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28 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2004 POMACEE Lavori Durante il bimestre di pieno in- verno nel frutteto di pomacee non vi sono pratiche colturali da effettuare oltre alla potatura di produzione. Nei nuovi impianti, se non avete messo a dimora gli astoni nel tardo au- tunno, potete farlo da febbraio in poi, appena il terreno sgela completamente. Controllate ogni 20-30 giorni la pro- duzione di pomacee dell’anno prece- dente che avete in conservazione per eliminare tempestivamente i primi frut- ti guasti ed evitare così il diffondersi dei marciumi. Nelle regioni più fredde ricordate di conservare i frutti in locali non troppo esposti ai rigori invernali poiché se le temperature si abbassano oltre i 5-6° C sotto zero può iniziare il congelamento della polpa che compromette irrimedia- bilmente il consumo della frutta. Potatura di produzione. La potatura è senz’altro una delle pratiche colturali che impegna di più il frutticoltore poi- ché richiede buona conoscenza del com- portamento vegetativo di ogni specie nonché manualità nei tagli. Se non si hanno le idee chiare su cosa e quanto ta- gliare è difficile partire col piede giusto. Innanzitutto controllate che tutta l’attrezzatura, dagli arnesi da taglio alle scale, sia a posto per quel che riguarda la sicurezza e la funzionalità. Prima di iniziare la potatura, inoltre, osservate bene la carica di gemme pro- duttive presenti sulle vostre piante. Nelle pomacee tali gemme sono le lamburde, che al germogliamento produrranno uno o due germogli ed un mazzetto (corim- bo) di 5-10 fiori, tranne il cotogno che produce fiori isolati. Tali gemme, che per comodità chiameremo a fiore, si ri- conoscono facilmente perché sono ro- tondeggianti e più grosse rispetto alle gemme a legno, più esili ed appuntite. Le gemme a fiore sono inserite su ra- mi di due o più anni, nelle borse (picco- li rigonfiamenti formatisi nel punto in cui l’anno prima era attaccato un frutto) e nelle zampe di gallo (rametti corti for- mati da più borse in successione); an- che i brindilli (deboli rami di un anno) hanno spesso gemme a fiore sia in pun- ta che in prossimità della stessa; in al- cune varietà, poi, si trovano gemme a fiore anche su rami di un anno più vigo- rosi dei brindilli o addirittura nella par- te terminale dei succhioni. Prendiamo ora in esame alcuni aspetti pratici della potatura. Quando eseguire la potatura: le pomacee possono essere potate per tutto il periodo di riposo vege- tativo fino all’inizio del germo- gliamento, vale a dire indicativa- mente da metà novembre a tutto marzo. Se però l’inverno è molto fred- do, con minime che scendono oltre i 7- 8° C sotto zero, conviene sospendere i tagli ed aspettare temperature più miti. Quali rami vanno sempre tagliati: innanzitutto i succhioni, i classici rami eretti molto vigorosi, e poi tutti quei ra- mi molto grossi che crescono in concor- renza con la struttura scheletrica di base, specie verso le estremità. A potatura conclusa l’albero deve presentare tale struttura scheletrica di base ben eviden- te senza che vi siano rami con dimensio- ni pari alle branche o all’asse centrale. Quali rami a frutto privilegiare: senz’altro i rami ben rivestiti di gemme a fiore (le lamburde) e brindilli e che hanno un portamento orizzontale o, al massimo, leggermente assurgente. I ra- mi a frutto in posizione eretta vanno te- nuti solo se non vi sono rami migliori. Che tagli fare sui rami a frutto sele- zionati: negli alberi deboli, che produ- cono solitamente molto, occorre fare una potatura corta, vale a dire raccorcia- re di circa un terzo i rami e tutta la rami- ficazione di rivestimento; se la vigoria è forte invece bisogna potare lungo, cioè non raccorciare il ramo e sfoltire solo i rametti di rivestimento in eccesso. Ricordate che ogni ramo a frutto se- lezionato, così come ogni grosso ramo che forma la struttura scheletrica di ba- se in tutte le forme di allevamento, deve avere struttura conica, cioè presentare ramificazioni di rivestimento con lun- ghezza e vigore decrescente man mano che si procede dalla base verso la cima. Oltre a queste regole di base valide per tutte le pomacee, vediamo di segui- to alcuni accorgimenti particolari da adottare specie per specie. Melo Questa specie va potata generalmen- te poco poiché il rinnovo del legno è co- stante e la produzione si ha anche su ra- mi a frutto di 3-4 anni ed oltre. Lo sco- po principale degli interventi è quello di diminuire il numero eccedente di gem- me a fiore per ridurre l’alternanza di produzione ed avere frutti di pezzatura più grossa. Per quanto riguarda gli alberi inne- stati su soggetti deboli, EM 9 in parti- colare, che solitamente producono mol- to ed hanno vigore debole, si deve adot- tare la potatura corta togliendo circa il Potatura di produzione delle pomacee. A sinistra. Ogni ramo a frutto deve termi- nare con un unico prolungamento, costituito di norma da un brindillo. Si devono quindi eliminare le biforcazioni alle estremità, visibili nella foto, selezionando co- me prolungamento un brindillo che abbia posizione orizzontale o leggermente as- surgente. Per i prolungamenti non vanno mai selezionati rami vigorosi sprovvisti di gemme a fiore e neppure i succhioni. A destra. I rami a frutto eccessivamente incli- nati per il peso della produzione o in seguito ad inclinazioni manuali, tendono ad invecchiare ed a produrre frutti di pezzatura piccola, specie se posti in posizione ombreggiata all’interno della chioma. Con la potatura raccorciateli scegliendo co- me nuovo prolungamento un brindillo in posizione più eretta rispetto al ramo stes- so. Tale taglio, eliminando la parte terminale indebolita, stimola il formarsi di nuo- va vegetazione con il rinnovo delle gemme a fiore. Se il ramo risulta sprovvisto di brindilli sui quali fare il taglio di ritorno, andrà comunque raccorciato del 20-30%

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28 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2004

POMACEE

Lavori

Durante il bimestre di pieno in-verno nel frutteto di pomacee nonvi sono pratiche colturali da effettuareoltre alla potatura di produzione.

Nei nuovi impianti, se non avetemesso a dimora gli astoni nel tardo au-tunno, potete farlo da febbraio in poi,appena il terreno sgela completamente.

Controllate ogni 20-30 giorni la pro-duzione di pomacee dell’anno prece-dente che avete in conservazione pereliminare tempestivamente i primi frut-ti guasti ed evitare così il diffondersi deimarciumi.

Nelle regioni più fredde ricordate diconservare i frutti in locali non troppoesposti ai rigori invernali poiché se letemperature si abbassano oltre i 5-6° Csotto zero può iniziare il congelamentodella polpa che compromette irrimedia-bilmente il consumo della frutta.

Potatura di produzione. La potatura èsenz’altro una delle pratiche colturaliche impegna di più il frutticoltore poi-ché richiede buona conoscenza del com-portamento vegetativo di ogni specienonché manualità nei tagli. Se non sihanno le idee chiare su cosa e quanto ta-gliare è difficile partire col piede giusto.

Innanzitutto controllate che tutta

l’attrezzatura, dagli arnesi da taglio allescale, sia a posto per quel che riguardala sicurezza e la funzionalità.

Prima di iniziare la potatura, inoltre,osservate bene la carica di gemme pro-duttive presenti sulle vostre piante. Nellepomacee tali gemme sono le lamburde,che al germogliamento produrranno unoo due germogli ed un mazzetto (corim-bo) di 5-10 fiori, tranne il cotogno cheproduce fiori isolati. Tali gemme, cheper comodità chiameremo a fiore, si ri-conoscono facilmente perché sono ro-tondeggianti e più grosse rispetto allegemme a legno, più esili ed appuntite.

Le gemme a fiore sono inserite su ra-mi di due o più anni, nelle borse (picco-li rigonfiamenti formatisi nel punto incui l’anno prima era attaccato un frutto)e nelle zampe di gallo (rametti corti for-mati da più borse in successione); an-che i brindilli (deboli rami di un anno)hanno spesso gemme a fiore sia in pun-ta che in prossimità della stessa; in al-cune varietà, poi, si trovano gemme afiore anche su rami di un anno più vigo-rosi dei brindilli o addirittura nella par-te terminale dei succhioni.

Prendiamo ora in esame alcuni

aspetti pratici della potatura.Quando eseguire la potatura:

le pomacee possono essere potateper tutto il periodo di riposo vege-tativo fino all’inizio del germo-gliamento, vale a dire indicativa-

mente da metà novembre a tuttomarzo. Se però l’inverno è molto fred-do, con minime che scendono oltre i 7-8° C sotto zero, conviene sospendere itagli ed aspettare temperature più miti.

Quali rami vanno sempre tagliati:innanzitutto i succhioni, i classici ramieretti molto vigorosi, e poi tutti quei ra-mi molto grossi che crescono in concor-renza con la struttura scheletrica di base,specie verso le estremità. A potaturaconclusa l’albero deve presentare talestruttura scheletrica di base ben eviden-te senza che vi siano rami con dimensio-ni pari alle branche o all’asse centrale.

Quali rami a frutto privilegiare:senz’altro i rami ben rivestiti di gemmea fiore (le lamburde) e brindilli e chehanno un portamento orizzontale o, almassimo, leggermente assurgente. I ra-mi a frutto in posizione eretta vanno te-nuti solo se non vi sono rami migliori.

Che tagli fare sui rami a frutto sele-zionati: negli alberi deboli, che produ-cono solitamente molto, occorre fareuna potatura corta, vale a dire raccorcia-re di circa un terzo i rami e tutta la rami-ficazione di rivestimento; se la vigoria èforte invece bisogna potare lungo, cioènon raccorciare il ramo e sfoltire solo irametti di rivestimento in eccesso.

Ricordate che ogni ramo a frutto se-lezionato, così come ogni grosso ramoche forma la struttura scheletrica di ba-se in tutte le forme di allevamento, deveavere struttura conica, cioè presentareramificazioni di rivestimento con lun-ghezza e vigore decrescente man manoche si procede dalla base verso la cima.

Oltre a queste regole di base valideper tutte le pomacee, vediamo di segui-to alcuni accorgimenti particolari daadottare specie per specie.

Melo

Questa specie va potata generalmen-te poco poiché il rinnovo del legno è co-stante e la produzione si ha anche su ra-mi a frutto di 3-4 anni ed oltre. Lo sco-po principale degli interventi è quello didiminuire il numero eccedente di gem-me a fiore per ridurre l’alternanza diproduzione ed avere frutti di pezzaturapiù grossa.

Per quanto riguarda gli alberi inne-stati su soggetti deboli, EM 9 in parti-colare, che solitamente producono mol-to ed hanno vigore debole, si deve adot-tare la potatura corta togliendo circa il

Potatura di produzione delle pomacee. A sinistra. Ogni ramo a frutto deve termi-nare con un unico prolungamento, costituito di norma da un brindillo. Si devonoquindi eliminare le biforcazioni alle estremità, visibili nella foto, selezionando co-me prolungamento un brindillo che abbia posizione orizzontale o leggermente as-surgente. Per i prolungamenti non vanno mai selezionati rami vigorosi sprovvisti digemme a fiore e neppure i succhioni. A destra. I rami a frutto eccessivamente incli-nati per il peso della produzione o in seguito ad inclinazioni manuali, tendono adinvecchiare ed a produrre frutti di pezzatura piccola, specie se posti in posizioneombreggiata all’interno della chioma. Con la potatura raccorciateli scegliendo co-me nuovo prolungamento un brindillo in posizione più eretta rispetto al ramo stes-so. Tale taglio, eliminando la parte terminale indebolita, stimola il formarsi di nuo-va vegetazione con il rinnovo delle gemme a fiore. Se il ramo risulta sprovvisto dibrindilli sui quali fare il taglio di ritorno, andrà comunque raccorciato del 20-30%

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SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2004 29

Il vostro frutteto familiare inerbito di 1.500 metri quadratia cura di Silvio Caltran

= potatura secca invernale= impianto

= falciatura dell’erba =potatura verde

=irrigazione =raccolta =

= diradamento dei frutti

concimazione con azoto (N), fosforoe potassio (PK) o con tutti e tre glielementi (NPK)

innesto

vendita e trasportodei prodotti

trattamentiantiparassitari

Principali operazioni colturali

= =

=

I lavori da eseguire in gennaiom

50

m 2

3,5

m 2

3,5

m 3

m 30

Strada poderale

Il frutteto, diviso da una stradina poderale di passaggio, è costituito da due appezzamenti di circa 700 metri quadrati cia-scuno. La parte in colore rosa richiede regolari trattamenti antiparassitari e concimazioni (con qualche riduzioneper talune varietà) che vengono sistematicamente indicati ne «i Lavori». Essa può ospitare le seguenti specie: melo e pe-ro fra le pomacee; pesco, nettarina, ciliegio, albicocco, susino fra le drupacee.La parte in colore verde (studiata per il più semplice frutteto familiare costituito da una o poche piante presenti dellespecie elencate) non richiede di norma concimazioni chimiche e trattamenti antiparassitari o ne richiede pochissi-mi perciò i simboli dei trattamenti antiparassitari e delle concimazioni qui non compaiono mai; eventuali interventi –possibilmente con prodotti ammessi per l’agricoltura biologica – vengono suggeriti nelle note riguardanti le singole spe-cie. Essa può ospitare le seguenti altre specie: actinidia, azzeruolo, carrubo, cotogno, corbezzolo, fico, giuggiolo, kaki,mandorlo, melograno, nespolo comune, nespolo del Giappone.Le indicazioni fornite nel progetto si riferiscono all’Italia centro-settentrionale; per le altre zone d’Italia si veda la cartinariportata a pagina 19.

Altre specie di piante da frutto

I lavori da eseguire in febbraio

m 30

Strada poderale

Altre specie di piante da frutto

Ciliegio

Pero - Melo

Albicocco -Susino

Ciliegio

Pero -Melo

Albicocco - Susino

Pesco - Nettarina

Pesco -Nettarina

Actinidia, azzeruolo, corbezzolo, coto-gno, mandorlo, nespolo comune

Azzeruolo, corbezzolo, cotogno, kaki,mandorlo, nespolo comune, nespolodel Giappone

Actinidia, azzeruolo, corbezzolo, co-togno, mandorlo, nespolo comune

Actinidia, azzeruolo, corbezzolo, co-togno, giuggiolo, mandorlo, nespolocomune

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30 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2004

20-30% delle gemme a fiore presenti.Sugli alberi più vigorosi, e comun-

que su tutte le varietà che producono ge-neralmente poco, si deve potare più lun-go togliendo solo il 10-20% delle gem-me a fiore. Le varietà che rientrano inquest’ultima casistica sono senz’altroGranny Smith, Delicious rosse standard,Fuji, varietà a forte vigoria che devonosempre essere potate poco, mentreGolden Delicious, Gala e Delicious ros-se spur (tipo Red Chief) vanno potatepiù energicamente in virtù della loromaggiore generosità produttiva.

