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PROGRAMMA CONSUNTIVO 2001 DELLE ATTIVITÀ · - L’attività nel 2001 è stata, come al solito, molto intensa e diversificata. ... ricerche nell’area del Monte Canin e dell’attuale

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PROGRAMMA CONSUNTIVO 2001 DELLE ATTIVITÀ

Mauro Ciarabellini, Fabio M. Dalla Vecchia, Giorgio Deiuri, Sergio Soban, Maurizio Tentor, Alessandro Zoff.

Speleologia - L’attività nel 2001 è stata, come al solito, molto intensa e diversificata. - Le uscite a carattere prettamente speleologico sono state in totale 67, di cui 22 in cavità artificiali e 45 in cavità naturali. La tipologia delle grotte visitate ed esplorate è stata molto varia: da grotte verticali di notevole difficoltà tecnica a semplici cavità sub-orizzontali. - Nel 2001 sono state effettuate 15 uscite dedicate alla ricerca e al rilevamento delle cavità artificiali esistenti nel Carso entro i limiti del territorio comunale di Monfalcone, questo progetto iniziato nel 2000 e stato denominato “Progetto EMME”. Uscite di questo tipo possono svilupparsi per pochi mesi all’anno, generalmente quelli invernali, che permettono una facile individuazione della grotte, le quali si trovano quasi esclusivamente entro i camminamenti trincerati, pieni di vegetazione, soprattutto rovi. Perciò abbiamo dedicato a questo progetto i mesi di gennaio, febbraio, marzo ed aprile, riprendendolo infine a dicembre. Sono state individuate e rilevate 26 cavità artificiali, chiaramente coeve con le trincee, perciò scavate o riadattate durante la Prima Guerra Mondiale. Di questi 26 rilievi, i sei eseguiti nel mese di dicembre verranno consegnati al Catasto Grotte Artificiali nel corso dell’anno entrante. Contrariamente a quanto preventivato nell’anno precedente, l’area esplorata è stata meno della metà, a causa dell’altissima densità di grotte individuate: una ogni 15 metri circa, fatto che ha rallentato di molto il lavoro complessivo. - Sempre in tema di cavità artificiali, nel mese di febbraio in collaborazione con il Comitato Esecutivo Regionale della Commissione Nazionale Scuole di Speleologia della Società Speleologica Italiana, il Centro Ricerche Carsiche “C. Seppenhofer” e il Club Alpinistico Triestino, abbiamo organizzato il I corso di II livello sul tema “Speleologia in Cavità Artificiali”. Oltre all’organizzazione, quattro nostri soci hanno partecipato attivamente al corso. Da segnalare il patrocinio di diversi enti tra cui i Comuni di Monfalcone, Trieste e Gorizia. - In collaborazione con Comitato Esecutivo Regionale della Commissione Nazionale Scuole di Speleologia della Società Speleologica Italiana, i giorni 27 e 28 gennaio abbiamo contribuito alla riuscita del II Stage Regionale per Istruttori di Tecnica e Aiuto Istruttori che si è svolto nei locali della nostra sede. Due soci si sono impegnati in veste di “Istruttore docente”. - Grazie alla collaborazione di uno speleosub, abbiamo continuato il lavoro di esplorazione dei sifoni terminali di alcune grotte in località Stregna (UD).

Natura Nascosta Numero 24 Anno 2002 pp. 1-7 Figure -

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- Tra maggio e giugno abbiamo indetto il consueto corso di speleologia di I° livello, con il patrocinio del Comune di Monfalcone e l’omologazione da parte della C.N.S.S. della Società Speleologica Italiana, giunto quest’anno alla dodicesima edizione. Notevole il successo dell’iniziativa con nove inscritti di cui quattro regolarmente ancora in attività. - Nel mese di giugno abbiamo partecipato al workshop dal titolo “La moderna speleologia scientifica nel F.V.G. Associazioni, Speleologi, enti: vocazioni, competenze, sinergie” organizzato dal Gruppo Speleologico San Giusto di Trieste a cui è seguita la presentazione terzo volume della pubblicazione Ipogea. - Nel mese di luglio si sono svolte due uscite per accompagnare in grotta un gruppo di ragazzi dei centri estivi di Monfalcone. - Altipiano del Monte Canin: sono state effettuate sei uscite di cui tre dedicate all’esplorazione della Grotta dei Capelli e tre alla Grotta sotto la parete di Moelis. In quest’ultima sono state effettuate risalite in artificiale per individuare eventuali prosecuzioni, anche in collaborazione con altri gruppi regionali. Gli esiti di questo lavoro sono per il momento negativi. - In occasione della marcia “Alla scoperta degli antichi castellieri” organizzata dal Gruppo marciatori dell’Olmo, abbiamo illuminato la grotta Vergine e partecipato attivamente per la buona riuscita della manifestazione. - Dal primo al quattro di novembre abbiamo partecipato al meeting internazionale di speleologia “Odissea nel Corchia”, che si è svolta a Saravezza (LU). In questa, occasione oltre a visitare i numerosi stand e mostre, abbiamo partecipato alla riunione annuale della Società Speleologica Italiana e visitato il tratto turistico dell’Antro del Corchia. - Sempre nel mese di novembre, due soci hanno partecipato al corso di speleologia di secondo livello organizzato dal Comitato Esecutivo Regionale della Commissione Nazionale Scuole di Speleologia della Società Speleologica Italiana dal titolo “Compass”. Lo scopo del corso è stato quello di illustrare l’utilizzo del programma Compass nella resa dei dati topografici raccolti in grotta, con lo scopo di arrivare ad uno standard comune tra le varie associazioni speleologiche e favorire quindi lo scambio dei dati. - Il 15 dicembre abbiamo partecipato al convegno “Foran del Muss – 30 anni di ricerche speleologiche” in occasione del quale è stato fatto il punto sulla situazione delle ricerche nell’area del Monte Canin e dell’attuale sviluppo del Complesso del Foran del Muss, tra i maggiori d’Italia e del quale fanno parte una decina di storici abissi. - Abbiamo continuato la nostra collaborazione con la Federazione Spelelogica Regionale del F.V.G. a cui abbiamo messo a disposizione i locali della nostra sede in occasione delle varie assemblee. - Sono state realizzate, in collaborazione con il Gruppo Grotte “Carlo Debeljak” di Trieste, numerose fotografie dei rami principali della Grotta Claudio Skilan, attualmente la più profonda cavità del Carso triestino. Alcune di queste foto sono state inserite in tre nuovi pannelli fotografici espositivi. - E’ stata allestita sulla Rocca di Monfalcone, una mostra fotografica con dodici pannelli posti sopra le vetrine paleontologiche. I pannelli contengono ciascuno dalle tre alle cinque

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fotografie. L’esposizione è rimasta aperta per un mese durante l’estate con gli stessi orari del Museo. - E’ stato fatto un lavoro di montaggio ed editing di filmati realizzati in grotta, dal quale sono stati ricavati sette “videoclip” ora visibili all’interno del nostro sito web. - Durante tutto l’anno è stato periodicamente aggiornato il sito internet, implementandolo con pagine dinamiche e linguaggio di scripting “PHP”. A dicembre 2001 i visitatori delle nostre pagine erano più di 2200. E’ stato creato un modulo prenotazioni digitale tramite il quale “l’utente scuola”, con poche righe di testo, può prenotare presso la nostra associazione un’uscita didattica. Sono stati messi “online” in formato PDF tutti i numeri di Natura Nascosta, dal primo (1974) al n. 23 (2001). - Da segnalare in ultimo, il tradizionale allestimento delle luminarie sulla Rocca di Monfalcone in concomitanza delle feste natalizie. Nel complesso il 2001 si può definire un anno positivo, confermando la notevole vitalità dell’Associazione in un campo di attività e studio che ultimamente soffre di una certa stasi sia a livello regionale che italiano. La gestione della Rocca di Monfalcone, l’adesione a varie iniziative, la continua collaborazione con il Comune di Monfalcone e vari altri enti, scuole e associazioni confermano inoltre il raggiungimento del principale obbiettivo del nostro Gruppo: la divulgazione della speleologia e della conoscenza del nostro territorio e delle sue caratteristiche morfologiche. Geologia e paleontologia - Il nome del museo è apparso sul numero di maggio della rivista internazionale National Geographic in relazione ad un articolo sugli pterosauri. - E’ continuata fino a luglio l’apertura al pubblico delle sale espositive permanenti del Museo Paleontologico Cittadino della Rocca secondo gli orari in vigore nel 2001, con la presenza di 898 visitatori che hanno apposto la propria firma sull’apposito registro delle presenze. Successivamente è stata temporaneamente interrotta a causa dei lavori di restauro dell’edificio. - E’ stata allestita in una sala della sede di via Valentinis una mostra temporanea sui resti di mammiferi fossili di Slivia (Carso Triestino) dal titolo “780. 000 anni fa il Carso”. - E’ iniziata la progettazione per il rinnovo di alcune vetrine del Museo della Rocca con l'esposizione di reperti provenienti dal deposito fossilifero di Polazzo (GO). - E’ continuato, con relative autorizzazioni ministeriale, comunale e dell’Ispettorato ripartimentale Foreste e Parchi, lo scavo paleontologico nel sito cretacico di Polazzo (Carso Isontino) con il rinvenimento di 70 reperti. - Alcuni soci hanno partecipato in luglio alla terza campagna di scavo in un sito triassico in prossimità di Monte S. Giorgio in Svizzera organizzata dal Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Milano, dal Museo Cantonale di Storia Naturale di Lugano e dall'Università di Zurigo. - E’ continuato lo studio paleontologico, biostratigrafico e sedimentologico delle fasi di emersione della piattaforma carbonatica in Istria durante il cretaceo inferiore. In particolare è stata pubblicata una nota riguardo la sezione Heraki-Lakovici (Istria centrale) di età Aptiano p.p. - Albiano p.p.. Oltre a depositi marini di laguna ristretta, si segnalano

