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PROVINCIA DI RAVENNA Assessorato all'Ambiente PIANO ... · pericolosità dei rifiuti prodotti, favorisce il recupero di energia attraverso l’incenerimento dei rifiuti. E’ incentivata

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Il Piano è stato predisposto dal team di progetto costituito da: per la Provincia di Ravenna Sergio Baroni – Direzione e coordinamento Silvia Boghi per ARPA Ingegneria Ambientale Barbara Villani – Responsabile di progetto Monica Branchi, Cecilia Cavazzuti, Leda Ferrari, Tanya Fontana, Irene Montanari, Federico Montanari, Maria Concetta Peronace Collaborazioni per ARPA Sezione Provinciale di Ravenna Cristina Laghi

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PPGR RA – Valsat e Studio di incidenza IA/PRA_03_02

I

INDICE

1 Valutazione Ambientale Strategica del Piano ............................................................................. 1 1.1 Premessa.............................................................................................................................. 1 1.2 Sintesi non tecnica.............................................................................................................. 2 1.3 Valutazione di sostenibilità ambientale e territoriale ...................................................... 4

1.3.1 Aspetti metodologici ..................................................................................................................... 4 1.3.2 Prima fase: ricognizione degli obiettivi e delle finalità del Piano ........................................... 5 1.3.3 Seconda fase: Valutazione delle priorità degli obiettivi del Piano ......................................... 9

1.4 Terza fase e quarta fase: Studio della situazione ambientale di riferimento e valutazione degli obiettivi rispetto ad un target di riferimento................................................... 11

1.4.1 Quinta fase: Integrazione dei risultati della valutazione ambientale ................................... 17 1.4.2 Commenti mirati.......................................................................................................................... 20

2 Studio di Incidenza....................................................................................................................... 25 2.1 Quadro normativo di riferimento ..................................................................................... 25 2.2 Elenco dei siti Natura 2000 in provincia di Ravenna e relativi dati di superficie (sic e zps) ............................................................................................................................................. 26 2.3 Habitat e specie di interesse comunitario presenti in provincia di Ravenna ............. 28

2.3.1 Habitat di interesse comunitario presenti in SIC e ZPS della provincia di Ravenna rispetto l’universo regionale ...................................................................................................................... 29 2.3.2 Specie faunistiche di interesse comunitario presenti in SIC e ZPS della provincia di Ravenna....................................................................................................................................................... 31 2.3.3 Specie floristiche di interesse comunitario presenti in SIC e ZPS della provincia di Ravenna....................................................................................................................................................... 36

2.4 Principali obiettivi di conservazione della naturalità a livello provinciale nei siti Natura 2000 in relazione al Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti ........................................ 37 2.5 Metodologia utilizzata ....................................................................................................... 40 2.6 Analisi delle Attività di gestione dei rifiuti...................................................................... 43

2.6.1 Tipologie di pressioni ambientali associate agli impianti di gestione dei rifiuti .................. 44 2.7 Analisi delle interrelazioni tra le Azioni del Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti e gli habitat, le specie floristiche e faunistiche di interesse comunitario presenti nei siti Natura 2000 provinciali ................................................................................................................................ 50 2.8 Incidenza del PPGR sui siti Natura 2000......................................................................... 52

2.8.1 Interferenza fra il SIC/ZPS IT4070003 “Pineta di San Vitale e Bassa del Pirottolo” e gli impianti di gestione dei rifiuti urbani e speciali esistenti o in progetto all’interno del suo perimetro o nei pressi ..................................................................................................................................................... 52 2.8.2 Interferenza fra il SIC/ZPS IT4070004 “Pialasse Baiona, Risega e Pontazzo” e gli impianti di gestione dei rifiuti urbani e speciali esistenti o in progetto all’interno del suo perimetro o nei pressi ..................................................................................................................................................... 53 2.8.3 Interferenza fra il SIC IT4070006 “Pialassa dei Piomboni, Pineta di Punta Marina” e gli impianti di gestione dei rifiuti urbani e speciali esistenti o in progetto all’interno del suo perimetro o nei pressi ..................................................................................................................................................... 55 2.8.4 Interferenza fra il SIC/ZPS IT4070011 “Vena del Gesso Romagnola” e gli impianti di gestione dei rifiuti urbani e speciali esistenti o in progetto all’interno del suo perimetro o nei pressi ....................................................................................................................................................... 56 2.8.5 Interferenza fra il SIC/ZPS IT4070021 “Biotopi di Alfonsine e Fiume Reno” e gli impianti di gestione dei rifiuti urbani e speciali esistenti o in progetto all’interno del suo perimetro o nei pressi ....................................................................................................................................................... 58

2.9 Interferenza fra il SIC/ZPS IT4070022 “Bacini di Russi e Fiume Lamone” e gli impianti di gestione dei rifiuti urbani e speciali esistenti o in progetto all’interno del suo perimetro o nei pressi .......................................................................................................................................... 60

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II

2.10 Rapporti tra la gestione dei rifiuti e gli habitat e le specie presenti nei siti Natura 2000 provinciali ................................................................................................................................ 61 2.11 Raccomandazioni relative alla fragilità dei singoli habitat ........................................... 73 2.12 Complementarietà con altri piani..................................................................................... 75

Bibliografia........................................................................................................................................... 76

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1 VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA DEL PIANO

1.1 PREMESSA La pianificazione territoriale svolta in ambito locale ha un notevole impatto sull’uso delle risorse ambientali. Strumenti come la valutazione d’impatto ambientale (VIA) e la valutazione ambientale strategica (VAS) possono contribuire ad una maggiore integrazione tra considerazioni ecologiche e politiche di gestione del territorio. Essi rappresentano gli strumenti individuati dall’Unione Europea (Direttive 85/337/CEE e 97/11/CE sulla VIA, Direttiva 2001/42/CE sulla VAS) per valutare gli effetti di determinate opere, piani e programmi sull’ambiente. In particolare la VAS dovrebbe rappresentare una procedura di pianificazione integrata che garantisca l’inclusione di obiettivi di qualità ambientale (ed il loro concreto perseguimento) negli strumenti di programmazione e pianificazione. La L.R. n.20/2000 “Disciplina generale sulla tutela e l’uso del territorio”, ha regolamentato la valutazione di piani e programmi secondo questa impostazione, anticipando (in parte) la Direttiva europea sulla VAS. La finalità primaria della valutazione ambientale è pertanto la verifica della rispondenza del piano agli obiettivi di sostenibilità, sia valutando il grado di integrazione dei principi di sviluppo sostenibile all’interno dei processi di concertazione e di programmazione, sia verificandone il complessivo impatto ambientale. La valutazione degli obiettivi viene effettuata rispetto a quanto indicato nel sesto programma d’azione per l’ambiente della Comunità europea. Il programma, che stabilisce obiettivi generali e approcci strategici per raggiungerli, si concentra su quattro settori prioritari: cambiamenti climatici, natura e biodiversità, ambiente e salute e qualità della vita, risorse naturali e rifiuti. I principi e scopi globali (art.2) del programma indicano che occorre: “garantire una migliore efficienza delle risorse e una migliore gestione delle risorse e dei rifiuti ai fini del passaggio a modelli di produzione e consumo più sostenibili, dissociando pertanto l’impiego delle risorse e la produzione dei rifiuti dal tasso di crescita economica, e cercando di garantire che il consumo di risorse rinnovabili e non rinnovabili non superi la capacità di carico dell’ambiente”. In materia di risorse naturali e rifiuti (art.8) è definito l’obiettivo di “conseguire una sensibile riduzione complessiva delle quantità di rifiuti prodotti mediante […] una maggiore efficienza delle risorse” e di incentivare il riutilizzo dei rifiuti prodotti. Ai sensi dell’art. 5 della L.R. 20/2000, gli enti competenti provvedono nell’ambito del procedimento di elaborazione ed approvazione dei propri piani, alla “valutazione preventiva della sostenibilità ambientale e territoriale” (VALSAT) degli effetti derivanti dalla loro attuazione anche con riguardo alla normativa nazionale e comunitaria. Misure idonee a impedire, ridurre o compensare gli eventuali effetti negativi del piano devono essere evidenziate nel Documento preliminare. In fase di attuazione del piano i suoi effetti sui sistemi ambientali e territoriali devono essere monitorati. I risultati della Valsat entrano come indirizzi e condizioni attuative nella disciplina del Piano. La legge regionale considera inoltre, tra i principi generali della pianificazione, anche la necessità di garantire la coerenza tra gli interventi previsti, verificandone nel tempo adeguatezza ed efficacia delle scelte operate (monitoraggio e bilancio). Con la Delibera del Consiglio Regionale n. 173 del 4 aprile 2001 è stato approvato l’Atto di indirizzo e coordinamento tecnico per l’attuazione della L.R. 20/2000 sui “contenuti conoscitivi e valutativi dei piani e sulla conferenza di pianificazione”. Tale Atto dettaglia i contenuti della VALSAT, che si configura come un processo iterativo, che accompagna l’intero percorso di elaborazione del piano. Il documento preliminare è sottoposto ad una prima valutazione preventiva, poi integrata nel corso delle fasi successive di elaborazione, fino all’approvazione del Piano.

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1.2 SINTESI NON TECNICA Questa parte mira a sintetizzare con termini non tecnici la valutazione dello stato ambientale di riferimento, la coerenza degli obiettivi di Piano, la valutazione dei suoi effetti ambientali e le modalità di controllo ambientale.

Valutazione degli ambiti di riferimento del Piano Le questioni ambientali più importanti relative al territorio della provincia di Ravenna sono rappresentate dalla fragilità della fascia costiera e dalla sua naturale tendenza evolutiva, dall’intensa frammentazione e antropizzazione del territorio di pianura alle sue spalle, da un uso del suolo nella fascia pedecollinare e collinare che richiede consistenti volumi di acqua e, in alcune aree dall’uso di risorse naturali esauribili. La presenza di alcuni rilevanti assi viari sui quali si svolge un intenso traffico su gomma (A14, E45, S.S. Romea e S.S. Adriatica) costituisce un ulteriore elemento problematico. Gli ambienti più sensibili sono rappresentati da: - le zone umide e il sistema dei corsi d’acqua, - le pinete e i boschi costieri, - la vena del gesso, - il complesso degli ambienti naturali appenninici. I progetti che possono interferire con tali aree, considerata la loro fragilità, necessitano di una particolare valutazione.

Valutazione di coerenza degli obiettivi del Piano Gli obiettivi strategici dichiarati dal Piano sono: - l’introduzione di obiettivi qualitativi e quantitativi di riduzione, - l’introduzione del concetto di ciclo di vita nella politica in materia di rifiuti, - l’accreditamento per i centri di riutilizzo, - l’introduzione di aliquote IVA ridotta sui prodotti venduti da centri di riutilizzo, - la definizione di standard di riutilizzo a livello UE, - la sorveglianza ed il rendiconto sulle attività di riutilizzo. Gli obiettivi specifici del Piano sono: - potenziamento ed integrazione dei sistemi di raccolta differenziata, - recupero energetico attraverso la conversione del rifiuto in combustibile, - avvio in discarica solo degli scarti di attività di recupero ovvero di rifiuti pre-trattati, - autosufficienza a livello provinciale. Sia le strategie che gli obiettivi specifici sono in totale coerenza con gli obiettivi nazionali e sopranazionali di sviluppo sostenibile.

Valutazione degli effetti ambientali del Piano Le azioni pianificate sono adeguate al raggiungimento degli obiettivi che il Piano si è dato. Ad esempio il Piano prevede nei suoi scenari la riduzione dell’incremento dei rifiuti prodotti, l’individuazione delle superfici non idonee a ospitare nuovi impianti, promuove la riduzione della pericolosità dei rifiuti prodotti, favorisce il recupero di energia attraverso l’incenerimento dei rifiuti. E’ incentivata sia la produzione di compost di qualità sia la biostablizzazione, riducendo sensibilmente la frazione organica da avviare in discarica.

Controllo ambientale del Piano Il Piano individua indicatori specifici per controllare il raggiungimento degli obiettivi che si è posto coinvolgendo in tale attività l’Osservatorio Provinciale dei Rifiuti.

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Per quanto riguarda il controllo del contesto ambientale nel suo complesso con il presente documento sono stati individuati alcuni indicatori che possono essere applicati nelle aree di interesse naturale che abbiano in prossimità impianti di gestione dei rifiuti. Il Piano prevede controlli relativi alle principali matrici nell’ambito dei manuali di gestione dei singoli impianti (autocontrollo) e controllo da parte degli enti preposti nell’ambito delle norme vigenti.

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1.3 VALUTAZIONE DI SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE E TERRITORIALE

1.3.1 Aspetti metodologici La valutazione per gli aspetti ambientali deve essere considerata un processo interattivo da condurre in parallelo con la elaborazione del piano o programma con momenti intermedi di integrazione reciproca nelle varie fasi di elaborazione. I passaggi fondamentali riguardano: - la definizione del quadro conoscitivo sulla situazione ambientale di partenza; - l’introduzione di obiettivi e indicatori di sostenibilità nel piano/programma; - la scelta degli indicatori più idonei per attuare il monitoraggio dei risultati e degli effetti del piano/programma; - meccanismi di concertazione con i soggetti pubblici e privati; - la valutazione in itinere ed ex-post del piano; - le procedure di varianti del piano collegate al processo di valutazione; - il monitoraggio del piano. Il processo di valutazione mira ad individuare e rendere leggibili, con l’uso degli indicatori, sia i risultati di azioni volte alla riduzione dell’inquinamento, sia le pressioni più rilevanti per l’ambiente legate alla realizzazione delle scelte di programmazione e pianificazione. La Delibera del Consiglio Regionale n. 173 del 4 aprile 2001 stabilisce che la VALSAT debba comprendere i seguenti contenuti: - la definizione del quadro conoscitivo sulla situazione ambientale di partenza; - un’analisi degli obiettivi del piano, in relazione ad obiettivi di sostenibilità ambientale; territoriale e sociale stabiliti dalla normativa e pianificazione sovraordinata; - una valutazione degli effetti del piano, tenendo conto delle possibili alternative; - l’individuazione di misure preventive, o di mitigazione, riduzione e compensazione di eventuali effetti negativi delle scelte di piano ritenute comunque preferibili; - la scelta di indicatori di monitoraggio degli effetti ambientali e territoriali del piano. La valutazione ambientale strategica rappresenta pertanto uno strumento di supporto alle decisioni, che mira ad una valutazione preventiva delle ricadute ambientali delle scelte strategiche indicate dallo strumento di pianificazione. Da un punto di vista metodologico, la VALSAT del Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti (PPGR) è stata suddivisa in due principali fasi temporali: - una prima valutazione del documento preliminare, finalizzata essenzialmente ad analizzare la coerenza tra gli obiettivi/scelte di piano indicate nel documento preliminare e gli obiettivi di sostenibilità per evidenziare le tematiche che, in sede di redazione del Piano, si dovranno approfondire e gli eventuali punti critici da affrontare e monitorare; - una successiva valutazione del Piano che costituisce una integrazione della prima valutazione e segue le successive fasi di attuazione e monitoraggio del Piano. Essa evidenzia soprattutto gli eventuali punti critici per verificarne e quantificarne gli effetti. Specificamente per quanto riguarda il settore dei Rifiuti la Giunta Regionale ha emanato una deliberazione apposita, la DGR 1620 del 31/07/2001 in cui, all’Allegato 3), definisce la” Metodologia per la valutazione ambientale del Piano”. Il presente documento intende soddisfare le metodologie suddette e recepire contemporaneamente lo stato dell’arte relativamente all’evoluzione avvenuta nel settore degli studi di Valutazione Ambientale Strategica. La VALSAT del Piano, riportata nelle pagine seguenti, è stata redatta sulla base delle indicazioni contenute nella D.G.R. 1620/2001 e segue dunque un approccio principalmente qualitativo. La valutazione è strutturata in cinque fasi (tradotte con una serie di tabelle) integrate da alcuni commenti mirati: a) Fasi: - Prima fase: ricognizione degli obiettivi e delle finalità del Piano, - Seconda fase: valutazione delle priorità degli obiettivi del Piano,

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- Terza fase e Quarta fase: studio della situazione ambientale di riferimento e valutazione degli obiettivi rispetto ad un target di riferimento, - Quinta fase: integrazione dei risultati della valutazione ambientale. b) Commenti mirati: - Valutazione degli ambiti di riferimento per il Piano degli elementi di forza (S), di debolezza (W), di rischi (T) e di opportunità (O), o analisi SWOT, - Valutazione di coerenza degli obiettivi (rispetto agli obiettivi di sviluppo sostenibile), - Valutazione degli effetti ambientali del Piano (risultati più importanti in ambito ambientale), - Controllo ambientale del Piano (obiettivi che si intendono raggiungere).

1.3.2 Prima fase: ricognizione degli obiettivi e delle finalità del Piano In questa fase sono stati presi in considerazione gli elementi conoscitivi contenuti nelle relazioni “Rifiuti Urbani - Quadro conoscitivo e Relazione di Piano” e Rifiuti Speciali – Quadro Conoscitivo”. Tali elementi permettono di comporre un quadro completo ed esauriente dell’attuale modalità di gestione dei rifiuti a scala provinciale indispensabile per una valutazione delle pressioni esercitate sull’ambiente. Il Documento preliminare del Piano ha indicato gli obiettivi generali da perseguire per pianificare un sistema di gestione integrato dei rifiuti nel rispetto della salute umana e della tutela dell’ambiente ed ha individuato le scelte strategiche attraverso le quali il Piano intende realizzare tali obiettivi che di seguito sono sinteticamente riportate: - l’introduzione di obiettivi qualitativi e quantitativi di riduzione; - l’introduzione del concetto di ciclo di vita nella politica in materia di rifiuti; - l’accreditamento per i centri di riutilizzo; - l’introduzione di aliquote IVA ridotta sui prodotti venduti da centri di riutilizzo; - la definizione di standard di riutilizzo a livello UE; - la sorveglianza ed il rendiconto sulle attività di riutilizzo. Tali obiettivi si inseriscono in un contesto sopranazionale e nazionale e devono trovare convergenze trasversali tra politiche ambientali, produttive ed economiche. Gli obiettivi specifici con cui il Piano intende soddisfare le suddette strategie sono i seguenti: 1. Potenziamento e integrazione dei sistemi di raccolta differenziata Si tratta del potenziamento e/o integrazione dei sistemi di raccolta differenziata al fine di: - valorizzare diverse componenti merceologiche dei rifiuti fin dalla fase di raccolta; - ridurre la quantità e la pericolosità dei rifiuti da avviare a raccolta indifferenziata; - recuperare materiali e risorse nella fase di trattamento finale; - promuovere comportamenti virtuosi da parte dei cittadini. Per conseguire tali obiettivi è indispensabile che la raccolta differenziata venga realizzata integrandola rispetto all’intero ciclo dei rifiuti e che ad essa corrispondano la dotazione di efficienti impianti di recupero ed una sempre maggiore diffusione dell’utilizzo dei rifiuti recuperati. L’obiettivo prioritario è quello di consolidare il trend in crescita costante degli ultimi 5 anni e superare rapidamente il 35% per arrivare al 50% nel medio periodo e puntare al traguardo del 60% nel successivo lungo periodo (dal 2010 al 2014). In particolare per quanto riguarda la definizione degli obiettivi di Raccolta Differenziata (RD) oltre a quelli definiti nel Documento preliminare del Piano, sono stati considerati anche gli obiettivi indicati all’art. 205 del D. Lgs. 152/06 e al comma 1108 della L.296/06 entrati in vigore dopo la chiusura della conferenza di pianificazione. 2. Avvio in discarica solo degli scarti di attività di recupero ovvero di rifiuti pretrattati L’obiettivo, da cui discendono le scelte impiantistiche strategiche, è quello di avviare a discarica meno rifiuti e comunque solo scarti di attività di recupero ovvero rifiuti trattati preventivamente. L’attuale sistema impiantistico della provincia è già in gran parte strutturato per raggiungere tale obiettivo. Perseguire questo obiettivo, previsto dalla norma, significa sostanzialmente potenziare e ottimizzare il sistema integrato, a valle della raccolta differenziata proseguendo con il recupero energetico di alcune

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correnti altrimenti non recuperabili e la stabilizzazione dei flussi di organico non destinabili a produrre compost di qualità. Il D.Lgs. n. 36/03 impone, fra l’altro, che dal 2007 (successivamente prorogati a fine 2007) non siano più ammessi a discarica rifiuti con p.c.i. >13.000 Kj/kg per cui tutta la frazione secca costituita da sovvalli da selezione/recupero e i materiali non recuperabili che abbiano p.c.i. >13.000 Kj/kg dovranno essere avviati a termovalorizzazione. 3. Autosufficienza a livello provinciale Il sistema degli impianti di gestione dei RU deve inoltre continuare a rispondere all’esigenza dell’autosufficienza a livello provinciale soprattutto per lo smaltimento finale in discarica. A tale riguardo potrebbe occorrere un rinnovo dell’accordo con la Provincia di Bologna riguardante il flusso di RU verso la discarica Tre Monti di Imola localizzata al confine con la Provincia di Ravenna. L’autosufficienza nell’ATO deve comunque coniugarsi con il principio della libera circolazione delle merci per quanto riguarda il recupero e il riciclo dei materiali recuperati e anche per il trattamento finalizzato al recupero in impianti complessi che possono operare in bacini più ampi dell’ATO. Il Piano recepisce la delimitazione effettuata dal PTCP delle aree non idonee alla localizzazione di impianti. Nella tavola 1 del Piano sono individuate le aree vincolate o contenenti elementi di vulnerabilità o sensibilità nei confronti delle attività di gestione rifiuti. Nelle Tabelle 1.1 (a, b, c) sono contenuti gli obiettivi strategici definiti prima nel Documento Preliminare del Piano, verificati ed integrati nel corso della Conferenza di Pianificazione e del percorso partecipativo di Agenda 21 e utilizzati nella predisposizione del Piano come base per la definizione del sistema integrato di pianificazione dei rifiuti urbani.

