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Il nostro notiziario è sempre a tua disposizione per poter far cono-conoscere, con del “chiasso buono”, una struttura che si è rivelata un valido strumento per “accompagnare” le persone nelle fasi avanzate della malattia. Se ti è gradito manda la tua e-mail a
[email protected] www.vitas-onlus.it
o invia il tuo scritto (con calligrafia leggibile) a: Vitas - Piazza S. Stefano 3
15033 Casale Monferrato (AL)
6 Care amiche vi scrivo… così mi distraggo un po’!
2 Si può ridere di Maura
3 E’ tempo di sorrisi di Daniela Degiovanni
4 Si dovrebbe poter ride-re. Anche in Hospice. di Vincenzo Moretti
5 Un sorriso gratis di Luca
7 Grazie Anna per questo tuo grande dono di Fiorella
8 La tua voce: racconti poesie e lettere
9 Dico a te… sì… tu… sì a TU!
12 Ridi che ti passa di Silvia
11 Tempus fugit di Don Oscar
10 Parliamo di testa-mento biologico di Bruno Marchisio
UNITA’ DI CURE PALLIATIVE CASALE MONFERRATO — Notiziario di VITAS - Associazione per l’assistenza domiciliare ai malati cronici in fase avanzata e HOSPICE MONS. GERMANO ZACCHEO
GIUGNO 2015
Vitas e Hospice Str. Vecchia Pozzo S. Evasio 2/E - Tel. 0142/434081 - Casale M. (AL) MONS. G. ZACCHEO
Associazione per l’assistenza domiciliare
ai malati cronici in fase avanzata
sta
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SV
AA
■ Potremmo usarlo come nostro motto
“Dove c’è Vitas c’è Vita!” Quel sorriso che ci permette di appog-giare una mano sulla spalla e ritrovarci strette in un abbrac-cio di conforto. E’ difficile pensare che in un luogo di sofferenza si possa avere ancora voglia di sorridere…ma anche se c’è soffe-
renza, c’è ancora vita e se c’è ancora vita allora c’è voglia di un sorriso…un sorriso perché oggi possiamo ancora condivi-dere quel raggio di sole che filtra nella stanza, un sorriso perché oggi finalmente hai voglia di
mangiare qualcosa, un sorriso perché quella persona che avevi tanta voglia di rivedere è venuta a farti visita… Dove c’è Vitas c’è vita è una frase che sicura-mente faremo nostra ma forse ancora più sicuro è che dove c’è vita c’è ancora un sor-riso…
Monica
“D ove c’è Vitas c’è vita” potrebbe essere un
nostro nuovo e originale motto, perché no, visto che è stato ap-prezzato da tutti. L’originalità però non sta solo nella frase in sé, ma anche nel modo in cui è stata presentata…scritta sopra una torta! Una torta tanto bella, quasi un peccato tagliarla, ma ancora di più gustosa, servita al termine di una cena a base di piatti prelibati da non temere confronti! La cena, organizzata per i volontari da don Oscar, padre spirituale dell’Hospice, si è svolta nei locali dell’oratorio davvero molto accogliente di San Giorgio, ed è stata un’occasione per trascorrere qualche ora in amicizia e tanta allegria! Pro-tagonista assoluto è stato il sorriso, quello vero, quello che nasce dal cuo-re, quello che nasce per una piccola cosa, per una frase detta, quello che nasce anche solo
per il piacere di stare tutte insie-me. …Quel sorriso, pensandoci, è lo stesso che ci accompagna in Hospice, che ci permette non solo di aprire timidamente una porta ma addirit-tura di “spalancarla”. Quel sorri-so che ci permette di appoggiare una mano sopra un’altra mano senza che quest’ultima si ritrag-ga, che ci permette di dare una carezza e riceverne in cambio un’altra ma data con lo sguardo.
D a qualche tempo
all’Hospice, il no-
stro “gruppo cucina”
Maria, Giancarla, Marina
e Giuse, che hanno già
appuntamenti fissi a ferra-
gosto, a Natale e a Pa-
squa, ha acquisito un nuovo
amico: Mario, il quale si è reso
disponibile per cucinare, saltua-
riamente, primi deliziosi.
Spazia dalla semplice, fresca e
profumata pasta pomodori e
basilico, alla complicata panis-
sa.
E’ un’iniziativa molto gradita
dai nostri ospi-
ti, che possono
sentire profu-
mi e assaggia-
re qualcosa
che ricorda la
loro casa. Anche i parenti pre-
senti partecipano volentieri.
Si diffonde un’atmosfera di sere-
nità, per un attimo possono
pensare di essere altrove.
Affiora un sorriso sui loro volti:
è ciò che si vuole ottenere.
Anche il personale, infermieri e
medici, sono coinvolti negli
assaggi abbondanti e generosi.
Anch’essi sono distratti per un
momento. Diventa una cura per
chi cura!
Abbiamo bisogno di nutrire il
corpo e l’anima.
Questo è un piccolo aiuto per
far ritrovare il sorriso!
Jose
Il cibo: magnifico alleato per il sorriso
SORRIDERE E’ la certezza che dove c’è vita c’è ancora un sorriso...
Pagina 2 Hospice di Casale - Giugno 2015
SORRIDERE E’ la luce di occhi e sguardi per un attimo sereni
■ Dopo il convegno dell’Associazione Vidas di Milano
Si può ridere N on ci deve trarre in inganno il titolo “Si
può ridere” nel contesto in cui stiamo operando. Non è una presa in giro, un prendersi gioco o sminuire una situazione così tremendamente dolorosa e difficile come quella di chi sta soffrendo o affrontando una malattia. Non vuol dire banalizzare o sottovalutare, ma al contrario riuscire ad affinare la propria sensibilità, a cogliere “un attimo”, una sfu-matura, uno sguardo, un’espressione che possa alleviare o alleggerire anche per poco il grande peso del fisico e del cuore. Quando ho partecipato all’incontro proposto dall’Associazione Vidas di Milano ero per-plessa, ma al contempo curiosa di capire cosa ci celava dietro quel titolo apparentemente provo-catorio. Ebbene, dopo i confronti e le attività proposte dagli esperti (psicologo, clown terapisti, volonta-ri …e filmati), ne sono uscita arricchita perché ho capito che anche nelle situazioni più tre-mende e difficili, poter condividere col sorri-so anche solo una piccola emozione aiuta a sopportare e ad affrontare la quotidianità. Infatti è proprio sulle emozioni che si svilup-pa il rapporto tra volontari e pazienti o paren-ti: si attinge al proprio mondo interiore, al vissuto, al passato personale, si guarda al futuro, ma si catalizza e si condivide
l’attenzione e l’emozione del presente. Ci si emoziona insieme, imparando a leggere desideri, ricordi, scene, anche “ridendoci su”, nel rispetto sempre e comunque dei tempi e dei sentimenti, senza diventare irriverenti o poco rispettosi del dolore altrui. Non si può togliere la paura, ma si può spo-stare l’attenzione per far vivere un momento diverso, qui e ora. Questo momento e questa emozione poi si ricorda. “Assistere sorridendo” è un modo di relazio-narsi “giocando” sull’equilibrio tra il reale e il surreale, usando la fantasia o la capacità di improvvisare, creando un rapporto unico
fatto di complicità, di buona educazione, ma soprattutto di sensibili-tà. “Assistere con legge-rezza” non vuol dire cercare per forza l’ilarità, la banalità, l’ironia, ma al contra-rio dispensare delica-tezza e dolcezza che
viene percepita immediatamente dalle perso-ne fragili. In diverse occasioni ho avuto modo di vivere questi momenti accanto alle persone che ho avvicinato nelle Assistenze e nel mio cuore rimangono impresse, insieme alla condivisio-ne di tante amarezze e confidenze, i sorrisi e la luce di occhi e sguardi per un attimo sereni. Maura
Un sorriso... F orma espressiva che non necessita di
parole, il sorriso è forse il primo tra i
gesti del corpo con il quale "incontriamo"
chi ci sta di fronte.
SORRIDERE significa esprimere e trasmet-
tere GIOIA, SIMPATIA, OTTIMISMO, SOLI-
DARIETA', TENEREZZA, AFFETTO all'al-
tro. E' un qualcosa di MAGICO… abbatte
barriere insormontabili! "Non c'è nessuna
cosa talmente seria da non poter essere detta
con un sorriso" (Anonimo)
IL SORRISO è un gesto primario ed ha un
unico scopo: LA COMUNICAZIONE.
IL SORRISO è... Contagioso, genera in chi lo
riceve… un altro SORRISO e può attenuare
la TRISTEZZA, la MALINCONIA ...talvolta
anche l'AGGRESSIVITA' ...è uno STRU-
MENTO di RICONCILIAZIONE.
IL SORRISO… un sostegno terapeutico e-
sprime i sentimenti più profondi dell'animo,
può durare un attimo ma… il suo ricordo è
per sempre.
