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Presentazione standard di PowerPoint · romanzo italiano più importante dopo “I promessi sposi”,porta in primo piano le contraddizioni di una Sicilia che i lettori di Verga conoscono

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LA CAPINERAMelodramma moderno in due atti

Musiche

Gianni Bella

Liriche

Mogol

Libretto

Giuseppe Fulcheri

Arrangiamenti, orchestrazioni ed elaborazioni

Geoff Westley

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È trascorso quasi un secolo dall’ultima opera di

Giacomo Puccini. Turandot segna idealmente l’epilogo

della gloriosa tradizione operistica italiana, un’epopea

artistica che annovera alcuni fra i più grandi musicisti di

ogni tempo. Da allora numerosi compositori del ‘900 e

contemporanei si sono cimentati in questa forma

musicale – Mascagni, Respighi, Alfano, Casella, Rota

fra gli altri – senza che alcuna opera entrasse più a far

parte, di fatto, della memoria musicale collettiva e

condivisa. Due fra i più grandi artisti contemporanei,

Mogol e Gianni Bella, con il coraggio e l’audacia che li

contraddistingue, hanno scritto un nuovo melodramma

moderno nell’auspicio e con l’ambizione di potersi

ricollegare con successo ad un discorso chiuso ormai

troppi anni or sono. La Capinera è un’opera in due atti

tratta dallo struggente romanzo epistolare di Giovanni

Verga ‘Storia di una Capinera’, quasi a volersi

ricollegare alla straordinaria esperienza di Pietro

Mascagni con la gloriosa Cavalleria Rusticana del 1890

tratta, anch’essa, dall’omonima novella del Verga.

La Capinera è composizione sontuosa, capace di fondere

originalmente musica, dramma, ballo secondo stilemi

consolidati e riconoscibili di quel melodramma italiano

ottocentesco che, a tutt’oggi, rappresenta l’eccellenza

della cultura italiana nel mondo. Nata da un’idea di

Giuseppe Fulcheri, dalla sensibilità musicale di Gianni

Bella e dalle liriche di Mogol, questa nuova produzione

musicale, già registrata magistralmente dalle masse

artistiche del Teatro Regio di Parma, è già stata

sottoposta al giudizio della critica musicale più

accreditata, che ne ha avvallato qualità e contenuti. Una

premiere live annuncerà e presenterà all’Italia e al

mondo questo nuovo prodotto culturale affinché,

auspicabilmente, possa essere inserito nei prossimi anni

all’interno delle rassegne musicali più prestigiose a

livello nazionale ed internazionale. Sfogliando questa

brochure di presentazione, si potranno evincere tutti gli

elementi che costituiscono l’architettura del prodotto e le

informazioni necessarie per averne una visione

completa.

VISION

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GIANNI BELLA

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Professionalità artistica, serietà e creatività

caratterizzano la vita dell’artista siciliano, musicista da

sempre. La sua attività di professionista comincia nel

1969 con la sorella Marcella per la quale scrive canzoni

di grande successo: Hai ragione tu (1971), Montagne

verdi (1972), Io domani (1973), Nessuno mai (1974).

Nello stesso anno, come interprete, prosegue nei grandi

successi con Più ci penso, nel 1976 con Non si può

morire dentro e nel 1978 con No, vincendo anche due

Festivalbar. La sua vera creatività si evolve e matura

negli anni sino alla collaborazione con Mogol, col

quale lavora e realizza prodotti di grande respiro poetico.

Queste scelte portano l’artista etneo ad un contatto

internazionale con grandi musicisti come Geoff Westley

insieme al quale produce tre album: Gb1 (1983), Una

luce (1986), Due cuori rossi di vergogna (1988). In Italia

partecipa inoltre alle più importanti manifestazioni,

presentando al Festival di Sanremo del 1991 l’album

La fila degli oleandri, prodotto da Mogol. Vocalist è il

titolo dell’album realizzato dal cantautore catanese a Los

Angeles con musicisti di fama internazionale quali

Frank Gambale, Enzo Todesco, Gregg Bissonette ecc.

