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N. 48 - CULTURA MUSICA ARTE AMBIENTE SOCIETÀ - APRILE 2021 PENTAGRAMMI PER… LA COMUNICAZIONE DELL’IMMAGINE NEL ’900 Manlio Chieppa Mimmo Castellano, quel sovversivo dalle forme ribelli: grande artista del designer con l’occhio fotografico dell’ironia. Esattamente dieci anni fa (marzo 2011), Mimmo Castellano era ospite a Bari al Fortino Sant’Antonio (reduce dalla precedente mostra del 2005, “Cin- quant’anni di grafica e altri giochi”, nel Castello Svevo, promossa da Fidanzia Sistemi e con la Sovrin- tendenza dei BB. Architettonici, con “frammenti di memoria”, fra cui 62 quadri al computer). Mentre quest’ultima rassegna (salutata col conferimento del sigillo d’argento della città con l’effigie di S. Nicola, sarebbe stato inconsapevole addio, lasciandoci 83enne, il 29 luglio del 2015) comprendeva una vasta esposi- zione delle recenti sue mirabolanti ricerche espressive sotto il titolo “Fuorischema, 80 personaggi adattabili tutti senza procedure burocratiche” con “gli insoppri- mibili luoghi dell’immaginario fantastico”, accompa- gnati da un documentato catalogo periodico delle sue opere: “Io e Bari, 1951 – 1967”. Segnava uno dei suoi ciclici ritorni nella terra natia, scontento e risentito, da quella certa supponenza di chi detiene le leve del mo- nopolio-informazione, che, omologati al sistema massmediale di deprimenti furoreggianti pseudoavan- guardie, contaminano pedissequamente la cultura della comunicazione, a nocumento della storia delle arti e della nostra identità! Un Maestro, dunque, che - in casa - meritava lo si accogliesse in maniera ade- guata, riconoscendogli e divulgando le conquiste gua- dagnate in oltre cinquant’anni di frenetica attività (salvo poi riservargli puntuale “coccodrillo” alla sua dipartita!) - quale esponente del graphic design inter- nazionale (sulle orme, forse, di quella libertà dinamica promulgata dai Futuristi), nonché fotografo d’imma- gine coordinata – indaffarato e assorbito tra Europa e Asia col Giappone, gli USA e Cuba, a mietere soddi- sfazioni e successi straordinari intorno alle sue idea- zioni di fantasioso inesauribile orgoglioso “pugliese”. Artista da sempre trasgressivo e scatenato alla ricerca dell’irreale impetuosa espressività, nella misura da scompaginare e coniugare, alla visione tradizionale, la fotografia in bianco-nero ad alto contrasto di “soglia”, e alto contenuto grafico, per trasporla in immagini so- vrapposte dai colori fluorescenti. Effetti rivoluzionari e originali epocali, paragonabili a quello che contem- poraneamente dall’altra parte del globo, un Andy Warhol, esponente della Pop Art, andava proponendo, ripiegato, però, su schiere di tecnico-stampatori e speakers massmediali planetari dello star system nella sua Factory. Quando il nostro artista, invece, solitario e laborioso, guadagnava consensi, instancabile giro- vago per il mondo, trovando poi rifugio stabilmente a Milano dal 1967, e dagli Anni ’80 nella sua villa a Trezzano sul Naviglio, in quel “laboratorio di comuni- cazione dell’immagine” ormai attrezzatissimo, fra computer, scanner, stampanti, modem…; fucina por- tentosa a sviluppare idee - sempre nuove e singolari intorno alla trasfigurazione della forma, avendo sco- perto, negli anni recenti, le infinite potenzialità di fre- netica ricerca sulla tecnologia informatica. I suoi infi- niti giochi di “pittura digitale” - applicata al mezzo grafico e fotografico, coltivato per decenni di una esi- stenza baldanzosa e temeraria con quell’aria d’indo- lenza mediterranea - fra progetti sovversivi, da irridu- cibile visionario. Che compiaciuto m’inviava negli ultimi anni, in bozze e articoli epocali via email, illu- strandomeli con la sua voce roca di sigarette e l’incon- fondibile nostra inflessione, nelle ricorrenti lunghe interminabili telefonate pomeridiano-serali. Era nato a Gioia del Colle nel 1932 (all’anagrafe Giacomo Ca- stellana), e, dopo gli studi classici, per vent’anni e ol- Manlio Chieppa, «S. Nikolaos» (Cripta Basiliana), 2012, cm. 48x38x3.5, t.m. e pietra calcarea

PENTAGRAMMI PER… lA CoMuNICAzIoNE dEll’IMMAGINE NEl ’900 · 2021. 8. 5. · dustria: dall’italsider all’eni, dalla Rai all’inA, dall’Alitalia allo sme, al Coni, …,

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n. 48 - CULTURA mUsiCA ARTe AmbienTe soCieTà - ApRiLe 2021

PENTAGRAMMI PER… lA CoMuNICAzIoNE dEll’IMMAGINE NEl ’900Manlio Chieppa

Mimmo Castellano, quel sovversivo dalle forme ribelli: grande artista del designer con l’occhio fotografico dell’ironia.

esattamente dieci anni fa (marzo 2011), mimmo Castellano era ospite a bari al Fortino sant’Antonio (reduce dalla precedente mostra del 2005, “Cin-quant’anni di grafica e altri giochi”, nel Castello svevo, promossa da Fidanzia sistemi e con la sovrin-tendenza dei bb. Architettonici, con “frammenti di memoria”, fra cui 62 quadri al computer). mentre quest’ultima rassegna (salutata col conferimento del sigillo d’argento della città con l’effigie di s. nicola, sarebbe stato inconsapevole addio, lasciandoci 83enne, il 29 luglio del 2015) comprendeva una vasta esposi-zione delle recenti sue mirabolanti ricerche espressive sotto il titolo “Fuorischema, 80 personaggi adattabili tutti senza procedure burocratiche” con “gli insoppri-mibili luoghi dell’immaginario fantastico”, accompa-gnati da un documentato catalogo periodico delle sue opere: “io e bari, 1951 – 1967”. segnava uno dei suoi ciclici ritorni nella terra natia, scontento e risentito, da quella certa supponenza di chi detiene le leve del mo-nopolio-informazione, che, omologati al sistema mass mediale di deprimenti furoreggianti pseudoavan-guardie, contaminano pedissequamente la cultura della comunicazione, a nocumento della storia delle arti e della nostra identità! Un maestro, dunque, che - in casa - meritava lo si accogliesse in maniera ade-guata, riconoscendogli e divulgando le conquiste gua-dagnate in oltre cinquant’anni di frenetica attività (salvo poi riservargli puntuale “coccodrillo” alla sua dipartita!) - quale esponente del graphic design inter-nazionale (sulle orme, forse, di quella libertà dinamica promulgata dai Futuristi), nonché fotografo d’imma-gine coordinata – indaffarato e assorbito tra europa e Asia col Giappone, gli UsA e Cuba, a mietere soddi-sfazioni e successi straordinari intorno alle sue idea-zioni di fantasioso inesauribile orgoglioso “pugliese”. Artista da sempre trasgressivo e scatenato alla ricerca dell’irreale impetuosa espressività, nella misura da scompaginare e coniugare, alla visione tradizionale, la fotografia in bianco-nero ad alto contrasto di “soglia”, e alto contenuto grafico, per trasporla in immagini so-vrapposte dai colori fluorescenti. effetti rivoluzionari e originali epocali, paragonabili a quello che contem-poraneamente dall’altra parte del globo, un Andy Warhol, esponente della Pop Art, andava proponendo, ripiegato, però, su schiere di tecnico-stampatori e

speakers massmediali planetari dello star system nella sua Factory. Quando il nostro artista, invece, solitario e laborioso, guadagnava consensi, instancabile giro-vago per il mondo, trovando poi rifugio stabilmente a milano dal 1967, e dagli Anni ’80 nella sua villa a Trezzano sul naviglio, in quel “laboratorio di comuni-cazione dell’immagine” ormai attrezzatissimo, fra computer, scanner, stampanti, modem…; fucina por-tentosa a sviluppare idee - sempre nuove e singolari intorno alla trasfigurazione della forma, avendo sco-perto, negli anni recenti, le infinite potenzialità di fre-netica ricerca sulla tecnologia informatica. i suoi infi-niti giochi di “pittura digitale” - applicata al mezzo grafico e fotografico, coltivato per decenni di una esi-stenza baldanzosa e temeraria con quell’aria d’indo-lenza mediterranea - fra progetti sovversivi, da irridu-cibile visionario. Che compiaciuto m’inviava negli ultimi anni, in bozze e articoli epocali via email, illu-strandomeli con la sua voce roca di sigarette e l’incon-fondibile nostra inflessione, nelle ricorrenti lunghe interminabili telefonate pomeridiano-serali. era nato a Gioia del Colle nel 1932 (all’anagrafe Giacomo Ca-stellana), e, dopo gli studi classici, per vent’anni e ol-