Oggi ero in giardino (...un piccolo fazzoletto
verde...) un bel sole ed un leggero venticel-
lo… che mi faceva stare bene e riflettevo… e
mi sono chiesta "perchè il sorriso è così
importante per me...? Mi sono data una ri-
sposta… troppo dolorosa, troppo lontana nel
tempo e difficile da esprimere… Allora mi
sono detta: IL SORRISO dobbiamo imparare
a coltivarlo come una piccola piantina, a
prendersene cura, a crescerlo semplicemente
giorno per giorno… sempre con il sole della
VITA e dell'AMORE.
"IL SORRISO è accoglienza, ha una forza
micidiale e ci apre alla speranza".
"Una giornata senza sorriso è una giornata
buttata via" così ho letto… da qualche parte
e adesso… come potrò non sorridere…
Sandra
Freddura per la nostra volontaria Sandra “Sandrona” “Sandrina è cicciottina, fatta a forma di bignè e non vuole diventare un grissino come te”
Auguri, Marika!!! Con l‘immensa gioia dei tuoi genitori Roberto e Paola (nostra volontaria Vitas) mercoledì 15 aprile hai presentato la tua tesi presso l’Università del Piemonte Orientale di No-vara:
“La qualità di vita dei malati terminali: un’indagine conoscitiva all’Hospice di Galliate”
Con tua grande soddisfazione hai raggiunto il traguardo in laurea infermieristica.
I migliori complimenti da tutte noi Volontarie Vitas
LA VITA E' UNO SPECCHIO,
GUARDALA SORRIDENDO:
SARA' PIU' BELLA
Non mi era mai capitato. Sono anda-ta dalla mia paziente al domicilio e lei stava bene. Il suo cane no. E ho fatto una puntura al cane! infermiere Stefano
Un augurio per tutte noi che festeggiamo questo
bellissimo giorno
SORRIDERE E’ credere nella tera-pia del sorriso in ogni momento
Continua a pag. 4
simili, che donava risi e sorrisi a tutti, con l’ingenuità (o la saggezza?) di chi aveva capito che prendersi troppo sul serio spesso è inutile ed egoistico. Il finale è triste, ma solo in parte. Anche nell’aldilà IL MATTO di Guccini si consolava ridendo. Unica nota di rammarico: essere costretto a farlo da solo! Sicuramente il protagonista della canzone sarebbe stato un seguace della TERAPIA DEL SORRISO
L a Terapia del Sorriso nasce in USA e si basa sugli effetti positivi psicologici e
biologici del riso.. I primi dottori-clown furo-no Michael Christensen e Paul Binder. Il primo era un vero e proprio pagliaccio presso un circo a New York. Nel 1986 i due fondarono “The Clown Care Unit”, l’unità di clown terapia, che faceva della risata una specie di medicina. Nei primi anni Novanta questo tipo di cura arrivò anche in Europa; gli ospedali francesi e svizzeri furono i primi ad accoglierla. La grande fortuna, però, arrivò alla fine degli anni Novanta, quando dalla figura di un noto medico della West Virginia venne preso spunto per un celebre film. Lui è Hunter “Patch” Adams. Nel 1971 questo medico alquanto originale fondò, con la collabora-zione della compagna e di alcuni amici, l’Istituto Gesundheit. A dare ulteriore spazio a questo argomento contribuì l’odissea terapeutica del giornalista Norman Cousins, resa pubblica grazie a un suo libro-testimonianza, che stimolò notevol-mente le ricerche nel campo della psiconeu-roendocrinoimmunologia. Cousins, ammalatosi di spondilite anchilo-sante(infiammazione cronica alla colonna vertebrale), con una prospettiva di vita piut-tosto scarsa, ottenne in un solo anno una guarigione considerata impossibile grazie a forti “dosi” quotidiane di film comici e con-sistenti quantità di vitamina C. Investito, in seguito a questa guarigione, della laurea honoris causa, ebbe così quel riconoscimento scientifico che fu la base di ulteriori ricerche in ambito terapeutico. Il dott. Hunter Patch Adams è stato, invece, l’interprete dell’altra splendida esperienza di vita che ha aperto le strade al recupero della risata in veste curativa. Medico e clown, convinto cultore di questa visione, Adams è infatti arrivato nel tempo a
■ Una necessità del nostro tempo e di sempre...
E’ tempo di sorrisi
Mi dicevano il matto perché prendevo la vita
da giullare, da pazzo, con un'allegria infinita.
D' altra parte è assai meglio, dentro questa trage-
dia,
ridersi addosso, non piangere e voltarla in com-
media.
Quando mi hanno chiamato per la guerra, dicevo:
"Beh, è naja, soldato!" e ridevo, ridevo.
Mi han marchiato e tosato, mi hanno dato un
fucile,
rancio immondo, ma io allegro, ridevo da morire.
Facevo scherzi, mattane, naturalmente ai fanti,
agli osti e alle puttane, ma non risparmiavo i santi.
E un giorno me l' han giocata, mi han ricambiato
il favore
e dal fucile mi han tolto l'intero caricatore.
Mi son trovato il nemico di fronte e abbiamo spa-
rato,
chiaramente io a vuoto, lui invece mi ha centrato.
Perchè quegli occhi stupiti, perchè mentre cadevo
per terra, la morte addosso, io ridevo, ridevo?
Ora qui non sto male, ora qui mi consolo,
ma non mi sembra normale ridere sempre da solo,
ridere sempre da solo!
Guccini è stato il compagno più fedele della mia gioventù. Le sue canzoni hanno accom-pagnato gli studi dei miei anni di Liceo e di Università. I suoi “45 giri” non smettevano di girare sul “giradischi” di allora (che oggi vedo a volte occhieggiare su certi banchetti dei mercatini di antiquariato!). E, seppur con una frequenza ridotta, hanno continuato a seguirmi negli anni, compresi quelli attuali, che di giovinezza conservano solo tanti ricor-di. Mia madre invece l’ha odiato per molto tempo. La voce roca che come un mantra dalla mia stanzetta arrivava alle sue orecchie dal mattino alla sera era diventata per lei un incubo. Ogni tanto veniva a chiedermi una tregua, soprattutto quando decidevo di far ripetere più volte al mio cantante del cuore la canzone IL MATTO, il cui testo è riprodotto qui a fianco. Io invece questa canzone l’ho amata tanto e tutt’ora la ascolto volentieri. E’ la storia dolcissima di un uomo talmente allegro e amante della vita e degli altri suoi
curare gratuitamente nel suo Istituto Gesun-dheit nel West Virginia più di 15.000 perso-ne con l’aiuto complementare della terapia del sorriso. In seguito altre esperienze ospedaliere di comicoterapia ottennero risultati molto inco-raggianti. Una ricerca condotta all’interno del New York Presbiterian Hospital ha comprovato una diminuzione della degenza ospedaliera di circa la metà e un calo dell’uso di farmaci antidolorifici e antidepressivi del 20%. Ma allora ridendo che cosa accade all’organismo? Con effetti simili a quelli di una sessione di sport, ridere abbassa la pres-sione, riduce lo stress, stimola l'appetito e mette in moto il sistema immunitario. I medici della Loma Linda University in California hanno condotto uno studio arruo-lando una ventina di volontari e - anziché sottoporli a trattamenti e farmaci sperimenta-li come capita sempre a chi accetta di farsi arruolare in un trial clinico - li hanno messi a guardare un film o vari sketch comici, scelti da loro stessi. L'esperimento è durato tre settimane, con frammenti di commedie da venti minuti ciascuno "somministrati" tutti i giorni. Prima e dopo il controllo, i medici effettuavano gli esami del sangue, confron-tandoli con quelli eseguiti dopo aver visto film ansiogeni o tristi come "Salvate il solda-to Ryan". Lee Berk, lo specialista in medicina preventi-va che ha condotto gli studi, ha osservato nei pazienti "trattati" con risate sonore e prolun-gate - tutte persone a rischio diabete e con un livello eccessivo di grassi nel sangue - un miglioramento dell'equilibrio ormonale. Cortisolo ed epinefrina (due sostanze che aumentano nei periodi di stress) si erano abbassate. Una risata al giorno ha anche prodotto un miglioramento dell'appetito. Se questo effet-to secondario del ridere può essere sconsi-gliato agli obesi, ha sottolineato Berk, l'ilarità diventa un alleato importante per le persone sottoposte a chemioterapia, ricoverate per lunghi periodi o depresse dopo un lutto. L'effetto dei film comici sugli esami del sangue si apprezza anche nel livello di cole-sterolo: l'équipe californiana ha notato una riduzione di quello cattivo. Si abbassano anche i livelli di tutte quelle proteine che indicano uno stato di infiamma-zione del sistema cardiovascolare e sono associate al rischio di arteriosclerosi. Tutti questi effetti benefici, insieme alla re-golarizzazione della pressione sanguigna e al
Hospice di Casale - Giugno 2015 Pagina 3
■ Nella semplicità di un sorriso possiamo scoprire la bellezza della vita
Si dovrebbe poter ridere. Anche in Hospice.
