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Editoriale. Di Vincenzo Aulitto Pagina 2 Sacro Cuore ai Gerolomini La comunità del Distribuzione gratuita. Aprile 2015 Via Crucis dei giovani. Di Jacopo Romeo Pagina 7 Pasqua 2015 Tommaso non c’era. Di Don Mario Russo Il Catechismo di prima comunione. Di Nuccio De Caro e Anna Bellino Pagina 4-5

Pasqua 2015 - Sacro Cuore ai Gerolomini Pozzuoli€¦ · lavoretti con la pasta di sale e la plastilina o ancora le passeggiate del sabato mattina. Non mancano i “grandi eventi”:

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Page 1: Pasqua 2015 - Sacro Cuore ai Gerolomini Pozzuoli€¦ · lavoretti con la pasta di sale e la plastilina o ancora le passeggiate del sabato mattina. Non mancano i “grandi eventi”:

Editoriale.Di Vincenzo Aulitto

Pagina 2

Sacro Cuore ai GerolominiLa comunità del

Distribuzione gratuita. Aprile 2015

Via Crucis dei giovani.Di Jacopo Romeo

Pagina 7

Pasqua 2015Tommaso non c’era.

Di Don Mario Russo

Il Catechismo di prima comunione.Di Nuccio De Caro e Anna Bellino

Pagina 4-5

Page 2: Pasqua 2015 - Sacro Cuore ai Gerolomini Pozzuoli€¦ · lavoretti con la pasta di sale e la plastilina o ancora le passeggiate del sabato mattina. Non mancano i “grandi eventi”:

Sacro Cuore ai Gerolomini Sacro Cuore ai Gerolomini2 3

Da pagina 1

Il capItolo 20 del Vangelo dI gIoVannI presenta quello che possiamo chiamare “ciclo pasquale”: Pietro e il

discepolo che Gesù amava, chiamati da Maria di Magdala, corrono al sepolcro e sono testimoni, con lei, della tomba vuota. Il risorto, poi, appare a Maria che lo scambia per il giardiniere. Se la prima apparizione avviene “il primo giorno dopo il sabato, quando era ancora buio…”, i discepoli possono gioire della sua presenza la sera di quello stesso giorno. È il giorno della Risurrezione… giorno in cui la tristezza e l’angoscia cedono il passo alla gioia dell’incontro. Quella sera le porte erano chiuse… il timore dei giudei era forte… la paura dominava nel cenacolo al buio. “Venne Gesù, stette in mezzo a loro…” e salutò nel modo più familiare e ordinario, dando tuttavia un senso nuovo a quella parola “Shalom” (pace). Il Cristo che appare nel chiuso della sera è il Gesù crocifisso. Le sue mani e il costato lo dimostrano. Mostra loro le mani e il costato… e i discepoli provano gioia al vederlo! Quel saluto di pace “che rinnova la scena”, suonerà per loro come un invito ad andare: “Come il Padre ha inviato me… così io invio voi”. Una nuova creazione viene affrescata nel racconto giovanneo. Gesù alitò… soffiò su di loro… e quello Spirito divenne per loro forza che spinse ad uscire… e andare! “In principio era la

Parola”… il vangelo di Giovanni segnala fin da subito la ripresa della creazione. Il soffio di Dio che aleggiava sulle acque (Genesi 1,1)… il soffio di Dio che dette vita ad Adamo… quello stesso soffio che riportò in vita le ossa inaridite di Ezechiele 37, è qui che dà respiro alla missione della Chiesa. Ma Tommaso la sera di quel primo giorno non c’era, annota Giovanni. Giunge in ritardo e… nonostante l’entusiasmo dei suoi che raccontano quanto era successo… esprime la sua esigenza di vedere e toccare i luoghi della sofferenza.. “Venne Gesù… otto giorni dopo…” e stavolta è tutto per lui! Lo scenario è simile a quello di otto giorni prima: anche adesso la porta è chiusa e anche adesso il saluto di pace accoglie lo stupore. Le parole del Risorto, non sono di condanna per Tommaso che non ha creduto alla parola dei suoi fratelli… ma accompagna il suo desiderio di compiere lo stesso cammino degli altri. E sarà così che proprio da lui e non dagli altri, sgorgherà la prima e più bella professione di fede “Mio Signore e mio Dio”. Gesù accoglie il dubbio e il coraggio di Tommaso. Il coraggio di non accontentarsi e di mettersi in ricerca… in attesa! Quante volte abbiamo usato l’esempio di Tommaso per indicare qualcuno che testardamente si rifiuta di credere a meno che non abbia prove inconfutabili e concrete? Se Tommaso non avesse rivendicato il proprio diritto a vedere il suo Signore risorto, forse oggi avremmo avuto dei buchi nella fede, perché sarebbe mancata la narrazione della cura che il

