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Ufficio stampa Rassegna stampa venerdì 1 giugno 2012 Pagina 1 di 30

Rassegna stampa - Comune di Anzola dell'Emilia · Cta, il Consorzio di trasporti ali-mentari delle Coop di Anzola, veri- ... siceto le sedi per svolgere l'esame di stato) e nella

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Ufficio stampa

Rassegna stampavenerdì 1 giugno 2012

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Il Resto del Carlino Bologna

Corriere di Bologna

Il Sole 24 Ore

Italia Oggi

INDICE

Colpo di sonno in auto e si schianta contro un tir01/06/12 Cronaca 3

Gli sfollati e i loro racconti in primo piano sul settimanale01/06/12 Cronaca 4

«Macché sprechi alla mensa scolastica, sono avanzi fisiologici»01/06/12 Economia e Lavoro 5

Pranzo organizzato dai pescatori di Rimini01/06/12 Cultura e turismo 6

"Nelle scuole nessun danno strutturale"01/06/12 Cronaca, Economia e Lavoro 7

Nella tendopoli che parla arabo: la legione straniera di Crevalcore01/06/12 Cronaca, Economia e Lavoro 8

Il panico presente la politica assente01/06/12 Cronaca, Politica locale 9

Debiti commerciali della Pa al 5% del Pil01/06/12 Pubblica amministrazione 10

CASA AL 50%, LA DETRAZIONE SI DIVIDE01/06/12 Pubblica amministrazione 11

Per pagare dall’estero la bussola è inComune01/06/12 Pubblica amministrazione 12

Patto solo per le società in house01/06/12 Pubblica amministrazione 13

Servizi locali e pareri Agcom sotto la lente01/06/12 Pubblica amministrazione 14

Stop regali e più etica nella p.a.01/06/12 Pubblica amministrazione 15

Pagamenti Imu a ostacoli per i soggetti non residenti01/06/12 Pubblica amministrazione 16

Patto con le Entrate, a Torino 125 segnalazioni01/06/12 Pubblica amministrazione 17

Certificazioni, incombe il patto01/06/12 Pubblica amministrazione 18

La potenzialità edificatoria impatta sull'Ici e sull'Imu01/06/12 Pubblica amministrazione 20

Riscossione frazionata non ammessa in bilancio01/06/12 Pubblica amministrazione 21

Vincoli per le collaborazioni01/06/12 Pubblica amministrazione 22

Lavoro pubblico, riforma futura01/06/12 Pubblica amministrazione 24

Agevolazioni in pillole01/06/12 Pubblica amministrazione 26

Ecco i fondi a chi pianta alberi01/06/12 Pubblica amministrazione 27

Il settore degli immobili rurali stravolto dalla nuova imu01/06/12 Pubblica amministrazione 29

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SANVAGATS FERITE DI MEDIA GRAVITÀ PER IL CONDUCENTE SAIENN E DELLA VETTURA. ILLESO IL TRASPORTATORE

Colpo di so o in auto e si schianta contro un tir di PIER LUIGI TROMBETTA

SANTA'AGATA — UN COLPO di sonno, un lieve ma-lore, una distrazione. Potrebbero es-sere queste le cause del frontale tra una automobile Ford e un tir della Cta, il Consorzio di trasporti ali-mentari delle Coop di Anzola, veri-ficatosi ieri mattina intorno alle 10,30 sulla provinciale tra Persiceto e Crevalcore poco dopo la rotonda S11110111 nel comune di Sant'Agata. Secondo una prima ricostruzione del sinistro, effettuata della polizia municipale di Terre d'Acqua, inter-venuta sul luogo dell'incidente, pa-re che l'automobilista, M. S„ 54 an-ni, di San Giovanni in Persiceto, improvvisamente abbia iniziato a sbandare e a invadere la carreggiata

opposta.

IL CAMIONISTA vedendo la sce-na si è fermato e ha tentato di acco-stare il più a destra possibile, anche se la strada, in quel tratto, non è par-

INUTILE FRU L'autista ha tentato di accostare ma La Ford ha proseguito La corsa

ticolarmente larga. La vettura ha però proseguito la sua corsa e si è schiantata contro il mu-so del mezzo pesante. Sul posto sono prontamente arriva- te le ambulanze del 118 che hanno

trasportato in ospedale l'automobi-lista con traumi e ferite di media gravità. Nell'impani, invece, il ca-mionista è rimasto illeso.

L'INCIDENTE ha causato però gravi disagi al traffico visto che la provinciale è abitualmente molto trafficata, in particolare poi in que-sti giorni vista la situazione d'emer-genza che sta vivendo il comune di Crevalcore e molti mezzi di servizio fanno la spola con la cittadina. In seguito all'incidente, per perniet-tere il lavoro dei soccorsi e lo sgom-bero dei mezzi accidentati, la poli-zia municipale ha istituito un senso unico alternato. La situazione è tornata alla normali-tà solo dopo le 13.

FRONTALE due mezzi incidentati sulla provinciale

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n Resto del Carlino

BOLOGNA

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TERRE 3' ACks'A

Gli sfollati e i loro racconti in primo piano sul settimanale

—PERSICETO-

LA TERRA continua a tremare, in tutta la pianura, ma soprattutto a Crevalcore e dintorni dove il terremoto di martedì mattina ha aggravato i tantissimi danni già esistenti facendo salire ulteriormente il numero di sfollati. Al nuovo sisma e al racconto dei terremotati sarà dedicalo proprio il primo piano del nostro settimanale «San Giovanni e Terre d'Acqua» domani gratis in edicola assieme al quotidiano. Sul nostro periodico, oltre al terremoto, troverà spazio la tradizionale fiera di maggio di Sant'Agata con un bilancio che è staio positivo. Spazio ovviamente anche alla salute con esperti a confronto su diete, intolleranze e patologie legate al cibo. Una corretta alimentazione è infatti. importantissima a partire dall'infillizia per arrivare alla terza età. Diete sbagliate sono la causa principale dell'obesità infa:ntile. E per i sapori nostrani, tutti i segreti per cucinare un buon cinghiale.

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ANIMA IL COMUNE E LA Dl I I A FORNITRICE DEI PASTI REPLICANO ALLA LISTA CIVICA 'LA NOSTRA ANZOLA'

«Macché sprechi alla mensa scolastica, sono avanzi fisiologici»

Alunni nella mensa della scuola

ANZOLA

«PRIMA di innescare una pole-mica su un terna che rischia di cre-are allarmismo tra le famiglie, l'opposizione dovrebbe essere me-glio informata. Ad esempio sul fat-to che gli 800 pasti (con 70 diete speciali), serviti nelle scuole di Anzola, non sono prodotti a Sant'Agata, ma vengono cucinati in via Chi arini ad Anzola». A par-lare è Silvia Manfredini, assessore alla scuola che interviene, sulla se-gnalazione della lista civica La no-

stra Anzola che ha denunciato la presenza nei rifiuti di pasti della scuola anche intatti. «Secondo i dati della Commissione mensa — prosegue l'assessore non emer-gono problemi così eclatanti. Né sulla qualità dei cibi o delle mate-rie prime utilizzate per produrli, né sulle quantità degli avanzi gior-nalieri». La Commissione mensa istituita dal Comune cinque anni fa è un organismo super partes di vigilanza e controllo composta da un gruppo misto formato da 14 tra genitori ed insegnanti e un tec-

nico comunale che periodicamen-te fa sopralluoghi in mensa e pran-za con i bambini. Organismo che è stato fortemente voluto sia dall'amministrazione sia da Matil-de Ristorazione che si occupa del-la refezione scolastica. La stessa Matilde interviene attraverso il suo ad Paolo Arduini: «Se davve-ro quanto documentato fosse lo scarto di oltre 120 pasti (quelli di Lavino) non si potrebbe parlare comunque di spreco. Ma di avan-zi fisiologici».

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ANZOLA Pranzo organizzato dai pescatori di Rimini Pranzo a base di pesce della Compagnia dei pescatori di Rimini. E' in programma domani ad Anzola alle 13 nel ristorante della fiera in piazza Berlinguer. Oltre a gustare ottimi piatti si contribuirà alla raccolta fondi a favore del sostegno ai terremotati. Info: 051 736593 oppure al 333 9497794.

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Al Copernico Gli studenti evacuati martedì mattina

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CORRIERE DI BOLOGNA

Lunedì si riprende Verifiche in corso ma n Comune rassicura. Da ieri via ai avori per riparare cornicioni e sistemare intonaci caduti

«Nelle scuole ness d

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Il Comune esclude «problemi di tipo strutturale» nelle scuole di Bo-logna, ma già ieri sono partiti i la-vori per sistemare intonaci caduti, cornicioni spinti fuori dagli spigo-li e vecchie crepe che si sono in-grossate. Oggi in consiglio comu-nale l'assessore ai Lavori pubblici Riccardo Malagoli riferirà sullo sta-to dei plessi scolastici, chiusi fino a domani (e quindi riaprono lune-dì) con un'ordinanza del sindaco l'altro ieri.