miglioramento del tono generale dell'umore, hanno fatto concludere ai medici americani che una risata prolungata e sonora equivale a una sessione di sport. "Ridere - ha spiegato Berk nella sua presen-tazione - ha l'effetto di modulare molti aspetti della salute umana e la risposta dell'organi-smo a un riso prolungato è analoga alla ri-sposta che si ha dopo un'attività fisica mode-rata, aumento di appetito incluso” . Oggi la TERAPIA DEL SORRISO è entrata a far parte di molti Istituti di cura, special-mente pediatrici, non solo come servizio di attività ricreativa ma come supporto psicope-dagogico ai piccoli pazienti che si trovano a dover superare l'impatto con la realtà ospeda-liera. Spesso i dottori del sorriso non si limitano a fare visita al piccolo degente, ma affiancano il medico "regolare" fin dalla fase di acco-glienza del bambino, al Pronto Soccorso Pediatrico, all'ingresso nel reparto, durante le visite, i prelievi, le iniezioni. In tutti quei momenti, insomma che possono spaventare il bimbo. Un recente studio statunitense ha rilevato come negli anni Cinquanta le persone rides-sero in media dai 45 ai 60 minuti al giorno, contro i 15 minuti odierni. Nella società contemporanea non si può certo dire che le risate abbondino. Dopo queste informazioni, il pensiero che si sarà affacciato alla mente di molti è sicura-mente il rammarico per le risate perse e per la nociva seriosità dominante in un mondo pieno di oggetti ma carente di gioia, salute e condivisione. IL MATTO della canzone di Guccini in fon-do non era poi così matto. Ridere non è solo piacevole, è anche un atto terapeutico. Ricordiamocene più spesso, quando la salute ci accompagna, e accogliamolo con fiducia quando la malattia entra a far parte di noi. Il rischio, altrimenti, è di ammalarci nell’anima, prima ancora che il corpo mani-festi le ferite.
Daniela Degiovanni
Pagina 4 Hospice di Casale - Giugno 2015
Continua da pag. 3
D ottor Sorriso. Robin Williams con il suo Patch Adams diventa non solo un
esempio di umanità, ma anche di un agire a 360° in modo diverso, più tenero, più gioio-so. Un agire terapeutico che è di supporto per la sfera psichica, fisica ed emozionale. Un fare con professionalità ma soprattutto con umiltà e generosità. Un porsi con capacità comunicative alternative e con strategie rela-zionali da adottare anche in Hospice, nell’ambito del volontariato ma anche nel lavoro. Patch Adams è realmente esistito, classe 1945. Appassionato di studi scientifici, la morte prematura del padre e una serie di vicende tumultuose lo rendono persona dall’equilibrio poco stabile arrivando perfino al più brutto dei gesti autolesivi: il tentato suicidio. Durante il ricovero in un reparto psichiatrico si rende conto di essere in grado di aiutare gli altri facendo leva sulle attività ludiche, sulla spensieratezza e soprattutto sul sorriso, aiutando così l’ammalato a superare la propria malattia. Decide di diventare un medico, ma per un rivoluzionario come lui, non sono anni facili. Sin dal primo anno di università s’intrufola nei reparti presentando-si ai pazienti a suo modo, buffo e originale. La sua medicina alternativa si distingue mol-to da quella tradizionale, tanto da essere espulso dalla scuola. Ottiene comunque la laurea, trasforma la sua casa in una clinica e con un gruppo di volontari, cura i malati senza chiedere compensi. Sono tantissime le associazio-ni che lavorano sul sorriso e con il sorriso. La terapia del sorriso nasce in corsia raffor-zando il rapporto tra medico e paziente, ma con il tempo è stata ed è adottata anche in tutti quei luoghi, dove spesso
la disperazione, l’angoscia, la paura, lo scon-forto, la solitudine, la non accettazione di sé, prevalgono facendo un vuoto nella propria sfera intima tale da sentirsi fin troppo inibiti nella condivisione delle stesse sensazioni ed emozioni. La morte divertente. Patch Adams è il teo-rico della “morte divertente”: «Siamo qui per
aiutare i pazienti a vivere la più alta qualità
di vita e, quando non è più possibile, per
facilitare la più grande qualità di morte. Ogni volta che trascorro del tempo con una
persona che sta morendo, trovo, in effetti,
una persona che vive. Morire è il processo
che inizia pochi minuti prima della morte,
quando il cervello è privato dell'ossigeno;
tutto il resto è vivere. Cos’ha la morte che
non va? Di cosa abbiamo così mortalmente
paura? Perché non trattare la morte con un
po’ di umanità e dignità e decenza e, Dio
non voglia, perfino di umorismo?». Il suo messaggio, nella sua semplicità, è rivoluzio-nario: “Non bisogna solo cercare di prevenire la morte, ma anche migliorare la qualità della vita”, anche in punto di morte. Dice di lui Jacopo Fo: “Fa di più che miracoli. Vestito da clown bianco con le alucce da angelo e l’arpa a far ridere le persone in punto di mor-te. Cosa c’è di più bello e importante che morire ridendo? Questo è un super miraco-lo”.
Vincenzo Moretti
Mad
re T
eres
a di
Cal
cutt
a
SORRIDERE E’ aver trovato “una casa” anche in hospice Mons. G. ZACCHEO
Hospice di Casale - Giugno 2015 Pagina 5
A l volante, fermo nel traffico (se così si può chiamare quello di
una cittadina di trentacinquemila abitanti scarsi), dall’autoradio esco-no le parole di una vecchia canzone di Paoli d’inizio anni novanta: “Con un sorriso m’ha rimesso al mondo, con
un sorriso solo,
con un sorriso che non mi aspettavo, con un
sorriso gratis”.
Un sorriso. Gratis per giunta. Mi vien da ridere (ma non da sorridere). Per quale motivo tirar fuori ancora un sorriso di sti tempi? Il lavoro non c’è, la salute è quella che è, le prospettive sono nere, il por-tafoglio piange mentre il conto in banca le sue lacrime le ha già versate tutte, la macchi-na aspetta da tempo immemore il suo legitti-mo pensionamento e di vacanze manco a parlarne pure per quest’anno. Però. Però poi penso che la prima volta che ascol-tai questa canzone ero al mare, ospite di co-noscenti, niente soldi in tasca ma un’estate che non dimenticherò mai, quell’estate che mi ha dato un amico che nonostante tutto e tutti, nonostante le nostre vite siano cambiate radicalmente, quando ho bisogno c’è sempre per una birra, una stupidaggine sulla sua squadra del cuore che è acerrima rivale della
mia, una battuta che racchiude sempre un “Non mollare”. E in un attimo penso a lei, alla donna che sarebbe arrivata di lì a poco e che oggi, no-nostante tutto, riesce ancora ad accogliermi quando rientro in casa dopo un’infruttuosa giornata, spesa inutil-mente a cercare un’occupazione che sembra non esserci più per quelli come me, con il suo stupendo sorriso che è bello oggi come vent’anni fa. Il passaggio è naturale e mi viene in mente lui, pieno di capelli, quando in sala parto diede il suo saluto al mondo urlando come un dispe-rato tutta la sua voglia di vita, in un attimo ripensando a quei momenti rimuovo tutte le volte che mi fa arrabbiare perché non ha voglia di fare i compiti, mi contraddice, mi sfida, insomma: tutto suo padre. Da lì penso alla prima manifestazione fatta tutti e tre insieme, per cambiare il mondo per noi e per lui, la gente, i colori, le facce, le speranze e la voglia di esserci, perché come mi hanno insegnato quei due brontoloni dei
miei genitori la storia siamo e la facciamo noi. Ripenso a tutte queste cose, cose che non hanno un prez-zo e che non si possono
comprare da nessuna parte e allora sì, che mi viene fuori un sorriso. Dall’altra parte dell’incrocio c’è un’altra persona in macchina, come me arrabbiata con il rosso del semaforo, con la vita che non va come vorrebbe o, meglio, come ci hanno
fatto credere dovrebbe sempre an-dare in maniera perfetta e lineare. Incrocia il mio sguardo, o meglio, il mio sorriso mentre sto pensando a tutto ciò che, nonostante tutto, que-sta vita che spesso maledico mi ha regalato. E si ritrova in regalo un sorriso. Gratis. Il tutto mentre scatta il verde e io
ascolto le ultime parole di quella bella canzo-ne di Paoli, quella di tanti anni fa, ma che va dannatamente bene anche oggi. “Ad un sorriso adesso che rispondo, se non
vuol niente in cambio.
Mi son seduto e ho usato, tutte le lacrime che
non ho pianto.
