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1 ELEMENTI DI VITTIMOLOGIA Dott. MARCO MONZANI, giurista criminologo. Associazione Italiana di Psicologia Investigativa (A.I.P.I.) Accademia di Psicopatologia e criminologia della Svizzera Italiana (A.P.S.I.)

PS-La Vittima e La Vittimologia

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ELEMENTI DI

VITTIMOLOGIA

Dott. MARCO MONZANI, giurista criminologo.

Associazione Italiana di Psicologia Investigativa (A.I.P.I.)

Accademia di Psicopatologia e criminologia della Svizzera Italiana (A.P.S.I.)

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PERCHE’ studiare le

vittime di reato?

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LA VITTIMA NEL DIZIONARIO ITALIANO

“Nel rito sacrificale, animale o uomo, offerto, per uccisione, alla divinità; chi perde la vita o subisce gravi danni personali o patrimoniali in seguito a calamità, sventure, disastri, incidenti e simili; chi soggiace ad azioni ingiuste, a prepotenze, violenze, sopraffazioni e simili; chi subisce, anche senza averne piena coscienza, le conseguenze negative di errori, vizi, difetti propri o altrui”

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LA VITTIMA NELLA STORIA

Responsabilità collettiva Nascita del commercio Valore monetario dell’offesa Da vittima a testimone Responsabilita’ personale

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LA VITTIMA NEL DIRITTO ATTUALE Dal punto di vista giuridico la vittima si

identifica con il soggetto passivo del reato, cioè con il titolare dell’interesse offeso dal reato stesso (altra cosa è il danneggiato dal reato).

Può essere una persona fisica o una persona giuridica

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LA VITTIMA NEL DIRITTO“Vittima del crimine: persone che, individualmente o

collettivamente, hanno sofferto una lesione, incluso un danno fisico o mentale, sofferenza emotiva, perdita economica od una sostanziale compressione o lesione dei loro diritti fondamentali attraverso atti od omissioni che siano in violazione delle leggi penali operanti all’interno degli Stati membri, incluse le leggi che proibiscono l’abuso di potere criminale” (Risoluzione Nazioni Unite n. 40/34, 29/11/85).

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LA CRIMINOLOGIA

“Scienza autonoma, multidisciplinare, multifattoriale, che ha per oggetto di studio il fatto-reato, l’autore del reato e la reazione sociale al reato” ……..

….e la vittima del reato?

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LA CRIMINOLOGIA DIRITTO PENALE DEL FATTO: Scuola Classica,

principio del libero arbitrio, pena retributiva, punitiva, afflittiva, proporzionata alla gravità del fatto, certa nella durata e predeterminata. Massima certezza e massima rigidità.

DIRITTO PENALE DELLA PERSONA: Scuola Positiva, principio del determinismo, misura di sicurezza, durata in base alla pericolosità sociale. Cause endogene. Massima elasticità e minima certezza.

DIRITTO PENALE MISTO: valuta la persona in relazione ad un determinato fatto.

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LA CRIMINOLOGIA

STUDI SUL NUMERO OSCURO

INDAGINI SUL CAMPO

INCHIESTE DI VITTIMIZZAZIONE

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LA VITTIMA IN CRIMINOLOGIA

“Qualsiasi soggetto danneggiato o che ha subito un torto da altri, che percepisce se stesso come vittima, che condivide l’esperienza con altri cercando aiuto, assistenza e riparazione, che è riconosciuto come vittima e che presumibilmente è assistito da agenzie-strutture pubbliche, private o collettive” (E. Viano).

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LA VITTIMA IN CRIMINOLOGIA

DANNO: fisico, economico, psichico, morale, biologico, esistenziale…per forza reale o anche soltanto percepito?

CONSAPEVOLEZZA: riconoscere se stessi come vittime. RICHIESTA DI AIUTO: “preparare il terreno” per mettere in

condizione la vittima di denunciare la situazione di vittimizzazione.

CONVALIDA: riconoscimento dello status di vittima da parte della società in genere ma soprattutto dell’A.G.

L’AIUTO: psicologico, economico, materiale, ecc.

SONO TUTTI ELEMENTI DESCRITTIVI E NON COSTITUTIVI DEL CONCETTO DI VITTIMA !!!!!!!!

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LA VITTIMOLOGIA

Branca della criminologia che ha per oggetto lo studio della vittima del reato, della sua personalita’, delle sue caratteristiche biologiche, psicologiche, morali, sociali e culturali, delle sue relazioni con l’autore del reato, e del ruolo che essa ha assunto nella criminogenesi e nella criminodinamica (G. Gulotta).

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LA VITTIMOLOGIA

Lo studio scientifico delle cause, della natura e degli effetti della vittimizzazione determinata da un comportamento, da un atto o da un’attività criminale, inclusa l’interazione tra la vittima e l’autore e tra le vittime ed il sistema giudiziario penale e la reazione e la risposta sociale, formale ed informale, in termini di supporto, assistenza ed aiuto alle vittime (Saponaro).

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QUALI VITTIME PER LA VITTIMOLOGIA?

Tutte le vittime o solo le vittime di reati?

Le vittime di tutti i reati? O solo le vittime dei cc.dd. “mala in se”?