Pero

Il pero fornisce le migliori produzio-ni su rami a frutto di 2-3 anni. Sul legnopiù vecchio, specie se rivestito di zam-pe di gallo, la produzione è incostante ela pezzatura dei frutti inferiore. Lo sco-po principale della potatura quindi è ilrinnovo costante dei rami a frutto che siottiene con tagli più severi rispetto almelo e arrivando ad asportare fino al30-40% del legno vecchio. Devono es-sere selezionati sempre nuovi brindillidell’anno sui quali si formeranno le fu-ture gemme a fiore, mentre i rami di dueo tre anni già ben rivestiti di gemme afiore vanno generalmente raccorciati.

Per le diverse varietà di pero la tec-nica di potatura è simile anche se la se-verità dei tagli cambia leggermente.

In linea di massima abbiamo ungruppo di varietà, quali William e Kai-ser, che producono bene, oltre che surami di 2-3 anni, anche sulle gemmeterminali dei brindilli dell’anno per cuiil raccorciamento del legno vecchio de-ve essere meno severo rispetto ad un se-condo gruppo di varietà (Abate Fétel,Decana del Comizio e Conference) cheallegano di preferenza sulle gemme afiore vicine ai tagli di raccorciamento.

Su Abate Fétel in particolare il rac-

corciamento dei rami di 2-3 anni è fon-damentale, oltre che per stimolare ilrinnovo vegetativo, anche per aumenta-re la produzione poiché i frutti alleganodi più sulle gemme a fiore prossime altaglio di raccorciamento che su quellepresenti sui rami lasciati integri.

Nashi

Il nashi ha un modo di vegetare spes-so irregolare poiché nello stesso alberopossono coesistere rami vigorosi e suc-chioni accanto a rametti deboli privi dirinnovo vegetativo. Anche tra piantedella stessa varietà vi possono esserediversità di vigoria dovute a maggior ominore compatibilità d’innesto. Tuttociò costringe ad adottare una potaturadiversificata in base all’effettiva situa-zione vegetativa di ogni albero.

I succhioni vanno sempre eliminatimentre i rami dell’anno, anche se vigo-rosi, possono essere selezionati in man-canza di brindilli poiché sono spessoforniti anch’essi di gemme a fiore equindi si prestano per la produzione. Siselezionano comunque rami che abbia-no un angolo di inserzione aperto e por-tamento non assurgente.

I rami di più anni molto deboli chenon producono legno nuovo per il rin-novo, ma solo molte gemme a fiore, sidevono raccorciare, per stimolare l’e-missione di nuovi getti e diminuire ilcarico produttivo; in tal modo si riduceanche il lavoro di diradamento dei frut-ticini.

Negli alberi molto produttivi, sem-pre con l’intento di diminuire il lavorodi diradamento manuale dei frutticini,potete anche raccorciare del 20-30%della loro lunghezza i brindilli che di

Pero. I succhioni sono sempre rami inde-siderati che vanno tolti con la potatura diproduzione. Come si vede nella foto essisi sviluppano, oltre che nelle parti altedegli alberi, anche sul dorso delle bran-che. Il taglio del succhione si deve ese-guire il più rasente possibile alla brancaevitando di lasciare monconi. Spesso,quando la presenza di succhioni è note-vole, la loro vicinanza rende difficile que-sto taglio a raso per cui viene più agevo-le per il potatore tagliare i succhioni aqualche centimetro dal punto di inserzio-ne lasciando un piccolo moncone. Questorisulta sempre ben fornito di gemme la-tenti che al germogliamento si risveglie-ranno formando solitamente due o trenuovi succhioni, i quali andranno a com-plicare ulteriormente le successive pota-ture. Negli alberi vigorosi che produconomolti succhioni è sempre consigliabile laspollonatura (o scacchiatura) estiva

Nashi. Cima di un albero prima e dopo la potatura. Il nashi viene normalmente in-nestato su portinnesti franchi, quindi vigorosi, per cui lo sviluppo di succhioni èfrequente. Con la potatura essi andranno tolti completamente. Come prolunga-mento va selezionato un ramo di medio vigore rivestito di gemme a fiore e vannoaltresì selezionati i brindilli ed i rami a frutto di due-tre anni ben rivestiti di lam-burde. Nelle parti ben esposte della chioma delle pomacee è facile trovare ramidell’anno vigorosi e ciononostante ben rivestiti di gemme a fiore, come si verificadi solito nei brindilli. Tali rami possono essere selezionati nella potatura in man-canza di formazioni più deboli

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SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2004 31

solito sono completamente rivestiti digemme a fiore.

Cotogno

Il cotogno non richiede grande im-pegno nella potatura poiché, avendofiori (e quindi frutti) isolati, produce inmodo regolare tanto da richiedere rara-mente il diradamento manuale dei frut-ticini.

Lo scopo della potatura quindi è so-lo quello di garantire il rinnovo del le-gno a frutto e la buona illuminazionedella parte interna della chioma senzache vi sia la necessità di eliminare partedelle gemme a fiore in eccesso, comenelle altre specie di pomacee.

In questa specie le grandi fogliecreano problemi di ombreggiamento, ilquale determina scarsa produttivitànelle parti interne della chioma. Con lapotatura bisogna quindi aver cura dieliminare i rami troppo vigorosi dalleparti alte degli alberi per favorire ilpassaggio della luce. Vanno poi taglia-ti anche i rami interni alla chioma ec-cessivamente indeboliti a causa dellapoca luce.

Interventi fitosanitari

Nel periodo invernale di riposo ve-getativo delle piante si realizza una di-fesa di tipo indiretto eliminando i ra-metti, i frutti mummificati o altro mate-riale vegetale colpito da cancri del le-gno, da marciumi o che manifesta lapresenza di cocciniglie o di rodilegni.

Il materiale raccolto ed allontanatodalle colture deve essere bruciato; que-sta operazione consente di ridurre le po-polazioni di organismi dannosi presentisulle piante e di limitare in seguito la lo-ro pericolosità.

In presenza di rodilegno giallo (vedifoto a pag. 30 de «i Lavori» di gennaio-febbraio 2003) o di rodilegno rosso

(vedi foto a fianco, larva,lunghezza mm 9 circa) sipuò attuare una lotta di tipomeccanico utilizzando unfilo di ferro flessibile chedovete introdurre nei foriprodotti dalle larve di questi

lepidotteri allo scopo di raggiungerle edi ucciderle. I fori si possono individua-re dalla rosura prodotta dalle larve chefuoriesce e cade a terra.

Può inoltre risultare utile contrasse-

gnare in questa fase le piante fortementecolpite da cocciniglie (vedi foto a pag.36 de «i Lavori» di gennaio-febbraio2003) per eseguire in seguito, solamentesu queste, una specifica lotta chimica.

Sulle piante di pero in febbraio è fa-cile osservare gli adulti della psilla (ve-di foto a pag. 30 de «i Lavori» di gen-naio-febbraio 2003) che iniziano la de-posizione delle uova sui rametti.

In questa fase non eseguite tratta-menti chimici. Questi interventi

infatti se da un lato possono limitare lesuccessive popolazioni di psilla, dal-l’altro ritardano la comparsa dell’anto-

Melo. Branca di un fusetto di melo Golden Delicious prima e dopo la potatura di produzione. I tagli principali consistono nelraccorciamento dell’estremità su un brindillo laterale, nonché il raccorciamento dei rami a frutto di rivestimento. La brancapotata deve essere priva di rami di rivestimento vigorosi o di sdoppiamenti della punta, ed i rami di rivestimento selezionatidevono avere un lunghezza decrescente man mano che dalla base si procede verso la cima

Melo. Branca di un palspindel di melo Red Chief di oltre dieci anni, prima e dopola potatura di produzione. Il rivestimento con rami a frutto è ottimo per cui la po-tatura è piuttosto semplice poiché non vi sono tratti spogli di ramificazioni e nonvi è presenza di rami vigorosi concorrenti. I tagli basilari sono quelli descritti nel-le foto in alto di questa pagina; a fine potatura la branca anche in questo caso sipresenta con un unico prolungamento ben delineato (qui il taglio di ritorno è sta-to fatto su una lamburda e non su un brindillo), priva di rami vigorosi ed assur-genti e con la classica struttura conica, snella in punta e larga alla base

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32 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2004

coride, attivo predatore della psilla, evanificano di fatto le possibilità chequesta sia controllata naturalmente dalsuo predatore durante tutto l’arco dellastagione vegetativa.

DRUPACEE

Lavori

Terminati i grandi geli invernali didicembre e gennaio, a febbraio si pos-sono effettuare i nuovi impianti. Sem-pre a febbraio, durante le prime giorna-

te di sole, si può procedere alla potaturasia delle piante in allevamento che inproduzione.

Pesco e nettarina

Scelta delle piante per la messa a di-mora. Se volete ottenere alberi di dru-pacee che forniscano delle abbondantiproduzioni, preferite piante di un annoa radice nuda.

Quando acquistate una pianta osser-vate prima di tutto l’apparato radicale;esso deve essere molto espanso, con ra-dici lunghe, fini e ben ramificate, e nondeve presentare grossi tagli o asporta-zione parziali di radici; queste ultimepossono denotare infatti l’asportazionedi tumori radicali (dovuti all’attacco delbatterio Agrobacterium tumefaciensche provoca grossi rigonfiamenti a for-ma di patata e che porta al deperimentoe spesso alla morte della pianta).

Osservate inoltre se sulle radici sonopresenti piccoli rigonfiamenti di 2-3mm a forma di cipolla: sono sintomo diattacco di nematodi i quali, specie neiterreni sabbiosi, possono causare unosviluppo stentato dell’albero.

È opportuno non impiantare que-sto tipo di alberi anche perché tu-

mori radicali e nematodi possono attac-care le piante vicine.

Il fusto deve avere un diametro al col-letto di 15-20 mm ed una altezza di circametri 1,5 con una decina di rami antici-pati, più robusti e lunghi alla base ed esi-li e ben maturi (non erbacei) in cima.

Il fusticino deve essere esente dacancri rameali o cocciniglie e non devepresentare essudazioni gommose, spes-so causate da malattie fungine come ilfusicocco (Fusiccoccum amygdali) o lacitospora (Citospora leucostoma), lequali danno origine a lesioni della cor-teccia, a volte tanto ampie da portare amorte la pianta.

La preparazione del terreno deve te-ner conto di tutti i consigli dati a pag. 27de «i Lavori» di novembre-dicembre2003, mentre per la messa a dimora del-la piantina si devono usare alcuni accor-gimenti:– la profondità di impianto deve esserequella che la pianta aveva in vivaio;– la potatura delle radici va ridotta alminimo: limitatevi ad eliminare even-tuali radici rotte e accorciare quelletroppo lunghe; – si devono scartare le piante troppoesili (che di solito hanno degli attecchi-menti scarsi a causa delle ridotte so-stanze di riserva) ed anche quelle ecces-sivamente grosse, con un diametro alcolletto di oltre 40 mm, le quali oltre adessere state supernutrite dal vivaista,hanno vegetato troppo e quindi sono ingenere scarsamente lignificate.

Impianto. Prima della messa a dimorasi devono decidere le distanze di im-pianto, in relazione al tipo di portinne-sto e alla forma di allevamento che sivuole ottenere. La forma maggiormenteadottata per il pesco è il vaso: un alberoformato da un fusto di modesta lun-ghezza, sempre inferiore al metro, dalquale si dipartono tre branche, di lun-ghezza variabile tra i 3 e i 5 metri, la cuialtezza alla sommità è di 2,5-2,7 metrida terra.

Pero. I concetti prima esposti per la potatura delle branche e dell’apice dell’assecentrale vengono visualizzati in questa visione d’insieme di un palspindel di pero,prima e dopo la potatura di produzione. L’equilibrio dell’albero è molto buono poi-ché lo sviluppo delle branche è proporzionato con il centro, la struttura scheletricadi base è ben evidente nel complesso della chioma senza rami vigori concorrenti einfine le estremità sono snelle e prive di diramazioni, biforcazioni e rami vigorosi

Pesco. Prima della messa a dimora con-trollate l’apparato radicale degli astoni:esso non deve essere molto esteso, e deveavere radici lunghe e fini. Gli astoni inol-tre non devono presentare grossi tagli oprotuberanze dovute a tumori radicali, népiccoli rigonfiamenti a forma di cipollacausati dai nematodi

Pesco. La profondità di impianto deveessere quella che la pianta aveva in vi-vaio. Un apparato radicale posto trop-po in profondità è spesso causa dimancato attecchimento o di vegetazio-ne stentata

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SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2004 33

Nei terreni argillosi e pesanti cerca-te di posizionare le piante su un picco-lo dosso e mettete dei sassi sul fondodella buca per favorire il drenaggiodell’acqua.

Non ponete letame o altra sostanzaorganica sotto alle radici, anche se benprotetta da terra, poiché questa con iltrascorrere dei mesi si ridurrà di volumee, facendo scivolare la pianta verso ilbasso, ne comprometterà l’attecchi-mento. La sostanza organica va postaalla periferia della buca, mentre la con-cimazione chimica andrà effettuata du-rante il periodo vegetativo.

Subito dopo l’impianto, prima di ri-coprire completamente la buca di terra,irrigate abbondantemente con una deci-na di litri d’acqua per pianta in modo dafavorire l’adesione della terra alle radici.

Dopo la messa a dimora cimate il fu-sticino a 50-70 cm da terra e speronate irami anticipati, avendo cura di effettua-re i tagli subito dopo le prime 2-3 gem-me; i rami anticipati che crescono a 20-30 cm da terra devono invece essere eli-minati. Il taglio di cimatura dell’aston-cino va protetto con mastice.

Allevamento a vaso del pesco. Abbia-mo scelto di descrivere questa forma diallevamento poiché sono accessibili daterra tutte le operazioni colturali.Inoltre in un piccolo frutteto questa for-ma rende l’albero elegante.

Potatura secca delle piante di unanno. A febbraio, dopo i grandi geli,

potreste trovarvi delle piantine, alla finedel primo anno, con due diverse situa-zioni: piante razionalmente potate inverde oppure piante non potate. Le pian-te ben potate in verde dovrebbero averetre rami ben inseriti sul fusticino, lunghioltre un metro e di diametro pressochéuguale; in questo caso basta allargare lebranchette con dei divaricatori o deglispaghi fissati a terra, inclinando di piùquelle forti e meno quelle deboli, eorientarle nella giusta direzione.

Se invece durante l’estate non è stataeffettuata la potatura verde, le piantepresenteranno numerosi rami di diversepezzature, inseriti in modo disordinatonegli ultimi 20-30 cm. In questo casosceglietene sempre tre, possibilmentedella stessa lunghezza e dimensione, di-varicandoli tra loro come nel caso pre-

cedente e asportando quasi tutti gli altri.Lasciate quelli deboli, per aumentare lasuperficie fogliare, evitando che entrinoin concorrenza con quelli scelti.

I tre rami costituiranno le brancheprincipali del futuro albero, cioè quelliche porteranno il peso di tutta la produ-zione e quindi non vanno raccorciati;vanno asportati solo eventuali rami an-ticipati che crescono negli ultimi 20-30centimetri.

