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NUMERO 9 - 2017 Chiuso in redazione il 04/12/2017 *Copia ad uso interno POLITICHE PER LE DISABILITÀ NEWS PERIODICO TELEMATICO A CURA DELL'UFFICIO POLITICHE PER LE DISABILITÀ CGIL CORSO D'ITALIA, 25 00198 ROMA E-MAIL [email protected] NOTIZIE PRINCIPALI DISABILI: DAITA (CGIL), BENE RICORDARE E CELEBRARE MA IMPORTANTE È GUARDARE IN FACCIA REALTÀ – Pag. 4 NOTIZIE LAVORO: DA PAG. 7 SCUOLA: DA PAG. 9 WELFARE: DA PAG. 16 DAL TERRITORIO DA PAG. 22 INTERNAZIONALE: DA PAG. 29 VARIE DA PAG. 33 EVENTI ASSISI – 11 DICEMBRE 2017 CONVEGNO DISUGUAGLIANZE, DISABILITÀ, DIRITTI... (pag. 5 ) TRANI – 13 DICEMBRE 2017 CONVEGNO GIORNATA INTERNAZIONALE DEI DIRITTI DELLE PERSONE CON DISABILITA’ UN GIORNO ALL’ANNO TUTTO L’ANNO (pag. 6)

POLITICHE PER LE DISABILITÀ NEWS · Macerata, Perugia, Pistoia, Latina, Campobasso, Salerno, Taranto, Vibo Valentia, Sassari. Per ciascuna provincia saranno selezionate 14 classi

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NUMERO 9 - 2017Chiuso in redazione il 04/12/2017*Copia ad uso interno

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POLITICHE PER LE DISABILITÀ NEWS

PERIODICO TELEMATICO ACURA DELL'UFFICIO POLITICHE

PER LE DISABILITÀ CGIL

CORSO D'ITALIA, 25

00198 ROMA

[email protected]

NOTIZIE PRINCIPALI

DISABILI: DAITA (CGIL), BENE RICORDARE E CELEBRARE MA

IMPORTANTE È GUARDARE IN FACCIA REALTÀ – Pag. 4

NOTIZIELAVORO: DA PAG. 7

SCUOLA: DA PAG. 9

WELFARE: DA PAG. 16

DAL TERRITORIO DA PAG. 22

INTERNAZIONALE: DA PAG. 29

VARIE DA PAG. 33

EVENTI

ASSISI – 11 DICEMBRE 2017

CONVEGNO

DISUGUAGLIANZE,DISABILITÀ, DIRITTI...

(pag. 5 )

TRANI – 13 DICEMBRE 2017

CONVEGNO

GIORNATA INTERNAZIONALEDEI DIRITTI DELLE PERSONE

CON DISABILITA’UN GIORNO ALL’ANNO TUTTO

L’ANNO

(pag. 6)

INDICE

LAVORO

NUOVE PROFESSIONI: ECCO IL DISABILITY MANAGER 7

VA FINANZIATO, QUEL FONDO PER IL DIRITTO AL LAVORO 8

SCUOLA PAGINA

PRIMO SOCCORSO A SCUOLA 9

L'INCLUSIONE DEGLI ALUNNI CON DISABILITÀ È UN'ILLUSIONE: RIFLESSIONI SU UN

MODELLO MAI NATO

10

PIANO DI FORMAZIONE DOCENTI 13

SCUOLA, INSEDIATO OGGI IL NUOVO OSSERVATORIO SULL’INCLUSIONESCOLASTICA

14

“TOMMY E GLI ALTRI”, TOUR NELLE SCUOLE PER RACCONTARE L'AUTISMO 15

WELFARE PAGINA

CAUSA DI SERVIZIO: ASSEGNO INCOLLOCABILITÀ - ASSEGNO COMPENSATIVO 16

IL RADDOPPIO DEL CONGEDO STRAORDINARIO SE I FIGLI CON DISABILITÀ GRAVE

SONO DUE (SENTENZA DI CASSAZIONE 11031/2017)

18

PARKINSON, FAMILIARI IMPEGNATI A TEMPO PIENO A SCAPITO DI VITA, LAVORO E

SALUTE

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DAL TERRITORIO

INNOVAZIONE E INCLUSIONE: A RIMINI LA «SCUOLA PER TUTTI» 22

GLI ARTIGIANI DIGITALI DI OPENDOT: "INNOVAZIONE TECNOLOGICA, MASOPRATTUTTO SOCIALE"

24

15.000 EURO DI RISARCIMENTO, PERCHÉ DISCRIMINATA IN QUANTO DISABILE 25

LA POVERTÀ E LA DISABILITÀ A ROMA 27

INTERNAZIONALE PAGINA

IMPRENDITORI CON DISABILITÀ IN EUROPA: ECCO LE 6 RACCOMANDAZIONI 29

UNA PROPOSTA COMPLESSIVA SULLA DISABILITÀ DECLINATA AL FEMMINILE 31

VARIE PAGINA

DISEGNO DI LEGGE DI BILANCIO: E LE PERSONE CON DISABILITÀ? 33

VITE DEDICATE AGLI ALTRI: ECCO CHI SONO GLI "EROI CIVILI" PREMIATI DA

MATTARELLA

35

AI BAMBINI CON DISABILITÀ INTELLETTIVE SERVONO “INGEGNERI EDUCATIVI” 37

UNA SOCIETÀ INCLUSIVA GRAZIE ALLA TECNOLOGIA: TORNA HANDIMATICA 38

3 DICEMBRE: DISCORSO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA, SERGIO

MATTARELLA, IN OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE SUI DIRITTI DELLE

PERSONE CON DISABILITÀ

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DISABILI: DAITA (CGIL), BENE RICORDARE E CELEBRARE MA IMPORTANTE ÈGUARDARE IN FACCIA REALTÀ

Roma, 4 dicembre – “Ricordare sì, celebrare pure, ma l'importante è guardare in faccia la realtà.Sono quasi 800.000 le persone con disabilità in cerca di lavoro iscritte al collocamento, 80.000solamente a Roma. La situazione negli anni tende a peggiorare ed attendiamo da più di un anno idati ufficiali dal ministero del Lavoro”. Così la responsabile delle politiche per la disabilità dellaCgil, Nina Daita, all’indomani della Giornata internazionale delle persone con disabilità. “Il Programma d'azione biennale per i diritti delle persone con disabilità - ricorda la dirigentesindacale - non è stato ancora convertito in legge, pur essendo passato molto tempo dalla suaapprovazione. I nostri uffici sono continuamente oberati da richieste di aiuto per il rispetto dei dirittidelle persone con disabilità e delle loro famiglie”. “C'è bisogno - aggiunge Daita - di un intervento efficace, congruo e ragionato per rendere menodifficile e sofferta la vita dei più fragili. Gli ultimi interventi legislativi in materia di lavoro hannocreato ancora maggiori disparità. I servizi per l'impiego non hanno risorse e fanno quel che possonocon gli strumenti a loro concessi. Inoltre, nell'ultima Legge di stabilità mancano congrue risorse, siaper l'occupazione che per i servizi alla persona, nonché un adeguato riconoscimento nel pacchettoprevidenza del lavoro di cura”. “La Cgil - ricorda la responsabile delle politiche per la disabilità del sindacato - più volte ha chiestoun ‘Piano straordinario per l'occupazione delle persone con disabilità’”. “L'inclusione - conclude Daita - è un diritto per le persone ed un dovere per le istituzioni.L'aumento delle disuguaglianze negli ultimi anni, accentuate dalle politiche economiche dei governiche si sono succeduti, vanno in senso diametralmente opposto”. Fonte: Ufficio stampa CGIL

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LAVORO

NUOVE PROFESSIONI: ECCO IL DISABILITY MANAGER

In un mercato del lavoro come quello italiano dove otto disabili su dieci sono disoccupati, crescel'attenzione per il loro inserimento lavorativo in azienda grazie alla nuova figura del Disabilitymanager. «Il suo ruolo è quello di favorire l'occupazione di persone con disabilità, valorizzando, pertutto il percorso lavorativo, la loro autonomia e professionalità e conciliandone le specificheesigenze di vita, cura e lavoro» spiega Paolo Ferrario, amministratore delegato e presidentedell'agenzia per il lavoro e-work. La nuova figura professionale ha competenze di tipo managerialeed economico, oltreché psicologico-sociali, oltre a una formazione di tipo umanistico o economico.In particolare, è richiesto un certo livello di esperienza nell'ambito delle risorse umane, dellepolitiche organizzative aziendali, della normativa del lavoro, nonché nel settore informatico,tecnologico e medico. La retribuzione annua potrà variare, a partire da una media di 40/50 mila eurolordi l'anno, a seconda dell'esperienza, anche in base alle possibilità di investimento dell'azienda. «IlDisability manager agisce per soddisfare i bisogni nel luogo di lavoro delle persone con disabilità,ponendosi come primo referente per questi ultimi. L'obiettivo è apportare vantaggi e opportunitàall'intera azienda e non alla sola persona con disabilità» spiega Ferrario. Il Disability managerlavora infatti per il benessere di tutti i lavoratori, attraverso un'azione di orientamento gestionale chesi focalizza sulla persona con disabilità, con l'obiettivo di adattare l'organizzazione ad accoglierla ea gestirne i bisogni. Si tratta di una figura già diffusa da tempo in altri Paesi europei, ma in Italiaancora poco sperimentata, nonostante già nel 2009 venisse citata nel "Libro bianco su accessibilità emobilità urbana" del Ministero del Lavoro. Da qualche mese però, grazie anche al nuovoProgramma d'azione sulle politiche sulla disabilità, questa nuova professione è tornata a essered'attuali

(7 novembre 2017)

Fonte: LaRepubblica.it

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VA FINANZIATO, QUEL FONDO PER IL DIRITTO AL LAVORO

«Siamo fortemente preoccupati per la mancata previsione di una norma che anche per il prossimoanno garantisca un incremento del Fondo per il diritto al lavoro dei disabili, di cui alla Legge68/99. L’incremento di quel Fondo, infatti, rappresenta il presupposto imprescindibile attraversocui realizzare i progetti di inclusione lavorativa per le persone con disabilità, considerando cheparliamo di una platea di circa 670.000 iscritti nelle liste di disoccupazione»: lo dichiara FrancoBettoni, presidente di ANMIL e FAND, in riferimento ai contenuti della Legge di Bilancio per il2018

«Siamo fortemente preoccupati per la mancata previsione di una norma che anche per il prossimoanno garantisca un incremento del Fondo per il diritto al lavoro dei disabili, di cui alla Legge 68/99[“Norme per il diritto al lavoro dei disabili”, N.d.R.], nella Legge di Bilancio attualmente in esameal Senato».

A dirlo è Franco Bettoni, presidente dell’ANMIL (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati eInvalidi del Lavoro) e della FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone conDisabilità), in riferimento segnatamente alla Legge di Bilancio per il 2018, presentata dal Governonei giorni scorsi.

«L’incremento del Fondo – sottolinea Bettoni – rappresenta il presupposto imprescindibileattraverso cui realizzare i progetti di inclusione lavorativa per le persone con disabilità,considerando che parliamo di una platea di circa 670.000 iscritti nelle liste di disoccupazione. E aquesto si aggiunga il fatto che da troppo tempo siamo in attesa sia dell’emanazione delle LineeGuida sul funzionamento dei servizi per l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità, siadell’attivazione di una banca dati dedicata al collocamento mirato, nonché della pubblicazionedell’Ottava Relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della Legge 68/99, visto che l’ultimoaggiornamento risale ormai a cinque anni fa».

«Non incrementare dunque il Fondo per il collocamento delle persone con disabilità – concludeBettoni – significa escludere e rifiutare potenziali risorse per il mondo del lavoro che oggi, invece,rappresentano solo un peso per l’intera società, e per questo cercheremo di intervenire quanto primaper sollecitare l’adozione di un adeguato ed efficace provvedimento in tale senso».

