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PPRROOGGEETTTTOO CCOOMMUUNNIISSTTAASPED.A

BB.POST.A

RT.1COMMA2D.L.353/03DEL24/12/2003(CONV.INL.46/04DEL27/02/2004)DCBBARI

EEdd ii ttoorriiaall ee

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UUnn ii rree ll ee ll oottttee ccoonnttrroo ll aa rreepprreessssii oonneeddeeii ggoovveerrnn ii ee ddeell ll oo SSttaattoo

Prende il via la campagna delcoordinamento No Austerity:sosteniamola!

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NNoo EExxppoo:: rraagg iioonn ii ee pprraattii cchheedd ii uunn ccoonnffll ii ttttoo

Il movimento tra contraddizioni epotenzialità di lotta

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II ll II VV CCoonngg rreessssoo ddee ll PPddaacc ee ll aa ssffii ddaa ddee ll ll aaccoossttrruuzz ii oonnee dd ii uunn ppaarrtt ii ttoo rr ii vvoo ll uuzz ii oonnaarrii oo

Due giorni fondamentali per lacomprensione della fase el'elaborazione di una linea diintervento corretta

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BBrraassii ll ee:: sscciiooppeerroo ggeenneerraall eeccoonnttrroo gg ll ii aattttaacccchh ii ddeell ggoovveerrnnoo

La crisi economica e politica esigeuna risposta classista dei lavoratori

1111

ÈÈ uussccii ttooii ll nnuummeerroo 77 dd ii

LL''eedd ii ttoorriiaall ee dd iiTTrroottsskkii ssmmoo OOgggg ii 1122Ricostruire la memoria del movimentooperaio perconfrontarsi con le sfide dioggi,perpreparare la rivoluzione di domani!

2 Giugno 2015 PROGETTO COMUNISTA

PROGETTO COMUNISTAMensile del PARTITO DI ALTERNATIVACOMUNISTAsezione della Lega Internazionale dei Lavoratori * Quarta Internazionale

Giugno2015– n. 52–AnnoIX–NuovaserieTestata: Progetto Comunista–Rifondare l'OpposizionedeiLavoratori.Registrazione:n. 10 del 23/3/2006presso ilTribunale di Salerno.DirettoreResponsabile:Riccardo Bocchese.

CondirettoriPolitici:Adriano Lotito, Mauro Buccheri.

RedazioneeComitatoEditoriale: Giovanni“Ivan” Alberotanza,Matteo Bavassano, Mauro Buccheri, PatriziaCammarata,Adriano Lotito, Claudio Mastrogiulio, Mauro Pomo,ValerioTorre.

Vignette:alessiospataro.blogspot.comComics: latuffcartoons.wordpress.com

GraficaeImpaginazione: Giovanni“Ivan” Alberotanza[Scribus+LibreOffice suDebianGNU/Linux]

Stampa: Litografica '92 – San Ferdinando di PugliaEditore:Valerio Torre, C.soV.Emanuele, 14 – 84123 Salerno.

Scriviunae-mailalla redazione:[email protected] telefonico: 328 17 87 809

POLITICA

Mauro Buccheri

Lacrisi del capitale continuaa far sentire pe-santemente i suoi effetti in ogni parte delmondo e i governi borghesi di tutti i coloripolitici accentuano l'attacco nei confronti

delle masse subalterne. Contrariamente alle profe-zie di qualche “intellettuale” prezzolato, dunque, lasituazione non cambia e semmai col passare deltempo si approfondiscono ulteriormente lecontraddizioni del sistema.

In Italia, dicono i dati Istat, nel mese di marzo2015 il tasso di occupazione è in calo rispetto al me-se precedente dello 0,1% e si attesta al 55,5% (ri-spetto al marzo 2013 l'occupazione è dunque incalo dello 0,3%, - 70 mila) . Il tasso di disoccupazio-ne sale a marzo di 0,2 punti percentuali rispetto almese precedente, arrivando al 13%. Nell'arco degliultimi dodici mesi il numero di disoccupati è cre-sciuto complessivamente del 4,4% (+138 mila) e iltasso di disoccupazione di 0,5 punti. Mentre perquanto riguarda i giovani lapercentuale di disoccu-pati è cresciuta, rispetto a febbraio, attestandosioltre il 43%.

Circa lametàdeigiovani italiani èdunqueprivadioccupazione, e lo sa bene il capitale che sta appro-fittando dell'Expo di Milano per lucrare sulla loroforza lavoro! In questo solco si colloca anche l' ideadi “alternanza scuola-lavoro”, uno dei punti piùinquietanti della controriformascolastica che il go-verno Renzi prova ad attuare, in linea con i governiprecedenti e coerentemente con una visioneaziendalistica della scuola: sfruttare il lavorogratuito degli studenti, insegnare loro a diluirsi nelsistemae ad accettarne le dinamiche.

Difficoltàe crisidei partiti di sistemain Italia

Nei numeri precedenti di Progetto Comunistaabbiamo seguito passo passo le controriforme va-rate in queste settimane dal governo Renzi, dal fa-migerato JobsActallo Sblocca Italia. Parallelamenteallo smantellamento dei diritti dei lavoratori, il“rottamatore” persegue il suo tentativo di strettaautoritaria anche sul terreno delle “riforme istitu-zionali”: il ricorso alla fiducia sull'Italicum haapprofondito lafrattura internaalPd, conunapartedella “minoranza”, guidata da “big” come Bersani,Letta, Bindi, che havotato contro l'esecutivo e alcu-ni settori di essa che non escludono una scissione(peraltro già avvenuta in qualche regione) . Mentrescriviamo il Pd registra la fuoriuscita di Pippo Ci-vati.

Le “opposizioni” parlamentari al Pd, tuttavia,non stanno certo meglio, col M5s che continua aperdere pezzi, la ridimensionata Forza Italia che simisura anche con l'ammutinamento dei fittiani,Alfano e il suo “nuovo centrodestra” relegati allamarginalità, i residui del vendolismo che fingono diopporsi al Pdper recuperare unminimo dellacredi-bilità dilapidata ma che nei fatti continuano adandare a rimorchio dei “democratici” (significativol'appoggio di Sel a Michele Emiliano alle regionaliin Puglia) .

Assistiamo insomma a un momento di gravedifficoltà, se non di crisi aperta, dei diversi partitiborghesi, compromessi con le politiche antipopo-lari degli ultimi anni, e anche l'aspirante Bonapartefiorentino conosce un forte calo di consenso, nono-stante il populismo sfacciato e il supporto costantedi larghi settori del mondo mediatico di regime,dato che ogni tentativo mistificatorio devescontrarsi con la realtà materiale che è davanti gliocchi della gente.

L'inconsistenzadellasinistrariformistapolitico-sindacale

Di fronte agli attacchi del governo Renzi eall'opportunismo delle sedicenti “opposizioniparlamentari” continuaamancare una reale oppo-sizione sociale che sia all'altezza del livello delloscontro. La sinistra riformista e centrista, nono-stante sia ridotta ai minimi termini a causa dellepolitiche opportunistiche e fallimentari promossenegli anni passati, continuaaperseverare e a cerca-re di metter su qualche cantiere di “sinistra” (oppu-re di imbarcarsi all' interno di esso) chequantomeno salvi la poltrona a un pugno di buro-crati. In questo quadro si colloca sia la cosiddetta“Altra Europa”, progetto che ha come riferimento isocialdemocratici greci di Syriza, quelli cheattualmente dirigono nel paese ellenico un go-verno di collaborazione di classe (assieme alla de-stra nazionalista e filoclericale di Anel) che, inquanto tale, non ha alcuna intenzione di romperecon la Troika ma piuttosto, per usare un'espressio-ne del suo ministro Varoufakis, di “salvare il capita-lismo dalla sua crisi”! Medesima impostazionesocialdemocratica, non interessata dunque amettere in discussione il sistema capitalista, ha la“coalizione sociale” che il leader della Fiom Mauri-zio Landini sta provando a metter su, tentando dicoinvolgere settori di “sinistra” del Pd (a partire dalgià citato Civati) , i vendoliani e i residui del Prc.Molto significativa, in tal senso, l'assenza deisoggetti promotori di questa “coalizione sociale” alcorteo milanese No Expo del primo maggio.

Del resto, Landini è il personaggio, spesso pre-sente nei talk show e nei salottini borghesi, che no-nostante si atteggi a tutore dei lavoratori nei fatti inquesti anni si è limitato a criticare l'esecutivo (enemmeno troppo convintamente, se pensiamoallo spot pubblicitario da lui fatto qualche mese faal governo Renzi!) manonhamaimobilitato labasedella Fiom per mettere in campo un'azione di realerottura con le logiche padronali, così come nelloscontro interno alla Cgil si è limitato a contrastareverbalmente e saltuariamente laCamusso e gli statigenerali cgiellini per poi accodarvisi, ad esempiorispetto alla vicenda dell'accordo vergogna sulla“rappresentanza sindacale”.

Ma la situazione di enorme limitatezzadel sinda-calismo in Italia può essere ben rappresentata ri-flettendo su quanto accade in questi giorni inambito scolastico. In contrasto alle intenzioni diRenzi e dellaministraGiannini, che attraverso la lo-ro controriforma mirano a smantellare definitiva-mente la scuola pubblica, a beneficio dei privati, e idiritti dei lavoratori, nonché ad estinguere ilconflitto sociale sui luoghi di lavoro (attraverso

l'ampliamento dei poteri dei presidi) , si è assistitoad una reazione di profondo e diffuso sdegno daparte della categoria docenti, con numerose azionidi protesta sul territorio da parte di comitati locali.A questa esigenza di conflitto, le organizzazionisindacali nostrane, inclusi alcuni sindacati di “ba-se”, hanno risposto col solito settarismo e laconsueta autoreferenzialità: invece di lavorareall'unificazione del fronte di lotta contro il governo,estendendolo ad altre “categorie”, si è scelto per lopiùdi coltivare i propri orticelli, cosicché i lavorato-ri in lotta si sono trovati davanti al solito spezzatinodi iniziative e scioperi slegati.

Ciononostante lo sciopero del 5 maggio, pro-mosso dai confederali su una piattaforma al ribas-so, con adesione di alcune sigle del sindacalismo dibase, ha fatto registrare una percentuale di adesio-ne superiore al 64%, con cortei e grandi manifesta-zioni che hanno interessato tante città d'Italia. Ilgoverno non intende arretrare e si limita ad invitareal “dialogo” i sindacati per provare ad elargirequalche contentino. Il solito film già visto, il cuidrammatico epilogo potrà essere evitato solo pro-seguendo le mobilitazioni ad oltranza, e aggirandoi tentativi di pompieraggio delle burocrazie sinda-cali, fino al ritiro del ddl sulla scuola.

Lacrisi del capitale a livellointernazionale provocaenormi

sofferenzee tensioni sociali

In questo quadro, l'unica forza politica borgheseche sembranon perdere consensi è la Legadi Salvi-ni, di cui ci siamo occupati diffusamente inparecchi articoli, nei quali abbiamo sottolineato lasuaevoluzione(si faperdire) in senso nazionalistael'accantonamento delle velleità secessionistiche edei toni antimeridionalisti. Resta tuttavia il pro-fondo razzismo di fondo, strumento con cui i leghi-sti provano acapitalizzare ilmalcontento popolare,e di cui si è avuta l'ennesima squallida riprovaall' indomani del 19 aprile scorso quando, al largodelle coste libiche, più di 800 persone sono morteannegate nell'ennesima strage di migranti perpe-trata dal capitale. A cadaveri ancora caldi, Salvini siè affrettato a ripetere la vulgata xenofoba (col solitoodioso “aiutiamoli acasa loro”) , seguito arimorchiodagliAlfano (quest'ultimo haproposto di affondareibarconiprimachepartano dall'Africa!) e daiRenzi.

In tutto il mondo (i massicci fenomeni migratoridall'Asia e dall'Africa ne sono una conseguenza) lepopolazioni soffrono tremendamente la crisi delcapitalismo: dalla Grecia, in cui Syriza prova asvolgere il ruolo di estintore sociale, al Brasile, dalMedio Oriente agli Stati Uniti, dove in questi giornia Baltimora la popolazione afroamericana insorgecontro il razzismo e la violenza della polizia, latensione sociale aumenta e la borghesia fatica a te-nere il controllo della situazione. La forbice socialesi acuisce e la miseria dilaga, anche se in tanti casi,esemplificativo quello relativo al Nepal (colpitogiorni fa dagli effetti devastanti di un terremoto) , lastampa di sistema sembra accorgersene solo ades-so.

Quali necessitàper i lavoratorie lemasse oppresse?

Questo quadro generale, che abbiamo appenaabbozzato soprattutto in relazione all' Italia, cisuggerisce quelle che sono le attuali necessità.Innanzitutto, lavorare all'unificazione delle lotteche, sia pure frammentate e isolate, esistono anchenel nostro Paese. Lavorare alla loro unione, orga-nizzazione, solidarietà, a livello nazionale einternazionale, intorno aunapiattaformadi classe,anticapitalista, antirazzista e antisessista. In talsenso, come Pdac abbiamo sostenuto l'attivitàsvolta dal coordinamento delle lotte No Austerity,che ha promosso in questi mesi importanti batta-glie, a partire da quella contro l'accordo vergognasino a quella contro la “buona scuola” renziana, eche oggi si impegna in una campagna contro la re-pressione sui luoghi di lavoro. Un'attività, quella diNo Austerity, che ha consentito di unificare nellalotta al sistema diverse realtà di lotta locali eimportanti settori del sindacalismo conflittuale.

Dato che il capitalismo insiste a livello interna-zionale, l'unità delle lotte contro il padronato deveestendersi anche'essa a livello mondiale. Signifi-cativa in tal senso la seconda riunione, prevista aSan Paolo per il mese di giugno, della Rete interna-zionale di solidarietà e di lotta, una Rete che racco-glie una sessantina di organizzazioni sindacali diEuropa, America, Asia, Africa. L'incontro è orga-nizzato dalla CSP Conlutas, il più grande sindacatodi base dell'America latina, che inqueste settimaneha supportato e diretto importanti mobilitazioniche hanno interessato il Brasile, con scioperi aoltranza nel settore dell' istruzione e blocchi dellefabbriche (come nel caso della Mercedes) chehanno costretto i padroni ad arretrare.

Siamo tuttavia convinti che la costruzione di unfronte unitario di lotta contro il governo Renzi, ecollegato alle lotte inatto inatriPaesi, sianecessarioma non sufficiente. Per questo motivo, in quantomilitantidellaLit-QuartaInternazionale edelPdac,che della Lit-Qi è sezione italiana, lavoriamo allacostruzione dello strumento che la storia ha dimo-strato essere indispensabile per i lavoratori e le la-voratrici, per lemasse oppresse e sfruttate: il partitocomunista rivoluzionario internazionale.

Mentre chiudiamo questo numero, il Pdac hasvolto il suo quarto congresso, a conferma dellostato di salute in cui versa il nostro partito, a frontedello sfaldamento e del collasso delle forze della si-nistra riformista e centrista. Uno stato di salute de-terminato dalle solide basi che il Pdac e la Lit-Qi sisonodati sulpianopolitico eorganizzativo, laddovealtri, in cerca di scorciatoie, sono andati incontroall' implosione. Al contrario di certuni non soffria-mo dimegalomaniae non crediamo di essere auto-sufficienti: sappiamo che il nostro progetto èancora allo stato embrionale e che necessita dellerisorse di tanti compagni, che magari ancoranon simettono in gioco perché scottati da precedentiesperienze traumatiche. L'appello che facciamo è ilseguente: compagni, non si può più attendere etergiversare: rompete gli indugi, lavorate con noialla ricostruzione della Quarta internazionale!(08/05/2015)

UUnniirreelleelloottttee,,ddaalllleessccuuoolleeaalllleeffaabbbbrriicchhee,,ppeerrccaacccciiaarreeiillggoovveerrnnooRReennzzii!!