Se durante il periodo estivo gli attac-chi di cidia o di anarsia avessero bloc-cato la punta del germoglio deviandoloo creando due prolungamenti, sceglieteil più grosso, anche se leggermente de-viato. Dovete seguire ciò che la naturavi indica: se scegliete il prolungamentopiù diritto, ma debole, alla ripresa vege-tativa si avrà, nel punto di asportazione

Pesco. A sinistra. Prima di ricoprire completamente il solco somministrate una decina di litri di acqua per pianta allo scopodi far aderire la terra alle radici. Al centro. L’astone che acquistate dal vivaista deve avere un’altezza di circa m 1,5 ed undiametro al colletto di 15-20 mm; cimatelo ad una altezza inferiore al metro per ottenere piante in cui siano poi agevoli tuttele operazioni colturali. A destra. Dopo aver effettuato la cimatura dell’astone speronate i rami anticipati più alti con l’ac-cortezza di tagliarli subito dopo una o due gemme; asportate invece quelli che si trovano a 20-30 cm da terra

Pesco. Dopole operazioni

di potatura potete

effettuare un’eventuale

pacciamatura con film

di plastica nero o con

materialidegradabili

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34 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2004

di quello più grosso, un abbondante ri-scoppio di inutili germogli.

Potatura secca delle piante di dueanni. Se durante l’estate tutte le opera-zioni in verde sono state effettuate cor-rettamente, alla fine del secondo annole branche sono lunghe oltre 2 metri ehanno un diametro alla base (dove sor-gono dal fusto) di cira 3 cm. Dovrebbe-ro essere costituite da un unico ramoche decresce gradualmente in pezzatu-ra, dal basso verso l’alto, senza concor-renti e deviazioni. Se vi trovate in que-sta situazione non dovete far altro chepiegare le branche di 30-35° rispetto al-

la verticale, orientandole nella giustadirezione. Dovete liberare le cime dairami anticipati, pulendole per 30-50 cmsenza mai spuntarle; dovete poi elimi-nare eventuali rami misti robusti checrescono sul dorso delle branche stesse.Lasciate tutto il resto, compresi i maz-zetti di maggio, i brindilli e i rami mistiche crescono lateralmente alla branca,eliminando solo buona parte di quelliche crescono in ventre.

Se invece la potatura verde estiva nonfosse stata effettuata, ora vi troveretecon delle branche che nel punto di sepa-razione tra il primo e secondo anno han-

no non solo il ramo di prolungamento,ma anche altri due o tre rami di pezzatu-ra pressoché uguale. In questo caso do-vete scegliere il prolungamento che me-glio mantiene la diritta direzione dellabranca asportando gli altri. Nella partesottostante ai rami asportati, vi è sicura-mente una vegetazione debole, perchéombreggiata per tutta la precedente sta-gione estiva. Anche in questo caso eli-minate i rami che crescono sul dorsodella branca, lasciando tutti gli altri.

In alcuni casi, cioè quando non è sta-ta eseguita la potatura verde o, ancorpeggio, non sono state piegate le bran-che alla fine del primo anno, potresteavere delle piante con una branca moltogrossa, diritta e ben sviluppata, mentrele altre sono di sviluppo limitato. Inquesto caso si deve ricorrere alla piega-tura della branca più forte con l’uso delseghetto. Effettuate alcuni tagli nellaparte inferiore della branca, perpendi-colarmente ad essa, partendo subito do-po il suo inserimento sul fusto. I taglidevono interessare oltre la metà del le-gno ed essere distanti tra loro almenodue centimetri, mentre il loro numerodeve essere in relazione alla posizioneche la branca dovrà avere ad operazionefinita.

Terminati i tagli e piegata la branca,dovete steccarla con un legno robusto,proteggendo i tagli con mastice. Questaoperazione va effettuata a fine febbraio-primi di marzo, in prossimità della fio-ritura, se si vuole che le ferite cicatrizzi-no velocemente.

Orientate i rami deboli nella giustadirezione cercando di mantenerli il piùdiritti possibile per favorirne lo svilup-po. La loro piegatura verrà effettuata inagosto.

Piegature forzate o maldestra-mente effettuate possono provo-

care la scosciature delle branche (cioèla rottura nel punto di inserzione sul fu-sto). In questi casi, anche se si ricorre auna legatura ben fatta, la branca non po-trà mai avere una robustezza sufficientea sopportare in futuro grossi carichi difrutta; conviene quindi eliminarla cer-cando di allevare al suo posto un suc-chione.

Va ricordato che per piegare unabranca di una certa robustezza, senzal’ausilio del seghetto, si deve «ammor-bidirla» nel punto di piegatura appog-giando il ginocchio alla base della bran-ca stessa e prendendola sottobraccio;con il peso del corpo si effettuano deimovimenti ripetuti da destra a sinistra everso il basso, fin tanto che si raggiungela posizione desiderata. Alla fine, si fis-sa la posizione con uno spago ancoratoad un picchetto infisso nel terreno.

Pesco. Allevato a vaso, al primo anno, prima e dopo la potatura. In questo caso du-rante il periodo estivo non è stata effettuata la potatura verde; si è dovuta così effet-tuare una forte potatura secca per scegliere le tre branche che costituiranno l’ossa-tura portante della futura pianta.

Pesco. Pianta al secondo anno, prima e dopo la potatura. Anche in questo caso du-rante il periodo estivo non è stata effettuata la potatura verde, per cui la potaturasecca è stata necessariamente molto drastica

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SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2004 35

Potatura secca delle piante di treanni. Alla fine del terzo anno, se le po-tature verdi estive sono state fatte cor-rettamente, avrete un albero con trebranche lunghe oltre 3 m e con un dia-metro alla base di 4-6 cm. Ogni brancadovrebbe essere diritta, senza andamen-ti a zig-zag, e vi saranno inserite, a liscadi pesce, delle branchette di pezzaturadecrescente dal basso verso l’alto.

Alla fine di febbraio si devono incli-nare le branche fino a portare la loroparte terminale a 2,5-2,7 metri di altez-za da terra. L’inclinazione si può effet-tuare utilizzando lo stesso spago usatonegli anni precedenti.

Se la branca è lunga circa 3 metri,non dovete fare nessun taglio di raccor-ciamento, ma solo liberare la punta percirca 50 cm dai rami anticipati ed elimi-nare i rami che crescono sul dorso: que-sti infatti darebbero origine ad una ve-getazione vigorosa che metterebbe inombra i frutti e la vegetazione sotto-stante. Vanno eliminati anche buonaparte dei rami posti in ventre, che forni-rebbero una produzione di scarsa quali-tà e impedirebbero tutte le operazionicolturali (raccolta, diradamento, potatu-re verdi, pulizia dalle erbe sottostanti,irrigazione, ecc.). Si devono invece la-sciare i rami inseriti lateralmente, postisulla branca a lisca di pesce, esili inpunta e sempre più robusti man manoche ci si avvicina alle parti basali.Togliete, in primo luogo, tutti i rami chesono grossi, o quasi, come la brancaprincipale: eviterete di trovarvi neiprossimi anni con delle branche a for-cella che tenderanno a spogliarsi nelleparti basse.

Se nella parte centrale della brancavi trovate con due rami robusti vicini eben inseriti a lisca di pesce toglietequello inserito più alto. Le parti altedella branca sono quelle meglio espostealla luce e quindi avranno sicuramentela possibilità di riformare la vegetazio-ne nei prossimi anni. Se le branche han-no superato abbondantemente i tre me-tri di lunghezza, cosa molto probabilese avete eseguito correttamente tutte leoperazioni suggerite durante il periodoprimaverile-estivo, non effettuate rac-corciamenti con tagli sul legno dell’an-nata, poiché causereste un inutile ri-scoppio di vegetazione in prossimitàdel taglio. I tagli di ritorno vanno sem-pre effettuati sul legno di due anni; sequesto non è possibile (ad esempio per-ché la branca è troppo corta) rimandatel’operazione ai prossimi mesi di agosto-settembre.

Se durante l’estate 2003 non avetefatto le potature verdi consigliate, oranel punto di separazione tra il secondo

anno ed il terzo vi troverete tre o più ra-mi. Ne dovete scegliere uno che farà daprolungamento alla branca stessa.Selezionate il più grosso, ma se questonon è possibile, scegliete il più diritto,eliminando tutti gli altri. Inoltre sul dor-so della branca saranno cresciuti dei ra-mi diritti e vigorosi, che avranno in par-te compromesso la vigoria di quelli in-seriti a lisca di pesce e nella giusta posi-

zione. In questo caso asportate tutti i ra-mi che nascono in dorso e riducete alminimo la potatura dei restanti. I ramiombreggiati avranno delle gemme par-zialmente mature le quali produrrannofiori poco fertili.

Anche al terzo anno possiamo ricor-rere alla piegatura di qualche brancatroppo assurgente con l’ausilio del se-ghetto. Ricordate che l’operazione vasempre fatta quando la pianta è «in suc-chio» con le gemme che si stannoaprendo, e che dopo la piegatura labranca va steccata con un paletto. Se siverificano delle scosciature, difficil-mente si avranno dei calli di cicatrizza-zione che possano resistere al peso del-la produzione e difficile sarà anche il ri-scoppio di succhioni nel punto di sco-sciatura, specie in terreni poco fertili ocon piante deboli.

Potatura di produzione. Prima diiniziare la potatura di un albero di pescodovete prendere in considerazione laproduttività della varietà e la precocitào meno di maturazione, distinguendoanche se si tratta di pesche, di nettarineo di percoche. Dovete considerare inol-tre la produttività dell’anno precedentee l’eventuale abbondanza o scarsità digemme a fiore.

In linea generale le nettarine produ-cono bene sui rami deboli, mazzetti dimaggio, brindilli e rami misti esili. Lepesche bianche producono bene su ramimisti di buon vigore. Le pesche gialleproducono dell’ottima frutta su ramimisti vigorosi o medi e brindilli, mentrele percoche producono abbondante-mente su rami medio-deboli.

Pesco. Piante al secondo anno, prima e dopo la potatura. In questo caso duranteil periodo estivo è stata eseguita una corretta potatura verde: la potatura secca èmolto ridotta con indubbi vantaggi sulla produzione

Pesco. Scosciatura di una branca di dueanni (indicata dalla freccia). Le legatu-re fatte per recuperare simili incidentidanno spesso dei risultati poco soddi-sfacenti. Conviene allevare un succhio-ne (s) sorto in prossimità della rotturain sostituzione della branca asportata.Questo deve essere allevato il più possi-bile diritto mentre le altre branche piùrobuste vanno inclinate

s

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36 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2004

Produttività dell’albero. Se sietecerti che la varietà da potare è altamenteproduttiva potete tagliare severamente,altrimenti è bene ridurre di molto gli in-terventi. Anche nelle varietà altamenteproduttive tuttavia, prima di accingervialla potatura, controllate la mortalitàdelle gemme: se la stagione è stata parti-colarmente avversa, percuotendo i ramicon il braccio le gemme cadranno a ter-ra come una leggera pioggia. In lineagenerale cadono solo le gemme a fiore,specialmente se nel mese di febbraio,dopo alcune giornate di tiepido sole, visono dei ritorni improvvisi di gelo.

Epoca di maturazione. In linea ge-nerale tutte le varietà precoci di peschea polpa bianca e gialla e di nettarinevanno potate con una certa severità se sivogliono avere dei frutti di buona pez-zatura e buon sapore.

Se ad esempio si prende in conside-razione Maycrest (che matura nella ter-za decade di giugno), varietà altamenteproduttiva con frutti il cui peso medio èdi 120 grammi, e si considera che labranca di una pianta in produzione puòprodurre 15 kg di frutta, un ramo mistopotrà portare al massimo 3 frutti; per ot-tenere la produzione desiderata dovetequindi lasciare circa 40 rami misti perbranca.

Anche le varietà a media maturazio-ne molto produttive, come ad esempioRedhaven (che matura nella seconda de-cade di luglio), si devono potare moltoseveramente, localizzando i tagli in mo-do particolare nelle parti alte della bran-ca, se non ci si vuole poi trovare con i ra-

mi che toccano terra per l’eccessivo ca-rico di produzione. Si devono poi elimi-nare tutti i rami che crescono in dorso ein ventre. Se si considera che un ramomisto di questa varietà può portare amaturazione comodamente 3-4 frutti delpeso medio di circa 300 grammi, bastalasciare circa 30 rami misti medi o me-dio-deboli per avere una produzione dicirca 30 kg per branca.

Se invece la varietà è di produttivitàscarsa, ad esempio Rich Lady (che ma-tura nella seconda decade di luglio) daifrutti grossi e bellissimi, dovete limitaremolto sia la potatura delle estremità chequella dei rami inseriti in ventre. Infattiquesta varietà produce mediamente da0,5 ad 1 frutto per ramo, il peso mediodei frutti è di 300-400 grammi: per otte-nere una produzione di 30 kg per bran-

ca dovete quindi lasciare circa 100 ramimisti.

Le varietà a maturazione tardiva,oltre a produrre pesche che spesso su-perano i 400 grammi di peso, in pienaproduzione possono agevolmente forni-re 70-90 kg di frutti.

Ad esempio nella varietà Favette(che matura nella seconda decade diagosto) i frutti hanno un peso medio di300-350 grammi e ogni ramo misto puòportare 2-3 frutti: per ottenere una pro-duzione di 25-30 kg per branca dovetelasciare su di essa circa 40 rami misti.

Nelle nettarine tardive, come adesempio Sweet Lady, con la potaturadovete dare la preferenza ai mazzetti dimaggio e ai brindilli, eliminando i ramimisti vigorosi. Per regolarvi sul loro nu-mero, prendete in considerazione i ramiinseriti a lisca di pesce dell’età di 3-4-5anni, sui quali sono inseriti diversi tipidi rami dell’annata. Di questi dovete te-nere i più deboli.

Quando vi accingete a potare un al-bero, dopo aver fatto tutte le considera-zioni precedentemente elencate, doveteposizionarvi sotto la branca ad un metrodi distanza dalla sua estremità: in questaposizione potete avere la visione com-pleta di tutta la branca fino all’inserzio-ne sul fusto. Prima di iniziare a potareosservate se su di essa sono inseriti deirami che ne possano compromettere ladirezione e quindi il suo equilibrio futu-ro; in questo caso risulta spesso obbliga-ta l’eliminazione quasi totale del ramoconcorrente. L’eliminazione, se deve es-sere troppo drastica, può essere effettua-ta in due anni.

La parte terminale della branca deveessere sempre poco rivestita di rami mi-sti vigorosi che, in quella posizione, po-trebbero diventare nel corso dell’annatadei grossi rami e togliere vigore alleparti basse. Alle estremità delle branchei rami deboli forniranno comunque deifrutti colorati, di buon sapore, anche sedi pezzatura non eccessiva.

Vanno eliminati i rami vigorosi checrescono in dorso, poiché con il loro vi-gore vegetativo potrebbero compromet-tere le produzioni future dei rami sotto-stanti, e vanno inoltre eliminati buonaparte di quelli che crescono in ventre,poiché oltre ad ostacolare le operazionicolturali forniscono frutti di scarsa qua-lità. Possono essere lasciati dei succhio-ni opportunamente torti, che servano acoprire eventuali spazi vuoti.