Elias: “Il campo di indagine della vittimologia è lo studio a scopi diagnostici, preventivi e riparativi delle situazioni, dei contesti, delle cause e delle ragioni che possono portare alla violazione di DIRITTI DELL’UOMO”.

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QUALI VITTIME PER LA VITTIMOLOGIA? 1

Tutte le vittime di reati o di violazioni di diritti dell’uomo?

Viano: “Da una prospettiva politica dovremmo anche domandarci se sia più o meno desiderabile rendere coscienti i soggetti del loro status di vittime, nel caso in cui tale coscienza manchi e si siano adattati all’ingiustizia e all’oppressione. Ci sono circostanze in cui ciò può causare più danno che bene? Cosa fare nel caso in cui non vi siano soluzioni disponibili e quindi la consapevolezza della vittimizzazione è inutile e addirittura infligge ulteriore dolore?…..

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QUALI VITTIME PER LA VITTIMOLOGIA? 2

……Cosa fare se ciò porta soltanto a sforzi isolati e senza frutti per il cambiamento della situazione, che avrà anzi come risultato solo una maggiore repressione? E’ giusto causare insoddisfazione e far nascere false speranze, quando un soggetto non può effettivamente introdurre cambiamenti o assicurarsi qualche successo?

Alcuni esperti sostengono che i soggetti vittimizzati dovrebbero almeno essere disposti a considerare se stessi come vittime, prima che la vittimologia li consideri come tali”……

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QUALI VITTIME PER LA VITTIMOLOGIA 3

La questione, a mio avviso, non deve riguardare la consapevolezza in sé, quanto piuttosto la effettiva possibilità di offrire una valida alternativa alla vittima nel momento in cui si decide di renderla consapevole del proprio status di vittima.

Le domande alle quali bisogna rispondere devono essere le seguenti: “cui prodest detta consapevolezza?” e “la rinuncia a rendere consapevole una vittima della propria situazione corrisponde ad una rinuncia della società a ricercare soluzioni alternative?”

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QUALI VITTIME PER LA VITTIMOLOGIA? 4

….Le più importanti questioni a

riguardo quindi sono:

Quali sono i corretti limiti della vittimologia?

Quando un soggetto diviene il legittimo “oggetto” di studio vittimologico?

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LA RICERCA IN VITTIMOLOGIA Ricerche direttamente vittimologiche e ricerche

indirettamente vittimologiche a seconda delle loro finalità (studio di vittime o di reati)

Ricerche qualitative e ricerche quantitative

Ricerche a scopo diagnostico Ricerche a scopo preventivo Ricerche a scopo riparativo

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LA CRIMINALISTICA“L’insieme delle molteplici tecnologie che vengono utilizzate

per l’investigazione criminale; utilizza apporti della medicina legale, dattiloscopia, balistica, grafometria, biologia, chimica, tossicologia, ematologia, ecc. ….”.

Storicamente è figlia della medicina legale

Ricerca la traccia fisica, chimica, ematica, biologica, organica, ecc. del reato. Tracce oggettive e misurabili e presentabili in dibattimento.

…..e la psicologia? Il “nuovo” concetto di TRACCIA del reato.

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LA VITTIMA IN CRIMINALISTICA

Qualsiasi individuo colpito da un reato, sopravvissuto o no al reato stesso, che puo’ in qualunque modo essere di aiuto alle indagini ai fini di un’esatta ricostruzione dei fatti, delle dinamiche relazionali, della raccolta delle tracce e dell’identificazione del reo.

Concetto di traccia mnestica del reato

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LA “VITTIMALISTICA” ?Branca della criminalistica applicata alla vittima

del reato ( NO “vittimologia investigativa”)

Criminalistica tradizionale applicata alla vittima non sopravvissuta al reato

+Psicologia della testimonianza vittima

sopravvissuta sul FATTO e sulla RELAZIONE

Criminologia : Criminalistica =

Vittimologia : Vittimalistica

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LA VITTIMALISTICALa collocazione di una disciplina all’interno di una

scienza piuttosto che di un’altra non è una questione puramente formale, ma ha risvolti sostanziali importanti.

Infatti da detta collocazione dipendono le finalità, i compiti e le metodologie di detta disciplina.

Collocare la vittimalistica all’interno della criminalistica anzichè della vittimologia significa attribuirle finalità, compiti e metodologie particolari, legati alle indagini e all’investigazione; significa cioè collocarla all’interno di “interventi di situazione” piuttosto che all’interno di “interventi di problema”.

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LA VITTIMALISTICA

Approccio della criminalistica applicato alla vittima del reato; si propone un ampliamento dell’oggetto di studio della criminalistica tradizionale (attraverso un ampliamento del concetto di “traccia del reato”) ricomprendendo in esso non solo la vittima non sopravvissuta al reato ma anche e soprattutto la vittima sopravvissuta attraverso l’esame della sua testimonianza, utile per un’esatta RICOSTRUZIONE DEI FATTI oggetto di reato.

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LA VITTIMALISTICAModello operativo di indagine della psicologia

investigativa la quale ha, tra le sue finalita’, oltre alla ricostruzione dei fatti oggetto di reato (attraverso la raccolta di tracce mnestiche dei fatti stessi nei testimoni e nella vittima-testimone) anche la comprensione delle motivazioni e delle DINAMICHE RELAZIONALI tra autore e vittima che hanno fatto sì che i due soggetti (o almeno uno di loro) abbiano deciso di risolvere un conflitto attraverso la commissione di un reato.