(16 novembre 2017)

Fonte: Superando.it

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SCUOLA

PRIMO SOCCORSO A SCUOLA

Presentate al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca le linee guida per larealizzazione delle attività di formazione sulle tecniche di primo soccorso a scuola

Il documento in allegato, presentato il 7 novembre 2017, intende fornire indicazioni generali perassicurare che le modalità di realizzazione delle attività di formazione sulle tecniche di primosoccorso, previste dall'art. 1, comma 10, della Legge n. 107 del 13 luglio 2015, siano quanto piùpossibile uniformi su tutto il territorio nazionale. Attraverso un percorso formativo che partirà in viasperimentale da febbraio 2018, realizzato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricercae dal Ministero della Salute in collaborazione con il SIS 118 (Società italiana sistema 118), ibambini e gli studenti delle scuole italiane, dall'infanzia alla secondaria di secondo grado,acquisiranno le principali nozioni fondamentali di primo soccorso.Il progetto coinvolgerà inizialmente le scuole di tredici province: Trieste, Padova, Sondrio, Savona,Macerata, Perugia, Pistoia, Latina, Campobasso, Salerno, Taranto, Vibo Valentia, Sassari. Perciascuna provincia saranno selezionate 14 classi (1 classe della scuola dell'infanzia; 1 classeseconda e 2 classi quinte della scuola primaria; 2 classi prime e 2 classi seconde della scuolasecondaria di primo grado; 2 classi seconde, 2 classi quarte e 2 classi quinte della scuola secondariadi secondo grado), per un totale di circa 4.500 studentesse e studenti, che saranno coinvolti in duemesi di corsi teorici e pratici. Al termine della sperimentazione, e dopo la presentazione dei reportterritoriali ai componenti della cabina di regia, verrà definito il programma formativo per l'avvio delprogetto nell'anno scolastico 2018/19.Secondo quanto previsto dalla normativa, sarà compito delle istituzioni scolastiche individuare lemetodologie di intervento correlate alle diverse esigenze educative, nella prospettiva di una scuolasempre più inclusiva, al fine di garantire le migliori opportunità formative anche agli alunni conBisogni Educativi Speciali (BES). In tale area sono comprese tre grandi sottocategorie, quella delladisabilità, quella dei disturbi evolutivi specifici e quella dello svantaggio socio-economico,linguistico e culturale.I Gruppi di lavoro costituiti presso gli istituti scolastici, insieme ai Consigli di classe e ai docentireferenti per le iniziative formative in argomento, avranno cura di raccordarsi con i soggettierogatori della formazione per individuare e progettare percorsi didattici individualizzati epersonalizzati per venire incontro ai bisogni educativi degli alunni e degli studenti in situazione didifficoltà.Nei limiti del possibile, e con il più alto grado di personalizzazione, occorrerà perseguire il maggiorcoinvolgimento da parte degli alunni con disabilità, anche attraverso metodologie che assicurino lacomunicazione e l'apprendimento tra pari, con il coinvolgimento dei compagni di classe.Sarà cura delle Istituzioni scolastiche inserire nel PAI (Piano Annuale dell'Inclusione) le azioniformative concordate e da intraprendere per dare risposte adeguate agli studenti con bisognieducativi speciali.

(13 novembre 2017)Fonte: Superabile.it

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L'INCLUSIONE DEGLI ALUNNI CON DISABILITÀ È UN'ILLUSIONE: RIFLESSIONISU UN MODELLO MAI NATO

Sono passati 45 anni da quando i primi ragazzi ciechi vennero inseriti nella scuola "di tutti" e 40dalla legge sull'integrazione scolastica degli alunni con disabilità. Quella normativa si è rivelataillusoriamente inclusiva, per via di un difetto strutturale: nessuno ha mai messo mano al sistema-scuola nel suo complesso. Progettiamo ancora troppo per gli alunni con disabilità, anziché fareuna progettazione for all

Ho letto con interesse i contenuti dell’intervista rilasciata dal professor Dario Ianes pubblicata suVita.it il 2 novembre. In quest’anno, dove ricorrono i 40 anni dalla promulgazione della legge 517, i30 anni dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 215 e i 25 anni dall’emanazione della legge104, credo sia opportuna una riflessione su questa normativa da parte di chi come me, disabilevisivo e oggi componente come esperto del Network per l’inclusione scolastica dell’UICI, si occupacon ruoli diversi di inclusione scolastica dei disabili nella scuola fin dal 1972. Lo faccio conl’esperienza del consulente tiflopedagogico, del docente, del dirigente scolastico di scuolasecondaria di II grado, del formatore di docenti per il sostegno e come ex componente eresponsabile delle commissioni nazionali istruzione dell’UICI e negli ultimi anni come referentedella FAND nel gruppo Scuola nazionale e presso l’Osservatorio sull’inclusione scolastica delMIUR. La mia è una voce fuori dal mondo accademico e vicina alla scuola “in atto”, agli alunni condisabilità e alle loro famiglie.

Queste mie riflessioni vogliono aiutare a capire perché, dopo 45 anni dall’inserimento dei primialunni disabili nella scuola di tutti, la situazione sia oggi quella richiamata dal prof. Ianes e perchéun vero modello inclusivo in Italia non sia mai nato. L’inserimento prima, l’integrazione poi el’inclusione oggi sono sempre state (e sono ancora) realizzate a macchia di leopardo, da gruppi didocenti di “buona volontà” che sembra quasi continuino a “sperimentare” con successo buoneprassi di modelli dai quali il “sistema scuola” resta fuori. Il sistema-scuola non è ancora riuscito aelaborare gli standard di un modello da “offrire” a tutte le scuole, capace di rendere effettiva edomogenea l’inclusione scolastica sull'intero territorio nazionale.

L’inserimento prima, l’integrazione poi e l’inclusione oggi sono sempre state (e sono ancora)realizzate a macchia di leopardo, da gruppi di docenti di “buona volontà” che sembra quasicontinuino a “sperimentare” buone prassi dai quali il “sistema scuola” resta fuori. Il sistema-scuolanon è ancora riuscito a elaborare gli standard di un modello da “offrire” a tutte le scuole, capace direndere effettiva ed omogenea l’inclusione scolastica sull'intero territorio nazionale

Sarebbe semplicistico dire che la causa sta nel costume del nostro Paese, dove a fronte di leggimolto avanzate permangono comportamenti che sembrano ignorarle. Riflettendo sulla storia dellalegislazione in materia di inclusione, emerge come in realtà proprio in essa trovi origine l’attualestato di cose. All’inizio degli anni Settanta i primi inserimenti scolastici di alunni con disabilità sirealizzarono “contra lege” o “extra lege”: significativo in tal senso l’esempio dei primi ciechiinseriti nella scuola di tutti nel 1972, dove solo l’autodenuncia di un gruppo di genitori provocò unasentenza della Corte costituzionale che ne legittimò il diritto, un diritto che venne successivamentesancito dalla legge 360 del 1976, ma senza che questa dicesse nulla sulle modalità con il qualel’inserimento dovesse realizzarsi. Tuttavia quegli inserimenti ebbero successo perché in quegli annivi era nella scuola la consapevolezza della necessità di cambiare e un clima di innovazione benrappresentati nella “Lettera ad una professoressa” di don Milani. L’accoglienza degli alunni condisabilità, favorendo il rinnovamento e la sperimentazione didattica, rientrava in questa volontà dicambiamento.

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L’anno successivo, nel 1977, la legge 517 oltre a riconoscere il diritto di tutti gli alunni condisabilità ad assolvere all’obbligo scolastico nelle scuole “normali”, forniva le indicazioninecessarie alla costruzione del modello di inclusione e per il successo dell’integrazione: lariorganizzazione del “contesto”, prevedeva «attività scolastiche integrative organizzate per gruppi dialunni della classe oppure di classi diverse» e «attività scolastiche di integrazione anche a carattereinterdisciplinare, organizzate per gruppi di alunni della stessa classe o di classi diverse, ed iniziativedi sostegno» quale premessa per il lavoro del docente specializzato per il sostegno assegnato allaclasse in un rapporto di uno a quattro. Contemporaneamente, però, nulla veniva detto in riferimentoalla generalità delle classi e la concretizzazione di quanto affermato nella legge 517 trovavasupporto giuridico solo in uno dei decreti Malfatti, il DPR 419 del 1974 sulla sperimentazionedidattica ed educativa. Nasceva così quasi una “scuola parallela” che si occupava dell’inserimentocon modalità sperimentali, mentre il sistema nel suo complesso continuava a tenersene fuori: nonera raro, in quegli anni, che dei collegi non trovando nessuna maestra o consiglio di classedisponibile ad accettare spontaneamente l’alunno con disabilità, proponessero l’individuazione dellaclasse in cui inserirlo per sorteggio.

Il sistema-scuola nel suo complesso non è modificato dalla legge 517, facendo nascere così quasiuna “scuola parallela” che si occupava dell’inserimento con modalità sperimentali: non era raro, inquegli anni, che non trovandosi nessuna maestra o consiglio di classe disponibile ad accettarespontaneamente l’alunno con disabilità, i collegi sorteggiassero la classe in cui inserirlo

Nonostante ciò, la scuola elementare (oggi scuola primaria) che al suo interno aveva personaledocente e direttori con competenze didattiche e pedagogiche, riuscì a sviluppare modelli diinsegnamento capaci di integrare gli alunni con difficoltà, mentre l’inserimento nella scuolasecondaria di primo grado, allora scuola media, dove i docenti spesso avevano scarse competenzepedagogiche e applicavano una didattica più improntata alla disciplina, faticava di più a svilupparepercorsi sperimentali capaci di integrare l’alunno con disabilità. In tutti i casi quegli inserimentirimanevano spesso oasi felici all’interno di un contesto scuola che procedeva immutato. Nasce diqui, dalla mancanza di adeguamento del “contesto scuola”, il meccanismo della delega al docente disostegno ed il suo progressivo isolamento. Cosa dire poi del modo in cui i disabili intellettivientrarono nella secondaria di secondo grado? La sentenza 215/87 riconosceva loro il dirittoall’inserimento, ma senza che, al di là di circolari, nulla cambiasse nella normativa generale perfavorirne l’inclusione.

La stessa legge 104/92, mentre da un lato definiva con chiarezza i diritti dei disabili, negli articoliriferiti all’integrazione scolastica ancora una volta precisava procedure e strumenti per la solaintegrazione dei disabili, che non toccavano l’organizzazione del sistema nel suo complesso: adesempio il PEI (Progetto educativo individualizzato) veniva proposto in un contesto di scuola che difatto non progettava i suoi percorsi formativi ed i suoi curricula e questo non fece che rinforzare ladelega e l’isolamento del docente per il sostegno con il “suo” alunno all’interno della classe. Inoltre,con l’abolizione dei corsi biennali di specializzazione polivalenti e il passaggio della formazione deidocenti per il sostegno dall’amministrazione scolastica alle Università, il patrimonio di buone prassidi integrazione sviluppate in quei vent’anni di inserimento, perdeva un importante strumento di“disseminazione”. Per rispondere al nuovo compito, dopo la “ scomparsa delle classi speciali, nelleUniversità vedremo “fiorire” le cattedre di “pedagogia speciale”, quasi a indicare la necessità di unapedagogia parallela “dedicata” all’educazione degli alunni con disabilità.

Il problema di fondo è l’emanazione di norme per l’inclusione, che di fatto si riferiscono sempre esolo alla progettazione per gli alunni con disabilità anziché ad un modello di progettazione for all,che coinvolga nel cambiamento l’intero sistema. Infatti il Miur chiede il PAI accanto al PTOF. Lanormativa così è risultata solo illusoriamente inclusiva, mentre nei fatti ha generato un sistema

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“duale” nel quale convivono il modello di scuola per tutti e quello in “perenne sperimentazione” pergli alunni con disabilità

Neanche l’autonomia didattica, approvata nel 2000, è riuscita finora a modificare più di tanto questostato di cose, pur dando alle scuole strumenti concreti: troppo calata in un sistema dove erascarsamente presente la cultura della progettazione, senza che venisse affiancata da un serioprogramma di aggiornamento del corpo docente. Una riprova del fatto che il sistema scuola continuia considerare l’inclusione dei disabili una cosa separata è la richiesta alle scuole di stendere il PAI,il Piano annuale per l’inclusione, che si configura quasi come una proposta educativa parallela aquella del PTOF , il Piano triennale per l’offerta formativa e del conseguente Piano annuale che nedefinisce gli obiettivi, le risorse e gli strumenti.

Come si vede il vero problema non sta nella mancata applicazione della norma, ma in un difettometodologico intrinseco alla stessa normativa sull’inclusione: l’emanazione di norme perl’inclusione, che di fatto si riferiscono sempre e solo alla progettazione per gli alunni con disabilità,anziché ad un modello di progettazione for all, che coinvolga nel cambiamento l’intero sistema.Una normativa che è risultata solo illusoriamente inclusiva, mentre nei fatti ha generato un sistema“duale” nel quale convivono il modello di scuola per tutti e quello in “perenne sperimentazione” pergli alunni con disabilità, un sistema scolastico che non può che essere inclusivo a macchia dileopardo, un sistema che se garantisce l’inserimento di tutti gli alunni con disabilità resta però permolti di loro solo fittiziamente inclusivo, un sistema all’interno del quale è stato ed è difficile farnascere quel modello capace di includere concretamente nella scuola “per tutti e per ciascuno”, piùvolte richiamata dai documenti ministeriali e dalle relazione degli accademici.

(14 novembre 2017)Fonte: Vita.it

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PIANO DI FORMAZIONE DOCENTI

Indicazioni in merito alle iniziative formative relative alla seconda annualità del Piano Nazionaleper la Formazione dei Docenti (PNFD), alla formazione docenti neoassunti e a quella sui temidell'inclusione scolastica.

