60
Accademia Editoriale Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città Author(s): Mario Labate Source: Materiali e discussioni per l'analisi dei testi classici, No. 3 (1979), pp. 9-67 Published by: Fabrizio Serra editore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/40235729 . Accessed: 19/02/2015 15:03 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Fabrizio Serra editore and Accademia Editoriale are collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Materiali e discussioni per l'analisi dei testi classici. http://www.jstor.org This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

  • Upload
    doliem

  • View
    221

  • Download
    1

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

Accademia Editoriale

Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della cittàAuthor(s): Mario LabateSource: Materiali e discussioni per l'analisi dei testi classici, No. 3 (1979), pp. 9-67Published by: Fabrizio Serra editoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/40235729 .

Accessed: 19/02/2015 15:03

Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at .http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp

.JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range ofcontent in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new formsof scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected].

.

Fabrizio Serra editore and Accademia Editoriale are collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extendaccess to Materiali e discussioni per l'analisi dei testi classici.

http://www.jstor.org

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 2: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

Mario Labate Poetica ovidiana dell'elegia: la retorica della città

1. Premessa

L'elegia erotica latina fissa gli elementi costitutivi del suo statuto letterario in un campo di tensioni contrapposte e irri- solte: la tradizione quiritaria, la conquista risentita e gioiosa del privato, le angosce della guerra intestina, la pace di Au- gusto, i mutamenti nel corpo sociale e nel sistema economico, il dilemma fra poesia d'amore e poesia d'impegno civile - e si potrebbe certo continuare. Una vicenda che, in alcuni momenti non marginali, sembra riproporre l'esperienza della «rivoluzione catulliana». Non può sfuggire però l'attualità rinnovata del lascito neoterico, la diversità profonda dell'as- setto ideologico e formale in cui l'elegia latina vede di volta in volta dislocarsi istanze eterogenee antagonistiche, e gli equilibri precari, i dubbi, le crisi. La tentazione di appiattire questa realtà sciogliendone a posteriori le contraddizioni ha

più volte insidiato gli interpreti degli elegiaci romani, spin- gendoli a cercare in ogni singolo poeta l'astratta coerenza con se stesso, a sottovalutare gli elementi dinamici che attraver- sano l'esperienza di ognuno, ancor più nel succedersi delle

generazioni. La valutazione critica della poesia elegiaca sembra avere oggi un passaggio obbligato: il rapporto con i grandi motivi dell'attualità ideologica, il vario atteggiarsi di fronte alle indicazioni culturali rispondenti all'assetto politico-so- ciale, con cui il principe faceva fronte ai laceranti problemi della tes publica \ Purché non si voglia intendere in maniera

1. Ricordo soltanto» fra i contributi più recenti, quelli più specificamente connessi all'elegia amorosa di Ovidio: EJ. Kenney, Nequitiae poeta, in «Ovidiana», Paris 1958, pp. 201-209; E. Pianezzola, Conformismo e anti- conformismo politico nell'Ars Amatoria di Ovidioy « Quad. dell'Ist. di Filol. lat. della Fac. di Mag. dell'Univ. di Padova» 2, 1972, pp. 37-58; S. D'Elia, La società augustea e Ovidioy in « Acta conv. omnium gentium Ovid. studiis fovendis » ITomi agosto 1972] Bucarest 1976, pp. 233-244; J.P. Sullivan, Propertius, Cambridge 1976, pp. 54-75; . Rudd, Lines

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 3: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

10 Mario Lobate

semplificata il meccanismo ideologico della letteratura, cre- dendo sufficiente una registrazione anche attenta dei vari € in- terventi* del poeta sui temi del dibattito etico-politico. C'è poi da organizzare questi dati nei loro rapporti reciproci, c'è da ricostruirne le coerenze con le forze profonde della società e della storia. Ma tutto questo neppure - e non è poco dav- vero - basterà a dire conclusa l'interpretazione. Resta anzi da fare, dal punto di vista della letteratura, l'operazione più importante: individuare, nell'organizzarsi dei contenuti e dei motivi e nella forma dell'espressione, un sistema di scelte fun- zionali, in cui trovino posto le valenze ideologiche del linguag- gio poetico e che permetta di estrarre dal testo un senso meno

esposto alle insidie di una valutazione parziale, potenzialmente errata. Un rischio, nel nostro caso, niente affatto teorico.

Gli studiosi di Ovidio hanno spesso mostrato un interesse vivace a definire - dagli Amores alle ex Ponto - la so- stanza etica e ideologica della sua poesia. Un minuzioso in-

dagare sul dettato dei testi, dove la tematica ' augustea ' affiora

esplicita e diretta, ma anche una sensibilità scaltrita alla di- zione più densa e mediata e perfino ai messaggi celati sotto la 1 neutralità ' della lettera, palesi soltanto a chi creda di posse- derne la chiave segreta. Ma non sempre il rigore metodico si rivela adeguato alle necessità della ricerca. Così, ai contri- buti condotti con serietà ed equilibrio se ne sono aggiunti altri meno sorvegliati addirittura afflitti da una sospettosità quasi nevrotica, dall'ossessione di un parlare nascosto2. Il

of Inquiry, Cambridge 1976, pp. 1-31; . Scivoletto, Musa locosa. Studio sulla poesia giovanile di Ovidio, Roma 1976; W. Stroh, Ovids Liebeskunst und die Ehegesetze des Augustus, « Gymn. » 86, 1979, · 323-352. 2. Si distinguono per il gusto dell'interpretazione azzardata alcuni interpreti americani di Ovidio: ad es. A.W.J. Holleman, vìa and politics, « Historia » 20, 1971, pp. 458-466. Ma anche la filologia continentale non può sca- gliare la prima pietra: cfr. ad es. F. Stoessl, Ovids Lebensentscheidung. Amores I 15, « Festschr. Vretska», Heidelberg 1970, pp. 250-275. Quel che più importa, però, è che l'insufficiente decifrazione di alcune questioni di fondo dell'esperienza poetica ovidiana finisce per coinvolgere nel rischio di deformarne il senso anche gli studiosi più fini; penso soprattutto a B. Otis e alle sue significative oscillazioni su Ovidio '

anti-augusteo '

(dall'articolo del 1938 sui « TAPhA » alle due edizioni di vii as an

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 4: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

Poetica ovidiana dell1 elegia 11

quadro però non è privo di fascino : un poeta anticonformista, ribelle alle ragioni comuni dell'impegno civile, demistificatore giocoso dell'etica tradizionale; ci si sente tentati dall'imma- gine di un antagonista al progetto augusteo di restaurazione morale, di un intellettuale d'opposizione. Un quadro per di più, al di là di esagerazioni evidenti, non privo di verità. Dif- ficilmente infatti si potrebbe negare l'importanza, nell'erotica ovidiana, di fatti come l'antimilitarismo, come la provocazione che rovescia il senso di valori tradizionali (virtus, sirenuitas, ma anche ignavia, desidia, inerita etc.), come l'aggressione scherzosa ai cardini etico-politici della società romana (fides, pietas). Né, com'è ovvio, l'attacco risparmia aspetti più spe- cifici della propaganda (il ritorno dell'età di Saturno, la di- vinizzazione ' eroica ' del principe, la legislazione moraliz-

zatrice, la figura di Romolo etc.) o della politica culturale

augustea (il poema epico nazionale, la Gigantomachia). Il

problema, in realtà, coinvolge tutta la carriera poetica di

Ovidio, se è vero che venature polemiche e ispirazione ' an-

tiagustea' si è voluto rintracciarle perfino nelle opere dal- l'esilio - estrema rivolta contro il tiranno nascosta sotto

l'ossequio cortigiano. E le questioni più difficili sono proba- bilmente poste dal poema maggiore, ove decifrare il senso dei libri dedicati alle leggende romane e all'apoteosi dei Cesari vuoi dire discutere la qualità letteraria stessa del-

l'opera, la sua struttura, le sue scelte formali, l'impianto ideologico complessivo. Ma forse il compito sarà poi più agevole se bene si comincia, chiarendo in alcuni punti fon- damentali la prima fase dell'esperienza poetica di Ovidio. A questo qui ci limiteremo.

epic poet). Non manca tuttavia, negli studi ovidiani di lingua inglese, una tendenza più equilibrata e prudente : A.S. Hollis,

* Ars Amatoria ' and ' Remedia Amoris ', in « Ovid » ed. by J.W. Binns, London 1973, pp. 84-115; e, per le Metamorfosi, D.A. Little, The Non-Augustanism of Ovid's Mé- tamorphoses, « Mnemosyne » 25, 1972, pp. 389-401; G.K. Galinsky, Ovid's Métamorphoses. An Introduction to thè Basic Aspects, Oxford 1975, soprattutto le pp. 210 ss.; O. Steen Due, Changing Forms. Stndies in thè Métamorphoses / Ovid, Copenhagen 1974, soprattutto le pp. 66 ss.

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 5: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

12 Mario Labate

2. Enunciazioni di poetica: riconsiderazione critica di un programma letterario.

Non stupirà forse, ciò detto, che il nostro discorso prenda le mosse da questioni di poetica elegiaca. La prospettiva è, 10 credo, tanto più vantaggiosa, perché non promette con- ferme al quadro

* ideologico

' ormai quasi vulgato dell'erotica ovidiana, ma si rivela ad esso in qualche modo contraddit- toria, lo pone in dubbio e consente di ricomporne i dati solo a un livello ulteriore di comprensione.

I proemi (e i commiati) sono, per una pratica consueta, 11 luogo privilegiato cui Fautore affida le riflessioni su se stesso e la sua opera: polemiche letterarie, rivendicazioni, dubbi, progetti. Così è pure per l'elegia che apre i tre libri degli Amores: il poeta vi illustra il modo in cui egli è giunto a scrivere quel particolare tipo di poesia. Com'è regola in questo genere di componimenti, il testo si fa particolarmente ricco di spessore letterario, cerca la tradizione - temi, im-

magini, parole - per dar voce alla novità del * program-

ma ' poetico. Accade talvolta che ciò sia scambiato per di- fetto di originalità, per un pigro adagiarsi sui propri mo- delli: per gli Amores si è parlato di un poco felice centone di motivi properziani (tratti soprattutto dai proemi al 2° e al 3° libro)3. Con ciò si coglieva, senza dubbio, un fatto reale: l'importanza del predecessore immediato come punto di orientamento per l'intero spettro delle allusioni e dei ri- chiami a una ricca tradizione letteraria di ascendenza calli- machea. È a lungo sfuggito invece proprio quel che appar- teneva a Ovidio soltanto, il nuovo Kunstwollen, che nei

proemi degli Amores veniva delineando la fisionomia del-

3. I materiali utili sono tutti (o quasi) nelle raccolte di Zingerle (Ovid u. sein Verhältnis zu den vor g. u. gleichz. röm. Dichtern, Innsbruck 1869-71) e di Neumann {Qua ratione . in Amor, scrib. Prop. elegiis usus sitt Diss. Göttingen 1919) e nei commenti agli Amores. Per le elegie program- matiche ovidiane e il loro rapporto con la tradizione cfr. W. Wimmel, Kallimachos in Rom, Wiesbaden I960 («Hermes» Einzelschr. 16), so-

prattutto le pp. 295 ss.; EJ. Kenney, Ovidius prooemianst « Proc. of thè Cambr. philol. soc. » 202, 1976, pp. 46-53; meno utile D. Korzeniewski, Ovids elegisches Proò'mium, « Hermes » 92, 1964, pp. 182-213.

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 6: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

Poetica ovidiana dell'elegia 13

l'elegia erotica ovidiana. Uno studioso che ha non pochi me- riti per la comprensione dell'elegia latina, E. Reitzenstein, rivendicò per primo l'originalità dei proemi ovidiani, indi- viduandone i tratti caratteristici nel tono nuovo, ilare e scherzoso, compiutamente alessandrino, con cui viene riela- borato un complesso di immagini e di temi integralmente ripreso dai predecessori elegiaci4. L'approccio alla poesia d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che libera la da ogni accento di Lebensfrage, da ogni le- game con YErlebnis. In piena consonanza con questi spunti programmatici, l'elegia latina si fa, negli Amores y vuota di sentimenti personali ed esprime una concezione dell'amore come gioco stimolante, organizzato secondo gli schemi topici stabiliti dagli auctores del genere, ma libero ormai dal ca- rico della serietà passionale. A Tibullo e Properzio, poeti d'amore impegnati nella conquista dell'individualità umana e poetica, Reitzenstein contrappone così un Ovidio " disim- pegnato ", privo di " sentimenti reali ", tanto da assumere volentieri la funzione di maestro d'amore, piegando alla di- dattica la più personale delle esperienze. Non tutto, eviden- temente, può oggi soddisfarci di questa analisi, coscienti come siamo fra l'altro che il rapporto fra Ovidio e la tradizione elegiaca non può venire costretto entro la rigidità schema- tica dell'opposizione serietà passionale - scherzosità liber- tina, ma appare più articolato dialetticamente, affonda le radici nella complessità stessa di quel genere letterario. Ep- pure mi sembra ancora necessario che la novità dell'elegia ovidiana sia ridefinita proprio a partire dalle indicazioni proemiali, valutandone i dati con rinnovata attenzione critica.

La prima elegia degli Amores rappresenta, dicevamo, una scena tradizionale. Il poeta, intento ai modi sublimi del-

4. Das neue Kunstwollen in den Amores Ovids, « Rhein. Mus. » 89, 1935, pp. 62-88 = «Wege der Forschung» XCII, Darmstadt 1968, pp. 206-232 (da cui cito).

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 7: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

14 Mario Labate

l'epos, è distolto dall'intervento di una divinità, che lo ri- chiama alla pratica di un genus humile. Callimaco, ripren- dendo nell'esordio degli Aitia il motivo esiodeo dell'investi- tura divina, aveva fissato i tratti di un topos proemiale dav- vero fortunato: riscritto da una lunga serie di poeti latini, esso valeva a rivendicare un'eredità letteraria, a definire, richiamando l'autorità del caposcuola, una maniera poetica, uno stile. Fra i poeti dell'elegia latina, il motivo era stato

ripreso più volte da Properzio: con particolare rilievo in III 3, quando il poeta affidava ad Apollo e Calliope il com-

pito di confermarlo poeta d'amore e di ribadire, di fronte alla tentazione del carme eroico, la propria vocazione calli- machea. Ma il dilemma fra epos ed elegia era affrontato dal

poeta umbro anche in un altro proemio - quello al II li- bro - , ove però la necessità della poesia d'amore era posta subito all'inizio in primo piano e, con la sua urgenza esi- stenziale, bastava a respingere nell'irreale (senza l'apparato callimacheo dell'intervento divino) l'ipotesi dell'epica cele- brativa. Sono questi, si diceva, alcuni fra i precedenti più immediati del primo proemio degli Amores. E tuttavia que- sta elegia di Ovidio è quella che inaugura il complesso della raccolta, presenta il poeta, stabilisce le coordinate formali

dell'opera sua: ha quindi, mi sembra (e anche Reitzenstein l'aveva in qualche modo intuito), il diritto di essere rappor- tata a poesie omologhe nella funzione e nella sede5. Così cominciava la Monobiblos:

Cynthia prima suis miserum me cepit ocellis, contactum nullis ante cupidinibus.

Tum mihi constantis deiecit lumina fastus et caput impositis pressit Amor pedibus

La poesia di Properzio viene fondata nel nome di Cinzia, nella devastante strapotenza di Amore: dove amore comin-

5. Cfr. Reitzenstein, art. cit. p. 216; e anche J. Barsby, Ovid: Amores Book lf Oxford 1973, p. 43.

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 8: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

Poetica ovidiana dell1 elegia 15

eia, comincia anche Tessere poeta. Versi famosi, che non restano senza eco nell'esordio elegiaco di Ovidio {Am. I 1, 25 s.): 6

Me miserum! certas habuit puer ille sagittas: uror et in vacuo pectore regnat Amor.

Solo che essi non occupano la medesima posizione nel corpo del componimento, non suonano più come le prime parole del poeta d'amore. Una dislocazione irrilevante? Una pedanteria? Non certo per il lettore che riconosca con suf- ficiente consapevolezza la densità significativa della memo- ria incipitaria, le amplificazioni di senso assicurate a questa 1 sede ' poetica da una convenzione che si vuole rigorosa- mente formalizzata. Due dozzine di versi dunque, nel proe- mio ovidiano,

' fuori ' dalla tradizione elegiaca, € prima

' di essa. Ma vediamo di che cosa si tratta, qual è il senso del misterioso antefatto. Prima della poesia d'amore, prima del distico, non c'è il vuoto, il silenzio : c'è già poesia, una poesia diversa. L'elegia amorosa ovidiana esordisce, per voluto pa- radosso, con l'incipit del carme eroico, con le parole di colui che pareva aver soddisfatto l'aspettazione del poema epico- nazionale7. Gli Amores si aprono dunque su un poeta già intento a comporre epopea: il sogno di un proemio di Pro-

perzio (III 3) non soltanto è ' anticipato ', ma - ciò che

ha un rilievo ben maggiore - non è più inconsistente e vel- leitario come la materia dei sogni, ma ha corposità, certezza, efficacia: si è fatto reale. Il poeta non s'inganna: egli s'ap- presta effettivamente a cantare le armi e le guerre; ha tutto quel che gli serve: l'esametro eroico, pronto a ri-

petersi in serie continua; la materia conveniente a quel me- tro; il ritmo e il registro solenne. Ma Cupido gli gioca un tiro impertinente, ruba un piede al secondo verso, lo fa zop-

6. Il confronto già in G. Giangrande, Los topico s helenisticos en la elegia latina, « Emerita » 42, 1974, p. 3. 7. Cfr. G.B. Conte, Memoria dei poeti e sistema letterario, Torino 1974, pp. 62 ss.