… ho pianto… ho pianto”.
Luca Cavallero Voci della Memoria
■ Una riflessione di Luca offertaci “gratis”, grazie
Un sorriso gratis
SORRIDERE E’ uno sguardo all’altro aspettan-do al semaforo
Vitas: attivato progetto pilota di Programmazione Neuro Linguistica
A marzo 2015 Vitas ha intrapreso un progetto pilota innovativo rivolto al
proprio personale. Medici, infermieri e OSS potranno seguire corsi individuali di Programmazione Neuro Linguistica per acquisire ulterio-ri strumenti per se stessi e per il rapporto con il paziente. Il progetto, ideato dalla Dott.ssa Degiovanni, è tenuto da Clara Campagnola – master trainer in PNL – che utilizza e insegna questa metodo-logia da parecchi anni. La PNL affonda le proprie radici in America negli ani ’70 e si occupa dei meccanismi che precedono il comportamento, come ad esem-pio un’emozione, un pensiero o un’immagine: interviene su tale struttura con un approccio pratico e tangibile, al fine di ottenere l’atteggiamento desiderato. Clara Campagnola, da sempre affascinata dalle metodiche che determinano i vari com-portamenti, si è dedicata approfonditamente allo studio della PNL utilizzando le tecniche per la gestione di problematiche di varia natura. Il personale di Hospice potrà utilizzare gli strumenti per se stesso, ad esempio per alleg-gerire pesi emotivi o rinnovare motivazioni ed energia, oppure nell’ambito del proprio
lavoro con i pazienti. Il panorama delle tecniche utilizzate e inse-gnate è ampio: il rilascio emozionale per abbassare, in breve tempo, l’intensità di emo-zioni negative (quali ansia, paura, tristezza);
il Movimento oculare integrato per allontanare, offuscare e ovattare l’impatto emotivo di ricordi sgradevoli e pesanti; la visualizzazione guidata che, abbinata ad altre tecniche, per-mette di modificare il proprio compor-
tamento in modo utile e, al contempo, poten-ziare autostima e fiducia in se stessi; le tecni-che con sequenza energetica per migliorare Motivazione, Energia mentale ed Equilibrio interno. Lo scopo che accomuna tutte le tecniche è di sviluppare la calma mentale, la sicurezza e la tranquillità interna, lavorando in modo glo-bale sul benessere di chi le riceve. Vitas, attenta e sensibile al proprio perso-nale, cerca di fornire strumenti sempre più utili ed efficaci affinchè sia accompa-gnato e sostenuto nel suo importante e delicato lavoro giornaliero.
Si sorride in Hospice… soprattutto quando c’è lei...
Gilda Golden Retriever di 6 anni
Terapista a quattro zampe
Pagina 6 Hospice di Casale - Giugno 2015
■ Il libro di una nostra paziente malata di SLA
Care amiche vi scrivo… così mi distraggo un po!
A nna Barbano, insegnante, moglie, madre e soprat-
tutto Donna! Una grande Don-na che convive da anni con la SLA (sclerosi laterale amiotro-fica), patologia altamente inva-lidante che conduce inesorabil-mente per alcune forme ad esordio rapido alla totale im-motilità globale. Anna si racconta. Un diario molto personale. Una raccolta di emozioni in malattia. Sentir-si coinvolta in primis dalle sue sensazioni intime, all'unisono con il mio cuore è stato serena-mente costruttivo ed anche confortante: l'amore che si riceve dagli affetti è spesso una grande medicina che permette di lottare! Riuscire a descrivere con una sere-nità direi disarmante la sua esperienza, le visite, le terapie senza risposta, gli interventi chirurgici per “Vivere”. Immagino che per Anna non sia stato facile rivedersi e rileggere in questo suo percorso introspettivo con la “Inesorabile” come lei chiama la SLA. Un diario di forti emozioni ma anche la chia-ra consapevolezza che la Sanità cerca in tutti i modi di venire incontro a tutte le necessità di chi si trova impossibilitato a parlare e reagire cercando di non ledere ulteriormente la propria dignità personale come già la ma-lattia fa di suo! Pagine, con pochi attimi di palpabile dispera-zione, ma mai lesiva della propria dignità personale, Scorrevoli parole di aiuto per chi legge e vuole conoscere davvero la “vera” patologia che pochi hanno il coraggio di raccontare. Fa male raccontarsi con la propria dignità fisica perduta. Fa male sentirsi di peso, sco-
raggiati e vedere gli affetti al proprio fianco stanchi. Ma altresì aiuta questo amore profondo che si percepisce in que-sta grande Donna, dagli occhi vispi, acuti che ti trapassa-no da dietro gli oc-chiali. Attimi di vita attiva con i propri scolari, amici, paren-ti. Attimi di vita in malattia, abilmente equilibrati da una grande forza intelli-gente di voglia di vivere. Anna, non la cono-
sco, non la ho mai incontrata se non attraver-so queste pagine coinvolgenti, e le foto di Lei sorridente, che mi hanno indotta appena riu-scirò ad organizzarmi per andare a trovarla per ringraziarla per quello che mi ha donato, per Vivermi e Vivere.
Alda
Una precisazione, questo diario personale è
stato editato a spese proprie dall'autrice e
viene distribuito a richiesta a coloro che
vorranno leggerlo, con l'impegno di una
piccola donazione minima per coprire le
spese ed eventualmente per donazioni mag-
giori inviare il ricavato restante alle Missio-
ni, a Vitas ed all'AISLA (Associazione Italia-
na SLA).
Il libro è nato con il solo scopo divulgativo
di una esperienza personale per aiutare altri
a SPERARE e la soddisfazione che anche in
difficoltà si è in grado di donare aiuto ad
altri nonostante tutto!
Non è stato editato a scopo di lucro, in quan-
to sia Vitas che le Missioni sono ONLUS e
vivono con il sostegno di donazioni volonta-
rie.
Vitas, è l'associazione che a Casale Monfer-
rato (Alessandria) segue ed aiuta presso
l'Hospice le persone che necessitano di cure
palliative per vivere al meglio gli anni di
malattie sia terminali che altamente invali-
danti, nei momenti peggiori del loro percor-
so.
Per quanto riguarda le Missioni sono:
- ARGENTINA dove opera un missionario di
San Salvatore Don Graziano Cavalli noi
mandiamo offerte per le colazioni dei bambi-
ni e alle famiglie
- in CONGO abbiamo comperato i banchi
per la nuova scuola e due buoi per iniziare a
lavorare la terra. Conosco personalmente
don Alphonse che è venuto a trovarmi
- mandiamo offerte per il BENIN
- LVIA è una organizzazione con sede a Cu-
neo e in Africa, costruiscono pozzi e insegna-
no a seminare e a coltivare
- MAURO è un agricoltore di Occimiano che
spesso si reca in ETIOPIA ad insegnare a
coltivare e le offerte le consegna alle suore
che danno un prestito alle donne del villag-
gio perchè possano avviare una loro attività.
Per chi desiderasse comprare il libro si può
rivolgere:
- all'HOSPICE GERMANO ZACCHEO di-
rettamente ai volontari Vitas che sono pre-
senti nella struttura e che penseranno a riti-
rare l'offerta (minima 10 euro)
- alla SEDE OFTAL di Casale Monferrato
sita in via Lanza 46 aperta tutti i giorni fe-
riali tra le 9 e le 12.
Un ringraziamento particolare va alla
“CIEFFEPRINT snc” di Casale Monferrato
che ne ha curato la stampa e che ha avuto la
sensibilità di richiedere un prezzo minimo e
per la sua grande disponibilità anche per le
ristampe anche in tempi celeri.
Il ringraziamento di Anna
SORRIDERE E’ leggere un libro che “fa bene al cuore”
Buongiorno a tutti i lettori sono Anna Barbano e ho scritto il libro "CARE AMICHE VI SCRIVO... cosi mi distraggo un po'". Ho cercato di testimoniare la mia vita dopo che mi hanno diagnosticato la SLA. É mio dovere e piacere ringraziare, in parti-colare, la dottoressa Maria Clara Venier che, pazientemente, ha raccolto e commentato con me tutte le mie mail; Margherita Inserra-
to che, con bravura e precisione, ha impagi-nato il libro; Alda Tosco che ha scritto una bellissima recensione sul mio libro e Fio-rella Ruggeri per le parole ricche di emo-zioni. E in questa lista non voglio dimenticare i ragazzi della tipografia CIEFFEPRINT snc di Casale Monferrato che hanno curato la stampa, con una sensibilità particolare ri-chiedendo un prezzo minimo e per la loro grande disponibilità anche per le ristampe in tempi celeri. Un grazie alle volontarie dell'HOSPICE e dell'OFTAL per la loro grande disponibilità a vendere i libri.
Infine, ma non per importanza, un sentito grazie a tutti coloro che hanno acquistato, con una offerta, il libro condividendo con me le mie emozioni e la mia vita da malata.
