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Piana del Sole speciale Estate 2016 - 1 Associazione di Promozione Sociale P.zza Porta Vescovo, 12 - Fondi Tel/fax 0771513544 - cell. e WhatsApp 3297764644 e-mail: [email protected] https://twitter.com/ProLocoFondi https://www.youtube.com/ user/ProLocoFondi https://www.periscope.tv/ ProLocoFondi https://www.facebook. com/pianadifondi/ SPECIALE ESTATE 2016 Antico stile e moderne tecnologie S...estate a Fondi, il litorale e il lago I luoghi parlano - di Fulvia di Sarra Il peperoncino Alcune notizie utili per meglio conoscere i molteplici aspetti che caratterizzano questa nobile pianta Ecco gli alimenti che contengono meno calorie di quelle impiegate per digerirli Il lavoro premia i giovani Un esempio del Caseificio Porta Roma e dei fratelli Andrea, Gianmaria e Alessandro Buonanno. Loro hanno scelto la qualità! La speranza è che non sono gli unici: altre aziende fondane vedono ai posti di comando i giovani Aisha incanta con la danza del ventre Moda: delizia e tormento Analisi dei “mostri” che la moda crea e il buon gusto di guardarsi bene allo specchio prima di offrire “spettacoli” circensi. di Gino Fiore Arriva il kit... della raccolta differenziata Incontro ravvicinato e conseguente dialogo incredibile, ma non troppo Gastronomia: Primum manducare, deinde philosophari (prima mangiare, poi filosofare) La cucina fondana è patrimonio di un passato sempre vivo IL PROGRAMMA DEGLI EVENTI DELL’ESTATE FONDANA

ProLocoFondi SPECIALE ESTATE 2016 Piana del Sole Estate 2016 web.pdf · 2 - Piana del Sole speciale Estate 2016 Piana del Sole speciale Estate 2016 - 3 Da “Racconto della Fondanità”

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Piana del Sole speciale Estate 2016 - 1

Associazione di Promozione SocialeP.zza Porta Vescovo, 12 - Fondi

Tel/fax 0771513544 - cell. e WhatsApp 3297764644e-mail: [email protected]

https://twitter.com/ProLocoFondi https://www.youtube.com/user/ProLocoFondi

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SPECIALE ESTATE 2016Antico stile e moderne tecnologie

S...estate a Fondi, il litorale e il lago

I luoghi parlano - di Fulvia di Sarra

Il peperoncinoAlcune notizie utili per meglio conoscere i molteplici aspetti che caratterizzano questa nobile pianta

Ecco gli alimenti che contengono meno calorie di quelle impiegate per digerirli

Il lavoro premia i giovaniUn esempio del Caseificio Porta Roma e dei fratelli Andrea, Gianmaria e Alessandro Buonanno.Loro hanno scelto la qualità! La speranza è che non sono gli unici: altre aziende fondane vedono ai posti di comando i giovani

Aisha incanta con la danza del ventre

Moda: delizia e tormentoAnalisi dei “mostri” che la moda crea e il buon gusto di guardarsi bene allo specchio prima di offrire “spettacoli” circensi.di Gino Fiore

Arriva il kit... della raccolta differenziataIncontro ravvicinato e conseguente dialogo incredibile, ma non troppo

Gastronomia: Primum manducare, deinde philosophari (prima mangiare, poi filosofare)La cucina fondana è patrimonio di un passato sempre vivo

IL PROGRAMMA DEGLI EVENTI DELL’ESTATE FONDANA

2 - Piana del Sole speciale Estate 2016 Piana del Sole speciale Estate 2016 - 3

Da “Racconto della Fondanità” di Fabio Liguori. Pubblicazione curata da Virginio Palazzo.

S...estate a Fondi

Il litorale fondano, sabbioso ed as-solato di circa 13 Km, bagnato dal Mar Tirreno, è tra i più belli d’I-

talia.