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 9: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

16 Mario Lobate

picare, fa nascere il distico. Ed ecco che la poesia perde bru- scamente identità riconosciuta e coerente, e noi entriamo con il poeta in un limbo irreale, contraddittorio, ove non si è più quelli di prima e non si è ancora qualcosa di diverso8. Il vuoto di questo giocoso

' incubo ' letterario si apre per una ventina di versi ed è riempito dalla protesta indignata del poe- ta, dal lamento semiserio sull'ingerenza, sullo sconfinamento di Cupido9. Cupido è già potente, forse troppo potente: ma che diritti può vantare nel campo della poesia, della forma

poetica? I poeti elegiaci, è vero, gli sono sottomessi: ma in

quanto innamorati, non in quanto poeti. Sia contento perciò di esercitare la sua tirannia sui territori che gli sono sog- getti, non pretenda il mondo per sé. In guardia contro questo fanciullo prepotente, ambizioso! La letteratura ha diritto ai suoi spazi liberi, immuni dai capricci di questo dio del- l'esistenza, ordinati e coerenti. L'imperialismo aggressivo di Amore nel mondo della letteratura può generare degli ibridi, dei mostri. La protesta del poeta - un gioco brillante di

pathos, oratoria vibrante, svuotamento scherzoso - ha co-

munque il suo effetto: Amore, ironico e divertito, accontenta

l'inquieto cantore; con una freccia ben assestata lo infiamma di passione, lo fa suo suddito a pieno titolo. Il paradosso si

scioglie, ora che la materia può di nuovo corrispondere ar- monicamente ai modi e la contraddizione si assesta nell'equi- librio di un genere letterario diverso: comincia finalmente - con la ripresa dell'esordio properziano - il poetare ele-

8. La situazione ovidiana è abbastanza simile a quella prospettata da Pro-

perzio per Pontico (I 7, 1 ss.): ma è significativamente invertita. Pontico scrive anch'egli poesia epica (Dum Ubi Cadmeae dicuntur, Pontice, Tbebae), con tale successo da emulare perfino Omero (atque, ita sim felix, primo contenais Homero); ma, se Amore lo colpisce col suo infallibile arco, addio soggetti elevati! essi giaceranno in squallido abbandono (longe castra ubi, longe miser agmina septem / flebis in aeterno sur da tacere situ). E si troverà in difficoltà questo poeta durus: avrà sì materia per la nuova

poesia, ne avrà fin troppa, quando avrà provato le sofferenze di amore, ma gli mancherà il mollis versus (et frustra cupies mollem componere versum / nec ubi subiciet carmina serus Amor). 9. La trovata piacerà anche al poeta delle Metamorfosi: cfr. le proteste di Apollo per l'invadenza di Cupido, in Met. 1, 456 ss.

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 10: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

Poetica ovidiana dell· eie già 17

giaco d'amore 10. È soltanto divertissement di letterato questa elegante

" fantasia ellenistica "? Resta davvero tutto come nei predecessori, con il segno diverso impresso dal tono, dallo svuotamento giocoso?

A ben guardare, lo scherzo ovidiano inserisce nella com- pagine formale dell'elegia d'amore un cuneo dirompente, capace di modificarne sostanzialmente alcuni tratti fondamen- tali. Anzitutto, la possibilità realizzata di una poesia diversa - opposta anzi a quella d'amore - contraddice un assunto costitutivo del genere elegiaco, secondo cui l'espe- rienza dell'eros è tendenzialmente totalizzante, riempie tutta la vita dell'uomo e del poeta. Essa non ha un prima (il pri- ma, se c'è, appartiene alla biografia, non ha posto nella rap- presentazione elegiaca: omnia tuus sepelivit amor, potrem- mo dire, chiedendo in prestito a Properzio un suo bellissimo verso) e non ha un dopo (il dopo, quando c'è, si intravvede come contraddizione dubbio, ansia insoddisfatta: nelle pie- ghe cioè della crisi - anch'essa a sua volta strutturale, co- stitutiva di questo genere di poesia). Vita e poesia sono pre- sentate, secondo un principio di poetica ben noto, come due sfere strettamente - spesso dolorosamente - coincidenti;

10. Nel suo primo distico ' compiutamente

' elegiaco, il poeta vuole si

affollino segnali stilistici e tematici del nuovo genere letterario. Uror, con la metafora che assimila fuoco e amore, è forse la parola più caratteristica della poesia erotica. E poi l'esclamazione patetica me miserumf, il motivo dell'infallibilità delle frecce di Cupido, l'immagine di Amore trionfante e

padrone (cfr. Barsby ad /.). In vacuo pectore è espressione comune per indicare la condizione di non innamoramento (cfr. Hor. Carm. I 6, 19 vacui sive quid urimur). Nell'elegia, Faggettivo vacuus designa appunto lo stato (o il desiderio) di libertà, contrapposto alla condizione di servitium amoris (cfr. Prop. Ili 17, 41; I 10, 30; I 9, 27). L'espressione ovidiana dunque corrisponde e richiama il properziano contactum nullis ante cupidinibus (I 1, 2). Non convince, pertanto, l'interpretazione di Reitzenstein « nel petto ancora vuoto, non riempito da nessun oggetto determinato d'amore » . Nel momento in cui viene colpito dal dardo di

Cupido il poeta s'innamora: immaginare un amore ·' generico ' mi pare

sottigliezza inutile. Il distico ha un suo corrispettivo anche in Am. I 2: un altro proemio, che prende in esame la situazione determinata dall'inter- vento di Cupido sul piano dei * contenuti '. Anche qui a una sintomato-

logia in un primo momento indecifrabile (con un cospicuo spiegamento di topoi amorosi), segue il riconoscimento (e la resa): sic erit: haeserunt tenues in corde sagittae, / et possessa ferus pectora versai Amor (I 2, 7 s.).

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 11: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

18 Mario Labate

né è possibile fare poesia che non sia quella dettata dalla donna: non haec Calliope, non haec mihi cantat Apollo: / ingenium nobis ipsa puella facit (Prop. II 1, 3 s.). Ecco in- vece che, in Ovidio, proprio l'esordio elegiaco è ritardato ad arte, per far posto a una scena in cui il poeta d'amore mostra se stesso come poeta e nient'altro, artista capace di far fun- zionare i meccanismi dell'universo letterario, che certamente comprende fra i suoi oggetti l'amore, ma non coincide né si esaurisce con esso. Ben venga il confronto con le varie oc- casioni in cui Properzio aveva sviluppato, con varietà di ac- centi, la questione della poetica callimachea, di poesia d'amore e poema epico nazionale: ma solo se si abbia con- sapevolezza della diversità di sfumature che separano Ovidio dal suo ' modello ' (piccoli spostamenti capaci di azionare differenze vistose nell'assetto di un genere letterario).

La pratica, per tanti versi appagante, del poema eroico era confinata nell'irreale nel secondo proemio properziano, subordinata com'era a una condizione già contraddetta dal volere indiscusso del fato: Quod mihi si tantum, Maecenas, fata dédissent / ut possem heroas ducere in arma manus, / non ego Titanas canerem.../ .../ bellaque resque tut memo- rar em Caesaris... (Prop. II 1, 17 ss.). Tanto più dopo che l'identificazione del fare poesia con l'inesausta contempla- zione di Cinzia, con i mille episodi dell'amore per lei, si era

spiegata lungamente in una serie di quadri palpitanti la gioia inebriata del cantare elegiaco. E anche nel terzo libro la

possibilità di dire con forze adeguate le gesta dei re, di ab- beverarsi alla medesima fonte cui si dissetò il padre Ennio, era, già nelle prime parole, allucinazione di sogno (visus eram), non aspettava che la prova del suo fallimento, l'inap- pellabile smentita n. Il poeta di elegie, con Ovidio, era invece prima poeta epico e potrebbe - come vedremo fra breve - esserlo dopo, così come potrebbe sperimentare, con intatte e sicure possibilità di riuscita, altri temi, altri generi (la Gigantomachia, la tragedia). Il fare poesia non è più sol-

11. Prop. Ili 3, 1 ss.

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 12: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

Poetica ovidiana dell'elegia 19

tanto inteso come un'articolazione insostituibile della vita d'amore, necessaria conseguenza di una scelta esistenziale che non concede deroghe né autonomia. Diciamo meglio: questo assunto è rispettato talvolta - in Ovidio la viola- zione delle *

regole ' è quasi sempre decifrazione più scal-

trita, applicazione più rigorosa e coerente - , ma soltanto come dettato di una norma letteraria resa ormai limitata e relativa, costretta per sempre entro i suoi confini. Ecco dun- que che lo stesso motivo, ch'era stato in Properzio segnato dalla insostituibilità dell'elegia al servizio di Amore, può, nella raccolta ovidiana, ripercuotersi attraverso tutte le oc- casioni proemiali, con un segno vistosamente diverso: non

più l'inevitabilità della poesia amorosa callimachea, ma pro- prio la sua ' incidentalità ', la sua *

episodicità ' nella car-

riera del poeta.

Qualche volta, è vero, il tentativo fallito della poesia epica è presentato in termini più vicini a quelli della tradi- zione elegiaca e la norma consolidata nei proemi properziani sembra poter funzionare ancora, pressoché immutata. Non a caso, però, ciò avviene nel corpo del secondo libro, le cui

poesie programmatiche, nell'arco complessivo della raccolta, possono valere un po' come il nucleo solido, la roccaforte della poetica elegiaca, mentre nel primo e nel terzo ci viene

presentata una facies meno definita, rispettivamente * ingres-

siva ' * egressiva

' rispetto alle coordinate formali del-

l'elegia amorosa. Lo schema del secondo proemio degli Amores riprende dal primo la sequenza: tentativo di poesia elevata/fallimento determinato da un intervento esterno; anche se qui essa non occupa più l'attacco del componi- mento, ma (secondo una successione suggerita probabilmente dal secondo proemio di Properzio) viene dopo la presenta- zione del libro come nuova silloge di componimenti d'amore, destinati da un poeta galante al pubblico degli innamorati: Hoc quoque composui Paelignis natus aquosis, / die ego ne-

quìtiae Naso poeta meae. / Hoc quoque iussit Amor... (II

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 13: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

20 Mario Lobate

1, 1 ss.). Niente più dunque, in una disposizione come que- sta, può alimentare, sia pure per brevi momenti, l'illusione che abbia successo l'approccio ai modi sublimi. Dichiarata nell'esordio l'operatività della norma elegiaca, il tentativo di una Gigantomachia non può che essere, già dalle prime battute, confinato nell'ineffettualità, nel passato (ausus eram, memini, caelestia dicere bella: II 1, 11): ve l'hanno ricac- ciato la volubilità capricciosa dell'amica e le esigenze impellenti della Werbung amorosa. L'assunto, rovesciato nel primo proemio, che vuole la poesia condizionata dalla vita, risulta così ristabilito. Eppure, anche stavolta, una novità importante rispetto alla tradizione ribadisce, e anzi accentua, uno spunto della prima elegia: nella pratica della poesia elevata il poeta non trova insufficienti le proprie forze; egli ha sempre tutto quel che gli serve, è perfettamente all'al- tezza del compito, per arduo che sia. All'ardire dell'impresa (ausus eram) corrisponde la robusta ampiezza della voce (et satis oris erat: II 7, 1.2): nella fantasia giocosa che visualizza, in una scena brillante di concettose arguzie e tro- vate inattese, il fallimento di un approccio così promettente, il poeta è a suo agio, è padrone di sé e dell'opera sua: in manibus nimbos et cum love fulmen habebam, / quoi bene pro caelo mitteret ale suo.jClausit amica fores: ego cum love fulmen omisi; / excidit ingenio luppiter ipse meo. / lup- piter ignoscas : nil me tua tela iuvabant; / clausa tuo maius ianua fulmen habet (II 1, 15 ss.)n. Così è anche nel quasi-

12. Preferisco, dopo non poche esitazioni, al v. 17 la lezione di B2 e X

(sigle di Munari) fulmen omisi (così Brandt, Ehwald, Kenney, Showerman) a fulmina misi di S da cui forse l'ametrico fulmen amisi di Y e P), lezione

meglio attestata e accolta da Bornecque, Munari, Lenz. La scelta non è

comunque agevole, perché presuppone la decifrazione delle escogitazioni e dei giochi verbali che il poeta si compiace di intrecciare nel testo. Fulmen omisi si raccomanda anzitutto per l'effetto derivante dal parallelismo, nel secondo emistichio, fra i due esametri (costruiti sull'opposizione di senso fra i due verbi : cum love fulmen habebam / cum Io ve fulmen omisi). La trovata su cui si regge tutto il gioco di prestigio è quella di ritrarre il

poeta nel possesso * reale ' degli attribuiti inerenti la materia del suo canto.

Lo stesso gioco per cui, in Am. II 18, 11, scrivere poesia epica è sumere

arma, mentre scrivere tragedia è sceptra sumere (II 18, 13; cfr. II 18, 16:

sceptraque privata tam cito sumpta manu). Qui il poeta, affrontando la

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 14: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

Poetica ovidiana dell'elegia 21

epilogo del secondo libro (II 18, 3 ss.): il poeta aspira a prove letterarie più prestigiose, ma Amore gli spezza lo slancio {et tener ausuros granita frangit Amor); le lacrime della donna, vezzi, abbracci, irresistibili baci, lo convertono ben presto a un'epopea più frivola, tutta domestica e privata (vincor et ingenium sumptis revocatur ab armis/resque domi

gestas et mea bella canó). Né più fortunata è l'intenzione di dedicarsi alla musa della tragedia: tante buone intenzioni sono agevolmente smontate dal riso divino di Amore, dal numen d'una capricciosa e ingiusta padrona. Ma anche qui, nuovamente, nessuna presunzione temeraria del poeta, nes- suna infondata velleità:

sceptra tarnen sumpsi curaque tragoedia nostra crevit et buie operi quamlibet aptus era?n

Gigantomachia, diventa un Giove adunatore di nembi e signore della folgore. Su questa base, poi, Ovidio procede a una serie di giochi di

parole e di senso. In manibus nimbos et cum love fulmen habebam

significa certamente « avevo fra le mani (nel senso di « mi occupavo di » , cfr. Thes. l. L. Vili 363, 21 ss.) i nembi, Giove e la folgore » (cum love sarebbe un sodati vo indebolito, equivalente a et lovem); ma significa anche, con accezione propria ed icastica, « insieme a Giove (a mo' di Giove) avevo in mano i nembi e la folgore ». Il chiudersi della porta rompe l'incantesimo : il poeta, che insieme a Giove brandiva la folgore, insieme a Giove è costretto a metterla via: continua dunque il gioco sul valore di cum. Certo, si potrebbe essere tentati di non rinunciare a un ulteriore lusus verbale, che sarebbe offerto, accettando il testo di S, dalla giuntura, cara alla lingua poetica, fulmina mittete (« scagliare la

folgore » , ma anche, secondo una accezione comune di mittot « mettere da parte la folgore »). In questo caso, per di più, cum love fulmina misi « gettai (via) insieme a Giove la folgore ( = Giove e la folgore) » giu- stificherebbe (con il senso più

* forte ' che mino può avere rispetto ad ornino) un altro gioco verbale nell1 excidit del verso successivo: che avrebbe, al tempo stesso, il senso traslato di « mi uscì di mente » e quello più fisico, comicamente sottolineato, di « cadde giù, fu sbalzato giù dalla mia mente * .

Eppure, la lezione fulmina misi inciampa, io credo, in "una difficoltà note- vole: il poeta sta parlando della sua rinuncia a portare avanti la Gigan- tomachia e, invece, fulmina mittere (almeno nel senso di « scagliare la folgore » ) sembra più adeguato a esprimere la realizzazione del poema intrapreso (cfr. v. 16: quod bene pro caelo mittetet file suo). Non va dimenticato, infine, che il gioco verbale su fulmen continua ancora pro- babilmente al v. 20 (complicato da un ennesimo doppio senso: fulmen = fulmentumtdt. O. Skutsch, « Stud. It. Fil. Class. » 27-28, 1956, pp. 536 ss.): ciò sembra un ulteriore argomento per conservare invariata, al singo- lare, la parola fulmen ai vv. 15, 17, 20.

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 15: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

22 Mario Lab ette

Certo tanta sicurezza, tanta solennità d'impegno, la con- sapevolezza dell'importanza del compito (con il rilievo quasi monumentale di crevìt in enjambement) sono giocosamente svuotate dal poeta, che cerca il complice, divertito sorriso del lettore; e lo scherzo s'accentua nella descrizione del * tra- vestimento ' da poeta tragico, con i costumi e l'apparato del caso: risii Amor pallamque meam pictosque cothurnos / sceptraque privata tam cito sumpta manu. / Hinc quoque me dominae numen deduxit iniquae, / deque cothurnato vate triumphat Amor (II 18, 15 ss.). Eppure, questa sottile paro- dia dice, nell'unica maniera possibile entro i confini di un mondo letterariamente ' antagonistico ', quello che nella tra- dizione elegiaca non si diceva: il poeta d'amore può vestire con perfetta padronanza i panni del vate, è capace di soste- nerne correttamente la parte ". Egli subisce, è vero, il falli- mento, si trova esposto al sorriso: ma l'insuccesso può ve-

nirgli soltanto dall'esterno, dall'interferire di agenti estranei, non da insufficienze, da incapacità relative a una pratica di poesia incautamente tentata14.