Con la Nota dell'8 novembre 2017 n. 47777, il Ministero dell'istruzione programma le attivitàformative nel corrente anno scolastico, anche in relazione alle novità introdotte dalla Legge 13luglio 2015 n. 107 e dai successivi decreti applicativi, con un finanziamento per il Piano Nazionaledi formazione, ripartito secondo le tabelle presenti nella Nota. La ripartizione dei fondi è effettuatain proporzione al numero dei docenti neoassunti nel corrente anno scolastico in servizio in ogniregione e l'assegnazione dei fondi stessi avverrà direttamente alle scuole-polo per la formazione.Tale finanziamento è comprensivo anche dei fondi (5 per cento) da destinarsi a misure regionali dicoordinamento, incontri riservati ai tutor, conferenze di servizio, monitoraggio e supporto e verràattribuito alla scuola-polo del capoluogo di regioneDopo l'analisi ed il monitoraggio delle attività formative svolte nel corso della prima annualità delPiano per la formazione dei docenti, il Ministero dell'istruzione segnala l'opportunità di attribuiregrande importanza ai seguenti obiettivi:favorire i bisogni formativi espressi dalle scuole singole o associate in reti di scopo;favorire i bisogni formativi dei singoli docenti, secondo le specificità disciplinari o di area e lefunzioni svolte nella scuola;favorire il ricorso ad attività di ricerca didattica e formazione sul campo incentratesull'osservazione, la riflessione, il confronto sulle pratiche didattiche e i loro risultati nei contestispecifici anche con riferimento a documentate esperienze innovative di successo;coinvolgere, in modo più incisivo, le strutture universitarie, le associazioni professionali, gli enti e isoggetti qualificati/accreditati, per arricchire la qualità culturale, scientifica, metodologica delleattività formative.Le iniziative, anche alla luce delle innovazioni introdotte con il Decreto Legislativo 13 aprile 2017n. 66 (Norme per la promozione dell'inclusione scolastica degli studenti con disabilità, a normadell'articolo 1, commi 180 e 181, lettera c), della legge 13 luglio 2015, n. 107), potranno prevedereuna parte generale comune relativa alla certificazione, diagnosi funzionale, profilo dinamicofunzionale e una parte specifica relativa al Piano Educativo Individualizzato (PEI) e allaprogettazione didattica, differenziandola per i diversi ordini e gradi di istruzione. Ogni percorsoformativo dovrà essere realizzato per un massimo di 40 corsisti, dando la priorità agli insegnanti diruolo, con la possibilità di partecipazione anche ad insegnanti a tempo determinato nonspecializzati, che siano stati assegnati su posto di sostegno. Nella Nota si sottolinea l'importanza difar partecipare anche i docenti curricolari, al fine di garantire una conoscenza condivisa delletematiche relative ai progetti inclusivi dei singoli alunni. Saranno oggetto di approfondimento anchele modalità per il migliore coinvolgimento dei genitori degli alunni con disabilità, dei docentispecializzati e di tutti i docenti nei percorsi di integrazione.

(22 novembre 2017)

Fonte: Superabile.it

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SCUOLA, INSEDIATO OGGI IL NUOVO OSSERVATORIO SULL’INCLUSIONESCOLASTICA

Si è tenuta oggi, al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, la riunione diinsediamento del nuovo Osservatorio permanente per l’inclusione scolastica. Erano presenti irappresentanti delle Associazioni di persone con disabilità e dei loro familiari più rappresentative alivello nazionale, i rappresentanti dell’Amministrazione centrale e periferica del Miur e quelli dialtri Ministeri competenti in tema di diritti delle persone con disabilità, oltre ai presidenti delleprincipali società scientifiche e professionali. Ha presieduto i lavori la Capo di Gabinetto SabrinaBono.

“L’Osservatorio sarà uno spazio essenziale e molto operativo di confronto. Abbiamo chiesto aipartecipanti - sottolinea la Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli- di lavorare insieme al Ministero in questa fase di attuazione dei decreti della legge 107 del 2015.Come ho più volte ricordato i decreti attuativi rappresentano una delle parti più qualificanti dellariforma. Dobbiamo lavorare insieme, ognuno per la propria parte, per consentire una attuazionerapida ed efficace delle norme che metta al centro le nostre ragazze e i nostri ragazzi”. Il Miur, inparticolare, ha proposto all’Osservatorio di attivare un gruppo di lavoro per ciascuna delle deleghedella legge 107. L’Osservatorio si darà anche un regolamento interno per coordinare i due organisminei quali si articola: Comitato Tecnico scientifico e Consulta delle Associazioni. Il regolamento saràpredisposto entro metà dicembre per consentire un veloce avvio dei gruppi di lavoro.

(27 novembre 2017)

Fonte: MIUR

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“TOMMY E GLI ALTRI”, TOUR NELLE SCUOLE PER RACCONTARE L'AUTISMO

Parte da Roma la prima proiezione del film di Gianluca Nicoletti e Massimiliano Sbrolla per glistudenti. Obiettivo: raccontare l’autismo in Italia. L'anteprima alla presenza della ministra Fedeli.Poi il tour, tra febbraio e marzo, da nord a sud

ROMA - Dopo aver incontrato decine di famiglie in giro per l'Italia e dopo la recente messa in ondasu Sky Arte, Tommy arriva nelle scuole. Continuera' a raccontare la sua storia, quella di un ragazzoautistico, maggiorenne da pochi mesi, in un viaggio on the road per incontrare altri ragazzi. E lofara' con le parole del padre, il giornalista Gianluca Nicoletti che con lui ha condiviso questaavventura. Nicoletti, insieme al regista Massimiliano Sbrolla ha tratto da questa esperienza undocufilm dal titolo 'Tommy e gli altri'. Questa mattina, al cinema 4 Fontane di Roma, la prima tappadel tour con la ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli e gli autori. Il progetto itinerante, sostenuto dalMiur, con il contributo di Sky Italia, fino a marzo tocchera' anche le citta' di Bari, Bologna, Cagliari,Firenze, Genova, Latina, L'Aquila, Milano, Napoli, Novara, Palermo, Prato, Reggio Calabria,Torino e Udine.

Il film tratta il tema dell'autismo secondo diversi aspetti, in primis quello legislativo, secondo lanormativa vigente infatti i ragazzi autistici "cessano di esserlo al compimento della maggiore eta'".Un frase provocatoria per sottolineare l'interruzione di cure, di programmi e di sostegno da partedello Stato (ad eccezione di minimi contributi mensili) facendo di fatto ricadere "tutto sulle spalledei genitori". Che tuttavia non ci saranno per sempre. Una prospettiva angosciante per moltefamiglie che porta alcune di loro addirittura a comprendere l'ipotesi dell'omicidio-suicidio dipersone anziane con disabile in casa.

Non solo assistenza ma anche bullismo. I ragazzi autistici infatti sono i primi spesso ad essernevittima. Per questo, uno degli obiettivi del lungometraggio, e' quello di "portare i ragazzi a rifletteresul fatto che reagire con violenza a quello che in realta' non capiamo e di cui forse abbiamo solopaura e' un comportamento arcaico e da sfigati". E ancora, frammenti di comicita', di sconforto, divero amore tra padre e figlio, ma soprattutto di riflessione. "Non voglio essere considerato unesempio, ne' un eroe- spiega la voce fuori campo di Nicoletti durante la proiezione del film- nonesistono solo storie positive come vorrebbe far credere qualcuno ed essere autistici non e' unafigata". Quindi la storia si conclude con le immagini di Tommy da bambino al mare con la madre eil padre e le note di 'costume da Torero' di Brunori Sas che parla della costante necessita' di crederea un cambiamento e alla disillusione che spesso ne segue.

"Un'opera bellissima- ha spiegato la ministra Fedeli- in cui si provano tutti i sentimenti tipici deigrandi film: tristezza, rabbia ma anche sorrisi". Un film "che porta tutti noi a chiederci chepossiamo fare, quando in realta' possiamo solo conoscere. E il nostro obiettivo e' proprio questo, farconoscere questa realta', ai ragazzi ma anche agli adulti. Mi auguro che lo vedano piu' personepossibili". (DIRE)

(28 novembre 2017)

Fonte: RedattoreSociale.it

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WELFARE.....................................................................................................................

CAUSA DI SERVIZIO: ASSEGNO INCOLLOCABILITÀ - ASSEGNO COMPENSATIVO

Anche se dopo i 65 anni di età non è più concesso l’assegno di incollocabilità, al raggiungimentodi detta età tale assegno viene trasformato in assegno compensativo

L'assegno di incollocabilità viene concesso dalla 2° alla 8° categoria e, anche se dopo i 65 anni dietà tale assegno non è più concesso, al raggiungimento di detta età l'assegno viene trasformatopotendo, in questo modo, continuare ad usufruire della prestazione anche se sotto un'altradenominazione. Infatti, per coloro che, fino alla data del compimento al 65° anno d'età, hannofruito dell'assegno di incollocabilità, va riconosciuto dal giorno successivo, il diritto a ottenere unassegno compensativo di importo pari a quello fruito fino a quel momento.

Assegno di incollocabilità

Ai sensi dell'art. 104 del DPR 1092/73 e della legge 26 gennaio 1980, n. 9, art. 12 è concesso aimutilati ed invalidi per servizio con infermità dalla 2° alla 8° categoria, di età inferiore ai 65 anni,che siano riconosciuti incollocabili in quanto, per la natura e il grado delle loro invalidità (ingenere malattie neuropsichiche e di natura tubercolare) possono essere, non solo in via ipotetica(Corte dei Conti - Sezione Giur. Reg. Lazio sentenza n. 1093/95) di pregiudizio per i compagni dilavoro e per la sicurezza degli impianti.

L'assegno è corrisposto in aggiunta alla pensione o all'assegno rinnovabile nella misura pari alladifferenza tra il trattamento complessivo corrispondente alla 1^ categoria con assegno disuperinvalidità di cui alla tab. E lett. H (esclusa l'indennità di assistenza e accompagnamento) equello complessivo di cui sono titolari.

Durante la sua erogazione, quindi, i beneficiari sono assimilati, a tutti gli effetti, agli invalidi diprima categoria, non pregiudicando la possibilità di chiedere la revisione della pensione peraggravamento.

Pensione privilegiata (fonte UNMS)

La pensione privilegiata è liquidata quando, in costanza di rapporto di lavoro, l'interessato ècolpito, per causa di servizio, da un'inabilità che ne comprometta l'attitudine totale allacontinuazione del rapporto. In tal caso il dipendente civile o militare dello Stato è collocato ariposo con un trattamento che dicesi " privilegiato" in quanto non rapportato, come nella pensionenormale, alla durata del servizio prestato ma definito secondo altri parametri.

In applicazione dell'evidenziata normativa, devono, quindi, sussistere due condizioni affinchépossa riconoscersi il diritto al trattamento di privilegio: a) la dipendenza causale o concausaledelle infermità dal servizio, b) il requisito dell'inabilità al servizio.

In merito al trattamento pensionistico di privilegio del personale appartenente alla Polizia diStato, al Corpo forestale dello Stato, al Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria ed alCorpo nazionale dei Vigili del fuoco l'INPDAP, su parere del Ministero del lavoro e dellaprevidenza sociale, con note operative n. 46/2006, 67/2006 e 27/2007 ha evidenziato che per dettopersonale si deve operare secondo quanto previsto dall'art. 67 del DPR 1092/73. Il trattamento diprivilegio potrà quindi essere riconosciuto anche qualora l'infermità sofferta dall'interessato nonabbia determinato l'inidoneità al servizio del medesimo e ciò, in quanto il citato art. 67 non

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prevede tra i propri presupposti quello dell'inidoneità al servizio.

L'interessato, quindi, potrà conseguire il diritto alla pensione di privilegio nell'ipotesi in cui dalverbale dell'accertamento sanitario risulti che le infermità non siano suscettibili di miglioramento,mentre, al contrario, avrà diritto alla corresponsione di un assegno rinnovabile di duratatemporanea.

(13 novembre 2017)

Fonte: Superabile.it

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IL RADDOPPIO DEL CONGEDO STRAORDINARIO SE I FIGLI CON DISABILITÀGRAVE SONO DUE (SENTENZA DI CASSAZIONE 11031/2017)

La sentenza della Corte Suprema di Cassazione numero 11031 del 5 maggio 2017, ha stabilito cheil diritto al congedo straordinario biennale (D.Lgs 151/2001) può essere fruito entro il limite di dueanni per ciascuno dei figli minori con grave disabilità.

