3
Questioni di genere (Raewyn Connell) La questione del genere Capire il genere. Nella vita di tutti i giorni, il genere è qualcosa che diamo per scontato: identifichiamo istantaneamente una persona come uomo o come donna, ragazzo o ragazza, e organizziamo la maggior parte delle nostre occupazioni quotidiane sulla base di questa distinzione. È proprio la credenza che la distinzione di genere sia qualcosa di “naturale” a rendere scandaloso il comportamento di chi attiene a questo modello. Essere “uomo” o “donna” non è quindi una condizione predeterminata, bensì il risultato di un divenire, un essere che è sempre, attivamente, in costruzione. Definire il genere A partire dagli anni Settanta, il termine “genere“ è diventato di uso comune nella letteratura in lingua inglese: questo vocabolo, mutato dalla grammatica, deriva sostanzialmente da un’antica radice indoeuropea che significa “produrre” ( da cui per esempio “generare”), e che in diverse lingue ha dato poi luogo a parole indicanti “la specie“ o “la classe“ (cfr. il latino genus, ancora usato nel senso di “genere umano“). Nella grammatica inglese, si iniziò a utilizzare il termine gender per riferirsi a una specifica distinzione tra classi di nomi “corrispondente, grosso modo, alle distinzioni di sesso ( e assenza di sesso ) negli oggetti denotati“, come riporta l’ Oxford English Dictionary del XIX secolo. Nella sua eccezione più comune, il termine “genere” sta a indicare la differenza culturale tra uomini e donne basata sulla distinzione biologica tra maschile e femminile. Con lo sviluppo delle scienze sociali si è trovato un modo per superare queste difficoltà. Il passo fondamentale di spostare l’obiettivo dalla difesa alle relazioni: il genere riguarda soprattutto relazioni sociali, all’interno delle quali agiscono gli individui e i gruppi. Modelli duraturi e ampiamente diffusi di relazioni sociali rappresentano ciò che la teoria sociale chiama “strutture“. In questo senso, il genere deve essere concepito come una struttura sociale: esso non è un’espressione della biologia, bensì una particolare configurazione della nostra organizzazione sociale, e di tutte quelle attività e di quelle pratiche quotidiane che da essa sono governate. Relazioni di genere Modelli di genere: struttura e cambiamento Le relazioni di genere sono in continua costruzione nella nostra vita quotidiana. Se non le mettiamo in pratica, il genere non esiste. Questo punto è efficacemente evidenziato dall’etnometodologia, una scuola di ricerca sociologica che si interessa di tutto ciò che noi diamo per scontato nel nostro agire quotidiano. Candace West e Don Zimmerman, in un famoso articolo intitolato Doing gender [1987], hanno analizzato il modo in cui il genere si costruisce nelle interazioni di routine. Gli individui, nei loro comportamenti di tutti i giorni, devono rendere conto della loro presunta apparenza alla “categoria sessuale” di un uomo o di una donna. Il comportamento prodotto alla luce di questa accountability non è un comportamento di genere, ma è il genere stesso. Noi creiamo il nostro stesso genere, ma non siamo liberi di modellarlo a nostro

Questioni di genere (raewyn connell) corretto

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Questioni di genere (raewyn connell)   corretto

Questioni di genere (Raewyn Connell)

La questione del genere

Capire il genere.

Nella vita di tutti i giorni, il genere è qualcosa che diamo per scontato: identifichiamo istantaneamente una

persona come uomo o come donna, ragazzo o ragazza, e organizziamo la maggior parte delle nostre

occupazioni quotidiane sulla base di questa distinzione. È proprio la credenza che la distinzione di genere

sia qualcosa di “naturale” a rendere scandaloso il comportamento di chi attiene a questo modello. Essere

“uomo” o “donna” non è quindi una condizione predeterminata, bensì il risultato di un divenire, un essere

che è sempre, attivamente, in costruzione.

