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Università degli Studi di Padova Facoltà di Medicina e Chirurgia
CORSO DI LAUREA TRIENNALE IN TECNICHE DELLA PREVENZIONE
NELL’AMBIENTE E NEI LUOGHI DI LAVORO Presidente Ch.mo Prof. Bruno Saia
TESI DI LAUREA
PRODUZIONE GESTIONE E CONTROLLO DELL’AMMENDANTE COMPOSTATO DI QUALITA’
RELATORE: CH.MA PROF.SSA VALERIA MARIN CORRELATORI: DR. SSA LORENA FRANZ DR. LUCIO BERGAMIN LAUREANDA: CARMEN MUCCIGNATTO MATRICOLA :569887
ANNO ACCADEMICO 2006 - 2007
2
INDICE
1. INTRODUZIONE……………………………………………………………… ...3
1.1 IL PROCESSO DI COMPOSTAGGIO…………………………………….4
1.2 LE FASI DEL PROCESSO DI COMPOSTAGGIO……………………....4
1.3 ASPETTI IGIENICO SANITARI e MICROBIOLOGIA DEL
COMPOSTAGGIO……………………………………………………………….6
1.4 EVOLUZIONE DEI MICRORGANISMI DURANTE LE FASI D EL
PROCESSO……………………………………………………………………….7
1.5 LE TECNOLOGIE NEI PROCESSI DI COMPOSTAGGIO………… ….7
1.6 PARAMETRI DI CONTROLLO NEL PROCESSO DI
COMPOSTAGGIO……………………………………………………………….8
1.7 LA STABILITA’ BIOLOGICA…………………………………………….11
1.8 PRODOTTO…………………………………………………………………13
2. NORMATIVA……………………………………………………………………16
2.1 LA NORMATIVA COMUNITARIA ……………………………………...16
2.2 LA NORMATIVA NAZIONALE ………………………………………….18
2.3 LA NORMATIVA VIGENTE ……………………………………………...20
2.4 LA NORMATIVA REGIONALE ………………………………………….22
3. CERTIFICAZIONE DEL MARCHIO "COMPOST VENETO"………….... .24
4. SCOPO DELLA TESI…………………………………………...……………….28
5. APPLICAZIONE AD UN CASO PRATICO……………… …………………...29
5.1 IL PROCESSO DI COMPOSTAGGIO…………………………………….35
5.2 VALUTAZIONE PIANO DI CONTROLLO………………………………42
5.3 RISULTATI ………………………………………………………………….48
5.4 CRITICITA’ EMERSE NEL CORSO DELLO STUDIO……………… ...51
6. CONCLUSIONI…………………………………………………………………..52
7. BIBLIOGRAFIA………………………………………………………………….53
8. RINGRAZIAMENTI……………………………………………………………..57
3
1. INTRODUZIONE
Lo stato di benessere raggiunto dalla società moderna, il progresso e lo sviluppo delle
attività industriali, ha determinato e continua a determinare la crescente produzione di
rifiuti. Tale realtà, ha dato origine a livello comunitario, alla necessità di elaborare e attuare
precise strategie per una gestione più sostenibile dei rifiuti, favorendo le attività di
riciclaggio e riutilizzo dei materiali, e contemporaneamente disincentivando il conferimento
dei rifiuti in discarica. La gestione dei rifiuti per mezzo di discariche è infatti un’attività
caratterizzata da un elevato impatto ambientale. È stato stimato ad esempio che per smaltire
tutti i rifiuti prodotti in un anno nella sola Regione Veneto (circa 16.500.000 t,) sarebbe
necessario allestire, ogni anno, una discarica di 50 ettari, profonda 30 metri. (ARPAV - 2006).
È evidente quindi l’importanza di approntare sistemi alternativi di gestione dei rifiuti, che
riducano in modo significativo le ripercussioni sull’ambiente. Fra questi, va senz’altro
annoverato il recupero.
Fra le varie attività di recupero dei
rifiuti, e in particolare di quelli a
matrice organica, ha acquisito grande
importanza il compostaggio che
permette il recupero di matrici quali
gli scarti di cucina e mense,
provenienti dalla raccolta differenziata
dei rifiuti urbani, fanghi di
depurazione, deiezioni zootecniche, residui lignocellulosici, per la produzione di
ammendanti utilizzabili in agricoltura per apportare sostanza organica al suolo.
Qualsiasi persona che per ragioni professionali od hobbistiche, si interessi di gestione del
suolo, conosce l’importanza che riveste la sostanza organica nel terreno. Un buon tenore in
sostanza organica consente, infatti, di assicurare condizioni colturali migliori per gli effetti
sulle caratteristiche chimico-fisiche del terreno, quali la lavorabilità, la ritenzione idrica, la
densità, la porosità e la permeabilità, nonché la fissazione e il lento rilascio degli elementi
nutritivi.
Oltre a tali vantaggi, la sostanza organica salvaguarda il suolo dall’erosione e dalla
desertificazione, e contribuisce alla lotta contro il cambiamento climatico grazie alla
fissazione temporanea di carbonio a livello del suolo. Infatti, dal momento che l’effetto
Tabella 1: foto aerea di una discarica. In evidenza l’elevato impatto sull’ambiente circostante.
4
serra è determinato primariamente dall’aumento del tenore di anidride carbonica
nell’atmosfera, risulta positivo il «sequestro» di carbonio a lento rilascio all’interno del
suolo, grazie all’incorporamento di fertilizzanti organici nei terreni (che sono appunto in
gran parte costituiti da composti carboniosi). (M. Centemero anno 2005)
1.1. IL PROCESSO DI COMPOSTAGGIO
Il compostaggio può essere definito come il naturale processo aerobico, attraverso il quale i
microrganismi presenti nell’ambiente, decompongono la sostanza organica contenuta in
residui animali e vegetali, ricavandone energia che serve per il mantenimento delle loro
funzioni metaboliche e liberando i prodotti che derivano da queste reazioni chimiche, quali
acqua, anidride carbonica e calore. Si tratta quindi di un processo naturale che avviene
spontaneamente, come per esempio la trasformazione della lettiera del bosco o la
maturazione del letame.In condizioni naturali, il processo si sviluppa lentamente, mentre,
per sfruttare il compostaggio quale tecnica di recupero della frazione organica dei rifiuti a
livello industriale, si è cercato di ottimizzare le condizioni di sviluppo e riproduzione dei
microrganismi, ottenendo così una degradazione e una trasformazione della massa organica
in tempi più brevi.
Il processo di compostaggio, rappresenta quindi un’attività volta alla stabilizzazione
biologica dei residui organici convertendoli in un prodotto finale: il compost, ricco di
sostanze umiche, di elementi nutritivi, igienicamente sicuro, con potere strutturante per i
suoli. (Silvestri 1997).
Il compostaggio, è una attività di recupero adottata da molti anni, in particolare modo in
Germania e in Austria, dove rappresenta un nodo fondamentale della gestione e riciclo dei
rifiuti. In Italia, a seguito di una normativa che ha favorito la raccolta differenziata, il
settore ha conosciuto un forte sviluppo, sia per quanto riguarda i quantitativi di rifiuti
trattati negli impianti, sia per quanto riguarda le nuove tecnologie adottate.
1.2. LE FASI DEL PROCESSO DI COMPOSTAGGIO
Il processo di compostaggio può essere schematicamente suddiviso in due fasi:
1. Una prima fase di decomposizione delle sostanze rapidamente putrescibili
(biossidazione).
2. Una seconda fase di trasformazione e di sintesi delle sostanze umiche (maturazione).
Durante la fase di biossidazione, vengono ossidate molecole poco complesse, quali
zuccheri solubili, amminoacidi, proteine, acidi organici con produzione di anidride
5
carbonica, acqua e altre molecole meno complesse come zuccheri semplici, amminoacidi,
ecc.. Durante queste reazioni, fortemente esotermiche, si libera anche molta energia che
viene persa sotto forma di calore, che determina un innalzamento di temperatura nella
massa, anche oltre 70 °C. Questo stadio del processo, è favorevole soprattutto ai batteri e in
particolar modo, ai ceppi termofili in grado di tollerare temperature elevate, le quali
garantiscono la devitalizzazione dei semi di piante infestanti e l’igienizzazione della massa.
Con il procedere della degradazione, le popolazioni microbiche attaccano ancora le
proteine, gli amminoacidi, i lipidi rimasti, ma anche i composti carboniosi più complessi
rimasti come amido, cellulosa, lignina e i microrganismi morti. Vi è pertanto un
rallentamento dei processi metabolici e di conseguenza della temperatura che si stabilizza
su valori di circa 40-45 °C.
A questo punto, nella fase di maturazione, si sviluppa una flora microbica di tipo mesofilo,
batteri, ma anche funghi e attinomiceti e la richiesta di ossigeno diminuisce, i composti
intermedi tossici vengono trasformati in CO2, H2O ed altre molecole semplici e inizia il
processo di umificazione, cioè la neoformazione di molecole più complesse (acidi umici e
fulvici), a partire dagli intermedi di degradazione.
Questi composti che costituiscono l’humus, conferiscono al compost caratteristiche utili ai
fini dell’ammendamento di un terreno. Infatti le sostanze umiche, che derivano dalla
polimerizzazione ossidativa degli acidi fenolici e dei fenoli ottenuti dal catabolismo della
lignina, dei tannini, dei polifenoli o dalla neosintesi microbica (R. Chiumenti e A.
Chiumenti, 2001), sono più stabili dei materiali di partenza e hanno la capacità di rilasciare
elementi nutritivi per le piante, ad esempio azoto, in modo lento e graduale, nonché, date le
caratteristiche chimico-fisiche, risultano avere proprietà chelanti che garantiscono
l’assorbimento e rilascio dei metalli necessari alla crescita delle piante ( R. Chiumenti e A.
Chiumenti, 2001).
Nel processo di umificazione svolgono un ruolo fondamentale gli attinomiceti, responsabili
di trasformazioni che comportano anche la produzione di sostanze aromatiche quali la
geosmina (in particolar modo per i compost prodotti dal trattamento di legno e fango o da
solo verde), un composto che conferisce il tipico odore di bosco al prodotto finito (P.
Nappi, 1998).Il materiale organico in trasformazione, nel corso del processo, viene
ulteriormente colonizzato da piccoli invertebrati, ad esempio collemboli, acari e millepiedi
che contribuiscono allo sminuzzamento e al rimescolamento dei composti organici e
6
minerali, e risultano essenziali per la catena trofica in qualità di predatori (R. Chiumenti e
A. Chiumenti, 2001).
Tabella n. 2: Alcuni dei microrganismi costituenti la microfauna del processo di compostaggio (Chiumenti
e Chiumenti, 2001).
La fase di maturazione può, può protrarsi anche per lungo tempo (mesi), con il progressivo
abbassamento della temperatura fino a valori confrontabili con quelli ambientali (ca. 25 –30
° C) e l’instaurarsi della normale flora e fauna psicrofila. Al termine del processo si ottiene
il compost maturo, un materiale di colore scuro, privo di odori molesti, con una pezzatura
più ridotta rispetto al materiale di partenza e con un’elevata porosità. La massa è inoltre
diminuita in volume rispetto a quella di partenza del 25%, ma si possono avere riduzioni
anche del 50% in volume a seconda della matrice iniziale, a causa dell’evaporazione
dell’acqua contenuta, della produzione di anidride carbonica per effetto dei processi di
mineralizzazione della sostanza organica e per la trasformazione della matrice grossolana in
un materiale più friabile di fine tessitura. (Ceron 2002-2003).
1.3. ASPETTI IGIENICO SANITARI E MICROBIOLOGIA DEL
COMPOSTAGGIO
Il processo di compostaggio, interessa diverse popolazioni microbiche che si alternano
all’interno della matrice organica durante le differenti fasi. Difatti si tratta di un processo
7
dinamico, in cui si verifica il mutamento delle condizioni microambientali che favoriscono
la prevalenza di uno o dell’altro gruppo microbico. Si verificano quindi interazioni che
possono essere definite di simbiosi (quando i prodotti metabolici di una tipologia di
microrganismi, possono essere utilizzati come elementi nutritivi da altri) o azioni di
sinergia (quando una matrice complessa viene attaccata contemporaneamente da più
microrganismi che assieme svolgono un’azione di degradazione più marcata nei confronti
di una specifica parte della matrice) (P. Nappi 1998).
La popolazione di microrganismi presente in un cumulo, è molto eterogenea e complessa.
Vi si trovano batteri, funghi, attinomiceti, ma anche protozoi, alghe e piccoli invertebrati
come insetti e nematodi, i quali colonizzano diverse porzioni di spazio in tempi diversi, in
quanto rivestono delle funzioni differenti nella catena trofica e sono favoriti da particolari
condizioni microambientali proprie di ogni tipologia di microrganismo (P. Nappi, 1998).
1.4. EVOLUZIONE DEI MICRORGANISMI DURANTE LE FASI DEL
PROCESSO
Nelle fasi iniziali del processo di trasformazione, a causa della rapida metabolizzazione dei
composti carboniosi più semplici (monosaccaridi, lipidi e peptidi), tutti i gruppi microbici
accrescono e aumentano le loro attività metaboliche. In queste fasi, si assiste anche ad un
forte accrescimento della microflora patogena, in particolare degli enterobatteri
(Escherichia coli e Salmonella) dovuto alla vasta disponibilità di nutrienti e composti
organici facilmente assimilabili. Con l’innalzamento della temperatura, dovuto alla
liberazione di energia derivante dal metabolismo microbico, in seguito alla degradazione
delle componenti organiche fermentescibili, si verifica una selezione tra le popolazioni
microbiche, a vantaggio delle specie termofile che operano a temperature comprese fra 50 e
60°C.Se la temperatura cresce ulteriormente, sopravvivono solo alcune specie batteriche
termofile estreme mediante produzione di spore, ma, a causa dell’alta mortalità, le attività
metaboliche si fermano quasi del tutto e, solo quando la temperatura scende al di sotto di 55
°C, riprende dapprima l’attività delle popolazioni termofile e, successivamente di quelle
mesofite. (A. Ceron 2002- 2003).
