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Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione (PTPC) Obiettivi e azioni per un’efficace applicazione Dott.ssa Maria Ordile Ing. Davide Savasta Università degli Studi di Messina

Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione (PTPC ... · numero di procedimenti”) oltre alle colpe della classe politica perché: “i legami tra politici, criminalità organizzata

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Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione (PTPC) – Obiettivi e azioni per un’efficace applicazione‏

Dott.ssa Maria Ordile

Ing. Davide Savasta

Università degli Studi di Messina

• Come è stato sostenuto, con riferimento al contesto italiano, nel Rapporto GRECO (Group of States against corruption) del 2011, “La corruzione è profondamente radicata in diverse aree della pubblica amministrazione, nella società civile, così come nel settore privato. Il pagamento delle tangenti sembra pratica comune per ottenere licenze e permessi, contratti pubblici, finanziamenti, per superare gli esami universitari, esercitare la professione medica, stringere accordi nel mondo calcistico, ecc. (…) La corruzione in Italia è un fenomeno pervasivo e sistemico”

•Emergono giudizi durissimi sull'Italia nel “Rapporto 2014 anticorruzione” della Commissione Ue sulla corruzione in Europa. Si legge, infatti, che la nuova legge italiana contro la corruzione "lascia irrisolti" vari problemi perché "non modifica la disciplina della prescrizione, la legge sul falso in bilancio e l'autoriciclaggio e non introduce reati per il voto di scambio". •Corruzione in Italia vale 4% del PIL. Nonostante la "legge anticorruzione" adottata nel novembre 2012, la situazione "rimane preoccupante" secondo la Commissione Ue, in quanto il valore della corruzione in Italia è di circa 60 miliardi all'anno, pari a circa il 4% del PIL. Ad aggravare il giudizio sull'Italia è il dato sulla corruzione a livello Ue: 120 miliardi di euro annui, un costo a cui il nostro Paese "contribuisce" per metà dell'intero ammontare. E se davvero la stima di 60 miliardi fosse "esagerata" come sostenuto dalla Corte dei Conti, il suo valore comunque resta altissimo. Il report Ue sulla corruzione pone l’accento su: leggi ad personam, conflitto di interessi, prescrizioni (che "determinano l'estinzione di un gran numero di procedimenti”) oltre alle colpe della classe politica perché: “i legami tra politici, criminalità organizzata e imprese, e lo scarso livello di integrità dei titolari di cariche elettive e di governo sono tra gli aspetti più preoccupanti, come testimonia l'alto numero di indagini per corruzione".

Principali conseguenze della corruzione nella società:

•un sistema di corruzione diffusa costituisce un danno economico per l’Italia, per i cittadini onesti e per le imprese che operano nel rispetto delle norme;

•la corruzione e l’illegalità nella pubblica amministrazione, infatti, sono causa di maggiori spese o minori entrate;

•sminuisce i valori e la mission dello Stato e della pubblica amministrazione;

•produce sfiducia generalizzata e crea divario sempre maggiore tra i cittadini e le istituzioni;

•contamina i principi etici delle nuove generazioni.

La legge 6 novembre 2012 n. 190 “ Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella PA”

• si propone di rafforzare il contrasto al fenomeno corruttivo; • contempla ulteriori disposizioni che disciplinano il ricorso all’arbitrato, il conflitto

di interessi, l’espletamento di incarichi e l’assunzione di cariche, i casi di inconferibilità e incompatibilità, la trasparenza nonchè modifiche al codice penale;

• L’ANAC (prima CIVIT) opera quale Autorità Nazionale Anticorruzione ed ha approvato il Piano Nazionale Anticorruzione in data 11 settembre 2013;

• ogni PA individua il Responsabile della Prevenzione della Corruzione, tra i dirigenti in servizio. Il Responsabile, di norma un dirigente di ruolo di I fascia, non può essere scelto tra i dirigenti preposti alle aree di maggiore rischio corruttivo né può coincidere con il Responsabile dell’UPD;

• sulla base del PNA, approvato dalla CIVIT, l’organo di indirizzo politico di ciascuna Pubblica Amministrazione, su proposta del Responsabile della Prevenzione della Corruzione, approva e aggiorna (entro il 31 gennaio) il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione (PTPC) e lo trasmette al Dipartimento della Funzione Pubblica.

• L’elaborazione del Piano non può essere affidata a soggetti estranei all’amministrazione.

Il Responsabile della prevenzione della corruzione (art. 1, comma 10, legge n.190/2012)

Il responsabile della prevenzione della corruzione, oltre alla redazione del PTPC, deve provvedere :

•alla verifica dell’efficace attuazione del PTPC e della sua idoneità;

•a proporre la modifica dello stesso quando sono accertate significative violazioni delle prescrizioni ovvero quando intervengono mutamenti nell’organizzazione o nell’attività dell’amministrazione;

•alla verifica, d’intesa con il dirigente competente, dell’effettiva rotazione degli incarichi negli uffici preposti allo svolgimento delle attività nel cui ambito è più elevato il rischio che siano commessi reati di corruzione;

•ad individuare il personale da inserire nei programmi di formazione.

Responsabile della prevenzione della corruzione

Responsabilità

La circolare della Funzione Pubblica n. 1/2013 prende in esame anche le diverse forme di responsabilità che vengono poste in capo al responsabile della prevenzione della

corruzione una volta individuato:

Responsabilità dirigenziale in caso di mancata predisposizione del piano, cosi come nel caso di mancata adozione delle procedure per la selezione e formazione dei dipendenti destinati ad operare in settori particolarmente esposti alla corruzione. Si tratta di una forma di responsabilità diretta, conseguente all’omissione di atti di competenza del responsabile;

Responsabilità dirigenziale, disciplinare, per danno erariale e danno all’immagine dell’ente in caso di commissione, da parte di un qualunque dipendente, del reato di corruzione accertato con sentenza passata in giudicato, salvo che il predetto responsabile non provi di aver predisposto, prima della commissione del fatto, il PTPC e di aver vigilato sulla sua osservanza.

Responsabile della prevenzione della corruzione

Responsabilità

predisposizione, prima della commissione del fatto, del PTPC, osservanza delle prescrizioni di cui ai commi 9 (esigenze/contenuti del PTPC) e 10 (compiti del

Responsabile) dell’articolo 1 della legge anticorruzione e aver vigilato sul funzionamento e sull'osservanza del piano

costituisce causa esimente la prova di aver svolto tutte le attività di competenza sopra elencate

Responsabile della prevenzione della corruzione

SANZIONI

• La sanzione disciplinare a carico del Responsabile non può essere inferiore alla sospensione dal servizio con privazione della retribuzione da un minimo di un mese ad un massimo di sei mesi.

• In caso di ripetute violazioni delle misure di prevenzione previste dal piano, il Responsabile risponde anche per omesso controllo, sul piano disciplinare.

• La violazione, da parte dei dipendenti dell’amministrazione, delle misure di prevenzione previste dal PTPC costituisce illecito disciplinare.

Responsabile della prevenzione della corruzione

Piano Nazionale Anticorruzione

Il

Secondo Il PNA, nell’ambito della prevenzione, gli obiettivi

strategici sono:

ridurre le probabilità che si manifestino casi di corruzione;

aumentare le capacità di scoprire casi di corruzione;

creare un contesto sfavorevole alla corruzione.

Uno dei principali strumenti di prevenzione previsti dal

quadro normativo è l’adozione dei PTPC

L’aggiornamento annuale del piano, secondo il PNA, deve

tenere conto delle normative sopravvenute, dell’emersione di

rischi non considerati in fase di predisposizione del Piano o

di nuovi indirizzi o direttive contenuti nel PNA.

P.T.P.C.

Il P.T.P.C. non è un documento meramente programmatico e di pianificazione ma assolve anche alla funzione di reportistica dell’attività gestionale svolta, dando conto, di volta in volta, degli adempimenti già effettuati.

L’adozione del PTPC è partecipata, deve coinvolgere gli stakeholders.

Il PTPC deve essere pubblicato sul sito web istituzionale dell’amministrazione, nella sezione “Amministrazione trasparente – Altri contenuti corruzione”.

Il PTPC deve deve essere oggetto di appositi incontri formativi rivolti a tutto il personale dell’amministrazione.

•Il contenuto del PTPC è individuato dall’art. 1, comma 9, della legge.

Il PTPC deve (art. 1, comma 9, legge n.190/2012):

• individuare le attività, nell’ambito delle quali è più elevato il rischio di corruzione, anche raccogliendo le proposte dei dirigenti;

• prevedere, per tali attività, meccanismi di formazione, attuazione e controllo delle decisioni idonei a prevenire il rischio di corruzione;

• prevedere, per le stesse attività, obblighi di informazione nei confronti del Responsabile chiamato a vigilare sul funzionamento e sull’osservanza del piano;

• monitorare il rispetto dei termini, previsti dalla legge o dai regolamenti, per la conclusione dei procedimenti;

• monitorare i rapporti tra l’amministrazione e i soggetti che con la stessa stipulano contratti o che sono interessati a procedimenti di autorizzazione, concessione o erogazione di vantaggi economici di qualunque genere, anche verificando eventuali relazioni di parentela o affinità sussistenti tra i titolari, gli amministratori, i soci e i dipendenti degli stessi soggetti e i dirigenti e i dipendenti dell’amministrazione;

• individuare specifici obblighi di trasparenza ulteriori rispetto a quelli previsti da disposizioni di legge.

Contenuti del Piano

AMBITI DEL PTPC

PTPC UNIME 2015-2017 – Contenuti

• 1. Il Processo di adozione del P.T.P.C. e il contesto

• 2. Oggetto e finalità

• 3. Responsabile della prevenzione della corruzione

• 4. Individuazione attività con più elevato rischio di corruzione

• 5. Ulteriori iniziative

• 6. Protocolli di legalità

• 7. Codice di comportamento

• 8. Tutela del segnalante

• 9. Obblighi di trasparenza

• 10. Formazione

• 11. Relazione attività svolta

• 12. Metodo per la valutazione del rischio e per la sua riduzione

Contenuti del Piano

Identificazione dei Referenti e altri attori coinvolti

Il legislatore ha inteso concentrare in un unico soggetto, il Responsabile, le iniziative e le responsabilità del sistema di prevenzione della corruzione. Tuttavia questo intento deve confrontarsi con l’oggettiva complessità delle organizzazioni, spesso articolate in più centri di responsabilità o dislocate su estesi territori.

In questo senso il Dipartimento della Funzione Pubblica, con circolare n. 1 del 25.01.2013, ha riconosciuto al Responsabile la facoltà di individuare dei Referenti che collaborino all’assolvimento degli obblighi imposti dalla legge e declinati nel PTPC.

I Referenti sono soggetti proattivi che fungono da punti di riferimento per la collazione delle informazioni e il monitoraggio delle attività anticorruzione. Uno degli impegni primari loro assegnati si rinviene nell’assolvimento dei compiti di comunicazione/informazione al Responsabile sia ai fini dell’aggiornamento del PTPC sia della tempestiva informazione in merito a rischi incombenti.

