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15 maggio 2015 12 Speciale Sposi Speciale Sposi Profumo di fiori d’arancio N el viaggio degli innamorati verso una vita felice assieme la tappa del matrimonio rappresenta un primo traguardo. C’è chi ha già deciso la data delle nozze, in primavera e in estate,come vuole una tradizione già presente sino dai tempi dei romani. Altri pensano invece all’autunno e all’inverno per un matrimonio più originale, fuori dagli schemi. Qualunque sia il periodo scelto, per il giorno del fatidico sì la sposa vuole sentirsi bellissima per esprimere al massimo la sua gioia. «I colori e l’acconciatura, spesso in armonia con il vestito, esaltano la personalità della spo- sa che di solito ha le idee chiare su cosa vorrebbe. Sentir- si naturale rende la sposa più bella », garantiscono Dona- tella e Stefania Saba, parrucchiere di Guspini. Altro sim- bolo della magia delle nozze è poi il bouquet della sposa.«Scelto ancora rigorosamente dalla suocera, an- che se ormai vengono coinvolte con domande e piccoli sotterfugi anche le spose affinché il bouquet sia in linea con l’abito e sia quello preferito dalla protagonista della festa», precisa Sandra Lobina della Boutique del fiore di Guspini. Sul tipo di matrimonio c’è chi sceglie la cerimonia religio- sa seguita da una banchetto tradizionale e chi invece sce- glie il rito civile in una location suggestiva dal punto di vista artistico e culturale e una festa informale. In entram- bi i casi, sempre più sposi si rivolgono a professionisti per gli allestimenti. «Siamo accanto agli sposi per creare il matrimonio che sognano. Di solito c’è un tema condutto- re che viene richiamato in ogni dettaglio e che viene deci- so insieme alla coppia», ricorda Federica Fadda di Pot Pourri Guspini. «Sempre più persone oltre che richiedere i fiori contattano per allestimenti completi », aggiunge Pa- ola Orrù di Angolo Verde Villacidro. E poi arriva il momento della festa con tanti invitati pronti a fare baldoria in onore degli sposi in ristoranti rinomati come la Taverna Romana o in agriturismo come Casa Marmida, entrambi apprezzati nella zona per l’ottima cuci- na. Al momento dei saluti poi c’è un piccolo ricordo per gli invitati per ringraziarli di aver condiviso assieme attimi indimenticabili. Per tradizione si consegna una bomboniera: «Oggi si punta a qualcosa di molto originale o utile, come portagioie oppure portachiavi e cofanetti», spiega Gigliola Marrocu. E c’è infine chi decide di regala- re i sapori della nostra terra.«Ci chiedono bomboniere di vino. Graziose bottiglie da 500 ml di vino da tavola o mo- scato diventano il famoso souvenir da portarsi a casa dopo la festa», conclude il viticotore Enea Sonedda . (t.e.) Viale Don Bosco, 62 Villacidro Bomboniere per emozioni da ricordare Loggetta Piazza Frontera VILLACIDRO PACCHETTO SPOSA Vieni a trovarci nel Centro Beauty & Relax di Chiara Deidda Via Sassari 181 VILLACIDRO tel. 342 0625199 Pulizia viso Epilazione completa e sopraciglia Ricostruzione in gel mani e piedi Peeling corpo Prova trucco Trucco Sposa a 150 euro Allestimenti nozze civili e religiose Mazzo di fiori da sposa Collezioni primavera estate Abbigliamento elegante e casual Via Regione Sarda 14 VILLACIDRO tel. 070 9310084 Angolo Outlet Bomboniere Allestimenti wedding Via Santa Maria 30 GUSPINI [email protected] Max Sabetta Cantante e presentatore per animazione nei matrimoni tel. 347 6091840 PDF Compressor Pro

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15 maggio 201512 Speciale SposiSpeciale Sposi

Profumo di fiorid’arancio

Nel viaggio degli innamorati verso una vita felice assiemela tappa del matrimonio rappresenta un primo traguardo.

C’è chi ha già deciso la data delle nozze, in primavera e inestate,come vuole una tradizione già presente sino daitempi dei romani. Altri pensano invece all’autunno eall’inverno per un matrimonio più originale, fuori daglischemi. Qualunque sia il periodo scelto, per il giorno delfatidico sì la sposa vuole sentirsi bellissima per esprimereal massimo la sua gioia. «I colori e l’acconciatura, spessoin armonia con il vestito, esaltano la personalità della spo-sa che di solito ha le idee chiare su cosa vorrebbe. Sentir-si naturale rende la sposa più bella », garantiscono Dona-tella e Stefania Saba, parrucchiere di Guspini. Altro sim-bolo della magia delle nozze è poi il bouquet dellasposa.«Scelto ancora rigorosamente dalla suocera, an-che se ormai vengono coinvolte con domande e piccolisotterfugi anche le spose affinché il bouquet sia in lineacon l’abito e sia quello preferito dalla protagonista dellafesta», precisa Sandra Lobina della Boutique del fiore diGuspini.Sul tipo di matrimonio c’è chi sceglie la cerimonia religio-sa seguita da una banchetto tradizionale e chi invece sce-glie il rito civile in una location suggestiva dal punto di

vista artistico e culturale e una festa informale. In entram-bi i casi, sempre più sposi si rivolgono a professionistiper gli allestimenti. «Siamo accanto agli sposi per creare ilmatrimonio che sognano. Di solito c’è un tema condutto-re che viene richiamato in ogni dettaglio e che viene deci-so insieme alla coppia», ricorda Federica Fadda di PotPourri Guspini. «Sempre più persone oltre che richiedere ifiori contattano per allestimenti completi », aggiunge Pa-ola Orrù di Angolo Verde Villacidro.E poi arriva il momento della festa con tanti invitati prontia fare baldoria in onore degli sposi in ristoranti rinomaticome la Taverna Romana o in agriturismo come CasaMarmida, entrambi apprezzati nella zona per l’ottima cuci-na. Al momento dei saluti poi c’è un piccolo ricordo pergli invitati per ringraziarli di aver condiviso assieme attimiindimenticabili. Per tradizione si consegna unabomboniera: «Oggi si punta a qualcosa di molto originaleo utile, come portagioie oppure portachiavi e cofanetti»,spiega Gigliola Marrocu. E c’è infine chi decide di regala-re i sapori della nostra terra.«Ci chiedono bomboniere divino. Graziose bottiglie da 500 ml di vino da tavola o mo-scato diventano il famoso souvenir da portarsi a casa dopola festa», conclude il viticotore Enea Sonedda . (t.e.)

Viale Don Bosco, 62 Villacidro

Bomboniereper emozioni da ricordare

Loggetta Piazza Frontera VILLACIDRO

PACCHETTO SPOSA

Vieni a trovarci nel Centro Beauty & Relax

di Chiara Deidda

Via Sassari 181 VILLACIDRO tel. 342 0625199

Pulizia visoEpilazione completa e sopracigliaRicostruzione in gel mani e piediPeeling corpoProva truccoTrucco Sposa a 150 euro

Allestimenti nozze civili e religiose

Mazzo di fiori da sposa

Collezioni primavera estate

Abbigliamento elegante e casual

Via Regione Sarda 14

VILLACIDRO tel. 070 9310084

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Max SabettaCantante

e presentatoreper animazionenei matrimoni

tel. 347 6091840

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La piazza è sporca? Non c’èproblema. A San Gavino il sin-daco Carlo Tomasi e l’asses-sore Stefano Musanti si rim-boccano le maniche armati discopa, paletta e secchio. Suc-cede nella centrale piazzaMarconi che dà sul Comunee sulla chiesa di Santa Chia-ra. Il primo cittadino ha appe-na finito di celebrare un ma-trimonio con rito civile e su-bito inizia la festa in piazza conla tradizionale rottura del piat-to e il grano disseminato inbuona parte della piazza. Gliuffici del Comune sono chiu-si e la ditta delle pulizie nonlavora. Che fare? Far finta diniente o agire? «Nella piazza– racconta il sindaco CarloTomasi – c’era almeno l’equi-valente di un secchio di gra-no che avrebbe potuto creareun pericolo per i passanti edin particolare per le personeanziane che passano nei pres-si della chiesa o del munici-pio. Abbiamo comprato a SanGavino da commercianti localiscopa, paletta e secchio e cisiamo messi all’opera. Unasignora anziana del gruppodei festeggiati mi voleva aiu-tare, ma le ho detto di lasciarstare e di andare a divertirsi.Abbiamo voluto dare un pic-colo segnale alla comunità».Sulla stessa linea l’assessoreai lavori pubblici e all’arredourbano Stefano Musanti:«Dopo i classici festeggia-menti, abbiamo visto la piaz-za sporca e si sembrava cari-no intervenire. Magari la pros-sima volta ci daremo da fare

Rendere il paese più pulito e nello stesso tempo creare posti dilavoro per i disoccupati. È con questo obiettivo che l’ammini-strazione, grazie ai cantieri comunali finanziati, è riuscita ad as-sumere ben 15 operai scelti dal servizio sociale e tre capisquadrascelti dalle cooperative sociali che per tre mesi saranno impe-gnate nello spazzamento delle strade, nella cura delle aree verdie nella bonifica delle discariche a cielo aperto che spuntano neiluoghi più insoliti del paese. Le persone sono al lavoro da qual-che giorno e sono state divise in tre squadre che pulirannoprogressivamente l’intero paese. Strade, marciapiedi e piazzesaranno ripulite dalle erbacce, dalla presenza di foglie e spazza-tura. Importante anche l’aspetto sociale, come ricorda l’asses-sore Bebo Casu: «Il cantiere è stato realizzato grazie al finanzia-mento regionale di 85mila euro ed oltre al lavoro c’è il discorsodell’impiego di queste persone che possono essere utili allacollettività e che poi, grazie ai servizi sociali, potranno riprende-re a camminare con le loro gambe. Purtroppo bisognerà trovarealtre forme di finanziamento di questi cantieri dal momento chenon c’è più l’Irap regionale che permetteva la realizzazione diquesti interventi». Ora l’amministrazione comunale cercherànuove forme di finanziamento lavorando sul bilancio comunalecome ricorda il sindaco Carlo Tomasi: «Favoriremo l’apertura dinuovi cantieri. Il decoro urbano e le minime offerte occupazio-nali sono ritenute di rilevanza primaria nella nostra azioneprogrammatica».Intanto il Comune prosegue la lotta contro chi abbandona rifiu-ti soprattutto in campagna anche se da qualche tempo si ha unmigliore controllo del territorio grazie all’azione della compa-gnia barracellare e ai volontari dell’Anpana (associazione na-zionale protezione animali natura ambiente). La vigilanza per-metterà un risparmio alle casse del Comune che in passato haspeso più di 10mila euro per la bonifica di una discarica abusivad’amianto in località “Funtan’e canna”. (g. l. p.)

Donne minacciate e picchiate dal proprio marito o fidanzato,ragazze abusate dal padre orco o ancora peggio donne vittimedella violenza assurda del proprio ex e uccise come è succes-so alla villacidrese Marta Deligia il 23 settembre 2013. E pro-prio nel Comune più popoloso delMedio Campidano sono sorti un nuo-vo centro antiviolenza e uno sportelloantistalking ospitato nella Casa dellasalute in Viv Guido Rossa e apertoogni giovedì dalle 10 alle 13. Gli altriotto centri sono aperti a San Gavino,Guspini, Gonnosfanadiga, Lunamatro-na, Sanluri, Serrenti e Serramanna,sono finanziati da Regione e Provin-cia, e sono gestiti dalla cooperativaAdest di Santadi.I DATI La maggior parte delle violen-ze avviene tra le mura domestiche e secondo i dati dei centriantiviolenza del Medio Campidano, coordinati dalla pedago-gista Cinzia Neri, l’età media delle donne che chiedono aiutoè di 38 anni e nel 2014 ci sono circa 70 situazioni di caricomentre nel 2013 ci sono stati 50 nuovi accessi. Nell’85 percento dei casi è il marito che picchia la moglie o si tratta di unfidanzato che è stato lasciato. Spesso le vittime sono dei mi-nori. Purtroppo la Regione ha ridotto i fondi in questo ambito,ma il servizio è garantito almeno fino a settembre 2015. Perentrare in contatto con i centri antiviolenza del Medio Campi-dano si può chiamare il numero nazionale 1522 e nei centri adaccogliere le donne che hanno bisogno d’aiuto c’è personalealtamente qualificato.NUOVO SERVIZIO Lo sportello di Villacidro si aggiunge agli

SAN GAVINO

Il sindaco e l’assessore Musantipuliscono piazza Marconi

SAN GAVINO

Cantieri comunali, in 18 allavoro per la cura del verde

per coinvolgere gli sposi. Inuna comunità l’esempio lodevono dare gli amministra-tori per governare al meglio ilproprio territorio. È importan-te essere presenti e attivi an-che con i fatti. Siamo riuscitia strappare qualche sorriso eanche applausi dai passan-ti». Insomma da qui partel’esempio per una costantecura del paese: «Ci vuole -aggiunge Stefano Musanti -una partecipazione respon-sabile sia nel rispetto dell’am-biente che degli edifici: lo

spazio è di tutti sia dell’am-biente che delle diverse strut-ture. Ognuno deve fare la suaparte. Chi fa un danno lo fa ase stesso come quando com-pie un atto di vandalismo: civuole un senso della convi-venza civile. Ora programme-remo delle giornate di sensi-bilizzazione aperte ai cittadi-ni. Nei nostri interventi inquesti primi mesi di ammini-strazione per prima cosa ab-biamo pensato alla sicurezzadei cittadini con il posiziona-mento del guard rail in via

Villacidro, in via Po ed ancorain via Goldoni e negli altri at-traversamenti del Rio Pardu».Ora, dopo anni di lunghe at-tese, si aspetta il bando e ilsuccessivo appalto per la re-alizzazione della rotonda nel-l’incrocio all’uscita da SanGavino tra la statale 197 e laprovinciale per Villacidro.Un’opera fondamentale per lasicurezza dei tanti automobi-listi che ogni giorno transita-no in quel punto.