La scuola per l'infanzia Tambro-ni del tredicesimo circolo è inagi-bile e ha trasferito l'attività in un'altra parte dell'edificio, così co-me sono state dichiarate inagibili 4 aule del liceo Copernico e una per incontri al liceo Galvani. Pro-blemi anche al controsoffitto di tre stanze dell'ufficio scolastico re-gionale. Ieri i 30 tecnici di Palazzo

d'Accursio che stanno effettuando sopralluoghi sulle no scuole bolo-gnesi erano certi di rispettare i tempi per consegnare oggi una pri-ma relazione all'assessore Malago-

Mercoledì sera erano a metà del lavoro, ieri non hanno voluto far sapere a che punto fossero. «Non siamo alla catastrofe — sdramma-tizza il titolare dei Lavori pubblici —, i bolognesi devono capire che stiamo lavorando per mettere in si-curezza le scuole dei loro figli, in alcuni casi le ristrutturazioni sono

«L'anno non è flrato» Lettera del preside del Righi ai ragazzi: «Usate questi giorni per prepare le ultime prove orali e scritte»

già incominciate, si tratta di crepe, non di problemi strutturali e i no-stri tecnici hanno controllato de-gli edifici anche tre volte, perché dopo la scossa delle 13 di lunedì hanno dovuto ricominciare i so-praluoghi daccapo. Le scuole che apriranno lunedì saranno a posto, al massimo sarà chiusa un'aula».

I danni maggiori sono in provin-cia, A Crevalcore, il comune bolo-gnese più colpito dal terremoto, non si può entrare nelle scuole per l'infanzia Pizzoli e Paltrinieri, nella scuola primaria Lodi, nell'istituto professionale Nialpighi (che sta in-dividuando a San Giovanni in Per-siceto le sedi per svolgere l'esame di stato) e nella scuola media Mar-co Palo, Che sposterà gli esami del. terzo anno ad Anzola. inagibile pu-re la scuola Giordano Bruno di Mo-linella e una scuola media di Gai-

fiera La decisione di chiudere per altri due giorni le scuole, oltre a ir-ritare i presidi perché è arrivata so-lo nel tardo pomeriggio di merco-ledì, li ha costretti a correre ai ripa-ri, come ha fatto Domenica Alta-mura del liceo Righi, che in una let-tera a tutti gli iscritti del suo istitu-to ha scritto: «Desidero invitarvi a non considerare terminato l'anno scolastico, ma a utilizzare appieno questi giorni per la preparazione delle ultime prove orali e scritte. A tale scopo mi preme di suggerire ai rappresentanti di classe degli. studenti di contattare i docenti, so-prattutto tramite i coordinatori di classe, per definire e concordare direttamente con loro tempi e mo-dalità di svolgimento delle verifi-che finali».

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Danni e convivenza Sopra, i vigili del fuoco hanno calato ieri dalla cima di Porta Bologna una grossa testa di marmo che era pericolante. A destra, una coppia di immigrati maglirebini cammina nella tendopoli di Crevalcore

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CORRIERE DI BOLOGNA

:\ ella tendopoli che parla arabo: la legione str, era di Crevalcore Su 3 mila sfollati tanti immigrati: menu ad hoc e ragazzi in ansia per gli studi «Vorrei mandare i miei in patria, ma costa». E Tunisi organizza voli gratuiti

«Farfalline in bianco e al ragù, pesce e arrosto di tacchino». Marco Martelli, asses-sore alla Protezione civile di Crevalcore, snocciola il menu del giorno per gli sfollati del sisma alloggiati al campo sportivo (in tutto il paese, il più colpito del Bolognese, sono circa 3 mila). ll pesce e la pasta all'olio sono stati preparati per gli immigrati di fe-de islamica che non mangiano il maiale né la carne macellata all'occidentale. Non è una novità, qui a Crevalcore, cucinare pen-sando agli usi di culture lontane: su 13 mi-ta abitanti, gli immigrati sono il 13% e le mense scolastiche si sono già adeguate.

Gli 86o posti letto allestiti dalla macchi-na dei soccorsi sono stati occupati soprat-tutto dagli stranieri: maghrebini in gran parte, ma anche pakistani e kosovari. Per-centuali non ce ne sono, perché, come dice l'assessore, «per me gli sfollati sono tutti uguali, punto e basta». Ma è un dato di fat-to che molti italiani con le case inagibili si siano fatti ospitare da parenti e amici.

Mentre per quasi tutti gli immigrati nel-le stesse condizioni, le tende militari e le cuccette dei treni in stazione sono state una scelta obbligata. I ragazzini al campo sportivo scalpitano e hanno voglia di rac-contare: della scuola, che non si sa quando riaprirà, degli esami che si avvicinano e del-le interrogazioni che sarebbero servite a ri-parare un'insufficienza, rimandate a data da destinare. Soutiane Makhloufi, di fami-glia marocchina, ha 15 anni e parla con l'ac-cento di un crevalcorese doc: «Devo prepa-rare gli esami di terza media, ma non rie-sco a studiare in queste condizioni, sotto una tenda, non ho neanche i libri». Sirin, tunisina, ne ha 17 e frequenta il liceo Ungili-stico Cevolani. «Avevo un'interrogazione di biologia, rischio il debito a settembre. Ma non so ancora se la scuola riaprirà. Spe.-

ro che mi diano un 6 politico», Se i più pic-coli hanno il cruccio dei voti, peri grandi i problemi sono, nell'ordine: la casa (inagibi-le), il lavoro (a rischio, perché quasi tutti gli immigrati lavorano nelle aziende in stand by) e il ritorno nel Paese d'origine, dove molti vorrebbero mandare moglie e figli in attesa che passi il peggio. «Il proble-mi vero è che il costo dei voli è di fatto proibitivo», dice Ghizlane, una ragazza ma-rocchina di 21 anni che lavora alla Perla, E

aggiunge: «Considerate poi che le nostre fa-miglie sono composte da cinque o sei per-sone». L'ambasciata tunisina ha organizza-. to ieri sera tre voli charter gratis da Bolo-gna a tunisi: partenza alle 22, alle 23 e alle 23.50. Molti però non sono stati in gradi di organizzarsi in tempo.

«Siamo stati informati. Ma ormai è trop-po tardi per andare a casa, prendere alme-no i vestiti e raggiungere Bologna»: è la vo-ce di Said che lavora da 25 anni alla Magne-

ti Marelli e si sentirebbe più sicuro se alme-no una parte della famiglia (la moglie e quattro figli) tornasse per un po' in Tuni-sia. Mknes, una signora marocchina in Ita-lia da 22 anni, due figlie sposate con gente del posto, prima di tutto vuole ringraziare «gli italiani, che ci hanno dato da mangiare e da dormire», Oggi partirà per il Marocco: «Non so quando tornerò».

Nerpaolo Velonà RIPRODUZIONE RISERVATA

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Nella itendopoli che parla arabo: la legione straniera di Crevaleore

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CORRIERE DI BOLOGNA

.11 panico presente, la politica assente di GIANNI DE PIATO

«La nostra insoddisfazione, nutrita dal-l'incessante angoscia per una terra che con-tinua a tremare, si unisce alla rabbia per un vedere nessuno del politici di spicco in doverosa visita a questo territorio».

Paolo Malagodi

on il forte sisma di lunedì si è rinnovato il terrore del-

la gente, generando nella mag- gioranza dei colpiti un panico incontenibile. È un tipo di ter- rore che non lascia pace e bloc- ca il respiro. Questa crescente sofferenza era stata espressa da Malagodi nella lettera inviata al direttore di questo giornale e pubblicata sulla prima pagina nazionale di sabato 26 maggio, in essa si denun-ciava la perdurante tragedia dei terremotati e il loro insostenibile abbandono. A questo proposi-to Malagodi se la prendeva anche con quei poli-tici nazionali che, pur eletti in quei collegi, non avevano sentito l'obbligo neanche di una veloce visita come quella del premier Monti. Il profes-sore di Bondeno usava parole di amarezza, sco-ramento e rabbia per dire che i terremotati non riescono a capire «se qualcuno ci aiuterà per i danni subiti». I danni alle cose si fanno più in-genti e quelli alle persone più inestimabili. Le vittime, tra cui tanti operai, gli sfollati, i dipen-denti di aziende crollate o inagibili, la dispera-zione della gente e la mancanza di servizi ade-guati fanno capire quanto sia esteso il dramma umano di quelle persone e delle famiglie colpite o interessate dal sisma, che implacabilmente continua. Le scosse più o meno intense si ripeto-no ogni giorno e a un ritmo che non lascia vive-re. Le paure si accumulano ed è evidente che le persone non riusciranno più a reggere l'annien-tamento di una vita tranquilla e decente. Il pron-to intervento della Regione ha fatto scattare tut-to il potenziale di aiuto della protezione civile, delle comunità locali e delle organizzazioni so-ciali. Ma non basta. le nuove scosse rendono in-decente l'assenza del governo e la mancanza di una politica di aiuti e di ricostruzione.

RIPRODI3ZIONERSERVATA

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le mmve mtsure Ok delle Commissioni alSenato ai ritocchi nel DI sulla spending review, mailGovernovasotto

Debiti commerciali della Pa al 5% del Pil Marco Rogari ROMA

Cinque punti di Pil, ovvero 8o miliardi. A tanto ammonta l'in-debitamento commerciale com-plessivo della pubblica ammini-strazione, con un crescita dell'8% nel 2011 rispetto al zom. La Relazione annuale della Ban-ca d'Italia fotografa in modo qua-si impietoso il continuo estender-si del fenomeno dei ritardati pa-gamenti della Pa alle aziende pro-prio nel giorno in cui le commis-sioni Affari costituzionali del Se-nato danno il loro ok al decreto sulla spending review con le ulti-me modifiche per estendere il

raggio d'azione delle misure sblocca-pagamenti adottate il 22 maggio scorso dal governo.