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Tabella 1.1a - Elenco degli obiettivi tutti i PPGR provinciali

OBIETTIVI CONOSCITIVI A SUPPORTO DEI P.P.G.R. Tipologia (1)

Individuazione nel Piano(2)

a) Stima del trend della produzione dei Rifiuti Urbani (pericolosi e non) L B 1.1

b) Stima del trend della produzione dei Rifiuti Speciali (pericolosi e non) L C 3.1

c) Stima del trend di smaltimento finale in discarica dei R.U. (pericolosi e non) L B 1.1

d) Stima del trend di smaltimento finale in discarica dei R. S. (pericolosi e non) L C 3.3

e) Stima del trend di raccolta differenziatacosì come definite dalle presenti direttive regionali L B 1.3

f) Quantificazione dell’eventuale import/export di R.U. a livello interprovinciale D B 2.2

g) Conoscenza della composizione merceologica dei rifiuti prodotti I B 1.2

h) Conoscenza degli impianti in esercizio per la gestione dei rifiuti L B 1.5

i) Definizione secondo i criteri dettati dal PTCP e/o indicati nelle presenti direttive delle aree non idonee alla localizzazione delle differenti tipologie impiantistiche per il trattamento/smaltimento dei rifiuti

D B 2.6

j) Conoscenza dei siti contaminati da bonificare L Non presente k) Analisi delle pressioni esercitate dal sistema di gestione dei rifiuti sull’ambiente I B 1.6 e 2.6

Tabella 1.1 b

OBIETTIVI DI PREVENZIONE E RIDUZIONE DELLA PRODUZIONE DEI RIFIUTI

Tipologia (1)

Individuazione nel Piano (2)

l) Azioni volte alla riduzione della produzione di rifiuti L B 2.1 m) Azioni volte alla riduzione della pericolosità dei rifiuti L D 1 n) Promozione del risparmio delle risorse naturali non rinnovabili attraverso la diminuzione della loro presenza nei rifiuti

L D.1

o) Azioni volte alla riduzione del volume dei rifiuti L B 2.3 p) Raggiungimento degli obiettivi stabiliti per la raccolta differenziata L B 2.1

(1) L = definito per Legge e quindi inderogabile; D = derogabile dietro espressa motivazione; I = di indirizzo (2) Capitolo e paragrafo del P.P.G.R. dove tale obiettivo è definito Il riferimento alle diverse relazioni che compongono il Piano è sinteticamente indicato nel modo seguente: Inquadramento generale e articolazione del Piano A Rifiuti urbani – Quadro Conoscitivo e relazione di Piano B Rifiuti Speciali – Quadro Conoscitivo C Rifiuti speciali – Relazione di Piano D Valutazione ambientale strategica e Studio di incidenza E Norme tecniche di Attuazione F Elaborati cartografici G

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Tabella 1.1c

OBIETTIVI DI OTTIMIZZAZIONE DEI SISTEMI DI GESTIONE DEI RIFIUTI

Tipologia (1)

Individuazione nel Piano (2)

q) Riduzione dei quantitativi di rifiuti da smaltire, attraverso il reimpiego, il riciclaggio o altre forme di recupero L B 2.3

r) Promozione dell’utilizzo delle tecnologie di smaltimento più appropriate alla tipologia di rifiuto L B 2.3

s) Promozione della riduzione della pressione sull’ambiente esercitata dal sistema di gestione dei rifiuti I B 2.3

t) Garanzia dell’autosufficienza di smaltimento dei rifiuti urbani non pericolosi nell’Ambito Territoriale Ottimale (ATO)

L B 2.1 e 2.3

u) Descrizione degli accordi di programma tra le Province o altre Amministrazioni Pubbliche competenti (in deroga all’autosufficienza di smaltimento nell’ATO)

L Non presente

v) Recupero di energia dai rifiuti inceneriti L B 2.3

w) Smaltimento dei rifiuti secondo il principio di “prossimità” L B 2.2 x) Avvio delle frazioni raccolte in maniera differenziata a destinazioni conformi al recupero di materia e/o energia L B 2.3

y) Localizzazione degli impianti di gestione dei rifiuti in aree idonee L B 2.6

z) Incentivazione alle imprese per una migliore gestione dei rifiuti (es. ecobilanci, certificazioni ambientali) L B 2.1

aa) Informazione e sensibilizzazione della popolazione rispetto alle iniziative proposte per la gestione dei rifiuti L B 2.1

bb) Ipotesi di riutilizzo di materiali provenienti da attività di recupero rifiuti negli interventi di bonifica e risanamento dei siti contaminati

I Non presente

cc) Promozione della produzione di CdR (combustibile derivato dai rifiuti) I A 2.1

dd) Utilizzo di impianti di incenerimento con recupero combinato di energia (produzione di calore e di energia elettrica)

I ----------

ee) Promozione dell’uso di materiale proveniente da ecuperi durante le attività di costruzioni edilizie (infrastrutture, impianti, ecc)

I C

ff) Preferenza dei progetti di discarica che sfruttano le caratteristiche naturali del paesaggio e migliorano le condizioni ambientali di zone abbandonate

D Non presente

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1.3.3 Seconda fase: Valutazione delle priorità degli obiettivi del Piano Una delle finalità della Valsat è la valutazione della coerenza di piani e programmi con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile. Nella seconda fase si analizza la rispondenza delle strategie e degli obiettivi del PPGR di Ravenna con gli obiettivi in materia di politica e strategia ambientale espressi in documenti comunitari, nazionali e regionali. Tale analisi è condotta attraverso le “domande obiettivo” riportate nelle Tabelle 1.2 (a, b, c) ed il giudizio che evidenzia la rilevanza dell’obiettivo all’interno del Piano. Le “domande obiettivo” hanno permesso una prima verifica del livello di disponibilità delle informazioni per la definizione dei singoli obiettivi o la presenza di difficoltà e/o criticità delle azioni che il Piano indica per raggiungerli. Tabella 1.2a - Domande/Obiettivi comuni a tutti i P.P.G.R. provinciali DOMANDE/OBIETTIVO CONOSCITIVI Giudizio

a) E’ presente la stima del trend di produzione degli R.U. (pericolosi e non)? (1) [SI]

[ ] aspetto poco rilevante [x] informazione adeguata [ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

b) E’ presente la stima del trend di produzione dei R. S. (pericolosi e non)? (1) [SI]

[ ] aspetto poco rilevante [x] informazione adeguata [ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

c) E’ presente la stima del trend di smaltimento finale in discarica dei R.U. (pericolosi e non)? (1) [SI]

[ ] aspetto poco rilevante [x] informazione adeguata [ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

d) E’ presente la stima del trend di smaltimento finale in discarica dei R. S. (pericolosi e non)? (1) [SI]

[ ] aspetto poco rilevante [x] informazione adeguata [ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

e) E’ presente la stima del trend di raccolta differenziata così come definita dalle presenti direttive regionali? (1) [SI]

[ ] aspetto poco rilevante [x] informazione adeguata [ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

f) E’ presente la quantificazione dell’eventuale import/export di R.U. a livello interprovinciale? [SI]

[ ] aspetto poco rilevante [x] informazione adeguata [ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

g) E’ presente l’analisi della composizione merceologica dei rifiuti prodotti? [SI]

[ ] aspetto poco rilevante [x] informazione adeguata [ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

h) Sono descritte le caratteristiche degli impianti di gestione dei rifiuti? [SI]

[ ] aspetto poco rilevante [x] informazione adeguata [ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

i) Sono individuate le aree non idonee alla localizzazione degli impianti di trattamento smaltimento dei rifiuti? [SI]

[ ] aspetto poco rilevante [x] informazione adeguata [ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

j) E’ presente l’individuazione e la caratterizzazione dei siti da bonificare? [NO]

[ ] aspetto poco rilevante [ ] informazione adeguata [ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

k) E’ presente l’analisi degli inquinanti emessi da tutte le tipologie di impianti esistenti o previsti? [SI]

[ ] aspetto poco rilevante [x] informazione adeguata [ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

(1) in riferimento al trend evolutivo relativo al periodo di validità del Piano

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Tabella 1.2b - Domande /Obiettivi comuni a tutti i P.P.G.R. provinciali DOMANDE/OBIETTIVO DI RIDUZIONE DELLA PRODUZIONE DEI RIFIUTI Giudizio

l) E’ promossa la riduzione della quantità dei R.U. prodotti (es. campagne di informazione per il conferimento differenziato)? [SI]

[ ] aspetto poco rilevante [x] informazione adeguata [ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

m) E’ promossa la riduzione della quantità e pericolosità dei R. S. prodotti (es. con tecnologie pulite, ecc.)? [SI]

[ ] aspetto poco rilevante [ ] informazione adeguata [x] criticità di azione

n) E’ promossa la riduzione della presenza di risorse naturali non rinnovabili nei rifiuti (es. materiali litoidi, metalli, ecc.)? [SI]

[ ] aspetto poco rilevante [..] informazione adeguata [x] criticità di azione

o) E’ promossa la riduzione del volume dei rifiuti prodotti? [SI] [ ] aspetto poco rilevante [x] informazione adeguata [ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

p) Sono verificati gli obiettivi normativi sull’entità della raccolta differenziata da effettuarsi secondo le modalità previste dalla presente direttiva?

[SI] [ ] aspetto poco rilevante [x] informazione adeguata [ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

Tabella 1.2c - Domande /Obiettivi comuni a tutti i P.P.G.R. provinciali DOMANDE/OBIETTIVO OTTIMIZZAZIONE DEI SISTEMI DI GESTIONE DEI RIFIUTI Giudizio

q) E’ promossa la riduzione dei quantitativi di rifiuti da smaltire, attraverso il reimpiego, il riciclaggio o altre forme di recupero dei rifiuti?

[SI] [ ] aspetto poco rilevante [ ] informazione adeguata [x] criticità di azione

r) E’ promosso l’utilizzo delle tecnologie di smaltimento più appropriate alla tipologia di rifiuto? [SI]

[ ] aspetto poco rilevante [x] informazione adeguata [ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

s) E’ promossa la riduzione della pressione ambientale esercitata dal sistema di gestione dei rifiuti (ad esempio con le procedure di certificazione ambientale degli impianti) ?

[SI] [ ] aspetto poco rilevante [x] informazione adeguata [ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

t) E’ garantita l'autosufficienza di smaltimento dei rifiuti urbani non pericolosi nell'Ambito Territoriale Ottimale (ATO)? [SI]

[ ] aspetto poco rilevante [x] informazione adeguata [ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

u) Sono descritti gli accordi di programma tra le Province o altre amministrazioni pubbliche competenti (in deroga all'autosufficienza di smaltimento nell'ATO)?

[SI] [ ] aspetto poco rilevante [x] informazione adeguata [ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

v) E’ promosso il recupero di energia dai rifiuti inceneriti? [SI] [ ] aspetto poco rilevante [x] informazione adeguata [ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

w) E’ garantito lo smaltimento dei rifiuti secondo il principio di “prossimità” (ad esempio con l’analisi dei costi di trasporto e la riduzione del rischio)?

[NO] [ ] aspetto poco rilevante [ ] informazione adeguata [x] nessuna difficoltà/criticità di azione

x) E’ garantito che le frazioni raccolte in maniera differenziata siano avviate a destinazioni conformi al recupero di materia e/o energia?

[SI] [ ] aspetto poco rilevante [x] informazione adeguata [ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

y) Gli impianti di gestione dei rifiuti sono localizzati in aree idonee? [SI] [ ] aspetto poco rilevante [x] informazione adeguata [ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

z) E’ incentivato l’impegno delle imprese verso una migliore gestione dei rifiuti (es. mediante la loro certificazione)? [SI]

[ ] aspetto poco rilevante [x] informazione adeguata [ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

aa) Sono promosse azioni di informazione e di sensibilizzazione della popolazione rispetto alle iniziative proposte per la gestione dei rifiuti?

[SI] [ ] aspetto poco rilevante [x] informazione adeguata [ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

bb) E’ promosso l'uso di materiali provenienti da attività di recupero rifiuti negli interventi di bonifica e risanamento dei siti contaminati?

[NO] [x] aspetto poco rilevante [ ] informazione adeguata [ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

cc) E’ prevista la produzione di CdR (Combustibile Derivato dai [SI] [ ] aspetto poco rilevante

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DOMANDE/OBIETTIVO OTTIMIZZAZIONE DEI SISTEMI DI GESTIONE DEI RIFIUTI Giudizio

Rifiuti)? [x] informazione adeguata [ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

dd) E’ previsto l’utilizzo di impianti di incenerimento con recupero combinato di energia (produzione di calore e di energia elettrica)? [NO]

[ ] aspetto poco rilevante [x] informazione adeguata [ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

ee) E’ promosso l'uso di materiale di recupero durante le attività di costruzioni edilizie (infrastrutture, impianti, ecc.)? [SI]

[ ] aspetto poco rilevante [x] informazione adeguata [ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

ff) Sono preferiti i progetti di discarica che sfruttano le caratteristiche naturali del paesaggio e migliorano le condizioni ambientali di zone abbandonate?

[SI] [x] aspetto poco rilevante [ ] informazione adeguata [ ] nessuna difficoltà/criticità di azione

Gli obiettivi del Piano sono in totale armonia con le normative comunitarie e nazionali che sono la riduzione della quantità dei rifiuti prodotti, l’incremento della raccolta differenziata, il trattamento delle frazioni recuperabili, il recupero della frazione organica e il recupero energetico attraverso combustibili da rifiuti. Tutti questi obiettivi sono fondamentali per soddisfare le strategie dichiarate dal Piano. La disponibilità di informazioni relative alla produzione e alla gestione dei rifiuti nel territorio provinciale è più che adeguata e consente di individuare e valutare gli scenari desumibili dai trend a medio e lungo periodo.

1.3.4 Terza fase e quarta fase: Studio della situazione ambientale di riferimento e valutazione degli obiettivi rispetto ad un target di riferimento

Con la compilazione della tabella 1.3 sono stati verificati gli obiettivi ambientali del Piano con riferimento ai principi contenuti nel sesto programma, espressi attraverso gli indicatori suddivisi secondo il modello Determinanti – Pressioni – Stato – Impatti – Risposta (DPSIR). Le tabelle mostrano che il raggiungimento di alcuni target dovrà essere verificato in sede di monitoraggio del Piano.

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Tabella 1.3 - Indicatori di riferimento per le domande/obiettivo

DOMANDA/OBIETTIVO INDICATORE U.M. DPSIR TARGET GIUDIZIO

a) E’ presente la stima del trend di produzione dei Rifiuti Urbani (pericolosi e non)? Produzione dei R.U. (pericolosi e non) (t/a) P Riduzione della

produzione dei R.U. raggiunto non raggiunto

b) E’ presente la stima del trend di produzione dei R. S. (pericolosi e non)? Produzione dei R.S. (pericolosi e non) (t/a) P Riduzione della

produzione dei R.S. raggiunto non raggiunto

c) E’ presente la stima del trend di smaltimento finale in discarica dei Rifiuti Urbani (pericolosi e non)? Quantità dei R.U. smaltiti in discarica (t/a) P

Riduzione dello smaltimento finale in discarica dei R.U.

raggiunto non raggiunto

d) E’ presente la stima del trend di smaltimento finale in discarica dei Rifiuti Speciali (pericolosi e non)? Quantità dei R.S. smaltiti in discarica (t/a) P

Riduzione dello smaltimento finale in discarica dei R.S.

raggiunto non raggiunto

e) E’ presente la stima del trend dei Rifiuti Urbani Inceneriti?

Quantità dei R.U. smaltiti perincenerimento (t/a) P Riduzione dei R.U.

inceneriti raggiunto non raggiunto

f) E’ presente la stima del trend dei Rifiuti Speciali Inceneriti?

Quantità dei R.S. smaltiti perincenerimento (t/a) P Riduzione dei R.S.

inceneriti raggiunto non raggiunto

g) E’ presente la stima del trend dei Rifiuti Urbani raccolti in modo differenziato e non avviati al recupero?

Quantità di R.U. raccolti e non avviati al recupero (t/a) P Riduzione dei R.U. non

recuperati raggiunto non raggiunto

h) E’ promossa la riduzione della quantità dei R.U. prodotti (es. campagne di informazione per il conferimento differenziato)?

Percentuale di riduzione del quantitativo di R.U. prodotti rispetto all’anno precedente

% R Min. 3% sulla produzione dell’anno precedente di R.U.

raggiunto non raggiunto

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Tabella 1.3 (segue) - Indicatori di riferimento per le domande/obiettivo DOMANDA/OBIETTIVO INDICATORE U.M. DPSIR TARGET GIUDIZIO

j) E’ presente la quantità del rifiuto prodotto durante il ciclo di vita di famiglie di prodotti simili di largo consumo? (dati ricavabili dai bilanci ambientali delle aziende che aderiscono ai protocolli di certificazione)

Quantità di rifiuto generato durante il ciclo di vita di un prodotto

Kg/prodotto selezionato P Riduzione raggiunto

non raggiunto

k) E’ presente la quantificazione dell’eventuale import/export di R.U. a livello interprovinciale? Quantità dei R.U. avviati all’import/export (t/a) P Rispetto dell’ATO raggiunto

non raggiunto

l) E’ verificata l’attuale localizzazione impiantistica rispetto alla procedura di individuazione delle aree non idonee ?

Percentuale di superficie territoriale non idonea ad ospitare impianti con le nuove procedure

% P 100% della superficie provinciale

raggiunto non raggiunto

m) E’ presente l’analisi della composizione merceologica dei rifiuti prodotti?

Numero di frazioni merceologiche identificate nel R.U. prodotto N° R Minimo 7 tipologie raggiunto

non raggiunto

n) Sono descritte le caratteristiche degli impianti di gestione dei rifiuti? Emissione degli impianti P Riduzione emissioni raggiunto

non raggiunto

o) E’ presente l’individuazione e la caratterizzazione dei siti da bonificare?

Superficie di territorio provinciale contaminato (mq) S

Bonifica dei siti con la Previsione delle priorità di intervento

raggiunto non raggiunto

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Tabella 1.3 (segue) - Indicatori di riferimento per le domande/obiettivo DOMANDA/OBIETTIVO INDICATORE U.M. DPSIR TARGET GIUDIZIO

p) E’ presente l’analisi degli inquinanti emessi da tutte le tipologie di impianti di trattamento smaltimento esistenti?

Emissioni degli impianti P Riduzione della quantità di inquinanti emessi dai vari impianti

raggiunto non raggiunto

q) E’ promossa la riduzione della pericolosità dei rifiuti prodotti (es. con tecnologie pulite, con raccolta separata ecc.)?

Percentuale di riduzione del quantitativo di rifiuti pericolosi prodotti rispetto all’anno precedente

% R Min. 0.5% per tipologia di rifiuto raggiunto non raggiunto

r) E’ promossa la riduzione della presenza di risorse naturali non rinnovabili nei rifiuti (es. materiali litoidi, metalli, ecc.)?

% di riduzione della massa di risorse non rinnovabili presenti nei rifiuti % R Min. presenza della

informazione raggiunto non raggiunto

s) E’ promossa la riduzione del volume dei rifiuti prodotti?

Percentuale di riduzione del volume dei rifiuti prodotti rispetto all’anno precedente

% R Min. 1% per tipologia di rifiuto raggiunto non raggiunto

t) Sono verificati gli obiettivi normativi sull’entità della raccolta differenziata?

Percentuale di raccolta differenziata sul rifiuto urbano prodotto % R

Dal D.L.gs 22/97: anno 2001 pari al 25% del R.U. prodotto anno 2003 pari al 35% del R.U. prodotto

raggiunto non raggiunto

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Tabella 1.3 (segue) - Indicatori di riferimento per le domande/obiettivo DOMANDA/OBIETTIVO INDICATORE U.M. DPSIR TARGET GIUDIZIO

u) E’ promosso l’utilizzo delle tecnologie di smaltimento più appropriate alla tipologia di rifiuto?

Percentuale di aumento della quantità di rifiuti smaltiti secondo le migliori tecnologie disponibili rispetto all’anno precedente

% R Min. 2% per ogni tipologia di smaltimento

raggiunto non raggiunto

v) E’ promossa la riduzione della pressione ambientale esercitata dal sistema di gestione dei rifiuti?

% R raggiunto non raggiunto

w) E’ garantita l'autosufficienza di smaltimento dei rifiuti urbani non pericolosi nell'Ambito Territoriale Ottimale (ATO)?

Quantità di R.U. non pericolosi smaltiti fuori provincia escluso gli accordi di programma

(t/a) P Min. 0% esclusi gli accordi di programma

raggiunto non raggiunto

x) Sono descritti gli accordi di programma tra le Province o altre amministrazioni pubbliche competenti (in deroga all'autosufficienza di smaltimento nell'ATO)?

Numero di accordi di programma extra - provinciali (n°) R

Informazioni minime necessarie per accordo: provincia con cui si realizza l’accordo, quantitativo concordato annualmente, scadenza temporale dell’accordo

raggiunto non raggiunto

y) E’ promosso il recupero di energia dai rifiuti inceneriti?

Percentuale di aumento della quantità di rifiuti inceneriti con recupero energetico

(%) R Min. 3% rispetto all’anno precedente

raggiunto non raggiunto

z) E’ garantito lo smaltimento dei rifiuti secondo il principio di “prossimità” (ad esempio con l’analisi dei costi di trasporto e la riduzione del rischio)?

Percentuale di rifiuti smaltiti sul totale dei prodotti senza osservare il principio di prossimità

(%) P 20% del totale dei rifiuti prodotti

raggiunto non raggiunto

aa) E’ garantito che le frazioni raccolte in maniera differenziata siano avviate a destinazioni conformi al recupero di materia e/o energia?

Percentuale di rifiuti della raccolta differenziata smaltiti anziché recuperati

(%) P 10% dei rifiuti della raccolta differenziata

raggiunto non raggiunto

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Tabella 1.3 (segue) - Indicatori di riferimento per le domande/obiettivo DOMANDA/OBIETTIVO INDICATORE U.M. DPSIR TARGET GIUDIZIO

bb) Gli impianti di gestione dei rifiuti sono localizzati in aree idonee?

Percentuale di impianti localizzati in aree idonee (%) P 100% per impianti previsti raggiunto

non raggiunto cc) E’ incentivato l’impegno delle imprese verso una buona gestione dei rifiuti (es. mediante la loro certificazione)?

Percentuale di imprese di gestione rifiuti certificate rispetto all’anno precedente

(%) R Min. 5% rispetto all’anno precedente

raggiunto non raggiunto

dd) Sono promosse azioni di informazione e di sensibilizzazione della popolazione rispetto alle iniziative proposte per la gestione dei rifiuti?

Numero di campagne informative per la popolazione (n°/a) R Min. 2 campagne all’anno raggiunto

non raggiunto

ee) E’ promosso l'uso di materiali provenienti da attività di recupero rifiuti negli interventi di bonifica e risanamento dei siti contaminati?

Percentuale di materiale provenienti da attività di recupero usato negli interventi di bonifica rispetto all’anno precedente

(%) R Min. 1% rispetto all’anno precedente

raggiunto non raggiunto

ff) E’ prevista la produzione di CdR (Combustibile Derivato dai Rifiuti)?

Percentuale di rifiuti trasformati in CdR rispetto al tot prodotto Percentuale di CdR utilizzato rispetto al tot prodotto

(%) (%)

R R

Min. 20% del rifiuto prodotto Min. 90% del CdR prodotto

raggiunto non raggiunto

gg) E’ previsto l’uso di impianti di incenerimento con recupero combinato di energia (produzione di calore e di energia elettrica)?

Percentuale di rifiuti inceneriti con recupero combinato di energia rispetto al tot prodotto

(%) R Min. 10% sul rifiuti prodotto raggiunto non raggiunto

hh) E’ promosso l'uso di materiale di recupero durante le attività di costruzioni edilizie (infrastrutture, impianti, ecc.)?

Percentuale di materiale da attività di recupero usato nell’attività edilizia sul tot usato

(%) R Min. 1% sul totale utilizzato raggiunto non raggiunto

ii) Sono preferiti i progetti di discarica che sfruttano le caratteristiche naturali del paesaggio e migliorano le condizioni ambientali di zone abbandonate?

Percentuale della superficie delle discariche inserite in territori degradati a fini ambientalmente migliorativi rispetto al totale

(%) R Min. 30% sulla superficie totale delle discariche

raggiunto non raggiunto

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Il Piano individua i trend di produzione e smaltimento finale delle varie tipologie di rifiuti prodotti. Tali trend costituiscono il riferimento per gli obiettivi del Piano. In generale il Piano si prefigge di entrare in logiche di sviluppo sostenibile e di riduzione degli impatti sull’ambiente. Il Piano infatti esamina le caratteristiche degli impianti di gestione dei rifiuti e ne verifica il periodico monitoraggio rispetto alle matrici potenzialmente interessate. Il Piano prevede altresì forme di recupero energetico dai rifiuti. Un elemento di criticità nella valutazione della coerenza ambientale può essere rappresentato dalla localizzazione di alcuni impianti in prossimità di siti di rete Natura 2000. Per altro va detto che tale collocazione è ampiamente precedente all’individuazione di tali siti di importanza comunitaria. Il sistema dei monitoraggi ambientali previsto nei manuali di gestione degli impianti e accertati dal Piano sono un idoneo strumento per tenere sottocontrollo gli impatti sul sistema naturale limitrofo.

1.3.5 Quinta fase: Integrazione dei risultati della valutazione ambientale Le annotazioni riferite alle domande obiettivo (relative per esempio alla riduzione della produzione e della pericolosità dei rifiuti, alle azioni di sensibilizzazione degli utenti, al raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata) costituiranno gli elementi da verificare in fase di monitoraggio del Piano. Tabella 1.4a – Domande/Obiettivi comuni a tutti i P.P.G.R. provinciali

DOMANDE/OBIETTIVO CONOSCITIVI A SUPPORTO DEI P.P.G.R Annotazioni

a) E’ presente la stima del trend di produzione dei Rifiuti (pericolosi e non)? Si il target è stato raggiunto

b) E’ presente la stima del trend di produzione dei rifiuti speciali (pericolosi e non)?

Si il target è stato raggiunto

c) E’ presente la stima del trend di smaltimento dei R.U. (pericolosi e non)? Si il target è stato raggiunto

d) E’ presente la stima del trend di smaltimento dei Rifiuti Speciali (pericolosi e non)?

Si il target è stato raggiunto

e) E’ presente la stima del trend di raccolta differenziata così come definita dalle presenti direttive regionali?

Si il target è stato raggiunto

f) E’ presente la quantificazione dell’eventuale import/export di R.U. a livello interprovinciale?

Si il target è stato raggiunto

g) E’ presente l’analisi della composizione merceologica dei rifiuti prodotti? Si il target è stato raggiunto

h) Sono descritte le caratteristiche degli impianti di gestione dei rifiuti? Si il target è stato raggiunto

i) Sono individuate le aree non idonee alla localizzazione degli impianti di trattamento smaltimento dei rifiuti? Si

h) E’ presente l’individuazione e la caratterizzazione dei siti da bonificare? Non previsto i) E’ presente l’analisi degli inquinanti emessi da tutte le tipologie di impianti esistenti o previsti? Si

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Tabella 1.4b - Domande/Obiettivi comuni a tutti i P.P.G.R. provinciali DOMANDE/OBIETTIVO DI RIDUZIONE DELLA PRODUZIONE DEI RIFIUTI Annotazioni

l) E’ promossa la riduzione della quantità dei R.U. prodotti (es. campagne di informazione per il conferimento differenziato)?

Si, ma in sede di monitoraggio delle azioni del piano si verificheranno i risultati

m) E’ promossa la riduzione della quantità e pericolosità dei R. S. prodotti (es. con tecnologie pulite, ecc.)?