1.5. LE TECNOLOGIE NEI PROCESSI DI COMPOSTAGGIO
Presso gli impianti di compostaggio, sono conferite diverse tipologie di rifiuti, che in attesa
del trattamento, necessitano di opportune zone di stoccaggio. I rifiuti facilmente putrescibili
e di forte impatto odoroso, come ad esempio la FORSU (Frazione Organica Rifiuti Solidi
8
Urbani), vengono depositati in aree chiuse e poste in depressione, mentre ad esempio i
residui lignocellulosici, sono stoccati in cumulo e successivamente sfibrati e triturati per
ridurne e omogeneizzarne la pezzatura. È possibile inoltre provvedere all’allontanamento
dei materiali indesiderati (plastiche, metalli ecc.), per mezzo di vagli rotanti, aspiratori,
magneti deferrizzatori.
Con la miscelazione di fanghi, deiezioni zootecniche e Frazione Organica dei Rifiuti Solidi
Urbani (FORSU)e scarti lignocellulosici triturati si ottiene una miscela che deve essere
“trasformata”, dalla quale alla fine del processo, si otterrà il compost.
In un impianto di compostaggio, la fase di biossidazione, è condotta in bioreattori o in
corsie all’interno di locali chiusi, provvisti di sistemi di trattamento dell’aria esausta,
mentre la maturazione viene effettuata solitamente in cumuli. La fase di biossidazione, ha
una durata variabile da 2 a 4 settimane a seconda delle tecnologie utilizzate, la fase di
maturazione può protrarsi da 45 a 60 giorni e oltre, per il compostaggio di soli residui
vegetali.
1.6. PARAMETRI DI CONTROLLO NEL PROCESSO DI COMPOSTAGGIO
I parametri di controllo del processo di compostaggio normalmente monitorati sono i
seguenti:
1 parametri fisici : porosità e umidità del substrato, temperatura;
2 chimico-fisici: percentuale di ossigeno nella biomassa, rapporto carbonio-azoto,
concentrazione di fosforo, concentrazione di altri nutrienti e di sostanze inibenti,
percentuale di sostanze umiche e di Solidi Volatili, attività idrogenionica;
3 biologici: presenza di microrganismi patogeni. (A.Ceron, 2002-2003)
Microrganismi patogeni
I microrganismi patogeni potenzialmente pericolosi per la salute dell’uomo e del suo
ambiente, presenti durante il processo di compostaggio, derivano soprattutto dai fanghi di
depurazione di acque civili e dai reflui zootecnici (letame) e, in misura minore, da altre
tipologie di rifiuti, come sfalci di verde nel caso siano contaminati da feci animali
(Caravello e Favaro, 2001).
Gli agenti patogeni che destano tuttavia maggior preoccupazione, sono soprattutto i batteri
appartenenti alla famiglia delle Enterobacteriaceae (Salmonella, E. Coli, coliformi) ed
alcuni invertebrati parassiti (Tenia, Ascaris) (L. Bonadonna 2002; Nappi, 1998).
9
PATOGENI MALATTIE
VIRUS
Enterovirus Gastroenterite, problemi cardiaci, meningite
Rotavirus Gastroenterite
Parvovirus Gastroenterite
Adenovirus Infezione delle vie respiratorie, congiuntivite
Virus dell’epatite A Epatite virale
Polio virus Poliomielite
Ecovirus Meningite
Coxachivirus Meningite
BATTERI
Salmonella sp. Tifo, salmonellosi
Shigella sp. Dissenteria bacillare
Mycobacterium tubercolosi Tubercolosi
Vibrio colerae Colera
Escherichia coli Gastroenterite
Yersinia enterocolica Gastroenterite
Clostridium perfigens Gastroenteriti
Clostridium botulinum Botulino
Listeria manocytogenes Meningo – encefalite
FUNGHI
Candida sp. Candidasi
Tricosporum cutaneum Micosi epidermiche
Aspergillus fumigatus Otomicosi respiratorie
Trycophyton sp. Micosi epidermiche
Epidemophyton sp. Micosi epidermiche
Microsporum sp. Micosi epidermiche
PROTOZOI
Entamoeba Dissenteria america
Guardia lamblia Diarrea
Balantidium coli Ulcerazioni colon
Naegleria fowleri Meningo - encefalite
A. canthamoebe Meningo - encefalite
ELMINTI
Ascaris lumbricoides Ascaridiasi
Ancylostoma sp. Anemia
Necator americanus Anemia
Enterobius vermicularis Enterobiasi
Strongiloides stercoralis Nausea, diarrea
Toxocara sp. Larve nell’intestino, dolori
10
Thrichuris thrichura Trichuriasi
Taenia saginata Teniasi
HIMENOLEPSIS NANA
Echinococcus granulosus Anemia
Echinococcus multilocularis Anemia
Tabella n. 3: Organismi patogeni riscontrabili nei materiali compostati (Sconza e Volterra, 1998).
Non tutti gli organismi patogeni riescono a sopravvivere e replicarsi nella biomassa in
trasformazione; ad esempio virus e parassiti obbligati (protozoi ed elminti), a causa del loro
complesso ciclo biologico, possono replicarsi solo all’interno di un organismo ospite,
mentre i batteri e i funghi presentano una maggiore resistenza nel cumulo in compostaggio
(P. Nappi, 1998). Similmente è stato dimostrato, che un periodo di compostaggio di sei
settimane è sufficiente per uccidere i principali fitopatogeni ed inibire la loro
disseminazione nel terreno recettore del compost finito (H.A.J. Hoitink, 1998). Questi
risultati sono stati ripresi nella normativa italiana (DCI del 27 luglio 1984) che obbliga a
mantenere il materiale in trasformazione ad una temperatura di 55 °C per almeno tre giorni,
per assicurarne e garantirne l’igienizzazione.
PATOGENO CONDIZIONI PER LA DISTRUZIONE Salmonella typhosa 30 minuti a 55 °C, 20 minuti a 60 °C
Salmonella sp. 1 ora a 55 °C, 15-20 minuti a 60 °C
Bacillus antrhracis (spore) 180 minuti a 140 °C
Shigella sp. 1 ora a 55 °C
Escherichia coli 1 ora a 55 °C, 15-20 minuti a 60 °C
Streptococcus sp. 10 minuti a 54 °C
Virus 25 minuti a 70 °C
Ascaris lumbricoides (uova) 1 ora a 50 °C
Entamoeba histolytica (cisti) Pochi minuti a 45 °C, pochi secondi a 55 °C
Taenia satinata Pochi minuti a 55 °C
Trichinella spiralis (larvae) Rapida a 55 °C, istantanea a 60 °C
Brucella abortus e suis 1 ora a 55 °C, 3 minuti a 62 °C
Mycobacterium tubercolosis Var. hominis
15-20 minuti a 65 °C Qualche minuto a 67 °C
Micrococcus piogenes v. aereus 10 minuti a 50 °C
Corynebacter diphteriae 45 minuti a 55 °C
Necator americanus 55 minuti a 45 °C
Tabella n.4: Effetto della temperatura sulla devitalizzazione dei patogeni.
Oltre alla temperatura altri fattori che garantiscono l’igienizzazione della biomassa sono i
seguenti:
11
• La competizione interspecifica tra i microrganismi patogeni, che costituiscono una
popolazione estremamente ridotta e secondaria, ed i microrganismi saprofiti presenti in
gran numero nel processo di compostaggio. Questo è uno tra i fattori più importanti di
controllo dei patogeni nel compostaggio, poiché il numero di saprofiti coinvolti nel
processo è enorme, mentre al contrario il numero dei patogeni è insignificante e questo si
traduce in una sfavorevole competizione per i nutrienti (G. Caravello e S. Favaro, 2001).
• La produzione di sostanze antibiotiche da parte di attinomiceti e funghi (P. Nappi, 1998).
• La presenza di sostanze inibenti lo sviluppo degli enterobatteri (P. Nappi, 1998).
• La modificazione delle condizioni chimico-fisiche del substrato, soprattutto per quanto
attiene alla sostanza organica; nel corso del compostaggio si passa, infatti, da un substrato
ricco in macromolecole organiche facilmente biodegradabili ad uno umificato, stabilizzato
e ben poco adatto alla crescita ed allo sviluppo di patogeni fecali (P. Nappi, 1998).
• L’umidità, che se risulta minore del 25 %, provoca rallentamento o addirittura cessazione
della crescita di tutti i batteri in generale (G. Caravello e S. Favaro, 2001). Ciò significa
che un’umidità al di sotto del 30 %, come solitamente si riscontra in un prodotto finito al
termine del processo di compostaggio, tende ad impedire una sua ricontaminazione da parte
dei patogeni presenti nella lavorazione (G. Caravello e S. Favaro, 2001).
In conclusione, si può affermare che le popolazioni di patogeni umani e vegetali,
eventualmente presenti all’inizio del processo, nel corso della trasformazione subiscono
un’alta mortalità, conseguente al mutamento delle condizioni ambientali che non sono
favorevoli al loro sviluppo e alle interazioni competitive con altri microrganismi.
1.7. LA STABILITA’ BIOLOGICA
Il compost, prima di essere utilizzato come ammendante in agricoltura, deve subire un
trattamento in impianto che permetta un corretto andamento del processo di compostaggio e
quindi il raggiungimento della maturità necessaria a garantire un prodotto di qualità, al fine
di evitare fenomeni di fitotossicità e la produzione di odori.
A livello normativo sono stati definiti dei parametri chimico-fisici e dei limiti per il
controllo della qualità del compost finito, ma è emersa la necessità di individuare altri
parametri per valutare la stabilità biologica, ai fini di un controllo del corretto andamento
del processo di compostaggio a garanzia di un minor impatto ambientale del compost.
In letteratura, sono state distinte le definizioni di “maturità” e di “stabilità” (D. A. Iannotti
et al., 1993), anche se spesso erroneamente i due termini sono accomunati e vengono usati
12
come sinonimi. La maturità è intesa come “la condizione raggiunta da un substrato
organico quando non presenta fenomeni di tossicità” (L. Paradisi, 2001).
La stabilità biologica può essere definita invece come lo “stato in cui, garantite le
condizioni ottimali per l’esplicarsi delle attività microbiologiche in condizioni aerobiche,
(ottimizzazione dei parametri chimico-fisici) i processi di biodegradazione, si presentano
alquanto rallentati” (F.Adani e F.Tambone, 1998; D.A. Iannotti, 1993; Feldman, 1995).
Da studi effettuati presso il Di.Pro.Ve. (Dipartimento di Produzione Vegetale)
dell’Università di Milano (A. Ceron 2002-2003), dal punto di vista matematico, si può
considerare che una cinetica di degradazione dei Solidi Volatili di primo ordine, individua
uno stato di non stabilità biologica, mentre cinetiche di degradazione d’ordine superiore
(secondo e terzo) individuano il raggiungimento della stabilità biologica. I Solidi Volatili
potenzialmente fermentescibili, rappresentano la matrice organica biodegradabile, sono
pertanto presenti in grande quantità, e favoriscono la moltiplicazione dei microrganismi
demolitori (cinetica del primo ordine), mentre con il procedere della degradazione
diminuiscono e l’attività microbica rallenta (cinetiche del secondo e terzo ordine).
La stabilità di un compost, è descritta anche come “la condizione in cui il tasso di consumo
dell’ossigeno è tanto ridotto che non si producono condizioni anaerobiche o odori fino al
punto da creare problemi durante la conservazione o l’uso finale del prodotto” (R.T. Haug,
1996).
Studi effettuati su fanghi biologici più o meno digeriti (Paradisi, 2001), hanno evidenziato
che questi ultimi, pur risultando assolutamente non stabili, non presentavano effetti
fitotossici; ma d’altra parte, si sono verificati casi in cui dei compost stabili, possedevano
un elevato grado di fitotossicità. Pertanto maturità e stabilità, presentano sia accezioni che
metodi di rilevamento differenti: infatti esistono metodiche e test in grado di valutare (a) la
maturità e (b) la stabilità di una matrice compostata.
Il valore limite di stabilità biologica nella Regione Veneto è riportato nella tabella G della
DGRV 568/05 ed è pari a ≤ 1.300 mg O2 kg-1 SV h-1 . (A. Ceron 2002-2003).
Il compost onde evitare problemi di fitotossicità e la produzione di odori, prima di essere
utilizzato come ammendante in agricoltura, deve subire un trattamento in impianto che
permetta un corretto andamento del processo di compostaggio e quindi il raggiungimento
della maturità necessaria a garantire un prodotto di qualità. Una volta prodotto, deve essere
analizzato prima dell’utilizzo.
13
Una tematica rilevante nell’ambito del trattamento biologico dei rifiuti, è la definizione del
metodo per determinare la stabilità biologica dei prodotti derivanti dal processo di
trattamento aerobico (compost, biostabilizzato da discarica e biostabilizzato maturo) e
l’individuazione dei valori limite di riferimento da introdurre nelle norme che
regolamentano questo settore. Ad oggi la comunità scientifica, è orientata all’utilizzo di test
cosiddetti respirometrici per valutare la stabilità biologica. In alcuni provvedimenti
autorizzativi e direttive tecniche regionali l’Indice di Respirazione, è stato introdotto come
parametro di riferimento per garantire la produzione di un materiale stabile, che non generi
problemi di odori e fitotossicità nel suo impiego in agricoltura.
E’stato evidenziato che il grado di stabilità di un prodotto, può essere determinato con
l’Indice di Respirazione, parametro che misura l’attività respiratoria delle popolazioni
microbiche presenti nella massa e responsabili della degradazione della matrice organica.
Un corretto andamento del processo di compostaggio, dovrebbe evidenziare una
progressiva diminuzione di tale indice, conseguente alla biodegradazione delle sostanze
fermentescibili nella biomassa da parte della flora microbica.
