Quando la Politica incontra l'Educazione

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    Quando lapolitica incontra

    leducazioneLe bibliografie delCentro Documentazione Agesci

    per il Progetto nazionale

    QuadernidelCentro

    Documentaz

    ioneAgesci

    edizionisco

    utfiordaliso

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    a cura di Michele Pandolfelli

    Quando la politicaincontra leducazione

    Le bibliografie del Centro DocumentazioneAgesci per il Progetto nazionale

    Dal civismo di B.-P. allapoliticit dellASCI,dalla scelta alle scelte politiche dellAgesci:

    un percorso documentale che ricostruisce limpegno politico delloscautismo e del guidismo cattolico italiano,

    evidenziando il rapporto tra politica ed educazione

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    Edizione per il Consiglio generale Agesci 2009

    Incaricata del Comitato editoriale @ Rosa Cal A cura di

    @ Michele Pandolfelli Redazione @ Maria Cristina Bertini

    Ricerche e segreteria @ Francesca Pizzetti Progetto

    grafico @ Giovanna Mathis Impaginazione @ Luigi

    Marchitelli Fiordaliso societ cooperativa @ Piazza

    Pasquale Paoli 18, 00186 Roma, www.fiordaliso.it Finito di

    stampare @ aprile 2009

    Centro Documentazione Agesci @ Piazza Pasquale Paoli 18,00186 Roma telefono 06 68166203 fax 06 68166236

    www.agesci.org/settori/documentazione [email protected]

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    Introduzione

    Cap.I Il cittadino buono se attivo

    Cap.II Da apolitici ad impegnati

    II.1 Il cittadino buono se buono

    II.2 La politica prima del partitoII.2.2 Prima del partito: il senso della democraziae della presenza

    II.2.3 Prima del partito: la responsabilit socialeII. 2.4 Prima del partito: ripensare la formazione sociale,

    la Resistenza, la PatriaII.3 Nella politica anche per cambiarla

    II.3.1 Nella politica anche per cambiarla: rinnovaresenza rinnegare

    II.3.2 Nella politica anche per cambiarla: Il Congresso capidellASCI del 1969 e la fine dellapoliticit

    Cap. III Verso la politica, al femminile

    III. 1 Verso la politica al femminile, dalla Norme Direttive allavocazione sociale

    III.2 Verso la politica, al femminile: lavvicinamento alla politicacambia lAssociazione

    Indice

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    III.3 Verso la politica, al femminile: dal dibattito interno nuovescelte per lAGI

    Cap. IV Agesci e politica: dal se al come

    IV. 1 Dal se al come: una scelta politica che fa problemaIV. 2 Dal se al come: le conseguenza della scelta politicaIV.3 Dal se al come: i principi di uneducazione al senso politicoIV.4 Dal se al come: le difficolt nel prendere posizioneIV.5 Dal se al come: i documenti del 1986 e 1988IV.6 Dal se al come: le radici cristiane dellimpegno politico

    Cap.V Le scelte politiche: con giudizio verso il futuroV.1 Le scelte politiche: lAgesci si sporca le maniV.2 Le scelte politiche: orientarsi nellItalia che cambia (1992-1993)V.3 Le scelte politiche: alcune puntualizzazioniV.4 Le scelte politiche: il nuovo Patto AssociativoV.5 Le scelte politiche: ci sta a cuoreV.6 Le scelte politiche: qualche segno di crisi (e di risposta)V.7 Le scelte politiche: uno sguardo al domani

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    Introd

    uzione

    Questo libretto ripercorre il rapporto dello scautismo e delguidismo cat-

    tolico italiano tra educazione e politica a partire dalle moderne ed avan-

    zate intuizioni del fondatore e passando in rassegna testi dellASCI, dellAGI

    e dellAgesci.

    Si sofferma in particolare sulla progressiva scoperta della valenza poli-

    tica delleducazione e sui temi della scelta e delle scelte politiche di

    unassociazione scout.

    Non prende invece in esame in modo specifico leducazione alla politi-

    ca, il suo rapporto con il metodo scout ed i mezzi dello scautismo.

    Considerato anche che i testi al riguardo non sono tantissimi una rifles-

    sione si impone: forse lo scautismo ed ilguidismo cattolico italiano hanno

    sviluppato una riflessione pi ampia e significativa sugli aspetti generali del

    rapporto tra educazione e politica, sulla problematica della scelta politica

    associativa, rispetto ad un lavoro di sistematizzazione e di attualizzazione

    della metodologia e dei mezzi per leducazione alla politica.

    A mio avviso, insieme ad una verifica dei contenuti del libretto rispetto alla

    complessa politica di oggi, sembra essere venuto il tempo per predisporre anche

    strumenti concreti per aiutare i capi a tradurre i principi in progetti, program-

    mi, scelte di attivit.

    Michele PandolfelliIncaricato nazionale alla Documentazione

    Introduzione

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    Il cittadino buonose attivo

    Lo scautismo nasce nel pensiero del suo fondatore con la finalit non solo dimigliorare la qualit dei futuri cittadini (sotto il profilo soprattutto del carat-

    tere, della salute e del servizio al prossimo), ma anche di svilupparne il civi-smo, lattaccamento alla comunit, linteressamento al bene comune, il sensodella solidariet e dei doveri verso la comunit.

    Il movimento scout nasce quindi con uno scopo politico, che concerne tut-tavia quellinsieme di valori, comportamenti e scelte precedente alla divisionedei futuri cittadini tra diversi partiti, diversi programmi e diversi candidati.

    Anche se non partitica la politicit delleducazione in B.-P. comporta

    comunque alcune scelte pi concrete: unidea di nazione e Patria come elemen-to di coesione sociale e apertura ad una fratellanza mondiale, il rifiuto di ogniestremismo politico, economico, sociale.

    Cos intesa la politica non pu non essere intrecciata con lazione educativa.

    il carattere dei suoi cittadini, non la forza delle sue armi, che eleva unPaese al di sopra degli altri.

    Giocare il gioco, Nuova Fiordaliso, Roma 1997, p.45gi in Headquarters Gazette, gennaio 1914

    Lo scautismo nasce con B.-P. per uno scopo politico: scopriamolo

    insieme

    Capitolo I

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    Lo scautismo un gioco per ragazzi, diretto dai ragazzi, in cui fratelli mag-giori possono dare ai loro fratelli pi giovani un ambiente sereno, incorag-giandoli ad attivit sane che li aiuteranno a sviluppare il loro civismo.

    La pi forte attrattiva che lo scautismo esercita mediante lo studio della

    natura e la scienza dei boschi. Esso si occupa della persona, non della massa, ecoltiva sia le doti intellettuali, sia quelle puramente fisiche o morali.

    Dal suo inizio il metodo scout ha puntato a questi scopi; ora per espe-rienza sappiamo che esso li raggiunge, purch sia correttamente adoperato.

    Suggerimenti per leducatore scout, Ancora, Milano 1989, p.38

    Lo scopo delleducazione scout quello di migliorare la qualit dei nostri

    futuri cittadini, specialmente per quanto riguarda ilcarattere e lasalute; disostituire legoismo con il servizio e di rendere ciascun giovane efficiente, sianel fisico che nel morale, al fine di utilizzare questa efficienza al serviziodella comunit.

    Il civismo stato definito in poche parole attaccamento alla comunit.In un paese libero facile, ed anche piuttosto comune, che uno si consideribuon cittadino solo perch osserva le leggi, fa il suo lavoro, ed esprime la sua

    scelta politica, nello sport ed in altre attivit, lasciando che gli altri si pre-occupino del benessere della nazione. Questo un concetto passivo del civismo.Ma cittadini passivi non bastano per difendere nel mondo i principi della

    libert, della giustizia, dellonore. Per far questo occorre essere cittadini atti-vi. E non immaginatevi di avere dei diritti nel mondo oltre a quelli che viconquisterete da voi. Avete diritto di essere creduto se ve lo guadagnatedicendo sempre la verit e avete diritto di andare in prigione se ve lo gua-

    dagnate rubando; ma ci sono tanti che vanno in giro proclamando i loro dirit-ti senza aver mai fatto nulla per guadagnarseli. Non fate come loro. Nonaccampate alcun diritto senza aver fatto prima il vostro dovere.

    Lo Scautismo per i ragazzi, A. Salani, Firenze, 1947, pp.240-241

    Leducazione al servizio non una questione puramente teorica ma si svi-luppa in due fasi distinte: ingenerare lo spirito di buona volont, creare occa-sioni che consentano di esprimere concretamente tale spirito.

    Leducazione al servizio si attua soprattutto attraverso lesempio del capo,che deve dare la giusta impostazione nel suo dedicarsi al servizio del ragaz-

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    zo, in spirito di attaccamento alla comunit, esclusivamente per la gioia difarlo e senza alcun pensiero di ricompensa materiale.

    Spetta anche a lui creare occasioni di espressione concreta di questo spi-rito, proponendo ai ragazzi specifiche attivit di servizio al prossimo.

    I servizi pubblici sono il mezzo migliore per insegnare praticamente i sen-timenti del dovere verso la comunit, dellamore verso il proprio paese e del-labnegazione.

    Il lavoro degli scout che in tempo di pace ed in tempo di guerra si sonovolontariamente assunti compiti difficili al servizio del proprio paese, in sstesso una prova dellentusiasmo dei ragazzi nel fare del buon lavoro e dellaloro prontezza nel rendersi utili laddove scorgono una buona causa.

    In questo senso abbiamo un mezzo potente per sviluppare praticamentelideale del civismo.

    Suggerimenti per leducatore scout, Ancora, Milano 1989, pp.122-123

    Perch i ragazzi imparino i loro doveri di cittadini essenziale che sianointrodotti gli elementi essenziali della vita civica, ne comprendano i principie le teorie ed imparino, nella misura del possibile, il funzionamento della

    macchina dello Stato.Per spiegare tali materie spesso utile partire da un esempio concretoben conosciuto dai vostri allievi.

    Il seguente, ad esempio, un breve schema su un soggetto, lagente di poli-zia soprannominato Bobby, da Robert Peel, fondatore del corpo di polizia.

    Il suo dovere di mantenere lordine pubblico, e quindi di proteggere icittadini pi deboli e pi pacifici. Il governo ha promosso leggi che proteg-

    gono i diritti del cittadino che cos non obbligato a combattere per essi, eche assicurano a tutti unuguale giustizia. Se ognuno facesse di testa sua cisarebbe altrettanta confusione che se tutto il traffico di una strada fosselibero di percorrere qualunque parte di essa e di muoversi a suo piacimento.

