Ministero dell’Interno ha deciso di dirottare i fondi per le co-munità montane: tali fondi dal 1996 erano stati errone-amente assegnati a Siracusa e ora spetteranno, invece, alla provincia di Ragusa. Questa decisione influisce negativamente sulle inizia-tive di rilancio della nostra agricoltura?“Indubbiamente si. I finan-ziamenti erogati dallo stato e dalla regione non consen-tono, in realtà, di gestire il comune in modo tranquillo e dignitoso; ogni anno, infat-ti, i fondi vengono decurtati, ridotti percentualmente. È in atto una politica che toglie agli enti locali i finanziamen-ti che dovrebbero, invece, consentire ai comuni di dare servizi ai cittadini. Bucche-ri, è un comune disagiato in quanto isolato, lontano dagli ospedali e dalle grandi città; tale disagio veniva compen-sato da questi fondi destinati alle zone montane che sono, spesso, delle zone depresse

economicamente. Il comune di Buccheri si avvaleva di questi sussidi, per esempio, per organizzare il Med Fest e altri eventi simili che consen-tono ai turisti di conoscere le nostre zone, le nostre pinete, i nostri ristoranti.“Io non so quanta responsa-bilità abbia la provincia di Siracusa e quanto, invece, il Ministero circa la scelta di trasferire gli investimenti alla provincia di Ragusa; si tratta, però, sicuramente, di un dan-no economico eccessivo nei nostri confronti”.Il sindaco di Palazzolo Acrei-de, il dott. Carlo Scibetta, ci illustra, invece, il ginepraio in cui, da tempo, si trova l’opera del frigo-macello.Dott. Scibetta, qual è la si-tuazione attuale della zoo-tecnia iblea? “Il quadro globale, purtroppo non è ottimale. È innegabile che anche i settori dell’ar-tigianato e del commercio stanno attraversando un pe-riodo di difficoltà, ma occorre rendersi conto che la situa-zione più infelice è quella in cui versano la zootecnia e l’agricoltura. La crisi in que-sto settore è tangibile: gli ac-cordi internazionali di libero scambio hanno creato una concorrenza insostenibile per i nostri produttori che si ve-dono spiazzati da competitori che si avvalgono di costi di produzione notevolmente più bassi; la merce estera avrà una qualità inferiore rispetto a quella nostrana, ma di sicu-ro viene venduta a un prezzo modesto ed è, dunque, prefe-rita dai consumatori”.Per fortuna, in aprile, sono

stati decretati dei sussidi per la nostra zootecnia…“Gli investimenti non si sono tuttora concretizzati: occorre ancora che vengano espletate le gare di appalto per la co-struzione delle infrastrutture necessarie. Gli importi neces-sari per le altre opere, il centro del miele di Sortino ad esem-pio, sono inferiori ai cento-mila euro e, dunque, la gara d’appalto può essere indetta dallo stesso comune interes-sato. Al contrario, dato che per realizzare il frigo-macello è stimato un finanziamento di 4,5 milioni di euro, per legge la gara d’appalto deve essere effettuata da un apposito or-ganismo provinciale, l’Urega; dunque, titolare del progetto sarà la provincia e non il co-mune di Palazzolo. “Tale gara concernente il frigo-macello è prevista per la fine di novembre o gli ini-zi di dicembre; in seguito, per realizzare concretamente l’impianto, saranno necessa-ri almeno due anni di lavori. Quindi, in effetti, solo in futu-ro si potrà valutare se l’opera contribuirà al rilancio della zootecnia o meno”.Ritiene sia opportuna la costruzione di questa infra-struttura?“Sarà un’occasione per in-durre un cambiamento nella gestione delle carni e, soprat-tutto, per diminuire gli ecces-sivi passaggi intermedi della filiera. Attualmente, infatti, gli allevatori sono i maggiori danneggiati dal sistema, poi-ché vendono la merce a un prezzo relativamente basso ri-spetto ai costi di gestione del bestiame e poiché non pos-sono scegliere in quale mo-mento vendere l’animale che abbia raggiunto il giusto peso e si limitano ad attendere gli acquirenti. “L’offerta di carni, peraltro, risulta estremamente fram-mentata: proliferano molte figure intermedie che acqui-stano i prodotti direttamente presso le stalle - riuscendo così a spuntare agli allevatori prezzi molto vantaggiosi - e li fanno pervenire fino ai punti vendita.“Dunque, il frigo-macello

servirà ad organizzare me-glio l’offerta del prodotto. Gli allevatori saranno ancora liberi vendere il loro prodotto al singolo commerciante, ma accanto a questa via ne verrà creata un’altra: sarà istituito un consorzio di allevatori, per esempio, che curerà la com-mercializzazione dell’anima-le.“Il frigo-macello a Palazzolo consentirà, inoltre, di riunire in un unico luogo l’alleva-mento e la macellazione; at-tualmente, infatti, la macel-lazione avviene nei centri di Ragusa e Pozzallo e questo trasporto, è evidente, ha dei costi. “L’impianto di refrigerazio-ne permetterà, da un lato di rendere la carne più tenera e dall’altro di congelare il ta-glio nei periodo di crisi del mercato e rivenderlo nei pe-riodo di picchi della doman-da. Potranno esservi delle macellazioni programmate nonché dei contratti annua-li con i supermercati per la fornitura della carne. Infine, il sezionamento e la prima lavorazione avverranno nello stesso frigo-macello. “Insomma, il frigo-macello apporterà grandi vantaggi e grandi innovazioni alla zo-otecnia iblea e alla vendita all’ingrosso delle nostre car-ni”.E per quanto riguarda i fon-di?“Per il frigo-macello i fon-di sono stanziati dallo stato e dalla provincia, all’inter-no del patto territoriale “Val d’Anapo”. Occorre, tuttavia, rimarcare che l’attuale gover-no nazionale, nell’ambito dei tagli alla spesa pubblica, ha ridotto del 25-30% i sussidi alle zone montane. È com-prensibile che, per ridurre le spese politiche, fosse neces-sario, per esempio, abolire i consigli d’amministrazione delle comunità montane che esistevano dal Lazio in su; ma, qui da noi, la situazione è ben diversa: non esistevano spese per sostenere le nostre zone montane all’infuori di questi sussidi statali che ora, purtroppo, sono drasticamen-te ridotti”.

Gaetano Pavano, sindaco di BuccheriCarlo Scibetta, sindaco di Palazzolo Acreide