Servito da numerose strutture ricetti-ve all’aria aperta e da alberghi, situati tra la duna e le vaste pinete e boschi di eu-caliptus, il lido di Fondi è il luogo ideale per trascorrere una vacanza all’insegna del relax e della pratica sportiva (nuoto, canoa, sci d’acqua, windsurf, kitesurf, diving, beach volley, equitazione, etc.).

La collocazione geografica del-la fascia litoranea consente piacevo-li escursioni paesaggistiche e culturali nel variegato entroterra di Fondi: dagli specchi lacustri alla fascia collinare, dal

parco di Settecannelle – limitrofo al nu-cleo urbano – al tracciato dell’antica Via Appia in direzione Itri, che conserva per lunghi tratti l’antico lastricato di basal-to.

La piana di Fondi risulta ricchissi-ma di acqua, come testimonia la presen-za di oltre venti sorgenti e tre laghi: il Lago di Fondi – Monumento naturale ora compreso nell’area del Parco Regio-nale dei Monti Ausoni e Lago di Fondi –, il Lago Lungo e il Lago San Puoto.

Il Lago di Fondi, salmastro e dal-la caratteristica forma a mezzaluna, è collegato al mare tramite due canali, il Sant’Anastasia e il Canneto, ed è il più grande dei laghi costieri del Lazio.

Una delle specie ittiche di questo ba-cino, insieme all’anguilla, al lattarino, alla muggine, è il cefalo calamita è, ric-co di «Omega tre» – in quantità superio-

re ad altre specie di cefali provenienti da diversi laghi costieri italiani – e di pro-teine e con un tasso minimo di coleste-rolo.

Nel settore Sud del Lago, a cui si accede dal litorale di Fondi, l’argine è percorribile a piedi per circa 6 Km dal-la località Chianchiarelle. Nel settore Nord è visitabile il Laghetto degli Alfie-ri, gestito dal Parco dei Monti Ausoni e Lago di Fondi, che rappresenta una zo-na umida di grande valore naturalistico.

La tenuta – accessibile anche alle persone con disabilità – riproduce in piccolo gli ecosistemi del Lago di Fondi e rappresenta, in modo particolare per gli Istituti scolastici e le realtà associa-tive, il luogo ideale per attività di edu-cazione ambientale e alla sostenibilità.

http://www.fondicittasmart.it/litoralelaghi

4 - Piana del Sole speciale Estate 2016 Piana del Sole speciale Estate 2016 - 5

I luoghi parlano, regalano ricor-di ed emozioni

e raccontano perso-ne, epoche e vicende.

Ritrovare angoli in cui il tempo si è fermato è un viag-gio dell’anima alla ricerca del proprio passato. E… là … ad ascoltare in silenzio … un silenzio che parla, tra luo-ghi che parlano.

L’albero del pepeEsisteva un albero che si

affacciava imponente sulla via Appia … una pianta di pepe … che – nel tempo – aveva raggiunto dimensioni notevoli. Un gigantesco om-brello verde.

Un simbolo per la comu-nità fondana e per la locale storia del costume.

Molto noto: non tanto per le sue speciali qualità … spe-ziali, ma perché rappresenta-va un … punto d’incontro – o rifugio – per gli innamo-rati dell’epoca.

Il rigore dei costumi non

consentiva allora ap-procci facili, nelle storie di cuore tra i giovani.

Pertanto amori e passio-ni, talvolta, ricorrevano alla clandestinità… “ sott’.. ju pèp!”. Incontri furtivi, non esenti da ansie; per sfuggi-re alla curiosità e a qualche maldicenza.

In una zona esterna del paese - e un po’ isolata – gli innamorati … ad inventarsi complicate strategie per po-tersi incontrare, per potersi vedere, per scambiarsi pro-messe e fugaci tenerezze … sotto il pepe !!!.

E con la complicità del vasto albero che li accoglie-va, andavano a promettersi … amore eterno … tra desi-deri contenuti e piccole tra-sgressioni.

