RASSEGNA STAMPA AD USO INTERNO FRIULIA Spa 11 DICEMBRE 2014 1 INDICE GENERALE Il Piccolo pag. 2 Primo piano Fondi pensione al 17%. Niente local tax Il Piccolo pag. 2 Primo piano «Non facciamo sciopero ma Renzi cambi la manovra» Il Piccolo pag. 3 Primo piano Governo battuto dalla fronda del Pd Il Piccolo pag. 10 Economia Banca Profilo, Arpe si dimette Il Piccolo pag. 13 Regione Infuria la battaglia sul cda dell’aeroportoIl Piccolo pag. 14 Regione Unioni dei Comuni: aut aut della Regione Il Piccolo pag. 15 Regione Disciplina flessibile per tutelare Trieste Il Messaggero Veneto pag. 2 Primo piano Lo scalo è “congelato”ma gli stipendi no Il Messaggero Veneto pag. 3 Primo piano Cinque domande a Tondo: cosa ha fatto per evitare il deg rado? Il Messaggero Veneto pag. 3 Primo piano I grillini: sostituite al più presto i dirigenti Il Messaggero Veneto pag. 10 Regione Blindare 125 milioni la missione di Autovie per la terza corsia Il Messaggero Veneto pag. 10 Regione Terzo Lotto. Il 22 gennaio l’udienza al Consiglio di Stato Il Messaggero Veneto pag. 10 Regione Cortei a Udine e Pordenone contro il “Jobs Act” di Renzi Il Messaggero Veneto pag. 12 Regione Friuli addio, giovani in fuga Più opportunità all’esteroIl Messaggero Veneto pag. 12 Regione L’allarme dei sindacati: per la Spav bisogna fare presto Il Messaggero Veneto pag. 12 Regione Liverani nominato nuovo ceo di Generali Deutschland Il Messaggero Veneto pag. 25 Udine cronaca Frode fiscale milionaria Il broker al contrattacco Il Messaggero Veneto pag. 30 Udine provincia Smascherato mago delle truffe Il Messaggero Veneto pag. 31 Udine provincia Distinto e preparato, in Veneto è già a processo Il Messaggero Veneto pag. 31 Udine provincia È caduto nella trappola tesa dall’ex assessore Fabbro
FRIULIA Spa
Fondi pensione al 17%. Niente local tax
Il Piccolo pag. 2 Primo piano
«Non facciamo sciopero ma Renzi cambi la manovra»
Il Piccolo pag. 3 Primo piano
Governo battuto dalla fronda del Pd
Il Piccolo pag. 10 Economia
Banca Profilo, Arpe si dimette
Il Piccolo pag. 13 Regione
Infuria la battaglia sul cda dell’aeroporto
Il Piccolo pag. 14 Regione
Unioni dei Comuni: aut aut della Regione
Il Piccolo pag. 15 Regione
Disciplina flessibile per tutelare Trieste
Il Messaggero Veneto pag. 2 Primo piano
Lo scalo è “congelato” ma gli stipendi no
Il Messaggero Veneto pag. 3 Primo piano
Cinque domande a Tondo: cosa ha fatto per evitare il
degrado?
Il Messaggero Veneto pag. 3 Primo piano
I grillini: sostituite al più presto i dirigenti
Il Messaggero Veneto pag. 10 Regione
Blindare 125 milioni la missione di Autovie per la terza
corsia
Il Messaggero Veneto pag. 10 Regione
Terzo Lotto.Il 22 gennaio l’udienza al Consiglio di Stato
Il Messaggero Veneto pag. 10 Regione
Cortei a Udine e Pordenone contro il “Jobs Act” di
Renzi
Il Messaggero Veneto pag. 12 Regione
Friuli addio, giovani in fuga Più opportunità
all’estero
Il Messaggero Veneto pag. 12 Regione
L’allarme dei sindacati: per la Spav bisogna fare
presto
Il Messaggero Veneto pag. 12 Regione
Liverani nominato nuovo ceo di Generali Deutschland
Il Messaggero Veneto pag. 25 Udine cronaca
Frode fiscale milionaria Il broker al contrattacco
Il Messaggero Veneto pag. 30 Udine provincia
Smascherato mago delle truffe
Distinto e preparato, in Veneto è già a processo
Il Messaggero Veneto pag. 31 Udine provincia