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LA VITTIMALISTICASoltanto attraverso lo studio della RELAZIONE

autore-vittima è possibile comprendere non solo il perché si è consumato un reato, ma anche e soprattutto perché un reato si è verificato proprio tra quei due soggetti e non tra altri, perché si è verificato proprio quel tipo di reato e non un altro, perchè il reato si è verificato proprio in quel momento e non in un altro, perché si è verificato proprio con quelle particolari modalità e non con altre…..

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AVVERTENZEL’importanza della vittima a fini investigativi e di

indagine deve SEMPRE essere subordinata al RISPETTO della persona, della sua DIGNITA’ e della sua SOFFERENZA. Ciò DEVE sempre essere tenuto a mente da parte di tutti i professionisti che si trovano ad interagire con la vittima stessa: non solo la Magistratura giudicante, non solo la magistratura inquirente e i suoi referenti, ma anche, e forse soprattutto, l’avvocatura, vista la posizione particolarmente delicata del suo ruolo nel processo e nei rapporti con le vittime di reato. Deontologia e correttezza professionali sono D’OBBLIGO!!!, indipendentemente da qualunque previsione normativa a riguardo.

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BIBLIOGRAFIA ROSSI L.: “L’analisi investigativa nella psicologia criminale. Vittimologia:

aspetti teorici e casi pratici” ed. Giuffrè, Milano, 2005.

SAPONARO A.: “Vittimologia”, ed. Giuffrè, Milano, 2005.

GULOTTA G.: “La vittima”, ed. Giuffrè, Milano, 1976.

GULOTTA G. – VAGAGGINI M. (a cura di): “Dalla parte della vittima”, ed. Giuffrè, Milano, 1981.

BALLONI A. – VIANO E.: “Vittimologia. 4° Convegno Mondiale, la giornata bolognese” ed. Clueb, Bologna, 1981.

CECCAROLI G.: “Sulle tracce del delitto” ed. Imprimitur, Padova, 2000.

PISAPIA G.: “Sulle tracce dell’investigatore” ed. Imprimitur, Padova, 1999.

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COME studiare

le vittime di reato?

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LA VITTIMA PRIMA DEL REATO

LE PREDISPOSIZIONI VITTIMOGENE

Generiche: situazioni particolari ma comunque generali, che potrebbero riguardare chiunque: nevrosi da destino, senso di colpa, collezionisti di ingiustizie, ecc.

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LA VITTIMA PRIMA DEL REATOLE PREDISPOSIZIONI VITTIMOGENE

Specifiche:

innate: sesso, razza, eventuale infermità…

acquisite: stile e abitudini di vita, attività intraprese, ambienti frequentati….

permanenti: presenti fino alla morte

temporanee: di media-lunga durata

passeggere: di breve durata

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LA VITTIMA PRIMA DEL REATO LE PREDISPOSIZIONI VITTIMOGENE

Bio-fisiologiche: età, sesso, razza, stato fisico…

Psicologiche: deviazioni sessuali, stati psicopatologici, tratti del carattere…

Sociali: professione, condizioni economiche, situazioni sociali…

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LA VITTIMA PRIMA DEL REATOLA SCELTA DELLA VITTIMA E….LE SCELTE

DELLA VITTIMAGeneralmente la responsabilità del reato ricade

esclusivamente sull’autore; il comportamento della vittima potrà semmai facilitare un’azione criminale di cui l’autore rimarrà il solo responsabile. Anche le scelte di vita della vittima possono influire sul suo destino.

IL RISCHIO VITTIMOGENO E LA PAURA DEL CRIMINE

Il problema maggiore a riguardo è quello di distinguere tra aspetto emotivo e aspetto cognitivo.

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LA VITTIMA PRIMA DEL REATOCRIMINOGENESI: rappresenta il “perché” del reato;

studia l’interazione tra le diverse caratteristiche del soggetto con le variabili sociali e ambientali. Concetto statico.

CRIMINODINAMICA: rappresenta il “come” del reato; studia come l’evoluzione di dette interazioni porterà il soggetto a scegliere le “sue motivazioni”. Non riguarda la dinamica dell’evento bensì la dinamica delle interazioni. Spiega la scelta del tipo di reato, del momento e delle modalità con cui VERRA’ commesso. Concetto dinamico ma sempre riferito ad un momento antecedente il reato. Non è l’equivalente del modus operandi !!!

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LA VITTIMA PRIMA DEL REATOCONTESTO RELAZIONALE

COPPIA PENALE: la relazione autore-vittima è un rapporto particolare, che non si limita alla semplice somma algebrica AUTORE + VITTIMA ma è qualcosa di più complesso e profondo, una “terza creatura”, un insieme inteso come una complessità organizzata, in cui l’intero è diverso dalla somma delle sue parti. Teoria dei sistemi.

A volte gli effetti di un reato non sono rivolti alla vittima del reato stesso, bensì alla relazione. A volte uccidere una persona, ad esempio, significa uccidere una RELAZIONE.