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sedimenti dulcicolo-salmastri, nonché lo sviluppo di fenomeni paleocarsici (ipogei ed epigei) nei calcari aptiani, dovuti a ricorrenti esposizioni subaeree. Il dato più importante emerso da questo lavoro è la prima segnalazione di depositi marini di età aptiano superiore e albiano inferiore nella successione carbonatica dell’Istria. Questo ha notevoli ripercussioni sulle ricostruzioni paleogeografiche della regione finora proposte. - Ha avuto inizio anche lo studio della successione albiana s.l. di Porto Cervera dove sono stati riconosciuti frequenti episodi dulcicoli e dulciculo-salmastri. - E’ stata brevemente esaminata la successione di calcari selciferi di probabile età turoniano inferiore immediatamente sottostante i calcari ad ammoniti dell’Istria meridionale (lo studio è in corso). - E’ proseguita la raccolta di campioni di conglomerato di età eocenica inferiore delle Valli del Natisone e del Torre e dell’area di Bovec (Slovenia). Sono stati eseguiti vari slab e decine di sezioni sottili (lo studio in corso). - E’ proseguito lo studio della successione carbonatica del margine della Piattaforma Friulana del Monte Sabotino (Gorizia) mediante analisi “strato a strato” dei livelli cenomaniani con identificazione delle litofacies. Non è stato ancora possibile esaminare la sezione cretacica inferiore magnificamente esposta in parete nel settore sloveno, a poche decine di metri dal confine di Stato. - E’ stato eseguito uno studio litologico di dettaglio su una serie di carote prelevata da due sondaggi presso Toppo (PN). Sono stati identificati calcari di età cenomaniano inferiore (Calcari di Monte Cavallo) e delle areniti-siltiti glauconitiche riferibili all’intervallo Burdigaliano-Langhiano della successione molassica miocenica del Friuli. - E’ proseguito lo studio mineralogico delle areniti della regione Quarnerino-Dalmata con prelievo di campioni sulle isole di Veglia/Krk, Arbe/Rab e Pago/Pag ed esecuzione e studio di sezioni sottili. - E’ proseguita con ulteriori campionamenti la ricerca dei biomarker più antichi presenti sul Carso triestino. - Il Liburnico istriano è stato esaminato nella zona di Punta Merlera e Sumber. Sono state condotte analisi isotopiche, i cui risultati riguardanti la successione di Bernouzi/Sumber e in particolare i calcari a Microcodium, sono stati oggetto di un articolo di Christian Millo (Natura Nascosta n.23). - Nei laboratori sono state eseguite 273 sezioni sottili di roccia per studi micropaleontologici. - E’ iniziata la creazione di un database delle sezioni sottili e delle sezioni di roccia (slab) provenienti dalle sezioni stratigrafiche esaminate durante l’anno. - E’ continuato lo studio dei dinosauri adriatici e dei rettili mesozoici in generale, con notevoli risultati scientifici testimoniati dalle pubblicazioni in prestigiose riviste italiane e internazionali. - Sono stati pubblicati i numeri 22 (maggio) e 23 (settembre) di Natura Nascosta. - Il Curatore del Museo ha partecipato alle riunioni del Direttivo della Società Paleontologica Italiana della quale siamo soci, in veste di Consigliere eletto dai soci SPI e unico rappresentante in seno al direttivo per quanto riguarda i musei.

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- Sono stati acquistati libri e sono stati rinnovati gli abbonamenti a riviste scientifiche per la Biblioteca geo-paleontologica del Museo. - Sono state acquistate attrezzature e materiali per la protezione, conservazione, preparazione e studio del materiale paleontologico e materiali per l’esecuzione di sezioni sottili. Partecipazione a Convegni etc. • 31/05-2/06/2001 - International Conference Paleobiogeography & Paleoecology 2001,

Piacenza & Castell’Arquato. Presentato oralmente il lavoro Paleogeographic implications of the presence of hadrosaurian dinosaurs on the Late Cretaceous Adriatic-Dinaric Carbonate Platform (Italy).

• 29-30/05/2001 - Giornate di Paleontologia 2001, Castell’Arquato. Presentato oralmente il lavoro Il sito paleontologico di Polazzo (Gorizia): dati e prospettive.

• 05-08/09/2001 - Two hundred years of Pterosaurs - A symposium on the anatomy, evolution, palaeobiology and environments of Mesozoic Flying Reptiles, Tolouse, France. Presentato oralmente il lavoro Triassic pterosaurs: unravelling the puzzle .

Lavori pubblicati: • BRIZIO C., 2001 – Il rapporto segnale/rumore ed il “Fossil record” dei vertebrati

terrestri: più di una metafora. Natura Nascosta, v. 22, pp. 8-13, Monfalcone. • CIARABELLINI M., DALLA VECCHIA F.M., DEIURI G., SOBAN S., TENTOR M., ZOFF

A., 2001 - Programma consuntivo 2000 delle attività . Natura Nascosta, v. 22, pp. 134-35, Monfalcone.

• DALLA VECCHIA F.M., 2001 (ma scritto nel 1995) - I reperti ossei dei tetrapodi terrestri paleozoici e mesozoici d’Italia. In: a cura di G. LEONARDI & P. MIETTO - Dinosauri in Italia. Le orme giurassiche dei Lavini di Marco (Trentino) e gli altri resti fossili italiani, pp. 321-355, Accademia Editoriale, Pisa/Roma. Con riassunto in lingua inglese a p. 479.

• DALLA VECCHIA F.M., 2001 - Il Museo Paleontologico Cittadino di Monfalcone. Paleoitalia, n. 4, pp. 8-11, Modena.

• DALLA VECCHIA F.M., 2001 - A vertebra of a large sauropod dinosaur from the Lower Cretaceous of Istria (Croatia). Natura Nascosta, v. 22, pp. 14-33, Monfalcone.

• DALLA VECCHIA F.M., 2001 – An odd Dinosaur bone from the Lower Cretaceous of Istria (Croazia). Natura Nascosta, v. 22, pp. 34-35, Monfalcone.

• DALLA VECCHIA F.M., 2001 - Palaeontological Activities. Italy. Europal-Newsletter of The European Paleontological Association, n. 17 (June 2001), pp. 39-40, Friburgo.

• DALLA VECCHIA F.M., 2001 - Terrestrial ecosystems on the Mesozoic peri-adriatic carbonate platforms: the vertebrate evidence. Proceedings VII International Symposium on Mesozoic Terrestrial Ecosystems, Buenos Aires, September 26th-October 1st, 1999, Asociación Paleontológica Argentina, Publ. Esp., n. 7, pp. 77-83, Buenos Aires.

• DALLA VECCHIA F.M., 2001 - Triassic pterosaurs: unravelling the puzzle . Two hundred years of Pterosaurs - A symposium on the anatomy, evolution, palaeobiology

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and environments of Mesozoic Flyng Reptiles, Tolouse, France, September 5-8, 2001. Strata, vol. 11, Série 1: Communications, pp. 33-35.

• DALLA VECCHIA F.M., 2001 - Atlas of the ichnofossils exposed in the late Cenomanian (Cretaceous) track site of San Lorenzo di Daila/Lovrecica (Istria, Croatia). Natura Nascosta, v. 23, pp. 24-35, Monfalcone.

• DALLA VECCHIA F.M., ARDUINI P. & KELLNER A.W.A., 2001 - The first pterosaur from the Cenomanian (Late Cretaceous) Lagerstätten of Lebanon. Cretaceous Research, v. 22/2, pp. 219-225.

• DALLA VECCHIA F.M., RIGO D., TENTOR M., PACOR G. e MORATTO D., 2001 - Il sito paleontologico di Polazzo (Gorizia): dati e prospettive. In: PERRI M. C. (a cura di-), Giornate di Paleontologia 2001, Giornale di Geologia, Ser. 3, v. 62 (2000; suppl.), pp. 151-156, Bologna.

• DALLA VECCHIA F.M. & TARLAO A., 2001 - Atlas of the ichnofossils of the late Albian (Cretaceous) site of Solaris campground (Istria, Croatia). Part I. Tridactyl footprints. Natura Nascosta, v. 23, pp. 14-23, Monfalcone

• DALLA VECCHIA F.M., TARLAO A., TUNIS G. & VENTURINI S., 2001 - Dinosaur track sites in the upper Cenomanian (Late Cretaceous) of the Istrian peninsula (Croatia). Boll. Soc. Paleont. It., v. 40/1, pp. 25-54, Modena.

• MILLO C., 2001 – Microcodium. Natura Nascosta, v. 23, pp. 1-13, Monfalcone. • RIEPPEL O. & DALLA VECCHIA F.M., 2001 - Marine Reptiles from the Triassic of

the Tre Venezie, northeastern Italy . Fieldiana, n. 44, pp. 1-25, Chicago. Lavori in stampa o accettati:

• DALLA VECCHIA F.M. - A caudal segment of a Late Triassic pterosaur (Diapsida, Pterosauria) from Northeastern Italy . Gortania - Atti Mus. Friul. St. Nat., v. 23, Udine.

• DALLA VECCHIA F.M., WILD R., HOPF H. & REITNER J. - A crested rhamphorhynchoid pterosaur from the Late Triassic of Austria. Journ. Vert. Paleont., v. 22(1), pp. 196-198, Lawrence.

• DALLA VECCHIA F.M., VENTURINI S., TENTOR M. - The Cenomanian (Late Cretaceous) Konservat-Lagerstätte of En Nammoura (Kesrouane Province, northern Lebanon), Boll. Soc. Paleont. Ital., v. 41/1, pp. 51-68, Modena.

• TENTOR M., VENTURINI S. & TUNIS G. - Prima segnalazione di livelli valanginiano-berriasiani nella successione del Carso, Memorie della Società Geologica Italiana.

• DALLA VECCHIA F.M. - Rettili terrestri nelle unità noriche delle Prealpi Carniche: implicazioni paleoambientali. Memorie della Società Geologica Italiana.

• DALLA VECCHIA F.M. - Dinosauri nella Piattaforma Carbonatica Adriatico-Dinarica: implicazioni paleoambientali e paleogeografiche. Memorie della Società Geologica Italiana.