Signore ha per quanti e quante intendono preconfezionate le risposte ai propri dubbi e cercano.. e attendono! L’incontro con Tommaso permette di domandarsi cosa vuol dire vedere il Cristo! Cosa vuol dire credere!!! La grandezza delle narrazione evangelica sta anche nella possibilità che dà di porsi questo tipo di domande. È il Risorto stesso che accompagna alla ricerca delle risposte. “Vedere” il Cristo è riconoscerlo nella sua Parola. La fede non viene da ciò che si vede, ma da ciò che si ascolta, come ricorda Paolo in Romani 10,17; la fede nasce dalla Parola. Dopo la parola che Gesù rivolge a Tommaso, questi non ha più bisogno di toccare: ha davvero incontrato il Risorto e può chiamarlo “mio Signore”… e non solo dei suoi fratelli. Confessare che Cristo è il “mio” Signore e Salvatore, passa attraverso l’incontro personale con lui, attraverso la sua parola. Concludo… e ritorno a Tommaso e alla sua gelida risposta al racconto entusiasta dei suoi. No, non crede. Non crede a loro… non crede perché quel giorno son fuggiti.. e lui con loro: fuggiti tutti senza pudore! Non crede, Tommaso, alla Chiesa fatta da insopportabili uomini fragili che, spesso, nemmeno sanno riconoscere la propria fragilità. Non crede ma resta, e fa bene. Non fugge la compagnia della Chiesa, non si sente migliore. Rassegnato, masticato dal dolore… segnato dal sogno infranto… ancora resta. E fa bene! Torna Gesù, apposta per lui… per me… per noi!

Il gIorno 11/03/2015 è stato pubblicato dal quotidiano “Repubblica”, un articolo di Paolo Floris D’Arcais riguardante la necessità dell’esilio di Dio dalle democrazie occidentali. Tanti intellettuali cattolici hanno

denunciato con sapienza l’assurdità di questa posizione. In questo scritto, pertanto, non mi soffermerò sull’ulteriore attacco sferrato contro “le cose di Dio”, invece mi focalizzerò sull’apporto decisivo del cattolicesimo “ispirato” alla rinascita delle democrazie in Europa, dopo il disastro delle dittature “laiche” nazi-fasciste e comuniste. Non molti sanno che i padri della costruzione europea: il francese Schuman eletto all’unanimità primo presidente del parlamento europeo col titolo

di “Padre d’Europa”, il cancelliere tedesco Adenauer, il presidente del consiglio italiano De Gasperi, quello lussemburghese Bech, furono non solo statisti di altissimo profilo morale, ma soprattutto furono cattolici ispirati dalla fede che si fa dono profetico, il primo e il terzo già oggi Servi di Dio. Citando una frase di Benedetto XVI del giugno 2009, “Essi erano passati attraverso la scuola del Vangelo”. Proprio Robert Schumann, nel suo ultimo libro “Pour l’Europe”, scrisse parole attualissime: la democrazia deve la sua esistenza al cristianesimo. È nata il giorno in cui l’uomo è stato chiamato a realizzare nel suo impegno quotidiano la dignità e la libertà individuale, nel rispetto dei diritti di tutti, e nella pratica dell’amore fraterno verso tutti. Questo stare insieme [dei popoli] non può e non deve rimanere un impegno economico e tecnico. Gli deve essere dato un’anima. L’Europa non vivrà e non sarà salvata se non nella misura in cui avrà consapevolezza di sé e delle sue responsabilità, e quando ritornerà ai principi cristiani di solidarietà e di fraternità. Dopo la terribile seconda guerra mondiale e subito dopo il dogma dell’Assunzione in cielo di Maria, l’Europa Occidentale scelse come simbolo proprio le dodici stelle, nello sfondo