A livello italiano l'indice di respirazione è stato considerato, e valutato, come parametro da
tenere in considerazione, ed eventualmente inserire a livello di atto autorizzativo, per
limitare gli effetti di potenzialità odorigene del compost. L'Indice di Respirazione, tiene
conto infatti del consumo di O2 del compost finito e pertanto dell'attività dei microrganismi
presenti nella massa, è quindi in grado di essere un indicatore del grado di stabilità
biologica del prodotto. Nel corso di questi ultimi anni, sono stati sviluppati diversi metodi e
diversi strumenti per determinare l’Indice di Respirazione e sono stati proposti differenti
valori di riferimento per definire un materiale stabile (L. Paradisi, 2001).
1.8. PRODOTTO
I tipi di compost.
L'ammendante compostato, è stato inquadrato nella disciplina dei fertilizzanti dapprima con
la Legge 748/84 e successivamente con il D.Lgs. 217/2006. Ne consegue che l'ammendante
compostato, pur derivando da rifiuti, se rispetta le caratteristiche indicate nelle normative
citate, può essere commercializzato in quanto assume lo status di prodotto.
L’ammendante compostato, è infatti il risultato di un trattamento di recupero di rifiuti, ai
sensi dell'allegato C del D. Lgs. 152/06 al punto R3 Riciclo/recupero delle sostanze
organiche non utilizzate come solventi (comprese le operazioni di compostaggio e altre
14
trasformazioni biologiche).
I tipi di ammendanti prodotti mediante l'uso di rifiuti organici selezionati sono:
1. ammendante compostato verde ACV,
2. ammendante compostato misto ACM,
3. ammendante torboso composto.
Il più interessante è l'ammendante compostato misto che può essere prodotto a partire da
rifiuti urbani da raccolta differenziata, da rifiuti di origine animale e da fanghi di
depurazione (che devono rispettare i limiti di cui al D.Lgs. 99/92).
Va chiarito in proposito che secondo la disciplina sui fertilizzanti, non è possibile produrre
ammendante compostato partendo da rifiuti urbani non selezionati. Il materiale prodotto, in
tale caso, non ha le caratteristiche di qualità dell'ammendante compostato, quindi a tutti gli
effetti è da considerarsi un rifiuto e viene denominato generalmente compost da rifiuto,
FOS (Frazione Organica stabilizzata), o più frequentemente biostabilizzato, e l'intera fase
gestionale compreso l'utilizzo finale, opera secondo l'allegato B del D.Lgs. 152/06 al punto
D8:“Trattamento biologico non specificato altrove nel presente allegato, che dia origine a
composti o a miscugli che vengono eliminati secondo uno dei procedimenti elencati nei
punti da D1 a D12”.
La normativa oggi in vigore a livello nazionale, non impone limiti relativi alla stabilità
biologica dell'ammendante compostato e del compost da rifiuti, con la conseguenza che
possono sorgere problemi legati alle varie fasi di stoccaggio e di utilizzo, legati
all'emissione di odori molesti.
L’Ammendante Compostato di Qualità prodotto in Veneto, è un prodotto rispondente ai
parametri previsti dalla normativa vigente (D.Lgs. 217/06 tabella B, e della DGRV 568/05).
15
I valori medi ottenuti dalle analisi eseguite dall’ Osservatorio Regionale per il
Compostaggio su campioni di ACQ prelevati dal 2000 a 2006 sono i seguenti:
Tabella n. 5
Dai risultati degli oltre 200 campioni analizzati, emerge un sostanziale rispetto dei limiti di
legge, con valori dei metalli pesanti ampiamente al di sotto di quelli massimi ammissibili.
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2. NORMATIVA
2.1. LA NORMATIVA COMUNITARIA
Tutte le strategie europee di norme emanate per la gestione dei rifiuti, si sono comunque
sempre ispirate alla massima tutela ambientale, ed hanno mantenuto una gerarchia di
priorità in quest'ordine:
riduzione della produzione,
riciclaggio(di materia),
recupero (energetico) del rifiuto,
riduzione dello smaltimento.
Nell'ambito della normativa comunitaria, manca uno specifico riferimento agli ammendanti
organici e al compost, tuttavia la riduzione, il recupero ed il trattamento dei rifiuti
biodegradabili, compaiono in più passaggi nelle norme di altri settori come: i rifiuti, le
discariche, gli imballaggi, i fanghi, l'agricoltura biologica, il trattamento dei sottoprodotti
di origine animale (regolamento CE 1774/2002 “norme sanitarie relative ai sottoprodotti di
origine animale non destinati al consumo umano”) e la certificazione ECOLABEL
(Marchio comunitario di qualità ecologica per gli ammendanti del suolo e dei substrati di
coltivazione).
Il processo di compostaggio, ha acquistato notevole importanza alla luce della Direttiva
Europea sulle discariche 99/31/CE, norma che prevede la limitazione del conferimento in
discarica del rifiuto biodegradabile, con lo scopo di ridurre la produzione di biogas delle
discariche (uno dei più elevati contributi alla componente di effetto serra dovuto ai rifiuti) e
di migliorare le condizioni operative generali in discarica (es. diminuire l'aggressività
chimica dei percolati, diminuire le modifiche nella forma dei siti dopo la chiusura).
La frazione biodegradabile conferita in discarica,deve essere ridotta al 75% del rifiuto
(riferito al 1995) entro 5 anni dal recepimento della Direttiva, al 50% entro 8 anni e al 35%
entro il quindicesimo anno.
Questa direttiva, fissa pertanto i criteri di ammissibilità dei rifiuti biodegradabili in
discarica e di conseguenza sollecita gli stati membri a promuovere iniziative finalizzate alla
riduzione del conferimento di rifiuti in discarica, puntando su riciclaggio, trattamento
biologico e recupero materiali ed energia (Laraia, 2001).
La Direttiva 2006/12/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 05 aprile 2006,
relativa ai rifiuti, ha lo scopo di provvedere ad un riordino complessivo dei principi di
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gestione dei rifiuti in ambito comunitario. Con l'art. 20 della stessa, è stata abrogata la
direttiva 75/442/CEE del Consiglio del 15 luglio 1975, uno degli assi portanti dell'azione
legislativa della Commissione Europea nel settore dei rifiuti.
La COMMISSIONE DELLE COMUNITA’ EUROPEE in Bruxelles 22.09.2006 con
Com (2006) n. 231, ha emanato la Comunicazione della Commissione al Consiglio al
Parlamento Europeo, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle
Regioni “Strategia tematica per la protezione del suolo”. Considerata l’importanza del
suolo e la necessità di evitarne l’ulteriore degrado e conseguente desertificazione, scopo
della “strategia”, è quello da parte degli stati membri di promuovere programmi e azioni
concernenti misure contro la diminuzione di materia organica del suolo, tenuto conto che
non tutti i tipi di materia organica sono in grado di risolvere il problema. Gli ammendanti
organici del suolo come il letame e il compost, e in misura minore, i fanghi di depurazione
e i liquami animali, contengono materia organica stabile ed è proprio per questa frazione
stabile che contribuisce a costituire l’humus, che a sua volta migliorano le caratteristiche
del suolo.
La COMMISSIONE DELLE COMUNITA’ EUROPEE in Bruxelles 22.09.2006 con
Com (2006) n. 232 proposta di Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio istituisce
un quadro per la protezione del suolo e propone la modifica la direttiva 2004/35/CE.
Finalità della direttiva, è la difesa del suolo sulla base dei principi della conservazione delle
funzioni del suolo stesso, della prevenzione del suo degrado, della mitigazione degli effetti
di tale degrado, del ripristino dei suoli degradati, dell’integrazione di queste considerazioni
in altre politiche settoriali con l’istituzione di un quadro di interventi comuni fra tutti gli
stati membri.
La Decisione 2001/331/CE Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio
del 04 aprile 2001, stabilisce i criteri minimi per le ispezioni ambientali negli stati membri.
Scopo della decisione, è quello di assicurare l’uniformità dell’applicazione pratica e del
rispetto della normativa ambientale. L’importanza della formazione degli ispettori
ambientali, affinché lo scopo delle ispezioni sia quello di conseguire un elevato livello di
protezione ambientale. Assicurare che le ispezioni siano organizzate ed eseguite in
conformità alla raccomandazione stessa, in particolare ai punti IV e VIII.
Norma UNI EN ISO 19011 Febbraio 2003 “linee guida per gli audit dei sistemi di
gestione per la qualità e/o di gestione ambientale”. La norma fornisce linee guida sui
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principi dell’attività di audit, sulla gestione dei programmi di audit, sulla conduzione
dell’audit del sistema di gestione per la qualità e del sistema di gestione ambientale come
pure sulla competenza degli auditor di tali sistemi di gestione.
2.2. LA NORMATIVA NAZIONALE
I primi riferimenti normativi nazionali concernenti le attività di recupero dei rifiuti, sono
presenti dapprima nel D.P.R. 915/82, all’articolo 4, commi c e d, in cui si menzionano le
problematiche della produzione di rifiuti, la necessità di determinare misure dirette a
limitarne la formazione, di “definire le tecniche generali relative ai sistemi di smaltimento
che ne favoriscano il riciclaggio”, di determinare i limiti di accettabilità (caratteristiche
chimico-fisiche, microbiologiche) per i rifiuti e per i prodotti risultanti dal loro trattamento
o dalla loro trasformazione. Si è cercato poi di perseguire questi obiettivi con le
disposizioni contenute nella Deliberazione del 27-07-1984, ove s’introdusse il concetto di
uno smaltimento del rifiuto, controllato e regolato da limiti di accettabilità ai fini del
contenimento dell’impatto ambientale derivante da quest’attività. Nel corso degli anni
Ottanta, si inserì l’attività di recupero basata sulla tecnica del compostaggio, il cui processo,
prevedendo il trattamento del rifiuto indifferenziato, produceva un compost con notevole
presenza di materiale inerte limitandone la fiducia nell'utilizzatore.
Contestualmente, il compost è stato disciplinato anche dalla Legge 748 del 19 febbraio
1984 concernente “ Nuove norme per la disciplina dei fertilizzanti”, la quale suddivise i
fertilizzanti in:
• Concimi, intesi come “qualsiasi sostanza, naturale o sintetica, minerale od organica
idonea a fornire alle colture l’elemento o gli elementi chimici principali della fertilità a
queste necessarie per lo svolgimento del loro ciclo vegetativo e produttivo, secondo le
forme e le solubilità prescritte dalla legge stessa”.
• Ammendanti e correttivi, intesi come “qualsiasi sostanza naturale o sintetica, minerale
od organica, capace di modificare e migliorare le proprietà e le caratteristiche chimiche,
fisiche, biologiche e meccaniche di un terreno”, suddivisi a loro volta in:
� Ammendante da residui urbani (composti maturi), definito come “Prodotto
ottenuto per fermentazione aerobica con riscaldamento naturale ad una
temperatura non inferiore a 60 °C di Rifiuti Solidi Urbani (RSU), preceduto o
seguito da operazioni meccaniche quali cernita, macinazione, dilacerazione,
deferratura, setacciatura, ecc.”.
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� Torba acida.
Quindi dalla seconda metà degli anni Ottanta, l’attività del compostaggio è stata
regolamentata contestualmente da due norme, una ambientale che poneva dei limiti sul
contenuto di metalli pesanti nel prodotto finito, l’altra agronomica in cui poteva essere
inserito il compost, ma che non prevedeva limiti, ciò ha contribuito a generare uno stato di
confusione nel settore.
Il successivo D. Lgs. 27 gennaio 1992, n. 99, avente lo scopo di disciplinare l’utilizzazione
dei fanghi di depurazione in agricoltura per evitare effetti nocivi sul suolo, sulla
vegetazione, sugli animali e sull’uomo, ammetteva anche il compostaggio come trattamento
di stabilizzazione preventivo allo spargimento in agricoltura dei fanghi.
In questa situazione normativa alquanto confusa, la gestione dei rifiuti, e di conseguenza
anche il settore del compostaggio, necessitava di una normativa più organica e ordinata. Il
D. Lgs. 389/97 di aggiornamento, ha abrogato di fatto, il D.P.R. 915/82.
In Italia la prima vera azione volta ad attuare le Direttive Europee in tema di riduzione e di
gestione dei rifiuti, si è concretizzata con il Decreto Legislativo del 5 febbraio 1997, n. 22,
che ha recepito le direttive comunitarie CEE 91/156 e CE 94/62, in materia di rifiuti e
rifiuti da imballaggio, nonché Direttiva CEE 91/689, sui rifiuti pericolosi.
Il principio fondamentale cui si è ispirato il Decreto Legislativo del 5 febbraio 1997 n. 22 ,
è stato nel considerare la discarica come il luogo ultimo di smaltimento dei rifiuti residui
dell’attività di riciclaggio e recupero energetico. Ha inoltre definito il compost come il
“prodotto ottenuto dal compostaggio della frazione organica dei rifiuti urbani nel rispetto di
apposite norme tecniche finalizzate a definirne contenuti e usi compatibili con la tutela
ambientale e sanitaria e in particolare a definirne i gradi di qualità”.
Il compostaggio, è stato quindi classificato tra le operazioni di recupero (Allegato “C”
punto R3 – Riciclo/recupero delle sostanze organiche non utilizzate come solventi
(comprese le operazioni di compostaggio e altre trasformazioni biologiche), ed è stato
inserito nel D.M. del 5 febbraio 1998 (paragrafo 16), recante norme sull' “Individuazione
dei rifiuti non pericolosi sottoposti alle procedure semplificate di recupero ai sensi degli
articoli 31 e 33 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22”, tra le attività di recupero di
rifiuti non pericolosi soggette a procedura semplificata.
Sono stati quindi individuati:
• La tipologia dei rifiuti compostabili per la produzione di compost di qualità.
20
• Le caratteristiche del rifiuto da compostare.
• La definizione del processo del compostaggio come attività di recupero che, se
condotta conformemente alle norme citate, può essere autorizzata previa semplice
comunicazione agli organi competenti.
• Le caratteristiche delle materie prime e dei prodotti ottenuti.