Si, ma in sede di monitoraggio delle azioni del piano si verificheranno i risultati

n) E’ promossa la riduzione della presenza di risorse naturali non rinnovabili nei rifiuti (es. materiali litoidi, metalli, ecc.)?

Si, ma in sede di monitoraggio delle azioni del piano si verificheranno i risultati

o) E’ promossa la riduzione del volume dei rifiuti prodotti? Si, ma in sede di monitoraggio delle azioni del piano si verificheranno i risultati

p) Sono verificati gli obiettivi normativi sull’entità della raccolta differenziata da effettuarsi secondo le modalità previste dalla presente direttiva?

Con l’azione del piano è previsto il raggiungimento degli obiettivi

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Tabella 1.4c - Domande/Obiettivi comuni a tutti i P.P.G.R. provinciali DOMANDE/OBIETTIVO OTTIMIZZAZIONE DEI SISTEMI DI GESTIONE DEI RIFIUTI Annotazioni

q) E’ promossa la riduzione dei quantitativi di rifiuti da smaltire, attraverso il reimpiego, il riciclaggio o altre forme di recupero dei rifiuti? Si

r) E’ promosso l’utilizzo delle tecnologie di smaltimento più appropriate alla tipologia di rifiuto? Si

s) E’ promossa la riduzione della pressione ambientale esercitata dal sistema di gestione dei rifiuti (ad esempio con le procedure di certificazione ambientale degli impianti) ?

Si

t) E’ garantita l'autosufficienza di smaltimento dei rifiuti urbani non pericolosi nell'Ambito Territoriale Ottimale (ATO)?

Si il target è stato raggiunto

u) Sono descritti gli accordi di programma tra le Province o altre amministrazioni pubbliche competenti (in deroga all'autosufficienza di smaltimento nell'ATO)?

----------------

v) E’ promosso il recupero di energia dai rifiuti inceneriti? Si

w) E’ garantito lo smaltimento dei rifiuti secondo il principio di “prossimità” (ad esempio con l’analisi dei costi di trasporto e la riduzione del rischio)? Si

x) E’ garantito che le frazioni raccolte in maniera differenziata siano avviate a destinazioni conformi al recupero di materia e/o energia? Si

y) Gli impianti di gestione dei rifiuti sono localizzati in aree idonee? Si

z) E’ incentivato l’impegno delle imprese verso una migliore gestione dei rifiuti (es. mediante la loro certificazione)? Si

aa) Sono promosse azioni di informazione e di sensibilizzazione della popolazione rispetto alle iniziative proposte per la gestione dei rifiuti? Si

bb) E’ promosso l'uso di materiali provenienti da attività di recupero rifiuti negli interventi di bonifica e risanamento dei siti contaminati? Si

cc) E’ prevista la produzione di CdR (Combustibile Derivato dai Rifiuti)? Si

dd) E’ previsto l’uso di impianti di incenerimento con recupero combinato di energia (produzione di calore e di energia elettrica)? No

ee) E’ promosso l'uso di materiale di recupero durante le attività di costruzioni edilizie (infrastrutture, impianti, ecc.)?

Si

ff) Sono preferiti i progetti di discarica che sfruttano le caratteristiche naturali del paesaggio e migliorano le condizioni ambientali di zone abbandonate? Non definito

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1.3.6 Commenti mirati Di seguito si propongono degli elementi integrativi rispetto a quanto previsto dalla metodologia individuata nella D.G.R. 1620/2001. Il dibattito relativamente alla valutazione ambientale strategica dei piano è tutt’ora in corso. Si è ritenuto fare un primo tentativo di integrazione di quanto disposto dalla Delibera regionale con alcuni elementi tratti da una ben più ampia lista di argomenti che è attualmente allo studio degli esperti regionali. Si ritiene che quelli qui affrontati contribuiscano ad arricchire e schematizzare il quadro valutativo.

1.3.6.a Valutazione degli ambiti di riferimento per il Piano (analisi SWOT) I fattori indicati in S sono i fattori ambientali positivi (punti di forza) della situazione esistente a cui il Piano si riferisce. Similmente W indica i fattori ambientali negativi (punti di debolezza). I fattori indicati in O rappresentano le opportunità esterne che il Piano deve considerare, mentre T indica i rischi esterni.

W (Weakness) Ubicazione di alcuni impianti preesistenti adiacente ad aree naturali successivamente individuate di interesse comunitario Pratiche occasionali di smaltimento non adeguate (abbandono contenitori di RS, incendio potature e residui di produzione, sversamenti occasionali, ecc.)

S (Strength) Ottima % Raccolta Differenziata Ottima definizione dei flussi di produzione e smaltimento rifiuti Quadro di tutela ambientale ben articolato Quasi totale autosufficienza di smaltimento

O (Opportunities) Finanziamenti esterni al Piano per monitoraggio ambientale delle sue azioni Certificazioni ambientali delle aziende, IPPC, ecolabel, … Possibilità di vendita dell’energia prodotta Possibilità di commercializzazione e utilizzo del compost prodotto Recupero e riciclaggio di materiali Direttive comunitarie di riduzione degli imballaggi

T (Threats) Mancato coordinamento con altri Piani settoriali Aumento rilevante della popolazione provinciale Aumento delle emissioni in atmosfera

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1.3.6.b Valutazione di coerenza degli obiettivi (rispetto agli obiettivi di sviluppo sostenibile) Gli obiettivi del Piano sono del tutto coerenti con gli obiettivi di sviluppo sostenibile e con gli obiettivi dei Piani sovraordinati. Oltre ad una attività informativa e di orientamento per contenere la produzione di rifiuti, largo spazio viene attribuito all’incremento della raccolta differenziata che costituisce il preambolo per le attività di recupero e riciclo. Molto rilevante è anche l’attenzione posta al trattamento del rifiuto organico sia attraverso il compostaggio domestico, sia attraverso la biostabilizzazione e conseguente uso del materiale prodotto per le esigenze di gestione della discarica, sia attraverso la produzione di compost di qualità. Altro elemento coerente con gli obiettivi di sviluppo sostenibile è l’utilizzo di rifiuti per la produzione di energia, il che permette una riduzione dei volumi portati a discarica e contemporaneamente la disponibilità di energia a controllato impatto ambientale. Positiva anche l’autosufficienza a livello provinciale e, in buona misura, anche di sottoambito che consente una riduzione degli impatti causati dal trasporto di rifiuti per lunghi tragitti.

1.3.6.c Valutazione degli effetti ambientali del Piano (risultati più importanti in ambito ambientale) In ambito ambientale i risultati più importanti del Piano saranno: - riduzione del volume dei rifiuti grazie all’ulteriore miglioramento della raccolta differenziata (RD) e dei processi di recupero e riciclaggio, - riduzione dei volumi di rifiuti conferiti in discarica grazie alla loro trasformazione, per quanto possibile, in CdR (combustibile da rifiuto) e compost, - limitazione dei trasferimenti di rifiuti attraverso l’ottimizzazione del principio dell’autosufficienza nell’ambito dei sottobacini.

1.3.6.d Controllo ambientale del Piano (obiettivi che si intendono raggiungere) Il Piano, in sede di monitoraggio della sua attuazione, verificherà i seguenti indicatori: - riduzione del trend di incremento annuo della produzione (dall’attuale 4% al 2% all’anno nel medio periodo e allo 0% nel lungo periodo), - incremento previsto della raccolta differenziata al 2009 (50%) e al 2014 (60%), - trattamento delle frazioni recuperabili, - raccolta e recupero dei RAEE domestici, - recupero della frazione organica, - recupero energetico (incremento della produzione di CdR fino al raggiungimento delle potenzialità impiantistiche), - smaltimento in discarica (riduzione del 50% nel lungo periodo). Gli indicatori da monitorare sono quelli indicati nella precedente tabella 3 (di cui si riportano qui solo gli indicatori di interesse per il monitoraggio).

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Tabella 1.3 (estratto) – Indicatori proposti per il monitoraggio.

OBIETTIVO del monitoraggio INDICATORE U.M. DPSIR

Stima del trend di produzione dei Rifiuti Urbani (pericolosi e non) Produzione dei R.U. (pericolosi e non) (t/a) P

Stima del trend di produzione dei R. S. (pericolosi e non) Produzione dei R.S. (pericolosi e non) (t/a) P

Stima del trend di smaltimento finale in discarica dei Rifiuti Urbani (pericolosi e non) Quantità dei R.U. smaltiti in discarica (t/a) P

Stima del trend di smaltimento finale in discarica dei Rifiuti Speciali (pericolosi e non) Quantità dei R.S. smaltiti in discarica (t/a) P

Stima del trend dei Rifiuti Urbani destinati a CdR Quantità dei R.U. smaltiti per incenerimento (t/a) P

Stima del trend dei Rifiuti Speciali Inceneriti Quantità dei R.S. smaltiti per incenerimento (t/a) P

Stima del trend dei Rifiuti Urbani raccolti in modo differenziato e non avviati al recupero Quantità di R.U. raccolti e non avviati al recupero (t/a) P

Riduzione della quantità dei R.U. prodotti (effetti delle campagne di informazione per il conferimento differenziato)

Percentuale di riduzione del quantitativo di R.U. prodotti rispetto all’anno precedente % R

E’ promossa la riduzione della quantità e pericolosità dei R. S. prodotti (es. con tecnologie pulite, ecc.)

Percentuale di riduzione del quantitativo di R.S. prodotti rispetto all’anno precedente % R

Quantificazione dell’eventuale import/export di R.U. a livello interprovinciale Quantità dei R.U. avviati all’import/export (t/a) P

Analisi della composizione merceologica dei rifiuti prodotti Numero di frazioni merceologiche identificate nel R.U. prodotto N° R

Censimento e mappatura degli habitat e delle specie delle aree circostanti gli impianti Indici di diversità e ricchezza di habitat e specie varie S

Riduzione della pericolosità dei rifiuti prodotti (es. con tecnologie pulite, con raccolta separata ecc.)

Percentuale di riduzione del quantitativo di rifiuti pericolosi prodotti rispetto all’anno precedente % R

Riduzione della presenza di risorse naturali non rinnovabili nei rifiuti (es. materiali litoidi, metalli, ecc.)

% di riduzione della massa di risorse non rinnovabili presenti nei rifiuti % R

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OBIETTIVO del monitoraggio INDICATORE U.M. DPSIR

Entità della raccolta differenziata Percentuale di raccolta differenziata sul rifiuto urbano prodotto % R

Autosufficienza di smaltimento dei rifiuti urbani non pericolosi nell'Ambito Territoriale Ottimale (ATO)

Quantità di R.U. non pericolosi smaltiti fuori provincia escluso gli accordi di programma (t/a) P

Recupero di energia dai rifiuti inceneriti Percentuale di aumento della quantità di rifiuti inceneriti con recupero energetico (%) R

Frazioni raccolte in maniera differenziata e avviate a destinazioni conformi al recupero di materia e/o energia

Percentuale di rifiuti della raccolta differenziata smaltiti anziché recuperati (%) P

Impegno delle imprese verso una buona gestione dei rifiuti (es. mediante la loro certificazione)

Percentuale di imprese di gestione rifiuti certificate rispetto all’anno precedente (%) R

Uso di materiali provenienti da attività di recupero rifiuti negli interventi di bonifica e risanamento dei siti contaminati

Percentuale di materiale provenienti da attività di recupero usato negli interventi di bonifica rispetto all’anno precedente

(%) R

Produzione di CdR Percentuale di rifiuti trasformati in CdR rispetto al tot prodotto Percentuale di CdR utilizzato rispetto al tot prodotto

(%) (%)

R R

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Come indicato nel Piano l’Osservatorio Provinciale dei Rifiuti effettuerà un puntuale monitoraggio per la ripartizione delle quote di produzione dei rifiuti urbani e assimilabili. Inoltre per ogni sottoambito dovranno essere monitorati i flussi di rifiuti urbani e assimilati (oltre ai cosiddetti rifiuti speciali assimilabili - speciali non pericolosi) in relazione agli impianti di gestione presenti sul territorio del sottoambito stesso. Dovrà essere ampliato il monitoraggio delle componenti ambientali (aria, acqua, suolo e conservazione della natura). I gestori degli impianti sono tenuti ad effettuare regolari autocontrolli sulle matrici acqua ed aria; controlli paralleli vengono attuati dalle autorità competenti. I temi legati alla conservazione della natura sono particolarmente importanti per gli impianti localizzati nei pressi dei siti della rete Natura 2000. Oltre al monitoraggio delle popolazioni insediate nell’intorno si suggerisce di monitorare, secondo piani adeguati, gli incidenti alla fauna selvatica sulle vie di accesso agli impianti e sulla circostante viabilità. In sede di progettazione definitiva dei piano di monitoraggio l’obiettivo dovrebbe essere quello di rispondere a due domande fondamentali: Quanto gli impianti influiscono sulla qualità delle matrici ambientali?. Quanto gli impianti influiscono sulla conservazione della natura?.

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2 STUDIO DI INCIDENZA

2.1 QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO Alcune normative comunitarie, sulla considerazione che gli habitat naturali degli Stati membri si stiano sempre più degradando, si prefiggono il compito di salvaguardarne e proteggerne la biodiversità, tenendo conto nel contempo delle esigenze economiche, sociali, culturali delle popolazioni presenti sul territorio. A tale scopo l’Unione Europea ha provveduto ad emanare, nel tempo, i seguenti provvedimenti: La Direttiva Uccelli 79/409/C.E.E. emanata dalla Comunità Europea il 2 Aprile 1979, recepita in Italia dalla Legge 157/92 La Direttiva Habitat 92/43/C.E.E., emanata dalla Comunità europea il 21 maggio 1992, recepita in Italia con D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357, modificato successivamente con il D.P.R. n. 12 marzo 2003, n. 120 e specificata a livello regionale con la legge regionale 14 aprile 2004, n.7. Fondamentale inoltre il Decreto Ministeriale del 3 settembre 2002 che approva le “Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000”. La Direttiva Uccelli ha individuato alcune misure fondamentali atte a preservare, mantenere o ristabilire per le specie individuate, una varietà e una superficie sufficiente di habitat in ogni paese membro. In seguito a ciò, gli Stati membri hanno classificato i territori più idonei alla conservazione di tali specie, le cosiddette Zone di Protezione Speciale (ZPS). La Direttiva Habitat è intervenuta prevedendo la istituzione di una serie di siti da proteggere, denominati Siti di Importanza Comunitaria (SIC) destinati a far parte, assieme alle ZPS, di una “rete ecologica comunitaria” denominata Natura 2000, a cui applicare le necessarie misure per la salvaguardia, il mantenimento ed, eventualmente, il ripristino degli habitat presenti di cui ai suoi Allegati. Oltre alle misure di salvaguardia è stata introdotta la “Valutazione di incidenza” di Piani e Progetti, in Italia recepita dal D.P.R. 357/97-Allegato “G” e sue modifiche e, a livello regionale, dalla L. R. 7/2004. Tale Valutazione pur ispirandosi e, sostanzialmente, rifacendosi alla Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.), è diversa e distinta da questa, in quanto mentre nella Valutazione di Impatto Ambientale sono le opere in progetto che richiedono per la loro esecuzione la V.I.A, nella Direttiva Habitat 92/43/C.E.E. invece, è il sito a richiedere la Valutazione di Incidenza e non l’opera. Con la Valutazione di Incidenza si vuole quindi quantificare e descrivere l’impatto che le attività del Piano inducono sugli habitat biotici e abiotici e sulle specie animali e vegetali presenti. La procedura di Valutazione di Incidenza si compone di uno Studio di incidenza realizzato dal Proponente del Piano o progetto e da una fase successiva di Valutazione vera e propria a carico dell’Ente che lo deve approvare. La Regione Emilia-Romagna ha inoltre emanato la Delibera di G.R. 1435 del 17/10/2006 avente per oggetto “Misure di conservazione per la gestione delle zone di protezione speciale ai sensi delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE e D.P.R. 357/97 e ss. mm.” che costituiscono un riferimento vincolante dal punto di vista pianificatorio e normativo. Tali “Misure di conservazione” vietano le attività, gli interventi e le opere che possono compromettere la salvaguardia degli ambienti naturali tutelati con particolare riguardo alla flora, alla fauna ed agli habitat protetti dalle Direttive comunitarie.

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2.2 ELENCO DEI SITI NATURA 2000 IN PROVINCIA DI RAVENNA E RELATIVI DATI DI SUPERFICIE (SIC E ZPS) Sin dalla metà degli anni ’90 la Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con le Province e i Comuni, ha provveduto ad applicare sul proprio territorio le direttive comunitarie “Habitat” e “Uccelli” individuando i perimetri di aree particolarmente rilevanti dal punto di vista naturalistico, o per la presenza di habitat e specie floristiche e faunistiche di interesse comunitario (SIC) o per la rilevanza dei siti per la migrazione di particolari specie di uccelli (ZPS). Tali siti vanno a costituire la Rete Natura 2000 regionale; nella Tabella 2.1 sono indicati tutti i siti presenti nella provincia di Ravenna come indicati dalla “Sintesi riepilogativa” pubblicata nel marzo 2004 dalla Regione riunendo le indicazioni contenute nelle precedenti Deliberazioni G.R. 1242/02, 1333/02, 1816/03, 2776/03 e nella Determinazione 4171/04 con gli aggiornamenti deliberati con delibera n.167/06 del 13.2.06 (istituzione di 18 nuovi siti e modifica dei perimetri di alcuni di quelli già esistenti). A seguito dell’ultima delibera 167/06 di cui sopra le aree SIC e ZPS in provincia di Ravenna sono diventate 24 (comprendendo anche i siti già istituiti in passato), e ricoprono una superficie complessiva pari a 60.413 ettari (alcuni siti in realtà sono condivisi con altre province e di conseguenza la superficie reale provinciale è leggermente inferiore). Nell’allegata mappa n. 30 sono individuati i siti di rete Natura 2000 e le aree protette, oltre ai frammenti di rete ecologica esistenti di primo e secondo livello come individuati nella tavola specifica allegata al PTCP vigente.

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Tabella 2.1 - Siti di Rete Natura 2000 presenti nella Provincia di Ravenna

Codice SIC - ZPS Denominazione Prov. Area (Ha) Tipologie ambientali

IT4060001 SIC-ZPS Valli di Argenta FE-BO-RA 2.905 A, B, C, D, E IT4060002 SIC-ZPS Valli di Comacchio FE-RA 13.012 C, D, E

IT4060003 SIC-ZPS Vene di Bellocchio, Sacca di Bellocchio, Foce del Fiume Reno, Pineta di Bellocchio FE-RA 2.147 A, B, C, D, E

IT4060008 ZPS Valle del Mezzano, Valle Pega FE-RA 22.632 A, C, D, E IT4070001 SIC-ZPS Punte Alberete, Valle Mandriole RA 900 B, C IT4070002 SIC-ZPS Bardello RA 99 C IT4070003 SIC-ZPS Pineta di San Vitale, Bassa del Pirottolo RA 1.222 B, C IT4070004 SIC-ZPS Pialasse Baiona, Risega e Pontazzo RA 1.596 B, C, D, E IT4070005 SIC Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni, Duna di Porto Corsini RA 579 IT4070006 SIC Pialassa dei Piomboni, Pineta di Punta Marina RA 465 IT4070007 SIC-ZPS Salina di Cervia RA 1.095 C IT4070008 SIC Pineta di Cervia RA 194 IT4070009 SIC-ZPS Ortazzo, Ortazzino, Foce del Torrente Bevano RA 1.256 B, C, D, E IT4070010 SIC-ZPS Pineta di Classe RA 1.141 B, C, D, E IT4070011 SIC-ZPS Vena del Gesso Romagnola RA-BO 6.317 A, B, C, D, E IT4070016 SIC Alta Valle del Torrente Sintria RA 1.174 IT4070017 SIC Alto Senio RA 1.015 IT4070019 ZPS Bacini di Conselice RA 21 C IT4070020 ZPS Bacini ex-zuccherificio di Mezzano RA 39 C IT4070021 SIC-ZPS Biotopi di Alfonsine e Fiume Reno RA-FE 468 C, D, E IT4070022 SIC-ZPS Bacini di Russi e Fiume Lamone RA 132 C, D, E IT4070023 ZPS Bacini di Massa Lombarda RA 42 C IT4070024 SIC Podere Pantaleone RA 7 IT4080007 SIC Pietramora, Ceparano, Rio Cozzi, Terra del Sole FC-RA 1.955 Tot. 60.413 Legenda delle “Tipologie ambientali” presenti nelle ZPS (fonte Delibera di G.R. 1435 del 17/10/2006): A: ambienti aperti (incolti, praterie, pascoli) B: ambienti forestali C: acque lentiche (lagune, valli, paludi, laghi, casse di espansione)

D: acque lotiche (ambienti fluviali, fasce golenali, canali) E: ambienti agricoli

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2.3 HABITAT E SPECIE DI INTERESSE COMUNITARIO PRESENTI IN PROVINCIA DI RAVENNA Viene di seguito riportato l’elenco degli habitat di interesse comunitario individuati nel «Manuale d'interpretazione degli habitat dell'Unione europea» come approvato dal comitato stabilito dall'art. 20 «Comitato habitat» e pubblicato dalla Commissione Europea («Interpretation Manual of European Union Habitats, version EUR 15» adottata dal comitato Habitat il 25 aprile 1996, Commissione europea DG XI) e presenti nella provincia di Ravenna. Il codice indicato corrisponde al codice NATURA 2000. Il segno «*» indica i tipi di habitat prioritari. 1. HABITAT COSTIERI E VEGETAZIONE ALOFITICHE 11 - Acque marine e ambienti a marea. 1110 Banchi di sabbia a debole copertura permanente di acqua marina; 1130 Estuari; 1150 * Lagune costiere; 12 - Scogliere marine e spiagge ghiaiose. 1210 Vegetazione annua delle linee di deposito marine; 13 - Paludi e pascoli inondati atlantici e continentali. 1310 Vegetazione pioniera a Salicornia e altre specie annuali delle zone fangose e sabbiose; 1320 Prati di Spartina (Spartinion maritimae); 14 - Paludi e pascoli inondati mediterranei e termo-atlantici. 1410 Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi); 1420 Perticaie alofile mediterranee e termo atlantiche (Arthrocnemetalia fruticosae) 15 - Steppe interne alofile e gipsofile. 1510 * Steppe salate mediterranee (Limonietalia); 2. DUNE MARITTIME E INTERNE 21 - Dune marittime delle coste atlantiche, del Mare del Nord e del Baltico. 2110 Dune mobili embrionali; 2120 Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria «dune bianche»; 2130 * Dune costiere fisse a vegetazione erbacea «dune grigie»; 2160 Dune con presenza di Olivello spinoso; 2190 Bassure interdunali umide. 22 - Dune marittime delle coste mediterranee. 2230 Dune con prati dei Malcolmietalia; 2250 * Dune costiere con Juniperus spp.; 2260 Dune con vegetazione di sclerofille dei Cisto-Lavenduletalia; 2270 * Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster. 3. HABITAT D'ACQUA DOLCE 31 - Acque stagnanti. 3130 Acque stagnanti, da oligotrofe a mesotrofe, con vegetazione dei Littorelletea uniflorae e/o degli Isoëto-Nanojuncetea; 3140 Acque oligomesotrofe calcaree con vegetazione bentica di Chara spp. 3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition; 3170 * Stagni temporanei mediterranei; 32 - Acque correnti tratti di corsi d'acqua a dinamica naturale o seminaturale (letti minori, medi e maggiori) in cui la qualità dell'acqua non presenta alterazioni significative. 3250 Fiumi mediterranei a flusso permanente con Glaucium flavum; 3270 Fiumi con argini melmosi con vegetazione del Chenopodion rubri p.p. e Bidention p.p. 4. LANDE E ARBUSTETI TEMPERATI 4030 Lande secche europee; 5. MACCHIE E BOSCAGLIE DI SCLEROFILLE (Matorral) 51 - Arbusteti submediterranei e temperati.