I soggetti

Referenti del Responsabile

• Direttori dei Dipartimenti

• Presidenti Centri

• Dirigenti

• Responsabili di Area (a seguito della riorganizzazione amministrativa, Responsabili di Unità organizzative, di Unità organizzative speciali e Segreterie generali e tecniche)

• Segretari amministrativi di Dipartimenti e Centri.

Come indicato dal PNA, il Responsabile della Prevenzione della Corruzione opera in stretta connessione con i Dirigenti e l’UPD per il presidio dei processi e il monitoraggio delle azioni disciplinari.

L’UPD, inoltre, verifica ed emana pareri sull’applicazione del Codice di comportamento di cui propone l’aggiornamento e provvede alle comunicazioni obbligatorie all’autorità giudiziaria. Il Responsabile si avvale, inoltre, delle articolazioni amministrative per l’individuazione delle soluzioni formative più efficaci in relazione alle risultanze del PP e delle segnalazioni.

I soggetti

Oltre alle attività prescritte dalla legge, sono state individuate attività connesse alla realtà universitaria e ritenute più esposte al “rischio corruzione”, nell’ambito della didattica e della ricerca. Ne consegue che l’ambito soggettivo di applicazione del piano è stato ampliato, comprendendo, oltre il personale tecnico-amministrativo, anche i docenti e gli studenti.

AREE OBBLIGATORIE

PER TUTTE LE AMMINISTRAZIONI

E

AREE SPECIFICHE

PER OGNI PA

PROGRAMMAZIONE DELLE MISURE DI

PREVENZIONE PER CIACUNA AREA DI

RISCHIO (CON OBIETTIVI, TEMPISTICA,

RESPONSABILI, INDICATORI E

MODALITA’ DI VERIFICA)

Le attività a rischio corruzione (1)

18

Le ulteriori aree di attività, ritenute potenzialmente più esposte o sensibili al rischio, nell’ambito dell’espletamento delle attività istituzionali primarie dell’Ateneo, sono quelle connesse alla:

Acquisizione e progressione del personale

Autorizzazione o concessione

Scelta del contraente per l’affidamento di lavori, forniture

e servizi

Concessione ed erogazione di sovvenzioni,

contributi, sussidi, ausili finanziari, e

attribuzioni di vantaggi economici di

qualunque genere a persone ed enti pubblici privati

I procedimenti a rischio

DIDATTICA RICERCA

Le attività a rischio corruzione

&

19

Le‏aree‏già‏considerate‏“a‏rischio”‏dalla‏Legge‏190/2012‏e‏dal‏Piano‏

Nazionale Anticorruzione sono quelle riconducibili ai procedimenti di:

LA STRUTTURA CHE PRESIEDE IL PROCESSO

LE ATTIVITA’ A RISCHIO LA TIPOLOGIA DI

RISCHIO

IL GRADO DI RISCHIO

ARTICOLAZIONE DELLA MAPPATURA NEL PTPC

Le attività dell’Ateneo che possono presentare un elevato rischio di corruzione sono

riportate in mappatura nel Piano dettagliando:

Le attività a rischio corruzione (4)

BASSO MEDIO ALTO

20

ESEMPI DI ATTIVITA’ A RISCHIO NEL PTPC

ATTIVITA’ DIDATTICHE E DI RICERCA - DOCENTI

Le attività a rischio corruzione (6)

Struttura che presiede il processo

Attività a rischio Tipologia del rischio Grado del Rischio

Dipartimenti e altre strutture didattiche

Procedure di ammissione a corsi a numero chiuso o programmato

Diffondere informazioni riservate, alterare atti e valutazioni o omettere verifiche e atti dovuti per favorire o penalizzare candidati

ALTO

ATTIVITA’ AMMINISTRATIVO-GESTIONALE – DOCENTI E PERSONALE TECNICO - AMMINISTRATIVO

Struttura che presiede il processo

Attività a rischio Tipologia del rischio Grado del Rischio

Direzione appalti, servizi e patrimonio - Area Appalti Dipartimenti e Centri Autonomi Soggetti richiedenti acquisti

Controllo ed applicazione convenzioni CONSIP finalizzate agli acquisti- Acquisti MEPA

Indicare bisogni alterati per favorire o penalizzare fornitori specifici

MEDIO

21

L’analisi e la gestione del rischio

22

PROBLEM SOLVING

Affrontiamo i problemi

quando si presentano

Un cambiamento di prospettiva 23

PREVENZIONE

Analizzare, prevedere

e pianificare per

EVITARE i problemi

L’analisi e la gestione del rischio

Con il nuovo Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione l’Amministrazione pone a sistema e descrive un <processo>, articolato in fasi, collegate concettualmente e temporalmente, volto a individuare una strategia di prevenzione del fenomeno corruttivo.

L’obiettivo è definire misure concrete da realizzare con certezza e da vigilare quanto ad effettiva applicazione e ad efficacia preventiva della corruzione attraverso:

L’analisi e la gestione del rischio La nostra Strategia

COINVOLGIMENTO DEGLI ATTORI DEL

PROCESSO (DIRIGENTI, O.I.V.,

UTENTI, TASK FORCE,..)

COORDINAMENTO CON IL CICLO DELLE

PERFORMANCE

DEFINIZIONE DEL CONTESTO PER

UNA VALUTAZIONE DEL DIVERSO

LIVELLO DI ESPOSIZIONE AL

FENOMENO CORRUTTIVO

24

WORK IN PROGRESS

Monitoraggio delle attività nell’ambito delle quali è più elevato il

rischio corruzione e adozione delle relative misure di prevenzione

Mappatura dei processi

Valutazione del rischio per ciascun processo

Trattamento del rischio

IL METODO

Comprensione degli obiettivi a livello organizzativo, dei sistemi, processi,

risorse, indicatori chiave di performance

Individuazione delle aree maggiormente a rischio corruzione

Indicazione degli interventi organizzativi volti a prevenire il medesimo rischio

GLI OBIETTIVI

L’analisi e la gestione del rischio

25

Le attività con più elevato rischio di corruzione: l’evento corruttivo

Prevalenza

dell’interesse

privato a discapito

di quello pubblico

EVENTO

CORRUTTIVO

Azione/Omissione

consapevole

Azione/Omissione

consapevoleb 2.0)

Azione/Omissione

consapevole

Prevalenza

dell’interesse

privato a discapito

di quello pubblico

Uso distorto di

poteri pubblici

Direzione Generale – Unità Organizzativa Controllo di Gestione e Reporting

Il concetto di corruzione deve essere inteso in senso lato come comprensivo delle varie

situazioni in cui, nel corso dell'attività amministrativa, si riscontri l'abuso da parte di un

soggetto del potere a lui affidato al fine di ottenere vantaggi privati.

L’analisi e la gestione del rischio (3)

26

27

L’analisi e la gestione del rischio Il Metodo

REQUISITI:

• Assicurare la maggior sistematicità al fine di garantire

l’identificazione di tutti i rischi possibili;

• Consentire la formulazione di un giudizio di gravità

del rischio;

• Tener conto delle misure già in essere;

• Consentire l’individuazione delle misure di

prevenzione necessarie;

• Stabilire il programma di attuazione delle stesse in base

ad un ordine di priorità.

FASE DI PROGETTAZIONE DI AZIONI CORRETTIVE MIRATE ALLA RIDUZIONE DEL RISCHIO

FASE DI ANALISI

Per assicurare una valutazione puntuale del rischio corruzione si è scelto di utilizzare la

metodologia FMEA, diffusa nel settore delle aziende private. Per una completa ed

esaustiva mappatura delle attività a rischio, i responsabili dei processi, di cui si vuole

analizzare il rischio, utilizzeranno il metodo “Failure modes and effects analysis”

(FMEA) al fine di individuare:

Attività a rischio;

Tipologia e grado di rischio iniziali;

Azioni correttive e grado di rischio al termine dell’azione.

L’implementazione del metodo FMEA si svilupperà attraverso due fasi:

La metodologia per la valutazione del rischio e per la sua riduzione

L’analisi e la gestione del rischio

Direzione Generale – Unità Organizzativa Controllo di Gestione e Reporting

(6)

28

29

L’analisi e la gestione del rischio Il Metodo

Failure modes: Come può andare storto qualcosa?

Effects: Quali sono le conseguenze?

Analisi

Che possiamo fare per ridurre il rischio?

Progettazione:

30

L’analisi e la gestione del rischio Il Metodo

Analisi

Processo/Attività a rischio

Tipologia del rischio potenziale/ modalità di

accadimento della corruzione

Procedure di ammissione a corsi a numero chiuso o programmato (corsi di

laurea, specializzazione, dottorati, masters, assegni

di ricerca, corsi di perfezionamento post

lauream, etc.).

Diffondere informazioni riservate, alterare atti e valutazioni o omettere

verifiche e atti dovuti per favorire o penalizzare

candidati.

Effetto potenziale dell'evento corruttivo

Lesione dei diritti dei candidati

Lesione all'immagine dell'Ateneo

Procedimenti giudiziari

Strumenti di prevenzione

attuali

estrazione a sorte dei test, test

elaborati in altre sedi, compiti anonimi, ..

31

L’analisi e la gestione del rischio Il Metodo

Analisi

G = gravità dell’effetto

(1 bassa - 5 alta) Iniziale

P = probabilità di accadimento

(1 bassa - 5 alta) iniziale

R = possibilità di rilevamento da

parte dei controlli (1 alta - 5 bassa)

Iniziale

Indice di priorità del rischio

RPN=PxGxN

G=5 P=4 R=3 RPN=60

32

L’analisi e la gestione del rischio Il Metodo

Analisi

RPN > 70 Rischio ELEVATO: prioritario e

obbligatorio attuare azioni per ridurlo

40<RPN<70 Rischio MODERATO: obbligatorio

intervenire per ridurlo

20<RPN<40 Rischio BASSO: Azioni non

obbligatorie

RPN< 20 Rischio MOLTO BASSO: Nessuna

azione richiesta

33

L’analisi e la gestione del rischio Il Metodo

Processo/Attività a rischio

Tipologia del rischio potenziale/ modalità di

accadimento della corruzione

Procedure di ammissione a corsi a numero chiuso o programmato (corsi di

laurea, specializzazione, dottorati, masters, assegni

di ricerca, corsi di perfezionamento post

lauream, etc.).

Diffondere informazioni riservate, alterare atti e valutazioni o omettere

verifiche e atti dovuti per favorire o penalizzare

candidati.

Effetto potenziale dell'evento corruttivo

Lesione dei diritti dei candidati

Lesione all'immagine dell'Ateneo

Procedimenti giudiziari

Strumenti di prevenzione

attuali

estrazione a sorte dei test, test

elaborati in altre sedi, compiti anonimi, ..

Gestione

AZIONI CORRETTIVE

34

L’analisi e la gestione del rischio Il Metodo

Gestione

G = gravità dell’effetto

(1 bassa - 5 alta) finale

P = probabilità di accadimento

(1 bassa - 5 alta) finale

R = possibilità di rilevamento da

parte dei controlli (1 alta - 5 bassa)

finale

Indice di priorità del rischio

RPN=PxGxN

G=5 P=4 R=3 RPN= 60

G=5 P=1 R=3 RPN= 15

I Principi per una efficace Gestione del Rischio

La gestione del rischio è parte integrante di

tutti i processi dell’organizzazione

La‏gestione‏del‏rischio‏non‏è‏un’attività‏indipendente,‏separata‏dalle

attività‏e‏dai‏processi‏principali‏dell’organizzazione.‏Essa‏è‏parte‏integrante‏di

tali processi inclusi la pianificazione strategica e tutti i processi di gestione dei

progetti e del cambiamento.