Quasi contemporaneamente sono state apportate delle modifiche alla legge 748/84 sui
fertilizzanti, con il D.M. 27 marzo 1998 “Modificazione allegato 1C della L. 19 ottobre
1984, recante nuove norme per la disciplina dei fertilizzanti” ed è stata esclusa dall’allegato
la possibilità di ottenere compost da rifiuto indifferenziato, mentre sono state introdotte le
seguenti tre classi di ammendante proveniente da processi di compostaggio di matrici
selezionate:
• Ammendante compostato verde ACV: prodotto ottenuto attraverso un processo di
trasformazione e stabilizzazione controllata di residui organici costituiti da scarti della
manutenzione del verde ornamentale, residui delle colture, altri scarti di origine
vegetale, con esclusione di alghe e altre piante marine.
• Ammendante compostato misto ACM: prodotto ottenuto attraverso un processo di
trasformazione e stabilizzazione controllata di residui organici costituiti dalla frazione
organica degli RSU, proveniente da raccolta differenziata, da scarti di origine animale
compresi i liquami zootecnici, da residui di attività agroindustriali e da lavorazione del
legno e del tessile non trattati, da residui analoghi, nonché dalle matrici previste per
l’ammendante compostato verde.
• Ammendante torboso composto: prodotto ottenuto da miscela di torba con
ammendante compostato verde e/o misto.
La normativa nazionale, ha quindi cercato di definire l’attività di recupero ponendo
attenzione soprattutto sulle caratteristiche del prodotto finito e dei materiali di partenza, ma
ha tralasciato gli aspetti organizzativi e gestionali, con i rischi ambientali annessi, che tale
attività può comportare.
Le amministrazioni regionali, hanno cercato di colmare questa lacuna e, con una serie di
provvedimenti regionali, hanno regolato l’attività del compostaggio.
2.3. LA NORMATIVA VIGENTE
L'anno 2006 è stato denso di novità normative nel contesto ambientale, infatti le due norme
quadro in campo ambientale ossia il D. Lgs 22/97 e la Legge 748/84 che regolamentava i
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fertilizzanti, sono state abrogate e sostituite rispettivamente dal D. Lgs n. 152 del 03 aprile
2006 e dal D. Lgs n. 217 del 29 aprile 2006.
Inoltre la disciplina che consentiva l'attività di recupero in regime di comunicazione (artt.
31 e 33 del D. Lgs 22/97), o recupero agevolato dei rifiuti non pericolosi, è stata modificata
in modo sostanziale dal Decreto Ministero dell'Ambiente n. 186 del 05 aprile 2006.
Seppure emanato in attuazione del D. Lgs. 22/97 successivamente abrogato dal D-Lgs.
152/06, il DM 05 febbraio 1998, continua a svolgere la sua efficacia fino all'emanazione
delle nuove norme regolamentali attuative del citato 152/06 (cfr. artt. 183 e 241 dello stesso
D.Lgs. 152/06).
Il nuovo DM 186/2006 sul recupero dei rifiuti non pericolosi in regime di comunicazione
agevolata, tra l'altro apporta anche modifiche ad alcuni articoli del DM 05 febbraio 1998 tra
cui:
� Art. 6 riformulando completamente e stabilendo quantità massime di rifiuti
ammesse alla messa in riserva,
� Art. 7 le quantità massime di rifiuti non pericolosi impiegabili nelle operazioni di
recupero sono ora quelle stabilite per ogni singola categoria industriale (di
produzione o di recupero ) da un nuovo allegato (allegato 4) che per gli impianti di
compostaggio riporta il quantitativo limite di trattamento annuo.
Il Decreto Legislativo n. 152 del 03 aprile 2006, aggiornato dal D.lgs. n. 4 del 16 gennaio
2008, rappresenta un primo tentativo, di corpus Juris in materia ambientale, dopo anni di
legislazione caratterizzata da una vasta gamma di provvedimenti normativi non sempre
coordinati e omogenei. Il decreto, non ambisce a definire disposizioni di principio
applicabili trasversalmente a tutti i settori oggetto della tutela ambientale, ma delinea
unicamente quelli richiesti dalla legge delega che ne costituiscono i titoli in cui lo stesso
decreto è suddiviso. (M. Centemero, 2006).
Il D.Lgs. 217/06, è la norma che regolamenta la commercializzazione dei fertilizzanti e
presenta le seguenti e principali novità:
1. accorpamento di alcune categorie di fertilizzanti (ora ci sono 144 tipi di
fertilizzanti),
2. individuazione di nuovi adempimenti per i produttori (quattro tipi di registri),
3. inasprimento delle sanzioni per gli inadempimenti.
Il decreto tra l'altro all'art. 8, estende il concetto di tracciabilità anche ai fertilizzanti; al fine
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di garantire la massima trasparenza su i prodotti, vengono istituiti presso la Direzione
Generale per la qualità dei prodotti agroalimentari del Ministero per le Politiche Agricole e
Forestali (MIPAF), il registro dei fertilizzanti, (allegato 13), che contiene una sezione
specifica per i fertilizzanti consentiti in agricoltura biologica, ed il registro dei fabbricanti di
fertilizzanti (allegato 14). Inoltre il fabbricante, per garantire la tracciabilità dei fertilizzanti,
oltre a conservare la registrazione sull'origine dei concimi, deve metterla a disposizione
degli Stati membri per fini ispettivi finché il concime è immesso sul mercato, e per altri due
anni dopo che il fabbricante ne ha cessato l'immissione sul mercato.
La circolare del MIPAF del 04 agosto 2006 avente ad oggetto:“chiarimenti
sull'applicazione del D. Lgs. 217/06 concernente la revisione della disciplina in materia di
fertilizzanti” , introduce il Registro sull'origine dei fertilizzanti di cui i produttori dovranno
dotarsi, vidimato dall'Ufficio periferico dell'Ispettorato Centrale della Repressione Frodi
competente per territorio, nel quale devono essere riportate le informazioni indispensabili
per assicurate la rintracciabilità delle materie prime impiegate e dei prodotti finali.
2.4. LA NORMATIVA REGIONALE
La Regione Veneto nel 1991 mediante la DGRV 4978/91, in cui si indicavano le
caratteristiche degli impianti di “bioconversione di materiali organici di scarto in
fertilizzanti”, dei materiali in ingresso ed in uscita e le procedure di autorizzazione,
introdusse anche il concetto di compost di qualità, prodotto da matrici selezionate quando
ancora il compost, era considerato solo come il prodotto di trasformazione da un rifiuto tal
quale non selezionato.
In seguito con la DGRV 3246/1995, sono state evidenziate e precisate le “norme tecniche
per la realizzazione e la gestione degli impianti di trattamento aerobico di residui organici
con produzione di fertilizzanti”, e con la DGRV 6909/1995, è stato istituito l’Osservatorio
Regionale per il Compostaggio, unico in Italia.
L'assenza di una norma specifica, ha determinato il proliferare di proposte a livello
nazionale e locale per regolamentare il settore, comprese iniziative come la certificazione e
l'istituzione di marchi di qualità a garanzia di un prodotto che risponda a precisi requisiti di
carattere agronomico ed ambientale.
La Regione Veneto, ha inoltre emanato la D.G.R.V. n. 766 del 10/03/2000 contenente
norme tecniche per disciplinare:
• La realizzazione degli impianti di recupero e trattamento (aerobico e anaerobico) delle
23
frazioni organiche dei rifiuti, seguendo le procedure semplificate, (artt. 31 e 33 del
D.Lgs. 22/97), e quelle autorizzative, (artt. 27 e 28 del D.Lgs. 22/97).
• La conduzione operativa nei medesimi impianti.
• Le caratteristiche dei prodotti ottenuti.
• L’istituzione del marchio di qualità denominato “Compost Veneto”.
• Le prescrizioni operative necessarie ad attenuare l’impatto ambientale degli impianti,
Nel Veneto, con questa delibera regionale, per verificare l’effettiva stabilità di un prodotto
compostato, sono stati previsti i metodi respirometrici in particolare l’Indice di
Respirazione Statico il quale, nell'ambito del processo di compostaggio, al termine della
fase di biossidazione, deve avere un valore inferiore a 600 mg O2/kg-1 di SV/h-1 s.s.
(metodo IPLA).
La Regione Veneto ha da ultimo approvato la D.G.R.V. n. 568 del 25 febbraio 2005 avente
ad oggetto:“ Modifiche e integrazioni della DGRV 10 marzo 2000 n. 766 – Norme tecniche
ed indirizzi operativi per la realizzazione e la conduzione degli impianti di recupero e di
trattamento delle frazioni organiche dei rifiuti urbani ed altre matrici organiche mediante
compostaggio biostabilizzazione e digestione anaerobica, e ha abrogato la DGRV 766/00.
La DGRV 568/05, è corredata dall’allegato 1 e dagli allegati A - B - C e D, integranti la
stessa e rispettivamente riguardanti:
� allegato A: rifiuti ammessi per la produzione di ACQ - cap. 16 del D.M. 5.02.1998
� allegato B: metodo per l’analisi merceologica e di laboratorio della FORSU
� allegato C: programma di garanzia della qualità aziendale (PGQA)
� allegato D: determinazione della Stabilità Biologica per mezzo dell’Indice di
Respirazione Dinamico (Metodo Di.Pro.Ve.).
Tra le modifiche della DGRV 568/05, vi è l'introduzione di un nuovo paragrafo relativo alle
procedure per i controlli dell'impianto su materiali utilizzati e prodotti ottenuti e la modifica
dei limiti e della metodica di riferimento per la determinazione dell'Indice di Respirazione,
parametro indicativo della stabilità biologica del materiale.
Relativamente al valore dell'Indice di Respirazione, indicativo della stabilità biologica del
materiale, la DGRV 568/05 stabilisce che al termine della fase di biossidazione il materiale
debba rispettare il limite di stabilità biologica di cui alla tabella G della Delibera stessa
ossia inferiore a 1300 mg O2/kg-1 di SV/h-1 s.s. (Metodo Di.Pro.Ve).
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3. CERTIFICAZIONE DEL MARCHIO "COMPOST VENETO"
Con Delibera del Direttore Generale ARPAV n. 39 del 20.01.2005, è stato attivato il
marchio “Compost Veneto” istituito dalla DGRV 766/00. Si tratta di una certificazione che
prevede il controllo del prodotto e del processo produttivo avente la finalità di:
creare un mercato del compost di qualità che si avvalga del marchio regionale
denominato “Compost Veneto”,
divulgare la certificazione agli impianti impegnati nella produzione del compost di
qualità,
comunicare agli utilizzatori (agricoltori, florovivaisti, ecc...) le garanzie date da un
prodotto di elevata qualità agronomica ed ambientale controllata dall' Ossevatorio
Regionale per il Compostaggio,
comunicare ai cittadini impegnati nella raccolta differenziata, il contributo che
possono dare alla creazione di un compost di qualità.
L'allegato B della DDG ARPAV n. 39/05, prevede uno schema di convenzione tra ARPAV
e impianto di compostaggio per la concessione del Marchio.
Finalità della norma, oltre che la sensibilizzazione dei cittadini coinvolti alla fonte della
filiera consistente nella raccolta differenziata, è quella di giungere agli utilizzatori finali con
un prodotto avente caratteristiche merceologiche definite dalla norma, aderenti all'utilizzo
nel rispetto di tutte le matrici ambientali e che nei vari stadi del processo sia
qualitativamente in grado di identificare in termini di rintracciabilità, ogni singola fase del
materiale lungo la filiera produttiva, garantendo qualità al prodotto.
Ai sensi della DDG n. 39/05, l'adesione al marchio da parte degli impianti è volontaria,
comporta la stipula di una convenzione con L'Osservatorio Regionale per il compostaggio,
al quale è affidata la regolamentazione fra le parti, e il rispetto di uno specifico disciplinare
che definisce gli indirizzi operativi per gli impianti al fine di garantire la qualità del
prodotto. L'ARPAV, concede il marchio e verifica il rispetto da parte dell'impianto del
disciplinare di produzione secondo i criteri riportati in uno specifico regolamento.
Il marchio è costituito da un disegno di colore verde-giallo con logo e dicitura Regione
Veneto posto sulla parte superiore, dalla dicitura Compost Veneto di colore giallo su sfondo
verde posto nelle parti laterale sinistra e destra e con logo e dicitura ARPAV nella parte
inferiore in fig. 1. Il marchio deve essere apposto obbligatoriamente con il numero di
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concessione e con le dimensioni indicate nella figura sottostante.
Tabella n. 6: I colori da utilizzare sono stati definiti all’atto della deposizione del marchio.
L'adesione al Marchio ai sensi della DDG 39/05, comporta per il richiedente :
� la stipula di una convenzione con l'Osservatorio Regionale per il Compostaggio che
regolamenta i rapporti tra le parti,
� il rispetto di uno specifico disciplinare che definisce gli indirizzi operativi per gli
impianti al fine di garantire la qualità del prodotto.
Con Delibera del Direttore Generale ARPAV n. 952 del 13 febbraio 2007, avente ad
oggetto: "Dipartimento Provinciale di Treviso - Servizio Osservatorio Suolo e Rifiuti.
Modifica del marchio "Compost Veneto" attivato con D.D.G. n. 39 del 20 gennaio 2008.", è
stata approvata la nuova documentazione relativa al Marchio “Compost Veneto”
consistente in:
� il Regolamento per la verifica di conformità al disciplinare “Compost Veneto”
allegato A della stessa DDG 952/07, che definisce l'iter per la richiesta, la verifica
di conformità e la concessione d'uso del marchio,
� il Protocollo di Controllo, allegato B che stabilisce le linee guida in materia di
controlli relativamente agli impianti di compostaggio che hanno richiesto di aderire
al marchio,
� il Disciplinare per la produzione del Compost Veneto, allegato C che definisce gli
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indirizzi operativi per la conduzione degli impianti che producono Ammendante
Compostato di Qualità e si avvalgono del Marchio Compost Veneto,
� lo schema di convenzione allegato D, che regola i rapporti tra ARPAV e l'impianto
nel periodo di concessione del Marchio.