Che l'esperienza del poeta d'amore non mostri se stessa esauriente, totalizzante, risulta con chiarezza ancora maggiore da proemio e commiato del terzo libro - com'è ovvio per

13. Qualche frammentaria osservazione sul motivo della ' capacità

' del poeta nelle elegie programmatiche degli Amores, in Wimmel, op. cit., pp. 138, 295, 305. 14. La letteratura insomma, nella poetica di Ovidio, afferma innanzitutto se stessa e la sua capacità di realizzare coerentemente la diversità delle sue forme e delle sue espressioni. Il poeta elegiaco e il poeta epico praticano certamente generi differenti, opposti: ma sono appunto accomunati dal- l'esercizio della letteratura, dalla capacità di farne operare le leggi. Per questo, nell'epilogo al I libro degli Amores, il poeta insiste non sul contrasto reciproco fra le diverse sfere della pratica letteraria, ma sulla opposizione

* fondamentale * fra esercizio della letteratura ed esercizio di altre attività umane (carriera forense, carriera militare). Prima che la poesia d'amore, Ovidio difende ed esalta la poesia, donatrice d'immortalità: perciò YElegikerkatalog di Prop. II 34, 84 ss. è diventato, in Am. I 15, 9 ss., Literaturgeschichte (Wimmel, op. cit., p. 212; cfr. p. 302). Il rifiuto del modello civile della tradizione quintana non è più dunque compiuto sul piano della poesia d'amore (e della vita d'amore che con questa coincide), ma su quello più

' generale

' della letteratura (che, al suo interno, com- prenderà forme legate aìì'Erlebnis, come l'elegia; forme più

' fantastiche ', come l'epillio mitologico; forme * civili ', come la poesia eziologica etc.).

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 16: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

Poetica ovidiana dell1 elegia 23

quella che si presenta come la fase ' conclusiva ' del poetare elegiaco. L'elegia III 1 si apre su un paesaggio stilizzato, che

insegue una bellezza sacrale e misteriosa, selezionando nel

repertorio del locus amoenus i tratti più idonei a individuare il luogo ove il poeta riceve ispirazione e investitura divina 15. Ovidio - come sua abitudine - non si contenta di lasciar fare al lettore, ma vuole informarlo esplicitamente del senso di quella scenografia: quod mea quaerebam Musa mover et

opus (III 1, 6). Fermiamoci qui un momento. Il poeta di

elegie è dunque, di nuovo, poeta e nient'altro: vaga per la selva intatta, pervasa di religiose presenze, per interrogarsi sul genere di poesia cui dovrà dedicarsi - una disponibilità, una libertà che è convenzionalmente negata al poeta d'amore.

Questo presupposto introduce a un'altra scena * inaudita '

nella tradizione elegiaca: Tragedia ed Elegia in persona si affrontano in diverbio davanti al poeta, contendendosene l'attenzione e ognuna rivendicando per sé il diritto di occu-

pare lo spazio della sua attività letteraria. Si dirà che Trage- dia conosce, almeno per il momento, la sconfitta, il rifiuto, che deve cedere il campo alla rivale spiritosa e aggraziata; e non le viene risparmiata la trovata caricaturale che traduce in caratteristiche fisiche le sue qualità letterarie: Elegia gioca sul suo terreno e ha buon gioco con le armi d'una canzona-

15. I materiali utilizzati da Ovidio risalgono soprattutto ai predecessori elegiaci (cfr. W. Wimmel, op. cit., p. 296; E. Reitzenstein, art. cit., pp. 227 ss.), in particolare a Prop. Ili 3: bosco {umbra), fonte, spelonca; ma anche ad altre descrizioni properziane di paesaggio (IV 4, 3 s.; IV 9, 24 s.); cfr. anche Tib. I 3, 60 e Hor. Carm. Ili 4, 6 ss.; Epod. 2, 22 ss. La tradizione secondo cui il luogo dove si riceve ispirazione poetica è caratterizzato da presenza divina e paesaggio maestoso è comunque molto

più antica. Un bellissimo esempio in Piatone, Phaedr. 238d (cfr. 23Ob). Nella ricerca dello stile elevato, Ovidio non fa risparmio di mezzi espres- sivi: stat, monumentale e solenne, in luogo del più comune est della

topothesìa (cfr. Verg. Aen. 3, 210 ss.\ la sacralità della selva che si erge inviolata anche in Fast. 4, 649 ss.); incaedua, coniazione ovidiana da caeduus, vocabolo arcaico di sfera agricola (per Ovidio l'aggettivo suonava antico e solenne: cfr. Fast. 1, 243; 2, 435); un'altra coniazione sembra nemoralis, che ritorna altrove negli Amores (II 6, 57), in un passo di magniloquenza forzata ironicamente. La ricerca di solennità è confermata anche dall'orecchio interno: cfr. Am. Ili 13, 7 ss.; Fast. 6, 9 ss. (cfr. P.H. Schrijvers, tra-

goedia tu labor aeternus. Etude sur V élégie 111, 1 des Amores d'Ovide, in «Mise. Tragica in hon. J.C. Kamerbeek», Amsterdam 1976, pp. 413 s.).

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 17: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

24 Mario Lobate

tura sottile, seminata di invenzioni, di un argomentare gar- bato. Ma solo per il momento: la relatività, la limitatezza dell'esperienza elegiaca è ormai affermata con aperte parole. Anzitutto nella severa esortazione di Trage- dia (III 1, 15 ss.):

... « ecquis erit » dixit « tibi finis amandi, argumenti lente poeta tui?

Tempus erat thyrso pulsum graviore moveri; cessatum satis est; incipe maius opus.

Materia premis ingenium; cane facta virorum: « haec animo » dices « area facta meo est »

Nunc habeam per te, Romana Tragoedia, nomen! implebit leges Spiritus iste meas».

Questa irruente oratoria potrà essere canzonata dall'anta- gonista, potrà essere elusa, non smentita nel suo argomento più saldo. Vingenium del poeta non è limitato, incapace di varcare i confini della musa leggera; non può essere perciò in eterno costretto nella sfera angusta, segnata dalla vita d'amore; a lungo andare, le esigenze della materia sarebbero un vincolo opprimente, tale da soffocare il dispiegarsi di ca-

pacità creative potenzialmente illimitate. Ovidio, gli assicura

Tragedia, libero che sarà dai ceppi del suo argomento, con

l'impulso d'una ispirazione più grave, saprà affrontare

l'opera grande che si attende da lui; egli si troverà - negli spazi letterari che ospitano le vicende di re e di eroi - per- fettamente a suo agio, finalmente alle prese con un soggetto che non mortifichi le possibilità del suo animus di poeta. Che anzi toccherà proprio a lui il destino di dar lustro a un

genere mai emancipatosi a Roma dalla sudditanza dei Greci. Perfino Elegia, nel rivendicare le proprie benemerenze agli occhi del poeta, non oserà costringerlo per sempre alla pra- tica della poesia sottile: suo vanto sarà piuttosto quello di averlo iniziato, di averlo fatto poeta, di avere sviluppato in lui le qualità che adesso lo destinano a una carriera più vasta e luminosa (III 1, 59 s.): Prima tuae movi felicia semina

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 18: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

Poetica ovidiana dell'elegia 25

mentis \ j munus h ab es, quod te iam petit ist a [seil, la Tra- gedia], meum. Il tema della 'capacità' del poeta e la conse- guente transitorietà dell'elegia d'amore sono poi ribaditi, in prima persona, da Ovidio, cui spetta decidere fra le parti in contesa. Introducendo l'ultimo libro della raccolta, il poeta non nega le ragioni di Tragedia, ne prevede già anzi il fu- turo trionfo; la vittoria è ancora di Elegia, ma essa viene

esplicitamente avvertita che la sua stagione è ormai breve, caduca: uno spazio di definita precarietà, oltre il quale c'è - già stabilito - un dopo, una pratica letteraria diversa (III 1, 63 ss.)16:

«Aitera me sceptro decoras altoque cothurno: iam mine contacto magnus in ore sonus 17.

Altera das nostro victurum nomen amori: ergo ades et longis versibus adde brèves!

Exiguum vati concede, Tragoedia, tempus; tu labor aeternus; quod petit illa breve est».

Mota dedit veniam. Teneri proper entur Amores dum vacat\ & tergo grand ius urguet opus.

Il cerchio si chiude nell'epilogo del terzo libro (e dell'in- tera raccolta), con l'adempimento della promessa e l'addio alla musa elegiaca; una esperienza non certo rinnegata, ri- vendicata anzi, con orgoglio

' oraziano ', come fonte d'im- mortalità, eppure capace di presentare se stessa - poco im-

porta se la biografia di Ovidio poeta dimostrerà il contrario - come una fase superata, conclusa (III 15, 1 s.; 17 ss.):

16. Anche qui, qualche spunto in Wimmel, op. cit., p. 139, 295. Cfr. anche Schrijvers, art. cit., pp. 423 s.

17. L'affermazione della capacità del poeta rovescia allusivamente una espres- sione properziana (IV 1, 58 ei mihi, quod nostro est parvus in ore sonus). Properzio, nell'accingersi a cantare le antiche leggende di Roma, continua a dichiararsi poeta tenue, di breve respiro, non rinuncia alla sua professione di callimachismo. Ovidio si sente invece già poeta vero ed intero, che, secondo la definizione oraziana (Sat. I 4, 43 s.) deve possedere os magna sonaturum (cfr. Verg. Georg. 3, 294; Ov. Ars 1, 206). Futile il tentativo di R.F. Thomas (« Am. Journ. of Philol. » 99, 1978, pp. 447 ss.) di difendere una lezione molto debolmente attestata (contracto di BO invece di contacto dei codici poziori), per fabbricare artificiosamente un'affermazione di

incapacità.

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 19: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

26 Mario Lobate

Qiiaere novum vatem, tenerorum mater Amorum; raditur hie elegis ultima meta meis;

Corniger increpuit thyrso graviore Lyaeus: pulsanda est magnis area maior equis.

Inbelles elegi, genialis Musa, valete, post mea mansurum fata superstes opus.

3. Di fronte alle contraddizioni del genere elegiaco.

Torniamo ora all'assunto della poetica elegiaca che vuole esclusa dall'orizzonte del poeta d'amore ogni pratica lette- raria diversa. Esso poggiava su due motivazioni distinte. La prima legata all'Erlebnis: un innamorato non può scrivere poesia epica tragica, perché i versi rispondono per lui pri- mariamente a un'esigenza di vita (assomigliano alla sua vita); e poi devono piacere alla donna, e le fanciulle non sanno che farsene di modi sublimi e soggetti impegnativi 1?. La seconda riguarda la sfera più specificamente letteraria: il poeta d'amore non canta soggetti elevati perché non ne è capace, perché la sua lena è modesta, la voce insufficiente per levarsi a toni più alti. Conviene perciò che egli si con- tenti della musa sottile, dei piccoli temi. È ben noto tuttavia che nel rifiuto del grande poema, il motivo dell'incapacità, dell'inadeguatezza al compito, sfuma quasi sempre in un atteggiamento diverso, che i seguaci romani di Callimaco ri- prendono dal maestro alessandrino: la musa - invece che essere soltanto un limite ' naturale ' - è ap- prezzata, rivendicata, esaltata. La rivalutazione della poesia leggera a spese del grave carmen carica quest'ultimo del peso d'una serie di connotazioni negative: una ambiguità,

18. Sono concetti familiari a chi abbia consuetudine con l'elegia latina. Ricordo soltanto alcuni contributi fra i più significativi: E. Burck, Römische Wesenzüge der augusteischen Liebeselegie ·, « Hermes » 80, 1952, pp. 163-200, soprattutto le pp. 165 ss.; W. Steidle, Das Motiv der Lebenswahl bei Tibull und Properz, «Wien. St. » 75, 1962, pp. 121 ss.; A. La Penna, L'integrazione difficile. Un profilo di Properzio, Torino 1977, soprattutto le pp. 214 ss. Per il motivo della Werbung sì veda W. Stroh, Die römische Liebeselegie als werbende Dichtung, Amsterdam 1971 (e le osservazioni di A. La Penna in « Gnomon » 47, 1975, pp. 134 ss.).

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 20: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

Poetica ovidiana dell'elegia 27

più meno maliziosa, che sappiamo caratteristica della re- cusatio romana 19.

Il quadro è vistosamente mutato nell'erotica ovidiana: della giustificazione per incapacità non v'è più traccia, e anzi il poeta si preoccupa più volte - abbiamo visto - di smen- tirla esplicitamente. Le ragioni della Werbung sono invece ancora vigenti, ma i confini della loro operatività sono adesso marcati, non coincidono più con la totalità dell'universo esi- stenziale e poetico: il condizionamento dell'Erlebnisy il ser- vitium amoris durerà quanto dura l'attività di poeta elegiaco, e cioè non per sempre. È una parentesi che si sa già desti- nata a essere chiusa. Sono novità che cancellano radical- mente la movenza apologetica che la recusatio assumeva nei

poeti della prima generazione augustea. Nel rifiuto della poesia civile, essi misuravano tutta la distanza che li separava da esigenze profondamente radicate nella cultura contempo- ranea, istanze che agiscono - non dimentichiamolo - non soltanto come pressioni

* esterne ', ma anche e soprattutto come contraddizioni interne a una generazione lacerata ed

inquieta. Proprio la coscienza, talora dolente, di questa frat- tura produceva la coagulazione di un nucleo contraddittorio -

strutturale nel genere elegiaco - a partire dal quale vediamo irraggiarsi ripercussioni consecutive, che attraversano i vari livelli della compagine poetica fino ad emergere anche nella forma dell'espressione (in una frase rotta, in un nesso az- zardato). La generazione di Properzio e Tibullo - ma forse

potremmo aggiungere anche il nome del caposcuola Gallo - trovava nella propria esperienza intellettuale ed umana un punto di amplificazione eccezionale, capace di trasferire su una scala ben più vasta le inquietudini, le oscillazioni dei

poeti che l'avevano preceduta. Ormai la rivolta, ch'era stata dei neoteroi, contro i valori della morale quiritaria, l'affer-

19. Anche qui solo qualche titolo: G. Pasquali, Orazio lirico, rist. xer. Fi- renze 1964, pp. 301 ss.; W. Wimmel, op. cit.; J.-P. Boucher, Études sur

Properce. Problèmes d'inspiration et d'art, Paris 1965, pp. 161 ss.; A. La Penna, Orazio e l'ideologia del principato, Torino 1963, pp. 113 ss.; 125 ss.; L'integrazione difficile cit., pp. 47 ss., 214 ss.

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 21: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

28 Mario Labate

inazione di un mondo personale di affetti, amicizie, passioni, solo episodicamente poteva sottrarsi a un senso profondo di nequiticiy di emarginazione ̂ . Tanto più dopo che la società e la cultura romana avevano conosciuto il fondo nero della crisi, la disperazione della sopravvivenza. La forza capace di sottrarre il poeta all'integrazione, di cui egli pure avvertiva l'esigenza profonda, non poteva che essere irresistibile, tra- volgente: mentre negava alla vita l'appagamento della par- tecipazione, doveva offrirle un senso non effimero, che la riempisse tutta, che lasciasse meno spazi possibile al dubbio, al ripensamento. Ecco che poesia galante ed esperienza d'amore rivendicano, nell'elegia, una dignità non marginale né episodica, aspirano anzi a costituirsi in valore assoluto, il solo che meriti sacrifici e dolori. Solo che, come è stato os- servato, in questa esigenza di nobilitazione, di elevazione, i

poeti dell'elegia latina, com'era già, in parte, avvenuto a Catullo, non sono in grado di elaborare modelli autonomi, valori nuovi: essi finiscono per ritrovare i valori della tra- dizione, la cultura dei padri che aveva alimentato il loro rifiuto21.

Potrebbe sembrare a qualcuno che i mutamenti intro- dotti da Ovidio in questo nodo centrale della poetica ele- giaca, ne accentuino vigorosamente proprio la carica di ri- bellione e di contestazione. Quanto più spregiudicato è il rifiuto di un poeta - si potrebbe dire con qualche ragione - che non si nasconde dietro il riparo dell'incapacità, che ostenta il gusto della sfida e della provocazione, che addirit- tura sa negarsi con un sorriso canzonatore e impertinente! Ma guardiamo meglio. Vedremo allora che l'operazione ovi- diana - in questo come in altri casi - consiste fondamen- talmente in uri lavoro di dissezione e ricomposizione della

20. Cfr. D. Van Berchem, Cynthia ou L· carrière contrariée, « Mus. Helv. »

5, 1948, pp. 137-154; W. Steidle, art. cit., pp. 109 ss.; E. Burck, art. cit., p. 172; J.-P. Boucher, op. cit., pp. 13 ss.; A. La Penna, L'integrazione difficile cit., pp. 32 ss. 21. Cfr. E. Burck, art. cit., pp. 169 ss.; J.-P. Boucher, op. cit., pp. 85 ss.; A. La Penna, L'integrazione difficile cit., pp. 38 s., 136, 167 ss.

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 22: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

Poetica ovidiana dell'elegia 29

compagine formale del genere elegiaco, che mira a eliderne alcune contraddizioni strutturali, perché esso risulti stru- mento adeguato a interpretare una società e una cultura av- vertite come profondamente diverse da quelle della gene- razione precedente. Il *

guadagno ' in spregiudicatezza, in

anticonformismo, è evidente (e dalle elegie programmatiche si espande a tutta la raccolta): ma, giacché avviene ridu- cendo la spazio di una contraddizione, comporta dei sacri-

fici, che è sbagliato ignorare. Alle ragioni dell'anticonfor- mismo libertino viene sacrificato uno degli aspetti più carat- teristici dell'elegia properziana e tibulliana: la sua pretesa totalizzante, la sua ambizione di autonomia. La vita d'amore e la poesia d'amore accettano confini precisi e si fanno così ricondurre su un terreno più tradizionale nella cultura ro-

mana, ridiventano funzioni fisiologiche del corpo sociale.

Un tale rivolgimento è operato - secondo un modo che è caro al poeta - chiedendo in prestito ai suoi modelli un

motivo, uno spunto che era già loro, ma di cui non avevano

liberato le potenzialità, specie quelle distruttive del loro fare poesia. Anche Properzio aveva talvolta, seppure in sede assai meno significativa per collocazione nella raccolta, pro- spettato a se stesso l'ipotesi di una poesia nuova, un carme eroico che cantasse le vittorie di Roma e del principe: in II

10, anzi, l'esigenza di lustrare dits H elicona choreis sembra

imporsi con urgenza quasi irresistibile, tale da generare nel

poeta uno slancio che gli faccia superare dubbi e incertezze

sull'adeguatezza delle proprie energie (Prop. II 10,5 s.: quod si deficiant vires, audacia certe /laus erit : in magnis et voluisse

sat est). La decisione pare già presa e martella con entusia-

smo gioioso la propria attualità (sed tempus... iam libet... nunc volo... nunc aliam), fino alla risoluta, pressante esorta-

zione, in cui il poeta sembra chiamare a raccolta tutte le

energie sue e delle Muse, perché lo soccorrano nell'impresa cui adesso si accinge (Prop. II 10, 11 s.):

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 23: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

30 Mario Labate

Surge anima ex hiimili; iam, carmina, sumite vires: Pierides, magni une erit oris opus.