Gian Luigi Pittau

Un nuovo centro per aiutarele donne vittime di violenze

VILLACIDRO

altri 8 già esistenti: «Uscire dalla condizione di violenza che sivive è possibile. I centri - spiega il sindaco di Villacidro TeresaPani - nascono per offrire alle donne vittime di violenza per-corsi di aiuto e sostegno che permettano loro di riconquistare

quella autonomia e quella libertà che con-senta loro di riprendere in mano la pro-pria esistenza e di condurre una vita se-rena. I Centri lavorano in raccordo congli altri servizi presenti nel territorio e pre-vedono il servizio di ascolto, di accoglien-za e di accompagnamento individuale, laconsulenza psicologica e legale gratuita.La violenza contro le donne e i minori rap-presenta un’emergenza che si riflette ne-gativamente non solo sulla condizionepsicologica e fisica delle vittime ma an-che sulle persone che vivono a contatto

con loro, soprattutto sui bambini e sulla società nel suo com-plesso”. Chiamando il numero verde 1522 e con la garanzia delmantenimento dell’anonimato, l’operatrice indirizzerà al Cen-tro preferito e più vicino».Di fondamentale importanza è poi la relazione con i servizisociali dei comuni, le forze dell’ordine e il sistema sanitario. Losportello è il cuore dell’attività: un operatore accoglie le ri-chieste e getta le basi per un aggancio e l’eventuale elabora-zione di un progetto. Può trattarsi di un’emergenza e quindivanno incoraggiate la denuncia e l’allontanamento, oppure diconsulenze di carattere psicologico e di un percorso di soste-gno, di consulenze legali, sociali e pedagogiche. Inoltre il cen-tro tutela i minori che possono essere vittime dirette o indiret-te di violenza in casa (per lo più) o in altri contesti. (g. l. p.)

Il sindaco Terersa Pani

Un fulmine a ciel sereno: a 16 mesi dalla sua elezione a presi-dente dell’Associazione turistica Pro Loco, Enrico Zucca, 26anni, nel corso dell’assemblea dello scorso 3 maggio ha ras-segnato le proprie dimissioni. «Mi dispiace, ma nonostante ibuoni propositi e il mio impegno, sono rimasto deluso rispet-to alle attese iniziali. La causa principale sta nella scarsa parte-cipazione della gente e dei soci alla realizzazione delle manife-stazioni effettuate. Le mie dimissioni vogliono essere una pro-testa per sensibilizzare i compaesani» dichiara Enrico Zucca.Eppure la Pro Loco nel 2014 ha avuto ben 130 soci tesserati.Ora sta ai sei membri del Consiglio di Amministrazione indivi-duare in tempi brevi un nuovo presidente, visto anche l’ap-prossimarsi delle iniziative estive già programmate. La preoc-cupazione si percepisce anche dall’umore di alcuni soci, i qualisostengono che per motivi di varia natura pochissime perso-ne hanno tempo da dedicare alla Pro Loco. Certamente sareb-be una sconfitta per tutta la comunità locale, sede dell’unicosito Unesco della Sardegna, privarsi di un’associazione cosìimportante anche sotto il profilo turistico. In molti speranoche in tempi brevi si possa individuare una soluzione per so-stituire il presidente dimissionario e farla ripartire.

Carlo Fadda

BARUMINI

Proloco: si dimette il presidente

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15 maggio 201514

Partecipa anche la classequarta A della scuola

primaria di Pabillonis alle in-numerevoli iniziative pro-mosse dall’Expo 2015. Glialunni dell’istituto di viaBoccaccio infatti, da alcunimesi sono impegnati nelleattività di Together in Expo2015.Il concorso proposto dalMinistero dell’Istruzione,dell’Università e della Ricer-ca è uno spazio digitale e in-terattivo, costruito attornoagli itinerari tematici di Expo

È sufficiente il modico prezzo di 16 euro per la richiestacongiunta di separazione, scioglimento o cessazione deglieffetti civili del matrimonio. L’amministrazione comunale harecepito la legge del governo e le parti potranno rivolgersial Comune per chiedere informazioni sulla documentazioneoccorrente e per fissare un appuntamento per il giorno del-l’accordo. E la decisione dell’amministrazione non ha soloun aspetto economico, ma consente anche una semplifica-zione burocratica nella prima fase della separazione.Ci saranno comunque dei tempi di attesa, ma si eviterannoquelle lunghissime spese da sostenere tra parcelle agli av-vocati e convocazioni nelle aule del tribunale. I coniugipotranno rivolgersi all’ufficio dello Stato civile del Comu-ne mentre il versamento dovrà essere intestato alla tesore-ria del Municipio. Per i villacidresi è peraltro un’assolutanovità: «Al momento - rimarca il sindaco Teresa Pani - nes-suno lo ha richiesto. Non ci sarà bisogno di spendere soldidavanti agli avvocati. In ogni caso come primo cittadinofarò tutti i tentativi di conciliazione possibili con una me-diazione. La rottura di una coppia è sempre un qualcosa dascongiurare».Le condizioni per ottenere la separazione “low cost” sonoprecise. Ad esempio la procedura non è possibile quandoci sono di mezzo figli minori o maggiorenni incapaci o por-tatori di handicap grave, oppure economicamente nonautosufficienti. Così dopo Monserrato, Carbonia e SanGavino, anche Villacidro applica la legge 162 del 2014 chedisciplina appunto la procedura veloce per la separazione.Intanto l’appuntamento per la sottoscrizione dell’accordoda parte dei coniugi, con l’eventuale assistenza facoltativadi un avvocato, va richiesto all’Ufficio dello Stato civilepresentandosi personalmente in orario di apertura al pub-blico, telefonando allo 070 93442251 o inviando una e-mail all’indirizzo servizidemografici@comune.

villacidro.vs.it.

Gian Luigi Pittau

“Un’etica familiare e sociale” e il rapporto tra scuola e fami-glia. Sono questi i temi del convegno presentati dal docenteGianni Aresu che, nell’aula delle scuole medie, dà il benvenu-to ai relatori e alla platea. Regalo graditissimo per gli ospiti è ilcalendario interreligioso realizzato dai ragazzi della seconda Bdelle medie insieme al professore Pierpaolo Saba. Il calendarioinclude le religioni cristiane, musulmane ed ebraiche con finiculturali, di amore e rispetto verso ogni uomo, di sensibilizza-zione al dialogo e all’accoglienza, ma anche pratici, dato chetali informazioni possono essere utili per scuole, ospedali eovunque sia presente un’utenza di differenti religioni e pro-fessionalità.La dirigente scolastica Susanna Onnis saluta i genitori, glialunni delle classi seconde e terze, i componenti del Consigliod’Istituto, i sacerdoti delle due parrocchie, il comitato scola-stico dei genitori di Sardara, l’assessore alla pubblica istru-zione di San Gavino. «Cari ragazzi - rimarca la dirigente - sietepersone e come tali vi consideriamo, siete alunni a scuola, figlia casa, nipoti con gli zii e i nonni, ma il nostro obiettivo restaquello di considerarvi persone anche se assumete diversi con-notati in tante situazioni. Il delicato compito della scuola èquello di contribuire a costruire la personalità di ogni studen-te». A seguire il sindaco Carlo Tomasi cita il suo amore per lascuola dove si è formato e dove si educano e si incontrano inostri futuri cittadini. Anche il vescovo monsignor GiovanniDettori mette l’accento sull’importante ruolo della scuola nelfornire formazione ed educazione: «Valorizzare la relazione trascuola e famiglia non significa soltanto saper relazionarsi conil proprio ambiente di vita, ma anche partecipare alla costru-zione comune del mondo futuro». Parte dal maggiore dellaGuardia di Finanza di Cagliari, Vito Sivilli, la riflessione sulconcetto che «la legalità fa bene a tutti e conviene sempre.Tutti abbiamo l’obbligo di educarci alla legalità, di informarcie di combattere gli evasori, i falsi invalidi, i truffatori, i ricicla-

PABILLONIS. ISTITUTO DI VIA BOCCACCIO

Concorso Expo 2015: gemellaggio con il Brasileper gli alunni della quarta elementare

Milano 2015 per dare voceai docenti e agli studenti ditutto il mondo. «La classesi è gemellata per la parteci-pazione al concorso finalecon il team Arara Vermelha,terza C della scuola EMEFPracinhas da FEB di SanPaolo Brasile. Il progettopresentato, dal titolo “Sar-degna e Brasile incontro trapopoli e culture”, ha visto

entrambe le classi impegna-te nella preparazione di piat-ti tipici. I brasiliani si sonocimentati nella preparazionidei nostri Mallorreddus allacampidanese mentre i ragaz-zi di Pabillonis hanno speri-mentato diversi piatti brasi-liani dalla Feijoada al Pao dequeijo, passando per la Sa-lada de arroz, per conclude-re con il Pao de lo recheado

com cremi di morango e igustosi Brigadeiros», spie-ga l’insegnante GraziellaGambella promotrice delprogetto.Il gemellaggio a distanzafunziona pienamente e i ra-gazzi inoltre, entusiasti del-l’iniziativa, partecipano contrasporto anche alle Missio-ni. «Sono giochi interattivie sfide organizzate attorno

al tema “Nutrire il Pianeta,Energia per la Vita” che im-plicano l’utilizzo di strumen-ti e/o canali digitali, così daunire gli aspetti educativialle nuove tecnologie con lacondivisione di fotografie,video, impressioni con leclassi di tutto il mondo: at-tualmente la classe ha par-tecipato a 28 missioni conun punteggio di 315 punti e

una posizione in classificadi tutto rispetto: 336° su2708 squadre iscritte», spie-ga l’insegnante. Sogno nelcassetto? «Poter visitarel’Expo prima della chiusu-ra, entro il prossimo otto-bre: sarebbe un bellissimoregalo per i ragazzi che han-no lavorato con entusiasmoin tutti questi mesi», conclu-de maestra Graziella.

Dario Frau

SAN GAVINO. CONVEGNO ALLE SCUOLE MEDIE

“Scuola e Famiglia: un’etica familiare e sociale”tori di denaro sporco e trafficanti di merce contraffatta». Ladocente di religione del liceo delle Scienze Umane BarbaraPinna affronta il tema del dialogo tra Gesù e Maria. «La Ma-donna è mamma e le sue parole nel vangelo sono vitali, sonopoche ma molto significative. I suoi silenzi sono vitali anchepiù delle parole, ma dialoga con Gesù in ogni istante perchénessuno deve sentirsi solo. Ogni mamma deve saper dire di“no” quando è necessario e deve assumersi le proprie re-sponsabilità, come fa Maria con Gesù», afferma l’insegnante.Successivamente il dirigente della Comunità terapeutica “SanMichele” Giuseppe Dilernia evidenzia che «i ragazzi hannogià discusso in classe su problematiche giovanili e familiaritutto l’anno. Si sono affrontati argomenti riguardanti disagio,devianza e dipendenze attuali. Con Marco Statzu, docente diantropologia della Pontificia Facoltà Teologica, si è approfon-dito il tema della famiglia come risorsa e strumento nel proces-so di crescita. Oggi più che mai assume una notevole impor-tanza la famiglia nell’educazione dei ragazzi, anche se è note-volmente cambiata rispetto al passato. Tra separazioni, divor-zi e altri modelli spesso arrivano le crisi dei componenti fami-liari, ma l’importante è essere se stessi e sapersi accettare.Ognuno nasce con un dono... perciò alla fine ognuno fa quel-lo che è ed è bello condividerlo con chi si ha accanto».Con il docente Vincenzo Muntoni si affronta il rapporto tragenitori e figli ai tempi dei nostri nonni: «Ormai si è modificatoil concetto di obbedienza e in passato non c’era molto spazioper il conflitto: il genitore comandava e il figlio, volente onolente, ubbidiva. Con le nuove tecnologie, i tablet e gli smar-tphone non esiste più il dialogo diretto ma occorre che ci siincontri tra generazioni attraverso la costruzione di un model-lo ideale di crescita, un percorso in cui ognuno ha la respon-sabilità del proprio compito. Il compito dei genitori e deglieducatori è quindi quello di fare diventare i figli autonomi,capaci di stare al mondo, di relazionarsi con gli altri». (gi.ar.)