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5130 Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli; 52 - Matorral arborescenti mediterranei. 5210 Matorral arborescenti di Juniperus spp.; 6. FORMAZIONI ERBOSE NATURALI E SEMINATURALI 61 - Formazioni erbose naturali. 6110 * Formazioni erbose calcicole rupicole o basofile dell'Alysso-Sedion albi; 62 - Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli. 6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (* stupenda fioritura di orchidee); 6220 * Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea; 64 - Praterie umide seminaturali con piante erbacee alte. 6410 Praterie con Molinia su terreni calcarei, torbosi o argilloso-limosi (Molinion caeruleae); 6420 Praterie umide mediterranee con piante erbacee alte del Molino-Holoschoenion; 6430 Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie igrofile; 65 - Formazioni erbose mesofile. 6510 Praterie magre da fieno a bassa altitudine (Alopecurus pratensis, Sanguisorba officinalis); 7. TORBIERE ALTE, TORBIERE BASSE E PALUDI BASSE 72 - Paludi basse calcaree. 7210 * Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae 7220 * Sorgenti petrificanti con formazione di travertino (Cratoneurion); 8 - HABITAT ROCCIOSI E GROTTE 82 - Pareti rocciose con vegetazione casmofitica. 8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica; 83 - Altri habitat rocciosi. 8310 Grotte non ancora sfruttate a livello turistico; 9 - FORESTE Foreste (sub) naturali di specie indigene di impianto più o meno antico (fustaia), comprese le macchie sottostanti con tipico sottobosco, rispondenti ai seguenti criteri: rare o residue, e/o caratterizzate dalla presenza di specie d'interesse comunitario. 91 - Foreste dell'Europa temperata. 9180 * Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion; 91E0 * Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae); 91F0 Foreste miste riparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus laevis e Ulmus minor, Fraxinus excelsior o Fraxinus angustifolia (Ulmenion minoris); 92 - Foreste mediterranee caducifoglie. 9260 Foreste di Castanea sativa; 92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba; 93 - Foreste sclerofille mediterranee. 9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia; 9540 Pinete mediterranee di pini mesogeni endemici, compreso il Pinus mugo ed il P. leucodermus.

2.3.1 Habitat di interesse comunitario presenti in SIC e ZPS della provincia di Ravenna rispetto l’universo regionale Nelle seguenti Tabelle 2.2 e 2.3 sono indicati gli habitat di interesse comunitario presenti in provincia di Ravenna rispetto a tutti quelli presenti in regione Emilia-Romagna.

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Tabella 2.2 - Habitat erbaceo-arbustivi (* indica habitat di interesse comunitario prioritario)

RER 1110 1130 1150* 1210 1310 1320 1410 1420 1510* 2110 2120 2130* 2160 2190 2230 2250* 2260 2270* 3130

RA x x x x x x x x x x x x x x x x x x x

RER 3140 3150 3170* 3230 3240 3250 3260 3270 4030 4060 4070* 5130 5210 6110* 6170 6210* 6220* 6230*

RA x x x x x x x x x x

RER 6410 6420 6430 6510 6520 7110* 7140 7210* 7220* 7230 8110 8130 8160* 8210 8220 8230 8240* 8310

RA x x x x

x x x x

Tabella 2.3 - Habitat forestali (* indica habitat di interesse comunitario prioritario)

RER 9150 9160 9180* 9210* 9220* 9260 9340 9540 91E0* 91F0 92A0

RA x x x x x x x

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2.3.2 Specie faunistiche di interesse comunitario presenti in SIC e ZPS della provincia di Ravenna Risultano presenti nei siti Natura 2000 della provincia le specie di fauna di interesse comunitario segnalate nella seguente Tabella 2.4. Si è fatto riferimento alle specie individuate negli allegati delle Direttive 79/409 “Uccelli” e 43/92 “Habitat”. Tabella 2.4 - Specie vertebrate e invertebrate di interesse comunitario segnalate nella rete Natura 2000 provinciale INVERTEBRATI

nome scientifico D

iretti

va 9

2/43

/CE

E

Alle

gato

II

Con

venz

ione

di B

erna

A

llega

to II

Lycaena dispar X X

Eriogaster catax X X

Euplagia quadripunctaria X

Graphoderus bilineatus X X

Lucanus cervus X

Osmoderma eremita X

Cerambix cerdo X X

Austropotamobius pallipes X

PESCI

nome scientifico

Dire

ttiva

92/

43/C

EE

A

llega

to II

Con

venz

ione

di B

erna

A

llega

to II

Petromyzon marinus X

Alosa fallax X

Chondrostoma genei X

Leuciscus souffia X

Rutilus rubilio X

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nome scientifico

Dire

ttiva

92/

43/C

EE

A

llega

to II

Con

venz

ione

di B

erna

A

llega

to II

Rutilus pigus X

Barbus plebejus X

Barbus meridionalis X

Chondrostoma soetta X

Cobitis tenia X

Sabaneyewia larvata X

Aphanius fasciatus X X

Potamoschistus canestrini X X

Padogobius panizzae X

ANFIBI

nome scientifico

Dire

ttiva

92/

43/C

EE

A

llega

to II

Con

venz

ione

di B

erna

A

llega

to II

Triturus carnifex X X

Salamandrina terdigitata X X

Bombina pachypus X X

Pelobates insubricus X

Rana latastei X X

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RETTILI

nome scientifico

Dire

ttiva

92/

43/C

EE

A

llega

to II

Con

venz

ione

di B

erna

A

llega

to II

Emys orbicularis X X

Testudo hermanni X X

Caretta caretta X X UCCELLI

nome scientifico D

iretti

va

79/4

09/C

EE

A

llega

to I

Con

venz

ione

di

B

erna

Alle

gato

II

L. 1

57/9

2 ar

t. 2

Cat

egor

ia S

PEC

Li

velli

1-2-

3

Gavia stellata X

Gavia arctica X

Phalacrocorax pygmeus X X X 1

Pelecanus onocrotalus X

Botaurus stellaris X X X 3

Ixobrychus minutus X X 3

Nycticorax nycticorax X X 3

Ardeola ralloides X X 3

Egretta garzetta X X

Egretta alba X X

Ardea purpurea X X 3

Platalea leucorodia X X X 2

Plegadis falcinellus X X X 3

Ciconia nigra X X X 2

Ciconia ciconia X X X 2

Phoenicopterus roseus X X X 3

Aythya nyroca X 1

Mergus albellus X

Milvus migrans X X X 3

Milvus milvus X X X 2

Circaetus gallicus X X X 3

Pernis apivorus X X X

Circus aeruginosus X X X

Circus cyaneus X X X 3

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nome scientifico

Dire

ttiva

79

/409

/CE

E

Alle

gato

I

Con

venz

ione

di

B

erna

Alle

gato

II

L. 1

57/9

2 ar

t. 2

Cat

egor

ia S

PEC

Li

velli

1-2-

3

Circus macrourus X X X 1

Circus pygargus X X X

Aquila chrysaetos X X X 3

Aquila pomarina X

Aquila clanga X X X 1

Hieraaetus pennatus X X X 3

Pandion haliaetus X X X 3

Falco naumanni X

Falco vespertinus X X X 3

Falco columbarius X X X

Falco biarmicus X X X 3

Falco cherrug X

Falco peregrinus X X X

Porzana parva X X

Porzana porzana X X

Crex crex X X 1

Grus grus X X X 2

Himantopus himantopus X X X

Recurvirostra avosetta X X X

Burhinus oedicnemus X

Glareola pratincola X X X 3

Charadrius alexandrinus X X 3

Pluvialis apricaria X

Philomachus pugnax X 2

Gallinago media X X 1

Limosa lapponica X

Tringa glareola X X 3

Larus melanocephalus X X X

Larus minutus X X 3

Larus genei X

Gelochelidon nilotica X X X 3

Sterna albifrons X X 3

Sterna caspia X X X 3

Sterna hirundo X X

Sterna sandvicensis X

Chlidonias hybrida X X 3

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Chlidonias niger X X 3

Bubo bubo X

Asio flammeus X X X 3

Caprimulgus europaeus X X 2

Alcedo atthis X X 3

Coracias garrulus X

Calandrella brachydactyla X X 3

Lullula arborea X 2

Anthus campestris X X 3

Luscinia svecica X X

Acrocephalus melanopogon X X

Ficedula albicollis X X

Lanius collurio X X 3

Lanius minor X X 2

Emberiza hortulana X 2

Tadorna ferruginea X MAMMIFERI

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Canis lupus X

Rhinolophus hipposideros X X X

Rhinolophus ferrumequinum X X X

Rinolophus euryale X X X Myotis blythii X X X

Barbastella barbastellus X X X

Miniopterus schreibersii X X X

Myotis emarginatus X X X

Myotis bechsteinii X X X

Myotis myotis X X X

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2.3.3 Specie floristiche di interesse comunitario presenti in SIC e ZPS della provincia di Ravenna Risultano presenti nei siti Natura 2000 della provincia le specie di flora di interesse comunitario segnalate nella seguente Tabella 2.5. Si è fatto riferimento alle specie individuate negli allegati della Direttiva 43/92 “Habitat”. Tabella 2.5 - Specie di flora di interesse comunitario segnalate nella rete Natura 2000 provinciale

nome scientifico

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43/C

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Salicornia veneta X X

Stipa veneta X

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2.4 PRINCIPALI OBIETTIVI DI CONSERVAZIONE DELLA NATURALITÀ A LIVELLO PROVINCIALE NEI SITI NATURA 2000 IN RELAZIONE AL PIANO PROVINCIALE DI GESTIONE DEI RIFIUTI L’istituzione dei siti appartenenti alla rete Natura 2000 impegna gli Stati membri al mantenimento degli habitat in uno stato soddisfacente, o di riqualificazione ove necessario, al fine della costruzione di una rete ecologica europea che garantisca uno stato soddisfacente di conservazione di specie e habitat tenendo in considerazione le loro esigenze ecologiche. Tale rete deve inoltre garantire gli elementi del paesaggio necessari alle migrazioni e agli spostamenti della fauna, un’adeguata distribuzione delle specie sul territorio e l’indispensabile scambio genetico inter ed intra popolazioni. Per raggiungere tali obiettivi è necessario dotarsi per ogni sito delle necessarie “Misure di conservazione” che non implicano necessariamente vincoli formali, ma tendono solamente a consentire un utilizzo sostenibile del territorio, compatibile con la conservazione dei suoi ambienti naturali e della biodiversità ospitata. La Regione Emilia-Romagna, attraverso i suoi Assessorati, si sta impegnando per la realizzazione di tali misure e dei Piani di gestione dei siti, seguendo quanto previsto dalle normative nazionali e regionali di riferimento. Particolare attenzione è riposta nella conservazione e ripristino delle zone umide che svolgono un importantissimo ruolo in regione proprio per la sua collocazione geografica rispetto alle rotte migratorie internazionali. A supporto di tale politica recentemente la Giunta Regionale ha approvato le “Misure di conservazione per la gestione delle Zone di Protezione Speciale (ZPS) ai sensi delle Direttive 79/409/CEE, 92/43/CEE e DPR 357/97 e succ. modd..” (Delibera 1435 del 17/10/2006). Tali “Misure di conservazione” vietano le attività, gli interventi e le opere che possono compromettere la salvaguardia degli ambienti naturali tutelati con particolare riguardo alla flora, alla fauna ed agli habitat protetti dalle Direttive comunitarie. In particolare tra le attività vietate viene testualmente indicato: “la realizzazione di nuove linee elettriche di alta e media tensione e la manutenzione straordinaria di quelle esistenti, qualora non si prevedano le opere di prevenzione del rischio di elettrocuzione/collisione mediante l’applicazione di piattaforme di sosta, la posa di spirali di segnalazione, di eliche o sfere luminescenti, di cavi tipo elicord o l’interramento dei cavi, specialmente nelle vicinanze di pareti rocciose, dove sono presenti siti di nidificazione di rapaci, ardeidi ed altre specie sensibili, nonché nei siti di passaggio dei migratori; l’apertura di nuove discariche e degli impianti di trattamento e smaltimento di fanghi e rifiuti, ovvero l’ampliamento di quelli esistenti; l’eliminazione degli elementi naturali e seminaturali tradizionali degli agroecosistemi, quali stagni, maceri, pozze di abbeverata, fossi, muretti a secco, siepi, filari alberati, canneti, risorgive, fontanili, piantate e boschetti, ad eccezione dell’eventuale periodica utilizzazione degli esemplari arborei ed arbustivi; ……che la realizzazione di un impianto di gestione dei rifiuti potrebbe implicare.” Nella stessa delibera sono previste misure di conservazione specifiche per le singole tipologie ambientali che vengono qui riportate per la parte attinente il PPGR che potrebbero riguardare gli impianti e vietano: A) nelle ZPS DI AMBIENTI APERTI - l’attività di forestazione artificiale di prati, pascoli, incolti, arbusteti e brughiere, tranne nei casi di interventi necessari alla difesa del suolo e per il ripristino naturalistico, da effettuare tramite l’impiego di specie autoctone. B) nelle ZPS DI AMBIENTI FORESTALI - il taglio di piante annose e marcescenti che sono utilizzate per la nidificazione e/o l’alimentazione dell’avifauna, ad eccezione dei casi connessi alla sicurezza pubblica ed idraulica; - l’uso di specie alloctone negli interventi di forestazione. C) nelle ZPS DI ACQUE LENTICHE - le captazioni idriche che comportano il totale prosciugamento degli specchi d’acqua nel periodo estivo;

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- la bonifica delle zone umide, ad eccezione dei casi in cui si renda necessario un intervento di disinquinamento; - l’allagamento permanente delle zone umide temporanee; - l’accesso alle dune naturali al di fuori degli appositi percorsi. D) nelle ZPS DI ACQUE LOTICHE - le captazioni idriche che non rispettano il rilascio del deflusso minimo vitale; - il taglio dei pioppeti dal 20 febbraio al 31 agosto; - gli interventi, durante il periodo riproduttivo dell’avifauna, di taglio, sfalcio, trinciatura della vegetazione spontanea nell’arco dello stesso anno su entrambe le sponde dei corsi d’acqua e dei canali, in modo tale da garantire la permanenza di habitat idonei alla presenza di specie vegetali ed animali e l’uso dei corsi d’acqua e delle loro fasce di pertinenza come corridoi ecologici; fanno eccezione le sommità arginali dove lo sfalcio si rende necessario per garantire l’attività di sorveglianza e vigilanza idraulica e delle scarpate arginali interne per le eventuali esigenze di pronto intervento; - l’uso di diserbanti e del pirodiserbo per il controllo della vegetazione presente nei corsi d’acqua e nei canali. E) nelle ZPS DI AMBIENTI AGRICOLI - il taglio dei pioppeti dal 20 febbraio al 31 agosto; - l’uso di diserbanti e del pirodiserbo per il controllo della vegetazione presente lungo le sponde dei fossati e nelle aree marginali tra i coltivi; - gli sfalci/trinciature e le lavorazioni nei seminativi soggetti a set-aside e/o disattivati nel periodo tra il 20 febbraio e il 10 agosto. Accanto a queste disposizioni la Delibera di G.R. individua “azioni da promuovere o incentivare per prevenire il degrado degli habitat … e per favorire il mantenimento in un soddisfacente stato di conservazione delle ZPS dell’Emilia-Romagna”: A) in TUTTE le ZPS: - i ripristini ed i recuperi ambientali; - le misure di prevenzione del rischio di elettrocuzione/collisione causato dalle linee elettriche già esistenti attraverso l’applicazione di piattaforme di sosta, la posa di spirali di segnalazione, di eliche o sfere luminescenti, di cavi elicord o l’interramento dei cavi, specialmente nelle vicinanze di pareti rocciose, di siti di nidificazione di rapaci, ardeidi ed altre specie sensibili e di siti di passaggio dei migratori. B) nelle ZPS DI AMBIENTI APERTI - il mantenimento ed il recupero di prati e pascoli; - il ripristino degli elementi naturali e seminaturali tradizionali degli agroecosistemi, quali stagni, maceri, pozze di abbeverata, fossi, muretti a secco, siepi, filari alberati, canneti, risorgive, fontanili, piantate e boschetti; - lo sfalcio dei prati praticato attraverso modalità compatibili con la riproduzione dell’avifauna, utilizzando dispositivi di involo davanti alle barre falcianti e con andamento centrifugo dello sfalcio. C) nelle ZPS DI AMBIENTI FORESTALI - la conservazione degli elementi forestali nei pressi dei corsi d’acqua e dei canali, in aree che non comportino comunque un elevato rischio idraulico; - la conservazione degli elementi forestali nei pressi di bacini idrici naturali ed artificiali e di nuclei di parcelle di bosco non ceduato; - la conservazione e/o la promozione di una struttura delle compagini forestali caratterizzata dall’alternanza di diversi tipi di governo del bosco (ceduo, ceduo sotto fustaia, fustaia disetanea); gli interventi di diversificazione specifica dei popolamenti forestali e di conservazione di esemplari di piante mature; - la conservazione di aree boscate non soggette a tagli e non soggette alla rimozione degli alberi morti o marcescenti; - la conservazione del sottobosco; - la conservazione ed il ripristino di aree aperte, di pascoli e di aree agricole all’interno del bosco, preferibilmente nei pressi delle aree forestali frequentate in particolare dal Falco pecchiaiolo e dal Nibbio bruno, evitando, comunque, l’instaurarsi di situazioni di sovrapascolo ed il pascolo brado all’interno delle aree boschive; - il ripristino di stagni, maceri, pozze di abbeverata, fossi e muretti a secco.

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D) nelle ZPS di ACQUE LENTICHE - il mantenimento di un adeguato livello di acqua nelle zone umide, soprattutto nel periodo febbraio-settembre; - il controllo regolare della Nutria (da effettuare attraverso l’uso di trappole) in zone in cui la vegetazione elofitica presente può favorire la riproduzione, l’alimentazione e la sosta di specie ornitiche e nei siti adatti alla nidificazione del Mignattino piombato; - il controllo numerico della popolazione nidificante di Gabbiano reale nelle zone umide in cui il numero di specie e le popolazioni nidificanti di Limicoli, Sternidi e Laridi (escluso il Gabbiano reale) risultano in forte diminuzione, attraverso metodi incruenti e, comunque, senza il metodo dello sparo; - il controllo delle risorse trofiche (soprattutto discariche) che inducono un incremento della popolazione nidificante di Gabbiano reale; - gli interventi per ridurre la densità di pesci fitofagi nelle zone in cui un’elevata presenza di idrofite è utile per fornire habitat di nidificazione e risorsa trofica per Moretta tabaccata e Mignattino piombato; il controllo e la riduzione degli agenti inquinanti, ed in particolare dei nitrati immessi nelle acque superficiali nell’ambito di attività agricole, anche attraverso la realizzazione di depuratori e di ecosistemi per la fitodepurazione, nonché il trattamento/depurazione delle acque reflue dei bacini di itticoltura intensiva e semintensiva esistenti. - gli interventi volti al mantenimento ed all’ampliamento delle zone umide d’acqua dolce; - gli interventi volti alla diversificazione dei livelli idrici su vasta scala, per favorire il mantenimento di aree umide a differenti profondità e di aree asciutte nel periodo riproduttivo dell’avifauna ed agevolare - la nidificazione della Pernice di mare; - il mantenimento della vegetazione di ripa e dei canneti di margine; - il mantenimento delle aree di esondazione a pendenza ridotta e ristagno idrico temporaneo. E) nelle ZPS DI ACQUE LOTICHE - la conservazione di alberi ed arbusti autoctoni, di fossati, di canalette di scolo, di irrigazione nonché di depressioni, stagni e prati all’interno delle golene, qualora non costituiscano pregiudizio alla buona conservazione dei corpi arginali; - gli interventi di rinaturalizzazione dei corsi d’acqua; gli interventi di tutela e ripristino di ripe scoscese con terreni sciolti e prive di vegetazione in ambiente fluviale; - il controllo regolare della Nutria (da effettuare attraverso l’uso di trappole) in zone in cui la vegetazione elofitica è utile per la riproduzione, l’alimentazione e la sosta di specie ornitiche; - il controllo e la riduzione degli agenti inquinanti, ed in particolare dei nitrati immessi nelle acque superficiali nell’ambito delle attività agricole, anche attraverso la realizzazione di depuratori e di ecosistemi per la fitodepurazione. F) nelle ZPS DI AMBIENTI AGRICOLI - il ripristino di elementi naturali e seminaturali tradizionali degli agroecosistemi, quali stagni, maceri, pozze di abbeverata, fossi, muretti a secco, siepi, filari alberati, piantate, canneti e boschetti; la gestione dei bordi degli appezzamenti coltivati e dei fossi di scolo principali con una striscia gestita a prato, larga almeno 1 metro; - lo sfalcio dei foraggi praticato attraverso modalità compatibili con la riproduzione dell’avifauna, utilizzando dispositivi di involo davanti alle barre falcianti e con andamento centrifugo dello sfalcio; la gestione delle superfici incolte e dei seminativi soggetti a set-aside obbligatorio con sfalci, trinciature, lavorazioni superficiali da consentire solo tra il 10 agosto ed il 20 febbraio; - le pratiche ecocompatibili nelle attività di pioppicoltura ed arboricoltura da legno attraverso il meccanismo della certificazione ambientale (mantenimento della vegetazione erbacea durante gli stadi avanzati di crescita del pioppeto, mantenimento di strisce non fresate anche durante le lavorazioni nei primi anni di impianto, mantenimento di piccoli nuclei di alberi vecchi e morti); - le misure di controllo e di diminuzione dei nitrati immessi nelle acque superficiali nell’ambito di attività agricole, favorendo la creazione di sistemi e bacini di fitodepurazione delle acque.

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2.5 METODOLOGIA UTILIZZATA L’analisi di incidenza, in ottemperanza dell’allegato “G” di Piani e Progetti del D.P.R. 357/97 e sue modifiche, è stata effettuata considerando l’interazione fra gli impianti per la gestione dei rifiuti esistenti e/o previsti dal Piano e le componenti abiotiche e biotiche del territorio su cui ricadono SIC/ZPS considerando anche un’area buffer esterna al loro vero e proprio perimetro di dimensioni di due chilometri (a meno di interferenze dovute al traffico pesante causato dalla fase di conferimento dei rifiuti all’impianto). Sono stati presi in considerazione dal presente studio in particolare gli impianti deputati alla gestione prevalente di rifiuti urbani che ricadono nelle immediate vicinanze delle aree SIC/ZPS. Essi sono elencati nella seguente tabella 2.6. Tabella 2.6 – Impianti di trattamento/smaltimento rifiuti urbani localizzati in un intorno di 2 km dai SIC/ZPS

AZIENDA IMPIANTO POTENZIALI OPERAZIONI RIFIUTI_TR SIC/ZPS

HERA S.p.A. (ex AREA)

trattamento RU/RS per produzione CdR 180.000 t/a R5 RU+RS IT4070003

HERA S.p.A. (ex AREA)

recupero energetico da CdR (caldaia) 56.500 t/a R1 CdR+RU+RS+

RSP sanitari IT4070003

HERA S.p.A. (ex AREA)

discarica per rifiuti non pericolosi

2.800.000 mc (4 stralci) D1/D5 RU+

RS non peric. IT4070003

HERA S.p.A. trattamento per produzione compost

(45.000 t/a gestione provvisoria) R13/R3 FORSU+RS IT4070021

AKRON S.p.A. (ex CIR SECCO S.r.l.) selezione frazione secca 50.000 t/a R5 RU+RS IT4070021

HERA S.p.A. (ex TE.AM)

discarica per rifiuti non pericolosi

510.000 mc complessivi D1/D5 RU+

RS non peric. IT4070021

Nell’intorno del sito IT4070021 gravitano 3 impianti: Hera S.p.A. (ex TE.AM) che tratta RU e RS non pericolosi (ex Ia categoria), Hera S.p.A trattamento per produzione compost, Akron S.p.A (ex CIR Secco S.r.l.) che seleziona frazione secca da RU e anche da RS. Nell’intorno del sito IT4070003 gravitano 3 impianti: Hera S.p.A. (ex AREA) per recupero energetico da CdR proveniente da RU-RS-RSP sanitari, Hera S.p.A. con discarica per RU e RS non pericolosi (ex discarica Ia categoria), Hera S.p.A. (ex AREA) che tratta RU-RS per produzione CdR. Per quanto riguarda le attività di gestione dei Rifiuti Speciali si è verificato quali ricadono in un raggio significativo rispetto alle aree SIC e ZPS e che potrebbero avere un’incidenza diretta o indiretta sul sito. Essi sono elencati nella seguente tabella 2.7.