Poi però, dopo un breve saggio della nuova materia di canto (anch'esso introdotto da un segnale d'attualità : iam negat...), la fermezza della risoluzione sembra incrinarsi, lo slancio si smorza e la poesia diversa sfuma, quasi insensibil- mente, in un futuro non ben precisato; la decisione ch'era già presa diventa promessa : haec ego castra s e quar ; vates tua castra canendo / magnus ero : servent hune mihi fata diem (Prop. II 10, 19 s.)22. Per adesso, di nuovo, co- scienza acuta della propria incapacità: il poeta deve accon- tentarsi di offrire in dono soltanto quell'assaggio di carme celebrativo tentato nei versi che precedono (sic nos nun c ... ondum etiam...). Il componimento, come è stato notato, viene così a configurarsi come una recusatio di tipo partico- lare, in cui il rifiuto, limitato nel tempo, assume la forma di una promessa23.

Qui, evidentemente, è un precedente significativo della

poetica elegiaca ovidiana, uno spunto per quella che diverrà, in Ovidio, la precarietà della poesia d'amore. Ma il passo

22. Il passaggio dall'attualità alla promessa avviene a questo punto: non credo sia corretto duplicarlo, anticipandolo ai vv. 7 s. : quando (v. 8) ha infatti valore causale (come videro giustamente R. Reitzenstein, « Hermes » 31, 1896, p. 189 e Rothstein ad /.); W. Wimmel (op. cit. p. 194) accetta invece Tinterpretazione

' temporale

' di Birt {Das antike Buchwesen, Berlin 1882, pp. 416 s.). Così anche (con qualche esitazione) S. Commager, Pro- legomenon to Propertius, Cincinnati 1974, pp. 56 ss., di cui è da respin- gere l'interpretazione che nega qualsiasi

' serietà ' a questa elegia, così come ad altre recusationes di Properzio. 23. Cfr. W. Wimmel, op. cit., pp. 200 ss.; A. La Penna, L'integrazione difficile cit., p. 224. Il componimento properziano ha, a sua volta, come è stato notato, una certa somiglianzà con il proemio al terzo delle Georgiche, in cui il poeta annuncia, con entusiasmo impaziente, un suo futuro impegno di poeta epico, per edificare un monumento alle imprese di Cesare e alle vittorie di Roma. Anche la promessa, come la recusatio, prevede un saggio della materia futura di canto (cfr. Pasquali, op. cit., pp. 312 s.; W. Wimmel, op. cit., p. 215). L'ipotesi della poesia epica non è esclusa recisamente nep- pure in Prop. Ili 9, ma la promessa è lì condizionata a un'improbabile guida di Mecenate (comunque sia da interpretare il te duce del v. 47: cfr. Butler- Barber ad. /.; Sullivan, Propertius cit.y p. 17; e, alquanto diversamente, La Penna, L'integrazione diffìcile cit., p. 225).

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 24: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

Poetica ovidiana dell'elegia 31

che separa i due termini di confronto non è poi tanto pic- colo : il dopo, in Properzio, può penetrare nell'orizzonte dell'elegia soltanto come espressione delle smagliature pro- fonde, costituzionali in un genere che prevede nel poeta il senso doloroso della sua pratica esistenziale e letteraria, l'im- pulso continuo, e continuamente negato, a liberarsi di en- trambi. Non sarà un caso che Properzio riprenda per sé, in questa « strana » poesia, il movimento monologico - slan- cio gioioso di emancipazione dalla sofferenza e dall'insod- disfazione di sé - con il quale, nella decima Ecloga, Cor- nelio Gallo, archegeta dell'elegia d'amore, tentava (per dono dell'amico Virgilio che l'accoglieva nel suo mondo buco- lico) di scrollar via da sé, per salvarsi, la condizione lacerata e distruttiva di poeta d'amore 2\ II dopo di Properzio -

si badi bene - non è certo il mai di altre recusationesy ma nasce anch'esso, come quelle, dalla negazione (attraver- so il motivo dell'incapacità) dell' adesso. Il dopo di Ovidio (soprattutto, abbiamo visto, nel terzo libro), è, in- vece, il correlato * naturale ' (garantito appunto dalla tran-

quilla coscienza della propria capacità in ogni momento) di un diverso adesso: è una reale successione nel tempo, che poco assomiglia all'oscillazione pendolare fra un gesto di liberazione e il contraccolpo del suo fallimento25. Ecco

perché il contrasto fra generi poetici diversi perde in Ovidio non soltanto ogni sofferta drammaticità, ma anche serietà di

impegno: può diventare occasione di fantasie divertite e

24. Cfr. G.B. Conte, // genere e i suoi confini. Interpretazione dell'Egloga decima di Virgilio, in « Studi di poesia latina in onore di A. Traglia », Roma 1979, I, pp. 377-404. Per i riecheggiamenti puntuali, in Prop. II 10, di espressioni della decima egloga (e, significativamente, del proemio a

Georg. Ili) si vedano i commenti ad II. di Rothstein e di Enk.

25. Ovidio, per certi versi, ricupera e accentua, al di là del suo predeces- sore elegiaco, 'archetipo

' virgiliano {Georg. Ili 10 ... modo vita supersit;

III 40 ìnterea ...; Ili 46 mox tarnen ...). Come e più di Virgilio, egli vuole mostrarsi deciso, sicuro dei propri mezzi, del successo futuro. E ciò non è indizio di una previsione ex eventu, come credevano Marg e Härder (. . Naso, Liebesgedichte, München 1956, p. 152), ma va attribuito al «pathos dell'incominciare » (Wimmel, op. cit., p. 296 s.) e, soprattutto, chiede di essere ricondotto alle motivazioni più profonde della poetica elegiaca ovidiana, che qui abbiamo cercato di ricostruire.

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 25: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

32 Mario Lobate

spiritose; corrispondentemente, l'espressione elegiaca rinun- cia definitivamente a quello che era stato, soprattutto in Pro- perzio., ma probabilmente già prima di lui, il suo più carat- teristico segno formale: lo stile abrupto, monologico, l'an- damento desultorio e spezzato.

Nel suo auctor Ovidio riusciva così a ritrovare gli em- brioni di una poetica nuova, capace di cambiare il volto del- l'elegia d'amore (Prop., nella citata elegia II 10, 7 s.):

Aetas prima canat Veneres, extrema tumultus: bella canam, quando scripta puella mea est.

Parole queste dettate a Properzio da un entusiasmo poi di fatto deluso 26. Il loro senso, invece, pienamente vigente in Ovidio, risuonerà con chiarezza sulle labbra di Tragedia (e sarà poi condiviso, in prima persona, dal poeta):

Quod tenerae cantent, lusit tua Musa, puellae primaque per numéros acta iuventa suos {Am. Ili 1, 27 s.)27

Ovidio ritrovava così il topos antico che identifica nella giovinezza l'età dell'amore e della vita d'amore: un motivo che, qualche decennio prima, la generazione di Catullo aveva fatto proprio, segnandolo della contrapposizione polemica con la morale dei senes severiores (una aspra frattura che Properzio aveva ereditato e, per certi versi, accentuato) ls. A ben guardare, però, la cultura romana da tempo aveva riconosciuto come l'equazione giovinezza = vita di débauche

26. Altrove Properzio sembra individuare il compito degli anni maturi nella filosofia (II 5,21 ss.): cfr. La Penna, L'integrazione difficile cit., p. 224 n. 15. Va notato però che in questo caso gli studi impegnativi di scienza naturale non sono in tensione con l'esperienza e la poesia d'amore, ma, insieme a questa, si oppongono ai valori della luxuria e dell'avidità. 27. Cfr. Fasi. 2,3 ss. : nun e primum velis, elegi, maioribus itisj exigu um, memini, nuper eratis opus./lpse ego vos habui faciles in amore ministros,/ cnm lusit numeris prima iuventa suis; Fast. 4,9 s. : quae decuit, primis sine crimine lusimus annisjnunc teritur nostris area maior equis (cfr. Bömer ad /.); cfr. anche Trist. II 537 s. e Verg. Georg. 4, 565 s. 28. Cfr. A. La Penna, V integrazione difficile cit., p. 146 s.

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 26: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

Poetica ovidiana dell1 elegia 33

potesse essere riassorbita in un contesto ideologico non di- struttivo del mos maiorum, capace anzi di assicurare alla se- vera ideologia agraria ereditata dai padri quel tanto di fles- sibilità che le consentisse di non sgretolarsi di fronte allo sviluppo della ricchezza, ai mutamenti sociali, alla elleniz- zazione dei costumi - l'impetuoso processo di cambiamento che investe la società romana a partire dalla stagione delle conquiste29. È interessante vedere come i diritti della giovi- nezza - in questa versione rassicurante, tesa a farne una valvola di sfogo di tensioni altrimenti pericolose - siano un motivo di rilievo primario nella cultura e nella lettera- tura fiorita attorno ai gruppi più dinamici della classe diri-

gente romana, dal circolo scipionico all'età di Augusto. La diversità funzionale fra giovani e vecchi aveva trovato nella scena della commedia (soprattutto con Terenzio) il luogo deputato a liberare se stessa da sospetti e ostilità30. Ricor- diamo soltanto la lucida analisi eh Micione negli Adelphoe (101 ss.):

non est flagitium, mihi crede, adulescentulum scortari neque potare: non est; neque fores effringere. haec si neque ego neque tu fecimus non sût egestas facere nos. Tu nunc tibi id laudi duci' quod tum fecisti inopia? iniurium est; nam si esset unde id fìeret, faceremus. Et tu illum tuom, si esses homo, sineres nunc facere, dum per aetatem decet, potius quam, ubi te exspectatum eiecisset foras, alieniore aetate post faceret tarnen.

Né troppo diversi sono gli argomenti che, nella pro Caelio, Cicerone adduce in difesa del suo cliente31, né quelli con cui si giustifica un giovane accusato di vita dissipata, in una controversia riferita da Seneca il Vecchio (II 6, 11):

29. Cfr. A. Guillemin, U élément humain dans V élégie Utine, « Rev. ti. Lat. » 18, 1946, pp. 95-111; J.-P. Boucher, op. cit., p. 28.

30. Una raccolta di passi nell'introduzione di Lejay a Hor. Sat. I 2 (pp. 34 s).. 31. Soprattutto i capp. 28 s.; 37 ss.

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 27: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

34 Mario Labate

concessis aetati iocis utor et iuvenali lege defungor; id facio quod pater meus fecit cum iuvenis esset. Negabit? Bona ego aetate coepi; simul primum hoc tirocinium adulescentiae quasi debitum ac sollemne persolvero, revertar ad bonos mores.

Finché si è giovani è tollerabile, anzi è perfino giusto, che si ci dedichi ai piaceri, all'amore, alle frivolezze della letteratura leggera: purché questa scelta sappia fermarsi en- tro confini precisi, non pretenda di costituire un valore ca- pace di condizionare la vita intera; purché non pretenda di entrare in concorrenza con gli ideali del servizio della res publica, e neppure con la pratica di una letteratura più coin- volta nei temi d'impegno civile. Questi i limiti pesanti che il poeta d'amore accetta per sé con Ovidio. Così la poesia elegiaca potrà essere condonata come un peccato di gio- ventù32.

E non basta. La ' pericolosità

' dell'elegia va neutraliz-

zata anche sul versante del destinatario. Già negli Amor es y il poeta ritagliava, fra i possibili lettori, il pubblico cui vo- leva rivolgersi l'opera sua (II 1, 3 ss.):

procul hinc, procul este severi! non estis teneris apta theatra modis.

Me legat . . .

Egli riprendeva così, con una formulazione più aggres- siva e quasi provocatoria33, un motivo dei poeti che l'ave-

32. Ovidio rinuncia così all'innovazione più ' rivoluzionaria ' che i suoi pre-

decessori avevano introdotto nell'assetto della morale romana: il rifiuto appunto dell'amore come parentesi eccezionale, del ritorno alla normalità una volta finita la giovinezza la commedia: cfr. E. Burck, art. cit., pp. 166 ss. Sbaglia invece, mi pare, la Guillemin (art. cit., pp. 98 ss., 108 s.) a identi- ficare le elegie di Properzio e ( seppure in misura minore) di Tibullo come la realizzazione del '

programma ciceroniano \

33. La limitazione del pubblico è operata da Ovidio vestendo i panni del vate ispirato, del sacerdote che allontana, all'inizio del rito, gli impuri e i profani che potrebbero turbarne la validità. Ciò avviene con il rifacimento scherzoso della formula rituale ch'egli leggeva in Virgilio (Aen. 6,258 s.) e in Callimaco (Hymn. in Apoll. 2). Solo che i profani, gli impuri sono i buoni cittadini tradizionalisti, i severi.

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 28: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

Poetica ovidiana dell'elegia 35

vano preceduto34. Ma non deve sfuggire che, anche qui, l'an- ticonformismo libertino nasconde un volto meno inquietante. La preoccupazione di limitare i propri lettori si farà ancora più chiara e insistente nella fase didascalica dell'elegia ero- tica ovidiana: il poeta insisterà allora soprattutto sulla con- dizione sociale del suo pubblico femminile. Egli si farà ripe- tutamente scrupolo di dichiarare la '

parzialità ' del suo mes-

saggio poetico, di ribadire che a dar materia al suo canto è soltanto la sfera lecita degli amori libertini, ch'esso non intacca i cardini della morale sociale, non vuole insegnare nulla alle rispettabili matrone'5.

L'elegia erotica rivendica uno spazio franco, in cui abbia voce la vita galante dei divertimenti e degli amori, dei sa- lotti e delle feste, che non può essere ragionevolmente ne-

gata ai ceti superiori, soprattutto giovanili, di una grande città, capitale di un impero. Si è spesso detto che le assicu- razioni di Ovidio erano, di fatto, ben poco rassicuranti: un

fragile velo di ipocrisia, incapace per di più di preservare la sua esistenza dai fulmini della repressione. Sarebbe tuttavia

opportuno impedire che le vicende ulteriori - vicende per di più tanto oscure - della biografia del poeta interferissero così pesantemente nel decifrare la proposta culturale e la

pratica letteraria dell'elegia ovidiana. Essa, è vero, si prende con il massimo di prepotenza i diritti - che ritiene suoi -

alla spregiudicatezza, al libertinismo anticonformista; vuole farsi coerentemente ' altra ' rispetto alla morale antica che

regola la vita del civis e della res publica. Al tempo stesso, però, il mondo della poesia d'amore rinuncia dichiara- tamente ad ogni concorrenzialità con le sfere della vita sociale e culturale che restano fuori dal suo orizzonte36. A

34. I passi properziani utili in A. La Penna, L'integrazione difficile cit., p. 217 (si aggiunga III 3,19 s.; cfr. anche Tib. I 3,75 ss.).

35. L'avvertimento suona nel proemio al primo libro dell1 Ars (1, 31 ss.) ed è poi ribadito diverse volte nella didascalica amorosa e nelle elegie dall'esilio

(il materiale è raccolto nel commento di Owen a Trist. II 247 ss.).

36. Spunti importanti in una comunicazione di A. La Penna {Gusto moder- nizzante e modello arcaico nell'etica dell'eros di Ovidio), tenuta in un semi- nario di studi sul tema « Rapporti di produzione, mediazione giuridica e

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 29: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

36 Mario Lobate

volte dichiarare il proprio rispetto per le leggi è più impor- tante che rispettarle effettivamente. Nell'universo vasto e variegato, ricco di articolazioni le più diverse, di una capitale ecumenica, c'è posto per tutti: il soldato valoroso e l'amante scapestrato, il senatore e l'uomo di mondo, la cortigiana e la severa matrona. Così come le straordinarie risorse della letteratura sono in grado di garantire a ciascuno - con la varietà dei generi e delle forme - la propria voce, la pro- pria poesia. Segnati chiaramente i confini, ciascuna delle cel- lule di questo molteplice organismo potrà godere, al suo in- terno, dell'autonomia più marcata, potrà essere davvero se stessa, senza per questo compromettere il tutto, contribuendo anzi ad accrescerne la capacità di far fronte alla complica- zione del reale.

4. Elegia, mondo urbano: un1 altra ideologìa augustea.

Così come gliel'avevano consegnata i suoi predecessori, l'elegia d'amore pareva ad Ovidio *

imperfetta \ Essa gli si presentava come risultante dall'incontro - non ancora sta- bilizzatosi in un assetto robusto - di spinte diverse, con- traddittorie. Questa consistenza magmatica, questo vivace di- namismo interno, gli pareva offrirsi docilmente a un'opera di sistematizzazione, che liberasse le potenzialità di quella poesia dalle incrostazioni eterogenee, che ne soffocavano lo

sviluppo. L'elegia nasceva a Roma, erede dei neoteroi, se- gnata da un legame originario, inscindibile, con la città: situazioni, costumi quotidiani, atteggiamenti, aggregazioni ideologiche, gusti, cultura37. Eminentemente cittadino era il

forme ideali nella società romana fra Repubblica e Impero », svoltosi nel maggio 1978 presso l'Università di Macerata. Il testo è in corso di stampa in un volume dello stesso autore presso l'editore Einaudi. Si veda anche, dello stesso autore, Voter e politico ed egemonia culturale in Roma antica dall'età delle guerre puniche all'età degli Antonini, in « Atti del Convegno perugino 11 latino nelle Facoltà umanistiche ». Roma 1974 = Aspetti del pen- siero storico latino, Torino 1978, pp. 18 ss.