Con la potatura di produzione si devefar sì che la branca, a potatura ultimata,abbia, nel limite del possibile, dei ramiinseriti lateralmente più robusti alla ba-se e di pezzatura decrescente man manoche si avvicinano alla cima. La branca,

Pesco. Parte terminale di una branca prima e dopo la potatura. Non essendo sta-ta eseguita la potatura verde estiva sono cresciuti numerosi succhioni che, oltre adaver ombreggiato le parti sottostanti rendendole più deboli, hanno favorito l’inu-tile ingrossamento della parte terminale della branca stessa

Albicocco: taglio di ritorno effettuatosull’asse centrale

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SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2004 37

terminata la potatura, dovrà apparire ilpiù possibile diritta, leggera all’estremi-tà, ben rivestita alla base ed in grado disopportare la produzione senza l’ausiliodi puntelli o strutture di sostegno.

Gli errori più comuni che i pota-tori non professionisti commetto-

no sono quello di cimare tutti o partedei rami di un anno, quello di asportaretutti i succhioni, anche quelli che po-trebbero tornare utili, quello di costrui-re delle branche con un andamento azig-zag, costringendo la pianta alla ri-cerca continua della luce. In questo mo-do con il tempo le parti basse si secche-ranno e la pianta assumerà un caratteri-stico aspetto ad ombrello.

Albicocco

La forma a vaso consigliata per il pe-sco si adatta bene anche per l’albicocco.Per questa specie si può anche adottareun vaso a quattro branche, con un fustoalto poco oltre il metro. Anche sull’al-bicocco come sul pesco vi sono ramimisti, brindilli e mazzetti di maggio.

La potatura del primo anno consistenello scegliere le tre o quattro brancheche costituiranno la futura impalcatura.Esse devono essere possibilmente dellostesso diametro e vanno inclinate nellagiusta posizione con l’ausilio di spaghiancorati a terra o con divaricatori. Que-sti ultimi, per non causare lesioni nelpunto di appoggio, non devono essereapplicati direttamente sulla branca masul monconcino di un ramo potato inverde. I rami anticipati che sorgono sul-la branca devono essere eliminati se so-no grossi come la branca stessa, oppuretorti se le loro dimensioni sono di pocoinferiori. La vegetazione del primo an-no, in piante ben condotte, può raggiun-gere la lunghezza di circa 2 metri conpochi rami anticipati. Sarà opportunodurante la fioritura (marzo) eliminare ifiori posti alle estremità.

Anche nella potatura del secondoanno valgono le regole indicate per ilpesco. Se l’albero è stato ben seguitocon la potatura verde e la siccità dell’e-state 2003 non lo ha fatto troppo soffri-re, le branche dovrebbero aver raggiun-to una lunghezza di circa 3 metri. Il pro-lungamento della branca va liberato dairami anticipati per circa 1 metro; i re-stanti rami, se nascono in dorso, vannoeliminati, così come eventuali altri chepresentano un diametro simile a quellodella branca. Nella parte basale dellabranca, quella che ha due anni, vannoeliminati i rami che nascono in dorso,mentre vanno lasciati tutti quelli chenascono lateralmente ed in ventre.

Al terzo-quarto anno se le branche

hanno raggiunto la lunghezza di 4 e piùmetri si può effettuare il taglio di ritor-no sul legno di due anni, purché questosia della lunghezza desiderata (cioè ab-bia raggiunto la lunghezza che vi erava-te prefissati fin dalla fase di impianto).Il taglio di ritorno va effettuato imme-diatamente sopra un ramo più o menorobusto che funga da prolungamentosenza inutili deviazioni laterali. Sul le-gno di due e tre anni si asportano i ramiche crescono sul dorso, sempre che al-cuni di questi, opportunamente torti,

non siano utili a coprire spazi vuoti.Vanno lasciati i rami laterali e va toltaparte di quelli che nascono in ventre. Irami laterali, posizionati a lisca di pe-sce, devono avere una pezzatura decre-scente dal basso verso l’alto in modoche le branche in piena produzione pos-sano sopportare il peso dei frutti. Ogniramo laterale deve essere diritto, senzaforcelle, con inseriti rami misti medi,brindilli e mazzetti di maggio. Quando irami laterali alla branca saranno diven-tati eccessivamente lunghi, oltre 1,5-2metri, andranno raccorciati.

La potatura di produzione deve sem-pre tenere conto della carica produttivaottenuta l’anno precedente. La produ-zione dell’albicocco è spesso alternante,in modo particolare se un cattivo anda-mento stagionale ha compromesso lafioritura. Dopo annate di scarsa produ-zione si deve tagliare severamente, loca-lizzando i tagli in modo particolare nelleparti terminali delle branche, altrimentiil nostro albero assumerà sempre più l’a-spetto di un salice piangente. Dopo an-nate di abbondante produzione si deveinvece potare pochissimo, poiché, perl’eccesso di produzione, si saranno for-mate pochissime gemme a frutto.

Susino

Anche per il susino il vaso resta unadelle forme ideali per ottenere delleproduzioni abbondanti e più facilmenteaccessibili da terra. Tuttavia anche altreforme, tipo le palmette o il fusetto, pos-

Susino. Pianta al primo anno, prima e dopo la potatura. Si noti il notevole svilup-po dei rami lasciati in prossimità del punto di cimatura dell’astone impiantato nel-la primavera del 2003. La piegatura (a destra) è stata eseguita con spaghi ancora-ti a terra per mezzo di picchetti infissi nel terreno. Si sono lasciati gli spaghi volu-tamente lunghi per poter abbassare le branche anche negli anni successivi

Susino. Particolare del ramo di un an-no speronato nel 2002 con l’emissionenel 2003 di due rami a legno (indicatidalle frecce)

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38 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2004

sono dare risultati buoni. Le varietà cino-giapponesi (Sorriso

di Primavera, Shiro, Black Diamond,Fortune, T.C. Sun, Angeleno) dannoorigine ad alberi di grande sviluppo; perquesto fin dai primi anni dovete impo-stare bene la forma di allevamento desi-derata. Quasi tutte queste varietà sono afioritura precoce, quindi molto sensibiliai ritorni di freddo.

Le varietà di susino europeo (Firenze90, Sugar, D’Ente, Stanley, President,Empress, diverse varietà di ReginaClaudia) sono molto produttive e dotatedi buona resistenza ai geli per cui la po-tatura può iniziare subito dopo i geli in-vernali.

Se adottate la forma a vaso, doveteosservare le stesse regole consigliateper il pesco, senza però ricorrere a pie-gature severe o a tagli eseguiti con il se-ghetto sotto le branche per agevolarne

l’inclinazione. Il susino, infatti,mal sopporta questo genere di

operazioni.Anche in questa specie si devono al-

leggerire le estremità delle branche la-sciando su di esse i rami inseriti lateral-mente. La potatura di produzione devecomunque essere meno severa rispettoa quella effettuata sul pesco o sull’albi-cocco, poiché il susino produce beneanche su rami deboli che si trovano nel-le parti basse delle branche.

Ciliegio

Entro il mese di gennaio è opportunoprelevare i rami che dovessero servireper la preparazione di marze da inne-sto, in modo da essere certi che le gem-me siano in completo riposo; il migliormodo di conservarli fino al momentodell’innesto, che può essere effettuato atriangolo a fine febbraio o a scheggiapiù tardi, è quello di chiuderli in un sac-chetto di plastica e tenerli in frigorifero,ad una temperatura di circa 2° C.

A fine febbraio, nelle zone a invernomite, può darsi che sugli alberi le gem-me siano rigonfie e si possa quindi ef-fettuare la potatura delle piante in pro-duzione – se non era stata eseguita dopola raccolta – e quella delle piante in al-levamento.

Con la potatura di produzione si de-ve cercare di evitare lo sviluppo dei ra-mi verso l’alto e l’impoverimento delleparti basse della chioma. Si devono per-tanto diradare i rami delle parti alte edeffettuare eventualmente tagli di ritor-no, come mostrano gli schemi in alto aa sinistra.

La potatura delle piante in alleva-mento deve favorire una rapida forma-zione dello scheletro dell’albero; per ot-

Ciliegio. Schemadella potatura per formare un vaso con tre branche principali(i rami sono disegnati senza foglie per meglio evidenziare gli interventi da compiere).

1-Dopo la ripresa vegetativa dell’astone spuntato a 70-80 cm da terra, si scelgo-no tre germogli che devono dare origine alle tre branche principali, in modo cheabbiano un angolo di inserzione ben aperto. Gli altri si cimano; se ne ripeterà lacimatura se su di essi si sviluppano germogli anticipati. 2-In autunno, se sono giàben sviluppati, si inclinano i tre rami a 45°. 3-A fine inverno, con un taglio in m,si elimina il moncone di astone al di sopra del ramo più alto; i tre rami si taglia-no a 60-70 cm dall’inserzione per poter costituire in quel punto la prima sotto-branca (vedi anche nel testo)

Ciliegio. Razionali interventi di potatura tesi ad evitare che una branca si svi-luppi troppo in altezza. Caso 1-Se lo sviluppo raggiunto dalla chioma permettedi lasciare ancora crescere una branca conformata più o meno come quella quiriprodotta (parte in colore, più parte in bianco), si deve operare come segue: sieliminano tutti i rami che sono in cima alle branchette (a), (b), (c), meno uno, ri-sparmiando preferibilmente quello rivolto in fuori; sull’asse (A) si lasciano in-tatti il prolungamento (d) e il ramo debole (e) e si eliminano gli altri tre robusti(in colore la parte di branca che rimane). Caso 2-Se la branca nel suo insieme(parte in colore più parte in bianco) ha raggiunto un’altezza che non si vuole su-perare, o se si volesse dare inizio a un progressivo abbassamento della chioma,si deve: eliminare l’asse (A) con un taglio di ritorno effettuato in (B); delle bran-chette (a), (b), (c) si lascia solo quella che è rivolta verso l’esterno della chioma,in questo caso la branchetta (c) e, anche in cima ad essa, si lascia soltanto il ra-mo rivolto verso l’esterno (d). La branca risulterà dunque ridotta come nellaparte colorata del disegno se rimane la branchetta (c) (in colore la parte di bran-ca che rimane). Se con il passare del tempo ci si troverà di nuovo di fronte a unasituazione simile si interverrà seguendo le stesse modalità

b c

A

d

e

A

B

a b c

d

a

Caso 2Caso 1

23

Primavera 2004 Ottobre 2004 Fine inverno 2004-2005

1

m

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SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2004 39

tenere ciò conviene intervenire dopo laripresa vegetativa con cimature che, fre-nando i germogli che non servono performare lo scheletro prestabilito, favori-scono la crescita di quelli lasciati intattidestinati a formare branche e branchette.

Per esempio per dare inizio alla for-mazione di un vaso dovete operare co-me indicato schematicamente nella fi-gura a pag. 38 in basso. Se questa formaera stata impostata l’anno passato, oradovete fare sorgere le prime sottobran-che; in questo caso, stabilita la posizio-ne in cui le desiderate, dovete effettuareun taglio poco sopra quel punto, in mo-do da stimolare lo sviluppo di nuovigermogli proprio in quella posizione;fra tali germogli sceglierete poi quelloche formerà il prolungamento dellabranca e quello destinato a formare laprima sottobranca.

Interventi fitosanitari

In questo periodo, durante le opera-zioni di potatura, è utile asportare fruttie rametti colpiti da monilia (vedi foto apag. 35 de «i Lavori» di gennaio- feb-braio 2003) o da cancri rameali (vedifoto a pag. 35 de «i Lavori» di gennaio-febbraio 2003); una volta allontanatidalla coltura devono essere bruciati pri-ma della ripresa vegetativa. È inoltreutile contrassegnare in questa fase lepiante fortemente colpite da cocciniglie(vedi foto a pag. 35 de «i Lavori» digennaio- febbraio 2003) per trattarlespecificamente in epoca successiva.

Solo sul pesco si esegue, solitamen-te durante il mese di febbraio, un inter-vento fungicida con ossicloruro di ra-me-50 (bio, irritante) alla dose di gram-mi 400 per 100 litri di acqua. Questo in-tervento, efficace per il controllo di bol-la e corineo, deve essere eseguito quan-do la temperatura media raggiunge i 7 -8° C, dopo che si è verificata la rotturadelle gemme a legno e, preferibilmente,in previsione di un ciclo di piogge, op-pure subito dopo una pioggia abbon-dante. Sono infatti queste le condizioniin cui si verifica la ripresa dell’attivitàdi Taphrina deformans, agente dellabolla della pesco.

AGRUMI

Come risparmiare, come guada-gnare. In Italia, i costi di produ-

zione in agrumicoltura sono sempre piùpesanti, soprattutto se confrontati conquelli di altri Paesi mediterranei (comeMarocco, Egitto e Turchia), o extraeu-ropei in generale (ad esempio Argenti-

na), e questo fattore ci spiazza netta-mente nei confronti della concorrenzaspessissimo anche sui nostri mercati lo-cali nazionali dove è sempre più faciletrovare frutti di provenienza estera. La differenza dipende soprattutto dalcosto della manodopera per la raccoltaed è quanto mai necessario cercare dirazionalizzare questa voce di costo an-che per le piccole aziende a conduzionefamiliare. In molti casi occorre infattiintegrare la propria prestazione conquella dei salariati avventizi, in consi-derazione dell’elevato fabbisogno di la-voro per la raccolta, che sale di moltoad esempio nel caso del limone.Tradizionalmente, si organizzano squa-dre con almeno cinque operai e relativocaposquadra, talora rappresentato dal-lo stesso proprietario coltivatore direttooppure dal salariato fisso di fiducia. È fondamentale attuare una potatura aglobo delle piante con un’altezza massi-ma di circa 3 metri, per evitare l’impie-go delle scale che fanno perdere moltis-simo tempo; la raccolta si effettua quin-di da terra, usando forbici leggere e pa-nieri a braccio da 7-8 chilogrammi il

cui contenuto si versa poi in cassette diplastica da 25-30 chilogrammi. La rac-colta con le foglie, assai diffusa specieper mandarino e limone, comporta ov-viamente una maggiore perdita di tempoe quindi un aumento dei costi.Il trasporto delle cassette vuote lungogli interfilari si effettua all’inizio delleoperazioni impiegando un trattore conrimorchio. Queste vanno scaricate adintervalli nell’appezzamento, propor-zionalmente alla quantità di prodottopresunta sulle piante. Di ritorno versoil magazzino aziendale con le casse pie-ne, è necessario prevedere una movi-mentazione in pallet, importante per lapesatura sul bilico aziendale ed il cari-co dei camion. Da evitare, quando pos-sibile, la cernita sommaria dello scartoin azienda, rimandando questa opera-zione alla successiva fase di lavorazio-ne nei magazzini dei centri di raccolta(presso cooperative e commercianti).Se volete evitare le incombenze dellaraccolta, potete valutare la vendita delprodotto ancora sulla pianta (meglio secon appositi contratti); in questo caso,la manodopera risulta a totale caricodel compratore.

Lavori

Con la stasi vegetativa invernale ar-riva anche quel periodo dell’annata incui sono rari gli interventi propriamentecolturali, ad eccezione della raccoltaper le specie e le varietà con i frutti infase di maturazione, come ad esempioper l’arancio Washington Navel ed ilgruppo delle arance pigmentate, il man-darino Tardivo di Ciaculli ed il frutto in-vernale del limone.

Durante la raccolta evitate ripetu-ti passaggi dei trattori gommati

sui terreni pesanti e zuppi di pioggiache possono causare costipamento econseguente diminuzione della permea-bilità.