Separazioni a basso costoal via anche a Villacidro

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15 maggio 2015 15

Sebbene oggi sia circondata dai marmi bianchi dell’aulamagna di Economia a Cagliari, dove per lungo tempo havissuto e studiato, Giuditta Sireus è una giovanissima

imprenditrice di Villacidro e questa mattina, nel suo sorriso,mentre spiega agli studenti quanto fiato ci vuole per correredietro ai sogni, puoi leggere affetto, comprensione, consape-volezza e un pizzico di nostalgia, ma non necessariamente inquest’ordine.Giuditta, una laurea in storia dell’arte e un sogno grande comeuna casa: diventare manager culturale valorizzando i luoghidella sua infanzia, l’arte, la bellezza, il talento. La sua azienda“Itte, itinerari teatralizzanti” ha ormai due anni e mezzo ed èuna delle realtà imprenditoriali più conosciute e apprezzatedella provincia: nessuno avrebbe mai scommesso un centesi-mo su una storica di trent’anni che, calcolatrice alla mano,progetta un’impresa fatta di numeri, conti, previsioni econo-miche, uno sguardo al manuale di matematica contabile e l’al-tro alle ballerine di Degàs.Nella sua esposizione, in cui i calcoli cedono volentieri il po-sto a citazioni della sua amata Maria Lai, c’è la prova chesogni e impresa sono due parole fatte per stare vicine. «Afronte della svalutazione delle belle arti io ribadisco che biso-

gna crederci. Valorizzare l’arte, che è un patrimonio essenzia-le, di tutti, non di un pugno di privilegiati, significa garantire alpaese entrate perpetue e benessere economico - afferma Giu-ditta Sireus, rivolta alla platea - ma perché questo avvenga ènecessario un cambio di mentalità».Tecnico dei servizi educativi, operante in siti culturali e am-bientali, la giovane di Villacidro si racconta in merito al suopercorso e all’esperienza di imprenditrice.Emozionata?

«Un pochino. In realtà è la terza volta che parlo in convegno aglistudenti di Cagliari, sempre su invito della docente Michela Flo-ris che ringrazio di cuore. Per me è una missione parlare da giova-ne ai giovani e poter raccontare loro la mia esperienza. Il parados-so è che in questo ambiente i tecnici credono moltissimo in que-sta idea imprenditoriale, di contro, chi fa cultura dalle istituzioni,dagli istituti e dai privati non si interessa tanto a me».Perché?

«Forse perché, senza voler essere presuntuosa, vedo il futuroe esploro la realtà attuale con idee innovative, che non sonoancora comprese sino in fondo».Immagina il futuro?

«Esattamente… Il mio motto è sempre stato: “Sogna sempre,perché a furia di sognare i sogni diventano realtà”. È una frasedi Maria Lai. Lei sì che vedeva oltre».Qual è stato il suo percorso?

«Ho intrapreso un corso di alta formazione, uno dei primi pro-mossi dalla Regione, per tecnico dei servizi educativi con fun-zione di promozione esterna operante in siti culturali e am-bientali. È da quell’esperienza e dallo stage in Umbria pressoil sistema museo che ho appreso nuove metodologie per tra-smettere la cultura. Terminata questa esperienza ho iniziato leprime sperimentazioni con l’Associazione Elicrysum. Contem-poraneamente studiavo per la specialistica. Ho partecipatocon le socie di allora al primo concorso per idee imprenditoria-li promosso dall’università e abbiamo vinto. Da lì ho capitoche volevo puntare più in alto»Cosa significa essere imprenditori oggi?

«Significa non cedere alla crisi, avere il coraggio di credere inse stessi e nel proprio sogno andando contro anche a chi perproteggerti ti dice di non avventurarti in un compito così “spe-ricolato”. Significa avere la testa sempre in moto, le idee sem-pre in circolo. Significa credere nella formazione continua,perché la concorrenza è fortissima».La sua giovane età è penalizzante?

“Molto. Si è più facilmente attratti dall’esperienza e dal nomenoto che dalla novità. Essendo ancora poco conosciuta nel-

l’ambiente difficilmente ho accesso agli uffici dei “grandi”, maper ottenere uno sponsor o un contributo lotto con tutte lemie forze».Sorride, Giuditta, ricordando gli anni difficili della gavetta edel lavoro non retribuito.Qualche sassolino nella scarpa?

«Sì. Le professionalità del settore culturale hanno una dignitàe pertanto vanno riconosciute anche finanziariamente. C’èpurtroppo una convinzione diffusa che queste debbano sem-pre lavorare gratuitamente, senza una retribuzione. È questo ilmotivo per il quale non si riesce a crescere e a dare valore allavoro in questo campo. Credo che un’impresa debba regger-si senza i finanziamenti pubblici, ma il sostegno che i giovaniimprenditori cercano spesso non è di tipo economico»E cosa cercate?

«Solo qualcuno che creda in noi e in ciò che facciamo. Senzaun piccolo incoraggiamento, che può sembrar poco ma quan-do si ha paura vale tantissimo, i più fragili perdono l’entusia-smo e abbandonano i propri sogni. Questo non è giusto».Lei ha una laurea prettamente umanistica.

«Sì, sono laureata in beni culturali e specializzata in storiadell’arte».Tipi di lauree, come saprà, da molti sconsigliate…

«Sì, purtroppo».Cosa dice a un diciottenne diviso tra la sua passione e ciò che

gli altri si aspettano da lui?

«Mi sento di dirgli che non è più tempo di aspettare che cicapiti la quasi impossibile occasione della nostra vita all’in-terno del migliore museo. La cultura può essere consideratacome un settore economico vero e proprio, per cui amare l’ar-te e sperimentare è fondamentale, ma fare esperienza e for-marsi in aspetti come quello manageriale lo è altrettanto»A conti fatti, se si guarda indietro, ne è valsa la pena?

«Autogestirti, pianificare la tua vita lavorativa è straordina-rio, ma allo stesso tempo ti mette davanti a tantissime respon-sabilità perchè devi quotidianamente fare i conti con te stes-so. Da queste riflessioni a volte nasce una crisi interiore, tisenti combattuto. Ma sì, decisamente ne è valsa la pena».Dubbi?

«Sempre. “Sto facendo la cosa giusta?” è stata la domandache mi sono posta più spesso in questi due anni. Gli infinitisacrifici che costellano le nostre giornate, e che ormai ho im-parato a non vivere come croce ma come opportunità. Biso-gna seminare e attendere pazientemente, prima o poi i fruttidel proprio lavoro si raccolgono».

Francesca Virdis

Il sogno di Giuditta:diventare manager culturale

In un’apoteosi di musica, luci e corpi scintillanti Marcella Ibbacon le sue modelle, in occasione dei Monumenti Aperti di SanGavino, ha presentato le “Sirene Mutanti”. Piazza della Resi-stenza lo scorso 3 maggio, è stata presa d’assalto danumerosissimi compaesani che, dopo aver visitato i vari gio-ielli e ricchezze del paese, ha voluto assistere ad una brevesfilata di sette modelle che richiamavano la mostra “Abissi”,allestita nella sala espositiva “Rip-art” realizzata da artisti delpaese, per dare il saluto alla quarta edizione dei monumentiaperti di San Gavino.Le protagoniste dell’artista rappresentavano sirene, prive dicoda, quasi sospese negli abissi dell’oceano. Ricche ed ela-borate acconciature, visi quasi mostruosi, bocche enormi evitree, corpi, avvolti nel celofan e bagnati da una pioggia dibrillanti e costellate da pesci, così si presentavano le “Sirenemutanti” su una lunga passerella che attorniava la fontanadella piazza. Il loro lento movimento a suon di musica elettro-nica diveniva una metafora della ricerca e dell’esplorazioneverso il profondo “io” capace di suscitare momenti di grandeemozione da parte del pubblico presente.L’obiettivo dell’artista a tuttotondo era quello di rappresenta-re uno straordinario viaggio alla ricerca di luoghi più remoti edancora inesplorati della terra: gli abissi. Il loro era un vagareall’indietro e al rallentatore verso i più lontani e reconditi luo-

A Monumenti Aperti l’esibizione delle Sirene Mutanti

ghi del mondo. Un viaggio nel tempo dove più ci si penetranegli abissi, più ci si allontana dai vincoli e dai controlli dellasocietà alla ricerca di una verità interiore che è ancora segretae nascosta.Secondo la artefice l’unica “avventura” ancora possibile perl’uomo contemporaneo rimane la conoscenza di sé,l’inabissamento dell’io e nell’io, in quella parte di se stessi più

profonda e arcaica, affrontando le tenebre dell’inconscio. Ilsuo viaggio negli abissi s’identifica con la personalità, la men-te e il corpo, ossia come qualcosa di separato dalla vita e dalcosmo.Marcella ha immaginato che le sirene mutanti siano dotate diautocoscienza e percepiscano se stesse come individualitàseparate dall’oceano. Riconoscendosi come profondità si ren-dono conto della propria piccolezza rispetto all’immensa pro-fondità del mare. Le sirene mutanti degli abissi rappresentanodunque il simbolo di una realtà quasi inquietante, celata den-tro di noi; essa è la natura allo stato puro e custodisce il segre-to delle nostre origini. Gli abissi quindi custodiscono il fondooscuro e misterioso di ognuno di noi.Il piccolo io le identifica con le sirene mutanti, il grande io conl’immensità e la profondità degli abissi, quando l’io scompare,scompaiono sia le sirene sia gli abissi. Ciò che rimane è lostato naturale, prima di cadere nel sogno del pensiero da cuideriva l’illusione dello spazio e del tempo.Quindici minuti di massima enfasi, forse troppo pochi per gra-tificare e quantificare le tante ore per la preparazione dellemodelle. Tuttavia Marcella sa che questo fa parte del gioco eche il paese aspetterà, con ansia, la prossima edizione deimonumenti aperti per scoprire le sue prossime imprese.

Marcella Pistis

SAN GAVINO

L’INTERVISTA

“Essere imprenditori oggi significa avere il coraggio di credere in se stesssi,

ma anche che qualcuno creda in noi e in ciò che facciamo”

Foto Casu

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15 maggio 201516

Si è rivelata una grande festa culturale e artistica la gior-nata archeologica “Alla scoperta dell’Antica Storia del-

la Sardegna”, tenutasi a Collinas lo scorso 26 aprile. Già dal-le prime ore del mattino, numerosi cittadini del territorio sisono incontrati all’appuntamento organizzato da NurtetArcheo Collinas, l’amministrazione comunale e la Proloco diCollinas, per recarsi alle Tombe dei Giganti di Sedda Sa

L’Associazione teatrale “Komodìa” si costituisce per promuo-vere il teatro come forma di volontariato culturale. Nata su inizia-tiva di un gruppo di attori non professionisti che nel passatohanno sviluppato diverse esperienze importanti nell’arte dellarecitazione, si prefigge di continuare e diffondere l’artedell’improvvisazione teatrale in tutte le sue forme attraverso spet-tacoli gratuiti e disinteressati da parte dei propri associati. Com-pongono il direttivo Nicolò Saiu Carta Cabras (presidente), Fran-co Anedda (vicepresidente), Antonio Carta (segretario), CarloSitzia (tesoriere), Giuliana Zurru (direttore artistico), RosannaSardu e Maria Bonaria Uccheddu (consiglieri).La finalità dell’associazione è quella di impegnarsi a tutelare ilpatrimonio culturale e linguistico sardo e veicolarlo in modo tra-sversale attraverso rappresentazioni teatrali che intende allestireanche a favore di coloro che più di ogni altro hanno bisogno diun sorriso (anziani, ammalati, disabili) creando in tal modo occa-sioni di raduni solidali nella più profonda dimensione socialedove si annida la solitudine, la sofferenza, l’isolamento.In quest’ottica, il teatro diventa uno strumento accessibile làdove esistono situazioni di disagio grazie al patrimonio di unlinguaggio comune che identifica la tradizione e la natura delpopolo sardo, uno strumento in grado di regalare emozioni, sen-

Akomodiamoci a teatroGONNOSFANADIGA

Collinas: “Alla scoperta dell’Antica Storia della Sardegna”Caudela, guidati dall’archeologo Nicola Dessì che ha illu-strato in modo semplice la storia del bene archeologico, ap-passionando grandi e piccoli.Come da programma, hanno poi raggiunto la struttura co-munale di Pranu Mannu per il pranzo comunitari e per ammi-rare l’esposizione “Dalla Dea Madre ai Nuraghi” di immaginiscattate dal fotografo Nicola Castangia e illustrate da Dessì,

che ha condotto anche il laboratorio didattico di archeolo-gia e sperimentazione, coinvolgendo bambini e adulti nellalavorazione e decorazione dell’argilla. «Un laboratorio mol-to divertente per i più piccoli – ha commentato il consiglierecomunale Barbara Tuveri – ma che ha tirato fuori la venaartistica anche dei più grandi».