È caduto nella trappola tesa dall’ex assessore Fabbro
FRIULIA Spa
Monito di Juncker: riforme o avrete guai
Il Gazzettino pag. 2 Primo piano
Spread sopra quota 140, Borse in fibrillazione
Il Gazzettino pag. 3 Primo piano
Le Regioni frenano: vanno approvate le nostre modifiche
Il Gazzettino pag. 4 Primo piano
Governo battuto, stop ai senatori a vita
Il Gazzettino pag. 9 Attualità
Rapine in valle, terrore a casa Stefanel
Il Gazzettino pag. 14 Nordest
Il ministro Lupi precetta i ferrovieri
Il Gazzettino pag. 18 Economia
Generali.Liverani capo in Germania
Stefanel cede a Dusseldorf
Ferrari all’estero, Fca a picco
Il Gazzettino pag. 19 Economia
La friulana Pilosio costruirà scuole innovative con terra e
ponteggi per i
profughi in Giordania Il Gazzettino pag. 19 Economia
Fondi Ue, scalda i motori la "macchina" del Veneto
Il Gazzettino pag. 5 Udine cronaca
Truffe alle aziende, preso
Banca di Cividale sul podio
Il Gazzettino pag. 8 Regione
FRIULIA Spa
Il Piccolo pag. 2 Primo piano
Rinviata la riforma sull’accorpamento di Imu e Tasi. Nel pacchetto
fiscale del governo previsto un alleggerimento
dell’Irap
Fondi pensione al 17%. Niente local tax
ROMA Cominciano a delinearsi le nuove modifiche che avranno il
timbro di Palazzo Madama alla legge di Stabilità. Diversi ritocchi
saranno “pescati” tra i 3800 emendamenti presentati dai senatori ma
altrettanto nutrito sarà il pacchetto che sta mettendo a punto il
governo. Una lunga riunione con Matteo Renzi è servita a fare
un
punto con gli staff di Palazzo Chigi e Tesoro almeno sulle
grandi questioni. E sembrerebbe tramontare definitivamente l’idea,
caldeggiata in un primo momento dallo stesso premier, di usare il
veicolo della manovra per la riforma delle tasse locali sulla casa.
Niente local tax, insomma, nonostante la discussione nel governo
sia stata aperta fino all’ultimo. Ma dopo il lungo confronto del
pomeriggio, il cui argomento principale sarebbe stata proprio la
revisione di Imu-Tasi, anche lo staff di Palazzo Chigi si sarebbe
convinto dell’opportunità di rinviare la riforma ad un
provvedimento ad hoc. All’interno del governo sarebbe invece
maturata, ma una decisione definitiva sarà presa oggi, la
convinzione dell’opportunità di abbassare la tassazione sui fondi
pension e che al momento la manovra prevede passare dall’11 al 20%.
L’asticella si dovrebbe fermare al 17% (poco più di un centinaio di
milioni di copertura). Dall’esecutivo arriverà, come assicura il
viceministro dell’Economia Enrico Morando, un ritocco alle norme
sui giochi «anche in risposta ai rilievi della Ue». Sul tavolo ci
sarebbero alcune modifiche “tecniche” alle norme per la
regolarizzazione della “zona grigia”, per rendere più solide agli
occhi di Bruxelles le entrate previste. Mentre potrebbe saltare
l’aumento del Preu (il
prelievo su slot e videolotteries), tema rimandato al decreto
giochi della delega fiscale, sostituito da una riduzione dell’aggio
per il comparto (un risparmio certo, quest’ultimo, che dovrebbe
attestarsi attorno a 300 milioni). Sempre in emendamenti del
governo si dovrebbero tradurre gli accordi con Regioni (per
rimodulare i tagli) e Province (per risolvere il problema della
mobilità del personale), così come sarà l’esecutivo a modificare il
“pacchetto fiscale” su minimi, macchinari im bullonati e Irap.