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Tabella 2.7 – Impianti di trattamento/smaltimento rifiuti speciali localizzati in un intorno di 2 km da SIC/ZPS

AZIENDA IMPIANTO POTENZIALITA’ OPERAZIONI RIFIUTI_TR SIC/ZPS

HERA S.p.A. (ex CIR Inerti) trattamento per recupero inerti 25.000 t/a R5 RS IT4070021

AIRONE S.p.A. selezione/cernita rifiuti non pericolosi tratt. 22.000 t/a R13/R4/R5 RS+RSP IT4070003-4

AMBIENTE MARE S.p.A. trattamento chimico - fisico - biologico 75.000 t/a D8/D9 RS+RSP IT4070006-4-5

ECOLOGIA AMBIENTE S.r.l. trattamento chimico - fisico - biologico 50.000 t/a D8/D9 RS+RSP IT4070003-4

ECOLOGIA AMBIENTE S.r.l. incenerimento (forno F2) - D10 RS+RSP IT4070003-4

ECOLOGIA AMBIENTE S.r.l. incenerimento (forno F3) 40.000 t/a D10 RS+RSP IT4070003-4

HERA S.p.A. (ex AREA) discarica per rifiuti pericolosi fino a esaurimento dei 50.000 mc D1/D5 RS+RSP IT4070003

HERA S.p.A. (ex AREA) trattamento chimico - fisico - biologico 180.000 t/a D8/D9 RS+RSP IT4070003

HERA S.p.A. (ex AREA) stoccaggio e inertizzazione fanghi 150.000 t/a D9 RS+RSP IT4070003

HERA S.p.A. (ex AREA) trattamento biologico (depuratore città) 30.000 mc/a D8 RS IT4070003

SOTRIS S.p.A. stoccaggio e pretrattamento 3210 t stocc. 25.000 t/a tratt. D9/D14/D15 RU+RS+RSP IT4070003

SOTRIS S.p.A. discarica 2B (3° stralcio) 530.900 mc D1/D5 RS+RSP IT4070003

SOTRIS S.p.A. discarica 2/B "super" (1° - 2° stralcio) 108.736 mc D1/D5 RS+RSP IT4070003

HERA S.p.A. (ex AREA) stoccaggio (vasche, serbatoi) e trattamento 1.325 mc stocc. + 25.000 t tratt. D9/D15 RS+RSP IT4070003-1-4

SICEA S.p.A. trattamento chimico-fisico-biologico 125.000 mc/a D8/D9 RS+RSP IT4070004-3

HERA S.p.A. (ex TE.AM) trattamento chimico-fisico-biologico 85.000 mc/a D8/D9 RS+RSP IT4070022

CAVA PIETRALUNGA S.r.l. trattamento per recupero inerti 10.000 t/a R5 RS IT4070011

AKRON S.p.A. (ex CIR SECCO S.r.l.) selezione frazione secca 50.000 t/a R5 RU+RS IT4070021

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Nell’intorno del sito IT4070003 gravitano 14 impianti in alcuni casi gestiti dalla stessa società: Airone S.p.A. che attua selezione e cernita di RS e RSP, Ambiente Mare S.p.A che attua trattamento chimico-fisico-biologico sui rifiuti delle navi, Ecologia Ambiente S.r.l. con 3 impianti che attua trattamento chimico-fisico-biologico e possiede 2 forni di incenerimento, Hera S.p.A. con 5 impianti che attuano stoccaggio e inertizzazione fanghi di RS e RSP / discarica per RSP ex 2C / trattamento chimico-fisico-biologico / stoccaggio (vasche e serbatoi) e trattamento (CTIDA) / trattamento biologico (depuratore città), SICEA S.p.A. che attua trattamento chimico-fisico-biologico, SOTRIS S.p.A. con 3 impianti che attuano stoccaggio e pre-trattamento / discarica 2B / discarica 2B super, Nell’intorno del sito IT4070006 gravitano 2 impianti: Ambiente Mare S.p.A. (vedi sopra), SICEA S.p.A. (vedi sopra) Nell’intorno del sito IT4070011 gravita 1 impianto: Cava Pietralunga S.r.l. che attua trattamento per recupero inerti. Nell’intorno del sito IT4070021 gravita 1 impianto: Hera S.p.A (ex CIR Inerti) che attua trattamento per recupero inerti. Nell’intorno del sito IT4070022 gravita 1 impianto: Hera S.p.A. (ex TE.AM.) che attua trattamento chimico-fisico-biologico. Di tutti i suddetti impianti è stato valutato il processo produttivo al fine di verificarne i potenziali impatti e le eventuali mitigazioni possibili, sia sulle componenti abiotiche sia su quelle biotiche. In particolare lo studio di Incidenza sulle componenti abiotiche ha considerato: - le attività di gestione dei rifiuti e le attività connesse (tipologia delle azioni/opere, dimensioni/ambito di riferimento, uso delle risorse naturali); - gli impatti potenziali degli impianti (rumori, emissioni, esalazioni, traffico veicolare e di macchine operatrici, …) e le possibili mitigazioni sulle componenti abiotiche. Sulle componenti biotiche ha invece considerato: - l’elenco dei siti di interesse comunitario (SIC) e delle zone di protezione speciale (ZPS) presenti nella provincia di Ravenna e loro caratteristiche ambientali, - gli habitat naturali di interesse comunitario presenti nei siti di rete natura 2000 della provincia di Ravenna e loro caratteristiche ambientali, - gli impatti potenziali degli impianti (rumori, emissioni, esalazioni, traffico veicolare e di macchine operatrici, …) e le possibili misure di mitigazione per le componenti biotiche.

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2.6 ANALISI DELLE ATTIVITÀ DI GESTIONE DEI RIFIUTI Il PPGR individua un sistema provinciale di gestione dei rifiuti che verrà in questa fase esaminato come insieme di impianti ed attività stagne, per questioni pratiche riconducibili a necessità di valutazione ambientale. In realtà si tratta di un sistema dinamico ed integrato, in cui flussi di massa ed energia devono essere adeguatamente tenuti sotto controllo e monitorati. In questo paragrafo verranno in particolare evidenziate le principali attività e pressioni ambientali legate agli impianti di raccolta, trasporto, recupero, trattamento e smaltimento dei rifiuti. Nella gestione dei rifiuti si possono riconoscere diverse fasi d’azione: - riduzione dei rifiuti alla produzione; - riciclo e riuso dei rifiuti; - recupero di materiali o di energia dai rifiuti; - trattamento dei rifiuti; - stoccaggio dei residui e dei rifiuti. Figura 2.1 - Il ciclo di gestione dei rifiuti (nello schema non è indicata la prevenzione per limitare la produzione e il risanamento/bonifica dei siti contaminati)

Per evidenziare le principali linee d’impatto legate alla gestione dei rifiuti è necessario preliminarmente identificare i processi che avvengono nei vari impianti. Tali processi, infatti possono essere molto diversi, sia dal punto di vista tecnologico, sia per quanto riguarda le pressioni ambientali ad essi correlate.

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2.6.1 Tipologie di pressioni ambientali associate agli impianti di gestione dei rifiuti L’elencazione dettagliata di tutte le azioni di processo possibili per gli impianti di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti viene analizzata in dettaglio nelle procedure di VIA o di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) dei singoli progetti. Tale analisi è sempre specificata nella convenzionale rappresentazione a “blocchi” di ciascuna attività di processo. Queste ultime possono così essere messe in relazione con i flussi (gas, liquidi, energia, ecc.), le emissioni (continue, diffuse, ecc.), gli eventuali eventi incidentali (incendi, esplosioni, inondazioni), ecc.. Di conseguenza potranno essere oggettivamente individuati i bersagli (uomo, fauna, flora, ecc.) e gli interventi risolutivi (mitigazione impatti, prevenzione, controllo, protezione, ecc.). E’ possibile individuare per le diverse tipologie di impianti i principali processi ed analizzarne gli impatti. Per rendere più efficiente e completa la rappresentazione delle linee d’impatto, è possibile utilizzare le “matrici causali”. Queste possono essere utilizzate, ad esempio, per focalizzare le attività le cui pressioni impattano maggiormente sulle componenti biotiche ed abiotiche legate alle aree della rete natura 2000, e per indirizzare opportuni approfondimenti, attraverso modellazioni via via più complesse, che escludano la presenza di potenziali impatti. Le due matrici riportate di seguito sono strumenti per la ricognizione puntuale delle pressioni e degli impatti relativi alla gestione dei rifiuti. Sulle righe della prima matrice sono riportati i possibili tipi di opere, di impianti e attività accessorie (determinanti), tipicamente costituenti un sistema integrato di gestione dei rifiuti. Le colonne individuano tutte le possibili interferenze ambientali (positive o negative) associabili. Attraverso la spuntatura delle celle viene indicata la relazione tra determinanti e interferenze ambientali (positive o negative). Allo stesso modo, nella seconda matrice, le interferenze ambientali (positive e negative ) sono poi correlate ai ricettori ambientali (componenti e fattori impattati). Si considerano cioè le possibili relazioni tra pressioni e bersagli ambientali. Nel capitolo successivo verranno poi in particolare esaminate le potenziali pressioni determinate, specificamente sui siti Natura 2000, dal Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti della Provincia di Ravenna.

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Figura 2.2 - Matrice causale indicante la relazione tra opere/attività ed interferenze ambientali negative e positive

OPERE E IMPIANTI:Gestione rifiut Trasporto esterno rifiuti O O O O O O

Gestione rifiut Movimentazione interna rifiuti O O O O O

Gestione rifiut Stoccaggio rifiuti O O O O

Gestione rifiut Incenerimento O O O O O O O

Gestione rifiut Torce O O O O

TrasformazionImpianti trattamento sostanze pericolose O O O O

TrasformazionStoccaggio sostanze pericolose O O O O

TrasformazionCisterne interrate con liquidi inquinanti O O O O

TrasformazionVasche serbatoi invasi artif.con liquidi inquin. O O

TrasformazionImpianti idraulici (tubazioni, pompe, valvole ecc.) O O

Rischi e incideMoviment.esterna materiali pericolosi O O O O

Rischi e incideMoviment.interna materiali pericolosi O O

Rischi e incideSistemi di controllo incidenti O O O

Rischi e incideImpianti di estinzione incendi O O O O

Infrastrutture Opere fognarie, drenaggi O O O O

Infrastrutture Impianti adduzione idrica O O O O

Infrastrutture Depuratori e impianti trattamento reflui O O O O O O O

Sostegni di elettrodotti O O O O O O

Conduttori elettrici aerei O O O O O O

Conduttori elettrici interrati O O O O O O

Impianti di trasformazione elettrica O O O O O O

Infrastrutture Impianti di illuminazione O O O O O

Costruzioni e tPiazzali e cortili O O O O

Costruzioni e tStrade (traffico e occupaz.manufatti) O O O O O O O O O O

Costruzioni e tSvincoli e bretelle di servizio O O O O O O O O

Costruzioni e tPiste di cantiere O O O O O O O O O

Costruzioni e tEdifici produttivi, officine, capannoni O O O O O O O

Costruzioni e tCantieri edili (manufatti, traffico) O O O O O O O O O O

Costruzioni e tRecinzioni (di aree produttive/cantieri) O O O O

Costruzioni e tDismissione strutture obsolete O O O O O O O O O O O O

Estrazione di rScavi e movimenti di terra O O O O O O O O O O

Estrazione di rDepositi materiali di risulta scavi O O O O O O O O

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Figura 2.3 - Matrice causale indicante la relazione tra interferenze ambientali (negative e positive) e ricettori ambientali

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La complessità della matrice delle pressioni ambientali caratteristiche degli impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti è dovuta alle molte possibili attività di processo capaci di produrre inquinamento (i camini, le vasche, le movimentazioni interne, gli stoccaggi, i depositi, i trasporti esterni, ecc.), consumo di suolo e risorse non rinnovabili, rischi per la salute e per l’ambiente. Di seguito si proverà a riassumere, per tipo di impianto, solo le principali problematiche. Nelle analisi ambientali a scala progettuale si dovranno considerare comunque anche tutte le altre cause d’impatto, senza trascurare: - le attività degli impianti accessori (fognari, opere di drenaggio e smaltimento reflui, illuminazione, ecc.) e traffico indotto; - la presenza fisica di camini, edifici, capannoni, piazzali, cortili, recinzioni (possibili impatti per risorse paesaggistiche e territoriali); - le operazioni di cantiere (costruzione e smantellamento). Le pressioni ambientali caratteristiche degli impianti d’incenerimento sono soprattutto legate alle modalità di gestione e controllo degli effluenti liquidi e gassosi. Gli impatti possono essere contenuti attraverso una gestione che preveda l’utilizzo delle migliori tecniche disponibili, trattando in loco i fumi della combustione attraverso una corretta depurazione, (principalmente vengono abbattuti: CO, NOx, particolato, SOx, HCl, HF, metalli pesanti, composti organoclorurati); lo spegnimento delle ceneri e delle scorie in vasche adeguatamente isolate e una loro successiva inertizzazione; il trattamento delle acque reflue provenienti dalla caldaia, dagli scrubber, dal raffreddamento dei residui di combustione (ad altissimo livello di contaminazione) e dalle aree di sevizio, ecc. Gli impianti di trattamento biologico determinano pressioni abbastanza simili a quelli di una discarica, anche se in dimensioni molto ridotte e spesso in ambienti confinati. Se si trattano in condizioni aerobiche si ha la formazione di odori sgradevoli, di percolato, di emissioni gassose e consumo di suolo. I digestori anaerobici sono reattori chiusi nei quali le maggiori emissioni sono quelle di biogas che viene recuperato e di percolato che viene convogliato e trattato. Gli impatti di un impianto di trattamento chimico sono in generale quelli di una normale industria chimica. In quanto tale, le fonti potenziali di impatti sono costitute da stoccaggi dei rifiuti e dei reagenti, dai reflui liquidi e gassosi dei trattamenti, che se non opportunamente gestiti possono inquinare il suolo, i corpi idrici e l’atmosfera. Negli impianti meccanici la riduzione della volumetria porta a una formazione di percolato e di emissioni gassose che devono essere adeguatamente convogliati e trattati. Le pressioni ambientali caratteristiche delle discariche sono soprattutto legate alle diverse tipologie di rifiuto (inerti, pericolosi e non pericolosi), ed alle possibili attività di processo capaci di produrre inquinamento (le movimentazioni interne di rifiuti, gli stoccaggi, le perdite di biogas, l’infiltrazione di percolato o gas nel sottosuolo, gli odori sgradevoli, ecc.). Pressioni ambientali comuni a tutte le tipologie impiantistiche si ravvisano nell'elevato consumo di suolo, nell'incremento del traffico veicolare indotto, nella diffusione di cattivi odori, rumori, polveri e nell'impatto visivo. Inoltre c'è la possibilità di infiltrazione nel terreno sottostante o in falda o nei corpi idrici superficiali di acque inquinate; la possibilità di sversamenti di sostanze altamente pericolose in caso di inondazioni o incidenti rilevanti, ecc. In particolare le attività di cantierizzazione, il trasporto e la movimentazione dei rifiuti rappresentano una fonte di inquinamento trasversale a tutto il processo di gestione. Le possibili pressioni ambientali sono legate alle emissioni in atmosfera dei mezzi pesanti utilizzati per il conferimento dei rifiuti, alla manutenzione degli stessi (con produzione di rifiuti speciali quali oli esausti, filtri olio, gasolio, aria, batterie, ecc.), alle possibili perdite accidentali di materiali durante il trasporto, al rumore, ecc. Le emissioni in atmosfera sono naturalmente proporzionali ai chilometri effettuati, al combustibile utilizzato e all’obsolescenza dei mezzi. Anche su questi fattori occorre quindi agire per la riduzione degli impatti in atmosfera. Le seguenti Tabelle 2.8 e 2.9 riassumono i potenziali effetti delle attività di gestione dei rifiuti sulle componenti ambientali. Sono in particolare evidenziati gli impatti sugli ecosistemi e sulle matrici maggiormente collegate (in maniera diretta o indiretta) alla tutela della biodiversità e le possibili azioni di mitigazione o di compensazione degli impatti. Sono state tralasciate, seppur fondamentali per una corretta gestione del ciclo dei rifiuti, misure quali il controllo dell'efficienza e dell'integrità dei presidi (sulla tipologia dei rifiuti in ingresso agli impianti, sull’efficacia dei trattamenti, sulle emissioni, sui sistemi di sicurezza, ecc,) l’utilizzo delle migliori tecniche disponibili per l’abbattimento degli inquinanti contenuti nei reflui, la baricentricità degli impianti rispetto al bacino d’utenza, la previsione di adeguate distanze dai ricettori sensibili, ecc.

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Tabella 2.8 - Tipologie d’impatto sulle componenti biotiche ed abiotiche TIPOLOGIE DI IMPATTO

IMPATTI PER ECOSISTEMI, VEGETAZIONE E FAUNA

Induzione di potenziali bioaccumuli in animali presenti nell'ambiente interessato Disturbo da rumore e transito (mezzi pesanti, pompe, generatori, ecc.) in periodi di particolare criticità per le specie (riproduzione, nidificazione, ecc.)Modifiche significative di habitat per specie animali di particolare interesse Richiamo in zona di specie animali o vegetali competitive o potenzialmente dannose o moleste Perdita complessiva di naturalità nella zona (frammentazione della continuità ecologica nell'ambiente coinvolto) Eliminazione di vegetazione naturale residua Produzione di luce notturna

IMPATTI DI TIPO SANITARIO

Rischi alla salute da esposizione a fattori fisici di pressione e inquinamento (p.e. immissione di sostanze pericolose i cui effetti siano scarsamente controllabili) Incremento dei rischi d’incidente (p.e. legati alle attività interne di smaltimento o movimentazione, esplosioni da accumulo biogas, ecc.) Disagi alla popolazione conseguenti alla produzione di cattivi odori

IMPATTI PER L’ATMOSFERA

Contributi potenzialmente significativi all'inquinamento atmosferico a livello locale Aumento dell'inquinamento atmosferico locale indotto da parte dei mezzi di trasporto. Produzione polveri ed emissioni da attività di cantierizzazione e movimentazione rifiuti Immissioni più o meno significative di gas-serra nell'atmosfera

IMPATTI PER LE ACQUE

Inquinamento d’acque superficiali/sotterranee (p.e. dilavamento meteorico di superfici inquinate, scarichi diretti, percolazione di sostanze pericolose, ecc.) Rischi di incidenti con sversamenti eccezionali nei corpi idrici circostanti. Inquinamento di acque superficiali da scarichi diretti o dilavamento meteorico di superfici inquinate. Alterazione del bilancio idrico sotterraneo (prime falde) nelle aree di progetto ed in quelle circostanti

IMPATTI PER IL SUOLO

Consumi più o meno significativi di suolo fertile Alterazioni significative degli assetti superficiali attuali del suolo Contaminazioni da percolato Rischi di incidente con fuoriuscite di sostanze contaminanti il suolo (anche durante i trasporti e le movimentazioni)

IMPATTI PER IL PAESAGGIO E BENI CULTURALI

Percezione visiva di nuovi elementi negativi sul piano estetico; intrusione paesaggistica Possibile alterazione di tessuti paesaggistici culturalmente importanti e interferenze con le condizioni di fruizione del patrimonio storico-culturale esistente

IMPATTI PER IL SISTEMA TERRITORIALE

Disagi sociali conseguenti al crearsi di condizioni contrarie alla sensibilità comune (p.e. comitati locali) Danni a beni esistenti (p.e. perdite di valore di mercato di aree ed abitazioni vicine) Induzione di problemi di sicurezza per gli utenti futuri del territorio interessato (p.e. aumento del traffico attuale ed impegno eccessivo della viabilità locale da parte del traffico indotto) Disturbi significativi da rumore da parte dei veicoli che utilizzeranno l'opera oppure produzione occasionale di rumori di elevata potenza Contributi significativi alla produzione di scorie sul territorio

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Tabella 2.9 - Azioni di mitigazione e compensazione sulle componenti biotiche ed abiotiche TIPOLOGIE DI MITIGAZIONE E COMPENSAZIONE

MITIGAZIONI E COMPENSAZIONI IMPATTI PER ECOSISTEMI, VEGETAZIONE E FAUNA

Scelta dei tempi di cantierizzazione, evitando i periodi di riproduzione, nidificazione delle specie Utilizzo di pannelli fonoassorbenti perimetrali e di opportune alberature e siepi lungo il confine dell’intera area, per il controllo dei rumori e delle polveri Insonorizzazione locali destinati ad attività di pompaggio, gruppi elettrogeni, ecc. Minimizzazione movimentazione materiali Azioni di miglioramento delle funzionalità dell’ecosistema Azioni compensative a favore di specie vegetali o animali di interesse

MITIGAZIONI E COMPENSAZIONI IMPATTI DI TIPO SANITARIO

Riduzione dei rischi sul territorio in seguito ad azioni di presidio o maggiori controlli Controllo dei possibili vettori di agenti patogeni Contenimento del disagio derivante da odori tramite depressione dei locali di stazionamento rifiuti, utilizzo di materiali adeguati per ricoprimento giornaliero strati delle discariche

MITIGAZIONI E COMPENSAZIONI IMPATTI PER L’ATMOSFERA

Uso delle BAT per la depurazione dei fumi della combustione da incenerimento Adeguati sistemi di captazione e gestione dei gas (per le discariche adeguata captazione biogas anche nelle fasi di esercizio e dismissione) Utilizzo di mezzi operativi meno inquinanti Internalizzazione trattamenti Aumento capacità mezzi di trasporto rifiuti Regolamentazione fasce orarie di conferimento Innaffiamento rifiuti accumulati ovvero utilizzo di calce e barriere e siepiantivento

MITIGAZIONI E COMPENSAZIONI IMPATTI PER LE ACQUE

Previsione di barriere geologiche Raccolta ed adeguato trattamento del percolato e di tutte le acque potenzialmente contaminate dai rifiuti e dalle scorie Impermeabilizzazione delle piattaforme di accumulo/deposito/ /movimentazione rifiuti Adeguato rivestimento inferiore e superiore delle discariche Lavaggio ruote automezzi post scarico Utilizzo vasche di contenimento per stoccaggio rifiuti pericolosi Previsione di bacini di contenimento impermeabilizzati antispandimento, di capacità adeguata, per lo stoccaggio di liquidi pericolosi in serbatoi fuori terra Previsione dispositivi antitraboccamento per i serbatoi contenenti rifiuti liquidi Depurazione degli scarichi di troppo pieno Recupero e riutilizzo acque depurate Recupero e riuso reagenti e rifiuti

MITIGAZIONI E COMPENSAZIONI IMPATTI PER IL SUOLO

Controllo stabilità del fondo impianti e discariche (raccolta acque sottotelo, controllo pendenze, carichi, ecc) Minimizzazione infiltrazione acque meteoriche sulla massa di rifiuti Minimizzazione del battente idraulico di percolato sul fondo della discarica Bonifiche contestuali d’aree con sostanze a rischio presenti sul territorio in seguito ad azioni di progetto o compensative Utilizzo materiale rinnovabile (stabilizzato di origine organica, cippato) o riutilizzabile, per ricoprimenti discariche

MITIGAZIONI E COMPENSAZIONI IMPATTI PER IL PAESAGGIO E BENI CULTURALI

Rinaturalizzazioni dell’area e ripristino in fase di dismissione dell’impianto Compensazione della sottrazione di aree destinate al trattamento/stoccaggio dei rifiuti con aree destinate a funzioni di conservazione

MITIGAZIONI E COMPENSAZIONI IMPATTI PER IL SISTEMA TERRITORIALE

Miglioramento dell'assetto funzionale delle infrastrutture Miglioramento della qualità di vita delle popolazioni servite in seguito aservizi compensativi offerti Nuove presumibili attività economiche come indotto dell'opera ed eventuale creazione di nuovi posti di lavoro Opportunità per sviluppo locale di conoscenze tecniche professionali Valorizzazione dei rifiuti (p.e. compost di qualità) Recupero energia (da incenerimento, combustione biogas, ecc)

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2.7 ANALISI DELLE INTERRELAZIONI TRA LE AZIONI DEL PIANO PROVINCIALE DI GESTIONE DEI RIFIUTI E GLI HABITAT, LE SPECIE FLORISTICHE E FAUNISTICHE DI INTERESSE COMUNITARIO PRESENTI NEI SITI NATURA 2000 PROVINCIALI Sono state incrociate le Attività contenute nel PPGR con i singoli habitat, le singole specie floristiche e faunistiche indicate negli allegati delle direttive comunitarie 43/92 “Habitat” e 409/79 “Uccelli”. La presente analisi si taglia sul Piano nel suo complesso e sugli impianti attualmente esistenti, mentre ogni eventuale singolo impianto/attività futuro dovrà essere valutato al momento dell’approvazione, compreso i relativi Studio/Valutazione di Incidenza nel caso il progetto ricada o possa avere ricaduta in aree SIC/ZPS. Nell’ambito del Piano si sono individuati le seguenti principali tipologie di interventi che possono avere/hanno interrelazione con siti di Rete Natura 2000. Esse vengono analizzate proprio in funzione degli obiettivi di conservazione suddetti:

RIFIUTI URBANI

1. Conferimento rifiuti ai relativi impianti di smaltimento Nell’ambito del conferimento non si prevedono particolari danni in via generale. Esistono alcune questioni su cui porre però attenzione: il viavai di camion crea sicuramente possibili disagi alla mobilità della fauna selvatica, minore e non. Si ritiene utile in fase progettuale o di ampliamento degli impianti studiare idonee soluzioni per creare percorsi alternativi protetti per la fauna e per mitigare in generale l’impatto del traffico. Nel caso in cui il traffico considerato dovesse lambire siti della rete Natura 2000 sarebbe opportuna l’individuazione di tracciati alternativi almeno nei periodi riproduttivi.

2. Selezione del “secco” In generale va considerata positivamente. Può contribuire notevolmente alla gestione energetica dell’impianto di incenerimento riducendo il consumo di carburante e contemporaneamente riducendo il volume di rifiuti smaltiti in discarica.