Come prima precisazione occorre far presente che, la sentenza di cassazione non ha valore di leggema fa riferimento al singolo specifico caso, anche se certamente costituisce un precedente. Lasentenza della Corte Suprema di Cassazione numero 11031 del 5 maggio 2017, ha stabilito che ildiritto al congedo straordinario biennale (D.Lgs 151/2001) può essere fruito entro il limite di dueanni per ciascuno dei figli minori con grave disabilità e ha ritenuto infondato il ricorso di INPS chesosteneva l’impossibilità di riconoscere ai genitori la facoltà di fruire del congedo per ciascun figliominore, ritenendo il limite massimo complessivo dei due anni. Il comma 5 bis del D.Lgs 119/2001che ha modificato l’articolo 42 del D.Lgs 151/2001 precisa che “il congedo fruito ai sensi delcomma 5 non può superare la durata complessiva di due anni per ciascuna persona portatrice dihandicap e nell’arco della vita lavorativa”. Secondo la corte, la legge non intende riferirsi alladurata complessiva dei due anni fruibili dall’avente diritto anche nell’ipotesi di più familiari daassistere cosicché, esaurito il periodo dei due anni di congedo straordinario, il genitore, non avessepiù possibilità di richiedere un ulteriore periodo di congedo per assistere un altro figlio con gravehandicap. Tale ipotesi, non è ritenuta possibile anche in considerazione che, il diritto alla assistenza,deve essere riconosciuto e garantito a ciascuno dei figli minori affetto da handicap grave. La corteritiene che, l'espressione riferita alla "durata complessiva di due anni", non superabili nell’arco dellavita lavorativa del richiedente, si riferisca al godimento cumulativo del congedo di entrambi igenitori, relativamente a ciascun figlio con handicap grave, in modo da non lasciare nessuno privodella necessaria assistenza che, la legge, vuole tutelare. Pertanto e, in definitiva, la corte ritienepossibile richiedere per ciascun figlio con grave disabilità due anni di congedo straordinarioretribuito e tale limite deve essere considerato come complessivo della somma dei congedi richiestida ciascun genitore. Si torna pertanto e, nella sentenza vengono infatti citate, alle disposizionipreviste dalle circolari INPDAP di 15 anni fa, laddove si leggeva “Nell'ipotesi di più figli conhandicap, il beneficio spetta per ognuno di essi, con i limiti indicati per i benefici della legge104/92, previa verifica (tramite accertamento sanitario) dell'impossibilità di assistenza degli stessiusufruendo di un solo congedo straordinario” (Circ. INPDAP – 10 gennaio 2002, n. 2) e allacircolare INPDAP 12 maggio 2004, n. 31 che riportava “Con l'occasione si rammenta che il limitedi due anni deve essere conteggiato con riferimento a tutti i beneficiari e per ogni soggetto disabilee che il periodo in questione rientra nell'ambito dei due anni di congedo riconosciuto, ai sensidell'art.4, comma 2, della legge 8 marzo 2000 n. 53, a ciascun lavoratore dipendente in occasione digravi e documentati motivi familiari.”

Per memoria ricordiamo le circolari di parere avverso emesse negli anni dagli istituiti previdenziali:

INPS con circolare n. 64 del 15 marzo 2001 - punto 3 disponeva che: “il congedo straordinario inparola, compreso, come detto, nell’ambito massimo di due anni di permessi "per gravi edocumentati motivi familiari", non è mai possibile per lo stesso lavoratore fruire del "raddoppio":infatti, utilizzati i due anni per il primo figlio, avrà esaurito anche il limite individuale per "gravi edocumentati motivi personali". La accennata possibilità di fruizione di ulteriori periodi biennali peraltri figli handicappati è dunque ipotizzabile solo per l’altro genitore (ovvero, nei casi previsti, per ifratelli o sorelle), con decurtazione di eventuali periodi da lui utilizzati a titolo di permessi per gravie documentati periodi familiari”.

Mentre le ultime circolari del Dipartimento della Funzione Pubblica 1 del 3 Febbraio 2012 e di

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INPS 32 del 6 Marzo 2012 dispongono congiuntamente un duplice principio:

Da un lato che la norma stabilisce che ciascuna persona in situazione di handicap grave hadiritto a due anni di assistenza a titolo di congedo straordinario da parte dei famigliari individuatidalla legge, e

Dall’altro che, il famigliare lavoratore che provvede all’assistenza può fruire di un periodomassimo di due anni di congedo per assistere i famigliari disabili.

(13 novembre 2017)

Fonte: Superabile.it

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PARKINSON, FAMILIARI IMPEGNATI A TEMPO PIENO A SCAPITO DI VITA,LAVORO E SALUTE

I dati del rapporto Censis. I caregiver (soprattutto donne: il 76,4%) sono impegnati in media 10ore al giorno nell'assistenza, nel 30% dei casi senza nessun aiuto. Il 79,2% ne ha risentito sul pianodella salute, il 55,7% sacrifica il proprio tempo libero, il 36,9% il lavoro, il 31% le amicizie

ROMA - Mogli e figlie sono le principali caregiver. Le attività di assistenza alle persone conmalattia di Parkinson, infatti, ricadono in netta prevalenza su caregiver donne: sono il 76,4%rispetto al 23,6% di uomini. L’età media del caregiver è di 59 anni (58 anni per le donne e 62 per gliuomini). Sono residenti soprattutto al Nord (39,4%) e al Sud (36%), meno al Centro (24,6%). Aoccuparsi dei malati uomini sono soprattutto le mogli (nel 65,3% dei casi), mentre per le pazientidonne aumenta la quota dei caregiver uomini (42,4%), che sono comunque meno delle caregiverdonne (57,6%), di solito le figlie. È quanto emerge da una ricerca realizzata dal Censis, con ilcontributo non condizionato di AbbVie, sul ruolo del caregiver nel Parkinson avanzato, che fa lucesugli oneri assistenziali di cui i familiari si fanno carico e sull’impatto che i compiti di cura hannosulla loro condizione esistenziale. La ricerca è stata presentata oggi a Roma da Ketty Vaccaro,responsabile dell’Area Welfare e Salute del Censis.

Le difficoltà pratiche dell’assistenza. Le importanti limitazioni dei pazienti affetti dalla malattia diParkinson rendono i compiti di assistenza dei caregiver molto onerosi. I pazienti devono prenderefarmaci in media 6,3 volte al giorno e la gestione della terapia farmacologica rappresenta unproblema rilevante, perché l’80,8% dei pazienti ha bisogno di aiuto per ricordarsi di prendere ifarmaci negli orari giusti. Il 42,4% dei pazienti non è autosufficiente nel farsi la doccia o il bagno, il36,5% a occuparsi dell’igiene personale, il 37,9% a vestirsi, il 35% ha problemi di incontinenza, il29,1% ha difficoltà a muoversi, il 21,7% non riesce a mangiare da solo.

Un impegno che occupa l’intera giornata. Il 69,5% dei caregiver ha iniziato sin dal momento delladiagnosi del malato di Parkinson a svolgere le funzioni di assistenza, il 16,2% è diventato caregiverentro 3 anni dalla diagnosi, il 14,3% dopo 4 anni o più. Quotidianamente il caregiverdedica almalato di Parkinson in media 8,8 ore della propria giornata per le mansioni di assistenza diretta e10,2 ore in media per la sorveglianza (dati che crescono al crescere della gravità della malattia). Il30% dei caregiver non riceve alcun aiuto nelle attività di cura, il 44,3% riceve aiuto dagli altrifamiliari, il 17,3% da personale pagato per l’assistenza, il 4,4% da personale pagato per i servizidomestici, appena il 2,5% da personale pubblico, l’1% dagli amici, lo 0,5% da volontari.

La terapia riabilitativa è il servizio di cui usufruisce la maggioranza dei pazienti (il 57,6%), mentremarginale è il ruolo dei servizi socio-sanitari e assistenziali. Il 41,4% può contare sull’aiutoeconomico e/o gli sgravi fiscali, il 26,6% sui siti web in cui trovare informazioni dettagliate sullamalattia e sui trattamenti, il 16,7% sui rapporti con altri familiari di malati, il 13,8% sull’infermierea domicilio in caso di necessità, il 12,8% sulla consulenza psicologica, l’11,8% sul numerotelefonico sempre disponibile di una équipe medica per chiedere informazioni sulla terapia.

L’impatto sulla salute dei caregiver, i cambiamenti nella vita lavorativa e l’isolamento. Il 79,2% deicaregiver ha risentito in termini di salute dell’impegno per l’assistenza al malato di Parkinson. Il65,3% si sente fisicamente stanco (il 70,1% delle caregiver donne rispetto al 50% degli uomini). Il13,6% delle donne afferma di soffrire di depressione, rispetto al 2,1% degli uomini. Tra le donne èpiù elevata anche la quota di chi ha perso o ha preso peso (il 13%), di chi si ammala più spesso (il12,3% a fronte dell’8,3% degli uomini), di chi ha dovuto ricorrere a un supporto psicologico(l’8,4%). Tra gli uomini è più ampia la quota di chi non dorme a sufficienza (il 50% contro il 38,3%

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delle donne).

Dedicarsi all’assistenza del malato di Parkinson comporta anche cambiamenti nella vita lavorativaper il 36,9% dei caregiver, maggiormente per gli uomini (il 41,7% a fronte del 35,5% delle donne).Il 55,7% sacrifica il proprio tempo libero. Il 31% ha perso alcune amicizie a causa della inevitabileriduzione delle occasioni di incontro. Il 26,1% riferisce un impatto negativo su tutti i componentidel nucleo familiare, costretti a fare i conti con la presenza di un paziente con gravi problemi disalute e necessità assistenziali. E per l’8,4% ci sono state anche conseguenze sulla relazione dicoppia.

(21 novembre 2017)Fonte: Redattoresociale.it

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NOTIZIE DAL TERRITORIO

INNOVAZIONE E INCLUSIONE: A RIMINI LA «SCUOLA PER TUTTI»

Dario Ianes: «In Italia norme all’avanguardia, ma il cammino non è ancora compiuto». Gliapprocci che funzionano: dalla didattica aperta al metodo analogico. E le novità nella formazionedegli insegnanti: «Dal 2019, sul sostegno, in classe solo specialisti»

di Antonella De Gregorio

A volte siamo all’avanguardia. Sull’inclusione, per esempio. La scuola italiana è stata la prima inEuropa a superare l’esperienza di istituti speciali e classi ghetto, affermando il principiodell’istruzione integrata, per gli alunni con disabilità. Nasceva quarant’anni fa (riforma Falcucci)l’insegnante specializzato e si affacciavano modelli didattici nuovi, flessibili e trasversali. Daventicinque anni, poi, i diritti delle persone con disabilità sono definiti e fissati nella legge 104. Nel2013 un’altra legge, la 170, ha allargato la visione inclusiva, spostando l’attenzione dalla disabilitàalle varie condizioni di difficoltà, anche solo sociale e familiare.Ma la tutela e l’affermazione deidiritti di tutti gli alunni è un cammino non ancora compiuto: «L’Italia ha una tradizione di normemolto avanzata, che incontrano però difficoltà nell’applicazione; non si può ancora dire un Paese ainclusione realizzata», afferma Dario Ianes, docente di Pedagogia e Didattica speciale all’Universitàdi Bolzano, che spiegherà il «processo evolutivo senza fine» della scuola inclusiva, in occasione delConvegno Erickson «La Qualità dell’inclusione scolastica e sociale» che da oggi vede lapartecipazione di oltre 4mila persone al Palacongressi di Rimini.

Educazione Inclusiva

Evidenzierà i punti deboli: «C’è ancora la tendenza a formare classi con gruppi omogenei didifficoltà; a delegare ai soli docenti di sostegno le problematiche e gli apprendimenti degli alunnidisabili; a intervenire con un approccio medico, di cura, più che didattico». Accanto, però, aglielementi positivi: «Come il fatto che nelle classi ci sono alunni con ogni tipo di disabilità: soloNorvegia e Portogallo sono inclusivi in maniera altrettanto decisa», dice Ianes. Ma c’è bisogno difar evolvere il significato della parola «inclusione»: «Oggi si parla sempre più di risposta adeguataai bisogni di ognuno, non solo di chi ha problemi. L’Educazione Inclusiva deve riguardare il 100%degli alunni, con tutte le loro differenze, comprendere anche le eccellenze e gli stili diapprendimento diversi».

Progettare attività per tutti

A dare base scientifica a questo approccio, l’Universal Design for Learning, metodologia che verràillustrata dal suo ideatore, David Rose, neuropsichiatra dell’età evolutiva ed educatore. Trasportanella didattica il principio che sta alla base della progettazione di un edificio o di un oggetto didesign, pensato per il più ampio utilizzo possibile: «Anche le attività formative possono essereprogettate fin dall’inizio con una pluralità di materiali e format che rispondano alla pluralità deglialunni e riducano le barriere nell’apprendimento», spiega Ianes. Insieme al principiodell’universalità, a Rimini i 150 relatori che si avvicenderanno fino al 5 novembre invocherannoquello della giustizia sociale, di cui dovrebbe essere pervasa la scuola. Come è definito inCostituzione e come insegnato da Don Milani 50 anni fa, nelle pagine della «Lettera a unaprofessoressa»: con il coraggio di contrastare le disuguaglianze, combattere l’esclusione, rimuoveregli ostacoli perché ognuno sviluppi il proprio massimo potenziale.

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Gli esempi che funzionano

E incontreranno l’inclusione realizzata attraverso approcci innovativi come la «didattica aperta»(che verrà illustrata da Heidrun Demo, università di Torino), che affida all’insegnante il ruolo diaccompagnatore delle iniziative degli alunni, piuttosto che di guida; o il «metodo analogico» diCamillo Bortolato, insegnante a Treviso e pedagogista, che spiegherà come si può allenare adapprendere mediante metafore e analogie. Mentre Eraldo Affinati, scrittore, insegnante e fondatoredelle Penny Wirton - scuole di italiano per immigrati – affronterà il tema della padronanza dellalingua come questione centrale per l’accesso alla cittadinanza.

Formazione

Una scuola tesa al proprio compito costituzionale - dare a tutti le stesse opportunità – beneficerà poienormemente secondo Salvatore Nocera, esperto di integrazione scolastica della Fish (laFederazione per il superamento dell’handicap) delle novità sulla formazione dei docenti introdottecon la Buona Scuola e i decreti attuativi. Dove si prevede come obbligatoria e strutturale laformazione in servizio e il tema dell’inclusione è prioritario. «Si creano finalmente percorsi separatiper la formazione e la carriera di docenti curricolari e di sostegno – dice Nocera -. Dal 2019, nellesecondarie di primo e di secondo grado ci saranno insegnanti che hanno superato concorsi ad hoc edopo tre anni di formazione e tirocinio insegneranno soltanto sostegno, oppure solo una disciplina.Gli uni e gli altri necessari, rendendo così possibile un vero lavoro d’equipe».