Manlio Chieppa, «S. Nikolaos» (Cripta Basiliana), 2012, cm. 48x38x3.5, t.m. e pietra calcarea

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tre, aveva fatto la spola con bari per lunghe frequentazioni tra il Sottano e l’Agenzia pubblicitaria di don Armando scaturchio e An-gelo (Lilli) Josia (disegnando, da autodidatta, diapositive da proiet-tarsi negli intervalli cinematogra-fici), e dell’allestimento; soprat-tutto fieristico, conciliando persino la scenografia teatrale per la Com-pagnia stabile di prosa di bari con l’utilizzare avveniristiche solu-zioni sceniche strutturali coi tubi Dalmine innocenti e il colore “viola” - della malasorte scenica - in velature di voile! per poi, col suo spirito ribelle, insofferente a quel “deserto civil-culturale”, emi-grare nella capitale meneghina per qualche tempo, inserendosi nel mondo della grafica a raffinare le sue potenzialità insopprimibili, proponendo l’immagine accatti-vante (secondo una certa spazialità dottrinale della scuola svizzera con max Huber e Walter ballmer, piovuti nello studio boggeri), con l’inoltrarsi nel “segno” che diventa scienza, e il messaggio diventa so-

fisticato, con disincantata ironia! in una complessa interrelazione fra arte, artigianato e design. per ri-spondere, tuttavia, al richiamo delle origini, quando nel 1951 bari, con l’epT, si lanciava per l’italia, l’europa e i paesi mediorientali, in una stagione culturale d’impensa-bile grande respiro, varando il fa-moso “maggio di bari”, con una serie di prestigiose manifestazioni. e per quella sagacia trascendente, eccolo ideare nel ’53 (su commis-sione del Comm. elefante introdot-tosi nella Tipografia Favia di bari) la maschera Farinella (un mixage fra Arlecchino e il Jolly, in 23 co-lori) a simboleggiare il Carnevale di putignano. e per altro versante, per la pittura, vincere il “premio primavera” nell’ambito del mag-gio, per un’opera ispirata al paesag-gio di puglia. spendendosi per qualche tempo nella politica come editore e condirettore (con l’indo-mabile “folle” peppino schito) della Rivista di Critica e di Co-stume Sud, e, da fotoreporter, col-lezionare persino un allucinante arresto nei tafferugli dei moti degli edili. mentre si profilava un certo risveglio editoriale, realizzando vari libri fotografici di storiche in-novative pubblicazioni: Moods, San Tomaso in Puglia (un libro di ricerche sperimentali parallele tra fotografia e pittura, insieme al fa-moso storico dell’arte Werner Haftmann), La Valle dei trulli e Terra di Bari, in “italia nostra”, per l’ACi. Dove la centralità era tutta su quella realtà ambientale della provincia - estremamente

unica - vista in una potenza narra-tiva esuberante e passionale, con le vedute di prospettive campestri su distese di campi di grano dagli alti orizzonti. o quelli della murgia coi paesi calcinati e assolati, immersi in una luce abbacinante, bloccati dal suo obiettivo in inquadrature dai tagli estenuanti di forme mo-derne e di avanguardia. Racco-gliendo in immagini - quasi ipnoti-che - le atmosfere e i silenzi densi e profondi di espressioni di estasi vi-sive: con uomini e bestie, donne e fanciulli dai volti rassegnati o pla-cidi d’innocente fatalità, di una poe sia struggente. Come fossero proiezioni della sua anima nell’uni-cità di opera d’arte, in una dimen-sione puramente spirituale. Che avevano preso l’avvio dall’incon-tro propizio con il poeta-ingegnere, nonché geniaccio tuttofare conteso dalle grandi aziende, private e di stato, Leonardo sinisgalli (suo mentore che lo definiva “grafico entomologo”), con Paese Lucano (inchiesta fotografico-etnologica sul paesaggio, l’abitazione, i riti agropastorali della Lucania), Noi Vivi (prefazione di Umberto eco). preamboli di una rilevante collabo-razione con l’editrice Laterza per 24 anni (con una brusca frattura per subentrate differenze ideologi-che) e i nuovi giovani editori, con De Donato e la sua Lenardo da Vinci (premio Bancarella per la migliore copertina ’58/’59), Rai-mondo Coga con Dedalo (premio Art Directors Club milano), oltre che con editori come Vallecchi, ei-naudi e Feltrinelli. inframmezzati da una messe incontenibile sulla moderna grafica italiana di marchi, affiches, loghi, copertine, bro-chure: adoperando l’insieme di tra-sferibili sovrapposti e riformulati in trasparenze fra design e fotogra-

«penTAGRAmmi» – Anno ViReg. Tribunale di bari n. 1963

del 14-04-2016AdRIANA dE sERIo

direttore responsabileRedazione: via melo, 48 – 70121 bari

Tel. 3478972205email: [email protected] Editoriale

direttore scientificodoNATo FoRENzA

Grafica e impaginazione: la MatriceVia Trevisani, 196/a – 70122 bari

Tel. [email protected]

Mimmo Castellano, in giovane età

Manifesto Mostra “Cinquant’anni di grafica e altri giochi”, Bari, Ca-stello Svevo, 2005

Carnevale di Putignano, Manife-sto con la maschera di Farinella

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fia di grande effetto visivo e intri-gante, come i pittogrammi segnale-tici. e ancora, soprattutto, i “mo-duli” bidimensionali, combinati e ingigantiti per le progettazioni ar-chitettoniche (come fossero basso-rilievi e altorilievi), ispirati, forse - azzardo - dalle lettere e dai sim-boli wood type letterpless, ovvero i caratteri tipografici in legno (ante-riori alla linotype, osservati e me-morizzati nelle frequentazioni di antiche tipografie), per i padiglioni fieristici tra bari e milano, e Lon-dra all’olimpia, e i giganti dell’in-dustria: dall’italsider all’eni, dalla Rai all’inA, dall’Alitalia allo sme, al Coni, …, affiancandosi allo studio Chiaia e napolitano. A seguire, un’infinità di opere grafi-che per edizioni d’arte, dai Castelli ai paesi, dalle marine alle Catte-drali, il padiglione della puglia in italia ’61 a Torino col relativo bel-lissimo volume rigorosamente in bianco-nero e qualche nota in az-zurro, verde, viola e ocra, per il Centenario dell’Unità d’italia.

oltre che per il Consorzio indu-striale di bari: Breda Hupp, Hette-marks, Officine Calabrese, Pi-gnone Sud, So.B.I.B. Cola Cola,…nonché nel ’70 la decorazione con plastici intrecci del soffitto del nuovo Teatro Regio di Torino. e per essere in tema, contemporanea-mente, una mirabile copertina per Franco Chieco, Contrappunti “Diario musicale pugliese”, per l’ed. Adriatica, con un’appropriata composizione di flauti, a sottoli-neare (ironicamente e metaforica-mente) la natura e i contenuti della pubblicazione!

esperienze molteplici e inverosi-mili che gli aprirono le strade dell’insegnamento di design e di progettazione grafica all’Accade-mia di bb.AA. di bari, poi all’isiA

(ist. superiore per le industrie Arti-stiche) di Urbino, quindi nell’ist. europeo di Design a milano, Torino e Cagliari. per ingegnarsi, infine, nella travolgente avventura dei suoi “giochi” di elaborazioni digitali d’immagini, spaventosamente uni-che - fluttuanti - per approdare così ai “personaggi”, le sue maschere misteriose e arroganti a tutto tondo (la dimensione teatrale della vita in colori sgargianti ed espressioni vir-tuali) d’involucri senza realtà, così plasmati e combinati come tanti to-tem; o piuttosto illusioni di poter sembrare quello che non si è. ossia la disinvoltura contemporanea della manipolazione dell’aspetto este-riore, a camuffare il ruolo etico-so-ciale, in cui si desidera essere rico-nosciuti. o forse maschera apotro-paica - osai nella mia interpreta-zione - come quelle sull’arcata dei portoncini del suo paese, a scongiu-rare arcaiche iatture: linguacciute e sorridenti, tragiche e sdentate, arci-gne e sataniche (probabilmente da lui stesso indossate in una sorta di “divertimento” a schernire i po-tenti!). Figure e attori di storie e fantasticherie - tra passato e pre-sente - a popolare una vita di lavoro entusiasmante e travolgente di un maestro dalla personalità com-plessa e incontenibile: visionario d’immagini, costruite in un linguag-gio di una grande suggestione se-gnica - geniale a rompere schemi decantati - col suo carattere di ac-ceso antagonista e polemista, cor-diale e spigoloso, dissacrante e im-penitente, aspro e generoso. Che instancabile, seppe trovare percorsi inediti, conciliando memorie no-stalgiche lontane e stupori avveniri-stici imprevedibili; che alla fine del suo viaggio, chiudendo la sua esi-stenza picchiettando il mouse per un ultimo “segno”, a delineare

forme dalle dinamiche avanzate - interrompendosi - ha creato un vuoto. Una lacuna stringente che nessun proselito, smanettando la nuova frontiera di sistemi dell’in-formatica, con la cosiddetta “inte-raction wanderlust” - lo spirito va-gabondo dell’interazione tra segno e colore - riuscirà forse mai a col-mare, raccogliendo il testimone e proseguire la storia!