EEdd ii ttoorrii aall ee

PROGETTO COMUNISTA Giugno 2015 3POLITICA

Alberto Madoglio

La notizia della nascita, su ispirazione dellaFiom e del suo segretario Landini, di unacoalizione sociale, ha catalizzatol'attenzione dell'opinione pubblica du-

rante i primi mesi del 2015. Dopo la manifestazionenazionale dei metalmeccanici dello scorso 28marzo, il tema non è stato più approfondito, né hastimolato l'interesse dei mass media nazionali.Tuttavia crediamo sia utile riaffrontare il tema, te-nuto conto che a metà maggio dovrebbe svolgersil'assemblea nazionale per l'effettivo lancio del mo-vimento (mentre chiudiamo questo numero Landi-ni ha annunciato che la Coalizione sociale saràlanciata nel corso di una due giorni organizzata aRoma per il 6 e 7 giugno) .

Gli attacchi del Governo Renzie la necessità di una risposta

Che in Italia la situazione dei lavoratori e delleclassi subalterne stia imboccando la strada di unduro e pare irreversibile peggioramento è sotto gliocchi di tutti.

Il Governo Renzi sta imponendo una bruscaaccelerazione ai programmi antioperai varati dagliesecutivi di entrambi gli schieramenti borghesi ne-gli ultimi due decenni: Jobs act, abolizione dell'arti-colo 18, riforma Giannini dell'istruzione pubblica(la cosiddetta Buona scuola) , sono tutti provvedi-menti aventi l'obiettivo di cancellare in manieradefinitiva tutte le conquiste sociali ottenute con leimponenti lotte sindacali della fine degli anni ses-santa e settanta.

Che questo progetto, come gli altri in passato,non stia trovando adeguate forme di resistenza è dialtrettanta evidenza. I partiti della sinistra riformi-sta sono stati incapaci negli anni di costruire unaparvenza di opposizione agli attacchi di Governo epadroni, e il loro fallimento è ormai acclarato: nonè dato sapere se Sel o Rifondazione esisterannoancora nel prossimo futuro, possiamo con certezza

dire che non avranno nessun peso nel determinarele scelte politiche e sociali dello scontro di classe datempo in atto.

Sul lato del sindacato, la Cgil, che pure mantieneun sostegno di massa tra ampi settori del mondodel lavoro, nella maggior parte dei casi gestisce inprima fila le controriforme del Governo: quandofinge di opporsi (come in occasione dell'approva-zione del Jobs act) lo fa non con l'intenzione di ra-dicalizzare le lotte e le mobilitazioni, ma con loscopo di rivendicare un ruolo concertativo al pro-prio elefantiaco apparato burocratico: anche inquesto caso senza molto successo.

Un progetto fallito in partenzaL'idea quindi di creare una coalizione che riuni-

sca tutti i soggetti che in questi anni hanno subitomaggiormente i colpi della crisi capitalistica e dellepolitiche di austerità in suo nome imposte, sarebbecertamente da apprezzare.

In realtà però, il progetto lanciato da Landini vain direzione totalmente opposta: al di là dellarappresentazione che ne fa la maggior parte deimedia borghesi, e alcuni settori della presuntaintellighenzia di sinistra, si tratta, nelle sueintenzioni, di creare un soggetto politico che possascaldare i cuori dei lavoratori, ma raffreddare latemperatura del conflitto di classe.

Solo per parlare della storia recente, la Fiom eLandini, dopo una serie di schermaglie iniziali,hanno accettato l'accordo sulla rappresentanza del10 gennaio 2014, che cerca di ridurre a zero una ve-ra lotta sindacale, combattiva, sui luoghi di lavoro.Hanno contribuito a smobilitare una importantelotta, che aveva un largo sostegno popolare, comequella della Ast di Terni, concedendo ai padroniquello che i lavoratori con settimane di picchettiavevano impedito di ottenere. Hanno fatto sì che losciopero del 12 dicembre non desse il “la” a ungrande movimento di lotta contro il Jobs acte il Go-verno Renzi, ma fosse, al contrario, l' inizio della ri-tirata generale.

Lo stesso sostegno dato all'Expo di Milano, la di-ce lunga sul reale grado di “alternatività” al modo digovernare attuale della Fiom.Potremmo dire di tro-varci di fronte all'ennesima proposta riformista,neo-keynesiana, volta non a proporre un'alternati-va di classe al dominio capitalista, ma solo abbelli-menti di facciata. In realtà nemmeno di questo sitratta.

Il manifesto sul quale è stata convocata la già ci-tata manifestazione di fine marzo (Unions) è ilnulla assoluto. Solo una serie di generiche la-mentale sui danni del liberismo, la necessità di la-voro e salario dignitosi, maggiore giustizia sociale.Una serie di banalità che potrebbe sottoscriverechiunque, tanto sono vaghe e innocue per chi hacreato tali sconquassi nei diritti dei lavoratori.

Gli stessi soggetti che dovrebbero aderire(Emergency, giuristi del calibro di Rodotà e Zagre-belsky, Libera di Don Ciotti, anche se quest'ultimapare essersi al momento defilata) ci dicono che citroviamo a discutere di un'altra operazione me-diatica, di facciata, che potrà avere anche uno spa-zio dal versante elettorale, data la svolta del Pdverso il Partito della nazione, ma che non porterànulla di buono per i lavoratori, se non illusioni che,molto brevemente, verranno disattese.

Ma come dicevamo non sappiamo se in effettiquesto nuovo soggetto riuscirà a sostenersi in piedi:essendo un progetto basato solo con fini istituzio-nali e elettorali, dipenderà molto dalle prospettivedi riuscita che avrà su questo versante. Dipenderàanche da quante possibilità avrà Landini di di-ventare il prossimo segretario della Cgil. In questosenso la conferenza organizzativa che la Cgilsvolgerà nel 2015 ci darà materia per ulterioriapprofondimenti.

Di una cosa siamo certi: solo avanzando un pro-gramma di classe basato su un'alternativa rivolu-zionaria al capitalismo in crisi si riuscirà acontrastare e sconfiggere i programmi dellaborghesia italiana e dei suoi governi, di qualunquecolore essi siano. (10/05/2015)

La crisi capitalista morde i salari, crea

disoccupazione dimassa, distrugge la vita di

milioni di persone con nuova precarietà e

oppressione, miseria, razzismo,

sfruttamento!

Contro la crisi e il tentativo della borghesia e

dei suoi governi, di centrodestra e di

centrosinistra, di scaricarne i costi sui

proletari, crescono le manifestazioni in tutta

Europa, dalla Spagna alla Grecia, proteste

studentesche in Italia, lotte (per ora ancora

isolate) in diverse fabbriche del nostro Paese.

Lotte contro la Troika europea che detta la

linea del più pesante attacco ai diritti delle

masse popolari degli ultimi decenni.

La situazione è straordinaria e vede un

impegno straordinario del Pdac per far

crescere le lotte in direzione di una coerente

prospettiva di classe, di potere dei lavoratori.

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lotta, interviste, articoli di approfondimento

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del movimento operaio.

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4 Giugno 2015 PROGETTO COMUNISTALAVOROESINDACATO

Laura Sguazzabia

Nell'accezione comune con iltermine “maschilismo”s'intende l'insieme degliatteggiamenti e delle azioni

che ridicolizzano le donne, le svalutanonel mondo del lavoro, le trasformano in“angeli del focolare”, le opprimono psico-logicamente, le rendono oggetto sessualeo di violenza. Normalmente il fenomenoè recepito come culturalmente radicatoin singoli individui o Paesi, e di conse-guenza interpretato come manifestazio-ne spontanea, difficilmente controllabilese non attraverso un percorso di sensibi-lizzazione o di rieducazione.

A fronte di quest'interpretazione, si èopposto consapevolmente il fenomeno,di segno opposto, del “femminismo”, conle più varie sfumature ed intenzioni, mapur sempre con la speranza che, miglio-rando la condizione delle donne, si sa-rebbe migliorata la società.

In un interessante articolo apparso sulTheGuardian nell'ottobre 2013 dal titoloesemplificativo “Come il femminismo di-venne ancella del capitalismo”, NancyFraser, femminista, filosofa e giuristastatunitense, analizza, non certo da posi-zioni marxiste, ma in ogni caso in modoindiscutibilmente lineare il fallimento delfemminismo, un fallimento determinatoproprio dal carattere sessista del dibatti-to, che ha portato ad un asservimentodelle rivendicazioni femministe aiprincipi del capitalismo.

Il fallimentodellepolitiche“digenere”

Le cosiddette politiche “di genere” sibasano su richieste di misure legislativeche vadano oltre la parità giuridicaformale o misure volte, nonad introdurrenuovidiritti, maasensibilizzare suidirittigià formalmente esistenti. Molte femmi-niste vedono, per esempio, la presenzadiun numero uguale d'uomini e donne aivertici delle istituzioni come un mezzoper promuovere la parità di genere. Il ri-sultato è una spinta alla discriminazionepositiva nei sindacati e partiti, con quoterosanelle cariche elettive. Il limite è serioe pericoloso: la politica di MargaretThatcher non era funzionale agli interes-si del suo genere, ma a quelli della suaclasse, e lo stesso dicasi per AngelaMerkel o per la ministra dell'istruzione

del Governo Renzi, fischiata in piazzadalle migliaiadi precarie che perderannoilposto grazie allasuariformadel sistemadi reclutamento del personale scolastico.Le femministe vogliono più donne neiconsigli d'amministrazione, comemarxiste vogliamo abolire i consiglid'amministrazione. Le femministe vo-gliono che uomini e donne condividanoequamente i lavori domestici, comemarxiste vogliamo socializzare i lavoridomestici ed eliminarne la funzione dilavoro in proprio non retribuito. Le ideedi queste donne che si battono solo per lepolitiche di genere non modificano lamiseria destinata in questo sistema ai la-voratori salariati e alle donne in partico-lare, e non giovano certo di più alla classeoperaia perché sostenute da una donnainvece che daunuomo.

La reale uguaglianza di genere èimpossibile sotto il capitalismo. Pensareche il maschilismo sia un puro fatto dicondotta personale di singoli individuimaschi è, oltre che fallimentare, sba-gliato. Il maschilismo è un'ideologia alservizio del capitalismo, finalizzataagiu-stificare l'oppressione delle donne, so-prattutto ricorrendo ad alcuni stereotipicome quello della fragilità femminile,della supposta superiorità intellettualedegli uomini, del ruolo subalterno delladonna nella società, della scarsa consi-derazione del lavoro domestico come“cosa di donne”. Quest'ideologia è tra-smessa dalla religione, dalla famiglia,dalla scuola, dal potere dominante attra-verso imezzi di comunicazione e da tuttele istituzioni. L'inserimento della donnanei processi produttivi le ha permesso diuscire dallapropria casa, gettando le basiper una sua emancipazione. Nonostanteciò, anche oggi da lei si pretende che siaforza-lavoro da sfruttare - spesso ancorapiù dell'uomo perché più ricattabile esottomessa - e contemporaneamenteche si facciacarico della curadel resto deilavoratori, possibilmente riproducendoaltre braccia da lavoro nell'arco dellapropria vita. La progressiva distruzionedei servizi pubblici sovraccarica i compi-ti della donna lavoratrice, rinforzando lecatene della schiavitù domestica, allostesso modo la disoccupazione mas-siccia determinata dall'attuale crisistrutturale del capitalismo, non soloaggrava le condizioni di vita della classe

lavoratrice, ma si accompagna al dete-rioramento delle relazioni umane. Ciòprovocaancorpiùviolenzanellasocietàenella famiglia. Le donne ed i bambini so-no le principali vittime. I casi di donnepicchiate o violentate, di bambini sotto-posti ad abusi, stanno aumentando e au-menteranno con la crescita delladisoccupazione. Aumenteranno anche icasi d'aggressioni sessuali sul lavoro, chele donne già non denunciano e non de-nunceranno per timore di perdere quellache spesso è l'unica fonte di reddito fa-miliare.

Lalottacontro il capitalismoè lostrumentoper lareale lottacontro ilmaschilismo

Il capitalismo utilizza la differenzia-zione dei ruoli imposti dalla societàpatriarcale, per incrementare lo sfrutta-mento e per rompere l'unità tra i lavo-ratori. Gli uomini lavoratori chepraticano atti di maschilismo e di-fendonoquest' ideologiafiniscono, piùomeno consapevolmente, per difendere ipadroni. Quando un lavoratore smettedi praticare atti maschilisti ed assume lerivendicazioni contro l'oppressione,indebolisce l'obiettivo dei padroni didividere per sfruttare. Adognidiritto cheè strappato alle donne, è commesso unsopruso inpiùaidannideidiritti di tutti ilavoratori. Per questo le rivendicazionivolte a migliorare le condizioni di vita edi lavoro delle donne devono essere ri-prese da tutta la classe lavoratrice. Èattraverso l'unitàdella classe lavoratricesulla base di una comune posizione diclasse indipendente da genere, razza odorientamento sessuale, è con la lottaperle mete comuni del socialismo, che siabbatte il pregiudizio. La lotta per il so-cialismo si basa sul potere dei lavoratori– non maschi o femmine, ma tutti i lavo-ratori. In questa lotta ogni lavoratore haunruolo fondamentale e unavittoriadeilavoratori di sesso maschile sarà impos-sibile senza un'eguale lotta da partedelle lavoratrici. Il sistema economicosocialista rende impossibili le basimateriali per l'oppressione di genere, ela lotta per instaurarlo abbatterà i pre-giudizi sessisti dimostrando, nella pras-si, l'uguaglianza tra uomini e donne.(10/05/2015)

a cura del Pdac Bologna

Ne abbiamo parlatotanto e continuere-mo a parlarne. Lalotta dei facchini

della logistica, organizzati dalSi Cobas, continua ad essere lamaggiore realtà conflittuale delnostro Paese quanto a radicali-tà e determinazione e, non acaso, continua a riscuoteresuccessi economici e politici,strappando alle principalimultinazionali del settoreimportanti diritti e conquiste.

L'ultima vertenza che ha vi-sto protagonista questaavanguardia operaia è quellacontro Sda, azienda che operanel settore delle spedizioni eche fa parte del gruppo Posteitaliane.

La lotta dei lavoratori ela serrata dei padroniIn risposta alla lotta dei

facchini, i padroni di Sda deci-dono di ricorrere ad uno stru-mento “classico” che hagovernato le logiche padronaliottocentesche: la serrata. Deci-dono cioè di chiudere l'hub diBologna (che rimarrà chiusoper dieci giorni) per costringe-re i lavoratori a rinunciare allalotta e far passare un piano didrastici licenziamenti. Ma que-sta volta non ci riescono:mentre per giorni si susseguo-no incontri in prefetturaaccompagnati da presìdi e ma-nifestazioni di massa di lavo-ratori e solidali, Sda firma unaccordo nazionale con Cgil, Ci-sl e Uil molto simile a quello ri-chiesto da Si Cobas e Adl Cobas(accettando anche la clausoladi garanzia) eccetto che per lamalattia e il quarto livello. Loscopo è evidentemente quellodi normalizzare la situazione diconflitto dando un contentinoe disarmando così la lotta. Ma ilavoratori in lotta non si piega-no e continuano con le iniziati-ve di protesta arrivando così ad

un accordo che prevede ilrientro graduale nell'hub diBologna di 300 lavoratori e lacassaintegrazione per gli altri.Lista che Sda vorrebbe compi-lare personalmente e a sua to-tale discrezione, badando benedi escludere i facchini piùcombattivi e i delegati del Si

Cobas. Anche quando Sdafinge di accettare le richiestedel Si Cobas e fa rientrare i pri-mi lavoratori in magazzino, inrealtà si mette all'opera permodificare la lista tenendofuori i più radicali, in partico-lare 13 attivisti sindacali. Perquesto i facchini hanno deciso

di continuare la lotta e grazieanche al sostegno combattivodei facchini Sda di Roma,Carpiano (Milano) , Brescia eBergamo, sono riusciti a piega-re la volontà padronale: Sda èstata costretta a far ritornare allavoro i 13 su cui aveva posto ilveto, firmando un nuovo

accordo in tal senso nellagiornata del 20 maggio, dopoquasi un mese dall' inizio dellalotta.