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Didattica - L’anno 2001 si è concluso con un incremento delle attività didattiche a favore di scuole ed associazioni, come pianificato nel programma preventivo dell’anno precedente, portando il totale complessivo, dall’inizio della gestione di quest’attività, a 567 interventi, (documentati attraverso apposito modello prestampato fatto compilare e sottoscrivere dagli utenti). - Nonostante la chiusura negli ultimi tre mesi del 2001 del Museo della Rocca per lavori di consolidamento della cinta muraria esterna da parte del Comune di Monfalcone, chiusura che ci ha penalizzato per non aver potuto far visitare il nostro museo a diverse scolaresche, è stato stabilito il numero più alto d’interventi in un anno: 54 nel corso del 2001. - Considerato che il periodo scolastico dura nove mesi, si ottiene una media di sei presenze al mese, cioè più di una alla settimana. Le varie iniziative che compongono il nostro carnet di proposte didattiche (sei documentari a diapositive e quattro tipologie di uscita) hanno avuto pari gradimento da parte degli utenti, eccezion fatta per le visite ai nostri laboratori, l’ultima iniziativa da noi adottata, che ha segnato un fortissimo incremento, confermando la validità di questa scelta. - Oltre all’attività di presenza nelle scuole e nelle uscite c’è stato un forte lavoro d’aggiornamento per gli operatori di questo settore, partecipando a vari incontri sull’argomento “didattica”, soprattutto all’incontro internazionale tenutosi a Barcis nei giorni 7 e 8 luglio 2001, nell’ambito del quale un nostro socio ha svolto anche una efficace esposizione orale. Sono state anche allestite, con la collaborazione delle parti speleologica e paleontologica del nostro stesso Gruppo, le mostre didattiche “Immagini dal buio” nella Rocca di Monfalcone dal 1 al 31 luglio e ”780.000 anni fa: il Carso” dal 15 al 31 agosto. - Inoltre, come ogni anno, adeguiamo continuamente i nostri documentari in diapositiva, per tenerli sempre al massimo livello d’attualità. E’ stata anche aggiornata ed arricchita d’informazioni la pagina didattica del sito Internet, con la creazione anche di una scheda per le prenotazioni d’intervento didattico on line. Non siamo riusciti invece, come da preventivo, a realizzare le schede/test per le uscite e la preparazione di videodocumentari, in quanto totalmente assorbiti dall’intensa partecipazione alle attività di routine richiesteci dalle scuole, come sopra dimostrato. Infine, nonostante le nostre ricerche, nessun nuovo itinerario, fra quelli individuati, si è dimostrato idoneo come alternativa ai percorsi didattici già attivati.

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OBSERVATIONS ON THE NON-PTERODACTYLOID PTEROSAUR JEHOLOPTERUS NINGCHENGENSIS FROM THE EARLY CRETACEOUS

OF NORTHEASTERN CHINA

Osservazioni sullo pterosauro non pterodattiloideo Jeholopterus ningchengensis dal Cretaceo inferiore della Cina nordorientale

Fabio M. Dalla Vecchia

Abstract - The diagnosis and description of the Early Cretaceous non-pterodactyloid pterosaur Jeholopterus ningchengensis from NE China by WANG et al. (2002) is here reviewed. The skull appears to be unnaturally short and small, and some statements based on body size and relative bone proportions are ambiguous. Jeholopterus shows some resemblance with Dendrorhynchoides (which is represented only by an immature individual), but it is possibly diagnosed by an ulna/metacarpal IV ratio > 4.5. Bird fossils in the Barremian lacustrine evironment of NE China outnumber pterosaurs in diversity and number of specimens. Birds, which appeared at least in the Late Jurassic, had not replaced pterosaurs, not even the primitive forms like Jeholopterus and Dendrorhynchoides. Competition with pterodactyloids and/or birds cannot be adduced as the cause for the disappearance of basal pterosaurs (occurred in the later Early Cretaceous?), as all coexisted from early Tithonian to Barremian (approximately an interval of 25 milion years). Riassunto - Sono discusse la diagnosi e la descrizione di WANG et al. (2002) di Jeholopterus ningchengensis, pterosauro non-pterodattiloideo del cretaceo inferiore della Cina nordorientale. Il cranio sembra essere innaturalmente corto e piccolo e alcune affermazioni basate sulle dimensioni corporee e sulle proporzioni delle ossa sono ambigue. Jeholopterus mostra una certa somiglianza con Dendrorhynchoides (rappresentato soltanto da un individuo immaturo), ma il rapporto ulna/metacarpale IV > 4.5 potrebbe essere diagnostico. Le testimonianze fossili di uccelli nell’ambiente lacustre Barremiano della Cina nordorientale superano quelle degli pterosauri per quanto riguarda la diversità e il numero di esemplari. Tuttavia gli uccelli, apparsi almeno nel Giurassico superiore, non avevano sostituito gli pterosauri, nemmeno le forme primitive. La competizione con gli pterodattiloidei e/o con gli uccelli non può essere addotta come causa per la scomparsa degli pterosauri basali (avvenuta nel tardo Cretaceo inferiore?), poichè tutti questi animali coesistettero dal Titoniano inferiore al Barremiano (un intervallo di circa 25 milioni di anni). Key words: Jeholopterus, Basal pterosaurs, Anurognathidae, Early Cretaceous, China.

Natura Nascosta Numero 24 Anno 2002 pp. 8 - 27 Figure 7

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Introduction Jeholopterus ningchengensis is a pterosaur recently described by WANG et al.

(2002) (Figs 1-2). It has been found in the Early Cretaceous (Barremian) lower Yixian Formation (Jehol Group) of Inner Mongolia, northeastern China.

The holotype (and only specimen) IVPP-V-12705 is a nearly complete skeleton with abundant preservation of soft tissues, mainly patagia and the so called “hair-like” structures. Jeholopterus has been considered an Anurognathid Rhamphorhynchoid pterosaur by WANG et al. (2002).

Before their discovery in the lower Yixian Formation of northeastern China, “rhamphorhynchoid” pterosaurs (a paraphyletic clade according to the phylogenetic taxonomy) were supposed to have become extinct at the end of Jurassic (WELLNHOFER, 1978; 1991). The first Cretaceous “rhamphorhynchoid” from China was Dendrorhynchoides curvidentatus, described by JI & JI (1998) and redescribed by JI et al. (1999). It has been eventually identified as a possible Anurognathid by UNWIN et al. (2000). It is represented by a single specimen (GMV 2128). Jeholopterus ningchengensis is the second Cretaceous “rhamphorhynchoid” found to date.

Here I make some observations on the description of Jeholopterus ningchengensis by WANG et al. (2002), hoping to contribute to stimulate the discussion on those peculiar flying animals whose importance has been overshadowed by the dinosaur-bird debate. I analyse the congruence of its diagnosis and description. I also briefly consider some evolutionary implication of the existence of pterosaurs in the Early Cretaceous lacustrine facies of China. Terminology

I use the term “basal pterosaurs” or “non-pterodactyloid pterosaurs” instead of “rhamphorhynchoids” (i.e., all the genera of the suborder Rhamphorhynchoidea of the Linnnean taxonomy) to indicate all pterosaurs not included in the clade Pterodactyloidea of the phylogenetical taxonomy (i.e., all the genera of the suborder Pterodactyloidea of the Linnnean taxonomy).

Institutional acronyms: IVPP = Institute of Vertebrate Paleontology and Paleoanthropology, Chinese Academy of Sciences, Beijing; MCSNB = Museo Civico di Scienze Naturali di Bergamo, Italy; MFSN = Museo Friulano di Storia Naturale di Udine, Italy; MPUM = Museo di Paleontologia dell’Università di Milano, Italy; PIN = Paleontological Institute, Russian Academy of Sciences, Moscow, Russia.

Anatomical abbreviations: fe = femur; h = humerus; mc I-IV = metacarpal I-IV; mx = maxilla; pmx = premaxilla; pph III-V = phalangeal segment of pedal digit III-V; pph V-1 = first phalanx of fifth pedal digit; pph V-2 = second phalanx of fifth pedal digit; ra = radius; ti = tibia; u = ulna; wph1, 2, 3, 4 = wing phalanx 1, 2, 3, 4. Diagnosis

According to WANG et al. (2002, p. 226) Jeholopterus ningchengensis can be distinguished from Dendrorhynchoides and other taxa of the Anurognathidae by:

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Fig. 1 - The skeleton of Jeholopterus ningchengensis, redrawn after WANG et al. (2002). Legenda: co = coracoid, cv = cervical vertebrae, dc = distal carpals, dr = dorsal rib, dv = dorsal vertebra, fe = femur, fi = fibula, g = gastralia, h = humerus, hy = ceratobranchial (hyoid apparatus), il = ilium, ip = ischiopubic plate, mcI-IV = metacarpal I-IV, mtI-V = metatarsal I-V, mx = maxilla, pal = palatine, pc = proximal carpal, ppu = prepubis, pmx = premaxilla, pphV-1/2 = pedal phalanx V-1/2, pt = pteroid, ra = radius, sc = scapula, th = tooth, ti = tibia, u = ulna, uph = manual ungual phalanges, uphs = manual ungual phalanx with horny sheat, upph = pedal ungual phalanges, wph 1-4 = wing phalanx 1-4. Scale bar = 20 mm.

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Fig. 2 - The skeleton and the soft tissues of Jeholopterus ningchengensis after WANG et al. (2002). Legenda: cp = cheiropatagium, ha = “hairs”, pp = propatagium, up = uropatagium, w = web. Scale bar = 20 mm. 1- “Its nearly twice body size (wing span 90 cm long)”. 2 - “Much more robust and longer first phalanx of fifth pedal digit (first phalanx of fifth pedal digit [pph V-1] robust and as long as metatarsals I-IV)”. 3 - Straight second phalanx of fifth pedal digit. 4 - Skull wider than long. 5 - “Wing metacarpal less than one quarter the length of the lower arm”.

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6 - The wph1 is longer than the radius, wph2 “is close to the radius”, wph3 and wph4 are “remarkably shorter”. 7 - “Wing claws extremely long”, “about one and half as long as the pedal claws”. 8 - “Fifth pedal digit long and about one and half the length of the third digit”.

Comments on the diagnosis They way followed by WANG et al. (2002) to diagnose Jeholopterus ningchengensis

requires an unambiguous definition of Anurognathidae and the identification of the synapomorphies shared by Jeholopterus and members of that clade.

The following taxa are included in the Anurognathidae: Anurognathus ammoni DÖDERLEIN, Batrachognathus volans RYABININ and possibly Dendrorhynchoides curvidentatus (see UNWIN et al., 2000).

Anurognathus ammoni is represented by a single, incomplete and poorly preserved specimen from the Late Jurassic of southern Germany (Fig. 3) (DÖDERLEIN, 1923, 1929; WELLNHOFER, 1975).

Batrachognathus volans is represented by incomplete and disarticulated remains from the Late Jurassic of Kazakhstan. Only one specimen is usually figured (Fig. 4; PIN 52-2, holotype) and referred to this taxon (see RYABININ, 1948; WELLNHOFER, 1978; 1991), but a second specimen (PIN 2585/4a; a heavily crushed skull associated to a semi-complete postcranial skeleton) is reported by BAKHURINA & UNWIN (1995a, b) and UNWIN & BAKHURINA (2000). UNWIN et al. (2000, tab. 2) report measurements of a specimen “PIN 13” (a third one?).