Marisa Putzolu

Aveva promesso un suo dipinto agli studenti delle scuole delpaese in occasione della visita didattica organizzata nellamostra allestita nel palazzo Liberty dell’ex municipio e così èstato. Anzi, per la precisione, sono due i quadri che l’artista havoluto donare, uno alla scuola Primaria e l’altro alla Seconda-ria di 1° dell’Istituto Comprensivo. “Visita la mostra e vinceraiun quadro di particolare valore artistico”. Era questa la propo-sta che l’artista Antonio Russo aveva fatto in occasione dellavisita guidata degli studenti, programmata dall’Istituto Com-prensivo, per il 17 marzo, alla sua personale.Una lotteria culturale alquanto originale, ma non insolita perl’estroso artista, siciliano di nascita, ma sardo di adozione,che vive da oltre quarant’anni a Villanovaforru dove ha il

PABILLONIS. ISTITUTO COMPRENSIVO

L’artista Antonio Russo regala due dipinti alle scuolesuo studio atelier. Le sue opere sono vendute e richieste intutto il mondo. La sua arte surrealista è apprezzata molto aNew York e Sidney. In programma, tra poco, la partecipazio-ne alla collettiva d’arte “Premio Franca Rame” a Roma dovesaranno presenti, oltre al premio Nobel Dario Fo, numerosipersonaggi della cultura, del cinema e del giornalismo nazio-nale ed estero.Dopo la lezione teorica, gli studenti avevano partecipatoall’estrazione di un biglietto dove in palio c’era appunto undipinto dell’artista. I due quadri sono stati consegnati alcu-ni i giorni fa, nel corso di una cerimonia, nei locali di viaBoccaccio.

Dario Frau

Il coro polifonico “Città di Sanluri” spegne 20 candeline. Perl’occasione, sabato 16 alle 19.30, presso il Teatro del Poloculturale, si terrà un Concerto celebrativo. In programma lepiù belle pagine corali delle opere di Giuseppe Verdi. «Abbia-mo scelto - dice la presidente Anna Zuddas - di festeggiarecol compositore italiano più conosciuto anche dai non appas-sionati di musica. Le sue opere ispirano sentimenti di grandeintensità come anelito alla libertà e all’amor patrio, rievocanoeventi che appartengono alla memoria storica degli italiani».A dirigere ci sarà il maestro Antonio Pittau, da oltre quindicianni alla guida del Coro. Racconta un po’ di storia, episodicari ai 46 soci fondatori, a partire dalla fondazione, col maestroAngelo Vinci. «Il nome - aggiunge Zuddas - fu scelto perchéfosse percepibile l’amore per la propria cittadina e la voglia didare un contributo alla crescita culturale e musicale della co-munità». Di quei soci fondatori, gli unici che possono dire “ioc’ero” in quel settembre del 1995 sono i coristi Pinuccio Tronci,Piergiorgio Dore, Pinuccio Fenu, Simona Casta.In questi 20 anni, il gruppo ha animato tantissimi eventi, fracui le festività religiose patronali, messe per matrimoni, le Ce-lebrazioni civili per il 150° dell’Unità d’Italia nel 2011 e il 60°dell’Anniversario della Costituzione Italiana. Ha promossorassegne di Cori Polifonici, ha realizzato un progetto con l’Isti-tuto Alberghiero di Villamar e il Colli Vignarelli di Sanluri, hacollaborato con la banda Ennio Porrino di Arbus, Ponchielli diSanluri e la Stanislao Silesu di Samassi con la quale ha parte-cipato alla prima nazionale del Requiem di Frigyes Hidas nel2000; ha stretto legami con il coro polifonico parrocchiale SanSebastiano Martire di Arbus e gemellaggi con Cori d’oltralpe,i Cori di Annecy e La Roche nell’Alta Savoia. Ha saputo con-servare i canti della tradizione sarda che si tramandavano oral-mente, ma anche le composizioni musicali in lingua sarda delnostro concittadino Akino Congia. «Quindici anni fa, con l’ar-rivo del maestro Antonio Pittau, il coro ha gradualmente in-nalzato l’asticella sino a cimentarsi con musiche del repertorioclassico tutt’altro che facili. A coloro che hanno tenuto alto ilnome della nostra cittadina deve andare il plauso. Quello checi aspettiamo nell’immediato futuro è vederlo ringiovanito nellasua formazione, un minimo di sostegno economico da partedelle Istituzioni e il teatro affollato sino all’inverosimile daiconcittadini e dagli amici dei paesi vicini».

Santina Ravì

sazioni e sugge-stioni sulla tramadi una ironia sot-tile che segna ilconfine tra finzio-ne e realtà rappresentata con scene, talvolta paradossali, costru-ite ad arte per mettere a nudo certe verità scomode in un momen-to di catarsi collettiva in grado di tradurre momenti di malinconiae malessere in momenti di svago. Un primo esempio di tutto ciò siè avuto la domenica 19 aprile con il primo debutto aGonnosfanadiga del gruppo teatrale “Komodìa” che di fronte auna folta platea ha rappresentato le difficoltà che spesso esisto-no nel rapporto tra genitori anziani e figli. La calorosa approva-zione degli spettatori ha ampiamente dimostrato la validità deiprincipi ispiratori del gruppo, positivamente incoraggiato a con-tinuare nella via intrapresa.Attualmente la neonata associazione non dispone di un adegua-to impianto luci e voci che consenta il sereno svolgimento del-l’attività, confida, comunque, sulla collaborazione dei propri so-stenitori e delle pubbliche istituzioni per realizzare pienamente ifini che l’associazione si prefigge.

Antonio Carta Saiu Cabras

SANLURI. CONCERTO CELEBRATIVO

Un brindisi ai 20 annidel Coro polifonico

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15 maggio 2015 17

«Perchè ti piace leggere?» - «Perchè si scoprono tante cosenuove». Anna, sei anni, con la sua risposta semplice e acuta,lascia senza parole gli adulti intorno a lei.L’amore per la lettura, certe volte, è un piccolo tesoro che citiene per mano sin dall’infanzia, come se fosse parte del no-stro patrimonio genetico, una nota che compone la sinfoniadella nostra vita, accompagnandoci, sorprendendoci e facen-doci volare lontano con la fantasia, ogni giorno.Anna ha avuto questa grande fortuna: il suo amore per i libriè nato insieme a lei e l’accompagnerà per sempre. Tanti e tantilibri che certe volte comprerà, ma tante altre volte prenderà inprestito in biblioteca.Tanti bambini non lo sanno, ma tutti, proprio come fa Anna,possono iscriversi in biblioteca e portare a casa i libri chevogliono e, dopo averli letti, restituirli e prenderne in prestitoaltri.Proprio per promuovere i libri e far conoscere la bellezza dellalettura, la Biblioteca comunale “Giovanni Solinas” in collabo-razione con l’associazione culturale “Gruppo F.R.A.D.E.S.”,con il patrocinio del Comune di Serramanna, già dal mese difebbraio ha portato avanti un progetto di attività, visite e in-contri. Fa parte di questo progetto anche la manifestazione“Aperitivo d’Autore” che si è di recente concluso. Ogni gio-vedì, lettori di tutte le età hanno varcato la soglia della biblio-

Una storia d’amore e morte nella Sardegna barbaricina delprimo ‘900: “Marianna Sirca” di Grazia Deledda compie cen-t’anni, ma non li dimostra. Sabato 2 maggio è stata Villacidro aomaggiare il romanzo della scrittrice sarda per eccellenza, conlaboratori, dibattiti, interventi da parte di alcuni ospiti d’ecce-zione e specie attraverso una grande rievocazione storica cheha coinvolto cittadini, attività commerciali, pubblica ammini-strazione. Organizzato dall’azienda” ITTE itineraripersonalizzati” con il patrocinio del comune, “Marianna Sirca-il centenario” si è avvalso della preziosa collaborazione delClub di Jane Austen, della Fondazione Dessì, dell’Istitutosuperiore Regionale Etnografico, dell’Ecole de Madame Foilee di un nutrito stuolo di ditte locali quali l’Alfa Editrice, ilpanificio Cinisu e l’Enoteca Vecchia Botte.“La rievocazione è stata realizzata interamente con oggettioriginali - racconta l’organizzatrice Giuditta Sireus - e qualescenario più appropriato di quello offerto dal Mulino Cadoni?Un rapido passaparola tra le donne del club ha portato allaluce capolavori d’arte povera, tra cui seggiole e cassapanchein legno, vecchie madie, piccoli utensili da cucina, catini eceste in vimini appartenute alle trisavole, fino all’elemento piùcaratteristico dell’intera rievocazione: un sobrio abito da si-gnora borghese di inizio 900, fedelmente riprodotto da Federi-ca Demontis. Gli scorci e prospettive deleddiane, già di per sédegne di nota, sono inoltre state arricchite dall’esposizione,tra gli arredi tradizionali, di alcuni abiti d’eccezione messi adisposizione dall’Associazione Thurpos Eritajos Orotelli e daGiovanni Loddo dell’ Associazione Barbagia Maschere Olzai.Al mattino di sabato, i piccoli della scuola primaria del circolo“A. Loru + Satta” sono stati portati in visita alle ambientazionidel romanzo e ai laboratori a loro dedicati. “ I bambini erano alsettimo cielo, curiosi, entusiasti e molto divertiti. Una dellepiù grandi soddisfazioni - prosegue Giuditta Sireus - è stataproprio vederli sommergere me e le maestre di domande.”

SERRAMANNA. SUCCESSO DELLA MANIFESTAZIONE “APERITIVO D’AUTORE”

teca e hanno preso posto per assistere alla presenta-zione letteraria di turno: romanzi, favole e saggi di au-tori locali sono i protagonisti di questi piacevoli po-meriggi in compagnia, dove l’amore per la lettura è ilcollante che unisce tra loro persone in apparenza di-verse e lontane.Ogni presentazione è stata una sorpresa: diverso li-bro, diverso autore, diverso modo di esporre, raccon-tare, leggere, spiegare. Ogni volta, soprattutto graziealla preziosa collaborazione della bravissima bibliote-caria Fabiola e dei ragazzi di F.R.A.D.E.S. che accom-pagnano e guidano gli autori in questa emozionante avventu-ra, un piacevole incontro di condivisione. E ogni settimana,sempre più gente affolla la biblioteca partecipando al piace-vole evento.Si dice spesso che ormai non si legga più, ma non è così: ilettori ci sono sempre. Tanti. Si mimetizzano tra i non lettorisenza ostentare la loro più grande passione, spostandosi trarealtà e voli nel loro mondo incantato fatto di fantasia e sogni,alternandosi tra pagine ingiallite dal tempo ed eBook Readerdi ultima generazione. Escono allo scoperto, mostrando la loronatura di divoratori di inchiostro, solo durante le grandi occa-sioni. E la presentazione di un libro dentro una biblioteca, èun’occasione grandissima: cosa c’è di più meraviglioso per

un lettore che stare seduto di fronte ad uno scrittore che pre-senta un libro e avere intorno centinaia di volumi che, in unmuto invito, sussurrano “prendi me...prendi me...prendi me...”.Così mentre con un orecchio si ascolta l’autore che racconta ilsuo lavoro, con gli occhi ci si guarda intorno alla ricerca di unlibro da portare a casa.Anche Anna fa così, anzi, lei non aspetta di arrivare a casa: lei,alla fine della presentazione, intanto che i grandi bevono illoro aperitivo, comincia sfogliare il libro che ha scelto e, sedu-ta su una sedia rossa, guarda le illustrazioni e sogna una nuo-va storia che la farà volare lontano e che le farà scoprire tantecose nuove...

Francesca Murgia

Incontri nella biblioteca comunalealla scoperta della lettura

La manifesta-zione è prose-guita nel pomeriggio con il laboratorio in lingua sarda riserva-to agli adulti, curato dall’esperto Pietro Perra per Alfa editrice,cui ha fatto seguito, in tarda serata, il dibattito interattivoaperto a tutti. “Sei grandi esperti per un convegno di disar-mante bellezza - puntualizzano dal Club di Jane Austen - per-ché poter accogliere personalità del calibro di Neria de Gio-vanni, prima presidentessa dell’associazione internazionaledei Critici Letterari, nominata Donna dell’anno e insignita del-la Medaglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri per lasua attività, o aver conosciuto grandi nomi della cultura comequello di Francarosa Contu, responsabile dell’istituto supe-riore regionale etnografico, ci ha riempito d’orgoglio”.Al tavolo dei relatori figuravano anche il noto scrittore Fran-cesco Casula, il presidente dell’Istituto per la storiadell’Antifascismo e dell’età contemporanea nella SardegnaCentrale Marina Moncelsi, Duilio Caocci per l’Università de-gli studi di Cagliari e Simone Pisano per la “Guglielmo Marconi”di Roma. La storia di Marianna Sirca, divisa in piccoli quadrisimili a momenti narrativi, è stata intervallata dalle domandedei presenti agli studiosi e dalle letture animate a cura dell’at-trice Noemi Medas, reduce dal successo del film “Perfidia” diBonifacio Angius. “In oltre un centinaio hanno assistito alconvegno e visitato i locali - conclude l’organizzatrice - ma lagioia nel vedere una comunità riunita, che nonostante l’orariotardo si è trattenuta nel cortile del Mulino degustando i pro-dotti del territorio e contribuendo a formare un’atmosfera con-viviale e comunitaria così intensa, ci ha ricompensate ampia-mente di ogni fatica . Non si semina invano, ma ricordiamol’importanza di valorizzare la lettura e i circoli letterari, pro-muovendo le eccellenze sarde e non sminuendole o dimenti-candole come spesso accade”.