37. Qualche osservazione in G. Krókowski, De poeta elegiaco urbis amatore, « Eos » 43, 1948-49, pp. 167-185. Molto di più in J.-P. Boucher, op. cit., pp. 41 ss., 441 ss., e in A. La Penna, L'integrazione difficile cit., pp. 176 ss.; Gusto modernizzante cit.

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 30: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

Poetica ovidiana dell1 elegia 37

centro attorno al quale ruotava la vita degli amori: la cor- tigiana raffinata, elegante, che sapeva di musica, danza, let- teratura. Cittadine le occasioni di incontro fra gli amanti: il banchetto, il teatro, gli spettacoli, le passeggiate. Tutti ur- bani i capricci, le inclinazioni, i desideri della donna: anzi- tutto l'amore per le merci, gli oggetti di lusso (tessuti, co- smetici, gioielli, profumi, carrozze, cavalli, schiavi); e poi gli svaghi, i passatempi (i dadi, gli scacchi); e soprattutto il rifiuto dell'ideologia della mater jamilias: fedeltà, lavoro domestico, semplicità, dedizione disinteressata. Il fascino di questa vita *

greca ', brillante e mondana, è evidente nei versi dei poeti elegiaci: soprattutto in Properzio ciò diventa tal- volta occasione di un canto spiegato, di un'adesione gioiosa. Eppure né Tibullo né Properzio avevano dato all'elegia d'amore una organizzazione tematica, una forma espressiva coerente, organica all'ideologia urbana cui era vincolato il loro fare poesia. La città che li abbagliava con gli splendori della vita galante, la donna che aveva scacciato dal loro cuore le caste fanciulle e un'esistenza ordinata, erano, a un

tempo, amate e rifiutate, esaltate e maledette. Queste le ra- dici di quella scissione profonda, della contraddizione interna

all'elegia latina, di cui parlavamo. Sedotto dalle attrattive della cortigiana, della relazione libertina, della vita disim-

pegnata, il poeta non è in condizione però di stare alle re-

gole di quel mondo di cui si vuole parte. Ciò, in linea molto

generale, può essere messo in connessione con l'incapacità strutturale del mondo antico di coagulare una ideologia coe- rentemente ' urbana ', in qualche modo connessa agli ele- menti di sviluppo che pure guadagnano un posto cospicuo nell'organizzazione economica, senza però superarne dav- vero la base agraria, limitata e stagnante38. Per capire me-

38. Questa problematica è stata negli ultimi tempi discussa e approfondita in Italia da studiosi di orientamento marxista. Un importante punto di ag- gregazione sono state alcune iniziative dell'Istituto Granisci: il volume Analisi marxista e società antica, Roma 1978, e un convegno internazionale di studi su « Forma di produzione schiavistica e tendenze della società ro- mana (II sec. a.C - II sec. d.C): un caso di sviluppo precapitalistico», te- nutosi a Pisa nel gennaio 1979, e i cui Atti sono in corso di stampa.

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 31: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

38 Mario Labate

glio, è necessario però avvicinare il punto di osservazione. Un approccio come quello accennato fornisce infatti coor- dinate interpretative indispensabili, ma troppo comprensive, tanto da poter essere correttamente invocate a spiegare fatti

che, su una scala più ridotta, sono diversi e, per certi versi, in reciproca opposizione. Nel nostro caso, in effetti, il qua- dro torna utile (forse anche più utile) per chiarire aspetti fondamentali della poesia di Ovidio: ad es. la portata - e i limiti - di quel gusto modernizzante che in essa si fa

largo, senza però occupare né pretendere tutto lo spazio della letteratura e dei contenuti in essa organizzati39. Più servirà non perdere di vista le vicende sociali e culturali del- l'ultimo scorcio di storia repubblicana. L'elegia latina nasce - abbiamo detto - come pratica letteraria aderente a una scelta esistenziale che pone al proprio centro l'amore e si definisce per il rifiuto del modello di cittadino-soldato: nella storia della cultura romana essa costituisce anzi il momento di massima rivendicazione di una alternativa alla morale

quiritaria. Nello stesso tempo, però, la generazione dei poeti d'amore, da Gallo a Properzio, è quella che vive il precipi- tare, in ravvicinati sussulti, delle tensioni che agitavano la società romana. Una crisi che essi per di più interpretavano, secondo l'ottica rovesciata del moralismo antico, come con-

seguenza inarrestabile del disgregarsi delle virtutes arcaiche, del dilagare di una morale nuova, segnata dalle istanze di una civiltà urbana, opulenta. Non si tratta soltanto degli umori uggiosi di qualche nostalgico del mos maiorum, e

neppure dell'ovvio impatto di ostilità e diffidenza che af- fronta chiunque si sottragga alla cultura della tradizione: è la coscienza divisa di una società che vede i propri con- trasti amarsi di eserciti parimenti terribili, collidere

ripetutamente, minacciare l'esistenza e il futuro comune. L'ansia di rigenerazione, la speranza di salvezza coagulano, come sappiamo, attorno a Ottaviano il consenso dell'Italia, sulla base ideologica del recupero della morale agraria, ga-

39. È un punto ben chiarito da A. La Penna, Gusto modernizzante cit.

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 32: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

Poetica ovidiana dell1 elegia 39

ranzia della sopravvivenza dell'impero e del primato della

penisola. Un riflesso di irrigidimento riduce, nel punto più basso della crisi, i margini di tolleranza *

fisiologica '

che, dicevamo, avevano allargato l'orizzonte dell'ideologia qui- ritaria. Quando il corpo dell'impero appare diviso in due

poderose metà, pronte a misurarsi in uno scontro decisivo, anche la complessità ideologica della cultura tardo-repub- blicana sembra polarizzarsi tra le due parti in conflitto.

L'ideologia urbana della raffinatezza, dei piaceri, viene a tro- varsi ' tutta ' dalla parte dell'oriente ellenizzato, della regina d'Egitto, del generale ribelle alla patria. In Antonio, uomo della débauche, della luxuria, schiavo di una donna, più di una volta il poeta d'amore può riconoscere, come in uno

specchio inquietante, i propri tratti di amante elegiaco, la

propria condizione di servitium (Prop. II 16, 35 ss.):

at pudeat certe pudeat! nisi forte, quod aiunt, turpis amor surdis auribus esse solet.

Cerne ducem, modo qui fremitu complevit inani Actia damnatis aequora militibus:

hunc infamis amor versis dare terga carinis iussit et extremo quaerere in orbe fugam.40

Queste spinte contrastanti si depositano in una nuova forma letteraria - l'elegia latina - determinandone le ca- ratteristiche costituenti. Dal punto di vista del poeta, ne deriva il senso della nequitia - con varie sfumature: dalla rivendicazione alla coscienza sofferente - , in cui si è giu- stamente riconosciuto uno dei tratti fondamentali della poe- sia elegiaca, soprattutto properziana. Altrettanto vistose sono

40. Cfr. anche Prop. IH 11, dove una lunga serie di exetnpla illustra l'im- potenza del poeta di sottrarsi al giogo vergognoso del servitium amoris: Medea e Giasone, Pentesilea e Achille, Onfale e Eracle, Scmiramide, gli amori di Zeus e, infine, la svergognata regina d'Egitto, che, fatto suo schiavo Antonio, voleva imporre il suo turpe dominio a Roma intera (vv. 29 ss.): quid, modo quae nostris opprobria vexerit armisjet famulos inter f emina trita suosP/ coniugii obscaeni pretium Romana poposcit / moenia et addictos in sua regna Patres ... Da qui Properzio può passare a una maledizione del- l'Egitto e a un panegirico di Augusto (cfr. La Penna, L'integrazione dif- ficile cit., p. 79).

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 33: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

40 Mario Lobate

le conseguenze sul piano dei 'contenuti'; diciamo meglio: nel passaggio delicato in cui i referenti reali della poesia elegiaca - non soltanto la '

biografia ' del poeta, ma anche

personaggi, modo di vita, cultura e ideologia della società galante - si fanno contenuti da organizzare nel discorso letterario. Su questo piano, la scissione originaria, i cui ter- mini abbiamo prima tracciato, si configura come congenita ' infedeltà ' al proprio mondo, incapacità di aderirvi orga-^ nicamente, impulso continuo a trasformarne i connotati più caratteristici. L'universo urbano che è la scena della relazione elegiaca è continuamente sottoposto a una volontà di ' rifon- dazione ', i cui principi ispiratori si trovano talvolta a rical- care proprio i moduli della morale agraria, contestata e ri- fiutata. Questa natura ' complessa

' della poesia elegiaca è un terreno di indagine che, soprattutto negli ultimi anni, è stato fecondo di risultati e prospettive. È opportuno richia- marne qui alcuni temi emergenti41. Anzitutto il ritorno, nella relazione * libertine ', dell'eros coniugale; la rivendi- cazione della fides, della pudicitia. E ancora, in concorrenza col fascino della cortigiana raffinata, il rifiuto della luxuria, del cultus; la tensione verso una semplicità naturale; gli spunti di idealizzazione della puella\ l'evasione dalla pro- pria realtà di contrasti verso un mondo fantastico, felice e

pacificato, (soprattutto in Properzio) 42; oppure (soprattutto in Tibullo) verso il mondo del Lazio rurale, ove il poeta so- gna di ritrovare il ritmo di una esistenza che non ha smar- rito i suoi dei, le sue gioie quotidiane43. La Roma dei con- sumi, dello splendore urbano, esercita un'attrazione irresi- stibile, ma anche un impulso di rigetto, un rimpianto per le

origini, per quella Roma pastorale, evandrea, tante volte rievocata dalla poesia contemporanea44. Solo la tensione

41. Quasi tutti sono oggetto delle * esplorazioni

' di A. La Penna {V inte- grazione difficile cit. y pp. 139 ss.).

42. Cfr. soprattutto La Penna, L'integrazione difficile cit., pp. 143 ss.

43. Cfr. Burck, art. cit., p. 175. 44. Sarebbe interessante esaminare da vicino il modo differente in cui e trattato negli elegiaci romani il tema della passeggiata archeologica, che ri-

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 34: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

Poetica ovidiana dell'elegia 41

verso un mondo ri-creato dalla letteratura, che opponga alla disgregazione della crisi gli argini di una autarkeia erotica, può rimotivare nel poeta la sua scelta esistenziale e lette- raria45. Vediamo così consumarsi il paradosso dell'elegia

scopre, al di sotto dello splendore urbanistico presente, le tracce della Roma povera delle origini. In Tibullo e Properzio il motivo è certamente connesso con l'approccio alla poesia celebrativa e con le spinte provenienti dall'« in- dirizzo etico-religioso arcaizzante del regime » (La Penna, L'integrazione dif- ficile cit., p. 187): e in questa direzione operava certamente l'imitazione di Virgilio (Aen. 8,307 ss.). Mi sembra interessante tuttavia osservare come queste istanze della cultura contemporanea risultino convergenti, sia in Ti- bullo che in Properzio, con dinamiche interne alla poesia d'amore, con quella insoddisfazione strutturale per il presente, per il mondo della rela- zione erotica, che abbiamo visto caratteristica dell'elegia pre-ovidiana. In Prop. IV 1, è vero, la connessione non è operante nel testo, l'amore è una esperienza non attuale. Non così in Tib. II 5, dove, nella Roma del Palatino erboso e della casa Romuli, è ambientata una scena di amore bucolico, se- reno e appagante: la fanciulla, nel giorno di festa, va a trovare il pastore suo innamorato e ne riceve i rustica munera della tradizione bucolica (vv. 35 ss.). Proprio quei doni semplici erano per il poeta elegiaco simbolo di un amore non tormentato dall'avidità della puella, dalla corruzione del lusso. Così è in Prop. Ili 13, 25 ss., ove il rimpianto per le origini si colora di tinte genericamente bucoliche e lucreziane. Altrove in Prop. (II 16, 19 ss.), la semplicità perduta ha connotati più chiaramente ' romani \ In Ovidio le cose cambiano notevolmente: è stata messa giustamente in rilievo l'impor- tanza, nella sua poesia erotica, del rifiuto della rusticitas, dell'arcaismo (cfr. N. Scivoletto, op. cit. soprattutto le pp. 67 ss.; A. La Penna, Gusto moder- nizzante cit.). Nei casi in cui spunti di '

passeggiata archeologica '

(o più genericamente il ricordo della Roma originaria) compaiono nell'elegia ovi- diana, l'accento è sempre sulla differenza fra la Roma di oggi e quella d'un tempo: quel mondo è irrecuperabile; e la strada compiuta è di migliora- mento, di progresso. Si veda ad es. la rievocazione del ratto delle Sabine, in Ars 1, 101 ss. Gli antenati non possedevano una semplicità e una sanità morale che i loro pronipoti debbano, in qualche modo, recuperare: facevano le stesse cose, soltanto in maniera più rozza e senza le comodità * moderne '

(cfr. soprattutto i vv. 103 ss., Ili, 113, 119, 129 s.). Questa incondizionata accettazione del presente è la base su cui Ovidio aggredisce le contraddizioni del genere elegiaco. Quando il maestro d'amore affronterà la '

spinosa '

questione dei regali, si ricorderà dei rustica munera. Ma questi non saranno più simbolo di una semplicità rimpianta (Ovidio è ben '

rassegnato ' ai suoi

tempi), ma soltanto un elemento del gioco delle parti. L'amica, secondo il suo ruolo, pretende doni preziosi; l'amante, istruito da Ovidio, cerca di ca- varsela con quelli più a buon mercato (Ars 2,261 ss.). Difficilmente la fan- ciulla se ne accontenterà, ed è altresì facile prevedere che non le basteranno, come dono, i versi di poeti innamorati. Ma che ci si vuoi fare! Non è forse tornata l'età dell'oro? (Ars 2,277 s.: aurea sunt vere nunc saecula: plurimus auro I venit honos, auro conciliatur amor). L'adesione al presente del praeceptor amoris traduce in questa trovata brillante e spregiudicata l'indignazione dei- ramante ferito (Am. Ili 8, 55 s., cfr. Sen. contr. II 1,17; Prop. Ili 13,48 ss.; Tib. I 3,35 ss.). 45. Cfr. A. La Penna, U integrazione difficile cit., pp. 139 ss.

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 35: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

42 Mario Labate

preovidiana: una poesia che si vuole generata dal reale, con- dizionata da Amore, dalla donna, dalle vicende della rela- zione; e che finisce per praticare, per strade diverse, un ri- fiuto quasi sistematico del reale medesimo, una fuga verso il mito la creatività fantastica. Con Ovidio, il paradosso può dirsi rovesciato: la poetica si è fatta anti-realistica, con- testa la tirannia della vita sulla letteratura46; ma in ciò il poeta elegiaco trova lo strumento per costruire una poesia capace di mantenere un rapporto più coerente con il reale, di farsi interprete 'fedele* della varietà di zone sociali, cul- turali, ideologiche in cui esso si articola. Ecco dunque che

l'esperienza ovidiana può presentarsi come il ' perfeziona-

mento' del genere elegiaco. Sulla base di una riflessione critica sui fondamenti tematici, compositivi, espressivi del suo fare poesia, Ovidio procede alla eliminazione di scorie, incrostazioni, elementi estranei che egli trovava nei suoi auctores, continuamente ripresi e continuamente svuotati in un raffinato gioco letterario. Il fine è la costruzione di una retorica della città, che coinvolga tutti i livelli del testo: anche gli sviluppi compositivi - la sistematica elaborazione del tema, l'architettura proporzionata e con- clusa del componimento - , anche la forma dell'espressione, levigata e brillante.

Lo strutturarsi dell'elegia d'amore in forma letteraria coe- rente al mondo della città sembra collidere violentemente con il progetto culturale della restaurazione augustea. Su

questa osservazione si basa, in buona parte, l'immagine for- tunata di Ovidio ' antiaugusteo ', oppositore del principato e della sua ideologia. Abbiamo già visto in quale senso e con che limiti pesanti sia da intendere l'accentuazione dell'anti- conformismo nell'erotica ovidiana. Bisogna ora sottolineare che il principato di Augusto non può essere - senza una

grave semplificazione - considerato come un blocco in-

46. Cfr. ora G. Rosati, L'esistenza letteraria. Ovidio e l'autocoscienza della

poesia, «MD» 2, 1979, pp. 101-136.

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 36: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

Poetica ovidiana dell'elegia 43

differenziato: sia nel tempo, nelle varie fasi del cinquan- tennio, sia sul piano della complessità, della compresenza, all'interno stesso del gruppo dirigente raccolto intorno al principe, di tendenze divergenti fra loro. Su questo secondo punto la ricerca è quasi ai primi passi. Recentemente però qualche spiraglio è stato aperto, che ci permette di vedere come l'esperienza poetica ovidiana è tutt'altro che isolata, ch'essa si ricollega sia a tradizioni culturali vivaci (seppure minoritarie), sia soprattutto a fermenti, forze, impostazioni ideologiche non trascurabili e neppure marginali nella so- cietà augustea47. Per il momento è possibile definire queste componenti soltanto con una certa approssimazione.