Alternativa comunista espri-me la massima solidarietà mili-tante nei confronti di questilavoratori che con il loroesempio ci dimostrano quando

sia tremendamente vero che,tanto più oggi, solo la lotta pa-ga!

Contro la repressione,unità e solidarietà

di classe

La lotta vincente di Sda haconosciuto gravissimi episodidi repressione volti a sfiancaree indebolire il proletariato inlotta, senza riuscirvi. Il più cla-moroso di questi è senzadubbio quanto accaduto a Ro-ma il 19 maggio. Al magazzinoSda di Roma 1, i facchini del SiCobas erano scesi in scioperoper solidarizzare con i compa-gni di Bologna, bloccando icancelli e impedendo l'entratae l'uscita dei camion. Per tuttarisposta i padroni hanno orga-nizzato una vera e propriasquadraccia in pieno stile fa-scista, insieme a corrieri, capi-turno e personale impiegatizio,che ha aggredito brutalmente ilavoratori in lotta con manga-nelli spagnoli. Il bilancio èstato di quattro feriti di cui unograve ha riportato una lesioneseria all'orbita oculare. Tuttoquesto con la protezione dellapolizia che è rimasta a guarda-re complice di quanto avveni-va.

Riteniamo gravissimo evergognoso questo attaccosquadristico come altrettantovergognoso è il silenzio me-diatico attorno all'aggressione(mentre i “pericolosi” blackbloc vengono additati comenemico pubblico numero uno) .Sosteniamo in forma militantee solidale i compagni aggreditie facciamo appello all'unitàdella classe lavoratrice per re-spingere questi vili attacchi efar avanzare le rivendicazionidei lavoratori che lottano. Ifacchini della Sda ce lo hannodimostrato: solo con radicalitàe solidarietà è possibileconquistare diritti e dignità.(21/05/2015)

SSddaa:: ssee ttooccccaannoouunnoo,, ttooccccaannoo ttuuttttii!!LLaa lloottttaa ddeeii ffaacccchhiinnii ddeellllaa SSddaa rreessppiinnggee iill ppiiaannoo ddeeii ppaaddrroonnii

LLaa lloottttaa ccoonnttrroo iillmmaasscchhiilliissmmooèè lloottttaa ccoonnttrroo iill ccaappiittaalliissmmoo

PROGETTO COMUNISTA Giugno 2015 5LAVOROESINDACATO

Fabiana Stefanoni

M entre scrivo, nellagiornata di scioperonazionale promos-so dal Si.Cobas in

tutti i magazzini Sda, arriva la no-tizia che i lavoratori in scioperosono stati brutalmente aggreditiall'hub di Roma: un gruppo dicorrieri krumiri al soldo dei pa-droni, col sostegno attivo dei capi-reparto, ha cercato di sfondare ilpicchetto con tanto di mazze. Iquattro lavoratori sono ora inospedale, con gravissime fratturesul volto sfigurato. Contempora-neamente, è in corso in Parla-mento la discussione (conl'annunciata approvazione entropoche ore) del disegno di leggesulla scuola, che inasprisce pe-santemente il sistema disciplina-re interno alle scuole, assegnandoai dirigenti scolastici il ruolo disceriffi in grado di decidere, inmodo arbitrario, chi assumere echi no, chi premiare e chi punire.Gli insegnanti sono in mobilita-zione dicendosi pronti al bloccodegli scrutini... e gli apparati delloStato li minacciano di “precetta-zione”.

Chedemocrazianel capitalismo?

Sono solo due esempi di un fe-nomeno che gli attivisti sindacali,di movimento e i protagonistidelle lotte conoscono fin troppobene: i diritti democratici,conquistati nei decenni prece-denti grazie all'ondata di lotteoperaie degli anni Sessanta eSettanta, si stanno progressiva-mente sgretolando.

È, a nostro avviso, la dimostra-zione di un principio elementaredel capitalismo: prima o poi i pa-droni si riprendono con la manodestra tutto quello che sono staticostretti a concedere con la manosinistra. La reconquistapadronale- la progressiva messa in discus-sione del diritto di sciopero, dellademocrazia sindacale e delle tute-le - ha avuto inizio all'indomanidel fallimento della mobilitazionedi massa e rivoluzionaria che, inItalia, dalla fine degli anni Ses-santa si è prolungata fino alla se-condametàdegli anni Settanta.

Citeremo qui solo alcuni pas-saggi significativi di questacontroffensiva padronale. Agliinizi degli anni Novanta, con la fa-migerata legge 146 del 1990 e gra-zie alla complicità di Cgil, Cisl, Uil(e di altri sindacati minori di cate-goria) , in rispostaal successo degliscioperi dei cobas nei trasporti, èstato fortemente limitato il dirittodi sciopero nel pubblico impiegoe nei servizi cosiddetti essenziali(categoria così larga dacomprendere, come si è potutoconstatare, tutte le categorie di la-voratori del sociale, i trasporti e...persino ladistribuzionedel latte: ènoto infatti il caso recente del li-cenziamento pretestuoso deifacchini della Granarolo per averscioperato senza rispettare lalegge in questione) . Di fatto è gra-zie a questa legge se in questi annii pesanti tagli del governo alpubblico impiego, alla sanità, allascuola, ai trasporti sono passatisenza incontrare nessun ostacolo:scioperare in questi settori signifi-ca, di fatto, fare uno sciopericchioogni due settimane, senza crearedanni a nessuno. Lo sciopero si ètrasformato in una farsa, a tuttovantaggio dei governi borghesi: ilsindacato che vuole proclamareuna giornata di sciopero deveavvertire con largo anticipo lacontroparte e è proibito lo sciope-ro prolungato (anche solo di due

giorni) . I sindacaticherompono leregole e proclamano scioperiprolungati in questi settori ri-schiano non solo la precettazionemaanche pesantimulte.

Il famigerato accordo dellavergogna sulla rappresentanza(gennaio 2014) cerca di estendereal privato restrizioni molto simili,impedendo ai sindacaticonflittuali di avere delegati infabbrica e limitando il diritto discioperoediazionesindacaleperisindacati firmatari dell'accordostesso. Anche in questo caso, igrandiapparatiburocraticihannocondiviso l'accordo, che,purtroppo, è stato sottoscrittoanche da alcuni sindacaticonflittuali e “di base”: si è verifi-cato il rischio concreto di uneffetto domino, scongiurato solodalla campagna contro la firmadell'accordo della vergogna pro-mossa dal coordinamento NoAusterity insieme con tante realtàdi lottae sindacali.

NoalmodelloMarchionne!Noal JobsAct!

Emblema di questo attaccopadronale volto a distruggerecon un colpo di spugna tutti i di-ritti democratici conquistati dailavoratori nei luoghi di lavoro èstata, dopo l'uscita dell'aziendada Confindustria, l'applicazionedel nuovo contratto Fiat in tuttigli stabilimenti del gruppo. Il fa-migerato “modello Pomigliano”ha rappresentato il primotentativo di azzerare la demo-crazia operaia e sindacale infabbrica, estromettendo tutti isindacati non firmatari dicontratto (in quel caso anche laFiom, primo sindacato nelgruppo in termini di adesioni, icui delegati sono stati poireintegrati in virtù di unasentenza della corte costituzio-nale) . È un modello che, conl'accordo della vergogna delgennaio 2014, è stato aggravatoed esteso a tutto il mondo del la-voro privato.

Renzi, che non a caso piacemolto aMarchionne (“hafatto inpochi mesi quello che nessungoverno era riuscito a fare”, hadichiarato l'amministratore de-legato di Fiat) , è andato avantisulla stessa strada: con il Jobs Actsono state cancellate alcuneconquiste storiche della classeoperaia, contenute in quelloStatuto dei lavoratori (1970) chefu il risultato di decine di milionidi ore di sciopero (nel 1968 e nel1969) proprio nelle fabbrichedella Fiat. La crisi economica, lapressione della Troika e il debitopubblico italiano (il più altod'Europadopo laGrecia) non la-sciano più spazio alle vecchiepolitiche concertative: laborghesia vuole riprendersitutto, approfittando di una clas-se operaia ancora fortementeimbrigliata nel controllo delleburocrazie sindacali di Cgil, Cisle Uil: burocrazie incapaci, perloro stessa natura, di portareavanti unareale offensivacontroi padroni e i loro governi.

È questo il quadro in cui NoAusterity ha deciso di promuo-vere la campagna contro la re-pressione nei luoghi di lavoro edi chi lotta: una campagna che ilPdac condivide e sostiene, conl'auspicio che possa contribuirea unificare le tante vertenze elotte in corso nel nostro Paese, alfine di rovesciare i rapporti diforza a vantaggio della classe la-voratrice. Ci difendiamo dallarepressione padronale e go-vernativa, ma per prepararci adattaccare. (19/5/2015)

La repressione che colpisce chi combatte contro le ingiustizie del sistema socio-economico si configura oggi come un'azione punitivasistematica, particolarmente cruenta sui posti di lavoro, dove vengono colpite le avanguardie di lotta tramite ricatti, provvedimentidisciplinari e licenziamenti politici.

I l sistema padronale vuole convincere le persone che il lavoro sia un privilegio, reprimendo i diritti e colpendo ogni libero dissenso con la forza,pretendendo più flessibilità e sottomissione sia tramite l'apparato normativo, sia per mezzo di contratti di lavoro cinici e brutali, concordati condirigenti sindacali troppo spesso complici dei padroni (in questo contesto si spiega l'accordo vergogna del 10 Gennaio tra Cgil-Cisl-Uil eConfindustria).

Le riforme del lavoro varate dal Governo Renzi, tutte volte a scaricare il peso della crisi sulle spalle dei lavoratori, aggravano ulteriormente lasituazione, riducendo le tutele e generando nuova precarietà.

Le prime vittime della repressione nei luoghi di lavoro sono gli immigrati, le donne e gli attivisti sindacali combattivi. Gli immigrati, a causa delleleggi razziste, sono costretti a subire condizioni di lavoro disumane (si pensi alla diffusione del caporalato nel sistema delle cooperative) e attacchixenofobi. Le donne quotidianamente si scontrano con atteggiamenti maschilisti che, sotto il ricatto del licenziamento, sempre più spesso siconfigurano come molestie e violenze. Gli attivisti sindacali combattivi, soprattutto con l'applicazione dei nuovi accordi sulla rappresentanza,perdono le tutele sindacali nei luoghi di lavoro e sono i più esposti alla rappresaglia padronale.

PERTANTO IL COORDINAMENTO NAZIONALE NO-AUSTERITY FA APPELLO A TUTTI GLI ATTIVISTI,

ALLE ORGANIZZAZIONI SINDACALI, POLITICHE, ALLE ASSOCIAZIONI A IMPEGNARSI PER:

- Sostenere attivamente e unitariamente i lavoratori e gli attivisti colpiti da provvedimenti repressivi, tanto dalle aziende come dallo Stato (adesempio il caso degli arresti dei militanti No-Tav), anche attraverso il sostegno alle casse di resistenza a favore delle vittime della repressione.

- Lottare per il ripristino di un sistema normativo che consenta ai lavoratori di difendersi dalle vessazioni e dai soprusi aziendali, tutelandoli dailicenziamenti indiscriminati e strumentali e garantendone il reintegro del posto di lavoro. Abolizione del Jobs Act e della controriforma Fornerodell'art. 18!

- Esigere la cancellazione dai contratti di lavoro delle clausole di fedeltà aziendale e quelle che impediscono il libero dissenso e la libertà diespressione dei lavoratori.

- Combattere la precarietà generalizzata e vergognosa di questo Paese, perseguendo la necessità di lavoro stabile e sicuro per tutti. Assunzione atempo indeterminato di tutti i precari!

- Perseguire l'abbassamento generalizzato del monte ore nei contratti di lavoro, la limitazione del lavoro straordinario e l'abbassamentogeneralizzato dell'età pensionabile quali strumenti primari per favorire la piena occupazione nel paese. Lavorare meno lavorare tutti!

- Mobilitarsi per una reale democrazia nei posti di lavoro e contro l'Accordo Vergogna sulla Rappresentanza, voluto dai sindacati concertativi e daipadroni, che attacca le libertà di espressione e dissenso e limita il diritto di sciopero.

- Supportare unitariamente le lotte per il lavoro, contro il cinismo, l'arrivismo e le speculazioni dei padroni, impegnandosi per garantire sicurezzae dignità del lavoro; diffondere nei territori la solidarietà e la mobilitazione.

- Esigere la cancellazione delle leggi antisciopero nel pubblico impiego e nei cosiddetti servizi essenziali (dai trasporti alla sanità), cheimpediscono ai lavoratori e alle lavoratrici di esercitare realmente il diritto di sciopero, obbligandoli a subire passivamente le misure diprivatizzazione e di austerity imposte dal governo. No ai nuovi decreti su scuola e pubblico impiego che inaspriscono il sistema disciplinare interno,potenziano il ruolo dei dirigenti e introducono divisioni tra i lavoratori funzionali a renderli più ricattabili e licenziabili!

- Contrastare attivamente, nei luoghi di lavoro e nella società, ogni forma di razzismo e maschilismo, mezzi utilizzati dai padroni percreare divisionifunzionali a indebolire le lotte.

Prime adesioni collettive:Cub Toscana / Fiom Ferrari / Flmuniti-Cub Ferrari / Si.Cobas Esselunga di Pioltello / Lavoratori delle cooperative in lotta / Donne in Lotta No

Austerity / Associazione Terra Nuestra Donne Immigrate / Rsu Fiom OM Carrelli Bari / Operai Marcegaglia di Casalmaggiore / Operai Same diTreviglio / Operaie Jabil-Nokia di Cassina de' Pecchi / Rete di sostegno attivo Jabil-Nokia-Siemens / Attivisti Cub Vicenza / Coordinamento Migrantidi Verona / Movimento No Tem / Operai Fiat Irisbus - Resistenza Operaia / Coordinamento Operai Cub Pirelli (Bollate) / Rete operaia Val Seriana /Coordinamento Pugliese Lavoratori in Lotta / Coordinamento ScuolaMantova / Precari dellascuola in lottaModena / Voci dellaMemoria- ComitatoNoEternit/ CubSanitàCremona/ UsbP.I.Vimodrone/ CubSurModena/ CubCaltanissetta/ Ilsindacatoèun'altracosa- OpposizioneCgil(Cremona)/ Cub Sanità Salerno dell'AOU Ruggi d'Aragona / ALP-Cub Associazione Lavoratori Pinerolesi aderente alla Cub / Flmuniti Cub Parma / Allca-CubBolzano / Rsa Fisac-Cgil Equitalia Nord - Cremona / Rsu Fiom La protec di S.Giovanni in croce / Coordinamento Lavoratori della Scuola “3 ottobre”Milano / Confederazione sindacale USI / Osservatorio sulla Repressione / Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute Onlus - Pordenone / RSU FiomEliwel Pieve Alpago (BL) / RSU 47 Bordo Firenze / Una Città In Comune Firenze / Slai Cobas Toscana / SLS Padova / Partito di Alternativa Comunista/ Per un'altra città-Laboratorio politico, Firenze / Osservatorio indipendente di Bologna sui morti sul lavoro

CCAAMMPPAAGGNNAACCOONNTTRROOLLAARREEPPRREESSSSIIOONNEENNEEII LLUUOOGGHHII DDII LLAAVVOORROOEECCOONNTTRROOLLAARREEPPRREESSSSIIOONNEEDDEELLLLEE LLOOTTTTEE..