La selezione dei frutti per il mercatoavviene secondo precise caratteristiche.I frutti devono infatti essere interi e sani,senza danni ed altre alterazioni esterne(danni da gelate, inizio di asciutto), pu-liti da fumaggine e cocciniglie, privi di

Drupacee. Infebbraio si esegue

un interventofungicida conossicloruro dirame, efficace

per il controllo di bolla (1)

e corineo (2)

Negli agrumeti continua la raccolta del-le specie e delle varietà in fase di ma-turazione, come ad esempio il mandari-no Tardivo di Ciaculli (nella foto), l’a-rancio Washington Navel ed il gruppodelle arance pigmentate, ed il frutto in-vernale del limone

1 2

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40 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2004

ammaccature e lesioni, devono rispetta-re il contenuto minimo in succo e la giu-sta colorazione. Anche piccole partite dipregio, come le produzioni biologiche,commercializzate attraverso particolaricanali di distribuzione (vendita diretta,attraverso ristoranti, negozi specializza-ti, oppure a domicilio), devono rispetta-re un minimo livello qualitativo in meri-to alla presentazione del prodotto.

In inverno, possono essere svolte al-tre operazioni ritenute secondarie manon meno importanti per un’ordinaria ecorretta gestione dell’agrumeto. Vi ri-cordiamo tra l’altro di tenere una conta-bilità dell’annata trascorsa e di stabilireun preventivo per quella in corso, di in-ventariare in magazzino le scorte diconcimi, fitofarmaci e carburante agri-colo, di informarvi presso gli ufficipubblici competenti (ad esempio gliIspettorati per l’agricoltura) in meritoalle pratiche presentate per richieste diautorizzazione e finanziamento.

È importante effettuare in questo pe-riodo una buona manutenzione dell’im-pianto irriguo, dei fabbricati rurali, del-le recinzioni lungo i confini e le stradel-le poderali, nonché il rimessaggio dellemacchine aziendali e la pulizia a fondodelle irroratrici. Prenotate per tempo,presso vivaisti ufficialmente autorizza-ti, le piantine per le nuove superfici dainvestire o per rimpiazzare eventualifallanze. I terrazzamenti degli agrumetideclivi vanno sottoposti a periodicheverifiche con la risistemazione dei mu-retti a secco.

Interventi fitosanitari

Nei terreni pesanti, un andamentoclimatico eccessivamente umido puòessere responsabile di fenomeni di ri-stagno e quindi di asfissia radicale contendenza alla cascola dei frutti che siavviano alla raccolta.

La soluzione migliore in questi ap-pezzamenti è la predisposizione di unadeguato sistema di drenaggio in fase di

realizzazione dell’impianto. Sono favorite dal persistere dell’u-

midità anche infezioni di allupatura(vedi foto a pag. 32 de «i Lavori» di no-vembre-dicembre 2003), una malattiafungina conosciuta anche come «mar-

ciume bruno dei frutti». Per contrastarequesta avversità sono efficaci, in annatemolto piovose, irrorazioni con prodottia base di rame nelle parti basse e stri-scianti della chioma di limone ed aran-cio, ad esempio con ossicloruro di ra-me-50 (bio, irritante o nocivo) alla dosedi 500 grammi per 100 litri d’acqua.Lasciate inerbito il sottochioma per li-mitare gli schizzi di pioggia ed ovvia-mente rialzate le piante da terra (adesempio eliminando le ramificazionistriscianti) con la prossima potatura.

Lo stesso trattamento a base di ramepuò essere applicato all’intera chiomaper la prevenzione delle infezioni dimal secco nelle varietà di limone sensi-bili a questa malattia entro 24-48 oredal verificarsi di grandinate o vento for-te che causano ferite alla chioma.

Sempre in terreni pesanti, i marciu-mi al colletto ed alle radici si prevengo-no evitando la letamazione ed il rista-gno idrico. Durante i mesi più piovosi,spennellate le lesioni con prodotti a ba-se di rame concentrati, come ossicloru-ro di rame-50 alla dose di 100 grammiper 1-2 litri d’acqua, riparando le feritecon un buon mastice.

Dopo la raccolta possono verificarsivarie infezioni fungine, soprattutto lamuffa verde e la muffa azzurra (vedifoto a pag. 32 de «i Lavori» di novem-bre-dicembre 2003), specie su aranceSanguinello molto suscettibili, nonchéla stessa allupatura. A scopo cautelati-vo, riducete al mimino possibile la sostadei frutti raccolti nelle cassette poste sulterreno e rispettate la buccia, molto sen-sibile alle lesioni meccaniche per la suastessa composizione e struttura, evitan-do ferite ed abrasioni nel distacco delfrutto e nel travaso dei contenitori incampo. Massima cura va posta, durantela fase di lavorazione, nelle operazionidi spazzolatura, necessarie per elimina-re le cocciniglie e la fumaggine.

Il fungo che causa il cosiddetto mar-ciume nero dell’asse nel limone non simanifesta visibilmente all’esterno ma

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Agrumeto. Operazioni colturali in corso (•)nel mese di gennaio

ArancioClementineLimoneMandarinoAltri agrumi

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Agrumeto. Operazioni colturali in corso (•)nel mese di febbraio

ArancioClementineLimoneMandarinoAltri agrumi

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iAgrumi. Nei limoneti più antichi, costi-tuiti con varietà sensibili al mal secco, èfacile incontrare vecchie ceppaie che ècertamente meglio estirpare in quantopraticamente distrutte dalla malattia

Limone. La cocciniglia rosso-forte èuna delle più temibili per gli agrumi. Siinsedia sul tronco delle piante e le for-me giovanili passano poi ad attaccareanche i frutti

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SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2004 41

solo nella parte interna, intaccando l’as-se che si asciuga e si scurisce nettamen-te per assumere una tipica colorazionemarrone e nera. Durante la raccolta ènecessario, come prevenzione, conser-vare la rosetta del frutto (la piccola por-zione verde che rimane esattamente incorrispondenza dell’attaccatura delpenducolo sul frutto); in partite sogget-te riducete al minimo i tempi di conser-vazione.

Su limone, il trattamento invernalecon olio minerale bianco può essere ef-fettuato (spesso in alternativa a quelloestivo-autunnale) ma solo successiva-mente alla raccolta e prima del risvegliovegetativo con temperature maggiori di5° C, in presenza di una forte infesta-zione delle cocciniglie più comuni (adesempio cotonello, bianca, virgola e ser-petta, rossa-forte), oppure per un’infe-stazione di acaro delle meraviglie (vedifoto a pag. 37 de «i Lavori» di gennaio-febbraio 2003) pari al 30% di gemme in-festate. Per quanto riguarda la dose del-l’olio bianco-80 (bio, non classificato)utilizzatene circa 3 chilogrammi per 100litri d’acqua. Questo eventuale tratta-mento invernale è utile anche per libera-re le piante dalla fumaggine.

L’arvicola del Savi (vedi articolo eillustrazioni su Vita in Campagna n.11/2002, a pag. 29) è un piccolo mam-mifero, simile ai ratti, che frequenta iterreni incolti e ricchi di infestanti (ace-tosella). Questo roditore talvolta rap-presenta un problema negli appezza-menti confinanti con aree libere, poichéprovoca profonde decorticazioni inprossimità delle radici e del collettodelle piante di agrumi. In casi di forteinfestazione, potete impiegare appositeesche costituite da semi di grano avve-lenati con prodotti a base di chloropha-cinone-0,25 (olio concentrato, tossico).Le esche si piazzano nelle tane dei rodi-tori che devono subito essere richiusecon la terra.

CASTAGNO

Lavori

Boschi di castagno da frutto. Se il ter-reno non è innevato è opportuno effet-tuare la rastrellatura del fogliame e deiricci presenti sotto le piante. Durantequesta operazione vanno raccolti anche irami secchi caduti a terra e vanno taglia-te le piante legnose del sottobosco(biancospino, acacia, corniolo, rovo spi-noso, aceri), le altre infestanti e le felci.

All’interno dei boschi di castagnoche vengono razionalmente seguiti daicoltivatori sono presenti anche piante in

fase di allevamento derivate da pollonisviluppatisi dai ceppi di piante abbattutee da semenzali nati spontaneamente daifrutti caduti sul terreno e non raccolti.

Queste piante, se sono state innesta-te, vanno tutelate con l’applicazione diun paletto di sostegno e sottoposte allapotatura di allevamento; se invece sonoselvatiche possono essere sottoposte al-l’innesto che sarà effettuato a partiredalla fine del bimestre. Una concima-zione localizzata con la distribuzione di300-400 grammi per pianta, per un rag-gio di metri 1,5 attorno al ceppo, di unconcime complesso 20-10-10S consen-tirà un rapido sviluppo di queste giova-ni piantine che spesso sono condiziona-te dall’ombreggiamento e dalla concor-renza, a livello di apparato radicale, del-le vecchie piante. Il quantitativo di fer-tilizzante destinato alle piante in fase diallevamento va aumentato di 100 gram-

mi ogni anno fino al 5°-6° anno e va au-mentata anche la superficie di distribu-zione fino ad un raggio di 3-4 m.

Per le piante in produzione presentinei boschi di castagno da frutto, oltrealla pulizia del terreno dai ricci, dal fo-gliame, dai rami secchi e dalle infestan-ti di sottobosco, può rendersi utile, oaddirittura necessario, ricorrere ad unapotatura di ringiovanimento. Lo scopodi questo intervento è quello di stimola-re il vigore vegetativo delle piante, mi-gliorare la qualità della produzione chesi evidenzia con l’aumento della pezza-tura dei frutti, eliminare i rami secchi ei rami che presentano attacchi evidentidi malattie crittogamiche, favorire lapenetrazione della luce.

In pratica questa operazione, chemerita di essere effettuata nei boschi dicastagno con una produzione qualitati-vamente pregiata (marroni, varietà pre-giate di castagna, ecc.), consente di re-cuperare i vecchi castagneti in degrado

ed abbandono; qualche Regioneconcede contributi a fondo perdu-

to proprio a questo scopo.È opportuno precisare che le ope-razioni di potatura delle vecchie

piante, sovente decrepite, possono ri-sultare pericolose per l’operatore pocoesperto e poco attrezzato. Per evitare in-cidenti è indispensabile che la potaturadi queste piante, che raggiungono an-che altezze rilevanti, venga effettuata dapersonale specializzato e sufficiente-mente attrezzato.

Ultimata la potatura e la pulizia delterreno la ripresa del vigore vegetativopuò essere stimolata da un appropriataconcimazione. Sono sufficienti 4-5 kgdi concime complesso tipo 15-9-15S+2MgO per ogni vecchia pianta di ca-stagno distribuiti per un raggio di 4-6metri attorno al ceppo.

Questa concimazione dovrebbe es-sere ripetuta ogni anno alla fine del bi-

Castagno. Eliminate le branche scosciate dal peso della neve (a sinistra) e proce-dete al taglio dei polloni sviluppatisi alla base della pianta (a destra)

Castagno. Potate ogni anno effettuan-do, quando si rende necessario, qual-che leggero intervento di sfoltimentodella chioma

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42 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2004

mestre o durante il mese di marzo. Conla potatura non va infine dimenticato iltaglio dei polloni che ogni anno si svi-luppano a livello del ceppo.

Frutteti di castagno. Dato il buon an-damento del prezzo dei marroni e dellevarietà pregiate di castagna, i fruttetispecializzati stanno diventando una evi-dente realtà nelle zone dove il terreno sipresta alla coltivazione di questa specie.

Piante in fase di allevamento. Ladurata di questa fase varia dai 4-5 anniper le varietà di ibrido eurogiapponeseai 6-7 anni per le varietà di castagno eu-ropeo.

Alla fine del primo anno di impiantodovete dotare ogni pianta di un tutorecostituito da una robusta canna di bam-bù lunga tre metri. Quando è possibile

evitate di impiegare come tutoripali di castagno in quanto sussiste

il pericolo della diffusione del cancrodella corteccia.

In seguito dovete svolgere le seguen-ti operazioni:– eliminate i polloni sviluppatisi a livel-lo del ceppo di ogni pianta; affinché l’o-perazione risulti più efficace scalzateleggermente il ceppo;– tagliate tutti i rami sviluppatisi lungoil fusto fino ad un’altezza di 3-3,5 me-tri; questa operazione ha lo scopo di fa-cilitare, quando le piante saranno inproduzione, le pratiche colturali chepossono venire ostacolate dai rami cur-vati verso terra;– disinfettate i tagli pennellandoli conun prodotto disinfettante tipo BayletonSK, oppure trattando il fusto e la basedel ceppo con un prodotto a base di os-sicloruro di rame-50 (bio, irritante o no-civo) alla dose di 300 grammi per 10 li-tri di acqua;– concimate con un fertilizzante mine-rale tipo 20-10-10S impiegando dosicrescenti per pianta a partire da grammi400 alla fine del primo anno di impian-to fino ad arrivare a grammi 800 alla fi-ne del terzo anno, per un raggio cre-scente attorno alla pianta da m 1,5 finoa 2,5. Dalla fine del quarto anno di im-pianto fino al quinto-sesto anno il ferti-lizzante, alla dose di kg 50 per una su-perficie di 1.000 metri quadrati, vasparso su tutta la superficie del terrenodel castagneto.

Piante in produzione. Effettuateogni anno le operazioni di potatura conil taglio dei polloni, i tagli degli even-tuali succhioni sviluppatisi sulle bran-che e sul tronco, l’eliminazione di qual-che branca scosciata dal peso della nevee, quando si rende necessario, anche

qualche intervento di sfoltimento legge-ro della chioma.

Ultimata la potatura, un trattamentocon poltiglia bordolese industriale-20(bio, non classificato) alla dose di kg 3per 100 litri d’acqua è sempre consi-gliabile ed opportuno.

La concimazione, che va effettuatadopo la rastrellatura dei ricci vuoti e delfogliame e dopo l’asportazione delle ra-maglie, comporta l’impiego del conci-me complesso 15-9-15S+2MgO che vadistribuito su tutta la superficie del ter-reno alla dose di kg 45-50 ogni 1.000metri quadrati.

Il materiale legnoso derivato dallapotatura è opportuno che venga distrut-

to con il fuoco, mentre il fogliame sipresta egregiamente per la realizzazio-ne di un ottimo «compost».

Nuovi impianti. Se il terreno non ègelato o innevato, verso la fine del bi-mestre, nelle regioni a clima mite, pote-te iniziare i nuovi impianti che, indipen-dentemente dal numero di piante postea dimora, dovete impostare in modo ra-zionale tenendo nella dovuta considera-zione le particolari caratteristiche delcastagno e le sue esigenze.

Scelta del terreno. Il terreno idoneoper il castagno deve risultare leggermen-te acido, cioè deve presentare un pH in-feriore a 7 (ottimo da 5,5 a 6,5). Se il pHrisulta di poco inferiore a 7 (6,7-6,8) siconsiglia di spargere, prima dello scassototale, 50 kg di solfato di ferro ogni1.000 metri quadrati. Il terreno deve es-sere permeabile, profondo e, soprattutto,non soggetto a frequenti e persistenti ri-stagni di acqua. Nei terreni molto sciolti(ghiaiosi e sabbiosi) è indispensabilel’irrigazione per scorrimento.