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LA VITTIMA DURANTE IL REATO FUNGIBILITA’ DELLA VITTIMA: vittima accidentale vittima indiscriminata

INFUNGIBILITA’ DELLA VITTIMA: vittima per imprudenza vittima alternativa vittima provocatrice vittima volontaria

LA PERICOLOSITA’ SOCIALE DI UN AUTORE DI REATO E’ DIRETTAMENTE PROPORZIONALE ALLA FUNGIBILITA’ DELLE SUE VITTIME.

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LA VITTIMA DURANTE IL REATOIL GRADO DI PARTECIPAZIONE DELLA VITTIMA

AL REATO

Non significa necessariamente corresponsabilità della vittima al reato stesso. Significa piuttosto diverso coinvolgimento della vittima nel reato.

Vittime passive: si limitano a subire il reato.

Vittime attive: hanno un ruolo “attivo” nel reato: aggressive, provocatrici, disonoranti, consenzienti, favorenti, per il ruolo, per inversione dei ruoli.

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LA VITTIMA DURANTE IL REATOIL GRADO DI PARTECIPAZIONE DELLA VITTIMA

AL REATO

In base al loro “grado di colpa”: vittima del tutto innocente, con colpa lieve, colpevole quanto il delinquente, maggiormente colpevole del delinquente, con altissimo grado di colpa (Mendelsohn).

In base al “modo” di partecipazione: precipitazione, facilitazione, vulnerabilità, opportunità, attrattività (Sparks).

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LA VITTIMA DOPO IL REATO PRIMA DEL PROCESSO: la fase delle indagini

Il S.A.S.C. (Sistema di Analisi della Scena del Crimine)

Sezioni: - identificazione del caso: tempi, luoghi, ecc. - notizie sulla vittima: generalità, tratti somatici, stile di vita,

lesioni corporee, sede del ritrovamento, posizione del corpo, lo stato di conservazione, gli indumenti, presunta causa di morte, ecc.

- armi - reperti - veicoli - aggressore - annotazioni varie

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LA VITTIMA DOPO IL REATOPRIMA DEL PROCESSO: la fase delle indagini

La vittima sopravvissuta al reato:

L’ispezione medico-legale (raccolta tracce di tipo organico, biologico, ematico, ecc., verifica di eventuali trasmissioni di malattie, infezioni, ecc.).

Essa deve avvenire nel massimo rispetto per la vittima. L’esigenza investigativa deve SEMPRE tenere conto dei bisogni e della sofferenza della vittima; prima che “fonte di prova” la vittima è una PERSONA.

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LA VITTIMA DOPO IL REATOPRIMA DEL PROCESSO: la fase delle indagini

La vittima sopravvissuta al reato:

La raccolta di sommarie informazioni: per la ricerca di tracce mnestiche del reato; riproducibilità in dibattimento; rispetto della dignità della PERSONA.

Tipo di reato subito, partecipazione allo stesso Carattere della vittima (grado di emotività) Precedente rapporto con l’autore Modalità e tempi dei soccorsi Modalità della raccolta: fondamentali per

l’efficacia e per il rispetto della persona…

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LA VITTIMA DOPO IL REATOPRIMA DEL PROCESSO: la fase delle indagini

La vittima sopravvissuta al reato:

Modalità della raccolta di s.i.:- Accertare la disponibilità della vittima a riferire sul caso;- Ridurre eventuali interferenze nella memoria (attivazione di

processi immaginativi inconsci, ridefinizione dei vissuti)- Sblocco dei fattori emotivi- Variabili: - sistema memoria in situazioni di stress (es. effetto

arma). - rischi del falso ricordoLe variabili che entrano in gioco in questa fase sono diverse

dalle variabili che entrano in gioco durante la testimonianza in dibattimento (memoria, stress, situazione ambientale ed emozionale, modalità e scopo delle domande, ecc.)

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LA VITTIMA DOPO IL REATOPRIMA DEL PROCESSO: la fase delle indagini

La vittima sopravvissuta al reato:

Le conseguenze della vittimizzazione: possono essere di tipo fisico, psicologico, economico, sociale, ecc.

Variabili principali:- - tipo di reato subito- - struttura fisica della vittima- - tipo di aggressione subita- - tipo di reazione della vittima- - luogo in cui si è verificato il reato- - tempo a disposizione del reo per compiere il fatto- - tempo trascorso tra consumazione del reato e soccorsi

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LA VITTIMA DOPO IL REATOPRIMA DEL PROCESSO: la fase delle indagini

La vittima sopravvissuta al reato:

Le conseguenze psicologiche: variabili principali:- - tipo di reato (generalmente i reati contro la persona

producono reazioni emotive più forti rispetto ai reati contro il patrimonio);

- - tipo di autore (o meglio, dal tipo di RELAZIONE tra i due);- - tipo di vittima- - supporto psicologico ricevuto

Conseguenze: nella fase acuta: terrore, panico, isteria, ansia, autobiasimo, depressione, autocolpevolizzazione, vergogna; nella fase a lungo termine: tensione muscolare, disturbi gastro-intestinali, vergogna, autocolpevolizzazione

-

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LA VITTIMA DOPO IL REATOPRIMA DEL PROCESSO: la fase delle indagini

La vittima sopravvissuta al reato:

La seconda vittimizzazione: consiste in conseguenze psicologiche ulteriori per la vittima provocate dalla situazione nella quale si viene a trovare in seguito alla conoscenza del fatto da parte delle agenzie di controllo formale (e informale); conseguenza del dover riferire a terzi l’esperienza di vittimizzazione; risultato di una raccolta di s.i. svolta in maniera errata, con pregiudizi verso la vittima e sua conseguente colpevolizzazione.