Una pianta testimone di un’epoca … per aver ospita-to sentimenti e sogni dei ra-gazzi di un tempo … per aver conosciuto le loro belle storie … per aver ascoltato il battito del cuore di generazioni e di

tempi diversi.Ora l’albero del pe-

pe è solo … . Inutil-mente spera di rivivere … frasi, sussurri o bi-sbigli tra le sue foglie. E racconta al vento lon-tane effusioni e scom-parse armonie.

Ma egli non sa che gli innamorati di oggi - protagonisti di storie e di amori più esibiti – sono meno felici dei ragazzi di ieri … i loro genitori … .

L’orologio di Piazza S. Maria

Un testimone importante della vita fondana, l’orologio dell’antico campanile che ha scandito epoche ed eventi, ha ritmato ore ed affanni, ha ac-compagnato generazioni.

Allora, nel giorno e nel-la notte, l’orologio scoccava imperioso, riempiva l’aria e i silenzi, tra vicoli e case senza suoni.

Scandiva la vita del luogo – tra quarti d’ora … mezze ore … nel generale silenzio.

Unico rumore, si diffonde-va tra piccole strade e vicoli e invadeva le case di cui condi-videva speranze e pene .

E regolava i ritmi della co-munità.

Nella sera vecchi e giovani

– tutti maschi – si portavano a sostare sulla gradinata della chiesa: nella speranzosa atte-sa di una proposta di lavoro per l’indomani e per una oc-casione di incontro e di so-cialità.

E, seduti sui gradini, a raccontarsi la quotidianità misera … a sperare una for-tunata proposta di lavoro e forse … a fantasticare una cena meno scarna.

Ma l’orologio, con rintoc-chi secchi, annullava speran-ze e dubbi e rimandava tutti a casa laddove – in una in-timità molto sentita – tutti a dormire.

In attesa di nuove albe. E tutti … a sperare in un nuovo giorno…

I LUOGHI PARLANOdi Fulvia di Sarra

Il peperoncino è origina-rio delle Americhe. Gli Atzechi lo chiamavano

“Chili”, nome che viene an-cora utilizzato nell’America latina.

Subito dopo la sua “scoper-ta” si pose il problema di co-me chiamarlo.

Il termine peperoncino è assai recente. Compare in-fatti la prima volta all’inizio del 1900, come diminutivo di peperone a cui assomiglia ec-cetto per le sue qualità.

NOTIZIEINTERESSANTI

Le ultime ricerche dimo-strano che il peperoncino con la “capsaicina” è un potente anti-tumorale e blocca spe-cificamente il tumore della prostata.

Mi piace fare un’impor-tante rivelazione: riguarda Padre Pio!

Mi si domanderà: cosa ha a che fare Padre Pio con il pe-peroncino?

Ebbene si. Possiamo affer-mare che il peperoncino ha avuto un ruolo determinante per la vita del Santo.

Intorno ai 10 anni, Fran-cesco Forgione (nome di battesimo di Padre Pio), si ammalò gravemente e dovet-te rimanere a letto per oltre un mese mangiando quasi nulla. Aveva la febbre alta ed il deperimento sembrava inarrestabile.

Era il periodo della mieti-tura, la mamma aveva cuci-nato un abbondante quantità di peperoncini da portare sul campo per la colazione dei braccianti. Una scodella però l’aveva lasciata nella dispen-sa. Padre Pio, malgrado le precarie condizioni fisiche, attratto dal profumo dei pe-peroncini, con un notevole sforzo, raggiunta la cucina, li divorò tutti.

La reazione non mancò e la mamma, rientrando, si accorse che il figliuolo ave-va segni evidenti di arrossa-mento del viso e del corpo. Di buon mattino arrivò il me-dico che con somma sorpresa lo trovò perfettamente rista-bilito.