Dendrorhynchoides curvidentatus, as reported above, is represented by a single nearly complete specimen (Fig. 5).

Therefore, the record of Anurognathidae is rather scanty. According to UNWIN et al. (2000), the four clear cut apomorphies shared by Dendrorhynchoides and Anurognathidae (Anurognathus and Batrachognathus) are: A - Presence of a very short, broad, lightly constructed skull with large cranial openings. B - The combined length of the dorsal+sacral vertebrae is of almost the same length as the ulna. C - Sub-symmetric, angular profile of the proximal end of the humerus in dorsal view. D - The combined length of the caudal vertebrae is shorter than either the cervical or dorsal series.

According to UNWIN et al. (2000) the following characters are putative synapomorphies uniting Dendrorhynchoides and other Anurognathidae: A1 - Short, conical, sharp-pointed and widely spaced teeth with slightly recurved tips showing little size variation along the jaw. B1 - Wph1 longer than the combined length of the ulna+mcIV. C1 - Wph 2 longer than ulna.

It must be observed that the skull (synapomorphy A) is incompletely and poorly preserved in all anurognathids (Fig. 6). In the holotype of Batrachognathus and

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Dendrorhynchoides it is also rather disarticulated. Its overall shape is deduced from the morphology of single and often incomplete skull bones, mainly for the posterior half. The snout of Anurognathus, exposed in side view, is very short and deep, but its width is just deduced. The anterior part of the skull of the holotype of Batrachognathus is dorsoventrally flattened and appears to be rather wide like that of a frog. As a matter of facts, Anurognathidae is represented by very few, incomplete specimens and its peculiar skull is actually incompletely known. We need more complete and better articulated skulls, as the case of most other pterosaurs, and more accurate descriptions to be definitly sure about the skull morphology of those taxa and consequently have a solid definition of Anurognathidae.

Also, the “very short, broad, lightly constructed skull with large cranial openings” could just be a feature due to immaturity of the individuals (BENNETT, 1995), not representative of the final skull shape in the mature animal and thus lacking a real taxonomical/phylogenetical meaning. The incomplete Anurognathus shows few elements useful to state its osteological maturity. In WELLNHOFER’S (1975) interpretation (Fig. 3) the pelvic girdle and the sacral vertebrae are represented only by a faint impression, scapula and coracoid are lacking and carpals and tarsals are poorly preserved. However, the proximal carpals are not fused in a syncarpal (see DÖDERLEIN, 1923, fig. 6) and the tibia seems to lack a distal bicondylar end made by the fusion of the proximal tarsals (see DÖDERLEIN, 1923, fig. 7). The skull appears to have been originally articulated, but the posterior and upper part is not preserved and the lacrimals are disarticulated. In conclusion Anurognathus could be an immature individual.

The holotype of Batrachognathus also preserves very few elements useful to state its osteological maturity (see Fig. 4). The skull is disarticulated and most elements (for example, premaxillae and maxillae) were not coossified, unlike the condition in mature pterosaurs, and sometimes also in immature where at least the anterior skull elements are often fused to each other (KELLNER & TOMIDA, 2000).

Dendrorhynchoides shows more elements useful to state its osteological maturity. Also in this case the skull is completely disarticulated and consequently most elements were not coossified. Scapula and coracoid are unfused. Thus the only known specimen of Dendrorhynchoides represents an immature individual.

The skull of Jeholopterus is also poorly preserved and probably deformed or incomplete (see below), thus its shape is an ambiguous base for the attribution to Anurognathidae. The main feature pointing in this sense is the U-shaped bone exposed in dorsal view and identified as pmx+mx (see Fig. 6D), which resembles the same elements in Batrachognathus and the pmx of Dendrorhynchoides. The shape of those bones is indicative of a non-pointed and wide snout, which, as I said above, is possibly a juvenile (or paedomorphic) feature. Batrachognathus, Dendrorhynchoides and Jeholopterus share also a Y-shaped bone in the skull that UNWIN et al. (2000) identify in Dendrorhynchoides as the palatine. However, the holotype of Batrachognathus appears to have two or three of such bones (see Figs 3, 6B). David Peters (pers. comm.) suggests that they are ceratobranchials.

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Fig. 3 - Anurognathus ammoni, after WELLNHOFER (1975). Legenda: ac = acetabulum, cd = caudal vertebrae, cv = cervical vertebrae, d = dentary, dr = dorsal rib, dc = distal carpal, dv = dorsal vertebrae, dt = distal tarsal, fe = femur, g = gastralia, h = humerus, ip = ischiopubic plate, mcI-IV = metacarpal I-IV, mtI-V = metatarsal I-V, mx = maxilla, ph I-III = manual digits (excluded wing digit), pph I-V = pedal digits, pmx = premaxilla, pt = pteroid, ra = radius, ti = tibia, u = ulna, wph 1-2 = wing phalanx 1-2. Scale bar = 10 mm.

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Fig. 4 - Batrachognathus volans, redrawn after RYABININ (1948). Legenda: co = coracoid, dr = dorsal rib, dv = dorsal vertebrae, fe = femur, fi = fibula, h = humerus, mc = metacarpus, md = mandible, mt = metatarsus, mx = maxilla, ph I-III = manual digits (excluded wing digit), pph I-IV = pedal digits I-IV, pmx = premaxilla, sc = scapula, st = sternal plate, ti = tibia. Scale bar = 10 mm.

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Fig. 5 - Dendrorhynchoides curvidentatus, redrawn after UNWIN et al. (2000). Specimen in dorsal view. Legenda: c = carpus, cd = caudal vertebrae, co = coracoid, cv = cervical vertebrae, dr = dorsal ribs, dv = dorsal vertebrae, fe = femur, fi = fibula, h = humerus, il = ilium, mc = metacarpus, mt = metatarsus, mx = maxilla, pal = palatine, ph I-III = manual digits (excluded wing digit), pph I-V = pedal digits, pph V-1/2 = pedal phalanx V-1/2, pmx = premaxilla, pt = pteroid, pu = pubic plate, ra = radius, sc = scapula, th = tooth, ti = tibia, u = ulna, wph 1-3 = wing phalanx 1-3. Scale bar = 10 mm.

Synapomorphy B could be related to allometric growth during ontogeny. It is probably shared also by the small Eudimorphodon specimens MPUM 6009 and MCSNB 8950.

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Furthermore, it cannot be accurately measured or not measured at all in many taxa (e.g., Eudimorphodon rosenfeldi, Peteinosaurus zambellii, Dimorphodon macronyx, “Dimorphodon” weintraubi, Parapsicephalus purdoni). Even in the holotype of Batrachognathus radius and ulna, as also the sacral vertebrae are nor preserved and the dorsal segment of the vertebral column could be incomplete. “PIN 13” has just an incompletely preserved ulna, according to UNWIN et al (2000, tab. 2). Jeholopterus shares this synapomorphy with Anurognathus.

Synapomorphy C is of difficult understanding to me. In figure 7 humeri of several pterosaurs are shown and those of the anurognathids appears to differ from each other. The triangular deltopectoral crest of the humerus of Jeholopterus resembles more that of Preondactylus, ?Peteinosaurus and Dimorphodon than the squared one of Batrachognathus and Anurognathus and the apparently rounded one of Dendrorhynchoides. The preaxial and postaxial sections of the proximal part of the humerus do not seem to be “sub-symmetric”.

Synapomorphy D cannot be verifyied in Batrachognathus because the tail is not preserved, at least in the holotype, and apparently also in Dendrorhynchoides because the actual distal extension of tail is unknown as its distal end appears to be artificial. The character state is unknown in Jeholopterus, simply because the tail is completely missing.

I have some remarks above the synapomorphy A1. The teeth of Anurognathus can be considered small if compared to those of Rhamphorhynchus, but they are comparatively larger than the mandibular teeth of Preondactylus, Peteinosaurus and Dimorphodon. Conical. sharp-pointed, widely spaced teeth with slightly recurved tips showing little size variation are present also in Scaphognathus according to the figures in WELLNHOFER (1975, 1991). The teeth of Jeholopterus are also not small according to WANG et al. (2002, fig. 1) and could be similar to those of Scaphognathus (see WELLNHOFER, 1991, p. 92).

Jeholopterus does not share the synapomorphy B1 (wph1 is 93 mm long, u+mcIV amounts 108 mm), despite the fact that mcIV is unusually short according to WANG et al. (2002).

Character C1 can be checked only on Dendrorhynchoides, because u and wph2 are partially preserved or not preserved at all in Anurognathus and Batrachognathus (as noted by UNWIN et al., 2000). Actually wph2 and u have practically the same length in Dendrorhynchoides (u = 35.5 mm and wph2 = 35.6). In Jeholopterus ulna is longer than wph2. Wph2>u is found in Rhamphorhynchus, Campylognathoides liasicus and Eudimorphodon rosenfeldi (UNWIN et al., 2000, tab. 2).

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Fig. 6 - The skull of Anurognathid pterosaurs and Jeholopterus ningchengensis. A1) Anurognathus ammoni, after DÖDERLEIN (1923) with his bone identification; A2) Anurognathus ammoni, redrawn after WELLNHOFER (1975) with his bone identification; B) Batrachognathus volans (redrawn after RYABININ, 1948), C) Dendrorhynchoides curvidentatus (redrawn after UNWIN et al., 2000), D) Jeholopterus ningchengensis (redrawn after WANG et al., 2002). Legenda: ad = adlacrymal, fr = frontal, j = jugal, l = lacrymal, l. = left, md = mandible, mx = maxilla, n = nasal, pal = palatine, pmx = premaxilla; r. = right, th = tooth. Not drawn to scale.

Concluding, there could be some doubt about the inclusion of Jeholopterus in

Anurognathidae.

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Coming back to the diagnosis of Jeholopterus, I think that IVPP-V-12705 should be compared at least to all other non-pterodactyloid pterosaurs, i.e. its autapomorphies or autapomorphic combination of characters should be identified with respect to all basal pterosaurs not to Anurognathidae only. Here are my comments.