Il solo dover raccontare l’accaduto a terzi può essere causa di una seconda vittimizzazione.

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LA VITTIMA DOPO IL REATOPRIMA DEL PROCESSO: la fase delle indagini

La vittima sopravvissuta al reato:

La protezione fisica della vittima: necessita quando il reato si è verificato in certi ambienti, soprattutto se la vittima collabora attivamente con l’A.G.; a volte si rende necessaria anche per i familiari della vittima stessa; altre volte è necessario un trasferimento in località segrete per evitare ritorsioni da parte dell’autore o di soggetti ad egli collegati; ciò potrebbe provocare un forte impatto psicologico.

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LA VITTIMA DOPO IL REATOPRIMA DEL PROCESSO: la fase delle indagini

La vittima sopravvissuta al reato:

L’aiuto economico: danno economico diretto (es. valore di mercato del bene rubato); danno economico indiretto (es. spese per cure mediche, mancato guadagno professionale). Il nostro sistema giuridico pone grossi problemi per il soddisfacimento economico della vittima. Ciò crea grossi rischi per l’esercizio del diritto di difesa.

La mediazione penale potrebbe essere un valido strumento per accelerare detto risarcimento.

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LA VITTIMA DOPO IL REATO PRIMA DEL PROCESSO: la fase delle indagini

La vittima sopravvissuta al reato:

Il supporto materiale: - cure mediche- - somministrazione di cibo e bevande- - consegna di abiti puliti- - mezzi di trasporto- - assistenza ai figli- - intercessione col datore di lavoro- - anticipazione di somme di denaro

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LA VITTIMA DOPO IL REATOPRIMA DEL PROCESSO: la fase delle indagini

La vittima NON sopravvissuta al reato:

Il sopralluogo tecnico-giudiziario: per assicurare le fonti di prova del reato; fissazione dello stato dei luoghi e delle cose, repertazione oggetti sulla scena del delitto; riprese fotografiche e con video camera, segnalazioni con cartellini alfa-numerici; raccolta di impronte e tracce di tipo fisico. Trasporto in laboratorio e successive analisi.

IL SOPRALLUOGO “PSICOLOGICO”.

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LA VITTIMA DOPO IL REATOPRIMA DEL PROCESSO: la fase delle indagini

La vittima NON sopravvissuta al reato:

Il sopralluogo medico-legale: esame esterno del cadavere per raccordare i dati di natura biologica inerenti il cadavere stesso e le tracce organiche di natura umana, con i dati di rilievo criminalistico: prima analisi superficiale relativa all’accertamento della morte, datazione della stessa, cause e mezzi che l’hanno determinata, identificazione della vittima, ricerca sul cadavere delle tracce dell’autore del fatto.

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LA VITTIMA DOPO IL REATOPRIMA DEL PROCESSO: la fase delle indagini

La vittima NON sopravvissuta al reato:

L’autopsia medico-legale: - - tanatodiagnosi: verifica del decesso- - tanatocronologia: tesa a stabilire l’epoca presumibile della

morte (rigor, frigor, livor); è sempre un arco temporale - sede del cadavere (posizione, postura, integrità) - dati identificativi (sesso, età apparente, peso, altezza…) - ricerca di tracce biologiche (capelli, frustoli di epidermide..) - ricerca di oggetti nelle cavità naturali - stato degli indumenti (integrità, compostezza, marche…) - esame del tasso alcolico o tracce di stupefacenti - esame degli organi sessuali (tracce di violenza, organiche) - mezzi e cause della morte (naturale, violenta, accidentale)

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LA VITTIMA DOPO IL REATOPRIMA DEL PROCESSO: la fase delle indagini

La vittima NON sopravvissuta al reato:

L’assenza del cadavere: potrebbe essere indicativa per quanto riguarda il collegamento con casi precedenti nell’analisi del modus operandi o della firma. Potrebbe altresì significare la complicità di un terzo per il trasporto del cadavere in altro luogo.

In questi casi viene meno una fonte di prova e di tracce del reato fondamentale, come visto, ai fini investigativi: il cadavere.

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LA VITTIMA DOPO IL REATOPRIMA DEL PROCESSO: la fase delle indagini

La vittima NON sopravvissuta al reato:

L’autopsia psicologica: valutazione socio-psicologica di un individuo deceduto; l’indagine è svolta attraverso le testimonianze di parenti e conoscenti sui comportamenti del soggetto, per valutare se il suo stato mentale può essere compatibile con la scelta di suicidarsi.

Una ricostruzione retrospettiva della vita di una persona capace di individuare aspetti che ne rivelino le intenzioni rispetto alla propria morte.

Ha rilevanza vittimologica o vittimalistica?

Tabelle di Ebert e Shneidman

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LA VITTIMA DOPO IL REATOPRIMA DEL PROCESSO: la fase delle indagini

La vittima NON sopravvissuta al reato

La storia della vittima: abitudini e stile di vita, carattere, luoghi e compagnie frequentate, professione, perquisizione dei luoghi (abitazione, posto di lavoro, ecc.) sono tutti ambiti di indagine che possono dare un contributo fondamentale alle indagini.

