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Prodotto editoriale, non periodico, a carattere informativo e culturale a cura del Forum Comunale della Gioventù di Venticano e del Forum comunale della Gioventù di Pietradefusi Il piacere dall'informazione... Pag. 01 Sommario pag. 02 pag. 02 pag. 03 pag. 04 pag. 04 pag. 05 pag. 06 pag. 07 pag. 07 pag. 08

Punto G gennaio 2011

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Il giornalino del forum dopo un lungo periodo di inattività ritorna ad essere pienamente operativo, con una nuova redazione ed un nuovo nome. Ecco il primo numero...

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Page 1: Punto G gennaio 2011

Prodotto editoriale, non periodico, a carattere informativo e culturale a cura del Forum Comunale della Gioventù di Venticano e delForum comunale della Gioventù di Pietradefusi

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Anno 1 �umero 1 Gennaio 2011 Distribuzione gratuitaIl piacere dall'informazione...

Tutti possiamo fare ladifferenza... essere degli eroi!

(di Carmine Pucino)

Kyoto. Copenaghen. Cancun.Cosa hanno in comune? Perché questecittà rappresentano tappe importantissi-me della storia contemporanea e forse uncrocevia per l’ intera umanità?Negli ultimi decenni si è raggiunta laconsapevolezza dell’ ineluttabile destinoche ci attende dietro l’angolo, lo spau-racchio di un disastro ecologico si palesaad ogni occasione. Allora gli uomini piùpotenti del mondo si riuniscono, discuto-no, paventano, concordano …per poinon decidere nulla, o forse tutto e ilcontrario di tutto. Si danno delle sca-denze, dei limiti, annunciano percentua-li, giocano con noi e con il nostro futuro.Ecco cosa hanno in comune questegrandi città, tutte fanno da sfondo ad unatriste realtà, tribunali crudeli che sanci-scono la condanna delle future genera-zioni.Il mondo si sta pian piano scogliendo enoi uomini ne siamo la causa. Possiamofingere di non vedere ma la storia ciinsegna che il tempo è foriero di verità ela natura vincerà sempre sull’uomo.(Continua a pag. 05) .

Pag. 01

Le origini della tarantella(di Cristian Zerial)

Il Regno delle Due Sicilie è l’ultima entitàpolitica che è esistita prima dell’unità d’Italianel Mezzogiorno. Era nato a seguito delcongresso di Vienna per riunificare sotto ununico regno i preesistenti regni di Napoli,chiamato anche Regno di Sicilia citeriore, e diSicilia, chiamato anche Regno di Sicilia ulte-riore. Comprendeva tutte le regioni del sud Ita-lia, l’Abruzzo e il basso Lazio. La città diBenevento e quella di Pontecorvo costituiva-no due enclavi dello Stato della Chiesa nelterritorio duesiciliano. Nel corso dei secoli ilsuo territorio ha subito varie dominazione e,di conseguenza, varie influenze. Dalla cadutadell’ Impero Romano a oggi si sono avute un

susseguirsi di ondate migratorie e di domina-zioni che hanno fatto sì che si sviluppasserodelle tradizioni socio-culturali uniche. I primia contendersi questi territori furono i Longo-bardi ed i Bizantini. Famose sono state leincursioni dei Saraceni che, per un breve pe-riodo, fecero della Sicilia un loro califfato. Sisono avuti i Normanni, gli Svevi, gli Angioi-ni, gli Aragonesi, gli Spagnoli e per ultimi iBorbone. La popolazione è, dunque, frutto diun crogiolo di etnie che si sono mescolate eche man mano hanno assunto le caratteristi-che di nazione. Ciò, ovviamente, si rifletteanche all’ interno delle tradizioni musicali. Ilfilo conduttore è sicuramente la tarantella. Lasua nascita si perde nella notte dei tempi, sindal medio evo se ne hanno notizie. Il nome ta-rantella deriverebbe dal famosissimo ragno ly-

cosatarentula,meglionoto cometarantola e collegato al fenomeno del taranti-smo; alcuni storici della musica, però, pensa-no che derivi dalla città di Taranto, luogo incui si sono avute le origini del ballo. La ta-rantella è un insieme di danze tradizionali ti-piche del territorio del Regno delle DueSicilie che ha come elementi comuni il ritmoin 6/8 e l’utilizzo di strumenti tipici in parteimportati durante i vari flussi migratori. Lostrumento principe è sicuramente il tambu-rello che nelle varie versioni di tarantella as-sume diametri e spessori differenti. Questostrumento è di origine mussulmana. È deltutto simile a quello in (continua a pag. 04)

SommarioElezioni del coordinamentoforum: "se telefonando" (di

Roberto Iarrobbino)pag. 02

Tanti auguri! ! ! (di Valentina DiBenedetto

pag. 02Intervista doppia al sindacodi Venticano Dott. Luigi DeNisco e al Preside AntonioFrusciante consigl iere comu-nale e capolista dello schie-ramento di minoranza (diDavide Colarusso)

pag. 03La storia di Venticano. Terzaparte (di Giuseppe Marano)

pag. 04Le origini del la tarantel la (di

Cristian Zerial)pag. 04

Tutti possiamo fare la diffe-renza. . . essere degli eroi! (di

Carmine Pucino)pag. 05

Così saranno le nuove uni-versità ital iane (di Marco Ca-

pone)pag. 06

Consigl iati per voi! (di GildaDe Feo)pag. 07

Dil lo in rima (di Carmine Pu-cino)

pag. 07Offerte di lavoro

pag. 08

"Punto G": riparte una importante iniziativa del ForumComunale di Venticano in unione con il Forum Comunale

di Pietradefusi.