    Se cos venisse permesso, non vi sarebbe progresso. Il governo che fa leleggi formato da uomini scelti dal popolo per operare per la sua protezione.

    Quindi vanno spiegate le elezioni e il funzionamento del Parlamento, ilruolo dei partiti politici, del consiglio dei ministri, del Re ecc.

    I poteri locali si possono illustrare portando i ragazzi a conoscere il sin-daco e facendo seguito con la costituzione ed i compiti del consiglio comu-

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    nale, delle commissioni per la sanit, dellistruzione, ecc.Unutile attivit di leggere settimanalmente un sommario delle notizie

    riportate dal giornale, commentandole e spiegandole, e traendone quindiargomenti che si prestino ad un dibattito tra i ragazzi. Questi dibattiti pos-

    sono esser condotti secondo la normale procedura di una riunione formale,con uno che presiede, altri che propongono od appoggiano mozioni o emen-damenti, un ordinato dibattito concluso con la messa ai voti ed eventualeapprovazione delle mozioni.

    Ci d ai ragazzi unidea di come i dibattiti sono condotti in Parlamento o alconsiglio comunale, e pu poi essere applicato alle attivit di reparto, sia nellaCorte dOnore che nella discussione di ogni questione sottoposta ai ragazzi, cos

    da educarli a una rigorosa giustizia ed allascolto delle due tesi contrapposte.Ma il mezzo pi importante per la formazione del cittadino rimane, anco-

    ra una volta, lesempio del capo. ci che il capo fa, e non tanto quello chedice, che influenza il ragazzo. Nel divenire capi, avete iniziato a dare unaprova concreta del segreto vero del buon civismo, che poi anche il segretodel successo di ogni scelta professionale: avete scelto di essere capi non perquello che potete trarne fuori, ma per quello che ci metterete dentro.

    Taccuino, Nuova Fiordaliso, Roma 2001, pp.68-72gi in Chiacchierata sul civismo al primo corso di Formazione capi,Headquarters Gazette, July 1914

    Per la formazione del buon cittadino in primo luogo essenziale insegnareal ragazzo che egli personalmente responsabile di se stesso, dello sviluppodella propria salute e del proprio carattere, ed anche della propria carriera;

    inoltre occorre insegnargli ad essere un individuo responsabile, uno cio sucui genitori e superiori possano fare affidamento; infine ad avere il senso delsuo dovere e delle sue responsabilit verso la comunit di cui membro.

    Giocare il gioco, Nuova Fiordaliso, Roma 1997, p.147gi in The Scouter, maggio 1930

    Doveri degli scouts in quanto cittadini. Ogni scout deve prepararsi a divenireun buon cittadino per il suo Paese e per il mondo.

    Per questo dovete cominciare, sin da ragazzi, a considerare ogni altroragazzo come un amico. Ricordate che, siate ricchi o poveri, di citt o di 9

    Capito

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    campagna, il vostro dovere di stare spalla a spalla per sostenere tutti ilvostro Paese. Se siete divisi tra di voi, danneggiate il Paese. Dovete metterda parte i vostri contrasti.

    () Non pensate a voi stessi, ma al vostro Paese ed al bene che il vostro

    lavoro potr apportare al prossimo. Poi quando sarete cresciuti, avrete dirit-to al voto e cos prenderete parte al governo del vostro Paese. E vi sentireteportati, almeno molti di voi lo saranno, ad appartenere automaticamente allostesso partito politico a cui appartiene vostro padre o i vostri amici. Io nonlo farei, se fossi in voi. Io vorrei ascoltare ci che ogni partito ha da dire. Seascoltate un solo partito certamente finirete per convincervi che quello ilsolo che ha ragione, e tutti gli altri debbono avere torto. Ma se vi prendete

    la pena di sentirne un altro, potrebbe capitarvi di concludere che, dopo tutto, questo che ha ragione ed il primo ha torto. Il punto di ascoltarli tutti,ma di non lasciarsi persuadere da nessuno in particolare.

    Siate quindi uomini, fatevi una vostra idea e decidete da soli ci che,secondo il vostro giudizio, meglio dal punto di vista nazionale, - e non perqualche piccola questione locale - e votate per quel partito finch esso con-tinua ad agire nel modo giusto e cio per il bene della comunit nazionale.

    Molta gente si lascia trascinare da qualche nuovo uomo politico per amore diqualche nuova idea estremista. Non credete mai nellidea di un uomo prima chequesta sia stata ben studiata e considerata da ogni punto di vista. Le idee estre-miste assai di rado valgono qualche cosa; se andrete a cercare nella storia vi accor-gerete che quasi sempre sono state gi provate in qualche luogo ed hannofatto fallimento.

    Scautismo per ragazzi, Nuova Fiordaliso, Roma 2000, pp.348-350

    Il maggior servizio che puoi fare per la comunit come buon cittadino diprendere parte alla vita pubblica. Con questo intendo riferirmi al livello muni-cipale e locale. Ma per far ci, se vuoi riuscire, bene che ti prepari propriocome ti prepareresti per una gara sportiva o per sostenere un esame. Troppientrano in politica solo perch hanno il dono della parlantina o qualchenozione mal digerita su come la cosa pubblica dovrebbe essere condotta,mentre in realt non hanno alcuna esperienza o conoscenza della materia.Occorre invece avere una solida base di conoscenza dellamministrazionelocale e dei suoi scopi, metodi e compiti.10

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    Alla maggiore et poi avrai il privilegio di votare per il Parlamento. Percidevi renderti capace di assumere questa responsabilit e di tenere il tuo postonel grande gioco della vita sociale.

    Guida da te la tua canoa, Nuova Fiordaliso, Roma 2001,

    pp.66-67, gi in La strada verso il successo, pp.171-173

    La mia e la vostra Patria non sono sorte dal nulla. Sono state create da uomi-ni e donne con notevole duro lavoro e dure battaglie, spesso con il sacrificiodelle loro vite, cio con il loro patriottismo pienamente sentito.

    In tutto quello che fate, pensate prima di ogni altra cosa alla vostraPatria. Non impiegate tutto il vostro tempo ed il vostro denaro soltanto per

    divertirvi, ma pensate prima a come potete rendervi utili per il bene comu-ne. Quando avrete fatto questo, potrete onestamente e giustamente divertir-vi a modo vostro.

    Forse non riuscite a capire come un semplice ragazzo ancora cos giova-ne possa essere utile alla Patria, ma diventando scout e mettendo in praticala Legge ogni ragazzo pu rendersi utile.

    La mia Patria prima di me stesso sia il vostro motto.

    Scautismo per ragazzi, Nuova Fiordaliso, Roma 2000, p.42

    Leducazione ha oggi il difficile compito di insegnare ai giovani come viverequando levoluzione sociale e le condizioni di vita cambiano cos rapidamen-te; ma evidente che gran parte della formazione scolastica tradizionale scomparsa, e anche che, in senso generale, la razza umana non ancora civi-lizzata.

    Non fa particolarmente onore n a noi n al nostro modo di educare inostri figli il fatto si debbano ancora ricorrere a metodi primitivi per la riso-luzione dei nostri litigi. Molti paesi insegnano ai loro figli il patriottismo, matroppo spesso si tratta di falso patriottismo, che si contenta di agitare ban-diere e di spingere in alto il proprio Paese sopra agli altri.

    Uno spirito pi ampio e generoso necessario per un patriottismo pi auten-tico, tale da riunire insieme, con la pratica di uno spirito di reciprocit disinte-ressata, i vari settori e fazioni in un tutto unico, e tale da estendere tale spiritoper guardare al di l delle frontiere o degli interessi particolari del proprio Paesee considerare con comprensione le aspirazioni degli altri. Il vero patriota sapr 11

    Capito

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    vedere le cose dal punto di vista del proprio vicino oltrech dal proprio, e coo-perare con lui anzich prepararsi a combatterlo.

    Naturalmente penserete che tale idealismo sia assai bello, ma utopisticoe non attuabile. Dobbiamo ricordare tuttavia che nessun serio tentativo

    stato finora fatto per instillare tali idee nella mente e nel modo di agire dellagenerazione attuale o di quella futura, le quali non sono mai state educate atale spirito. proprio questo tipo di mentalit che cerchiamo di svilupparenegli scouts e nelle guide, con risultati fino ad oggi estremamente incorag-gianti.

    () Noi insegniamo loro, oltre alla salute fisica e a un carattere forte,anzitutto il patriottismo per il loro Paese, il sostegno in esso alle autorit

    costituite e la ricerca dellunit e della concordia allinterno dei suoi confini;in secondo luogo, la buona volont e la cooperazione coi loro fratelli in altriPaesi. Per promuovere questo secondo punto teniamo ogni quattro anni unraduno internazionale o Jamboree, in cui i contingenti vengono da tutti glialtri Paesi per accamparsi insieme e imparare a conoscersi e a comprendersia vicenda e formare amicizie reciproche.

    da un messaggio radiofonico al popolo americano, gennaio 1935

    Taccuino, Nuova Fiordaliso, Roma 2001, pp.278-279,gi inJamboree, July 1935

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    II.1 Il cittadino buono se buono

    NellASCI, fino ai primi anni 50, il rapporto tra politica ed educazione vistoin termini parzialmente diversi dal pensiero di B.-P.: lAssociazione apolitica(evitare scrupolosamente il contatto con la politica) in quanto si considerala politica solo come competizione di parte, cui occorre contrapporre lamore diPatria e leducazione ai doveri verso la Patria.

    messo in ombra il civismo attivo e critico di B.-P.: il buon cittadino soprattutto caratterizzato dalla disciplina, dalla carit, dal servizio di pubblicautilit.

    Sul tema alcuni testi tratti da LEsploratore degli anni 20 e dalle NormeDirettive.

    Sunto schematico per conferenze di propaganda scautistica

    Cosa sono i Giovani Esploratori (Scouts)I Giovani esploratori sono membri di una organizzazione moderna, recen-

    tissima, che non ha 15 anni di vita, ideata ed abbozzata per la prima voltadurante la guerra anglo-boera, dal generale inglese Sir Robert Baden-Powell. 13

    Capito

    loIIDaapoliticiadimpegnati

    Da apolitici ad impegnati

    Il cammino dellASCI nel rapporto tra educazione e politica

    Capitolo II

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    I Giovani esploratori fanno nella pace, e senza militarismo, il lavoro degliesploratori militari, molto noti soprattutto negli eserciti coloniali. Ma lofanno con un sistema, con un congegno di esercitazioni pratiche e di giuo-chi tuttaltro che bellicosi, altamente psicologico ed educativo.