Dalle indagini condotte dall'Istituto di via nazionale sulle imprese con almeno 20 addetti emerge che lo scorso anno la quo-ta dei crediti vantati nei confronti della Pa (inclusi quelli ceduti a in-termediari finanziari con clauso-la "pro solvendo") si è attestata al 4,5% del Pil. Sono poi stati ceduti a intermediari finanziaria con clausola "pro soluto" altri circa 8 miliardi (0,5% del Pii). Quanto al-la media dei tempi di pagamento, si sarebbe arrivati a 190 giorni. La Banca d'Italia ricorda anche i

provvedimenti adottati dal gover-no Monti per alleviare i problemi di liquidità delle imprese fornitri-ci, partendo dagli interventi ap-provati a dicembre e da quelli in-seriti nel decreto liberalizzazioni per arrivare ai decreti ministeria-li varati dieci giorni fa.

Decreti che sono stati ulterior-mente rafforzati dalle modifiche introdotte al Senato in commis-sione al decreto sulla spending re-view. A cominciare dall'estensio-ne alle regioni del Sud delle misu-re sblocca-pagamenti, dall'am-pliamento del meccanismo delle compensazioni a tutti i crediti del-le imprese nei confronti dello Sta-

to e degli enti pubblici nazionali e della riduzione da 6o a 3o giorni dei tempi di risposta della Pa per il rilascio della certificazione. E anche anche per le certificazioni vantati nei confronti delle Asl e delle regioni con piani di rientro dai deficit sanitari entrerà in gio-co il Fondo di garanzia. Ieri il go-verno è andato sotto su emenda-mento del Pd che impone all'ese-cutivo di presentare entro il 3o lu-glio un piano di riorganizzazione di tutta la spesa pubblica. Ora il te-sto passa all'Aula di Palazzo Ma-dama che dovrà approvarlo in pri-ma lettura entro 1'8 giugno.

e RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il Sole/ /,1

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Imu. La prima puntata della rubrica del Sole per sciogliere i dubbi a pochi giorni dalla scadenza di versamento dell'acconto della nuova imposta

Casa al 50%, la detrazione si divide L'aliquota ridotta e gli sconti spettano solo sull'immobile in cui abita il nucleo familiare

Angelo Busani

A differenza di quanto acca-deva con l'Ici, il legislatore dell'Imu, nel definire il concet-to di abitazione principale, ha conferito un notevolissimo ri-salto alle svariate situazioni fa-miliari che in concreto si posso-no presentare e che quindi van-no esaminate una ad una.

Ai fini dell'Imu, infatti, per abitazione principale si deve in-tendere l'immobile nel quale il possessore e il suo nucleo fami-liare dimorano abitualmente e risiedono anagraficamente. I re-quisiti rilevanti sono pertanto i seguenti:

la residenza anagrafica del contribuente (e cioè del proprie-tario, dell'usufruttuario e degli altri soggetto obbligati al paga-mento dell'Imu);

la dimora abituale del contri-buente e cioè il luogo ove si svol-ge la sua vita domestica;

la residenza anagafica e la di-mora abituale dei soggetti che compongono il nucleo familia-re del contribuente. La situazione più facile è quella del contribuente che sia esclusi-vo proprietario della casa in cui dimora e risiede. In questo ca-so, tutto il valore imponibile può essere assoggettato all'ali-quota ridotta; il contribuente

può avvalersi dell'intera detra-zione di 200 euro, aumentata di 5o euro per ogni figlio (sotto i 26 anni) che dimori abitualmen-te e risieda anagraficamente nella casa. Nel caso di due coniugi, proprie-tari per metà ciascuno della ca-sa ove dimorano e risiedono, ognuno paga l'Imu per metà, ap-profittando di metà della detra-zione di 200 euro e di metà della

I CAS PARTKOLAM

Marito e moglie hanno appartamenti in due Comuni diversi: bonus a tutti e due Separazione o divorzio: paga l'assegnatario

detrazione di so euro per ogni fi-glio sotto i 26 anni. Le cose si complicano se i due coniugi non hanno la stessa di-mora o la stessa residenza. Ipo-tizziamo che Tizio e Gaia, coniu-gi con due figli, siano proprieta-ri per metà ciascuno della casa Alfa a Milano (ove Tizio e i due figli risiedono e dimorano e ove Caia dimora) e che Caia sia pro-prietaria esclusiva della casa Be-ta sempre ubicata a Milano (ove Gaia risiede ma non dimora). In

questo caso, Tizio paga l'Imu agevolata per metà del valore della casaAlfa e approfitta delle detrazioni; Caia paga l'Imu pie-na per metà del valore della ca-sa Alfa, senza detrazioni (poi-ché non vi risiede) e pure l'Imu piena per l'intero valore della ca-sa Beta, senza detrazioni (poi-ché non vi dimora). Se poi, nell'esempio preceden-te, ipotizziamo che Caia risieda e dimora nella casa Beta, la tas-sazione non cambia: Gaia infat-ti non può considerare la casa Beta come propria abitazione principale, poiché il suo nucleo familiare dimora e risiede nella casaAlfa. La legge sull'Imu pre-scrive infatti che nel caso in cui i componenti del nucleo fami-liare abbiano stabilito la dimo-ra abituale e la residenza ana-grafica in immobili diversi si-tuati nel territorio comunale, le agevolazioni per l'abitazione principale e per le relative perti-nenze in relazione al nucleo fa-miliare si applicano per un solo immobile. Diverso sarebbe dunque se la casa Beta fosse a Torino: il fat-to che le due case in questione siano situate in comuni diversi permette a Caia di considerare la casa di l'orino (ove ella di-mori abitualmente e risieda

anagraficamente) quale pro-pria abitazione principale, fer-mo restando che sulla casa di Milano Tizio paga l'Imu come abitazione principale per metà del valore imponibile e Caia pa-ga l'Imu come abitazione "ordi-naria" per l'altra metà del valo-re imponibile. Se negli esempi fin qui visti non era difficile intuire il con-cetto di nucleo familiare, ci so-no anche casi non facili. Ad esempio, una coppia di fatto (due conviventi non sposati) è difficilmente considerabil e nu-cleo familiare: in questo caso, decisivo per identificare l'abi-tazione principale è la residen-za anagrafica coincidente con quello della dimora abituale. Mentre un nucleo familiare è probabilmente quello compo-sto da genitore e figli non eco-nomicamente indipendenti. Quanto ai coniugi separati o di-vorziati, è la legge che stabilisce che l'obbligato all'Imo è solo il coniuge assegnatario dell'abita-zione; cosicchè se questi vi di-mori abitualmente e vi risieda anagraficamente, tutto il valore imponibile (a prescindere dalla sua quota di proprietà) può esse-re tassato con il beneficio dell'abitazione principale.

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Caso per caso

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L'aliquota agevolata per L'abitazione principale (0,4%, invece

dello 0,76% ordinario) si applica sull'abitazione principale, dove il proprietario (o usufruttuario o altro soggetto obbligato al pagamento) deve:

• risiedere anagraficamente con il suo nucleo familiare

• avere dimora abituale (cioè vivervi effettivamente)

FAMúU4 «STANDARD>'

Se i coniugi e i figli vivono e risiedono tutti nella stessa casa,

al beneficio dell'aliquota agevolata si aggiungono:

• una detrazione di 200 euro

• un'ulteriore detrazione di 50 euro per ogni figlio di età inferiore a 26 anni (fino al giorno in cui cade il. 26° compleanno)

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• Se le case sono situate nello stesso comune i benefici della famiglia «standard» spettano solo al coniuge che risiede nella casa in cui vive la famiglia. L'altro coniuge pagherà l'Imu

ordinaria (0,76%) sulla casa in cui risulta residente (se ne è proprietario esclusivo o se comunque ha tutti i diritti su di essa) e anche sulla sua eventuale quota di proprietà dell'appartamento in cui effettivamente vive tutta la famiglia. Aliquota ordinaria anche sull'unica casa posseduta

dal coniuge che però risiede nell'abitazione familiare di proprietà dell'altro coniuge

• Se le case sono situate in comuni diversi il coniuge che risiede e dimora in una casa diversa da quella della famiglia può

considerare quella di residenza come abitazione principale

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Per pagare dall'estero la bussola è in Comune di Gianni Trovati

ontattare il s'sS Comune». È \\\ questo il passaggio fondamentale per i contribuenti che risiedono all'estero e devono pagare l'Imu su un immobile italiano, e a confermarlo è intervenuto ieri anche un comunicato ad hoc da parte del dipartimento delle Finanze Le complicazioni della nuova imposta, naturalmente, non risparmiano nemmeno chi sta lontano dall'Italia, ma non l'ha abbandonata del tutto perché continua a possedere un immobile da noi. Se si tratta di una casa non locata, il primo aspetto da chiedere è se il Comune l'ha assimilata all'abitazione principale. La disciplina Imu, infatti, tratta gli immobili dei residenti all'estero come seconde abitazioni, ma consente ai sindaci di estendere a loro il

trattamento agevolato (aliquota leggera e detrazione) previsto per le abitazioni principali. In questo caso, il pagamento è più semplice perché basta versare l'importo al Comune, mentre se l'assimilazione non c'è, perché il regolamento locale non la prevede, l'abitazione è data in affitto oppure si tratta di un immobile non abitativo, il pagamento si sdoppia.