(3 novembre 2017)

Fonte: Corrieredellasera.it

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GLI ARTIGIANI DIGITALI DI OPENDOT: "INNOVAZIONE TECNOLOGICA, MASOPRATTUTTO SOCIALE"

Dai software per aiutare i bambini a comunicare e a impugnare una penna e disegnare fino allascarpa estiva che facilita indossare il tutore. Dopo la bicicletta su misura per il piccolo Lorenzo, ilcoordinatore dell’officina digitale OpenDot, Enrico Bassi, racconta i progetti in cantiere

MILANO - Unire le dinamiche della produzione industriale alla qualità dei prodotti artigianali. AllaFab Lab milanese OpenDot ci sono riusciti. Con la fabbricazione digitale è possibile utilizzaretecnologie che realizzano ausili e software che ancora non esistono o che non possono essereacquistati a prezzi ragionevoli. “Nella Fab Lab si utilizzano tecnologie che permettono di utilizzareun unico software che gestisce diversi processi: lavorazione della plastica, del legno e dei metalli.Così è possibile creare prototipi di nuove idee in maniera molto veloce”, spiega Enrico Bassi,coordinatore di OpenDot. “Rappresentiamo centri di innovazione tecnologica, produttiva e sociale.L’aspetto sociale è di sicuro quello più importante”, precisa. OpenDot ha costruito una bicicletta sumisura per Lorenzo, 6 anni e una grave patologia neurologica. Grazie a un sellino ergonomico, unsupporto per la schiena e un modello 3D personalizzato, il bambino ha potuto così realizzare ilsogno di un giro in bici. La storia del piccolo Lorenzo è stata ripresa dai quotidiani nazionali erappresenta una testimonianza di rilievo sull’importanza delle soluzioni personalizzate e a bassocosto per le persone disabili. E i progetti in cantiere non mancano. “Abbiamo prodotto diversesoluzioni su misura per le persone disabili. Come i software che consentono ai bambini dicomunicare meglio e di aiutarli a impugnare una penna per disegnare”, racconta Bassi.

Ma in Italia la definizione di “maker”, ossia chi combina le tecniche artigianali ai vantaggi dellaproduzione in serie, è ancora poco formata. “Il maker è una figura trasversale”, spiega. “È unapersona curiosa. La traduzione in italiano (artigiano digitale, ndr) è riduttiva perché il mondo deiFab Lab è fatto di gente che rappresenta una categoria a sé”. Secondo Enrico Bassi “i veri makersono coloro che comprendono le potenzialità della tecnologia. Il digitale non sminuisce le capacitàmanuali. In effetti, è vero il contrario”. OpenDot riesce a fornire prodotti tecnologici su misuradell’utente e a costi accessibili. In questo modo è fatta salva la componente artigianale ma anche lapossibilità di produzione su larga scala. “Quello che facciamo noi è realizzare prodotti contecnologie industriali e che possono essere riprodotti su scala industriale in tutto il mondo, ma conle tempistiche e le modalità tipiche dell’artigianato”. OpenDot può vantare sul lavoro di un gruppogiovane ed eterogeneo di “makers”. “Siamo in 15, tra ingegneri, architetti e designer. Tra noi c’èpersino un filosofo. E siamo giovani, abbiamo tra i 20 e i quarant’anni”, spiega Bassi. La Fab Labcollabora con la Fondazione Together to go, che conta circa 20 terapisti che seguono oltre 100bambini con da malattie gravi e che assicurano la conformità dei prodotti alle esigenze dei piccoli.In questi giorni OpenDot è finalista di un concorso “Il Coraggio di innovare” con un progetto suuna scarpa estiva per bambini che facilita indossare il tutore ortopedico

(8 novembre 2017)Fonte: Redattoresociale.it

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15.000 EURO DI RISARCIMENTO, PERCHÉ DISCRIMINATA IN QUANTO DISABILE

A questo ammonta il risarcimento cui è stato condannato il Comune di San Paolo di Jesi, per averediscriminato una propria cittadina con disabilità motoria, già Consigliera Comunale, che si eravisto impedito l’accesso al Municipio, a causa delle barriere. Nel frattempo, quello stesso Comuneaveva installato un ascensore, altro risultato del tutto significativo. L’Associazione Coscioni, cheha sostenuto l’azione legale, lancia un appello a tutte le persone discriminate a causa della lorodisabilità, di appellarsi anch’esse alla Legge 67/06, chiamando in giudizio chi le discrimina

«Anche se sono passati quattro anni, alla fine la giustizia ha fatto il suo corso e ha riconosciuto ladiscriminazione subita da Lucia Giatti da parte del Comune di San Paolo di Jesi. Oltre alrisarcimento, va anche ricordato che nel 2014 quello stesso Comune, grazie alle iniziative intrapresedalla nostra organizzazione e all’azione giudiziaria delle signora Giatti, ha finalmente resoaccessibili i propri uffici comunali alle persone con disabilità motoria, grazie all’installazione di unascensore».

Lo dichiara, con legittima soddisfazione, Renato Biondini, segretario della Cellula di Anconadell’Associazione Luca Coscioni, dopo che nei giorni scorsi, ed esattamente il 14 novembre, laCorte d’Appello di Ancona, tramite la Sentenza n. 1710, ha condannato il Comune di San Paolo diJesi (Ancona) al pagamento di 15.000 euro a titolo di risarcimento danni, per avere discriminatoLucia Giatti, cittadina con disabilità motoria in carrozzina, nonché già consigliera comunale diquella stessa città.

Di tale vicenda, anche il nostro giornale si era ampiamente occupato, nella primavera del 2014,quando l’Associazione Coscioni aveva convocato una conferenza stampa, per annunciare appuntol’installazione dell’ascensore, presso il Comune di San Paolo di Jesi, in parallelo al sostegno datoall’azione legale di Lucia Giatti, che a causa delle barriere architettoniche, non aveva potutoaccedere né alla sala consiliare né agli uffici comunali. A tal proposito, ci si era segnatamenteappellati alla Legge 67/06 (Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime didiscriminazioni).«Il riconoscimento da parte della Corte d’Appello di Ancona della natura discriminatoria dellacondotta omissiva tenuta in tutti questi anni dal Comune di San Paolo di Jesi – sottolineaAlessandro Gerardi, l’avvocato che ha sostenuto l’azione di Lucia Giatti -, con il conseguenterisarcimento del danno, ma anche l’abbattimento delle barriere architettoniche e, quindi,l’installazione dell’ascensore all’interno dell’edificio comunale, rappresentano l’ennesimo successoraggiunto dalla nostra Associazione sul fronte della lotta alle discriminazioni nei confronti dellepersone con disabilità. Si tratta di un successo conseguito in primis grazie al coraggio e alladeterminazione di Lucia Giatti, il cui comportamento deve essere da esempio per tutte quellepersone con disabilità che ogni giorno in Italia, in tutta Italia, vengono discriminate a causa di unaserie di barriere non solo architettoniche e sensoriali, ma soprattutto culturali, che impediscono lorodi svolgere una vita libera e indipendente».

«Con il nostro Progetto Soccorso Civile per l’eliminazione delle barriere architettoniche [se nelegga la presentazione sulle nostre pagine, N.d.R.] – dichiara dal canto suo Gustavo Fraticelli,vicesegretario dell’Associazione Coscioni – abbiamo promosso in tutta Italia con altre Associazionil’affermazione dei diritti delle persone con disabilità, la condivisione delle azioni e iniziative di ognilivello, fatto conoscere ai cittadini la possibilità di segnalare con la nostra App NO Barriere lediscriminazioni in atto nel proprio Comune. È solo un primo passo verso la definitiva eliminazionedelle barriere architettoniche, ma col nostro aiuto possono farne tutti, ad esempio scaricandogratuitamente quella stessa App su Google Play e iTunes». «Facciamo inoltre un appello – concludeFraticelli – a tutte quelle persone che sono discriminate a causa della loro disabilità: rivendicate i

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vostri diritti e appellatevi alla Legge 67/06, chiamando a giudizio chi vi discrimina. Abbiate fiducia,la Legge è dalla vostra parte!». (S.B.)

(17 novembre 2107)

Fonte: Superando.it

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LA POVERTÀ E LA DISABILITÀ A ROMA

Nel Rapporto “La povertà a Roma: un punto di vista”, recentemente presentato dalla Caritascapitolina, c’è anche un’ampia parte dedicata alle principali criticità riguardanti le condizionidelle persone con disabilità nella città di Roma, dall’accessibilità dei servizi al riconoscimentoeffettivo della disabilità, dalla garanzia della vita indipendente all’insufficiente abbattimento dellebarriere architettoniche e senso-percettive, dal diritto allo studio alle difficoltà di trovare un lavoroveramente inclusivo, fino alla tutela della salute

La Caritas di Roma, nell’àmbito dell’incontro di inizio dell’Anno Pastorale con l’arcivescovoAngelo De Donatis, vicario di Papa Francesco per la Diocesi capitolina, ha presentato il proprioRapporto intitolato La povertà a Roma: un punto di vista, pubblicazione suddivisa in quattro areetematiche (Povertà socio-economica; Integrazione; Salute-Dipendenze-Disabilità; Educazione eCittadinanza), cui si aggiunge una rilevazione sugli utenti dei Centri d’Ascolto Caritas. L’incontro siè svolto l’11 novembre scorso presso l’Aula Magna della Pontificia Università Lateranense a SanGiovanni e dopo la lectio di monsignor Angelo De Donatis e gli interventi di padre Paolo Benantidell’Università Gregoriana e di Giancarlo Cursi dell’Università Salesiana, a presentare il Rapporto èstata Elisa Manna, responsabile del Centro Studi della Caritas Diocesana di Roma.

Era stato chiesto a Sandro Montanari, psicoterapeuta e giudice onorario minorile, e a chi scrive[Stefania Leone, N.d.R.], in qualità di rappresentante dell’ADV (Associazione Disabili Visivi), uncontributo da inserire nella terza parte, dedicata, come detto, al tema Salute, Dipendenze, Disabilità.In particolare, per quanto mi riguarda, ho esposto un’analisi di scenario con un taglio esperienziale,sottolineando le principali criticità delle condizioni delle persone con disabilità nella città di Roma,mentre Montanari – nel suo testo intitolato Un possibile percorso, al di là delle apparenze – hafornito contributi e prospettive, inquadrando il problema sotto il profilo psicologico e sociologico,con cenni anche al progetto Oltre le barriere avviato presso una Parrocchia romana [se ne leggaampiamente anche nel nostro giornale, N.d.R.]. Nei due scritti sono state proposte alcune modalitàdi intervento per far fronte alle pressanti problematiche che gravano sulle persone con disabilità edè stata altresì evidenziata la necessità di specifici correttivi normativi, volti a sopperire alle lacuneistituzionali riscontrate, anche in termini di accessibilità ai servizi, di cui spesso sono costretti afarsi carico le Associazioni di settore. Tra gli altri aspetti trattati, il riconoscimento effettivo delladisabilità, la garanzia della vita indipendente, l’insufficiente abbattimento delle barrierearchitettoniche e senso-percettive, il diritto allo studio, le difficoltà di trovare un lavoro veramenteinclusivo e la tutela della salute. Un brano riproposto anche durante la presentazione del Rapportosottolinea efficacemente il problema: «Sul tema della tutela della salute, la FISH – FederazioneItaliana per il Superamento dell’Handicap – ha recentemente lanciato un forte messaggio didenuncia di casi di emarginazione. Chiede un’immediata verifica e un impegno politico a chiudere econvertire quelle strutture in Italia, e in particolare a Roma, dove le persone con disabilità e glianziani non autosufficienti vivono in condizioni segreganti e subiscono trattamenti inumani edegradanti».

Il Rapporto, per la sua complessità e ricchezza di dati e informazioni, trasmette un’anima politicaalta di denuncia delle ingiustizie sociali che derivano dalle diseguaglianze e dal loro accentuarsinella città di Roma. In tal senso è rivolto a tutti: alla Chiesa, perché raccolga universalmente laportata evangelica del messaggio Caritas; al mondo delle Istituzioni, troppo spesso distratte rispettoalle esigenze degli “invisibili”; alla cosiddetta “società civile” (opinionisti, professionisti,giornalisti, persone impegnate a diverso titolo nel sociale); e ai cittadini tutti, perché riscoprano, neifratelli socialmente più svantaggiati, la verità del Vangelo e l’annuncio di vita che esso trasmette.

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Per la redazione del documento si è scelto un linguaggio semplice, scorrevole, immediato, sostenutodalla creatività e dall’intuizione: non c’era infatti bisogno di produrre un Rapporto fisicamente“pesante”, con centinaia di tabelle incomprensibili, né tanto meno interessava dimostrare di essere iricercatori più bravi e più competenti.