Realtà Meridionale (dal periodico Moods) Decorazioni architettoniche e padiglioni fieristici

Autoritratto fotografico di Mimmo Castellano

Manifesti Expo, Fiera di Milano

Padiglioni fieristici e grafica

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Emilio Coco: da Abanico ai Quaderni di AbanicoGianni Cavalli

Quando l’ultima settimana di agosto del 1986 emilio Coco - all’epoca attivo autore di saggi sulla poesia italiana e spagnola, ol-tre che esponente di punta di quel Gargano in cui la cultura non è solo passione ma anche studio, ri-cerca, indagine seria ed appassio-nata, … Promontorio che custo-divo, custodisco e custodirò sem-pre nel cuore per una parentela che, partendo dalla nonna paterna, mi ha condotto verso lidi sconfi-nati di autentica, schietta, genuina amicizia - mi disse al telefono: «Gianni per il volume Abanico avrò una presentazione di Fabio Doplicher», fui contento a prescin-dere.

emilio mi aveva conquistato perché mesi prima era venuto dal suo luogo nativo, san marco in Lamis, per assistere alla presenta-zione di tre nostri libri in una sala “oriente” gremitissima, che vide splendidi relatori dare prova del loro valore - Cosimo Damiano Fonseca e Vito Antonio melchiorre su tutti, gestiti con amabile affetto e competenza da un michele Cam-pione in grande forma, che decise di eliminare l’intervento del sotto-scritto per dare spazio al rappre-sentante della santa sede, … si giustificò regalandomi la storiella del ‘povero padre’ - e molti pre-senti ‘accettare’, con encomiabile disinvoltura, la mancanza di posto a sedere. più volte andai in ‘soc-

corso’ di Coco, mentre con Raf-faele nigro, all’epoca Campione-dipendente, progettava collabora-zioni di alto profilo che il tempo avrebbe confermato.

emilio stesso decise che quello che aveva già scritto il fratello mi-chele, uomo di smisurata cultura, poche parole e grande impegno non solo in ambito scolastico, sa-rebbe diventata una postfazione, mentre io che mi ero rivolto al pro-fessore ordinario di spagnolo Al-fonso Falco, amico di mio padre, per una sobria eventuale nota in-troduttiva, fui, con la solita fran-chezza, obbligato a precisare al docente che, con l’intervento di Doplicher, la sua nota avrebbe tro-

vato posto in … copertina e, in-fatti, finì nell’aletta destra dell’an-tologia. Feci anche realizzare una significativa, espressiva copertina dall’amico Lillo Dellino, grafico e pittore di grande successo in quei ‘magnifici’ anni. Doplicher, noto scrittore, poeta, drammaturgo, nato a Trieste nel 1938 e scom-parso prematuramente nel 2003, marito della poetessa Valeria Ros-sella, dinamica traduttrice di poeti polacchi, così concludeva il suo intervento per l’antologia Aba-nico: «L’antologia è quindi un in-vito al pubblico italiano, affinché conosca, o conosca meglio, trenta-sette poeti, fra cui ci sono, mi sem-bra, delle personalità di notevole

Copertina del libro «L’anima obliqua», di V. Cervera Salinas

Copertina del libro «Lo sguardo effimero», di H. G. Donis

Copertina del libro «Hesperida», di J. J. Padrón

Copertina del libro «Sono ormai solo i versi che ti scrivo», di J. Al-calá-Zamora

Copertina del libro «Trento», di J. M. L. Megías

Copertina del libro «Abanico - Antologia della Poesia Spagnola d’oggi», di E. Coco

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rilievo, nomi che torneranno e ci saranno familiari. e’ anche un al-tro passo in un cammino, che ita-liani e spagnoli conducono in-sieme, cercando, dopo l’esempio di grandi maestri come oreste ma-crì, di comunicare anche nella pre-carietà del presente, consapevoli che non solo le opere, ma le stesse ragioni del nostro tempo saranno giudicate dopo».

«ma quando sono le donne a ce-lebrare l’eros, il pudore, strana-mente, sembra cadere. nessun tra-vestimento, nessuna imbelletta-tura. Clara Janés e Ana Rossetti raccontano la loro esperienza con un disincanto che può apparire, a un primo impatto, traumatico, ed è invece il segno di una volontà estrema di franchezza»: questo scriveva il preside michele Coco nella sua postfazione e fu così con-vincente che decidemmo tutti in-sieme di inserire in ultima di co-pertina del libro la poesia ‘forte’ di Ana Rossetti, ‘Ascoltami’. Lo stesso professore Falco, nella sua nota, stringata e pur rilevante, era stato profetico: «La selezione ope-rata da emilio Coco si propone di presentare poesia giovane e giova-nissima e, quindi, per tale stesso motivo, ancora in cerca, spesso, non tanto di una consacrazione, quanto di una propria identità poe-tica, identità che per realizzarsi dovrà soffrire ancora tutto un pro-cesso di evoluzione, che è affidato esclusivamente allo scorrere del tempo. Tutto ciò in un secolo, il ventesimo, che per la presenza di nomi quali quelli di Juan Jiménez, Antonio machado, Federico Gar-cía Lorca, Gerardo Diego, Vicente

Aleixandre, Rafael Alberti e tanti altri può degnamente fregiarsi dell’appellativo di nuovo secolo d’oro della poesia spagnola».

partendo da queste premesse emilio Coco nel 1988 vara con Le-vante la collana denominata ‘I Quaderni di Abanico - Poeti con-temporanei spagnoli e latino-ame-ricani’ e parte con due autori, maría Victoria Atencia e Javier Lentini, che non facevano parte dei 37 che erano i protagonisti dell’antologia del 1986.

Ci furono dotte discussioni per trovare un formato comodo, acco-gliente e che potesse essere facil-mente ‘indossato’, ossia portato in tasca. Fu mario Cavalli, che pro-pose come campione un libro di piccolo formato, realizzato per i frati domenicani della basilica di san nicola, a convincere un emi-lio Coco che, fra i pochi difetti che il Gargano gli ‘riconosce’, non possiede senz’altro quello di non ascoltare voci autorevoli e disinte-ressate.

sarà Luis Alberto De Cuenca, con l’originale testo ‘Amour fou’ il primo, fra i trentasette poeti di Abanico, a partecipare alla nuova avventura dei Quaderni di Coco con Levante. non a caso ho par-lato di ‘avventura’, perché il rap-porto si interromperà nel 2011 con il volume 65 di Alfonso Vallejo, ‘Avventura-verità’, i cui ultimi versi del testo che chiude l’opera sono della poesia dal titolo ‘Lo strano è che io stia qui’: «Lo strano è tanta stranezza,/ tanta bel-lezza insieme,/ con tanta musica nascosta./ Lo strano è che io stia qui».