    () Lo scautismo piace agli educatori e ai governi perch produce e coltivabuoni cittadini, utilissimi anche per la guerra, ma specialmente come attivitpreziose nelle opere benefiche e sollievo delle private e pubbliche sventure.

    Doveri verso la PatriaI doveri verso la Patria vengono subito appresso. Lamor di Patria, senza

    lamor dIddio, una forzatura, una artificiosit senza base, effimera quantoappariscente, lamor dIddio disgiunto dallamor di Patria semplicemente

    unassurdit da idioti, inventata dallo spirito maligno e sfruttata per gli idio-ti con satanica perseveranza.

    LEsploratore, n. 1, 1920, p.[3]

    Apoliticit

    Il nostro valentissimo Commissario don Emilio Fagioli nel forte discorso da

    lui pronunciato innanzi allArcivescovo di Bologna e agli esploratori di quel-lottimo Commissariato, in occasione della costituzione del proprioPatronato, diceva, tra laltro, le seguenti parole che ci piace riportare comeuna felicissima sintesi del pensiero e delle direttive generali della nostraAssociazione, nella delicatissima questione della nostra pi rigida e lealeapoliticit.

    Per concorrere allopera del Governo nella preparazione della gioventitaliana ai doveri della milizia, compiemmo con un buon esito nello scorsoanno scolastico corsi di Istruzione Premilitare ed altri ne abbiamo iniziatiquestanno, ottenendo cos di facilitare ai giovani lacquisto dei vantaggisenza toglierli al loro ambiente naturale.

    questo un piccolo contributo che intendiamo portare a quella rinascitadi valori nazionali che parevano distrutti per sempre: n per noi questo unsemplice dovere contingente, ma espressione di quellamor di patria che noiabbiamo come determinazione importante del precetto cristiano della carit.

    () Ma premesso questo, la nobile concezione che noi abbiamo del dove-14Quand

    olapoliticaincontraleducazione

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    re di educare la giovane generazione, ci fa scrupolosamente evitare ogni con-tatto dello scautismo con la politica.

    Preparando dei giovani di carattere, che sappiano essere disciplinati peramore, noi confidiamo di preparare ottimi cittadini, che, a tempo opportuno,

    sapranno scegliere il loro posto dazione, e, se necessita di combattimento.Tutti i programmi di onest politica avranno bisogno di essere attuati da

    cittadini sani di mente, di cuore, come di corpo e noi miriamo con loperanostra a formare tali cittadini, ricchezza e vanto e onore vero dItalia.

    Il mettere i giovani nella necessit di prendere posizioni in questioni chenon possono conoscere a causa della loro et , secondo noi, un errore peda-gogico; il porli poi in mezzo alle odiose competizioni di parte, nelle quali si

    fa strazio dei princpi di disciplina e amore , a parer nostro, un criminemorale, una corruzione dellanimo dei nostri giovani e dei nostri fanciulli.Ci che particolarmente ci piace nellenergica parola del nostro amico e

    collega il passaggio dallidea di patriottismo sano e reale, quale quello chelASCI educa nel cuore dei suoi giovani cavalieri, allidea di apoliticit consi-derata come un dovere pedagogico, elementare.

    Il ragazzo non deve essere tentato a far della politica sotto il pretesto

    dellamor di patria.Lamor di patria un sentimento che dobbiamo innalzare cos fervidamen-te a valore generale, da considerarlo, come , un dovere di tutti e non un pri-vilegio di parte!

    LEsploratore, n. 1, 1923, p.[2-3]

    Norme Direttive 1945

    1 - Scopo - Scopo dellAssociazione Scautistica Cattolica Italiana -(Esploratori dItalia) - quello di sviluppare nei giovani italiani, applicandoil sistema educativo scautistico del Generale Lord Baden-Powell, le doti delbuon cristiano e buon cittadino, formandone il carattere; inducendo in loroabitudini di osservazione, di disciplina, di fiducia in se stessi; inculcando lalealt, la carit verso gli altri; preparandoli a servizi di pubblica utilit;avviandoli a lavori e specializzazioni in vista del loro orientamento professio-nale; promuovendo, in una parola, il loro sviluppo fisico, intellettuale emorale, con la vita allaperto ed il contatto con la natura. 15

    Capito

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    3 - Politica - LASCI non fa parte di alcuna organizzazione politica, e i suoiDirigenti non possono essere esponenti di partiti politici.

    Non permesso ai suoi associati, di qualunque categoria, classe e grado,di partecipare in uniforme a riunioni e manifestazioni, di carattere politico.

    Norme Direttive ASCI, 1945, p.5-6

    Norme Direttive 1949

    Politica18) LASCI non fa parte di alcuna organizzazione politica. I suoi Dirigenti

    effettivi non possono essere esponenti n avere cariche in partiti politici.

    19) Gli organi dellAssociazione non possono come tali, prendere iniziative dicarattere politico, e non permesso ai soci, di qualunque categoria, classe e gradodi partecipare in uniforme a riunioni e manifestazioni di carattere politico.

    Norme Direttive ASCI, 1949, p.5-6

    II.2 La politica prima del partito

    I testi che seguono danno lidea della progressiva maturazione delle ideenellASCI e quindi della riappropriazione di una dimensione della politica chenon si identifica nella lotta partitica.

    una dimensione nella quale lAssociazione pu giocare un ruolo e per laquale lazione educativa importante.

    Prima del partito: il senso della democrazia e della presenza

    Negli scritti che seguono ecco alcuni esempi di dimensione politica pre-partiti-ca: adesione dello scautismo alla democrazia e quindi importanza dellaspettocivico delleducazione; impegno del rover nel servizio alla comunit e quindiconseguenti prese di posizione del Movimento del roverismo.

    Con il numero del 1956 sulla politica la redazione di R/S Servire iniziaun cammino di maturazione nel rapporto tra fede, educazione scout e politica:Cristianesimo come presenza attiva e generosa (che opera per unificare);necessit quindi per i cristiani di essere presenti e impegnati nella vita socia-le; necessit di un servizio dei rovers come presenza attiva nella comunit.

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    1. Nel 1953 entr in vigore una nuova legge elettorale, con sistema proporzionale, con premio di mag-

    gioranza per la lista che avesse ottenuto la maggioranza assoluta (50% + 1). La coalizione di governo

    (DC, PRI, PSDI e PLI) non raggiunse il quorum.

    Aspetto civico del nostro lavoro di capi

    Siamo soliti vedere il nostro lavoro di capi sotto laspetto della formazionemorale, individuale, eccetera, senza considerare laltro aspetto conseguente

    e fondamentale del nostro lavoro: quello della preparazione del cittadino allavita civica che della formazione sociale basilare concretizzazione.

    Se analizziamo solo da un punto di vista statistico i risultati delle recen-ti consultazioni elettorali1 (e non possiamo esimerci dal ritornare su di essi),concluderemo necessariamente che i nuovi elettori sono almeno disorientatidi fronte a quella societ cui noi aspiriamo. Dovremmo soffermarci a consi-derare questo risultato come conseguenza di inadeguata ed inefficiente azio-

    ne dei Cattolici fra i giovani, perch proprio laspetto civico delleducazione trascurato. La democrazia cosa estremamente difficile in Italia: diffici-le tra i giovani, per i quali troppe volte assume espressioni teorico-filosofi-che ma poi essi sono incapaci di giungere a realizzazioni pratiche. diffici-le per gli uomini di mezza et, per i quali si rende troppo spesso inconcilia-bile con le esigenze concrete di Giustizia, con la realizzazione delle istanzesociali che costituiscono la pi pressante esigenze, inconciliabile con il dif-

    fuso spirito di arrivismo. difficile per i vecchi, legati alla tradizionale artedel possibile, ed ancorati a schemi rigidi e tradizionali.Un Associazione come la nostra che ha fini e mezzi che si inquadrano pre-

    cisamente nellaspirazione di ordine, gerarchia, servizio, attraverso la forma-zione e lespressione della personalit umana del ragazzo, del giovane, conun inquadramento delle sue qualit e della espressione della sua vita nellor-dine e nella valorizzazione della comunit, non pu non esprimere la sua con-

    creta aderenza ad un regime politico di democrazia. Non far per questo dellapolitica, e non dovr piegare verso questo o quel partito (pur potendo tut-tavia dare, anche nella sua azione educativa, elementi indicativi verso quel-le aspirazioni cristiane e democratiche che sono il fondamento di una possi-bile democrazia in Italia).

    Samuele Andreucci, Estote Parati, n. 11/12, 1953, pp.271-272

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    La politica e lAssociazione

    Ebbene, a me pare che sulla politica in generale e sullAssociazione ci sianomolte altre cose da dire.

    Innanzi tutto il famoso articolo 19 delle Norme Direttive, se vieta agliorgani dellAssociazione come tali, di prendere iniziative di carattere politi-co, lo vieta, io credo, per quel che riguarda la politica intesa come quotidia-no disinvolto e spregiudicato intrigo e compromesso di partito e non certoper quel che riguarda la politica intesa come pu benissimo e deve essereintesa, nellinsieme degli affari e dei problemi della collettivit (sociali, eco-nomici, civili ).

    Anzi, leducazione e la formazione politica debbono essere compiti preci-pui ed obbiettivi ben chiari per una Associazione che, come la nostra, miraalla realizzazione del cittadino completo.

    Ora, se questi compiti e questi fini investono tutto il Movimento comecomplesso organico e logica successione di stadi e di tappe, essi toccanosoprattutto la fase conclusiva di tutto il processo formativo dello scautismo,quella che si rivolge ormai a dei giovani uomini, e cio il roverismo.

    In unepoca in cui ogni comportamento umano assume una necessariadimensione politica e in cui pi nessun problema sfugge ad una decisioneugualmente politica, estremamente necessario che il clan partecipi attiva-mente alla formazione del giudizio e della coscienza politica dei rovers finoal punto di poter accompagnare questi alla soglia di un vero e proprio impe-gno, che impegno (i francesi direbbero engagement) al servizio dellacomunit, cio impegno sociale, essenza stessa e punto darrivo delleduca-

    zione scout.Il servizio dunque, oltrech il dovere di cittadino, esige che si prestiattenzione ai problemi agitati sul piano politico e alle soluzioni ad essi pro-poste, giacch un impegno del tipo di cui dicevo, non pu evidentementeprescindere dalla realt di unepoca che quotidianamente viviamo.