Francesca Virdis

Villacidro ha festeggiato i cento anni del romanzo “Marianna Sirca” di Grazia Deledda

Anche quest’anno alcuni volontari hanno dato la loro dispo-nibilità per distribuire L’Azalea della Ricerca, un’iniziativa checonsente di finanziare la ricerca oncologica. Per tradizione, ifiori di AIRC arrivano nel giorno della Festa della Mamma ecome sempre sono stati tanti i cittadini che hanno contribuitocon l’acquisto di questo pianta floreale a finanziare le attivitàdi ricerca per la lotta contro i tumori. Insieme alla piantina èstato consegnato anche un libretto-guida su informazioni ine-renti due tumori più pericolosi, quello al polmone e quello alcolon-retto: “essere informati è importante per fare la giustaprevenzione” ,spiegano le volontarie che da tanti anni si dedi-cano a questa forma di volontariato nel giorno della Festadella Mamma. Per aiutare la ricerca si può devolvere il 5X1000nella dichiarazione dei redditi inserendo il codice fiscaledell’AIRC, 80051890152. (d. f.)

Pabillonis: azalea della ricerca

Il 23 e 24 maggio si svolgerà a Samassi la seconda edizione di“Deep Love Tattoo”, il Memorial dedicato a Valentina Fais.«Siamo convinti che anche un’esperienza dolorosa come laperdita di una persona amata possa diventare fonte di solida-rietà e amicizia», queste le parole di amici e familiari che hannodato vita alla manifestazione con lo scopo di raccogliere fondia favore dell’associazione Karibu Afrika Onlus & Acra SanGeminiano. Si tratta di un passo importante fatto all’insegnadella solidarietà e dell’amicizia, per continuare a ricordare lacara Valentina. L’evento si svolgerà nei locali della cooperati-va “La Collettiva”. In entrambi i giorni è prevista una tattooconvention e l’intrattenimento per bambini a cura dell’asso-ciazione Badrunfa.

Sabato 23 maggio si esibiranno i Train To Roots, diversigiocolieri, accompagnerà il tutto la body art e l’aerografia.Domenica 24 maggio alle 13 si svolgerà un pranzo di benefi-cenza aperto a tutti, la quota è di 15 euro che saranno devolutiall’associazione Karibu Afrika Onlus e all’Acra San Geminiano.Seguirà un’esposizione di auto e moto d’epoca con l’esibizio-ne dei Billy Boys, degli Entroterra e altri gruppi. (c.o.)

Samassi: Deep Love Tattooper ricordare Valentia Fais

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“Ho scalato le mie vette prima dentro e poi fuori”:l’avventura è prima di tutto sogno, poi diventaprogetto, infine, ragione di vita. Certo, questo

non è più il tempo delle storie raccontate dai nonni ai loronipoti con le mani tese verso la brace. Però, nel libro “ChoOyu, il primo sardo oltre gli 8000 metri” (Delfino editore),scritto dall’alpinista sardo Massimiliano (Max) Caria con lacollaborazione di Alberto Cauli, lo specialista di storia con-temporanea che l’ha aiutato a stendere il diario delle suegesta, potrebbe determinare un felice ritorno, fra molti anni,a quel “c’era una volta” che ha accompagnato intere genera-zioni di bimbi: perché le storie raccontate da Max saranno lapietra miliare, il vademecum di chi vorrà mettersi alla prova inanaloghe imprese. «Guardo frequentemente l’altimetro, laquota cresce lentamente al contrario della fatica. Intorno ai4700 metri la traccia è ripida, ripidissima, sembra un muro.Rinuncio? L’idea mi attraversa i pensieri … Mi guardo attor-no, non posso rinunciare; troppi allenamenti, troppi sacrifici,privazioni e speranze». Che montagna stava scalando Maxquando il suo ego è stato travolto dai dubbi? In quel momen-to il suo sguardo era rivolto verso la vetta del monte Bianco.Ma è davvero importante sapere il dove o il quando? O megliosapere che Max in quegli istanti ha avuto la meglio nei con-fronti della paura, la grande nemica di ogni uomo d’avventu-ra? Quella decisione presa ai piedi del monte più alto d’Euro-pa è l’inizio di tutto: il primo gradino di una lunga scalata.

Dal Linas al Cho Oyu, Max Caria:ecco il mio primo 8000

L’alpinista di Oristano ha raccontato in un libro

la sua avventura sulla sesta vetta del mondo

di Paolo Salvatore Orrù

È per questo che dopo la “conquista” del Monte Bianco, edopo un breve periodo di riposo passato a inseguire e fo-tografare i cervi, i mufloni, le codule, il mare e le vette dellaSardegna, decide di sfidare il Cervino. «Sul Cervino si cam-mina leggeri, quasi a non voler disturbare”, spiegherà poiMax nelle sue note autobiografiche. L’alpinista sardo ri-spetta la natura, l’affronta senza arroganza: sa che da unmomento all’altro potrebbe trasformarsi da madre in matri-gna. Ma, “una nave in porto è al sicuro, ma non è per que-sto che le navi sono state costruite», disse una volta BenazirBhutto (ex primo ministro del Pakistan). Forse è per questoche Max decide di staccarsi ancora una volta dalle dolcibrezze del suo mare per arrampicarsi sulla vetta del MuntKenia, un’aspra montagna che si slancia verso il cielo nellaterra dei Masai. “La permanenza sulla vetta è stata rapida:qualche foto, il tempo di srotolare la bandiera della Sarde-gna e poi giù”. Il piacere dura poco, ma traccia un solconella mente.Il Munt Kenia ha fatto capire all’ex Componidori dellaSartiglia di Oristano che non ci si può cullare sugli allori,così decide di battere il ferro quando è ancora caldo: lascalata del Peak Lenin (7134 metri, Kirghikistan) è dettatada questa convinzione. “Il Peak Lenin sembrava non voler-si far conquistare, come se stesse scacciando sempre piùgiù … si faceva fatica a respirare, la temperatura era tra i 15e i 20 gradi sottozero” scrive Max. Ma la vetta è lì, e va

conquistata. A missione compiuta, il Peak Lenin diventa ilprologo del blitz sardo ad Atacama, dove “ogni passo èun’odissea, pare di stare tra le sabbie mobili, la neve cercad’intrufolarsi dappertutto”, però il sardo non si scoraggia,vince e rilancia: vuole osservare il mondo dalla vetta delCho Oyu 8.201 (al confine tra Cina e Nepal). «GuardavoClaudia e il piccolo Lorenzo e provavo una sorta di pauraper questo ottomila che stavo andando a scalare», ha scrit-to Max, «al momento dei saluti pensai addirittura di mollaretutto e tornare indietro», in particolare quando «il proprie-tario dell’agenzia che organizza le spedizioni mi aveva datouna siringa con una fialetta di Desametasone, un salvavita».Solo gli incoscienti non hanno paura. «Poco prima dell’ar-rivo al Campo 2 ci trovammo a poca distanza da un’altraspedizione, e vidi davanti a me uno statunitense che co-minciava a barcollare”, racconta ancora Max, “… Era per-so, lo chiamavo, non rispondeva, come fosse morto in gi-nocchio».Un’immagine che allarma ma non impressiona più di tantol’alpinista: «Durante la scalata del Yellow band (la partesoleggiata del Cho Oyu ndr) rischiai più volte lo svenimen-to, la mancanza di ossigeno si faceva sentire a ogni falcata,a ogni sforzo». Ci vollero sette ore, dopo un mese diacclimatazione, di questa estenuante marcia per raggiun-gere la vetta della Dea Turchese. «Feci velocemente qual-che foto mentre l’ombra del Cho Oyu, enorme, si allungavaper decine di chilometri sulla valle sotto di noi. L’aria erapulitissima, il cielo si presentava ancora come un tappetofitto di stelle». E «l’Everest era alle mie spalle e si mostravain tutta la sua maestosità … Cominciammo la discesa, ver-so quella parete che mi avrebbe riportato al campo baseavanzato e da lì al campo base. Era fatta». Il rientro. “Ciaopapà!”, mi salutò il piccolo Lorenzo, mio figlio, in braccio aClaudia, ero finalmente a casa».Il riposo del guerriero, si sa, non può durare in eterno: lamente di Max ha cominciato a scalare, da dentro, la vettadell’Everest. C’è da scommetterci, presto l’alpinista diOristano la scalerà anche da “fuori”.

Nell’ambito del 70esimo anniversario dalla Liberazione, il mu-seo Sa Corona Arrubia, Museo naturalistico del Territorio “G.Pusceddu”, ospiterà fino al prossimo 30 giugno la collettivad’arte “Un gagliardetto per la BrigataGramsci” dedicata ai partigiani della Brigataintitolata ad Antonio Gramsci, partecipi del-la Resistenza per liberare l’Italia dal nazi-fa-scismo.La mostra espone gagliardetti, non di tessu-to, ma di opere che si sono ispirate alla for-ma e sono l’interpretazione della BrigataGramsci. All’iniziativa, ideata dalla Bibliote-ca gramsciana Onlus e organizzata in colla-borazione con Nur, il consorzio Sa Corona Arrubia, LicheneRosso, La Seggiovia e la Regione, hanno partecipato gli arti-sti Antonello Alloro, Elisabetta Ardu, Giuseppe Bosich,Corinna Cadetto, Ielmo Cara, Silvano Caria, Angela Carone,Donatella Casas, Jacopo Cau, Graziano Cecchini, Gianni

Villanovaforru

Collettiva d’arte in onore alla Brigata GramsciChessa, Diego Collu, Gianluca Concas, Giulio Concu, Federi-co Coni, Luca Cossu, Francesco Cubeddu, Deligia Bonacattu,Simonetta Figus, Roberto Floris, Marta Fontana, Simone Frau,

Augusto Ghiani, Antonella Guidi, AntonioLedda, Marco Lorenzetti, Maria TeresaManias, Arnaldo Manis, Fernando Marrocu,Max Mazzoli, Maria Grazia Medda, Gigi Meli,Michele Melis, Roberto Meloni, DinaMontesu, Roberto Montisci, l’associazio-ne Morsi d’arte, Gisella Mura, GabriellaMura, Paolo Mura, Fabio Muscas, ViolaNiccolai, Vittoria Nieddu, Salvatore Palita,Marco Pili, Alessandra Raggio, Eva Rasa-

no, Antonello Roggio, Paolo Sanna, Giovannino Sedda,Antonella Serra, Massimo Spiga, Mariarosa Spina, MariaSpissu Nilsson, Luigi Todde, Monica Tronci, Franca Tronci eMichele Zucca.

Marisa Putzolu

Entro il 20 maggio i giovani musicisti, nati tra il 1998 ed il 2003e appartenenti alle associazioni bandistiche della Federazionedelle Bande Musicali della Sardegna, possono presentare do-manda per partecipare alla terza edizione del campus di forma-zione per la rappresentativa regionale giovanile che si svolge-rà dal 12 al 14 luglio nell’Hotel Setar di Quartu Sant’Elena. Lamanifestazione, organizzata dalla Federazione, ha l’obiettivodi dare opportunità di crescita ai giovani che operano nellebande musicali dell’isola. Quest’anno a guidare la formazionesarà il maestro Franco Arrigoni di Como. «Maestro di grandeesperienza e titolare di importanti incarichi a livello nazionale- fanno sapere gli organizzatori - . Dirige diverse formazioni,tra cui due svizzere (Novazzano e Bellinzona) e una italiana(Corpo Musicale di Cadorago)». Il noto maestro dirigerà imusicisti della rappresentativa regionale giovanile anche il 16luglio nel concerto conclusivo del settimo concorso bandisticointernazionale “Città di Sinnai”. (m. p.)

FEDERAZIONE BANDE MUSICALI DELLA SARDEGNA

Campus di formazioneper giovani musicisti

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SERRAMANNA

San Leonardo,la chiesa dei misteri

Nessuno ha mai visto la leggendaria cripta

La chiesa patronale di San Leonardo, costruita in-torno al XVI secolo, sarà una delle mete di “Monu-

menti Aperti 2015”. I visitatori potranno ammirare il cam-panile a pianta ottagonale, unico in tutto il sud dellaSardegna, la bellissima fonte battesimale, le meraviglio-se tele di Domenico Tonelli, l’antichissima cappelladel Santissimo. Ciò che invece resterà chiuso e nessu-no vedrà, è “la leggendaria cripta della chiesa di SanLeonardo”.Infatti, anche se gli abitanti di Serramanna ne hannosempre sentito parlare, questo luogo misterioso nes-suno l’ha mai visto e nessuno sa se realmente esista.Da molte generazioni, “si dice” che dietro l’altare mag-giore si nasconda l’ingresso di un luogo segreto. Leversioni sono tante: una cripta, ciò che resta di un’an-tica chiesa, un passaggio segreto che attraversava ilpaese e conduceva fino alla chiesa di San Sebastiano,un vecchio cimitero. Dicerie, “Contus de forredda” deinostri nonni, leggende, oppure c’è qualcosa di vero?Le ricerche in rete, i vari testi su Serramanna e sullachiesa, gli opuscoli pubblicati nel corso degli anni,conducono tutti allo stesso nome: Salvador Vidal, mo-naco e scrittore sardo vissuto tra il 1575 ed il 1647. Nel

1639, nel libro “Annales Sardiniae”, raccontava che lachiesa di San Leonardo era stata costruita sopra ciòche restava di un’altra chiesa che custodiva preziosereliquie di santi (Subterranea subestalia ecclesia

obruta). Forse la leggenda è cominciata proprio conquesto libro, ma non abbiamo la certezza che sia atten-dibile. Proseguendo la nostra ricerca in biblioteca,troviamo per caso un atto notarile del 1696 nel quale“Giovanni Battista Crobu, Procuratore della parrocchia-le chiesa del paese di Serramanna” affida al “maestroBachisio Pirella, muratore” l’incarico di terminare i la-vori già cominciati della cupola e dei tre bracci dellasoletta della chiesa. Nasce a questo punto una do-manda: se quella zona era ancora in costruzione, l’alta-re dove si trovava? È possibile che, se la cripta c’è,non sia sotto l’altare maggiore che conosciamo oggi?Forse è necessario concentrarsi sulla costruzione piùvecchia.All’interno della chiesa, la cappella di Santa Maria equella della Madonna di Pompei sono le uniche cheancora conservano il pavimento antico. L’atmosfera pro-fuma di un passato lontano. Potrebbero fornirci qualcheindizio?