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LA VITTIMA DOPO IL REATOPRIMA DEL PROCESSO: la fase delle indagini

La vittima NON sopravvissuta al reato

L’aiuto della statistica: può essere estremamente importante, soprattutto per alcuni tipi di reati, ma nello stesso tempo rischioso e fuorviante a causa della relatività delle statistiche sulla criminalità (numero oscuro, strumento “macro” e non “micro”).

Statistiche sì, solo in alcuni tipi di reati, e sempre CUM GRANO SALIS.

Il rischio è l’abbandono del metodo falsificazionista.

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LA VITTIMA DOPO IL REATOPRIMA DEL PROCESSO: la fase delle indagini

La vittima NON sopravvissuta al reato:

Il case linkage: consiste in un processo di comparazione tra diversi reati in modo da valutare la possibilità di attribuzione degli stessi ad un unico autore.

Ne esistono di diversi tipi: basati su impronte digitali, sul tipo di arma, sulle caratteristiche delle vittime, sui luoghi dei delitti, sui giorni della settimana in cui avvengono, sul modus operandi, sulla firma, ecc.

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LA VITTIMA DOPO IL REATODURANTE IL PROCESSO

La testimonianza della vittima: ha caratteristiche proprie rispetto alla testimonianza di un semplice testimone-osservatore e rispetto alle dichiarazioni rese in sede di sommarie informazioni dalla vittima stessa.

La vittima è il soggetto nelle migliori condizioni oggettive (distanza, tempo di esposizione all’evento, ecc.) e nelle peggiori condizioni soggettive (stress, alterazione emotiva, ecc.) per poter effettuare una fedele ricostruzione dei fatti e una corretta identificazione del presunto autore.

L’interesse personale può influire sulla testimonianza sia a livello conscio che a livello inconscio.

Occorre una preparazione specifica per chi si accinge a raccogliere la testimonianza delle vittime.

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LA VITTIMA DOPO IL REATODURANTE IL PROCESSO

La testimonianza in generale:

- - PERCEZIONE (deficit sensoriali, difetti individuali degli organi d senso, assunzione di droghe, durata dell’evento, condizioni ambientali, caratteristiche di personalità, pregiudizi).

- - RICORDO (fattore temporale, attività ricostruttiva, informazioni successive, pressioni sociali).

- - RACCONTO (scenario processuale, linguaggio, storia, cultura, grado di scolarizzazione, lavoro, ambienti frequentati, tipo di domande poste).

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LA VITTIMA DOPO IL REATODURANTE IL PROCESSO

Il processo della vittima o…la vittima del processo? La seconda vittimizzazione.

Differenze tra la posizione della vittima durante la raccolta di s.i. e durante la testimonianza resa in fase dibattimentale: maggior tempo trascorso dai fatti, seconda vittimizzazione dovuta alla pubblicità del processo, controesame da parte del difensore dell’imputato. Il rischio di seconda vittimizzazione si ha anche nel momento in cui vengono esaminati testimoni presentati dalla difesa dell’imputato i quali tenteranno di screditare la vittima.

A ciò si pone rimedio attraverso soprattutto una grande deontologia professionale dell’avvocato difensore il quale deve rispettare comunque la vittima al di là delle esigenze difensive; avvocato come ruolo pubblico.

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LA VITTIMA DOPO IL REATODURANTE IL PROCESSO

Il supporto psicologico: dipende dal tipo di reato subito, dal carattere della vittima, dalle conseguenze del reato, dall’aiuto ricevuto nell’immediatezza del fatto, ecc.

Supporto di tipo diverso rispetto alle altre fasi: aiuto a superare la fase della testimonianza e ad affrontare in maniera serena e il meno traumatica possibile la propria deposizione durante il dibattimento. Aiuto a non temere ritorsioni da parte dell’autore e a “sentirsi al sicuro” da ogni minaccia.

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LA VITTIMA DOPO IL REATODURANTE IL PROCESSO

Il supporto materiale:- - aiuto a raggiungere il tribunale- - intercessione col datore di lavoro- - informazione udienze ed eventuali rinvii- - accudimento dei figli- - costante aggiornamento delle diverse fasi

processuali

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LA VITTIMA DOPO IL REATODURANTE IL PROCESSO

La protezione fisica: tutela fisica della vittima e dei suoi familiari durante la fase processuale. A volte tali protezioni sono talmente invasive della libertà personale da risultare particolarmente problematiche anche dal punto di vista psicologico, ma comunque necessarie per l’incolumità dei soggetti coinvolti.

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LA VITTIMA DOPO IL REATODURANTE IL PROCESSO

L’aiuto economico: possibile necessità di un aiuto economico specifico per poter affrontare il processo (sia per raggiungere il luogo di svolgimento, sia per affrontare le spese processuali “vive”). Necessità di un anticipo sul rimborso spese.

Proposta di estendere in modo adeguato il “gratuito patrocinio” anche alle parti offese dal reato e non solo ai soggetti imputati.

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LA VITTIMA DOPO IL REATODURANTE IL PROCESSO

La costituzione di parte civile: artt. 60, 78 e 405 c.p.p.Possibilità di richiedere un risarcimento danni

meramente economico nel caso in cui il reato abbia provocato anche un danno di natura economica. Unica possibilità per la vittima di intervenire come tale nel processo.