Non è difficile intuire, per cominciare, alcune linee di fondo secondo cui può disporsi, negli anni in cui Ovidio la- vora all'elegia d'amore, una ideologia meno austera: il con- solidarsi del regime nelle mani di uno solo, il costituirsi di una corte, le esigenze di prestigio della città imperiale e del suo principe, l'abbondanza dei beni e la nuova affluenza ga- rantita dalla pacificazione, l'insofferenza dei ceti elevati verso

ogni restrizione del proprio regime di vita, nonché verso la severità della legislazione morale. Non era tanto l'abbatti- mento totale dell'ideologia

' catoniana ', strumento del prin- cipato nascente, l'obbiettivo verso cui premevano le spinte di cui abbiamo dato un elenco sommario. Era piuttosto la ricostituzione, e anzi l'ampiamento, dei margini di tolle- ranza, di relativismo, ch'erano un fatto non certo inaudito nella tradizione romana. Possiamo anche intravvedere -

come è stato giustamente osservato - un polo di aggre- gazione di parecchie fra queste esigenze in personaggi im-

portanti dell 'establishment augusteo: soprattutto in Mece- nate, ministro del principe48. Nelle discussioni e nelle pole-

47. Mi riferisco soprattutto a lavori di A. La Penna: Gusto modernizzante cit. (ove è di particolare interesse la connessione fra l'atteggiamento di Ovidio e il dibattito sul rapporto fra lusso pubblico e lusso privato, che, a

più riprese, viene riproposto in connessione alle leggi suntuarie); // ritratto

'paradossale' da Siila a Petronio, « Riv. di Filol. e di Istr. Class. » 104, 1976, pp. 270-293 (=Aspetti del pensiero storico latino cit., pp. 193-221). 48. Cfr. A. La Penna, // ritratto paradossale cit., pp. 276 ss.

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 37: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

44 Mario Labate

miche attorno a questa singolare figura e al suo modello di vita, si chiariscono le ragioni dell'otium, della vita rilassata, dolce e piacevole: essa non esclude l'impegno, l'esercizio dei doveri, ma pretende un suo spazio, distribuito su tempi e situazioni diverse, in una armoniosa complementarità. Il vincitore, il padrone del mondo, il cittadino che ha compiuto il suo dovere, ha diritto a goderne i frutti nelle piacevolezze della civiltà urbana (Eleg. in Maecen. I 93 s.):

sic est: victor amet, victor potiatur49 in umbra, victor odorata dormiat inque rosa.

Questa proposta culturale cercava di assorbire, in una

ideologia meno rigida, quella cospicua zona del reale che la facciata *

repubblicana ' del regime poteva in qualche mo-

do mascherare, ma non certo abolire. Essa va inserita, a Ro- ma, in una tradizione i cui termini sono stati ricostruiti nelle linee fondamentali da A. La Penna. Ai casi da lui esami- nati si può forse utilmente accostare un altro, che mi pare con- tribuisca con un tratto significativo (assieme alle figure di Mecenate e Sallustio, consiglieri di Augusto) al frammentato disegno di una ' altra ' ideologia del principato. Seneca il Vecchio ha tracciato (contr. I praef. 13 ss.) un vivace ritratto

49. La lezione tradita potiatur (con la sola variante patiatur della Scaligeri ' vetus membrana ') non sembra offrire un senso davvero soddisfacente (La Penna, II ritratto paradossale cit. p. 280, affidava i suoi dubbi a un

punto interrogativo). Potior è usato assolutamente molto di rado e quasi sempre l'oggetto di cui si entra in possesso può evincersi chiaramente dal contesto (cfr. ad es. Lucr. 4, 1076; Ov. Ars 1, 711). Difficilmente perciò l'espressione significherà « goda le gioie nell'ombra » (Giomini). Caso mai, si dovrebbe pensare a un'insistenza, un po' maldestra, sul motivo di victor

(qualcosa come « la faccia da padrone »). Se poi non vorremo rassegnarci ad una durezza forse eccessiva anche per il poeta delle Elegiae, ci potrà tentare una buona congettura di Giuseppe Scaligero: spatietur. A torto, mi pare, qualche editore fra i più recenti ha ritenuto di cancellarla anche

dall'apparato (così Kenney nella nuova edizione oxoniense dell' Appendix). Essa è raccomandata anzitutto dalla vicinanza al testo tradito (tanto più ai patiatur della vetus membrana). E poi da un senso vera- mente ottimo: in questo quadro di piaceri, lussi e ricreazioni urbane, fra amori e letti di rose (cfr. Nisbet-Hubbard a Hor. Carni. I 5, 1), benissimo si inseriscono le passeggiate all'ombra dei portici e dei giardini (cfr. ad es. Prop. IV 8, 75; Ov. Ars I 67; Rem. 85; Mart. XI 47, 3).

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 38: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

Poetica ovidiana dell'elegia 45

di Porcio Latrone, il retore spagnolo, che - per coincidenza forse non fortuita - fu molto ammirato dal giovane Ovi- dio; tanto da poter essere considerato un suo secondo mae- stro. Era un uomo impetuoso, che non conosceva la modera- zione; non sapeva interrompere il suo impegno di studio, né riprenderlo se l'aveva interrotto:

Cum se ad scribendum concitaverat, iungebantur noctibtis dies, et sine intervallo gravius sibi instabat, nec desinebat nisi defecerat; rnrsus cum se remiserat, in omnes lusus, in omnes iocos se resol- vebat;

e ancora:

At cum sibi iniecerat manum et se blandienti otio abduxerat, tantis viribus incumbebat in Studium, ut non tantum nihil perdidisse, sed multum adquisisse desidia videretur.

Interessanti poi le considerazioni in difesa di questo mo- dello di esistenza che Seneca intreccia ai tratti descrittivi e narrativi :

Omnibus quidem prodest subinde animum relaxare; excitatur enim otio vigor, et omnis tristitia, quae continuatone pertinacis studii adducitur, feriarum hilaritate discutitur.

Le ragioni dell'ozio, della relaxatio animi, sono sostenute, come si vede, con fermezza e vivacità di argomenti: anche se quella che viene qui rilevata non è una commistione sor- prendente di industria e otium luxuriosum, ma piuttosto l'utilità della pausa (anche di quella che non sa sottrarsi agli eccessi), per ristorare le energie e creare le condizioni di un miglior rendimento, di una maggiore alacrità nell'impegno. La cultura augustea finiva così per ritrovare, anche per questa via, alcuni aspetti di * elasticità ' e di apertura che erano stati della proposta ideologica

' scipionica

' 49b".

49bis. Cfr J.M. André, V otium dans la vie morale et intellectuelle romaine des origines a l'époque augustéennef Paris 1966, pp. 135 ss.

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 39: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

46 Mario Labate

Non si tratta, in questo come in altri casi, di frammenti isolati, destinati a significare soltanto se stessi, l'originalità di un individuo. Il bios> la singola scelta personale paiono configurazioni di un modello costruito secondo una retorica vincolata (un modello marcato, per ciò, di una ideologia). C'era nella società e nella classe dirigente augustea, una ri- chiesta vivace di adesione alle piacevolezze della vita citta- dina, agli agi, ai consumi. La severa regola morale predicata dal principe doveva apparire agli occhi di molti una ideo-

logia attardata e, soprattutto, inadeguata allo splendore ur- banistico, alla magnificenza di feste e spettacoli, alla flori- dezza e al prestigio imperiale ch'erano pure vanto del nuovo

regime. Roma non era più il povero borgo rurale di un

tempo: non si poteva dunque pretendere che vi si conducesse la vita degli austeri Sabini. In un'altra controversia sene- chiana (II 1, 17 s.), Porcio Latrone e Arellio Fusco, i maestri di Ovidio, sono gli unici a misurarsi nel compito difficile di sostenere le ragioni delle divitiae. Ricordiamo gli argomenti di Fusco:

Facilius possum paupertatem laudare quam ferre. Quid mihi Pho- cionem loqueris, quid Aristiden? tunc paupertas erat saeculi. Quid loqueris Fabricios, quid Coruncanios? pompae ista exempla; tunc fictiles fuerunt dii. Facile est, ubi non noveris divitias, esse pauperem *°.

Era un'opinione che doveva trovare consensi perfino nella casa del principe, se è vero, come racconta Svetonio, che

Augusto dovette far radere al suolo le lussuose abitazioni fatte edificare da sua nipote Giulia 5I, una di quelle irrequiete dame di corte, che avranno costituito certamente un altro - a volte scandaloso - polo di aggregazione dell'ideologia modernizzante. Ma le due Giulie, e le vicende più meno oscure dei loro scontri col principe, ci porterebbero proba- bilmente fuori strada. Quello che importa qui sottolineare

50. L'argomentazione, si noti, non è molto diversa da quella di Micione

negli Adelphoe. Il testo è quello dell'ed. Winterbottom.

51. Svet. Aug. 72, 5.

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 40: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

Poetica ovidiana dell'elegia Al

è che le spinte culturali e ideologiche, cui deve far riferi- mento l'interpretazione della poesia ovidiana, non si collo- cano fuori contro l'assetto politico, sociale e istituzionale augusteo, ma sono pienamente dentro di esso: del princi- pato, se mai, vogliono accentuare i tratti * monarchici ', quelli che ne costituiscono la sostanza, accantonando le pru- denze, le timidezze, con cui il principe metteva in opera il suo progetto costituzionale. Si vede bene allora che il pro- blema dei rapporti di Ovidio con il principato è sovente mal posto: egli per certi versi, con tutto il suo libertinismo an- ticonformista, si presenterebbe più

* augusteo

' di Augusto medesimo, in quanto più fedele interprete della società che Topera del principe, in guerra e in pace, aveva costruito e fatto prosperare52. Di quella società la vita mondana, con i suoi splendori e le sue frivolezze, era parte costitutiva, che nessuna pretesa riformatrice avrebbe potuto agevolmente eli- minare: essa infatti era ornamento dell'Urbe, manifesta- zione della sua ricchezza e della sua potenza imperiale, così come lo erano i lucenti edifici di marmo che avevano sosti- tuito i poveri mattoni di un tempo, come lo erano i fastosi

spettacoli e le cerimonie che il principe era orgoglioso di aver offerto al suo popolo. Della vita galante che in queste me-

raviglie urbane trovava il suo ambiente ' naturale ' l'elegia d'amore era stata interprete imperfetta: solo la più che ven- tennale fatica di Ovidio l'aveva potuta finalmente adeguare al suo compito

' istituzionale '. Il poeta ne menerà vanto nel-

l'operetta conclusiva {Rem. am. 395 s.): Tantum se nobis

elegi debere fatentur, / quantum Vergilio nobile débet epos. È interessante che, in questa stessa occasione, egli sostenga, con la più lucida chiarezza, la poetica che afferma i diritti della letteratura ad essere, di volta in volta, pienamente se

stessa, entro i confini precisi di ciascuna forma letteraria (371 ss.):

at tu, quicumque es, qtiem nostra licentia laedit, si sapis, ad numéros exige quidque suos.

52. Cfr. La Penna, Gusto modernizzante cit.

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 41: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

48 Mario Lobate

blanda pharetratos Elegia cantet Amores et levis arbitrio ludat amica suo

Thais in arte mea est: lascivia libera nostra est; nil mihi cnm vitta; Thais in arte mea est.

Si mea materiae respondet Musa iocosae, vicimus, et falsi criminis acta rea est.

Altrettanto interessante notare come la rivendicazione della molteplicità del reale e delle forme letterarie si accom-

pagni alla prospettiva di futuri impegni del poeta, una car- riera ancora lunga e ricca, di cui Topera di elegiaco amoroso costituisce soltanto il promettente inizio (389 ss.):

rumpere, Livor edax: magnum iam nomen habemus; maius erit, tantum, quo pede coepit, eat.

sed nimium properas: vivam modo, plura dolebis, et capiunt anni carmina multa mei.

nam iuvat et Studium famae mihi crevit honore; principio clivi noster anhelat equus.

5. La retorica della città.

Ovidio dunque, perfezionatore dell'elegia, cantore - se- condo una maniera finalmente appropriata - del mondo urbano degli amori, si presentava come il portatore di una adesione entusiasta alla civiltà in cui era radicata la sua pra- tica di poesia e all'ordine sociale e politico che la garantiva. Per osservare il modo e il senso di questa conversione, è bene muovere dalla didascalica d'amore, che è il momento in cui le conquiste dell'erotica ovidiana si depositano se- condo un disegno più nitido. Prendiamo un esempio famoso. La prima parte del primo libro dell' Ars è dedicata, come si sa, alVinventio, a illustrare luoghi, ricorrenze, occasioni, in cui sarà facile all'aspirante seduttore incontrare la sua preda. Duecento versi di interesse davvero grande per le nostre ri- flessioni. Il pezzo forte dell'intera sezione è senza dubbio quello che istruisce sull'opportunità amatoria delle cerimo- nie pubbliche e in particolare del trionfo. Nel prospettare

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 42: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

Poetica ovidiana dell'elegia 49

i vantaggi dell'occasione festosa, il poeta approfitta per an- nunciarne una prossima celebrazione, ch'egli prevede onorerà l'esito vittorioso della spedizione che Gaio Cesare si accinge a guidare in Oriente. Il pezzo ovidiano, squillante annuncio di vittorie in gloria di Roma e del principe, riflette proba- bilmente l'atmosfera eccitata della capitale e * asseconda ' un reale progetto di Augusto e il conseguente sforzo propagan- distico. Abbiamo di fronte un vero brano di poesia corti- giana, in cui il poeta innalza ripetutamente il tono, cerca qui e là il formulario ufficiale, da voce ai potivi più attuali dell'ideologia imperiale53. I toni marcati dell'esaltazione hanno insospettito più del giusto qualche lettore, tentato di riconoscere negli

' eccessi ' una intenzione ironica, demisti- ficante 54, e magari di cercare nel testo sottintesi, secondi fini, allusioni polemiche. Più sensato il discorso di chi richiama l'attenzione sulla particolare natura del contesto: il trionfo del giovane principe, l'elogio del suo augusto genitore, i motivi nazionali e patriottici, in mezzo ai consigli che un

poeta galante destina al suo frivolo pubblico di innamorati 55.

Qui sarebbe, nell'accostamento audace, poco riguardoso di tanta solennità, il sorriso, la spregiudicatezza del poeta anti- conformista. È un'analisi che ha molte buone ragioni, ma anche qualche serio pericolo di forzare le sfumature. Il sor- riso c'è, c'è il divertimento e perfino il gusto dell'imperti- nenza: ma niente che sia dirompente, che aggredisca l'ideo-

logia imperiale. In un rinnovato contatto con la poesia cor-

tigiana fiorita in lode dei dinasti ellenistici, a Ovidio piace riprendere anche gli elementi di frivolezza cittadina, di ila- rità spiritosa, che quei poeti sapevano fondere armoniosa- mente nell'encomio della casa regnante e delle sue imprese K.

Quando si parla, per brani come questo ovidiano, di formu-

53. Una analisi più precisa ci può essere qui risparmiata: quasi tutto il necessario può trovarsi nel commento di Hollis al brano.

54. J.P. Sullivan, Propertius cit., p. 65.

55. Cfr. E. Pianezzola, art. cit., pp. 37 ss.

56. Qualche buona osservazione in proposito nel commento di Hollis (pp. 72 s.).

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 43: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

50 Mario Labate

lario ufficiale, di solennità da poeta civile, non si pensi a uno stile inturgidito, a un seguito di tirate oratorie: rim- pasto è complesso e originale, tutto giocato su un equilibrio instabile, ma sempre garantito dalla maestria del poeta. L'os- sequio cortigiano sa stemperarsi quasi insensibilmente nella brillantezza, nelV urbanitas spiritosa dell'uomo di mondo; la solennità sa convivere e cedere il passo di continuo a uno stile vivace e conversevole, che può offrire le risorse delle sue trovate inesauribili anche ai temi più importanti e impe- gnativi 57.

Nell'accostamento di ufficialità e frivolezza sotto il co- mune denominatore della realtà cittadina, sappiamo che Ovidio porta a compimento spunti significativi, con cui la

poesia augustea precedente aveva cercato il modo di coniu-

gare la poesia personale, soprattutto d'amore, con la cele- brazione del principe: occasioni in cui Orazio, Tibullo, Pro-

perzio ritagliavano, con varietà di modi e di accenti, uno

spazio per temi privati all'interno della descrizione di una festa, della celebrazione solenne dei temi civili58. Ma non

sfugga, ancora una volta, il tratto distintivo di Ovidio, la sua impronta originale. Non più tensione ormai e neppure semplice giustapposizione tra sfera civile e sfera privata. Non più un poeta che alla festa del suo principe partecipa

57. Una analisi dettagliata non è qui possibile: solo qualche esempio, perciò. Al v. 192, il gioco verbale del poliptoto è al servizio del gesto cortigiano: Ovidio finge di dar voce alle perplessità sulla giovane età del condottiero, perché più chiara risulti poi la smentita e l'elogio. Ai vv. 189 ss., una

ingegnosa trovata: nella realtà astorica e simbolica àt\Y exemplum mito-

logico, il poeta fa penetrare il tempo, per ricavarne un brillante ragiona- mento a fortiori. Al v. 197, un'altra trovata di retore cortigiano: accop- piare la designazione di parentela {genitor tuus) con il titolo onorifico, di fresca attualità, genitor (poter) patriae. Spesso l'abilità di artista della

parola sa rendere incisivi cliché dell'imperialismo romano: al v. 209» l'antitesi in chiasmo da espressione elegante a un motivo anti-partico diffuso (la tattica delle ritirate improvvise interpretate come fughe sleali). Su questo tema, poi, numerose variazioni: ai vv. 211 s., con ironia concettosa; al v. 216, con la brillante interpretazione della funzione delle catene

gravanti sui prigionieri nel corteo trionfale.

58. Il motivo è studiato da A. La Penna, Orazto e l' ideologia del prin- cipato cit. pp. 125 ss.t ove sono esaminati i passi utili (i più importanti sono Hor. Carni. Ili 14, Prop. Ili 4, IV 6, Tib. II 5).

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 44: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

Poetica ovidiana dell1 elegia 51

in disparte, come può, come glielo consente la sua condizione di schiavo d'Amore. I due mondi non sono ora fra loro con- trastanti, impermeabili; ci viene suggerito un accordo fra essi, un rapporto di solidarietà: l'uno non è senza l'altro, sono anzi due lati della stessa realtà. Alla festa, al corteo -

così come a tutti i momenti di vita sociale della metropoli ellenizzata - l'amante partecipa non più nonostante che sia amante, ma proprio in quanto amante, perché in esse può trovare l'occasione migliore di incontro, di approccio. La

gioia pubblica solenne non è separata dalla gioia frivola

privata.