Non posso concludere senza far conoscere il mio personale pensiero. I napo-letani, che in materia di sca-ramanzia non sono secondi a nessuno, hanno voluto as-

sumere, come simbolo porta-fortuna il cornetto rosso, vi domandate perché?

La conclusione non può es-sere che questa: Sua Maestà il peperoncino.

E’ un dono della natura, è forza, fiamma e vita. E’ energia, brio, gioia, amore piccante. Accende il sorri-so, è dolcezza infinita, è un amore a prima vista che può diventare eterno. Porta fortu-na a tutti, ci aiuta a rimanere giovani. Risveglia l’allegria, rafforza l’amicizia, sviluppa l’ottimismo, tutela la salute, rallegra le pupille gustative, ravviva la buona tavola.

Ma che si vuole più dalla vita?

Aldo Villani

Il peperoncinoAlcune notizie utili per meglio conoscere i molteplici aspetti che caratterizzano questa nobile pianta

Ecco gli alimenti che contengono meno calorie di quelle impiegate per digerirliIl sedano, appena 16 calorie per 100 grammi, è composto per il 75% da acqua e per il restante 25% da fibre.

La papaya, 42 calorie per 100 grammi, ricca di vitamina C, di antiossidanti che fanno bene alle ossa e il cui contenuto di fibre aiuta anche contro la stitichezza.

Il cetriolo (16 calorie per 100 grammi) è composto quasi interamente da acqua, è un antinfiammatorio naturale e contiene vitamina C e acido caffeico che previene la ritenzione idrica.

Gli asparagi hanno proprietà diuretiche che aiutano a eliminare le tossine

I pomodori (18 calorie per 100 grammi) hanno benefici, soprattutto cotti, contro alti livelli di colesterolo e ipertensione

I peperoncini (100 grammi 40 calorie) contengono la capsaicina che induce il corpo a bruciare più calorie immediatamente dopo averli mangiati

La carne bianca (pollo: 100 grammi 172 calorie, tacchino: 100 grammi 144 calorie) è un’ottima fonte di proteine.

Il caffè (una tazza contiene 2 calorie a patto che non si aggiunga zucchero o altro): in dosi corrette stimola l'organismo a bruciare grassi.

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predisposta ai cambiamenti.Si respira molto la crisi e

c’è parecchio nervosismo.Le difficoltà sono reali,

licenziamenti, cassa integra-zione, aziende chiuse… Gli

mpenditori vedono il terreno bruciarsi attorno a sé.

Ma la colpa non è degli altri o per lo meno non è “solo” degli altri. Se le cose non vanno come vorremmo dovremmo chiederci cosa potremmo fare noi affinché vadano meglio.

Con altre parole, concen-triamoci su ciò che abbia-mo e possiamo gestire, non pensiamo a ciò che non ab-biamo e che non dipende da noi.

Roberta Cammisola, ma sono tantissimi a conoscerla col nome

di "Aisha" è una fondana che da qualche anno ormai si sta facendo apprezzare in giro per l'Italia e non solo.

La "nostra" Roberta è un'insegnante e ballerina professionista di danze me-diorientali e danza del ven-tre, i suoi spettacoli fanno registrare sempre numeri im-portanti, soprattutto in occa-sione di serate di gala, sfilate ed eventi a tema.

Aisha danza da sempre. Ha iniziato con la classica e moderna, poi al primo anno di studi universitari si è tra-sferita a Roma e si è rimasta affascinata dalla danza orien-tale.

È stato "amore a pri-ma vista", ed ha scelto così di seguire corsi e stage. "La passione sempre crescente verso quest'arte mi ha porta-to ad incrementare lo studio, specifico per l'insegnamento" racconta Aisha. "Ho seguito

e seguo ancora corsi tecnici con i maggiori artisti e ma-estri di fama internazionale, tra cui Saad Ismail ed Aladin El Kholy".