Se tra le cose "lasciate" in Italia il contribuente ha anche un conto corrente, con un po' di dimestichezza può servirsi dell'F24 come l'home banking, altrimenti l'affare si complica. Al Comune in cui si trova l'immobile, spiega il comunicato delle Finanze, andrà chiesto anche il codice Iban del conto corrente locale, mentre il versamento della quota erariale andrà effettuato a un conto di Bankitalia (codice Bic: BITAITTRENT. Iban: ITo2Gol00003245348000lo8 o oo). Per ogni versamento andrà indicato il codice fiscale o la partita Iva, la sigla Imu, il nome del Comune dove sono gli immobili, i codici tributo (gli stessi dei pagamenti "italiani"), l'annualità e l'indicazione se si tratta di acconto o saldo. Semplice, no?

gianni.trovati©ilsole24ore.com

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La recente disciplina dei servizi pubblici locali palesa una spinta verso logiche di mercato

Patto solo per le società in house Obiettivo: evitare aggiramenti delle norme sulle assunzioni

DI TOMMASO D'ONZA E PASQUALE CRISTIANO

La recente disciplina in materia di servizi pub-blici locali (artt. 3-bis e 4 dl n.138/2011 conver-

tito in legge n.148/2011) pone un tema di estremo interesse e viva preoccupazione, non sol-tanto dal punto di vista teorico e concettuale ma prim'ancora sotto il profilo pratico e opera-tivo, per tutto il mondo delle so-cietà pubbliche operanti nelle public utilities: quello relativo all'assoggettamento delle «so-cietà cosiddette in house affi-datarie dirette della gestione di servizi pubblici locali (...) al patto di stabilità interno (...)» nonché alle «disposizioni che stabiliscono a carico degli enti locali divieti o limitazioni alle assunzioni di personale, conte-nimento degli oneri contrattua-li e delle altre voci di natura retributiva o indennitaria e per le consulenze anche degli am-ministratori»

Senza voler entrare nel me-rito della scelta legislativa, ritmiamo tuttavia opportuna

una riflessione circa la portata della disposizione in commen-to, anche a fronte di alcuni orientamenti volti a estender-ne l'applicazione anche al di là del dato letterale.

Non sfugge, infatti, che la norma in commento riferisce la sua portata precettiva, non già genericamente alle società a capitale pubblico (totalitario e/o maggioritario), bensì solo a una particolare e specifica categoria di esse: le cosiddette società in house, in quanto tali affidatarie dirette di servizi pubblici locali.

Al di là delle valutazioni di merito, ci sembra piuttosto chiara la ratio antielusiva del-la norma: evitare che gli enti locali, per il tramite della costi-tuzione delle cosiddette socie-tà in house alle quali affidino direttamente i relativi servizi, possano aggirare i limiti posti dal Patto di stabilità e/o dalle norme relative al cosiddetto blocco delle assunzioni.

Sennonché in taluni casi, è stata prospettata l'applicazione della disposizione in commento anche al di là dei limiti letterali

della norma: dunque, alle socie-tà a totale capitale pubblico che operano non già in via di affi-damento diretto bensì a seguito dell'aggiudicazione di gare pub-bliche ovvero alle società miste pubblico-private il cui socio pri-vato sia stato selezionato a se-guito di una regolare procedura di evidenza pubblica.

Ebbene, tale interpretazione non convince affatto: vuoi per-ché contrasta con il dato lette-rale della norma; vuoi perché i citati artt. 3-bis e 4 distinguo-no in modo molto attento le di-sposizioni applicabili alle sole società in house da quelle che invece hanno una portata più ampia, riferendosi in generale alle società a partecipazione pubblica (totalitaria e/o mag-gioritaria).

Non sfugge, infatti, che lo stesso art. 4 mentre, da un lato, limita l'assoggettamento al Patto di stabilità alle sole società in house, dall'altro lato prevede che «le società a par-tecipazione pubbliche che ge-stiscono servizi pubblici locali (...)», indipendentemente dalla natura giuridica e dal titolo di

gime dei divieti per le società affidatarie dirette di spl.

In questo contesto sarebbe ol-tremodo contraddittorio e per-sino discriminatorio porre tali vincoli nei confronti di quelle società la cui stessa sopravvi-venza dipenderà dalla capaci-tà di confrontarsi sul mercato concorrenziale con tutti gli al-tri operatori (pubblici e/o pri-vati).

Sarà, dunque, il mercato l'arbitro ultimo della virtuo-sità dell'intero sistema e della capacità delle attuali società pubbliche di cambiare passo, abbandonando logiche ormai anacronistiche per adeguarsi a un assetto nuovo che tutta-via potrebbe, nell'attuale pa-norama delle public utilities italiane, offrire loro significa-tive prospettive di crescita in-dustriale.

Una strada, per quanto opi-nabile (come tutte le cose della vita), è stata tracciata in modo abbastanza netto e preciso: sarà necessario mantenerla e verificare la capacità di rispo-sta del sistema pubblico. ©Riproduzione riservata—E

affidamento, «(...) adottano, con propri provvedimenti, criteri e modalità per il reclutamento del personale e per il conferi-mento degli incarichi nel ri-spetto dei principi di cui all'art. 35, 3°, dlgs 165/2001» o ancora estende l'obbligo di applica-zione del Codice dei contratti pubblici, oltreché alle società in house anche «alle società a partecipazione mista pubblica/ privata».

Al di là delle predette, non v'è dubbio che con l'interven-to riformatore in commento, il legislatore abbia inteso tra-guardare il sistema delle so-cietà pubbliche verso logiche di mercato e concorrenziali (co-stringendole, sostanzialmente, ad abbandonare il vecchio alveo delle gestioni esclusive e pro-tette degli affidamenti diretti secondo il modulo in house pro-viding): sul punto basta pensare al favor legislativo verso la li-beralizzazione dei spl e dunque per la concorrenza nel mercato (in luogo di quella per il mer-cato); alla scadenza anticipata ope legis deglidaffidamenti non conformi ai nuovi modelli; al re-

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PROMO P.A.

Servizi locali e pareri Agcm sotto la lente Organizzazione dei servizi pubblici locali in ambiti terri-toriali ottimali e omogenei, pa-rere preventivo obbligatorio dell'Agcm sulla delibera qua-dro di definizione dei servizi da privatizzare e dei diritti di esclusiva, nuove forti limitazio-ni all'affidamento in house. È quanto prevede l'art. 25 del dl 1/12 convertito in Legge 27/12 (decreto liberalizzazioni), che ha riscritto ancora una volta la disciplina dei servizi pubblici locali. Gli ambiti territoriali, in-dividuati dalle regioni, devono essere di dimensione non infe-riore a quella del territorio pro-vinciale, al fine di consentire il conseguimento di economie di scala e massimizzare l'effi-cienza del servizio. La delibera quadro diventa un passaggio fondamentale per gli enti lo-cali: senza di essa non possono essere attribuiti diritti di esclu-siva. Il processo «permanente» di riforma della disciplina dei Spl sarà affrontato nel semi-nario «La nuova governance delle società partecipate dopo le manovre 2011 e il dl 1/12 con-vertito in Legge 27/12 (Decreto liberalizzazioni)», organizzato da PROMO P.A. Fondazione a Roma il 20 e 21 giugno prossimi. Info: 0583/582783; [email protected]; www.promopa.it.

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DDL CORRUZIONE

Stop regali e più etica nella p.a.

DI SIMONA D'ALESSIO

Niente regali agli statali («in connessione con l'espleta-mento delle proprie funzio-ni»), e disco verde al codice comportamentale per di-rigenti e impiegati che, in caso di violazioni, rischiano sanzioni fino al licenziamen-to. Congelato, invece, lo stop di tre anni a ex politici e candidati che aspirano a ri-coprire incarichi di vertice nelle amministrazioni pub-bliche. Fa due passi avanti e uno indietro il disegno di legge per la lotta alla cor-ruzione (C 4434-A e abb.), in votazione nell'aula della camera, dove tornerà lunedì 4 giugno, malgrado il Pdl, in disaccordo con alcune nonne governative, avesse chiesto un rinvio. Via libera ieri a un emen-damento del ministro della funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, che impone l'adozione di un regola-mento ispirato ai principi costituzionali di «diligenza, lealtà, imparzialità e servizio esclusivo alla cura dell'inte-resse» generale, secondo cui se verrà arrecato un danno economico per condotta

scorretta, sarà il dipendente a doverlo rimborsare di ta-sca sua; codice valido anche per le magistrature, toccherà alle associazioni di categoria o, in caso di loro inerzia, agli organi di autogoverno vara-re le nonne di condotta, la cui violazione comporterà responsabilità disciplinare. Sì, poi, a dati su opere e ap-palti raccolti in file «aperti» ai cittadini, ma l'esecutivo finisce sotto quando passa con i voti di Pd, Idv, Lega, Api e Mpa una proposta che prevede che un pubblico im-piegato che abbia percepito soldi in maniera indebita sia sottoposto al giudizio sulla responsabilità erariale da parte della Corte dei conti. Stand-by sul divieto di ri-corso agli arbitrati, sulle regole antimafia nelle gare pubbliche, sul veto di con-ferire ruoli dirigenziali per un triennio a chi ha svolto incarichi politici, o è stato in lizza per cariche elettive: il governo, riferisce a Italia-Oggi uno dei relatori Ange-la Napoli (Fli) «sta tentando una mediazione coi partiti, soprattutto con il Pdl. Ca-pisco la posizione dell'ese-cutivo, che vuole approvare un testo così importante con un'ampia maggioranza, ma il pericolo è che possa essere annacquato». Lunedì nuovo vertice con i ministri Patroni Grilli e Paola Severino (Giu-stizia) e i rappresentanti dei partiti, per cercare di superare lo stallo. °Riproduzione riservata—M

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Pagamenti Imu a ostacoli per i soggetti non residenti Imu a ostacoli per i contribuenti non residenti. Soprattutto

per chi non potrà utilizzare il modello F24, che sarà costretto a sdoppiare non solo il calcolo dell'ammontare dovuto a comune e Stato, ma anche i relativi pagamenti attraverso distinti bonifici bancari. La procedura è stata resa nota ieri con un comunicato del Dipartimento delle finanze. La nota ministeriale richiama in primo luogo le disposizioni generali per la determinazione del quantum dovuto nonché le modalità di pagamento già illu-strate con la circolare n. 3 I Df del 18 maggio 2012. I soggetti non residenti impossibilitati ad avvalersi della delega di pagamento dall'estero, tuttavia, dovranno procedere al pa-gamento attraverso bonifico bancario.