emilio non è un traduttore di maniera, ma uno che cerca di im-medesimarsi nell’autore dei versi, in questo aiutato dai suoi lunghi viaggi in spagna e nei paesi latino-americani, spesso ospite degli stessi amici dei versi, da cui as-sorbe cultura e stati d’animo. Certo emilio non è sulla stessa lun-ghezza di Dante, quando afferma che la poesia è ‘Fictio rhetorica musicaque poita’, ma non appar-tiene neanche al filone della poesia estemporanea, lui non ammira i verseggiatori in grado di improv-visare (non ama il primo metasta-sio…, erro emilio ?) e forse nep-pure i tanti studi sulla poesia popo-lare. Coco è un poeta che si è messo al servizio degli altri, ma in cuor suo si ritiene poeta completo e nel giugno del 1990, con il vo-lume ‘profanazioni’, in una pre-messa di 7 righe, precisa che vuole dimostrare ai suoi amici poeti che potrebbe tranquillamente essere uno di loro. peccato che per un vezzo di tutti coloro che si consi-derano grandi (qualcuno ha detto: ‘I vizi dei grandi sono considerati virtù’) ha lasciato in spagnolo la pertinente introduzione di Luis Al-berto de Cuenca…, certo il senso si percepisce, ma di un poeta-tra-duttore sono importanti le sfuma-ture e de Cuenca ne dissemina tante. Lo stesso de Cuenca nel 1995 ha pubblicato, nella collana Quaderni di Abanico, ‘Linea chiara’,159 poesie in cui Coco, senza il sostegno del fratello mi-chele, riesce a far scrivere al poeta Rodolfo Di biasio, che cura una dotta e articolata presentazione, tali sentite parole: «Coco, lo sap-

Copertina del libro «L’albero», di D. García

Copertina del libro «I casi», di G. Aniorte

Copertina del libro «Il poeta rampognato dalla Musa», di H. Carreto

Copertina del libro «Ri-flessioni sopravento», di M. Ortega Isla

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piamo, è fine traduttore ed è poeta in proprio, sicché egli ha saputo rendere al meglio in lingua italiana l’opulenza e le drammatiche ten-sioni che sono dentro la poesia di de Cuenca». Di biasio, solo di tre anni maggiore di emilio, possiede la giusta sensibilità per compren-dere il mondo da cui proviene emilio, avendo scritto nel 1991 un romanzo dal titolo ‘i quattro cam-minanti’, specchio di un paese che stava dimenticando le radici.

Un testo bellissimo, fra i tutti molto validi, è ‘La parola precisa’ di maria Victoria Atencia, in cui Doplicher, partendo da una affer-mazione forte, «Viviamo una Apo-calisse ordinata, esposta nel mer-cato, banco dopo banco, le sue immagini accecano per assuefa-zione, diventano parti cancerose dell’occhio, la loro presenza cerca di oscurare la vista della poesia», conclude con apprezzamenti per il traduttore: «Coco, interprete pun-tuale e liricamente agguerrito, ha i meriti di una traduzione che va molto al di là dell’esattezza, ma penetra un mondo e ne ricostruisce le linee e i contorni metrici con grandissima efficacia».

L’antologia poetica di Juana Ca-stro, ‘Memoria della luce’, viene impreziosita dalla poetessa-saggi-sta mariella bettarini che, avendo studiato attentamente il testo, in una minuziosa e accurata presenta-zione ricorre spesso a citazioni che rendono palpitante il contatto con la poetessa nativa di Villanueva de Córdoba. Un rimpianto è quello di non aver arricchito il magnifico la-voro di Justo Jorge padrón, ‘He-sperida - Canto Universale delle Isole Canarie’, con una presenta-zione di alto valore, ma forse avremmo scontentato gli assenti e non sarebbe stato giusto.

Una citazione merita il poeta Vi-cente nunez, con la sua Antologia poetica, pubblicata postuma, con traduzione della professoressa marina bianchi, dell’Università di bergamo, che, quasi presagendo qualche osservazione sopra le ri-ghe, ci tiene a precisare: «infine, traducendo un linguaggio costan-temente arricchito di vocaboli in-ventati, soprattutto nei sofismas, mi sono concessa la libertà di fare

lo stesso in qualche aforisma».ora vi segnalo dei versi scelti

dai testi pubblicati nel corso degli anni.

Héctor Carreto, ‘Il poeta ram-pognato dalla Musa’, poesia ‘Il cavallo di Caligola’: «Come s’in-dignò il senato/quando irruppe il cavallo del Cesare/ e occupò una sella curule./ Aveva ragione: un corsiero/non entra in una stalla di asini». Vicente Cervera salinas, ‘L’anima obliqua’, nella tradu-zione di elsa Rovidone, alcuni versi tratti dalla poesia che regala il titolo alla pubblicazione: «se mi concedi il beneficio del dubbio,/scoverai tesori splendenti/dalla cui luce rifulge questo passato,/che cercando in me, puoi scoprire». basilio Rodríguez Cañada, ‘C’è stato un tempo’: «C’è una vita che solamente a noi/spetta rivivere o dimenticare/ perché c’è stato un tempo che noi soli/potremmo di-menticare o rivivere».

José manuel Lucía megías,‘Trento’, nella traduzione di Claudia Dematté: «Le montagne di Trento/celano i loro nomi/sotto una coltre nevosa/Fa freddo». mi-guel ortega isla, ‘Riflessioni so-pravento’: «Colette, nel suo studio di parigi/introdusse la sua imma-gine/virtuale nel computer,/e si ac-cinse a navigar per la Roma impe-riale/». Herme G. Donis, ‘Lo sguardo effimero’: «saprà la stella/che il suo essere consiste/nel suo brillare?». Ginés Aniorte, ‘I casi’: «immergiti nel giorno che comin-cia. / Lascia le tue miserie, / e sa-ziati di luce». José Alcalá-Zamora, ‘Sono ormai solo i versi che ti scrivo’: «morto, senza poterti più parlare,/ innamoratamente cieco e muto, / libero ormai, da morto ti scongiuro/almeno di ascoltarmi per iscritto». Alfonso Vallejo, ‘Av-ventura-verità’: «il mio essere ini-zia veramente / dove finiscono le parole, / dove terminano i segni / e nasce l’ispirazione». Dionisia Gar-cía, ‘L’albero’: «Vennero da altra terra e hanno altri nomi./sono sguardi diversi con fortuna accam-pati/nello spazio nuziale dove pro-tegge l’albero».

Le traduzioni sono tutte di emi-lio Coco, salvo i casi in cui ho di-versamente citato.

non vorrei ora scomodare para-goni irriverenti, ma ho sempre pensato che emilio Coco è stato e continua ad essere un autentico punto di riferimento per tanti amanti della poesia e lo vorrei pa-ragonare, per l’impegno profuso, a F. T. marinetti, che nel 1905, fondando la rivista Poesia, fu un catalizzatore per tanti aspiranti amanti del verso. Certo, la rivista non durò a lungo, ma marinetti, nato ad Alessandria d’egitto, con studi perfezionati a parigi, non si era mai rilassato, con l’aria che si respira sulla montagna sacra e che fa di ogni sammarchese un poten-ziale aspirante ad un premio, no-bel compreso.

«La poesia non cerca seguaci, cerca amanti» (Federico García Lorca).

«La barca sul mare e il cavallo sulla montagna» (Federico García Lorca).

«La montagna più alta è sempre dentro di noi» (W. bonatti).

«il cammino verso la cima è come un percorso verso se stessi, solitario» (Una guida alpina di nome Alessandro).

«il Gargano un paese in cui il cielo profondo, stanco di essere blu, si è sdraiato sulla montagna» (boris Vian si riferiva alle Alpi; chi scrive ha ritenuto che l’affer-mazione possa essere valida an-che per il Gargano: L’italia è più unica e Unita di quel che ap-pare!).