In sostanza, la Caritas, con questo Rapporto, intende mettere a disposizione informazioni raccolte inmolti anni di lavoro nel settore, che purtroppo non trovano adeguato spazio nei mezzi dicomunicazione di massa: le povertà invisibili, le azioni di volontariato inimmaginabili. Del resto,dice Caritas, «nella nostra società, nella nostra città, gli ultimi, i poveri, gli invisibili conducono laloro vita in una sorta di “universo parallelo”, che le cosiddette “persone normali” non frequentano edi cui (soprattutto i decisori e i leader d’opinione) sanno poco o nulla. Sta a noi, sta alla Caritas farincontrare l’universo dei cosiddetti privilegiati con quello degli ultimi. Non desideriamoimpressionare o commuovere, desideriamo sensibilizzare. E se qualcuno dovesse sentirsi toccato sulpiano emotivo non sarà necessariamente un male».

(21 novembre 2017)

Fonte: Superando.it

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INTERNAZIONALE

IMPRENDITORI CON DISABILITÀ IN EUROPA: ECCO LE 6 RACCOMANDAZIONI

Dati e considerazioni al termine del progetto Erasmus + “Creating leaders for the future”,promosso dalla fondazione Prevent. In Italia l’80% delle persone con disabilità è disoccupato,contro il 21% della Francia e il 28,7% della Polonia. L’imprenditoria è una possibilità: ma l’Italiaè fanalino di coda, con un tasso inferiore al 5%, rispetto alla media europea del 7,8%

ROMA – Imprenditoria e disabilità, il binomio è possibile e, in molti casi, auspicabile. E’ ilprincipio e la scommessa del progetto Erasmus + “Creating leaders for the future”, promosso ecoordinato dalla Fondazione Prevent, un’organizzazione che si occupa di formazione di persone condisabilità per l’inclusione sociale e l’occupazione. Obiettivo generale del progetto, che si èrecentemente concluso, è facilitare la piena integrazione sociale delle persone con disabilitàattraverso l’apprendimento e mediante la realizzazione di una formazione di alto livello. Beneficiaridel progetto sono quindi le persone con disabilità che avviano la propria iniziativa di auto-impiegoo apprendimento. Quattro sono i Paesi europei coinvolti nell’iniziativa: Spagna, Francia, Polonia eItalia: per ciascuno di questi, è stato analizzato da un lato il concetto di disabilità nei suoi diversiaspetti, dall’altro, in particolare, il tema dell’imprenditorialità. Ecco il quadro che ne emerge, dareport pubblicato a fine progetto

I dati: disabilità e disoccupazione. In Spagna, su una popolazione complessiva di 46.711.341, icittadini disabili (2.813.592) rappresentano il 6,02%. Il tasso disoccupazione globale è il 24,4%,mentre i disoccupati con disabilità sono il 32,2%. In Francia, su una popolazione complessiva di66.380.602, i cittadini disabili (12 milioni) rappresentano il 18,46%. Il tasso disoccupazione globaleè il 9,9%, mentre molto più alta è la percentuale di disoccupati con disabilità: il 21%. In Polonia, suuna popolazione totale di 38,5 milioni di abitanti, 4.697.000 persone hanno una disabilità, ovvero il12,20%. La disoccupazione, che riguarda il 13% della popolazione, arriva a una percentuale del28,7% tra i cittadini disabili. Il quadro italiano è particolarmente significativo, soprattutto per quelche riguarda la disoccupazione: su una popolazione di 60.665.551 persone, 5,5 milioni hanno unadisabilità, cioè il 9,06%. Di queste, ben l’80% è disoccupato, mentre il tasso di disoccupazioneglobale è pari all’11,5%.

Imprenditorialità. Per quanto riguarda, in generale, l’imprenditorialità, il tasso medio europeo siattesta intorno al 7,8%, a fronte del 13.8% degli Stati Uniti. Tra i Paesi presi in esame dal progettoErasmus +, l’Italia è il meno “imprenditoriale”, con un tasso del 4,9%, inferiore alla Spagna (5,7%),alla Francia (5,7%) e alla Polonia (9,2%).

L’inchiesta. Per esaminare il rapporto tra disabilità e imprenditorialità nei diversi Paesi europei eideare strategie e metodi per incrementarlo e favorirlo, i promotori del progetto hanno messo apunto un questionario, che è stato somministrato a 149 imprenditori, di cui 101 con diversedisabilità (55% fisica, 17% sensoriale, 17% multipla, 6% psicologica, 5% cognitiva), per raffrontarele valutazioni e le necessità delle due categorie. Obiettivo generale dell’inchiesta era raccoglieredati quantitativi e qualitativi sulle iniziative di successo che promuovono l’imprenditorialità nellepersone con disabilità in ogni paese partecipante. Il 90,6% degli intervistati considera di averbisogno di aiuto per avviare un’attività e l’83,2% pensa che la formazione specifica perl’imprenditorialità sia utile. Il 56,4% degli imprenditori intervistati dichiara di aver ricevuto una

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formazione specifica in imprenditoria e l’83,8% segnala la necessità della presenza di un tutoredurante il processo imprenditoriale.

I settori dell’impresa. I settori in cui gli imprenditori con disabilità hanno iniziato o stanno iniziandole loro attività sono: servizi personali, arte e cultura, medico o paramedico, mentre i settoriprevalenti tra gli imprenditori non disabili sono turismo e artigianato. Per iniziare un business, gliimprenditori con disabilità reputano proprietario l’aiuto finanziario, mentre i loro colleghi nondisabili danno la priorità alla presenza di un tutor durante tutto il processo.

Le “good practice”. Il report del progetto passa quindi in rassegna alcune delle buone prassiesaminate nei diversi paesi coinvolti nell’iniziativa, fornendo una sintetica descrizione di ciascuna.Per l’Italia, figurano progetto “Re Start-up”, sviluppato da Anmil per sostenere progettid’imprenditorialità presentati da persone disabili; “Imprenderò 4.0”, che ha l’obiettivo di facilitarela creazione di opportunità di occupazione; il “Laboratorio di socializzazione lavorativa” diProgetto H, che ha l’obiettivo di sostenere le opportunità di integrazione e socializzazione; “Ragazziin Erba”, di Anffas Mestre, che avvia giovani con disabilità al mondo della coltivazione e dellaproduzione agricola; e “Village for All”, il marchio di qualità internazionale di ospitalità per tutti. Ingenerale, le “Good Practices europee sviluppate da entità pubbliche e private – si legge nellaconclusione del report - spiccano per la loro innovazione, i loro prodotti, il numero di beneficiariattesi o il loro impatto temporale”.

Le raccomandazioni per un’imprenditoria “inclusiva”. Queste dunque le raccomandazioni finali,formulate al termine del progetto, in seguito all’elaborazione dei questionari e all’analisi dellebuone prassi: primo, “sviluppare contesti inclusivi per la formazione di imprenditori con disabilità”;secondo, “fornire formazione in competenze tecniche e trasversali per l’imprenditorialità”; terzo,“tenere in conto la partecipazione dei collaboratori sociali, imprenditoriali ed educativi”; quarto,“contare sulla partecipazione di una equipe professionale plurale”; quinto, “promuovere lo sviluppoparallelo della formazione teorica con applicazione pratica”; sesto, “convalidare il successo delprogramma e controllare l’utilità dell’allenamento”. (cl)

(1 novembre 2017)

Fonte: SuperAbile.it

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UNA PROPOSTA COMPLESSIVA SULLA DISABILITÀ DECLINATA AL FEMMINILE

Tale è il “Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’UnioneEuropea”, cui tutti gli enti che si occupino di donne e/o di disabilità dovrebbero aderire, comeavevamo titolato su queste stesse pagine qualche settimana fa. A spiegare il valore di questodocumento e come si possa aderire materiualmente ad esso è Simona Lancioni, che per conto delCentro Informare un’H di Peccioli (Pisa), ne ha curato insieme a Mara Ruele la versione italiana,approvata ufficialmente dal Forum Europeo sulla Disabilità

In seguito all’approvazione da parte dell’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, della traduzioneitaliana del Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’UnioneEuropea, curata da chi scrive, insieme a Mara Ruele, per conto del Centro Informare un’h diPeccioli (Pisa), diversi enti operanti nel settore della disabilità si sono interrogati sul valore diquesto documento, su come ratificarlo, e su come rendere nota la propria adesione. Considerandoche tali quesiti sono ricorrenti, diventa utile rispondere pubblicamente, ma per farlo adeguatamente,è necessaria qualche premessa.

Per comprendere il valore del Secondo Manifesto è essenziale avere ben chiaro che l’essere insiemedonne e disabili espone le donne con disabilità al duplice svantaggio (discriminazione multipla) diavere meno opportunità in quanto donne, e di dover far fronte alle barriere che precludono olimitano il godimento dei diritti e la partecipazione sociale in quanto persone con disabilità. Quandonel 2006 venne approvata la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, cheintroduceva anche a livello normativo un nuovo paradigma basato sui diritti umani delle personecon disabilità, divenne evidente che tutte le politiche, le normative, le direttive programmatiche, etutto quanto serve a definire gli interventi rivolti alle persone con disabilità avrebbe dovuto essererivisto e modificato alla luce dei diritti e dei princìpi enunciati dalla Convenzione stessa. Fu cosìche anche il Comitato delle Donne dell’EDF decise di rimettere mano al primo Manifesto delleDonne con Disabilità – adottato dallo stesso EDF nel 1997 -, per armonizzarlo con il dettato dellaConvenzione. Se il Primo Manifesto aveva avuto il merito di richiamare l’attenzione, in modomolto forte e chiaro, sulla condizione delle donne con disabilità e sulle discriminazioni multiple acui sono soggette, nonché quello di contribuire ad istituire un Comitato Permanente di Donneall’interno dell’EDF, il Secondo Manifesto (adottato dell’EDF nel 2011) ha saputo cogliere inumerosi ed espliciti richiami alle questioni di genere contenuti nella Convenzione ONU, pertrasformarli in una proposta politica complessiva sulla disabilità declinata al femminile.

Sotto un profilo normativo la Convenzione ONU e il Secondo Manifesto non si pongono sullostesso piano. La prima – che, va ricordato, è stata ratificata dall’Italia quasi nove anni fa, con laLegge 18/09 – è un trattato internazionale che vincola gli Stati che lo sottoscrivono, ponendosi alivello di fonte primaria nell’ambito della gerarchia delle fonti del diritto. Il Secondo Manifesto,invece, non ha valore normativo, ma ha l’inestimabile valore politico che scaturisce dall’essere statoelaborato in prima persona da donne con disabilità delegate dai rispettivi Paesi dell’Unione Europeaa rappresentare le istanze delle persone con disabilità all’interno dell’EDF. Se la Convenzione ONUaccorda agli individui con disabilità il ruolo di protagonisti delle proprie vite, i suoi molteplicirichiami alle questioni di genere fanno intendere che proprio la parola delle donne con disabilità sial’elemento a cui accordare maggior peso nella definizione delle politiche rivolte a queste ultime. Edel resto, basta leggere con attenzione il dettato della Convenzione, per rendersi conto delgrandissimo rilievo attribuito alle questioni di genere: quattro richiami solo nel Preambolo; «laparità tra uomini e donne» annoverata tra i suoi Principi generali (articolo 3, lettera g); l’articolo 6interamente dedicato alle donne con disabilità e al contrasto delle discriminazioni multiple a cuisono soggette; altri richiami nell’articolo 8 (Accrescimento della consapevolezza), nell’articolo 16

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(Diritto di non essere sottoposto a sfruttamento, violenza e maltrattamenti), nell’articolo 25 (Salute),nell’articolo 28 (Adeguati livelli di vita e protezione sociale) e nell’articolo 34 (Comitato sui dirittidelle persone con disabilità). Ce n’è abbastanza per concludere che chi vuole applicare laConvenzione ONU non può non occuparsi anche di questioni di genere. Se poi consideriamo che laConvenzione ha un valore normativo per tutti i Paesi che l’hanno ratificata (tra cui, come detto, ilnostro), diventa evidente che l’applicazione di essa non compete solo a chi si occupa di disabilità,ma anche a chi si occupa di donne a livello istituzionale, di volontariato e, più in generale, di societàcivile. A costoro è richiesto di includere la disabilità in tutte le rivendicazioni, nellaprogrammazione, nei provvedimenti, nei servizi, nei progetti e in qualsiasi iniziativa riguardi ledonne. Anche in questa prospettiva il Secondo Manifesto diventa un punto di riferimentoimprescindibile.

Date queste premesse, conseguono le seguenti risposte.

Qual è il valore del Secondo Manifesto?

L’inestimabile valore politico del Secondo Manifesto è dato dall’offrire una proposta politicacomplessiva sulla disabilità declinata al femminile, e dall’essere stato elaborato in prima persona dadonne con disabilità delegate dai rispettivi Paesi dell’Unione Europea a rappresentare le istanzedelle persone con disabilità all’interno dell’EDF, giacché non si possonoelaborare/definire/realizzare interventi (qualsiasi tipo di intervento) per le donne con disabilità,senza coinvolgere le stesse nel processo decisionale.

Chi dovrebbe ratificare il Secondo Manifesto?