Scelta delle varietà. Sul mercato iprezzi più elevati per quanto riguarda ifrutti vengono realizzati con i veri mar-roni, con alcune varietà di ibrido euro-giapponese e con qualche varietà pre-giata di castagna. Nella scelta orientate-vi verso il marrone impiegando l’ecoti-po diffuso nella zona e gli ibridi euro-giapponesi (vedi «i Lavori» di novem-bre-dicembre 2003 a pag. 33).

Impollinazione. Le varietà di casta-gno, pur sviluppando sia fiori femminili(piccoli ricci) che fiori maschili (amen-ti), sono prevalentemente autosterili e siimpollinano solo fra varietà diverse o so-no impollinate dagli ibridi euro-giappo-nesi. Le varietà o ecotipi di marrone so-no addirittura astaminei (cioè privi dipolline), in pratica con gli amenti sterili.Per produrre necessitano dell’impollina-zione incrociata con varietà di castagnodiverse dal marrone. Non tutte le varietàdi castagno e nemmeno le piante selvati-che di castagno producono un pollineche risulta gradito al fiore femminile delmarrone. I migliori impollinatori dei di-versi ecotipi di marrone sono gli ibridieurogiapponesi tipo Precoce Migoule,Bouche de Betizac e Marsol.

È opportuno rammentare che l’im-pollinazione del castagno è anemofila,cioè favorita dal vento. Per questo moti-vo le varietà impollinatrici vanno siste-mate sopravento rispetto alle piante deimarroni.

Distanze di impianto. Il castagno èuna pianta eliofila, cioè necessita di unambiente luminoso e soleggiato. Diconseguenza negli impianti troppo fittila pianta è soggetta al seccume delle

Lavorazionidel terreno

Operazioni Gennaio Febbraio

ConcimazioneorganicaConcimazionechimica

Irrigazionidi soccorsoTrattamentiantiparassitari

Raccolta

Rastrellaturafoglie e ricci

Potatura

Taglio dei polloni

Falciatura erba

Castagneto. Operazioni col-turali in corso (•) nei mesidi gennaio e febbraio

• (1)

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(1) Dopo la potatura e il taglio dei pollonia

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Castagno. Dopo gli interventi di pota-tura disinfettate i tagli pennellandolicon un prodotto tipo Bayleton SK

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SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2004 43

branche laterali, si sviluppa solo in al-tezza e, praticamente, perde il 70-80%dell’attività produttiva. Su un terreno dibuona fertilità le distanze da praticareper realizzare un frutteto di castagnosono le seguenti:– marroni e varietà pregiate di castagnoeuropeo: lungo la fila metri 8, fra le filemetri 8-9;– ibridi eurogiapponesi: lungo la filametri 6,5-7, fra le file metri 7;– impianto misto di marroni e di ibridieurogiapponesi disposti a file alternatesu un terreno di buona fertilità ed irri-guo: distanza lungo la fila delle piantedi marrone metri 8; distanza lungo la fi-la delle piante di ibrido metri 6,5; di-stanze fra le file dei marroni e le file de-gli ibridi metri 7,5-8.

Messa a dimora delle piante. Semettete a dimora le piante di castagno

ad una profondità eccessiva (40-50 cm), queste attecchiscono ma

non si sviluppano, sopravvivono per 2-3 anni senza sviluppare rami emuoiono. Se effettuate l’impianto

su un terreno argilloso, soggetto ad ec-cessi di umidità e ristagni di acqua, allaprofondità di 25-30 cm, la sopravviven-za non supera l’anno. Se mettete a di-mora le piante su un terreno calcareo,

cioè con un pH che varia da 7,5 a8,5, queste manifestano una fase

iniziale di attecchimento sviluppandoqualche foglia di colore giallo e dopouno-due mesi muoiono. Infine anche inun impianto effettuato su un terrenoidoneo, leggermente acido, fertile, fre-sco, profondo, permeabile con le buchescavate alla giusta profondità le piantepossono non attecchire e seccarsi se leradici, durante la messa a dimora, sono

entrate in contatto diretto con ilfertilizzante organico o minerale

erroneamente posto nella buca a pocaprofondità.

Abbiamo sottolineato queste even-tualità perché i fenomeni di mancato at-tecchimento dovuti ad errori ed alla li-mitata conoscenza della pianta sono ab-bastanza frequenti. In pratica la profon-dità di impianto rispetto al livello delterreno non deve superare i 14-15 cmnei terreni ghiaiosi e sabbiosi e i 10-12cm nei terreni di medio impasto ed ar-gillosi.

Interventi fitosanitari

Contro il mal dell’inchiostro, dopola pulizia del castagneto ed il taglio deipolloni, è utile eseguire un trattamentoa livello del ceppo con prodotti rameiciquali poltiglia bordolese industriale-20(bio, non classificato), oppure con ossi-cloruro di rame-50 (bio, irritante o no-

civo) alla dose di grammi 200 per 100litri di acqua. È necessario anche disin-fettare i tagli che si eseguono sul troncoo sulle branche con paste disinfettanti(ad esempio Bayleton SK, Cicatrin,Baumbalsamo).

OLIVO

Lavori

In questo bimestre i lavori per l’olivosi limitano nella maggior parte dei casial risanamento degli alberi dalla carie eall’eventuale pulitura del tronco e dellebranche dalla borraccina.

Negli ambienti a clima invernaleparticolarmente mite si può dare inizioalla potatura; al di fuori di tali ambien-ti la si eseguirà in marzo-aprile ed è a «iLavori» di quel bimestre che rimandia-mo le indicazioni specifiche per l’ope-razione. In ogni caso si ricordi che una

potatura eseguita in un periodo in cuisono ancora da temere forti abbassa-menti di temperatura è molto rischiosa;infatti una gelata che sopraggiunga en-tro una ventina di giorni dalla potaturapuò determinare un gravissimo danno.

Slupatura e pulizia dei tronchi. Lamaggior parte del lavoro di risanamentodalla carie (slupatura o smarcitura) sieffettua oggi con la motosega per aspor-tare il legno avariato, ma si rifinisce poicon piccoli attrezzi (sgorbie, scalpelli)per lisciare la superficie sana in modoche non resti traccia di marciume.

Ricordatevi, nel rifinire il lavoro, difare in modo che la cavità creata nonpresenti forma tale da impedire il per-fetto deflusso dell’acqua di pioggia; ilristagno di umidità potrebbe infatti ri-creare a breve scadenza condizioni fa-vorevoli al marciume. È prudente inol-tre disinfettare la superficie della cavitàstessa con un prodotto a base di rame –per esempio ossicloruro di rame-50(bio, irritante o nocivo), alla dose di 50grammi per 10 litri d’acqua – e poi, perassicurare una protezione, la più dura-tura possibile, al legno rimasto scoper-to, è conveniente passare su di esso delvinavil diluito oppure una qualunquevernice, in modo da impermeabilizzarela superficie.

Per l’eliminazione della borraccina(muschio) dai tronchi e dalle grossebranche si può ricorrere all’impiego diraschietti o di spazzole di ferro; poichéquesto lavoro può mettere a nudo deltessuto fresco, è bene anche in questocaso eseguire una disinfezione comequella sopra indicata per il legno dopola slupatura. Ricordiamo tuttavia che viè anche la possibilità di eseguire l’ope-razione con una spennellatura della se-guente miscela:– solfato di ferro kg 10; – calce grassello kg 10;– acqua kg 90.

L’uso del pennello (per esempioquello grosso da imbianchino) evi-

ta di bagnare foglie e rametti giovani,che potrebbero venire ustionati se il trat-tamento fosse fatto con una irroratrice.

Altri lavori. Chi ha in programma di ef-fettuare la piantagione di qualche olivoa fine inverno, dopo la fine del freddo, siaffretti, se non vi ha ancora provveduto,a preparare il terreno, per approfittarealmeno degli effetti favorevoli del geloinvernale sulla struttura della terra.

Analogamente, chi non ha ancora ef-fettuato la concimazione organica e fo-sfopotassica, se necessaria, vi provvedaal più presto, specialmente se il terrenoè tenuto con inerbimento permanente.

Castagno. Mal dell’inchiostro

Olivo. Tronco colpito dalla carie

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44 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2004

Impianto di nuovi olivi. Se avete in-tenzione di piantare nuovi olivi preno-tateli per tempo da un buon vivaista, ri-cordando le considerazioni che di se-guito vi proponiamo:– se ne avete già un certo numero, e sela vostra zona gode di un riconoscimen-to di denominazione d’origine, avrete laconvenienza a mantenere, o perfeziona-re, l’assortimento varietale in modo checorrisponda a quello previsto dal relati-vo disciplinare di coltura; – in ogni caso non lasciatevi allettare daconsigli di introduzione di varietà nontipiche del vostro ambiente, poiché è fa-cile avere poi amare sorprese per uncattivo adattamento delle novità allecondizioni della zona;– conviene acquistare piantine giovani,di 18-20 mesi, preferibilmente prove-nienti da talea; si avranno così oliviuniformi, di solito più rapidi nell’entra-re in produzione; e se per caso in futurodovessero soccombere per un fortefreddo, i polloni che si utilizzerannoper ricostituire l’albero non avranno bi-sogno di essere innestati; se invece lapianta è provvista di portinnesto, è pro-babile che i polloni nascano dal portin-nesto stesso e quindi debbano esserepoi innestati.– se la varietà richiesta si trova solo in-nestata, al momento della messa a di-mora converrà disporre la pianta un po’più profonda del normale, in modo cheil punto di innesto risulti al di sotto dellivello del terreno di 7-10 cm. Così fa-cendo si provocherà facilmente l’«af-francamento» della pianta che, dopo uncerto numero di anni, risulterà su pro-prie radici anziché su quelle del portin-nesto;– se acquisterete piantine in vaso, chesono da preferire perché hanno un at-tecchimento di solito più facile, assicu-ratevi che il vaso stesso sia di dimensio-ni proporzionate all’età della pianta;questo si può verificare togliendo lapianta dal vaso ed osservando se dal pa-ne di terra affiorano solo poche radici;se invece il pane di terra è completa-mente coperto di radici, queste moltoprobabilmente risultano aggrovigliatesì che dopo il trapianto l’attecchimentosarà stentato e lenta la ripresa;– la maggior parte delle varietà sono au-tosterili; se vi trovate in una zona riccadi olivi non avrete problemi per l’im-pollinazione, poiché il polline dell’oli-vo è trasportato dal vento; ma, se vi tro-vate in una zona isolata, ad un’eventua-le varietà autosterile dovrà essere af-fiancata un’altra varietà, in modo chepossa avvenire la fecondazione incro-ciata. Il vivaista potrà darvi le indica-zioni necessarie.

Interventi fitosanitari

Prenotate le piante destinate ai nuovioliveti presso vivaisti sottoposti ai con-trolli del Servizio fitosanitario e richie-dete come minimo il cosiddetto «docu-mento di commercializzazione», unaspecie di garanzia sulla provenienza delmateriale di propagazione sia sotto ilprofilo varietale che fitosanitario. Ilprezzo di acquisto è più elevato ma è al-ta anche la qualità fitosanitaria, neces-saria per la riuscita della futura coltiva-zione. È infatti essenziale, già dall’ini-zio, limitare il rischio dell’introduzionedi organismi dannosi, in particolare tra-cheoverticilliosi, rogna, virus, nemato-di, ma anche insetti come le cocciniglie.

La scelta varietale deve essere effet-tuata anche in relazione ad eventualiproblematiche fitosanitarie del vostrocomprensorio ed alla sensibilità di certevarietà a determinate malattie. Così, adesempio, in zone pianeggianti o di fon-dovalle soggette alle infezioni di ciclo-conio, può andare bene la varietà Bian-colilla che risulta resistente a tale ma-lattia ma resta sensibile alla rogna. Levarietà Leccino e Grignan sono pocosensibili al cicloconio mentre le varietàOgliarola barese e messinese sono sog-gette alle infestazioni di mosca olearia.Tra le varietà da mensa, la Giarraffa èsensibile al cicloconio e la famosaNocellara del Belice è notoriamente su-scettibile agli attacchi di rogna.

Già a fine inverno, nelle zone tempe-rate del sud e della Sicilia si esegue lapotatura (che deve essere comunque ri-tardata nelle zone più fredde e soggettea gelate), una pratica importante, utileanche per svolgere un controllo fitosa-nitario generale del vostro appezzamen-to, soprattutto quando effettuata diretta-mente in proprio o da personale moltoqualificato. Con l’esame del materialedi risulta delle operazioni di taglio (ra-mi e foglie) e con l’osservazione direttadelle piante (compreso il tronco), è pos-sibile riconoscere la presenza di insettidannosi ed altre alterazioni dovute afunghi e batteri.

Così la saissetia (vedi foto a pag. 47de «i Lavori» di maggio-giugno 2003),che sverna su foglie e rametti, si notasubito anche perché generalmente asso-ciata ad abbondante fumaggine. Mentreun’eventuale lotta chimica si rimanda alperiodo estivo, in fase di potatura si in-terviene contro questa cocciniglia conl’asportazione delle parti più infestate eprocurando una maggiore insolazioneed una migliore aerazione all’internodella chioma, fattori che favoriscono lamortalità naturale dell’insetto. Contri-buisce alla limitazione della saissetia

Lavorazioni terreno (1)

OperazioniGen. Feb. Gen. Feb.

Nord Centro-sud

Trinciatura erbaterreni inerbitiConcimazionefosfo-potassica (3)

Concimazioneorganica (3)

ConcimazioneazotataConcimazionefogliare

Potatura (2)

Irrigazioni

Trattamenti antiparassitari

Raccolta

(1) Nei terreni non inerbiti e con lo scopo diinterrare i concimi fosfo-potassici e orga-nici. (2) Nelle aree in cui si temono ritornidi freddo solo slupatura e/o pulizia deltronco. (3) Se non effettuata in precedenza.

Controllo albe-ri giovanissimi

Preparazioneterreno nuovepiante (3)

Oliveto. Operazioni coltu-rali in corso (•) nei mesi digennaio e febbraio

• •

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Olivo. Slupatura: dopo aver asportatocon la motosega il legno avariato, rifi-nite l’intervento con piccoli attrezzi(coltelli, sgorbie, scalpelli) per lisciarela superficie sana in modo che non restitraccia di marciume e sia facilitata lacicatrizzazione dei margini

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SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2004 45

pure la regolazione delle concimazioniazotate e potassiche che non devono«spingere» eccessivamente il vigore ve-getativo nelle piante in produzione.

Con la potatura, inoltre, si eliminanole parti secche oppure in via di deperi-mento dove si annidano tripidi (vedi fotoa pag. 44 de «i Lavori» di marzo-aprile2003) e scolitidi (vedi foto qui a fianco).

Nelle piante adulte che mostrano i ti-pici sintomi di tracheoverticilliosi (vedifoto a pag. 43 de «i Lavori» di marzo-aprile 2003) in una parte della chioma,dovete asportare tutti i seccumi, disin-fettando gli attrezzi di potatura per evi-tare di contagiare altre piante.