FFEERRMMIIAAMMOOLLAARREEPPRREESSSSIIOONNEE,, RRIIVVEENNDDIICCHHIIAAMMOOTTUUTTEELLEE EEDDIIRRIITTTTII!!

UUnniirree llee llootttteeccoonnttrroo llaa rreepprreessssiioonneeddeeii ppaaddrroonnii eeddeellllooSSttaattooPPrreennddee iill vviiaa llaa ccaammppaaggnnaaddeell ccoooorrddiinnaammeennttoo NNoo AAuusstteerriittyy:: ssoosstteenniiaammoollaa!!

6 Giugno 2015 PROGETTO COMUNISTA

Mauro Pomo

M igliaia di studenti einsegnanti, il 5maggio, in tutt'Italia(con picchi a Roma,

Milano e Bari; nella capitale isindacati azzardano la stimadi 100mila partecipanti, ma è sicura-mente un numero gonfiato)hanno riempito le piazze per ma-nifestare contro il disegno di leggepresentato come “Buona scuola” afirmadellaministradell'istruzioneStefania Giannini. La più grandemanifestazione indifesadel dirittoallo studio e all'insegnamento de-gli ultimi anni, una bella rispostada coloro che subiranno il pesanteattacco da parte del governo Renziche, nonostante abbia ancoramolto consenso nei sondaggi,continua ad essere sfiduciato nellemanifestazioni di piazza (si veda lacontestazione alla festa dell'UnitàaBolognaconalmeno tre feriti) .

Imotividellamanifestazione

“Non voglio difendere Renziperché non ha bisogno del mioaiuto, mahafatto in 11 mesi quelloche non è stato fatto in anni interi.Lasciamolo lavorare, non ostaco-liamolo. Non abbiamo scelta”(1).Così Marchionne loda l'operatodel presidente del Consiglio,confermando il proprio cavallovincente per le leggi anti-operaieche riesce a portare avanti.All'interno di questa ottica è la“Buonascuola”. In lineacol Jobsacte quindi con lo smantellamentodell'art.18 dello Statuto dei lavo-ratori, gli insegnanti vengono inse-riti nella logica del modelloaziendale già sperimentato in Fiat:vengono assegnati enormi poterial preside che diventa l'unico veroorgano dirigente della scuolamentre gli organismi collegialiavranno solo valore consultivo. Ilsuper-dirigente avrà la possibilitàdi chiamare direttamente gli inse-gnanti e la scelta è a sua completadiscrezione, possiamo facilmenteimmaginare come ciò darà origine

a logiche clientelari. Inoltre deci-derà a proprio criterio in meritoagli scatti salariali per gli inse-gnanti che riterrà meritevoli, au-mentando la competitività tra idocenti, creando un clima dicompetizione dannoso per il lavo-ro che devono svolgere. Ricordia-mo inoltre i finanziamenti e ledetrazioni per gli istituti paritari(spesso in mano ad enti ecclesia-stici) e la possibilità da parte deiprivati di poter investire nelle

scuole-azienda, con la conse-guenza di aumentare il divario trascuole centrali più ricche e scuolediperiferia.

Larispostavienedallepiazze

Cgil, Cisl e Uil, come sempre,invece di creare un'opposizione diclasse al governo della borghesia,chiedendo il ritiro della “Buonascuola”, non cercano che dicontrattare alcune modifiche irri-

levanti al ddl e dopo le inizialiincertezze sulla data, hanno pro-clamato lo sciopero dei lavoratoridella scuola il 5 maggio, portandonei cortei migliaia di insegnantiper lapasserellaprimaverile sotto ipalloncini del proprio colore. Allapasserella hanno partecipatoanche gruppi di sinistra a rischioestinzione (Sel) e politici compro-messi come Fassina e Civati.Hanno aderito allo sciopero però,anche insegnanti con posizioni

più radicali come coloro chehanno partecipato con sindacatinon concertativi come Cub e Co-bas che chiedevano il totale ritirodella controriforma. Partecipatis-sima anche la presenza degli stu-denti medi e universitari e quindidelle sigle Uds, Udu, Link, degli au-tonomi ecc... Molto l'entusiasmonelle piazze e nel web dopo i varicortei, in molti hanno percepito lamanifestazione come una chiaraopposizione al governo e come un

“far sentir la propria voce” al pre-mier che comunque ha subito di-chiarato che nel derby tra chi fa echi si crogiola nella protestaascoltaevaavantisulleriformeconlatestadura.

Costruire l'opposizionediclasse

Una nota positiva della manife-stazione del 5 maggio è che nono-stante la giornatadi sciopero fossestata indetta innanzitutto dai tresindacati concertativi, c'è statauna larga partecipazione da partedi sindacati e gruppi con pro-gramminettamente piùavanzati econflittuali; si può dire, anzi, che leposizioni che maggiormentecircolavano erano proprio quelledi rottura con la Buona Scuola. Inquesto settore, che è uno deibersagli più colpiti dalle misuresalva-capitale di Renzi, i lavoratoriiniziano lentamente ad orga-nizzarsi e a sfiduciare il governocon chiare azioni di proteste,seppur non bisogna nascondereun certo disorientamento pro-grammatico. Altro elemento lode-vole è, come già ricordato, chestudenti e insegnanti hanno ma-nifestato insieme,dando provadella consapevolezza che il nemi-co è comune e che la lotta vaaffrontata insieme. Nei nostriinterventi, in questa giornata,abbiamo portato un programmadi rivendicazioni(2), con la consa-pevolezza che solo l'unitàdi classepotrà scardinare politicamentequel sistema fallimentare che è ilcapitalismo.

Uno sciopero di poche ore nonèsufficiente per essere consideratoun serio attacco agli interessi dellaborghesia, è necessario si para-lizzino tutti i settori lavorativi, pri-vati e pubblici, per far sentire ilpeso di una classe oppressa chetentadi alzarsi e prendere inmanolamacchinastatale. (10/05/2015)Note

(1) http://tiny.cc/pc520701(2) Il volantino dei Gcr:

http://tiny.cc/pc520702

GIOVANIEMOVIMENTI

Davide Primucci

D opo sette anni di crisicrescono rabbia e indi-gnazione per ladisoccupazione dila-

gante e l'immiserimento crescenteche le politichediausterità, dettatedalla Troika, hanno imposto allamaggioranza della popolazione,particolarmente in Italia, Grecia enel resto dell'Europa Latina. Mas-sacro sociale, saccheggio diricchezze, di diritti e di beni comu-ni sono i tratti che accomunano lesoluzioni imposte per rispondereallacrisi del capitalismo.

Expo2015:il danno e labeffa

Anche l'Italia subisce sulla pelleviva della popolazione la preca-rizzazione delle vite, i licenzia-menti di massa, la repressione e lachiusura degli spazi di attivismo ecriticapolitica, ladevastazione e losfruttamento dei territori. In lineacon i suoi omologhi europei e con isuoi predecessori, Renzi ha defini-tivamente dichiarato guerra alproletariato. Il sigillo di questoattacco è stato la sospensione delPrimoMaggio, abeneficio dell'unomaggio inaugurale di Expo 2015,l'Esposizione Universale figlia diquesti processi e poteri, che pro-prio il 1° maggio si sono autocele-brati a Milano alla faccia di tutte etutti quelli che vengono quotidia-namente sfruttati con condizionidi lavoro edivitadegradanti eumi-liati con ilfreejob.

Le scelte e le azioni della go-vernancedi Expo sono aggressioniviolenteverso igiovani, imigranti, ilavoratori e i poveri. A questo siaggiunge una narrazione tossica,che ricicla sponsor imbarazzanti(CocaCola, Nestlè, McDonald's) , elegittima con la loro presenza go-vernidittatoriali e stati come Israe-le e le suepolitiche contro ilpopolopalestinese. Così come nocivo è ilmodello di sostenibilità e ali-mentazione che Expo propone,quello dell'agroindustria edell'agribusiness, distruttivo perl'ecosistema e basato sul dominio

irrazionale sul pianeta. Expo nonmira sicuramente a capire e farcomprendere quali siano i veriproblemi dell'industria alimenta-re e comequesti sipossano risolve-re, ma si tratta dell'ennesimaautocelebrazione ed elogio del si-stema di sviluppo capitalistico edella governance del sistemaagroalimentare, la stessa che staaffamando il pianeta.

Il corteodiMilano:un'occasione sprecatadai“soliti idioti”

Abbiamovoluto respingere tuttoquesto ed in contemporanea conl'apertura dei cancelli di Expo2015abbiamo accolto l'appello della re-teNoExposcendendo inpiazzail1°maggio 2015 conuncorteo che vo-leva attraversare il centro di Mila-no, capitale della crisi e dellaprecarietà, ribadendo che Expo famale, chegratisnonsi lavora, che le

ricettediRenzi edellaTroikanoncipiacciono. Solidali con le migliaiadi lavoratori che il 1° maggio sonostati costretti a lavorare.

C'è da dire che il Primo Maggiodi Milano quest'anno ha avutoun'importanza che mancava daanni: da tempo infatti la “May DayParade” non aveva quei chiaricontenuti politici, né soprattuttoquella carica di attrattività che hacontraddistinto la preparazione diquella che avrebbe dovuto essere,nelle intenzioni degli organizzato-ri e dellamaggiorparte dei parteci-panti, una giornata di festa e dilotta. Le cose però, come è noto atutti, sono andatediversamente.

Il corteo del 1° maggio dovevaquindi essere una occasione percercare di rafforzare i legami tra levarie realtà di lotta presenti inpiazza e per cominciare a rico-struire un blocco sociale di soste-gno aqueste lotte sociali e operaie.I black block, invece, astraendo

completamente dalla fase dellalotta di classe, credevano che fosseimportante fare azioni simbolicheperché il corteo non fosse sempli-cemente il “solito corteo”. Nonconcepiscono che la differenza traun “corteo istituzionale” e uncorteo di opposizione al governo,inunafasecomequesta, nonpassadalle violenze di piazza, ma dalleparole d'ordine che il movimentoriesce a concordare, dalle pro-spettive di lotta che si riescono acostruire. Non riescono a capirecome le forme delle lotte operaiedevono in primo luogo averel'obiettivo di fortificare la lotta de-gli operai stessi, la loro coesione, laloro determinazione e la loro fidu-cianelle possibilità di vittoria. Nonpossono essere calate dall'alto. Inuna fase come questa anche unamanifestazione molto partecipatae unitaria su parole d'ordine radi-cali può servire a questi scopi. Laviolenza messa in atto dai black

block invece non ha fatto altro chedare un colpo all'unità dei lavo-ratori, staccando quelli più arre-trati dalle avanguardie delle lotte,indebolendo queste ultime.

Come rivoluzionari non siamocontro la violenza, siamo contro laviolenza inutile. La violenza dipiccoli gruppi minoritari, senzaalcuna connessione con il realecorso della lottadi classe, è danno-sa per il movimento quand'anchenon fosse strumentale alla provo-cazione dellapolizia. E di provoca-zione a nostro avviso si è trattato: ipadroni, e probabilmente lo stessoRenzi in prima persona, hannodato ordine di lasciare sfogare le“teste calde” lontane dall'Expo mavicinissime al centro della città,alle sue banche, alle agenzie interi-nali e immobiliari, obiettivi dichia-rati dei black block. Queste frangehanno svolto il ruolo di utili idiotinella pantomima organizzata dalgoverno Renzi per criminalizzare il

dissenso sociale.

Violenzaminoritariaeviolenzadimassa:

laposizionedeirivoluzionari

La sola violenza che per noi èconcepibile è quella rivoluziona-ria, cioèunaviolenzadimassachesi esprime attraverso le decisionidegli organismi di lotta demo-cratici delle masse in lotta controquesto sistema. È questa la unicaviolenza che ammettiamo, madevono esservi le condizioni permetterla in atto: non può mai es-sere una scelta avanguardista!Questo anche perché soltanto laviolenza di massa può spezzarequellacheè laviolenzaquotidianadella società capitalista, la vio-lenza economica dei padroni equella dei loro organi di repres-sione, mentre la violenza minori-taria, non essendo in grado dicambiare realmente e dure-volmente le cose, serve solo adareun bersaglio alla repressione chepuò così scatenarsi sull'insiemedel movimento, intimorendo glistrati più arretrati che primapartecipavano alle lotte e che poisi ritraggono, non condividendoprospettive sbagliate e che nonsono proprie del movimentooperaio.

I rivoluzionari invece devonointervenire in ogni lotta, anche inquelle parziali, per rafforzarle,rafforzando al contempo ilpartitoe portando nelle lotte quella co-scienza socialista che da sole nonpossono raggiungere.

Bisogna costruire un partitoveramente rivoluzionario, chepossa difendersi il meglio possi-bile contro le infiltrazioni e le pro-vocazionidellapolizia, che sappiadare una prospettiva politica ailavoratorichesiradicalizzano, chesappia cementare un blocco so-ciale attorno alle sue paroled'ordine e rilanciare le pratiche dilotta operaie sempre più radicali,al fine di rovesciare per sempre laviolenza e il dominio dei padroni.Gli sfoghi passeggeri non ci inte-ressano. (10/05/2015)

IInnsseeggnnaannttii ee ssttuuddeennttii uunniittii ccoonnttrroo iill ddddllBBuuoonnaa ssccuuoollaaCCoossttrruuiirree nneellllee ppiiaazzzzee ll''ooppppoossiizziioonnee aall ggoovveerrnnoo RReennzzii

Lo spezzone del Pdac al corteo del Primo Maggio a Milano

NNoo EExxppoo:: rraaggiioonnii ee pprraattiicchhee ddii uunn ccoonnfflliittttooIIll mmoovviimmeennttoo ttrraa ccoonnttrraaddddiizziioonnii ee ppootteennzziiaalliittàà ddii lloottttaa

PROGETTO COMUNISTA Giugno 2015 7IMMIGRATI ELOTTE

Conny Fasciana

Che quello dell' immi-grazione sia uno dei te-mi caldi del momentoè fuori dubbio. Un po'

meno chiaro è quello chel'attuale governo deciderà di fa-re per far fronte ad una delleondate migratorie più cospicuedegli ultimi anni. A chi daràascolto Renzi? Quale, tra le ge-niali proposte che i nostri “si-gnori” del panorama politicoitaliano si affannano ad escogi-tare, avrà la meglio?

Intanto vediamole questeproposte.

Cosane pensanoi politicanti italiani

Daniela Santanché: «l'aero-nautica italiana e la marina mili-tare si attrezzino subito adaffondare i barconi pronti apartire. L'Italia non può piùsubire questa invasione».Matteo Salvini “indignato”: «Cihanno criticato e insultatodandoci dei razzisti e oggi chefanno? Dicono di voler affonda-re i barconi e fare i blocchi, coseche noi diciamo da tempo!».