    () Non certo il caso di parlare di un impegno politico del Movimento- se ne parl nellultimo congresso della Route francese e le risoluzioni furo-no veramente indovinate, come a suo tempo esponemmo - che non pu tra-sformarsi in forza politica e non pu prendere lapparenza di un partito cui

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    spetti il compito di dettare le forme dellimpegno: queste debbono rimanereaffidate alla coscienza di ognuno, mentre una presa di posizione in un sensoben definito assume quasi laspetto di direttiva e tronca la possibilit dellaformazione di un giudizio libero e personale; ma il Movimento ed il roveri-

    smo possono e debbono prima di tutto esaminare con chiarezza le grandi cor-renti politiche moderne alla luce delle scoperte realizzate dallo scautismo, epoi, in certi casi, daspetto e dincidenza politica, non possono sottrarsi, amio avviso, a delle vere e proprie prese di posizione.

    Ripeto che occorre ben distinguere i due settori delleducazione politicadel rover e dell impegno politico del Movimento, educazione che va curatain armonia con tutto il resto della formazione scout, impegno che deve inten-

    dersi come preoccupazione che quella formazione si compia.Romolo A. Staccioli, Strade al sole, n. 3, 1955, pp.47-48

    Per dare un senso alla vita politica

    Tradiremmo una missione se non ci impegnassimo a far pensare i giovani: acosto della impopolarit, a costo di dover andare contro tutto un modo

    comune e diffuso di sentire e di ragionare.Abbiamo steso questo numero sul problema politico perch i giovaniprendano coscienza dellepoca in cui Dio li ha posti, del volto della propriaterra, dellistanze operanti nel proprio secolo.

    Per educarli ad accettare o a respingere, a distruggere o ad edificare, dopoaver lungamente meditato. Per far loro sentire che la politica non solitacosa sporca su cui gettare il disprezzo ed indegna della minima delle con-

    siderazioni, ma un momento, n tra i pi piccoli n tra i meno fondamen-tali, dellesprimersi dello spirito umano.Estraniarsene per cercare soluzioni non impegnative o per il rifiuto di una

    sofferta ricerca, pu essere talora tradimento; sempre causa di drammi avenire di cui saranno vittime quelli che verranno dopo.

    () Se abbiamo coscienza, e non possiamo non averla, che ilCristianesimo misura ed interpretazione di tutta la vita e di ogni atteggia-mento dello spirito, esso non pu disinteressarsi di quanto luomo realizzanei rapporti comunitari con altri uomini.

    Fu lerrore di epoche recenti: quella di coloro che volevano il CristianesimoCapito

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    come fatto personale i cui confini coincidevano con le soglie delle sacrestie,fuori delle quali ci sono altre misure di valutazione - les affaires sont affaires -altre dottrine pi concrete, altre visuali pi utili e feconde.

    () Il Cristianesimo primariamente presenza: operante, attiva, genero-

    sa, in tutti i settori delle attivit umane, in tutte le pieghe dei bisogni edelle aspirazioni delluomo.

    Ma sia chiaro: il Cristianesimo vita e come tale principio di unifica-zione di parti, di assimilazione di parti, di orientamento di idee e non di giu-stapposizione meccanica ed esteriore di elementi eterogenei. Tutto ci chefa suo, santifica e finalizza oltre il tempo, a Dio ed forza viva che penetrasenza spezzare, che edifica senza mortificare, che dilata senza spegnere. Non

    qualcosa da contrapporre ad altre cose: non n partito, n setta, n fazio-ne: un tutto nuovo e rinnovante che il Maestro ha posto nella storia perorientarla allEterno, comunione di uomini con Cristo e di uomini a uominiin Cristo redenti.

    R/S Servire, n. 3-4-5, 1956, pp.8-10

    Coscienza e presenza

    Da quanto precede dovrebbe risultare ormai chiaro come un giudizio negati-vo sulla politica (del tipo la politica una cosa sporca; non immischiamo-cene) comportante ulteriormente un nostro abbandono del campo, sia, oltreche una colpa, anche del tutto illusorio. In realt, che noi restiamo in campo,o meno, la politica continua ad entrare nella nostra vita di ogni giorno, dirdi pi, continua a determinarci.

    () C unintima correlazione tra come il Paese e come (e quindi ancheda chi) viene diretto. difficile che unamministrazione buona venga espressada un Paese corrotto, arretrato, con masse ignoranti; e un Paese mal diretto cimette molto pi tempo del necessario e arriva col fiato grosso a mete facilmen-te raggiungibili ove la direzione fosse stata in mani pi capaci. Ma su questoforse tutti concordiamo, per concludere per: Ma noi, cosa possiamo farci?. Ela conclusione tipica di chi abituato a fare, e fare bene, nel proprio campodi attivit, e quindi non pu permettersi il lusso di pensare ad altro.

    () Come essere presenti? La risposta non pu essere che personale.Dipende dai talenti di cui ciascuno provvisto, talenti che sono la sua capa-

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    cit (intelligenza, volont, generosit) e la situazione particolare (tempo eluogo) in cui si trova ad operare. Ma quella situazione particolare non isolatache molto relativamente da una realt pi generale, che quella del Paese inte-ro e addirittura del complesso internazionale in cui il nostro Paese parte.

    Nessuno di noi si trova nelle stesse condizioni, nella stessa situazionepersonale, di un altro. Ciascuno ha da affrontare i suoi problemi, la sua situa-zione particolare. I modi dessere presente nella politica sono dunque alme-no tanti quanti sono coloro che vi pensano.

    () molto importante scegliere bene: scegliere cio lazione pi con-sona alle necessit e possibilit del Paese, nella situazione in cui si trova,evitando non solo gli errori, ma anche la dispersione delle preziose energie.

    () La Redazione di R/S Servire propone pertanto, in questo numero, laconsiderazione di una realt molto vasta, colla precisa idea di contribuire allaformazione di un supporto culturale profondo e solido nei rovers al momen-to del loro ingresso nella vita sociale.

    Noi siamo convinti che un movimento giovanile o si propone in terminidi rinnovamento della situazione, di superamento delle vecchie strutture, didiagnosi serena ma spietata dei mali della societ in cui vive, - o non , non

    ha ragione di essere.() Stanno sorgendo accanto ai nostri clan i primi nuclei di quella chevorremmo fosse la Comunit dei rover-scouts. Il raggio del loro interesse,della loro azione, va oltre il servizio reso al mondo giovanile italiano. Se ilrover fa servizio nellASCI, lo deve fare a ragion veduta non solo di tutto ilmondo giovanile italiano, ma di una pi generale realt economica, sociale,politica, su cui esso si muove, e quindi perch ha giudicato che dati i suoi

    talenti ci rappresenta quanto di meglio egli pu fare per rendere servizio.R/S Servire, n. 3-4-5, 1956, pp.11-14

    La nostra presenza

    Il disinteresse che tutti ben conosciamo per i problemi comunitari, civici evia discorrendo, trova qui le sue radici pi profonde. Ed per questo, siadetto per inciso, che lazione volontaristica, associativa anche nel nostrocampo, scout, trova poca rispondenza nellopinione pubblica. La gente non abituata, e abbiamo ora chiare le radici storiche di questo modo di ragiona-

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    re, alla vita democratica, ai corpi intermedi, alle libere associazioni. Non questione di carattere latino o carattere nordico; queste sono astrazioni.Il problema di tradizione, di corso storico. E, attenzione, non si pu capo-volgerlo se non si capovolge il cerchio di problemi che vi collegato. ()

    Per conto mio, ritengo che il roverismo, che il clan, riescano a non eludere ilcampo di interesse (vastissimo) del giovane rover solo in tanto quanto gli sioffrano come strumento totale di comprensione della realt in cui ci muovia-mo, quindi come centro focale della coscienza di tutti i relativi problemi difondo. E quello che noi abbiamo proposto ai rovers in questo numero di R/SServire va specificato nei termini della comunit in cui ogni clan vive, rap-portato cio a questa realt pi particolare. Presa dunque di coscienza tota-

    le, e del particolare entro il totale.R/S Servire, n. 3-4-5, 1956, pp.62-63

    Prima del partito: la responsabilit sociale

    Un grande esperto di educazione, Piero Bertolini, negli anni 50 individuavacome dimensione pre-partitica della politica il senso della responsabilit indi-

    viduale e soprattutto sociale, che egli vede fortemente carente nella gioventitaliana di quel periodo (cos come B.-P. la vedeva carente nella giovent bri-tannica di fine 800).

    Su questo terreno lo scautismo italiano ed in particolare il roverismo pos-sono fare molto: leducazione alla responsabilit sociale pu diventare unedu-cazione alle scelte e ad un impegno politico inteso come collaborazione allacostruzione della comunit umana.

    Sullestote parati fondato laspetto civico delleducazione scout.

    Leducazione civica al senso di responsabilit

    Anche Baden-Powell denuncia la mancanza di responsabilit come una delledebolezze e uno degli aspetti negativi pi gravi che travagliano la presentegenerazione, tanto da considerare lazione preventiva nei suoi riguardi come ilcompito pi importante di qualsiasi sforzo educativo; per questo egli concep loscautismo precisamente nel senso di una scuola di responsabilit, alla quale,cio, assegnata limportante funzione dello sviluppo, nella personalit del

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    ragazzo, di questa fondamentale qualit del carattere. La sua insistenza sullavirt dellaltruismo e sulla lotta, direi quasi senza quartiere, contro ogni formadi individualismo e di egoismo, ne rendono particolarmente chiara lintenzione.

    Quali sono, dunque, i fondamenti essenziali del concetto di responsabili-

    t? E quale ne il pi intimo significato? A tal proposito si deve prima ditutto osservare che il senso della responsabilit nasce su di un terreno emi-nentemente sociale; anzi, in realt, si pu affermare che ovunque ci sia unasociet, ossia un rapporto umano, l presente in qualche modo la respon-sabilit. () Del resto, che la responsabilit sia un fatto essenzialmentesociale anche dimostrato dalla constatazione che tutte le attivit e le azio-ni di ogni singolo individuo, inserendosi nel complesso delle altre attivit e

    delle altre azioni, acquistano unimportanza non solo per lui, ma anche pertutti gli altri uomini: essere responsabili, cos, significa accettare le conse-guenze di ci che facciamo, o, per dirlo in termini diversi, assumersi in anti-cipo il peso dei risultati delle nostre azioni.