Carissimi lettori,la Redazione di "Punto G.Il piacere dall'informazione" vi da ilbenvenuto, o meglio il bentornato! In effetti è passato un po'di tempo prima che il Forum comunale della Gioventù diVenticano tornasse sulla scena come informatore. Alla fine cel'abbiamo fatta, con tanti nuovi buoni propositi, ma so-pratutto, con la grande novità della partecipazione al progettodel Forum di Pietradefusi con cui condividiamo la redazione.Come avete visto, il giornale ha cambiato titolo, ma anchestruttura e contenuti. Il titolo (Punto G = punto di vista deigiovani) è, di proposito, un po' stuzzicante poiché è nostraintenzione incuriosire e, di conseguenza, invitare a leggere(ed a scrivere) tutti coloro che sono interessati a farlo, a pre-scindere dall'età, dal sesso, dagli interessi ecc. Abbiamocambiato la struttura perché volevamo un rinnovo totale perpromuovere una vera e propria interazione con i lettori e lacomunità intera. Abbiamo inserito un regolamento che stabili-sca le norma generali sui comportamenti da tenere, rivolto so-prattutto a chi vuole presentare un articolo, un suggerimento,una critica. Stiamo cercando di proporre articoli sempre piùattuali, precisi, completi perché è solo un'informazione libera,globale e concreta che può aprirci la mente e che ci permettedi conoscere e comprendere tutto ciò che ci circonda. Il nostrovuole essere un discorso culturale libero,aperto a tutte lesuggestioni del presente. Questo deve essere considerato ilgiornale di tutti. Siamo noi il paese: noi giovani, noi adulti,noi bambini, noi anziani, noi comunità! C'è bisogno di sentirsiparte di questa comunità per poterla migliorare. Bisognaprendere coscienza che si deve agire per mantenere la suaintegrità o per apportare cambiamenti che facciano crescerenon solo i giovani (da cui parte l'iniziativa), ma l'intero paese.Invitiamo, dunque, tutti voi a partecipare attivamente a questaed a tutte le nostre iniziative. Per proporci i vostri articoli,suggerimenti, le vostre critiche potete contattarci all'indirizzoe mail [email protected] aspettiamo.

La redazione: Roberto Iarrobino, Dedorah Zerial, GildaDe Feo, Carmine Pucino, Marco Capone, Giuseppe Mara-no, Vito Di Stasi, Davide Colarusso, Fabio Colarusso, Va-lentina Di Benedetto, Antonio Altavilla, Generoso Cefalo.

FabioColarusso

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Elezioni del coordinamento forum: "se telefonando"Giovani alla deriva vittime di prassi partitiche, per il sud non c'è futuro.

(di Iarrobino Roberto)

Un movimento giovanile notevole quello dei Forum della gioventùavellinesi che subisce una battuta d’arresto altrettanto forte in occasio-ne delle elezioni del presidente del coordinamento dei Forum dellaprovincia tenutesi in data 6 ottobre 2009. Prima di entrare nel cuoredel discorso è giusto dire che trattandosi di tornata elettorale abbiamodei “candidati”, ossia il giovane delegato provinciale del Forum cheottiene il sostegno ufficiale di almeno cinque Forum, e dei “votanti”ossia i Forum, i quali hanno diritto a due preferenze da esprimere in se-de elettorale tramite i propri delegati provinciali. L’analisi che si vuolecondurre prende in considerazione il periodo antecedente la data di vo-to ossia quella fase che in genere viene denominata “campagna eletto-rale”. Nella fattispecie i candidati in questa fase percorrono ilterritorio provinciale per esplorare il programma elaborato,confrontarsi con il pensiero dei giovani che aspirano a rappresentare eperché no cercare di conquistare con la propria abilità e capacità ilconsenso e magari i voti dei Forum indecisi necessari per giungerealla vittoria. Fin qui tutto normale o meglio tutto normale sino aquando uno dei due candidati al coordinamento, non certo quello so-stenuto dal Forum della gioventù di Venticano, ed il suo acrobaticostaff di giovani tutti aderenti ad un noto partito politico italiano, nonabbiano deciso di adoperare una nuova e mai sperimentata strategia diconquista dei voti, la telefonata. I giovani tabibujua sottomessi alle lo-giche di partito e profanati da quelle del potere e del controllo hanno

spronato i propri padrini politici affinché ci si adoperasse per contatta-re ripetutamente sindaci ed amministratori locali per cercare di recu-perare quel gruzzolo di voti necessario per concretizzare il proprioinfausto dominio, necessario per la vittoria la quale puntualmente ègiunta seppur per un solo voto di scarto in data 6 ottobre 2009.

