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DALL’IMPROVVISAZIONE AL METODO Palazzo Litta - Milano, 11 aprile 2011 I RUOLI DI INSEGNANTI E STUDENTI Paolo Ermano Il mio compito è di parlare dei ruoli di insegnanti e studenti. Parto quindi da me come docente di storia al liceo, che ha partecipato all’Officina dello storico promossa dall’ASP Golgi Redaelli, da ANSAS/NTL ex IRRE Lombardia, IRIS e Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia. LA TRACCIA 1. IL GIOCO DELLE RELAZIONI: ARCHIVISTA – DOCENTE - STUDENTE 2. UNA MODELLIZZAZIONE OPERATIVA DELLE ESPERIENZE 3. I BISOGNI FORMATIVI 4. LA VALUTAZIONE DEL LAVORO 5. LE VALUTAZIONI DI ALLIEVE E ALLIEVI 6. UN BILANCIO PERSONALE 1. IL GIOCO DELLE RELAZIONI: ARCHIVISTA - DOCENTE - STUDENTE ARCHIVISTA DOCENTE STUDENTE 1 ASPETTATIVE RICHIESTE PROPOSTE Che cosa si aspetta ciascuno dall’altro. Da quali domande muovono. Quali guadagni ottengono.

Paolo Ermano, I ruoli di insegnanti e studenti, 2011

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Relazione di Paolo Ermano, al Seminario Dall'improvvisazione al metodo, organizzato a Palazzo Litta, l'11 aprile 2011, su iniziativa di Soprintendenza Archivistica della Lombardia, Regione Lombardia e ANAI (Lombardia), sulla didattica della storia in archivio.

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DALL’IMPROVVISAZIONE AL METODOPalazzo Litta - Milano, 11 aprile 2011

I RUOLI DI INSEGNANTI E STUDENTI

Paolo Ermano

Il mio compito è di parlare dei ruoli di insegnanti e studenti. Parto quindi da me come docente di storia al liceo, che ha partecipato all’Officina dello storico promossa dall’ASP Golgi Redaelli, da ANSAS/NTL ex IRRE Lombardia, IRIS e Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia.

LA TRACCIA

1. IL GIOCO DELLE RELAZIONI: ARCHIVISTA – DOCENTE - STUDENTE

2. UNA MODELLIZZAZIONE OPERATIVA DELLE ESPERIENZE

3. I BISOGNI FORMATIVI

4. LA VALUTAZIONE DEL LAVORO

5. LE VALUTAZIONI DI ALLIEVE E ALLIEVI

6. UN BILANCIO PERSONALE

1. IL GIOCO DELLE RELAZIONI: ARCHIVISTA - DOCENTE - STUDENTE

ARCHIVISTA DOCENTE

STUDENTE

1

ASPETTATIVERICHIESTEPROPOSTE

Che cosa si aspetta ciascuno dall’altro.Da quali domande muovono.Quali guadagni ottengono.

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Qual è l’esigenza dell’archivista?Individuare nel docente il punto di riferimento con la classe e quindi avere la disponibilità al lavoro in comune.

Il docente chiede: momenti di formazione su archivio, tipologia critica delle fonti contenute, eventuali esemplificazioni del

loro uso e di esperienze passate e poi consulenza; la competenza di un esperto di fonti sul territorio; presentare alla classe sé come archivista e l’archivio con accesso ai documenti; la possibilità di affiancare un’esercitazione in archivio che illustri le sue competenze in atto; preparare e proporre delle tracce, dei dossier di documenti; predisporre un momento di restituzione.Propone: la costruzione di un progetto, utilizzando anche le competenze dell’archivista; la necessità di arrivare a un approccio integrato: stanza della didattica dell’archivio. Si potrebbe pensare a

uno spazio per formare il docente, accogliere e seguire le classi, raccogliere le esperienze; forse c’è la necessità di un sito, dove inserire le esperienze e le riflessioni.

L’archivista in occasione della visita da parte delle classi si aspetta: cura e rispetto del luogo e delle fonti, disponibilità all’ascolto (allievi e allieve devono già essere stati

motivati, preparati, incuriositi da noi docenti); un atteggiamento d’interesse: domande e domandarsi; la richiesta di approfondimenti con esercitazioni in archivio o in classe; il riconoscimento del suo ruolo di esperto e collaboratore.

Le classi durante la visita all’archivio, oltre a conoscerne la funzione e ad apprendere i compiti del personale che vi opera, vogliono soprattutto vedere e toccare i documenti. L'archivista dispone di oggetti preziosi ed è poco abituato ai non esperti, eppure il non poter toccare blocca studenti e studentesse che, invece, quando possono tenere in mano, usando i guanti, i documenti, si sentono investiti di un senso di responsabilità che fa loro meglio comprendere l'importanza, è insomma un sentirsi dentro. Auspicano, sempre dall'archivista, la collaborazione per eventuali presenze in classe, e un momento pubblico di esposizione (restituzione) del lavoro di approfondimento o ricerca che si sono impegnati a produrre.