Un grazie di cuore
a tutte voi
Il bel sorriso di Anna che nell’incontro con l’altro è sempre presente
Hospice di Casale - Giugno 2015 Pagina 7
a volte si disperdono nell’odore acre del
quotidiano ma che sono i profumi della
“forza della vita”.
Quella forza non traiamo dalla solitudine
con noi stessi né dall’isolamento ma che
nasce unicamente dall’essere insieme nella
condivisione e nella comprensione dell’unica
natura che ci unifica.
Grazie Anna per questo tuo grande dono.
Fiorella Ruggeri
venti.
Mentre ascoltavo percepivo una emozione
sottostante che sorreggeva tutte quel-
le presenze, tutte quelle esperienze che si
sono alternate e che si alternano nella vita di
Anna a formare un unico, mirabile disegno.
E’ stato come vedere realizzato un traspa-
rente e raffinatissimo merletto fatto di sguar-
di attenti, mani che curano sapienti, presenze
che accompagnano e distraggono, pensieri
che si intrecciano in nodi amorosi, speranze
che si rincorrono, sfumano e riemergo-
no in volute d’arabesco.
Non c’era solo Anna, quel pomeriggio.
C’era il mondo costruito da Anna, for-
matosi intorno ad Anna.
Anna, con la sua infame compagna, ha
generato un movimento profondo e
creativo che ha permesso ad una intera
comunità di esprimere quanto di miglio-
re alberga nell’animo umano.
E’ la coralità dell’esistenza che muove-
va le onde delle nostre emozioni, quella
domenica pomeriggio. E nessuno era
più solo, sospeso su quel mare increspa-
to che profumava di comprensione, di
disponibilità, di generosità. Profumi che
H o conosciuto l’esistenza di Anna e la
sua storia domenica 8 febbraio ad
Occimiano.
Un’amica mi aveva invitata alla presentazio-
ne del libro “Care amiche vi scrivo…” pro-
prio dalla stessa Anna scritto, che si sarebbe
tenuta quel pomeriggio.
Sono andata trascinata dall’entusiasmo che
ho sentito nelle sue parole ed ho condotto
con me anche una terza comune amica. Mi
attendevo un incontro che proponesse il
racconto di una malattia spaventosa, pur-
troppo ormai molto presente fra noi.
Faccio notare che da anni partecipo, come
volontaria, alla raccolta fondi per l’AISM e
che, pertanto, non sono nuova né
all’argomento né alle caratteristiche della
malattia.
Proprio quello che non ho trovato, quella
domenica pomeriggio.
Ero in una sala ricolma di persone interve-
nute non certo per compiacimenti letterari.
Tre dottoresse, da anni impegnate nell’aiuto
a malati gravi e gravissimi, hanno proposto
con garbo ed umana partecipazione quanto
riguarda i loro specifici settori.
L’attenzione di tutti era rivolta ai loro inter-
■ Ricordando il giorno della presentazione: l’8 febbraio 2015
Grazie Anna per questo tuo grande dono
Il numeroso pubblico alla presentazione del libro a Occimiano
Il tavolo delle relatrici: da sx dott. Daniela Degiovanni, la psicologa M.C. Venier e la dott. Livia Colla, primario Medicina Riabilitativa
L’intervento di Vincenzo Soverino, vice presidente AISLA
La dedica del libro di Anna
Suor Maritza Ortiz Rodriguez (Madre Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice) ha mandato questa e-mail ad Anna che è la presidente delle Exallieve salesiane di Occimiano: “Carissime,
Viva Gesù! Veramente voi siete le mani nel mondo con le radici
nel cuore… quanto bene avete fatto e state facendo. Siete il volto
della solidarietà della vostra Federazione di Alessandria.
Grazie di cuore!!! Quando sento queste notizie mi sento fiera
delle Exallieve e del bene che fate come volto laicale salesiano
nel mondo.
Tanti cari saluti a te presidente, testimone di fede e di gioia
nella prova! Il Signore benedica le vostre famiglie! Lui non si
lascia vincere in generosità con chi è più generoso con i più
bisognosi! Buona domenica!! Unite in Gesù Risorto, con affetto
Sr. Maritza Ortiz
SORRIDERE E’ leggere un libro che “fa bene al cuore”
“Sono arrivata in paradiso!”
G iannina era già stata ricoverata in
Hospice e le cure assidue di dottori,
infermieri e volontari erano valse a rimetter-
la in piedi. Venne dimessa e, dopo alcune
settimane era ritornata in forma, tanto che
una vicina che venne a visitarla disse: “la
Giannina è come i gatti, ha sette vite”, rife-
rendosi al fatto che la poveretta aveva già
superato un tumore alla vescica ed un altro
al colon.
Ora era il turno del terzo, però, sembrava
che tutto si sistemasse, tanto che dopo aver
chiesto consiglio ai medici, decidemmo di
prenotare una vacanza al mare del quale lei
era innamorata.
Mancavano pochi giorni alla partenza e lei
era euforica: “vuoi vedere che la Francesca
ha ragione!” disse riferendosi a quanto le
aveva detto la vicina.
Ahimè, due giorni prima della partenza si
sentì male.
Il medico del centodiciotto che venne subito
con la sua equipe le disse chiaro e tondo
(non so con quale coraggio!): “signora lei
sta per morire”.
Lei non replicò, ma io sono sicuro che nel
suo intimo una vocina le sussurrava: “non
mollare, non c’è il due senza il tre”.
Venne ricoverata al Santo Spirito nel reparto
di medicina in uno stanzone a sei letti dove
altre donne anziane si lamentavano dei loro
mali.
Fu una notte terribile.
Al mattino seguente, la dottoressa Paola
Pagina 8 Hospice di Casale - Giugno 2015
Continua questa rubrica con una lettera di mamma Laura: siamo a tua disposizione per far sentire la tua voce
Un giorno la mia vita finirà… e allora Donate i miei occhi a chi non ha vissuto un’aurora, date il mio cuore a chi per esso ha patito infinite sofferenze, date i miei reni a chi è legato ad una macchina per sopravvivere, date tutto di me perché altri vivano, seppellite i miei difetti, le mie debolezze e tutti i miei pregiudizi contro i miei simili. Donate anche voi e sarà vita per sempre
Mamma Laura
Amica… dammi la tua mano quando il dolore della vita mi schiaccia
e non mi lascia più respirare,
ti prego amica
dammi la tua
mano;
quando il buio
profondo inonda
il mio cuore
e i miei occhi si
stancano di cer-
care,
ti prego amica dammi la tua mano;
quando non ho più forza per gridare
nè desiderio di ricevere aiuto,
ti prego amica non mi lasciare,
continua a stringermi forte la mano…
Anna nel cuore
E ccomi Anna, sono corsa da te con un triste presentimento e appena in tempo
per un ultimo saluto…. Buio e luce danzavano confusi nella tua mente, inconsapevole di che ora fosse real-mente. Nonostante tutto, mi hai accolta col consueto garbo, facendoti promettere che sarei tornata ancora… Ti ho guardata con tenerezza mentre la vita ti sfuggiva di mano. Nel mio cuore un fre-mito e la consapevolezza che non ci sareb-be stata un’altra volta, la tua direzione era ormai un altro Giardino… Al tuo anulare sinistro il piccolo anello con la rosellina beige, che alcuni giorni prima avevo fatto per te. Eri così felice per il mio minuscolo dono che, anche se solo per alcuni istanti, ti brillarono gli occhi, ogni giorno un po’più stanchi, ogni giorno un po’più provati. Il mio cuore non si rassegna Anna, sei stata per me uno “strappo” dolo-roso…. Nessuno potrà mai comprendere quanto ogni nostro sguardo fosse amore immenso, sincero ed infinito.
Claudia
Budel, venuta a conoscenza del fatto venne a
riprenderla per riportarla in Hospice.
Durante il tragitto la smorfia che le era ri-
masta stampata sul viso durante la notte
piano piano si trasformò in un lieve sorriso,
capivo che voleva dirmi qualcosa ma le sue
labbra rimanevano chiuse e non mi rendevo
conto di ciò che volesse significare.
Come fu sistemata nella camera numero
quattro, quel messaggio trattenuto a lungo
finalmente, con un sorriso largo così, le uscì
come una liberazione dalle labbra, mi disse:
“sono arrivata in paradiso!”.
Di nuovo le cure assidue di tutto il persona-
le, l’amicizia nata con Mariangela, le partite
a carte, le poesie che io scrivevo ad entram-
be per cercare di rompere la monotonia,
qualche nota accennata sul pianoforte siste-
mato in soggiorno, l’amicizia con le volonta-
rie, tutto contribuì a far sì che di nuovo si
parlasse di dimetterla.
Era la vigilia di Natale: seduta al tavolino
per la cena stava mangiando una fetta di
polenta che aveva desiderato per tutto il
giorno, quando un tremore la scosse in tutte
le membra.