    () Essere responsabili significa, quindi, sapersi dominare e controllarein modo da agire solo quando si relativamente sicuri delle conseguenzeche la nostra azione pu produrre non solo a noi stessi; significa essere coe-

    renti nella nostra azione con il nostro pensiero, tenendo tuttavia ben pre-sente che una previsione totale del futuro non possibile (e guai se lofosse, perch essa renderebbe addirittura nulla la stessa responsabilit):significa essere aperti socialmente sia nel rispetto dei risultati degli altri sianel rispetto per ciascuna personalit umana, sia, infine, nel riconoscimentodella situazione e di problemi che la societ invita a risolvere. () Ecco per-ch, quando si afferma che la crisi della societ contemporanea una crisi

    di responsabilit, si intende sottolineare la duplice mancanza, di un vivo eprofondo spirito sociale e comunitario, e di una solida capacit personale adaffrontare consapevolmente e criticamente i problemi principali di oggi. Edecco perch lo scautismo pu essere considerato, a mio giudizio, come unelemento importante nel tentativo di risolvere questa crisi: esso consideraleducazione alla responsabilit non tanto come un semplice ramo dellinte-ro processo educativo, ma come il suo fondamento ineliminabile e la suameta pi importante.

    Piero Bertolini, Educazione e scautismo,Bologna, Malipiero, 1957, pp.157-161

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    Leducazione alla responsabilit nello scautismo

    Ma leducazione alla responsabilit, intesa nel senso dellacquisto di unacapacit di agire consapevolmente, trova nello scautismo la sua massima

    espressione nel motto Estote parati che abbiamo gi pi volte preso in con-siderazione: con esso, infatti ogni esploratore impara ad intendere la vitacome qualcosa che non pu esaurirsi nella semplice esistenza quotidiana, nelvivere alla giornata, ma che richiede una profonda seriet di impegno ed unanotevole volont, capace di far guardare avanti, verso gli ideali pi alti enobili, ma nello stesso tempo pi vivi e concreti.

    () Ma c ancora di pi. Perch su questo concetto dellestote parati

    fondato anche tutto laspetto civico delleducazione scout, sul quale Baden-Powell ha tanto opportunamente insistito.

    Fin dal principio, infatti, la preoccupazione principale di questo grandeeducatore inglese stata quella di contribuire alla preparazione di cittadinipi efficienti ed utili alla sua Patria, ben sapendo che la grandezza di unpaese non si deve misurare altrimenti che con il valore reale dei suoi citta-dini. Per questo egli si sforzato di far leva sul sentimento patriottico facil-

    mente sviluppabile nellanimo dei giovani. Ma il patriottismo che leducazio-ne scout mira a sviluppare in tutti i ragazzi ai quali si rivolge, al di l di certeforme discutibili di sentimentalismo presenti nel pensiero del suo fondatoree giustificate per altro dalla sua formazione militare e dallepoca in cui visse, costituito in sostanza proprio da quel senso di preparazione che sta allabase delle pi vera e profonda responsabilit. Per lo scautismo, infatti, esse-re patriottici non significa altro che prepararsi con seriet e decisione ad

    affrontare degnamente il compito che la societ richiede.() Ed cos che la ginnastica quotidiana, fatta per mantenere sano eper sviluppare il corpo, il dominio delle proprie passioni e dei propri egoisti-ci piaceri, che conduce alla virt della purezza e della continenza, lo svilup-po di certe fondamentali capacit intellettuali e tecniche, che rendono lin-dividuo valido e pronto, rappresentano secondo lo scautismo il modo miglio-re per un ragazzo per esprimere concretamente il suo attaccamento alla Patriae la sua consapevole volont di servirla.

    Piero Bertolini, Educazione e scautismo,Bologna, Malipiero, 1957, pp.162-166

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    Leducazione civica e politica nel roverismo

    Questo modo di intendere leducazione civica o, se si preferisce, leducazio-ne al patriottismo trova, come naturale, la sua sede pi adatta nel roveri-

    smo, dove let dei giovani da un lato e dallaltro la loro precedente forma-zione permettono di affrontare il problema con maggiore profondit eampiezza; ed proprio qui che, molte volte almeno, leducazione civicadiventa educazione politica.

    () Lo scautismo roveristico ritiene di dover affrontare questo aspettodelleducazione pi da vicino e con un impegno pi decisivo. In particolarenel nostro mondo contemporaneo, dove i problemi sociali e politici acquista-

    no unimportanza sempre maggiore, lo sviluppo di una semplice coscienzaprofessionale da parte di ogni cittadino, che lo scautismo si sforza di attua-re mediante il senso della lealt e attraverso labitudine a non fare mai nien-te a met, e che pure ha una rilevanza assai grande, non sufficiente adesaurire il dovere civico che ogni uomo ha.

    La politica infatti, lo si voglia o no, continua ad entrare nella vita quoti-diana di ogni uomo, continua, anzi a determinarla da molti punti di vista.

    () Una recente inchiesta svolta da alcuni rovers torinesi sul problemadella educazione politica dei giovani nellambiente studentesco sia medioche universitario ha dimostrato con larghezza di dati che la situazione pre-cedente trova malauguratamente una fortissima eco proprio nel mondo deigiovani e che, pertanto, non ci si deve illudere che i dieci anni di nuovo regi-me siano stati sufficienti a sanare tutto il marcio di prima. In realt, si trat-ta di una vera e propria intossicazione, il cui superamento richiede unopera

    lenta e progressiva. La convinzione fondamentale che abbiamo riportatonellinchiesta che per i giovani studenti (dai 14 ai 24 anni) la politica siaun problema del tutto vago e generico, per nulla sentito.

    () Di fronte a ci, qual dunque la posizione assunta dal roverismo.Essa consiste da un lato nel tentativo di sfatare la stolta leggenda per la

    quale la politica altro non sarebbe se non la solita cosa sporca, meritevo-le di disprezzo e indegna della pi piccola considerazione; dallaltro, nellosforzo di condurre i giovani coscientemente e concretamente di fronte ai pro-blemi pi gravi e caratteristici della societ nella quale essi si trovano adover vivere. Tutto questo, naturalmente, al di fuori di qualsiasi scelta poli-

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    tica determinata, che, secondo il roverismo, deve essere sempre qualcosa distrettamente personale; fare della politica, infatti, vuol dire collaborare allacostruzione della comunit umana, ed in tal senso pu esserci una politicasenza funzioni di partito, essendo questo un secondo momento esecutivo.

    Si tratta, cio, anche in questo caso, di tendere alla formazione di unamentalit schiva da qualunque forma di faciloneria e di presunzione, voltainvece allacquisto di una seria ed effettiva preparazione.

    () Ci che la vita di clan insegna un allargamento di orizzonte, unuscire, con coraggio e volont di apprendere, dallambiente nel quale ognirover vive e del quale, se non reagisce, finisce per assimilare tutte le carat-teristiche e tutta la mentalit, buone o cattive che siano: per questo i rover

    che hanno inteso il vero senso della loro vita senza dubbio un po speciale,imparano ad andarsene in giro con il gusto di tutto vedere e tutto conosce-re, senza la preoccupazione di fermarsi, come un qualunque cronista, a ciar-lare con la cassiera di un bar particolarmente compiacente.

    Piero Bertolini, Educazione e scautismo,Bologna, Malipiero, 1957, pp.167-171

    Prima del partito: ripensare la formazione sociale,la Resistenza e la Patria

    Nello scritto di Nino Cascino lapoliticit trova un limite proprio nel caratteredellAssociazione educativa dellASCI (e nellessenza del roverismo) che compor-ta necessariamente la formazione sociale, la formazione alla democrazia e nonal qualunquismo. Del ritardo del roverismo italiano negli anni 50 sui temi del

    civismo e della formazione sociale si occupa lo schema di lavoro proposto daGiulio Guderzo.Giuseppe Mira su Estote Parati del 1965 evidenzia come lapoliticit non

    possa precludere allAssociazione un giudizio politico positivo sulla Resistenza,in quanto adesione a valori di libert e democrazia, nel rispetto per una storiadi sofferenza e di lutti dello scautismo italiano (Aquile Randagie e donGiovanni Minzoni).

    Negli ultimi scritti si evidenzia la necessit di una maturazione dellidea diamor di Patria (differenza tra Patria e Stato; la fedelt ad entrambi non equi-vale ad una difesa acritica dellordine costituito; dalla Patria alle patrie contro

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    ogni nazionalismo) e lopportunit di abbandonare in taluni casi lapoliticit(ad esempio prese di posizione in campo giovanile; discussioni in caso di ele-zioni politiche; difesa dei valori democratici e repubblicani).

    Educazione del rover ad un equo giudizio sui problemi della Societ

    Nella branca rover dellASCI non mancano molti esempi di qualunquismo,talora confesso. Qualora questo fenomeno si verifichi collettivamente in unclan, la responsabilit pu essere certo addebitata al capo e allAssistente;ma pi frequenti sono i casi di agnosticismo di singoli rovers i quali, pureagnostici, non sentono alcun disagio a vivere in un clan: nel roverismo ita-

    liano, insomma, si dato largamente posto a persone che si ritengono indiritto di non assumere una posizione in ordine ai problemi delle comunitin cui vivono. Di questo secondo fenomeno, meno appariscente e assai pidiffuso, la responsabilit va forse attribuita a tutto il clima della branca:clima, se non giustificabile, tuttavia spiegabile.

    LASCI provvidenzialmente definita nel suo Statuto associazione apoli-tica e apartitica: nessuno di noi intende rinunziare a questa qualificazione

    che ha difeso lASCI dai pericoli che altre organizzazioni cattoliche hannocorso. Peraltro questa apoliticit trova, nel carattere di Associazione educa-tiva dellASCI, oltre che la sua giustificazione, anche certi limiti. Infatti nonvedo come si possa rinunciare, in unazione educativa, alla formazione socia-le del giovane. Oggi una facile ironia ha messo al bando tra noi la parolasociale; ma non colpa nostra se di questa parola, dalla etimologia cos inequivoca, si fatto abuso da parte di altri.

    Lesigenza di una formazione sociale, come dicevamo, pone dei limiti allapo-liticit; non gi dellAssociazione in quanto tale, ma dellazione educativa cheessa esplica. Questi limiti sono pi evidenti (e naturalmente anche pi perico-losi) per la branca rover, ma non possono essere dimenticati. Nessun Akelapensa di fare del buon lupettismo senza educare i bambini ad un certo stile diconvivenza; nessun capo riparto ritiene di fare buon scautismo senza provoca-re negli esploratori lassunzione di responsabilit nellambito della squadriglia.Questi sono difatti i pilastri della formazione sociale nelle branche lupetti edesploratori (chiedo scusa per della frettolosa enunciazione, dovuta al fatto chequi si vuole sviluppare un discorso per la branca rover).