Qualsiasi ente, a qualunque titolo, si occupi di donne e/o di disabilità, poiché solo considerandosimultaneamente le variabili del genere e della disabilità è possibile prevenire e contrastare ladiscriminazione multipla che penalizza le donne con disabilità rispetto alle altre donne, e ancherispetto agli uomini con disabilità.

Come ratificare il Secondo Manifesto?

Basta sottoporre il testo del Secondo Manifesto all’approvazione del direttivo dell’ente che intenderatificare il documento. L’adozione del Secondo Manifesto impegna l’ente che l’ha ratificato adagire per dare attuazione alle disposizioni contenute in esso.

Come rendere nota la propria adesione al Secondo Manifesto?

Allo stato attuale ci risulta che l’unico soggetto che sta tenendo un elenco degli enti che hannoratificato il Secondo Manifesto è il Centro Informare un’h. Pertanto gli enti che hanno provvedutoin tal senso possono darne comunicazione al Centro stesso via mail ([email protected]), ciò checonsentirà loro di essere inclusi nell’elenco pubblicato nell’apposita sezione tematica denominata

(28 novembre 2017)

Fonte: Superando.it

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VARIE

DISEGNO DI LEGGE DI BILANCIO: E LE PERSONE CON DISABILITÀ?

«Siamo rimasti sconcertati nel riscontrare la mancanza di interventi a favore delle persone condisabilità, registrando anche un arretramento rispetto a quanto previsto negli anni precedenti oaddirittura rispetto ad altre situazioni di fragilità»: è questa la dura presa di posizione di RobertoSpeziale, presidente dell’ANFFAS, di fronte al Disegno di Legge di Bilancio per il 2018, per ilquale preannuncia una serie di proposte, in vista del dibattito parlamentare iniziato nei giorniscorsi, da discutere con tutti gli interlocutori politici e sociali

«Basta con un welfare assolutamente prestazionistico, standardizzato e meramenteassistenzialistico, neppure adeguatamente supportato con questo Disegno di Legge. Vogliamo unwelfare che guardi alla persona con disabilità, così come con altre fragilità e costruisca insieme allastessa un percorso di inclusione vera e di giusti supporti per il miglioramento della sua qualità divita in ottica assolutamente propulsiva, potenziando le esperienze di vita indipendente, di percorsiper il “Dopo di Noi”, di supporto ai sostegni formali; diversamente la spesa pubblica continuerà adessere sterile. Stiamo già approntando proposte serie e coerenti a tale impianto da discutere con tuttigli interlocutori politici e sociali».

È questa la dura presa di posizione di Roberto Speziale, presidente nazionale dell’ANFFAS(Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), di fronteal Disegno di Legge AS 2960, riguardante la Legge di Bilancio per il 2018 e il Bilancio Pluriennaleper il triennio 2018-2020.

«Abbiamo iniziato ad analizzare quel Disegno di Legge – dichiara in tal senso Speziale – e siamorimasti assolutamente sconcertati nel riscontrare la mancanza di interventi a favore delle personecon disabilità, registrando anche un arretramento rispetto a quanto previsto negli anni precedenti oaddirittura rispetto ad altre situazioni di fragilità. Per esempio, a fronte di un allungamento al 31dicembre 2019 del periodo di richiesta per l’APE [Anticipo Pensionistico, N.d.R.], non ritroviamouna simile previsione per l’APE Sociale, che interessa lavoratori più fragili, quali quelli condisabilità o quelli che assistono con continuità familiari con disabilità grave». «Ma cos’altro c’è –insiste Speziale – tra Legge di Bilancio e Decreto Fiscale collegato (AS 2942)? Poco altro eniente!».

Tra i punti su cui l’ANFFAS intende in particolare attirare l’attenzione, vi è «l’assoluta mancanza dimisure a sostegno dei caregiver familiari, proprio in un momento storico in cui nella Nazione e inParlamento alta è l’attenzione sul tema. Occorre invece valorizzare il supporto informale deicaregiver attraverso misure che diano un sostegno previdenziale, ma anche di coordinamento conquanto istituzionalmente comunque la Pubblica Amministrazione deve continuare a garantire allepersone con disabilità».

«A nostro parere – conclude il Presidente dell’ANFFAS, preannunciando, come detto, una serie diproposte, in vista del dibattito parlamentare iniziato nei giorni scorsi – la conferma del FondoNazionale per la Non Autosufficienza di 450 milioni di euro, da cui rinvenire anche le risorse per laVita indipendente, risulta abbastanza esile, dopo che con la Legge 112/16 (sul “Durante Noi, Dopodi Noi”) si è avviato un processo ormai inarrestabile di necessaria individuazione degli interventi edelle attività a favore di ciascuna singola persona con disabilità, attraverso uno specifico progetto

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individuale di vita, che traguardi le sue varie dimensioni in relazione agli specifici contesti vissutiquotidianamente».

(6 novembre 2017)

Fonte: Superando.it

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VITE DEDICATE AGLI ALTRI: ECCO CHI SONO GLI "EROI CIVILI" PREMIATI DAMATTARELLA

Il capo dello Stato ha conferito 30 onorificenze al merito della Repubblica italiana a coloro che sisono distinti nell'impegno per la solidarietà, l'inclusione sociale, e il soccorso. Ecco alcuni deiprofili di coloro che si dedicano in particolare al mondo della disabilità

Roma - Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito 30 onorificenze al merito dellaRepubblica italiana a coloro che si sono distinti nell'impegno per la solidarietà, l'inclusione sociale,la cultura e il soccorso. Ecco solo alcuni dei profili e delle storie straordinarie degli "eroi civili", chesi dedicano in particolare al mondo della disabilità.

Giovanni Coletti, 58 anni, ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana, "per il suoprezioso contributo alla costruzione di 'Casa Sebastiano', struttura all'avanguardia per laresidenzialita' e la riabilitazione delle persone con autismo". Imprenditore, presidente di Tama(Tecnologie Avanzate Miglioramento Ambientale), è padre di Martina e Roberta, due gemelleautistiche, e presidente da anni dell'Agsa (Associazione genitori soggetti autistici) e Presidente dellaFondazione Trentina per l'Autismo. Il suo impegno in ambito di iniziative dedicate a personeautistiche è culminato nella progettazione e costruzione, conclusa nel 2016, di Casa Sebastiano: unastruttura destinata alla residenzialità, alla riabilitazione e al trattamento sociale e sanitario. E' tra ipiu' avanzati centri d'Europa e ospita la prima sala multisensoriale interattiva operante in Italia.

Greta Sole De Todaro, 31 anni, residente a Milano, cavaliere dell'Ordine al Merito della RepubblicaItaliana "per il suo impegno e il suo generoso contributo alle attivita' di sostegno ai bambiniricoverati nelle strutture ospedaliere". Prima clownterapeuta italiana in sedia a rotelle, dedica quasitutto il suo tempo libero ai bambini ricoverati nel reparto di pediatria dell'ospedale Niguarda Ca'Granda di Milano. Nella sua lunga lotta contro la malattia (diplegia spastica - forma di paralisi checausa disabilità motoria agli arti inferiori), ha incontrato i clownterapeuti, sperimentando in primapersona i benefici della loro presenza. Ha deciso quindi di donare ad altri ciò che ha ricevuto e hacontattato l'Associazione Teniamoci per mano per partecipare al corso di formazione e diventareclown nelle corsie per ridare, a sua volta, il sorriso a tanti bambini con canzoni, fiabe e magia.

Virginia Di Carlo, 25 anni, cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana, "per avertestimoniato in prima persona come lo sport e la passione possano aiutare a superare i limitiderivanti dalla disabilita''. Rappresentante legale dell'Associazione Artistico Culturale SportivaDilettantistica "Special Angels", ha la tetraparesi spastica dalla nascita e insegna danza a ragazzicon Sindrome di down. La sua storia comincia in una scuola di danza caraibica quando un giorno,accompagnando con la madre i suoi fratelli, trascinata dalla musica cominciò a muoversi e accettòl'invito della maestra a provare. Accadde quello che lei stessa chiama il "miracolo di iniziare acamminare danzando". Con l'aiuto della sua insegnante di danza, si è data piccoli obiettiviprogressivi: prima i passi elementari, poi quelli in coppia con la sorella Martina, poi una piccolacoreografia da sola. È diventata maestra di danza. Si e' laureata in Scienze motorie con una tesi sulledanze paralimpiche.

Giuseppe Dolfini, 88 anni e Silvia Terranera, 70 anni (Roma), commendatori dell'Ordine al Meritodella Repubblica Italiana, "per la preziosa opera di accoglienza, sostegno e cura ai minoriabbandonati, con disabilità e in condizioni di disagio sociale". Sono fondatori di Casa Betania che,nel quartiere Pineta Sacchetti di Roma, dal 1993 accoglie mamme con figli, bambini soli da zero aotto anni, e anche piccoli con disabilità. Nel 1996, dopo la prima richiesta di accogliere un bimbogravemente disabile, abbandonato in ospedale, la Casa cambio' la vocazione della casa famiglia,ampliandone gli orizzonti. La Casa si prende cura dei bambini nel tempo dell'accoglienza offrendo

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loro un'esperienza di vita familiare e di affettivita'. Di concerto con i Servizi Sociali e il Tribunaleper i Minorenni, al termine della permanenza il bambin è accompagnato al rientro nel proprionucleo familiare d'origine o in una famiglia affidataria o adottiva.

Gaetano Fuso, 41 anni, cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana "per ladeterminazione e la forza d'animo con cui ha portato a compimento il progetto 'La Terrazza - Tuttial mare!' per i malati di Sla e di altre patologie neurodegenerative". Da cinque anni ha la sclerosilaterale amiotrofica. Prima di ammalarsi era un ragazzo dinamico, sportivo, che amava il mare.Anche dopo la malattia sognava di poter continuare ad accedere alla spiaggia. Nell'estate 2015 harealizzato il progetto La Terrazza "Tutti al mare!", grazie al sostegno della famiglia e degli amici piùcari, ingegneri, informatici, fotografi, esperti in comunicazione e nanotecnologie, che con lui hannofondato l'associazione 2HE - Center for Human Health And Environment, e grazie al gruppo "Pazziper Gaetano", che ha sposato la causa organizzando iniziative e campagne di crowdfunding. A pochichilometri da Calimera, a San Foca, sorge oggi una terrazza sul mare attrezzata per ospitare in modosicuro e senza alcun tipo di barriera malati di Sla e di altre patologie neurodegenerative.

Christine Janssen, 61 anni (Bolzano), ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana "per ilsuo prezioso contributo per la creazione di un parco giochi completamente accessibile ai bambinicon disabilità''. Fisioterapista al Servizio di Neurologia e Riabilitazione dell'eta' evolutivadell'Ospedale di Bolzano. Concretizzando un desiderio condiviso con i genitori dei bambini da leiseguiti, ha realizzato il progetto per il primo parco giochi per bambini con disabilita', un percorsoinclusivo e riabilitativo, nel Giardino Petrarca di Bolzano. Nel 2014 presenta il progetto alla GiuntaComunale di Bolzano che lo approva e finanzia. Sono stati installati giochi speciali come l'altalenacon cintura di sicurezza e poggiatesta, il tavolo con la sabbia fatto a misura di carrozzina, il giocochiamato 'non perdere il filo'. Il fiore all'occhiello e' il percorso per camminare lungo oltre 30 metri.Il parco e' stato inaugurato a settembre 2016.

Maria Antonietta Salvucci, 82 anni, commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana:"per l'eccezionale generosità testimoniata dalla donazione del proprio podere allo scopo direalizzarne una struttura dedicata ai ragazzi con disabilita' intellettiva grave". Pensionata, exinsegnante di lettere è rappresentante legale della Associazione "Ilda e Lodovico Salvucci onlus".Proprietaria di un podere sulle colline di Valdarno, a Reggello, ha deciso di donare la sua villa allaFondazione Opera Diocesana Firenze Onlus che ne ha fatto una fattoria per quindici ragazzi condisabilità intellettiva grave, la Oda Farm Community. Seguiti 24 ore su 24 dagli operatori sanitari edagli educatori della Fondazione, i ragazzi imparano a vivere in autonomia e seguono laboratori diapprendimento, di giardinaggio, di coltivazione. Imparano i lavori agricoli e dell'allevamento.

Ecco i nomi che completano l'elenco degli "eroi" premiati da Mattarella: Umberta Basso;Annamaria Berenzi; Ilaria Bidini; Giuseppe Bove; Barbara Burioli; Maria Vincenza Bussi; DonEttore Cannavera; Francesca Romana Capaldo; Riccardo Capeccia; Giovanni Coletti; DanielaDegiovanni; Teresa Di Francesco; Giuseppe Dolfini; Claudio Dutto; Maria Grazia La Selva; DelioMiorandi; Gessica Notaro; Patrizia Palanca; Luigi Panata; Maria Rita Pitoni; Roberta Rizzo;Emanuela Sabbatini; Don Paolo Felice Giovanni Steffano.