Copertina del libro «C’è stato un tempo», di B. Rodríguez Cañada

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Pentagrammi pag. 7 / Aprile 2021

soRoPTIMIsT INTERNATIoNAl CluB d’ITAlIA

Concorso Giovani talenti femminilidella musica «Alda Rossi da Rios»

Adriana De Serio

il soroptimist international Club è un’associazione mondiale di donne im-pegnate in diversificate professioni. La mission consiste nella promozione dei diritti umani, dell’educazione all’accetta-zione della diversità, dell’avanzamento della condizione femminile, sostenen-done l’istruzione, l’emancipazione, la parità di genere, lo sviluppo sostenibile, con un focus sulla denatalità, e rafforzan-done la capacità di empowerment e lea-dership, con creazione di progetti e ser-vice attuati in cooperazione attraverso la rete internazionale delle socie. i valori etici, quali la cultura della pace, della tra-sparenza, del sistema democratico delle decisioni, del volontariato, dell’amicizia, sostanziano il percorso esistenziale delle soroptimiste, che nell’anno 2021 cele-brano i cento anni della fondazione del soroptimist international Club.

nato negli UsA, a oakland, nel 1921, e attualmente esistente in circa 132 paesi del mondo, con oltre 3000 Club e 75.000 socie, il soroptimist international Club è riconosciuto da importanti organismi internazionali, tra cui UnesCo (United nations educational, scientific & Cultu-ral organization), FAo (Food and Agri-culture organization), UniCeF (United nations Children’s Fund), etc. il giorno 10 dicembre, annualmente, ricorre il so-roptimist Day, che coincide con l’anni-versario annuale della “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani” (1948).

in italia il primo Club soroptimist fu costituito a milano nel 1928; nel 1950 è stata poi creata l’Unione italiana dei Club soroptimist, annoverando, nel 2020, 158 Club, con quasi 6000 socie.

il soroptimist international d’italia ha una sua rappresentante nel Comitato na-zionale di parità presso il ministero del Lavoro e delle politiche sociali, presso la presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento pari opportunità, e presso il miUR (ministero istruzione Univer-sità Ricerca); ha stilato protocolli d’intesa con vari ministeri, enti e istituzioni ci-vili, militari e accademiche. il soropti-mist Club d’italia è fondatore della Rete

per la parità, inclusione Donna, Alleanza per l’infanzia, reti di associazioni che ne condividono le finalità.

sia l’Unione italiana sia la Federa-zione europea dei soroptimist Club ero-gano, circa annualmente, numerose borse di studio per sostenere economica-mente sia studentesse meritevoli sia gio-vani donne professioniste interessate a perfezionare le proprie competenze.

il soroptimist international Club d’italia, allo scopo di valorizzare le eccel-lenze femminili in campo musicale e promuoverne le professionalità, nel ri-spetto delle finalità indicate dallo statuto, bandisce, ogni biennio di presidenza, il Concorso nazionale “Giovani talenti femminili della musica”, intitolato ad Alda Rossi da Rios, prima presidente dell’Unione italiana. possono parteci-pare al Concorso musiciste italiane e straniere, dotate di qualità artistiche e di capacità tecniche di rilevante spessore, iscritte ai corsi superiori del Vecchio or-dinamento, o a Triennio e/o biennio di secondo livello del nuovo ordinamento degli istituti italiani di Alta Formazione Artistica musicale.

nel biennio 2019/2021, con la presi-dente nazionale del soroptimist Club d’italia, mariolina Coppola (socia del soroptimist Club di napoli), il Concorso nazionale di musica “Alda Rossi Da Rios” ha celebrato la dodicesima edi-zione, tenendosi nel primo quadrimestre dell’anno 2021 le selezioni regionali, e, nel mese di settembre p.v., la selezione finale nazionale, presso il Conservatorio di musica di palermo.

per la regione puglia, la selezione è stata tenuta online, a causa dell’emer-genza pandemica, con una giuria costi-tuita da musiciste pugliesi (in gran parte soroptimiste): Giovanna D’Amato, Club di potenza, Referente regionale (per la puglia) del Concorso soroptimist, docente presso il Conservatorio di mu-sica di benevento; Gabriella Laura Del Vecchio, Club di Foggia; Adriana De se-rio, Club di bari, docente presso il Con-servatorio di musica di bari; Giuseppina Francavilla, Club di Taranto; Rossella palumbo, Club di Foggia; Valentina pa-

rentera, docente presso il Conservatorio di Lecce; Angelarosa Ricco, presidente Club di Foggia. Cinque le giovanissime candidate partecipanti, di notevole li-vello artistico, studentesse nei Conserva-tori di musica pugliesi, di età compresa tra i 16 e i 23 anni: hanno offerto perfor-mances ragguardevoli per valenza musi-cale, nonché per le doti tecniche, qualifi-cando, così, autorevolmente la manife-stazione concorsuale soroptimist, affer-matasi, con periodicità biennale, nel pa-norama dei concorsi musicali. Val la pena citare i nomi delle cinque musiciste e i rispettivi programmi musicali ese-

Lucrezia Bonasia, chitarrista

Arianna Picci, flautista

Maria Serena Salvemini, violini-sta, vincitrice della selezione re-gione Puglia del Concorso

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pag. 8 / Aprile 2021 Pentagrammi

guiti: Lucrezia bonasia, chitarra, istituto musicale di Taranto (Les Soirées d’Au-teuil op. 23, di Coste; Capriccio diabo-lico op. 85, di Castelnuovo Tedesco); miriam Capuano, violino, Conservato-rio di monopoli (Concerto op. 64, I tempo, di mendelssohn; Sonata n. 3 op. 27, di Ysaÿe); Arianna picci, flauto,

Conservatorio di Lecce (Sonata BWV 1035, di bach; Concerto per flauto, di ibert; Sonata per flauto solo, di Karg-elert); maria serena salvemini, violino, Conservatorio di bari (Introduzione e Rondo Capriccioso op. 28, di saint sae ns; Zigeunerweisen op. 20, di sara-sate); Giovanna sevi, violino, Conserva-torio di Foggia (Violin Sonata n. 2, op. 94, di prokofiev). La prova concorsuale si è svolta procedendo all’ascolto, da parte della commissione giudicatrice, delle registrazioni audio-video che cia-scuna candidata ha inviato, insieme alle partiture dei brani eseguiti.

Vincitrice della selezione regione pu-glia del Concorso “Giovani talenti fem-minili della musica”, indetto dal soropti-mist Club d’italia, per il biennio 2019/2021, è risultata la violinista sedi-cenne maria serena salvemini, allieva, presso il Conservatorio di musica di bari, del m° Corrado Roselli, attuale di-rettore del Conservatorio. La salvemini, “figlia d’arte”, con una madre eccellente violinista, vanta, pur così giovane, un curriculum artistico molto cospicuo, in-cludente concerti anche con importanti orchestre. nel prossimo mese di settem-bre l’attendono le due prove concorsuali della selezione finale nazionale, per de-cretare le vincitrici dei tre premi (borse di studio) previsti.

L’impegno soroptimist, legandosi idealmente al programma decennale “educate to lead”, si indirizza a “un mondo ove le donne possano realizzare il loro potenziale individuale e collettivo, le loro aspirazioni e avere pari opportu-nità di creare forti comunità pacifiche”. in tale ottica opportunamente si collo-cano i service soroptimist, sviluppati in anni trascorsi e/o in atto, tra cui: bebe Vio; progetti di formazione per docenti per la prevenzione della violenza contro le donne; toponomastica al femminile; corso di formazione, in collaborazione con sDA bocconi, per la leadership al femminile; aula d’ascolto protetto per i minori; bambini testimoni di violenza; Tre R: Ridurre, Riutilizzare, Riciclare; Cibo, sostenibilità, donne; azioni a soste-gno delle donne dei paesi Africani; pre-mio di studio per una ricerca sul tema “storia e cultura di genere”; Concorso musicale; premio soroptimist interna-tional d’italia.

Un plauso particolare va pertanto ascritto alla presidente nazionale so-roptimist d’italia, al consiglio direttivo, e tutte le socie, per la costante dinamicità programmatica ampiamente proiettata verso un itinerario luminoso di coopera-zione nell’amicizia, nella tolleranza e nella pace, in ambito nazionale e interna-zionale.

Giovanna Sevi, violinista

Miriam Capuano, violinista

Interconnessioni sistemiche e Piano Nazionaledi Ripresa e Resilienza

Donato Forenza

il nostro paese da circa un quarto di secolo presenta fasi di rallentamento nello sviluppo economico e nella sosteni-bilità. in vaste aree la produttività è sovente inferiore a quella di altri sistemi di economie avanzate, risultando in-sufficienti per garantire un miglioramento della qualità della vita e del benessere dei cittadini (Forenza, 2020).

per condurre l’italia su nuovi livelli di sviluppo europeo e mondiale occorre implementare un sistema di pianifica-zione strategico per il futuro del nostro paese, per eliminare barriere insorte nell’ultimo trentennio, tra cui il Covid 19. L’Unione europea, per risolvere i complessi problemi con-tro la crisi pandemica, ha concordato il next Generation eU (nGeU), piano di 750 miliardi, concernente un vasto programma inedito di notevole rilevanza, che ha previsto innovative riforme e cospicui investimenti per importanti azioni, tra le quali: - implementare la transizione ecologica e digitale; - migliorare la formazione di lavoratrici e lavora-tori; - conseguire una maggiore equità di genere, territoriale e generazionale. per l’italia il nGeU costituisce un imper-dibile programma di fasi di sviluppo, investimenti e ri-

forme. pertanto, il nostro paese deve, senza dilazione: - mo-dernizzare la p. A.; - migliorare il sistema produttivo; - in-tensificare le azioni nel contrasto alla povertà, all’esclusione sociale e alle disuguaglianze.