Possibilità negata nel processo penale minorile a causa della sua ratio (processo della personalità).

Proposta di programmi di mediazione penale come strumenti di conciliazione tra le parti.

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LA VITTIMA DOPO IL REATO DOPO IL PROCESSO

La protezione fisica: riguarda sia la vittima che i suoi familiari.

In caso di assoluzione dell’imputato: rischi di ritorsioni e vendette da parte di costui.

Nel caso di condanna del colpevole: rischi dovuti ai familiari del condannato o degli appartenenti al medesimo “clan malavitoso” (soprattutto in ambienti di criminalità organizzata).

Difficile definire la durata di queste esigenze.Ripercussioni psicologiche importanti, soprattutto in

casi di trasferimento in luoghi “protetti”.

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LA VITTIMA DOPO IL REATODOPO IL PROCESSO

La condanna del reo non sempre soddisfa le esigenze, soprattutto psicologiche, delle vittime.

Il supporto psicologico: la necessità di tale supporto può perdurare per lungo tempo anche dopo la fine del processo. Essa dipenderà dal tipo di reato subito e dalle conseguenze psicologiche che esso ha avuto sulla vittima.

Il supporto psicologico potrebbe essere necessario anche per i familiari della vittima o per coloro che sono stati coinvolti a diverso titolo nel fatto-reato, anche semplici testimoni.

Necessità di finanziare pubblicamente detti programmi in modo che siano accessibili a tutti e non gravino sulle vittime stesse.

Un percorso di questo tipo potrebbe essere previsto all’interno di un programma di MEDIAZIONE PENALE?

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LA VITTIMA DOPO IL REATODOPO IL PROCESSO

Il supporto economico: con la fine del processo non vengono meno le necessità economiche delle vittime gravate pesantemente dalle conseguenze (dirette e indirette) del reato, TENUTO CONTO DELLA DURATA MEDIA DEI PROCESSI E DEI TEMPI DI ATTESA MEDI DI OTTENIMENTO DEL RISARCIMENTO DANNI (sempre che ciò avvenga).

Perdita del lavoro, danno economico diretto, spese per cure varie, diminuzione della qualità della vita in generale, rendono necessario, a volte, un supporto economico urgente, importante e duraturo nel tempo.

Possibilità di risolvere almeno in parte questo problema attraverso l’istituto della MEDIAZIONE PENALE?

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LA VITTIMA DOPO IL REATODOPO IL PROCESSO

Il supporto legale: termine “legale” del processo (sentenza passata in giudicato) e termine “criminologico-vittimologico” del processo (termine effetti del reato).

Necessità di una continua informazione alla vittima in merito all’esecuzione della pena e ad eventuali scarcerazioni anticipate del reo.

Diritto della vittima alla conoscenza di eventuali possibilità alternative sorte dopo la conclusione del processo (es. possibilità di MEDIAZIONE PENALE).

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LA VITTIMA DOPO IL REATODOPO IL PROCESSO

La “terza vittimizzazione”: in caso di assoluzione “ingiusta” del colpevole sorge nella vittima un’ulteriore sofferenza e dolore per l’ingiustizia subita; potrebbe nascere un sentimento di sfiducia nella giustizia e nella società in generale che potrebbe provocare ulteriori sofferenze e necessità di interventi di tipo psicologico-terapeutico.

A volte la convinzione che la condanna del reo comporti un automatico sentimento di soddisfazione e “appagamento” della vittima si rivelerà una mera illusione e potrà essere, paradossalmente, addirittura controproducente.

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LA VITTIMA DOPO IL REATODOPO IL PROCESSO

L’esecuzione della pena: ambito dal quale la vittima è stata completamente esclusa (almeno nei sistemi civili).

MODELLI DI GIUSTIZIA:- Retributivo: oggetto: reato finalità: accertamento colpevolezza mezzi: sanzione Riabilitativo: oggetto: autore del reato finalità: reinserimento sociale del reo mezzi: trattamento Riparativo: oggetto: danno del reato finalità: eliminazione conseguenze reato mezzi: attività riparatrice del reo

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LA VITTIMA DOPO IL REATODOPO IL PROCESSO

Crisi dell’ideologia del trattamento: quando si può dire che un trattamento ha fallito? Errore metodologico compiuto fino ad oggi dai ricercatori.

Unico metro di giudizio: tasso di recidiva per cui tale valutazione potrà essere fatta solo a distanza di tempo.

Il fatto poi che il soggetto abbia commesso nuovi reati potrebbe dipendere anche da altri fattori (sociali, ambientali, ecc.).

Ruolo della psicologia investigativa nella determinazione del tasso di recidiva.

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LA VITTIMA DOPO IL REATODOPO IL PROCESSO

La mediazione: “…un processo, il più delle volte formale, con il quale un terzo neutrale tenta, mediante scambi tra le parti, di permettere a queste ultime di confrontare i rispettivi punti di vista e di cercare, con il suo aiuto, una soluzione al conflitto che le oppone” (Bonafè Schmitt).

Mediazione Penale: processo avente come scopo il tentativo di risoluzione di un conflitto provocato da un reato e che si sviluppa in collaborazione con una o più agenzie del sistema della giustizia.