Una fase storica che si caratterizza per atteggiamenti, pressioni e bas-sezze e che oggi dobbiamo prendere atto costituisce una sconfittaculturale per il movimento giovanile della provincia di Avellino. Daigiovani di oggi ci si attenderebbe ben altre cose, ben altri valori e benaltri principi, se tutto quello che riesce a fare chi deve costruire il fu-turo è resuscitare meccanismi obsoleti il cui utilizzo era di vogaqualche decennio fa allora non resta che prendere atto che la creazio-ne di una società accettabile, non dico limpida, trasparente e benfunzionante, ma accettabile è ancora molto ma molto lontana.Onore e gloria a chi vince ma a chi vince con lealtà e rispetto.A noi non resta che continuare lungo il nostro cammino, continuare acostruire canali di crescita e buone prassi, perché sebbene radicatissi-me siano le cattive abitudini in queste terre anche le buone prassi siistaurano, lentamente ma si istaurano.

Iarrobino Roberto

Pag. 02

C’è una legge che domina il mondo:l’ indiffe-renza. L’Italia è un Paese spompato, piegatosu se stesso, vecchio, in preda al soggettivi-smo. Il soggettivismo è la perdita di unorizzonte comune, di un senso di apparte-nenza a una comunità e insieme è la perdita diprincipi condivisi, di valori e riferimenti di-versi,superiori, oggettivi. Viviamo totalmenteimmersi nella sfera soggettiva dei nostri inte-ressi, dei nostri gusti. Il nostro punto di vistadiventa l’unica cosa di cui tener conto. Nascedall’eclissi del senso religioso e del legame co-munitario, famigliare, civico e nazionale; na-sce con la società dei consumi, cresce con ildominio della tecnica e dell’economia. La cu-ra sta nei nostri piccoli centri, paesi sospesitra una modernità sgangherata e una residuaciviltà contadina. Visti da lontano come luo-ghi comunitari, a viverci si sente la tara dellasolitudine. Questi posti sono l’avanguardia

del mondo e ancora non ce ne siamo resiconti. Se prima erano la retroguardia, ora so-no il punto da cui deve iniziare una rivoluzio-ne. Alzino la mano quanti sono contenti delproprio Paese. Pochi o nessuno quasi. Allora èda noi che deve partire un cambiamento. Sia-mo noi il motore di un’intera nazione. Ognu-no di noi ha scintille straordinarie.Costruiamo questa matrioska dalla più piccolaalla più grande. Le piccole idee possono di-ventare grandi cose.Pietradefusi ha deciso di ripartire insieme alnuovo anno. Ha deciso di combattere la ma-lattia dell’ indifferenza, la desolazione. Perchéun paese che ha il rumore del coma non sta be-ne più a nessuno;quanto meno agli adole-scenti, che si sono riuniti in un nuovo ForumDei Giovani con tutti i buoni propositi.Stanchi di star seduti su se stessi, comodi, sa-zi e disperati, hanno capito che è lo stare con

gli altri che ti tiene in piedi. La collettività è ilpresupposto per la soggettività (non quella ci-tata prima). Nell’ incontro-scontro con l’altroc’è la propria formazione. Siamo nati in paesigià rotti ma tutti sono pronti a raccoglierne icocci e rimetterli insieme. Il luogo di arrivoinventiamolo noi. Tanti auguri al nuovo di-rettivo e ai componenti del nuovo Forum,perché si sono rimessi in gioco.

Valentina Di Benedetto

Tanti auguri! !La ripartenza di Pietradefusi(di Valentina Di Benedetto)

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Intervista doppia al sindaco di Venticano Dott. Luigi De �isco e al Preside Antonio Frusciante consigliere co-munale e capolista dello schieramento di minoranza

Prima parte(di Davide Colarusso)

INTERVISTAANTONIO FRUSCIANTE

NOMEAntonioCOGNOMEFruscianteSOPRANNOMEPenso di non averneETA’64TITOLO DI STUDIOLaurea in scienze naturaliPROFESSIONEDirigente scolastico, o meglio preside, in quanto mi ritengo ancora dellavecchia guardiaCANZONE PREFERITAPiù di una, sempre dei miei anni giovanili, 60’-70’ .SQUADRADEL CUORENapoli, sempre fedele, come i carabinieri. Sono nato napoletano e tale so-no rimastoLIBRI LETTI DI RECENTEUltimamente sto leggendo Dan Brown. Tuttavia mi interesso soprattutto ailibri che riguardano il mondo della scuola e gli scritti di denuncia socialePASSIAMO ALLE NOTIZIE DI ATTUALITA’:FAVOREVOLE ALLECENTRALI NUCLEARI?Si, se sicureE AGLI INCENERITORI DI RIFIUTI?