La gestione del rischio è sistematica, strutturata e

tempestiva

Un approccio sistematico, tempestivo e strutturato alla gestione

del

rischio‏contribuisce‏all’efficienza‏ed‏a‏risultati‏coerenti,‏

confrontabili ed affidabili.

La gestione del rischio è trasparente e

inclusiva Il coinvolgimento appropriato e tempestivo dei responsabili delle decisioni,

a‏tutti‏i‏livelli‏dell’organizzazione,‏assicura‏che‏la‏gestione‏del‏rischio‏

rimanga pertinente ed aggiornata. Tale coinvolgimento permette, inoltre,

che‏i‏portatori‏d’interesse‏siano‏opportunamente‏rappresentati‏e‏che‏i‏loro‏

punti di vista siano presi in considerazione nel definire i criteri di rischio.

L’analisi e la gestione del rischio

35

1/2

La gestione del rischio è

dinamica

La gestione del rischio è sensibile e risponde al cambiamento

continuamente. Ogni qual volta accadono eventi esterni ed interni,

cambiano il contesto e la conoscenza, si attuano il monitoraggio

ed il

riesame, emergono nuovi rischi, alcuni rischi si modificano ed altri

scompaiono.

La gestione del rischio favorisce il

miglioramento continuo dell’organizzazione

Le organizzazioni dovrebbero sviluppare ed attuare strategie per

migliorare la maturità della propria gestione del rischio insieme a

tutti gli altri aspetti della propria organizzazione.

L’analisi e la gestione del rischio I Principi per una efficace Gestione del Rischio

36

2/2

Protocolli di legalità (art.1, comma 17, legge n.190/2012)

Le stazioni appaltanti possono prevedere negli avvisi, bandi di gara o lettere di invito che il mancato rispetto dei Protocolli di legalità o nei patti di integrità costituisce causa di esclusione dalla gara.

Il PTPC di Unime attesta che il nostro Ateneo ha stipulato il “Protocollo di legalità Carlo Alberto Dalla Chiesa”, stipulato, tra gli altri, dal Ministero dell’Interno, dalla Regione Sicilia e dalle Prefetture siciliane per partecipare ad una azione di prevenzione rivolta a garantire permanentemente il miglioramento delle condizioni di convivenza civile e di sicurezza dei cittadini nonché a favorire la collaborazione nella lotta alla criminalità. Il protocollo dispone controlli e monitoraggi ulteriori rispetto a quelli ordinari e prevede l’inserimento nei bandi di gara di apposite clausole di autotutela, allo scopo di scongiurare i tentativi di turbativa d’asta.

Tavola n.14

PATTI DI INTEGRITA’ NEGLI

AFFIDAMENTI

TAVOLA N. 14

Art. 1, comma 17, della legge 190/2012 RIFERIMENTI

NORMAT IVI

• predisposizione ed utilizzo protocolli di legalità o patti di

integrità per l’affidamento di commesse

AMMINIST RAZIONI

DEST INATARIE

DELLE MISURE

Amministrazioni pubbliche, di cui all’art.1, comma 2, del

D. lgs. 165/2001

g p

• inserimento negli avvisi, nei bandi di gara e nelle lettere di

invito la clausola di salvaguardia che il mancato rispetto del

protocollo di legalità o del patto di integrità dà luogo

all’esclusione dalla gara e alla risoluzione del contratto.

MISURE DA

ATTUARE

Decorrenza immediata, misura da riprodurre nell’ambito del

P.T.P.C.

T ERMINE P.A.

DIVERSE DA

QUELLE REGIONALI

E LOCALI

R bil d ll i d ll iSOGGETT I

T ERMINE P.A.

REGIONALI

E LOCALI

Decorrenza immediata, misura da riprodurre nell’ambito del

P.T.P.C.

• Responsabile della prevenzione della corruzione

• Dirigente responsabile dell’area appalti

SOGGETT I

COMPET ENT I

ALL’ADOZIONE

DELLE MISURE

DIPARTIMENTO DELLA FUNZIONE PUBBLICA

SERVIZIO STUDI E CONSULENZA TRATTAMENTO DEL PERSONALE

Misure obbligatorie

Codici di comportamento

Le pubbliche amministrazioni di cui all’art. 1, comma 2, del d.lgs. n. 165 del 2001 devono:

provvedere all’adozione di un proprio Codice di comportamento, tenendo presenti eventuali linee guida dell’ANAC e curando le procedure di partecipazione; il Codice settoriale prevede regole comportamentali specifiche, differenziate a seconda delle aree di competenza e calibrate sulle diverse professionalità; il Codice deve avere un approccio concreto per consentire al dipendente di comprendere con facilita il comportamento eticamente e giuridicamente adeguato nelle situazioni critiche, individuando guide comportamentali per i vari casi e fornendo i riferimenti ai soggetti interni all’amministrazione per un confronto nei casi di dubbio circa il comportamento da seguire;

predisporre o modificare gli schemi tipo di incarico, contratto, bando, inserendo la condizione dell’osservanza dei Codici di comportamento per i collaboratori esterni a qualsiasi titolo, per i collaboratori delle ditte fornitrici di beni o servizi od opere a favore dell’amministrazione, nonché prevedendo la risoluzione o la decadenza dal rapporto in caso di violazione degli obblighi derivanti dai Codici;

programmare adeguate iniziative di formazione sui Codici;

verificare l’adeguatezza dell’organizzazione per lo svolgimento dei procedimenti disciplinari.

Misure obbligatorie

Tavola n.4 PNA

delle funzioni attribuite al

dipendente

RIFERIMENTI

CODICE DI COMPORTAMENTO

• Art. 54, D. lgs. 165/2001 come modificato dall’art. 1,

TAVOLA N. 4

RIFERIMENTI

NORMATIVI

AMMINISTRAZIONI

DESTINATARIE

DELLE MISURE

, g ,

comma 44, L. 190/2012

• d.P.R. 62/2013

• Amministrazioni pubbliche, di cui all’art. 1, comma 2, del

D. Lgs. 165/2001

•Adozione di un Codice di comportamento che integri e

specifichi il Codice adottato dal Governo.

• Adeguamento degli atti di incarico e dei contratti alle

MISURE DA

ATTUARE

DELLE MISURE

previsioni del Codice

• Formazione per la corretta conoscenza e applicazione del

Codice

•Verifica annuale dello stato di applicazione del Codice

attraverso l’U.P.D.

• Aggiornamento delle competenze dell’U.P.D. alle previsioni

del Codice

• Monitoraggio annuale sulla attuazione del Codice gg

.

Decorrenza immediata, misura da riprodurre nell’ambito

del P.T.P.C.

TERMINE P.A.

DIVERSE DA

QUELLE REGIONALI

E LOCALI

TERMINE P A

• Organo di indirizzo politico

• Responsabile della prevenzione

• O I V

SOGGETTI

COMPETENTI

ALL’ADOZIONE

180 giorni dalla data di entrata in vigore del

Codice approvato con d.P.R. 62/2013, misura da

riprodurre nell’ambito del P.T.P.C.

TERMINE P.A.

REGIONALI E

LOCALI

• O.I.V.

• U.P.D.

• Organi delle associazioni di categoria di ciascuna

Magistratura e dell’Avvocatura dello Stato

ALL ADOZIONE

DELLE MISURE

DIPARTIMENTO DELLA FUNZIONE PUBBLICA

SERVIZIO STUDI E CONSULENZA TRATTAMENTO DEL PERSONALE

RIFERIMENT I

CODICE DI COMPORTAMENTO

• Art. 54, D. lgs. 165/2001 come modificato dall’art. 1,

TAVOLA N. 4

RIFERIMENT I

NORMAT IVI

AMMINIST RAZIONI

DESTINAT ARIE

DELLE MISURE

, g ,

comma 44, L. 190/2012

• d.P.R. 62/2013

• Amministrazioni pubbliche, di cui all’art. 1, comma 2, del

D. Lgs. 165/2001

•Adozione di un Codice di comportamento che integri e

specifichi il Codice adottato dal Governo.

• Adeguamento degli atti di incarico e dei contratti alle

MISURE DA

AT T UARE

DELLE MISURE

previsioni del Codice

• Formazione per la corretta conoscenza e applicazione del

Codice

•Verifica annuale dello stato di applicazione del Codice

attraverso l’U.P.D.

• Aggiornamento delle competenze dell’U.P.D. alle previsioni

del Codice

• Monitoraggio annuale sulla attuazione del Codice gg

.

Decorrenza immediata, misura da riprodurre nell’ambito

del P.T.P.C.

T ERMINE P.A.

DIVERSE DA

QUELLE REGIONALI

E LOCALI

T ERMINE P A

• Organo di indirizzo politico

• Responsabile della prevenzione

• O I V

SOGGET T I

COMPET ENT I

ALL’ADOZIONE

180 giorni dalla data di entrata in vigore del

Codice approvato con d.P.R. 62/2013, misura da

riprodurre nell’ambito del P.T.P.C.

T ERMINE P.A.

REGIONALI E

LOCALI

• O.I.V.

• U.P.D.

• Organi delle associazioni di categoria di ciascuna

Magistratura e dell’Avvocatura dello Stato

ALL ADOZIONE

DELLE MISURE

DIPARTIMENTO DELLA FUNZIONE PUBBLICA

SERVIZIO STUDI E CONSULENZA TRATTAMENTO DEL PERSONALE

Misure obbligatorie

Codici di comportamento

Rotazione degli incarichi

PNA (All. 1) – PTPC Unime

Secondo il PNA (all. 1), “L’alternanza tra più professionisti nell’assunzione delle decisioni e nella gestione delle procedure riduce il rischio che possano crearsi relazioni particolari tra amministrazioni ed utenti, con il conseguente consolidarsi di situazioni di privilegio e l’aspettativa a risposte illegali improntate a collusione”.

La rotazione del personale è, inoltre, prevista nell’ambito delle misure gestionali proprie del dirigente. L’art. 16, comma 1, lett.1 quater, del d.lgs. n.165/2001 prevede che i dirigenti dispongono con provvedimento motivato la rotazione del personale nei casi di avvio di procedimenti penali o disciplinari per condotte di natura corruttiva.

La rotazione del personale costituisce un aspetto delicato e complesso e si pone in contrapposizione con il principio della continuità dell’azione amministrativa e della valorizzazione delle professionalità acquisite. Può costituire forte ostacolo alla rotazione anche la dimensione degli uffici e la quantità dei dipendenti operanti. La rotazione è oggettivamente più semplice laddove le risorse siano maggiori. Pertanto, deve essere effettuata con criteri efficaci e mirati al fine di mantenere lo standard qualitativo degli uffici e dei servizi.