Per la quota di Imu spettante al comune sarà necessa-rio contattare il municipio e farsi comunicare il codice Iban del conto sul quale accreditare l'importo dovuto. Per la quota riservata allo stato, invece, i contribuenti do-vranno versare la somma a favore della Banca d'Italia (codice BIC BITAITRRENT), utilizzando il codice Iban (IT02G0100003245348006108000). Non solo. Una volta ef-fettuati i pagamenti, copia della documentazione attestante le due operazioni dovrà essere trasmessa al comune per i suc-cessivi controlli (le modalità dell'invio non sono specificate e, verosimilmente, sono lasciate all'autonomia organizzativa degli enti locali).

Non meno articolata sarà la causale che dovrà essere indi-cata nei versamenti. Il dipartimento delle finanze stabilisce infatti che andranno riportati: il codice fiscale o la partita Iva del contribuente (in mancanza, va utilizzato il codice di identificazione fiscale rilasciato dallo stato estero di residen-za); la sigla «Imu», il nome del comune ove è ubicato l'immo-bile e i relativi codici tributo (utilizzando quelli approvati con la risoluzione dell'Agenzia delle entrate n. 35 I E del 12 aprile 2012); l'annualità alla quale è riferito il versamento; l'indicazione «acconto» o «saldo» in caso di versamento in due rate. Laddove il contribuente abbia optato per il pagamen-to in tre tranche dell'Imu sull'abitazione principale, andrà specificato pure se la somma versata è riferita alla prima rata, alla seconda rata o al saldo.

Si ricorda infine che, come chiarito dalla circolare n. 3 I Df del 2012, per i cittadini italiani non residenti nel territorio dello stato non è più consentita la possibilità (prevista in passato per l'Ici) di versare l'imposta in un'unica soluzione entro la scadenza del mese di dicembre, con applicazione degli interessi nella misura del 3%.

Valerio Stroppa

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La collaborazione comune-fisco: scoperto un bottino di 4,2 mln

Patto con le Entrate, a Torino 125 segnalazioni

I nizia a dare i primi frutti il patto antievasio-ne siglato fra il Comune di Torino e l'Agenzia delle entrate. Sono già 125 le segnalazioni an-date a segno che hanno consentito di scoprire

4,2 milioni di imposte dovute alle casse dell'Erario. Come funziona la collaborazione - Il Comune,

sulla base delle proprie informazioni e di indagini specifiche, invia all'Agenzia delle entrate una «se-gnalazione qualificata» su comportamenti evasivi ed elusivi. L'Agenzia delle entrate, spiega una nota stampa, completa l'iter dell'accertamento e, se l'in-put fornito dall'Ente locale è andato a buon fine, al Comune spetta — dal 1° gennaio 2012 — una somma pari al 100% delle somme accertate.

Tra il 2010 e il 2011 sono funti sotto la lente di ingrandimento degli uffici comunali i furbetti dell'Isee con abitazioni facoltose, contribuenti che hanno dimenticato di dichiarare l'affitto di abitazio-ni e garage, imprenditori con redditi esigui ma che pagavano tariffe Tarsu elevate. Molto interessante anche il filone d'indagine aperto su alcune imprese di onoranze funebri che dai registri comunali risul-tavano aver gestito molte pratiche cimiteriali senza aver poi dichiarato i relativi ricavi.

Secondo il Direttore regionale dell'Agenzia delle entrate, Rossella Orlandi, questi «sono segnali inco-raggianti di come la collaborazione fra le Ammini-strazioni pubbliche possa funzionare e dare risultati. Stiamo lavorando con gli Enti locali per affinare le metodologie di indagine e incrementare la poten-zialità delle loro segnalazioni, quanto più preziose perché possono valorizzare un'impareggiabile cono-scenza del territorio».

L'assessore al Bilancio e ai Tributi del Comune di Torino, Gianguido Passoni, sottolinea che «la collabo-razione tra l'Amministrazione comunale e l'Agenzia delle entrate ha, come evidenziano i positivi risultati ottenuti, senza dubbio conferito maggiore efficacia alle attività di contrasto all'evasione fiscale. La strada intrapresa qualche anno fa, con la firma del patto antievasione, si è dimostrata giusta. Dobbiamo continuare a seguirla e, insieme all'Agenzia delle Entrate, non smettere di lavorare per potenziare gli strumenti di raccolta e scambio delle informazioni. Le risorse sottratte alla comunità dagli evasori devono tornare a disposizione dei cittadini e, lavo-rando fianco a fianco. Comune e Agenzia possono fare molto perché ciò avvenga».

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crillicazioni. incombe il Patto

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L'impatto dello schema dí decreto sui debiti delle p.a. predisposto dal ministero dell'economia

Certificazioni, incombe il Patto A rischio i nuovi programmi di spesa. Anche nei mini-enti

DI MATTEO BARBERO

a certificazione dei cre- diti delle imprese impo- ne a province e comuni un ulteriore sforzo di

programmazione in relazione ai vincoli di finanza pubblica. Ma senza un allentamento di questi ultimi, tale misura ri-schia di rivelarsi parzialmente inefficace.

Lo schema di decreto predi-sposto dal Mef (e che ora dovrà passare alla Conferenza unifi-cata) per dare nuova linfa alla disciplina di cui all'art. 9, com-mi 3-bis e 3-ter, del dl 185/08 previde espres-samente (all'art. 2) che «i pa-gamenti in conto capi-tale degli enti locali conseguen-ti alle cer-tificazioni concorrono al perse-guimento degli obiettivi del Patto di stabilità interno».

Non è una novità: i vincoli del Patto sono espressamen-te

richiamati dalla disciplina

legislativa, anche se i riferi-menti normativi in essa con-tenuti (artt. 77-bis e 77-ter del dl 112/08) sono superati. Lo stesso dm 19 maggio 2009, che per primo ha normato ope-rativamente la materia, pre-vedeva che nella certificazione dovesse essere espressamente indicato «il periodo tempora-le entro il quale si procederà al pagamento, in favore delle banche o degli intermediari finanziari, dell'importo certi-ficato e le relative modalità», nel rispetto degli obiettivi del Patto.

Proprio tale limite, abbinato alla mancanza di un obbligo co-gente di certificazione, ha fatto sì che questa sia stata finora rilasciata con estrema pruden-za. Ora, però, il quadro è deci-samente cambiato: gli artt. 5 e 6 del nuovo decreto prevedono, infatti, che decorsi 60 giorni dalla ricezione dell'istanza da parte del creditore senza che sia stata rilasciata la certifi-cazione (né sia stata rilevata l'insussistenza o l'inesigibili-tà, anche parziale, del credito), si proceda alla nomina di un commissario ad acta. Il tempo

a disposizione delle ammini-strazioni, peraltro, potrebbe ridursi a 30 giorni se l'emen-damento presentato nei gior-

ni scorsi al dl sulla spending review dai re-latori verrà accolto.

Il commissa- rio deve essere nominato (dal direttore del- la competente Ragioneria ter- ritoriale dello Stato) entro 10 giorni e deve provvedere al

rilascio entro i successivi 50 giorni, ma (anche in tal caso)

Gli enti locali devono In mancanza, si procede I pagamenti in conto certificare entro 60 giorni entro 10 giorni alla nomina capitale degli enti (30 giorni se verrà accolto di un commissario ad locali conseguenti alle l'emendamento al dl sulla acta, che provvede nei certificazioni concorrono spending review) i crediti successivi 50 giorni al perseguimento degli per somme dovute per obiettivi del Patto di somministrazioni, forniture stabilità interno e appalti

adottando «forme compatibi-li ai vincoli del Patto», il che pone più di un dubbio sull'ef-ficacia dello sblocco per gli enti che hanno esaurito gli spazi finanziari disponibili.

Nella certificazione, infat-ti, deve essere specificata -1 data in cui il pagamento sarà effettuato, che non potrà esse-re successiva ai 12 mesi dalla data dell'istanza di certifica-zione. Sempre entro 12 mesi dovrà essere effettuato anche il versamento all'agente della riscossione dell'importo ogget-to della certificazione nel caso in cui il creditore si sia avvalso della possibilità di compensa-re il proprio credito con somme dal medesimo dovute a seguito

di iscrizione a ruolo. Gli enti, quindi, dovranno

monitorare con ancora più at-tenzione i propri Bussi di cas-sa, con riferimento, oltre che ai pagamenti in conto residui, anche a quelli di competenza (nella certificazione, del resto, le due fattispecie vanno distin-te). Considerata la tempistica, inoltre, la questione riguarda anche i comuni fra 1.000 e 5.000 abitanti, che dal 2013 saranno soggetti al Patto e che fin d'ora devono tenere conto dei relativi vincoli nell'impo-stare la loro programmazione finanziaria.