Si, se sicuriA QUALE PARTITO POLITICOAPPARTIENE?Al Partito DemocaticoA QUALE PERSONALITA’ POLI-TICA DEL PASSATO SI ISPIRA?De GasperiCHE IDEA SI ERA FATTO E SI E’FATTO DEL SUO AVVERSARIO?Di una brava persona, ma che in tantianni di vita amministrativa avesse giàdato ciò che dovevaCOSAAPPREZZA E COSA INVE-CE NON INVIDIAALL’AVVERSA-RIO?Apprezzo molto la sua disponibilità esoprattutto la sua opportunità, grazieanche alla professione che esercita, diconoscere tante persone, requisito

fondamentale in una campagna elettorale. Cosa non invidio? Mah, davve-ro, non riesco ad immaginare, oltretutto eravamo vicini di casa, abbiamofrequentato gli stessi luoghi; essendo più anziano l’ho comunque visto cre-scere ed emergere ed è sempre stata una persona con la quale si potevatranquillamente discutere. Se proprio devo trovare un difetto dicol’ irruenza, che a volte potrebbe incanalare su binari più equilibrati

INTERVISTA LUIGI DE NISCO

NOMELuigiCOGNOMEDe NiscoSOPRANNOMEEh,molti…Rivera,tromboneETA’55TITOLO DI STUDIOLaurea in medicina, specializzato inmedicina dello sportPROFESSIONEMedicoCANZONE PREFERITA“Rose rosse” di Massimo Ranieri,canzone a cui sono legato da tantotempo, che ho spesso cantato inpubblico e che continuerò a cantarese ce ne sarà l’occasioneLIBRI LETTI DI RECENTEL’ultimo libro che ho letto e che mi è piaciuto tantissimo, vincitore anchedel premio Strega, è “la solitudine dei numeri primi”PASSIAMO ALLE NOTIZIE DI ATTUALITA’:FAVOREVOLE ALLECENTRALI NUCLEARI?Se servono si; è purtroppo a noi servono, anche per un risparmio in terminidi finanze pubblicheE AGLI INCENERITORI DI RIFIUTI?Sicuramente, se portano dei benefici e soprattutto se sono a norma dalpunto di vista ecologico ed ambientale; anche perché il problema dellosmaltimento dell’ immondizia è una questione molto gravosaA QUALE PARTITO POLITICO APPARTIENE?Attualmente non ho ancora fatto una scelta ben precisa, anche se io vengodall’area di centro moderata,popolare. Prima appartenevo alla DC, quindipenso di orientarmi nuovamente per questa sceltaA QUALE PERSONALITA’ POLITICA DEL PASSATO SI ISPIRA?Non ce n’è uno in particolare, anche perché non è che io abbia fatto unagrossa attività politica. Sento però di ispirami a tutti quei politici del pas-sato avevano quella caparbietà e quella forza di mediazione cheattualmente non c’è piùCHE IDEA SI ERA FATTO E SI E’ FATTO DEL SUO AVVERSARIO?Io ho sempre avuto il massimo rispetto del mio avversario, perché conAntonio ci siamo sempre stimati anche come amici. Infatti questa battagliaelettorale non ha per nulla intaccato quella che era la mia idea sulla perso-na di Antonio, verso il quale rimane un sentimento di grande amicizia e ri-spettoCOSAAPPREZZA E COSA INVECE NON INVIDIAALL’AVVERSA-RIO?Di Antonio apprezzo soprattutto la grande calma e pacatezza; a volte que-sto può rivelarsi anche un difetto, ma devo riconoscere che durante le ele-zioni è stato uno dei suoi punti migliori. Per quanto riguarda il suomaggior difetto invece ripeto una cosa già espressa durante la campagnaelettorale: le persone devono candidarsi stando in mezzo alla gente, vi-vendo con la gente. Se una persona si allontana per tanto tempo da questotipo di rapporto, e poi improvvisamente ricompare, non è certamente unadote di cui potersi vantare

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Prima di trattare nello specifico il terzo dei pe-riodi storici riguardanti il nostro paese, il Rina-scimento, dobbiamo trattare un po’ lasituazione italiana, o meglio della penisola ita-liana e, pi nello specifico, delle vicissitudinidello Stato Pontificio, di cui faceva parte il no-stro territorio. Sulla cattedra di Pietro è salitoun certo papa spagnolo, Alessandro IV, più no-to col nome di Rodrigo de Borja (Borgia).Suo figlio Cesare, abilissimo condottiero,sottomise le piccole signorie dell’ Italiacentro-settentrionale e una parte dell’ Italia me-ridionale, tra cui il ducato di Benevento.Infatti nel 1499 il signore del feudo checomprendeva il territorio Venticanese è Gio-vanni Borgia, fratello di Cesare, assassinatoda quest’ultimo per questioni territoriali. E

venticano, che dipende dal ducato di Bene-vento, diventa proprietà di Cesare. Rimarrà diquest’ultimo fino al 1 503, quando a Roma sispegne papa Borgia e il figlio viene spode-stato dal suo successore Giulio II della Rove-re, che era stato un forte oppositore dellenefandezze dei Borgia. Il nostro casato finiscenelle mani dei de Tocco di Montemiletto. E fi-no al 1 526 non succede nulla di cui valga lapena trattare. Non è così per l’anno successi-vo! Dopo ventiquattro anni di pace arrivano aVenticano le truppe francesi guidate dal gene-rale Lautrec che, accampatisi nel vicino casa-le di Pietra de li Fusi, distruggono edepredano i casali circostanti. Come se ciònon bastasse la terribile epidemia di peste chenel seicento si abbatté su tutta l’Europa

(quella di cui parla Manzoni nei “PromessiSposi”, per intenderci) non risparmiò i già de-cimati abitanti dell’allora Venticano. Cometutti saprete gli appestati venivano portati nellazzaretto per non far espandere l’epidemia.Nell’attuale comune di Venticano c’è il luogodestinato a questo scopo ed utilizzato dai ca-sali di quella zona, si trova dove ora passa “laVariante”, nei pressi dello sfasciacarrozze.Intanto l’Abbazia, che era stata risparmiatadai francesi, veniva affidata in commenda alCardinal Baronio, ma di questo vi parlerò nelprossimo articolo poiché siamo arrivati già alperiodo barocco.