Il marchio, è gestito dall’Osservatorio Regionale per il Compostaggio dell’ARPAV,
secondo le modalità riportate in un apposito regolamento e così riassumibili:
1. Presentazione della domanda da parte dell'impianto su apposito modulo allegato alla
DDG 952/07
2. istruttoria di valutazione : al fine di verificare la conformità dell’impianto alle
disposizioni del disciplinare, si effettuata l’analisi del progetto dell’impianto e del
processo produttivo. I tecnici dell'ARPAV eseguiranno un approfondito studio
dell’impianto attraverso la relazione progettuale, verificando l’adeguatezza alla
normativa e l’andamento del processo produttivo;
3. sopralluogo presso l’impianto: i tecnici dell'ARPAV, per valutare il rispetto dei
requisiti previsti dal Disciplinare per quanto riguarda le specifiche tecniche-strutturali e
gli aspetti gestionali e di processo, si recheranno presso l’impianto, dove svolgeranno le
verifiche necessarie. Il sopralluogo verrà ripetuto annualmente allo scopo di verificare il
rispetto del Disciplinare;
4. campionamento: i tecnici dell'ARPAV preleveranno dei campioni dei materiali trattati
nell’impianto a vari stadi di processo da sottoporre ad analisi. In particolare verranno
valutati i parametri previsti dal Disciplinare su un campione di compost finito, prelevato
da ogni lotto di produzione presente nell'impianto al momento del campionamento,
eseguito con frequenza diversa a seconda della potenzialità lavorativa. Le prove
analitiche saranno eseguite presso il laboratorio dell’Osservatorio al fine della
rispondenza ai limiti di cui alla tabella C della DGRV 568/05;
5. verifica dei risultati ottenuti : nel caso in cui la succitata istruttoria si concluda con
esito positivo si procederà alla concessione del marchio all’impianto; nel caso
l’istruttoria si concluda con esito negativo, l’Osservatorio proporrà all’impianto la
realizzazione di un programma di monitoraggio, al fine di individuare ed eliminare i
fattori che hanno determinato le eventuali non conformità. Superata questa fase con esito
positivo seguirà la concessione del marchio.
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6. Il richiedente, dopo avere ottenuto l’idoneità alla produzione di Compost Veneto, invia
la richiesta all’autorità competente, ossia all’Ente deputato al rilascio al Richiedente
dell’autorizzazione all’esercizio dell’impianto di compostaggio ai sensi del D.Lgs.
152/06. La richiesta, che va inviata per conoscenza all’Osservatorio, è volta ad integrare
l’autorizzazione all’esercizio per l’idoneità alla produzione il “Compost Veneto”. Dopo
aver ottenuto la modifica dell’autorizzazione all’esercizio, il Richiedente ne dà notizia
all’Osservatorio.
7. Il richiedente, previa stipula con l’ARPAV di apposita convenzione, diventa
Licenziatario del marchio “Compost Veneto”.
8. Dopo l’avvenuta stipula, l’ARPAV, procede ad inserire il Licenziatario nella lista
degli impianti che hanno ottenuto il marchio “Compost Veneto” che viene pubblicata sul
sito www.arpa.veneto.it.
9. Gli audit di mantenimento, sono effettuati con cadenza prevista dal Disciplinare e
seguono la procedura di cui ai punti 5.2, 5.3 e 5.4 della DDG 952/07.
10. Il Licenziatario s’impegna a comunicare tempestivamente ogni modifica che intende
apportare alle condizioni verificate dai Tecnici incaricati ai fini della concessione.
Apportate tali modifiche, è discrezione dell’Osservatorio valutare l’opportunità di
ripetere le verifiche di conformità al Disciplinare.
11. L’osservatorio garantisce il mantenimento della riservatezza di tutte le informazioni di
cui viene a conoscenza per i rapporti intercorrenti con i Licenziatari.
28
4. SCOPO DELLA TESI:
Questo lavoro di tesi, ha come scopo la valutazione dell'iter per il conseguimento della
certificazione del marchio “Compost Veneto”. Lo studio e quindi l’applicazione della DDG
ARPAV n. 952/07, è stato condotto presso un impianto di compostaggio avente sede nella
provincia di Padova. L'iter per conseguire l'ottenimento del marchio "Compost Veneto", si
sostanzia in una verifica di conformità agli impianti di Ammendante Compostato Qualità
(ACQ) che ne abbiano fatto richiesta ai sensi della DGRV 568/05. La verifica di
conformità, si basa su una sorveglianza periodica che accerti le caratteristiche tecniche e
gestionali del processo produttivo e delle caratteristiche del prodotto finito.
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5. APPLICAZIONE AD UN CASO PRATICO
Domanda per la concessione del marchio ai sensi della DDG 952 DEL 13.12 2007:
Lo studio, ha preso in esame l’attività di compostaggio situata in un’area che comprende
anche l’impianto di depurazione delle acque reflue urbane che la ditta gestisce su un’area
complessiva di circa 75.000 metri quadrati, di cui 23.650 metri quadrati destinati all’attività
di compostaggio.
Per ragioni di riservatezza e di privacy, si omette il nome della ditta attenzionata come
caso studio.
Il richiedente, ha presentato all'ARPAV la domanda per ottenere la concessione del
marchio Compost Veneto compilando l'allegato 1 del : Regolamento per la verifica di
conformità al disciplinare "Compost Veneto" di cui alla DDG ARPAV 952/07.
• alla domanda è stato allegato il progetto definitivo dell'impianto,
• la relazione progettuale
• la copia dell'autorizzazione all'esercizio rilasciato dalla Provincia di Padova
Il richiedente, al termine dell’istruttoria stipulerà una convenzione con l'ARPAV della
durata di 4 anni durante i quali saranno previsti :
• audit preliminare per la concessione del marchio,
• audit di mantenimento ogni 12 mesi
• sopralluoghi annuali per il campionamento del prodotto finito, con frequenza
dipendente dalla potenzialità dell'impianto.
L'osservatorio per quanto di competenza ha provveduto ad esaminare la documentazione
presentata ed ha comunicato la conformità alle disposizioni del Disciplinare "Compost
Veneto " allegato A.
Pertanto, si è dato avvio all'iter per la concessione e l'utilizzo del marchio CV.
L'Osservatorio per il compostaggio, ha predisposto il piano di audit, previo accordo con il
personale ARPAV del Dipartimento Provinciale di Padova, competente per territorio, nella
cui provincia ha sede l'impianto del richiedente e lo ha notificato allo stesso.
Il piano contiene:
• la data e la tempistica necessaria per l'esecuzione dell'audit,
• il personale dell'impianto che deve essere a disposizione durante l'audit,
• le eventuali richieste di approntamento o predisposizione di materiali o attività ai
fini dell'esecuzione dell'audit.
30
In data 21 maggio 2008, è stato effettuato un sopralluogo presso l’impianto. Alla verifica
hanno preso parte la sottoscritta, il personale tecnico dell’osservatorio ARPAV di
Castelfranco veneto (TV) ed il personale tecnico ispettivo appartenente al Servizio
Territoriale ARPAV del Dipartimento di Padova territorialmente competente.
Da parte della ditta, è stata messa a disposizione una stanza presso la palazzina uffici, ove
previa presentazione iniziale del gruppo di audit, si è chiarita la modalità di svolgimento
della verifica.
L’impianto è autorizzato dalla Provincia di Padova ai sensi dell’ art. 208 del D.Lgs. 152/06,
al trattamento di recupero R3: Riciclo/recupero delle sostanze organiche non utilizzate
come solventi (comprese le operazioni di compostaggio e altre trasformazioni biologiche,
di cui all’allegato C del D.Lgs. 152/2006 per un quantitativo pari a 34.000 t/anno di rifiuti
identificati dai sotto elencati codici CER:
020103 scarti di tessuti vegetali
020106 feci animali, urine e letame (comprese le lettiere usate), effluenti, raccolti separatamente e trattati fuori sito.
020201 fanghi da operazioni di lavaggio e pulizia
020204 fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti
020301 fanghi prodotti da operazioni di lavaggio, pulizia, sbucciatura, centrifugazione e separazione di componenti
020304 scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione
020305 fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti
020399 sanse di olio di oliva (provenienti da processi di estrazione senza impiego di solventi)
020403 fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti
020501 scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione
020502 fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti
020601 scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione
020603 fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti
020701 rifiuti prodotti dalle operazioni di lavaggio, pulizia e macinazione della materia prima
020702 rifiuti prodotti dalla distillazione di bevande alcoliche
020704 scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione
020705 fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti
030101 scarti di corteccia e sughero
030105 segatura, trucioli, residui di taglio, legno, pannelli di truciolare e piallacci diversi da quelli di cui alla voce 0301
04
030301 scarti di corteccia e legno
030302 fanghi di recupero dei bagni di macerazione (green liquor)
030310 scarti di fibre e fanghi contenenti fibre, riempitivi e prodotti di rivestimento generati dai processi di separazione
meccanica
030311 fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti, diversi da quelli di cui alla voce 03 03 10
31
040107 fanghi, prodotti in particolare dal trattamento in loco degli effluenti, non contenenti cromo
040221 rifiuti da fibre tessili grezze
100101 ceneri pesanti, scorie e polveri di caldaia (tranne polveri di caldaia di cui alla voce 1001 04)
100102 ceneri leggere di carbone
100103 ceneri leggere di torba e di legno non trattato
150101 imballaggi in carta e cartone
150103 imballaggi in legno
190604 digestato prodotto dal trattamento anaerobico dei rifiuti urbani
190606 digestato prodotto dal trattamento anaerobico di rifiuti di origine animale o vegetale
190805 fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane
190812 fanghi prodotti dal trattamento biologico delle acque reflue industriali diversi da quelli di cui alla voce 190811
200101 carta e cartone
200108 rifiuti biodegradabili di cucine e mense
200138 legno, diverso da quello di cui alla voce 2001 37
200201 rifiuti biodegradabili
200302 rifiuti dei mercati
In impianto vengono trattati sostanzialmente:
� Residui lignocellulosici (rifiuto verde);
� Fanghi biologici di depurazione prodotti dalla depurazione delle acque reflue urbane in
loco. Del fango filtro-pressato, solo una parte viene utilizzata per l'impianto di
compostaggio. Generalmente il rapporto è di 4:1 in volume tra lignocellulosici e verde.
Per altre matrici, tale rapporto viene stabilito dal Responsabile Tecnico dell’impianto.
� Rifiuti del mercato ortofrutticolo.
� Altre matrici organiche compatibili.
Il decreto di autorizzazione della Provincia di Padova, prescrive che la gestione
dell’impianto di compostaggio, deve avvenire nel rispetto della normativa vigente con
particolare riferimento alla D.G.R.V. n. 568 del 25/2/2005, oltre a ulteriori prescrizioni
concernenti l’ingresso dei rifiuti, ed il loro trattamento fino al raggiungimento del prodotto
finito.
I materiali e i rifiuti prodotti presso l’impianto, che comprende anche l’attività di
compostaggio, sono:
� Ammendante compostato di qualità (compost), destinato all’agricoltura e al settore
florovivaistico,
� Acqua depurata
� Fanghi riutilizzabili.
L’impianto è certificato ISO 14001.
32
Nel corso della visita ispettiva, alla presenza del Responsabile Tecnico dell’impianto e dei
suoi collaboratori, si è proceduto alla verifica delle prescrizioni contenute nel decreto di
autorizzazione della Provincia di Padova a cui l’impianto risulta assoggettato per l’esercizio
dell’attività di compostaggio, nonché alla verifica del Programma di Garanzia della Qualità
di cui alla DGRV 568/05.
L’intera area, è completamente circondata da un terrapieno su cui sono piantumate essenze
arboree per mitigare gli impatti visivi e per consentire un migliore inserimento ambientale
della struttura.
L’impianto di compostaggio studiato, è strutturato come segue:
• Piazzali asfaltati, in modo da consentire il transito degli automezzi pesanti ed evitare
che acque di dilavamento e percolato possano infiltrarsi nel terreno.
• Il locale prefabbricato adiacente alla pesa al fine di ospitare il personale addetto alla
ricezione dei mezzi in ingresso.
• Il capannone di biossidazione accelerata destinato alla prima fase della trasformazione
biologica.
• La biocella che consente di confinare rifiuti particolarmente odorigeni.
• Il capannone di stoccaggio compost / miscelazione, che occupa una superficie pari a
1250 metri quadrati suddiviso in due parti, di cui una destinata allo stoccaggio del
compost prodotto e l’altra completamente tamponata e destinata allo stoccaggio dei
fanghi provenienti dal processo di depurazione delle acque reflue urbane ivi installato.
• L’area scoperta destinata alle fasi di lavorazione, è realizzata in conglomerato
bituminoso e dotata di una rete interna di caditoie per la raccolta delle acque meteoriche
ed eventuali percolati che vengono avviati all’adiacente depuratore. Tale superficie,
costituisce la zona di stoccaggio dei residui lignocellulosici e di maturazione del
materiale estratto dal capannone di biossidazione.
• Le emissioni gassose, sono trattate da due impianti indipendenti di aerazione forzata e
di aspirazione. Il primo ha la funzione di garantire l’apporto di ossigeno alla biomassa
in trasformazione tramite le griglie poste nel pavimento sotto i cumuli del capannone di
biossidazione accelerata, il secondo, ha la funzione di aspirazione dell’aria dai
capannoni attraverso delle condotte poste in prossimità delle tettoie.
• Entrambi gli impianti, convogliano a biofiltri indipendenti deputati alla depurazione
delle sostanze maleodoranti contenute nel flusso d’aria aspirato. La biofiltrazione è una
33
tecnologia mediante la quale le emissioni vengono fatte passare uniformemente
attraverso un mezzo poroso biologicamente attivo, ovvero in un apposito letto riempito
con materiali quali cortecce, legno triturato, compost maturo, torba, ecc.., che vengono
colonizzati da microrganismi aerobi in grado di degradare i composti da trattare presenti
nelle emissioni. La colonizzazione e le attività metaboliche avvengono all'interno del
biofilm, che è una pellicola d'acqua che si crea attorno alle particelle della matrice
solida di cui il bofiltro è costituito. In pratica, i microrganismi di un biofiltro non fanno
altro che completare la degradazione della sostanza organica di partenza, di cui i
composti odorosi sono intermedi di degradazione.