Oltre ad insegnare in di-verse scuole della provincia, Roberta sta collezionando importanti riconoscimenti: basti pensare alla partecipa-zione dello scorso anno al ri-

nomato "Expo Belly Dance" di Roma, alla seconda posi-zione ottenuta nell'ambito di "Aladins Oriental Festival 2016" in Germania lo scor-so Aprile ed il 1° posto al Concorso Nazionale "Ishtar" presso il "Nuovo Teatro San Paolo" di Roma, oltre ad una preziosa borsa di studio con un grande Maestro egiziano vinta nei mesi scorsi.

Aisha incanta con la danza del ventre

Ad "Aisha" i migliori auguri, convinti che saprà ancora emozionare il suo pubblico. Un'artista di cui Fondi dovrà essere orgoglio-sa e che, come lei stessa ha tenuto a precisare, è "in con-tinuo aggiornamento e per-

fezionamento, sia a livello tecnico che dal punto di vista espressivo".

Avanti così!

Il Caseificio Porta Roma di Andrea e Gianmaria Buonanno nasce con la

passione e la competenza dei propri titolari: Andrea, Gian-maria e Alessandro.

Seguono la guida di lo-ro padre Ennio Buonanno, mastro casaro da 40 anni formatosi con passione ed esperienza sotto la guida di suo padre Giovanni Buonan-no.

“Il nostro caseificio è sem-pre attento ad assecondare i gusti dei propri consumatori - sostengono i Buonanno - offrendo prodotti di alta qua-lità che facciano riscoprire i gusti di una volta.

Il caseificio, tenendo fe-de al loro motto di qualità, si avvale della collaborazio-ne di un azienda zootecnica di Fondi, l'azienda zootecni-ca Lepizzera Ennio, la quale anch'essa si avvale dell'espe-rienza, della passione e della professionalità di Ennio Le-pizzera e di tutta la sua fami-

glia da oltre 30 anni.L'azienda conta oltre 600

capi e rispetta rigorosamente tutte le norme igienico-sani-tarie previste dal sistema sa-nitario nazionale.

Attua diete specifiche ed equilibrate ai propri capi bufalini, garantisce quoti-dianamente latte di altissima qualità che viene trasformato nel Caseificio Porta Roma in mozzarella di bufala.

Questi giovani lavora-no sodo ma sul loro volto si scorge tanta serenità e la soddisfazione di vedere at-tualizzarsi il loro progetto.

Il lavoro premia i giovaniUn esempio del Caseificio Porta Roma e dei fratelli Andrea, Gianmaria e Alessandro BuonannoLORO HANNO SCELTO LA QUALITÀ! La speranza è che non sono gli unici: altre aziende fondane vedono ai posti di comando i giovanidi GaeOrt

Studiano, il più grande ha conseguito la laurea in Eco-nomia.

Il fatto che non è l’unica azienda a Fondi a vedere al comando giovani generazio-

ni, fa ben sperare nel futuro.Il cosiddetto “posto alle

poste” poteva avere un senso e un valore qualche decennio

fa. I tempi so-no cambiati, il mondo è cam-biato. Resta così sempre va-lido la regola: Non è la specie più intelligente a sopravvive-re e nemmeno quella più for-te. E’ quella più

Si - può - fare!

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Certo, l’uomo più contento della sto-ria deve essere sta-

to Adamo. E sapete perché? Perché non doveva certo in-debitarsi fino al collo, con pile di cambiali, o fare un mutuo bancario per regalare alla moglie tutte le pellicce che avesse voluto. Ben pre-sto, però, dovette fare i con-ti con la depressione di Eva; infatti la povera moglie pur indossando un giorno un le-

opardo, un altro un ocelot, un altro un ermellino ecc. non aveva nessuna donna intor-no da far crepare d’invidia o peggio ancora non aveva un altro uomo con cui civettare.

Penso che questo sia sta-to il vento primordiale da cui siano nate la seduzione e la vanità; in una parola la moda.