Ritocchi, su quest’ultima voce, per venire incontro alle
piccolissime aziende, mentre il ministro dell’Economia Pier Carlo
Padoan rivendica la bontà dell’intervento che «consentirà un
alleggerimento complessivo dell’Irap del 30%». Altri nodi su cui
preme il Parlamento sono le Fondazioni, il rifinanziamento per il
collocamento dei disabili, il taglio ai
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«Non facciamo sciopero ma Renzi cambi la manovra»
di Marco Ballico wTRIESTE Annamaria Furlan ricorda che il popolo
cislino è di oltre quattro milioni di persone. E dunque «il timore
dell’iso lamento non ci tocca». Il tema è quello dello sciopero
generale di domani cui la Cisl non partecipa. «Noi abbiamo scelto
altri strumenti: per contribuire a fare uscire il paese dalla crisi
non serve un giorno solo, ma una mobilitazione continua sulle
proposte, ed è quello che stiamo facendo», dice la segretaria della
Cisl che oggi sarà al Kinemax di Monfalcone dove, dopo una
conferenza stampa in programma alle 9.45, parteciperà ai lavori di
fine anno del consiglio generale allargato del sindacato del Friuli
Venezia Giulia dove si farà il punto sulla situazione economica e
occupazionale e sulle politiche della giunta regionale. Quali
proposte state facendo? Una sul tema Europa e fiscal compact, da
riformare e sospendere, una seconda sulla previdenza, con l’ob
iettivo della pensione anticipata, una terza sulla partita fiscale,
che non può più penalizzare il lavoro. Quale sistema fiscale
suggerisce la Cisl? Riteniamo in primis che sia giusto non far
pagare la tassazione sulla
prima casa per quegli edifici modesti che si possono
permettere lavoratori dipendenti e pensionati e tassare
invece progressivamente i grandi patrimoni immobiliari, oggi in
mano a imprese, banche, assicurazioni, grandi centri finanziari. E
poi va alleggerito il fisco sulle buste paga e le pensioni. Come
intervenire concretamente in tempi brevi? Cambiando innanzitutto
alcune parti della legge di Stabilità. Penso al taglio dei
patronati, alla maggior tassazione sui fondi della previdenza
integrativa e, soprattutto, alla mancata risposta alle legittime
richieste dei lavoratori pubblici che vedono il loro contratto
fermo da sei anni, e dei pensionati. Inaccettabile in particolare
che i dipendenti dei diversi settori pubblici abbiano perso in
questo periodo dai 2 ai 4mila euro. Lo Stato intervenga nel ruolo
di datore di lavoro. Lei ha parlato sin dal suo insediamento di
“patto sociale”. Che cosa intende? È la base per creare qualcosa
che va al di là di una Finanziaria. Quello che serve al Paese è un
forte accordo che veda assieme lavoro e
parti sociali, oltre ai governi di tutti i livelli. Solo con
una convergenza su obiettivi e strumenti sconfiggeremo la crisi. Il
Jobs Act prosegue il suo iter speditamente. Che cosa vi convince e
che cosa no? Il vero confronto si farà sui decreti attutativi. Noi
vogliamo che il contratto a tutele crescenti assorba tutto questo
falso lavoro autonomo che in realtà è vero lavoro subordinato mal
pagato e mal tutelato. Il riferimento, soprattutto tra i giovani, è
a più di un milione di lavoratori invisibili che sono le finte
partite Iva, i finti associati, i finti co.co.co. e co.co.pro. La
novità sarà tale se servirà ad annullare le tante
precarietà presenti sul mercato. Ma il governo vi consentirà
il confronto? È un suo dovere sedersi al tavolo con chi rappresenta
il lavoro se si parla di materie regolatorie. La nostra competenza
è imprescindibile in questo genere di trattativa. Le pare che, più
in generale, il governo stia dando risposte adeguate alla
situazione? È partito con una caratteristica importante: la
discontinuità rispetto al passato. Si è rivolto ai giovani, al
mondo del lavoro, ha dato segnali di cambiamento. Ma le azioni sin
qui avviate sono insufficienti. Che cosa manca? Per uscire dalla
crisi serve una volontà comune con la
FRIULIA Spa
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Il Piccolo pag. 3 Primo piano
Voto in commissione: stop ai senatori di nomina presidenziale.
L’ira del premier: «Fanno i giochetti ma non mi conoscono»
Governo battuto dalla fronda del Pd
di Nicola Corda wROMA Il patto del Nazareno scivola sui senatori
nominati dal Quirinale. Nella commissione affari Costituzionali
della Camera scatta il primo blitz da una fronda trasversale. Ieri
è stato approvato un emendamento che cancella i senatori di nomina
presidenziale, in carica per sette anni, previsti dal testo
originario. La modifica
passa grazie ai voti della minoranza del Pd, di Sel, del
Movimento 5 Stelle e di un ribelle di Forza Italia, Bianconi. Dura
la reazione del presidente del consiglio: «Pensano di intimidirci -
ha dichiarato in serata Renzi - ma non mi conoscono: credono di
mandarci sotto per far vedere che esistono, anche a costo di votare