• Il biofiltro principale, serve il sistema di aspirazione dalle tettoie.
Tabella n. 7: rilievo fotografico del biofiltro a servizio dell’impianto - maggio 2008
35
5.1. IL PROCESSO DI COMPOSTAGGIO
Il processo di produzione del compost nell’impianto preso in esame, si articola nelle
seguenti fasi operative:
a) Ricezione e stoccaggio dei rifiuti in ingresso.
I rifiuti in ingresso, devono risultare conformi alla D.G.R.V. n. 568/05. (art. 4 di
autorizzazione all’esercizio). Gli automezzi in ingresso dopo essere stati pesati,
depositano i rifiuti nell’area di ricezione sul piazzale esterno. In alcuni casi, per evitare
stoccaggi prolungati, i rifiuti previa triturazione o riduzione volumetrica, possono essere
trasportati presso altri impianti utilizzatori. Al momento della verifica, era in fase di
triturazione il rifiuto verde. La successiva operazione è lo stoccaggio dentro un locale
chiuso e mantenuto in depressione.
b) Triturazione dei rifiuti lignocellulosici.
I rifiuti grezzi depositati nell’area di stoccaggio (cortecce, ramaglie, scarti di potatura,
ecc…), vengono prelevati dai mezzi d’opera e triturati con apposito mulino trituratore. Il
rifiuto trinciato e sfibrato viene posto in cumulo in attesa della miscelazione con le altre
matrici. I rifiuti lignocellulosici fermentescibili, una volta macinati, dovranno essere
avviati rapidamente alla fase di biossidazione. Lo stoccaggio della frazione verde –
lignocellulosica, in attesa di lavorazione come da prescrizione autorizzatoria, non deve
superare i 5000 m3 ed i cumuli l’altezza di 5 metri.
Tabella n. 9 :Triturazione dei rifiuti in ingresso all’impianto – maggio 2008
36
Al momento della verifica, l’impianto era in funzione in tutte le sue parti. Sul piazzale
esterno allo scoperto, erano stoccati rifiuti derivanti dal mercato ortofrutticolo -
cosiddetti “mercatali” - identificati con codice CER 200302, per un volume stimato a
vista pari a 140 mc, legno triturato pari a 350 mc, sovvallo identificato con codice CER
190501 mc. 1500 e rifiuti in ingresso all’impianto per i quali si è proceduto alla verifica
del registro di carico e scarico e formulari di identificazione rifiuto non riscontrando
incongruenze con quanto rilevato visivamente né con quanto autorizzato. Era in atto la
triturazione di rifiuti lignocellulosici di cui, ad eccezione del cumulo in lavorazione, non
si riscontravano stoccaggi.
c) Miscelazione delle matrici e avvio alla fase di biossidazione.
1. l’introduzione dei rifiuti nella sezione centrale dell’edificio del capannone di
biossidazione avviene con l’utilizzo di pale meccaniche.
2. il posizionamento delle matrici viene disposto in due corsie nel comparto
biossidazione accelerata, e la miscelazione viene attuata contemporaneamente al
rivoltamento,
3. la miscela si attua con l’uso delle macchina miscelatrice, con caricamento dei
diversi tipi di rifiuto secondo i rapporti prestabiliti.
d) Fase biossidativa
La fase di biossidazione, ha una durata di almeno 28 giorni, avviene all’interno del
capannone chiuso e mantenuto in depressione, dotato di un sistema di aerazione dei
cumuli. Il materiale caricato e disposto nella zona centrale del capannone, viene spostato
ad ogni rivoltamento per mezzo di una rivoltatrice automatica applicata su carroponte
verso una delle estremità del capannone stesso, fino a permettere il suo asporto tramite
pale meccaniche. Ogni rivoltamento, libera la corsia centrale permettendo così l’ingresso
di materiale fresco. Una volta giunto al termine della corsia, il materiale viene estratto
dall’edificio e vagliato grossolanamente proseguendo quindi la maturazione all’aperto. I
rivoltamenti eseguiti, vengono registrati nella scheda che accompagna la partita.
La miscela durante questa fase è rivoltata, al fine di consentire lo svolgimento del
processo per il raggiungimento di temperature intorno a 70°C, che consentono
l’igienizzazione del materiale da semi infestanti e da germi patogeni. Durante il
sopralluogo, nel capannone di biossidazione sono stati rilevati i parametri temperatura e
la concentrazione di CO2. I dati sono riportati nello schema sottostante.
37
6
5
4 51,8°C 67,3°C 45°C 71°C
18% 20% 0% 0%
3 73°C 55,7°C 62,1°C 53,5°C
2,5% 0% 10% 10%
2
50,7°C 63,5°C 60°C 77,6°C
16% 0% 0% 2%
L
A
T
O
S
U
D
N
U
M
E
R
O
C
O
R
S
I
A
1 75,6°C 25,3°C 61,7°C 58,2°C
1% 0% 0% 12%
Z
O
N
A
D
I
C
A
R
I
C
O
L
A
T
O
N
O
R
D
Tabella n. 10:Valori di temperatura in (°C) e concentrazione di CO2 in (%) rilevati nel capannone
ove si svolge la fase di biossidazione – maggio 2008.
Tabella n. 11: rilievo fotografico delle operazioni di misura del prodotto in trasformazione durante la fase
di biossidazione- maggio 2008.
38
Tabella n. 12: altro rilievo fotografico delle operazioni di misura del prodotto in trasformazione durante
la fase di biossidazione- maggio 2008.
Il materiale in biossidazione all’interno del capannone, viene controllato per il parametro
temperatura durante la 3^ settimana dall’inizio dell’allestimento della partita, mentre per
il materiale caricato nella biocella vengono monitorati ogni ora sia la temperatura sia la
% di saturazione di O2. All’uscita dalla biossidazione, viene determinata su ogni partita
l’umidità e l’indice di respirazione, in seguito il materiale messo in maturazione, viene
controllato ogni 15 giorni per i seguenti parametri chimico fisici: umidità, pH e ceneri;
settimanalmente temperatura.
Nella fase di biossidazione accelerata, sia l’aria proveniente dai sistemi di ventilazione
forzata per l’eventuale ossigenazione del cumulo, che quella presente all’interno del
capannone, viene asportata ed inviata alla biofiltrazione per l’abbattimento degli odori.
Le analisi delle emissioni, comprensive del numero di ore di funzionamento, sono
effettuate da laboratorio certificato SINAL e sono trasmesse all’Osservatorio ARPAV
trimestralmente.
Nel corso della verifica, non si sono riscontrate emissioni di odori se non all’interno dei
capannoni, dei rifiuti stoccati nella pertinenza dell’impianto e riconducibili al
trattamento di compostaggio.
Nel corso della verifica, si è proceduto ad effettuare il prelievo di un campione del
materiale in trasformazione.
39
Tabella n. 13:Fase di campionamento del prodotto in trasformazione - Maggio 2008
Il campione è stato ottenuto con il metodo della quartatura come previsto dalla DGRV 568/05
allegato B.
Prima quartatura seconda quartatura
scartare
conservare
scartare scartare
campione per l’analisi scartare
conservare
scartare
40
Delle operazioni di campionamento è stato redatto il verbale di campionamento ARPAV.
Nel mese di Luglio 2008, il personale dell’Osservatorio ha proceduto ad una nuova verifica
al fine di procedere ad un prelievo del prodotto finito per la verifica dei limiti di cui alla
tabella C della DGRV 568/05 “limiti di accettabilità per il Compost Veneto”.
e) Prevagliatura del materiale.
Dopo la fase biossidativa, il materiale viene asportato e vagliato con il vaglio a maglie
grossolane. Questa vagliatura, ha principalmente lo scopo di rimuovere i materiali di
grandi dimensioni (sovvallo) dalla massa in trasformazione. La frazione separata può
essere rimessa in circolo, eventualmente previa triturazione, o utilizzata come materiale
di copertura per discarica. Il materiale vagliato viene disposto in cumulo all’esterno o
all’interno del capannone di stoccaggio dove rimane in maturazione per almeno 45
giorni.
f) Maturazione in cumulo.
La fase di maturazione avviene quindi in cumuli e può durare da 45 a 60 giorni. In
questa fase, è prevista l’aerazione forzata ed i rivoltamenti sono eseguiti solo se
necessario, in relazione alle verifiche dei parametri di processo effettuate. Il numero di
rivoltamenti e i risultati delle verifiche dei parametri, vengono registrati nella scheda
della partita corrispondente. I cumuli in maturazione, vengono identificati con un
apposito cartellino che riporta il numero della partita.
Tabella n. 14: cumulo di materiale in maturazione con cartellino rilevante il numero della partita - maggio 2008.
41
g) Vagliatura finale.
L’operazione di raffinamento del prodotto grezzo, è effettuata con vagli a letto inclinato
e maglie vibranti o con vagli rotanti a tamburo. Attraverso l’operazione di vagliatura
finale, si rendono disponibili:
� il compost fine che viene posto all’interno dell’apposito capannone di stoccaggio
del prodotto finito con pezzatura inferiore a 10 mm e destinato ad utilizzi specifici
quali ad esempio la preparazione di terricci.
� Il sovvallo che ha gli stessi usi di quello derivante dalla prevagliatura.
h) Stoccaggio del compost.
Il compost che ha ultimato il ciclo di lavorazione, viene stoccato all’interno del
capannone fino al momento della cessione.
Tabella n. 15: rilievo fotografico del capannone di stoccaggio del ACQ prodotto, e dei fanghi di
depurazione.- maggio 2008.
i) trattamento delle arie esauste
Ogni 15 giorni viene eseguita la verifica dell’umidità e del pH del materiale filtrante e
delle emissioni di ammoniaca e idrogeno solforato dai biofiltri, registrando i risultati sul
quaderno di manutenzione. Allo stesso modo si opera per la misura del flusso in ingresso
e della contropressione dei ventilatori, che danno indicazioni sul grado di
compattamento del materiale. Per quanto possibile tali ultime misure vengono eseguite
settimanalmente. Annualmente si esegue un controllo delle emissioni di sostanze
organiche volatili e di polveri.
j) Non conformità
Il Programma di Garanzia della Qualità, adottato dall’impianto, ai sensi della DGRV
42
568/05, prevede che le non conformità debbano essere segnalate da chiunque le rilevi
mediante la compilazione di un modulo interno che deve riportare ogni informazione
utile per l’identificazione della situazione che si è presentata.
Ai fini della risoluzione delle non conformità, detto programma prevede di esaminare le
possibili cause delle stesse e, caso per caso, l’individuazione del trattamento correttivo.
Nel modulo previsto, saranno descritte le attività destinate alla risoluzione della non
conformità, i responsabili dell’attuazione e i tempi previsti. Il citato modulo viene
firmato dai responsabili individuati per presa visione del compito affidato. Nel caso di
un prodotto non conforme, ad esempio, il Responsabile tecnico dell’impianto procede ad
evidenziare la non conformità del materiale nella scheda di gestione del cumulo,
informando gli operatori , e a fare confinare il materiale non conforme in un zona
chiaramente delimitata. Successivamente il Responsabile decide di adottare le opportune
azioni correttive rinviando eventualmente il materiale alla fase iniziale del processo o
destinandolo alla fase di smaltimento. In ogni caso la non conformità viene evidenziata
nel previsto modulo. Al termine della chiusura della non conformità una copia del
modulo viene trasmessa per conoscenza all’Osservatorio per il compostaggio ARPAV.
5.2. VALUTAZIONE PIANO DI CONTROLLO
Dalla relazione tecnica anno 2007, emerge che sono state effettuate nell’arco dell’anno
2007 n.06 sopralluoghi rispettivamente in data 11.01.07, 27.03.07, 21.06.07, 28.09.2007 e
18.12.2007. Si tratta di verifiche interne in cui si sono verificati la conformità normativa,
l’applicazione del piano di sorveglianza e misurazione, l’applicazione del Sistema di
Gestione Qualità / Ambiente e gestione dell’impianto del trimestre precedente la data della
verifica. In data 18.05.07 la verifica ispettiva era esterna. Le verifiche del piano di
sorveglianza e misurazione sono state eseguite da laboratorio accreditato SINAL e / o da
laboratori esterni.
Nel corso dei sopralluoghi condotti, è stata controllata la corretta compilazione e
l’aggiornamento della documentazione obbligatoria relativa ai rifiuti ossia registri di carico
e scarico e formulari di trasporto rifiuti. I controlli non hanno evidenziato non conformità
nella gestione della documentazione relativa alla gestione dei rifiuti.
Lo stesso controllo stato effettuato sui documenti gestionali dell’impianto, in particolare
sul quaderno di manutenzione, sulle schede di manutenzione dei macchinari, sulle schede di
gestione dei cumuli di compostaggio e su altri documenti previsti dal Sistema di Gestione
43
Qualità e Ambiente.
Il totale dei quantitativi di rifiuti conferiti nell’anno 2007 all’impianto di compostaggio,
risultano pari a 32.815,02 tonnellate, a fronte delle 34.000 autorizzate.
QUANTITA’ ESPRESSA IN TONNELLATE
CER Provenienza 1°trimestre
2007
2°trimestre
2007
3°trimestre
2007
4°trimestre
2007
TOTALE
020103 FUNGICULTURA 83.08 56,84 70,80 210,72
020204 FANGHI DA LAVORAZIONE
AGROALIMENTARE
14,80 15,04 16,58 41,84 88,26
020304 SCARTI DI LAVORAZIONE DI
VEGETALI
34,72 142,18 226,38 219,24 622,52
020601 SCARTI DI LAVORAZIONE DI
VEGETALI
29,22 33,94 41,06 20,12 124,34
020704 RASPI D’UVA 104,16 3,66 107,82
190606 DIGETATO PRODOTTO DAL
TRATTAMENTO ANAEROBICO DI
RIFIUTI
45,74 45,74
190805 FANGHI DI DEPURAZIONE DI ACQUE
REFLUE URBANE
620,00 1.260,00 1.160,00 990,00 4.030,00
200201 RIFIUTI DA MANUTENZIONE PARCHI E
GIARDINI (VERDE)
4.374,08 8.447,24 6.857,95 5.492,77 25.172,04
200203 RIFIUTI DA MERCATI
ORTOFRUTTICOLI
791,84 703,26 578,00 340,48 2.413,58
TOTALE 5.933,48 10.658,50 8.984,13 7.178,91 32.815,02
Tabella n. 16: totale dei rifiuti conferiti in impianto alla fine di ogni singolo trimestre anno 2007.