Misure obbligatorie

Rotazione degli incarichi

PNA (All. 1) – PTPC Unime Principi generali

relativamente al personale che opera nelle aree più a rischio di corruzione, effettuare una ricognizione individuando le unità più agilmente “fungibili”;

recepire per il personale dirigenziale i criteri indicati dal PNA in merito alla durata degli incarichi e identificare “un nocciolo duro di professionalità per lo svolgimento delle attività proprie di ciascun ufficio o servizio a rischio di corruzione”, allo scopo di assicurare la continuità. Il nocciolo duro non riguarda le persone, ma le competenze. Riguardo alla rotazione del personale dirigenziale addetto alle aree a più elevato rischio di corruzione, il PNA indica che “la durata dell’incarico deve essere fissata al limite minimo legale”, che è di tre anni;

per il personale non dirigenziale, secondo il PNA, “la durata di permanenza nel settore deve essere prefissata da ciascuna amministrazione secondo criteri di ragionevolezza, preferibilmente non superiore a 5 anni”. Il PNA evidenzia che “il livello di professionalità indispensabile è graduato in maniera differente a seconda del ruolo rivestito nell’unità organizzativa (responsabile o addetto)”.

Misure obbligatorie

• tendenzialmente, è maggiormente fungibile la professionalità medio-bassa. Ma è proprio la professionalità medio-alta che generalmente si innesta in incarichi di vertice che possono rivelarsi a particolare rischio per l’esercizio dei poteri discrezionali;

• agevola il processo di rotazione il potere, proprio del dirigente in qualità di datore di lavoro, di “mutare il profilo professionale di inquadramento del dipendente, nell’ambito delle mansioni equivalenti nell’ambito dell’area o qualifica di appartenenza”, fondamentale per attuare la misura;

• se non è possibile effettuare la rotazione del personale, effettuare la rotazione dei procedimenti amministrativi.

Tavola n. 5 PNA

Tavola n. 5 PNA

Art. 1 RIFERIMENT I

ROTAZIONE DEL PERSONALE

TAVOLA N. 5

• comma 4, lett. e)

• comma 5, lett. b)

• comma 10, lett. b)

• art. 16, comma 1, lett. l-quater del D. lgs. 165/2001

RIFERIMENT I

NORMAT IVI

AMMINISTRAZIONI

L. 190/2012

Adozione di direttive interne per assicurare la rotazione del

personale dirigenziale e del personale con funzioni di

responsabilità operante nelle aree a rischio corruzione, tra cui:

AMMINISTRAZIONI

DEST INATARIE

DELLE MISURE

• Amministrazioni pubbliche, di cui all’art. 1, comma 2, del

D. lgs. 165/2001

responsabilità operante nelle aree a rischio corruzione, tra cui:

• Individuare modalità di attuazione della rotazione

• Prevedere il criterio di rotazione nell’atto di indirizzo relativo

ai criteri per il conferimento degli incarichi

• Prevedere la revoca o assegnazione ad altro incarico per avvio

di procedimento penale o disciplinare

MISURE DA

AT TUARE

Decorrenza immediata, misura da riprodurre nell’ ambito del

P.T.P.C.

TERMINE P.A.

DIVERSE DA QUELLE

REGIONELI E LOCALI

TERMINE P.A. Decorrenza immediata, misura da riprodurre nell’ambito del

• Organo di indirizzo politico

• Responsabile della prevenzione della corruzione

• Dirigente responsabile del personale

SOGGETT I

COMPETENTI

ALL’ADOZIONE

REGIONALI E

LOCALI

P.T.P.C.

g p p

DELLE MISURE

DIPARTIMENTO DELLA FUNZIONE PUBBLICA

SERVIZIO STUDI E CONSULENZA TRATTAMENTO DEL PERSONALE

Misure obbligatorie

Conflitto di interessi

Il responsabile del procedimento e i titolari degli uffici competenti ad

adottare i pareri, le valutazioni tecniche, gli atti endoprocedimentali e il

provvedimento finale devono astenersi in caso di conflitto di interessi,

segnalando ogni situazione di conflitto, anche potenziale.

La norma contiene due prescrizioni:

• è stabilito un obbligo di astensione;

• è previsto un dovere di segnalazione a carico dei medesimi soggetti.

Tavola n. 6 PNA

conflitto, anche potenziale, di interessi, che

pregiudichino l'esercizio imparziale delle funzioni attribuite

OBBLIGO DI ASTENSIONE IN CASO

DI CONFLITTO DI INTERESSE

TAVOLA N. 6

• Art. 6 bis, della L. 241/1990

• d.P.R. 62/2013

RIFERIMENT I

NORMATIVI

AMMINIST RAZIONI Amministrazioni pubbliche di cui all’art 1 comma 2 del AMMINISTRAZIONI

DEST INATARIE

DELLE MISURE

Amministrazioni pubbliche, di cui all art. 1, comma 2, del

D. lgs. 165/2001

Adeguate iniziative di formazione/informazioneMISURE DA

ATT UARE

TERMINE P.A.

g

Decorrenza immediata, misura da riprodurre nell’ambito del

P T P C e del P F P

TERMINE P.A.

REGIONALI E

DIVERSE DA

QUELLE REGIONALI

E LOCALI

P.T.P.C. e del P.F.P.

Decorrenza immediata, misura da riprodurre nell’ambito del

P T P C e del P F PREGIONALI E

LOCALI

SOGGET T I

COMPETENT I

ALL’ADOZIONE

DELLE MISURE

• Responsabile della prevenzione della corruzione

• Dirigente responsabile del personale

P.T.P.C. e del P.F.P.

DELLE MISURE

DIPARTIMENTO DELLA FUNZIONE PUBBLICA

SERVIZIO STUDI E CONSULENZA TRATTAMENTO DEL PERSONALE

OBBLIGO DI ASTENSIONE IN CASO

DI CONFLITTO DI INTERESSE

TAVOLA N. 6

• Art. 6 bis, della L. 241/1990

• d.P.R. 62/2013

RIFERIMENTI

NORMATIVI

AMMINISTRAZIONI Amministrazioni pubbliche di cui all’art 1 comma 2 del AMMINISTRAZIONI

DEST INATARIE

DELLE MISURE

Amministrazioni pubbliche, di cui all art. 1, comma 2, del

D. lgs. 165/2001

Adeguate iniziative di formazione/informazioneMISURE DA

ATTUARE

TERMINE P.A.

g

Decorrenza immediata, misura da riprodurre nell’ambito del

P T P C e del P F P

TERMINE P.A.

REGIONALI E

DIVERSE DA

QUELLE REGIONALI

E LOCALI

P.T.P.C. e del P.F.P.

Decorrenza immediata, misura da riprodurre nell’ambito del

P T P C e del P F PREGIONALI E

LOCALI

SOGGETTI

COMPETENTI

ALL’ADOZIONE

DELLE MISURE

• Responsabile della prevenzione della corruzione

• Dirigente responsabile del personale

P.T.P.C. e del P.F.P.

DELLE MISURE

DIPARTIMENTO DELLA FUNZIONE PUBBLICA

SERVIZIO STUDI E CONSULENZA TRATTAMENTO DEL PERSONALE

Misure obbligatorie

Art. 7 DPR n.62/2013

Obbligo di astensione

Il dipendente si astiene dal partecipare all'adozione di decisioni o ad attività che possano coinvolgere interessi propri, ovvero di suoi parenti, affini entro il secondo grado, del coniuge o di conviventi, oppure di persone con le quali abbia rapporti di frequentazione abituale, ovvero, di soggetti od organizzazioni con cui egli o il coniuge abbia causa pendente o grave inimicizia o rapporti di credito o debito significativi, ovvero di soggetti od organizzazioni di cui sia tutore, curatore, procuratore o agente, ovvero di enti, associazioni anche non riconosciute, comitati, società o stabilimenti di cui sia amministratore o gerente o dirigente. Il dipendente si astiene in ogni altro caso in cui esistano gravi ragioni di convenienza. Sull'astensione decide il responsabile dell'ufficio di appartenenza.

Conflitto di interessi

Misure obbligatorie

Codice di comportamento Unime Art. 7 - Conflitto di interessi e obbligo di astensione

1. Il lavoratore comunica al responsabile dell’ufficio di appartenenza quando ritiene sussistere un conflitto, anche potenziale, tra le attività del proprio ufficio e un interesse personale proprio o degli altri soggetti indicati al precedente art.6.

2. La comunicazione e resa tempestivamente in forma scritta, prima di compiere atti, e contiene ogni informazione utile a valutare la rilevanza del conflitto.

3. II responsabile dell’ufficio di appartenenza, assunte le informazioni necessarie, si pronuncia sulla rilevanza del conflitto di interessi e, se necessario, decide sull’astensione adottando gli atti conseguenti, dandone comunicazione scritta al lavoratore interessato.

4. Qualora il conflitto riguardi un dirigente o un altro lavoratore di cui all’art. 2 commi 2 e 3, la decisione e assunta dal Direttore Generale; qualora il conflitto riguardi il Direttore generale, la decisione e assunta dal Rettore.

5. La mancata, tardiva, incompleta o falsa comunicazione determina responsabilità disciplinare.

Misure obbligatorie

Misure Unime

Conflitto di interessi

Al fine di garantire maggiormente il rispetto delle regole di astensione, e stata emanata la Circolare n. 43/2014 – “Direttive in materia di conflitto di interessi” con la finalità di focalizzare l’attenzione sull’obbligo di astensione in caso di conflitto di interesse e sui comportamenti da seguire nel caso in cui sussista un conflitto “anche potenziale”.

Inoltre, in attuazione delle previsioni di cui al paragrafo 5.4 del PTPC 2013-2015, e stato disposto che i responsabili di procedimenti concorsuali o aventi ad oggetto la realizzazioni di lavori, acquisizioni di beni e servizi ed erogazioni di contributi, sussidi, borse di studio compilino, nella fase del procedimento in cui siano noti i nominativi dei candidati, dei partecipanti o dei possibili destinatari, una dichiarazione di insussistenza delle cause di incompatibilità.

La Direttiva, inoltre, ha avvertito i destinatari che verranno effettuati controlli a campione per verificare l’osservanza delle norme in materia di conflitto di interessi nonché la presenza, negli atti del procedimento, delle predette dichiarazioni. E stato allegato un fac-simile di dichiarazione di insussistenza delle cause di incompatibilità.

Misure obbligatorie

PNA (All. 1)

Conferimento e autorizzazione incarichi

Ai fini del conferimento di incarichi e dell’autorizzazione allo svolgimento di incarichi

esterni, l’amministrazione verifica l’insussistenza di situazioni, anche potenziali di

conflitto di interessi. Anche lo svolgimento di incarichi a titolo gratuito deve essere

comunicato all’amministrazione di appartenenza che deve valutare tempestivamente

(5 giorni) la sussistenza di situazioni di conflitto di interesse anche potenziale.

Devono essere comunicati solo gli incarichi che il dipendente è chiamato a svolgere

in considerazione della professionalità che lo caratterizza all’interno

dell’amministrazione di appartenenza.