I problemi nascono, soprat-tutto, per i pagamenti coperti dall'avanzo di amministrazio-

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ne o da risorse derivanti da ricorso al debito, che peggio-rano il saldo valido ai fini del Patto senza una contropartita sul lato delle entrate. Ovvia-mente, occorrerà avere un oc-chio di riguardo anche per gli impegni di spesa, sia di parte corrente (che pesano sul Patto) che, soprattutto, in conto ca-pitale, che genereranno nuovi pagamenti. In proposito, giova richiamare l'art. 9, comma 1, lett. a), n. 2, del dl 78/09, ai sensi del quale il funzionario che adotta provvedimenti che comportano impegni di spesa, a pena di responsabilità di-sciplinare ed amministrativa, «ha l'obbligo di accertare pre-ventivaircente ehe il program-ma dei conseguenti pagamenti sia compatibile con i relativi stanziamenti di bilancio e con le regole di finanza pubblica». In base a tale previsione, ol-tre a verificare la copertura finanziaria ai sensi degli artt. 151 e 183 del Tuel, è necessa-rio anche verificare la compa-tibilità dei pagamenti futuri con i limiti del Patto, tenendo conto delle certificazioni già rilasciate.

In un simile contesto, pe-raltro, non può sfuggire il rischio che l'obbligo di certi-ficazione esaurisca, di fatto, la capacità finanziaria degli enti locali, comportando, da un lato, il rallentamento dei nuovi pagamenti (o di quelli non certificati), dall'altro un ulteriore freno all'assunzione di nuovi impegni di spesa, spe-cialmente per investimenti. In alternativa, gli enti potrebbe-ro rifiutare le certificazioni, come già avvenuto in passato, o emetterle senza indicare la data del pagamento, con con-seguenti problemi di classifica-zione del debito (commerciale o finanziario?) e nei rapporti con le banche. Per evitare que-ste criticità, occorrerebbe una profonda revisione del Patto, con l'introduzione dì una sorta di golden rule. Il dossier è da tempo sul tavolo del Governo (si veda l'art. 28, comma 11-ter, del dl 201/11), ma la sua attua-zione è in stand-by e attende gli esiti delle complesse trattative in corso a livello europeo.

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La potenzialità edificatoria impatta sulaci e sull'Imu

La potenzialità edificatoria di un'area ne accresce il valore venale ai fini Ici e Imu e costituisce elemento sufficiente per determinare un incremento di capacità contributiva. Le modifiche al piano regola-tore comportano la diversa classificazione di un terreno e possono giustificare una variazione del prelievo nel periodo d'imposta in cui si verifica l'incremento di valore. Lo ha affermato la Ctr Milano, sezione XXXVIII, con la sentenza n. 47 del 10 aprile 2012.

Per il giudice d'appello, «l'inizio del procedimento di trasforma-zione urbanistica è, infatti, sufficiente a far lievitare il valore venale dell'immobile». La potenzialità edificatoria di un'area fabbricabile, «anche se prevista da strumenti urbanistici solo in itinere o ancora inattuati» è idonea a influenzare il valore di un terreno e rappre-senta «un indice di capacità contributivo adeguato». In effetti, per determinare l'imposta dovuta dal contribuente su un'area occorre tener conto solo delle sue potenzialità edificatorie. L'articolo 5 del decreto legislativo 504/1992, che si applica sia all'Ici che all'Imu, detta dei criteri specifici per la determinazione della base imponibi-le e richiede che il quantum del valore dell'area sia fondato sulle sue potenzialità edificatorie. Occorre stabilire il valore venale dell'area al 1° gennaio dell'anno di imposizione utilizzando come parame-tro anche le valutazioni di mercato. Nello specifico, gli elementi rilevanti per calcolare il valore dell'area sono: zona territoriale di ubicazione, indice di edificabilità, destinazione d'uso consentita, oneri per eventuali lavori di adattamento del terreno necessari per la costruzione e, infine, i prezzi medi rilevati sul mercato di aree aventi le stesse caratteristiche. I valori possono essere deliberati anche dalla giunta, sulla base di una perizia redatta dall'ufficio tecnico. Va posto in rilievo che la delibera emanata dalla giunta comunale che fissa i valori delle aree edificabili, egli atti interni che la precedono, non devono essere allegati all'avviso di accertamento Ici o Imu. La mancata allegazione all'accertamento fiscale di que-sti atti generali non genera alcuna nullità. La conoscibilità delle deliberazioni comunali si presume poiché sono soggette a pubbli-cità legale. La loro conoscibilità è presunta erga omnes, nonostante l'articolo 7 dello Statuto dei diritti del contribuente (legge 212 1200) preveda l'obbligo di allegazione all'avviso di accertamento degli atti ai quali si fa riferimento nella motivazione. Peraltro, come soste-nuto più volte dalla Cassazione, i valori deliberati dalla giunta sono meramente indicativi e equiparabili al redditometro. E il giudice ha il potere di ritenere illegittime le p .reesunzioni su cui si fondano solo nel caso in cui il contribuente sia in grado di provare il contrario (si veda Commissione tributaria regionale di Potenza, prima sezione, sentenza 267/2011).

Sergio Trovato

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Riscossione frazionata non ammessa in comune

In seguito all'emanazione dell'avviso di accertamento, il Co-mune può riscuotere integralmente l'Ici, l'Imu e gli altri tributi locali. A differenza dei tributi erariali, per quelli locali non è prevista la riscossione frazionata in pendenza del processo tributario. Lo ha stabilito la Commissione tributaria regio-nale di Palermo, sezione XXX, con la sentenza n. 32 del 17 febbraio 2012. Per il giudice d'appello, la disciplina Ici «consente all'ente im-positore di procedere all'iscrizione a ruolo dell'intero tributo accertato anche in pendenza del ricorso». Per i tributi comunali non sussiste alcuna graduazione della riscossione dell'imposta dovuta. Le amministrazioni locali hanno la facoltà di sospen-dere in via amministrativa l'esecutività degli atti impugnati. Altra possibilità offerta al ricorrente è quella di richiedere, se esistono i presupposti, al giudice la sospensione degli atti impositivi. L'articolo 68 del decreto legislativo 546/1992 preve-de la provvisoria esecuzione delle sentenze delle commissioni tributarie, graduando la riscossione dell'imposta in relazione al grado di giudizio e all'esito della controversia. Anche in de-roga a quanto previsto nelle singole leggi d'imposta, il tributo oggetto di giudizio è dovuto per l'ammontare risultante dalla sentenza della commissione tributaria provinciale, e comun-que non oltre i due terzi, se la stessa accoglie parzialmente il ricorso. Questa disposizione non è però applicabile ai tributi locali, in quanto fa esclusivo riferimento alle leggi d'imposta che prevedono la riscossione frazionata del tributo in pen-denza del giudizio. E non vale quando la totale esecutività dell'atto impositivo (prevista per i tributi locali) obbliga il contribuente a un esborso immediato nelle more del giudizio di primo grado. Non essendo applicabile la norma processua-le, si viene a determinare una situazione paradossale. L'ar-ticolo 68, infatti, impone il rimborso del tributo corrisposto in eccedenza rispetto a quanto stabilito dalla sentenza della commissione tributaria provinciale, con relativi interessi pre-visti dalle leggi fiscali, entro 90 giorni dalla notificazione del provvedimento del giudice. II principio non può essere invocato dal contribuente per il rimborso dei tributi locali in caso di accoglimento del ricorso. Tuttavia, la diversità di disciplina non opera invece per le sanzioni tributarie, in base a quanto stabilito dall'articolo 19 del decreto legislativo 472/1997. An-che quelle irrogate dagli enti locali sono soggette alle regole fissate dall'articolo 68 e, quindi, alla riscossione frazionata in pendenza del processo.

Sergio Trovato

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PERSONALE/1 Analisi dei vincoli imposti alle amministrazioni per la riduzione dei. costi

Vincoliper le collaborazioni Spesa contenuta nel 50% di quanto sostenuto nel 2009

DI GIUSEPPE RAMBAUDI

Specifici vincoli finanziari sono dettati per le prin-cipali forme di collabo-razione: la spesa per

gli incarichi di collaborazione coordinata e continuativa deve essere contenuta, unitamente a tutte le forme di assunzione flessibile, entro il tetto del 50% di quanto sostenuto allo stesso titolo nell'anno 2009; per gli in-carichi di studio, ricerca e con-sulenza si applica il tetto del 20% di quanto speso nell'anno 2009. Al di fuori di tali limita-zioni rimangono esclusivamen-te gli incarichi professionali, ma l'ambito di loro applicazione è rigidamente circoscritto da par-te del legislatore. Attraverso questo insieme di vincoli, oltre che attraverso la introduzione di drastiche limitazioni pro-cedurali, si vuole pervenire al risultato di ridurre drastica-mente tale spesa. Tutte le ri-levazioni, da ultimo il rapporto della Corte dei conti sul costo del lavoro pubblico, confermano chi la terapia sta funzionando, visto che il numero e la spesa

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per gli incarichi conferiti ai sogget-ti esterni stanno rapidamente de-crescendo, anche se in molti casi si utilizza il para-vento del conferi-mento dell'incari-co ad una società: in questo modo si ritiene che sia più agevole assimi-lare lo stesso ad una prestazione professionale, cioè alla erogazione di un servizio. Nella direzione della limitazione degli incari-chi a soggetti esterni spinge anche la drastica san zione pre-vista dal legislatore in caso di inadempienza: il maturare di responsabilità amministrativa e disciplinare in capo ai soggetti che si sono resi responsabili di tale inadempienza. Occorre ri-cordare che al di fuori del tetto di spesa si pongono gli incarichi, sia di collaborazione coordinata e continuativa sia occasionali, che sono finanziati interamente da altri soggetti, con particolare

riferimento ai finanziamenti co-munitari ed a quelli provenienti da privati: in questo modo infatti non si grava sulle risorse dell'en-te.