Il punto di contatto più produttivo con cultura e lettera- tura ellenistica mi sembra risiedere proprio nel nesso fra

splendori, opulenza, animazione della vita cittadina e pre- stigio del potere che li assicura e incrementa. Vediamo un altro esempio. Nell'affrontare questa prima sezione dedicata diXinventio, il poeta dell'ai rassicura i suoi discepoli: egli non chiederà loro di mettersi per mare né di percorrere lun-

ghi cammini alla ricerca delle fanciulle (1, 55 ss.):

tot tibi tamque dabit formosas Roma puellas, «haec habet» ut dicas « quicquid in orbe fuit».

Gargara quot segetes, quot habet Methymna racemos,

aequore quot pisces, fronde teguntur aves,

quot caelum Stellas, tot habet tua Roma puellas: mater in Aeneae constitit urbe sui.

È stato osservato come Ovidio riprenda qui, in versione frivola e spiritosa, un tema patriottico di '

repertorio ' :

l'elogio di Roma e dell'Italia59. In particolare sembra rie-

cheggiata una elegia in cui Properzio aveva emulato la ce- lebre laus Italiae virgiliana:

omnia Romanae cèdent miracula terrae; natura hic posuit quicquid ubique fuit. (Prop. Ili 22, 17 s.)

59. Cfr. Hollis ad l

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 45: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

52 Mario Lobate

II sorriso fa leva evidentemente sul fatto che l'eccellenza di Roma, la fierezza nazionale dei suoi cittadini, sono so- stanziati, in Ovidio, di fatti davvero poco congruenti con la severità orgogliosa, tradizionalmente connessa al motivo: Roma è apprezzata per l'abbondanza e la bellezza delle fan- ciulle che vi si possono trovare. Ed è questa una spiritosa conferma di un altro cliché augusteo: il rapporto privilegiato della città con Venere, progenitrice degli Eneadi, dea del- l'amore. Bisogna anzitutto sottolineare che questa « inge- gnosa e divertente parodia » è espressione, sia pure originale e inconsueta, di una adesione piena alla realtà contempora- nea. Questo mondo della città augustea è senza dubbio il mi- gliore dei mondi, fors'anche perché ciascuno può avere in esso quello che cerca, ciascuno può lodarlo a suo modo. L'elogio di un poeta galante non potrà essere che frivolo e

spiritoso, potrà anche parodiare, canzonare: ma senza trarsi fuori, senza negare; con il sorriso di chi pensa che la gran- dezza di quel mondo è anche nella sua complicazione e che le vie dell'integrazione possono essere parecchie davvero. La lode frivola di un poeta d'amore e la lode solenne di un poeta civile non devono contrapporsi, l'una non nega l'altra nella figura dell'ironia: sono invece due modi, letteraria- mente e culturalmente diversi, di tradurre lo stesso consenso, la stessa adesione al presente.

Osserviamo meglio questa lode ovidiana di Roma. Sco-

priremo ch'essa si distingue da Properzio non soltanto nel tono (serio/scherzoso) delle motivazioni dell'eccellenza di Roma. Ci sono altre differenze che sembrano piccole, ma che attivano uno spostamento culturale notevole. L'elogio di

Properzio punta sul privilegio che la natura ha voluto con- cedere alla città, dotando il suo territorio di tutti i beni che si trovano distribuiti nel mondo intero. Beni * naturali ', si

capisce: una terra generosa, abbondanza di acque, bellezza dei luoghi; e beni ideologici: la saldezza della morale agra- ria, guerriera, che virgilianamente li accredita come padroni del mondo (Prop. Ili 22, 19 ss.):

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 46: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

Poetica ovidiana dell'elegia 53

Armis apta magis tellus quam commoda noxae: famam, Roma, tiiae non pudet historiae.

Nam quantum ferro tantum pietate potentes stamus: victrices tempérât ira manus.

Nell'Ari, i beni che possono confermare il privilegio di Roma sono cambiati. Si tratta, dicevamo, delle fanciulle: un bene cittadino, stavolta. Non che non se ne trovino anche in campagna; ma è la città, con le sue occasioni, con i suoi luoghi (pazientemente illustrati dal maestro d'amore), che le riunisce, le offre all'approccio e le fa belle. Natura hic posuit non è ambiguo: Properzio parla di doni naturalmente concessi al suolo d'Italia: una disponibilità autoctona, il

privilegio di possedere, di produrre da sé tutto quello che serve (s'intende beni necessari, non le stravaganze del lusso). Questo tratto è caratteristico della tradizione delle laudes ltaliae: più meno esplicitamente si insiste sul motivo del- Yautarkeia, che risparmia a Roma la necessità rischiosa di doversi aprire alle importazioni e ai commerci e di mettere così a repentaglio la compattezza dell'austera ideologia con- tadina. Particolarmente chiare le parole di Dionigi di Ali- carnasso (I 36, 3):

... * - , - , ' 2 .

60. testi più importanti sono (oltre, naturalmente, a Georg. 2, 136 ss.): Varr. de re rust. I 2, 3 ss.; Plin., Nat. Hist. Ili 40 ss. Un'altra laus ltaliae varroniana, per noi perduta, ci è testimoniata indirettamente (Gellio XI 1, 1; Serv. ad Gè. 2, 201; ad Aen. 7, 712; 10, 145; Macr. Ili 16, 12). Indi- pendente da Varrone la laus di Strabone VI 286. Il materiale è raccolto e discusso in J. Geficken, Saturnia Tellus, « Hermes » 27, 1892, pp. 381 ss.; G. Gernentz, Laudes Romae, Diss. Rostock 1918; L. Castiglioni, Le lodi d'Italia e la Roma pastorale ; «Rend. Ist. Lombardo» 64, 1931, pp. 1 ss. Particolarmente interessante, per noi, sono le riflessioni ciceroniane sul- l'opportunità del sito scelto da Romolo per edificarvi la città (de rep. II 3 ss.). Cicerone fa i conti con l'ideologia chiusa e autarchica della tra- dizione, valuta attentamente gli argomenti che sconsigliano l'ubicazione ma- rittima di una città. Non soltanto ragioni strategiche (la maggiore sicu- rezza dagli attacchi nemici: cfr. Liv. V 54, 4; Strab. VI 4, 1); ma anche

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 47: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

54 Mario Labate

Anche Ovidio parte riformulando, a modo suo, il tema dell'autosufficienza. Perseo aveva dovuto andarsi a cercare la sua bella fra i neri Indi, Paride in Grecia. Gli allievi di Ovidio non avranno invece bisogno di spostarsi da Roma: troveranno in patria i beni di tutta la terra. La dizione si è fatta però meno precisa. Sembra comunque di capire che il privilegio di Roma consista soprattutto nella sua condizione di metropoli affollata, centro di relazioni, di incontri, di scambi. È questa una abbondanza tutta urbana, indissolubil-

e soprattutto rischi ideologici (de rep. II 4, 7): est autem maritimis urbibus etiam quaedam corruptela ac mut atto morum; admiscentur enim no vis sermonibus ac disciplinis et inportantur non mer ces solum adventiciae, sed etiam mores, ut nihil possit in patriis institutis manere integrum. Gli abi- tanti delle città di mare sono poco attaccati alla propria sede, preferiscono la navigazione e il commercio all'agricoltura e alla pratica delle armi. La comunità è così indifesa di fronte all'azione distruttrice della luxuria (II 4, 8): multa etiam ad luxuriam invitamenta perniciosa civitatibus subpeditantur mari, quae vel capiuntur vel inportantur. Furono questi i motivi della rovina di Cartagine, di Corinto, della Grecia tutta. Cicerone, desideroso di salvaguardare il mos maiorumy avverte tuttavia l'esigenza di adeguarlo alle necessità del presente, di una società più complessa (a questo aspetto del suo pensiero è in buona parte dedicata la relazione che Emanuele Narducci ed io abbiamo svolto su « Mobilità dei modelli etici e relati- vizzazione dei valori : il *

personaggio ' di Attico » al convegno pisano

citato alla n. 38). Anche qui, secondo la caratteristica della sua proposta culturale, lo vediamo tentare la mediazione fra arcaismo e modernità, autarkeia e consumi (II 4, 9)*· sed tarnen in bis vitiis inest Ma magna commoditas, et, quod ubi qu e geni t u m [gentium Castiglioni, Büchner] est, ut ad eam urbem, quam incolas, possit adnare, et rursus ut id quod agri efferaht sui, quascumque velini in terras, portare possint ac mittere. Il riconoscimento degli enormi vantaggi che la civiltà dei commerci porta con sé, insieme alle conseguenze negative prima illustrate, fa sorgere la necessità di un compromesso. Cicerone lo fa risalire alla saggezza di Romolo (II 5, 10): Qui potuti igitur divinius et utilitates conplecti maritimas Romulus et vitia vitare, quam quod urbem perennis amnis et aequabilis et in mare late influentis posuit in ripa? quo posset urbs et accipere a mari, quo egeret, et reddere quo redundaret, eodemque ut flumine res ad victum cultumque maxime necessarias non solum mari asportaret, sed etiam invectas acciperet ex terra... L'orizzonte della morale agraria non è, come si vede, distrutto, ma allargato (e i beni necessari alla vita non sono soltanto quelli della sussistenza, ma anche quelli del cultus). Tracce di questa mediazione - parzialmente sommersa dairirrigidimento della prima età augustea - sono ancora avvertibili in Livio (V 54, 4) e in Strabone (VI 4, 1). In Plinio (III 41) le diffidenze verso i porti e i commerci sembrano ormai davvero superate. Plinio anzi, in varie occasioni, abbozza frammenti di una topografia delle merci eccellenti: ad es. 11, 240 Laus caseo Romae, ubi omnium gentium bona comminus iudicantur, e provinciis Nemausensi praecipua... (cfr. 9, 168; 10, 131; 9, 106; 34, 145; 35, 47; 37, 162 etc.).

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 48: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

Poetica ovidiana dell'elegia 55

mente connessa alla funzione imperiale dell'Urbe, il centro verso cui convergono le attività, gli interessi del mondo in- tero. Con le feste, le cerimonie, gli spettacoli, con lo splen- dore dei suoi monumenti, Roma fa uscire per strada le sue graziose abitanti e, per di più, raduna da ogni parte bellezze forestiere. L'esempio l'aveva dato il fondatore della città, Romolo, organizzando una rappresentazione teatrale, grazie alla quale i suoi rudi soldati potessero finalmente trovare le spose di cui mancavano : per il maestro d'amore, il ratto delle Sabine diventa aition spiritoso dell'opportunità di cercar donne ai ludi scaenici. Più chiaro ancora diventa il motivo nella rievocazione entusiasta di un'altra grande festa, che poco tempo prima aveva riempito le strade di Roma di una folla cosmopolita {Ars 1, 171 ss.):

Quid modo cum belli navalis imagine Caesar Persidas induxit Cecropiasque rates?

Nempe ab utroque mari iuvenes, ab utroque puellae venere, atque ingens orbis in Urbe fuit.

Quis non invenit turba, quod amaret, in illa? Eheu! quam multos advena torsit Amor!

La naumachia di Augusto (una celebrazione non priva di

significato ideologico per l'occasione cui si collegava e pro- babilmente anche nei significati aggiunti per interpretatio- nem all'episodio rappresentato)

6I era stata comunque uno spet- tacolo eccezionale, gratificazione della cittadinanza e al tem-

po stesso espressione del prestigio imperiale di Roma. In-

terprete di queste istanze, capace di mettere al servizio di esse la propria abilità di artista della parola62, Ovidio eser-

61. Si tratta dei festeggiamenti per la dedica del tempio di Marte Ultore, votato da Ottaviano a Filippi pro ultione paterna e dedicato il 1° agosto del 2 a. C. (cfr. Hollis ad /.). La battaglia riprodotta sullo stagno artifi- ciale in riva al Tevere era quella di Salamina: le pesanti navi persiane contro le agili imbarcazioni dei Greci. Uno scontro oriente-occidente, che probabilmente suggeriva il confronto con la battaglia di Azio (cfr. La Penna, U integrazione difficile cit. p. 81). 62. La brillante paronomasia orbis in urbe e un gioco retorico che sarà fortunato negli encomi di Roma (cfr. Otto, Sprichwörter s. . urbs e Hollis ad l.).

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 49: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

56 Mario Labate

cita il diritto di evidenziare - come compete alla musa la- sciva - anche il lato frivolo che aderisce naturalmente alla realtà metropolitana. Egli così ribadisce il motivo dominante di questa sezione dell'^rj: l'armonioso coniugarsi di pub- bliche cerimonie e occasioni galanti.

Nel portare in primo piano la realtà cittadina, i suoi mo- numenti e le sue feste, nell'organizzare attorno a questo centro la sua esperienza letteraria, Ovidio si trovava i ri- percorrere, per certi versi, una strada già battuta: a riutiliz- zare materiali, atteggiamenti, già sperimentati dalla poesia ellenistica. Suggestioni importanti venivano dalla letteratura dedicata alla festa, alla illustrazione di monumenti e mera- viglie urbanistiche (ad es. le Donne alla festa di Adone di Teocrito le Donne al tempio di Asclepio di Eroda). E noi sappiamo come la città ellenistica fosse teatro di cerimonie spettacolari, care all'ostentazione di potenza dei vari sovrani. Ce ne restano descrizioni ammirate, che indugiano sulla son- tuosità e la durata di giochi e sfilate, sul fasto degli arredi - e c'è sempre una cura minuziosa a dire l'eccezionale nu- mero di cose e persone63. Importa soprattutto sottolineare come, nella cultura ellenistica, splendore e grandezza della città, quantità degli abitanti, floridezza dello stato, ricchezza e liberalità del sovrano, prestigio della dinastia, formino un insieme solidale, i cui singoli elementi affiorano di volta in

63. Due esempi significativi in Ateneo V 193 ss.: la descrizione della processione voluta da Antioco IV Epifane nel 166 a. C. a Dafne, presso Antiochia (da Polibio); la processione organizzata in Alessandria da To- lomeo II Filadelfo nel 279 (o nel 270), in onore di Tolomeo I Sotér e di Berenice (da Callisseno di Rodi). (Cfr. C. Préaux, Le monde hellénistique, Paris 1978, t. I, pp. 369 s.). Altrettanto interessanti le descrizioni della straordinaria bellezza di Alessandria: strade, piazze, templi, palazzi, co- lonnati: uno splendore che cattura gli sguardi e li vince in uno stupore ammirato. Gli esempi che possiamo leggere in Strabone (XVII 1, 8 ss.) e in Achille Tazio (5, 1) sono verisimilmente residui di una tradizione più diffusa e più antica (cfr. P.M. Fraser, Ptolemaic Alexandria, Oxford 1972, I, pp. 13 ss.).

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 50: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

Poetica ovidiana dell'elegia 57

volta nella dizione dei poeti legati alla corte si dispongono in plesso ideologico coerente nell'encomio del sovrano64.

Nella Roma augustea, Ovidio poteva facilmente ricono- scere i tratti della metropoli ellenizzata, così come erano fissati nella rappresentazione di Teocrito e di Eroda. Vedia- mone un esempio più da vicino. Nella prima metà delle Donne alla festa di Adone - Gorgo e Prassinoa che at- traversano la città per recarsi al palazzo del re - , dialogo e rappresentazione mimica sono dominate dal motivo della folla. Nel testo ' effetto di reale ' è affidato al movimento continuo (gente, cavalli, veicoli) che anima le strade di Alessandria :

Theocr. 15, 4 ss.: , , ,

[ ·

, , [ ·

15, 44 s.: , 8 , - [

; [.

15, 59: · [.

15, 65: , , [.

15, 72: ·

Corrispondentemente, uno dei tratti mimici più brillanti è legato ai piccoli incidenti, ai contatti fisici, alle battute che ci si scambia in questo enorme accalcarsi di gente:

Theocr. 15, 52 ss.: , . · * .

[ , ;

[.

64. Cfr. C. Préaux, op. cit., pp. 207 ss.

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 51: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

58 Mario Lobate

15, 69 ss. :. , - [

, , , [

, , .

' , - [.

15, 73: ' . 65.

Questi tratti di realismo alessandrino dovevano apparire a Ovidio strumento adeguato a interpretare in letteratura -

tanto più nella musa leggera dell'elegia - la società con-

temporanea. Uno sguardo sommario all'elegia amorosa ovi- diana ci consente di ritrovarvi questa poesia della folla, del

numero, dei contatti fisici. Ricordiamo il quadro, intessuto di reminiscenze virgiliane e di vivacità alessandrina, dell'ele-

gante folla delle donne a teatro (Ars 1, 93 ss.):

Ut redit itque frequens longum formica per agmen, granifero solitum cum vehit ore cibum,

aut ut apes saltusque suos et olentia nactae

pascua per flores et thyma summa volant, sic ruit ad célèbres eultissima f emina ludos;

copia iudicium saepe morata meum est.

E ancora, la turba cosmopolita della naumachia (1, 175

s.), la folla di spettatori del trionfo (1, 217), tutte le riunioni femminili che il poeta si stanca di enumerare (1, 253 s.:

quid ubi femineos coetus venatibus aptos / enumerem? nume- ro cedet barena meo). In Teocrito, lo spettacolo della folla animata nella strada eccitava i gusti cittadini della due Si-

racusane; era accettato di buon grado, con i suoi pericoli, con i suoi piccoli incidenti, buoni anzi a solleticare lo spirito di avventura, la ricerca di emozioni. Era, anch'esso, testimo- nianza della sicurezza e della prosperità garantite dalle cure

65. Si veda anche lo spiritoso dialogo dei vv. 60 ss.

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 52: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

Poetica ovidiana dell'elegia 59

e dal buongoverno del sovrano. Ecco perché il motivo della folla può collegarsi direttamente con l'elogio di Tolomeo66.