Don Giuseppe Pes, l’attuale parroco, conferma che qual-cosa c’è. «Nella pavimentazione della cappella del San-tissimo, sembrerebbe che ci sia quantomeno un varco.Sarebbe bello poter scoperchiare quella fila di mattonel-le per verificare cosa c’è sotto. Ma, per poterlo fare,occorre l’autorizzazione della SovrintendenzaArcheologica» Ed eccoci quindi, con un po’ di amarez-za, giunti al capolinea: sotto la cappella di Santa Maria,la più antica di tutta la chiesa, potrebbe nascondersi lacripta che stiamo cercando, antiche sepolture dimenti-cate, un passaggio segreto che conduce chissà dove,oppure la chiesa sotterranea di Vidal, ma la nostra ricer-ca deve interrompersi di fronte al vicolo cieco delle re-gole e delle difficoltà burocratiche. Rimane la speranzache la Sovrintendenza Archeologica prenda in conside-razione l’ipotesi di inviare persone con le giuste compe-tenze per fare delle ricerche accurate. Il mistero della cripta perduta per ora resta irrisolto,ma forse in un giorno non lontano, in occasione deifuturi “Monumenti Aperti”, i visitatori potranno ammi-rare quel tesoro del nostro passato di cui in tanti par-lano, ma che nessuno ha mai visto.

Francesca Murgia

Nuorese di adozione ma villacidrese per nascita,Massimo Onnis vola a Venezia per esporre al Pa-

diglione “Il Grande Canale della Pace”. La mostra, inprogramma fino al prossimo 22 novembre, vede que-st’anno artisti provenienti da tutto il mondo. L’iniziati-va, curata dal critico d’arte Gregorio Rossi, nasce inrisposta al tragico momento storico attuale e si ponel’obiettivo di sensibilizzare il mondo con un messaggiodi pace e contro le guerre, mentre gli artisti partecipantisi uniscono per dare forza a un’idea di fratellanza e dipace tra i popoli attraverso l’utilizzo del linguaggio uni-versale. Ospiti d’onore alla cerimonia d’apertura del 9maggio sono stati il Premio Nobel per la letteratura DarioFo, il Premio Nobel per la pace Oscar Arias Sanchez el’attrice-cantante Romina Power.Massimo Onnis ha risposto subito alla chiamata diGregorio Rossi per un tema di grande importanza comela pace partecipando con la stessa opera precedente-mente selezionata dallo stesso curatore per il Padiglio-ne Costa Rica alla 56esima Biennale di Venezia, “Water,The origins of life - L’Acqua, le origini della Vita”, dalleimportanti dimensioni di 2x2 metri, che vuole appuntorappresentare le origini della vita. «Sin dai tempi piùremoti - dice - l’uomo ha riconosciuto nell’acqua lasorgente di tutta la vita e il legame con la spiritualitàallo stato puro. L’acqua è tutti i liquidi, è fluida, in co-stante movimento, in costante cambiamento, a voltelento e quasi impercettibile, a volte veloce e precipito-so. In nessun momento è uguale a se stessa. L’acqua èprofonda, è ricettiva e purificante, è terapeutica, porta-trice di energie segrete e guaritrice pulita e trasparente,proprio come dovrebbe tornare l’essere umano, abban-

donando ogni velleità di guerra». «Per parteci-pare al Grande Canale della Pace», aggiunge l’ar-tista, «ho posticipato tre grandi mostre perso-nali in Cina al 2016 (Shenzhen, Shanghai e Pe-chino) in quanto l’opera è stata opzionata da uncollezionista russo che mi ha invitato a fare duemostre personali a Mosca e San Pietroburgonei mesi di giugno e luglio (stiamo vedendo perle date) dove verrà presentata la collezione DeepRed in replica a novembre e dicembre a Dubai eAbu Dhabi». «Personalmente», sottolinea Mas-simo Onnis, «sono sempre stato convinto chela propria storia e la propria cultura fanno diogni comunità un bene da tutelare e protegge-re. È di basilare importanza considerare l’arte ela cultura non come un costo per la collettività,ma come un vero investimento per la politica e per lacollettività. Un elemento fondamentale che bisognasaper valorizzare nel pieno rispetto della tradizione maanche in una contemporanea prospettiva di innova-zione. Costituisce un validissimo strumento per pro-muovere l’intero territorio a livello turistico e diffonde-re la conoscenza al di fuori dell’ambito locale. Chi in-veste in arte e cultura non sbaglia mai, e soprattuttonon rimane indietro».Soddisfatto anche il vicesindaco nonché assessore allaCultura del comune di Nuoro Leonardo Moro che sipronuncia con queste belle parole in favore dell’arti-sta nuorese. «Siamo contenti ed onorati che un nostroconcittadino stia percorrendo i più grandi palcosceni-ci dell’arte contemporanea a livelli elevatissimi. Le sueopere continuano a stupire per originalità e freschezza

e hanno tracciato una vera impronta nel firmamentoartistico internazionale. Il suo percorso artistico nonfa altro che proseguire nella grande tradizione artisticanuorese ed esprime il concetto che si deve far vincereil linguaggio universale dell’arte. Sono convinto chela sua opera avrà un successo tale da farla stare ac-canto a quelle di artisti di spessore mondiale in unpalcoscenico di altissimo livello come Venezia. La no-stra città sarà al fianco a Massimo Onnis nel “GrandeCanale della Pace”, con la speranza che il messaggio dipace arrivi ovunque».Massimo Onnis fa parte della ristretta cerchia di perso-nalità villacidresi che eccellono nei rispettivi campi diattività, espone in tutto il mondo ed è conosciuto eapprezzato dalle gallerie d’arte più affermate.

Gian Paolo Marcialis

VILLACIDRO. L’ARTISTA AL “GRANDE CANALE DELLA PACE”

Massimo Onnis vola alto

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15 maggio 201520

All’interno della manifestazione organizzata per la Gior-nata Cittadina dei Caduti sul lavoro, il promotore del co-mitato spontaneo Giuseppe Lasio ha organizzato in colla-borazione con l’Associazione culturale Su Stentu ed ilpatrocinio dell’amministrazione comunale una mostra dipittura e scultura.Intorno al tema del “lavoro” il dibattito è sempre vivo,disoccupazione, riforme, sicurezza, precarietà, ma comepossiamo trovare un filo conduttore tra il lavoro e l’arte?in particolare tra l’arte e la sicurezza nel mondo lavoro?Mario Becciu, scultore che mi ha accompagnato nella visi-ta alla mostra, mi risponde che “la scultura, lavorare lapietra è fatica, ogni lavoro è faticoso e lo è ancor di più senon ci soddisfa, mentre il lavoro dovrebbe essere un pia-cere, le nostre opere vogliono trasmettere un messaggiodi gioia per la vita, gioia per la nostra terra e le sue bellez-ze”.La mostra, curata dal direttore artistico Gianluca Devita,ha esposto le opere degli scultori Aldo Casti e MarioBecciu di San Sperate e Pino Pinna, serramannese di origi-ni oggi residente a Serrenti. Tutti e tre legati da un’amici-

L’Associazione culturale Il Pungolo, con il patrocinio del Co- mune, nell’ambito della “Rassegna di Primavera”, ha pro-

posto al pubblico serramannese la recentissima pubblicazionedi Giulio Angioni, Sulla faccia della Terra, dove l’autore, nellagià collaudata veste di narratore, ha voluto riportare all’at-tenzione dei lettori la cronaca romanzata di una vicenda fattada persone che, anche in circostanze avverse della vita, siscoprono abili nel trovare soluzioni creative nel fare e capacianche di gusto estetico. I fatti raccontati ci riportano nellaSardegna del XIII secolo; il lato oscuro del medioevo è soloil quadro storico nel quale si snodano le vicende di un grup-po di scampati, provenienti da luoghi diversi della nostraisola – immancabile il personaggio di Fraus, l’amata Guasila– e non solo, che loro malgrado stanno insieme confinati alleporte di Cagliari, nello stagno di Santa Gia, l’attuale SantaGilla nelle cui rive la vita è difficile ma non impossibile e sitrovano costretti a fare di necessità virtù, esperienza antica esempre nuova nelle vicende umane. In questo modo la vitafatta di espedienti diventa un modo per acuire l’ingegno etrovare soluzioni inaspettate nonché efficaci per la soprav-vivenza nella precarietà della malattia e nella cattiva sorte.Lo stile è avvincente, e il linguaggio risulta modulato perdiverse possibilità di fruizione. Le tracce della sardità vissu-ta dai personaggi contraddistinguono un’appartenenza eforse un destino ma pagina dopo pagina ci si rende contoche il messaggio contenuto nell’opera assume un carattereuniversale e pertanto decisamente attuale.Alcuni significativi passi del volume sono stati presentatidalla voce narrante di Maria Grazia Cossu, che puntualmenteaccompagna gli autori invitati per la rassegna. Al termine diuna breve lettura di qualche riga particolarmente interessan-te, si apre lo spazio al dibattito. Considerato lo spessoredella formazione antropologica dell’autore, il taglio di naturasociologica emerge in modo del tutto evidente. Senza dub-bio il libro, i cui fatti ci rimandano indietro di sette secoli, hacostituito uno spunto per diverse riflessioni nelle quali si

INIZIATIVA

DELL’ASSOCIAZIONE

IL PUNGOLO

Serramanna

Presentata l’ultima pubblicazione di Giulio Angioniriconosce, in parte, la situazione attuale, nelle contraddi-zioni che rendono incerto il futuro delle nuove generazio-ni; tensioni sociali, mancato o inadeguato processo diintegrazione fra i popoli, difficoltà nei rapportiinterpersonali, potere soverchiante della gestione stru-mentale nella comunicazione rispetto all’effettivo valoredel contenuto di pensiero. Mentre si parla, il discorso, daltema storico-letterario si sposta su argomenti di caratterepiù ampio.L’autore però in questa circostanza ha manifestato lavolontà di intervenire preferibilmente come narratore;con rara abilità autoironica per quanti come lui in am-biente scientifico hanno condotto studi antropologicidi natura accademica, ci ha informato sulla sua intenzio-ne di compensare nel tempo, attraverso la produzioneletteraria, i numerosi volumi già realizzati come saggista.Alcuni suoi commenti hanno quindi focalizzato la rifles-sione sull’attualità del messaggio narrativo collocato ne-gli eventi passati, peraltro riportati con l’attenzione chemeritano gli studi storici e antropologici. I problemi del-la condizione umana, di oggi come di ieri, sono stati esempre saranno quelli dell’uomo reale - mette in eviden-za l’autore – con le capacità ordinarie e straordinarie dicui egli è capace. Una di queste è quella estetica; lacapacità connaturata all’uomo, attraverso la quale si puògustare il bello e si apprezza la vita, antidoto efficacissi-mo contro il male oscuro che oggi, molto spesso ,diven-ta assolutamente devastante proprio come la lebbra diieri. Tuttavia, dalle sue stesse parole, - mi ritengo deci-samente ottimista - rimarca il professor Angioni - le futu-re forme di esistenza umana sono legate alla capacità diraffinare ciò che esiste oggi, anche dal punto di vistaideologico. Le grandi correnti di pensiero devonoattualizzarsi, non come mero adeguamento quanto piut-tosto in termini di qualità della vita, in definitiva nel-l’orizzonte di un nuovo umanesimo.