azzurro che rappresenta il manto avvolgente di Maria (incredibilmente, senza che i burocrati ne siano stati consapevoli). La bandiera fu adottata ufficialmente l’8/12/1955, il giorno dell’Immacolata Concezione di Maria.Riguardo al crollo dei regimi comunisti durante gli anni 80, il ruolo svolto da Papa Giovanni Paolo II e del sindacato cattolico Solidarnosc fu essenziale. Lo stesso Gorbaciov affermò: “oggi possiamo dire che tutto ciò che è successo in Europa orientale in questi ultimi anni non sarebbe stato possibile senza la presenza di questo Papa, senza il grande ruolo, anche politico, che lui ha saputo giocare sulla scena mondiale.“ L’ Europa Orientale nel 1984 svoltò, così come accadde nel 1950 con l’Europa occidentale. Questi due eventi enormi accaddero entrambi nel segno del cattolicesimo praticato e soprattutto nel segno di Maria, cui Papa Wojtyla affidò la sua azione (Totus tuus Maria). Forse non è un caso, se gli storici oggi individuano l’origine del crollo militare sovietico nell’incidente di Severomosk, il 13/05/1984. Alberto Leoni ha scritto: “senza quell’apparato missilistico che controllava l’Atlantico (Severomorsk), l’URSS non aveva più alcuna speranza di vittoria.“ Per questo l’opzione militare fu cancellata (Il Domenicale, 7/08/2004).Vale la pena notare che quell’evento decisivo accadde il 13/05/1984, nel primo anniversario di Fatima subito dopo la consacrazione del mondo a Maria da parte di Giovanni Paolo II. Il Papa vi aveva concretato le richieste della Madonna a Fatima per la salvezza della Russia e, con essa, del mondo intero. Oggi sappiamo che, senza l’incidente di Severomosk, i sovietici avevano in piano l’opzione di un attacco nucleare “limitato” all’Europa occidentale, nel 1985. Se si guarda otre le democrazie d’Europa, si resta veramente stupiti da quanto Maria già oggi sia veramente e concretamente la Regina della Pace. La Chiesa cattolica accetta come autentiche le apparizioni di Kibeho in Ruanda (1982-1992), in cui Ella avvertì gli Hutu e i Tutsi dell’imminente genocidio che avrebbe poi causato più di un milione di morti. Desidero chiudere quest’articolo con le parole della veggente cristiana Myrna, nata a Damasco nel 1964; parole drammatiche che sarebbero state ispirate da Gesù e Maria nel 2004 e rivolte ai cristiani d’oriente, quando nulla lasciava presagire il disastro attuale: Portate l’Oriente nei vostri cuori…da qua è uscita una nuova luce, e voi ne siete i raggi e farete illuminare un mondo preso dalle cose materiali, dalle voglie, e dalle celebrità, un mondo che quasi sta perdendo i suoi valori… Ma voi: continuate la conservazione della vostra orientalità e non permettete a nessuno che tolga la vostra volontà, la vostra libertà, e la vostra fede in quest’Oriente. (…) L’Oriente subirà distruzione, caos, fame, e guerre. Ma la salvezza ci sarà solo con Lui. Insomma, se Paolo Flores d’Arcais e quelli come lui vogliono veramente la pace, che chiedano nella preghiera aiuto a Maria, perché Ella della Pace è Regina e dei popoli è Signora.

è sempre più gioia nel dare che nel ricevere”. Sono le parole che meglio riassumono la nostra esperienza al Centro di Accoglienza delle Suore Vincenziane di

Pozzuoli. È bastato un invito a risvegliare in noi, giovani del Sacro Cuore, la voglia di donare anche una piccola parte del nostro tempo per regalare serenità e gioia agli ospiti della Casa di Accoglienza : i nostri piccoli amici con le loro mamme hanno già conquistato un posto speciale nel nostro cuore. Nonostante la calorosa accoglienza sin dall’inizio, non sono mancate le incertezze e le paure di invadere spazi privati, ben presto sopraffatte dall’affetto dei bambini e dalla complicità che si è instaurata con le mamme, le operatrici e le suore. Tutti noi volontari, ciascuno il suo giorno secondo un calendario, offriamo una presenza che da un lato supporti le operatrici del centro e dall’altra i bambini e le mamme in tantissime attività: dai momenti che scandiscono la quotidianità come i pasti o lo svolgimento dei compiti scolastici, alle iniziative di ricreazione e intrattenimento come i giochi di gruppo, i balli, i lavoretti con la pasta di sale e la plastilina o ancora le passeggiate del sabato mattina. Non mancano i “grandi eventi”: Il 15 febbraio il salone della struttura ha ospitato una grande festa in maschera con i bambini dell’oratorio e del catechismo con i loro animatori