Da Forza Italia Raffaele Fittoribadisce che il governo è in ri-tardo: «Per fermare le morti bi-sogna fermare le navi, anziimpedire che partano». Ma Lau-ra Boldrini (già portavocedell'Alto Commissariato per iRifugiati delle Nazioni Unite) ,pur condividendo in linea gene-rale l' idea, è dubbiosa sull'effi-cacia dell' intervento. «Che vuoldire», si è chiesta davanti alle te-lecamere di La7, «affondare ibarconi degli scafisti? Per farlobisogna avere l'autorizzazionedel Paese in cui sono presenti, e achi si chiede in Libia questa au-torizzazione?». La Santanchè leviene in aiuto: «Era meglio tene-re Gheddafi al potere, pur es-sendo un dittatore. Quandoc'era Gheddafi non c'erano piùgli sbarchi». Lo ha dichiarato aSkytg24. Sulla stessa lunghezzad'onda è Pier Ferdinando Casi-

ni, presidente della commissio-ne Esteri del Senato: «Il puntovero», ha detto intervenendo inaula, «è distruggere le barche diquesti scafisti, e lo si fa conun'azione mirata di polizia, chenoi non possiamo che farci au-torizzare».

Ha suscitato un vespaio il mi-nistro dell' Interno Angelino Al-fano, al termine dellaConferenza Unificata e primadel vertice con Regioni e Ancisull'accoglienza degli immi-

grati: «Invece di farli star lì a nonfar nulla, che li facciano lavora-re». Gli twitta tempestivamentecosì la Santanchè: «Lavoro gratisagli immigrati uguale a piùdisoccupazione per gli italiani».E Matteo Salvini attacca: «Nonho parole. Alfano da scafista aschiavista». Beghe ipocrite frareazionari.

Durante il vertice con Regionie Anci, dove a suo dire ha trovatospirito di collaborazione e ope-ratività, il ministro ha poi ribadi-

to la direzione che va impressaallo smistamento degli immi-grati che arrivano: «Non si puòchiedere l'equa distribuzione inEuropa se non si realizza l'equadistribuzione in Italia». Ementre si compiace con se stes-so davanti a telecamere e micro-foni del suo “successo” a talevertice («ovviamente conqualche eccezione. Ma questo ènormale», ha detto) , vediamoquali sono le reazioni delle re-gioni rispetto a tale proposta di

“equa distribuzione”.Matteo Salvini ha chiesto ai

governatori, ai sindaci, agli as-sessori e ai consiglieri delCarroccio di dire «no, con ognimezzo, a ogni nuovo arrivo. Co-me Lega Nord - ha continuato -siamo pronti a occupare ognialbergo, ostello, scuola o ca-serma destinati ai presunti pro-fughi». Dalla Val D'aosta, cherifiuta i 79 profughi assegnati daAlfano, al Molise, è un no adoltranza. Dalla Toscana («biso-

gna porre dei limiti quantitativiall'accoglienza anche per ri-spetto alle esigenze del territorioe dei residenti») al Lazio e allaPuglia, con Zingaretti e Vendolache preferiscono glissare e nonsi fanno trovare al telefono.

DaMarenostrumaTritonMorto Mare nostrum è nata

Triton, operazione a cui parteci-pano 29 paesi, finanziatadall'Unione europea con 2,9milioni di euro almese: circadueterzi in meno di quanti eranodestinati a Mare Nostrum e cheprevede il controllo delle acqueinternazionali solamente fino a30 miglia dalle coste italiane: ilsuo scopo principale è ilcontrollo della frontiera e non ilsoccorso. Il governo italianoadesso chiede all'Onu il “pass”per un “intervento sistematicosulle imbarcazioni”.

LanostraposizioneEni,Telecom, Anas, Impregilo,

Finmeccanica, Alitalia, Edison,Grimaldi, Visa, Unicredit.. . tantoper citarne alcune. Le multina-zionali, i loro signori, i grandiinteressi del capitale siconcentrano in quei territoridevastati dalla fame, dalla po-vertà, dalla guerra, dalle ma-lattie, dalla sopraffazione.Affondare i barconi, tenere iprofughi sulle coste, costruirecentri profughi per creare “pro-fughi” a domicilio è forse il piùabominevole dei disegni delcapitale per provare a salvare sestesso. Non una voce “istituzio-nale”, ovviamente, si è alzatasdegnata e feroce control' imperialismo e contro i grandiinteressi che gli ruotano intorno.

Bisogna abbattere le frontierepiuttosto che alzare muri,distruggere con ogni mezzo lemire del capitalismo, opporsicon violenza ai suoi esecutori.Per un mondo senza frontiere,liberato dalla sopraffazione e dalsistema capitalista: per questonoi del Pdac continuiamo alottare. (12/05/2015)

G. V. *

Èil 12 aprile quando tre

poliziotti fermano ilventicinquenne neroFreddie Gray. Come ri-

porta il Baltimore sun: «Ilmotivo dell'arresto non èchiaro, gli agenti hannoraccontato che il ragazzo, ve-dendoli, è scappato e perquesto hanno deciso difermarlo pensando che fosseun pusher o un trafficante didroga». Viene caricato su unblindato in modo violento epoco più di 30 minuti dopoviene chiamata un'ambu-lanza: il ragazzo è ricoveratocon gravi lesioni alla spinadorsale e rimane in coma peruna settimana, prima di mo-rire il 19 aprile. Fin qui tuttonormale. Tutto normale?Ebbene sì, perché ormai negliUsa è diventata una praticaabituale l'uccisione di ragazzineri da parte delle forzedell'ordine, spesso peraltrosenza alcun motivo. Non checi sia alcun buon motivo percui la polizia debba uccidereun giovane, ma il fatto che difrequente tali assassiniiabbiano come pretestosoltanto dei vaghi sospetti le-gati perlopiù al colore dellapelle ci fa capire come loStato nordamericano sia atutti gli effetti una macchinadi sterminio razzista. E percapire le reali dimensioni diquesta violenza statale siste-matica dovremmo fare unelenco ben più lungo diquanto spazio possiamooccupare: Tony Robinsonucciso a Madison, Wisconsin,un uomo ucciso ad Aurora,vicino a Denver, Anthony Hillucciso ad Atlanta, Georgia,Trayvon Martin ucciso aStanford, in Florida, MichaelBrown ucciso a Ferguson, inMissouri sono solo alcuni re-centi esempi della crudeltàpoliziesca americana.

Unmovimento radicalee in crescita

Ma cosa c'è di particolarequesta volta? Che Baltimora è laventiseiesima città più popolo-sa degli Usa: una metropoli conun forte movimento, so-prattutto studentesco. E questomovimento si è schierato inmodo combattivo contro la re-pressione razzista: dopo i fune-rali di Freddie, la folla si èriversata nelle strade dando ini-

zio a una vera e propriasommossa che ha portato il go-vernatore del Maryland a di-chiarare lo stato d'emergenza ea convocare più di 500mila uni-tà della Guardia nazionale. Giàle manifestazioni a Ferguson enelle altre località teatri di que-ste uccisioni avevano espressola solidarietà della popolazionenei confronti delle vittime, maBaltimora si è posta, da questopunto di vista, su di un livello

ampiamente maggiore: le mo-bilitazioni hanno portato a untemporaneo stato di ingoverna-bilità e si sono espanse anchead altre città statunitensi, comeNew York, Washington, Atlanta,Detroit, Chicago e la stessaFerguson. Ormai queste prote-ste, a cui hanno partecipatoanche i nostri compagni diWorkers' voice - La voz de lostrabajadores (sezione statuni-tense della Lit, dal nome del

suo giornale che viene pubbli-cato in due lingue) , nonrappresentano più casi isolati,come neanche le uccisioni a cuirispondono: si sono adeguatealla sistematicità della violenzastatale e hanno assunto il ca-rattere di un movimento estesoa livello nazionale. È un'ulterio-re conferma di come gli StatiUniti d'America non siano unanazione avulsa dal conflitto so-ciale; al contrario, dopo il movi-

mento dei No global e diOccupy Wall Street, questanuova ascesa delle lotte ci facapire come anche il NordAmerica sia una terra in cui ilavoratori e gli studenti spessosi mobilitano contro i lorooppressori.

È infatti anche una terra dioppressione capitalista e, se-gnatamente, razzista. E noncambia assolutamente niente ilfatto che il presidente degli Usasia afroamericano: Obama,infatti, ha condannato le mani-festazioni e, congiuntamente aLoretta Lynch, ministro dellaGiustizia, ha promesso la piùferrea repressione. Citando ilrapper nostrano DargenD'Amico: «Il presidente ameri-cano dice di essere africano, manon recita mai bene e da quinessuno ci crede!». Per parafra-sare: non importa il colore dellapelle, bensì la classe sociale! Perquesto i lavoratori afroameri-cani in America (così come gliimmigrati in Europa) sonodoppiamente oppressi: oppres-si come classe sociale e comerazza.

Contro l'emarginazionerazzista: «Proletari ditutto il mondo, unitevi!»

L'unico modo in cui questi sipossano liberare dalla lorodoppia catena è unire le lotte econgiungersi con i lavoratorinativi per combattere il padro-nato, che proverà sempre a di-viderli per meglio controllarli. Edagli Usa ci arrivano segnalipositivi a tal proposito: anche ibianchi, infatti, si sono unitialle mobilitazioni contro la re-pressione razzista. A dimostra-zione che, quasi due secolidopo, la frase conclusiva delManifesto di Marx ed Engels,“Proletari di tutto il mondo,unitevi!”, è più attuale che mai!(10/05/2015)*Giovani comunisti rivoluzionari

Milano

IImmmmiiggrraattii:: iissttrruuzziioonnii ppeerr ll''uussooCCoonnttrroo llee ““rriicceettttee””ddeell ccaappiittaalliissmmoo ee ii ssuuooii ““ccoonnddiimmeennttii”” iissttiittuuzziioonnaallii

CCoonnttiinnuuaa llaa lloottttaa ccoonnttrroo lloo SSttaattoo rraazzzziissttaa nnoorrddaammeerriiccaannoo iinniizziiaattaa aa FFeerrgguussoonn

BBaallttiimmoorraa:: ccoonnttiinnuuaalloossccoonnttrrooccoonn llee““ffoorrzzeeddeellll''oorrddiinnee””

8 Giugno 2015 PROGETTO COMUNISTADALTERRITORIO

a cura della Redazione

A lternativa comunista sipresenta alle elezioniregionali pugliesi conun programma rivolu-

zionario e con candidati lavoratorie studenti, molti dei quali rappre-sentanti di lotte degli ultimianni inPuglia (dall'Om carrelli alla Tele-com e Poste italiane per le lotte deilavoratori e contro la riformaGelmini e la Buona scuola renzia-na per le lotte studentesche). Ilcandidato è Michele Rizzi, lavo-ratore precario di un call centercon una Laurea in Scienze Politi-che all'UniversitàdiBari.

Abbiamo deciso di presentarcialle elezioni regionali per un moti-vo molto semplice, perché voglia-mo dare rappresentanza politica aoperai che hanno perso il posto dilavoro, ai precari in lotta per la sta-bilizzazione, ai disoccupati senzareddito, agli immigrati sempre piùschiavizzati, agli studenti in lottaper la scuola pubblica, alle donneche lottano contro omofobiaema-schilismo. Il sistema capitalista incrisi sta facendo pagare la sua crisipesantissima ai lavoratori, la-sciando sul campo migliaia e mi-gliaia di disoccupati ecassaintegrati. Il padronato pu-gliese dopo essersi arricchito disoldi pubblici regalati dal governodi centrodestra di Fitto e dal go-verno di centrosinistra diVendola,scappa con i soldi in altre zone delmondo, delocalizzando la produ-zione e lasciando con un palmo dinaso tanti lavoratori. La nostrapolitica è quella delle lotte. In que-sti mesi siamo stati in primo pianonelle lotte dell'Om carrelli, diNatuzzi, Sangalli, Ecoleather, Tele-com, Poste italiane, Ilva, Bar.sa etante altre anche nel Salento e inaltre zone della Regione. Così co-me nelle lotte studentesche e inquelle universitarie, come nellelotte contro la chiusuradegli ospe-dali pubblici (20 chiusi con il Go-verno di centrosinistra) , il taglio diposti letto e di interi reparti. Lottecontro la devastazione ambientale(contro la discarica di Grottelline,

Martano, Corigliano d'Otranto e diTrani) e in appoggio a quella deiComitati No al carbone di Brindisi,per la salvaguardiadiTorre Guace-to, contro il Tap nel Salento el'inquinamento atmosfericodell'IlvadiTaranto, dellaCemente-riaedellaTimacdiBarletta. Controla politica dei rifiuti legata ad unbusiness devastante e per unalegge sui rifiuti zero. Contro gliaccordi commerciali tra Puglia edIsraele.

La nostra campagna elettorale èquella di “dare voce a chi non havoce”.

Lealtreforze incampoIl centrosinistraè guidato dall'ex

sindaco di Bari Emiliano, cherappresenta il renzismo in Pugliacon l'appoggio a Jobs Act e Buonascuola, contro cui abbiamo lottatoin questi mesi. Un candidato libe-rale portatore di interessi di lobbyeconomiche e di potentati capita-

listici. Questa coalizione sommadiversi fuoriusciti dal centrode-stra, l'Udc, ilPd, ivendolianie ilPd-ci, inuncalderone impressionanteche si presenta favoritissimo per ilpost-Vendola. Insomma, nulla dinuovo.

Il centrodestra si presentadivisotra il candidato berlusconiano PoliBortone e quello fittiano Schittulli.Il Movimento 5 stelle con la La-ricchia, di provenienza di centro-destra. L'Altra Puglia con RiccardoRossi, listacivicalacuigoldenshareè in mano a quello che rimane delPrc che ricordo aver governato allaRegione con il Pd8 anni su10 e conEmiliano a Bari 5 anni su 10. In so-stanza una finta opposizione conun programma molto moderatoche non da una risposta di classe edi lottaallacrisi economicacapita-lista che attanaglia la Regione Pu-glia, proponendo soluzioni nonnuove e di certo fallimentari. Perultimi i Verdi di Mariggiò che

hanno presentato la candidaturaall'ultimo istante dopo avermancato l'accordo con L'Altra Pu-glia.

Alternativa comunista è l'unicaforza politica comunista e rivolu-zionaria che si presenta a questatornata elettorale in Puglia, pre-sentenelle lotte sindallasuanasci-ta, che utilizzerà questo spazioelettorale per propagandare il suoprogramma rivoluzionario dialternativa anticapitalista, consciache il sistemanon lo si abbatte conle elezioniborghesi, macon le lotteunificate e di massa. Siamo altracosa anche rispetto micro forma-zioni come il Pcl che non hannoavuto la forza di presentarsi alleelezioni regionali e che si caratte-rizza per le dichiarazioni di alcunisuoi attivisti a sostegno di candi-dati grillini (a Taranto) o per laformazione di una lista civica (ri-nunciando al simbolo) in un pae-sino del Salento che fa il paio con

l'alleanza con settori mao-stalini-sti alle regionaliumbre.

Ungiudizio sullagiuntaVendola

Un giudizio sull'amministrazio-ne regionale uscente è certamented'obbligo. Infatti lo riteniamo si-curamente negativo dal punto divista delle fasce più deboli. Vendo-la ha finanziato il padronato chedelocalizza le aziende, ha fi-nanziato le scuole private mentrela scuolapubblica langue, haauto-rizzato la nascita di centrali a bio-masse a filiera corta mentre laPuglia produce già più del doppiodell'energia che serve ai pugliesi,ha continuato l'opera di pri-vatizzazione della sanità pubblicaavviatadaFitto.

I punti programmatici diAlternativa comunista sono moltoavanzati e anticapitalisti. Nellospecifico sul lavoro, rivendichia-mo l'esproprio delle fabbriche e

gestione operaia con il taglio ditutti i finanziamenti pubblici alpadronato. Una lotta contro il pre-cariato, partendo dall'abolizionedi tutti i contratti precari e con lastabilizzazione di tutti i lavoratori,oltre all'istituzione del reddito so-ciale per i disoccupati pagato daitagliaifinanziamentialpadronato.