Un uccello in amore canta in modo melodioso o sfog-gia, in angolature diverse, il proprio piumaggio per mo-strarne i colori più belli. Nel mondo animale potremmo citare infiniti di questi esem-pi. Ma ogni essere, da sem-pre, mostra solo e sempre cose proprie. Perfino un fiore mostra i suoi sgargianti colo-ri (non usa colori di altri fiori) per attirare gli insetti che gli servono per l’impollinazio-ne.

Dalla sua comparsa l’u-mano, uomo o donna che sia,

ha bisogno di altro; mostran-do, attraverso i secoli, quanto poca fiducia ha in se stesso. Non voglio certo in queste poche righe, ora, ripercorrere

il cammino della moda: ve-stiti, gioielli, capelli, belletti e trucchi vari. Ma una rifles-sione si impone sulla moda dei nostri giorni. Infatti nel

periodo riguardante gli ulti-mi anni dello scorso millen-nio (quasi una ventina anni a questa parte, per intenderci); sembra che la ricerca del bel-lo ad ogni costo abbia fatto registrare qualcosa che non funziona.

Così abbiamo visto cal-zare alle donne scarpe con tacchi sottilissimi e altissi-mi di alluminio e con mezzo metro di punta che, prima di indossarle, una poveretta do-vrebbe fare un tirocinio di sei mesi sui trampoli in un circo molto qualificato, oppure con zeppa che fanno aumentare in progressione geometrica l’altezza del tacco stesso. Per carità, nulla da obiettare per le indossatrici che fanno que-sto di mestiere. Magrissime, alte un metro e ottantacinque, quelle scarpe possono sem-brare anche aggraziate; ma provate a metterle in vetrina ad ammiccare una casalinga,

un’insegnante, un’impiegata, una donna comune insomma, alta un metro e cinquantatré o giù di lì e magari anche un po’ in sovrappeso.

Certo la malcapitata si sentirà elegantissima anche per via del prezzo pagato (non meno di cinquecento euro che al mercato domeni-cale diventano trenta). Quan-do le indosserà la domenica e farà la passeggiata, già sarà difficile camminare su fondo regolare e piano ma se c’è il basolato o l’acciottolato c’è solo da sperare che abbia al fianco un fidanzato o un marito ben piazzato cui ag-grapparsi saldamente. Senza contare che le famose punte, dopo che sono state indossate un paio di volte, volgeranno irrimediabilmente verso l’al-to in modo goffo quasi a rag-giungere le ginocchia di chi le indossa. Così avrete speso un sacco di soldi e non po-

trete più metterle, con buona pace del consumismo più be-cero.

Per l’uomo invece il mas-simo dell’eleganza calza-turiera è un incrocio tra la scarpa da tennis e la ciocia con lacci lunghi due metri con cui infilare almeno una ventina di coppie di buchi per poterle allacciare.

E i negozi di abbigliamen-to crescono come funghi per-ché aldilà di quelli veramente qualificati tanti improvvi-sano sempre di più. Ragion per cui, alla ricerca di una falsa originalità, si propon-gono cose impensabili. Jeans strappati a prezzi vertigino-si, pantaloni rigorosamente a vita bassa dove, nella mi-gliore delle ipotesi, deve far bella mostra di sé l’elastico delle mutande. Jeans con le paillettes. Voi direte che sono una sciccheria... li fareste in-

MODA: DELIZIAE TORMENTOAnalisi dei “mostri” che la moda crea e il buon gusto di guardarsi bene allo specchio prima di offrire “spettacoli” circensi.di Gino Fiore

dossare a vostra moglie se le piallettes formano una scritta sul sedere Used?

Vi giuro, in un negozio ho visto delle mutandine da donna con un ricamo sul da-vanti: For bird. Come se una donna, una volta arrivata a mostrarle, avesse bisogno di fornire indicazioni specifiche o segnaletica.