Nel suo intervento abbiamo modo di ascoltare un eloquioelevato intercalato da alcune espressioni in sardocampidanese, in alcuni passaggi dove l’esposizione e ilcommento del testo sono veicolati da termini molto parti-colari. Questo avviene nel momento in cui si parla di rap-porti di potere, giustizia sociale, uguaglianza, capacità direndere più accettabile la propria condizione sociale edesistenziale; argomenti comuni che contraddistinguonola vita di ogni giorno, per tutte le categorie di persone mache nello stesso tempo rimandano ad un più ampio pro-blema di natura intellettuale. Come dire: il linguaggio èpopolare, il significato no, anzi tende verso contenutisempre più profondi. Questo forse potrebbe rappresenta-re un modo alternativo di intendere l’attuale concetto diidentità regionale, talvolta ambiguo e che troppo spessoafferma l’importanza dell’elemento variabile, quello dellaparola rispetto alla durata della struttura di pensiero.Anche in questo senso il valore del gusto potrebbe costi-tuire un punto di riferimento per apprezzare la propria con-dizione, forse preferibile rispetto a molte altre esistite inpassato e sicuramente migliorabile per il futuro.Che significato possono trasmettere questi suggerimentinei confronti dei lettori e del nostro pubblico di cittadiniserramannesi? Certamente, come ricordato dalle parole dellacuratrice dell’incontro, il privilegio di aver accolto uno frai più conosciuti autori nell’attuale panorama letterario iso-lano, nonché nel campo scientifico in ambito nazionale.E non ultima una speranza, quella di rilanciare l’interesseper la lettura e per le iniziative di carattere culturale, tantonelle biblioteche come nei circoli spontanei come quelloattualmente esistente, risorse preziosissime per rivitalizza-re le attività sociali, la conoscenza reciproca e, come ricor-da sempre Giulio Angioni, il gusto per la bellezza, della pa-rola e della scrittura, anche e soprattutto nella vita di tutti igiorni.

Giovanni Contu

La scultura, lavoro ed esaltazione della vitaA chinni po su pai adi traballau e a domu no est torrau

SERRAMANNA

zia ed una collaborazione solida e quarantennale, pro-venienti dalla scuola degli scalpellini di Serrenti, ap-passionati di archeologia ed arte.In una chiacchierata appassionata sull’archeologiasarda, il mio cicerone continua “speriamo che ora conl’eco dei Giganti di Monte Prama venga alla ribalta, es i d ia i l g ius to spaz io a l g rande popolo degl ishardana” e sorridendo prosegue “ecco che possiamospiegarci le origini del nostro carattere così orgoglio-so e caparbio”.E con altrettanto orgoglio e consumata formazione ar-tistica continua: “sarebbe bello parlassero solo le ope-re, ma, in una società troppo consumistica, abbiamospesso bisogno di accompagnarle con le parole”.In una società frenetica, troppo veloce anche nellenostre piccole realtà, dominata da un accentuato indi-vidualismo, emerge con forza un bisogno di ascolto edi condivisione delle attività quotidiane, delle sceltedi vita come delle proprie opere e del proprio labora-torio. Fermiamoci piu spesso ad ascoltare.

Elena Fadda

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15 maggio 2015 21

LA SARDEGNA NEL CUORE di Sergio Portas

Come sia possibile non riuscire a riempire di gente lasala dei paesaggi di villa Ghirlanda a Cinisello, presen-te il sindaco della città, anzi la sindaca come vuole

“Donne, grammatica e media” di Cecilia Robustelli, la presi-dente del circolo sardo AMIS che organizza l’evento, tre pezzida novanta dell’intellighenzia sarda come Franco Siddi, già acapo del sindacato dei giornalisti italiani, Giacomo Serreli,celeberrimo giornalista di Videolina e Paolo Pillonca, scrittoretanto prolifico che non ci sarebbe spazio sufficiente a citareogni suo libro, tutti invitati a parlare di Emilio Lussu nel cente-nario della grande guerra, è mistero glorioso che attiene percerto ai difetti della comunicazione. Possibile che sia sempre esolo una questione di soldi? Giacomo Serreli introduce i lavoridicendo che giornali come il “Guardian” hanno speso 50 mi-lioni di sterline per una campagna tutta loro intitolata “NoGlory in war”, e che di gloria nella prima guerra mondiale ce nesia stata poca non occorre che siano gli inglesi a ricordarcelo.Franco Siddi (membro del Comitato Esecutivo Internazionaledei Giornalisti, chiosa la locandina) dovrebbe dire di EmilioLussu e la Brigata Sassari, roba che neppure il più grandesintetizzatore mondiale di tutti i tempi riuscirebbe a svilupparein meno di mezza giornata, quindi se la cava (poco e male a mioavviso) con una carrellata sullo scoppio della guerra in cui ilprimo ministro Salandra sembra prendersi quasi tutte le colpedi farci entrare l’Italia. Dice naturalmente dell’eroismo della“Brigata Sassari” nel Carso, delle due medaglie d’oro al valormilitare che ebbe per quei combattimenti, delle pagine straor-dinarie di “Una anno sull’altopiano”, che Lussu scrisse nel’36, esiliato a Parigi dopo la sua fuga da Lipari, confinatovi dalFascismo (che gli “revocò” le quattro medaglie al valor milita-re che si era guadagnato) raccontando in stile giornalisticociò che vide nelle trincee assieme ai suoi soldati, la maggiorparte contadini e pastori della sua terra.Di Armungia Lussu, nel 1890 quando vi nacque contava unmigliaio di abitanti, ora saranno meno della metà, il padreGiuanniccu di famiglia “nobile” (erano proprietari terreri) spo-sa una popolana suscitando grande scandalo in famiglia, un“babbu mannu” che porta il figlio a caccia con lui fin dai diecianni del piccolo Emilio. Caccia al cinghiale anche, con unasola palla in canna, per dare all’animale una possibilità di sal-vezza. Ad Armungia si va a scuola fino alla terza elementare(altra non ce ne è), i figli dei “signori”. Emilio continua le suea Lanusei e a Cagliari fino all’università: studia giurispruden-za. Quando tutta Europa si ammala di guerra è, come tutta oquasi la borghesia italiana, un interventista entusiasta. Al se-guito di D’Annunzio e di coloro che vedevano nella guerral’evento finale della riunificazione delle terre “irredente”:Trento e Trieste. Incuranti delle ragioni di chi aveva guidatola politica italiana negli ultimi vent’anni: Giovanni Giolitti era

dell’avviso che con un comportamento incentrato sulla neu-tralità l’Italia avrebbe ottenuto dagli imperi centrali ogni com-pensazione territoriale avesse ritenuto di richiedere. E quasitutto il Parlamento era con lui. Il governo e il re di tutt’altroavviso.L’entrata in guerra dell’Italia fu un vero e proprio colpo diStato. Le masse popolari che avrebbero riempito le divise deifantaccini non avevano voce in capitolo, né votavano, néerano scolarizzate. A comandarle all’assalto dei proletari conmostrine diverse saranno mandati i figli dei borghesi, comeEmilio Lussu del resto, né si può dire che dovettero spararesolo a gente che parlava una lingua diversa che la loro, nelledivisioni asburgiche c’erano tanti “italiani”, appunto di Trentoe Trieste mandati a morire per la gloria di Francesco Giuseppe,i “nostri” con in bocca l’urlo: “Savoia”! Inutile ricordare che ifanti della “Sassari” di italiano non parlavano neppure unaparola. Parlavano sardo, naturalmente, e il sardo divenne pre-sto la lingua della Brigata, 151° e 152° battaglione. Unico ter-ritoriale di tutto l’esercito italiano. Anche gli ufficiali che veni-vano nella brigata dal resto d’Italia capirono presto che sevolevano sopravvivervi avrebbero dovuto “sardizzarsi”. Ipastori che avevano lasciato il gregge alle donne e ai ragazzi-ni, i contadini che bestemmiavano i loro campi incolti, si fece-ro portare al massacro come agnelli impotenti, dall’una e dal-l’altra parte delle trincee, ogni assalto alla baionetta era falcia-to come grano d’estate dalle nuove miracolose mitragliatrici.La gioventù d’Europa celebrò un suicidio di massa che ebbetermine solo alla fine del 1945, che l’intervallo tra le due guerreservì solo a mettere a punto sistemi d’arma e di massacroancora più potenti. I totalitarismi nati dalla prima guerra mon-diale, stalinismo e fascismo e nazismo, mutarono dalle trinceei loro statuti guerreschi con cui militarizzare tutta la societàcivile. Emilio Lussu si accorse subito che la guerra sognata trai goliardi di facoltà era altra cosa della reale, ma la fece con laconvinzione che un “capo” non diserta mai, specie se vedemorire inutilmente i sottoposti che comanda.Paolo Pillonca dice la guerra criminalità perenne. Magari sipoteva risparmiare il Tacito de “il pericolo germanico rimarràsempre nella storia dell’umanità”, quei germani erano quelli diVercingetorige del “De bello Gallico”, Erodoto va già meglio:“In guerra sono i genitori che seppelliscono i figli, l’ordinenaturale delle cose è rovesciato”. Definisce Lussu grandescrittore, di questo vuole parlarci con “Un anno sull’altipia-no”, una prosa che sconfina in poesia. Lussu in guerra un po’come i protagonisti del “Il Cinghiale e il Diavolo”, raccontobreve scritto nel ’37, ancora convalescente da un’operazionemolto dolorosa che gli avrebbe impedito anche di andare vo-lontario alla guerra di Spagna, dove sognava di organizzareuna sua brigata sarda, che in effetti si formò dietro la bandiera

dei quattro mori inquartati. Nel “Cinghiale”, dice Pillonca, tro-viamo una sublimazione del racconto orale, le frasi si susse-guono stringate, secche, senza subordinate, quasi unermetismo, ricordano il rimare di Ungaretti : “Si sta come lefoglie sugli alberi d’autunno”. I cacciatori che si raccolgonointorno al fuoco, ognuno dicendo all’altro come il cinghiale glifosse sfuggito quasi miracolosamente, l’otre di vino che pas-sa di bocca in bocca, tutti analfabeti ma grandi narratori distorie. Non si fa fatica a ravvisare i tratti autobiografici delbambino Lussu, iniziato ai misteri della “caccia grande”, quel-la al cinghiale e al cervo, ai primi del novecento, la Sardegnauna immensa distesa di boschi incontaminati. Le regole dellacaccia da interiorizzarsi e da rispettare se si vuole diventare“grandi” e rispettati, se si vuole guardare gli altri negli occhisempre, inferiori o superiori che siano. Sempre a dorso di ca-vallo, chi va a dorso d’asino è quasi uomo di serie inferiore.La caccia, la guerra: una cosa di uomini. Le donne a casa adaspettarli con l’ansia nel cuore. Scriverà alla mamma dall’alti-piano di Asiago ogni giorno della sua guerra, Emilio. Dirà inseguito che non gli riusciva di sognare della Sardegna, la not-te in trincea, non aveva bisogno di vederla in sogno che l’ave-va presente ogni attimo del giorno. I suoi fanti, a riposo nelleretrovie, facevano gare di “strumpa”, giocavano a morra, face-vano gare poetiche. Ogni tanto anche “bardane” di muli ecavalli verso altre brigate italiane di “amici-nemici”, non sardi,gente aliena. Da tenere sempre in sospetto.Giacomo Serreli ci fa sentire i Tenores di Orgosolo che canta-no Orune e Bitti con su kentukinbantunu rezzimentu (il 151°era anche quello di Lussu), una roba che fa così: “ Su

kentukinbantunu rezzimentu/ con su kinbataduos tottu

impare/ non sozzis bois sos continentales/ ki azzis mantesu

su trinceramentu/ Orune e Bitti cun zente orgolesa/ ja nde

portan de pilu in su coro/ tottu su tzirkundariu de nugoru/ bi

fit in sa brigada tattaresa/. E poi Franco Madau che cantauna sua ballata: “Torra fillu miu”, che si può ascoltare anchenell’allestimento teatrale su Lussu che fece con Mario Medase Pietro Marcialis. E ancora le launeddas di Andrea Pisu e lameravigliosa voce di Gavino De Lunas, l’usignolo di Padria,che si arruolò volontario nella prima guerra mondiale, ferito auna gamba, la scampò, per trovare morte da martire alle FosseArdeatine nella seconda. Inevitabile il “Dimonios” della Sassariche apre la sfilata del 2 giugno. Con la Carla Cividin, presiden-te dell’AMIS, che ne legge la traduzione in italiano.Scrive Mario Rigoni Stern nella prefazione a “Un anno sull’al-tipiano”: “Tra i veri Capitani Emilio Lussu è stato il più grande.Re pastore, nobile cacciatore, domatore di cavalli, uomo poli-tico in prima linea nei momenti più importanti della storia d’Ita-lia di questo secolo, narratore semplice come un classico anti-co, ma per me capitano. E basta.”