Da questo lavoro esce un duetto con Gino Vannelli dal

titolo Bella donna. È presente nei primi posti delle

classifiche con gli album Io non so parlar d’amore ed

Esco di rado e parlo ancora meno, scritte interamente

con Mogol. Adriano Celentano ha contribuito con la

sua forte personalità e la sua impeccabile interpretazione

al successo europeo di questi cd. È nella Sezione

Campioni del 51° Festival di Sanremo col brano Il

profumo del mare. Ha scritto inoltre colonne sonore per

la tv tra le quali “Uno Bianca” e “Il Testimone” ed il

film “La Notte breve”. Negli ultimi anni il talento di

Gianni Bella si è concentrato totalmente nella scrittura

dell’opera lirica “La Capinera” ispirata al romanzo

medesimo di Giovanni Verga completamente ambientata

nella sua Sicilia. Dal 2011 Gianni Bella è attivo come

produttore ed arrangiatore presso il suo studio Nuova

Gente, alla continua scoperta di nuovi talenti nel

panorama musicale italiano.

GIANNI BELLA

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MOGOL

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Giulio Rapetti Mogol è il più grande e importante

autore italiano di testi di canzoni. È da tutti conosciuto

semplicemente come Mogol, ed è un uomo che vive a

fondo la propria vita e che poi la racconta nei suoi testi

come ad un amico, svelando verità umane e pensieri

intimi. Mogol è spesso ricordato per il lungo e fortunato

sodalizio con Lucio Battisti, ma il suo contributo alla

cultura italiana attraverso la musica pop è stato

decisamente molto più ampio. Infatti, dai primissimi

anni '60 a tutt'oggi, vanta oltre millecinquecento

canzoni pubblicate e grandissime collaborazioni. Dal

primo Festival di Sanremo vinto con la sua "Al di là"

da Luciano Tajoli fino al recente evergreen "L'emozione

non ha voce, una delle più grandi hit di Adriano

Celentano. Ha condiviso la sua creatività con

moltissimi artisti, fra cui Tony Renis, Gianni Bella,

Morandi, Cocciante, Mango, Mina, Vanoni, Minghi; ma

anche, Patty Pravo, Bruno Lauzi, Equipe 84, Dik Dik,

PFM, Bobby Solo, Umberto Tozzi e persino Luigi

Tenco, Renato Zero, Gigi D'Alessio, Rino Gaetano.

Mogol è l'unico autore ad avere avuto il piacere e l'onore

di consegnare un premio che porta il suo nome, da lui

stesso presieduto e istituito - in collaborazione con la

Regione Val d'Aosta - dedicato ai migliori testi per

canzoni pop. Premio vinto, fra gli altri, da Jovanotti.

La scrittura delle canzoni - come ama dire - per Mogol è

solo il 10% della propria vita, fatta sempre di nuovi

progetti (come quello di scrivere un'opera lirica

insieme a Gianni Bella), impegno sociale, amori

familiari, sport - su tutti il calcio e l'equitazione - viaggi

mediterranei, incontri amichevoli, cose semplici. Nei

suoi testi racconta la vita delle emozioni quotidiane, la

verità dei sentimenti, la consapevolezza di un uomo

comune che ha saputo ricercare dentro di sé la verità -

anche la più scomoda da dire - contribuendo con la sua

poesia a trasformare la cultura popolare italiana degli

ultimi 50 anni, lasciando un segno profondo nella vita

di ognuno di noi. Oltre che come autore di canzoni

ancora in piena attività, Mogol è impegnato in iniziative

culturali e sociali di ampio respiro, dagli eventi di

beneficenza, come quelli più che trentennali della

Nazionale Cantanti.

MOGOL

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GIUSEPPE FULCHERI

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Autore di Musica, Teatro e Cinema. Ha scritto

canzoni per vari artisti tra cui: i Neri per caso

nell’omonimo album e nell’album “La raccolta”;

Daniele Groff nell’album “Bit”; Anna Oxa nell’album

“L’eterno movimento” fra cui il brano omonimo

presentato al festival di Sanremo e nell’album

“Collezione”; Al Bano nell’album “Le radici del cielo”

fra cui i 2 singoli promozionali e il singolo nell’album “I

miei Sanremo”. Ha scritto e prodotto le canzoni

dell’album “Il sogno di un uomo” presentate al “Premio

Tenco”, interpretate da Alessandro Haber, e le canzoni

per Teo Mammucari nell’album “Anvedi come balla

Nando” e “Mio fratello è pakistano”. Ha scritto il testo

della canzone “L’uomo dell’autunno” con la musica di

Maurizio Fabrizio per Mina. Ha scritto canzoni con e

per artisti quali Gianni Bella, Rodolfo Laganà, Mino

Reitano, Sergio Cammariere. Ha scritto le musiche e i

testi per lo spettacolo “Bukowsky – confessione di un

genio” con Alessandro Haber e la regia di Giorgio

Gallione, prodotto dal “Teatro dell’Archivolto” di

Genova. Ha scritto le liriche di molteplici musical tra

cui: “Rodolfo Valentino” con Raffaele Paganini, la regia

di Claudio Insegno e le musiche di Maurizio Fabrizio,

prodotto dalla Globo Enterteinment; “Victor Victoria”