con Grillo e Salvini. Ma noi andiamo avanti, c’è un Paese da
cambiare, oggi abbiamo lavorato sull’Ilva, altri
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Il Piccolo pag. 10 Economia
Banca Profilo, Arpe si dimette
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Il Piccolo pag. 13 Regione
Dressi: «La giunta ha suggerito a Danese di dimettersi. Lo
sostituisca subito». Peroni: «Procederemo con le forme di
rito»
Infuria la battaglia sul cda dell’aeroporto
di Marco Ballico wTRIESTE Le dimissioni di Dario Danese? «Mi
risulta le abbia suggerite la giunta. Adesso provveda alla
sostituzione». Il giorno dopo l’audizione in quarta commissione,
Sergio Dressi tira dritto. Il presidente dell’Aeroporto Fvg vuole
vedere ripristinato il cda a cinque, decimato dal passo indietro di
Danese, da quello annunciato di Francesca Zennaro e da qualche
defezione per motivi di salute (del vicepresidente Adriano
Ceccherini e del consigliere Lorenzo Oggianu). «Sarebbe
controproducente per tutti costringerci al mancato numero legale
per questioni di antipatia personale nei miei confronti». Dressi è
stato costretto a rinviare la seduta odierna, ma ribadisce
l’intenzione di convocare il consiglio entro fine anno: «Lo impone
il rispetto del cronoprogramma del polo intermodale. A fronte di
investimenti della Regione e con contributi in arrivo anche
dall’Europa, non possiamo perdere tempo nell’iter di pubblicazione
del bando. Sarebbe grave che, per farmi un altro dispetto, si
congelasse l’attività in una fase in cui dobbiamo pure deliberare
un investimento di centinaia di migliaia di euro per la sicurezza
dell’area arrivi». Immediata, dunque, la richiesta alla giunta di
sostituire Danese. E, se arriveranno anche le dimissioni di
Zennaro, di provvedere ugualmente. «Chiederò immediatamente che mi
venga dato un nominativo», incalza Dressi. Una prima risposta
arriva dall’assessore regionale alle Finanze Francesco Peroni: «Le
dimissioni di un consigliere danno luogo necessariamente a un
procedimento di sostituzione. Pertanto, si procederà con le forme
di rito». Siamo alla guerra di nervi. Da una parte il presidente
dello scalo regionale attenderà il dopo Danese a stretto giro di
posta, dall’altra la giunta aspetta che Ronchi rimedi sul fronte
della trasparenza dei compensi, a partire dalla mega-indennità del
direttore generale Paolo Stradi. «Comunicheremo i dati entro
domani» (oggi per chi legge), fa sapere Dressi. «Nel frattempo ho
fatto apportare alcune modifiche al nostro
sito – precisa – in maniera tale
che le tabelle compaiano sia lì che nel portale della Regione».
L’audizione? «Ho spiegato tutto dopo 19 mesi di oblio da parte
della giunta. Mi sarei aspettato, se non cordialità, almeno più
educazione, la stessa che ho sempre mostrato anche con i miei
avversari politici». Da parte di M5S e Sel arrivano intanto
critiche molto dure alla gestione Dressi. Mentre il deputato Aris
Prodani evidenzia il ruolo dello scalo per lo sviluppo turistico,
la capogruppo grillina Ilaria Dal Zovo parla di «ennesima
delusione. Vista la gravità della situazione, ci saremmo aspettati
di
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La legge introduce il «potere sostitutivo» per accelerare le
aggregazioni Serracchiani: «Niente alibi, si deve cambiare».
Panontin: «Svolta culturale»
Unioni dei Comuni: aut aut della Regione
di Maddalena Rebecca wTRIESTE La sfera di cristallo non esiste.
Nemmeno a Palazzo. Difficile quindi dire quanto tempo impiegheranno
sindaci e amministratori del Fvg a comprendere, metabolizzare e
rendere operative fino in fondo tutte le linee d’azione che
compongono la riforma degli enti locali, quella che spinge sulle
aggregazioni tra Comuni, prepara il terreno alla scomparsa delle
Province e riorganizza a tutti i livelli la macchina
amministrativa. Debora Serracchiani e Paolo Panontin, però, una
certezza ce l’hanno. Laddove i territori, chiamati a partecipare
come «protagonisti» e non da semplici comparse, a questa
«rivoluzione culturale», non dovessero rispondere adeguatamente,
interverrà la Regione. Lo farà in nome di uno dei principi cardine
della legge: il «potere sostitutivo». Un meccanismo per cui, in
presenza di indecisioni o resistenze, sarà la Regione stessa a
imprimere l’accelerazione richiesta. Formula che scatterà solo nei
casi in cui l’autodeterminazione dei territori non dovesse
individuare soluzioni, ma che comunque, nell’idea della giunta,
toglierà ogni alibi. «Perchè questa volta - chiarisce la presidente
- bisogna cambiare. E bisogna farlo bene». Gli strumenti Per
“invogliare” gli amministratori a seguire la direzione tracciata,
la riforma mette in campo gioca anche un’altra carta di peso: la
leva finanziaria. «Abbiamo deciso, volutamente forzando un po’, di
assegnare i trasferimenti ordinari non più ai singoli Comuni