Diagnostic character 1: “Its nearly twice body size (wing span 90 cm long) [with respect to Dendrorhynchoides and the other anurognathid specimens]”- The estimated wing span of Dendrorhynchoides is 40 cm (WANG et al., 2002), that of Anurognathus is 50 cm (WELLNHOFER, 1991), but that of Batrachognathus is 75 cm (UNWIN & BAKHURINA, 2000). Body size is a rather ambiguous taxonomical character when it is not based on a statistical sample. Body size depends upon the ontogenetic stage, sex and the individual variation. The small size of the four or five anurognathid individuals compared to that of the single Jeholopterus could just be due to the immature stage of the first. The immaturity is suggested also by features listed above.

Individual size variation is rather high in reptiles also among adults and depends upon many factors like sexual dimorphism, food intake, geographical location, genetics (see ANDREWS, 1982). It has also been suggested that giantism is a common phenomenon among individuals of pterosaur species (UNWIN, 2001).

Diagnostic character 2 : “Much more robust and longer firs t phalanx of fifth pedal digit (first phalanx of fifth pedal digit [pph V-1] robust and as long as metatarsals I-IV)” - The pphV-1 has typically a metatarsal aspect in early pterosaurs as also in the Prolacertiformes Tanystropheus and Langobardisaurus. The “right” pph V-1 appears shorter than the “left” one in figure 1 of WANG et al. (2002). The “right” one is shorter than metatarsals I-IV, whereas the “left” is slightly longer. In both cases it does not seem to be particularly robust or long for the early pterosaur standards (compare for example to the pph V-1 of MCSNB 3359, ?Peteinosaurus zambellii in WILD, 1978, fig. 41, where it is about 95% the length of mtIV). The actual length of pph V-1 of Dendrorhynchoides curvidentatus is not clear in the figure 2 of UNWIN et al. (2000), thus precise comparison is not possible. The pphV-1 of Anurognathus is metatarsal-like and about 85% the length of mtIV (WELLNHOFER, 1975). The state in the holotype of Batrachognathus is not known.

Diagnostic character 3 : Straight second phalanx of fifth pedal digit - A straight pph V-2 is shared by other basal pterosaurs like Eudimorphodon, ?Peteinosaurus and Dimorphodon, and it could be a primitive feature. It is slightly angled in Anurognathus, decidedly angled in Scaphognathus, Dorygnathus, and curved in Rhamphorhynchus. The shape of pph V-2 is unknown in the holotype of Batrachognathus. Straightness could be also the result of compression in completely flattened skeletons and thus a preservational effect. The pph V-2 is straight in the holotype of Eudimorphodon rosenfeldi but slightly curved in the immature specimen of Eudimorphodon ranzii MCSNB 8950. This character, if not related to ontogenetic, dimorphic, intraspecific

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variation or to preservation, distinguishes just Jeholopterus from Dendrorhynchoides where pph V-2 is gently curved.

Diagnostic character 4 : Skull wider than long - I do not believe that we see the actual morphology of the skull in IVPP V12705. In my opinion it is very unlikely that the skull of Jeholopterus is complete. It appears to be artificially shortened anteroposteriorly in comparison with the overall body size of the individual. Furthermore, a comparatively large size of the skull is common to all pterosaurs, included the anuroghnathids: see the relative size of skull in Anurognathus and Batrachognathus. I suspect that the skull of IVPP V12705 could be only incompletely prepared, and the remaining part is still covered by the rock. Alternatively, it could have been shortened by compression during the compaction of the sediments, partly eaten by a predator, or disarticulated because of decaying during transport and pieces have been lost.

Diagnostic character 5 : “Wing metacarpal [mcIV] less than one quarter the length of the lower arm”- McIV appears to be rather short in Jeholopterus. If this shortness is real, it is a diagnostic feature. The ratio u/mcIV seems to roughly increase with size of the individuals in Dorygnathus (data in WILD, 1978, tab. 7), Eudimorphodon (pers. obs.), Campylognathoides liasicus (WILD, 1975), Scaphognathus crassirostris (WELLNHOFER, 1975). However, the ratio r/mcIV in a larger sample (n = 20) of Rhamphorhynchus muensteri (WELLNHOFER, 1975) shows no clear trends with size increase. In either case, the character “mcIV less than one quarter the length of the lower arm [ulna]” is not an apomorphy of Jeholopterus because it is shared also by Anurognathus ammoni and Sordes pilosus, and is unknown in Batrachognathus (Tab. 1). A better definition is u/mcIV > 4.5.

Diagnostic character 6 : The wph1 is longer than the radius (6A), wph2 “is close to the radius” (6B), wph3 and wph4 are “remarkably shorter” (6C) - The character state is unknown in Batrachognathus and comparison is impossible; thus the character 6 is ambiguous. Character 6A is the same in Anurognathus, where characters 6B-C are unknown. Finally, characters 6A-B are the same in Jeholopterus and Dendrorhynchoides. In fact the latter has a wph1 which is 44.5 mm long, wph2 is 35.6 mm long and ulna is 35.5 mm long (after table 2 in UNWIN et al. (2000), where radius length is not reported, but it does not differ too much from that of ulna as it can be seen in Fig. 5). Character 6C is not known in Dendrorhynchoides.

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Diagnostic character 7 : “Wing claws extremely long” “about one and half as long as the pedal claws ” - First of all “wing claws” is a wrong or at least misleading term. There are no claws in the wing digit. Probably the Authors refer to the “claws” of the manus. Second, claws are made of an ungueal phalanx, the bone core, and its horny sheath. The latter usually increases dramatically the size of the claw based on the ungual phalanx alone (see for example, YALDEN, 1985). Usually the horny sheath is not preserved in pterosaur fossils and all we have is the ungual phalanx. The horny sheath seems to contribute to increase the ungual length in Jeholopterus, at least in the “left” hand in figure 1. This seriously affects the possibility of comparison to other pterosaur taxa.

In any case, the sensibly larger size of manual ungual phalanges with respect to pedal ungual phalanges is a primitive feature for pterosaurs (WILD, 1978; WELLNHOFER, 1978).

Diagnostic character 8 : “Fifth pedal digit long and about one and half the length of the third digit” - This is like character 2 and has the same problems. I suppose that as “pedal digit” the authors mean the phalangeal portion of the digit. The pph V is long in most basal pterosaurs. Pph V is nearly two times the length of pph III in ?Peteinosaurus (MCSNB 3359), the ratio pph V/pph III is 1.20-1.30 in Eudimorphodon rosenfeldi, 1.28 in Eudimorphodon ranzii (MCSNB 8950; WILD, 1994), 1.8-2.0 in Dimorphodon macronyx (PADIAN, 1983, fig. 22), about 1.9 in Anurognathus ammoni (WELLNHOFER, 1975) and it is surely high also in Scaphognathus crassirostris (WELLNHOFER, 1975, fig. 36d).

Pph V/pph III ratio is at least 1.8 in Dendrorhynchoides according to figure 2 in UNWIN et al. (2000).

It is not clear to me how this character can be diagnostic. Long bone ratios in Dendrorhynchoides and Jeholopterus

As it can be seen in table 1, Dendrorhynchoides shows the highest number of ratios (h/mcIV, fe/mcIV, wph1/h, wph1/mcIV, wph1/fe) closest to those of Jeholopterus among the Jurassic and Cretaceous basal pterosaurs. Also h/fe, h/ti, ti/ mcIV, wph1/u, wph1/ti, and wph2/wph1 are similar in both taxa, suggesting closer relationships. Infact, as seen above character 6 of Jeholopterus is similar to that of Dendrorhynchoides.

They are distinguished by the relative size of the mcIV compared to ulna, which is peculiarly short in Jeholopterus (u/mcIV is 3.82 against 4.68). Also the shape of the deltopectoral crest of the humerus is different in the two specimens (Figs 7C-D) Comments on the description and interpretation of Jeholopterus

Is the specimen exposed in dorsal or ventral view? This is not specified by WANG et al. (2002) and it is unclear in the drawings of the specimen.

The considerations about the skull shape and size are doubtful because of its state of preservation. According to the figure 1 of WANG et al. (2002) teeth cannot considered “generally short” (ibidem, p. 226).

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Fig. 7 - Humeri of Anurognathid pterosaurs, Jeholopterus ningchengensis and other basal pterosaurs. A) Anurognathus ammoni (redrawn after WELLNHOFER, 1975), B) Batrachognathus volans (redrawn after RYABININ, 1948), C) Dendrorhynchoides curvidentatus (redrawn after UNWIN et al., 2000), D) Jeholopterus ningchengensis (redrawn after WANG et al., 2002), E) Dimorphodon macronyx, large individual (redrawn after PADIAN, 1983), F) Dimorphodon macronyx, small individual (redrawn after PADIAN, 1983), G) ?Peteinosaurus zambellii (MCSNB 3359; after DALLA VECCHIA, 1998), H) Preondactylus buffarinii (MFSN 1770; after DALLA VECCHIA, 1998). Scale bar = 10 mm.

According to the figure 1 (ibidem) the cervical segment of the vertebral column does

not appear to be shorter than “the spinal column between the neck and the tail” (ibidem, p. 226) as reported and underlined in the text. Short and slender cervical ribs are not reported in figure 1.

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Following WANG et al. (2002) “the tail is probably short as in Anurognathus based on the preservation of the “hairs” presumably in the tail region” (ibidem, p. 227) and “Jeholopterus appears to have a short tail as indicated by the position and the outline of the “hairs” in the tail region” (ibidem, p. 228), but it is not clear to me how the presence of “hairs” in the tail region could suggest the presence of a short tail. The tail could have been “furry” at the base and naked distally. It could have been lost with all its “hair” covering. The fact is that the tail is totally lacking. In any case, those “hairs” are not reported in the “tail region” (i.e., just posterior the pelvis) in figure 1b (ibidem).

The deltopectoral process is not particularly short (cf. Fig. 7). The prepubes are not fused to each other and seems to be “boot-shaped”, unlike those

of Dimorphodon, Dorygnathus and Eudimorphodon and more similar to the condition in Campylognathoides liasicus and Rhamphornynchus muensteri (WELLNHOFER, 1978; WILD, 1994).

Following the figure 1b (ibidem) the “cheiropatagium” does not attach “to both sides of the legs as far as the ankle” (ibidem, p. 228). On the contrary, the wing patagium, marked by the patagial fibers well-known from many other taxa, appears to be narrow. The remaining part of the body is surrounded by the so called “hair-like” structures, similarly to the cases of furred animals macerated in the water or decaying. The figure 1b of WANG et al. (2002) does not show any traces of an indisputable uropatagium “between the two legs and composed of fibers that are shorter than those of the cheiropatagium” (WANG et al., 2002, p. 228). Short fibers are said to be preserved associated with the pedal digits, digit V included, and this is considered an evidence of foot webbing. However, it is not clear to me why the pedal web, if present, should be identified by fibers or have fibers inside like the wing patagium. The digit V would result to be involved in the pedal web and in the meantime attached to the uropatagium.