Prima di conferire un incarico ad un soggetto esterno i dirigenti devono verificare l'assenza di pro-fessionalità analoghe all'interno dell'ente o, quanto meno, accer-tare motivatamente che esse non possono essere utilizzate. Si deve ricordare che, fatte salve le eccezioni dettate in modo tassa-tivo dal legislatore, occorre che il collaboratore sia in possesso del-

la laurea e che la prestazione possa essere qualificata come di elevato contenuto profes- sionale. Ed ancora, la scelta deve esse- re adeguatamente motivata, previa una ampia pubbli- cità ed utilizzando principi selettivi che sono stati pre- determinati e resi noti. Il contenuto della prestazione non deve in alcun

modo corrispondere allo svolgi- mento delle normali attività di ufficio o ai cd doveri istituzionali• occorre che la prestazione si con- cretizzi nello svolgimento di atti- vità ulteriori che devono essere caratterizzate dalla necessità del loro completamento entro un arco temporale limitato. Le modalità di svolgimento della prestazione devono differire radicalmente da quelle con cui viene svolto il lavoro subordinato• quest'ulti- mo è caratteri nato dalla messa a disposizione del dipendente, mentre nel caso degli incarichi di

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collaborazione esso ha un oggetto predeterminato e circoscritto. Il compenso deve essere determina-to sulla base di criteri oggettivi in relazione alla quantità e qualità del contenuto della prestazione richiesta.

Le amministrazioni devono comprendere gli incariphi di col-laborazione nell'ambito di una specifica programmazione, salvo che per quelli relativi a prestazio-ne obbligatorie che non possono essere rese in altro modo. Essi vanno pubblicati sul sito inter-net dell'ente e vanno comunica-ti all'anagrafe delle prestazioni del Dipartimento della funzione pubblica. Se il loro importo è su-periore a 5 mila euro devono es-sere trasmessi anche alla sezione regionale di controllo della Corte dei conti. Occorre infine, compi-to a cui può essere preposto il dirigente finanziario, verificare che gli oneri siano compresi per i co.co.co. nel tetto del 50% della spesa per le assunzioni flessibili del 2009 e per quelli di studio, consulenza e ricerca nel tetto del 20% della spesa sostenuta allo stesso titolo in tale anno.

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PERSONALE/2 R ddl delega elaborato da Patroni Griffi in attuazione dell'accordo sindacale

Lavoro pubblico, riforma futura Un mero rinvio di nove mesi, in attesa della legge Fornero

DI LUIGI OLIVERI

oveva essere un'inizia- tiva per armonizzare il lavoro pubblico alle riforme già avviate

nell'ambito del lavoro privato. Invece, il disegno di legge delega elaborato dal Ministro della Fun-zione Pubblica Patroni Griffi, in stretta attuazione dell'accordo siglato con i sindacati lo scorso 3 maggio, finisce per essere un semplice rinvio a tempi miglio-ri. E non aiuta certo a spegnere l'incendio innescato dal Ministro Fornero, che nei giorni scorsi ha auspicato che l'attuazione della delega per la riforma del lavoro pubblico non crei disuguaglianze col lavoro privato, in particolare per la disciplina dei licenziamen-ti.

Ma proprio la piena conformità tra regolamentazione dei licen-ziamenti nel settore privato e in quello pubblico è la grande assen-te del ddl, che si limita a posporre ai successivi nove mesi dalla sua approvazione l'attuazione delle delega legislativa da parte del Governo. Probabilmente Palaz-zo Vidoni spera che nel frattempo

la riforma-Fornero vada in porto, così da poter avviare l'«armoniz-zazione» che nel disegno di legge altro non è se non un'ambizione.

Nel merito, infatti, l'articolo 1, comma 1, del ddl indica l'obiet-tivo normativo dell'«armonizza-zione della disciplina del merca-to del lavoro pubblico con quella del lavoro privato relativamente all'individuazione delle tipologie di contratto di lavoro flessibile applicabili, alle cause di licenzia-mento e relative tutele, alle forme di mobilità, volontaria e obbliga-toria nonché alla responsabilità disciplinare dei dipendenti» pub-blici. Non si può fare a meno di notare che questa disposizione si limita a ripetere, con maggiore diffusione e qualche dettaglio in più, gli stessi concetti già espres-si nell'articolo 2 del disegno di legge-Fornero.

Né i criteri previsti per indi-rizzare l'attività legislativa del Governo appaiono maggiormen-te chiari. L'articolo 2 del ddl alla lettera a) indica al Governo il criterio di far convergere gli as-setti regolativi del lavoro pubbli-co con quelli del lavoro privato, nel rispetto delle peculiarità del

settore pubblico. Previsione so-stanzialmente coincidente con quanto già dispone l'articolo 2, comma 2, del dlgs 165/2001. Più rimarchevole, semmai, è l'intento di rivedere la normativa vigen-te allo scopo di favorire «il più ampio accesso ai pubblici uffici da parte dei cittadini degli sta-ti membri dell'Unione europea, senza limitazioni derivanti dal luogo di residenza dei candidati». Sembra chiaro: Palazzo Vidoni intende cancellare l'ultimo perio-do dell'articolo 35, comma 5-ter, del dlgs 165/2001, che consente ai bandi di concorso di limitare la partecipazioni sulla base del-la residenza, in contrasto con la Costituzione e il Trattato Ue.

Il ddl glissa anche sulle tutele. Non affronta per nulla il tema dell'applicabilità dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e sui licenziamenti disciplinari preve-de la tipizzazione delle ipotesi previste dalla legge e delle con-nesse tutele, indicando al Gover-no di prevedere il «rafforzamento dei doveri disciplinari dei dipen-denti e dei dirigenti secondo le ri-spettive competenze, attribuzioni e responsabilità».

Sul tema della regolazione del rapporto di lavoro, il ddl afferma la necessità di salvaguardare il reclutamento mediante concorso e il ruolo del contratto a tempo indeterminato come strumento dominante per coprire il fabbiso-gno di personale.

Conseguentemente, le forme di lavoro flessibile debbono limitarsi a sole esigenze «temporanee o ec-cezionali». La legge delegata do-vrà indicare con precisione quali forme flessibili sono attivabili nell'ambito pubblico, regolando anche le procedure di recluta-mento.

In ogni caso, occorrerà «con-trastare l'uso improprio e stru-mentale» del lavoro flessibile: il ddl promette il rafforzamento della responsabilità dirigenziale e delle sanzioni, nel caso di abuso. Tuttavia, per i settori sanità, ri-cerca e istruzione scolastica sarà possibile una regolamentazione speciale e più aperta all'utilizzo del lavoro flessibile, date le pe-culiari necessità di tali settori, nei qua l'incidenza di rapporti a termine è connatutata all'orga-nizzazione per progetti o picchi lavorativi.

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11 ddl dedica anche uno spazio alla soluzione del problema del precariato nella pubblica ammi-nistrazione, indicando al legisla-tore delegato di «valorizzare nei concorsi l'esperienza professio-nale acquisita con rapporto di lavoro flessibile, tenendo conto delle diverse fattispecie e della durata dei rapporti», così da ren-dere spendibile l'esperienza svol-ta da chi ha lavorato con rapporti flessibili nella pubblica ammini-strazione. Non solo: il legislatore delegato potrà anche riaprire il capitolo delle «stabilizzazioni» sia pure per specifici settori; il ddl prevede allo scopo una «apposita valutazione» che dovrebbe consi-derarsi rispettosa dell'articolo 97 della Costituzione.

Infine, si può evincere un pas-so indietro rispetto alla «stretta» al part-time imposta dalle varie leggi avviate dall'ex ministro Brunetta. Il ddl, allo scopo di conciliare l'attività lavorativa con le esigenze familiari, indi-ca di al legislatore delegato di valorizzare la trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno in tempo parziale.

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I limiti alle assunzioni a tempo determina negli Enti locali per l'anno 2012 continuano ad essere caratterizzate da aspetti critici in parti-

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Ma andiamo con ordine. La disciplina del lavoro ac- cessorio è stata estesa agli enti locali con la legge finan- ziaria 2010, legge 191/2009. Orbene gli enti locali non possono avere una spesa a questo titolo nell'anno 2009 e pertanto non posseggono il termine di paragone indi- cato dal legislatore e men che men può essere rinvenuto nella media de 2007-2009. Ma vi è di più. Il legislatore nella le norma limita il riferimento al lavoro utilizzato dagli Enti locali riferendolomente alla letta d) del collima delrart7

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AGEVOLAZIONI IN PILLOLE

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Pagina 36 Eco i fondi a chi pianta alberi

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Misure ciclicamente aperte fino al 2013. Tra le regioni coinvolte, Toscana, Friuli, Lombardia

Ecco i fondi a chip ianta alberi Nei piani di sviluppo rurale premi contro l'inquinamento

Pagina a cura DI ROBERTO LENZA

Flo al 100% di contributi

a fondo perduto agli enti locali proprietari di ter- reni, che decidono di im-

piantare alberi. Ciò allo scopo di combattere l'inquinamento dell'aria e del suolo e rispon-dere al pericolo di frane e smottamenti. Gli enti locali possono per questo fare ricorso ai Piani di Sviluppo Rurale attivi in ciascuna Regione. Si trat-ta di due misure contenu-te in tutti i diversi piani regionali che concedono contributi a fondo perdu-to per sostenere progetti di imboschimento di ter-reni agricoli è non agrico-li. Le misure del Psr per l'imboschimento saranno ciclicamente aperte in tutte le Regioni fino alla chiusura del periodo 2007-2013; attualmen-te, ad esempio, sono aperte in Puglia, Campania, Toscana, Molise e Lombardia. Le misure del lisr che finanziano l'imbo-schimento sono la 221 e la 223,

una relativa a superfici agricole l'altra per superfici non agrico-le. Oltre al Psr, le Regioni pos-sono prevedere ulteriori fondi per questo tipo di investimento, come di seguito descritto per il Friuli-Venezia Giulia.