Definire il genere

A partire dagli anni Settanta, il termine “genere“ è diventato di uso comune nella letteratura in lingua

inglese: questo vocabolo, mutato dalla grammatica, deriva sostanzialmente da un’antica radice

indoeuropea che significa “produrre” ( da cui per esempio “generare”), e che in diverse lingue ha dato poi

luogo a parole indicanti “la specie“ o “la classe“ (cfr. il latino genus, ancora usato nel senso di “genere

umano“). Nella grammatica inglese, si iniziò a utilizzare il termine gender per riferirsi a una specifica

distinzione tra classi di nomi “corrispondente, grosso modo, alle distinzioni di sesso ( e assenza di sesso )

negli oggetti denotati“, come riporta l’ Oxford English Dictionary del XIX secolo. Nella sua eccezione più

comune, il termine “genere” sta a indicare la differenza culturale tra uomini e donne basata sulla

distinzione biologica tra maschile e femminile. Con lo sviluppo delle scienze sociali si è trovato un modo per

superare queste difficoltà. Il passo fondamentale di spostare l’obiettivo dalla difesa alle relazioni: il genere

riguarda soprattutto relazioni sociali, all’interno delle quali agiscono gli individui e i gruppi. Modelli duraturi

e ampiamente diffusi di relazioni sociali rappresentano ciò che la teoria sociale chiama “strutture“. In

questo senso, il genere deve essere concepito come una struttura sociale: esso non è un’espressione della

biologia, bensì una particolare configurazione della nostra organizzazione sociale, e di tutte quelle attività e

di quelle pratiche quotidiane che da essa sono governate.

Relazioni di genere

Modelli di genere: struttura e cambiamento

Le relazioni di genere sono in continua costruzione nella nostra vita quotidiana. Se non le mettiamo in

pratica, il genere non esiste. Questo punto è efficacemente evidenziato dall’etnometodologia, una scuola di

ricerca sociologica che si interessa di tutto ciò che noi diamo per scontato nel nostro agire quotidiano.

Candace West e Don Zimmerman, in un famoso articolo intitolato Doing gender [1987], hanno analizzato il

modo in cui il genere si costruisce nelle interazioni di routine. Gli individui, nei loro comportamenti di tutti i

giorni, devono rendere conto della loro presunta apparenza alla “categoria sessuale” di un uomo o di una

donna. Il comportamento prodotto alla luce di questa accountability non è un comportamento di genere,

ma è il genere stesso. Noi creiamo il nostro stesso genere, ma non siamo liberi di modellarlo a nostro

Page 2: Questioni di genere (raewyn connell)   corretto

piacimento. La nostra pratica di genere è fortemente influenzata dall’ordine di genere in cui troviamo.

Questo è quello che West e Zimmerman intendono quando suggeriscono che dobbiamo “rendere conto”

della nostra condotta di genere. La teoria sociale ha cercato di rendere l’idea di modelli fortemente

determinati di rapporti sociali con il concetto di struttura. Le relazioni tra individui non avrebbero molto

significato se fossero stabilite in maniera fortuita; allo stesso modo, i modelli di relazioni non conterebbero

poi molto se fossero così effimeri. Sono modelli di relazioni sociali duraturi nel tempo ed estesi nello

spazioquelli che la teoria sociale chiama “strutture”. È così che parliamo di strutture di classe, strutture di

parentela, strutture per classi di età ecc. È in questo senso che l’organizzazione di genere di una società

riguarda la struttura sociale. Per esempio, se abbiamo delle pratiche religiose, politiche e linguistiche che

mettono, tutte, l’uomo in una posizione di autorità rispetto alla donna, allora abbiamo a che fare con una

struttura patriarcale delle relazioni di genere. Oppure, se abbiamo dei clan di uomini che sposano

regolarmente le sorelle gli uni degli altri, parliamo di una struttura della parentela basata sullo scambio.

Una struttura di relazioni non determina meccanicamente il modo in cui le persone o i gruppi si

comporteranno; in questa idea stava l’errore del determinismo sociale, e non è più plausibile di quella del

determinismo biologico. Ma una struttura di relazioni di certo definisce possibilità e conseguenze

dell’azione, ovvero la struttura sociale condiziona la pratica. Eppure le strutture non esistono in un mondo

astratto che sia in qualche modo antecedente alla vita di tutti i giorni. Le strutture sociali si concretizzano

attraverso i comportamenti umani nel corso del tempo: sono storicamente costruite. Le relazioni di genere

sono portate in essere, e continuano a farlo, dal momento che noi continuiamo a prendere parte agli “stili

di comportamento orientati al genere” (Carol Hagemann-White). Per questo motivo, struttura e

cambiamento non sono opposti: sono parti della dinamica stessa della nostra vita sociale.

Processi di cambiamento

La maggior parte dei dibattiti sul perché l’organizzazione di genere cambi nel tempo si è focalizzata sulle

pressioni esterne: il cambiamento tecnologico, la vita urbana, le comunicazioni di massa, il processo di

secolarizzazione, oppure semplicemente quello di modernizzazione. È vero che tutte queste forze sociali

possono provocare un cambiamento nelle relazioni di genere; tuttavia, è anche vero che queste ultime

presentano anche delle intrinseche tendenze al mutamento. Inoltre, alcune di queste forze “esterne” sono

marcate dalla differenza di genere fin dall’inizio. Penso che dovremmo considerare il genere come un

sistema dinamico, come è implicito quando consideriamo il genere come storicamente determinato.