(18 novembre 2017)

Fonte: RedattoreSociale.it

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AI BAMBINI CON DISABILITÀ INTELLETTIVE SERVONO “INGEGNERIEDUCATIVI”

Presentati oggi i manuali curati dagli psicologi Paolo e Lucio Moderato. Due strumenti operativiinnovativi, con esempi pratici da utilizzare per sviluppare e potenziare le abilità cognitive etrasversali di studenti con deficit di apprendimento

La disabilità in età evolutiva si manifesta in forme molteplici e per affrontarla occorrono semprenuovi approcci e nuovi strumenti. Ed è partendo da questa consapevolezza che i fratell psicologiLucio e Paolo Moderato hanno ideato i due manuali scolastici "Potenziare le abilità cognitive" e"Potenziare le abilità trasversali" (edizioni Giunti Edu), presentato questa mattina alla FondazioneSacra Famiglia di Cesano Boscone. Un nuovo strumento pratico di buone prassi per aiutare chi sioccupa di riabilitazione, sostegno e recupero di bambini e ragazzi con disabilità intellettiva, dentro efuori la scuola.

«Non sono più i tempi pionieristici di Binet e Simon (1905), quando è emerso per la prima volta ilproblema di definire e misurare l'intelligenza o il suo sviluppo rallentato e carente», ha sottolineatoil professor Lucio Moderato, psicologo e direttore dei Servizi per l'autismo di Fondazione SacraFamiglia. «Oggi lavorare con gli insegnanti di sostegno che si occupano di disabilità intellettiva eautismo significa capire quello di cui loro hanno bisogno per lavorare meglio. Hanno bisogno dicapire per saper fare, non di teorie, ma di operatività che conduca a risultati significativi a favoredei loro alunni. Per questo dico che per affrontare le complesse sfide di chi opera nel campo deidisturbi intellettivi occorrono dei veri e propri "ingegneri educativi"».

Anche secondo Paolo Moderato, ordinario di Psicologia generale all'Università IULM di Milano:«La scuola italiana ha al suo interno un grande patrimonio di valori inclusivi. Questi strumentieducativi, che abbiamo sviluppato sulla base di un lavoro sperimentale e clinico che ci vedeimpegnati insieme dagli anni '80, sono un aiuto per esprimerli al meglio e per realizzare unavirtuosa proficua collaborazione tra insegnanti e operatori del Servizio sanitario nazionale, che difronte a una domanda di aiuto che aumenta in modo vertiginoso rischia di collassare».

Il manuale dei fratelli Moderato raccoglie il testimone di Binet e Simon ma amplia il campionariodelle "normali" conoscenze proprie di tutti i bambini e lo trasforma in un "curriculum" ampio edettagliato per interventi specifici e mirati al recupero di quei ritardi o all'annullamento di quellelimitazioni tramite un'attività di potenziamento cognitivo.

La proposta di attuare interventi individualizzati, precoci, intensivi e integrati nei casi di disabilitàintellettuale non si ferma qui. Il prossimo mese di febbraio sarà organizzato anche un convegno perlanciare un grande progetto di cooperazione tra famiglie, scuola e operatori sanitari dedicata agliadolescenti. Perché il problema dell'autismo non si conclude con l'età evolutiva ma segna tuttol'arco di vita delle persone.

(23 novembre 2017)

Fonte: Vita.it

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UNA SOCIETÀ INCLUSIVA GRAZIE ALLA TECNOLOGIA: TORNA HANDIMATICA

Circa 80 espositori, 20 convegni e seminari, 35 laboratori. Sono i numeri dell’undicesima edizionedella mostra-convegno di Asphi sulle tecnologie digitali per la disabilità. Robotica, disabilitymanagement, accessibilità dei servizi bancari tra i temi affrontati. Dal 30 novembre al 2 dicembrea Bologna

BOLOGNA - Circa 80 espositori, 20 tra convegni e seminari, 35 laboratori. Sono i numeridell’undicesima edizione di Handimatica, la mostra-convegno promossa da Fondazione Asphi ededicata alle tecnologie digitali al servizio della disabilità che si terrà dal 30 novembre al 2dicembre all’Istituto di istruzione superiore Aldini Valeriani Sirani di Bologna. “Una sceltaimportante quella di organizzare la manifestazione in una scuola perché ci permette di avvicinare ladisabilità ai giovani – ha detto Andrea Magalotti, segretario generale di Fondazione Asphi – La lororisposta è entusiasmante: nel 2016 sono stati 200 quelli che ci hanno aiutato nell’organizzazione,quest’anno saranno di più perché abbiamo coinvolto anche altre due scuole, Rosa Luxemburg eAldrovandi Rubbiani”. Il tema dell’edizione 2017 è “La tecnologia che costruisce una societàinclusiva” e sono tre le macro-aree tematiche in cui si raggruppano gli appuntamenti diHandimatica: inclusione scolastica (didattica e insegnamento), lavorativa (in cui si parlerà anche didisability management) e sociale (anziani e non autosufficienza). “Per qualche giorno mobilitiamocuore e mente delle persone, accendendo un faro su questi temi – ha detto Franco Bernardi,presidente di Fondazione Asphi – L’aspirazione è ottenere l’attenzione di decision maker e delleimprese: profitto e sociale non sono in contraddizione. Il nostro obiettivo è sfatare il pregiudizio chedisabilità e lavoro non vanno d’accordo”.

Robotica e inclusione sarà il tema del convegno di apertura di Handimatica (30 novembre, ore 10)durante il quale Roberto Cingolani, direttore dell’Istituto italiano di tecnologia parlerà dell’uso delrobot R1 nell’assistenza ad anziani e persone con disabilità. La robotica è argomento di interesseper Asphi che all’inizio dell’anno scolastico 2017/2018 ha iniziato una collaborazione con Ibmsull’utilizzo di TjBot, robot ideato per interagire in classe con insegnanti e studenti e stimolarlinell’apprendimento. La sperimentazione è in corso alle Aldini Valeriani e in una scuola media,l’istituto comprensivo di San Pietro in Casale: nei prossimi mesi gli studenti impareranno aprogrammare i robot. Si parlerà di robotica anche nel laboratorio “Robotica e autismo” durante ilquale la Scuola di robotica di Genova presenterà la propria esperienza per migliorare la capacità direlazione e linguaggio degli studenti con disabilità cognitive (30 novembre, ore 11) e nel convegno“Robotica, lavoro e disabilità: lo stato dell’arte per guardare al futuro” (2 dicembre, ore 10). Perporre l’accento sull’importanza dei robot, Handimatica ha anche lanciato una Call for robots perraccogliere soluzioni progettate per la disabilità. Il lavoro è al centro del convegno “Persone condisabilità e lavoro: una parte del futuro” (1 dicembre, ore 10.30) in cui verranno presentateesperienze rivolte non solo a lavoratori con disabilità riconosciute ma anche a coloro che per età oattività usuranti non sono più in grado di svolgere le proprie mansioni. Infine, si parlerà anche didisabilità in età adulta e tra gli anziani: il seminario “Adulti con disabilità in una società sempre piùdigitale” (30 novembre, ore 10.30) esplora le possibilità del digitale per sviluppare nei disabiliadulti nuove competenze e autonomie.

A Handimatica sarà presentata l’app di mobile banking accessibile anche da persone ipovedenti ocieche sviluppata da Unicredit, che parteciperà al seminario “Il valore dell’accessibilità per favorirela fruizione di prodotti e servizi bancari e finanziari” (30 novembre, 14.30). “Profitto e inclusionesociale non sono distoniche e Unicredit lavora in questa direzione – ha detto Leonardo Gregianin diUnicredit – Ad esempio ha sviluppato, con la collaborazione di dipendenti ciechi, un’applicazioneche permette loro di usare servizi finanziari dal proprio conto corrente o ha previsto la presenza di

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personale che parla la Lis per permettere alle persone sorde di fruire dei servizi in filiale”. (lp)

(25 novembre 2017)

Fonte: RedattoreSociale.it

GIOVEDÌ 30 NOVEMBRE 2017 • 18:00 - 22:30

Disabilità e questione di genere: tecnologie, pari opportunità e lavoro

Nel marzo di quest’anno il MIUR, insieme al Dipartimento per le Pari opportunità, ha lanciato la seconda edizione del “mese delle STEM” (Science, Technology, Engineering and Math).

Il progetto punta a sensibilizzare i giovani sul tema delle pari opportunità e sul superamento degli stereotipi e delle false credenze, fra cui quella che vorrebbe le studentesse meno inclini allo studio delle discipline STEM.

Il progetto si configura come un contributo per la promozione di una società che sappia trarre dal tema della diversità di genere l’occasione per un adeguato sviluppo e un maggiore arricchimento, inlinea con gli obiettivi globali delineati dall’”Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile”.

Handimatica propone, in questa serata, il film “Il diritto di contare” e alcuni interventi per l’approfondimento dei temi trattati.

Coordina Fiorella Patanè – Fondazione ASPHI Onlus

Introduzione:

Nina Daita – Responsabile Ufficio politiche attive per le disabilità, Cgil Nazionale – membro dell’Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità.

Interventi:

Daniela Oliva – Istituto per la Ricerca Sociale IRS Francesca Panzarin – Fondatrice di Womenomics Consuelo Battistelli – Diversity Engagement partner for IBM Italy Sofia Borri – Piano C “Il lavoro incontra le donne” Sonia Forasiepi – Responsabile del Servizio EDU (Educazioni ai Diritti Umani) in Amnesty

International Lombardia)

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3 DICEMBRE: DISCORSO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA,SERGIO MATTARELLA, IN OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE SUIDIRITTI DELLE PERSONE CON DISABILITÀ

Mattarella: «La capacità di rispondere ai bisogni delle persone con disabilità è il metro attraversocui si misura la nostra convivenza civile»

(www.quirinale.it) «La Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità è un punto diriferimento fondamentale per la tutela dei loro diritti verso una piena inclusione e partecipazionenella società. Troppe barriere sono ancora di ostacolo alla piena fruizione dei diritti di cittadinanzada parte di chi è portatore di una disabilità, sia essa fisica, mentale o relazionale». Lo ha dichiaratoil Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della "Giornata Internazionale dellepersone con disabilità".

«E' compito della società nel suo insieme - ha proseguito Mattarella - delle istituzioni, dei corpiintermedi, delle famiglie, dei singoli, abbattere questi muri e far crollare le barriere, fisiche eculturali, che impediscono una piena partecipazione alla vita della società. La diversità, delle sceltee delle abilità, è un patrimonio comune: la capacità di rispondere ai bisogni delle persone condisabilità è il metro attraverso cui si misura la nostra convivenza civile. La vita di tutti ne usciràarricchita».

«Avere a cuore la dignità della persona significa - ha aggiunto Il Capo dello Stato - rispettarel'autodeterminazione delle persone con disabilità nelle scelte di organizzazione della propriaesistenza. Significa perseguire, con attenzione e lungimiranza, l'obiettivo della loro inclusione nellascuola, nel lavoro e in tutte le attività in cui si esplica la personalità di ciascuno.

L'integrazione scolastica, per cui l'Italia rappresenta da tempo un punto di riferimento a livellointernazionale, costituisce un passo importante non solo perché consente alle persone con disabilitàdi accedere all'istruzione in condizioni di parità, ma anche perché educa tutti, fin dall'infanzia, allacultura delle diverse abilità. E' tuttavia necessario continuare ad adoperarsi affinché l'integrazionepossa tradursi in effettiva inclusione.

Il lavoro è essenziale, perché è strumento di autonomia economica e di realizzazione personale.L'accesso al lavoro consente alla persona con disabilità di assicurarsi un'esistenza libera e pone lebasi per la costruzione di un insieme di relazioni sociali. Purtroppo, i dati ci indicano che tradisabilità e povertà vi è ancora un nesso: investire nell'inclusione lavorativa delle persone condisabilità - sfruttando tutte le potenzialità offerte dall'innovazione sociale e tecnologica - è il primopasso per reciderlo e allontanare il pericolo dell'esclusione sociale».

«In questa giornata - ha concluso il Presidente Mattarella - un pensiero è rivolto alle famiglie dellepersone con disabilità, per il ruolo essenziale che svolgono nell'aiutare i propri cari a superare lebarriere di ogni giorno e per il peso, emotivo e spesso anche economico, di cui sono gravate.L'impegno è di non lasciare sole le persone con disabilità e le loro famiglie, per far sì che l'accessopieno alla vita per tutti scaturisca in modo naturale dalla nostra appartenenza alla comunità e non,ancora una volta, soltanto dalla fatica quotidiana dei singoli».

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha partecipato a Palazzo Montecitorio all'eventoconclusivo dell'iniziativa del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca in occasionedella "Giornata internazionale delle persone con disabilità".

Nel corso della manifestazione sono intervenuti i Presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini ePietro Grasso.

Il sottosegretario all'Istruzione, Davide Faraone, e i Presidenti delle Commissioni Cultura e

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Istruzione di Camera e Senato, Flavia Piccoli Nardelli e Andrea Marcucci, hanno riposto alledomande degli studenti.

La cerimonia si è conclusa con l'intervento del Ministro dell'Istruzione, dell'Università e dellaRicerca, Stefania Giannini.

(3 dicembre 2017)

Fonte: ovci.org

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Rassegna stampa realizzata daUfficio Politiche per le Disabilità – CGIL Nazionale

A cura di Valerio Serinocon la collaborazione di Gea Minerva Massimi

Tel.: 06.8476514E-mail: [email protected]

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