Su tutto questo, però, c’è la speranza che ci stiamo ri-appropriando di qualcosa che ci è sempre appartenuto e che da sempre credevamo perduto. Proprio oggi se una ragazza si propone in un ab-bigliamento casual estremo, quello che noteremo di più sarà la sua freschezza, la sua gioia di vita; finalmente ci stiamo appropriando dell’in-nocenza e della bellezza di chi, “nudo”, non ha bisogno di altro.

Fondi si può considerare una Città Smart perché ha iniziato un percorso che racchiude in sé tre concetti fondamentali:

la logica della Infocity,un sistema integrato tipico della Smart Living,la possibilità di promuovere un Turismo accessibile.

Infocity - consiste nello sviluppo, in modo autonomo e originale, di sistemi dedicati basati sulla tecnologia NFC e QR-Code ai cittadini e ai turisti.

Smart Living - un sistema basato sulle tecnologie NFC e QR-Code finalizzato alla promozione e alla valorizzazione dei servizi e delle infrastrutture offerti/e dalla città.

Turismo Accessibile - postazioni (targhe munite di microchip NFC e QR-Code), finalizzate a individuare e promuovere itinerari fruibili e così consentire un agevole reperimento delle informazioni sul patrimonio culturale e non solo, trasformandole in bene comune per sé e per i propri turisti.

http://www.fondicittasmart.it/fondi

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Un po’ di dialetto fondano...

non guasta!

Amprestà (ambrestà, mbrestà) ver.tr. Prestare. “Amprìsteme la bececletta”:prestami la bicicletta.p.p. Amprestàte: prestato.

Annestà ver. tr. Innestare. p.p. eagg. Annestàte: innestato.

Belle de notte sost. f. Rapunzia (nome scientifico «oenothera bien-nis») pianta erbacea perennei cui fiori si aprono di sera (estate).

Menestà ver. tr. Scodellare. p.p. Mene-stàte: scodellato.

Annantenòtte prep. impr. Prima di notte.

Antìcchia dal lat. Antae: imposte. vo-ce di dial. merid. “Nottoli-

no” (piccolo saliscendi che serve a chiudere usci e fine-stre, specialmente di notte). per simil: “Un pochettino”. “N’antìcchia de pane”: un pochettino di pane.

Basenètte sost. m. Vaso da notte. “Va a fa dente jù basenètte”: vai ad orinare nel vaso.

Piagnótte sost. m. Chi piange continua-mente. f. Piagnòtta.

Angelesdòmene sost. m. Angelo del Signore. Inizio della preghiera latina dell’Angelus recitata al mat-tino, al mezzogiorno e alla sera.

Assegnurìa (a segnurìa) sost. m. Titolo dato un tempo ai signori e al-le persone autorevoli, ai pa-droni. “Bongiòrne assegnurìa gnòre parzenà!”: buongiornosignor padrone!

Jénche sost. m. Vitello. dim. Jen-caréjje: vitellino.

Tratto da: Vocabolario del dialetto fondano di Enzo d’Ettorre

- Salve sono il kit della rac-colta differenziata.

- E kit...i ha chiamato? - Sono qui per migliorare la

qualità di vita?- Kit...i manda?- Vengo dal Comune.- Kit...i vuole?- L'ambiente.- Con kit...e la fai?- Con tutte le famiglie e at-

tività fondane.

- Kit...usa?- Pochi mesi e per la fine

dell'anno, tutti dovranno im-parare ad usarmi.

- Entra e kit...tt' allà!- Sarò sempre con te, nella

tua casa e accetterò tutti i tuoi rifiuti. Nel bene e nel male, finché morte non ci separi.

- All'anima e kit...e ...!

GaeOrt

Arriva il kit...Incontro ravvicinato e conseguente dialogo incredibile, ma non troppo

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La cucina tipica fon-dana, deve la sua magnificenza, pro-

prio come per il nome (poi-ché sita nella piana “fondo” racchiusa tra i Monti Aurunci e Ausoni) alla sua posizione, un tempo, confine tra il Re-gno di Napoli e lo Stato della Chiesa.