bensì alle loro Unioni - spiega l’assessore alle Autonomie -. Chi
rimarrà fuori dalle aggregazioni, dunque, avrà delle penalizzazioni
sull’ordine del 30% dei fondi attesi». «Fondi peraltro - ricorda la
governatrice - sensibilmente superiori rispetto a quelli assegnati
ai Comuni delle Regioni a statuto ordinario: in media, secondo
quanto certificato dalla Corte dei conti, più alti del 18%. È
chiaro quindi che finchè ricevono risorse abbondanti, i territori
stanno sufficientemente bene da non avvertir e l’esigenza di
unirsi. Ma nel momento in cui le risorse calano, e inizi ad essere
avvertita l’esigenza di rivedere i contratti, ridurre le spese e
riorganizzare i servizi, a quel punto mettersi insieme diventa una
necessità». Il riassetto Fare squadra con altri Municipi affini per
dar vita alle Unioni dei Comuni (che, come noto, dovranno contare
una popolazione non inferiore ai 40mila abitanti, e saranno
obbligatorie per le realtà sotto i 5milabitanti in
FRIULIA Spa
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gli effetti con personalità giuridica, in cui ogni Municipio da un
lato mantiene identità e autonomia, dall’altro guadagna in economia
di scala, efficienza dei servizi e snellimento amministrativo». Le
ricadute sui cittadini I vantaggi che dall’aggregazione trarranno i
sindaci, arriveranno a caduta anche sui cittadini. Con effetti
sempre più evidenti man mano che l’operazione, per usare le parole
di Serracchiani, «entrerà nella carne viva dell’attività dei
Comuni». «Cosa cambierà all’atto pratico per i residenti? Un solo
esempio: la standardizzione delle procedure amministrative. Oggi -
precisa la governatrice - un cittadino che si rivolge a uno
sportello, si sente chiedere cose diverse a seconda dei Municipi:
da uno la dichiarazione di inizio attività, dall’altro una semplice
raccomandata; qui le pratiche si evadono in 60 giorni, lì in 90 e
via dicendo. Con la riforma queste schizofrenie - , particolarmente
evidenti se si pensa al modo in cui due Comuni confinanti
gestiscono in maniera opposta questioni come il posizionamento
delle antenne o la creazione di discariche -, non ci saranno più.
Anche perchè la Regione, a differenza di quanto avveniva prima,
darà un indirizzo comune a tutti». I risparmi A regime, poi, la
riforma porterà i Comuni a gestire in maniera condivisa servizi
come la raccolta rifiuti, i trasporti, la polizia locale ma anche
la programmazione e la pianificazione territoriale (funzioni che la
legge elenca in maniera puntuale, stabilendo anche i tempi
dell’operatività, anche alla luce del progressivo trasferimento
delle competenze delle Province ormai vicine all’addio), con
contenimento dei costi, vista la possibilità di rivedere contratti
e forniture a prezzi più vantaggiosi, e efficientamento dei
servizi. Ma a questi risparmi “micro”, se ne aggiungeranno altri
“macro”, che si faranno sentire sull’intero sistema regionale.
«Dal progetto sperimentale del centro paghe unico per l’intero
comparto pubblico contiamo di risparmiare 1,6 milioni. Altri 4,5
milioni di risparmio arriveranno dalla Cuc, la centrale unica di
committenza, che assicurerà acquisti e forniture a tutti gli enti
locali, come accadrà nella sanità - aggiunge Panontin -. Il taglio
delle spese per le indizioni delle elezioni
FRIULIA Spa
Il Piccolo pag. 15 Regione
Soluzioni ad hoc per le realtà associate sopra i 100mila abitanti:
«L’area giuliana sfrutti l’opportunità»
Disciplina flessibile per tutelare Trieste
TRIESTE Sull’area giuliana sono stati presentati negli ultimi anni
un’infinità di progetti chiamati con nomi più vari: da area
metropolitana a zona vasta a città metropolitana. La
passata amministrazione regionale aveva anche commissionato
uno studio all’Università di Trieste (costo 20mila euro) proprio
sulla formula città metropolitana ipotizzata, in una delle
proposte, da Muggia a Monfalcone. Di tutti questi studi l’attuale
governo regionale, però, ha fatto carta straccia, prevedendo di
fatto per l’area giuliana una “disciplina particolare”. Proprio per
quanto riguarda i comuni della provincia di Trieste, del resto, la
“gestazione” della legge sugli enti locali non è stata affatto
semplice viste le tante specificità del territorio: una provincia
in cui vige la legge di tutela della minoranza, con cinque comuni
carsici in cui la maggioranza dei residenti è di lingua slovena e,
soprattutto, con amministrazioni municipali che non avevano accolto
di buon grado l’Unione con il Comune di Trieste, temendo di perdere
la propria identità. Ma nulla di tutto questo succederà. Lo hanno
detto chiaramente la presidente Debora Serracchiani e l’assessore
Paolo Panontin “padre” della riforma degli enti loca li.
«Certamente quella giuliana è una situazione complicata, difficile
- afferma Panontin -.