3. Selezione “frazione organica” Va considerata positivamente. Permette di ridurre i volumi in discarica e contemporaneamente consente la produzione di compost che, se fatto in qualità, risulta essere un ottimo ammendante per i suoli agricoli. Ottimo, ove possibile, l’utilizzo direttamente alla fonte di compostatori familiari per la produzione di ammendante per i giardini domestici che contribuiscono a ridurre anche il trasporto del rifiuto all’impianto di compostaggio.

4. Trattamento in discarica Particolarmente per i rifiuti solidi urbani il trattamento in discarica viene a costituire una consistente disponibilità trofica per numerose specie animali, sia invertebrati sia vertebrati che consentono l’instaurarsi di catene trofiche di interessante valore ecologico collegate ad un vasto intorno territoriale che, per le caratteristiche ambientali della Provincia di Ravenna, è quasi sempre di particolare interesse naturalistico. Accanto ad aspetti non positivi, come il concentrarsi di forti numeri di individui di gabbiano reale provenienti anche da distanze dell’ordine delle decine di chilometri ed i cui riflessi ambientali spesso non si esauriscono nell’ambito della discarica stessa, possono esservi anche aspetti positivi soprattutto per quanto riguarda la possibilità di alimentazione per specie predatrici. La creazione di filari di alberi e di siepi, la disponibilità alimentare tipica della discarica che attrae e supporta popolazioni di micromammiferi, rettili e insetti richiama frequentemente anche specie di importanza naturalistica quali rapaci diurni e notturni e uccelli insettivori. Soprattutto nel periodo dello svernamento la discarica garantisce inoltre una disponibilità alimentare altrimenti assente e nel caso di precipitazioni nevose consistenti rende disponibile porzioni di suolo sempre libere a causa dei continui movimenti interni e del microclima derivante dalle fermentazioni.

5. Incenerimento e termovalorizzazione In generale se ben condotto non comporta danni agli elementi naturali e nel contempo riduce al minimo il materiale da stoccare in discarica. E’ importante controllare la ricaduta delle sostanze presenti nei fumi che potrebbero avere degli effetti sulla vegetazione anche a distanze ragguardevoli a seconda dei venti prevalenti. Per quanto riguarda la termovalorizzazione occorre adottare le migliori tecnologie nella realizzazione delle linee elettriche per evitare impatti e fenomeni di elettrocuzione per l’avifauna. Inoltre bisogna utilizzare tecnologie di risparmio della risorsa idrica utilizzata per la condensazione del vapore negli impianti di produzione di energia elettrica.

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6. Raccolta differenziata In generale la misura avrà un impatto positivo sull’ambiente, occorrerà poi valutare in sede progettuale l’effetto del singolo impianto/intervento. Di questa misura si apprezza in particolar modo il conseguente e necessario recupero e/o riuso delle materie da cui consegue un risparmio di materia prima ed un più efficace trattamento dei rifiuti.

RIFIUTI SPECIALI

1. Conferimento rifiuti ai relativi impianti di smaltimento Nell’ambito del conferimento non si prevedono particolari danni in via generale. Esistono alcune questioni su cui porre però attenzione: il viavai di camion crea sicuramente possibili disagi alla mobilità della fauna selvatica, minore e non. Si ritiene utile in fase progettuale o di ampliamento degli impianti studiare idonee soluzioni per creare percorsi alternativi protetti per la fauna e per mitigare in generale l’impatto del traffico. Nel caso in cui il traffico considerato dovesse lambire siti della rete Natura 2000 sarebbe opportuna l’individuazione di tracciati alternativi almeno nei periodi riproduttivi.

2. Trattamento in discarica Per quanto riguarda i rifiuti speciali il trattamento in discarica costituisce frequentemente la destinazione finale dopo eventuali trattamenti che ne riducono gli effetti impattanti.

3. Incenerimento e termovalorizzazione In generale se ben condotto non comporta danni agli elementi naturali e nel contempo riduce al minimo il materiale da stoccare in discarica. E’ importante controllare la ricaduta delle sostanze presenti nei fumi che potrebbero avere degli effetti sulla vegetazione anche a distanze ragguardevoli a seconda dei venti prevalenti. Per quanto riguarda la termovalorizzazione occorre adottare le migliori tecnologie nella realizzazione delle linee elettriche per evitare impatti e fenomeni di elettrocuzione per l’avifauna. Inoltre bisogna utilizzare tecnologie di risparmio della risorsa idrica utilizzata per la condensazione del vapore negli impianti di produzione di energia elettrica.

4. Trattamento chimico-fisico-biologico In generale se ben condotto non comporta danni agli elementi naturali e nel contempo riduce al minimo il materiale da stoccare in discarica. E’ importante controllare la ricaduta delle sostanze presenti nei fumi che potrebbero avere degli effetti sulla vegetazione anche a distanze ragguardevoli a seconda dei venti prevalenti. Per quanto riguarda la termovalorizzazione occorre adottare le migliori tecnologie nella realizzazione delle linee elettriche per evitare impatti e fenomeni di elettrocuzione per l’avifauna. Inoltre bisogna utilizzare tecnologie di risparmio della risorsa idrica utilizzata per la condensazione del vapore negli impianti di produzione di energia elettrica.

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2.8 INCIDENZA DEL PPGR SUI SITI NATURA 2000

Il Piano di Gestione dei Rifiuti si coordina alla pianificazione già esistente a livello provinciale e regionale. Dovranno essere valutati, al momento della loro scadenza, i rinnovi di autorizzazione/comunicazione per gli impianti di rifiuti urbani e speciali localizzati nelle aree SIC/ZPS.

2.8.1 Interferenza fra il SIC/ZPS IT4070003 “Pineta di San Vitale e Bassa del Pirottolo” e gli impianti di gestione dei rifiuti urbani e speciali esistenti o in progetto all’interno del suo perimetro o nei pressi

Descrizione e caratteristiche del sito Il sito comprende il residuo più settentrionale e di maggiori dimensioni dell'antica pineta di Ravenna. Ricco di bassure umide alternate a "staggi" derivati dagli antichi cordoni dunosi, il bosco planiziale su cui è stata realizzata artificialmente la pineta di Pino domestico Pinus pinea, può essere suddiviso in due comunità vegetali principali, collegate da comunità di transizione: un bosco xerofilo con Quercus ilex, Phyllirea angustifolia, Ruscus aculeatus e un bosco igrofilo dominato da Populus alba, Fraxinus oxycarpa e Quercus pedunculata. La pineta è attraversata da Nord a Sud dalla Bassa del Pirottolo, depressione con acque da dolci a salmastre, ed è attraversata in senso Est-Ovest da numerosi canali e dal fiume Lamone.

Presenza aree protette e vincoli di tutela ambientale Il sito è incluso nel Parco regionale del Delta del Po

Tipologia ambientale prevalente Bosco misto ad alto fusto con ricco sottobosco arbustivo; zone umide ad acque dolci e salmastre.

Flora e Vegetazione 8 habitat di interesse comunitario, dei quali 3 prioritari, coprono circa il 90% della superficie del sito: pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi), dune fisse a vegetazione erbacea (dune grigie), foreste dunari di Pinus pinea e/o Pinus pinaster, laghi eutrofici naturali con vegetazione del tipo Magnopotamion o Hydrocharition, stagni temporanei mediterranei, praterie mediterranee con piante erbacee alte e giunchi (Molinion-Holoschoenion), boschi misti di quercia, olmo e frassino di grandi fiumi, bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie igrofile. Nessuna specie vegetale di interesse comunitario. Tra le specie rare e/o minacciate presenti figurano Helianthemum jonium, Hottonia palustris, Centaurea spinoso-ciliata subsp. tommasinii.

Fauna Mammiferi: Sono presenti specie rare e minacciate di Chirotteri tra cui Rinolofo minore (Rhinolophus hipposideros), e di interesse comunitario, Nottola gigante (Nyctalus lasiopterus), Pipistrello albolimbato (Pipistrellus kuhli), Vespertilio di Daubenton (Myotis daubentoni), Pipistrello di Nathusius (Pipistrellus nathusii), Orecchione meridionale (Plecotus austriacus). E’ presente anche la Puzzola (Mustela putorius). Uccelli: Sono note 13 specie di interesse comunitario di cui 6 nidificanti legate agli ambienti forestali e di ecotono quali Succiacapre e Averla piccola, o agli ambienti palustri quali Cavaliere d'Italia e Tarabusino, nidificanti in corrispondenza della Bassa del Pirottolo, e la colonia di Garzetta su pini domestici. Altri Ardeidi e Ciconiformi (Sgarza ciuffetto, Airone bianco maggiore, Nitticora), limicoli (Combattente, Piro piro boschereccio) e rapaci (Falco di palude, Albanella reale, Albanella minore) frequentano l'area quale sito di sosta e alimentazione. Rettili: Segnalata una specie di interesse comunitario: Testuggine palustre (Emys orbicularis). Anfibi: Presenti 2 specie di interesse comunitario: il Tritone crestato (Triturus carnifex) e la Rana di Lataste (Rana latastei). Pesci: L’ittiofauna comprende 2 specie di interesse comunitario: il Nono (Aphanius fasciatus) e il Ghiozzetto di laguna (Padogobius panizzae), comuni nella Bassa del Pirottolo e nelle bassure con acque permanenti salmastre.

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Invertebrati: Presenti 5 specie di Insetti di interesse comunitario: i Lepidotteri Eriogaster catax, Euplagia quadripunctaria, specie prioritaria, e Lycaena dispar ed i Coleotteri legati agli ambienti forestali Cerambyx cerdo e Lucanus cervus. Tra le specie rare e minacciate presenti figurano i Coleotteri Paederus melanurus e Carabus chlathratus antonellii legati ad ambienti palustri.

Incidenza delle attività di gestione dei rifiuti sul sito e possibili mitigazioni Come già anticipato, il Piano di Gestione dei Rifiuti della Provincia di Ravenna prevede alcune attività, attive già da tempo sul territorio, che, per la ridotta distanza dagli areali dei siti, potrebbero presentare incidenze negative rispetto agli obiettivi di conservazione. Sono state analizzate in particolare le attività di gestione dei rifiuti urbani e speciali comprese in un buffer di 2 km dai siti (riportate nelle Tabelle 2.6 e 2.7). Le attività prossime al SIC/ZPS IT4070003 “Pineta di San Vitale e Bassa del Pirottolo” sono le seguenti: - Airone S.p.A. - Ambiente Mare S.p.A. - Ecologia Ambiente S.r.l. - Hera S.p.A. (ex AREA) - SICEA S.p.A. - Sotris S.p.A. Airone S.p.A attua selezione e cernita di rifiuti non pericolosi (riciclo/recupero dei metalli e dei composti metallici e di altre sostanze inorganiche). Ambiente Mare S.p.A attua trattamento chimico-fisico-biologico di rifiuti speciali liquidi e recuperi emulsioni oleose. Ecologia Ambiente S.r.l. attua trattamento chimico-fisico-biologico ed incenerimento su rifiuti speciali e rifiuti speciali pericolosi. Hera S.p.A. (ex AREA) attua stoccaggio ed inertizzazione fanghi con trattamento chimico-fisico, discarica per rifiuti pericolosi ex 2C, trattamento chimico-fisico-biologico su RS e RSP, stoccaggio e deposito preliminare e trattamento CTIDA, trattamento biologico dei fanghi del depuratore di città, trattamento RU e RS per produzione di combustibile da rifiuti (CdR), recupero energetico da CdR, discarica per RS. SICEA S.p.A. attua trattamento chimico-fisico-biologico su rifiuti speciali e rifiuti speciali pericolosi. Sotris S.p.A. attua stoccaggio e pre-trattamento, discarica 2B e 2Bsuper per RU, RS e RSP. Per la elevata sensibilità ambientale del territorio su cui insistono, in fase di rinnovo delle autorizzazioni o della procedura di comunicazione, si dovrebbe procedere all’esclusione delle criticità esplicitate nelle Figure 2.2 e 2.3 degli impatti ed eventualmente al ricorso misure di mitigazione. In particolare per l’attività di recupero energetico, ottenuta attraverso la combustione di CdR, le prescrizioni dovrebbero riguardare il controllo del materiale in ingresso alla caldaia ed il controllo delle emissioni in atmosfera e per evitare i cross media effects. Per ciò che riguarda i rischi di contaminazione delle acque superficiali e del suolo sarà necessario verificare la impermeabilizzazione di tutte le superfici a contatto con i rifiuti, la predisposizione di adeguate canalizzazioni per la raccolta del percolato e di eventuali perdite, ed il loro opportuno trattamento. Soprattutto per il previsto ampliamento della discarica di Hera per RU occorre un puntuale monitoraggio sul lato adiacente il Canale Via Cerba le cui acque vengono scaricate in Pialassa Baiona. Per limitare la produzione di polveri nocive (p.e. i rifiuti da demolizione contengono rame, piombo, zinco, ed altri metalli potenzialmente dannosi e/o bioaccumulabili) di emissioni in atmosfera, di rumori molesti, di vibrazioni, sarà necessario limitare la movimentazione interna dei rifiuti e valutare le più sicure modalità di conferimento agli impianti. Si dovrà in ogni caso rivalutare l’adeguatezza dei presidi ambientali messi in campo dalle aziende a tutela della sicurezza e dell’ambiente.

2.8.2 Interferenza fra il SIC/ZPS IT4070004 “Pialasse Baiona, Risega e Pontazzo” e gli impianti di gestione dei rifiuti urbani e speciali esistenti o in progetto all’interno del suo perimetro o nei pressi

Descrizione e caratteristiche del sito Il sito è localizzato immediatamente a Sud del porto-canale di Ravenna, il Candiano, in area litoranea e sublitoranea tra i lidi di Marina di Ravenna e Punta Marina, e comprende tre tipologie: la zona umida

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Pialassa dei Piomboni, la Pineta litoranea posta tra la Pialassa ed il mare, il tratto di litorale con lembi relitti di dune attive, la spiaggia ed il mare antistante per un tratto di circa 250 metri. Chiuso tra l’area portuale con insediamento industriali e le due stazioni balneari citate, il sito è interessato da fortissime pressioni antropiche che causano alterazioni significative, nonostante ricada in parte entro la stazione Pineta di S. Vitale e Pialasse di Ravenna del Parco Regionale Delta del Po (zona C: 110 ha, preparco: 13 ha), in parte sia sottoposto a vincolo idrogeologico (197 ha), in parte sia Riserva Naturale dello Stato (48 ha). Delle tre tipologie ambientali prevalenti, la laguna subcostiera (pialassa) costituisce l'ambito più esteso, con sacche d’acqua salata popolate da comunità algali degli Ulvetalia e relitti barenicoli con vegetazione succulenta alofila o giuncheti salsi; seguono la pineta costiera di Pinus pinaster con tratti di sottobosco arbustivo dei Prunetalia e la spiaggia sabbiosa con relitti di dune vive, rilevate, a vegetazione annuale di Silene colorata e Vulpia membranacea e ammofileti. Cinque habitat di interesse comunitario, dei quali due prioritari, coprono circa il 60% della superficie del sito.

Flora e Vegetazione La carta della vegetazione della stazione Pineta di S. Vitale e Pialasse di Ravenna del Parco Regionale del delta del Po riporta limitati lembi di particolare pregio naturalistico, in particolare residui di vegetazione erbacea a prevalenza di specie annuali a sviluppo primaverile, insediata su sabbie aride retrodunali e composizione floristica caratterizzata da Silene colorata (sericea), Vulpia membranacea e poche altre specie, alcune delle quali a carattere nitrofilo, e strisce nella laguna a giunchi e graminacee con Limonium o gruppi alofitici perenni dei Sarcocornietalia e annuali del Salicornietum venetae. A loro volta, le acque della Pialassa ospitano una comunità algale più o meno fortemente degradata. La Pineta sublitoranea, una delle poche in Regione impiantata a Pino marittimo (Pinus pinaster), presenta un sottobosco solo a tratti denso di Leccio, Ginepro e specie dei Prunetalia. A ridosso della pineta, sui lembi dunali ancora rimasti, sopravvivono graminacee colonizzatrici. L’unica specie di interesse prioritario si trova in Pialassa, si tratta di Salicornia veneta; è di grande interesse anche la presenza di Limonium bellidifolium.

Fauna E’ importante l’avifauna, che annovera la presenza di undici specie, cinque delle quali nidificanti in modo più o meno regolare (Avocetta, Cavaliere d'Italia, Fraticello, Sterna comune, Averla piccola). I migratori abituali comprendono 46 specie: tra questi sono rappresentati tutti i gruppi di specie acquatiche (Svassi, Fenicottero, Ardeidi, Anatidi, Gabbiani e Sterne, limicoli) presenti con nuclei anche numerosi durante i periodi di migrazione e svernamento. Sono presenti anche le specie tipiche degli ambienti di bosco e di ecotono con spazi aperti, siepi e coltivi (Passeriformi, Tortora, Picidi). Per quanto riguarda i pesci, sono presenti tre specie tipiche di ambienti lagunari con acque salmastre: Aphanius fasciatus, Knipowitschia panizzae, Pomatoschistus canestrini. I rettili di interesse sono il Saettone e la Testuggine palustre. Tra gli invertebrati, è segnalata la presenza di tre coleotteri, due legati agli ambienti di pineta (Scarabaeus semipunctatus, Polyphylla fullo), uno agli ambienti aridi delle dune sabbiose e degli incolti (Cicindela majalis).

Incidenza delle attività di gestione dei rifiuti sul sito e possibili mitigazioni Come già anticipato, il Piano di Gestione dei Rifiuti della Provincia di Ravenna prevede alcune attività, attive già da tempo sul territorio, che, per la ridotta distanza dagli areali dei siti, potrebbero presentare incidenze negative rispetto agli obiettivi di conservazione. Sono state analizzate in particolare le attività di gestione dei rifiuti urbani e speciali comprese in un buffer di 2 km dai siti (riportate nelle Tabelle 2.6 e 2.7). Le attività prossime al SIC/ZPS IT4070004 “Pialasse Baiona, Risega e Pontazzo” sono le seguenti: - Airone S.p.A. - Ambiente Mare S.p.A. - Ecologia Ambiente S.r.l. - Hera S.p.A. (ex AREA) - SICEA S.p.A. Airone S.p.A attua selezione e cernita di rifiuti non pericolosi (riciclo/recupero dei metalli e dei composti metallici e di altre sostanze inorganiche). Ambiente Mare S.p.A attua trattamento chimico-fisico-biologico di rifiuti speciali liquidi e recuperi emulsioni oleose.

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Ecologia Ambiente attua trattamento chimico-fisico-biologico ed incenerimento su rifiuti su rifiuti speciali e rifiuti speciali pericolosi. Hera S.p.A. (ex AREA) attua stoccaggio e deposito preliminare e trattamento CTIDA. SICEA S.p.A. attua trattamento chimico-fisico-biologico su rifiuti speciali e rifiuti speciali pericolosi. Per la elevata sensibilità ambientale del territorio su cui insistono, in fase di rinnovo delle autorizzazioni o della procedura di comunicazione, si dovrebbe procedere all’esclusione delle criticità esplicitate nelle Figure 2.2 e 2.3 degli impatti ed eventualmente al ricorso misure di mitigazione. Per ciò che riguarda i rischi di contaminazione delle acque superficiali e del suolo sarà necessario verificare almeno la impermeabilizzazione di tutte le superfici a contatto con i rifiuti, la predisposizione di adeguate canalizzazioni per la raccolta del percolato e di eventuali perdite, ed il loro opportuno trattamento. Per limitare la produzione di polveri nocive, di emissioni in atmosfera, di rumori molesti, di vibrazioni, sarà necessario limitare la movimentazione interna dei rifiuti e valutare le più sicure modalità di conferimento agli impianti. Si dovrà in ogni caso rivalutare l’adeguatezza dei presidi ambientali messi in campo dalle aziende a tutela della sicurezza e dell’ambiente. In questo sito, considerandone l’importanza faunistica per la riproduzione di Fraticello e Sterna comune, sarebbe opportuna una sollecita copertura dei rifuti contenenti sostanze alimentari al fine di contenere le presenze di Gabbiano reale e corvidi.

2.8.3 Interferenza fra il SIC IT4070006 “Pialassa dei Piomboni, Pineta di Punta Marina” e gli impianti di gestione dei rifiuti urbani e speciali esistenti o in progetto all’interno del suo perimetro o nei pressi

Descrizione e caratteristiche del sito Il sito è localizzato immediatamente a Sud del porto-canale di Ravenna, il Candiano, in area litoranea e sublitoranea tra i lidi di Marina di Ravenna e Punta Marina, e comprende tre tipologie: la zona umida Pialassa dei Piomboni, la Pineta litoranea posta tra la Pialassa ed il mare, il tratto di litorale con lembi relitti di dune attive, la spiaggia ed il mare antistante per un tratto di circa 250 metri. Chiuso tra l’area portuale con insediamento industriali e le due stazioni balneari citate, il sito è interessato da fortissime pressioni antropiche che causano alterazioni significative, nonostante ricada in parte entro la stazione Pineta di S. Vitale e Pialasse di Ravenna del Parco Regionale Delta del Po e in parte sia Riserva Naturale dello Stato. Delle tre tipologie ambientali prevalenti, la laguna subcostiera (pialassa) costituisce l'ambito più esteso, con sacche d’acqua salata popolate da comunità algali e relitti barenicoli con vegetazione succulenta alofila o giuncheti salsi; seguono la pineta costiera di Pinus pinaster con tratti di sottobosco arbustivo dei Prunetalia e la spiaggia sabbiosa con relitti di dune vive, rilevate, a vegetazione annuale di Silene colorata e Vulpia membranacea e ammofileti. Cinque habitat di interesse comunitario, dei quali due prioritari, coprono circa il 60% della superficie del sito.

Flora e Vegetazione La carta della vegetazione della stazione Pineta di S. Vitale e Pialasse di Ravenna del Parco Regionale del delta del Po riporta limitati lembi di particolare pregio naturalistico, in particolare residui di vegetazione erbacea a prevalenza di specie annuali a sviluppo primaverile, insediata su sabbie aride retrodunali e composizione floristica caratterizzata da Silene colorata (sericea), Vulpia membranacea e poche altre specie, alcune delle quali a carattere nitrofilo, e strisce nella laguna a giunchi e graminacee con Limonium o gruppi alofitici perenni dei Sarcocornietalia e annuali del Salicornietum venetae. A loro volta, le acque della Pialassa ospitano una comunità algale più o meno fortemente degradata. La Pineta sublitoranea, una delle poche in Regione impiantata a Pino marittimo (Pinus pinaster), presenta un sottobosco solo a tratti denso di Leccio, Ginepro e specie dei Prunetalia. A ridosso della pineta, sui lembi dunali ancora rimasti, sopravvivono graminacee colonizzatrici quali Agropyron junceum, Ammophila littoralis (ssp. arundinacea) Cakile maritima e Phleum arenarium. L’unica specie di interesse prioritario si trova in Pialassa, si tratta di Salicornia veneta; è di grande interesse anche la presenza di Limonium bellidifolium.

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Fauna E’ importante l’avifauna, che annovera la presenza di undici specie, cinque delle quali nidificanti in modo più o meno regolare (Avocetta, Cavaliere d'Italia, Fraticello, Sterna comune, Averla piccola). I migratori abituali comprendono 46 specie: tra questi sono rappresentati tutti i gruppi di specie acquatiche (Svassi, Fenicottero, Ardeidi, Anatidi, Gabbiani e Sterne, limicoli) presenti con nuclei anche numerosi durante i periodi di migrazione e svernamento. Sono presenti anche le specie tipiche degli ambienti di bosco e di ecotono con spazi aperti, siepi e coltivi (Passeriformi, Tortora, Picidi). Per quanto riguarda i pesci, sono presenti tre specie tipiche di ambienti lagunari con acque salmastre: Aphanius fasciatus, Knipowitschia panizzae, Pomatoschistus canestrini. I rettili di interesse sono la Testuggine palustre e il Saettone. Tra gli invertebrati, è segnalata la presenza di tre coleotteri, due legati agli ambienti di pineta (Scarabaeus semipunctatus, Polyphylla fullo), uno agli ambienti aridi delle dune sabbiose e degli incolti (Cicindela majalis).