Tavola n. 7 PNA

delle funzioni attribuite al

dipendente

CONFERIMENTO E

AUTORIZZAZIONE INCARICHI

TAVOLA N. 7

•Art. 53, D. lgs. 165/2001, come modificato dall’art.1, comma

42, della L. 190/2012

• Art. 1, comma 58 bis, della L. 662/1996

RIFERIMENTI

NORMATIVI

AMMINISTRAZIONI • Amministrazioni pubbliche di cui all’art 1 comma 2 D lgs

MISURE DA

AMMINISTRAZIONI

DESTINAT ARIE

DELLE MISURE

• Amministrazioni pubbliche, di cui all art. 1, comma 2, D. lgs.

165/2001

• Adozione dell’atto contenente criteri per il conferimento e

l’autorizzazione di incarichi ATTUARE

T ERMINE P.A.

• Elaborazione e trasmissione di proposte di regolamento per le

amministrazioni

• Approvazione di atti normativi

Decorrenza immediata , misura da riprodurre nell’ambito del

P T P C

TERMINE P.A.

REGIONALI

DIVERSE DA

QUELLE REGIONALI

E LOCALI

P.T.P.C.

90 giorni dalla conclusione dei lavori del tavolo tecnico

lt 180 i i d ll d t d ll’I t REGIONALI

E LOCALI

SOGGETT I

COMPET ENT I

ALL’ADOZIONE

DELLE MISURE

• Organo di indirizzo politico

• Responsabile della prevenzione della corruzione

• Dirigente responsabile del personale

e comunque non oltre 180 giorni dalla data dell Intesa

(24 luglio 2013), misura da riprodurre nell’ambito del

P.T.P.C.

DELLE MISURE

DIPARTIMENTO DELLA FUNZIONE PUBBLICA

SERVIZIO STUDI E CONSULENZA TRATTAMENTO DEL PERSONALE

CONFERIMENTO E

AUTORIZZAZIONE INCARICHI

TAVOLA N. 7

•Art. 53, D. lgs. 165/2001, come modificato dall’art.1, comma

42, della L. 190/2012

• Art. 1, comma 58 bis, della L. 662/1996

RIFERIMENTI

NORMATIVI

AMMINISTRAZIONI • Amministrazioni pubbliche di cui all’art 1 comma 2 D lgs

MISURE DA

AMMINISTRAZIONI

DEST INATARIE

DELLE MISURE

• Amministrazioni pubbliche, di cui all art. 1, comma 2, D. lgs.

165/2001

• Adozione dell’atto contenente criteri per il conferimento e

l’autorizzazione di incarichi ATTUARE

TERMINE P.A.

• Elaborazione e trasmissione di proposte di regolamento per le

amministrazioni

• Approvazione di atti normativi

Decorrenza immediata , misura da riprodurre nell’ambito del

P T P C

TERMINE P.A.

REGIONALI

DIVERSE DA

QUELLE REGIONALI

E LOCALI

P.T.P.C.

90 giorni dalla conclusione dei lavori del tavolo tecnico

lt 180 i i d ll d t d ll’I t REGIONALI

E LOCALI

SOGGETTI

COMPETENTI

ALL’ADOZIONE

DELLE MISURE

• Organo di indirizzo politico

• Responsabile della prevenzione della corruzione

• Dirigente responsabile del personale

e comunque non oltre 180 giorni dalla data dell Intesa

(24 luglio 2013), misura da riprodurre nell’ambito del

P.T.P.C.

DELLE MISURE

DIPARTIMENTO DELLA FUNZIONE PUBBLICA

SERVIZIO STUDI E CONSULENZA TRATTAMENTO DEL PERSONALE

Misure obbligatorie

Il cumulo in capo ad un medesimo dirigente o funzionario di incarichi conferiti dall’amministrazione può comportare il rischio di un’eccessiva concentrazione di potere su un unico centro decisionale.

La concentrazione del potere decisionale aumenta il rischio che l’attività amministrativa possa essere indirizzata verso fini privati o impropri determinati dalla volontà del dirigente stesso.

Inoltre, lo svolgimento di incarichi, soprattutto se extra-istituzionali, da parte del dirigente o del funzionario può realizzare situazioni di conflitto di interesse che possono compromettere il buon andamento dell’azione amministrativa, ponendosi altresì come sintomo dell’evenienza di fatti corruttivi.

Misure obbligatorie

PNA (All. 1)

Conferimento e autorizzazione

incarichi

Incarichi dirigenziali

Inconferibilità e incompatibilità Tavole n. 8 e 9 PNA

delle funzioni attribuite al È stata predisposta un’apposita modulistica. Le dichiarazioni di

insussistenza di cause di inconferibilità e incompatibilità dei dirigenti

sono pubblicate sul sito web, nella sezione “Amministrazione

trasparente”.

INCONFERIBILITA’ PER INCARICHI

DIRIGENZIALI

TAVOLA N. 8

• Capi II, III e IV del D.lgs 39/2013

•Artt. 15, 17, 18 e 20 del D.lgs 39/2013

RIFERIMENTI

NORMATIVI

AMMINISTRAZIONI

DESTINATARIE

DELLE MISURE

•Amministrazioni pubbliche, di cui all’art. 1, comma 2,

del D. Lgs. 165/2001

•Enti pubblici economici

•Società partecipate e da queste controllate

•Enti di diritto privato in controllo pubblico

•Direttive interne per adeguamento degli atti di interpello

relativi al conferimento di incarichi

•Direttive interne affinchè gli interessati rendano la

dichiarazione sostitutiva all’atto del conferimento dell’incarico

MISURE DA

ATTUARE

Decorrenza immediata, misura da riprodurre nell’ambito

del P.T.P.C.

TERMINE P.A.

DIVERSE DA

QUELLE REGIONALI

E LOCALI

SOGGETTI • Organi di indirizzo politico

TERMINE P.A.

REGIONALI E

LOCALI

Decorrenza immediata, misura da riprodurre nell’ambito del

P.T.P.C.

SOGGETTI

COMPETENTI

ALL’ADOZIONE

DELLE MISURE

• Organi di indirizzo politico

• Responsabile della prevenzione della corruzione

• Dirigente responsabile del personale

DIPARTIMENTO DELLA FUNZIONE PUBBLICA

SERVIZIO STUDI E CONSULENZA TRATTAMENTO DEL PERSONALE

INCONFERIBILITA’ PER INCARICHI

DIRIGENZIALI

TAVOLA N. 8

• Capi II, III e IV del D.lgs 39/2013

•Artt. 15, 17, 18 e 20 del D.lgs 39/2013

RIFERIMENTI

NORMATIVI

AMMINISTRAZIONI

DEST INATARIE

DELLE MISURE

•Amministrazioni pubbliche, di cui all’art. 1, comma 2,

del D. Lgs. 165/2001

•Enti pubblici economici

•Società partecipate e da queste controllate

•Enti di diritto privato in controllo pubblico

•Direttive interne per adeguamento degli atti di interpello

relativi al conferimento di incarichi

•Direttive interne affinchè gli interessati rendano la

dichiarazione sostitutiva all’atto del conferimento dell’incarico

MISURE DA

ATTUARE

Decorrenza immediata, misura da riprodurre nell’ambito

del P.T.P.C.

TERMINE P.A.

DIVERSE DA

QUELLE REGIONALI

E LOCALI

SOGGETTI • Organi di indirizzo politico

TERMINE P.A.

REGIONALI E

LOCALI

Decorrenza immediata, misura da riprodurre nell’ambito del

P.T.P.C.

SOGGETTI

COMPETENTI

ALL’ADOZIONE

DELLE MISURE

• Organi di indirizzo politico

• Responsabile della prevenzione della corruzione

• Dirigente responsabile del personale

DIPARTIMENTO DELLA FUNZIONE PUBBLICA

SERVIZIO STUDI E CONSULENZA TRATTAMENTO DEL PERSONALE

INCOMPATIBILITA’ PER

PARTICOLARI POSIZIONI

DIRIGENZIALI

TAVOLA N. 9

• Capi V e VI del D.lgs. 39/2013

• Artt. 15, 19 e 20 del D.lgs. 39/2013RIFERIMENTI

NORMATIVI

DEST INATARI

DEGLI

ADEMPIMENTI

•Amministrazioni pubbliche, di cui all’art. 1, comma 2,

del D. lgs. 165/2001

•Enti pubblici economici

•Società partecipate e da queste controllate

•Enti di diritto privato in controllo pubblico

•Direttive interne per effettuare controlli su situazioni di

incompatibilità e sulle conseguenti determinazioni in caso di

esito positivo del controllo

•Direttive interne per adeguamento degli atti di interpello

relativi al conferimento di incarichi

MISURE DA

ATTUARE

Decorrenza immediata, misura da riprodurre nell’ambito

del P.T.P.C.TERMINE

SOGGETT I

COMPETENTI

ALL’ADOZIONE

DELLE MISURE

• Organi di indirizzo politico

• Responsabile della prevenzione della corruzione

• Dirigente responsabile del personale

DIPARTIMENTO DELLA FUNZIONE PUBBLICA

SERVIZIO STUDI E CONSULENZA TRATTAMENTO DEL PERSONALE

INCOMPATIBILITA’ PER

PARTICOLARI POSIZIONI

DIRIGENZIALI

TAVOLA N. 9

• Capi V e VI del D.lgs. 39/2013

• Artt. 15, 19 e 20 del D.lgs. 39/2013RIFERIMENTI

NORMATIVI

DESTINATARI

DEGLI

ADEMPIMENTI

•Amministrazioni pubbliche, di cui all’art. 1, comma 2,

del D. lgs. 165/2001

•Enti pubblici economici

•Società partecipate e da queste controllate

•Enti di diritto privato in controllo pubblico

•Direttive interne per effettuare controlli su situazioni di

incompatibilità e sulle conseguenti determinazioni in caso di

esito positivo del controllo

•Direttive interne per adeguamento degli atti di interpello

relativi al conferimento di incarichi

MISURE DA

ATTUARE

Decorrenza immediata, misura da riprodurre nell’ambito

del P.T.P.C.TERMINE

SOGGETTI

COMPETENTI

ALL’ADOZIONE

DELLE MISURE

• Organi di indirizzo politico

• Responsabile della prevenzione della corruzione

• Dirigente responsabile del personale

DIPARTIMENTO DELLA FUNZIONE PUBBLICA

SERVIZIO STUDI E CONSULENZA TRATTAMENTO DEL PERSONALE

Si

Misure obbligatorie

Se si riscontra nel corso del rapporto una situazione di incompatibilità, il Responsabile della prevenzione deve contestarla all’interessato che deve rimuovere la causa entro 15 gg. dall’insorgere dalla contestazione.

In caso contrario, l’art. 19 del d. lgs. n.39/2013 prevede la decadenza dall'incarico e la risoluzione del relativo contratto.

Art. 15, comma 3, d. lgs. n. 39/2013

Revoca incarico amm.vo del Responsabile della prevenzione

Il provvedimento di revoca dell'incarico amministrativo di vertice o dirigenziale conferito al soggetto cui sono state affidate le funzioni di responsabile, comunque motivato, è comunicato all'Autorità nazionale anticorruzione che, entro trenta giorni, può formulare una richiesta di riesame qualora rilevi che la revoca sia correlata alle attività svolte dal responsabile in materia di prevenzione della corruzione. Decorso tale termine, la revoca diventa efficace.

