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PETKO in fuori

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Replay - Anno 2 - Numero 75 - 12/6/2012

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Football Crazy di GIANLUCA PALAMIDESSI

MARACANA’, NEGOZIO

Ho fatto un salto al Maracanà, un negozietto, grosso più o meno 40x40 metri quadrati, ma ne è valsa la pena. Tutti noi abbiamo cercato il negozio perfetto, o almeno io, quello in grado di farci respirare emozioni uniche, simili a quelle che tanto ci decantano i “vecchi”, i no-stri nonni o i nostri padri, o anche le madri. Loro fanno parte di un’epoca in cui lo stile era diverso, c’era un altro tipo di razionalità e ri-spetto, e questo anche nel calcio. Ecco perché vi consiglio caldamente questo store, anzi me-gastore, di cui voglio parlare con le parole del-la passione e della realtà, non di propaganda pubblicitaria, di cui non mi interesso minima-

mente. Questo negozio, di cui m’avevano par-lato, mi ha lasciato stupefatto perché è “OLD STYLE”. Queste due parole spesso vengono catalogate male, sembrano quasi uno stereoti-po. Si passa da felpe del West Ham classiche a prodotti della Umbro, passando per prodotti molto originali come cappelletti da pescatore della Lazio con l’aquila stilizzata. Questo è Maracanà, un negozio in cui tutto è possibile, dove si può trovare di tutto. Se voi avete in mente qualche prodotto, e so che avete il mio stesso stile, lì lo troverete. Unica pecca quella di contrapporre a un reparto della Lazio uno della Roma. A parte questo, da visitare.

D’ALTRI TEMPI

Due immagini scat-tate a Maracanà football store. Tanto altro sulla page fb

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REPLAY SOMMARIO

42: Chelsea campione. I blues vinco-no la Cham-pions Lea-gue per la prima volta

10: Lazio senza Champions

25: Il Toro torna in Se-rie A

26: I Top Pla-yer: Guerin Sportivo

3: Rubriche: Gianluca Palamidessi

7: Rubriche: Matteo Ma-rani

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Il Corsivo di MATTEO MARANI

Lo insegnava proprio Berlusconi: farsi conves-si o concavi a seconda del momento. La lezio-ne è stata appresa alla perfezione daAdriano Galliani, che non a caso gli ha vissuto accanto gli ultimi quarant’anni della sua vita. E così, finita la fase espansiva, quella del grande Mi-lan e degli immortali, Adriano da tempo è co-stretto a giocare la sua ultima stagione in co-stante difesa.

Il Milan non è più nel cuore della proprietà rossonera. Non si intende qui Silvio Berlusco-ni, quantunque affaccendato in questioni meno allegre da un po’ di tempo (processi alle cene eleganti, crollo politico), quanto dal resto della famiglia. È più che nota la freddezza nei con-fronti del calcio di Marina e di Piersilvio, spe-cie della prima. È stanca di ricapitalizzare ogni stagione le perdite del pallone attraverso le casse Fininvest, quasi 70 milioni anche nell’ultimo esercizio. Dietro di lei, nel pieno servilismo aziendale, cresce la coda di chi le dà ragione, magari tra quegli stessi manager che la domenica si beano nella tribuna d’onore di San Siro.

Nemmeno il fronte Barbara Berlusconi è però alleato di Galliani. La primogenita di secondo letto, definiamola così per separarla dai primi due, ha espresso anche pubblicamente il desi-

derio di ave-re una socie-tà più mo-derna, tesa alle entrate del marke-ting e allo stadio di

proprietà. Si sussurra pure che abbia sondato alcuni dirigenti in questa fase, con il ruolo di ottimo consigliere (ed eccellente tecnico, va detto), di Antonio Marchesi, ex di Deloitte.

Non è possibile che Galliani possa essere in alcuna maniera disarcionato dalla giovane Bar-bara, neppure dopo le dichiarazioni di questa a favore del modello Roma. Però è soltanto una seccatura in più in un momento di oggettiva difficoltà del Dottore (è geometra, ma in Italia il titolo non si rifiuta a nessuno, figurarsi a Galliani). Il Milan ha perso in malomodo l’ultimo campionato, è uscito mestamente dal-la Champions, lo stesso Galliani si è dovuto battere per puntellare la sedia di Allegri. Tota-le: resistere, resistere, resistere.

Ancora di più adesso che una vecchia guardia se ne va e l’assedio a Thiago Silva si fa serra-to. Come ha ammesso ieri il vicepresidente, tutti si fanno sotto, a colpi di 30 milioni di eu-ro. Galliani lo vuole trattenere ed è l’unica spe-ranza dei tifosi, l’estremo argine contro una proprietà che porterebbe il brasiliano diretta-mente nelle braccia del City. Galliani lo fa per-ché conoscendo il calcio meglio di tutti in via Turati sa benissimo che senza Thiago Silva non si vince e non si compete in Europa, ma anche perché vuole battersi conto il ridimen-sionamento definitivo della squadra.