Incidenza delle attività di gestione dei rifiuti sul sito e possibili mitigazioni Come già anticipato, il piano di gestione dei rifiuti della Provincia di Ravenna prevede alcune attività, attive già da tempo sul territorio, che, per la ridotta distanza dagli areali dei siti, potrebbero presentare incidenze negative rispetto agli obiettivi di conservazione. Sono state analizzate in particolare le attività di gestione dei rifiuti urbani e speciali comprese in un buffer di 2 km dai siti (riportate nelle Tabelle 2.6 e 2.7). Le attività prossime al SIC/ZPS IT4070006 “Pialassa dei Piomboni, Pineta di Punta Marina” sono le seguenti: - Ambiente Mare S.p.A. - SICEA S.p.A. Ambiente Mare S.p.A attua trattamento chimico-fisico-biologico di rifiuti speciali liquidi e recuperi emulsioni oleose. SICEA S.p.A. attua trattamento chimico-fisico-biologico su rifiuti speciali e rifiuti speciali pericolosi. Per la elevata sensibilità ambientale del territorio su cui insistono, in fase di rinnovo delle autorizzazioni o della procedura di comunicazione, si dovrebbe procedere all’esclusione delle criticità esplicitate nelle Figure 2.2 e 2.3 degli impatti ed eventualmente al ricorso misure di mitigazione. Per ciò che riguarda i rischi di contaminazione delle acque superficiali e del suolo sarà necessario verificare la impermeabilizzazione di tutte le superfici a contatto con i rifiuti, la predisposizione di adeguate canalizzazioni per la raccolta del percolato e di eventuali perdite, ed il loro opportuno trattamento. Per limitare la produzione di polveri nocive, di emissioni in atmosfera, di rumori molesti, di vibrazioni, sarà necessario limitare la movimentazione interna dei rifiuti e valutare le più sicure modalità di conferimento agli impianti. Si dovrà in ogni caso rivalutare l’adeguatezza dei presidi ambientali messi in campo dalle aziende a tutela della sicurezza e dell’ambiente.

2.8.4 Interferenza fra il SIC/ZPS IT4070011 “Vena del Gesso Romagnola” e gli impianti di gestione dei rifiuti urbani e speciali esistenti o in progetto all’interno del suo perimetro o nei pressi

Descrizione e caratteristiche del sito Il sito, localizzato nella fascia collinare a cavallo tra le province di Bologna e Ravenna, racchiude un affioramento gessoso del Messiniano di estremo interesse geologico e naturalistico che si allunga trasversalmente alle valli per circa 20 km e alcuni ambiti argilloso-calanchivi pliocenici antistanti. Gli strati della cosiddetta Vena del Gesso, inclinati verso la pianura, determinano una falesia dirupata e continua esposta a Sud a carattere mediterraneo, contrastante con i versanti a pendenza più moderata esposti a Nord, boscosi, ricchi di stazioni fresche con elementi floristici dell’alto Appennino. Tutta la zona é caratterizzata da diffusi fenomeni carsici superficiali (valli cieche, doline, forre, forme erosive, campi solcati) e profondi (inghiottitoi, risorgenti, abissi e grotte anche di notevole sviluppo), che concorrono a diversificare morfologie peculiari, ricche di contrasti e di ambienti-rifugio ad alta biodiversità. Quattro torrenti appenninici (Santerno, Senio, Sintria, Lamone) interrompono la continuità dell’emergenza gessosa più rilevante d’Europa, isolando altrettanti settori. Sulla Vena si concentra, a tratti con diversi gradi di antropizzazione, una flora molto diversificata con elementi mediterranei e centroeuropei, nonché un'interessante fauna epigea e ipogea. Boschi e boscaglie mesofili e xerofili dominati dalla Roverella, con stazioni rupicole a Leccio e forre umide con flora marcatamente

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mesofila, si alternano ad arbusteti e praterie, per lo più ex-coltivi, garighe e rupi colonizzate da felci e terofite. Alcune grotte assommano interessi archeologici e paleontologici ad un contesto naturalistico ben conservato, con abbondanza di felci e flora specializzata, colonie di chirotteri e fauna troglofila e troglobia. Le colture agrarie sono relativamente poco diffuse, in netto contrasto con l’ambiente collinare circostante la Vena. Gran parte del sito ricade nel Parco regionale della Vena del Gesso romagnola. All’interno del sito, tra le attività che comportano rischi ambientali, va citata almeno quella estrattiva, peraltro attualmente concentrata in un’unica grande cava presso la Stretta di Rivola. Nove habitat di interesse comunitario, dei quali tre prioritari, coprono almeno un terzo della superficie del sito.

Flora e Vegetazione Il manto forestale ricopre oltre il 40% del sito, per metà con boschi prevalentemente cedui dell’orizzonte dei querceti misti tipicamente collinari, strutturalmente impoveriti ma biologicamente alquanto diversificati, per metà con arbusteti e macchie di impronta mediterranea. Nei boschi di Roverella e Carpino nero, in alcune stazioni particolarmente fresche e a quote insolitamente basse compaiono il Tiglio, il Frassino maggiore, l’Acero opalo e soprattutto il raro Borsolo (Staphylea pinnata). Ci sono alcuni castagneti tra i quali la splendida Selva di Campiuno, alle spalle del Gesso, qualche rimboschimento e alcune pinete di Pino domestico, residuo di antichi parchi di ville rustiche. Negli arbusteti prevale il Ginepro, abbonda il Terebinto, compaiono Leccio e Fillirea in esposizioni calde, Pero corvino e Acero minore (A. monspessulanum) sulle rupi rivolte a Nord. Una frana idromorfica nelle argille ospita la rara Typha minima. Le praterie e i margini contengono moltissime orchidee, ma la presenza più rilevante di questi ambienti è probabilmente Helianthemum jonium. Abbondano le felci, soprattutto nei recessi più freschi presso ingressi di grotta. Anche sulle rupi assolate si trovano felci quali abbondantissima la Cedracca e, in alcune stazioni a Monte Mauro, Cheilanthes persica, relitto terziario a distribuzione asiatica che ha qui l’estremo sito occidentale, unico in Italia.

Fauna Il sito è estremamente ricco di specie faunistiche mediterranee. Di assoluto rilievo è la presenza di colonie riproduttive e siti di riposo e svernamento di Chirotteri legati ad habitat di grotta. La locale comunità di pipistrelli, in corso di studio, comprenderebbe ben 13 specie (secondo l’Atlante dei mammiferi della Provincia di Ravenna 2001), delle quali sei di interesse comunitario: Ferro di cavallo minore (Rhinolophus hipposideros), Ferro di cavallo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum), Ferro di cavallo euriale (Rhinolophus euryale), Vespertilio maggiore (Myotis myotis), Vespertilio di Blith (Myotis blythii) e Miniottero (Miniopterus schreibersi). Sono segnalati anche i rari Orecchione meridionale (Plecotus austriacus) e Myotis nattereri, nonché il Serotino, i due Pipistrelli albolimbato e di Savi e due Nottole, la comune e di Leisler. Tra i Mammiferi, va citata almeno la presenza dell'Istrice (Hystrix cristata), del Quercino (Eliomys quercinus) e della Puzzola (Mustela putorius). Per quanto riguarda l’avifauna, è regolarmente presente una dozzina di specie di interesse comunitario sei delle quali nidificanti negli habitat collinari termofili e calanchivi: Calandro (Anthus campestris), Tottavilla (Lullula arborea), Ortolano (Emberiza hortulana), Averla piccola (Lanius collurio), Succiacapre (Caprimulgus europaeus), Albanella minore (Circus pygargus), quest’ultima con 4-5 coppie. Le rupi gessose costituiscono un sito ideale per la nidificazione del Gufo reale (Bubo bubo), qui presente con un importante nucleo riproduttivo di 2, forse 3 coppie. Altre specie nidificanti probabili o irregolari sono Calandrella (Calandrella brachydactyla), Averla cenerina (Lanius minor) e Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus). Nel sito è rilevata la presenza di Re di quaglie (Crex crex) e di Balia dal collare (Ficedula albicollis). Tra i Vertebrati minori, particolarmente singolare è la presenza della Testuggine palustre (Emys orbicularis) nella Stretta di Rivola, forse l’unica stazione regionale non strettamente planiziale di questa specie; significativa inoltre è la presenza di Tritone crestato (Triturus carnifex) e Ululone appenninico (Bombina pachypus). Non mancano l’Orbettino, la meno comune Luscengola e il Saettone (Elaphe longissima). Il serpente probabilmente più raro e meno conosciuto presente nel sito è però il Colubro del Riccioli (Coronella girondica), a distribuzione altamente frammentata lungo la fascia medio-montana e collinare. Sono segnalati anche Raganella (Hyla intermedia) e Geotritone (Speleomantes italicus). La ricca fauna ittica comprende cinque specie di interesse comunitario: Lasca (Chondrostoma genei), Vairone (Leuciscus souffia), Barbo (Barbus plebejus), Barbo canino (Barbus meridionalis) e Rovella (Rubilus rutilio), Cobite comune (Cobitis taenia). E’ presente anche il Ghiozzo padano (Padogobius martensii). Tra gli invertebrati, sono segnalate quattro specie di Insetti di interesse comunitario: il Lepidottero Eterocero Euplagia quadripuntaria e lo Scarabeide

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Osmoderma eremita (ambedue prioritari); i Coleotteri Lucanus cervus e Cerambix cerdo, legati agli ambienti forestali con resti di alberi marcescenti. Sono presenti anche i Coleotteri Nebria fulviventris e Polyphylla fullo.

Incidenza delle attività di gestione dei rifiuti sul sito e possibili mitigazioni Come già anticipato, il piano di gestione dei rifiuti della Provincia di Ravenna prevede alcune attività, attive già da tempo sul territorio, che, per la ridotta distanza dagli areali dei siti, potrebbero presentare incidenze negative rispetto agli obiettivi di conservazione. Sono state analizzate in particolare le attività di gestione dei rifiuti urbani e speciali comprese in un buffer di 2 km dai siti (riportate nelle Tabelle 2.6 e 2.7). L’attività prossima al SIC/ZPS IT4070011 “Vena del Gesso Romagnola” è la seguente: - Cava Pietralunga S.r.l. Cava Pietralunga S.r.l. attua trattamento per recupero inerti da materiale proveniente da demolizioni. Le principali fonti di impatto sono rappresentate dal rumore e dal movimento dei mezzi che trasportano i materiali, dal rumore degli impianti e dalle polveri prodotte durante il ciclo di lavorazione. Altra fonte importante di impatto è la sporadica caduta di materiale macinato nel letto del fiume. Si ritiene necessario un intervento di contenimento (ad esempio fascinate o palizzate vive) al piede degli accumuli di materiale localizzati nei pressi del fiume. Per la elevata sensibilità ambientale del territorio su cui insiste, in fase di rinnovo delle autorizzazioni o comunicazione, si dovrebbe procedere all’esclusione delle criticità esplicitate nelle Figure 2.2 e 2.3 degli impatti ed eventualmente al ricorso a misure di mitigazione.

2.8.5 Interferenza fra il SIC/ZPS IT4070021 “Biotopi di Alfonsine e Fiume Reno” e gli impianti di gestione dei rifiuti urbani e speciali esistenti o in progetto all’interno del suo perimetro o nei pressi

Descrizione e caratteristiche del sito Il sito comprende tre aree delle quali la più estesa è costituita dall'asta fluviale del fiume Reno da San Biagio a Madonna del Bosco, con le sue fasce boscate ripariali igrofile; sono incluse anche le confluenze del Santerno e del Canale dei Mulini di Fusignano. All’interno del sito sono presenti prevalentemente acque stagnanti e correnti, con praterie umide nelle zone perimetrali e praterie aride nei punti più elevati. Sono presenti filari arborei con salici, pioppi, querce, olmi e frassini.

Flora e Vegetazione Vegetazione di elofite ed idrofite, presenza di Leucojum estivum, formazioni boschive a latifoglie.

Fauna Presenza di Testuggine palustre e Tritone crestato. Ricca presenza di specie di uccelli legati all’ambiente palustre e fluviale con canneti e cespugli. Tra gli Invertebrati è segnalata la presenza di Lycaena dispar.

Incidenza delle attività di gestione dei rifiuti sul sito e possibili mitigazioni Come già anticipato, il piano di gestione dei rifiuti della Provincia di Ravenna prevede alcune attività, attive già da tempo sul territorio, che, per la ridotta distanza dagli areali dei siti, potrebbero presentare incidenze negative rispetto agli obiettivi di conservazione. Sono state analizzate in particolare le attività di gestione dei rifiuti urbani e speciali comprese in un buffer di 2 km dai siti (riportate nelle Tabelle 5.1 e 5.2). Le attività prossime al SIC/ZPS IT4070021 “Biotopi di Alfonsine e Fiume Reno” sono le seguenti: - Akron S.p.A. (ex CIR Secco S.r.l.) - Hera S.p.A. (ex CIR Inerti) Hera S.p.A. (ex CIR Inerti) attua trattamento per recupero inerti.

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Akron S.p.A attua selezione della frazione secca da RU ed RS. Per la elevata sensibilità ambientale del territorio su cui insistono, in fase di rinnovo delle autorizzazioni o della procedura di comunicazione, si dovrebbe procedere all’esclusione delle criticità esplicitate nelle Figure 2.2 e 2.3 degli impatti ed eventualmente al ricorso misure di mitigazione. Per ciò che riguarda i rischi di contaminazione delle acque superficiali e del suolo sarà necessario verificare almeno la impermeabilizzazione di tutte le superfici a contatto con i rifiuti, la predisposizione di adeguate canalizzazioni per la raccolta del percolato e di eventuali perdite, ed il loro opportuno trattamento. Per limitare la produzione di polveri nocive (p.e. i rifiuti da demolizione contengono rame, piombo, zinco, ed altri metalli potenzialmente dannosi e/o bioaccumulabili) di emissioni in atmosfera, di rumori molesti, di vibrazioni, sarà necessario limitare la movimentazione interna dei rifiuti e valutare le più sicure modalità di conferimento agli impianti. Si dovrà in ogni caso rivalutare l’adeguatezza dei presidi ambientali messi in campo dalle aziende a tutela della sicurezza e dell’ambiente.

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2.9 INTERFERENZA FRA IL SIC/ZPS IT4070022 “BACINI DI RUSSI E FIUME LAMONE” E GLI IMPIANTI DI GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI E SPECIALI ESISTENTI O IN PROGETTO ALL’INTERNO DEL SUO PERIMETRO O NEI PRESSI

Descrizione e caratteristiche del sito Il sito è costituito dal tratto del Fiume Lamone da Russi a Bagnacavallo e dai bacini dello zuccherificio di Russi. Comprende acque stgnanti e correnti, praterie umide e fasce alberate e cespugliate.

Flora e Vegetazione Presenza di foreste a galleria di Salix alba e Populus alba e vegetazione annua delle rive emerse. Sono presenti anche formazioni erbose secche seminaturali; presente anche Leucojum estivum e Hottonia palustris.

Fauna Buona presenza di avifauna delle zone umide, presenti la Testuggine palustre e il Tritone crestato. Segnalata la presenza della Lycaena dispar.

Incidenza delle attività di gestione dei rifiuti sul sito e possibili mitigazioni Come già anticipato, il piano di gestione dei rifiuti della Provincia di Ravenna prevede alcune attività, già da tempo presenti sul territorio, che, per la ridotta distanza dagli areali dei siti, potrebbero presentare incidenze negative rispetto agli obiettivi di conservazione. Sono state analizzate in particolare le attività di gestione dei rifiuti urbani e speciali comprese in un buffer di 2 km dai siti (riportate nelle Tabelle 2.6 e 2.7). L’attività prossima al SIC/ZPS IT4070022 “Bacini di Russi e Fiume Lamone” è la seguente: - Hera S.p.A. (ex TE.AM) Hera S.p.A. (ex TE.AM) attua trattamento chimico-fisico-biologico da RS e RSP. Per la elevata sensibilità ambientale del territorio su cui insistono, in fase di rinnovo delle autorizzazioni o della procedura di comunicazione, si dovrebbe procedere all’esclusione delle criticità esplicitate nelle Figure 2.2 e 2.3 degli impatti ed eventualmente al ricorso misure di mitigazione. Per ciò che riguarda i rischi di contaminazione delle acque superficiali e del suolo sarà necessario verificare la impermeabilizzazione di tutte le superfici a contatto con i rifiuti, la predisposizione di adeguate canalizzazioni per la raccolta del percolato e di eventuali perdite, ed il loro opportuno trattamento. Per limitare la produzione di polveri nocive (p.e. i rifiuti da demolizione contengono rame, piombo, zinco, ed altri metalli potenzialmente dannosi e/o bioaccumulabili) di emissioni in atmosfera, di rumori molesti, di vibrazioni, sarà necessario limitare la movimentazione interna dei rifiuti e valutare le più sicure modalità di conferimento agli impianti. Si dovrà in ogni caso rivalutare l’adeguatezza dei presidi ambientali messi in campo dalle aziende a tutela della sicurezza e dell’ambiente. In generale per tutti i siti di Natura 2000 si ritiene il contesto ambientale non idoneo alla localizzazione di nuovi impianti per la gestione di qualsivoglia tipo di rifiuto. In generale per tutti i siti si evidenzia che le prescrizioni che si intendono adottare per ridurre o eliminare le eventuali interferenze sulle componenti ambientali allo scopo di garantire la coerenza globale della rete "Natura 2000" devono essere simultanee se non preventive al danno provocato, tranne nel caso in cui sia dimostrato che la simultaneità non è necessaria per garantire la coerenza della rete.

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2.10 RAPPORTI TRA LA GESTIONE DEI RIFIUTI E GLI HABITAT E LE SPECIE PRESENTI NEI SITI NATURA 2000 PROVINCIALI

Nella seguente Tabella 2.10 sono indicati gli habitat presenti nei siti interessati dal PPGR con una loro sintetica descrizione e i fattori di minaccia connessi con le attività afferenti al PPGR.

Nella successiva Tabella 2.11 sono messi in evidenza anche aspetti non necessariamente negativi soprattutto per quanto riguarda le presenze faunistiche.

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Tabella 2.10 - Habitat di interesse comunitario in prossimità dei siti di gestione dei rifiuti della provincia di Ravenna

Habitat Descrizione sintetica dell’habitat Fattori di minaccia

1150* - Lagune Ambienti acquatici costieri con acque saline o ipersaline, originate da penetrazioni di acqua marina e separate dal mare aperto in seguito alla formazione di cordoni sabbiosi o argillosi

Sversamenti accidentali marini e terrestri, anche non diretti ma nei corpi idrici che confluiscono nelle aree lagunari

1210 - Vegetazione annua delle linee di deposito marine formazioni annuali alo-nitrofile a Salsola kali e Cakile marittima Materiali e sostanze veicolati dal mare, ricadute di

inquinanti veicolati in atmosfera

1410 - Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi)

Formazioni costiere alofitiche ad aspetto di prateria in genere con il predominio di Juncus marittimus

Materiali e sostanze veicolati dal mare, ricadute di inquinanti veicolati in atmosfera, sversamenti accidentali terrestri (anche indiretti)

1420 - Perticaie alofile mediterranee e termo-atlantiche (Arthrocnemetalia fruticosae)

Formazioni di alofite perenni a portamento di piccoli arbusti frequenti negli ambienti salmastri del litorale

Sversamenti accidentali marini e terrestri, anche non diretti ma nei corpi idrici che confluiscono nelle aree lagunari

1510 - Steppe salate (Limonietalia) Formazioni di alofite spesso conformate a rosetta in ambienti a prolungato disseccamento, caratterizzati da efflorescenze di sale nel suolo

Sversamenti accidentali marini e terrestri, anche non diretti ma nei corpi idrici che confluiscono nelle aree lagunari

2110 - Dune mobili embrionali Dune di recente formazione di modesta altezza, con vegetazione di Agropyron junceum ed Echinophora spinosa con presenza di Xanthium italicum

Materiali e sostanze veicolati dal mare, ricadute di inquinanti veicolati in atmosfera

2130* - Dune fisse a vegetazione erbacea (dune grigie)

Vegetazione delle dune stabili a specie annuali e specie xerofile perenni. Frequenti sulle dune stabili

Materiali e sostanze veicolati dal mare, ricadute di inquinanti veicolati in atmosfera

2230 - Prati dunali di Malcolmietalia

Vegetazione degli ambienti sabbiosi interdunali aridi costituita in prevalenza da piccole piante annuali (Silene colorata e Vulpia membranacea)

Materiali e sostanze veicolati dal mare, ricadute di inquinanti veicolati in atmosfera

2260 – Dune con vegetazione di sclerofille dei Cisto-Lavenduletalia

Vegetazione delle dune consolidate con sclerofille mediterranee

Materiali e sostanze veicolati dal vento, ricadute di inquinanti veicolati in atmosfera

2270* - Foreste dunari di Pinus pinea e/o Pinus pinaster Formazioni boschive su dune antiche più o meno rilevate Ricadute di inquinanti veicolati in atmosfera,

inquinamento della falda superficiale

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Habitat Descrizione sintetica dell’habitat Fattori di minaccia

3130 - Acque oligotrofe dell'Europa centrale e perialpina con vegetazione di Littorella o di Isoetes o vegetazione annua delle rive riemerse (Nanocyperetalia)

Vegetazione di substrati fangosi umidi a predominio di piccoli Cyperus annuali

Sversamento accidentale su corpi idrici, inquinamento della falda superficiale

3140 - Acque oligomesotrofe calcaree con vegetazione bentica di Chara

Tappeti sommersi di alghe a candelabro sviluppati su fondali a modeste profondità

Sversamento accidentale su corpi idrici, inquinamento della falda superficiale

3150 - Laghi eutrofici naturali con vegetazione del tipo Magnopotamion o Hydrocharition

Vegetazione galleggiante o natante a lenti d’acqua, Hydrocharis morsus-ranae, Salvinia natans, Nynphaea alba e vegetazione sommersa costituita in prevalenza da Potamogeton sp.

Sversamento accidentale su corpi idrici

3170* - Stagni temporanei mediterranei Vegetazione a sviluppo tardo estivo degli ambienti acquatici effimeri a bassa salinità Sversamento accidentale su corpi idrici

3250 - Fiumi mediterranei a flusso permanente con Glaucium flavum Vegetazione dei greti ciottolosi Sversamento accidentale su corpi idrici

3270 - Chenopodietum rubri dei fiumi submontani

Vegetazione costituita da piante nitrofile soprattutto annuali Polygonum mite, P. lapathifolium, Chenopodium sp. e Bidens tripartita

Sversamento accidentale su corpi idrici

5130 - Formazioni di Juniperus communis su lande o prati calcarei

Cespuglieti secondari e praterie arbustate con dominanza o abbondanza di Juniperus communis Sversamenti accidentali diretti

5210 - Formazioni di ginepri Macchie o caspuglieti sub-mediterranei caratterizzate dalla presenza di Juniperus oxycedrus Sversamenti accidentali diretti

6110* - Terreni erbosi calcarei carsici (Alysso-Sedion albi)

Vegetazione erbacea aperta che si sviluppa su superfici rocciose decomposte, ricche in specie del genere Sedum Sversamenti accidentali diretti

6210* - Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su subsrato calcareo (Festuco Brometalia) con fioritura di orchidee (habitat considerato prioritario in tutti i siti)

Formazioni prative chiuse in ambienti soggetti a moderata aridità estiva, in genere a predominio di Bromus erectus affiancato da altre specie xerofile. Sono presenti in aree sabbiose del litorale e nel territorio appenninico

Sversamenti accidentali diretti

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Habitat Descrizione sintetica dell’habitat Fattori di minaccia

6220* – Percorsi substeppici di graminacee e piante annuali dei Thero-Brachypodietea

Praterie aride per lo più aperte, di ambito mediterraneo, formate da numerose specie annuali (terofite) a fioritura primaverile e disseccamento estivo. Tra le specie più frequenti: Brachypodium distachyum, Bupleurum baldense, Euphorbia exigua, Hornungia petraea, Lagurus ovatus e Hainardia cylindrica. Si sviluppano su suoli superficiali basici, in stazioni calde e aride della fascia collinare e costiera, anche su terreni argillosi calanchivi.

Sversamenti accidentali diretti

6410 - Praterie in cui è presente la Molinia su terreni calcarei e argillosi (Eu-Molinion)

Praterie umide di suoli poveri di nutrienti, non fertilizzati e con un livello di falda fluttuante, a predominio di Molinia coerulea e M. arundinacea

Sversamenti accidentali diretti, inquinamento della falda superficiale

6420 - Praterie mediterranee con piante erbacee alte e giunchi (Molinion-Holoschoenion)

Praterie umide di tipo mediterraneo ad alte erbe e giunchi con Holoschenus vulgaris, H. australis, Agrostis stolonifera, Molinia coerulea, Cyperus longus.

Sversamenti accidentali diretti, inquinamento della falda superficiale

6430 - Praterie di megaforbie eutrofiche Comunità erbacee igro-nitrofile, che si sviluppano lungo i bordi ombrosi dei boschi mesofili e meso-igrofili e dei fossi al margine delle carraie

Sversamenti accidentali diretti, inquinamento della falda superficiale

7220* - Sorgenti pietrificanti con formazione di tufo (Cratoneurion)

Formazioni diffuse negli ambienti di sorgente e lungo i ruscelli con Caltha palustris e Cardamine asarifolia

Sversamenti accidentali diretti, inquinamento della falda superficiale

8210 - Pareti rocciose con vegetazione casmofitica, sottotipi calcarei

Falesie carbonatiche caratterizzate da Potentilla caulescens e poche altre specie rupicole Sversamenti accidentali diretti

8240* - Pavimenti calcarei

Associazioni delle rupi calcaree in cui la roccia nuda prevale sulle parti con vegetazione. Si riconosce uno strato dominante erbaceo e uno strato arbustivo di ridotto spessore.