Attuate la tecnica dei rami-esca con-tro il fleotribo (vedi foto a pag. 41 de «iLavori» di gennaio-febbraio 2003), unpiccolo coleottero scolitide responsabi-le del disseccamento dei giovani ger-mogli. Questa facile lotta biologica pre-vede di lasciare nei mesi invernali ed al-l’inizio della primavera i residui dellapotatura ammucchiati in cumuli sul ter-reno. Gli adulti dell’insetto dannoso so-no attratti dal materiale legnoso aspor-tato e potranno essere eliminati in pri-mavera tramite bruciatura dei residui dipotatura.

Gli oliveti attaccati dalla rogna (ve-di foto a pag. 36 de «i Lavori» di no-vembre-dicembre 2003) si devono pro-teggere da nuove infezioni del batterio,quando si verificano gelate o grandina-te, con rapidi interventi fitosanitari(possibilmente, entro un massimo di24-48 ore dagli eventi meteorici), utiliz-zando prodotti rameici come ossicloru-ro di rame-50 (bio, irritante o nocivo)alla dose di 500 grammi per 100 litrid’acqua.

SPECIE DA FRUTTO «MINORI»

Lavori

Actinidia. In questo periodo, subito do-po i grandi geli invernali, potete effet-tuare nuovi impianti.

Prima di iniziare il lavoro dovete de-cidere la forma di allevamento e quindile relative distanze di impianto. Gli im-pianti troppo fitti portano a delle situa-zioni di eccessiva vegetazione, che abbi-sognano di ripetute ed oculate potatureverdi e forniscono produzioni scadenti.

Dopo aver ben preparato il terreno,lavorandolo in profondità, senza peròfar affiorare lo strato inerte, si possonoaprire i solchi entro i quali si porranno adimora le piante; chi non ne ha la possi-bilità può scavare delle buche.

Le piante di actinidia hanno radicimolto superficiali per cui la profondità

di impianto deve essere di pochi centi-metri. Se osservate bene le radici di unapiantina proveniente da vivaio, potetenotare che esse si dipartono ad 1-2 cmdal colletto: è questa la profondità chela pianta dovrà avere nel nostro terreno.

Piante poste a dimora ad eccessi-va profondità, anche in terreni

leggeri, avranno difficoltà di attecchi-mento e di sviluppo.

Preferite piante a radice nuda, magaridi due anni. Evitate di mettere il letame

sotto gli apparati radicali, poichéquesto, anche se viene coperto con

della terra, calando di pessore, trascineràlentamente la pianta verso il basso.

Le piante in vaso di solito si usanoper effettuare impianti in tarda primave-ra quando si vogliono evitare danni dagelate tardive. Questo tipo di piantepresentano spesso un apparato radicalesacrificato con aggrovigliamenti com-patti. Prima di porle a dimora doveterompere buona parte del pane di terra.

Sia che impieghiate piante a radicenuda che in vaso, subito dopo l’impian-to irrigate abbondantemente per far ade-rire la terra alle radici e cimate a 50 cm.

Le forme di allevamento dell’actini-dia sono diverse: pergola doppia, per-gola semplice, tendone, GDC, ecc.Qualsiasi sia la forma di allevamentoadottata, dopo aver cimato a 50 cm, lapotatura del primo anno è uguale.

Alla fine del primo anno, lo svilup-po della pianta può essere molto diffe-rente, in riferimento all’epoca di im-pianto, al tipo di piantina impiegata, alterreno, alle cure colturali, alle irriga-zioni, ecc.

Se la vegetazione è di 1-2 metri e ilfusticino presenta un diametro alla ba-se di circa 5 mm, conviene «ribattere»(cioè effettuare una nuova cimatura) a50-60 cm da terra; questa operazione vifarà molto rammaricare, ma in com-penso il prossimo anno avrete sicura-mente piante con un vigore insperato.Se invece, come spesso accade, vi man-ca il coraggio di tagliare, il prossimoanno avrete lungo il fusticino la nascitadi numerosi germogli, alcuni dei qualiavranno un diametro maggiore del le-gno su cui sono inseriti. Non solo avre-te grandi difficoltà nella scelta del futu-ro cordone permanente, ma effettuandoripetute potature verdi, alla fine del-l’annata vi ritroverete con una piantapiù debole di quella che avreste avutoeffettuando la cimatura a 50 cm.

Se invece alla fine del primo annoavete una pianta di 2-3 metri, con undiametro alla base di circa 10 mm, pote-te tenere tutto il ramo, piegandolo al-

Actinidia. Pianta alla fine del primo anno, prima e dopo la potatura. In questo ca-so la pianta ha vegetato poco nel corso della passata stagione per cui la soluzionemigliore è quella di ribattere (cioè effettuare una nuova cimatura) la pianta a cir-ca 50-60 cm di altezza per poi allevare un unico germoglio

Danni da scolitidi: dalle gallerie sca-vate dalle femmine adulte si dipartonoa raggiera quelle prodotte dalle larve

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l’altezza della pergola doppia (che è laforma di allevamento più diffusa inItalia, con un sesto di impianto di metri5 x 3). Allevate quindi un solo cordone,che dovete dirigere possibilmente a sudo in direzione contraria al vento preva-lente, per attutire i danni che questo puòcausare in maggio-giugno ai giovanigermogli. L’allevamento a cordone uni-co è più funzionale di quello a due cor-doni, poiché spesso accade che un cor-done prenda il sopravvento sull’altro.

Nel secondo anno, se le piante han-no avuto un buono sviluppo con l’emis-sione di una quindicina di rami sul cor-done permanente, ne dovete sceglierealcuni (5 o 6) distribuendoli un po’ a de-stra ed un po’ a sinistra del cordone. Itralci che scegliete devono essere dipezzatura più piccola del cordone per-manente e non devono essere pelosi.

Al terzo anno il cordone permanen-te potrà portare 10-12 tralci, mentre alquarto anno la pianta, se ben sviluppa-ta, potrebbe considerarsi quasi in pienaproduzione.

Per quanto riguarda la potatura del-le piante in produzione, dovete consi-derare sempre la carica di gemme perunità di superficie. In linea generale peravere delle ottime produzioni si devonotenere dalle 15 alle 20 gemme per me-tro quadrato. Dovete lasciare quelle po-ste su tralci di pezzatura media (circaun cm) scartando quelli pelosi ed ecces-sivamente grossi. I tralci migliori sonoquelli che sono stati esposti alla luceper tutto il periodo vegetativo.

Si possono scegliere vari tipi di ra-mi: i tralci determinati, lunghi poco piùdi un metro, e i tralci «spur», lunghi 20-30 cm, che portano entrambi all’estre-mità un gruppetto riunito di gemme,oppure i tralci lunghi nati da un ramoche ha prodotto l’anno precedente o chenascono direttamente dal cordone per-manente. Questi vanno cimati a 15-20

gemme. Il diametro nel punto di ci-matura deve essere di almeno 5 mm.

La potatura deve essere ultimata en-tro il mese di febbraio, prima che inizi il«pianto». La legatura potrà essere inveceportata a termine i primi di aprile all’ini-zio del germogliamento. Tutti i grossi ta-gli vanno protetti con mastice. Durantela potatura lasciate qualche tralcio in piùdel necessario, poiché durante la legatu-ra qualcuno potrebbe rompersi.

Ricapitolando, se avete delle piantein piena produzione allevate a pergolacon un cordone lungo 3 m ed uno spa-zio di 15 metri quadrati per pianta, la-sciando 20 tralci (10 a destra e 10 a si-nistra del cordone), quindi uno ogni 30cm, avrete lasciato 300 gemme perpianta, pari alle 20 gemme per metroquadrato ideali per ottenere delle ottimeproduzioni.

Azzeruolo. Per l’azzeruolo si può giàprocedere alla potatura in febbraio; sitratta di una potatura piuttosto sempliceperché l’albero può essere lasciato svi-

luppare più o meno liberamente. Essendo di solito presente in un giar-

dino una sola pianta, si lascia che que-sta assuma la forma sua naturale, chetende a formare una piramide un po’ al-largata; il tronco può essere più o menoalto, a seconda delle preferenze; per fa-re crescere la chioma a partire da unacerta altezza da terra, conviene subitoeliminare i rami o i germogli al di sottodi quell’altezza.

Per la potatura di produzione si devetenere conto che l’azzeruolo porta legemme fiorifere all’estremità dei ramidi un anno; pertanto, se non ogni anno,almeno ogni due o ogni tre si deve fareun diradamento generale delle ramifica-zioni, magari con tagli di ritorno, maspuntando anche diversi rami di un an-no in modo che sulla parte di ramo ri-masta sorgano vari germogli che porte-ranno frutto nell’anno successivo.

Se non l’avete fatto prima, togliete ipolloni eventualmente nati al piede.

Carrubo. La grande frugalità del carru-bo garantisce a questi alberi longevi lasopravvivenza anche nei suoli più ino-spitali, dove il terreno va cercato nellefenditure della roccia. Anche in questecondizioni estreme, i carrubi hanno lacapacità incredibile di arrivare a forma-re chiome maestose e tronchi gigante-schi. Sono idonei a questa specie tuttiquei suoli difficili da valorizzare, per-ché eccessivamente aridi e ricchi di pie-trame e calcare.

Queste piante vanno difese daglianimali di allevamento (come ad esem-pio i bovini) che possono «tosare» lachioma, oppure distruggere le giovanipiantine. Costruite delle staccionate adifesa dei carrubeti; per piante isolatel’unica alternativa sono le gabbie di re-te intorno alla chioma.

Se il vostro carrubeto è collocato inuna zona di collina lontana dal mare ed

Actinidia. A sinistra, piante al terzo anno dopo la potatura: il cordone permanente presenta una decina di tralci a frutto. Adestra, particolare del cordone permanente di una pianta in piena produzione dopo la potatura

Azzeruolo. La potatura si effettua ogni2-3 anni sfoltendo la chioma con taglidi ritorno su branche, sottobranche ebranchette

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SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2004 47

in qualche comprensorio freddo delcentro e sud Italia, è utile proteggere inuovi alberelli da abbassamenti termicieccessivi insacchettando la chioma consacchi forati di plastica trasparente. Untutore è necessario per reggere la pianti-na durante le bufere di vento.

In caso di rischio di gelate, la potatu-ra degli alberi adulti deve essere ritarda-ta fino alla primavera.

Fico. Se volete prepararvi nuove pian-te, potete utilizzare i polloni nati dal pe-dale purché siate certi che l’albero dacui li prelevate non sia stato innestato,altrimenti rischiate di allevare un ficodiverso da quello preferito.

Se il pollone ha poche radici, con-viene allevarlo a parte per un anno pri-ma di porlo nella dimora definitiva.

Il fico si propaga facilmente ancheper talea; nelle zone a clima mite le ta-lee possono essere poste a radicare interra anche in febbraio.

Giuggiolo. Non ci sono particolari in-terventi da compiere rispetto a quelliche avevamo indicato ne «i Lavori» dinovembre-dicembre 2003. Vi rimandia-mo pertanto a quelle indicazioni.

Kaki. Anche per il kaki non ci sonoparticolari interventi da compiere e an-che per questa specie rimandiamo aquanto fu detto ne «i Lavori» di novem-bre-dicembre 2003.

Per quanto riguarda la potatura èpreferibile rimandarla a dopo la fine deifreddi, effettuandola il più tardi possibi-le. Infatti una potatura ritardata può fa-re ritardare di qualche giorno la ripresavegetativa e diminuire i rischi che po-trebbero derivare da una gelata tardiva,alla quale il kaki è piuttosto sensibile.Parleremo di potatura dunque ne «iLavori» di marzo-aprile.

Mandorlo. I fiori del mandorlo si apro-no in anticipo rispetto alla comparsadelle foglie. Per una buona impollina-zione sono necessarie temperature di al-meno 10° C, assenza di vento e giorna-te soleggiate che favoriscono l’azionedegli insetti impollinatori.

Ma se la varietà è autosterile (adesempio Ferragnès e Pizzuta d’Avola),occorre inserire obbligatoriamente al-meno un’altra varietà di mandorlo confunzione impollinatrice con una presen-za minima del 10% (e più nel caso diuna varietà di pregio) all’interno del-l’impianto. Nel caso invece di varietàautofertili (ad esempio Falsa barese,Genco e Tuono), l’impianto può esserecostituito solo da una varietà.

La potatura di produzione è un’ope-

razione essenziale per il mandorlo e de-ve essere programmata annualmente (ingenere a fine autunno-inizio inverno neiclimi miti ed a fine inverno-inizio pri-mavera nei climi più freddi). La sua in-tensità è legata alla fertilità del terrenoed alla vigoria delle piante. In terreninon irrigui e poco fertili, eseguite unapotatura forte per limitare lo sviluppodelle piante; al contrario, in terreni irri-gui e con un buon piano di concimazio-ne potete lasciare con la potatura moltepiù gemme a frutto, asportando in me-dia da un terzo ad un quinto del legnodell’annata. Eliminate i rami interni al-la chioma per favorire l’insolazione ediradate i rami laterali.

Nespolo comune. Anche per il nespolocomune, come per l’azzeruolo, si puòprocedere alla potatura di produzione econ gli stessi criteri, poiché anche que-sta specie porta frutto all’estremità dei

rami di un anno.Per quanto riguarda la potatura di al-

levamento dovete fare interventi moltolimitati e anche tenere conto che lachioma diverrà naturalmente piuttostoespansa; se si vuole evitare che si allar-ghi troppo, conviene cercare di impedi-re la crescita di branche inserite troppoin basso e aperte in fuori.

Nespolo del Giappone. In questo pe-riodo non vi sono interventi particolarida compiere.

Nocciòlo. Le piante appartenenti a que-sta specie possono essere coltivate innoccioleti specializzati di medie e gran-di dimensioni oppure nei piccoli frutte-ti familiari dove il nocciòlo è rappresen-tato da pochi esemplari la cui produzio-ne è sufficiente a soddisfare unicamenteil fabbisogno della famiglia e di qual-che amico o parente.

Nel noccioleto specializzato, al finedi garantire una regolare ed abbondanteproduzione, al momento dell’impiantosi devono porre a dimora piantine didue diverse varietà per consentire l’im-pollinazione. Infatti tutte le varietà dinocciòlo sono autosterili. In pratica unasingola pianta o un gruppo di piantedella stessa varietà non si impollinanoe, pur evidenziando una abbondantepresenza di fiori maschili (amenti) e difiori femminili (gemme biancastre congli stili rossi evidenziati) hanno unaproduzione scarsissima o non produco-no affatto. L’impollinazione avvieneinoltre quasi esclusivamente per viaanemofila, cioè è favorita dal vento enon dagli insetti prombi, che durante ilperiodo invernale, quando avviene lafioritura del nocciòlo, sono assenti.

Ad influire negativamente sulla re-golare impollinazione contribuisconoanche la pioggia, la nebbia e la neve.

Nei piccoli frutteti familiari le piantedi nocciòlo sono spesso rappresentate dauna sola varietà o sono, addirittura, pian-te singole. Tutto questo comporta unaproduzione quasi nulla e spesso le pian-te vengono eliminate perché ritenute er-roneamente non idonee all’ambiente.