Giuseppe Marano.

La Storia di Venticano (Terza parte)Continua il viaggio sulle orme delle origini del nostro comune

(di Giuseppe Marano)

(continua da pag. 01) uso ancora oggi nelle regioni del nord Africa,la differenza sta nel modo di percuoterlo. Gli arabi percuotono la pellecon i polpastrelli mantenendo la cornice del tamburo con tutte e due lemani mentre nel sud Italia si percuote la pelle solo con una mano econ l’altra viene mantenuta la cornice del tamburo. Gli altri strumentitipici sono il marranzano, anch’esso di origine araba, l’organetto,giunto nel Mezzogiorno dal centro Europa, il flauto, diffuso in Italiasin dai tempi della Magna Grecia, la chitarra, di derivazione francese,la chitarra battente e le castagnole o castagnette, da non confondersicon le nacchere di derivazione spagnola, la zampogna, forse autoctonacon sicure analogie con la cornamusa, e la ciaramella derivata dallazampogna. Come è noto, l’ Italia per via del feudalesimo parla una mi-riade di dialetti. Ciò fa sì che anche la tarantella abbia delle corri-spondenze con i dialetti. Più che di tarantella, quindi, si deve parlaredi tarantelle. I vari tipi di tarantella sono la calabrese, la pugliese,l’abruzzese, la garganica, la napoletana, la siciliana, la molisana, labasso laziale, la lucana e, ovviamente, la montemaranese. La ta-rantella calabrese è diffusa nella penisola calabrese e nel Cilento, incui si aggiunge alla melodia dell’organetto la chitarra battente, e puòessere accomunata a quella lucana in quanto il modo di percuotere iltamburo è simile. La tarantella pugliese è tipica della zona meridiona-le della Puglia e presenta molte varianti. Una delle più famose è lapizzica o pizzica tarantata o pizzica pizzica suonata nella provincia diLecce specialmente nella Grecìa salentina. Il flauto gioca un ruoloimportante nella costruzione delle sue melodie. La tarantella abruzze-se, quella molisana e quella basso laziale hanno come elementi comu-ni un largo uso dell’organetto, della zampogna e della ciaramella. Ilmodo di percuotere il tamburello è anche detto saltarello o salterello.La tarantella garganica è tipica del Gargano, viene suonata solo contamburo, chitarra francese e chitarra battente, ha come caratteristica ilmodo particolare di percuotere il tamburo. Veniva cantata in occasionidi serenate prenuziale o per ripudiare una sposa. La tarantella napoleta-na era molto diffusa fino al 700 nella zona di Napoli, oggi convive

con altri tipi di danza. Non deve essere confusa con la tammurriata.La tammurriata è anch’essa una danza popolare diffusa nelle pro-vincie di Caserta, di Napoli e di Salerno. Gli strumenti utilizzati nellatammurriata sono un tamburo con una cornice che può avereun’altezza che varia tra 15 e 50 cm, detto tammorra, gli altri strumentitipici delle tradizioni popolari del Regno delle Due Sicilie conl’aggiunta del putipù, del triccheballacche e dello scetavajasse. Ilritmo, fattore molto importante che contraddistingue una tammurriatada una tarantella, non è in 6/8 ma in 4/4. La tarantella montemaraneseè l’unica tarantella in levare suonata con organetto, ciaramella etamburello. Il termine montemaranese è, a mio avviso, improprio.Infatti, un tempo era diffusa in tutta l'Irpinia specialmente nelle zonecircostanti Montemarano e in tutta l'alta e media valle del Calore. So-no molte le testimonianze di persone ancora in vita che cantano e suo-nano dei sonetti con ritmo in 6/8 in levare e che abitano in luoghimolto distanti da Montemarano. Ovviamente questa tesi stride conquanto affermato dai Montemaranesi, i quali sostengono che è unadanza tipica di Montemarano nata in paese e perfezionata negli anni50 grazie l’ introduzione del clarinetto e della fisarmonica. Oggi le ta-rantelle risultano studiate da antropologi e da etnomusicologi, sono ri-tornate in voga grazie all’affermazione di numerosi gruppi di musicapopolare. Il più importante è quello dei Taranta Power di EugenioBennato che hanno creato un nuovo genere di musica grazie alla fu-sione dei ritmi del sud Italia con quelli del Mediterraneo. Il ritornodella tarantella può aiutare a conservare le tradizioni e conservare letradizioni è, soprattutto attraverso la musica, importante perché chinon conosce il proprio passato può costruire il proprio futuro.