The statement “as in Anurognathus the first wing phalanx [of Jeholopterus] is much longer than the ulna” (ibidem, p. 228) is unsubstantiated because the ratio wph1/u is only 1.04 in Jeholopterus and it is 1.29 in Anurognathus. Unfortunately, both DÖDERLEIN (1923) and WELLNHOFER (1975) do not give any measurements for Anurognathus ulna, but UNWIN et al. (2000) report for it a length of 45 mm, the same listed by WELLNHOFER (1975) for the radius. On the other side, Jeholopterus has a right ulna which is incredibly longer than right radius (89 and 82 mm respectively). Other taxa have a first wing phalanx much longer than the ulna: wph1/u ratio is 1.46-1.59 in Campylognathoides liasicus and it is even higher in Rhamphorhynchus (Tab. 1).

“Jeholopterus also shares with Anurognathus and Batrachognathus extremely large claws on the first three manual digits” (WANG et al., 2002, p. 229). Actually the manual ungual phalanges of Anurognathus and Batrachognathus are not unusually large for pterosaurian standards. As reported above, comparatively large manual ungual phalanges is a plesiomorphic trait for pterosaurs.

All the common features of Jeholopterus and Dendrorhynchoides listed by WANG et al. (2002, p. 229) suggest, as I did above, that the two have strict relationships, rather than confirming “the suggestion that the latter be referred to the family Anurognathidae” (ibidem, p. 229).

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Pterosaurs in the Early Cretaceous lacustrine environment of NE China The Jehol Group is a lithostratigraphic unit of fluvial-lacustrine origin with abundant

vulcanoclastic supply, and thick basalt and andesite intercalations (CHIAPPE et al., 1989; CURRIE & CHEN, 2001; Xiaoqiao Wan, pers. comm.). The sequence, comprised by the Yixian Formation and the overlaying Jufotang Formation, presents five main fossiliferous levels (Xiaoqiao Wan, pers. comm.). The age of the Yixian + Jufotang formations is radiometrically dated between 128-129 (basal part of the Yixian Formation) and 110 milion years ago (the age of the basalt layer capping the Jufotang Formation) (SWISHER et al., 1999, 2002; Xiaoqiao Wan, pers. comm.) (i.e., between middle Hauterivian to early Albian according to GRADSTEIN et al, 1995). As far as it can be known from literature, pterosaurs have been found only in level II (Jianshangou Beds) in the lower Yixian Formation, which age is 125 milion years (Barremian) (SWISHER et al., 2002). The Jianshangou Beds are actually made of two fossiliferous sections separated by few dozens of barren rocks: Sihetun Beds below and Huangbanjigou Beds above.

According to WANG & LÜ (2001, p. 1) “a total of more than 10 individual pterosaurs have been recently discovered from the lower Yixian Formation in Sihetun areas, western Liaoning Province”. Dendrorhynchoides comes from the Zhangjiagou locality of the Sihetun Beds in Liaoning Province. Jeholopterus from the Daohugou locality, Ningcheng county, Inner Moglolia Province, and most probably from level II too. Pterodactyloid pterosaurs are represented by the holotype of Eosipterus yangi (JI & JI, 1997) (from the Huangbanjigou Beds of Tuanshangou, Liaoning) and the holotype of Haopterus gracilis (WANG & LÜ, 2001) (from Sihetun Beds; Xiaoqiao Wan, pers. comm.). The other specimens remain undescribed.

Primitive birds are found in levels II, III (Dawangzangzi Beds, middle Yixian Formation, 122.5 milion years) and V (Boluochi Beds, Jufotang Formation, ~ 115-110 milion years). Their diversity is relatively high also considering dubious taxa: at least five species in Sihetun Beds, two in Huangbanjigou Beds, three in Dawangzangzi Beds, nine or more in Boluochi Beds. Worth of note is the fact that Confuciusornis in level II is represented by a thousand specimens (CHIAPPE et al., 1999).

Thus the fossil record suggests that in the Barremian lacustrine evironment of Eastern Asia birds outnumbered pterosaurs in diversity and number of specimens. It also shows clearly that birds, which appeared at least in the Late Jurassic, had not replaced pterosaurs, not even the primitive forms. Competition with pterodactyloids and/or birds is not the cause for the disappearance of basal pterosaurs as they all coexisted from early Tithonian to Barremian (approximately a span of time of 25 million years). Did this disappearance occur during the the later Early Cretaceous? No pterosaurs, basal or pterodactyloid, are reported from the levels III and V where the bird sample is relatively diversified. Further research should clarify whether this is just due to sampling or to the actual disappearance of pterosaurs from that lacustrine environment. Another possible result could be to estabilish whether the basal pterosaurs locally survived up to the Albian, thus extending the distribution of those animals into the late Early Cretaceous.

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Acknowledgements I thank Wan Xiaoqiao, Geosciences University of China, Beijing, for the informations

on the stratigraphy of Jehol Group and the stratigraphic position of fossil birds and pterosaurs in Northeastern China. I am indebt with David Peters for his comments on the manuscript, the improving of the English grammar and the personal communications. References ANDREWS R.M. (1982) - Patterns of growth in Reptiles. In GANS C. & POUGH F.H. (eds.), Biology of the Reptilia, V. 13, pp. 273-320, Academic Press, London. BAKHURINA N.N. & UNWIN D. (1995) - A survey of pterosaurs from the Jurassic and Cretaceous of the former Soviet Union and Mongolia. Historical Biology, v. 10, pp. 197-245. BAKHURINA N.N. & UNWIN D. (1995) - Taphonomy of pterosaurs from the Upper Jurassic lacustrine lithographic limestones of Karatau, Kazakhstan. II International symposium on Lithographic Limestones, Lleida-Cuenca, Spain, pp. 19-21. BENNETT S. C. (1995) - A statistical study of Rhamphorhynchus from the Solnhofen Limestone of Germany: year-classes of a single large species. J. Paleont., v. 69 (n. 3), pp. 569-580. CHIAPPE L. M., SHU’AN J., QIANG J. & NORELL M. A. (1999) - Anatomy and systematics of the Confuciusornithidae (Theropoda: Aves) from the late Mesozoic of Northeastern Cina. Bull. Am. Mus. Nat. Hist. New York, v. 242, pp. 1-89. CURRIE P. J. & CHEN P. J. (2001) - Anatomy of Sinosauropteryx prima from Liaoning, Northeastern China. Can. J. Earth Sci., v. 38, pp. 1705-1727. DALLA VECCHIA F.M. (1998) - New observations on the osteology and taxonomic status of Preondactylus buffarinii Wild, 1984 (Reptilia, Pterosauria). Boll. Soc. Pal. It., v. 36 (n. 3, 1997), pp. 355- 366. DÖDERLEIN L. (1923) - Anurognathus ammoni eine neuer Flugsaurier. Sitzungb. der Bayer. Akad. der Wissensch. math.-naturwiss. Klasse , v. 1923, pp. 117-164. DÖDERLEIN L. (1929) - Über Anurognathus ammoni Döderlein. Sitzungb. der Bayer. Akad. der Wissensch. math.-naturwiss. Klasse , v. 1929, pp. 47-63. GRADSTEIN F.M., AGTERBERG F.P., OGG J.G., HARDENBOL J., VAN VEEN P., THIERRY J. & HUANG Z. (1995) - A Triassic, Jurassic and Cretaceous time scale. SEPM spec. pub., n. 54, pp. 95-126. JI S. & JI Q. (1997) - Discovery of a new pterosaur in western Liaoning, China. Acta Geologica Sinica, v. 71(1), pp. 1-6 (In Chinese). JI S. & JI Q. (1998) - A new fossil pterosaur (Rhamphorhynchoidea) from Liaoning. Jangsu Geology, v. 22(4), pp. 199-206 (In Chinese). JI S., JI Q. & PADIAN K. (1999) - Biostratigraphy of new pterosaurs from China. Nature, v. 398, pp. 573-574. KELLNER A.W.A. & TOMIDA R. (2000) - Description of a new species of Anhangueridae (Pterodactyloidea) with comments on the pterosaur fauna from the Santana Formation (Aptian-Albian), Northeastern Brazil. National Science Museum Monographs n. 17, pp. 135. PADIAN K. (1983) - Osteology and functional morphology of Dimorphodon macronyx (Buckland) (Pterosauria: Rhamphorhynchoidea) based on new material in the Yale Peabody Museum. Postilla, v. 189, pp. 1-43. RYABININ A. N. (1948) - Remarks on a flying reptile from the Jurassic of the Karatau. Transactions of the Palaeontological Institute, v. 15 (1), pp. 86-93 (In Russian). SWISHER C. C. III, WANG Y., WANG X., XU X. & WANG Y. (1999) - Cretaceous age for the feathered dinosaurs of Liaoning, China. Nature, v. 400, pp. 58-61.

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A CACCIA DI FOSSILI NEL FAR WEST

Fabio M. Dalla Vecchia

A Charles Sternberg (Fig. 1), nato nello stato di New York degli Stati Uniti d’America, era sempre piaciuto cercare e raccogliere fossili. Aveva iniziato la ricerca da bambino nelle rocce calcaree della valle del Susquehanna e quando nel 1867, a 17 anni, emigrò con la famiglia nella contea di Ellsworth, Kansas, allora la Frontiera del Far West, ebbe a disposizione immensi spazi inesplorati per le sue ricerche di foglie e conchiglie fossili. Nelle incisioni delle praterie del Kansas occidentale infatti affiorano rocce calcaree di origine marina vecchie di circa 85 milioni di anni. Già a quell’età Charles Sternberg decise che la ricerca di reperti paleontologici sarebbe stato il lavoro di tutta la sua vita. Kansas !

Charles si era sistemato con la famiglia nel ranch del fratello maggiore, ufficiale medico, due miglia e mezzo a sud di Fort Harker.

A quel tempo il posto era il capolinea della compagnia ferroviaria Union Pacific, e quasi ogni giorno carovane di carri di pionieri trainati da buoi, asini o muli partivano verso le vecchie piste di Butterfield e Santa Fè, che conducevano la prima a nord alle Smoky Hills, l’altra attraverso la valle dell’Arkansas fino a Denver e al Sudovest.