insieme ai piccoli dell’Accoglienza con le loro mamme. Tutto si è trasformato in un “Paese delle meraviglie” tra pirati, pagliacci, fate e principesse, Shrek e Fiona, per un carnevale che ha regalato tanti piccoli attimi di felicità a grandi e piccini, tutti straripanti di sorrisi e con occhi pieni di gioia. Di recente poi, in occasione della Festa della Donna, abbiamo trascorso la serata in compagnia dei bimbi e delle mamme con una pizza e una torta in un’atmosfera di intimità e confidenza. Dopo aver giocato con i piccoli, abbiamo avuto il piacere di vederli tutti con i loro pigiamini pronti per andare a dormire, naturalmente dopo il bacio della buonanotte! Intraprendendo questo percorso il nostro gruppo ha deciso di mettersi in gioco, di assumere delle responsabilità, delle consapevolezze, uscendo dal proprio mondo e rapportandosi ad una realtà a cui sentiamo di dover offrire il nostro aiuto. Oggi ci sentiamo sempre più parte di questa grande famiglia e il tempo trascorso con loro è ricco di momenti indimenticabili e tutti noi siamo certi che, con il passare del tempo, il legame che è nato tra tutti noi sarà sempre più forte e più speciale. Questa meravigliosa esperienza ci ha fatto capire molte cose e ci ha uniti davvero tanto, ma soprattutto ci ha insegnato che il sorriso di un bambino è il regalo più bello che si possa ricevere.

Come in una grande Famiglia

“C’

Di Bruna Caione e Dora Conte

L’ispirazione cattolica nelle democrazie d’Europa.(ma non solo).

Di Vincenzo Aulitto

Editoriale

Tommaso non c’era.Di Don Mario Russo

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Quando una domenica, dopo la S. Messa, Don

Mario ci chiese una testimonianza ad un incontro

rivolto ai genitori dei bambini del catechismo,

meravigliati ci interrogammo su cosa mai avremmo

potuto dire: facciamo una vita ordinaria, come

tante famiglie della parrocchia sempre un po’

di corsa, tra impegni lavorativi, e dedizione per

i nostri figli (studio, amici, sport), Andrea di 5

anni e Adriano, di 9 anni, entrambi battezzati in

questa parrocchia da Don Mario. Il cuore della

nostra testimonianza è stato l’interrogativo che ci

siamo posti quando abbiamo ricevuto l’invito ad

iscrivere Adriano al catechismo: “Perché portiamo

nostro figlio a Catechismo?” Così abbiamo scelto di

presentare entrambi i nostri punti di vista in merito

al quesito che provocatoriamente rigiriamo a tanti

“colleghi genitori” che stanno leggendo.

NuccioHo ragIonato molto sui cambiamenti che questa avventura durata tre anni

ha apportato alla mia vita…Prima io che, da militare, ho sempre pensato alla coerenza dell’uomo come ad una caratteristica indispensabile per essere

considerato “persona seria”, non lo ero. E non lo ero, non solo verso Dio, ma neanche verso i miei figli! A Messa quando non avevo altro da fare... la confessione solo quando i peccati superavano una soglia di moralità che io stesso avevo stabilito (quindi una volta ogni due anni!)...pregare solo in occasione di desideri irrealizzati... di malattie dei parenti... E quando le cose non andavano bene...”Dio non mi pensa proprio!“Un giorno però, mia moglie mi ha scosso nel mio limitante “orgoglio di maschio” dicendomi: “Nuccio...sarai pure credente in qualcosa...ma non sei Cattolico! Il Cattolico rispetta Dio e le sue regole, va in Chiesa, si confessa...prega Dio come Lui ci ha insegnato. Non sei Cattolico, sei un’altra cosa, ma non sei Cattolico!” Dentro di me sapevo che aveva ragione. E i miei figli? Volevo sul serio venissero su come me? Incoerenti e opportunisti? “No, assolutamente no!” Come reagire? Bisognava che mi dimostrassi coerente con Lui. Iniziando a dedicargli una parte del mio tempo con costanza. Adesso, non ho paura di rispondere che vado a Messa a chi mi ferma la domenica quando a passo svelto vado verso la chiesa! Il cammino di Adriano mi ha aiutato a scoprire quella coerenza autentica che mi rende più forte, capace di amare,di riflettere...mi rende assolutamente più padre e, quindi più Uomo. Chi meglio di un Padre come Lui può insegnarti ad esserlo! Pensare che accompagnare i bambini al catechismo sia cosa da “femmina” ti fa perdere una parte della vita dei figli che, di contro, ti rende Padre e quindi più uomo. Oggi, sollecitati da mille diverse tentazioni esterne, i nostri bambini rischiano di imboccare strade “sbagliate” e solo DUE genitori, con la propria diversità, possono pensare di riuscire a far scegliere loro “strade sicure”. Le strade del rispetto, della civiltà dell’Amore reciproco. Il Catechismo aiuta anche noi...i genitori.A chi mi dice che non vuole indirizzare le decisioni dei propri figli e che loro dovrebbero poter scegliere in libertà, rispondo con una bella storiella che qualcuno, tempo fa, mi raccontò.“La vita dei vostri figli è un campo immenso, senza strade ne’ indicazioni. Voi genitori siete i contadini di questo campo. Avete il compito di tracciare il “vostro” solco affinché i figli possano orientarsi su di esso. Arriverà il giorno in cui potrebbero decidere di allontanarsi dal solco, di percorrere altre direzioni, di andarsene...ma, se dovessero mai decidere di ritornare, troveranno il solco che voi avete tracciato! Il loro riferimento.Se il contadino decidesse invece di non tracciare nessun solco, non darà al figlio che si è allontanato l’opportunità di ritornare!” Non é il trasmettere la propria fede che limita i vostri figli: è il vuoto che gli lascerete attorno.