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    Gli elementi della formazione sociale in branca rover sono pi numerosi,e pi impegnativi. Se pochi clan oggi attuano tale formazione, questo si devesecondo me al fatto che la branca rover ancora composta per buona parteda aiuto capi nei quali gli interessi delle altre due branche sono predominan-

    ti; questo fenomeno trasferisce alla branca rover alcune caratteristiche dellealtre due branche, tra le quali lapoliticit assoluta.

    () Luomo scout non agnostico. Baden-Powell ha teorizzato e messo inpratica una forma di educazione che non prescinde da una visione precisadelluomo, della sua natura, e dello scopo della sua vita. Del resto nessunaforma di educazione ne prescinde. In tutte le opere di B.-P. appare che luo-mo che egli pensa si debba formare con lo scautismo non un uomo qua-

    lunque ma un uomo definito dalla Promessa e dalla Legge scout. La suddet-ta definizione postula e condiziona in parecchi punti la formazione sociale:la postula ove si parla di doveri verso la Patria, di servizio del prossimo, e difraternit universale; ma pure la condiziona, ove si parla di onore, lealt,obbedienza.

    Appare dunque evidente che, anche solo dallobiettivo dello scautismo, non estranea la formazione sociale. La quale poi, come tutto il metodo scout, va

    applicata nelle branche a seconda delle diverse et e rispettive esigenze.Nella branca rover essa prevede la conoscenza delle comunit organizza-te in cui il rover vive, e dei problemi di esse, oltre che, sintende, la disposi-zione a prestare servizio. Tutto ci esige che il rover viva, e sappia di vive-re, in comunit suscettibili di un inserimento attivo dellindividuo, e passi-bili di feconde trasformazioni: cio in comunit democratiche.

    Un capo non mette certo ai voti le proprie decisione in ordine alle atti-

    vit da svolgere con i suoi ragazzi, dal momento che della loro educazionerisponde lui ai genitori e allAssociazione: ma rientra nella sua responsabili-t il farne degli uomini democratici, e sapr di aver fallito se domani vedruscire dalle sue mani di educatore dei qualunquisti, che di politica nonvogliono nemmeno sentir parlare, e che fanno cento acrobazie per non pro-nunciare la parola sociale anche quando quella che ci vuole.

    Lapplicazione adulta della formazione sociale, esige poi che il rover - enon gi lAssociazione - abbracci deliberatamente delle idee politiche.

    () Il rover si documenta. Lindagine sistematica ormai parte ricono-sciuta del metodo educativo rover. Essa pu servire, vuoi a suscitare nei

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    rovers interessi del tutto nuovi, vuoi a dare ai rovers elementi di giudiziosereno ed obiettivo su problemi che gi li appassionano.

    () In questa situazione necessario che i rovers abbiano dal clan,almeno alcuni esempi di come ci si documenta prima di esprimere un giudi-

    zio in ordine ad un problema di attuale interesse. Le fonti dirette e le rivistespecializzate saranno per la gran parte dei rovers una scoperta assolutamen-te nuova: gli editoriali e i pastoni dei quotidiani indipendenti apparirannofinalmente nel loro limitato valore, anche se di essi pure bisogna tener conto.

    () Il rover conosce la dottrina. Oltre alla conoscenza della realt, necessaria la conoscenza della dottrina della Chiesa, l dove essa pu legarei giudizi e le scelte di un cattolico (senza mai esimerlo, per, dalla conoscen-

    za della realt).Molti rovers chiedono che in clan vengano loro esposte anche le dottrine

    contrarie; personalmente non ho nulla in contrario, ma ritengo che molti diquelli che ardono di conoscere il Capitale di Marx, e scalpitano controlIndice dei libri proibiti - il che pu pure essere un sintomo di vivezza intel-lettuale, dovrebbero prima leggere non solo la Rerum Novarum, ma ancheil catechismo. Probabilmente lesposizione di tutte le principali dottrine un

    impegno eccessivo per lintero clan, mentre pu interessare un grupporistretto di rovers gi indirizzati in un certo ordine di interessi. Ma lo sce-gliere la propria dottrina, invece dovere di tutti; e il conoscerla , ovvia-mente, un dovere conseguente.

    Nino Cascino, Estote Parati, n. 38, 1959, pp.46-49

    Per uneducazione sociale e politica nellASCI: schema di lavoro

    Premesse Lo scautismo un movimento educativo. Seguendo un metodo suo pro-

    prio (le cui basi riposano su alcune geniali intuizioni pedagogiche di R.Baden-Powell) esso ha come scopo precipuo quello di preparare linserimen-to nella societ di individui formati, educati alla responsabilit

    Un fruttuoso inserimento nella societ ne presuppone la conoscenza.Leducazione scout nei Branchi, nei Reparti, nei clan, sarebbe gravementelacunosa e contraria allo stesso insegnamento del fondatore se non preparas-se il cittadino.

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    La situazione attuale I manuali per le prove di classe usanti correntemente nelle nostre bran-

    che sono fermi - per quanto concerne leducazione civica - 1915 o pressap-poco (culto della bandiera, agiografia risorgimentale ecc.)

    Nella branca rover, alcuni clan, in omaggio al noto articolo delleDirettive si rifiutano anche solo di abbordare largomento politica. Pochialtri clan giungono allopposto quasi ad impegnare nella politica militante,entro un partito, i giovani rovers (se non addirittura i novizi).

    Tra i R/S la situazione appare prevalentemente anarchica. Le Comunit R/Snon hanno ancora assunto al riguardo un indirizzo metodologico comune.

    Le riviste specializzate delle branche lupetti e scouts risentono danno-

    samente di questa situazione e rischiano di mantenere lASCI in una posizio-ne di grave arretratezza proprio nel momento in cui la stessa pedagogia uffi-ciale, scolastica, sta tentando di affrontare i problema (introduzione nei pro-grammi delleducazione civica).

    Le riviste per rovers e capi sembrano in proposito brancolare nel buio,risentendo forse di difficolt nei rapporti al vertice con altre organizzazio-ni giovanili cattoliche e la Gerarchia.

    Tesi generali Appare necessario innanzi tutto ribadire che sino alla Partenza (da con-

    cedere ad avviso di molti non oltre i 20-21 anni) le tre branche devono evi-tare che i propri aderenti si iscrivano ad un partito politico o prestino altriservizi a partiti e organizzazioni politiche di fiancheggiamento dei partitinazionali. Si rilegga quanto B.-P. scrive in Rovering to success sullostacolo

    rappresentato nella formazione rover dai cuc o demagoghi. Nelle tre branche si dovr avviare gradualmente il ragazzo alla cono-scenza della societ in cui si prepara la sua inserzione. Scopo precipuo dellapedagogia scout nel settore civico politico sar quello di educare il ragazzo aunattenzione critica di fronte alle manifestazioni correnti della vita associata.

    Politica attiva potranno farne solo le Comunit R/S, costituite possibil-mente a lato dei clan e a contatto con lattivit delle altre branche. Si pensache una Comunit (unquipe allinterno di questa) pu anche assumere intoto una determinata posizione politica e costituire in un centro abitatounimportante lite democratica capace di influire beneficamente sullattivi-

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    t amministrativa e politica locale. Anche per questo sembra opportuno chetali Comunit vadano organizzate in forma federativa, sottraendole a troppogravose forme di controllo centrale, che toglierebbero loro il necessario spi-rito di iniziativa e di adeguamento particolarmente ai bisogni locali.

    Giulio Guderzo, Estote Parati, n. 31, 1959, pp.52-53

    Scautismo e Resistenza

    Vedendo questo titolo, verr immediatamente fatto a qualche lettore di chie-dersi: perch lASCI, associazione che svolge la sua opera nel campo dei gio-vani, si occupa della Resistenza? Non invade in tal modo un campo che non

    il proprio, quello della politica?LASCI, secondo larticolo 5 dello Statuto, apolitica ed apartitica. Ci

    significa che essa non svolge unazione secondo una determinata linea poli-tica. Ma lASCI, e lo scautismo in generale non possono dimenticare che essitendono a preparare degli uomini che, come tali, dovranno un giorno entra-re nella vita civile e politica (inteso il termine vita politica nella sua acce-zione normale, cio di vita inserita nella polis cio nella comunit organiz-

    zata, vita cio che ogni individuo normale deve vivere e dovrebbe vivereanche se nel suo Paese non esistessero partiti).Ora, perch un giovane ed un uomo possano vivere pienamente e consa-

    pevolmente la loro vita politica, non possono non conoscere la realt nellaquale essi vivono, realt che in gran parte frutto di un passato, dal piremoto fino al pi recente.

    Il fatto che esista un insegnamento della storia in tutte le nostre medie

    lo dimostra. chiaro cio che la storia deve servire non come una sempliceconoscenza accademica dei fatti trascorsi, ma come mezzo per meglio com-prendere determinate realt di oggi e, ovviamente perch gli uomini di oggi,dal semplice cittadino fino al pi elevato rappresentante della cosa pubbli-ca, sappiano comportarsi di conseguenza.

    Ora, la Resistenza un fatto storico. Su ci non vi dubbio: alla stes-sa stregua come lo il Risorgimento. Ed un fatto storico di natura poli-tica, inteso sempre il termine nella accezione di cui sopra.

    Ed allora, in primo luogo: stata la Resistenza un fatto positivo o nega-tivo? Mi sembra che la risposta debba essere una sola: la Resistenza stata

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    un fatto positivo. Naturalmente, dicendo Resistenza noi dobbiamo pensare aci che essa stata su un piano di fondo e quindi generale; non quindi aivari aspetti con i quali essa si di volta in volta manifestata e nemmeno aimodi con il quali stata pure di volta in volta realizzata. Dicendo Resistenza,

    cio, noi dobbiamo pensare che essa si identifica nella difesa di uno dei pialti valori per luomo, cio la libert. Senza la libert luomo non pi tale,ma diviene cosa nel senso pi deteriore della parola. Non per nulla Dio lhamantenuta pienamente, dando quindi alluomo anche la libert di fare il male.Senza la libert luomo non pu sviluppare la propria personalit sia in quan-to individuo, sia in quanto facente parte della collettivit. Fra laltro, senzala libert non pu esistere democrazia.