con Paolo Ferrari, Matilde Brandi, Gianni Nazzaro,

Justine Mattera, la regia di Claudio Insegno e le musiche

originali di Henry Mancini, prodotto da Enzo Sanny; “I

re del mambo” con Giacomo Frassica, Alessandra Ferri,

la direzione musicale di Adrian Cisneros, prodotto dalla

Compagnia del mambo; “Il fantasma dell’opera” con

Giorgio Carli, Alexandra Alisè , la regia e le coreografie

di Andrè De La Roche, prodotto dalla Compagnia

Grandi Musicals. Ha scritto le musiche e le liriche del

musical “Tootsie – il gioco dell’ambiguità” con Marco

Columbro, Chiara Noschese, Enzo Garinei e la regia di

Maurizio Nichetti prodotto da Enzo Sanny. Ha scritto la

canzone originale del film “Tutto l’amore che c’è” con la

regia di Sergio Rubini e prodotto dalla Cecchi Gori. Ha

partecipato alla realizzazione con Gianni Bella della

colonna sonora del film “La Uno bianca” con Kim Rossi

Stuart e la regia di Michele Soavi, prodotto dalla Taodue

film per Mediaset.

GIUSEPPE FULCHERI

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GEOFF WESTLEY

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Diplomato in Flauto/Pianoforte/Composizione presso il

prestigioso Royal College of Music di Londra, ha

lavorato in Teatri di Londra come Pianista e Direttore

d’orchestra in Musicals quali Jesus Christ Superstar,

Joseph and the Amazing Technicolour Dreamcoat, and

Only in America, un musical basato sulle canzoni di

Lieber & Stoller. Per 7 anni è stato Direttore Musicale

dei Bee Gees in tournée girando il mondo. Come

direttore d’orchestra, tastierista e arrangiatore si è esibito

in sale prestigiose tra le quali: Madison Square

Garden, Buddakan Tokyo, Maple Leaf Stadium

Toronto, Central Park New York, and Sydney Opera

House. Ha collaborato come turnista, tastierista e

arrangiatore con i più grandi artisti internazionali:

Carpenters, Peter Gabriel, Pointer Sisters, Richie

Blackmore’s Rainbow, Phil Collins, Bob Hope, Jack

Jones, Shirley Bassey, Al Kooper, Kiki Dee, Edwin

Starr, Sheena Easton, Leo Sayer, Andrew Lloyd Webber,

Everly Bros, Vangelis, Gerry Goldsmith, Hans Zimmer,

Marvin Hamlish, Henry Mancini e tanti altri.

In Italia ha collaborato come tastierista e arrangiatore tra

gli altri con Lucio Battisti in “Una Donna per Amico” e

“Una Giornata Uggiosa”; Claudio Baglioni in “Strada

Facendo” e “Avrai”; Mango in “Sirtaki”; Renato Zero

in “Voyeur”, “Cattura” e «Spalle al Muro”; Riccardo

Cocciante in “La Grande Avventura”; Mietta, Gianni

Bella, Marcella Bella, Alessandro Safina, Anna Oxa,

Mariella Nava, Fabio Concato, Alex Britti, Ron, Laura

Pausini. Con Renato Zero ha collaborato inoltre nella

composizione dei brani nell’ album “Cattura”, ed in

particolare “Magari”. Ha collaborato in due film di

James Bond. Come Arrangiatore e Direttore

d’Orchestra ha lavorato inoltre con la London

Symphony Orchestra, Royal Philharmonic Orchestra,

Philharrmonia, Pro Arte, London Chamber Orchestra,

Orchestra del Teatro Regio di Parma, Orchestra del

Teatro Bellini di Catania, Roma Sinfonietta, Brno

Philharmonic Orchestra.

GEOFF WESTLEY

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È quella narrata da Giovanni Verga, in una Sicilia

infestata dal colera nella seconda metà dell’Ottocento. È

la storia di Maria, bambina di 7 anni che il padre ormai

vedovo e prossimo a un secondo matrimonio, pressato

dalle difficoltà economiche e dalla futura moglie, porta

nel convento lasciandola lì sino all’arrivo del colera.