Laura

Quando seppi che si trattava di tre anni mi chiesi come avrei potuto inserire questo ulteriore impegno nella fitta agenda familiare, ma io e mio marito abbiamo collaborato e siamo riusciti a conciliare i nostri tempi con quelli che volevamo garantire ad

Adriano: senza privarlo dei suoi momenti di gioco e sport , abbiamo ritagliato un giorno libero per il Catechismo. Mi sento di incoraggiare le mamme (che riescono sempre a fare mille cose) ad insistere con i papà, per coinvolgerli in questa avventura che è una grande opportunità, per figli e genitori! Dobbiamo avere chiaro il motivo del nostro impegno, che richiederà di accompagnare i nostri bambini un giorno della settimana in Parrocchia, di essere accanto a loro la Domenica alla S. Messa, di essere presenti agli incontri con il Parroco. Dopo tre anni ho capito che abbiamo portato Adriano al Catechismo, perché qui ha imparato ad amare come ha amato Gesù, nei segni del rispetto e della condivisione con l’amichetto, dell’ubbidienza verso gli educatori e del rispetto delle regole gettando le basi per una vita futura onesta, protesa all’amore del prossimo e con una Fede che lo sosterrà anche nei momenti più difficili. La Fede è un dono che non può non passare da noi genitori, che abbiamo scoperto un nuovo modo di viverla: la sera, a cena, abbiamo spesso colto spunto dalle diverse tematiche affrontate nella S. Messa o nella giornata di Catechismo per dialogare con nostro figlio; abbiamo poi imparato a pregare insieme durante la giornata; la mattina andando a scuola, a turno ognuno propone un motivo e una preghiera (canonica o inventata) e tutti partecipiamo nell’intenzione; la sera, a letto, recitiamo una preghiera di ringraziamento alla Madonna e all’Angelo Custode. Come vedete, questo percorso può diventare un cammino di Fede per tutta la famiglia: voi siete il riferimento più importante per i vostri bambini, e potete accompagnarli nella Fede fino a quando saranno in grado di camminare da soli perché sapranno riconoscere e seguire la strada del Bene o perché avranno sperimentato il perdono nel sacramento della Confessione. Io ringrazio i miei genitori perché insieme, nei momenti di gioia e di difficoltà, hanno pregato davanti a noi figli e con noi figli, perché ci hanno insegnato a benedire i pasti, a trovare Dio nei diversi momenti della giornata, ad affidarci alla Madonna. Credo che il regalo più grande che mi abbiano fatto, e che continuano a farmi, attraverso la loro testimonianza, sia la Fede in Dio.Date ai vostri figli la stessa possibilità, solo voi potete darla e questo non ha prezzo.

Il Catechismo di prima comunione , un’opportunità di crescita e un avventura da vivere per tutta la famiglia.