In ambito sanitario rivendi-chiamo la ripubblicizzazione dellasanità pubblica con il taglio delleconvenzioni con i privati,l'internalizzazione di servizi epersonale e l'eliminazione delle li-ste d'attesaper le visite specialiste.Importanteèanche lalottacontro iprocessi di esternalizzazione diSanitàservice, specie nel Salento.

Necessario è anche un pro-gramma di rilancio della scuolapubblica con il finanziamentodella formazione e l'eliminazionedei finanziamenti alle scuole pri-vate. Un programma di attivitàculturali pubbliche e gratuite. Unprogetto di mobilità gratuita con iservizi pubblici per le fasce piùde-boli.

In ambito ambientale, va dettoche la Puglia produce più deldoppio dell'energia che serve,quindi lotta contro il businessdell'energia, conunno secco anu-cleare, biomasse, ecc., opposizio-ne durissima alle trivellazioni inAdriatico e alTap nel Salento. Que-stagrandi opere che distruggono ilpaesaggio a tutto vantaggio dellemultinazionali petrolifere e delgas, nonsidevono fare!

Vanno anche stracciati tutti gliaccordi commerciali tra Puglia edIsraele.

In conclusione, siamo certi diaffrontare questanuovaavventuracon lo spirito giusto di costruire unpartito rivoluzionario che possafungere da avanguardia della lottadi classe anche nella nostra Regio-ne. Per questo, utilizzeremo afondo lo spazio propagandisticoche ne derivaperché unaPuglia ri-voluzionaria è possibile, di lavo-ratori e studenti in lotta, contro ipotentati economici e politici chebenconosciamo. (11/05/2015)

Riccardo Stefano D'Ercole *

Pochi mesi fa tre attivistidella ex Caserma Ros-sani, noto centro so-ciale attivo nel cuore

del capoluogo pugliese, veniva-no arrestati dalle forze di poli-zia con accuse di aggressioneaggravata nei confronti di unmanipolo di fascisti forzanovi-sti e della loro sede barese. Larepressione, mediatica e degliapparati di polizia, si èabbattuta sui presunti esecuto-ri dell'atto e sul loro luogo diaggregazione politico: il centrosociale Ex Caserma liberataRossani.

Dal giorno dell'arresto si so-no sprecati i comunicati, digruppi di destra e di centro-si-nistra, atti a minare la legittimi-

tà dell'attività del centro socialeil quale è inquadrato, inun'ottica democraticista picco-lo-borghese, come un polo diaggregazione di violenti, un nu-cleo operativo di commandoaggressivi .

Il significato storicoe politico dell'antifascismo

Ribadiamo il concetto, giàespresso da noi in precedenza,secondo il quale l'atto delgruppo fatto risalire alla ca-serma Rossani è frutto di di-versi attacchi squadristiricevuti dal centro sociale inprecedenza. Diverse volte lesquadracce baresi hannoattaccato vilmente i compagnie le compagne isolate che usci-vano dall Ex Caserma. Ma imandanti di questi attacchi più

e più volte perpetrati ai dannidei compagni non sono maistati segnalati o repressi dallapolizia che si è limitata a “inda-gare” con diverse criticità.

L'antifascismo non è frutto diuna irrazionale spinta violenta,ma è la risposta concreta allaviolenza razzista, xenofoba emaschilista di questi gruppiche più volte hanno dimostrato(si pensi alle aggressioni di Cre-mona, agli attacchi agli stu-denti di Milano, alle numerosespedizioni contro lavoratori estudenti in tutta Italia) il lorovero volto.

Tutto questo si inquadranella necessità di concepirel'antifascismo militante comeun'esigenza storica concreta: inuna fase di crisi acuta del capi-talismo, quando sul piano so-

vrastrutturale si gerenanodisparità di ogni tipo, e sul pia-no economico la lotta di settorioperai è in ascesa, il fascismotende a guadagnare terrenooperando con violenza ebarbarie. Ma questa esigenzaconcreta deve essere frutto diun lavoro politico di avanza-mento sul terreno delle conqui-ste contro il capitalismo e i suoigoverni, nonché per l'unitàdella classe in lotta contro la re-pressione.

L'antifascismonon si processa!

La caserma Rossani è orasotto attacco. Ed è nostraintenzione difenderla dalla re-pressione. Il gioco è sempre ilsolito. Si tende a criminalizzare

l'antifascismo con lo scopo didelegittimare l'esistenza el'attività di un luogo che è atti-vo nel sociale. Crediamo cheuna risposta forte vada data achi pensa di poter costruiredissenso intorno al collettivodel centro sociale. Ogni attoantifascista va difeso, e ri-vendicato senza indugi ma sulpiano politico va costruito unsoggetto critico capace diinquadrare la battaglia al fasci-smo in un ambito più largo dilotta economico-politica alcapitalismo.

Resta di fatto che l'antifasci-smo non si processa, né siarresta! Rino, Fabio e Vincenzoliberi subito! (19/05/2015)*Giovani comunisti rivoluzionari

Bari

CCoonn iillPPddaaccppeerruunnaaPPuugglliiaa aalltteerrnnaattiivvaaIIddiissaassttrriiddeellvveennddoolliissmmoo ((eeddiittuuttttaa llaa ssiinniissttrraa))ee iill sseennssooddeellllaannoossttrraaccaannddiiddaattuurraa

GGiiùù lleemmaannii ddaallllaaCCaasseerrmmaaRRoossssaannii!!RRiinnoo,, FFaabbiioo ee VViinncceennzzoo lliibbeerrii ssuubbiittoo!!NNoo aallllaa rreepprreessssiioonnee ddeellllee lloottttee!!

PROGETTO COMUNISTA Giugno 2015 9ILPARTITO

Adriano Lotito

Sabato 16 e domenica 17maggio si è tenuto a Rimi-ni il IVCongresso delParti-to di Alternativa

comunista. Si è trattato di un mo-mento molto importante per la vi-ta del nostro partito, essendo ilcongresso il massimo organismodecisionale per qualsiasi partitochevogliaesseremarxistae rivolu-zionario. Altresì è stata l'occasionepertratteggiareunbilancio delno-stro intervento e della nostra co-struzione negli ultimi anni e perridefinire lenostre strutture e ilno-stro programma in vista dellaprossima fase. Un momento disintesi dunque e di rilancio dellanostra azione, alla presenza dimolti giovani e giovanissimi chehanno dato un contributo fonda-mentale alla buona riuscita delcongresso stesso, partecipandoall'elaborazione e alla discussionedelle tesi congressuali. Il Congres-so ha visto inoltre l'importantepartecipazione di una delegazio-ne di compagni provenienti daaltre sezioni dellaLega internazio-nale dei lavoratori, l'organizzazio-ne mondiale di cui il Pdac èsezione italiana. In particolare so-no stati presenti i compagni Ri-cardo Ayala, del coordinamentoeuropeo della Lit, ConceizaoMartinez, diCorriente Roja (sezio-ne spagnola della Lit) e ManelAfonso, del Mas (sezione porto-ghesedellaLit) .

Ladiscussionepoliticaesindacale: iproblemidellalottadiclasse inItalia

Il Congresso si è aperto con unarelazione introduttiva dellacompagna Patrizia Cammarata,chehasalutato ipresenti ehaspie-gato il funzionamento della duegiorni, lasciando la parola alcompagnoValerioTorreper lapre-sentazione del documento politi-co. Il livello della discussione sullacaratterizzazione politica della fa-se è stato molto alto e ha vistol'intervento di numerosi compa-gni. Si è sottolineato come lasitua-zione che stiamo attraversandonel nostro paese sia evidente-mente non rivoluzionaria e se-gnata da un ristagno della lotta diclassenelquadro diunaguerraso-ciale che il governo Renzi, insiemealle istituzioni dell'Unione euro-pea, ha scatenato contro la classelavoratrice e le nuove generazioni(dal Jobs act alla Buona scuola) . Inrisposta a questi progetti di ri-strutturazione del potere dellaclasse dominante, alcuni settoridella sinistra riformista hannoespresso la volontà di costruire

artificialmente unaSyriza italiana,riassemblando i cocci di Rifonda-zione comunista, Sel, alcuni fuo-riusciti dal Pd e l'area che ruotaintorno a Landini. In realtà questoprogetto stenta a decollare per viadell'assenza di una mobilitazionedi massa in grado di sostenerequesta esigenza, combinata conl'impossibilità di adottare unapolitica anti-austerità senza volerromperecongliassetti capitalisticidel sistema. Questa assenza dipossibili soluzioni riformiste allacrisi in corso è dimostrata propriodai cedimenti del governo Tsiprasnei confronti delle richieste diaggiustamento strutturale e di pa-gamento del debito della Troika.Successivamente la compagnaFabiana Stefanoni ha relazionatosulla situazione del sindacato e sulnostro intervento sindacale. Pro-prio nella attuale egemonia delledirezioni burocratiche inCgil e nelsindacalismo di base è stato indi-viduato uno dei fattori principaliche ammortizzano la conflittuali-tà sociale nel nostro paese. Da unlato la Cgil esercita ancora unafortissima influenza nella classelavoratricee lasuadirezionemiraaconservare i propri privilegi di ca-sta anziché spingere verso unamobilitazione di massa contro ilgoverno. D'altra parte il sindacali-smo di base è attraversato da unaserie parossistica di divisioni mi-croburocratiche che impedisconol'organizzazione di qualsiasi ini-

ziativa unitaria di opposizione,preferendo rinchiudersi in solu-zioni autoreferenziali e identitarieprive di alcuna prospettiva. In se-guito ildibattito si è concentrato inparticolare sull'esigenza di conti-nuare il lavoro dei nostri militantiall'interno del coordinamento dilotte No Austerity, visto come pos-sibilità di superare le attuali divi-sioni, unificando le diverse realtàdi lotta mediante la solidarietà diclasse e lademocraziaoperaia.

LalottadelledonneLa sera del sabato è stata

incentrata sulla discussione inmerito alla lotta delle donnecontro il maschilismo. La relazio-ne della compagna LauraSguazzabia, responsabile dellacommissione specifica sul lavorodi costruzione tra le donne, e il di-battito che si è successivamentesviluppato, ha precisato la condi-zione di doppia oppressione, diclasse e di genere, che le donne la-voratrici si ritrovano a subireall'interno del capitalismo. È statoribadito che la lotta contro il ma-schilismo è inseparabile dalla piùgenerale lotta contro il capitali-smo ed è indispensabile per la co-struzione di un partitorivoluzionario che si pone comeobiettivo quello di dirigere la clas-se lavoratrice, la cui metà è costi-tuitadadonne. Proprio perquestola questione non deve coinvolgeresolo ledonne lavoratrici emilitanti

ma anche gli uomini, dal mo-mento che non si tratta di unabattaglia di settore, ma di un pro-blema che coinvolge la totalitàdella classe in lotta. Il livello del di-battito e la relazione stessa,nonché la presenza di un docu-mento specifico sulla questione,hanno evidenziato i grandi passiavanti fatti dal partito inquestadi-rezione. Riteniamo che il Pdac siaal momento il solo partito della si-nistra che ha organizzato un lavo-ro sistematico inquesto campo dauna prospettiva di classe che siallontana dal femminismo da sa-lotto cui è avvezza la socialdemo-crazia. Non a caso la lotta delledonne, insieme alla costruzionedei Giovani comunisti rivoluzio-nari, rappresenta uno degli assifondamentali di costruzione delnostro partito così come è ri-sultato dal congresso stesso. Lase-ra del sabato si è conclusa con ladiscussione e la votazione delloStatuto e la riunione dellacommissione elettorale che haelaborato la proposta di composi-zione del nuovo Comitato centra-le.

LacostruzionedelpartitoedeiGiovanicomunisti

rivoluzionari

La domenica ha visto le relazio-ni di Matteo Bavassano sulla co-struzione del partito e di AdrianoLotito sulla costruzione dei Giova-

ni comunisti rivoluzionari. Bavas-sano, presentando il documentodi costruzione del partito, hames-so in evidenza un puntoimportante: mentre il resto dellasinistra, riformista e centrista, èallo sbando eattraversaunafasedievidente scomposizione,Alternativacomunista riesce a“te-nere” e a crescere, sia pure lenta-mente e in controccorrente. In unquadro in cui tutta la sinistra va inpezzi, e le lotte non sono ancoraarrivate, noi riusciamo a consoli-dare la nostra posizione. Un verosviluppo del partito, chiaramente,non potrà che avvenire in una di-versa situazione, con quell'ascesadelle lotte che probabilmente nonè lontana nemmeno per l'Italia,mentre caratterizza il resto dellasituazione mondiale, da noi defi-nita appunto rivoluzionaria. Inquesto contesto, in cui i problemisono difficili e numerosi, il nostropartito ha dalla sua parte un pro-gramma che nessun'altra forma-zione politica può vantare: unprogramma rivoluzionario, pro-dotto di secoli di elaborazione dapartedelmovimento operaio e co-munista ed espressione diun'organizzazione internazionaleattiva in decine di paesi in tutto ilmondo. In seguito Lotito ha pre-sentato il documento dei Giovanicomunisti rivoluzionari, l'altroimportante elemento di novitàdelPdac insieme al lavorosull'oppressione delle donne. La

relazione si è soffermata in parti-colare sull'esigenzadicostruireunambito dimilitanzaspecifica tra lenuove generazioni, approfittandodella totale crisi della sinistra ri-formista anche in questo settore edella disponibilità alla lotta che ilmovimento studentesco ha di-mostrato inquesti anni e che è rie-mersa in occasione dellamobilitazione contro la riformarenzianadellascuolachesièavutail 5 maggio. Il dibattito che ne è se-guito ha visto la partecipazione didiversi compagni e compagnegiovanichehanno riportato laloroesperienzadi lottaall'internodelleorganizzazioni studentescheriaffermando le potenzialità disviluppo che derivano dall'averlanciato il progetto dei Giovanicomunisti rivoluzionari.

Unpartitovivo,internazionaleepresente

nelle lotte

Dopo le relazioni della domeni-ca si è avuta la discussione sugliemendamenti ai documenticongressuali, la loro votazione e lavotazione del nuovo Comitatocentrale che dovrà svolgere lefunzioni politico-esecutive fino alprossimo Congresso del partito.Sono stati inoltre letti e votatialcuni comunicati di solidarietà. Ilprimo, nei confronti della lottadelpopolo palestinese contro lo Statosionista; il secondo nei confrontidella lottadei facchinidel SiCobasdellaSdadiBolognainlottacontroun piano di licenziamenti e ri-strutturazione aziendale; il terzocomunicato ha espresso invece lasolidarietà verso i lavoratori brasi-liani in lotta in vista del prossimoimportante giorno di mobilita-zione nazionale fissato per il 29maggio La conclusione di questoimportante appuntamento è stataaffidata al compagno FrancescoRicci che ha riepilogato gliimportanti passi avanti fatti dalpartito, tratteggiando un bilanciopositivo, ringraziando la plateacongressuale e gli ospiti interna-zionali e ribadendo la centralitàdell'essere parte di ungrande pro-getto mondiale quale quello dellaLega internazionale dei lavoratori– Quarta internazionale. Come datradizione, il congresso si è poi de-finitivamente chiuso intonando lenote dell'Internazionale, l'innostorico del movimento operaio daquasi 150 anni, con un evidenteentusiasmo frammisto a commo-zionedapartedi tutti i compagniele compagne presenti, prontidall'indomaniaritornare al lavoroe alla lottanelle piazze, nelle scuo-le e nella fabbriche del Paese.(18/05/2015)

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10 Giugno 2015 PROGETTO COMUNISTATEORIAEPRASSI

Patrizia Cammarata

I n Italia l'eroica guerra parti-giana contro il fascismo, laResistenza, hasubito almenodue tradimenti: da una parte

fu un processo rivoluzionario tra-dito e rimasto incompiuto a causadella direzione stalinista del Pci(Partito Comunista italiano) diPalmiro Togliatti che ne favorìl'esaurimento e condivise con ipartiti della borghesia la restaura-zione dell'ordine capitalistico(quello stesso ordine che fino aqualche mese prima aveva soste-nuto il regime fascista e ne avevatratto immensi profitti a dannodella classe lavoratrice) ; dall'altraci fu il tradimento nei confrontidelle donne partigiane, attraversoil silenzio, che per molto tempo èsceso, sul ruolo non secondarioche hanno avuto le donne nellasconfittadelnazifascismo.

