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Il processo di giustizia e riconciliazione in Ruanda Durante il genocidio del 1994 in Ruanda, morirono fino a un milione di persone e 250.000 donne subirono violenza. L’ ondata di uccisioni sconvolse la comunità internazionale e traumatizzò l’intera popolazione. Ci furono conseguenze anche per le infrastrutture, che vennero decimate. Da allora il Ruanda ha dato il via ad un ambizioso processo di giustizia e riconciliazione che ha come obiettivo principale quello di ricreare un contesto nel quale i ruandesi possano vivere ancora una volta fianco a fianco in modo pacifico. Giustizia dopo il genocidio Negli anni che seguirono il genocidio, più di 120mila persone sono state detenute per aver preso parte alle uccisioni. Pertanto, il sistema giudiziario è stato suddiviso in tre livelli permettendo un’equa distribuzione del numero di responsabili: Il Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda Il Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda fu istituito dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite l’8 novembre 1994. Il Tribunale ha il mandato di perseguire i responsabili del genocidio e delle altre gravi violazioni del diritto umanitario internazionale, commesse in Ruanda da gennaio a dicembre 1994. Il primo processo si è tenuto nel gennaio 1997. Dal ‘97 al dicembre 2011 il Tribunale ha emesso una sentenza per 80 dei 92 imputati. Nove tra i responsabili dei massacri sono ancora in libertà. Il Tribunale di prima istanza, corpo principale dell’ICTR, è tenuto a completare il suo compito per la fine di giugno 2012. Gli appelli saranno conclusi entro il 2014. Il Tribunale ha emesso una serie di sentenze storiche, tra cui: La prima sentenza sul genocidio riguardava un ex sindaco, Jean-Paun Akayesu, incolpato per nove capi d’accusa di genocidio e crimini contro l’umanità. La sentenza in particolare affermava che stupro e aggressione sessuale costituivano atti di genocidio nella misura in cui sono stati commessi con l’intento di sterminare in toto o parzialmente un determinato gruppo di persone. Secondo i giudici, nel caso del Ruanda, l’aggressione sessuale costituiva una parte integrante del processo di distruzione del gruppo etnico dei Tutsi e che lo stupro era sistematico e perpetrato solo su donne di origine Tutsa, manifestando quell’intenzionalità specifica necessaria per commettere azioni considerate reato di genocidio. La condanna ad ergastolo di Jean Kambanda, Primo Ministro nel periodo del genocidio, avvenuta nel 1998. Tale processo è stato il primo caso di condanna per genocidio di un Capo di Stato.

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Il processo di giustizia e riconciliazione in Ruanda

Durante il genocidio del 1994 in Ruanda, morirono fino a un milione di persone e 250.000 donne

subirono violenza. L’ ondata di uccisioni sconvolse la comunità internazionale e traumatizzò l’intera

popolazione. Ci furono conseguenze anche per le infrastrutture, che vennero decimate. Da allora il

Ruanda ha dato il via ad un ambizioso processo di giustizia e riconciliazione che ha come obiettivo

principale quello di ricreare un contesto nel quale i ruandesi possano vivere ancora una volta fianco

a fianco in modo pacifico.

Giustizia dopo il genocidio

Negli anni che seguirono il genocidio, più di 120mila persone sono state detenute per aver preso

parte alle uccisioni. Pertanto, il sistema giudiziario è stato suddiviso in tre livelli permettendo

un’equa distribuzione del numero di responsabili:

Il Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda

Il Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda fu istituito dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni

Unite l’8 novembre 1994. Il Tribunale ha il mandato di perseguire i responsabili del genocidio e

delle altre gravi violazioni del diritto umanitario internazionale, commesse in Ruanda da gennaio a

dicembre 1994. Il primo processo si è tenuto nel gennaio 1997. Dal ‘97 al dicembre 2011 il Tribunale ha emesso una

sentenza per 80 dei 92 imputati. Nove tra i responsabili dei massacri sono ancora in libertà. Il

Tribunale di prima istanza, corpo principale dell’ICTR, è tenuto a completare il suo compito per la

fine di giugno 2012. Gli appelli saranno conclusi entro il 2014.

Il Tribunale ha emesso una serie di sentenze storiche, tra cui:

• La prima sentenza sul genocidio riguardava un ex sindaco, Jean-Paun Akayesu, incolpato per

nove capi d’accusa di genocidio e crimini contro l’umanità. La sentenza in particolare affermava

che stupro e aggressione sessuale costituivano atti di genocidio nella misura in cui sono stati

commessi con l’intento di sterminare in toto o parzialmente un determinato gruppo di persone.

Secondo i giudici, nel caso del Ruanda, l’aggressione sessuale costituiva una parte integrante del

processo di distruzione del gruppo etnico dei Tutsi e che lo stupro era sistematico e perpetrato

solo su donne di origine Tutsa, manifestando quell’intenzionalità specifica necessaria per

commettere azioni considerate reato di genocidio.