Sacro Cuore ai Gerolomini Sacro Cuore ai Gerolomini4 5

Di Nuccio De Caro e Anna Bellino

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Sacro Cuore ai Gerolomini Sacro Cuore ai Gerolomini6 7

Venerdì 27 febbraio abbiamo compiuto il secondo passo verso una conoscenza sempre più fruttuosa

della Parola di Dio, di Dio stesso. In Esodo 20,7 la seconda parola di Dio dice: «Non pronunzierai invano il nome del Signore, Dio tuo, perché il Signore non lascia impunito chi pronunzia il suo nome invano». Nel Deuteronomio invece notiamo che il comandamento si limita a proibire lo spergiuro: “Non ti servirai del nome del Signore tuo Dio per giurare il falso, poiché il Signore non lascia impunito chi si serve del suo nome per giurare il falso” (Dt 5,11). Qualunque sia la sua formulazione completa, sicuramente viene ricordata da tutti la formula breve di “Non nominare il

nome di Dio invano”, parole che risuonano come netta condanna alla bestemmia, evidenza di bassezza e a quanto pare prerogativa dell’uomo occidentale, incapace di affrontare le sconfitte, prima ancora di essere oggetto di una questione teologica. Ma dobbiamo calarci nel mondo ebraico dell’Antico Testamento per comprendere il senso più profondo della seconda parola, come afferma Don Mario: «L’Oriente, soprattutto quello antico, ignora l’atto blasfemo come ribellione e rifiuto di Dio. È necessaria quindi una puntualizzazione del significato delle due parole capitali contenute della norma biblica: quella di “nome di Dio” ed il termine “invano”. Il primo termine da spiegare è proprio il nome

divino. In ebraico shem, il “nome”, è molto più di un segno convenzionale dato a cose e persone per comunicare, perché esprime l’ identità più profonda di chi lo porta, un augurio per il suo destino. Più complessa è la questione per il nome santo di Dio. E qui dobbiamo idealmente trasferirci nelle aspre solitudini del Sinai. Sul quel suolo, Mosè, guida degli Ebrei nella liberazione dall’oppressione faraonica, fa esperienza di una teofania, un’apparizione misteriosa di Dio, nel segno di un cespuglio che s’incendia. Dio si presenta e proclama il Suo nome santo, ma strana è proprio la qualità di quel nome: “Io sono colui che sono! Dirai agli israeliti: Io sono mi ha mandato a voi» (Esodo 3,13-14). Sorprendente è

Laboratorio della Fede 2015:

Non nominare il nome di Dio invano

lo scorso sabato 7 e domenica 8 marzo la nostra Comunità del Sacro Cuore è stata protagonista di un

importante evento di solidarietà. Proprio nel tempo forte di Quaresima, tempo di rinuncia e di attenzione verso gli ultimi delle nostre città, infatti, la parrocchia ha ospitato una postazione di raccolta fondi con le uova di cioccolato di Fondazione ANT. La onlus bolognese – fondata nel 1978 dall’oncologo del Sant’Orsola Malpighi di Bologna, Franco Pannuti – è presente a Napoli dal 1991 ed assiste attualmente circa 140 Sofferenti di tumore gratuitamente al proprio domicilio. A sostenere il servizio di assistenza medica, infermieristica e psicologica specializzata e gratuita di ANT è il credo dell’eubiosia, termine che viene dal greco antico e significa “la buona vita, la vita in dignità”. Obiettivo dei professionisti ANT (medici, infermieri e psicologi che lavorano e sono regolarmente pagati dalla Fondazione) è garantire la dignità della vita dei malati oncologici fino all’ultimo respiro e quindi intervenire proprio nel momento di abbandono e di solitudine della famiglia. Così il paziente e i suoi familiari possono contare su di un’assistenza attiva 24 ore su 24 e per 365 giorni all’anno (anche durante le festività). La raccolta fondi nella nostra comunità ha prodotto un ricavato di 835 euro che saranno impiegati per finanziare tale assistenza; se si considera che il costo medio di una giornata di assistenza ANT si aggira intorno ai 30 euro, possiamo certamente affermare l’efficacia del nostro gesto di solidarietà. Questa virtuosa Onlus vive perciò grazie alle donazioni dei cittadini e sono numerose le forme per sostenerla: la destinazione del 5X1000 (c.f. 01229650377), la donazione continuativa, eventi di solidarietà, manifestazioni per ogni periodo dell’anno (tra queste, le stelle di Natale, agrumi della prevenzione, i ciclamini) e altre (per approfondimenti si rimanda al sito www.ant.it). Scarso è il