Il genere su vasta scala

La maggior parte dei dibattiti sul genere si concentra sulla sfera personale: questioni come l’ identità, la

maternità, la cura dei figli, la vita familiare, la sessualità. È necessario andare oltre questa dimensione: per

comprendere le relazioni personali dobbiamo prendere in considerazione le istituzioni, i sistemi economici,

le ideologie e i governi.

Nuove arene di relazioni di genere

L’imperialismo e la globalizzazione hanno creato delle istituzioni che operano su scala mondiale. Tutte

queste istituzioni possiedono dei regimi di genere, e ognuno di questi ha le sue dinamiche di genere:

interessi, politica di genere, processi di cambiamento. Le più importanti fra queste istituzioni sembrano

essere le imprese transnazionali, gli organismi internazionali, i mezzi di comunicazione globale e i mercati

globali.

Page 3: Questioni di genere (raewyn connell)   corretto

Imprese transazionali. Le imprese che operano nei mercati globali sono attualmente le organizzazioni

economiche più sviluppate del pianeta. Normalmente si avvalgono di una divisione di genere della forza

lavoro ben definita, complessa e di una cultura manageriale fortemente mascolinizzata.

lo stato internazionale. Una caratteristica importante della storia politica del XX secolo fu la crescita di

organismi privi di base territoriale che collegano tra loro stati territoriali. Questi organismi comprendono

l’Organizzazione internazionale del lavoro, la Lega delle Nazioni, le Nazioni Unite ecc.

Tutti questi organismi sono orientati in base al genere e producono effetti di genere. I loro regimi di genere

ricalcano in buona parte quegli degli stati convenzionali che li hanno prodotti.

I media globali. Le società di mezzi di comunicazione multinazionali fanno circolare film, videomusicali e

telegiornali su ampia scala. Esistono, inoltre, i mezzi di comunicazione più decentrati e le industrie che li

finanziano. Hanno tutti organizzazioni di genere e fanno circolare significati di genere. I nuovi media e le

loro applicazioni più recenti, come il marketing su web, hanno raggiunto molto velocemente una portata

globale. Alcuni commentatori hanno interpretato questo fenomeno come una nuova frontiera per i

cambiamenti delle relazioni di genere. Il web, in particolar modo, sembra offrire un’infinita gamma di

opportunità per giocare con i significati di genere, per poter re-inventare se stessi adottando nuove

identità, e così via. Sicuramente i siti web come quelli “pro-ana” per ragazze anoressiche forniscono

un’alternativa ai rapporti quotidiani e un contesto culturale per formealternative di incorporazioni. Si

discute, tuttavia, sulla misura in cui questo possa progressivamente modificare le relazioni di genere.

Internet è pieno di materiale pornografico che promuove immagini di genere estremamente reazionarie: le

donne vengono presentate come oggetti del desiderio e del consumo maschile e gli uomini che pensano

che la loro virilità dipenda dall’aumento delle dimensioni del proprio organo riproduttivo. La cultura delle

celebrità che alimenta i mezzi di comunicazione internazionali destinati alle donne è quasi umoristica nella

sua eteronormatività. I programmi sportivi offrono incessantemente un menu a base di maschilità

muscolare competitiva. Nemmeno i mezzi di comunicazione digitali si sono dimostrati un’arena migliore per

l’integrazione culturale. La lingua inglese predomina esageratamente in internet e la maggior parte dei

messaggi culturali che circolano è nordamericana. Il mercato statunitense plasma le notizie che girano per il

mondo. Nuovamente, esistono delle forze di controtendenza: c’è l’industria cinematografica indiana che sta

acquistando un pubblico internazionale , mentre il governo cinese tenta di controllare internet.

I mercati globali. È fondamentale distinguere i mercati delle singole imprese che vi operano. I mercati

internazionali – il capitale, i beni, i mercati di servizio e di lavoro – hanno una presa crescente sulle

economie locali. Sono fortemente connotati rispetto al genere e attualmente sono scarsamente regolati. Il

carattere del genere dei mercati in quanto istituzioni sociali sta emergendo nella ricerca più recente

rivelando una cultura aggressiva e misogina in ambiti connessi al mercato delle merci, dell’energia, del

capitale azionario e dei contrati futures.