Anni dopo, quando la madre Badessa decide di

consentire alle novizie di fuggire per cercare scampo in

altri luoghi, Maria si reca nella casa di campagna del

padre dove arriva di notte e dove al mattino Nino, il

fidanzato della sorellastra, guardandola prima da lontano

e poi frequentandola si invaghisce di lei. Durante la festa

di Sant’Agata, patrona di Catania, Nino e Maria si

trovano accanto a tirare le corde del carro che trasporta

la Santa ed improvvisamente si abbracciano davanti a

tutta la gente. Ne nasce uno scandalo e Maria, in seguito

alla scomparsa del colera a Catania, è costretta a ripartire

subito in carrozza per il convento dove viene rinchiusa

in una cella con una suora che aveva avuto un amante e

che ora è impazzita.

Parlando con Dio che, lei sa, conosce la verità, giustifica

l’abbraccio così: “Io ti ho sempre amato ma non ti ho

mai visto. In quel giovane viso mi è parso di vedere il

tuo sorriso. Ho creduto fossi tu”. Nella cerimonia di

consacrazione per diventare suora, dove le vengono

tagliati i capelli Maria muore, davanti a tutta la sua

famiglia. “Storia di una capinera”, è considerata il

romanzo italiano più importante dopo “I promessi

sposi”, porta in primo piano le contraddizioni di una

Sicilia che i lettori di Verga conoscono bene, vista - in un

una sorta di verismo ante litteram - dagli occhi, dalla

passione, dalla sofferenza di una persona fragile, contro

cui il mondo sembra accanirsi, e che va a inserirsi in

quella galleria dei vinti ai quali Verga concede una

possibilità: quella di morire..

STORIA DI UNA CAPINERA

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Nasce da un’idea di Giuseppe Fulcheri che propose a

Gianni Bella la lettura della novella del Verga e la

realizzazione di una scrittura compositiva teatrale.

Gianni Bella trovò la trama coinvolgente e aderì al

progetto che, in un secondo tempo, estese a Mogol e a

all’orchestratore Westley, con l’intento di riportare il

melodramma verso il grande pubblico, incrementandone

la diffusione e la fruizione culturale attraverso una

modernizzazione del linguaggio musicale. Un nuovo

melodramma quindi, un nuovo genere musicale che

avvicina e fonde in un unico prodotto artistico il lirismo

proprio di quell’opera e che ha portato l’Italia

dell’Ottocento ai vertici del mondo, con i moduli

compositivi e con le sonorità proprie della composizione

pop novecentesca. La Capinera è il risultato di uno

sforzo creativo e organizzativo profuso da Gianni Bella

in alcuni anni di lavoro.

Al suo fianco tre figure determinanti: Mogol per le

liriche, Giuseppe Fulcheri estensore del libretto, Geoff

Westley orchestratore e arrangiatore fra i più apprezzati

al mondo. Alla realizzazione del progetto hanno

contribuito anche coro e orchestra del Teatro Regio di

Parma. Per la produzione dell’opera saranno contattati

cantanti di caratura internazionale, figure di rilievo del

mondo dello spettacolo, della scenografia e della

fotografia, musicisti di orchestre prestigiose, autorevoli

testimonial, al fine di creare valore e dare all’opera un

taglio artistico di elevato grado. Un evento, dunque, che

punta sull’alta qualità del prodotto presentato, sulla

visibilità sui media, sulla presenza qualificata in eventi

futuri. La Capinera potrà trovare la giusta collocazione

all’interno di manifestazioni, festival, rassegne, ed essere

inserita nei cartelloni delle stagioni dei teatri di

tradizione europei ed extraeuropei.

L’OPERA

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ATTO I

Scena 01 - Il Mercato di Catania

Scena 02 - L’arrivo del Batterio del Colera

Scena 03 - La fuga del popolo

Scena 04 - La badessa

Scena 05 - La danza delle novizie

Scena 06 - Il viaggio di Maria – recitativo (Maria)

Scena 07 - L'incontro col padre

Scena 08 - L’arrivo di Maria – recitativo (coro)

Scena 09 - Benvenuta fra noi

Scena 10 - Povera bambina – recitativo (padre)

Scena 11 - L'inno delle allodole

Scena 12 - Il mio caro babbo – recitativo (Maria)

Scena 13 - Esci che ti aspetta la tua vita

Scena 14 - Povera sorella- recitativo (Giuditta)