sostegno ad ANT da parte delle istituzioni pubbliche, fatto che appare come un paradosso quando si osserva il risparmio che ne deriverebbe (si veda sopra: costo medio di una giornata di assistenza ANT); sono poche infatti le convenzioni con le aziende sanitarie locali e resta scarso il sostegno economico delle istituzioni. Proprio in questi giorni i volontari e gli operatori della Delegazione ANT di Napoli si stanno mobilitando per una raccolta di firme che saranno consegnate alla segreteria della presidenza della Regione Campania il giorno 21 aprile alle ore 12.30. In modo

contestuale, gli operatori ANT della sede di via Riviera di Chiaia 9/A hanno avviato una serie di incontri con i leader delle forze politiche presenti sul territorio. Ambedue le azioni hanno come scopo il ripristino del contributo regionale a Fondazione ANT sospeso da fine 2011 ed essenziale per il mantenimento in vita di quest’attività. Per diventare volontario ANT è possibile chiamare al numero 081 202638 o inviare una mail a [email protected]. Per eventuali chiarimenti, contattare Gennaro Buono al 348 8799692.

La nostra comunità incontra l’ ANTDi Gennaro Buono

Di Anna Grossi

Via Crucis dei giovaniDi Jacopo Romeo

domenIca delle Palme vuole dire Via Crucis dei giovani. Quello del calendario della Pastorale Giovanile

diocesana è, oramai, diventato un appuntamento tradizionale, alle porte della Settimana Santa. L’evento quest’anno è stato ospitato dalla forania di Fuorigrotta snodandosi lungo le vie del quartiere flegreo di Napoli con partenza da Piazzale Tecchio e arrivo in Piazza San Vitale. Con la guida del nostro vescovo Mons. Gennaro Pascarella quest’anno le sette stazioni della Via Crucis si sono soffermate, per il secondo anno consecutivo, sul Vangelo delle Beatitudini, il celeberrimo discorso della montagna. Lo scorso anno, a Monte di Procida, la lente di ingrandimento era posta sulla beatitudine dei poveri in spirito; questa volta ad essere oggetto delle riflessioni è stata la sesta beatitudine: “beati i puri di cuore perché vedranno Dio”. Continuare a

battere le strada delle beatitudini seguendo la precisa volontà di Papa Francesco che ha affidato a questo brano di Vangelo il ruolo di faro lungo la via che conduce alla Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia 2016. Il consueto schema fatto di pagine evangeliche, preghiere e canti si intreccia con gli spunti di meditazione tratti dal messaggio che il Santo Padre ha scritto per la Giornata mondiale della gioventù quest’anno intitolata “Beati i puri di cuore” e celebrata in ogni diocesi. L’essere beati viene, spesso, vista come una condizione da santi, quasi impossibile per noi da raggiungere e, invece, essere tali o diventarlo è possibile seguendo l’insegnamento di Cristo: essere felici e riscoprire un valore fondamentale quale la purezza del nostro cuore non è un miraggio se si è consapevoli dell’amore di Dio e lo si vive concretamente. Questo il messaggio

che il Papa lancia a tutti i giovani e viene meditato, anche fisicamente, passo dopo passo, durante la Via Crucis: ripercorrere quel cammino che ha portato Gesù al calvario prendendo coscienza del sacrificio che ha salvato il mondo e, allo stesso tempo, renderci consapevoli della concreta possibilità di “vedere” il signore sfruttando il passepartout di un cuore puro.Dunque, la Via Crucis dei giovani continua a proporsi come strumento di partecipazione e preghiera, una tappa verso la Pasqua che realmente contribuisce ad accogliere Gesù risorto con maggiore consapevolezza. Ma la massiccia partecipazione di ragazzi si integra, come ogni anno, con i tanti adulti che decidono di affiancarli.Certo, per i giovani la valenza è doppia. Questa Via Crucis, infatti, è un’altra tappa di un viaggio un po’ più lungo, una finestra con vista su Cracovia.