Fu l’inizio della fine.
Se ne andò serenamente spero nel paradiso
vero: penso che se lo sia meritato!
Io che ho vissuto in quella struttura per un
paio di mesi a contatto con tutto il personale,
nelle mie preghiere chiedo al padreterno che
mi dia la grazia (quando verrà il mio turno)
di poter finire i miei giorni in questo paradi-
so terrestre pieno di angeli ai quali va tutta
la mia gratitudine e i miei ringraziamenti.
Roberto Tinelli
La magnolia dei “volontari”
fiorisce nel nostro bel giardino
di Luisa
SORRIDERE E’ guardare il nostro giardino di Luisa tutto fiorito
Hospice di Casale - Giugno 2015 Pagina 9
■ Lo sfogo di un’amica che ha accompagnato la sua gemella nell’ultimo tratto di vita
Dico a te, sì… tu… sì a TU!
SORRIDERE E’ “accompagnare” senza privare di niente l’altro
I l troppo amore pensa di autorizzarci a “proteggere” dalle emozioni dolorose, non
solo fisiche, i nostri affetti privandoli di un oggetto per loro unico intermediario di con-divisione con il mondo esterno. Non tutti saranno in accordo con il mio pen-siero, ma personalmente, data la mia espe-rienza, mi batterò sempre per la libertà lecita di viversi come si desidera fino alla fine. Ecco cosa avrei voluto io del mio tempo rimasto “godere ed assaporare o condivi-dere” "Caro affetto vicino, io sto morendo. la mia
condanna è stata definita. Sto iniziando a
pianificare la casa, a riordinare gli armadi
facendo finta con te che siano le pulizie di
Pasqua. Si piange insieme, si ride, ironizza e
cerca di essere la normalità che in un attimo
viene stravolta. Procedi nel tempo, il tuo
tempo che sai bene che sarà determinato da
giorni più o meno buoni del mio tempo alla
vita che resta. Tu affetto che con me sai con-
dividere, tu affetto invece che speri dicendo-
mi bugie di pieno buonismo che non accadrà
nulla o che io mi illuda che sarà lontana la
Liberazione. Dico a te, si...tu...si TU! Chi ti autorizza a decidere per me cosa sarà
meglio per vivermi questo tempo che resta?
Chi ritiene sia giusto che io veda o non veda
affetti a me cari: amici, fratelli, colleghi di
lavoro? Chi ti autorizza a togliermi il telefo-
nino per proteggermi da ulteriore dolore?
Chi ti permette di leggere i miei messaggi
con la scusa che io fatico e poi criticare o
intimare lo scrivente a non inviarmene più? Ed io complice di questo eccidio delle emo-
zioni per non vederti soffrire mi adeguo a
questo gioco perverso della fuga dolorosa
dell'io che non accetta il tuo dolore che si
aggiunge al mio? E' il mio "io" che se ne va, il mio "io" che è
consapevole che non vedrà più il sole, il
mare, il profumo delle rose, le farfalle...il
sospiro del vento, e il
parlare luminoso delle
stelle...i miei “amori” Chi ti ha autorizzato a
decidere per me cosa
sia meglio? Avrei voluto arrivare
lucida alla fine senza
dolore fisico, aiutata da
chi sapeva dosare far-
maci senza farmi perde-
re la coscienza ancora
fin troppo vitale del mio
essere vivo! Ho deciso
io lucida, oppure sono
stata dolcemente e amo-
revolmente plagiata a
seguire una strada di
cura non adeguata al
mio dolore fisico e mentale? No, invece mi ritrovo a possedere il mio
telefonino con il quale avrei potuto per mesi
continuare a messaggiare con chi avrei volu-
to io, solo quando alla fine durante una con-
fessione dolorosa di deprivazione per non
essere scoperta decido finalmente di liberar-
mi dalla schiavitù di una sorta di mobbing
emotivo dove dovevo tutelare voi e non me
stessa? Una serata variegata di stelle, di un sa-
bato strano dove ho cercato un contatto e
ne sono stata privata senza sapere che il
contatto avrebbe fatto di tutto per rin-
tracciarmi. Eccola, una piccola donna coraggiosa
empaticamente o telepaticamente legata
a me e complice nelle mie emozioni ha
osato chiamarmi su un numero carpito e
non eliminato datole per errore da voi da
TU... TU, si proprio TU non sai che cosa ho
provato: ero spaventata da questa emo-
zione stupenda, timorosa di essere sco-
perta perchè sarei stato redarguita. Già, avrei subito una ulteriore lavaggio
emotivo, mentre io avevo una grande
necessità di potermi - abbracciare anco-
ra una volta nella condivisione della mia
disperazione - che volevo non gettare su
di voi su TU e non dico a TE! Dovevo liberare con chi avrebbe capito
perchè aveva già condotto per mano un
affetto profondo che ci univa, questo mio
fardello di dolore dell'io”. Caro TU, lo so che non hai colpa, che per
amore verso l'altro, o per non soffrire tu stes-so perchè non hai accettato hai messo in atto una mal pratica di “cure” come la privazione della mia possibilità di comunicazione. Sono comunicazioni verbali e non verbali assurde, che non si controllano e che purtrop-po si avverano. Sono azioni difensive verso se stessi, si tutela l'altro e a vicenda nasce una sorta di compli-
cità perversa con una dinamica fami-gliare assurda. Tu, spero solo che capisca che non si deve arrivare ad assistere alla secon-da dipartita verso la Liberazione per poter comprendere e capire che il tempo che resta non deve essere un primo atto di chi assiste, ma il primo atto di chi se ne va. “Tu, forse non hai compreso che io
ho voluto sapere sempre e solo la
verità, ho voluto viverla questa mia
anomala realtà al meglio. Tu, e lo ripeto: spero un domani non
debba ritrovarti di nuovo a condivi-
dere questo dolore, se non sarai in
grado di farlo fatti aiutare e poniti
solo una piccola ed importante do-
manda.
- Che cosa vorrei io veramente un domani
accadesse a me, fare del mio tempo che
resta e che cosa vorrei da TU? - A voi la risposta... io la ho data a quel famo-so 6 settembre alle 21.45 di una notte stellata in collina nel mio Monferrato ad una persona che amavo immensamente e che si è ribella-ta, tardi ma lo ha fatto, per riprendersi come poteva anche se per poche ore alcuni attimi intimi per se stessa. Ciao Scricciolo, felice di averti aiutata anche solo per poco in questa complicità emotiva che ti ha resa felice nella tua disperazione.
Una sorella
“Io mi batterò sempre per la libertà lecita di viversi come si desidera fino alla fine”
Sei rinato se sai stupirti che ogni mattina ci sia la luce; se sei felice perché i tuoi occhi vedono, le tue mani sentono, i tuoi piedi camminano; se canti perché il tuo cuore batte. Passa la primavera e tutto fiorisce, passa l’amore e tutto si schiude. Non c’è fiore che, sul mattino, non porti la sua goccia di rugiada. Il Signore è presente in ognuna. Sei rinato quando guardi persone e cose con occhi puri, quando sai gioire dei piccoli fiori semplici sul cammino della vita.
Phil Bosmans
Pagina 10 Hospice di Casale - Giugno 2015
S econdo la Costituzione Italiana nessuno può essere sottoposto a un determinato
trattamento sanitario obbligatoriamente, eccezion fatta per i casi particolari disposti dalla legge. Per questo è stata ratificata la Convenzione di Oviedo (Consiglio d’Europa 1997): tale Convenzione stabilisce che deve essere tenuta in considerazione la volontà espressa dal paziente precedentemente se, al momento dell’intervento medico, lo stesso non è in grado di esprimersi. Non c’è una legge specifica per il testa-mento biologico Ciò significa, banalmente, che in Italia non vi è ancora una legge specifica sul testamento biologico. E, non esistendo una legge ade-guata e specifica, la formalizzazione della volontà del paziente (la stesura del testamen-to biologico) rischia di non essere considera-ta sempre valida legalmente, né eticamente. Le prime sentenze in Italia sul testamento La prima volta che, in Italia, si è assistito a un tentativo riuscito di “legalizzazione” del
testamento biologico è stata presso il Tribu-nale di Modena il 5 novembre del 2008. In quell’occasione il Tribunale decretò la nomi-na di un “amministratore di sostegno” in favore di un soggetto privato nell’eventualità che lo stesso, in futuro, si fosse trovato nelle condizioni di non potere esprimere la propria volontà. L’amministratore, sostanzialmente, viene investito del compito di esprimere i consensi necessari ai trattamenti medici: in questo modo si attuano gli effetti del testamento biologico pur senza che esso venga veramen-te scritto e, soprattutto, senza una legge che ne regoli appositamente l’uso. Disposizioni e iniziative “autonome” sul testamento biologico Il Comitato Nazionale di Bioetica obbliga i medici non solo a tenere in considerazione le direttive anticipate scritte su un foglio firma-to dall'interessato , ma anche documentarne per iscritto le azioni rispetto tale foglio, sia nel caso che vengano attuate, sia che venga-no disattese.