Scena 15 - Il mio animo è il mare – aria (Giuditta)

Scena 16 - Un minuto una vita

Scena 17 - Maria ha già un padre – recitativo (matrigna)

Scena 18 - Le mimose – aria (matrigna)

Scena 19 - Santissima Maria

ATTO II

Scena 20 – Il profumo della morte - recitativo (Colera +

La Fede)

Scena 21 – Conosco il tuo segreto - recitativo (matrigna

– sorellastra)

Scena 22 - Strega

Scena 23 – Mi sfugge la vita - recitativo (Maria)

Scena 24 - Il funerale del batterio del colera

Scena 25 – Perdonami Maria – recitativo (Nino)

Scena 26 - L’addio + Non ti sono rivale - Nino

Scena 27 – Il Matrimonio di Nino e Giuditta

Scena 28 – Uniti nella vita - Coro frati

Scena 29 – Il mondo ormai è più lontano – recitativo

(Bianca)

Scena 30 – Bianca Aria

Scena 31 – Ho paura - recitativo

Scena 32 – La Cella

Scena 33 - Con cuore puro

Scena 34 – Cerimonia – La Fine - Jesus

PARTI MUSICALI

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Personale tecnico

Macchinisti

Elettricisti

Sarte

Attrezzisti

Consolista

Truccatori

Parrucchieri

Direttore tecnico

Direttore di palcoscenico

Assistente fonico

Allestimento

Scene, costumi, attrezzeria, parrucche, calzature

Scenografia/ambientazioni

Piazza del mercato

Interno convento

Esterno casa di campagna

Salone di casa di campagna

Interno Duomo di Catania

Cella del Convento

Durata opera: 2 ore e 15 minuti circa

NECESSITÀ

Direttore d’Orchestra: 1

Orchestra: minimo 60 elementi

Coro: minimo 36 elementi

Mimi, ballerini o figuranti: minimo 10 elementi

Regista: 1

Service audio/video/luci

7 cantanti solisti

1 basso (personaggio “La Peste”)

2 soprano (personaggio “Maria” e “Giuditta”)

1 tenore (personaggio “Nino”)

1 baritono (personaggio “Padre”)

1 contralto (personaggio “la badessa”)

1 mezzo soprano (personaggio “Matrigna”)

Coro

Popolo, commercianti, pescatori, contadini,

pescivendoli, fruttivendoli, Novizie, Preti, Frati e Suor

Agata.

SCHEDA TECNICA

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Pop-lirico? Lirico-pop? Oltre. Un’alchimia. Frutto di mutazioni in fieri di un tetraedro creativo modellatosi diacronicamente. E già qui

siamo allo choc: un compositore, un orchestratore/elaboratore, un liricista, un librettista. Una scissione disavvezza nel secolare antefatto

dell’opera. Ma questo è. Un tetraedro che dal pop scende (o sale) cercando appigli sul terreno scosceso del melodramma. Ma quale

melodramma? Quello lì, sì, proprio quello. Reincarnatosi in un nuovo corpo, fusosi con la contemporaneità. E che senza pudore, una volta

riacquisito quell’aggettivo, rimette piede sulla Terra e si concede di nuovo al pubblico di oggi. Popolare, ecco l’aggettivo. Popolare il

melodramma lo è stato. Popolare: non semplice, non modesto. Popolare come oggi non lo è, stretto fra i tentacoli colti e quelli più grevi e

goffi prodotti dalle icone impolverate del pop britannico. La Capinera è opera che sorprende. Sin dall’inizio. Sin dall’ouverture, che

disorienta l’ascoltatore e lo mette in condizione di curiosa e in parte dubbiosa attesa. Il congegno creato si distilla brano dopo brano. Lo

spettatore è chiamato ad assistere - per ora virtualmente - a un’opera lirica che sente uguale ma diversa e non sa dove. Nei suoni, nei ritmi,

negli accostamenti strumentali classici e popular. Nelle arie, i cui versi permeati da impulso poetico autentico, antico e moderno assieme,

si sistemano seraficamente dentro una musica ora gravida di note e di pathos ora leggera e gaudente. Nell’ortodossia dei recitativi, stasi

d’animo e moti d’azione, eloquenti sfide all’espansione. Nell’inclinazione centripeta delle armonie - talora interrotta da audacie

inaspettate - che incoraggia modulazioni, condotte con perizia e levità. Nelle voci, messe a dura prova da una scrittura musicale meticcia,