Sversamenti accidentali diretti

8310 - Grotte non ancora sfruttate a livello turistico

Habitat di grotta comprensivi dei relativi corsi d’acqua sotterranei che si sviluppano nelle rocce carbonatiche facilmente solubili. La scarsa vegetazione è costituita da patine algali, a coperture briofitiche o da alcune felci prossime all’ambiente aperto

Sversamenti accidentali in corpi idrici superficiali, inquinamento della falda superficiale

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91E0* - Foreste alluvionali residue di Alnion glutinoso-incanae

Formazioni ripariali ad Ontano bianco comprese nella fascia dei querceti misti e delle faggete

Sversamenti accidentali in corpi idrici superficiali, sversamenti accidentali diretti e inquinamento della falda superficiale

91F0 - Boschi misti di quercia, olmo e frassino di grandi fiumi

Fitocenosi ripariali arboree, dominate da specie dei generi Quercus, Ulmus e Fraxinus e da altre fitocenosi forestali planiziali, comunque igrofile

Sversamenti accidentali in corpi idrici superficiali, sversamenti accidentali diretti e inquinamento della falda superficiale

9260 - Castagneti

Boschi di origine antropogena dominati da Castanea sativa con struttura di ceduo semplice o matricinato, con sottobosco composto per lo più da specie acidofile o sub-acidofile

Sversamenti accidentali diretti

92A0 - Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba

Boschi ripariali formati in prevalenza da Salix alba con Populus alba e P. nigra e arbusti igrofili

Sversamenti accidentali in corpi idrici superficiali, sversamenti accidentali diretti e inquinamento della falda superficiale

9340 - Foreste di Quercus ilex Leccete sviluppate su dune fossili lungo la costa adriatica o in ambienti rupestri solleggiati

Sversamenti accidentali in corpi idrici superficiali, sversamenti accidentali diretti , inquinamento della falda superficiale e ricadute di inquinanti veicolati in atmosfera

9540 - Pinete mediterranee di pini mesogeni endemici, compresi il Pinus mugo e il Pinus leucodermis

Antiche piantagioni di Pinus Pinea e P. pinaster situate nell’area costiera

Sversamenti accidentali in corpi idrici superficiali, sversamenti accidentali diretti , inquinamento della falda superficiale e ricadute di inquinanti veicolati in atmosfera

* = habitat considerato prioritario

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Tabella 2.11 – Gruppi faunistici di interesse comunitario in prossimità dei siti di gestione dei rifiuti della provincia di Ravenna Gruppo faunistico Descrizione esigenze ecologiche Fattori di minaccia

Ardeidi

Presenza di superfici permanentemente inerbite (meglio se con fossati e ristagni d’acqua) o di zone ad acque moderatamente profonde, nude o con bassa vegetazione acquatica, con sponde degradanti in cui vivono micromammiferi, macroinvertebrati, pesci e anfibi necessari per la loro alimentazione. Presenza di formazioni boschive ad alti alberi indispensabili per la nidificazione

Sversamenti di sostanze tossiche in corsi d’acqua o negli ambienti di frequentazione che provochino morie o stati di sofferenza alle specie di cui si alimentano. La contaminazione di questi organismi preda può trasferire la sostanza tossica nella catena alimentare; disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne

Ciconidi

Presenza di superfici permanentemente inerbite (meglio se con fossati e ristagni d’acqua) o di zone ad acque moderatamente profonde, nude o con bassa vegetazione acquatica, con sponde degradanti in cui vivono micromammiferi, macroinvertebrati, pesci e anfibi necessari per la loro alimentazione. Presenza di formazioni boschive ad alti alberi indispensabili per la nidificazione

Sversamenti di sostanze tossiche in corsi d’acqua o negli ambienti di frequentazione che provochino morie o stati di sofferenza alle specie di cui si alimentano. La contaminazione di questi organismi preda può trasferire la sostanza tossica nella catena alimentare; disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne

Threskiornitidi

Presenza di superfici permanentemente inerbite (meglio se con fossati e ristagni d’acqua) o di zone ad acque moderatamente profonde, nude o con bassa vegetazione acquatica, con sponde degradanti in cui vivono micromammiferi, macroinvertebrati, pesci e anfibi necessari per la loro alimentazione.

Sversamenti di sostanze tossiche in corsi d’acqua o negli ambienti di frequentazione che provochino morie o stati di sofferenza alle specie di cui si alimentano. La contaminazione di questi organismi preda può trasferire la sostanza tossica nella catena alimentare; disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne

Anatidi

Presenza di zone ad acque libere con alternanza di canneti, giuncheti o prati inerbiti.

Sversamenti di sostanze tossiche in corsi d’acqua o negli ambienti di frequentazione che provochino morie o stati di sofferenza alle specie floristiche e faunistiche di cui si alimentano. La contaminazione di questi organismi preda può trasferire la sostanza tossica nella catena alimentare; disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne

Accipitridi

Presenza di superfici permanentemente inerbite (meglio se con fossati e ristagni d’acqua) in cui vivono e sono facilmente catturabili micromammiferi, macroinvertebrati e anfibi di cui si alimenta. Presenza di canneti inframmezzati a specchi d’acqua frequentati da fauna acquatica

Scomparsa di habitat naturale conseguente ad espansioni degli impianti esistenti. Sversamenti di sostanze tossiche in corsi d’acqua o negli ambienti terrestri di frequentazione che provochino morie o stati di sofferenza alle specie di cui si alimentano. La contaminazione di questi organismi preda può trasferire la sostanza tossica nella catena alimentare; disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti

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Gruppo faunistico Descrizione esigenze ecologiche Fattori di minaccia luminose notturne. La presenza di micromammiferi frequentatori della discarica costituisce una fonte alimentare per queste specie.

Pandionidi

Presenza di specchi d’acqua con fauna ittica Sversamenti di sostanze tossiche in corsi d’acqua o negli ambienti di frequentazione che provochino morie o stati di sofferenza della fauna ittica di cui si alimentano. La contaminazione di questi organismi preda può trasferire la sostanza tossica nella catena alimentare; disturbi derivanti dalle fonti luminose notturne

Falconidi

Presenza di superfici permanentemente inerbite in cui vivono e sono facilmente catturabili micromammiferi, insetti (soprattutto ortotteri e coleotteri) e piccoli rettili (lucertole) di cui si alimentano. Presenza di alti alberi per la nidificazione.

Scomparsa di habitat naturale conseguente ad espansioni degli impianti esistenti. Sversamenti di sostanze tossiche in corsi d’acqua o negli ambienti terrestri di frequentazione che provochino morie o stati di sofferenza alle specie di cui si alimentano. La contaminazione di questi organismi preda può trasferire la sostanza tossica nella catena alimentare; disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne.

Rallidi Presenza di zone riparie ad acque poco profonde e folta vegetazione erbacea con cinture di arbusti.

Sversamenti di sostanze tossiche in corsi d’acqua o negli ambienti terrestri di frequentazione; disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne.

Gruidi

Presenza di superfici permanentemente inerbite (meglio se con fossati e ristagni d’acqua) e zone ad acque basse con folta vegetazione di erbe palustri in cui sono disponibili i macroinvertebrati di cui si alimenta

Sversamenti di sostanze tossiche in corsi d’acqua o negli ambienti terrestri di frequentazione che provochino morie o stati di sofferenza alle specie di cui si alimentano. La contaminazione di questi organismi preda può trasferire la sostanza tossica nella catena alimentare; disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne.

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Gruppo faunistico Descrizione esigenze ecologiche Descrizione esigenze ecologiche

Recurvirostridi Presenza di specchi ad acque basse alternate a zone con bassa vegetazione acquatica emersa con al loro interno isolotti adatti alla nidificazione

Sversamenti di sostanze tossiche in corsi d’acqua e nelle zone umide di frequentazione; disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne.

Scolopacidi

Presenza di superfici permanentemente inerbite (meglio se con fossati e ristagni d’acqua) in cui vivono gli invertebrati di cui si alimenta

Sversamenti di sostanze tossiche in corsi d’acqua o negli ambienti terrestri di frequentazione che provochino morie o stati di sofferenza alle specie di cui si alimentano. La contaminazione di questi organismi preda può trasferire la sostanza tossica nella catena alimentare; disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne.

Laridi

Presenza di superfici tabulari circondate da acque dolci o salmastre

Presenza di sostanze tossiche tra i cumuli di RU conferiti. Sversamenti di sostanze tossiche in corsi d’acqua o negli ambienti terrestri di frequentazione che provochino morie o stati di sofferenza alla fauna ittica di cui si alimentano. La contaminazione di questi organismi preda può trasferire la sostanza tossica nella catena alimentare; disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne.

Sternidi

Presenza di superfici tabulari circondate da acque dolci o salmastre

Sversamenti di sostanze tossiche in corsi d’acqua o negli ambienti terrestri di frequentazione che provochino morie o stati di sofferenza alla fauna ittica di cui si alimentano. La contaminazione di questi organismi preda può trasferire la sostanza tossica nella catena alimentare; disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne.

Strigidi

Presenza di prati/pascoli in cui vivono e sono facilmente catturabili mammiferi e uccelli di cui si alimenta

Sversamenti di sostanze tossiche in corsi d’acqua o negli ambienti terrestri di frequentazione che provochino morie o stati di sofferenza alle specie di cui si alimentano. La contaminazione di questi organismi preda può trasferire la sostanza tossica nella catena alimentare; disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne. La presenza di micromammiferi frequentatori della discarica costituisce una fonte alimentare per queste specie.

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Gruppo faunistico Gruppo faunistico Descrizione esigenze ecologiche

Caprimulgidi

Presenza di superfici permanentemente inerbite quali prati/pascoli per la caccia di invertebrati notturni; in collina e montagna la presenza di prati/pascoli è indispensabile per il Succiacapre che necessita di questi spazi aperti per la caccia

Scomparsa di habitat naturale conseguente ad espansioni degli impianti esistenti. Sversamenti di sostanze tossiche negli ambienti terrestri di frequentazione; disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne.

Alcedinidi

Presenza di specchi d’acqua con fauna ittica e rive con cavità Sversamenti di sostanze tossiche in corsi d’acqua o negli ambienti terrestri di frequentazione che provochino morie o stati di sofferenza alla fauna ittica di cui si alimentano. La contaminazione di questi organismi preda può trasferire la sostanza tossica nella catena alimentare; disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne.

Coraciidi

Presenza di superfici permanentemente inerbite in cui vivono e sono catturabili i macroinvertebrati di cui si alimenta; presenza di alberi con cavità in cui nidificare all’interno o ai margini dei prati

Sversamenti di sostanze tossiche negli ambienti terrestri di frequentazione; disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne.

Picidi Presenza di alberi di alberi maturi per alimentazione e nidificazione. Adeguata gestione delle zone golenali con alberature mature.

Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne. Abbattimento di alberi maturi e con presenza di cavità

Alaudidi Presenza di superfici permanentemente inerbite in cui nidificare, non soggette a sfalci e trinciature fino a fine luglio

Scomparsa di habitat naturale conseguente ad espansioni degli impianti esistenti. Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne.

Muscicapidi Presenza di formazioni arbustive ed arboree e ricca fauna di insetti volatori

Scomparsa di habitat naturale conseguente ad espansioni degli impianti esistenti. Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne.

Motacillidi Presenza di aree erbose aperte e cespugliose ricche di insetti e di semi

Scomparsa di habitat naturale conseguente ad espansioni degli impianti esistenti. Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne.

Silvidi Presenza di zone umide con vegetazione a canneti, tifeti ed arbusti.

Scomparsa di habitat naturale conseguente ad espansioni degli impianti esistenti. Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne.

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Gruppo faunistico Gruppo faunistico Gruppo faunistico

Lanidi Presenza di superfici permanentemente inerbite in cui vivono e sono facilmente catturabili i macroinvertebrati di cui si alimenta contigue a siepi, filari alberati e alberi isolati

Scomparsa di habitat naturale conseguente ad espansioni degli impianti esistenti. Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne.

Emberizidi Presenza di superfici permanentemente inerbite in cui nidificare, non soggette a sfalci e trinciature fino a fine luglio

Scomparsa di habitat naturale conseguente ad espansioni degli impianti esistenti. Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne.

Vespertilionidi Presenza di superfici permanentemente inerbite quali prati/pascoli per la caccia di invertebrati notturni. Disponibilità di adatte cavità come ricovero temporaneo

Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne. Le fonti luminose possono in parte favorire l’addensarsi di insetti attorno ad esse costituendo punti di alimentazione privilegiati.

Miniotteridi Presenza di superfici permanentemente inerbite quali prati/pascoli per la caccia di invertebrati notturni. Utilizza ambienti cavernicoli o piccole cavità rocciose.

Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne. Le fonti luminose però possono in parte favorire l’addensarsi di insetti attorno ad esse costituendo punti di alimentazione privilegiati.

Lupo Presenza di prati/pascoli tra i boschi in cui vivono e sono facilmente catturabili i mammiferi di cui si alimenta.

Disturbi derivanti dall’incremento del traffico, dalle fonti luminose notturne e dal rumore. Frammentazione del territorio.

Urodeli

Presenza di superfici permanentemente inerbite (con fossati e ristagni d’acqua) e presenza di stagni, laghetti e maceri tra le superfici agricole. Acque poco profonde o aree al margine dei corsi d’acqua. Dipendenti in varie fasi del proprio ciclo biologico dalla presenza di raccolte d’acqua profonde e permanenti almeno fino alla fine dell’estate.

Sversamenti di sostanze tossiche in corsi d’acqua e nelle zone umide di frequentazione; disturbi derivanti dall’incremento del traffico. Scomparsa di habitat a causa dell’espansione degli impianti esistenti e della frammentazione del territorio.

Anuri

Presenza di superfici permanentemente inerbite con pozze d’abbeverata e ristagni d’acqua. Acque poco profonde o aree al margine dei corsi d’acqua. Dipendenti in varie fasi del proprio ciclo biologico dalla presenza di raccolte d’acqua sufficientemente profonde e permanenti fino alla fine dell’estate.

Sversamenti di sostanze tossiche in corsi d’acqua e nelle zone umide di frequentazione; disturbi derivanti dall’incremento del traffico. Scomparsa di habitat a causa dell’espansione degli impianti esistenti e della frammentazione del territorio.

Odonati Presenza di raccolte di acqua permanenti che vanno preservate dall’eutrofizzazione

Sversamenti di sostanze tossiche in corsi d’acqua e nelle zone umide di frequentazione; scomparsa di habitat per l’espansione degli impianti esistenti.

Lepidotteri Deve essere assicurata la conservazione delle aree con presenza delle piante nutrici specie-specifiche

Scomparsa di habitat per l’espansione degli impianti esistenti. Impatto sulle piante nutrici derivante dai fumi di emissione.

Coleotteri Presenza di vecchie alberature Scomparsa di habitat per l’espansione degli impianti esistenti. Impatto sulle piante nutrici derivante dai fumi di emissione.

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Gruppo faunistico Gruppo faunistico Gruppo faunistico

Crostacei Disponibilità permanente di acque correnti pure e bene ossigenate. Particolarmente sensibili agli scarichi e agli emungimenti

Sversamenti di sostanze tossiche in corsi d’acqua e nelle zone umide di frequentazione; scomparsa di habitat per l’espansione degli impianti esistenti.

Clupeiformi Presenza di acque correnti con fondali bassi e ghiaie pulite. Sensibile agli emungimenti e agli scarichi

Sversamenti di sostanze tossiche in corsi d’acqua e nelle zone di frequentazione.

Ciprinidi Ambienti a corrente vivace, con acque limpide a fondo ghiaioso

Sversamenti di sostanze tossiche in corsi d’acqua e nelle zone di frequentazione.

Cobitidi

Acque collinari debolmente corenti o stagnanti, compresi laghetti, con fondali sabbiosi o anche limosi. Sensibile alle modifiche dei fondali melmosi/limosi che usa come rifugio diurno infossandosi

Sversamenti di sostanze tossiche in corsi d’acqua e nelle zone di frequentazione.

Emididi Presenza di acque stagnanti o debolmente correnti con fauna invertebrata e ittica di piccole dimensioni. Sensibile al prosciugamento delle pozze d’acqua

Sversamenti di sostanze tossiche in corsi d’acqua e nelle zone umide di frequentazione; scomparsa di habitat per l’espansione degli impianti esistenti. disturbi derivanti dall’incremento del traffico e della frammentazione del territorio.

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La presenza soprattutto delle discariche di RU può tradursi anche in un elemento positivo per la conservazione di alcune specie di uccelli poiché l’ampia disponibilità di cibo può essere utilizzata sia indirettamente sia indirettamente atraverso le catene alimentari in cui queste specie si inseriscono a livelli superiori. In maniera diretta ad esempio per i Laridi ed in maniera indiretta ad esempio per Falconidi e Strigidi. Questi ultimi sono indirettamente favoriti dalla presenza di corvidi che negli RU trovano il loro alimento e colonizzano gli alti alberi dei dintorni i cui nidi spesso vengono successivamente utilizzati tra l’altro da Gheppio e Gufo comune. Per contro un’eccessiva espansione delle popolazioni di Laridi e Corvidi può avere influenze negative sulle comunità di piccoli uccelli e micromammiferi che fanno parte della loro dieta. In sede di progettazione degli ampliamenti è opportuno prevedere la realizzazione di “fasce cuscinetto” attorno agli impianti di adeguata ampiezza al fine di garantire una mitigazione dei loro impatti (soprattutto per quanto riguarda traffico, rumore e polveri) sul territorio circostante e sulle specie e gli habitat che esso ospita. Queste fascie, opportunamente strutturate in vari piani di vegetazione (erbe, arbusti e alberi ad alto fusto) vengono a costituire un gradiente di rinaturazione/recupero di naturalità che contribuisce a migliorare la sostenibilità ambientale degli impianti stessi.

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2.11 RACCOMANDAZIONI RELATIVE ALLA FRAGILITÀ DEI SINGOLI HABITAT Segue un’analisi per grandi categorie della fragilità degli habitat e si evidenziano le necessarie cautele per la loro conservazione. Una premessa comune è quella di considerare effettivamente gli habitat di interesse comunitario come habitat che presentano sul territorio una maggior fragilità. Ne segue che azioni normalmente sopportate da habitat naturali o seminaturali anche di pregio, ma di maggior diffusione, frequentemente non sono sopportate da habitat di interesse comunitario.

Habitat costieri e vegetazioni alofitiche Questi habitat debbono essere conservati e lasciati alla loro evoluzione naturale e in nessun modo interessati da attività. Eventuali sversamenti incidentali sono sicuramente un grave danno a questi ambienti.

Dune marittime e interne Si tratta di habitat estremamente fragili per il ridotto spessore del suolo assolutamente inadatti a qualsiasi interferenza antropica. Per le dune costiere mobili inoltre è opportuno mantenere una fascia di rispetto poiché si tratta di habitat con esigenze migratorie nel tempo sotto l’azione dei venti.

Habitat di acqua dolce Gli habitat esistenti di acqua dolce dovrebbero essere salvaguardati dagli effetti delle attività che si svolgono nelle adiacenze. Occorre preservarli inoltre da scarichi che potrebbero creare localmente situazioni di degrado degli habitat acquatici più fragili (coincidenti con quelli di maggior interesse naturalistico). Le attività che si spingono fino ai margini dei corsi d’acqua debbono lasciare bordure di ampiezza sufficiente all’instaurarsi della tipica vegetazione di ripa.

Lande e arbusteti temperati Si tratta di ambienti non particolarmente frequenti in ambito regionale che si trovano soprattutto in aree a ridotta attività agricola. Debbono essere preservate dall’espansione di impianti e dagli impatti derivanti dal traffico e dalle polveri.

Macchie e boscaglie di sclerofille Ambienti frequenti e ben conservati nella bassa e media collina; sono molto importanti in quanto frequentemente svolgono una funzione di ecotono indispensabile per la conservazione della biodiversità. Questi habitat andrebbero esclusi da impatti conseguenti alle attività del PPGR.

Formazioni erbose naturali e seminaturali (Alisso-Sedion, Festuco-Brometalia, Thero-brachipodietea, Nardeti) Molto frequenti nelle zone di collina e montagna sia con aspetti mesofili sia xerofili, con habitat erbacei ma anche con habitat cespugliati. Il loro mantenimento deve essere assicurato salvaguardandoli da impatti conseguenti alle attività del PPGR.

Formazioni erbose naturali e seminaturali (Molinieti, praterie da fieno, ecc.) Frequenti in zone collinari-montane e diffuse nelle bassure della fascia costiera. La loro esistenza è legata a suoli umidi di conseguenza sono particolarmente sensibili a variazioni anche contenute delle regimazioni di acqua. Il loro mantenimento deve essere assicurato salvaguardandoli da impatti conseguenti alle attività del PPGR.

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Torbiere alte e basse, paludi basse Si tratta di habitat di particolare pregio, generalmente di ridotta estensione e localizzati, la cui tutela è indispensabile per assicurare un adeguato mantenimento della biodiversità. Vanno pertanto escluse da qualsiasi intervento che ne possa mutare la consistenza e la struttura; gli interventi per la loro conservazione e valorizzazione dovrebbero essere valutati attentamente ma positivamente. Il loro mantenimento deve essere assicurato salvaguardandoli da impatti conseguenti alle attività del PPGR.

Habitat rocciosi e grotte Si tratta di habitat specialistici. Il loro mantenimento deve essere assicurato salvaguardandoli da impatti conseguenti alle attività del PPGR.

Foreste dell’Europa temperata Dal piano montano a quello basale diffusi anche se con coperture discontinue. Sono favoriti da adeguata gestione forestale a fini conservazionistici. Il loro mantenimento deve essere assicurato salvaguardandoli da impatti conseguenti alle attività del PPGR.

Foreste mediterranee a caducifoglie Frequenti e diffuse su tutto il territorio regionale con gradi di conservazione generalmente da buono a eccellente. Sono importanti azioni di conservazione a supporto della biodiversità floristica e faunistica caratteristica di questi habitat e dei siti che li ospitano. Il loro mantenimento deve essere assicurato salvaguardandoli da impatti conseguenti alle attività del PPGR

Foreste a sclerofille mediterranee La loro presenza è limitata, per quanto riguarda la fascia collinare, a particolari situazioni geomorfologiche. Per quanto riguarda la fascia pianeggiante costituiscono un habitat di particolare pregio incluso nelle zone boschive della fascia costiera. Per la loro fragilità questi habitat vanno assolutamente esclusi da interventi non strettamente legati alla loro conservazione e per quelle situazioni in cui è evidente un significativo degrado. In molti casi la loro sopravvivenza è legata anche in relazione alla qualità e al livello della falda perciò vanno considerati con attenzione anche gli interventi non diretti sull’habitat ma localizzati nel territorio circostante. Il loro mantenimento deve essere assicurato salvaguardandoli da impatti conseguenti alle attività del PPGR.

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2.12 COMPLEMENTARIETÀ CON ALTRI PIANI Si evidenzia come il Piano Provinciale di gestione dei Rifiuti interagisca con il PTCP di cui rappresenta uno stralcio, con il Piano provinciale di Tutela delle Acque, con i Piani Faunistici e con i Piani Territoriali dei Parchi regionali, il Programma di gestione della Riserva di Alfonsine, il Piano locale della Radioemittenza Televisiva, con il Piano Infraregionale delle Attività Estrattive (in quanto recupera dai materiali demoliti materiale ad esempio per i sottofondi) e con i Piani Strutturali Comunali. Elemento da tenere sotto controllo si ritiene essere l’aspetto legato ai trasporti dei rifiuti (urbani e speciali) il cui incremento può portare danni alla fauna selvatica e all’ambiente considerando soprattutto la localizzazione dei principali impianti.

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BIBLIOGRAFIA European Commission DG XI Environment, 2003 - Interpretation manual of European Union Habitats – European Commission DG XI Environment F. Marchesi e R. Tinarelli (a cura di), 2005 - Risultati delle misure agro-ambientali per la diversità in Emilia-Romagna – Regione Emilia-Romagna (documento interno) R. Tinarelli (a cura di), 2005 - Rete Natura 2000 in Emilia-Romagna – Editrice Compositori G. M. Tucker e M. I. Evans, 1997 - Habitats for birds in Europe: a conservation strategy for the wider environment – Birdlife International www.regione.emilia-romagna.it/natura2000/