Le analisi sui rifiuti conferiti in ingresso hanno sempre rispettato i limiti di cui alla tabella
A della DGRV 568/05.
CER Umidità %
Cd mg/kg s.s.
Cr. VI mg/kg s.s.
Cr tot. mg/kg s.s.
Hg mg/kg s.s.
Ni mg/kg s.s.
Pb mg/kg s.s.
Cu mg/kg s.s.
Zn mg/kg
s.s. 020103 54,5 < 0,5 < 0,5 13,5 < 0,5 15,1 6,5 57,3 174,3
020204 91,6 < 0,5 < 0,5 11,9 0,5 8,5 3,6 28,6 156,4
020304 26,1 < 0,5 < 0,5 4,2 1,2 8,2 2,7 30,7 72,1
020304 69,3 < 0,5 < 0,5 1,9 < 0,5 1,2 1,1 27,2 28,4
020304 94,9 < 0,5 < 0,5 18,0 < 0,5 3,3 5,8 16,7 61,0
020304 47,2 < 0,5 < 0,5 8,0 < 0,5 29,0 1,2 169,5 1580,0
020304 0,0 < 0,5 < 0,5 1,5 < 0,5 10,6 <0,5 25,3 85,4
020601 16,0 < 0,5 < 0,5 3,4 < 0,5 7,0 2,5 15,2 64,6
020601 29,4 < 0,5 < 0,5 < 0,5 < 0,5 <0,5 < 0,5 4,8 12,9
020704 78,2 < 0,5 < 0,5 < 0,5 < 0,5 7,2 1,6 250,0 544,0
190805 82,2 0,6 < 0,5 36,9 0,8 29,7 16,6 115,4 611,3
190805 82,4 0,7 < 0,5 15,1 0,6 16,0 13,3 113,5 419,2
190805 81,8 < 0,5 < 0,5 12,1 < 0,5 40,2 5,7 175,1 754,4
190805 77,7 < 0,5 < 0,5 15,5 < 0,5 74,8 17,3 112,7 403,6
190805 81,1 1,38 < 0,5 47,5 0,6 27,3 33,7 226,8 654,9
44
190805 82,2 < 0,5 < 0,5 11,7 < 0,5 14,8 14,3 86,5 291,1
190805 84,0 < 0,5 < 0,5 33,4 < 0,5 17,7 44,0 468,7 1051,3
190805 83,0 < 0,5 < 0,72 17,8 < 0,5 18,0 35,6 208,9 630,8
200201 51,1 < 0,5 < 0,5 4,6 < 0,5 2,3 3,9 20,0 55,1
200302 68,3 < 0,5 < 0,5 12,2 < 0,5 3,7 2,4 78,3 66,3
limiti --------- < 20 < 0,5 <750 < 10 <300 <750 <1000 <2500
Tabella n. 17: percentuale di umidità e limiti dei metalli Cd, Cr. VI, Cr.Tot, Hg, Ni, Pb, Cu e Zn dei rifiuti in ingresso all'impianto anno 2007.
Una parte dei rifiuti lignocellulosici identificati con codice CER 200201 conferiti in
impianto, non sono stati trattati nel processo ma avviati ad impianti di recupero.
quantità in tonnellate
Primo trimestre 2007 569,11
Secondo trimestre 2007 1.779,96
Terzo trimestre 2007 1.806,80
Quarto trimestre 2007 1.527,06
TOTALE 5.682,93
Tabella n. 18: rifiuti conferiti in impianto ma non trattati e avviati ad altro impianto di recupero - anno
2007.
Del rifiuto verde conferito all’impianto è stata inoltre estratta una minima parte di materiale
lignocellulosico non idoneo al compostaggio, per un totale annuo di 150 tonnellate. Tale
rifiuto è stato conferito allo stoccaggio legno da raccolta differenziata e destinato a specifici
impianti di recupero.
I dati relativi alla gestione del processo di compostaggio, registrati sugli appositi moduli,
hanno evidenziato il rispetto delle prescrizioni della DGRV 568/05. in particolare sono stati
rispettati i rapporti di miscelazione tra fanghi, rifiuti lignocellulosici ed altri rifiuti e i tempi
previsti per la biossidazione e la maturazione del compost. Sono stati inoltre eseguiti i
controlli analitici previsti dal Piano di Sorveglianza e Misurazione per la valutazione
dell’andamento del processo quali temperatura, umidità, pH e ceneri.
Per quanto riguarda l’Indice di Respirazione, in seguito alla rilevazione a Maggio 2007, di
un valore più alto rispetto agli ultimi rilevati ossia pari a 2.581 mg O2 kg-1 SV h-1 come si
vede dalla sottostante Tabella .
45
Indice di respirazione dinamico
mg O2 kg-1 SV h-1 .
Dicembre 2006 572
Marzo 2007 1.377
Maggio 2007 2.581
Agosto 2007 1484
Novembre 2007 1.151
Gennaio 2008 1.213
Tabella n. 19: rilevazioni del valore dell'Indice di Respirazione Dinamico tra il mese di Dicembre 2006 e il
mese di Gennaio 2008, dopo la fase di biossidazione.
E’ stato messo in atto un monitoraggio del processo in stretta collaborazione con ARPAV-
Ossevatorio sul compostaggio, per individuare le possibili cause dell’innalzamento. In
particolare si è ipotizzato che l’umidità fosse troppo bassa per permettere lo svolgimento
corretto del processo. Si è quindi provato a variare l’insufflazione d’aria, cercando di
evitare un eccessivo asciugamento del materiale, mantenendo l’umidità più alta verificando
un abbassamento progressivo dell’Indice di Respirazione fino a rientrare entro i limiti pari a
≤ 1.300 mg O2 kg-1 SV h-1 .
Durante l’anno 2007 la biocella non è mai entrata in uso.
La quantità di Ammendante Compostato Misto prodotto e commercializzato nell’anno 2007
è pari a 12.128,44 tonnellate come riportato nella seguente tabella.
quantità in tonnellate
Primo trimestre 2007 2.298,48
Secondo trimestre 2007 3.028,52
Terzo trimestre 2007 4.025,58
Quarto trimestre 2007 2.275,86
TOTALE 12.128,44
Tabella n. 20: ACQ prodotto nell'anno 2007.
L’ammendante è stato destinato ad aziende agricole e per lo più impiegato per la
fertilizzazione di coltivazioni estensive, ed in minima parte per coltivazioni orticole e
floricole.
In conformità a quanto previsto dal piano di sorveglianza e misurazione, è stata eseguita ,
con frequenza bimestrale, l’analisi dell’ammendante per verificare il rispetto dei limiti di
legge. I controlli hanno sempre avuto esito favorevole.
46
parametri Unità di misura
29.01.2007 15.03.2007 1.05.2007 13.07.2007 11.09.2007 20.11.2007 Limiti 568/05 e D.lgs. 217/06
Umidità % 40,47 33,53 35,15 39,00 34,50 30,45 < 50
pH 7,83 7,92 8,20 8,10 7,42 7,61 6,0 – 8,5
Carbonio
Organico
% s.s. 27,1 26,8 28,3 28,0 27,5 28,0 ≥ 25
Carbonio
umico e
fulvico
% s.s. 8,0 14,5 8,0 7,2 8,5 8,1 ≥ 7
Azoto
totale
% s.s. 2,31 2,32 2,10 2,47 2,37 2,20 Da
dichiarare
Azoto
organico
% s.s. sul
totale
83,0 81,0 84,0 85,0 81,0 82,0 ≥80
Rapporto
C/N
14,1 14,3 16,0 13,3 14,3 15,9 ≤ 25
Cadmio mg/kg < 0,5 < 0,5 < 0,5 < 0,5 < 0,5 < 0,5 ≤ 1,5
Cromo VI mg/kg < 0,5 < 0,5 < 0,5 < 0,5 < 0,5 < 0,5 ≤ 0,5
Cromo
totale
mg/kg 7,2 14,2 17,3 21,0 24,3 33,3
Mercurio mg/kg <0,5 0,6 < 0,5 < 0,5 < 0,5 < 0,5 ≤ 1,5
Nichel mg/kg 9,2 9,2 11,6 11,03 11,8 15,4 ≤ 100
Piombo mg/kg 4,7 16,2 48,9 26,2 13,0 29,2 ≤ 140
Rame mg/kg 63,9 55,1 58,3 32,0 117,1 83,6 ≤ 150
Zinco mg/kg 114,1 150,0 168,2 100,0 267,1 193,9 ≤ 500
Fosforo
totale
% s.s. 0,42 0,34 0,43 0,2 0,3 0,3 Da
dichiarare
Potassio
totale
% s.s. 1,1 1,2 1,1 1,1 0,3 1,3 Da
dichiarare
Salinità meq/100 g.
s.s
27,5 24,8 47,6 35,0 52,3 40,3 Da
dichiarare
Salmonella N°/25 g.
t.q.
assenti assenti assenti assenti assenti assenti assenti
Materiale
plastico e
altri inerti
% s.s. assenti assenti assenti assenti assenti assenti assenti
Enterobatte
riacee totali
UFC/g assenti assenti 50 50 assenti assenti ≤ 100
Streptococc
hi Fecali
MPN/g < 2 < 2 500 200 100 <2 ≤ 1000
Nematodi N°/50 g assenti assenti assenti assenti assenti assenti assenti
Trematodi N°/50 g assenti assenti assenti assenti assenti assenti assenti
Castodi N°/50 g assenti assenti assenti assenti assenti assenti assenti
Tabella n. 21: esiti dei singoli campioni analizzati di ACQ prodotto nell'anno 2007.
47
I rifiuti prodotti dall’attività di compostaggio, come da sottostante tabella, sono costituiti
dal sopravaglio conferito in discarica oltre che a legno presente nel verde conferito e non
idoneo al compostaggio che viene estratto e destinato allo stoccaggio per idoneo recupero.
CER TIPOLOGIA Quantità tonnellate
190501 sopravaglio 2.961,71
200138 Legno da raccolta differenziata 150,00
Tabella n. 22: rifiuti prodotti dall'impianto e avviati a smaltimento e recupero nell'anno 2007
Sono stati inoltre analizzati i fanghi con frequenza semestrale per verificare la loro
conformità alla DGRV 2241/05 tabella B1/1 come previsto dal decreto di autorizzazione
all’esercizio dell’impianto. come riportato nella sottostante tabella .
parametri Unità di misura 19.06.2007 11.12.2007 limiti
pH 7,46 6,6 >5,5
Sostanza secca % 22,8 18,2
Cadmio mg/kg s.s < 0,5 1,5 < 20
Cromo totale mg/kg s.s 11,7 105,0 <750
Mercurio mg/kg s.s < 0,5 <0,5 <10
Nichel mg/kg s.s 14,8 31,0 <300
Piombo mg/kg s.s 14,3 32,0 <750
Rame mg/kg s.s 86,5 210,0 <1000
Zinco mg/kg s.s 291,1 660,0 <2500
Selenio mg/kg s.s 0,5 < 0,5 <5
Salinità meq/100 g 33,4 58,4 <200
Salmonella MPN/ g s.s.. 20 46 <1.000
Rapporto C/N 7,8 8,0 <25
Carbonio organico % s.s. 37,5 40,3 >20
Fosforo totale % s.s. 0,87 2,51 >0,4
Azoto totale % s.s. 4,83 5,01 >1,5
Potassio totale % s.s. 0,3 0,2
Grado di umificazione % 52,7 55,7
Indice di germinazione % 82 85 >60
IPA mg/kg s.s < o,1 <0,1
PCB mg/kg s.s 6.510 11471
PCDD/F (i-TEQ) Ng/kg s.s. < 0,1 0,440
Tabella n. 23: risultati analisi dei fanghi di depurazione utilizzati per la produzione di ACQ, - anno 2007
48
Per quanto attiene alle emissioni in atmosfera, sono state monitorate nell’anno 2007 le
matrici ammoniaca e idrogeno solforato con cadenza quindicinale a mezzo sensore
elettrochimico presente in impianto e SOV e polveri con cadenza semestrale. I prelievi sono
stati eseguiti in più punti del biofiltro in modo da rendere l’analisi rappresentativa di tutta
l’area. I risultati sono sempre stati inferiori al limite.
Gli inquinanti da ricercare sono stati individuati in: polveri inalabili, SOV, Ammoniaca,
Acido solfidrico, Mercaptani, Fosfine e Ammine come riportato nella sottostante tabella
Inquinante Concentrazione a monte
dell’impianto (mg/m3)
Concentrazione a valle
dell’impianto (mg/m3)
polveri inalabili 0,50 0,46
SOV 0,2 0,088
Ammoniaca 0,12 0,060
Acido solfidrico, <0,012 <0,0013
Mercaptani <0,012 <0,0013
Fosfine <0,00011 <0,075
Ammine <0,07 <0,00012
Tabella n. 24: risultati analitici delle emissioni in atmosfera derivanti dall'impianto e trattate dal biofiltro
nell'anno 2007
5.3. RISULTATI
1. Il rapporto di prova relativo al campione di materiale in trasformazione prelevato in
data 21.05.2008, ha evidenziato il valore dell’IRD pari a 1866 mg O2/kg SV/h., quindi
superiore al limite di cui alla tab. G della DGRV 568/05. Come da Regolamento del
Marchio, è stata segnalata da parte dell’Osservatorio, la non conformità alla ditta, la
quale ha ricondotto la non-conformità al fermo della macchina rivoltatrice per 10 gg
(come da quaderno di manutenzione dell'impianto). L’osservatorio ha quindi proceduto
in data 28/07/08, al prelievo di un nuovo campione del materiale in trasformazione. Il
rapporto di prova ha evidenziato il valore dell’IRD pari a 520 mg O2/kg SV/h, quindi
nel rispetto del limite di cui alla tab. G della DGRV 568/05.