nuova nella fattispecie, d’indubbio influsso emozionale. Nell’eufonia degli assiemi vocali. Nei generosi innesti orchestrali. Nei suoi,

infine, caratteri di popolarità. Insiti nella vicenda, prima di tutto: la decifrabilità delle situazioni, delle passioni, delle tensioni, dei

contrasti, l’aspersione degli urti emotivi. Nell’elemento testuale: la trasparenza della narrazione, la comprensibilità del linguaggio,

l’aderenza del testo alla musica, la regolarità fraseologica. E musicale: la chiarezza tonale, le consonanze, le omoritmie, le reminiscenze

tematiche, le citazioni, paradigmi istituzionalizzati di concessione della musica alla cultura di massa. Insiti, per ultimo, in quel tempo

ternario che sorge nitido, marcato, nel primo atto, a propagare la luce di una Sicilia che sopravvive ai drammi collettivi e si rigenera, una

luce che infiochisce, ma solo per un poco, al dipanarsi del dramma di una giovane che commuove gli spiriti - quelli sì – semplici, sensibili

alle toccanti melodie che accompagnano l’esperienza estrema di Maria. Attendendo la mise-en-scène, che si preannuncia colossale, La

Capinera è suggestione forte, crepitante. Un’opera di qualità assoluta, che schiva il rischio manierista e che si pone nel presente e nel

futuro guardando con deferenza all’indietro, avant-gardiste dans le passé.

*docente di “Storia della musica popular” all’Università di Parma

PIERGUIDO ASINARI*

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“Andiamo subito nella pancia del leone!” Così Gianni Bella e Mogol affrontano quella che è forse la sfida più importante delle loro lunghe

e fortunate carriere di autori: un’opera lirica. La “pancia del leone” individuata da Bella e Mogol è Parma Lirica, storica associazione

musicale per i soci della quale il melodramma e il suo linguaggio sono pane quotidiano. Se i primi frammentari ascolti, rubati durante le

audizioni e le sedute di registrazione avvenuti presso l’auditorium del Circolo, avevano destato grande curiosità, il lavoro finito che Parma

Lirica ha avuto il privilegio di ascoltare in anteprima ha rivelato una musica importante e variata, sostenuta da una vena melodica

ricchissima ed inesauribile che colloca a pieno titolo questa composizione nell'ambito della tradizione italiana di cui è lo sviluppo naturale

e moderno. L'opera, composta da Gianni Bella su libretto di Giuseppe Fulcheri, che conserva i tratti di classicità del romanzo di Giovanni

Verga da cui è tratto, si avvale delle liriche estremamente pregnanti e del linguaggio attuale di Mogol che esaltano la musica rendendo

immediato ed efficacissimo il racconto. Catania, 1850. Esplosioni di vita, ritmi etnici, note orientali disegnano l'attività instancabile del

mercato del pesce. Colpi improvvisi, fortissimi, terrorizzanti annunciano l’arrivo della tragedia: il colera con passo inesorabile aggredisce

la città e dilaga senza trovare ostacoli. Un fulmineo cambio d'atmosfera sposta la scena all’interno del convento di clausura dove la

Badessa, con un lento e toccante recitativo esprime preoccupazione per il destino che attende le novizie a lei affidate. Per salvarsi

dall'epidemia le fanciulle dovranno abbandonare il loro rifugio e confrontarsi con un mondo che non hanno mai conosciuto. Sono forse gli

ultimi momenti di quiete per le giovani che, nella tranquillità del chiostro, danzano su una musica serena. La novizia Maria, rinchiusa in

convento bambina, incontra suo padre in uno struggente, dolcissimo duetto cantato su un tema largo e accorato. I toni accoglienti ed

affettuosi della famiglia ritrovata si trasformano però ben presto in accenti di riprovazione: tra Nino, fidanzato della sua sorellastra, e

Maria nasce infatti un amore che la musica di Gianni Bella racconta con grande delicatezza. Ma è tempo che la vita ritorni nei vecchi

binari. Il colera perde lentamente virulenza e muore. I promessi si sposeranno, la scomoda novizia verrà rimandata in clausura per la

consacrazione definitiva. Finirà i suoi brevi e strazianti giorni in pace con se stessa: il suo cuore è sempre stato puro, nel sorriso di un

uomo ha visto il volto di Dio.

Patrizia Monteverdi

Critico musicale e Segretario Associazione Culturale Parma Lirica

ASSOCIAZIONE CULTURALE PARMA LIRICA

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