Non è solo problematico mettere insieme il capoluogo con la
periferia, ma anche trovare punti di incontro tra i cinque
enti del Carso». Di qui la scelta di puntare su un’articolazioni
particolarmente attenta. «Abbiamo stabilito che le Unioni
territoriali che contano più di 100mila abitanti - soglia in cui
ricadono appunto Trieste a Udine e forse Pordenone, in caso di
aggregazione con uno dei Comuni confinanti -, avranno una sorta di
disciplina particolare. Più precisamente è stato stabilito che, in
caso di aggregazioni composte da aree urbane sopra quella soglia di
popolazione, la gestione delle funzioni sarà differente perchè il
Comune più popoloso potrà gestirne alcune separatamemente. Il
messaggio quindi - precisa Panontin - è questo: create l’Unione e
date vita ad una programmazione e auna pianificazione del
territorio, unica, ben sapendo però che alcune delle altre funzioni
pensate per la forma associata, potranno essere affrontate in
maniera autonoma». È il caso, particolarmente sentito a Trieste,
dei servizi scolastici e all’infanzia. «Su questo specifico
problema -, ha aggiunto Panontin - inseriremo una norma flessibile
per dare tempo e modo di differenziare l’offerta». Una flessibilità
che, è stato precisato, va letta come un segnale di attenzione
verso un territorio che può trarre grandi benefici dalla riforma.
«L’Unione di Comuni della
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Il Messaggero Veneto pag. 2 Primo piano
L’aeroporto ci costerà 120 mila euro se i vertici non molleranno la
poltrona Oggi Dressi potrebbe rinviare il Cda, dopo le
dimissioni di due consiglieri
Lo scalo è “congelato” ma gli stipendi no
di Maurizio Cescon wUDINE La società Aeroporto Spa, di fatto, è
congelata. Dopo le dimissioni, una formalizzata e l’altra
annunciata dei consiglieri Dario Danese e Francesca Zennaro e lo
scontato forfait (per ragioni di salute) del vice Adriano
Ceccherini, nominato in quota Lega, oggi il presidente Sergio
Dressi non potrà che rinviare la seduta del consiglio. Proverà a
riconvocare il Cda in un’altra data, entro dicembre, ma non è detto
che la situazione possa cambiare. Ci sono norme e procedure da
rispettare. Compete all’Azienda verificare se sussistono le
condizioni per una agibilità del Cda. In mancanza delle condizioni
vi sono norme che assistono il
procedimento di reintegrazione del Cda. In sostanza, fatta la
tara al burocratese, dovrebbe essere lo stesso presidente, una
volta preso atto che il numero legale non c’è
più, a rassegnare le dimissioni. Ma lo stesso Sergio Dressi,
non più tardi di 48 ore fa, davanti ai consiglieri regionali della
Quarta commissione, ha sostenuto che lui comunque vuole andare
avanti e concludere il suo mandato, che scade ad aprile 2015, con
la presentazione del bilancio 2014. Ma l’ostinazione dei vertici di
Aeroporto Spa non è gratis. Infatti ai friulani e a tutti i
residenti tra Pordenone e Trieste, i primi quattro mesi del 2015 di
presidente Dressi e del direttore generale Stradi costeranno circa
120 mila euro lordi. Una bella sommetta, per una società che
concretamente non potrà decidere un bel niente. E soprattutto si
tratta di soldi pubblici, visto che la Regione è l’unico socio.
Senza contare che, come ha candidamente ammesso lo stesso Dressi
davanti alla Commissione, se il Cda non potrà approvare i bandi di
gara per il polo intermodale, un’operazione da 17 milioni di euro,
i cantieri non potranno partire nei
primi mesi dell’anno prossimo, come era stato auspicato. E
così altri ritardi si sommeranno, e andranno ad aggravare una
situazione ormai allo sfacelo. Ci sono da definire pure le
strategie commerciali per lo scalo, che il presidente non ha voluto
rivelare «perchè altrimenti faremmo un favore alla concorrenza. Se
Venezia sa che noi vogliamo una rotta per la Spagna, poi magari
provano a tenersela loro». Tutto vero, in questi casi le trattative
devono essere condotte nella massima riservatezza. Ma chi
potrà
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diventare di dominio pubblico i dati riguardanti lo stipendio di
Paolo Stradi, 54 anni, da 14 direttore generale dello scalo
ronchese. Stradi, come ha rivelato il “Messaggero Veneto” per primo
e come è stato ripreso anche dal “Corriere della Sera” guadag na,
grazie ai suoi vari incarichi e competenze specifiche, 255 mila
euro, ben più del
presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e circa 120
mila euro lordi in più rispetto al tetto massimo imposto dalla
Regione per gli alti dirigenti. Su tale questione Dressi, sempre in
audizione, ha detto che «Stradi è pronto a rinunciare alle numerose
deleghe che fanno lievitare il suo stipendio. Da semplice direttore
generale guadagnerà 135 mila euro lordi, entro la soglia stabilita.