Ultimo è il rapporto tra docenti e studenti. Lo scopo è: creare un clima in classe più favorevole all’apprendimento: gruppo più unito, collaborazione di tutti con

ruoli diversi, coinvolgimento allievi diversamente abili; far scoprire il piacere della ricerca utilizzando le fonti come base per la ricostruzione storica; cogliere l’interpretazione e l’uso della fonte come centro del lavoro; pretendere rigore nei tempi e nelle consegne: il progetto deve sempre concludersi; costruire un progetto aperto con fonti non funzionali al manuale o ad una specifica esercitazione di

laboratorio, per una ricerca nuova, che può impiegare materiali e tipologie diverse (ad es. le fonti orali), o in autonomia lavorare su altre fonti, con nuovi testimoni;

includere la ricerca sul territorio come paesaggio, vissuti, tradizioni e trasformazioni, cambiamenti e permanenze;

comunicare, curando l’efficacia della espressività anche attraverso una multimedialità ragionata.

Le classi si rivolgono agli insegnanti per: trovare, nelle proposte di ricerca, un interesse che si colleghi a esperienze vicine al loro quotidiano; essere guidate nello svolgimento di un lavoro che possa gratificarle.

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2. UNA MODELLIZZAZIONE OPERATIVA DELLE ESPERIENZE

Dopo la preparazione e la formazione del docente da parte dell’archivista si può ipotizzare a grandi linee questo percorso operativo.

Incontro della classe con l’archivista e i documenti d’archivio. Conoscenza delle fonti conservate, problemi sul loro significato, uso, ecc. Interpretazione delle fonti, sollecitare domande, occasioni per …, a partire da … Progetto di ricerca: dalle fonti ricevute ricavare un’idea centrale, approfondimenti con altre discipline,

fonti sul territorio, nuove testimonianze … Costruzione di un percorso: tempi, scadenze, suddivisione del lavoro … Presentazione del lavoro: realizzare una forma efficace di comunicazione. Valutazione e autovalutazione, riconoscimento. Esposizione e presentazione in altri ambiti (compagni di scuola, mostre e convegni, iniziative promosse

da Enti locali ...).

3. I BISOGNI FORMATIVI

Definiti i rapporti e il modello mi chiedo qual è il senso del lavoro, ovvero l’esperienza scuola - archivio si fonda su precisi bisogni formativi che puntano a far raggiungere determinati obiettivi alle allieve ed agli allievi coinvolti.

1. Conoscono l’archivio, il luogo dove la memoria è conservata.2. Incontrano il documento originale. Ho notato che ogni volta passano da un iniziale timore reverenziale, al

progressivo appropriarsi del significato e del valore del documento stesso.3. Si avvicinano in modo attivo alla storia, diventano, col docente, autori di una ricerca.4. Interpretano la fonte. Critica e attendibilità sono date dall’archivio, in classe analizzano le fonti con schede

di lettura, si pongono in quel contesto, incontrano mentalità e immaginari differenti. Poi si procede alla formulazione di ipotesi: si apre la possibilità a ciascuno studente di fronte al documento, di renderlo vivo, ponendogli delle domande che si originano dal suo vissuto, permettendo uno scambio tra passato e presente. È l’occasione per presentare più ipotesi lavorando sugli indizi, individuando possibili tracce.Un caso personale. Nell’ultimo lavoro svolto con una classe nell’Officina dello storico, abbiamo incontrato tra le carte di un benefattore, l’Avv. Polli, dei documenti relativi ad alcune cause da lui trattate: ricevute, testimonianze, lettere, ricorsi ed esposti. Dopo aver ricostruito le vicende, mancando le informazioni sulla conclusione dei singoli processi, abbiamo ipotizzato, basandoci sui documenti, sul contesto e sui soggetti coinvolti, quale esito avrebbero potuto avere, valutando tra le ipotesi quella più verosimile.

5. Diventano consapevoli di leggere la fonte utilizzando saperi diversi (interdisciplinarità e collaborazione tra docenti e con altri soggetti esperti).

6. Si pongono nuove domande nella prospettiva di individuare le eventuali altre fonti sul territorio che possano dare le risposte cercate.

7. Colgono la differenza sessuale. Nelle fonti d’archivio si evidenzia, meglio che sui libri, il maschile e il femminile; ciò mi permette, a partire dall’essere in due in classe, di indicare il due nella storia, per rendere conto della ricchezza di un duplice sguardo, dando l’opportunità a maschi e femmine di cogliere nella storia la parzialità: dare al ragazzo il senso del limite, contro una visione neutra universale, e una maggiore consapevolezza dell'esserci nella storia alla ragazza.

8. Liberano, con una ricerca simile, svariate forme di creatività sia nella produzione della ricerca che in quella della comunicazione, dalle esperienze dell’Officina dello storico ricordo: mostre, performance teatrali, movimenti di danza, ipertesti pubblicati su siti, musiche, fiction, scrittura di testi, racconti, filastrocche, interviste reali e immaginarie, elaborazione di immagini, disegni, opere grafiche, ricostruzioni di edifici cascine e ambienti d’epoca in scala ...