Cristian Zerial

Le origini della tarantella(Ri) scoperta dell'arte nobile della musica popolare

(Di Cristian Zerial)

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(continua da pag. 01) Oggi un tenue effettoserra, un terremoto, uno tzunami ci spaventa-no, domani i nostri nipoti saranno attanagliatida problemi ben più grandi. Ecco una sintesidi alcuni possibili scenari connessi all’au-mento della temperatura che si verificherà neiprossimi anni.+ 1 grado. Con un solo grado di aumento (pos-sibilità che ormai si ritiene plausibile in unbrevissimo lasso di tempo) lo scioglimentodei ghiacciai porterà serie minacce agliapprovvigionamenti idrici di circa 100 milionidi persone. Il ritorno massiccio della malariae di altre malattie legate al riscaldamento glo-bale, associate alla malnutrizione, provoche-ranno un aumento di circa 600 mila decessiogni anno.A soffrire molto sarà poi l'ecosistema marino,con circa l'80% della barriera corallina uccisadal riscaldamento. Aumenterà l’erosione ditutte le zone costiere e l’ intensità degli eventiatmosferici estremi crescerà in tutto il pianeta.Unica nota positiva, il previsto aumento deiraccolti agricoli nelle aree temperate.

+ 2 gradi. La situazione comincia a farsi seria.I raccolti nelle aree tropicali diminuiscono del25-30 per cento. Un'ulteriore fascia di popola-zione sarà esposta nella zona equatoriale al ri-schio di malaria. Fino a 40 milioni di personesaranno interessate dall'innalzamento del li-vello dei mari. Grave anche l'impatto sugliecosistemi, con una stima che fissa tra il 25 eil 50 per cento la quantità di specie a rischiodi estinzione. Con una temperatura media di+2 gradi, il manto ghiacciato dellaGroenlandia potrebbe iniziare a sciogliersi inmaniera irreversibile, avviando un aumentodel livello del mare di ben 7 metri.

+ 3 gradi. Questo è ritenuto lo scenario diincremento più attendibile. La prospettiva ècomunque drammatica: l'Europa meridionaleandrebbe incontro a pesanti siccità; la scarsitàd'acqua colpirebbe una cifra compresa tra 2 e4 miliardi di persone ai quali andrebberoaggiunte 600-950 milioni di persone a rischiodi fame. Inizierà il collasso della forestaAmazzonica e della banchina polare occi-dentale che provocherà una vistosa alterazio-ne delle correnti calde che attraversanol'oceano Atlantico con conseguenti bruschicambiamenti nei cicli monsonici.Le zone costiere più basse, come Venezia,Amsterdam, parte di New York, parte diLondra etc, vengono perdute per sempre. Nu-merosissime specie ancora viventi potrebberoestinguersi.

+ 4 gradi. La situazione si farebbe ancor piùdrammatica. I raccolti agricoli nella fasciaequatoriale e in parte in quella subtropicalecrollerebbero di un 50-70 per cento e anchealle alte latitudini comincerebbero ascarseggiare. L’acqua potabile diminuirebbe,drasticamente, in ogni parte del globo. Au-menterebbero di ulteriore 150 milioni le perso-ne esposte ai rischi di malaria, si perderebbecirca metà della tundra artica. I fenomeni me-tereologici estremi diventerebbero frequentis-simi.

+ 5 gradi. E' la catastrofe: ci sarebbe lascomparsa dei ghiacciai himalayani e la conse-guente scarsità di acqua per circa il 70 percento della popolazione cinese e il 60 percento di quella indiana. Gli ecosistemi marinisarebbero sconvolti e diminuirebbe, drastica-mente, la disponibiltà di pesce. L'innalza-mento del mare raggiungerebbe un livello taleda minacciare molte isole minori e vaste areacostiere, comprese quelle della Florida egrandi città come New York, Londra e Tokyo.L’innalzamento del livello dei mari si atteste-rà su di una media di 100 centimetri. Questoperché l’ innalzamento della temperatura porte-rà allo scioglimento di vaste estensioni dighiaccio già oggi osservato sia in Antartideche in Groenlandia. Assisteremo a migrazionidi massa verso le nazioni situate nelle alte lati-tudini con conseguenti frizioni sociali che po-tranno sfociare in guerre per la

sopravvivenza.Bene, ora vi starete chiedendo cosa c’entraVenticano e i venticanesi con tutto ciò, conquesto scenario di nefasti presagi? Cosac’entra ognuno di noi con le decisioni e glienormi interessi economici che ci hannocondotti in questa situazione, o meglio, che cihanno ridotti in questa situazione? Semplice.Il mondo è un dono che è stato fatto a tutti etutti abbiamo il diritto/dovere di proteggerlo,perché, come per i doni più preziosi, nonavremo la possibilità di riceverne un altro.Certo, forse nessuno di noi potrà influire sullepolitiche energetiche degli Stati, ma insiemepossiamo contribuire a creare una coscienzacollettiva di “ciò che meglio”, da trasmettereai nostri figli, ai nipoti e quindi anche alle fu-ture classi dirigenti che saranno così in gradodi scegliere per il bene di tutti.Possiamo lavorare partendo dalle piccole co-se, da quelle in cui già siamo bravi, come laraccolta differenziata, e migliorarci, miglio-rarci sempre. Differenziare i rifiuti dovrebbeessere un piacere, non un peso, soprattutto inun paese tendenzialmente virtuoso come ilnostro, dove già si raggiungono percentualipari al 70%. Adoperarci perché si abbia lareale consapevolezza che in natura nulla sicrea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma.Quindi, o si differenzia, o si brucia…e brucia-re è sinonimo di inquinare. Se poi consideria-mo che mediamente la natura, per smaltireautonomamente i rifiuti, impiega dai 3 mesidi un torsolo di mela ai 4000 mila anni di unabottiglia di vetro, possiamo facilmente rea-lizzare come le alternative non siano poitante.La situazione non è semplice ma noi siamouna generazione fortunata perché possiamogodere delle più grandi libertà che l’uomoabbia mai avuto nella storia: la libertà di sa-pere, conoscere, informarci…e la libertà discegliere. Possiamo scegliere di accettaretutto passivamente, fingendo che il problemanon ci riguardi, oppure possiamo decidere diessere anche noi eroi del nostro mondo!