Proprio questa sua pecu-liarità storico, geografica le ha permesso di dare vita a un susseguirsi di prodotti e ri-cette, che per gli amanti della cucina popolare, rievocano sapori e tradizioni che risal-gono alle origini millenarie

della città stessa, addirittura antecedente alla fondazione di Roma.

E proprio l’essere espres-sione di due mondi e due culture si evince dalla com-mistione delle tradizioni culi-narie della vicina Campania, grazie alla quale ha raggiunto un giusto equilibrio tra piatti di terra e piatti di mare.

Un patrimonio spesso di-menticato, ma che non cessa di essere il nucleo vivo e vi-tale della storia di tutti noi. È infatti nelle ricette della tra-

dizione che si ritrovano i pro-dotti tipici, fedeli custodi di genuini sapori, di antiche tra-dizioni e della storia di que-sta terra, capaci di guidare alla riscoperta di tradizioni.

Per la loro preparazione, venivano utilizzati i prodotti

che il territorio era in grado di offrire in abbondanza. Qui contrariamente alle grandi città, dove per una crisi pro-fonda della memoria, sem-bra essersi arrestato il tempo e con esso i piatti che per lunghissimo tempo aveva-no costituito l’alimentazione base di gran parte della po-polazione, scompaiono pro-gressivamente dalla cucina quotidiana, fino a essere, nel-la maggior parte dei casi, re-legati ad ambiti o ricorrenze particolari: cerimonie, festi-vità religiose, feste patrona-

li, eventi comunque legati alla tradizione, all’interno dei quali confluisce ancora questa cucina, a Fondi viene sentita come patrimonio di un passato ancora vivo, della quale si conserva non solo il ricordo ma che ha continuato a fare parte dell’alimentazio-ne magari non quotidiana ma almeno del fine settimana.

I capisaldi di questa cuci-na sono i piatti, sia asciutti sia in brodo. Questi ultimi sono preparati con della pa-sta con verdure o legumi (ce-ci, patate, broccoli, fagioli) ove il condimento d'elezione è l'olio soprattutto di cultivar itrana.

Tra i legumi sono i ceci e i fagioli a farla da padrona, anche sulla tavola dei ricchi, bagnati di olio e portati a ta-vola caldi in ciotoline di coc-cio.

Come la popolarissima pasta e fagioli rigorosamen-te con la cotenna, la mozza-rella di bufala regina della tavola dei prodotti caseari, la salsiccia, fresca e secca, pic-cante e non aromatizzata con il finocchietto, il pesce cala-mita, che, tipico nelle acque salmastre del Lago di Fondi, viene apprezzato per la sua

GastronomiaPrimum manducare, deinde philosophari (prima mangiare, poi filosofare)

La cucina fondana è patrimonio di un passato sempre vivo

Foto da: www.walterbonanno.com

carne tenera e polposa, gli ortaggi (zucchina con il fiore, pomodori, peperoni, melan-zane, broccoli, ecc.) apprez-zati crudi in insalata, cotti come nel caso dei peperoni con il baccalà, o i broccoli con la salsiccia.

Ma anche la frutta che proprio grazie all’arancia bionda fondana “cultivar au-toctona” prende l’appellativo di “Piccola Conca D’Oro”. Prodotto di straordinaria suc-cosità viene consumato pre-valentemente condito con olio e sale o come spremuta.

Ma potremmo proseguire con i piatti tipici della cuci-na della ricorrenza Natalizia come la zuppa di zucca e fa-gioli con gli occhi, il baccalà con i peperoni secchi, l’an-guilla marinata con alloro, la zavardella, i carciofi con la sciarpa, l’insalata di arance.

Oppure con i dolci sempre natalizi come lo roccocò, i mostaccioli, la pasta di man-dorle, i tozzetti alle mandorle, il panettone artigianale farci-to con fichi secchi, le zeppole dolci con il miele caldo.

http://www.fondicittasmart.it/gastronomia

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