Misure obbligatorie

Formazione di commissioni, assegnazioni ad uffici, conferimento di incarichi in caso di condanna per delitti contro la P.A.

Coloro che sono stati condannati anche con sentenza non passata in giudicato per i reati di peculato, malversazione, percezione indebita, concussione e corruzione non possono:

a) fare parte, anche con compiti di segreteria, di commissioni per l’accesso o la selezione ai pubblici impieghi;

b) essere assegnati, anche con funzioni direttive agli uffici preposti alla gestione delle risorse finanziarie e all’acquisizione di beni, servizi e forniture;

c) fare parte delle commissioni per la scelta del contraente per l’affidamento di lavori, forniture e servizi nonché per l’attribuzione di vantaggi economici di qualunque genere.

Misure obbligatorie

Formazione di commissioni, assegnazioni ad uffici, conferimento di incarichi in caso di condanna per delitti contro la P.A.

La preclusione opera in presenza di una sentenza, ivi compresi i casi di patteggiamento, per i delitti contro la pubblica amministrazione anche se la decisione non e ancora irrevocabile ossia non e ancora passata in giudicato; la specifica preclusione riguarda sia l’attribuzione di incarico o l’esercizio delle funzioni dirigenziali sia lo svolgimento di funzioni direttive; pertanto, l’ambito soggettivo della norma riguarda i dirigenti e i funzionari titolari di posizioni organizzative;

la disposizione riguarda i requisiti per la formazione di commissioni e la nomina dei segretari e pertanto la sua violazione si traduce nell’illegittimità del provvedimento conclusivo del procedimento;

la situazione impeditiva viene meno ove venga pronunciata per il medesimo reato una sentenza di assoluzione anche non definitiva.

Misure obbligatorie

Formazione di commissioni, assegnazioni ad uffici, conferimento di incarichi in caso di condanna per delitti contro la P.A.

Tavola n. 11 PNA

delle funzioni attribuite al

dipendente L’accertamento sui procedimenti penali può essere fatto o per acquisizione d’ufficio o

mediante dichiarazione sostitutiva di certificazione resa dall’interessato ai sensi

dell’art. 43 del DPR 445/2000.

L’adozione di meccanismi di rotazione nella formazione delle commissioni

concorsuali o di gara o selettive in genere può ridurre sensibilmente il rischio.

FORMAZIONE DI COMMISSIONI,

ASSEGNAZIONE AGLI UFFICI,

CONFERIMENTO DI INCARICHI IN

CASO DI CONDANNA PER DELITT I

TAVOLA N. 11

•Art. 35 bis, D. lgs. 165/2001, aggiunto dall’art.1, comma 46,

della L. 190/2012

•Art. 1, commi 3, 15, 17, 18 e 20, L. 190/2012

•Art. 16, comma 1, lett. l quater), D.lgs. 165/2001

• Capo II del D.lgs 39/2013

RIFERIMENTI

NORMATIVI

CASO DI CONDANNA PER DELITT I

CONTRO LA P.A.

p g

AMMINISTRAZIONI

DESTINATARIE

DELLE MISURE

•Amministrazioni pubbliche, di cui all’art. 1, comma 2,

del D. Lgs. 165/2001

•Enti pubblici economici

•Società partecipate e da queste controllate

•Enti di diritto privato in controllo pubblico

•Atti normativi di modifica dei regolamenti su commissioni

• Direttive interne per effettuare controlli su precedenti penali

e sulle conseguenti determinazioni in caso di esito positivo del

controllo

•Direttive interne per adeguamento degli atti di interpello per

MISURE DA

ATTUARE

p g g p p

conferimento di incarichi

Decorrenza immediata, misura da riprodurre nell’ambito del

P.T.P.C.

TERMINE P.A.

DIVERSE DA

QUELLE REGIONALI

E LOCALI

SOGGETT I • Organi di indirizzo politico

TERMINE P.A.

REGIONALI E

LOCALI

Decorrenza immediata, misura da riprodurre nell’ambito del

P.T.P.C.

SOGGETT I

COMPETENTI

ALL’ADOZIONE

DELLE MISURE

• Organi di indirizzo politico

• Responsabile della prevenzione della corruzione

• Dirigente responsabile del personale

• Dirigente responsabile dell’area appalti

DIPARTIMENTO DELLA FUNZIONE PUBBLICA

SERVIZIO STUDI E CONSULENZA TRATTAMENTO DEL PERSONALE

FORMAZIONE DI COMMISSIONI,

ASSEGNAZIONE AGLI UFFICI,

CONFERIMENTO DI INCARICHI IN

CASO DI CONDANNA PER DELITT I

TAVOLA N. 11

•Art. 35 bis, D. lgs. 165/2001, aggiunto dall’art.1, comma 46,

della L. 190/2012

•Art. 1, commi 3, 15, 17, 18 e 20, L. 190/2012

•Art. 16, comma 1, lett. l quater), D.lgs. 165/2001

• Capo II del D.lgs 39/2013

RIFERIMENTI

NORMATIVI

CASO DI CONDANNA PER DELITT I

CONTRO LA P.A.

p g

AMMINISTRAZIONI

DEST INATARIE

DELLE MISURE

•Amministrazioni pubbliche, di cui all’art. 1, comma 2,

del D. Lgs. 165/2001

•Enti pubblici economici

•Società partecipate e da queste controllate

•Enti di diritto privato in controllo pubblico

•Atti normativi di modifica dei regolamenti su commissioni

• Direttive interne per effettuare controlli su precedenti penali

e sulle conseguenti determinazioni in caso di esito positivo del

controllo

•Direttive interne per adeguamento degli atti di interpello per

MISURE DA

ATTUARE

p g g p p

conferimento di incarichi

Decorrenza immediata, misura da riprodurre nell’ambito del

P.T.P.C.

TERMINE P.A.

DIVERSE DA

QUELLE REGIONALI

E LOCALI

SOGGETT I • Organi di indirizzo politico

TERMINE P.A.

REGIONALI E

LOCALI

Decorrenza immediata, misura da riprodurre nell’ambito del

P.T.P.C.

SOGGETTI

COMPETENTI

ALL’ADOZIONE

DELLE MISURE

• Organi di indirizzo politico

• Responsabile della prevenzione della corruzione

• Dirigente responsabile del personale

• Dirigente responsabile dell’area appalti

DIPARTIMENTO DELLA FUNZIONE PUBBLICA

SERVIZIO STUDI E CONSULENZA TRATTAMENTO DEL PERSONALE

Tutela del wistleblower (Art. 54 d. lgs. n.165/2001)

IL PUBBLICO DIPENDENTE CHE DENUNCIA O RIFERISCE CONDOTTE ILLECITE:

non può essere sanzionato, licenziato o sottoposto ad una misura discriminatoria, diretta o indiretta, avente effetti sulle condizioni di lavoro per motivi collegati

direttamente o indirettamente alla denuncia

la sua identità non può essere rivelata nell’ambito del procedimento disciplinare senza il suo consenso e, qualora il procedimento sia fondato sulla segnalazione, la sua

identità può essere rilevata solo se assolutamente indispensabile per la difesa dell’incolpato

la denuncia è sottratta al diritto di accesso agli atti

l’interessato o le organizzazioni sindacali segnalano l’adozione di misure discriminatorie al Dip. Funzione Pubblica per i relativi provvedimenti

Tavola n.12 PNA

TUTELA DEL DIPENDENTE PUBBLICO CHE

SEGNALA GLI ILLECIT I

TAVOLA N. 12

Art. 54 bisdel D. lgs. 165/2001, aggiunto dall’art. 1,

51 d ll L 190/2012

RIFERIMENTI

NORMATIVI

SEGNALA GLI ILLECIT I

comma 51, della L. 190/2012NORMATIVI

AMMINISTRAZIONI

DEST INATARIE

DELLE MISURE

Amministrazioni pubbliche, di cui all’art. 1, comma 2, del

D. lgs. 165/2001

• Introduzione di obblighi di riservatezza nel P.T.P.C.

• Sperimentazione di un sistema informatico differenziato e

riservato di ricezione delle segnalazioni

MISURE DA

ATTUARE

TERMINE P.A.

DIVERSE DA QUELLE

REGIONALI E LOCALI

TERMINE P.A.

REGIONALI E

Decorrenza immediata, misura da riprodurre nell’ambito del

P.T.P.C.

Decorrenza immediata misura da riprodurre nell’ambito del

• Responsabile della prevenzione della corruzione

• Dirigente responsabile del personale

• Dirigente responsabile dell’area informatica

• U.P.D.

REGIONALI E

LOCALI

SOGGETTI

COMPETENTI

ALL’ADOZIONE

DELLE MISURE

Decorrenza immediata, misura da riprodurre nell ambito del

P.T.P.C.

DIPARTIMENTO DELLA FUNZIONE PUBBLICA

SERVIZIO STUDI E CONSULENZA TRATTAMENTO DEL PERSONALE

Misure obbligatorie

Tutela del wistleblower

Devono essere obbligatoriamente e tempestivamente trasmesse al Responsabile le informative concernenti:

i provvedimenti e/o notizie provenienti da organi di polizia giudiziaria, o da qualsiasi altra autorità, dai quali si evinca lo svolgimento di indagini, anche nei confronti di ignoti, per reati o illeciti;

i rapporti preparati dai referenti dai quali possano emergere fatti, atti, eventi od omissioni con profili di criticità rispetto all’osservanza delle norme in vigore;

le notizie relative all’effettiva attuazione dei procedimenti disciplinari svolti e delle eventuali sanzioni irrogate ovvero dei provvedimenti di archiviazione di tali procedimenti con le relative motivazioni.

Misure obbligatorie

Tutela del wistleblower – PTPC Unime

ISTRUZIONI PER SEGNALARE FATTI ILLECITI, CORRUTTIVI

O COMPORTAMENTI SCORRETTI

Le presenti istruzioni, basate sulle disposizioni del Piano Nazionale Anticorruzione nonché sul documento “Promozione e tutela delle segnalazioni di rischi e irregolarità nell’interesse pubblico” di Trasparency international Italia – Associazione contro la corruzione, riguardano sia i dipendenti che i terzi che intendano effettuare segnalazioni che non si risolvano in semplici insoddisfazioni della qualità del servizio, ma riguardino specifici fatti corruttivi o eventi che abbiano ad oggetto la segnalazione di fatti illeciti nonché la violazione di regole di comportamento da parte di dipendenti dell’Universita degli Studi di Messina nonché di imprese e/o di aziende e/o di soggetti che con la stessa abbiano rapporti e/o collaborano.

1. Definizioni

1. Il “whistleblower” (segnalante) è chi testimonia un illecito o un’irregolarita sul luogo di lavoro, durante lo svolgimento delle proprie mansioni, e decide di segnalarlo a una persona o un’autorita che possa agire efficacemente al riguardo. Pur rischiando personalmente atti di ritorsione a causa della segnalazione, il segnalante svolge un ruolo di interesse pubblico, dando conoscenza, se possibile tempestiva, di problemi o pericoli all’Amministrazione di appartenenza o alla comunità.

2. Il “whistleblowing” (segnalazione) consiste nelle attività di regolamentazione delle procedure volte a incentivare e proteggere tali segnalazioni.