Articolo di Carmine Pucino disegni di FabioColarusso

Tutti possiamo fare la differenza... essere degli eroi!Riflessioni sulla salue del nostro pianeta

(di Carmine Pucino)

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Anno 1 �umero 1 Gennaio 2011 Distribuzione gratuitaIl piacere dall'informazione...

DDL 1905: Così saranno la nuove università italianeUno sguardo alla recente riforma del ministro Gelmini

(di Marco Capone)

Da tempo ormai si avvertiva il bisogno di unasostanziale riorganizzazione del sistema diistruzione nazionale, visti anche gli scarsi ri-sultati ottenuti dagli istituti scolastici italianinei confronti di quelli stranieri (*). Perciò, do-po la novella normativa che si occupa dellascuola primaria e secondaria di primo grado(L. 169 del 2008); dopo il riordino anchedella scuola secondaria di secondo grado (po-sto in essere con la medesima legge); arrivaanche la riforma universitaria. Si tratta di unaprofonda modifica di quello che era il tradizio-nale modo di considerare l'organizzazione de-gli atenei. Alcuni dei principali obbiettivisono: evitare gli sprechi di fondi pubblici perl'istruzione, migliorare il livello qualitativo de-gli atenei attraverso l'applicazione del criteriodella meritocrazia, garantire gli studi agli stu-denti più meritevoli con supporti finanziari. Aproposito della razionalizzazione delle spese,nel DDL appena approvato sono state inseritenorme che prevedono la possibilità di accorpa-mento o fusione di università limitrofe. Ciòconsentirebbe di risparmiare sull'amministra-zione garantendo comunque la capillarità delservizio di istruzione. In tema di meritocraziaè stato predisposto un sistema di “abilitazionenazionale” per tutte le figure di docente uni-versitario (ordinario e associato). Pertantonon saranno più i singoli atenei a bandireconcorsi per professore professori, ma questiultimi dovranno superare una selezione unicavalida in tutto il territorio nazionale a cui se-guirà la chiamata da parte della università chenecessita del docente. Altro aspetto fonda-mentale della riforma è la divisione dei compi-ti tra CDA dell'ateneo e Senato accademico. Ilprimo di questi organi è incaricato di assume-re decisioni che riguardano la gestione, edunque le finanze, dell'ateneo; mentre il se-condo dovrebbe occuparsi delle proposte incampo scientifico e didattico. Una interes-sante novità è l'istituzione del “fondo per ilmerito degli studenti”. Con esso sarà garanti-

to, agli studenti più meritevoli, un aiuto econo-mico per poter conseguire il titoloaccademico.Tante buone intenzioni in questa proposta dilegge, ma come sempre succede al nascere diuna riforma che si rispetti, non manca chi hasottolineato le perplessità circa i risultati chetale norma potrebbe produrre. Le obbiezionial provvedimento sono pervenute non solodall'opposizione parlamentare, ma anche e so-pratutto dal mondo accademico e da quellosindacale. Principalmente viene lamentata unagenerale mancanza di finanziamenti pubblicialla cultura, a fronte della volontà di voler ele-vare la qualità degli atenei. Nel medesimosenso, le critiche sono state mosse rispetto altrattamento dei ricercatori, che così come pre-visto nel documento approvato, avrebbero me-no possibilità di poter lavorare negli atenei, inquanto allo scadere del secondo contratto atempo determinato, se non ottengono la quali-fica di docente, dovranno concludere irapporti con l'università. Rispetto alla esi-genza di meritocrazia non pare che lo stru-mento della abilitazione nazionale sia unindissolubile sigillo di garanzia. Nulla infattiimpedisce che anche la selezione attuata a li-vello centrale possa essere contaggiata dainfluenze esterne. Magari dette interferenzepotrebbero essere di natura diversa (politicaprobabilmente, in quanto l'organo predispostoalla scelta è vicino al ministero della pubblicaistruzione) da quelle che intervengono nelsingolo ateneo (realizzate a livello locale eimpostate sulla conoscenza diretta degli orga-ni di ateneo). Di sicuro resta una maggiorepossibilità di controllo dei concorsi nazionali,a fronte del molto più difficile lavoro di verifi-ca circa i tanti concorsi dei singoli atenei; macomunque questo resta solo un criterio indi-cativo. Nemmeno la futura definizione deirapporti tra Senato Accademico e CDAsembra essere esente da critiche. Infatti, attri-buire la scelta dell'indirizzo strategico e fi-