2. In data 28/07/08 l’Osservatorio ha proceduto al prelievo di un campione di prodotto
finito, il cui rapporto di prova ha evidenziato il rispetto dei limiti di cui alla tabella C
della DGRV 568/05.
Relativamente alla documentazione acquisita nell’ambito della verifica effettuata in data
21.05.2008 presso l’impianto, si rileva quanto segue:
49
a) dalla dichiarazione MUD anno 2007, si è riscontrata la corrispondenza della quantità di
rifiuti gestita e autorizzata.
b) il quaderno di manutenzione tenuto ai sensi dell'art. 38 della Legge n. 33 del
16.04.1985, risulta conforme al modello previsto dalla medesima Legge n. 33/85 e
correttamente firmato in ogni sua pagina dal Tecnico Responsabile. Al momento della
verifica risultava compilato in ogni sua parte fino alla pagina n. 43, la cui ultima
registrazione era datata 20 maggio 2008. Si sono prese in considerazione le registrazioni
dal 01.03.2008 al 20.05.2008. Nella colonna avente ad oggetto "lavori eseguiti
manutenzione ordinaria" figurano registrati interventi del tipo: controllo impianto,
triturazione materiale, vagliatura materiale, rivoltamento cumulo capannone
biossidazione, allestimento cumulo capannone biossidazione ecc.. . Nella colonna
avente ad oggetto "lavori eseguiti di manutenzione programmata", risulta compilato con
le registrazioni riportanti le ore di funzionamento macchine suddivise per tipologia di
macchinario, ossia: pala meccanica, trituratori, vaglio, ragno, rivoltatrice, controllo
efficienze biofiltri, sostituzione ventilatore biofiltro e sostituzione giunti antivibranti
preceduto dalla registrazione riguardante un’avaria al ventilatore biofiltro, rottura
palette fresa rivoltatrice e successivamente sostituzione delle stesse, sostituzione catene.
In un'ulteriore colonna sono stati indicati i dati meteo, temperatura e piovosità, nonchè
il consumo di energia in kWh relativi ad ogni giorno.
c) La procedura per la prevenzione e la gestione delle emergenze e degli incidenti
ambientali: descrive le modalità e le responsabilità attuate in impianto per
l’individuazione, la gestione e la risoluzione di situazioni di emergenza o incidenti
ambientali e la prevenzione e attenuazione degli impatti ambientali che ne possono
conseguire. Dalla studio condotto dalla ditta e dalla valutazione degli aspetti e impatti
che possono determinare potenziali situazioni di emergenza e possibili incidenti che
possono verificarsi presso l’impianto, sono emersi come fattori di rischio:
• Scarichi accidentali nelle acque o nel terreno,
• Rischi di incendio.
Gli esiti dello studio, sono stati formalizzati nelle schede di emergenza per ciascuna
situazione di emergenza o incidente individuati:
• fase di processo come ricevimento e stoccaggio dei rifiuti lignocellulosici, fanghi,
capannone di biossidazione, biocella, stoccaggio dei prodotti finiti, cessione del
50
compost, consegna stoccaggio insetticida e uso dello stesso,
• risposta alla situazione di emergenza o incidente,
• impatti ambientali che possono risultare dalla situazione di emergenza o incidente,
• modalità di prevenzione,
• modalità di attenuazione,
• lista del personale da contattare per la gestione dell’emergenza,
• Riferimento a numeri di telefono utili per la gestione dell’emergenza.
Le schede, oltre che consegnate al personale che opera in impianto, vengono esposte in
modo chiaro nei luoghi in cui possono avere luogo le potenziali situazioni di emergenza o
incidenti. Tale analisi, ha altresì messo in evidenza la necessità di eseguire almeno una
simulazione annuale.
d) La scheda di gestione processo dell’impianto di compostaggio, riporta le caratteristiche
e le quantità anche in percentuale sul peso totale dei rifiuti oggetto di miscelazione. In
relazione alla fase di biossidazione, sono riportate le date dei rivoltamenti e della
temperatura rilevata. La scheda riporta altresì l'analisi ed i controlli di processo dei
cumuli in maturazione l'umidità in percentuale, il pH e la temperatura media rilevata.
e) In data 07 febbraio 2008 presso l’impianto è stata condotta un’indagine di valutazione
degli inquinanti aerodispersi in ambiente esterno.
f) In data 5 febbraio 2008 e 25 luglio 2008, è stato commissionato ad un laboratorio
privato di ditta esterna il controllo delle emissioni in atmosfera dei biofiltri. I risultati
analitici alle uscite dei biofiltri 1, 2 e 3 sono stati confrontati con i limiti imposti dal
decreto di autorizzazione provinciale per i parametri idrogeno solforato, ammoniaca,
SOV e polveri i quali risultano entro i limiti.
g) Risulta effettuato un campionamento dei fanghi di depurazione dell'impianto espletate
da laboratorio esterno. Il rapporto di prova datato 12.02.2008, indica il rispetto dei
limiti di cui alla DGRV 2241/05 tabella B1/1 come previsto dal decreto di
autorizzazione all’esercizio dell’impianto.
h) Il registro fanghi (reg. c/s rifiuti) risulta vidimato in data 22.08.2007 iniziato in data
12.01.2008 registrazione n. 17. I rifiuti identificati con codice CER 19 08 05, vengono
utilizzati per il 50% della quantità prodotta per l'impianto di compostaggio, mentre i
restanti, vengono avviati all’operazione di recupero R3 Riciclo/recupero delle sostanze
organiche non utilizzate come solventi (comprese le operazioni di compostaggio e altre
51
trasformazioni biologiche) presso impianti di compostaggio esterni.
i) Il registro di carico e scarico rifiuti, evidenzia che rifiuti identificati con CER 20 02 01,
in ingresso all’impianto sono stati registrati in carico con causale R13 “Messa in
riserva di rifiuti per sottoporli a una delle operazioni indicate nei punti da R1 a R 12
(escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti)”
e successivamente scaricati in uscita R13 verso altri impianti di compostaggio. Si è
rilevato altresì che rifiuti identificati con codice CER 19 05 01 “parte di rifiuti urbani e
simili non compostata”, prodotti dal processo di compostaggio, siano stati avviati al
recupero R1 “Utilizzazione principale come combustibile o come altro mezzo per
produrre energia” verso un impianto della stessa ditta in esame, avente sede in
Bassano del Grappa, ove risulta autorizzato ed operativo un impianto di recupero del
biogas.
5.4. CRITICITA’ EMERSE NEL CORSO DELLO STUDIO:
Nell’ambito della verifica effettuata nel corso dello studio, relativamente alla conduzione
dell’impianto, si è riscontrata la tracciabiltà del prodotto in ogni sua fase lungo la filiera di
processo. Non sono pertanto emerse difformità gestionali.
52
6. CONCLUSIONI
Alla luce dell’audit effettuato in data 21.05.2008, dalla documentazione acquisita e
valutata, in base alle azioni correttive adottate dalla ditta nella gestione dell’impianto,
nonché dalle analisi condotte sui materiali campionati spetta all’Osservatorio valutare se la
gestione dell’impianto garantisca le caratteristiche ambientali, agronomiche e la qualità del
prodotto ottenuto. Dal momento che obiettivo del marchio, è quello di sostenere e
promuovere l’utilizzo del Compost Veneto, l’impianto dovrà essere sottoposto a periodici
controlli analitici e di produzione, previsti dal disciplinare, che garantiscano il
mantenimento della qualità del prodotto al fine di una garanzia per gli utilizzatori.
Il controllo del mantenimento della qualità del prodotto lungo tutta la fase di processo, oltre
che diffondere fiducia nei cittadini impegnati nella raccolta differenziata, garantisce la
certezza del recupero del rifiuto, aderendo pienamente ai principi ispiratori della normativa
europea e nazionale in materia di recupero dei rifiuti.
L’applicazione del protocollo di controllo per la concessione del marchio “Compost
Veneto” costituisce inoltre una importante svolta nell’ambito delle attività di controllo di
A.R.P.A.V.
Il protocollo di controllo comporta infatti:
• un approccio unitario all’interno di A.R.P.A.V. (Osservatorio e Dipartimenti
Provinciali) al fine di garantire all’impianto una procedura di controllo univoca;
• il controllo integrato secondo procedure, approvate dalla Direzione Generale di
A.R.P.A.V., condivise fra tutte le figure coinvolte:A.R.P.A.V., Province e Impianti
• metodi di controllo uniformi tra gli Impianti appartenenti a diverse Province.
53
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conduzione degli impianti di recupero e di trattamento delle frazioni organiche dei
rifiuti urbani ed altre matrici organiche mediante compostaggio biostabilizzazione
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54
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del 25-06-1998.
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86/278/CEE concernente la protezione dell’ambiente, in particolare del suolo,
nell’utilizzazione dei fanghi di depurazione in agricoltura. Supplemento ordinario
alla G.U. n. 38 del 15 febbraio 1992.
• Decreto Legislativo 5 febbraio 1997, n. 22. Attuazione delle direttive 91/156 CEE
sui rifiuti, 91/689 CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CEE sugli imballaggi e sui
rifiuti da imballaggio. Supplemento ordinario G.U. n. 38 del 15 febbraio 1997.
• Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 "Norme in materia ambientale"
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 14 aprile 2006 - Supplemento
Ordinario n. 96
• Decreto Legislativo 29 aprile 2006, n. 217 "Revisione della disciplina in materia di
fertilizzanti" pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 141 del 20 giugno 2006 -
Supplemento Ordinario n. 152.
• D.M. 27 marzo 1998 “Modificazione allegato 1C della L. 19 ottobre 1984, recante
nuove norme per la disciplina dei fertilizzanti”.
• D. M. 5 febbraio 1998. Individuazione dei rifiuti non pericolosi sottoposti alle
procedure semplificate di recupero ai sensi degli articoli 31 e 33 del decreto
legislativo 5 febbraio 1997, n. 22. G. U. n. 72 del 16-04-1998.
• D.M. del 5 aprile 2006, n.186 Regolamento recante modifiche al decreto
ministeriale 5 febbraio 1998 «Individuazione dei rifiuti non pericolosi sottoposti
alle procedure semplificate di recupero, ai sensi degli articoli 31 e 33 del decreto
legislativo 5 febbraio 1997, n. 22». Ministero dell'Ambiente e della tutela del
territorio. (GU n. 115 del 19-5-2006)
• Delibera Direttore Generale ARPAV n. 39 del 20.01.2005, "Dipartimento
Provinciale di Treviso - Servizio Osservatorio Suolo e Rifiuti. Modifica del marchio
"Compost Veneto"
• Direttiva Europea sulle discariche 99/31/CE,
• Direttiva 2006/12/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 05 aprile 2006,
55
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base “Produzione ed impiego del compost di qualità”. S. Michele all’Adige, marzo
1998. Ed. Consorzio Italiano Compostatori, Rimini, pp. 7-30.
• Parlamento Europeo del 04 aprile 2001 “Raccomandazione del Parlamento
Europeo e del Consiglio che stabilisce i criteri minimi per le ispezioni ambientali
negli stati membri”, Decisione 2001/331/CE
• R. Chiumenti A.Chiumenti (2002). “La tecnologia del compostaggio”. Regione
Veneto (Ass. Politiche per Amb. e Mob.), ARPAV (Osservatorio Regionale Rifiuti),
56
Università degli Studi di Udine (DPTA - Dipartimento di Produzione Vegetale e
Tecnologie Agrarie).
• R. Laraia (2001). “Il ruolo della gestione dei rifiuti organici biodegradabili nella
gestione integrata dei rifiuti: orientamenti europei e nazionali. Atti “Ricicla 2001”.
Rimini.
• Regolamento CE 1774/2002 “norme sanitarie relative ai sottoprodotti di origine
animale non destinati al consumo umano”.
• R.T. Haug, (1986). “Composting process design criteria, part 3”. Biocycle, Vol. 27,
October, pp. 53-57.
• S. Silvestri, P. Nappi, R. Barberis (1997). “Il processo di compostaggio”,
L’informatore agrario (suppl.), n. 44/97: pp. 11-14.
• Sconza F., Volterra L. (1998). “Rischio igienico-sanitario connesso all’utilizzo dei
fanghi di depurazione”. Ambiente Risorse E Salute, n. 60, marzo – aprile pp. 10-16.
• DIVAPRA, IPLA, ARPA (1998). Metodi analisi dei compost. Determinazioni
chimiche, fisiche biologiche e microbiologiche. Analisi merceologica dei rifiuti.
Collana Ambiente 6, Torino, Italia.
• www.arpa.veneto.it.
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8. RINGRAZIAMENTI
Desidero ringraziare in primo luogo la mia famiglia, gli amici in particolare
Alberto e i colleghi che mi hanno sostenuto e incoraggiato in questi anni.
Vorrei ringraziare inoltre la mia relatrice Prof.ssa Valeria Marin per avermi dato
la possibilità di presentare questo lavoro di tesi.
Desidero ringraziare inoltre per il supporto tecnico ricevuto per questo lavoro, il
Dr. Lucio Bergamin per la sua puntuale e preziosa assistenza e la Dr.ssa Lorena Franz
dell’Osservatorio Regionale per Il Compostaggio dell’ A.R.P.A.V..
I miei ringraziamenti al Presidente Prof. Bruno Saia e al Coordinatore Dr. Lorenzo
Mongarli di questo Corso di Laurea, grazie ai quali è stato possibile la realizzazione di
questo percorso straordinario che mi ha consentito di accrescere le competenze tecnico
professionali nel mio lavoro di Tecnico della Prevenzione.
Mi scuso sin d’ora con tutte quelle persone che ho dimenticato di ringraziare, ma
che mi sono state vicine, confidando in una loro comunque benevole indulgenza.
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