In trincea con il “grande” capitano LussuNEL CENTENARIO DELLA GRANDE GUERRA

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15 maggio 201522

[email protected]

Di cosa parlano a bocca piena i mass media attualmente? Dache mondo è mondo nel quotidiano si verificano fatti di ognigenere. Oggi si tende a strumentalizzare fatterelli e fattacciche ieri passavano in sordina. Per forza, questi tendono apropinarci con fare eclatante l’informazione, bombardandocicome volessero farci il lavaggio del cervello. Vedi il G8 del2001 di Genova, l’irruzione della Polizia nella scuola Diaz, oc-cupata arbitrariamente dai dimostranti: qualcuno in quel fran-gente s’è fatto prendere la mano. Solo per questo vogliamocriminalizzare tutto l’operato delle forze dell’ordine? Andia-moci cauti e prendiamo in esame tutto l’operato di quelle gior-nate, e non facciamoci condizionare dal fatto che il nostroordinamento legislativo non prevede attualmente per le forzedell’ordine l’incriminazione per il reato di tortura.Da ex celerino quale sono, voglio rispolverare due frammentidi storia da me vissuti, inerenti gli anni di piombo, dedicati aquelli di mente corta e disinformati. I fatti che voglio revocaresi sono verificati nel 1969. Ero di stanza a Torino, la città era unvero e proprio calderone a causa del così detto “Autunnocaldo”, le lotte e conquiste dei metalmeccanici, la guerrigliaurbana tra studenti e forze dell’ordine, la scuola italiana era alcollasso e frange di comunisti spalleggiavano i movimentistudenteschi. La caserma era precettata, licenze e permessirevocati e sospesi sino a nuovo ordine.Nel leggere in bacheca gli ordini di servizio apprendo d’esse-re comandato di pattuglia, e un mio amico e collega mi propo-ne di voler fare scambio di servizio: non ho nulla in contrarioe dopo previa autorizzazione del nostro comandante, esce inservizio con altri quattro colleghi a bordo di una Giulia. Nelvolgere di due ore, alla centrale radio operativa perviene unmessaggio: la nostra volante è stata oggetto di un attentatocon una bomba molotov. Il mio amico e collega è rimasto gra-vemente ustionato, la prontezza di un ragazzo gli ha salvato lavita avvolgendolo con il suo maxi cappotto, ma ne avrà poiper parecchi mesi.A novembre vengo inviato con tutto il reparto a Milano, dove,il giorno 19, il collega Antonio Annarumma a bordo di unacampagnola viene barbaramente assassinato a colpi di tuboper impalcature, e i colpevoli non verranno mai scoperti. Larabbia e lo sgomento offusca le nostre menti, abbiamo pocaesperienza data la nostra giovane età e ben presto, in occasio-ne di un picchettaggio non autorizzato, il diavolo ci mette lacoda. Come sempre, nel caso di questi eventi, siamo inqua-drati alla mercè dei facinorosi, soggetti al lancio di monetineed epiteti irripetibili. Fremevamo dal livore represso, eallorquando il commissario di turno si cingeva della fasciatricolore intimando loro di sciogliersi in nome del Popolo Ita-liano, se l’appello veniva ignorato ci veniva impartito l’ordinedi attaccare.Come un’orda selvaggia, ubriachi di adrenalina ci fiondavamosu chiunque incrociassimo, menando senza alcun distinguo.Il nostro armamentario per l’ordine pubblico era composto dadue manganelli, uno scudo, un casco, un moschetto 91 cheserviva per sparare candelotti lacrimogeni. Uno dei manga-nelli era lungo 60 cm. circa e aveva l’anima cava e qualchemente machiavellica la riempiva con pallini da caccia creandoun corpo contundente micidiale. Durante le esequie diAnnarumma si presentò un esponente del movimento deglistudenti per dimostrare estraneità ai fatti, gli saltammo addos-so e solo l’intervento del nostro Commissario lo salvò dallinciaggio.Se oggi viviamo in uno Stato di diritto, lo dobbiamo all’abne-gazione delle Forze dell’Ordine che mai sono state al soldo diun padrone. Là dove manca l’ordine regna il caos, pertantoaborriamo l’anarchia.

Gigi Arixi

Gentile Direttore,in questi quattro anni l’assessore alla Pubblica Istruzione diSardara non è stato né produttivo né presente e quando gli èstato chiesto di provvedere a risolvere le problematiche dellascuola con il suo operato non ha fatto altro che confermare lesue mediocri qualità politco-amministrative.Con una interrogazione presentata dal nostro gruppo in Con-siglio Comunale, gli si chiedeva di rendicontare“analiticamente”, per il periodo 2011/2014, le spese sostenutecon il contributo mensile (di 10,50 euro) versato dalle famiglieper ciascun figlio frequentante la scuola dell’infanzia.La risposta fornita ci ha stupito, ma dopo qualche attimo lostupore ha lasciato spazio all’ilarità.L’Assessore, dopo aver affermato che alle mamme era statadata risposta nelle varie riunioni, si è lasciato andare a consi-derazioni politiche verso la precedente amministrazione, di-menticando quanto ha ereditato dalla Giunta Zucca.Vale la pena elencare alcune opere realizzate, che lui non rie-sce a vedere:- Scuola dell’infanzia ampliata;- Plesso scolastico dotato di spazi ricreativi e sportivi che icomuni del circondario ci invidiano;- Finanziamento per la ristrutturazione dell’ex Scuola maternadi via Trento per realizzare l’asilo nido;- Stanziamento in bilancio per acquisto di giochi per la scuoladell’infanzia, che lo stesso assessore si è fatto sottrarre dasotto il naso dai propri colleghi di Giunta, destinandoli ad altriinterventi;- Messa in sicurezza degli edifici scolastici;L’elenco potrebbe continuare anche su contributi per gited’istruzione etc.Noi del gruppo consiliare “Nuove Iniziative”, ora nei banchidi minoranza, possiamo affermare di aver amministrato e por-tato in cassa diversi finanziamenti. Per l’attuale assessore pro-babilmente restano da elencare solamente i fallimenti dei po-chi finanziamenti richiesti, le cui domande sono state respintedalla Regione Autonoma della Sardegna per errori o impreci-sioni.Raggiunge il massimo delle sue qualità quando nella rispostaall’interrogazione di cui sopra si permette di giudicare la pre-cedente Giunta per giustificare la mancata risposta ai genitorisulle spese (ci piace rimarcare “analitiche”) sostenute con ilcontributo da loro versato mensilmente.Supera ogni limite permettendosi di esporre o di far esporre ascuola la risposta politica all’interrogazione. Alcuni genitorihanno chiesto, stupiti, come mai all’ingresso della scuola del-l’infanzia sia stata affissa integralmente la risposta all’interro-gazione e non “esclusivamente” la rendicontazione, per nien-te analitica delle spese sostenute, come da loro richiesto.L’Assessore Pisu negli incontri con i genitori avrebbe dovutorendicontare sul “lavoro dei suoi quattro anni”, e non scari-care le sue responsabilità su altri. Questo è un atteggiamentoteso a nascondere l’inerzia e l’incapacità politica non adatta alruolo ricoperto. Un invito: la smetta con questo atteggiamento e amministri ilpaese con maturità e responsabilità nel rispetto dei cittadinidella comunità di Sardara.I Consiglieri del Gruppo Consiliare del Comune di Sardara

“NUOVE INIZIATIVE”

LA STORIA INSEGNA

MA L’UOMO NON APPRENDE

GIOVANNI XXIII

“L’ASSESSORE PISU NON SA

REDICONTARE ANALITICAMENTE”

Con mercoledì 6 maggio, i giochi sono fatti. Quattro liste.Quattro aspiranti sindaci + 60 candidati. Per tutti i gusti, oquasi...E se Antonio Albanese, o Maurizio Crozza, o LucianinaLittizzetto, come dice affettuosamente Fabio Fazio nelle suatrasmissione “Che Tempo Che Fa”, si dessero la briga di “esa-minare” i “politici” candidati alle amministrative di Gonnos?Se ne facessero l’imitazione dei loro tratti (dis)umani?Considerate i 4 poveri diavoli che si sono candidati e si pro-pongono per fare i sindaci: cosa mai avranno in testa perpersuadere gli elettori? Quali programmi, quali novità, qualitecniche di consenso porteranno magicamente fuori dal cilin-dro per convincere gli indecisi? Per ora, mistero...Con tutto ciò, Albanese-Cetto La Qualunque non si lascereb-be sfuggire l’occasione di ironizzare sul nuovo che avanza:Franco Porta; o sull’antico ormai rancido: Franco Sotgiu; o gliesperti in allevamento di mandrie di porchette in frizer; o sucerte dinastie tramontate: i Zurru, i Deias; o sull’inutile che siricicla: Fausto Lecis; o sull’esperto in neocomunicazioni tele-visive, il videolinato Fausto Orrù.E la “quota rosa”? Vacci cauto, Albanese, sulla presenza di“pilu pi tutti” in Consiglio...La “quota rosa”, tutto sommato, pare proprio quella che hadato i maggiori risultati, dicono i gonnesi, attraverso un impe-gno costante e coerente. Non hanno fatto male, nel DS, acandidare Pinuccia Peddis come sindaco. Ha dato buona pro-va di sè, in altre circostanze, anche nella LIVAS.Certo, Lucianina Littizzetto - e noi con lei - se la spasserebbeun mondo con il suo “I dolori del giovane Walter” a confron-to con “La Jolanda furiosa”

Spietatamente, se si pensa ai “politici”, agli elettori di Gonnosfa capolino in testa, appunto, la faccia di Antonio Albanese.O di [email protected]. O dellaLittizzetto. I lineamenti di Cetto La Qualunque emergono dallabruma dei politici casalinghi. E i compaesani non pensano chenon ce ne siano: c’è davvero, tra i politici di più o meno vec-chia data, un fortissimo “crozzismo”, persistente, diffuso edesteso, si racconta, che spinge questi personaggi a ritenersicome razza eletta, e ad impossessarsi delle stesse battute diCrozza riproponendole come originali! Si potrebbe fare un elen-co notevole di questi aspiranti al massimo del cursushonorum”, che brigano per affermarsi, con promesse più omeno occultate e rintanate nei meandri di pateracchi e dellecose che non si possono dire in pubblico, perché son cosepoco lavate, spesso opache e cupe, al limite talvolta dell’one-stà e della correttezza, come vogliono i dettami della “oldpolitique”. I politici, poi, si lamentano che i cittadini votantinon capiscono nulla, che son come caproni e pecore e passa-no dove loro vogliono. Ecco perché l’Italia è un gran paese;ecco perché Gonnos lo è altrettanto: gli elettori sono asinicaproni, che si lasciano incantare come delle allodole allo spec-chio! Loro preferiscono altri volatili: la gazza ladra, magari!Queste cose pensano i politici degli elettori: sono asini caproni.E si lasci da parte, per carità, il discorso sui giovani...È difficile capire, si dice, che cosa si candidi a fare l’ex sindacoPorta: sembra che capeggi una lista di semigiovani, congiun-tamente allo “spin doctor” Franco Sotgiu e al mallevadoreLuigi Corda, che tiene su famiglia e a cui deve pensierosamentepensare. Il candidato Franco Porta, in fin dei conti, forse stan-co e annoiato della vita d’ufficio, ritenta la deconcentrazionedella sua ragion d’essere a questo mondo riciclandosi, allasoglia della saggezza dei 70 anni, come politico. Non gli im-porta proprio nulla se gli elettori ricordano che trascorse iprimi due anni del suo mandato di dieci anni fa a brigare permandar via dall’apparato amministrativo un segretario comu-nale suo amico che non gli stava a genio; o a prendersela coidipendenti che, secondo lui, erano del tutto improduttivi; cheimpiegò gli altri due anni a rovesciare le carte e i progetti delfamoso tunnel di via Porru Bonelli, sul quale si erano speseingenti risorse nella predisposizione del piano stesso. Gli èche Franco Porta pensa in grande, è un Uomo della Provvi-

denza, della presunzione “ante litteram”, ha sistemi e tatti-che che toccano le stelle, li sa spendere bene quando ne parlacon gli elettori: solo che, alla prova dei fatti, le sue celebristrategie cadono rovinosamente dall’alto degli astri e sispiaccicano al suolo. Non ne azzecca una. Considera gli elet-tori come scolaretti da biasimare e sgridare!E la lista cappeggiata dall’ing. insegnante Marras? “Promette

bene - dicono gli intenditori - Ma sembra troppo elitaria.

Lontana dagli interessi quotidiani dei cittadini.”

E il sindaco “in pectore” Fausto Orrù? È poco conosciuto. Glielettori lo scoprono, però, improvvisamente ora, pieno di ide-ali politici. Chi l’avrebbe mai detto? Bene. Bene. Bene! Non fanulla, anche se maturati in età... adulta.

ELEZIONI AMMINISTRATIVE

A GONNOSFANADIGA

A guardarli in faccia, dicono i cittadini, certuni hanno proprioun muso da squali, con un dentiera a raggiera, prominente,immensa come quella di Formigoni, pronta a mordere dove cison quattrini, lucri e rendite, benefici, tavolate e commensalicon i quali condividere lo spasso e la scorpacciata.Gli aspiranti sindaci, sono persuasi gli abitanti, dovrebberosubito proporre, come un tempo, che la “prestazione” la da-ranno senza costo: perciò niente rimborsi, niente indennità,niente fondi spese, niente trasferte, niente diarie. Niente diniente: “Per il bene dei cittadini, lavoreremmo finalmente

gratis!”

E i giovani? E le quote rosa? Sembrano molti i candidati. Final-mente! Chissà. Si starà a vedere.Comunque, ha proprio ragione Santina Ravì: c’è davvero unacorsa forsennata e sfrenata verso le poltrone.E, se per poco non li prendi sul serio, i vecchioni riciclati,fanno persino finta di offendersi: “come”, sembrano dirti: “noi

lavoriamo per il popolo, per i poveri, per i

disoccupati...Poveri? Disoccupati? Ma non ci avevo pensa-

to prima!” E concludono, come Cetto la Qualunque col suomotto elettorale - : “‘n culo ‘u popolo! W su pilu! Cchiù pilu

pi tutti”.

Augusto Tomasi

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