Non era dunque una cultura disarmata quella che speri- mentava, con Ovidio, una proposta ideologica, in cui l'ade- sione al presente, l'integrazione in una società sempre più chiaramente cortigiana, il consenso al principe pacificatore e al suo regime, non fossero in contraddizione - secondo *

ambiguità ' della cultura augustea - con la realtà ur-

bana, opulenta e cosmopolita, della capitale. Nella letteratura ellenistica il poeta trovava i materiali, letterariamente for-

mati, attraverso cui reinterpretare in alcuni momenti fonda- mentali l'esperienza dell'elegia d'amore. I predecessori ele-

giaci di Ovidio - dicevamo - avevano finito per respingere la città, piena di gente e di tentazioni, per sognare la puella in una campagna misera e desolata (Prop. II 19, 1 ss.):

Etsi me invito discedis, Cynthia, Roma, laetor quod sine me devia rura coles.

Sola eris et solos spectabis, Cynthia, montis et pecus et finis pauperis agricolae.

L'animazione della folla viene invece rivalutata da Ovidio anche nei suoi aspetti a prima vista fastidiosi, quelli che ave- vano contribuito a maturare in Orazio - che pure avvertiva tutto intero il fascino della metropoli - la convinzione del-

l'impossibilità di una autarkem urbana67. Anche in inconve- nienti come questi, l'amante elegiaco saprà trovare il suo

vantaggio, la sua buona occasione: non è la città il suo am-

66. Theocr. 15, 45 ss. Simili sollecitudini di Augusto, per ovviare a possibili inconvenienti della metropoli affollata nei giorni della naumachia, sono elogiati da Svetonio (Aug. 43, 3). 61. Essa sembrava ancora realizzabile in Sat. I 6, 111 ss.; non più, invece, in II 6, 28 ss.: luctandum in turba et jacienda iniuria tarais. / « Quid Ubi vis insane et quas res? » improbus urget / iratis precibus... Il motivo sarà poi importante nella satira di età imperiale: cfr. Gioven. 3, 236 ss. (altri passi nel commento di Mayor ad /.; cfr. Citroni ad Mart. I 49, 35 s.).

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 53: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

60 Mario Labate

biente naturale? M Vediamo un approccio sulle gradinate del circo {Am. Ili 2, 19 ss.):

Quid frustra refugis? cogit nos linea iungi; haec in lege loci commoda Circus habet.

Tu tarnen a dextra, quicumque es, parce puellae: contactu lateris laeditur illa tui.

Tu quoque, qui spectas post nos, tua contrahe crura, si pudor est, rigido nec preme terga genu.

Funziona così bene, che la lezione merita d'essere inse-

gnata {Ars 1, 136 ss.):

multa capax populi commoda Circus habet.

proximus a domina nullo prohibente sedeto; iunge tuum lateri qua potes usque latus.

Et bene, quod cogit, si nolis, linea iungi, quod tibi tangenda est lege puella loci.

Respice praeterea, post vos quicumque sedebit, ne premat opposito molila terga genu.

Opportuna è la folla per avvicinare più agevolmente la donna e, in barba al vir occhiuto e geloso, approfittare della calca per brevi, eccitanti effusioni {Am. I 4, 55 ss.):

Cum surges abitura domum, surgemus et omnes, in medium turbae fac memor agmen eas:

agmine me invenies aut invenieris in ilio; quidquid ibi poteris tangere, tange mei.

E di nuovo nell'ari (1, 603 ss): N

At cum discedet mensa conviva remota, ipsa tibi accessus turba locumque dabit.

Insère te turbae leviterque admotus eunti velie latus digitis et pede tange pedem.

68. Una buona trattazione dell'elegia erotica ovidiana, soprattutto dell'ufi, come poesia cittadina (con un'ampia analisi tematica) si può trovare ora in N. Scivoletto, Musa locosa, cit., soprattutto pp. 57 ss.

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 54: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

Poetica ovidiana dell'elegia 61

Torniamo ora all'elogio di Roma. Il rapporto (e le diffe- renze) con la tradizione delle laudes Italiae - abbiamo visto - sono evidenti. Passiamo ora a considerare lo strumento culturale in cui Ovidio si serve per reinterpretare quella tra- dizione e mutarne tanto vistosamente il segno. Esso viene ancora una volta dal tesoro della poesia ellenistica:

Ov. Ars I 55 ss.:

Tot tibi tamque dabit formosas Roma puellas; ' Haec habet ' ut dicas * quidquid in orbe fuit '.

Gargara quot segetes, quot habet Methymna racemos, aequore quot pisces, fronde teguntur aves,

quot caelum Stellas, tot habet tua Roma puellas; mater in Aeneae consti ti t urbe sui.

Eroda 1, 26 ss.:

' · , 8' 2 ', -* ·

, , [], , , , , , , , , , , ' * , , " [] , * [] ' .... ] -

Nel primo mimo di Eroda, la mezzana Gillide si reca a trovare una giovane sposa, il cui marito si trova lontano, e cerca di convincerla a cedere alle profferte di un ricco spa- simante. L'argomento da cui la vecchia comincia è che lo

sposo, in un paese di piaceri e di abbondanza com'è l'Egitto dei Tolomei, si sta certo dando al bel tempo. Gli spunti ri-

presi da Ovidio sono numerosi: la trovata che Afrodite è di casa69 (nella dizione spiritosa che si diceva); l'espres- sione con cui è introdotta la lode della terra benedetta : « vi

69. Gillide dice genericamente . Ma l'identificazione con Afrodite non può essere messa ragionevolmente in dubbio (cfr. Headlam ad. l).

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 55: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

62 Mario Labate

si trova tutto quello che c'è e si produce nel mondo » ; il numero e la bellezza delle fanciulle {tot = ; tarn formosas = * ...); il paragone fra il gran numero delle donne e quello delle stelle nel cielo70. Ma ancora più interessanti sono forse quei tratti che la me- moria del poeta non rende direttamente operanti nel nuovo testo, affidandone l'attivazione alla dotta solerzia del let- tore. Quattro versi interi: una lunga enumerazione, in cal- colato disordine, che specifica la straordinaria opulenza della terra d'Egitto in una serie aperta di beni di cui essa dispone: « ricchezza, sport, potere, cielo sereno 71, gloria, spettacoli, filosofi, oro, giovinetti, il tempio degli dei fratelli, il re che è buono, il Museo, vino, tutte le buone cose di cui potresti aver voglia, e donne...». In una serie come questa, colpi- sce, dicevamo, il disordine variegato, segno di affluenza infi- nita, impossibile da organizzare in un insieme concluso. E

poi anche la capacità di mettere assieme elementi di ambiti diversi e magari - in altro contesto culturale - lontani, incongrui: la sfera ufficiale attinente il re, la dinastia, la corte (con la gloria, il potere); la sfera dell'opulenza, del benessere cittadino (oro, ricchezza, tutte le cose buone desi- derabili, buon clima, vino); la sfera dei divertimenti e della cultura (spettacoli, palestra, filosofi, museo); la sfera frivola della vita galante (giovinetti, donne)72. Ma, in fondo, già questa nostra operazione che organizza i singoli elementi in aggregazioni coerenti (anche senza volerle poi contrap- porre l'una all'altra) non è rispettosa di una retorica dei con- tenuti, che si vuole appunto congiuntiva, cumulativa, che non riconosce distanze gerarchle. Nella formulazione di questi modelli ideologici il letterato ellenistico si sforzava di interpre- tare efficacemente le istanze di quella grande società urbana,

70. È quest'ultimo l'unico confronto che vedo operato nei commenti (Brandt e Hollis ad Ov. Ars 1, 59). 71. Altri intende, metaforicamente, « tranquillità », cfr. Headlam ad l.

72. Qualcosa di simile può dirsi per il breve elogio di Tolomeo, intro- dotto da Teocrito in 14, 61 ss.: , , , , / , ' , /^ - , , / '...

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 56: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

Poetica ovidiana dell'elegia 63

amministrativa e mercantile, che era la capitale del regno: città come la meravigliosa Alessandria, centro del potere, della corte e del suo apparato burocratico. Una realtà separata e sovrapposta alla campagna indigena, identificata con la sua intensa vita di relazioni, consumi, commerci, In questo aprirsi al mondo esterno, allo scambio che moltiplicava me- ravigliosamente le risorse vitali, nel far posto al benessere e al divertimento, la cultura alessandrina si trovava a eredi- tare - adattandoli, com'è ovvio, alla sua specificità - motivi

ideologici ch'erano stati dell'imperialismo ateniese. Un ra-

pido sguardo al cliché delle lodi dell'Attica e di Atene per- mette subito di rendersi conto come esso, in linea di massima, configurasse un modello quasi opposto al suo corrispettivo romano. Non più una terra benedetta perché sufficiente a se stessa, non bisognosa di importazioni e commerci, ma

proprio per la ragione contraria: perché la sua posizione, il suo porto, il suo impero sul mare, la fanno padrona di tutti i beni della terra, non la condannano alle miserie del- Xautàrkeia. Esplicite le parole di Pericle in Tucidide (II 38):

' - , , , ' , , $ - .

Ma l'atteggiamento è comune alla cultura dell'imperia- lismo ateniese e se ne può trovare agevolmente testimo- nianza anche con una ricerca cursoria73.

73. Un po' di materiale è raccolto nel commento di Headlam a Eroda I 27 ss. (si veda anche O. Schroeder, De landìbus Athenarum a poetis tragicis et ab oratoribus epidicticis excultist Diss. Göttingen 1914). Menzioniamo qui qualche esempio significativo. NelVAtben. Polit. II 1 ss. sono esami- nati i vantaggi della talassocrazia: non solo l'utilità militare-strategica e la garanzia del sostentamento di fronte alle carestie, ma anche più^ gene- ricamente la disponibilità e la varietà di beni di consumo: - -

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 57: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

64 Mario Labate

La consapevolezza del rapporto con il testo di Eroda ci permette, mi sembra, di decifrare con più chiara capacita critica il senso dell'operazione che Ovidio compie sui propri modelli, nonché di identificare la tradizione culturale e let- teraria che gli assicura suggestioni e strumenti. Il filtro * ales- sandrino ', attraverso cui il poeta fa passare il cliché delle laudes Italiae, gli permette di ristrutturare secondo la reto- rica congiuntiva di cui parlavamo materiali che una conso- lidata tradizione * nazionale ' aveva organizzato in base ai princìpi della separazione, della distinzione gerarchizzata.

voi · () <') ' , ëv & - .

L'autore non mostra la diffidenza di Cicerone per il mescolarsi delle lingue, dei costumi di vita (II 9 s.). È comunque la talassocrazia a far sì che gli Ateniesi siano i soli, fra Greci e Barbari, a detenere la ricchezza (II 11); essi, grazie al mare, prendono da tutti, i beni di tutti: ... - , ' £· ' , ' , · , .

Non molto diverso l'apprezzamento della funzione del Pireo in Isocrate, Paneg. 42: , , , , * - , # , * ' ëv ' , ' ' fqtôiov .

Una significativa lode del commercio si può leggere, del resto, già in un frammento del poeta comico Ermippo (fr. 63 K.) :

- ' , ' , ' &' ^ ' .

Il poeta passa poi a un lungo elenco (20 vv.) di merci svariate e delle località dalle quali ciascuna di esse viene importata. Quasi opposta sembra invece la tesi di Scnofonte nei Porot, ove si insiste, quasi paradossal- mente, sull'autosufficienza dell'Attica. Eppure, come si vede da I 6 ss., il rifiuto dell'imperialismo non implica quello del commercio: anzi è proprio la posizione centrale di Atene ad assicurarle la disponibilità dei beni di cui mancherebbe (cfr. Xen. de veci, a cura di G. Bodei Giglioni, Firenze 1970 pp. XLVI ss., con ampia bibliografia). Nel IV secolo, comunque, l'ostilità verso il mare e i commerci si irrobustisce: chiaramente negativa la posizione di Piatone {Leggi IV 7O4b); più moderato invece Aristotele {Poi. VII 1327a s.), a cui si riconnetterà la riflessione ciceroniana.

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 58: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

Poetica ovidiana dell'elegia 65

La rigida ideologia agraria imponeva una delimitazione pre- cisa dei beni e delle risorse ch'essa poteva accogliere, e solo di quelli vantava la disponibilità e l'abbondanza, mentre rifiutava tutto ciò che era diverso e lontano. Così soltanto poteva essere salvaguardata l'integrità dei mores, ch'erano identificati come il fondamento della grandezza imperiale di Roma. Entro queste coordinate culturali, la sfera civile, le istituzioni nazionali, erano un insieme compatto, cementato dal mos maiorum: esso si voleva esclusivo, non accettava di essere accostato assimilato alla sfera del frivolo, del-

l'opulenza cittadina, del benessere e dei divertimenti. Met- tere assieme elementi così inconciliabili significava dunque produrre un ossimoro, potenzialmente carico di aggressività e di pericoli.

La poesia elegiaca preovidiana non aveva in fondo mai contraddetto questa retorica della separazione: Properzio poteva condividere la tradizione delle laudes Halme, così com'era, con il suo segno autarchico, agrario. Del resto, erano coerenti a una morale siffatta le istanze che determinavano nel poeta l'incapacità di aderire al mondo cittadino della

propria poesia (o, per converso, il senso di nequitia per la

propria scelta di vita). Il lamento properziano sull'avidità delle puellae e i mali della luxuria sembra il controcanto della lode del commercio che abbiamo letta nell'ateniese

Ermippo (Prop. Ili 13, 1 ss.):

Quaeritis unde avidis nox sit pretiosa puellis et Venere exhanstae damna querantur opes.

Certa quidem tantis causa et manifesta ruinis: luxuriae nimium libera facta via est.

Inda cavis aurum mittit formica metallis, et venit e Rubro concha Erycina salo,

et Tyros ostrinos praebet Cadmea colores, cinnamon et multi pastor odoris Arabs74.

74. Cfr. anche IV 5, 21 ss. L'adesione di Tibullo al modo di vita della capricciosa Nemesi e alla sua predilezione per il lusso (II 3, 49 ss.) è soltanto un momento delle fluttuazioni dell'amante amareggiato e tradito. Nell'erotica ovidiana - come è stato osservato - l'adesione al presente è spesso prudentemente motivata con i valori del cttltus, piuttosto che con

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 59: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

66 Mario Labate

La strada rischiosa dell'ossimoro è invece consapevol- mente tentata da Ovidio, diventa anzi tratto caratteristico della sua poetica elegiaca: all'insegna dell'universo urbano e della sua varietà, egli si prende il diritto di mettere siste- maticamente assieme vita ' romana' e vita 'greca', serietà e frivolezza. Egli rinuncia di rado a scherzare coi santi, coi temi della tradizione nazionale. Ma l'intento di questa pro- vocazione continua non è tanto, come spesso si crede, l'ever- sione dei valori etici tradizionali, una scelta di campo opposta, ma interna alle medesime coordinate ideologiche. Quello che Ovidio tenta è piuttosto di uscire dalla chiusura di que- sto quadro. Egli mira alla costruzione di una diversa reto- rica dei contenuti - cittadina e congiuntiva stavolta - in cui sia lecito mettere assieme cose piccole e grandi e sia ammessa la lode frivola e scherzosa, senza che si realizzino le potenzialità antifrastiche dell'ironia.

È in questo senso che va intesa la maniera, che è cara al

poeta, di enunciare i temi della vita galante e libertina, at- traverso un uso disinvolto di moduli della propaganda uffi- ciale e dell'ideologia imperiale di Roma (a cui si dichiara

comunque il proprio consenso, sia pure ben poco ortodosso). Come quando, ad es., il rimprovero all'amica, per aver messo in pericolo la piropria vita con un aborto procurato, si com-

piace di ricalcare la polemica augustea contro la limitazione delle nascite e fa tornare buone le più antiche leggende di Roma75. Oppure quando la paradossale richiesta al vit di

sorvegliare più efficacemente la fanciulla (perché non sia

compromesso, con l'offerta di una facile preda, il piacere del

cacciatore) non esita a riprodurre il linguaggio delle leggi matrimoniali augustee76. Altrove il poeta saccheggia il re-

pertorio ideologico dell'imperialismo romano. In Am. I 2,

quelli della luxuria {Ars 3, 123 ss.), ma il poeta non sembra mai chiuso ai consumi, alla civiltà mercantile, e talvolta ne accetta esplicitamente i

vantaggi (Med. Vac. 7 ss.): cfr. A. La Penna, Gusto modernizzante cit.

75. Non molto utile E. Nardi, Procurato aborto nel mondo greco-romano, Milano 1971, pp. 301 ss. 76. Cfr. W. Stroh, Ovids Liebeskunst cit., pp. 338 s.

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions

Page 60: Poetica ovidiana dell' elegia: la retorica della città 1979 poetica... · d'amore, la rinuncia all'epos, sono occasioni per una fantasia giocosa piena di grazia e di vivacità, che

Poetica ovidiana dell'elegia 67

tutta la sua resa ad Amore sviluppa variazioni sul motivo del parcere subiectis (per non parlare della trasposizione giocosa della cerimonia trionfale) e finisce richiamando Cu- pido alle tradizioni ' di famiglia

' (la clementia Caesaris) :

aspice cognati f elida Caesaris arma: / qua vicit victos protegit ille manu (Am. 2, 2 s.)77. Né diversamente, in Am, II 9, 11 ss., il poeta si sforza di stimolare l'espansionismo di Cu- pido, ostinato a infierire su chi gli è già soggetto. L'avesse fatto anche Roma, sarebbe ancora un villaggio misero e di- sadorno 7S.

77. Cfr. G.K. Galinsky, The Triumph Thème in thè Augustan Elegy, « Wien. St. » 82, 1969, pp. 75 ss.

78. Nos tua sentimus, populus tihi deditus, arma, / pigra reluctanti cessât in hoste manus. / ... / Tot sine amore viri, tot sunt sine amore puellae: / bine ubi cum magna laude triumphus eat. / Roma, nisi immensum vires promosset in orbem, / stramineis esset nunc quoque teda casis.

This content downloaded from 128.122.149.145 on Thu, 19 Feb 2015 15:03:28 PMAll use subject to JSTOR Terms and Conditions