    () In particolare, noi scouts dellASCI non possiamo dimenticare che inItalia in un periodo di illibert lo scautismo dovette sparire, per lasciare ilposto alla sola organizzazione giovanile di Stato; che la stessa cosa avvennein Germania, con lavvento del nazional-socialismo; e che oggid lo scautismonon pu vivere, o vive clandestinamente, sia nella Spagna, ove non pu sus-sistere che la Falange giovanile, sia nei Paesi del blocco comunista, cio neiPaesi dove si instaurata una dittatura ed ove, pertanto, anche la libert

    in modo pi o meno accentuato e violento, - chiaro, vi sono gamme diver-se anche nella violazione della libert - praticamente conculcata.() Ebbene, quanto avvenuto in Italia a partire da un determinato

    momento storico, ha significato o non una violazione della libert delluomo?Anche qui la risposta non mi pare ammetta titubanze, sempre che si

    conosca bene la storia e la si giudichi con animo sereno. Quando uomini, soloperch appartenenti ad unaltra razza (mi limito al caso estremo e quindi pi

    evidente) vengono, da un determinato regime politico, messi al bando dalconsorzio umano, con tutte le conseguenze che ne derivano, chiaro che pertal regime il concetto di libert dellindividuo non ha senso; esiste infatti intal caso solo la volont del regime; ed solo la legge ci che esso vuole.

    Ora, il resistere a tale violenza, il cercare di recuperare la libert di pen-sare, di agire e, in definitiva, la libert stessa di esistere perch, a parte ilcaso degli Ebrei, il non poter liberamente pensare ed agire equivale a nonesistere, un fatto non solo lecito, ma doveroso.

    Altrimenti dovremo non esaltare, ma, al contrario, cercare di dimenticaree di nascondere, loperato di quegli scouts - come ad esempio le gloriose

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    Aquile Randagie di Milano - i quali, ribellandosi ad un preciso ordine del-lautorit costituita, continuarono dopo laprile del 1928 le proprie attivitclandestinamente, come poterono, rischiando il carcere per cantare i lorocanti o per partecipare ai Jamboree mondiali.

    E neppure dovremmo ricordare luccisione di don Giovanni Minzoni, cap-pellano militare decorato di medaglia doro - il cui nome oggi accanto atutte le grandi figure della Resistenza ideologica e politica alla dittatura, daGobetti a Gramsci, da Salvemini a Rosselli, molti dei quali, come lui pagaro-no di persona la fedelt ai propri ideali, - uccisione determinata nel 1925anche, come non a tutti noto, dalla decisione presa da don Minzoni di fon-dare in Argenta (Ferrara) un Riparto di scouts dellASCI, cio contro il volere

    dei capi del locale Fascio di combattimento.Ebbene, io credo che i nostri capi ed i nostri giovani debbano conoscere

    chiaramente ci e non solo in relazione alla specifica Resistenza, ma in rela-zione, come dicevo allinizio, al principio in quanto tale, principio che, delresto, ha visto la sua applicazione in parecchi momenti della storia.

    Giuseppe Mira, Estote Parati, n. 94, 1965, pp.223-226

    Verso Dio e verso la Patria

    Il discorso sulla Patria lungo e difficile, e non lo si pu certo esaurire inpoche righe, anzi, dovremo senzaltro tornarci sopra in modo esauriente. Maqui si tratta almeno di suscitare il problema, di vederne gli aspetti essenzia-li, le implicazioni immediate. Daltra parte, limpegno a servire la Patria viene,nella Promessa, subito dopo quello di servire Dio, prima ancora dellimpegno

    ad aiutare gli altri in ogni circostanza e di osservare la Legge. Non quin-di un discorso da prendersi alla leggera: limpegno a servire la Patria, che noirichiediamo, investe quindi direttamente e potremmo dire drammaticamen-te le nostre responsabilit.

    La PatriaLa Patria non si discute, la Patria si serve. Ma quale Patria? Cos in

    effetti la Patria?La Patria anzitutto loggetto di attaccamento e di amore, per una sem-

    plice estensione dellistinto legato al sentimento familiare () Essa soprat-Capito

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    stato, contribuendo a modificarne le strutture ed adeguarle ai tempi quandoesse (come il caso dellItalia) non corrispondano pi - come abbiamo visto- ai fini per cui erano state create. Quindi una concezione dinamica e nonsemplicemente legalistica dello stato.

    Lealt alla Patria non significa oppressione delle Patrie altrui ed indiffe-renza o ignoranza verso le altre Patrie cui apparteniamo: vero che fin dallapi tenera infanzia siamo stati abituati ad una visione ristretta, limitativa, uni-dimensionale della Patria, e che quindi difficile superare con la ragione ideee comportamenti radicati e sclerotizzati in noi come negli altri. Ma o non lo scautismo un metodo che rende gli uomini liberi, che agiscono e ragionanocon la propria testa? Oggi, da noi, ragionare con la propria testa vuol dire supe-

    rare i limiti nazionali del concetto di patria, e lottare per la valorizzazione dellapatria europea e per la creazione dello stato europeo.

    Non dimentichiamo dunque che, quando spieghiamo ai ragazzi quello cuisi impegnano con la Promessa, che la loro generazione sar probabilmentequella che costruir la patria europea e che noi abbiamo delle responsabi-lit in questo campo.

    Qui dobbiamo scegliere, come individui e come Associazione. Se dobbiamorestare al di fuori di un grande movimento rinnovatore, delle strutture e dellostato, o se, rivendicando la nostra appartenenza ad una comunit di uominiliberi, vorremo costituire la pattuglia di punta della nuova societ europea.

    Umberto Giovine, Estote Parati, n. 102, 1966, pp.85-89

    Ancora due parole su Scautismo e Politica

    Negli art. 20 e 21 delle Norme Direttive il termine politica inteso in sensorestrittivo, nel senso di partiti politici e di lotta politica. LASCI dunqueestranea agli uni e allaltra: la conquista e lamministrazione del potere(oggetto della lotta, appunto, fra le forze politiche) estranea alle finalitdellAssociazione che si dichiara intesa a dare una formazione scout e cristia-na ai ragazzi e ai giovani dItalia.

    Conseguentemente, lASCI, nelle sue organizzazioni centrali e locali eattraverso i suoi rappresentanti a questi livelli, non prender posizione perluna o per laltra forza politica, n tanto meno aiuter luna o laltra forza

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    politica nella lotta per il potere. Da questo deriva che lASCI come tale nonpotr apparire come forza fiancheggiatrice di nessun partito politico (datoche in Italia attraverso i partiti che si attua, bene o male, il gioco demo-cratico) in occasioni di consultazioni elettorali o simili.

    () Per essere ancora pi chiaro, dir subito di due limiti che le NormeDirettive non definiscono, e per ci stesso sono lasciati alla discrezionalitdegli organi centrali e locali dellAssociazione (2 capo). In primo luogo lanecessaria libert dazione dellASCI nei confronti della politica del governoin campo educativo e giovanile. Si tratta di due campi in cui lAssociazione direttamente interessata, che toccano anzi le ragioni vitali dello scautismoin generale; lASCI deve essere in grado prendere posizione nei confronti della

    politica governativa in questo campo, deve suscitare, da sola o nel quadrodei sindacati, unazione di stimolo e di critica, in breve: unazione politica.Qui non parliamo della politica nellASCI o dell ASCI nella politica, bensdella politica dellASCI.

    Di fronte ai governi, dunque, lASCI deve agire come un gruppo di pressio-ne, alla difesa dei propri interessi; e del gruppo di pressione deve usare i mezzi.

    () Il secondo limite sta in una corretta interpretazione del termine

    apolitico, applicato allASCI. Con questo termine non si vuole evidentemen-te significare che lASCI sia antipolitica, una specie di sancta sanctorum incui non entra il fetido alito della lotta fare le fazioni. Un capo dellASCI, quin-di, non potr - a mio avviso - impedire che venga svolta propaganda politi-ca fra gli associati, in occasione di elezioni o altre manifestazioni, n unCommissario potr impedire che un capo impegnato nella lotta politica svol-ga azione di propaganda fra gli elettori scout.

    () Quando dichiariamo che la nostra opera di capi volta alla forma-zione del cittadino e del cristiano attraverso il metodo scout dobbiamo sen-tire immediatamente tutta la responsabilit che questo comporta sul pianodella formazione politica, che rappresenta la sublimazione della partecipazio-ne sociale dei cittadini che andiamo formando.

    () Poich la nostra opera si svolge nellItalia democratica e repubblica-na gli scouts hanno il preciso dovere, individuale e collettivo di difendere ivalori democratici e repubblicano quali emergono dalla Costituzione e daiprincipi della Resistenza che ne sono alla base. La difesa di questi valori un debito che lo scautismo ha verso la societ, e su questo punto non devo-

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    no esserci tentennamenti o riserve mentali. Per questo ritengo che anchelASCI in quanto tale deve considerarsi impegnata nella salvaguardia dei prin-cipi di libert e di democrazia che sono alla base dellItalia post-fascista.

    Umberto Giovine, Estote Parati, n. 107, 1966, pp.444-448

    II.3 Nella politica anche per cambiarla

    Negli anni dal 1968 al 1973, il movimento giovanile, i suoi sviluppi e tantialtri eventi esterni comportano anche una presa di coscienza e un cambiamen-to pi radicale negli orientamenti dellASCI nel rapporto con la politica.

    Si avverte ormai definitivamente il limite della scelta dellapoliticit e, pure

    senza superare del tutto tale impostazione, si affermano concezioni nuove:impegno in politica, per non lasciarla solo a partiti in crisi (e quindi per cam-biarla), educazione alla vita sociale, assumendo valori politici e motivandoallagire politico.

    Nella politica anche per cambiarla: rinnovare senza rinnegare

    Nel 1968 R/S Servire dedica un numero alla politica. Nelleditoriale diVittorio Ghetti si evidenzia la capacit di cogliere il nuovo che sta accadendoe la volont di essere dentro un movimento che denuncia la crisi del rapportotra giovani e politica e che pone lesigenza di costruirne uno nuovo.

    La rivista sottolinea limportanza di un impegno politico e civile dei giovani,che lo scautismo deve promuovere, con un nuovo protagonismo della societ civi-le, tuttavia, senza delegittimare i partiti e le istituzioni ma agendo per rinnovarli.

    Inoltre dalla lezione del Concilio Vaticano II emerge una nuova responsa-bilit sociale dei cattolici. In un altro articolo si ribadisce una visione piampia di democrazia con la crescita della partecipazione di una pluralit digruppi e di istanze sociali e culturali.