questo nome affidato non a un sostantivo ma a un verbo, «Io sono», JHWH, dal verbo ebraico hyh, “essere”, impronunziabile ed infatti al suo posto ancor oggi gli Ebrei leggono Adonaj, cioè “Signore”. Se per ogni uomo il nome manifesta la sua identità, è ovvio che Dio ha un nome ignoto e ineffabile, proprio come il suo essere misterioso, ma nello stesso tempo, “Io sono”, rivela la Sua presenza efficace nella vita e nella storia degli uomini, ieri, oggi, domani. Il secondo termine “invano”in ebraico, ha un valore preciso: shaw’ (shaveh) è qualcosa di “falso”, di “vuoto”, “vano e inutile”, parola usata anche per il termine idolo . Idolo, idolatria, il pensiero corre subito all’immagine del vitello d’oro, costruito dagli ebrei quando non credevano più nella presenza di Dio tra loro, abbagliante, ma destinato ad essere frantumato. Una storia del passato? No! Arrivando ai nostri giorni ci

accorgiamo di aver costruito, per noi stessi, tanti idoli, ancor più appariscenti di un vitello in oro. Tecnologia, finanza, potenza, piacere, consumo, auto-adorazione, questi sono l’idoli contemporanei, ai quali l’uomo preferisce inchinarsi». Alla luce di questa meditazione, comprendiamo che il secondo comandamento condanna la vera bestemmia, cioè quell’atteggiamento di scambiare il nome-persona di Dio col nome “vano” di una cosa inutile e impotente. Con queste parole Dio stesso condanna sia la falsa “fede” che l’uomo ha negli idoli che da solo si crea, sia l’ abuso del Suo santo nome, pronunziato invano dall’uomo tutte quelle volte che lo usa come copertura dei propri interessi, per legittimare le ingiustizie e le infamità dei poteri, “santificare” guerre e genocidi, errore che anche la Chiesa ha fatto in passato. Pronunciare nel modo giusto il nome di Dio significa piuttosto

impegnarsi, decidere nel suo nome di difendere la dignità di ogni uomo, sua immagine. Significa santificarlo, conoscere e fare la Sua volontà: “Sia santificato il tuo nome, sia fatta la tua volontà” preghiamo nel Padre Nostro. Pronunciare bene il Suo nome vuol dire compiere bene e con consapevolezza il segno della croce, che oltre ad essere invocazione del Nome Santo di Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo, è anche “invocazione corporea”, azione che esprime inequivocabilmente la nostra appartenenza a Gesù Cristo. “Non dimentichiamo mai - dice Romano Guardini teologo del ‘900- che l’uomo si salva solo nella santificazione del nome di Dio. Tutte le volte che, nel corso della storia, il nome di Dio è stato oltraggiato, maltrattato o dimenticato, è stato dimenticato anche il nome dell’uomo”.

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Orario Sante Messe.

Feriali ore 18:00 (18:30 ora legale)Festivi ore 10:00 e 11:30

Adorazione Eucaristica.

Ogni giovedì alle ore 21:00Animata dal gruppo Giovani

Incontri Pre-Battesimali.

Gli incontri si terranno gli ultimi tre sabato che precedono la celebrazione del Sacramento. I Battesimi si celebrano

ogni ultima domenica del mese alle ore 12:30.

Catechesi di Prima Comunione.

Corso di Cresima.

Giovedì ore 19:00

Oratorio Piergiorgio Frassati. Collegio Ministranti.

Formazione dei nuovi ministrantiLunedì ore 18:30.

Incontro ministranti settore giovanissimiI venerdì del mese alle ore 18:45.

Gruppo Giovani.

Incontro - Giovedì ore 19:45.Prove canti per l’animazione liturgica

della messa domenicale delle ore 11:30 il mercoledì ore 19:00.

Gruppo Lettori.

I venerdì di ogni mese ore 19:00

Gruppo Catechistico.

II venerdì di ogni mese ore 18:30

Caritas Parrocchiale.Incontro ogni primo martedì di ogni

mese alle ore 18:30

AgendA Attività

Laboratorio della fede.

I comandamentiDieci parole per una vita buona

Tipografia.Contatti.

ParrocchiaVia Giuseppe Chiaro, 6

80078 Pozzuoli (NA)Tel: 081 5247006

Parroco Tel: 081 19369773

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Redazione.

Direttore ResponsabileDon Mario Russo

Responsabile della RedazioneAlberto Casertano

Realizzazione GraficaStefano D’Oriano

Tutti i numeri sul nostro sito.

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Centro di Ascolto.Lunedì ore 17:30 – 19:00

I annoII annoIII anno

MartedìMercoledì

Venerdì

17:00 - 18:3017:00 - 18:3017:00 - 18:30

Prove del coroIncontroCorso di Danza

SabatoSabatoVenerdì

16:3017:3018:30

17 aprile La quarta Parola

Onora il padre e la madre

29 maggio La quinta ParolaNon uccidere!

Continuare a battere le strada delle beatitudini