UnaResistenzadimenticata, perun lungo periodo, attraverso lacensura di foto e di testimonianzenelle quali le donne emergevanocome protagoniste, foto e testimo-nianze che erano la prova che ledonne non furono solo crocerossi-ne, ma staffette, combattenti,organizzatrici di scioperi, dirigentidi gruppipartigiani.

All'interno dei cortei di partigia-ni, vittoriosi e acclamati dalla follache sfilarono nelle città liberatedall'aprile 1945, di donne, però, senevidero poche. Alle partigiane to-rinesi delle brigate Garibaldi fuimpedito di sfilare dal partitoperché il Pci “ci teneva ad accredi-tarsi come forza rispettabile”; inaltre città furono i capi brigata aconsigliare alle compagne di nonsfilare, o almeno di farlo senzaarmi, oppuredi farlo vestitedacro-cerossine.

Dopo la parentesi della guerracivile, la Resistenza, l'Italia tradi-zionalista ed ipocrita respinse ilprotagonismo delle donne ecircondò le partigiane d'imba-razzo ed ironia, guardando al lorocontributo con disagio e come ele-mento di pericolosa trasgressioneai ruoli secolari. Le malignità piùvolgari le perseguitarono permolto tempo, indicate come le“femmine dei partigiani”, “ quelleche i partigiani portavano nel bo-sco”.

Aparte ildiritto divoto e laparitàdi genere, sancita dall'articolo tredella Costituzione, riconosciutoalle donne dopo la Liberazione,nella realtà dei fatti, nel dopo-guerra le donne tornarono indie-tro, furono ricacciate nella sferadomestica, non solo quelle cheavevano fatto la Resistenza maanche quelle che avevano lavoratonelle fabbriche e che nella famigliaavevano avuto un ruolo primario“di capofamiglia” al posto degli uo-mini lontani, nei frontidi guerra.

Imolteplici ruolidelledonnenellaResistenzaDurante la Resistenza non solo

le donne imbracciarono le armi,alcune diventando anche Co-mandanti di Brigata e parteci-pandoadazionidiguerra, nonsolofurono numerose le fabbriche do-ve le operaie boicottarono la pro-duzione delle armi eorganizzarono scioperi mamoltis-sime furono le donne che spa-lancarono la loro casa offrendorifugio e aiuto adantifascisti, ebrei,disertori, partigiani, mettendo ari-schio la propria vita e quella dellapropria famiglia. Le staffette servi-vano da collegamento dalle cittàagli uomini in montagna e furonoquasi sempre donne, trasportava-no cibo, armi, informazioni.Quando l'unitàpartigianaarrivavain prossimità di un centro abitatoera lastaffettacheperprimaentra-va in paese per assicurarsi che nonvi fossero nemici ed era la staffettaa dare il via libera ai partigiani, perproseguire nella loro avanzata. Ledonne, quindi, non svolsero soloun ruolo, ma molteplici ruoli:quello della combattente, che alpari dell'uomo imbracciava learmi, e un altro altrettantoimportante ruolo che fu solo delledonnee che fudefinito successiva-mente “maternage di massa”, cioèlacapacitàdideclinareuncompitomaterno nonsolo per lapropriafa-miglia ma per l'intera collettività,

occupandosi, inoltre,di disarmaregli eserciti svestendo i disertori, o isoldati allo sbando, dagli abitimili-tari e procurando loro abiti civili(spessodeipropripadri, maritio fi-gli) , contribuendo in modo note-vole alla diserzione dall'esercitonazifascista. Intensa fu la loro atti-vità di propaganda politica,nonché gli atti di sabotaggio e dioccupazione dei depositi ali-mentari tedeschi.

Le donne costituirono, nell'au-tunno del 1943, i Gruppi di Difesadella Donna, legati al Comitato diLiberazione Nazionale, questigruppi furono luogo di azioneorganizzata ma anche di elabora-zione politica, un'elaborazioneche guardava alla società del futu-ro, una società che avrebbe dovutoriconoscere, nelle loro intenzioni,la completa e reale parità frauomoedonna.

Dall'interno delle fabbriche (do-ve avevano preso il posto degli uo-mini impegnati in guerra)organizzarono scioperi e manife-stazioni e negli scioperi del 1943-44, che furono riconosciuti comeuna pagina importantissima dellaResistenza, le donne furono prota-goniste, e alcune di loro principaliorganizzatrici.

Vittimeditorture,carcere,violenzaemorte

Molte donne rimasero coinvoltein rastrellamenti e molte partigia-ne furono catturate, torturate euccise. Alle donne, oltre alla tortu-ra, erano solitamente riservati altri“trattamenti”: denudate per inde-bolirle psicologicamente, veniva-no spesso stuprate dai lorotorturatori.

I dati ufficiali, a fine della guerra,parlavano di circa 35.000 (trenta-cinquemila) donne partigiane mastime successive parlano di circa2.000.000 (due milioni) di donneche contribuirono in varia formaalla liberazione dal fascismo. Alcu-ne stime della partecipazionefemminile alla Resistenza parlanodi 70.000 donne organizzate neiGruppi di difesa della donna;35.000 donne partigiane, che ope-ravano come combattenti; 20.000donne con funzioni di supporto;4.563 arrestate, torturate econdannate dai tribunali fascisti;2.900 giustiziate o uccise incombattimento; 2.750 deportateinGermanianei lagernazisti; 1.700donne ferite; 623 fucilate e cadute;512 commissarie di guerra. Ma laverità sulla partecipazione delle

donne alla guerra partigiana èstata per troppo tempoparzialmente occultata, ostaco-lata o deviata perché si possaparlare dinumeri certi.

Pochissime, rispetto alle aventidiritto, furono le donne che si pre-sentarono a ritirare l'attestato peraver partecipato alla Resistenza ele partigiane italiane decorate conmedagliad'oro al valormilitare fu-rono diciannove.

Stralcidi testimonianzedialcunefralemoltissimeeroinedellaResistenza

Le donne della Resistenza nonhanno combattuto solo contro ilfascismo ma anche contro la disu-guaglianza e l'ingiustizia sociale edi genere. I nomi delle donne dellaResistenza italiana sono tanti,molte loro voci non sono mai stateascoltate, molte storie perdute.Qualche storia, invece, è stata tra-scritta, restando per le generazionisuccessive il simbolo delle tanteperdute. Solo tre esempi fra i nu-merosi che sarebbe doveroso ri-cordare.

Maria Erminia Gecchele “Lena”,comunista, operaia nei lanifici diSchio (Vicenza), esemplarestaffetta partigiana, torturata a Pa-dovadagli sgherri della“BandaCa-rità”, non parlò, e per tutta la vitaportò nel suo corpo martoriato isegni delle torture «Venni portataalle carceri di Vicenza. Qui co-minciò il mio calvario: l'alternarsidi interrogatori e torture [...]sempre nuove e perfezionate, [...]sarebbe bastato pronunciare unnome per provocare la catastrofedi un paese, tutto finiva nell'asso-luto silenzio, unica sperimentatasalvezza [...] »

Teresa Cirio (Roberto) , comuni-sta, finite le elementari iniziò a la-vorare, partecipò alla Resistenza eassicurò i collegamenti e la distri-buzione della stampa clandestinafra Milano e Torino, partecipò allapreparazione dello sciopero pre-insurrezionale torinese «[...] biso-gnadireche laResistenzaèstataunlavoro di massa [...] e tutte le ini-ziative di massa che hanno fatto ledonne di Torino! Hanno dato l'as-salto ai treni, hanno fatto una ma-nifestazione per lo zuccherodavanti a Piazza Castello [...]hanno ottenuto la distribuzionedei viveri [...] Sono stati mesi terri-bili: le case crollavano, tutti i mo-menti un compagno perso. E noiabbiamo continuato fino all'ulti-

mo, fino all'insurrezione, a teneretutti i collegamenti [...] Poi quandosono arrivati i partigiani hannodato man forte [...] Ma Torinopraticamente l'hanno liberata glioperai [...] secondo me la donnabisogna che conosca i principidello sfruttamento in fabbrica.Deve avere questa base. Allora sìche poi si orienta, ha chiarezza, di-ventaformidabile».

Elsa Oliva (Elsinki) , a otto anniiniziò a lavorare come domestica,diventò antifascista e con ungruppo di compagni organizzòattacchi contro le forze di occupa-zione, arrestatadai fascistinel 1944fu condannata a morte ma riuscì afuggire. Rientrata in formazionecontinuò la lotta armata fino allaLiberazione «[...] aMilano, quandoc'è stata la sfilata, tra quella molti-tudine plaudente e tutti con lecoccarde –matti, proprio matti!–pensavo che forseunabuonaparteeranoquelli che ciavevano sparatocontro. Alle staffette, nelle sfilate,mettevano al braccio la fascia dainfermiera! [...] Il mio rimpiantopiùgrande è stato quello dinones-sere morta prima, durante la lotta[...] non avrebbe dovuto essere as-solutamente permessa la riorga-nizzazione legale del fascismo, lanascita del Movimento Sociale Ita-liano, [...] che ora è perfinosovvenzionato dallo Stato [...] leagevolazioni sono state sempreper i medesimi, per i ricchi, quelli

cheoggiportano lacamiciabeige oazzurra, ma che è sempre la cami-cia nera di ieri […] . Le armi me lehanno trovate nel '47 [...] tutti ave-vano ancora armi in casa, perchépensavano di doverle ancora ado-perare. Non avevamo visto, con laLiberazione, quello che avevamosognato tanto inmontagna.»

Perché laResistenzanonsiapiùnécensuratanétradita

Le donne proletarie di oggi,nell'attuale crisi storica del capita-lismo che porta – se non saremocapaci di deviare il percorso insenso rivoluzionario – l'interaumanitàverso labarbarie, hanno ildovere di raccogliere il seme checon l'esempio delle loro vite cihanno lasciato le compagne parti-giane. Lo stanno facendo anche ledonne combattenti a Kobane, e imilioni di donne che lottano ognigiorno, in ogni parte del mondo,per il pane, il lavoro, la pace che ilsistema capitalistico, oggi comeallora, nonvuole e nonpuò conce-dere.

Pur mantenendo e sottoli-neando la loro specificità, la lorodiversità rispetto agli uomini, è ne-cessario che le donne che nonaccettano di vivere in questomondo criminale di razzismo, po-vertà e guerre, lavorino per unire illoro movimento di liberazione aquello di tutti gli oppressi delmondo, recuperando il carattere

internazionalista della lotta. Perquanto i Paesi, le storie, le culture ele lingue siano diverse, il fulcrodella lotta è, in tutto il mondo, lacontraddizione capitale-lavoro,che determina, insieme alle altrecontraddizioni, anche il perma-neredell'oppressione femminile.

Cometentaronodifaremolte frale partigiane che contribuironoalla Resistenza, si profila perl'attuale movimento delle donne,contro laviolenzasulledonneeperla loro reale emancipazione, uncompito arduo ma necessario:allargare il movimento delle rivo-luzionarieche lottanonelmondoecondurlo a camminare di paripasso conquello di tutto il proleta-riato, uomini e donne insieme, perliberare lavitadi tutti dallo sfrutta-mento e dall'oppressione.(25/04/2015)Bibliografia

-La Resistenza taciuta. Dodicivite di partigiane, di Anna MariaBruzzone e Rachele Farina (Primaedizione La Pietra1976-Prima edi-zione Bollati Boringhierisettembre 2003)La lunga via, diNedda Petroni (Giovane Talpa2004)

-MariaErminiaGecchele“Lena”.L'eroismo di una partigiana, diEzio Maria Simini -Quaderni distoriaediculturascledense(LiberaAssoc. Cult. “Livio Cracco” Schiodicembre 2009)

Rosi Romelli con il padre Luigi (Bigio) e un gruppo di partigiani in Valmalga, estate 1 944

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PROGETTO COMUNISTA Giugno 2015 11INTERNAZIONALE

Valerio Torre

A 35 anni dalla sua fondazione, il Partido dosTrabalhadores (Pt) vede raggiungere colgoverno Dilma il più alto tasso di discreditoa seguito dell'applicazione di un violento

aggiustamento fiscale adanno dei lavoratori. Nelqua-dro dellacrisi di governo, il coinvolgimento di alti diri-genti in fenomenidi corruzione colpisce duramente ilpartito, con milioni di lavoratori che, sentendosiingannati dalle promesse e traditi, abbandonano il Pte in massa tolgono credito al suo governo. Intanto, ladestra guadagna fiducia, compresi settori nostalgicidella dittatura militare, cercando di disputarel'insoddisfazionepopolare.

L'originario progetto che portò alla nascita del Pt–costruire un partito che difendesse i lavoratori, glisfruttati e gli oppressi, combattendo la corruzione edirigendo unprofondo cambiamento sociale del Pae-se– è ormai fallito. E non si tratta di una crisicongiunturale.

Ilprogetto strategicodelPtIl Pt si è andato adattando nel tempo alla politica

borghese finendo per applicare gli stessi metodi chediceva di voler combattere, ma in realtà, non si ètrattato di un tradimento; né è una politica nata oggi.Si tratta invece di un progetto elaborato molto tempofa: quando, a partire dal 1989, con la sconfitta di Lulaalle elezioni vinte da Collor e la caduta dei regimi di“socialismo reale”, il Pt si convinse del fallimento delsocialismo e del fatto che il capitalismo avesse dimo-strato la suasuperiorità, per cui l'unico modo perché ilavoratori potessero andare al governo era attraversola via elettorale e l'alleanza con settori della borghesia“progressista”. Per questo, il Pt iniziò a difendere il si-stema capitalista e il regime politico su cui esso fondail proprio dominio inBrasile, inculcando nei lavorato-ri l'ideadellapossibilitàdi unmiglioramento della so-cietà, sia attraverso politiche distributive (come laBolsaFamilia, laLuzparaTodos, laMaisMédicos) , siaattraverso l'accesso al credito e lo sviluppo dellapiccola imprenditorialità privata. Creò così il mitodella nascita di una nuova classe media, mentre inrealtà era semplicemente cresciuta la platea dei“consumatori”(1).

Ascesaedeclinodell'illusionedelcapitalismo“dalvoltoumano”

Ma queste misure –magnificate dalla gran partedella sinistra riformista mondiale (e, in Italia, da Ri-fondazione comunista)– erano parte di una grandeillusione. Innanzitutto, perché provvedimentipalliativi non suscettibili di risolvere il problemacentrale della classe lavoratrice, non attaccando losfruttamento capitalista, né garantendo impiego, unsalario dignitoso, diritti lavorativi e sociali duraturi.D'altro lato, le misure tese a stimolare l'accesso al cre-dito hanno indebitato milioni di famiglie oltre le pos-sibilità dei loro bilanci, esponendole alla perdita deibeni(2). In ogni caso, la crisi economica scoppiata nel2007-2008 ha fatto terminare quest'illusione poiché iltasso di indebitamento privato ha raggiunto limitiinsostenibili nell'attuale fase.