• La condanna ad ergastolo di Jean Kambanda, Primo Ministro nel periodo del genocidio,

avvenuta nel 1998. Tale processo è stato il primo caso di condanna per genocidio di un Capo di

Stato.

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• . Il “Caso Media” nel 2003 è stato il primo processo, dalla condanna di Julius Streicher a

Norimberga dopo la Seconda guerra mondiale, in cui il ruolo dei media è stato esaminato

nell’ambito della giustizia penale internazionale.

Il Sistema Giudiziario Nazionale

Il Sistema Giudiziario Nazionale Ruandese persegue coloro che sono stati accusati di aver

pianificato il genocidio o commesso gravi atrocità come lo stupro. A metà 2006 le corti nazionali

avevano processato circa 10mila sospettati di genocidio. Nell’anno 2007 il governo ruandese ha

abolito la pena di morte, applicata per l’ultima volta nel 1998, quando furono giustiziate ventidue

persone, condannate per diversi crimini legati al genocidio. Questo tipo di sviluppo ha rimosso

l’ostacolo più grande: il trasferimento dei casi di genocidio dal Tribunale Penale Internazionale

Ruandese alle corti nazionali, dato che l’ITCR era prossimo alla chiusura.

Il Sistema giudiziario di Gacaca

Al fine di affrontare la questione delle migliaia di accusati in attesa di giudizio dal sistema nazionale

e per riportare giustizia e riconciliazione tra la popolazione, il governo ruandese ha ripristinato il

tradizionale sistema giudiziario chiamato “Gacaca” (si pronuncia GA-CHA-CHA), reso pienamente

operativo nel 2005.

Il sistema Gacaca prevede che le comunità a livello locale eleggano dei giudici che avranno il

compito di presiedere lo svolgimento dei processi contro i soggetti accusati di tutti i reati eccetto

quello di pianificazione del genocidio. Le corti emettono delle sentenze meno dure nel caso in cui

l’imputato si dimostri pentito e cerchi di riconciliarsi con la comunità. Spesso, i prigionieri che

hanno confessato fanno ritorno a casa senza ulteriori pene oppure sono sottoposti allo svolgimento

di attività di servizio sociale. Dal 2005, più di 12mila corti comunitarie hanno giudicato oltre un

milione di casi.

I processi di Gacaca, inoltre, hanno contribuito a promuovere la riconciliazione permettendo alle

vittime di scoprire la verità sulla morte dei loro familiari e ai responsabili di confessare i propri

crimini, di mostrarsi pentiti e chiedere perdono davanti alla propria comunità. Si prevede che le

corti di Gacaca saranno chiuse a maggio 2012.

Unità e Riconciliazione in Ruanda

Il processo di riconciliazione in Ruanda fa perno sulla ricostruzione dell’identità ruandese, ponendo

nel giusto equilibrio giustizia, verità, pace e sicurezza per tutto il paese. Il Governo ha adottato

diverse misure per far sì che i responsabili e le vittime possano vivere in pace l’uno al fianco

dell’altro. Per esempio, la Costituzione sancisce ora che tutti i ruandesi hanno pari diritti. Pertanto

sono state adottate leggi contro la discriminazione e l’ideologia alla base del genocidio.

La Commissione di Riconciliazione e Unità Nazionale (NURC) ha la responsabilità primaria nei

tentativi di riconciliazione in Ruanda. Le attività principali svolte da quest’organo sono:

• Ingando: Un programma di educazione alla pace in campi di solidarietà. Dal 1999 al 2009 più di

90mila ruandesi hanno partecipato a questi programmi che cercano di fare luce sulla storia del

Ruanda, comprendere le origini della divisione interna alla popolazione, promuovere un

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sentimento patriottico e combattere l’ideologia del genocidio.

• Itorero ry’lgihugu: Stabilito nel 2007, questo programma si propone l’obiettivo di promuovere i

valori ruandesi ed educare i governanti che si pongono al servizio dello sviluppo della comunità. Dal

2007 al 2009 i partecipanti al programma sono stati pari a 115.228.

• Seminari: I seminari prevedono incontri formativi per i leader del governo e dei partiti e offrono

assistenza psicologica per giovani e donne insieme a tecniche di mediazione e risoluzione dei

conflitti e sistemi di allerta preventiva.

• Vertici nazionali: Dal 2000 sono stati organizzati una serie di vertici nazionali su temi relativi

alla giustizia, buon governo, diritti umani, sicurezza e storia nazionale.

• Ricerche: La Commissione di Riconciliazione e Unità Nazionale ha pubblicato una serie di studi

sulle cause dei conflitti in Ruanda e sulle modalità per attenuarli e risolverli.

Per ulteriori informazioni si prega di consultare il sito: www.unictr.org e

www.un.org/preventgenocide/rwanda

Pubblicato dal Dipartimento per la pubblica informazione, Marzo 2012