(continua a pagina 12)

Paesaggio di Uliveti terrazzati (foto Donato Forenza)

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Pentagrammi pag. 9 / Aprile 2021

un travestimento del mito e il suo farsi cantoNicola Pice

Vitale come il sangue nelle vene, il mito si traveste, si ibrida, si nasconde. in quanto atemporale, esso si radica dappertutto e ha tra le sue prerogative la capacità di rein-ventarsi originalmente il proprio racconto, se rinarrato. È quanto avviene in questo libro di Raffaele moretti, Sei il mio canto, Genesi editrice (ottobre 2020, pp.130). illu-strato dalle fantasiose immagini di Chiara Rota e arricchito da inserti poe tici, alcuni dello stesso autore, al-tri di maria Domenica schiraldi e Li-zia De Leo, voci poetiche molto raffi-nate, il libro si dipana attraverso sei racconti e un dialogo conclusivo con la Luna. sono racconti di racconti che nascono nel silenzio intimo dell’autore e nel silenzio ritornano dopo che la parola li ha vivificati, li-berandosi per un tempo definito dalla propria inquietudine e facendosi rive-latore del proprio inconscio. Così il mito si ri-crea per ricercare il suo senso autentico, il suo profondo si-gnificato. il legame con esso non è intellettualizzato, ma spontaneo, fer-mamente convinto l’autore che il cuore umano per essere libero ha bi-sogno di legami. Un legame che è dato dall’amore, che è il tema pre-scelto di questa narrazione spesso elaborata in forma poe-tica; la forza dell’amore si rivela capace di combinare in-sieme il peso della materia e la leggerezza dello spirito e non può non essere circolare: “L’amore si trasforma in grezza insipienza se non è circolare”. Fonte primaria dei racconti mitici di questa silloge resta il “gran poema delle passioni e delle meraviglie”, ovvero le Metamorfosi di ovidio, il poema che si fa racconto del mondo sconfinato e fascinoso che spesso vacilla e frana, e soprattutto si fa racconto dell’uomo come sempre è stato e come è, dell’uomo che vive la lacerazione, l’instabilità, la preca-rietà della propria esistenza. moretti ha ben appreso da ovidio la consapevolezza della tenebra fitta che spesso avvolge il cuore degli uomini, così come ha ricavato da ovidio il bisogno del mito per farne una lente con cui crearsi la propria visione del mondo, per trovare parole capaci di esprimere quel che di vero è dentro di sé, anche se tutto ininterrottamente cambia e il tempo incessante-mente scorre come un fiume.

A cominciare dal mito di orfeo ed euridice, con la loro storia, due protagonisti che si trasformano in amanti eterni affrontando la morte. e si dà spazio al racconto dell’eroe che sfida la potenza delle tenebre per salvare la propria amata, alla funzione catartica del canto, all’ascolto del suono e del silenzio dell’infinito, che si proiettano a cele-brare l’onnipotenza dell’amore, un amore terreno che in-tendeva essere eterno. “sei il mio canto”: sono le ultime parole di orfeo invocando il nome di euridice. ecco la

storia di narciso, il ragazzo sedicenne altezzoso che non si innamora di nessuno. neanche della delicata ninfa eco, che si strugge di dolore perché da lui respinta. L’una si destina a diventare roccia, l’altro ad innamorarsi della pro-pria immagine riflessa nell’acqua (“era il riflesso di se stesso o l’alterità assoluta di un altro?”). incapaci di parlare tra loro, la loro storia è la storia di un amore negato. La storia di Filemone e bauci è un racconto che sa di fiaba: la

storia di una ospitalità tutta inserita nel contesto di un mondo umile e con-tadino, lontano dalla vita rumorosa della città, ma anche un inno all’af-fetto coniugale e all’amore eterno (“ogni notte dormivano abbracciati a infondersi calore e senso di quiete. Ancora a ospitare l’uno il corpo dell’altra”), che si fa paradigma della forza e della purezza di una vita di coppia che conosce un amore senza fine, “nel tuo respiro sopravvive il mio cuore”. persefone, la giovane fi-glia di Demetra, è rapita da Ade. Dopo averla violentemente afferrata, la conduce nel suo regno degli inferi, mentre la madre disperata si muove alla sua ricerca: la brutalità di un dio maschio, l’angoscia di una madre sventurata, la figurazione eterea di proserpina che coglie i fiori, riponen-doli in canestri o nel grembo, per un

tempo immagine della primavera che rigenera la natura col suo soffio ricreatore, per altro tempo destinata a tornare nel regno della morte, lasciando la terra nel gelo. Così si racconta di orione, abile cacciatore che, innamoratosi delle pleiadi, volle vanamente inseguirle, incappando nell’ira di Artemide di lui perdutamente invaghito e si narra della ninfa Clizia, innamorata del dio Apollo, a sua volta innamorato della mortale Leucotoe: storie di amore e morte per i mortali, che rimangono fedeli al loro amore perché capaci di amare senza riserve, mentre gli dei gelosi negano loro la libertà di scegliersi la vita che desideravano. e Clizia insegna: “noi siamo, perché amiamo”. il libro si chiude con un dialogo di Argento con la Luna: una imma-gine/proiezione di sé che guarda al di là della sua finestra il mondo esterno e disegna sui vetri appannati curve e linee geometriche che evocano ricordi e pensieri mai sopiti ed aprono a speranze ancora possibili, a segnali di vita e di luce. e si ritrovano le forze segrete per ricominciare a ri-scoprire e vivere il tempo di una nuova primavera.

non sono futili i racconti che moretti narra con una spiccata predilezione per i colori e il ritmo musicale: alla fin fine egli ci racconta come siamo, in un mondo in cui ogni apparizione è effimera e persino il flusso del tempo è incessante nel divenire perenne delle cose. se tutto nella nostra vita succede a ritmo serrato è “nella conoscenza della precarietà il senso della forza”. e allora il mito può farsi racconto di rinascita, di riscoperta di sé, di riappro-priazione di una identità perduta o smarrita.

Copertina del libro «Sei il mio canto», di Raffaele Moretti

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pag. 10 / Aprile 2021 Pentagrammi

Piccole gemme storiche del territorio bareseFelice Laudadio

Com’era bari prima degli anni Trenta del novecento? Una ricostruzione rapida ma molto nitida si può leggere nelle prime delle 332 pagine di un libro datato ma non troppo, pubblicato nel maggio 1996 dagli editori di Casa Levante, “La chiesa di san pasquale in bari. note e do-cumenti storici inediti dalla istituzione della parrocchia”, grazie al lavoro minuzioso di pio Corbo, barese d’ado-zione e convinzione dal 1928, al quale si devono il testo e la ricerca tra gli atti custoditi da Curia, prefettura e Archivio di stato, oltre alla gran parte delle tante imma-gini, non poche riprodotte a colori.

Dottore in legge sempre attivo in molteplici attività sociali - compresa la lunga “battaglia” per intitolare a san paolo il quartiere C.e.p., negli anni settanta – si è impegnato a vario titolo per decenni nella parrocchia sorta oltre la “barriera di Carbonara”, quando la città fi-niva dove i binari delle Ferrovie dello stato segnavano il confine murale urbano.

Di Corbo, anche i ricordi personali che lo aiutano a disegnare una mappa cittadina di poco meno di cento anni addietro.

nel mettere piede a bari all’età di otto anni arrivando da Venosa con la famiglia, confessava di avere visto da-vanti ai suoi occhi una vera metropoli, pur dovendo rico-noscere da adulto che si trattava solo di una città del pro-fondo sud, “per certi aspetti un paesone immerso nella campagna piatta che lo circondava”.

Una lunga striscia di vie e palazzi si stendeva tra la costa dell’Adriatico e la stazione Centrale con la linea ferrata, vera cinta della città nuova.

Agli altri lati si opponevano a ovest il terminale di una via Crisanzio ancora incompleta, con l’istituto Reden-tore, la chiesetta annessa e la scuola elementare di stato intitolata a Rosa maltoni, mamma di mussolini. Alle spalle dei salesiani solo aperta campagna e dietro l’edi-ficio scolastico le case popolari per gli alluvionati del 1916.

nei pressi sorgeva il complesso della manifattura dei Tabacchi e le strade del centro e dell’attuale quartiere Libertà costituivano una gigantesca, caratteristica scac-chiera, da cui si allungava via Crispi, che portava al Ci-mitero.