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9. Diventano consapevoli della necessità di conservare. Oggi in un contesto che non favorisce la memoria, l'adolescente già di suo è incentrato sul presente; neppure la famiglia garantisce la trasmissione del passato. Penso allora che questo presente, declinato nella trascuratezza invasiva dell’ora per ora, possa per lo studente diventare potente se poggia su un passato che viene custodito, organizzato e fatto fluire. Ecco è necessario far scorrere la memoria.Così scrive un allievo: “Ricordo infatti che alla vista di un registro contabile siamo rimasti stupiti dalla precisione con cui le cifre erano riportate, specialmente poi ci ha colpito la "perfezione" dei disegni. È simpatico ricordare che alcuni di noi nel "delirio del V anno" hanno deciso di riscrivere su piccoli quaderni tutte le conoscenze matematiche, nel modo più preciso possibile, quasi come il libretto da noi visto”.

4. LA VALUTAZIONE DEL LAVORO

Come valutare un lavoro simile? Che cosa? Il percorso o il prodotto? La metodologia? Il cambiamento positivo verso la disciplina? Su questo non dico nulla, perché una misurazione classificatoria tradizionale risulta inadeguata, rispetto ad altri due livelli che privilegio: autovalutazione e riconoscimento.

L’autovalutazione implica due componenti: la reciprocità e la soddisfazione. Innanzitutto io stesso sono parte del processo di apprendimento che vado a valutare, pertanto è basilare l’ascolto reciproco, insegnanti e studenti, per ragionare sulla propria capacità di raggiungere gli obiettivi prefissati, l’adeguatezza delle risorse, l’impegno profuso, i cambiamenti riscontrati, le incompletezze, considerando che tra le risorse principali impiegate ci sono la soggettività e le emozioni di docenti e discenti.

Il riconoscimento è invece il giudizio di quella comunità scientifica, l’archivio, che ci ha fornito le fonti iniziali da cui siamo partiti e alla quale ritorniamo presentando il lavoro finale.

5. LA VALUTAZIONE DI ALLIEVE E ALLIEVI

Alcuni rilievi emersi dalle discussioni in merito alla ricerca svolta con i documenti d'archivio.

La visita ha suscitato interesse per la struttura dell’archivio e la sua attività; fondamentale la novità di maneggiare i documenti, che ha permesso di cogliere meglio l’uso e l’analisi delle fonti, base del lavoro dello storico: si comprende come opera.

Il significato della ricerca riguarda l’aver considerato fatti riconducibili alla storia locale e di Milano in particolare, con argomenti diversi dal programma manualistico, che hanno fatto scoprire temi nuovi e inaspettati. Importante è l’aver spesso incontrato la presenza della donna ed il protagonismo femminile, solitamente non evidenziato.

Nel giudizio sul lavoro realizzato mettono in luce la novità, la serietà, il rigore. Hanno trovato interessante impostare la ricerca, collaborare col gruppo, sperimentare e produrre, con le parole di un’allieva: “una ricerca che parte dai documenti e li intreccia in un curioso mosaico”. Fondamentale poi la possibilità avuta di esporre in uno spazio pubblico con studenti, docenti ed esperti.

Aggiungerei, da osservatore interessato, altri elementi importanti presenti nelle allieve e negli allievi e da loro non del tutto esplicitati:

favorire l’espressività;educare alla memoria: cultura della conservazione.

Sottolineo infine un atteggiamento costante di ragazze e ragazzi nell’esperienza con l’archivio: inizialmente spaventati di fronte a richieste nuove e ritenute troppo complesse per la loro età, passano via via a una maggiore confidenza col documento e con la ricerca, fino all’orgoglio e al desiderio di far conoscere il lavoro svolto.

Sempre dalle parole di uno studente:“La realizzazione della ricerca, i lavori in gruppo, e la revisione e il confronto è stato molto bello, oltretutto sinceramente mi sono anche divertito nel farlo e nel vedere il risultato complessivo mi sono sentito "orgoglioso" del lavoro svolto”.

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6. UN BILANCIO PERSONALE

Per prima cosa metto il piacere di insegnare la storia in questo modo, senz’altro è faticoso, ma molto gratificante perché permette di progettare e svolgere un percorso che è in sé creativo e anche ludico nelle forme comunicative. Importante è il rapporto e lo scambio con le persone che operano nell’archivio, così pure la relazione con la classe, ovvero la reciprocità nel mettersi in gioco su qualcosa che non è dato e la condivisione della responsabilità comune della riuscita.Infine una riflessione finale: l’esperienza deve continuare; sono necessari al termine dei lavori dei momenti di confronto tra docenti, archivisti ed esperti (mi pare a questo punto fondamentale il ruolo delle associazioni). Ritengo che l’archivio per la didattica della storia sia un luogo di molte potenzialità ancora da scoprire.

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