nanziario dell'università ad un organo, nonelettivo (fatta eccezione per la rappresentanzastudentesca), formato anche da membri chenon rivestono ruoli nell'ateneo, con riprovatecapacità manageriali; considerando anchel'introduzione della figura del “direttore gene-rale” che sostituisce quella del “direttoreamministrativo”; denota l'impronta gestiona-le/imprenditoriale che si vuole dare agli entiuniversitari. La presenza di membri esterni èfondamentale per combattere il fenomeno del“nepotismo” ormai divenuto insopportabilenel mondo accademico; ma l'eccessiva estra-neità del CDA rispetto alle personalitàmaggiormente rappresentative degli atenei,potrebbe anche comportare il rischio di as-soggettamento dell'ente a chi non è veramenteinteressato alla scienza e alla cultura. Tuttoquesto pesa di più dal momento che la nuovanorma prevede che il CDA debba formarsiper “designazione o scelta”. In altre parole,non andrebbe dimenticato, che le scuole nonsono industrie, dove ogni decisione deve es-sere adottata sulla logica della differenza tracosti e ricavi, che nel nostro caso sarebberorispettivamente la spesa pubblica per l'uni-versità e le risorse umane create. L'istruzioneè innanzitutto un diritto che va garantito adogni persona. Senza dubbio è arrivato il mo-mento di frenare gli sprechi finanziari e,ancor di più, di cancellare la logica “baroni-stica” che ancora domina alcune realtà acca-demiche, e su questo la riforma offreinteressanti spunti, ma la speranza è che lanuova norma non si trasformi in un'occasioneper ridurre l'autonomia e le risorse dei nostriatenei.

(*) Dati rilevati su “http://www.ilmatti-no.it/articolo.php?id=46551&sez=SCUOLA”

Marco Capone

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Io e tePubblicata da Einaudi ( prezzo 10 eu-ro ), Io e te è l‛ultima fatica lettera-ria di Niccolò Ammaniti.Nel vespaio romano Lorenzo è unamosca travestita da vespa. Una bugialo porta a trascorrere una settimanabianca nella cantina del suo palazzo. Ilgiovane però non ha fatto i conti conOlivia che irrompe nella sua residenzasettimanale con tutta la sua fragilevitalità. Sarà proprio lei a frantumarela campana di vetro che Lorenzo ave-

va saputo costruire intorno a sé, e che lo aveva pre-servato fino ad allora da una vita normale. Come unpittore di ultima generazione, con tinte forti e decise,Ammaniti dipinge una storia di oggi."E tu … tu che hai fatto?Io mi sono messa a canto a te. Poi il motoscafoè partito. E io e te siamo rimasti in cabina conl‛odore della sentina e tutto che vibrava e sbatteva.Io e te?Si – Ha fatto un tiro dalla sigaretta. – Io e te"

Gilda De Feo

NeveScritta dal francese Maxence Fermine, Neve ( Bompia-ni, prezzo 10, 00 euro ) è una storia d‛altri tempi.È bianca , leggera, di un candore smagliante, è neve.Giappone, fine Ottocento. Yuko ha diciassette anni, eama la neve. Le sue poesie sono neve. Ma il nostro giova-ne poeta sente il bisogno di dare colore ai suoi versi ecosì si imbatte nel vecchio Soseki, pittore ormai divenu-to cieco. Poi c‛è Neve l‛amore di Soseki, una funambola,il cui corpo giace in una bara di ghiaccio tra le montagnegiapponesi. L‛amore per la libertà e il dovere di inseguireil proprio piacere sempre e comunque faranno in modo ditenerli uniti nell‛amore e separati dalla morte. È una sto-ria senza tempo, leggera e di un biancore scintillante, co-me un fiocco di neve in una mattina soleggiata d‛inverno.È una storia da leggere, rileggere e conservare dentrodi sé.

La bianchezza viva degli istanti passati a leggere NEVEdeve rivivere in quei rari sorrisi cheincontriamo . Si deve rispecchiarenegli sguardi in cui ci imbattiamo edin quelle parole che non abbiamo il co-raggio di pronunciare.Perché speriamo che almeno qualcosarimanga leggera e pura. Perché spe-riamo che almeno qualcosa rimanganeve …“L‛amore è l‛arte più difficile, escrivere, danzare, comporre sono la stessa cosa cheamare. Funambolismi.“

Gilda De Feo

Consigliati per voi!Le buone letture proposte dalla redazione(di Gilda De Feo)

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DILLO IN RIMA

�asce oggi sul nostro giornalino questa nuova rubrica conl’intento di creare un curioso siparietto sugli accadimenti piùbizzarri, controversi, curiosi o semplicemente degni di nota davoler riportare all’attenzione di tutti con un pizzico di fantasia…

Certo l'attesa è stata tantacome la dama nel suo castelloma oggi il Forum ancor si vanta

di un altro fiore al proprio occhiello.

Volan parole, si narrano eventi,ondeggia libera la fantasia,

lavorando nell'ombra, a fari spenti,tra concretezza, speranze e magia.

Su queste basi e senza pretesecomincia oggi quest'avventurad'informazione per il paese,

nuova scommessa sulla cultura.

Ma adesso basta presentazioni,noi siamo pronti, siam tutti quì,per regalarvi nuove emozioni,buona lettura. . .con Punto G! ! !

Carmine Pucino

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