In primavera le grandi mandrie di bisonti seguivano verso nord lo spuntare della tenera erba, tornando a sud in inverno. Arrivati all’Ovest a 17 anni, Charles e il suo fratello gemello provarono subito l’emozione della loro prima caccia al bisonte. Lasciati alle spalle i pochi insediamenti, raggiunsero a cavallo la piatta prateria a sudovest vicino al vecchio Forte Zaro, un posto di guardia abbandonato situato sulla Pista di Santa Fè. A poche miglia dal posto di guardia, avvistarono un grande branco di bisonti. Charles strisciò verso di loro nella pianura, spingendosi avanti evitando di sollevare il corpo al di sopra dell’erba bassa. Dopo strenui sforzi raggiunse la distanza di tiro senza che i bisonti si fossero accorti di lui. Stava per sparare, quando un ranchero (cioè un allevatore) passò cavalcando attraverso il branco, mettendolo in fuga. Furibondo e tentato di sparare all’uomo, ritornò dal fratello. Insieme attraversarono un territorio in cui l’erba era stata completamente brucata da migliaia di bisonti che erano passati di lì nel loro viaggio verso sud. Arrivati al fiume Arkansas Charles si aquattò appoggiando il fucile sulla spalla. Subito un grosso animale passò rapidamente attraverso la sua visuale, Charles tirò il grilletto e una massa marrone crollò al suolo immediatamente. Brandendo il fucile sopra la testa, il ragazzo corse in avanti gridando “ho ucciso un bufalo!”. Però sfortunatamente si trattava di una mucca texana. Solo al tramonto i due fratelli raggiunsero col loro carro una zona ancora ricoperta da un ricco tappeto di erba. Qui trovarono un vecchio bisonte uscito dal branco per morire.

Natura Nascosta Numero 24 Anno 2002 pp. 28 - 31 Figure 2

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I due fratelli gli spararono ed ebbero il loro primo bisonte, ma la carne era troppo dura per essere mangiata. Nessuno si chiedeva allora se fosse o no giusto uccidere un bisonte per semplice divertimento. Dopo 10 anni i grandi animali della prateria erano stati decimati. Sternberg vide l’ultimo branco di bisonti in Kansas nel 1877.

Nel luglio 1867, a causa del timore di un attacco indiano, il generale A.J. Smith fornì a difesa del ranch un drappello di dieci soldati di colore comandati da un sergente nero. Tutti i coloni si riunirono in un riparo rustico. Le donne e i bambini dormivano su giacigli a terra da una parte, gli uomini dall’altra. La notte del 3 luglio era così afosa che Charles decise di dormire all’aperto sotto un riparo dal tetto di fieno. Alle prime luci dell’alba fu svegliato dal suono secco di un fucile Winchester. Il sergente stava chiamando i suoi uomini che si preparavano disordinatamente al combattimento. Quando furono allineati, egli ordinò di aprire il fuoco al di là del fiume verso un pioppeto dove si erano ritirati gli indiani. I coloni, bianchi, si fecero avanti, armi alla mano, e si offrirono di unirsi alla combattimento, ma il sergente ordinò loro di stare indietro. E fu quello che tutti desiderarono quando venne impartito l’ordine di “fuoco a volontà!” e i proiettili iniziarono a fischiare in tutte le direzioni tranne quella in cui si supponeva si trovassero acquattati a terra gli indiani. Quando fu abbastanza chiaro, Charles e il fratello trovarono il punto in cui sette guerrieri avevano attraversato un banco di sabbia del fiume per raggiungere il pioppeto, lasciando le loro orme. Il rombo rivelatore dell’arrivo di un gran numero cavalieri non fu accolto con piacere dai coloni, soprattutto perchè i soldati avevano sprecato tutte le loro munizioni. Ma si trattava di un paio di squadroni di cavalleria. Al loro scout, Wild Bill, fu ordinato di esplorare i dintorni alla ricerca delle tracce degli indiani. Nonostante le evidenze del loro passaggio fossero molto chiare, egli assicurò che non c’era alcun pericolo e i soldati tornarono al forte. Qualche ora dopo, Charles trovò il famoso scout nello spaccio del forte, la sua sedia appoggiata all’indietro sul muro di pietra, le due pistole dal manico d’avorio pendenti dal cinturone. Quando lo scout vide Charles gli disse “Beh, Sternberg, voi ragazzi eravate stati spaventati davvero stamattina da qualche bisonte che ha attraversato il fiume”. Ma le tracce a cui si riferiva Wild Bill non erano bisonti - Charles lo sapeva - ma solo le vecchie mucche del ranch passate due settimane prima. Più tardi il comandante del forte disse a Sternberg che una gran festa era in programma per la notte del 4 luglio e lo scout non aveva segnalato la presenza delle orme degli indiani perchè non voleva essere spedito lontano sulle loro tracce e perdersi la festa.

Così scorreva la vita nel selvaggio West. Cercatore di fossili

Nel 1875 Sternberg richiese di partecipare ad una campagna paleontologica ufficiale nelle praterie del Kansas con l’allora famoso professore Othniel C. Marsh, ma gli fu risposto che non c’era posto per lui. Si rivolse allora all’acerrimo rivale di Marsh, Edward D. Cope (Fig. 1), uno studioso indipendente e dal carattere esuberante che allora aveva solo 36 anni, ma era già molto noto come valente paleontologo e naturalista. Con suo stupore Charles lesse la risposta di Cope “Mi è piaciuto lo stile della sua lettera. Ecco un acconto. Al lavoro!”. La spedizione più memorabile ed avventurosa organizzata e finanziata dallo studioso di Filadelfia si svolse nel Montana durante l’estate 1876 in un

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paesaggio e in situazioni identiche a quelle che si possono vedere nel film “Balla coi Lupi”. Il Montana oggi è uno dei 50 stati degli Stati Uniti d’America, ma nel 1876 era solo un Territorio ed era praticamente spopolato, abitato principalmente da indiani e bisonti. La sua superficie è 1.25 volte quella dell’Italia e in confronto al nostro Paese è ancor’oggi un deserto: attualmente vi vivono circa 720.000 persone. Ricchissimo di fossili, il Montana è famoso per i suoi giacimenti di dinosauri del periodo Cretaceo, tra i quali il gigantesco predatore Tyrannosaurus rex e l’inoffensivo vegetariano Maiasaura peeblesorum.

Sternberg, Cope, un aiutante, un cuoco e una guida si riunirono a Helena in Montana dove appresero la notizia dell massacro al Little Bighorn del generale G. A. Custer e degli uomini del 7°Cavalleria da parte degli indiani di Toro Seduto e Cavallo Pazzo (giugno 1876). La situazione era estremamente pericolosa: gli indiani Sioux erano sul piede di guerra. Nonostante tutto, Cope decise di andare, confidando nel fatto che tutti i guerrieri fossero con Toro Seduto, braccati dall’esercito, e donne e bambini nascosti tra le montagne. Vita dura e dinosauri

A Fort Benton, villaggio di frontiera, la comitiva acquistò quattro cavalli da tiro per trainare il carro delle provviste e tre ponies per gli uomini. Cope rimase sorpreso dal fatto che Sternberg potesse cavalcare anche se era zoppo dall’età di 10 anni. A dorso di cavallo, dormendo in tenda, soffrendo la sete, patendo il gran caldo e gli insetti, mangiando solo pancetta, fagioli, riso bollito e gallette, rischiando la pelle lungo dirupi scoscesi e friabili, gli uomini della spedizione cercarono fossili per tre mesi. Trovarono i resti di pesci, tartarughe e dinosauri cretacei, di circa 70 milioni di anni fa, come il vegetariano “Trachodon”. Scoprirono un nuovo dinosauro “cornuto” che Cope chiamò Monoclonius. Trovarono anche gli indiani ed ebbero con loro relazioni pacifiche. Una sera Cope strabiliò sei capi indiani invitati per cena al campo dei paleontologi togliendosi e rimettendosi più volte la dentiera, cosa che gli indiani tentarono di fare con i propri denti, naturalmente senza riuscirci.

In ottobre Sternberg e compagni iniziarono il lungo viaggio di ritorno verso casa per via fluviale su di un battello a vapore lungo il fiume Missouri. Pochi giorni dopo, l’avamposto militare dove si erano imbarcati fu attaccato e distrutto da Toro Seduto e i suoi indiani.

Sternberg dedicò effettivamente tutto il resto della sua lunga vita (morì a 93 anni nel 1943, in un mondo oramai completamente diverso da quello della sua gioventù) alla ricerca delle testimonianze della vita nel passato, entrando nella leggenda della paleontologia. Anche i suoi figli diventarono cercatori di fossili professionisti e paleontologi.

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Fig. 1 - Charles H. Sternberg (sinistra) e Edward D. Cope (destra) I resti di dinosauro raccolti nel 1876 da Sternberg e Cope erano molto frammentari. I

denti denominati “Trachodon” appartenevano a specie indeterminate di Adrosauri, i “dinosauri dal becco d’anatra”. Gli adrosauri erano pacifici vegetariani che probabilmente vivevano in branco. Monoclonius era un neoceratopside, cioè un cosiddetto “dinosauro cornuto”, un dinosauro quadrupede e vegetariano lungo circa 5 metri, caratterizzato da una grande testa con un ampio collare osseo esteso sopra il collo (Fig. 2). Un lungo corno sul muso fa apparire questo animale vagamente simile ad un rinoceronte. Di Monoclonius Cope nel 1876 aveva trovato solo vertebre del bacino, del collo, forse alcuni denti e una piccola parte del cranio. Ricerche successive, condotte da Sternberg e da altri paleontologi, hanno permesso di capire con maggiore dettaglio a che tipo di animale tali ossa appartenessero.

Fig. 2 - Ricostruzione di Monoclonius.

Bibliografia di riferimento STERNBERG C. H. (1909) - The life of a fossil hunter. Henry Holt & co., pp. 286 [Ristampato da Indiana University Press nel 1990].

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GROTTE DELLA VENEZIA GIULIA SCOPERTE NEGLI ANNI 1989-1992

Maurizio Tentor Riassunto: - Vengono presentati nove rilievi di altrettante grotte scoperte negli anni 1989-1992 dal Gruppo Speleologico Monfalconese Amici del Fante nel Carso triestino (comune di Duino-Aurisina) e goriziano (comuni di Sagrado e Monfalcone). Introduzione

Si prosegue pure in questo numero, come in Natura Nascosta n. 19, 20, 22 e 23, la carrellata delle cavità scoperte ed esplorate dal Gruppo negli anni 1989-1992 con la pubblicazione delle descrizioni e relativi rilievi.