    La politica: editoriale

    Viviamo giorni di attesa, di speranza, di illuminazione. I giovani sono piche mai alla ribalta dellopinione pubblica di tutto il mondo. Sono gli stessiche fino a ieri ci avevano detto divisi tra lindifferenza, lalienazione e la

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    droga. Al di l di ogni collocazione politica, di tradizione di credo, affioranoe si manifestano nuove e profonde aspirazioni per un mondo pi coerente,pi autentico, pi aperto alla sua realt evolutiva. Attraverso il rifiuto e lacontestazione, spesso informe ma non per questo meno sincera e sofferta,

    traspare la volont di un pi giusto rapporto umano allinterno del quale siadato ai giovani di chiedere anche ci che non tocca loro sapere. Qualcosa dinuovo e di insolito sta succedendo accanto a noi ed in noi. Una guerra impie-tosa che sembrava destinata a non finire, sembra volgere al suo termine.Forse per la prima volta nella sua storia una gran parte dellumanit rinunciaa considerare il conflitto armato come un inevitabile, immanente male neces-sario. Il sistema capitalistico mostra, ogni giorno pi evidente, la sua fragi-

    le e superata trama. Il comunismo in crisi: il suo blocco ideologico si stasgretolando, le sue proposte economiche non reggono alla prova del tempo.Nasce, si sviluppa e si afferma la rivoluzione culturale cinese: un mondo asia-tico nuovo sta sorgendo diverso, distante, incomprensibile. Paese doltre cor-tina, di stretta osservanza marxista, scoprono, ancora una volta attraverso igiovani, un modo nuovo di vivere il socialismo. Il razzismo statunitense,sudafricano e rhodesiano sono ad una svolta decisiva e minacciosa: sempre

    pi coscienti della loro dignit e dei loro diritti gli uomini di colore sembra-no essere pronti a tutto. Martin Luther King suggella col sangue il suo cari-smatico messaggio ai negri dAmerica. I razzisti bianchi hanno il fiato sospe-so. Quale potr essere la reazione di migliaia di uomini che non hanno nullada perdere? Identificando lagnosticismo collabbandono, assieme ai giovanidi ogni Paese ci consideriamo direttamente e profondamente implicati inquesti eventi. I loro problemi, le loro rivendicazioni e le loro attese sono

    nostre.Coi giovani e per i giovani parliamo in questo numero di R/S Servire dipolitica. Il nostro discorso, che non vuole e non pu essere programmatico,intende anzitutto costituire uno stimolo ad una presa di coscienza dallaquale scaturiscano posizioni ideologiche ed operative libere e responsabili.

    Coi giovani e per i giovani constatiamo la frattura, sempre pi larga e pro-fonda, tra essi ed i centri del potere politico. Poniamo cio laccento sullacrisi, diffusa ed evidente, dello Stato di diritto nel quale il cittadino, dopoaver manifestata la sua preferenza per un partito o per un uomo, viene esclu-so da ogni ulteriore possibilit di intervento e di espressione.

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    Indicare linadeguatezza del sistema, metterne in luce lincompatibilitcolle esigenze di una societ pi matura e pi responsabile non significaavversare la democrazia ma credere nella sua crescita di fronte a nuove pres-santi esigenze.

    Coi giovani universitari dEuropa che esprimono la loro protesta, vorremodare questa un significato ed uno scopo. Il loro un ruolo da protagonistinel mondo della nuova frontiera. Un mondo nel quale la conoscenza assu-me spazio e potere largamente prevalenti su ogni altro valore e nel quale ilpossesso del Sapere, quello che dovrebbe essere fornito da una universitmoderna, aperta, integrata colla societ in cammino, diventa determinanteper poter effettivamente influire sulla vita delle nazioni. Alla lotta di classe

    per il potere economico si va gradualmente sostituendo la lotta di classe peril potere culturale contesto tra i tradizionali centri di potere accademico e lenuove generazioni di intellettuali che chiedono di porsi su una diversa sferadazione. Il tempo, le trasformazioni sociologiche e la travolgente spinta delprogresso tecnico sono per giovani.

    Con questo numero di R/S Servire ci affianchiamo al lavoro svolto dallarecente route dei capi clan dedicata a La parte dei giovani nella politica.

    La sorprendente, inattesa maturit dimostrata dai partecipanti ci d la cer-tezza che questa nostra iniziativa non sar stata inutile. Anche e soprattut-to per i capi operanti nellambito dello scautismo italiano. Ad essi che, giu-stamente, vedono in primo luogo nella politica una stimolante occasione diservizio diciamo che essa sarebbe ben povera cosa se non sar materiata dicompetenza. Perch proprio verso la scarsa o nessuna competenza di colo-ro ai quali affidato lavvenire politico del Paese che si rivolge con maggior

    insistenza la protesta dei giovani.Vittorio Ghetti, R/S Servire, n. 3, 1968, [p.I]

    Limportanza delloccuparsi di politica come mododi partecipazione alla ricerca del bene comune

    Noi pensiamo invece che occuparsi di politica sia qualcosa di assai pi gene-rale ed articolato di quanto laccezione sopraddetta faccia pensare, e pensia-mo che nulla tocca luomo in tanti aspetti importanti della sua vita quantola Politica.

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    Questo quaderno di Servire nasce proprio da queste considerazioni; dauna parte la constatazione del grande disinteresse verso la Politica di tantepersone, sovente, sotto molti aspetti, qualificate, dallaltra come impegno achiarire, nei limiti delle nostre capacit, i termini del problema per sollecita-

    re e favorire un impegno personale in questo campo.() Volendo indagare la funzione della Politica, possiamo distinguere una

    fenomenologia propriamente politica entro il fitto groviglio dei fatti scoiali.Se vero che luomo un essere socievole per natura e indotto a conso-

    ciarsi dal gioco spontaneo della sua psicologia, il consorzio umano non sisarebbe consolidato in sorti progressive senza il sistema delle istituzionipolitiche e statali, che operano con azione centripeta e quale segno di soste-

    gno, come innervazione capillare e scheletro insieme della massa sociale; laquale non tarderebbe, diversamente a disgregarsi nei suoi nuclei costitutivi- individui e gruppi - in reciproco contrasto. Tale la funzione specifica e inde-fettibile della politica nella vita di relazione.

    () In altri termini la politica il momento generale della societ, lordineche sorregge linsieme avendo sempre presente la natura qualitativa diversa chesi accompagna alla sua funzione rispetto ai contenuti della vita civile.

    () Occuparsi di politica infatti occuparsi della propria vita, nei rap-porti con gli altri e anche nel suo sviluppo individuale.() Limpegno politico in fondo diretta conseguenza della presa di

    coscienza dei rapporti interumani che legano vitalmente ogni individuo allasociet e che rendono perci illusorio o ipocrita ogni atteggiamento di indi-vidualismo autosufficiente.

    Alla base dellatteggiamento di disinteresse per la Politica c, come si

    detto, un equivoco, ma c purtroppo anche una ragione profonda, che inaltra parte di questo quaderno sar esaminata compiutamente, e cio leffet-tiva difficolt, se non impossibilit, per il singolo cittadino, di operare atti-vamente nel campo politico, quanto anche lo volesse.

    Il discorso tuttavia non riguarda pi la Politica come tale, secondo lampiadefinizione che ne abbiamo data, ma lazione Politica in un determinato momen-to storico, in un certo paese, e i mezzi attraverso i quali essa si esercita.

    () E a questo punto vorrei spendere due parole in favore dei Partiti edella loro funzione. In altra parte del quaderno ne esaminata la crisi, maoccorre distinguere fra la crisi di certi partiti, con certi uomini, assai bene-

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    meriti tra laltro per il paese, ma forse logorati da troppa gestione di potereo da troppo opposizione, per poter essere aperti a nuovi discorsi e soprattut-to a una nuova mentalit con cui affrontare i problemi e la crisi del sistema.Al momento attuale non conosciamo alcun sistema politico migliore di quel-

    lo partitico, n sul piano storico, n sul piano ideale: tutti gli altri ci sem-brano pi imperfetti e meno garanti di democrazia e di libert, almeno nellecondizioni del nostro paese.

    Se questo vero lo sforzo di purificazione, ciascuno al suo posto, ci sem-bra debba essere condotto perci per un miglioramento del sistema, piutto-sto che per una sua sostituzione, per la quale manca tra laltro un sola pro-posta seria concreta. Uomini nuovi, maggior spirito di servizio, maggiore

    possibilit di controllo da parte dei cittadini, effettivo legame fra elettoratie partiti affinch questi ne siano realmente condizionati nella loro azione,accettazione della importanza del fattore tecnico nelloperare politico senzatutto asservire alle impostazioni ideologiche, realizzazione di una effettivademocrazia nel paese che passa, inevitabilmente, attraverso una pi diffusae generale istruzione, sono alcune idee di rinnovamento che mi sembra pos-sano valere per il nostro sistema.

    () Ma ormai criticare non basta. Adesso pi che mai urgente andareavanti, e per andare avanti bisogna proporre delle alternative, fare delle scel-te, costruire. fin troppo facile attaccare la politica, ma spargere sfiduciaalla cieca, allimpazzata, facendo dogni erba un fascio, significa aggravare ilvecchio male dellindifferenza, del distacco dalla politica.

    fin troppo facile attaccare i partiti e propugnare la necessit della mora-lizzazione della vita pubblica; ma, alla lunga, anche qui bisogna scegliere. Si

    vuole o non si vuole fare a meno dei partiti? E se non si pu farne a meno,quali soluzioni si propongono per assicurargli una vita limpida? fin troppo facile attaccare il lavoro della democrazia parlamentare, ma

    quale alternativa si pu proporre coi tempi che corrono?Giancarlo Lombardi, R/S Servire, n. 3, 1968, pp.1-4

    Crisi delle forze politiche italiane

    Crediamo che la sfida che sta davanti alla classe politica italiana consistanella presa di coscienza della indissolubile necessit di permanere da un lato

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    in unalleanza politica come quella del centro-sinistra e di conciliare talenecessit, tra laltro, con le esigenze di fornire alcuni parziali rimedi alla crisidello sviluppo politico in atto.

    Questa sfida, per la classe politica, significa proporre una nuova sintesi

    che, scontando tutti i condizionamenti, additi alla gente, in termini evoluti-vi, una via duscita dalla situazione. Si tratta di una proposta politica la cuiricerca deve toccare tutte le forze che agiscono nella societ civile, volta alradicale superamento delle concezioni sociali massificanti, ed alla creazionedi un corretto rapporto fra classe dirigente politica e classe dirigente di tuttele altre realt che operano in una moderna societ pluralista.

    Tale ricerca spetta anzitutto e soprattutto a quei mediatori, i partiti, la

    cui necessit e importanza ci sembra incontestabilmente dimostrata.() Le vie di sviluppo dellattuale situazione politica consistono soprattut-

    to in unopera di ricerca e di riflessione sulle grandi ed essenziali istituzionidella societ. Si pu legittimamente vedere nella politica (e nelle forme orga-nizzative che essa assume, come i partiti, le associazioni, le agenzie pubbli-che),