Ricordiamo che le varietà di nocciò-lo cosiddette «tonde» (Tonda Gentiledelle Langhe, diffusa in Piemonte, Ton-da Gentile Romana, diffusa in Italia cen-trale e in particolare nel Lazio, Tonda diGiffoni, diffusa nell’Italia Meridionaleed in particolare in Campania) si impol-linano reciprocamente fra di loro. Buoniimpollinatori delle tonde risultano an-che le varietà Nocchione, Mortarella,Riccia di Talanico, ecc. Anche le pianteselvatiche di nocciòlo, nate dai frutti ca-duti sul terreno e presenti nelle bosca-

Nocciòlo. La fioritura si verifica nel pe-riodo invernale. Nella foto: i lunghiamenti dei fiori maschili; ognuno di es-si diffonde nell’ambiente 30 milioni digranuli di polline

Fico. Nelle zone a clima mite le taleepossono essere poste a radicare in terraanche in febbraio

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glie, sono in grado di svolgere l’attivitàimpollinatrice delle varietà coltivate; in-serirne una o due all’interno del piccolofrutteto, a pochi metri di distanza dallepiante improduttive o, addirittura, inne-stare una branca di una pianta singolacon una delle suddette varietà può risol-vere il problema della impollinazione.Buoni attecchimenti si ottengono conl’innesto a doppio spacco inglese a par-tire dalla terza decade di febbraio fino afine marzo.

Se l’andamento stagionale lo con-sente e se il terreno non è gelato la mes-sa a dimora delle piantine si può effet-tuare a partire dal 20 di febbraio, met-tendo in atto i seguenti accorgimenti:– non superate la profondità di impian-to di 12-14 cm rispetto al livello del ter-reno circostante; una pianta con un ap-parato radicale abbastanza superficialese posta ad eccessiva profondità va in-contro ad uno scarso sviluppo e a unaprecaria sopravvivenza nei terreni argil-losi o molto umidi;– evitate il contatto diretto dell’appara-to radicale della piantina con i fertiliz-zanti organici e minerali: fra la radice ei fertilizzanti posti nelle buche la di-stanza deve risultare di 25-30 cm;– la forma di allevamento più adatta èil cosiddetto vaso cespugliato; le distan-ze di impianto su un terreno di mediafertilità sono di metri 4-4,5 lungo la filae metri 5-5,5 fra le file; nei terreni conbassa fertilità e non irrigui le suddettedistanze vanno ridotte di 50 cm mentrenei terreni fertili ed irrigui vanno au-mentate di 50 cm;– sovente per il trapianto vengono im-piegati i polloni di 1-2 anni sviluppatisi

attorno al ceppo delle piante in produ-zione: non sempre questo materiale èdotato di un sufficiente apparato radica-le per cui si possono verificare fallanzenell’attecchimento ed una scarsa uni-formità di sviluppo delle piante; per ov-viare a questi inconvenienti piantatepolloni posti preventivamente a svilup-pare per un anno in vivaio: il costo saràsuperiore ma i risultati per quanto ri-guarda l’attecchimento, l’uniformità disviluppo e la precocità di entrata in pro-duzione compensano largamente lamaggiore spesa.

Come è stato già ricordato, le varie-tà che si distinguono per buona produt-tività, uniformità della produzione e,soprattutto, elevata resa sullo sgusciato,sono le cosiddette «tonde».– Tonda Gentile delle Langhe: entra inproduzione al 4°-5° anno ed ha una resasullo sgusciato del 46-48%;– Tonda Gentile Romana: entra in pro-duzione al 5°-6° anno ed ha resa sullosgusciato del 44-46%.– Tonda di Giffoni: entra in produzioneal 4°-5° anno ed ha resa sullo sgusciatodel 45-47%.

Durante il bimestre e, preferibilmen-te, durante il mese di febbraio, sullevecchie piante di nocciòlo può essereeffettuato un intervento di potatura diringiovanimento che comporta le se-guenti operazioni:– se la pianta è stata allevata a cespuglioriducete il numero delle branche da 5-6a 3-4 tagliando alla base del ceppoquelle che presentano scarso vigore ve-getativo, fenomeni di rachitismo, ramisecondari scarsi e soggetti a seccume;– se la pianta è stata allevata a vaso ce-

spugliato riducete il numero delle bran-che da 5 a 3 eliminando quelle più de-perite.

In entrambi i casi accorciate le bran-che selezionate con un taglio di ritornofino all’altezza di 150-160 cm elimi-nando anche i rami secondari che pre-sentano fenomeni di seccume.

Per tutte le piante in produzione edin fase di allevamento con la potaturaeliminate tutti i polloni sviluppatisi allabase del ceppo. Ultimata la potatura èopportuno disinfettare la pianta conpoltiglia bordolese industriale-20 (bio,non classificato) alla dose di grammi300 per 10 litri di acqua. Eseguite que-sto intervento durante una giornata disole trattando la pianta fino a livello delceppo.

Noce. In questo periodo non vi sono in-terventi particolari da compiere.

Interventi fitosanitari

Nessun intervento è previsto in que-sto periodo per actinidia, azzeruolo,carrubo, fico, giuggiolo, kaki, mandor-lo, nespolo comune, nespolo del Giap-pone, nocciòlo e noce.

PICCOLI FRUTTI

Lavori

Durante il bimestre, se gli impiantidei piccoli frutti sono coperti da unmanto nevoso superiore a 15-20 cm,qualsiasi attività deve essere rimandataal mese di marzo; se invece il terreno èsgombro dalla neve potete svolgere illavoro di potatura che descriviamo piùavanti specie per specie. Inoltre lampo-ne, ribes, rovo senza spine, uva spina,per svilupparsi regolarmente durante lafase di allevamento e per esprimere unabbondante produzione, necessitano diuna razionale concimazione che preve-de la distribuzione, nel tardo autunno oad inizio inverno, di letame ben maturolungo i filari per una larghezza di cm150-180 per lato in ragione di kg 5-6per metro quadrato.

Per la concimazione minerale nor-malmente vengono impiegati i concimicomplessi che comprendono i tre ele-menti fondamentali (azoto, fosforo epotassio). Per le piante in fase di alleva-mento (da 1 a 3 anni) distribuite versola fine di febbraio, per una larghezza dimetri 1-1,5 per lato, grammi 40-50 permetro quadrato di concime 20-10-10S.Per le piante in fase di produzione di-stribuite invece un concime complessoabbastanza ricco di azoto e di potassio e

Nocciòlo. Per evitare che il noccioletosi trasformi in una macchia impenetra-bile, eseguite il taglio dei polloni alme-no una volta all’anno. Nelle foto: pian-te di nocciòlo prima (a sinistra) e dopoil taglio (a destra)

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SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2004 49

contenente anche magnesio, tipo 15-9-15S+2MgO per una ampiezza di metri1,5 per lato lungo il filare, nella quanti-tà di grammi 50-60 per metro quadrato.

Per favorire l’interramento del ferti-lizzante minerale è consigliabile unaleggera e superficiale erpicatura se ilterreno viene mantenuto lavorato, op-pure un passaggio con il rastrello di fer-ro se il terreno risulta inerbito.

Lampone. Effettuate la potatura dellepiante in produzione tenendo presenteche questa operazione si diversifica aseconda delle varietà.

Lampone unifero. Dal momento chele piante di questo gruppo produconouna sola volta all’anno durante il perio-do primaverile-estivo, con la potaturatagliate, alla base del ceppo di ognipianta, i tralci (quasi sempre secchi) chehanno prodotto nel 2003 e selezionate inuovi sviluppatisi nella stessa annata inprimavera-estate. Il numero dei tralci daselezionare varia da 3 a 5 a seconda delvigore di ogni singola pianta. Questisuccessivamente vanno aperti a venta-glio, legati al filo di ferro sistemato supaletti lungo il filare all’altezza di 100-120 cm e, dopo la legatura, spuntati al-l’altezza di 10-12 cm sopra il filo.

Lampone bifero. Le piante di questogruppo varietale producono due voltel’anno; la prima produzione si verificain tarda primavera-inizio estate, la se-conda nel periodo estivo-autunnale e fi-no all’inizio dell’inverno per alcune va-rietà. Con la potatura tagliate a livellodel ceppo i vecchi tralci che hannoespresso la produzione primaverile-estiva, selezionate i nuovi che hannoprodotto durante il periodo estivo-au-tunnale nella parte apicale in numero di3-4-5 a seconda del vigore del ceppo espuntateli sopra la prima gemma pre-sente sotto la parte del tralcio che ha

prodotto; apriteli poi a ventaglio e lega-teli al filo di ferro sistemato lungo il fi-lare all’altezza di 70-80 cm.

Lampone nero. Per la potatura diquesta varietà tagliate alla base del cep-po i tralci che hanno prodotto nel 2003.Aprite a ventaglio i nuovi tralci, selezio-nati in numero di 4-5-6 a seconda del vi-gore della pianta, legateli al filo tesolungo il filare all’altezza di 110-120 cme spuntateli 10-12 cm sopra la legatura.

Durante le operazioni di potaturaproteggetevi le mani dalle punture pro-vocate dalle spine: quasi tutte le varietà

di lampone unifero e bifero pre-sentano tralci spinescenti e anche

spinosi; il lampone nero poi risulta par-ticolarmente spinoso.

Mirtillo. Questa pianta evidenzia unaelevata sensibilità allo scollamento e al-la frattura dei rami per effetto del pesodella neve. Per questo motivo ogni sin-gola pianta, verso la fine del mese di ot-tobre-inizio novembre, è stata dotata diun paletto ed è stata strettamente affa-

stellata attorno ad esso. Considerato chedurante il bimestre gennaio-febbraiopossono verificarsi abbonanti nevicate èconsigliabile potare verso l’inizio dellaprimavera. Anche i nuovi impianti van-no effettuati alla fine del periodo inver-nale con piantine dotate di zolla.

Mora giapponese. I tralci di questaspecie sono caratterizzati da una fittaspinescenza unitamente ad una modestaspinosità. La pianta va sottoposta allapotatura con le modalità descritte per illampone nero.

Ribes rosso, rosa, bianco, nero. In pra-tica non esistono differenze fra il ribesrosso, bianco e rosa. L’attività prevalen-te da svolgere durante il bimestre è lapotatura delle piante in fase di produ-zione che prevede il taglio dei pollonisviluppatisi a livello del ceppo (qualchepollone può essere lasciato sulle pianteche presentano branche vecchie con po-chi rami, che saranno eliminate il pros-simo anno) e lo sfoltimento della chio-

Lampone. A sinistra: lamponeto in produzione prima della potatura. A destra: lamponeto dopo la potatura; i tralci di un annoselezionati su ogni ceppo sono stati leggermente aperti a ventaglio, legati al filo di ferro e spuntati 10-15 cm sopra la legatura

Mirtillo. A sinistra, branca di una pianta prima della potatura. A destra, la stessabranca dopo la potatura, che prevede lo sfoltimento della chioma mediante tagli diritorno

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50 SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 1/2004

ma mediante tagli di ritorno sulle picco-le branche di ogni cespuglietto. Questaoperazione consente un continuo e mo-desto rinnovo annuale della vegetazioneche permette di realizzare una produzio-ne abbondante e costante nel tempo.

Se vi occorrono piantine per i futurinuovi impianti tagliate con le forbici,dopo una leggera scalzatura, i pollonisviluppatisi attorno al ceppo; si posso-no piantare poi in vivaio i polloni dotatidi qualche radice per ottenere, dopo unanno, delle ottime barbatelle.

Le piante di ribes nero presentanouno sviluppo leggermente superiore al-le piante del ribes tradizionale; i ramisono privi di spine e durante la fase diriposo vegetativo le gemme, particolar-mente grosse, se vengono schiacciateemanano un odore pungente, poco gra-devole, che contraddistingue questa va-rietà dalle altre.

Durante il bimestre la pianta va sot-toposta alla potatura che prevede un leg-gero sfoltimento della chioma e la elimi-nazione di qualche pollone. Il ribes nerosi moltiplica facilmente per talea.

Rovo senza spine. Se l’andamento sta-gionale lo consente, durante il bimestrepotete eseguire la potatura effettuandole seguenti operazioni:– tagliate alla base del ceppo i tralci chehanno prodotto durante il 2003;– selezionate per ogni ceppo 4-5 tralciche vanno aperti a ventaglio e legati aidue fili di ferro tesi lungo il filare all’al-tezza di 80-90 cm e 180-190 cm.

Sovente i tralci più robusti sono do-tati di numerosi tralci secondari o anti-cipati che, con la potatura, devono esse-re spuntati all’altezza della quarta-quin-ta gemma.

Considerato il vigore vegetativo del-la pianta ed il peso elevato della produ-zione, il filo più alto teso lungo il filaredeve risultare abbastanza resistente.

Uva spina. Le operazioni di potaturaper questa specie si possono considera-re identiche a quelle descritte per i ri-bes: in pratica si effettuano dei tagli diritorno per garantire il continuo rinnovodella chioma.

Normalmente anche questa specie

viene allevata a cespuglio ma, per faci-litare la raccolta dei frutti e anche perfavorire la insolazione delle branche,sarebbe opportuno allevarla a spallieracon i rami legati a due fili tesi lungo ilfilare.

Interventi fitosanitari

L’uva spina è facilmente soggettaagli attacchi di oidio o mal bianco e

non sopporta i trattamenti conprodotti a base di zolfo che risulta

tossico per la pianta. Verso la fine delbimestre, quando le gemme iniziano adingrossarsi, effettuate un interventocontro l’oidio con un prodotto a base didinocap-18,25 (ad esempio Sialite, nonclassificato) alla dose di 10 grammi per10 litri di acqua.

Nessun intervento è previsto in que-sto periodo per gli altri piccoli frutti.

A cura di: Giovanni Comerlati (Lavori:Pomacee); Giovanni Rigo (Lavori:Drupacee-Actinidia); Raffaele Bassi(Lavori: Castagno-Nocciòlo-Piccolifrutti); Giorgio Bargioni (Lavori:Olivo-Ciliegio-Azzeruolo-Fico-Giug-giolo-Kaki-Nespolo comune-Nespolodel Giappone-Noce); Floriano Mazzini(Interventi fitosanitari: Pomacee-Dru-pacee-Castagno-Specie da frutto mino-ri-Piccoli frutti); Salvo Manzella (La-vori e Interventi fitosanitari: Agrumi-Carrubo; Lavori: Mandorlo; Interventifitosanitari: Olivo).

Ricordiamo le classi di tossicità attribuiteagli antiparassitari, nell’ordine dal massimoal minimo: molto tossico - tossico - nocivo -irritante - non classificato. L’aggiunta dibio, significa che l’antiparassitario è am-messo nell’agricoltura biologica.

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Piccoli frutti. Operazioni colturali in corso (•)nel mese di febbraio (1)

LamponeLampone neroMirtilloMora giapponeseRibesRovo senza spineUva spina

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(1) Nessun lavoro è previsto nel mese di gennaio. (2) Per il centro,centro-sud, sud e isole e solo su piante in produzione. (3) Con fer-tilizzanti minerali

Piccoli frutti

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Moragiapponese.Piantina ottenutada un pollone radicale e pronta per iltrapianto. Si noti l’elevataspinescenzadi questa specie

Ribes rosso.Nelle zone soggette ad abbondantinevicate la potatura va anticipata e le piante vanno allevate a spalliera con i rami e le branche legati a fili di ferro