In realtà, però, unavolta giunto al governo, il Pt nonfece altro che amministrare la macchina statalenell'interesse del capitalismo, privilegiando capitali-sti, banchieri, multinazionali e grandi imprese, attra-

verso esenzioni fiscali, privatizzazioni, ecc.Per portare avanti questo progetto era necessario

l'appoggio dei lavoratori e dei movimenti sociali evi-tando chepotessero svilupparsimobilitazioni, percuiiniziò tutta un'opera di cooptazione di dirigentisindacali in posti chiave del governo, nelle istituzioniparlamentari, di affidamento ai sindacati dellagestio-ne dei fondi pensione. In tal modo, la maggioranzadelle organizzazioni dei lavoratori e di movimento di-venne strumento di smobilitazione delle lotte e di di-fesadel governo.

Ma oggi questa mistura di riformismo e “sviluppi-smo” borghese su basi nazionali non fa più presa ed èripudiato damilioni di lavoratori perché, terminata lacrescita economica che consentiva di redistribuirebriciole alle classi subalterne, il governo si è semprepiù trasformato nell'utile gestore della crisi economi-ca nell'interesse del capitalismo imperialista scari-candone gli effetti sulle fasce sociali deboli, per di piùavviluppandosi in enormi fenomeni corruttivi chehanno interessato le principali istituzioni statali.

Le giornate di giugno del 2013, con le giganteschemobilitazioni che hanno attraversato tutto il Paese eche si sono riproposte durante i Mondiali di calcio del2014, hanno aperto una situazione prerivoluzionarianelPaese chemostracome stiafinendo la lunadimie-le trai lavoratorie ilgovernodelPtecome ilprogettodiquest'ultimo, con la forte crisi che attraversa il partito,siafallito.

IlPtdifronteallacrisieconomica: comegovernarenell'interessedellaborghesiaI violenti colpi della crisi economica hanno mo-

strato la vera faccia del Pt: i capitalisti hanno pretesodal governo Dilmaun violento aggiustamento fiscale,che, sulla scorta della politica mondiale dell'imperia-lismo, comporterà (e sta già comportando) la perditadi diritti sociali conquistati aprezzo di dure lotte, l'au-mento dell'inflazione e la disoccupazione. E, a dimo-strazione della sua vera politica, la presidente hanominato come ministro delle finanze, incaricatoproprio di applicare quel piano di austerità, unbanchiere, dirigente della Bradesco (attualmente lasecondabancabrasiliana).

Per completare il quadro degli attacchi diretti ai la-voratori, il governo Dilma ha modificato le normativein materia di pensione (anche di reversibilità) , diindennità di disoccupazione, di borse di studio,aggravando le condizioni per conseguire questi bene-fici e riducendone le entità. Mahaancheaumentato letariffe dell'energia elettrica e dei carburanti e operatoprofondi tagli di bilancio inmateriadi sanità, istruzio-ne e opere infrastrutturali, provocando già migliaia dilicenziamenti. Come se non bastasse, ha fatto appro-vare undisegno di legge che prevede la terziarizzazio-nedi tutti i lavoratori brasiliani!

Diseguaglianzeda“riequilibrare”o sistemadisfruttamentodaabbattere?Eallora, sullabasedell'esperienzafattacon lemisu-

re compensative – non solo modeste, fragili e tempo-ranee, ma anche suscettibili di essere annullate pereffetto della crisi capitalistica – i lavoratori debbonoprendere coscienza del fatto che, al contrario diquanto sostiene la direzione del Pt, il problema dellaclasse lavoratrice non risiede nelladiseguale distribu-zione della ricchezza, quantunque brutale e ingiusta;ma riposa invece sul fatto che i mezzi di produzione e

distribuzione della società (fabbriche, terre, infra-strutture, banche) sono diproprietàprivatadei grandicapitalisti e ciò comporta che in questo sistema vi siauna tendenza inevitabile all'accumulazione econcentrazione di capitale e un aumento delle dise-guaglianze. Possono esservi miglioramenti tempora-nei grazie a misure redistributive entro i limiti delsistema, mainpresenzadi crisi le classi dominanti so-no portate, per preservare i margini del loro profitto,adeliminare le politiche compensatorie.

IlPtdiLulaeDilmasostieneche sipuò farfronteallediseguaglianze con piccoli miglioramenti nella distri-buzione del reddito, ma la realtà si è premurata disconfessare quest'argomento.

Purtroppo, le illusioni seminate da un simile pro-getto hanno avuto il nefasto effetto di far retrocedere ilavoratori e la loro coscienzadi classe. Magli eventi diquest'ultima fase mostrano una ripresa delle mobili-tazioni del movimento operaio e popolare che, comeaccennato, sta togliendo la fiducia al governo e alpartito che lo incarna.

Laripresadellalottaindipendentedei lavoratorie labattaglia

perlacostruzionedel loropartito

Daun punto di vista immediato, è giusto che i lavo-ratori lottino, come già stanno facendo, per la difesadei propri diritti e delle conquiste di classe oggi mi-nacciate dal partito che impropriamente e ingiustifi-catamente porta nel logo il loro nome. In questosenso, importantissima è la convocazione dello scio-pero generale convocato per il 29 maggio damoltissi-

me sigle sindacali, tra cui, oltre a Csp Conlutas (che èanimatadamolti compagnidelnostro partito fratello,il Pstu) , laCut, che è ilpiùgrande sindacato brasiliano,finoracolonnaportantedelPtedelgoverno, come so-praaccennato.

Maquesta lottadeve anche darsi un altro obiettivo:quello dell'ascesa al potere e della formazione di ungoverno della stessa classe lavoratrice che ponga finenon solo alle diseguaglianze, ma al sistema fondatosullo sfruttamento dellamaggioranzadella societàdaparte di un'infima minoranza di banchieri e capitali-sti.

Ecco che si pone, allora, lanecessitàdellanascitadiuna nuova alternativa di partito che rappresentidavvero, e non daun versante riformista (poiché pro-prio la crisi economica prova che non c'è alcuno spa-zio politico per il riformismo), gli interessi storici dellaclasse lavoratrice.

Lasituazionedioggi inBrasile rendeevidente che cisono tutte le condizioni perché quest'alternativa sisviluppi. Maè necessario che i tanti attivisti del movi-mento sindacaleepopolarecomincinoadaffrontare ildibattito suche tipo dipartito costruire, conche orga-nizzazione e con quale programma, per giungere allanascita di un vero partito socialista dei lavoratori.(10/05/2015)Note(1) Con ciò intendendosi l'ingresso sul mercato dei

beni durevoli (casa, automobile, elettrodomestici) disettori sociali che prima ne erano esclusi dalla lorocondizione economica.(2) Per un approfondimento, “Il giorno in cui il gi-

gante si svegliò”,TrotskismoOggin. 5.

BBrraassiillee:: sscciiooppeerrooggeenneerraallee ccoonnttrrooggllii aattttaacccchhii ddeellggoovveerrnnoo!!LLaa ccrriissii eeccoonnoommiiccaa ee ppoolliittiiccaa eessiiggee uunnaa rriissppoossttaa ccllaassssiissttaa ddeeii llaavvoorraattoorrii

12 Giugno 2015 PROGETTO COMUNISTA

Q uello che avete tra le mani è ilsettimo numero della rivistateorica del Pdac, Trotskismooggi. Forse qualcuno si chiederà

per quale motivo facciamo questo grandesforzo: scrivere articoli, controllare cita-zioni, impaginare una rivista piacevole davedere e da leggere. Il fatto è che il movi-mento rivoluzionario non può fare a menodi quelle esperienze e di quegli insegna-menti che ci può dare solo la storia delmovimento operaio internazionale: senon facciamo uno sforzo per ricostruirequesta storia, che la borghesia tenta ognigiorno di distruggere e di falsificare con isuoi giornali, i libri dei suoi intellettuali, lesue televisioni, le sue scuole e chiese, ilcompito del proletariato sarà estrema-mente più difficile. E in questa lotta èfiancheggiata dai riformisti e dagli stalini-sti, che da decine di anni aiutano laborghesia in questa opera di falsificazio-ne: non possono ammettere che hannoaiutato i padroni in tutte le occasioni in cuiquesti ultimi hanno rischiato di perdere illoro potere. Questo perché riformisti estalinisti si sono integrati nel sistema co-struito dalla borghesia con il compito difrenare il movimento operaio, e il modopiù semplice per riuscirci è quello, unavolta ristabilito l'ordine, di cancellarel'idea stessa della rivoluzione dai propo-siti e dalla memoria del proletariato,dando però alla storia una tinta riformistaassente nella versione della borghesia: senon fossero in grado di dare una pro-spettiva, per quanto illusoria, di cambia-mento sociale non avrebbero nessunafiducia dalle masse, perdendo così ogniutilità per la borghesia che gli elargiscetante prebende.

Accanto alla falsificazione storica poigli stalinisti aggiungono la falsificazioneteorica per giustificare ai lavoratori la lo-ro condotta passata e soprattutto quellafutura, completando così lo scempio delpatrimonio del movimento rivoluziona-rio, patrimonio costruito su vittorie ederrori di migliaia di operai che hannolottato per il socialismo, operai di cui glistalinisti insultano ogni giorno la memo-ria, dopo averne causato in molti casi lamorte, direttamente o indirettamente.Diviene quindi fondamentale, per prepa-rare al meglio i rivoluzionari di oggi e didomani ai loro compiti storici, smasche-rare queste falsità. Scrivevamo prima chegli stalinisti si sono integrati nella socie-tà borghese: nella maggior parte dell'Eu-ropa occidentale questo è avvenutodurante la seconda guerra mondiale conil tradimento di centinaia di migliaia dipartigiani che volevano liberarsi non so-lo dal fascismo ma anche dal capitalismo.Abbiamo ricostruito la vicenda della Re-sistenza tradita in Italia nel quarto nume-ro di Trotskismo oggi, dove abbiamoanche riportato un importante scritto diPietro Tresso, fondatore del PcdI , colla-boratore di Gramsci e poi dirigente dellaQuarta Internazionale, ucciso dagli stali-nisti in Francia, dove pure organizzaronoil ritorno al potere dei padroni frenandola lotta dei lavoratori francesi.

Pensiamo che sia importante cheparticolarmente le nuove generazionisappiano di chi è la responsabilità se so-no costrette ancora a vivere in questomondo basato sullo sfruttamentodell'uomo sull'uomo e che frustrerà ine-vitabilmente qualsiasi loro volontà direalizzare sé stessi. Bisogna dire, peresempio, che se le masse greche sonocostrette sotto il giogo dell'austerità èperché a suo tempo la direzione stalini-sta del movimento operaio ha fatto falli-re la resistenza in Grecia (vicendavergognosa di cui si sa purtroppo poco oniente e su cui ci ripromettiamo dipubblicare qualcosa in futuro) e bisognaspiegare come oggi stiano nuovamente ecoscientemente andando contro gli inte-ressi dei lavoratori greci evitando di te-nere una politica conseguentementerivoluzionaria di fronte al governo difronte popolare di Syriza. E sono proprioi giovani militanti che ci esortano a conti-nuare la pubblicazione di Trotskismooggi, che comprano questa rivista, persaziare la loro fame di teoria, di veritàstorica che non possono trovare neinormali canali di informazione, perchésentono la necessità di andare contro lacoscienza borghese dominante. Qualcu-no si è accorto del successo di questa ri-

vista e ha anche provato (con scarsosuccesso) a replicarlo, facendo peraltrocredere di aver iniziato prima di noi que-st'opera necessaria. Comunque, pertornare alla domanda ipotetica con cuiaprivamo l'articolo, lo sforzo dellapubblicazione della nostra rivista èampiamente ripagato dalle nuoveavanguardie delle lotte, soprattutto gio-vani, che si avvicinano alla nostra orga-nizzazione anche per le risposte teoricheche diamo ai loro interrogativi. La nostrarivista è fatta da militanti che sono al lo-ro fianco quotidianamente nelle lotte enelle piazze, ma si sforzano anche di scri-vere degli articoli (spesso con un'accu-ratezza tale che potrebbero esserepubblicati su qualsiasi rivista scientificao accademica) perché le avanguardiepossano crescere in quanto dirigenti delmovimento rivoluzionario e far crescerecon loro i movimenti di lotta nei quali so-no attivi, cercando di imprimergli una di-namica anticapitalista e rivoluzionaria,nella prospettiva di unificare le lottecontro questo sistema intorno al pro-gramma politico del proletariato. La no-stra rivista serve per questo: perriscoprire le basi su cui costruire da oggila rivoluzione necessaria per cambiarequesto mondo.

Questo numero si apre con un magi-strale articolo di Valerio Torre che trattail problema del sionismo da un punto divista marxista, partendo dalle originidella «questione ebraica», analizzataanche alla luce del contributo teoricofondamentale di Abraham Léon, diri-gente della Quarta Internazionale di ori-gine ebraica e morto ad Auschwitz, finoad arrivare alla «questione palestinese»,cioè all'oppressione dei palestinesi daparte dello Stato sionista di Israele. Fa-biana Stefanoni invece continua a ri-percorrere le lotte operaie negli anni '70,dopo che già nel numero 4 della nostrarivista aveva scritto un articolo sul tema:questo nuovo contributo si concentra inparticolare sulla lotta degli operai Fiat diMirafiori e che sfocia nell'occupazionedel '73; il tema è molto importante perchél'articolo analizza anche la politica deigruppi centristi di quegli anni, Lottacontinua, Potere operaio e Avanguardiaoperaia, e non si può pensare di costrui-re il partito rivoluzionario necessariooggi senza analizzare e criticare gli erroridi quelle formazioni, smitizzandole fi-nalmente agli occhi dei militanti vecchi enuovi della sinistra. La parte storica dellarivista si chiude con la seconda partedell'articolo di Laura Sguazzabia sulledonne del partito bolscevico, la cui primaparte è apparsa sullo scorso numerodella rivista. Presentiamo poi uno spe-ciale con un dibattito teorico in corsonell'Esecutivo della Lit-Quarta Interna-zionale (e che la nostra Internazionale hadeciso di rendere pubblico) sul temadella “ inevitabilità” del socialismo. Ledue tesi a confronto sono quelle diMartin Hernandez e di Francesco Ricci eRicardo Ayala. Nella sezione “Confronti”,che ospita autori esterni al Pdac, pubbli-chiamo un saggio in cui Alberto Airoldiavanza una interpretazione della Se-conda repubblica e dello stato del capi-talismo italiano, uno stimolo a undibattito sulla questione, mentre Ugo DeGrandis, storico della Resistenza, cheaveva già contribuito alla nostra rivistacon un articolo sull'eccidio di Schio, scri-ve delle vicende di Antonio Trenti, mili-tante comunista emigrato in Urssdurante il fascismo. Pubblichiamo quindiun inedito di John Reed, “Le origini delcontrollo operaio in Russia”. Chiudono larivista le consuete schede dei classici, dicui citiamo in particolare quella di Adria-no Lotito, già autore di diversi articoli sulmaterialismo storico per Trotskismooggi, che ci parla in maniera interessantee approfondita di In difesa del marxismo,scritto in cui Trotsky criticava la mino-ranza dell'Swp che non comprendeva lanatura di classe dell'Unione sovieticaalla vigilia del secondo conflitto mondia-le.

Non ci resta che invitarvi a leggereanche questo nuovo numero della nostrarivista, perché non vi è un solo tematrattato che non sia di assoluta attualitàed importanza oggi. Passa dalla forma-zione dei quadri la costruzione dell'indi-spensabile partito rivoluzionario.

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Editoriale del numero 7 diTTRROOTTSSKKIISSMMOO OOGGGGII