Ma le deleghe delle quali oggi si fa carico Stradi, dovranno essere
distribuite ad altri funzionari, con un sicuro aggravio di costi,
da
parte dell’amministrazione regionale. Ottempereremo dall’11
dicembre alla pubblicazione sul sito Internet dell’Aeroporto
e della Regione, con una pagina speciale, dove saranno riportati
gli emolumenti anche di altri dirigenti della società. Certo
non
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Il Messaggero Veneto pag. 3 Primo piano
La situazione dello scalo era nota anche alla sua giunta Invece
l’ex governatore ha criticato la «campagna di stampa»
Cinque domande a Tondo: cosa ha fatto
per evitare il degrado?
UDINE Cinque domande all’ex presidente della giunta regionale Renzo
Tondo. Cinque domande all’attuale leader dell’opposizione di
centrodestra, ma che dal 2008 al 2013 ha avuto la responsabilità di
governo del Friuli Venezia Giulia. E il tema non poteva che essere
l’aeroporto regionale, alla luce dell’audizione di martedì dei
vertici della società e del dibattito che ne è scaturito. Sì perchè
Tondo, assieme a Colautti del Nuovo Centrodestra, ha difeso a spada
tratta Sergio Dressi e la sua gestione, ma ha pure stigmatizzato il
ruolo della stampa, in particolare quello del Messaggero Veneto,
che dal 16 novembre sta pubblicando un’inchiesta, ricca di dati,
dettagli, notizie inedite, storie curiose, proprio sul degrado
dell’Aeroporto. Un’inchiesta che, nonostante le numerose
puntate e la “scivolosità” dell’argomento e delle sue
implicazioni, non ha mai ricevuto alcuna precisazione da parte dei
diretti interessati, nè tantomeno qualche smentita. Eppure Tondo,
davanti ai commissari riuniti sotto la presidenza di Vittorino
Boem, ha affermato che «serviva riservatezza, mica una fuga di
notizie. La campagna stampa ha fatto male all’aeroporto. Adesso
tanti politici preferiscono partire da Venezia piuttosto che da
Ronchi per andare a Roma». Ecco allora che da oggi in poi
pubblicheremo queste cinque domande e ne chiederemo risposta all’ex
numero uno in Regione. Lo faremo ogni giorno, finchè Tondo non
fornirà le risposte del caso. Abbiamo pensato di domandare a Tondo
se non si ritiene responsabile, lui e la sua giunta, dei mali
dell’aeroporto, visto che ha governato per cinque anni prima di
Serracchiani. Se non
FRIULIA Spa
Il Messaggero Veneto pag. 3 Primo piano
La consigliera Dal Zovo: è un declino pericoloso. I liberali:
gestione dei compensi inammissibile
I grillini: sostituite al più presto i dirigenti
UDINE Ancora reazioni all’audizione in Quarta commissione dei
vertici dell’Aeroporto Spa. M5s e Pli sono tutti molto critici
verso Dressi e gli altri dirigenti. «È stata l’ennesima delusione
l’audizione sull’Aeroporto di Ronchi alla presenza del presidente
Dressi e della dirigenza - dice la consigliera del M5s Ilaria Dal
Zovo - . Vista la gravità della situazione, ci saremmo aspettati di
percepire una seria volontà di cambiamento e invece abbiamo
assistito a una penosa, al limite dell’imbarazzante, incapacità di
reazione. Abbiamo visto dirigenti ben pagati, che hanno gestito a
tutto tondo finora la struttura di Ronchi dei Legionari, arrivare
con il cappello in mano a chiedere un aiuto in termini di idee per
il rilancio dello scalo. Abbiamo assistito alla impossibile quanto
assurda autodifesa supportata da penose scuse, perché qualsiasi
argomento non può certo giustificare il costante declino dello
scalo. Questa classe dirigente avrebbe dovuto occuparsi seriamente
dello sviluppo commerciale del nostro aeroporto che è di proprietà
al 100% della Regione. Questi dirigenti avrebbero dovuto chiedere
aiuto prima, mettendosi a disposizione per cooperare e cercare di
costruire un progetto serio per far crescere e rendere appetibile
questo scalo. Noi del Movimento 5 Stelle siamo stati gli unici, nel
corso degli ultimi 12 mesi, a chiedere dati e maggior chiarezza su
alcuni aspetti della gestione dell’Aeroporto perché avevamo il
sospetto che il declino commerciale dello scalo stesse entrando in
un vortice pericoloso - ricorda la portavoce M5S. Arrivati a questo
punto riteniamo pertanto che i vertici di Aeroporto Fvg debbano
essere sostituiti al più presto». «E’ un insulto all’intelligenza
la deriva presa dalle vicende dei vertici dell’Aereoporto di Ronchi