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LA VITTIMA DOPO IL REATODOPO IL PROCESSO

Diversi tipi di mediazione:

- - penale: in alternativa alla pena tradizionale o addirittura al processo; vincoli costituzionali: principio di obbligatorietà dell’azione penale. Rischio di partecipazione del reo interessato esclusivamente ad uno sconto di pena.

- - extra-penale: indipendente dalla comminazione e dall’esecuzione della pena. Vincoli costituzionali: principio di presunzione di innocenza.

- Probabile partecipazione “sincera” del reo.

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LA VITTIMA DOPO IL REATODOPO IL PROCESSO

Proposte di lavoro de jure condendo:

Modello penale misto: interpretazione estensiva del concetto di “obbligatorietà dell’azione penale”: obbligo per lo Stato di “prendersi cura del caso”; in caso di fallimento del programma: pena tradizionale.

Modello extra-penale misto: in presenza della confessione del reo, inizio percorso di mediazione al termine del primo grado di giudizio (accelerazione tempi del risarcimento).

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LA VITTIMA DOPO IL REATODOPO IL PROCESSO

Caratteristiche del mediatore:

- Imparzialità

- Neutralità

- Umiltà

- Equilibrio

- Responsabilità

- Flessibilità

- Empatia

- Moderazione

- Capacità negativa: rendersi vulnerabile al dubbio

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LA VITTIMA DOPO IL REATODOPO IL PROCESSO

Modalità della mediazione DIRETTA:prevede l’incontro tra l’autore e la vittima.

PRIMA FASE: presa in carico, selezione dei casi e assegnazione del mediatore

SECONDA FASE: incontro preliminare separato tra mediatore e parti

TERZA FASE: incontro congiunto vittima-autore

QUARTA FASE: relazione sul caso e monitoraggio

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LA VITTIMA DOPO IL REATODOPO IL PROCESSO

Modalità della mediazione INDIRETTA:

Non prevede l’incontro diretto tra autore e vittima del reato. Compito del mediatore negli incontri separati sarà quello di riferire ad una parte richieste, domande, curiosità, sensazioni, vissuti dell’altra parte.

Rischio di “inquinare” le esatte sensazioni al momento della comunicazione all’altra parte.

Occorre un equilibrio particolare del mediatore rispetto alla mediazione diretta.

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LA VITTIMA DOPO IL REATOIN MANCANZA DEL PROCESSO

Cause: mancata individuazione del responsabile, decesso del reo, prescrizione del reato, ricorso a riti alternativi, remissione della querela, ecc.

Il fatto che non vi sia un processo non significa che non vi sia stato un reato e soprattutto che non vi sia una vittima col suo dolore, le sue sofferenze, i suoi bisogni.

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LA VITTIMA DOPO IL REATOIN MANCANZA DEL PROCESSO

La protezione fisica: si rende necessaria soprattutto nel caso in cui l’autore del reato non sia stato individuato e possa quindi reiterare il proprio comportamento ai danni della vittima (soprattutto per alcuni tipi di reati).

La remissione della querela dovrebbe essere un campanello di allarme di possibili minacce e pressioni sulla vittima; necessità di approntare sistemi di protezione efficaci.

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LA VITTIMA DOPO IL REATOIN MANCANZA DEL PROCESSO

Il supporto psicologico: in assenza del processo verranno meno le esigenze di supporto psicologico legate alla seconda vittimizzazione in fase dibattimentale, ma rimarranno inalterate (se non amplificate) le esigenze di ogni altro supporto di tipo psicologico (es. necessario per tranquillizzare la vittima sulla sua incolumità e sicurezza nel caso in cui l’autore non sia stato individuato).

Restituzione alla vittima di sicurezza e fiducia nel prossimo e nella società.

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LA VITTIMA DOPO IL REATOIN MANCANZA DEL PROCESSO

Il supporto economico: il fatto che non vi sia processo non significa che non vi siano danni economici diretti e indiretti conseguenza del reato.

In questo caso non vi saranno i costi strettamente legati alla fase processuale vera e propria (parcelle, spese per partecipare alle udienze, ecc.) ma per contro il risarcimento degli altri danni economici apparirà più difficile e improbabile.

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LA VITTIMA DOPO IL REATO IN MANCANZA DEL PROCESSO

La terza vittimizzazione: si ha una terza vittimizzazione anche nel caso in cui il processo non si svolga a causa, ad esempio, della mancata individuazione del presunto colpevole.

Ciò potrebbe provocare nella vittima sentimenti di insicurezza, sfiducia nella giustizia e nella società in genere.

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LA VITTIMA IN MANCANZA DEL REATO

VITTIMA SIMULATRICE: sostiene consciamente la propria accusa pur sapendo dell’infondatezza di essa.

Motivazioni: vendetta, ritorsione, ricatto, discolpa.

Potrebbe configurare il reato di calunnia.

Non sono vittime né oggettivamente né soggettivamente.

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LA VITTIMA IN MANCANZA DEL REATO

LA VITTIMA IMMAGINARIA: non è consapevole della sua falsa pretesa.

Motivazioni: patologie, ignoranza della legge.

Percezione di fatti inesistenti come realmente accaduti, o valutazione errata degli stessi.

Sono vittime dal punto di vista soggettivo ma non dal punto di vista oggettivo.