Dalla sua ha solo i tifosi. Anche quelli più duri della curva. E con loro dovrà resistere all’assalto finale. Fuori della porta premono in molti. Dall’estero e da Cologno.

GALLIANI LOTTA PER THIAGO MA ANCHE PER SE

Galliani ripreso du-rante la partita Mi-lan contro Barcello-na

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Il Corsivo di MATTEO MARANI

Napoli e Juventus hanno onorato la Coppa Ita-lia, arrivando in finale, ma qualche migliaio di tifosi del Napoli non ha onorato l’Italia fi-schiando l’inno nazionale eseguito dall’incolpevole Arisa prima della partita dell’Olimpico. I 20mila euro di multa commi-nati al Napoli dal giudice sportivo, non solo per gli insulti ma anche per lancio di oggetti (10mila la multa per la Juventus, riguardante solo i lanci), sono clamorosamente pochi. Una scelta comprensibile, in una Lega che di fatto è trainata da pochi pubblici numericamente si-gnificativi (Napoli e Juventus sono fra questi), ma non per questo da elogiare. Quello che in-vece non si capisce è il silenzio mediatico qua-si totale sulla vicenda, a solo un anno dalle ce-lebrazioni tronfie e retoriche dei 150 anni dell’unità d’Italia. Eppure le reazioni critiche non sono mancate: da Schifani a Prandelli, passando per la stessa Arisa, con la notazione involontariamente umoristica di Alemanno che ha invitato a non demonizzare l’Olimpico. Po-chi i giustificazionisti, con il solito schema del ‘disagio’, i media hanno in genere preferito il silenzio e lo squillo di trombe. E quindi? Inuti-le prendersela con i poteri forti, che pure ci sono, quando non si ha il coraggio di criticare i propri lettori o telespettatori. Vezzeggiati da padroni alla De Laurentiis, che se l’è presa an-che con le pagelle alle prestazioni dei giocato-ri: secondo lui dovrebbe darle solo il pubblico. Il pubblico di Napoli, ma lo schema vale per qualunque altra tifoseria che sposti interessi importanti, è per definizione meraviglioso e il suo affetto inimitabile: sicuramente non vi sarà sfuggita l’overdose di pezzi sul tema (ma chi li legge?). Quando gli stessi fischì sono arrivati da ultras serbi invece sugli stessi giornali che

hanno nascosto la notizia l’aggettivo più soft era ‘animali’. Chissà cosa ne pensa il napoleta-no e italiano presidente della Repubblica, che non ama la cosiddetta ‘antipolitica’ e che nei sogni della Lega (Calcio, non Nord) avrebbe dovuto consegnare la coppa ai vincitori.

I MERAVIGLIOSI FISCHI DEL NAPOLI

Galliani ripreso du-rante la partita Mi-lan contro Barcello-na

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Ad Auschwitz di EMILIANO STORACE

Dopo la vittoria per 2-0 contro Israele, nella seconda amichevole giocata prima degli euro-pei, la nazionale tedesca di calcio si è recata in visita al campo si sterminio di Auschwitz-Birkenau. Si è trattato di un viaggio di ricordo che la federcalcio tedesca ha voluto organizza-re da tempo, per non dimenticare una parte di storia che da sempre brucia nei cuori di tutti i tedeschi. Nella delegazione della nazionale, composta dal presidente della Lega calcio te-desca Niersbach, dal tecnicoLoew e dal Team Manager Oliver Bierhoff, erano presenti anche il capitano della nazionale Philippe Lahm ed i suoi compagni Lukas Podolski e Miroslav Klose, entrambi nati in Polonia. Proprio il cen-

travanti della Lazio ed il neo attaccante dell’Arsenal, sono apparsi i più commossi ed hanno visitato tutti i padiglioni del campo di concentramento, con la testa bassa ed il volto visibilmente provato. Lo stesso Klose, aveva parlato già ieri della visita ad Auschwitz al giornale tedesco Bild, dichiarando: “Per noi è molto importante questa visita ed a livello personale, è un’esperienza forte e credo anche dovuta. So che proverò delle grandi emozio-ni”. Infatti all’uscita da Birkenau, nel secondo atto della visita, il più fotografato era proprio l’attaccante della Lazio, (che il quotidiano Bild ha ripreso in questa foto) ancora emozionato ed in testa alla delegazione. Anche per quanto riguarda il campo, Klose in questo periodo è al centro dell’attenzione di tutti media sportivi tedeschi, ancora indecisi su chi giocherà come centravanti tra lui e Mario Gomez. Proprio sta-mattina il quotidiano tedesco Kicker, dava il laziale come favorito almeno per l’esordio del-la Germania contro il Portogallo, essendo “al primo posto nelle gerarchie del tecnico Loew, che sta cercando di recuperarlo al meglio per la sfida del 9 giugno”.

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Klose: “AUSCHWITZ CI FORMERA’”

Klose con il grup-po, dietro Lahm, che escono dalla visita di Auschwitz

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La Foto di GIANLUCA PALAMIDESSI

LA FOTO DELLA SETTIMANA

Il francobollo della Lazio campione d’Italia del 2000, la foto della settimana

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