Investimenti destinati a combattere l'inquinamento

e il rischio idrogeologico I vari bandi regionali finan-

ziano l'imboschimento di super-fici agricole e non agricole con vari obiettivi, tra cui combat-tere l'inquinamento dell'aria, bonificare terreni inquinati, fornire barriere paesaggistiche

e/o acustiche, limitare i rischi idrogeologici. Alcuni esempi di investimenti finanziabili riguardano la realizzazione di impianti di arboricoltura da legno con latifoglie e/o conife-re, con ciclo superiore o uguale a 15 anni, la realizzazione di impianti arborei per la tutela idrogeologica e il miglioramento

ambientale, con ciclo superio-re o uguale a 15 anni, la rea-lizzazione di impianti arborei, con funzione di filtro antin-quinamento e di schermatu-ra (paesaggistica, antirumore ecc.), in prossimità di canali, corsi d'acqua, infrastrutture lineari (strade, ferrovie ecc.) o aree industriali, con ciclo superiore o uguale a 15 anni. Inoltre, possono ottenere un contributo i progetti per la realizzazione di impianti con piante micorrizate con tartu-

fi, con ciclo superiore o uguale a 15 anni, e per la realizzazione di impianti di arboricoltura da legno con latifoglie a ciclo bre-ve, con ciclo compreso fra 8 e 15 anni.

In Toscana bando aperto

fino al 31 ottobre, in Puglia scadenza al 25 giugno

Ciascuna Regione gestisce in proprio i bandi del Piano di Sviluppo Rurale, inclusa la mi-sura per l'imboschimento. Ad esempio, in Toscana è attual-mente aperto il bando relativo all'annualità 2013 che scadrà il 31 ottobre 2012. In Puglia, il bando è stato da poco proro-gato al 25 giugno 2012. Ancora più ravvicinata è la scadenza in Molise, fissata al 9 giugno 2012. Sempre in giugno è fis-sata la scadenza per il bando nella regione Marche, precisa-mente il 29 giugno 2012 sarà l'ultimo giorno per presentare domanda. Aperti anche i bandi relativi a Lombardia e Campa-nia, con scadenze che cadranno nel 2013.

Il Friuli-Venezia Giulia aiuta a sfruttare le risorse boschive

Sempre in tema di boschi le Regioni aiutano anche gli Enti locali che vogliono sfruttare le risorse prodgtte da questi sistemi naturali. La Regione FVG ha recentemente emana-

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to il regolamento di attuazione dell'articolo 24 bis della legge regionale 23 aprile 2007, n. 9. Il regolamento prevede contributi a sostegno delle utilizzazioni bo-schive e della vendita del legna-me all'imposto in allestimento tondo, in favore di proprietari, pubblici o privati, di boschi si-tuati nel territorio regionale, o soggetti da loro delegati ad ese-guire i lavori. Sono ammissibili a contributo le spese relative a lavori di taglio, allestimento ed esbosco all'imposto, inteso come il piazzale di stoccag-gio del legname più vicino al cantiere di utilizzazione del lotto boschivo raggiungibile dall'autotreno; spese tecniche comprendenti redazione del progetto di riqualificazione fo-restale ed ambientale (Prfa), direzione lavori, misurazione e qualificazione del legname tondo; commercializzazione del legname all'imposto trami-te la borsa del legno regionale. I contributi possono coprire il 100% delle spese previste. La domanda va presentata entro il 30 settembre di ogni anno. 0Riproduzzone riservata i

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Il settore degli immobili rurali stravolto dalla nuova Imu

Cambio di passo rispetto alla precedente normativa sull'imposta comunale

C on l'uscita della recente cir-colare ministeriale (circolare n. 3/DF del 18 maggio 2012), attesa in modo spasmodico

dagli operatori del settore e la cui pubblicazione è stata oggetto, al-meno si immagina, di rifiniture e rielaborazioni, si sono dati da parte del ministero delle finanze, alcuni lumi sulla nuova e già controversa imposta municipale sugli immobili (cosiddetta Imu).

Ci intendiamo occupare, in questa sede, in particolare sui fabbricati ru-rali, sia di quelli ad uso abitativo che strumentale all'esercizio dell'attività agricola ai fini della Imu, dei quali la circolare tratta, in special modo, al punto n. 7.3.

La circolare, in premessa, ram-menta l'abrogazione del comma 1-bis dell'art. 23 del dl 30 dicembre 2008, n. 207, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2009, n. 14, a opera dell'art. 13, comma 14, lett. d), del dl n. 201 del 2011.

Tale norma comportava, come si ri-corderà, l'esclusione dall'imposizione ai fini Ici dei fabbricati per i quali ricorrevano i requisiti della ruralità di cui all'art. 9 del dl 30 dicembre 1993, n. 557, convertito, con modifi-cazioni, dalla legge 26 febbraio 1994, n. 133.

In sostanza, le categorie catastali riconosciute dalla legge 133/1994, che davano luogo all'esclusione da Ici, vengono nuovamente sottoposte a tassazione, in linea con il new deal introdotto dal governo Monti, teso a limitare ma più spesso direi ad eli-

minare, precedenti agevolazioni o esenzioni tributarie.

La diversa destinazione degli stes-si, ad uso abitativo o strumentale, rammenta la circolare n. 3/2012, as-sume rilevanza ai soli fini dell'indivi-duazione delle aliquote applicabili.

In particolare, consegue che: i fab-bricati rurali ad uso abitativo, pur-ché non strumentali ai sensi del com-ma 3-bis del menzionato art. 9, sono assoggettati a imposizione secondo le regole ordinarie.

Per cui, qualora gli stessi siano adibiti ad abitazione principale si applicheranno le relative agevolazio-ni; diversamente l'Imu si calcolerà sulla base dell'aliquota di cui all'art. 13 comma 6, del dl n. 201 del 2011.

Invece, i fabbricati rurali strumen-tali che l'art. 13, comma 8, del dl n. 201/ 2011, individua in quelli elen-cati nell'art. 9, comma 3-bis, del dl n. 557 del 1993, sono assoggettati ad imposta con aliquota ridotta allo 0,2%, che i comuni, in sede di delibe-ra, possono diminuire ulteriormente fino allo 0,1%.

Sono, tuttavia, esenti i fabbricati rurali ad uso strumentale ubicati nei comuni classificati montani o par-zialmente montani e di cui all'elenco compilato dall'Istat.

Il solo presupposto della indivi-duazione 'della località in cui ha sede l'immobile in tale elenco, comporta l'esenzione dall'assoggettazione all'Imu.

Per il concetto di «strumentalità», ricorda la circolare in commento, ri-chiamando l'art. 9, comma 3-bis del

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dl n. 557 del 1993, si fa riferimento alle costruzioni strumentali neces-sarie allo svolgimento dell'attività agricola di cui all'articolo 2135 del codice civile.

Inoltre il riconoscimento ai fini Imu della condizione di strumentalità dei fabbricati classificati o classificabili in D/10, viene rinviato ad un decre-to del ministro dell'economia e delle finanze le modalità per l'inserimento negli atti catastali della sussistenza del requisito di ruralità, fermo re-stando il classamento originario de-gli immobili rurali ad uso abitativo.

Ciò avvalora ulteriormente la tesi che l'Imu, riportiamo, in tal senso le testuali parole della circolare mi-nisteriale, «colpisce i fabbricati ru-rali strumentali ricompresi anche nell'elenco di cui all'art. 9, comma 3-bis del dl n. 557 del 1993, a pre-scindere dalla categoria catastale di appartenenza, poiché, come risulta, ad esempio, nel caso di cui alla lett. f) dell'art. 9, comma 3-bis, tra gli immobili strumentali in argomento sono ricompresi anche quelli a de-stinazione abitativa che comunque non possono rientrare nella catego-ria Dno e quelli classati, ad esempio, nelle categorie C/1, C/2, C/6 ecc., in ottemperanza alle vigenti norme ca-

Pagina a cura di FINANZA PER LE INFRASTRUTTURE

S.P.A.

tastali». Si può, quindi, affermare che, an-

che nel caso in cui detti immobili sia-no accatastati in una delle categorie dei gruppi ordinari e non in D/10, si può certamente riconoscerne la strumentalità e conseguentemente l'applicazione del regime di favore ai fini Imu.

Inoltre l'abrogazione delle norme del dl n. 70/2011 che imponevano l'iscrizione con le procedure ivi in-dicate, fa venir meno la necessità dell'accatastamento in detta catego-ria dei fabbricati rurali strumentali che non possiedono i requisiti previ-sti per la stessa categoria.

Si deve anche ricordare che, per quanto riguarda i fabbricati rurali abitativi, la riferibilità alla rendita precedentemente attribuita è sanci-ta nel comma 14-bis, dell'art. 13 del dl n. 201 del 2011, in base al quale rimane fermo il classamento origi-nario degli immobili rurali ad uso abitativo.

Le norme appena indicate, infatti, trovavano fondamento esclusiva-mente nel fatto che gli immobili in questione godevano del particolare regime di favore ai fini Ici solo se ac-catastati nelle predette categorie.

Concludendo il settore degli im-mobili rurali, esce completamente rielaborato dalle norme sull'Imu, e data la complessità della materia e le diverse fattispecie degli immobili, sarà probabilmente foriero, nel futu-ro, di ulteriori chiarimenti.

Duccio Cucchi '

Pagina 38 Palio solo per le soeieta house

press LIflE 01/06/2012

ItaliaOggi

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