Bibliografia di riferimento CANCIAN G. & TRICARICO F. (1990) – Incrostazioni di huntite, magnesite, aragonite, dolomite e calcite in una grotta del Carso triestino. Mondo sotterraneo, n.s. anno XIV, n. 1-2, pp. 11-22. BESENGHI F. (1991) - Nuove grotte della Venezia Giulia (dal 5479 VG al 5568 VG) . Quaderni del Catasto Regionale delle grotte del Friuli Venezia Giulia, n. 1, pp. 1-40. BESENGHI F. (1993) - Nuove grotte della Venezia Giulia (tra il 4372 VG ed il 3915 VG e dal 5569 VG al 5610 VG) . Quaderni del Catasto Regionale delle grotte del Friuli Venezia Giulia, n. 3, pp. 1-32. GUIDI P. (1996) – Toponomastica delle grotte della Venezia Giulia. Quaderni del Catasto Regionale delle grotte del Friuli Venezia Giulia, n. 6, pp. 1-279. GUIDI P. (1999) – Nuove grotte della Venezia Giulia (dal 5709 VG al 6073 VG) . Quaderni del Catasto Regionale delle grotte del Friuli Venezia Giulia, n. 9, pp. 1-136.

Natura Nascosta Numero 24 Anno 2002 pp. 32 - 41 Figure 9

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Grotta del Funghetto (4705/5536 VG) La grotta (Fig. 1), scoperta nell’agosto del 1989, si apre alla quota di 207,4 m sul livello

marino nel comune di Duino-Aurisina, identificabile su CTR 1:5000 Elemento 110014 Precenico con Latitudine 45° 47' 19" e Longitudine 13° 41' 9". La cavità inizia con uno scivolo che immette in una cavernetta riccamente concrezionata dalla quale si dipartono alcuni brevi rami laterali ed il fondo è ricoperto da materiale detritico.

Tutta la cavità è percorribile senza l’ausilio di materiali da discesa.

Fig. 1 – Rilievo della Grotta del Funghetto.

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Grotta del Digiuno (4706/5537 VG) La grotta (Fig. 2), scoperta nell’agosto del 1989, si trova alla quota di 25 m sul livello

marino nel comune di Doberdò del Lago, identificabile su CTR 1:5000 Elemento 088152 Monfalcone-Stazione con Latitudine 45° 48' 21" e Longitudine 13° 34' 19",5.La grotta tutta alquanto angusta e di difficile percorrenza, si presenta con due ingressi, uno dei quali impercorribile. Le pareti interne sono lisce e prive di concrezionamenti.

Fig. 2 - Rilievo della Grotta del Digiuno.

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Grotta Dimenticata (4707/5538 VG) La grotta (Fig. 3), scoperta nell’ottobre novembre del 1989, si trova sul versante di una

dolina alla quota di 179,2 m sul livello marino nel comune di Duino-Aurisina, identificabile su CTR 1:5000 Elemento 110014 Precenico con Latitudine 45° 47' 32",4 e Longitudine 13° 40' 40". La cavità è formata da un unico pozzo di circa 12 m e il fondo è coperto da materiale detritico.

Fig. 3 - Rilievo della Grotta Dimenticata.

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Caverna a N di Precenico o Grotta dell’Ograda (4708/5539 VG) La cavità (Fig. 4) scoperta, nel novembre del 1989, si trova alla quota di 209 m sul

livello marino nel comune di Duino-Aurisina, identificabile su CTR 1:5000 Elemento 110014 Precenico con Latitudine 45° 47' 12" e Longitudine 13° 41' 02". La cavernetta si apre sul fianco di una piccola dolina a fondo piatto e si sviluppa in interstrato, il suolo è ricoperto da detrito. Dopo una breve strettoia si arriva in una saletta, in parte concrezionata e termina in una fessura impraticabile.

Fig. 4 - Rilievo della Caverna a N di Precenico o Grotta dell’Ograda.

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Grotta della Scheggia (4781/5581 VG) La grotta (Fig. 5), scoperto nel novembre del 1989, si apre alla quota di 190 m sul

livello marino nel comune di Duino-Aurisina, identificabile su CTR 1:5000 Elemento 109041 Malchina con Latitudine 45° 47' 51",1 e Longitudine 13° 39' 74",1. La cavità è composta da due brevi pozzi alquanto stretti intervallati da strettoie ed il fondo è disseminato da detrito.

Fig. 5 - Rilievo della Grotta della Scheggia.

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Grotta dell’Otto (4783/5583 VG) La grotta (Fig. 6), scoperta nel novembre del 1989, dopo lavoro di disostruzione, si

trova sul fondo di una dolina alla quota di 162 m sul livello marino nel comune di Duino-Aurisina, identificabile su CTR 1:5000 Elemento 109041 Malchina con Latitudine 45° 47' 10" e Longitudine 13° 37' 42",5. La grotta è ad andamento prevalentemente verticale con due diramazioni laterali e termina dopo 40 m in una fessura impenetrabile. La cavità è stata oggetto di uno studio (Cancian & Tricarico, 1990) che ha permesso di individuare per la prima volta in una cavità del Carso triestino la presenza di minerali quali l’huntite e la magnesite.

Fig. 6 - Rilievo della Grotta dell’Otto.

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Grotta presso Iamiano (4976/5706 VG) La grotta (Fig. 7), scoperta nel luglio del 1990, si trova alla quota di 27 m sul livello

marino nel comune di Doberdò del Lago, identificabile su CTR 1:5000 Elemento 088151 Bonetti con Latitudine 45° 49' 11",7 e Longitudine 13° 34' 20",8. La cavità è composta da un unico pozzetto con il fondo ricoperto da materiale detritico. Le pareti sono ricoperte da colata calcitica.

Fig. 7 - Rilievo della Grotta presso Iamiano.

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Grotta ad E di M. Sambuco (4977/5707 VG) La grotta (Fig. 8), scoperta, sul versante di una dolina, nel maggio del 1990, si trova alla

quota di 178 m sul livello marino nel comune di Duino-Aurisina, identificabile su CTR 1:5000 Elemento 109041 Malchina con Latitudine 45° 47' 57",3 e Longitudine 13° 39' 48",1. La grotta è composta da un unico pozzo dalle pareti ricoperte quasi interamente da colata calcitica.

Il fondo della cavità è composto da piccoli detriti frammisti a terriccio.

Fig. 8 - Rilievo della Grotta ad E di M. Sambuco.

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Grotta Marisa 1 (5067/5717 VG) La grotta (Fig. 9), scoperta nel gennaio del 1992 sul bordo inferiore di una dolina, alla

quota di 106 m sul livello marino nel comune di Doberdò del Lago, identificabile su CTR 1:5000 Elemento 088112 Marcottini con Latitudine 45° 51' 20",3 e Longitudine 13° 33' 31",3. La grotta, che può essere visitata anche senza l’ausilio di attrezzature per la discesa, è formata da un unico pozzo, il cui fondo è ricoperto da argilla molto scura e compatta. Internamente si nota una discreta circolazione d’aria probabilmente proveniente dai camini ostruiti da grossi massi.

Fig. 9 - Rilievo della Grotta Marisa 1.

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Indice PROGRAMMA CONSUNTIVO 2001 DELLE ATTIVITÀ. M. Ciarabellini, F. M. Dalla Vecchia, G. Deiuri, S. Soban, M. Tentor, A. Zoff. pag. 1 OBSERVATIONS ON THE NON-PTERODACTYLOID PTEROSAUR JEHOLOPTERUS NINGCHENGENSIS FROM THE EARLY CRETACEOUS OF NORTHEASTERN CHINA – Osservazioni sullo pterosauro non pterodattiloideo Jeholopterus ningchengensis dal Cretaceo inferiore della Cina nordorientale F. M. Dalla Vecchia pag. 8 A CACCIA DI FOSSILI NEL FAR WEST F. M. Dalla Vecchia pag. 28 GROTTE DELLA VENEZIA GIULIA SCOPERTE NEGLI ANNI 1989-1992 M. Tentor pag. 32

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Pubblicazioni del Gruppo Speleologico Monfalconese A.d.F. Natura Nascosta n°. 1 (1974) esaurito/sold out Natura Nascosta n°. 2 (1978) esaurito/sold out Natura Nascosta n°. 3 (1981) esaurito/sold out Natura Nascosta n°. 4 (1990) esaurito/sold out Natura Nascosta n°. 5 (1990) esaurito/sold out Natura Nascosta n°. 6 (1992) esaurito/sold out Natura Nascosta n°. 7 (1993) esaurito/sold out Natura Nascosta n°. 8 (1993) esaurito/sold out Natura Nascosta n°. 8 (suppl.) (1993) Natura Nascosta n°. 9 (1994) esaurito/sold out Natura Nascosta n°. 10 (1995) esaurito/sold out Natura Nascosta n°. 11 (1995) esaurito/sold out Natura Nascosta n°. 12 (1996) esaurito/sold out Natura Nascosta n°. 13 (1996) esaurito/sold out Natura Nascosta n°. 14 (1997) esaurito/sold out Natura Nascosta n°. 15 (1997) esaurito/sold out Natura Nascosta . 16 (1998) Natura Nascosta n°. 17 (1998) esaurito/sold out Natura Nascosta n°. 18 (1999) Natura Nascosta n°. 19 (1999) Natura Nascosta n°. 20 (2000) Natura Nascosta n°. 21 (2000) Natura Nascosta n°. 22 (2001) Natura Nascosta n°. 23 (2001) I numeri esauriti di Natura Nascosta, possono essere richiesti e verranno inviati in fotocopia, solamente previo versamento delle spese di realizzazione e spedizione, mentre per gli arretrati disponibili verranno richieste solamente le spese postali. The sold out numbers of Natura Nascosta will be sent by request as photocopies and just after the payment of the cost of the photocopies and the postal charges. Only the postal charges will be requested for the available issues. Per quanti lo desiderassero ricordiamo che tutti i numeri del notiziario sono disponibili sul nostro sito, in formato PDF, - all’indirizzo: http://www.fante. speleo.it For all those who wish to receive all the numbers of our bulletin, we remind that they are available on our web-site in PDF size at the following address: http://www.fante.speleo.it