Misure obbligatorie

Tutela del wistleblower

2. Oggetto della segnalazione

Potranno essere prese in considerazione solo le segnalazioni che riguardano fatti percepiti direttamente dal segnalante. Non potranno essere esaminate segnalazioni fatte sulla base delle “voci correnti” o mere lamentele di carattere personale. Non esiste una lista tassativa di reati o irregolarità che possono costituire l’oggetto della segnalazione. Vengono considerate rilevanti le segnalazioni che riguardano comportamenti, rischi, reati o irregolarità a danno dell’interesse pubblico.

3. La segnalazione (whistleblowing)

Funzione primaria della segnalazione è quella di portare all’attenzione del Responsabile della prevenzione della corruzione i possibili rischi di illecito o negligenza di cui si è venuti a conoscenza. La segnalazione prima di tutto è uno strumento preventivo. Se la segnalazione è sufficientemente circostanziata e completa, potrà essere verificata tempestivamente e con facilità, portando, in caso di effettivo rischio o illecito, innanzitutto a prendere atto del verificarsi di una violazione di un dovere da parte del dipendente, in modo da avviare verifiche sull’effettivo funzionamento degli strumenti di controllo ed avviare l’eventuale procedimento disciplinare. Lo scopo principale della segnalazione è quello di prevenire o risolvere un problema, se possibile, internamente e tempestivamente.

4. Il mittente della segnalazione (whistleblower)

Le segnalazioni possono essere aperte o riservate. In caso di segnalazione riservata,

Misure obbligatorie

Tutela del wistleblower l’identita del segnalante è conosciuta solo da chi riceve la segnalazione. La segnalazione aperta e la segnalazione riservata sono preferibili alle segnalazioni anonime, la cui problematica maggiore è, di solito, l’incompletezza e la carenza di dettagli. Le procedure di whistleblowing funzionano solo se il Responsabile della prevenzione della corruzione riceve segnalazioni precise, complete e verificabili senza ledere i diritti, anche alla privacy, del soggetto segnalato. La tutela dell’anonimato prevista dalla legge n.190/2012 non è sinonimo di accettazione di segnalazione anonima. La misura di tutela introdotta si riferisce alle segnalazioni provenienti da soggetti individuabili e riconoscibili. Pertanto, le segnalazioni anonime saranno prese in considerazione solo se adeguatamente circostanziate e rese con dovizia di particolari in modo da far emergere fatti e situazioni relazionabili a contesti determinati. La segnalazione anonima ha la sola funzione di allerta; è il Responsabile a dover poi approfondire, accertare e verificare le situazioni segnalate. In ogni caso, la tutela dell’identita del segnalante, il divieto di discriminazione e la sottrazione della denuncia dal diritto di accesso garantiscono il segnalante da eventuali ritorsioni e/o vessazioni in ambito lavorativo.

5. Procedura

Nelle more della predisposizione di un sistema informatico di segnalazione, una apposita casella di posta elettronica, [email protected], è dedicata unicamente alla ricezione delle segnalazioni. La casella costituisce un canale differenziato e riservato per ricevere le segnalazioni che sono direttamente convogliate al destinatario, ovvero il Responsabile della prevenzione della corruzione, che, dopo averle esaminate, assumerà le adeguate iniziative del caso.

Misure obbligatorie

Misure di carattere trasversale

Tra le misure di carattere trasversale su cui ha puntato l’Ateneo si segnalano:

la trasparenza, che costituisce oggetto di un’apposita sezione del P.T.P.C. Il P.T.T.I., infatti, come indicato dal PNA, è integrato nel PTPC;

l’informatizzazione dei processi che consente, per tutte le attività dell’amministrazione, la tracciabilità dello sviluppo del processo e riduce quindi il rischio di “blocchi” non controllabili, con emersione delle responsabilità per ciascuna fase;

intensificazione dei controlli tramite questionari e ricognizioni;

l’accesso telematico a dati, documenti e procedimenti e il riutilizzo dei dati, documenti e procedimenti (d.lgs. n. 82 del 2005) per aprire l’amministrazione verso l’esterno e, quindi,favorire la diffusione del patrimonio pubblico e il controllo sull’attivita da parte dell’utenza.

Misure di carattere trasversale

Trasparenza

Art. 1 d. lgs. n.33/2013 - Principio generale di trasparenza

1. La trasparenza è intesa come accessibilità totale delle informazioni concernenti l'organizzazione e l'attività delle pubbliche amministrazioni, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull'utilizzo delle risorse pubbliche.

2. La trasparenza, nel rispetto delle disposizioni in materia di segreto di Stato, di segreto d'ufficio, di segreto statistico e di protezione dei dati personali, concorre ad attuare il principio democratico e i principi costituzionali di eguaglianza, di imparzialità, buon andamento, responsabilità, efficacia ed efficienza nell'utilizzo di risorse pubbliche, integrità e lealtà nel servizio alla nazione. Essa è condizione di garanzia delle libertà individuali e collettive, nonché dei diritti civili, politici e sociali, integra il diritto ad una buona amministrazione e concorre alla realizzazione di una amministrazione aperta, al servizio del cittadino.

3. Le disposizioni del presente decreto, nonché le norme di attuazione adottate ai sensi dell'articolo 48, integrano l'individuazione del livello essenziale delle prestazioni erogate dalle amministrazioni pubbliche a fini di trasparenza, prevenzione, contrasto della corruzione e della cattiva amministrazione, a norma dell'articolo 117, secondo comma, lettera m, della Costituzione e costituiscono altresì esercizio della funzione di coordinamento informativo statistico e informatico dei dati dell'amministrazione statale, regionale e locale, di cui all'articolo 117, secondo comma, lettera r), della Costituzione.

Misure obbligatorie

Misure di carattere trasversale - Unime

Trasparenza

Accesso civico (Art. 5 d. lgs. n.33/2013)

1. L'obbligo previsto dalla normativa vigente in capo alle pubbliche amministrazioni di pubblicare documenti, informazioni o dati comporta il diritto di chiunque di richiedere i medesimi, nei casi in cui sia stata omessa la loro pubblicazione.

2. La richiesta di accesso civico non è sottoposta ad alcuna limitazione quanto alla legittimazione soggettiva del richiedente non deve essere motivata, è gratuita e va presentata al responsabile della trasparenza dell'amministrazione obbligata alla pubblicazione di cui al comma 1, che si pronuncia sulla stessa.

3. L'amministrazione, entro trenta giorni, procede alla pubblicazione nel sito del documento, dell'informazione o del dato richiesto e lo trasmette contestualmente al richiedente, ovvero comunica al medesimo l'avvenuta pubblicazione, indicando il collegamento ipertestuale a quanto richiesto. Se il documento, l'informazione o il dato richiesti risultano già pubblicati nel rispetto della normativa vigente, l'amministrazione indica al richiedente il relativo collegamento ipertestuale.

Rispetto al F.O.I.A. (Freedom of information act) americano del 1966, l’accesso civico ha un ambito più contenuto perché il diritto di accesso del cittadino italiano è limitato solo agli atti e ai documenti che la P.A. ha l’obbligo di pubblicare per legge. Basterebbe modificare il d. lgs. n.33/2013 per limitare il diritto di accesso civico dei cittadini.

Misure obbligatorie

Misure di carattere trasversale - Unime

Trasparenza:

portale integrato d’Ateneo

informatizzazione gestione procedure contratti pubblici

Al fine di garantire la rapidità di inserimento e la pubblicazione dei dati in tempo reale, il Portale integrato di Ateneo è programmato in modo da consentire agli operatori di inserire direttamente, tramite le proprie credenziali di accesso, le informazioni relative agli ambiti di competenza, in modo da incrementarne la consapevolezza e il senso di responsabilità.

Il sistema, programmato sulla base delle specifiche tecniche dell’Autorita, inoltre, assolve sia l’obbligo di pubblicazione sul sito web istituzionale secondo il formato digitale aperto che l’obbligo di trasmissione delle informazioni all’Autorita per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture (AVCP) ai sensi dell'articolo 1, comma 32, della legge 6 novembre 2012, n. 190.

Misure obbligatorie

Misure di carattere trasversale - Unime

Monitoraggio sull’attuazione del PTPC:

Informatizzazione del processo di gestione del ciclo della performance

E’ stato progettato ed implementato un nuovo strumento informativo per la gestione del ciclo della performance, che consente, tra l’altro, il monitoraggio in tempo reale del perseguimento degli obiettivi strategici e operativi, organizzativi e individuali, legati alla trasparenza e alla prevenzione della corruzione. Tramite il sistema, il Direttore generale può controllare in tempo reale l’andamento del ciclo delle performance e il grado di raggiungimento degli obiettivi assegnati. L’andamento a regime, oltre a fungere da “cruscotto gestionale” per il Direttore generale, assolve anche alla funzione di monitorare l’attuazione del PTPC, attraverso il controllo della realizzazione degli obiettivi di trasparenza e prevenzione della corruzione.

Misure obbligatorie

L’uso delle tecnologie informatiche ha una molteplice funzionalità, in quanto:

•velocizza l’inserimento dei dati e la loro visibilità

•rende trasparenti i processi e agevola i flussi informativi

•identifica oggettivamente e chiaramente i responsabili

L’automatizzazione dei processi amministrativi può ridurre la discrezionalità (rallentamento o accelerazione dell’iter di una pratica, inserimento in liste ecc.) e può essere uno strumento utile per il rispetto dei termini procedimentali.

Misure di carattere trasversale – Unime

Questionari e ricognizioni

Nel corso dell’anno 2014, l’Universita ha proseguito l’attivita intrapresa con i controlli a campione avviati nel corso dell’anno 2013, effettuati tramite la compilazione, da parte dei componenti delle commissioni delle procedure concorsuali per l’abilitazione scientifica nazionale, di questionari finalizzati alla prevenzione dei fenomeni di corruzione.

In attuazione di quanto previsto alla Sezione 5.4 del PTPC 2013-2015, sono stati effettuati controlli a campione nei settori relativi all’affidamento di lavori, servizi e forniture per finalità di prevenzione della corruzione, attraverso la distribuzione di appositi questionari aventi ad oggetto quesiti relativi alla correttezza ed alla legittimità dei procedimenti e dei comportamenti tenuti dai componenti delle Commissioni giudicatrici e dai responsabili dei procedimenti, da far compilare ai partecipanti non vincitori delle suddette procedure.

Sono state pertanto inviate alle Ditte, seconde classificate in una serie di procedimenti di gara, scelte dall’elenco fornito dagli uffici competenti, secondo un criterio casuale di dieci in dieci, apposite note al fine di segnalare eventuali irregolarità riscontrate nelle attività amministrative svolte dall’Ateneo.

I controlli proseguiranno nel corso dell’anno 2015.