Ad oriente, dietro via Cavour e le costruzioni impo-nenti della Camera di Commercio e del Teatro petruz-zelli, si poteva osservare solo la spiaggetta del filosofo, che d’estate ospitava i caratteristici stabilimenti bal neari del tempo, su palafitte di legno, dividendosi con la spiag-gia di marisabella, sul litorale verso san Cataldo, gli svaghi balneari dei baresi e dei pendolari dell’entroterra.

Al di là dei binari cominciavano a svilupparsi i quar-tieri san pasquale e Carrassi, con accesso dal sottovia carrabile di via Quintino sella e dal cavalcavia pedonale alla fine di via Cavour. A valle dell’uno e dell’altro erano in servizio gli uffici del Dazio, per la riscossione delle imposte sulle merci che venivano introdotte in città.

erano quartieri fuori barriera e si caratterizzavano già come sede delle attività produttive e commerciali baresi. Lungo l’estramurale e tra le vie che portavano a Valen-zano, a Gioia del Colle, a Carbonara e a bitritto-sanni-candro-Cassano-santeramo, si potevano osservare grandi depositi di derrate alimentari, generi vari e fabbri-che per lo più conserviere, di trasformazione e metallur-giche: il conservificio Larocca, la birra peroni, l’oleifi-cio Gaslini, la cereria introna, la fabbrica di bilance mongelli, i depositi degli scianatico e quelli di alimen-tari e formaggi Chiarappa, Albino, Tiberino, sorrentino, paterno.

era la zona cittadina considerata dai baresi al riparo dal chiasso e dalla confusione, come testimoniano le ville di ricchi proprietari, avvocati, commercianti, lungo le vie per Triggiano, Carbonara, bitritto, tutte designate con nomi femminili.

il 1928 mostrava una bari quasi identica a quella dall’inizio della grande Guerra, anni nei quali maturò il progetto di edificare la chiesa di san pasquale, per favo-rire l’apostolato cattolico nell’area in cui si andava eser-citando l’influenza della Chiesa Russa ortodossa, eretta a Carrassi.

Dopo avere ampiamente illustrato, con il corredo di lettere, atti, documenti, l’istituzione della parrocchia, individuato biograficamente i parroci e coadiutori, dato conto dell’opera pastorale e dell’attività delle associa-zioni nel corso dei decenni, Corbo si sofferma sull’altare monumentale settecentesco della chiesa, alla ricerca del probabile artista autore dell’opera.

A proposito di attribuzioni, Vito Caringella ritiene di Francesco Guarini (solofra, 1611 – Gravina, 1654) un dipinto che ha per soggetto l’Annunciazione nella Chiesa matrice di Adelfia dedicata all’immacolata. “Nel borgo medioevale di Canneto, s’innalza e giganteggia tra le case vetuste e basse, bella e imponente, semplice e mae-stosa, neoclassica e stupenda, interessante e degna di ammirazione”.

nel braccio destro del transetto, sull’altare marmoreo un olio su tela rappresenta al centro la Vergine, in ginoc-chio e col volto abbassato non tanto per leggere il libro aperto sull’inginocchiatoio, quanto per dimostrare che accetta umilmente la volontà di Dio.

Caringella argomenta l’attribuzione in un fascicoletto, stampato da Levante nel 1980 e conservato negli archivi della casa editrice barese, dai quali esce un’altra curio-sità, che non è possibile ignorare: una fake news del XVii secolo, ripresa nel 1988 in un altro opuscolo (“stu-dio storico ed architettonico della Chiesa del Carmi-niello”, a cura del mensile “il nuovo tocco del bom-baun”, di Giovinazzo-bari).

nel breve libretto trova spazio un capitolo attento al fenomeno delle streghe, nel quale si legge che all’inizio del 1600, a circa un miglio sulla via di bitonto, nei ruderi

(continua a pagina 11

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Pentagrammi pag. 11 / Aprile 2021

AsPETTI dI dIdATTICA INNoVATIVAFrancesco Scoditti

Una qualsiasi riflessione sulla didattica “innovativa” dovrebbe partire dall’analisi delle esigenze, esperienze e proposte dei docenti, in generale, sul tema della didat-tica e della formazione.

Quali sono le usuali domande che i docenti si pon-gono, quando si affrontano argomenti connessi con lo sviluppo della didattica: - esistono metodi e strumenti adeguati con cui rafforzare le competenze degli stu-denti? - Come si può rendere più efficace e attiva la di-dattica? - Come progettare una prova di esame ogget-tiva, pertinente ai risultati di apprendimento? - Quali sono gli spazi di collaborazione, progettazione, innova-zione?

mi sia concesso soffermarmi su alcuni concetti a mio parere di base.

1.il primo concetto di cui bisogna tener conto quando si parla di didattica innovativa e formazione è sicura-mente il concetto di Integrazione Culturale nel rapporto docente - studenti. e’ necessario oggi orientare la didat-tica e la comunicazione su una formazione capace di contemplare linguaggi diversi, non solo nelle scuole se-condarie di ii grado, ma anche nelle Università: l’obiet-tivo è coniugare il linguaggio teorico, scientifico e lette-rario del docente con quello esperienziale dell’allievo, spesso collegato al mondo della tecnologia e della rete, oppure con il linguaggio legato alle differenti culture dei ragazzi, talvolta connesse agli ambienti di prove-nienza, culture che modellano il senso del fare e il senso dell’imparare. Quindi, è compito del docente integrarsi attraverso un linguaggio tecnico connesso anche alle nuove forme e sfide culturali dei tempi presenti, in cui la scuola si trova ad operare.

2.Altro concetto fondamentale è quello di sviluppare nella didattica formativa la Consapevolezza dei processi di apprendimento. muovendo dal rispetto delle caratte-ristiche individuali e culturali e delle motivazioni dei ragazzi coinvolti, puntare, soprattutto nella didattica, a sviluppare tra i partecipanti un percorso cognitivo ca-pace di rendere chiaro il senso e il significato delle co-noscenze e delle competenze, oltre che la loro modalità di possibile utilizzo concreto nei contesti lavorativi, in

ordine alle necessità produttive e organizzative della so-cietà contemporanea.

3.Altro elemento fondamentale nella pratica didattica è la Trasparenza, cioè la condivisione degli obiettivi e dei traguardi formativi che si vogliono far raggiungere agli allievi. occorre chiarire la relazione alla base dell’intervento tra la domanda di formazione e l’offerta formativa che si sta realizzando. Trasparenza da parte del docente può significare anche il dover rimettere in discussione alcuni obiettivi, il dover ritarare l’inter-vento rispetto a come lo si era progettato, il dover accet-tare approcci e contenuti diversi, anche e soprattutto in seguito alla crisi sanitaria e alla necessità di utilizzare le nuove forme di didattica a distanza.

4.La Valutazione, argomento spinoso, per definizione si realizza sempre in base agli obiettivi e ai risultati at-tesi. Gli obiettivi, infatti, forniscono la materia per la definizione degli indicatori (domande, test di apprendi-mento, etc.), mentre i risultati attesi forniscono la mate-ria per l’individuazione dei parametri finali necessari a individuare il voto. occorre comunque avere sempre un approccio critico alla valutazione: la scelta degli indica-tori per valutare, per quanto connessa agli obiettivi, è sempre soggettiva e deve tenere conto del contesto cul-turale e delle motivazioni dei ragazzi.

5.per quanto riguarda la Metodologia, ormai solo la fantasia può porre dei limiti alle proposte di nuove stra-tegie didattiche che i docenti possono utilizzare. i rap-porti a distanza imposti dalla pandemia dimostrano che ormai la modalità d’aula non è indispensabile per la for-mazione dei ragazzi, si può operare con tutti i mezzi possibili della tecnologia.

e’ inoltre importante puntare su una cultura di ap-prendimento molto più collegata all’esperienza che alla teoria, e in questo i Percorsi per le Competenze Tra-sversali ed Orientamento (PCTO, ex Alternanza scuola Lavoro) costituiscono una metodologia didattica che, attraverso l’approfondimento di conoscenze teoriche e l’esperienza pratica, permette di arricchire la prepara-zione degli studenti attivando in loro una maggiore con-sapevolezza delle attitudini personali, favorendone le scelte rispetto al successivo percorso di studi e/o lavora-tivo.

della cappella di santa maria dello spasimo, distrutta nel 1529 dalle milizie del principe Caracciolo di melfi, esercitava i suoi cattivi co-stumi e adescava i clienti una tale Rosa, soprannominata dai compae-sani spaccamontagna.

prostituta certamente, ma che dire delle altre accuse? La si vuole “col-

pevole di diversi crimini, dall’ucci-sione del marito alla pratica dell’aborto, dal sequestro di bam-bini alla loro sparizione, dai furti alla magia, dalla predizione del fu-turo alla stregoneria. Pubblica-mente aveva rinnegato la SS. Tri-nità. Rigettato il battesimo si era fatta ribattezzare dal diavolo, che chiamava Carbone”. si aggiunge che avesse osato anche togliersi di bocca l’ostia consacrata “per frig-

gerla con ossa di neonato e farne un unguento”.