■ Bruno Marchisio Vice Presidente Vitas
Parliamo di Testamento Biologico (Biocard)
Alcuni casi particolari Taluni casi di morte per termine o rifiuto del trattamento medico particolarmente eclatanti hanno posto l’attenzione politica come quella pubblica sulla necessità di redigere una legge chiara sull'argomento “testamento biologi-co”. In attesa di una tale legge è intanto in atto, in molte città, la raccolta della dichiara-zione anticipata di trattamento di fine vita dei cittadini residenti nel territorio interessato. Tali iniziative non eludono e non anticipano le leggi, ma sono necessarie affinchè non si debbano “ricostruire” le volontà dell'interes-sato. L’auspicio è che anche a Casale l’Amministrazione Comunale organizzi il Registro per la raccolta della dichiarazione anticipata di fine vita tramite sportello ana-grafico con distribuzione, raccolta e valida-zione dei moduli prestampati. (segue un esempio di modulo di dichiarazio-
ne)
Continua a pag. 11
3. Siano iniziati e continuati anche se il loro risultato fosse il mante-nimento in uno stato di paralisi con incapacità totale di comunicare verbalmente, per iscritto o grazie all’ausilio di mezzi tecnologici. *Non siano iniziati e continuati se il loro risultato fosse il manteni-mento in uno stato di paralisi con incapacità totale di comunicare verbalmente, per iscritto o grazie all’ausilio di mezzi tecnologici. DISPOSIZIONI PARTICOLARI Qualora io avessi una malattia allo stadio terminale, o una lesione cerebrale invalidante e irreversibile, o una malattia che necessiti l’utilizzo permanente di macchine o se fossi in uno stato di perma-nente incoscienza (coma o persistente stato vegetativo) che secondo i medici sia irreversibile dispongo che: 1. Siano Non siano intrapresi tutti i provvedimenti volti ad alleviare le mie sofferenze (come l’uso di farmaci oppiacei) anche se il ricor-so a essi rischiasse di anticipare la fine della mia vita. 2. In caso di arresto cardiorespiratorio (nelle situazioni sopra descrit-te) sia non sia praticata su di me la rianimazione cardiopolmonare se ritenuta possibile dai curanti. NOMINA FIDUCIARIO Qualora io perdessi la capacità di decidere o di comunicare le mie decisioni, nomino mio rappresentante fiduciario che si impegna a garantire lo scrupoloso rispetto delle mie volontà espresse nella presente carta, il signor …… nato/a il a prov. ……………. residente a prov. ………….. indirizzo nr Cap ………….. recapito telefonico e-mail ………………………. Nel caso in cui il mio rappresentante fiduciario sia nell’impossibilita’ di esercitare la sua funzione delego a sostituirlo in questo compito il signor ……………… nato/a il a prov. ………………….. residente a prov. …………………… indirizzo nr Cap ……………….. recapito telefonico e-mail ……………………. Conferisce al fiduciario, in caso di propria incapacità, il potere di
rappresentarlo in ogni controversia giudiziaria o amministrativa
scaturente dal presente atto, nonché procura per promuovere ricor-
si, in ogni competente sede giudiziaria o amministrativa, in caso di
SORRIDERE E’ uno sguardo pensando al “dopo”
DICHIARAZIONE DI VOLONTÀ ANTICIPATA PER I TRATTAMENTI SANITARI
Io sottoscritto/a ……………. nato/a il a prov. …………… residente a prov. …………… indirizzo nr Cap …………… recapito telefonico e-mail ………………. nel pieno delle mie facoltà mentali, in totale libertà di scelta, dispongo quanto segue in merito alle decisioni da assumere nel caso necessiti di cure mediche. CONSENSO INFORMATO 1. Non voglio oppure Voglio essere informato sul mio stato di salute e sulle mie a-spettative di vita, anche se fossi affetto da malattia grave e non guaribile 2. Nel caso decidessi di non essere informato sul mio stato di salute e sugli esami diagnostici e le terapie da adottare, delego a essere informato e a decidere in mia vece il signor nato/a il a prov. …………. residente a prov. ……….. indirizzo ………………….. 3. Voglio essere informato sui vantaggi e sui rischi degli esami diagnostici e delle terapie 4. Autorizzo i medici curanti ad informare le seguenti persone: DISPOSIZIONI GENERALI In caso di perdita della capacità di decidere o nel caso di impossibilità di comunicare, temporaneamente o permanentemente le mie decisioni ai medici, formulo le seguenti disposizioni riguardo i trattamenti sanitari. Disposizioni che perderanno di validità se, in piena coscienza, decidessi di annullarle o sostituirle. Dispongo che i trattamenti: 1. Siano iniziati e continuati anche se il loro risultato fosse il mantenimento in uno stato di incoscienza permanente non suscettibile di recupero. *Non siano iniziati e continuati se il loro risultato fosse il mantenimento in uno stato di incoscienza permanente e senza possibilità di recupero. 2. Siano iniziati e continuati anche se il loro risultato fosse il mantenimento in uno stato di demenza avanzata non suscettibile di recupero. *Non siano iniziati e continuati se il loro risultato fosse il mantenimento in uno stato di demenza avanzata senza possibilità di recupero.
Hospice di Casale - Giugno 2015 Pagina 11
Continua da pag. 10
rigetto o mancata considerazione della volontà da lui espressa, con facoltà, ove necessa-
rio, di sollevare, nei relativi giudizi, eccezione di incostituzionalità delle norme di legge
eventualmente invocate per giustificare il rifiuto.
ASSISTENZA RELIGIOSA 1. Desidero Non desidero l’assistenza religiosa della seguente confessione: ………….. 2. Desidero Non desidero un funerale. 3. Desidero un funerale religioso secondo la confessione da me professata. 4. Desidero un funerale non religioso. DISPOSIZIONI DOPO LA MORTE 1. Autorizzo Non autorizzo la donazione dei miei organi per trapianti. 2. Autorizzo Non autorizzo la donazione del mio corpo per scopi scientifici o didattici. 3. Dispongo che il mio corpo sia inumato/cremato. Data …………………….. Firma …………………… Maggiori informazioni le puoi trovare qui http://www.vitas-onlus.it/I%20Diritti%20dei%20Malati%20di%20Cancro.htm
■ L’assistente spirituale di Vitas, don Oscar, da poco con noi e con l’Hospice, ci dice la sua
Tempus fugit
delle cose belle, dovremmo sempre cercare quella bellezza dentro ad ogni cosa. Cosi facendo il tempo potrà anche portarci via la cosa in sé ma non riuscirà a cancellarne la bellezza, che nel caso di una persona è ciò che la rende unica e irripetibile! Qui si vive infatti l’irripetibile, che per quan-to possa essere un breve momento tuttavia regala l’eterna bellezza dell’animo umano; e se questa bellezza cosi umana risulta affasci-nante, quanto più sorprendente sarà quella del Creatore dell’uomo? Mi resta solo un’esortazione che rivolgo in primis a me stesso: non farci mai distrarre da ciò che è fugace ed effimero, e centrare sem-pre e solo l’attenzione su ciò che resta per sempre. Questo può essere il nostro antidoto contro un tempo dissennato che toglie il fiato all’esistenza.