Misure ulteriori

PNA (all 4) – Elenco esemplificativo misure ulteriori

a) Intensificazione dei controlli a campione sulle dichiarazioni sostitutive di certificazione e di atto notorio rese dai dipendenti e dagli utenti ai sensi degli artt. 46-49 del d.P.R. n. 445 del 2000 (artt. 71 e 72 del d.P.R. n. 445 del 2000).

b) Razionalizzazione organizzativa dei controlli di cui al punto a) mediante potenziamento del servizio ispettivo dell’amministrazione (art. 1, comma 62, l. n. 662 del 1996) rispetto a tutte le verifiche sulle dichiarazioni (art. 72 d.P.R. n. 445 del 2000).

c) Promozione di convenzioni tra amministrazioni per l’accesso alle banche dati istituzionali contenenti informazioni e dati relativi a stati, qualità personali e fatti di cui agli artt. 46 e 47 del d.P.R. n. 445 del 2000, disciplinando le modalità di accesso ai dati da parte delle amministrazioni procedenti senza oneri a loro carico (art. 58, comma 2, d.lgs. n. 82 del 2005 – A seguito della modifica, ora accesso ai dati tramite collaborazione applicativa).

d) Affidamento delle ispezioni, dei controlli e degli atti di vigilanza di competenza dell’amministrazione ad almeno due dipendenti abbinati secondo rotazione casuale.

e) Previsione della presenza di più funzionari in occasione dello svolgimento di procedure o procedimenti “sensibili”, anche se la responsabilità del procedimento o del processo e affidata ad un unico funzionario.

f) Individuazione di “orari di disponibilita” dell’U.P.D. durante i quali i funzionari addetti sono disponibili ad ascoltare ed indirizzare i dipendenti dell’amministrazione su situazioni o comportamenti, al fine di prevenire la commissione di fatti corruttivi e di illeciti disciplinari (art. 15, comma 3, d.P.R. n. 62 del 2013).

Misure ulteriori

g) Pubblicazione sul sito internet dell’amministrazione di casi esemplificativi anonimi, tratti dall’esperienza concreta dell’amministrazione, in cui si prospetta il comportamento non adeguato, che realizza l’illecito disciplinare, e il comportamento che invece sarebbe stato adeguato, anche sulla base dei pareri resi dalla C.I.V.I.T. ai sensi dell’art. 1, comma 2, lett. d), della l. n. 190 del 2012.

h) Inserire apposite disposizioni nei Codici di comportamento settoriali per fronteggiare situazioni di rischio specifico (ad es. per particolari tipologie professionali, per condotte standard da seguire in particolari situazioni, come nel caso di accessi presso l’utenza).

i) Introduzione di procedure che prevedano che i verbali relativi ai servizi svolti presso l’utenza debbano essere sempre sottoscritti dall’utente destinatario.

j) In caso di delega di potere, programmazione ed effettuazione di controlli a campione sulle modalita di esercizio della delega.

k) Nell’ambito delle strutture esistenti (es. U.R.P.), individuazione di appositi uffici per curano il rapporto con le associazioni e le categorie di utenti esterni (canali di ascolto), in modo da raccogliere suggerimenti, proposte sulla prevenzione della corruzione e segnalazioni di illecito, e veicolare le informazioni agli uffici competenti. Cio avviene utilizzando tutti i canali di comunicazione possibili, dal tradizionale numero verde, alle segnalazioni via web ai social media.

l) Regolazione dell’esercizio della discrezionalita nei procedimenti amministrativi e nei processi di attivita, mediante circolari o direttive interne, in modo che lo scostamento dalle indicazioni generali debba essere motivato; creazione di flussi informativi su deroghe e sugli scostamenti.

m) Prevedere meccanismi di raccordo tra i servizi competenti a gestire il personale (mediante consultazione obbligatoria e richiesta di avviso dell’U.P.D.) al fine di consentire la valutazione complessiva dei dipendenti anche dal punto di vista comportamentale, in particolare stabilendo un raccordo tra l’ufficio di appartenenza del dipendente, il servizio del personale competente al rilascio di autorizzazioni allo svolgimento di incarichi extraistituzionali e l’U.P.D.. Cio con l’obiettivo di far acquisire rilevo alle situazioni in cui sono state irrogate sanzioni disciplinari a carico di un soggetto ovvero si sta svolgendo nei suoi confornti un procedimento disciplinare al fine a) della preclusione allo svolgimento di incarichi aggiuntivi o extraistituzionali e b) della valutazione della performance e del riconoscimento della retribuzione accessoria ad essa collegata (la commissione di illecito disciplinare o comunque l’esistenza di un procedimento disciplinare pendente viene considerata – anche in relazione alla tipologia di illecito – ai fini del conferimento di incarichi aggiuntivi e/o dell’autorizzazione allo svolgimento di incarichi extra-istituzionali; l’irrogazione di sanzioni disciplinari costituisce un elemento di ostacolo alla valutazione positiva per il periodo di riferimento e, quindi, alla corresponsione di trattamenti accessori collegati).

n) Svolgimento di incontri e riunioni periodiche tra dirigenti competenti in settori diversi per finalita di aggiornamento sull’attivita dell’amministrazione, circolazione delle informazioni e confronto sulle soluzioni gestionali.

o) Nell’ambito delle risorse disponibili, informatizzazione del servizio di gestione del personale.

p) Nell’ambito delle risorse disponibili, creazione di meccanismi di raccordo tra le banche dati istituzionali dell’amministrazione, in modo da realizzare adeguati raccordi informativi tra i vari settori dell’amministrazione.

1. Ridurre le opportunità che si manifestino casi di

corruzione

2. Aumentare la capacità di scoprire casi di corruzione

3. Creare un contesto

sfavorevole alla corruzione

I Macro Obiettivi previsti nel PNA

Il P.T.P.C. è un programma di attività con indicazione delle aree di rischio, dei

rischi specifici e delle misure da implementare perseguendo i macro obiettivi

chiariti nel PNA:

Gli obiettivi del Piano

Gli Obiettivi Operativi

Nel Piano per la Performance per l’anno 2015 sono posti alle strutture organizzative

dell’Ateneo gli obiettivi relativi alla realizzazione compiuta del piano anticorruzione.

COMPLETAMENTO

MAPPATURA PROCESSI A RISCHIO

PROGRAMMAZIONE AZIONI DI RIDUZIONE

DEL RISCHIO

PIANIFICAZIONE E ATTUAZIONE ATTIVITA’ DI FORMAZIONE MIRATE AL CONTRASTO ALLA CORRUZIONE

REDAZIONE E PUBBLICAZIO

NE DELLE CARTE DEI

SERVIZI

PROGETTAZIONE E IMPLEMENTAZIONE SISTEMI DI VERIFICA, AUDIT, MONITORAGGIO E VIGILANZA

REVISIONE TABELLE

PROCEDIMENTI AMMINISTRATIVI

70

La valutazione di tali obiettivi sarà parte della valutazione complessiva della

performance organizzativa delle strutture, di quella dei dirigenti e di tutto il

personale tecnico/amministrativo.

Gli obiettivi del Piano

E’ necessario assicurarsi che le misure pianificate

siano effettivamente adottate!

I Controlli

71

Verificare corretta attuazione norme, regolamenti

e misure di prevenzione

Richiedere in qualsiasi momento ai responsabili di procedimento

informazioni in merito ai termini di conclusione dei procedimenti e motivazione scritta riguardante l’adozione di un provvedimento

finale

Verificare e chiedere delucidazioni per iscritto e verbalmente a tutti i dipendenti

su comportamenti che possano ricondursi ad attività corruttive e illegali.

Effettuare ispezioni e verifiche presso ciascun ufficio, per procedere al

controllo del rispetto delle condizioni di correttezza e legittimità dei

procedimenti.

L’attività ispettiva La gestione del rischio si completa con l’azione di monitoraggio che comporta la

valutazione del livello di rischio, tenendo conto delle azioni di risposta ossia della misure di

prevenzione introdotte. Questa fase è finalizzata alla verifica dell'efficacia dei sistemi di

prevenzione adottati e alla successiva messa in atto di ulteriori strategie di prevenzione,

oltre che all’effettiva attuazione delle misure previste.

Corollario di tale fase di monitoraggio è l’attività ispettiva di controllo e prevenzione del

rischio. Il Responsabile della prevenzione della corruzione può:

Le ispezioni e le verifiche avverranno con modalità analoghe alle ispezioni ministeriali e dell’AVCP ora

ANAC.

In fase di applicazione del Piano potrà essere, inoltre, codificata una procedura ad hoc per le attività di

controllo

I Controlli (1)

Direzione Generale – Unità Organizzativa Controllo di Gestione e Reporting 72

L’attività ispettiva Il Responsabile della prevenzione della corruzione può:

Richiedere in qualsiasi momento ai responsabili di

procedimento informazioni in merito ai termini di

conclusione dei procedimenti e motivazione scritta

riguardante l’adozione di un provvedimento finale

Verificare e chiedere delucidazioni per iscritto e

verbalmente a tutti i dipendenti su comportamenti che

possano ricondursi ad attività corruttive e illegali.

Effettuare ispezioni e verifiche presso ciascun ufficio,

per procedere al controllo del rispetto delle condizioni

di correttezza e legittimità dei procedimenti.

73

I Controlli

L’attività ispettiva

Attività

sistematica

di audit dei

processi

74

I Controlli

Verificare la legittimità degli atti adottati

Monitorare il rispetto dei tempi per la conclusione dei

procedimenti

Monitorare i rapporti tra l’Amministrazione e i soggetti

che con essa stipulano contratti o che sono interessati a

procedimenti di autorizzazione, concessione o erogazione di

vantaggi economici di qualunque genere.

Questionari e Ricognizioni

L’osservanza delle norme in materia di conflitti di interesse (Circ. n.43/2014)

La correttezza e la legittimià dei procedimenti e dei comportamenti tenuti dai componenti delle

Commissioni giudicatrici e dai responsabili dei procedimenti nei settori relativi all’affidamento di lavori,

servizi e forniture (attraverso la compilazione di questionari per i partecipanti non vincitori)

I Controlli (2)

Obblighi informativi

Al fine di garantire il rispetto delle regole ed in attuazione di quanto previsto nel PTPC,

sono stati previsti controlli a campione per verificare:

I Responsabili delle strutture, individuate in mappatura, devono dare, con cadenza almeno

semestrale, informazioni scritte al Responsabile della Prevenzione della corruzione

riguardo i procedimenti “a rischio”, indicando i responsabili, i destinatari e i tempi. Tale

informativa persegue precise finalità:

75

Piano Nazionale Anticorruzione approvato con la delibera CIVIT n. 72

dell’11 settembre 2013.

Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione

DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 16 aprile

2013 n. 62

Regolamento recante codice di comportamento dei dipendenti pubblici

DECRETO LEGISLATIVO 14 marzo 2013 n. 33

Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e

diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni.

DECRETO LEGISLATIVO 8 aprile 2013 n. 39

Disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche

amministrazioni e presso gli enti

privati in controllo pubblico

IL QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO

LEGGE 6 novembre 2012 n.

190 Disposizioni per la prevenzione e la

repressione della corruzione e

dell'illegalità nella pubblica

amministrazione

DECRETO-LEGGE 24 giugno 2014 n. 90, convertito con modificazioni dalla L. 11 agosto 2014 n. 114

Art. 19 - Soppressione dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture e definizione delle funzioni dell'Autorità nazionale anticorruzione

76

GRAZIE PER L’ATTENZIONE

Per approfondimenti:

Sezione‏“Amministrazione Trasparente”‏sul‏sito‏web‏

dell’Ateneo

77