Troppo per una donna che dopo-tutto non venne nemmeno trattata da strega, solo condannata a pene de-tentive e ad una gogna pubblica. per lei niente rogo o esecuzione, ma i posteri si lasciano andare ad un ri-cordo senza basi storiche, che molti-plica all’inverosimile le sue male-fatte. Altrove, comunque, non sa-rebbe sfuggita al braccio secolare...

(dalla pagina 10)

Page 12: PENTAGRAMMI PER… lA CoMuNICAzIoNE dEll’IMMAGINE NEl ’900 · 2021. 8. 5. · dustria: dall’italsider all’eni, dalla Rai all’inA, dall’Alitalia allo sme, al Coni, …,

pag. 12 / Aprile 2021 Pentagrammi

(dalla pagina 8)Interconnessioni sistemiche…

in sintesi, il “piano Draghi” si arti-cola in sei missioni e sedici Compo-nenti, e beneficia di interlocuzioni si-stemiche, da alcuni mesi, con parla-mento e Commissione europea. Le sei missioni del piano italiano riguar-dano: Digitalizzazione, innovazione, Competitività, Cultura; Rivoluzione verde e Transizione ecologica; infra-strutture per una mobilità sostenibile; istruzione e Ricerca; inclusione e Coe sione; salute.

Dunque, il nGeU è una valida oc-casione per compiere un iter di cre-scita economica, sostenibile e dura-tura; a tal uopo vanno rimossi osta-coli che hanno indotto gap nella cre-scita italiana negli ultimi decenni. in valore assoluto, l’italia risulta quale prima beneficiaria dei principali strumenti programmatici del nGeU. il piano prevede tre valenze poliedri-che strategiche: - digitalizzazione e innovazione; - transizione ecologica; - inclusione sociale. per l’italia, il pnRR è coerente con i sei pilastri del nGeU e soddisfa bene i parametri fissati dai regolamenti europei in re-lazione alle quote di progetti green e digitali.

Riassumiamo la struttura sistemica (mk-Cj) del pnRR in missioni (mk) e Componenti (Cj): - m1. Digitalizza-zione, innovazione, competitività, cul-tura (m1C1. Digitalizzazione, innova-zione e sicurezza nella p.A.; m1C2. Digitalizzazione, innovazione e com-petitività del sistema produttivo; m1C3. Turismo e cultura 4.0); - m2. Rivoluzione verde e transizione eco-logica (m2C1. economia Circolare e Agricoltura sostenibile; m2C2. ener-gia rinnovabile, idrogeno, Rete e mo-bilità sostenibile; m2C3. efficienza energetica e riqualificazione degli edi-fici; m2C3. Tutela del territorio e della risorsa idrica); - m3. infrastrutture per una mobilità sostenibile (m3C1. inve-stimenti sulla rete ferroviaria 4.0; m3C2. intermodalità e logistica inte-grata); - m4. istruzione e ricerca (m4C1. potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione: dagli asili nido all’Università; m4C2. Dalla ri-cerca all’impresa); - m5. inclusione e coesione (m5C1. politiche per il la-voro; m5C2. infrastrutture sociali, fa-miglie, comunità e terzo settore;

m5C3. interventi speciali di coesione territoriale); - m6. salute (m6C1. Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale; m6C2. innovazione, ricerca e digita-lizzazione del servizio sanitario na-zionale).

il piano italiano prevede investi-menti pari a 191,5 miliardi di euro, fi-nanziati attraverso il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, strumento chiave del nGeU. Ulteriori 30,6 mi-liardi sono parte di un Fondo comple-mentare, finanziato attraverso lo sco-stamento pluriennale di bilancio ap-provato nel Consiglio dei ministri del 15 aprile 2021. il totale degli investi-menti previsti ammonta, pertanto, a 222,1 miliardi di euro. Ribadiamo che il pnRR, se ben ottimizzato nelle sue fasi, potrà costituire un prezioso iter di Revisione integrata dei sistemi Ambientali, cioè un elemento cardi-nale, in sinergia e coerenza con gli al-tri strumenti di programmazione eco-nomica a nostra disposizione, a co-minciare dai Fondi europei disponibili all’interno del Quadro Finanziario pluriennale. pertanto, il pnRR deve affrontare, senza indugi e con acuta determinazione, la situazione della complessità dei sistemi del territorio. per realizzare la transizione verso un’economia rispettosa dell’ambiente si deve proseguire sul percorso indi-cato dal pnieC (piano nazionale in-tegrato per l’energia e il Clima 2030) e dagli obiettivi del Green Deal euro-peo e dell’Agenda sostenibile 2030.

sono previste tre direttrici di impor-tanti riforme, considerando, al centro della pianificazione, la persona umana, la sua libertà, le sue aspira-zioni. occorre realizzare, in primis, un paese: - moderno, innovativo, dotato di una p.A. efficiente e moderna, in cui possano operare imprese innovative e più competitive; - con un territorio ca-ratterizzato da infrastrutture sicure, tecnologicamente all’avanguardia, che adottino le potenzialità della rivo-luzione digitale; - che sia strutturato da vaste zone a verde, foreste, e sistemi green; - organizzato con sistemi di produzione e trasporto dell’energia compatibili con gli obiettivi di ridu-zione dei gas clima alteranti; - con si-stemi ambientali più resilienti rispetto agli eventi climatici estremi; - più coe so, più attento al benessere dei cit-tadini, non solo nei grandi centri ur-

bani, e nei borghi, ma anche nelle pe-culiari periferie d’italia; - che valorizzi la bellezza e la biodiversità dell’ita-lia.

Al mezzogiorno sono attribuiti 82 miliardi su 206 miliardi, pari al 40%. Al sud gli investimenti in infra-strutture e mobilità sostenibile risul-tano 14,5 miliardi, pari al 53%, e ri-guardano l’alta velocità, il sistema portuale e la viabilità interna. sono stanziati 8,8 miliardi per interventi di inclusione e coesione al sud, pari al 39%, e 14,6 miliardi per l’istruzione e la ricerca, pari al 46%; essi includono nuovi asili, incremento di infrastrut-ture sociali, e politiche per il lavoro. il pnRR contribuisce a ridurre il divario tra il mezzogiorno e il resto del paese. L’impatto complessivo del pnRR sul pil nazionale fino al 2026 è stimato in circa 16 punti percentuali; per il sud, invece, si prevedono circa 24 punti percentuali.

La governance del piano prevede la responsabilità di ministeri e ammini-strazioni locali per realizzare investi-menti e riforme entro i tempi concor-dati, per la gestione regolare, corretta ed efficace, delle risorse. Auspi-chiamo un impegno notevole di enti territoriali, derivante da oltre 87 mi-liardi di euro; il meF deve monitorare e controllare l’attuazione dell’imple-mentazione e risulta unico cardine di connessione con la Ce. Quindi, in ita-lia si devono adottare rimedi sistemici per raggiungere obiettivi impegnativi e debellare la disuguaglianza di ge-nere, nella società, tra regioni e terri-tori, derivante da comportamenti er-rati, che hanno creato gap deleteri per la crescita economica e per gli equili-bri del tessuto sociale (Forenza, 2014). occorre per tutti un orizzonte di lungo periodo, del programma europeo “la nuova Generazione”, al quale biso-gna guardare perché “Non abbiamo ereditato la Terra dai nostri padri, ma l’abbiamo presa in prestito dai nostri figli”. mediante il pnRR ci si propone di dare concretezza agli obiettivi, tra-ducendoli in azioni programmatiche di riforme e di investimenti. esso deve rispettare scientificamente tempi di esecuzione certi e rigorose metodolo-gie attuative, mediante controlli inde-rogabili e pubblici in fase di rendicon-tazione e loro realizzazione, rispet-tando gli assiomi di sostenibilità, si-stema paesaggio e Uomo.