I l vecchio adagio latino, rappresenta bene questa realtà che ho incontra-
to alcuni mesi or sono. Il tempo che fugge e non torna, lascia talvolta l’amaro in bocca perché a volte fatichiamo ad assaporare la bel-lezza delle cose e delle persone che abbiamo intorno, specie qui all’Hospice. A volte infatti non si riesce a gustare appieno ciò che si vive perché questo tempo tiranno, non lascia scampo. Persone, vite, storie si susseguono una dopo l’altra in un vortice di eventi che porta via tutto. Potrebbe quasi sembrare una rincorsa disperata di un’esistenza che strap-pa, cancella, che tenta di indurci a dimentica-re il passaggio di coloro che entrano in que-sta struttura. Tuttavia la cosa sorprendente, direi addirittu-ra strabiliante, sta nel ritrovarsi poi tra le mani, o meglio nel cuore, frammenti di vita indimenticabili, e allo stesso tempo prezio-sissimi. Piccole chicche di sapienza, di amo-re, di bontà che nemmeno il tempo potrà cancellare. Entrare in una stanza e trovarla vuota, incon-trare persone che solo qualche giorno prima non c’erano, fa parte di un turbinio di fatti che solo in apparenza potrebbe risultare fati-coso, in realtà il tempo che porta via, che cancella il passaggio di un essere umano, di fatto regala un’altra storia, un altro volto da accarezzare, da scoprire, per cui pregare. E allora si riparte non certo con l’andamento di una routine senza senso, ma con la voglia e la curiosità, quasi infantili, di chi viene mes-so di fronte ad un’altra scoperta, e si lasca ‘cullare’ da un tempo che non finirà mai di stupirci. La vita è fatta di questo incessante progredi-
re, del suo germogliare, del suo crescere e dipanarsi nei meandri della storia, e ciò che affascina e che deve essere prioritario rispetto a tutto il resto, è proprio il vedere questa vita che si ostina a non mollare mai, a non farsi cancellare, che non accetta di essere messa in un angolo. Ma c’è una cosa ancora più importante che ho imparato in questi mesi di Hospice, che oltre a non poter cancellare la vita, questo tempo inclemente, non può strapparci tanti gesti di tenerezza che lasciano un segno inde-lebile nel cuore. Sono infinite le sfumature di amore che questo posto regala, nei volontari, nel personale, nei medici segnati dalla dispo-nibilità senza frontiere, nei parenti dei malati, e nei malati stessi. Sguardi, mani, respiri, parole, gesti che si imprimono indelebili nel cuore e che nonostante la rapidità con la quale si consumano, restano nella memoria della carità più vera e spontanea. È vero dunque che questo tempo fugge via all’impazzata ma noi possiamo precederlo, ricercando ogni volta, magari per un breve istante, dove abita l’amore, questo è il nostro ‘contropiede’. Le cose belle vorremmo che durassero in eterno, e questo ritengo sia del tutto umano, ma non possiamo accontentarci di vedere
■ Un grazie di cuore a nonno Francesco...
Raccontare la morte ai più piccoli
N on è semplice parlare ai piccoli di un argomento che anche gli adulti faticano ad affrontare, eppure un
grande nonno ci è riuscito molto bene: è nonno FRAN-CESCO, che ha saputo spiegare un evento tanto naturale quanto doloroso al suo nipotino Adam, inventando per lui una dolce favola quando purtroppo, a giugno del 2014, la sua amata nonna Anna venne tristemente a mancare. Ascoltate…. Adam, col nonno accanto, veniva molte volte in Hospice a trovare la nonna, ricevendo ogni volta un sorriso, gesti affettuosi e tanto amore. E così per molti giorni, sino a quando la sua nonna si aggravò e lui, vedendola assopita, comincio a fare molte do-mande… Allora nonno Francesco gli spiegò con dolcezza che la nonna dormiva perché doveva affrontare ben riposata un lungo viaggio in un posto lontano, ma molto bello. E quando ven-ne il momento dell’addio Adam, in braccio al suo nonno, volle farle ancora un saluto. Attirato dal rosario stretto fra le sue mani, si protese quasi a volerlo prendere…. Ma il nonno lo fermò, spiegandogli con dolcezza che la croce del rosario non si poteva toccare, era una chiave magica che la nonna avrebbe portato con sè in cielo e che sarebbe servita per aprire la porta di una grande stella, sulla quale vivevano tanti nonni e nonne che si erano addormentati proprio come la nonna Anna e che ora, da lassù, proteggevano ognuno il suo nipotino!! Ora, quando Adam si reca al cimitero, oppure gli passa vicino in macchina col suo papà, o entra in casa del non-no, raccomanda a tutti di parlare a bassa voce perché la sua nonnina dorme!!!! Grande Francesco, sei davvero un nonno speciale!
SORRIDERE E’ uno sguardo pensando al “dopo”
Pagina 12 Hospice di Casale - Giugno 2015
■ Un consiglio “curativo” da parte dell’amica Silvia
Ridi che ti passa
S embra una frase fatta, scontata, una di quelle che si dicono spesso, magari sen-
za pensarci troppo, con leggerezza, eppure, invece, racchiude una grande verità, è essen-za di grande saggezza. Illustri ricercatori ci informano che ridere aumenta la produzione di endorfine, sostanze che favoriscono il benessere psichico, aiuta la circolazione del sangue e, quindi, l’ossigenazione dei tessuti, e infine ha un’azione benefica sul sistema immunitario. Mi sembrano tutti ottimi motivi per metterci d’impegno e fare una sana risata, farmaco, oltretutto, gratuito, ma… è facile ridere? Non credo. Infatti è molto più facile “far piangere” che far ridere. La comicità, quella autentica, non sciocca, né volgare, ma intelli-gente e “curativa” non è semplice da produr-re e non ha archetipi standardizzati. Sono anche convinta che la propensione alla risata sia, comunque, un tratto del proprio carattere, un grandissimo dono, che se si ha si deve difendere, coltivare, donare a chi ci è vicino. Io amo ridere. Non è merito mio, ho ricevuto questo dono preziosissimo e ringrazio Dio. Mio marito mi invidiava un po’ questo lato del carattere, e me lo diceva molto aperta-mente; nell’ultimo doloroso tratto del suo cammino a volte mi chiedeva di “ridere” per lui, perché, mi diceva che sentir ridere gli faceva bene. Ridere in certe situazioni non è sempre facile, anzi può sembrare impossibi-le, ma se si ama profondamente e si vuole donare un poco di conforto allora si sorride, una parola tira l’altra, una battuta scappa, una
frasetta ironica salta fuori spontaneamente e il fardello si alleggerisce un pochino. Ma in quei momenti tanto bui e dolorosi piangevo anche tanto, cercavo di limitare i danni sot-traendo a Luciano la mia immagine… lacri-mosa. Ma lui sapeva e soffriva nel vedermi soffrire. Dopo la tempesta, poco a poco, le lacrime hanno nuovamente lasciato il posto al sorriso. Ho ripreso ad aver voglia di ridere, e ogni volta che un sorriso mi veniva su dal cuore ero contenta. Poco a poco ho ricominciato a ridere anche per Luciano. Dovunque siano ora Luciano, la mia mamma e il mio papà mi riconoscono per come sono davvero e sono sicuramente contenti. Sono
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Un sostegno a chi sta soffrendo per una perdita VITAS offre la possibilità a tutti coloro che stanno soffrendo per la perdita di una persona cara di avere un supporto psico-logico attraverso colloqui individuali o la partecipazione al gruppo di Auto-mutuo-aiuto. Il servizio è gratuito. Le persone interessate possono contattare l’Hospice al numero telefonico:
0142 434 081 o le psicologhe
M. Clara VENIER: 339 8168421 e Barbara ONEGLIA: 346 5294659
Gli incontri del gruppo AMA si tengono per ora nei locali della Croce Rossa, di fronte all’Hospice Zaccheo.
convintissima che regalare un sorriso, vero, che non sia limitato solo all’arricciare le labbra, ma che venga da dentro, dal più pro-fondo dell’anima, sia bellissimo ancor più per chi lo dona che per chi lo riceve. Una risata può, quindi, se non guarire, alme-no… curare. Sotto questo aspetto… ridiamo che ci passa! E poi Victor Hugo ha detto:” Quando rido ho vent’anni, quando sono triste ne ho ottan-ta”… Elisir di giovinezza garantito e gratui-to!
Un aiuto per i famigliari
Un tuo famigliare si è ammalato di cancro o di una malattia neurologica degenerati-va? Possiamo offrire un aiuto anche a te. VITAS, che da sempre aiuta le persone in fase avanzata di malattia, offre un servizio specifico rivolto ai CARE-GIVER: pat-ner, genitori, figlio/a, fratello o sorella, con particolare attenzione alle situazioni che coinvolgono bambini e adolescenti. Il servizio è gratuito. Le persone interessate possono contattare l’Hospice al numero telefonico:
0142 434 081 o le psicologhe
M. Clara VENIER: 339 8168421 e Barbara ONEGLIA: 346 5294659
SORRIDERE E’ accettare di “riprendere” la vita senza sentirsi in colpa
Tortino di pere Ingredienti: Dosi per 6 persone
Pere 500 gr, farina 00100 gr, Amido di Mais Maizena 40 gr, latte scremato 500 ml, Zucchero semolato 40 gr, Uovo 1, albumi 2, Cannella in polvere 1 cucchiaino, sale 1 pizzico
Preparazione:
Preriscaldate il forno a 180°C. Sbucciate e tagliate 500 gr di pere a pezzetti tutti uguali. Mescolate la farina con 40 gr di Maizena e lo zucchero semolato. Aggiungete 1 uovo, un cucchiaino di cannella e utilizzando la frusta a elettrica alla minima velocità iniziate a mescolare. Versate il latte a filo e conti-nuate a sbattere con la frusta fino ad ottenere un composto omogeneo. Aggiungete le pere e mescolate bene. Montate gli albumi a neve con un pizzico di sale, poi incorporateli al delicatamente al composto. Foderate con la carta da forno, bagnata e strizzata, uno stam-po da torta da circa 24 cm, versate il conte-nuto nello stampo e fate cuocere a forno caldo per 30 minuti a 180°C. Prima di sfode-rare la torta lasciate che si raffreddi.