dei Legionari - spiega il segretario regionale del Pli Maurizio
Facchettin -. Una vergogna peraltro i costi della livrea di un solo
velivolo e della totale inefficace promozione. Chiunque infatti
abbia dato il
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Il Messaggero Veneto pag. 10 Regione
Vertici della società a Roma per le risorse nella Legge di
stabilità Confermata l’opera nel piano Junker finanziato da Ue e
Bei
Blindare 125 milioni la missione di Autovie
per la terza corsia
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Catania, l’Alta velocità Brescia-Padova, e alcuni assi autostradali
nei quali rientra anche la terza corsia. La Bei è la banca delegata
ai finanziamenti e quindi Autovie sta lavorando per come e quante
risorse potranno essere disponibili per l’A4. I prossimi cantieri
L’obiettivo, già dichiarato dai vertici di Autovie, è ultimare
entro il 2017 la
parte da Palmanova a Latisana e poi entro il 2022 quella da
Palmanova a Portogruaro. In quel modo entro il 2022 sarà realizzato
il 70% delle opere, divise tra Fvg e Veneto. In
ballo ci sono il prolungamento della concessione che Autovie
ha ricevuto da Anas e che scadrà nel 2017. L’ipotesi è allungarla
al 2038, ma si attende l’ok dall’Europa. Autovie sta anche
rivedendo il Piano economico-finanziario per la terza corsia, che
dev’essere limato ancora secondo le indicazioni del ministero delle
Infrastrutture che non vuole un rincaro delle tariffe. A gennaio,
quindi, i pedaggi dovrebbero essere ritoccati solo seguendo il
tasso d’inflazione, anche se nell’ultima ipotesi del Piano c’è un
rialzo che raggiunge il 2 per cento. Il Piano sarà pronto entro
fine mese e dovrà essere approvato dal ministero. E poi potranno
ridecollare le trattative con le banche per ottenere i
finanziamenti. Dopo l’apertura del primo tratto della terza corsia
da Quarto d’Altino a San Donà di Piave, aperto al traffico il 20
novembre, la priorità è riservata al terzo lotto, da Fossalta di
Portogruaro a Gonars, già aggiudicato al consorzio Tiliaventum
formato da Rizzani de Eccher e Pizzarotti. Autovie sta correndo per
mettere insieme la cifra per la totale copertura economica senza la
quale non è possibile firmare il contratto e quindi aprire il
cantiere. Servono circa 300 milioni, motivo per cui i 125,5 da
blindare a Roma sono essenziali. I primi lavori da realizzare
saranno quelli tra il bivio di Palmanova e Gonars, poi sarà la
volta del tratto dal nodo di Palmanova (cioè il bivio) e il casello
di Palmanova, un tratto breve, ma complicato. Perché sul bivio
pende il progetto di Rete ferroviaria italiana per l’Alta
velocità/capacità e l’azienda non ha ancora stabilito quale
tracciato realizzare e sta trattando con la Regione. Il prossimo
cantiere da inaugurare
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IL TERZO LOTTO
Il 22 gennaio l’udienza al Consiglio di Stato
«Il problema è il tempo. Il tempo nel quale si mantiene aperta una
questione che per noi è già chiusa». Marco de Eccher, presidente
del colosso friulano delle costruzioni, sintetizza così il caso
ancora aperto d opo l’interdittiva antimafia emessa nei confronti
dell’azienda dalla Prefettura di Udine su indicazione della
Direzione investigativa antimafia (la Dia nazionale). L’impresa
passò alle vie legali presentando un ricorso al Tar del
Fvg – tribunale amministrativo
regionale – che, con una sentenza definita
tranciante, diede ragione a Rizzani de Eccher annullando il
provvedimento della Prefettura. Che però ha impugnato quel
“verdetto” e presentato ricorso al Consiglio di Stato. Un’udienza
si è già tenuta a Roma. Autovie Venete è rappresentata
dall’avvocato udinese Giuseppe Campeis, mentre l’azienda è difesa
dal un pool di legali guidati dal
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Domani LO SCIOPERO
Cortei a Udine e Pordenone contro il “Jobs Act” di
Renzi
UDINE Sciopero con tre cortei a Trieste, Udine e Pordenone domani
per Cgil e Uil. Nel mirino di sindacato e lavoratori ci sono “Jobs
Act” e legge di Stabilità. Domani sarà un venerdì di passione con
lo stop in tutti i settori, pubblici e privati. Nel frattempo il
segretario regionale Franco Belci suona la carica all’indomani di
Officina 2.0, «uno spazio per promuovere iniziative di politica
culturale. Spero che gli esponenti del Pd
presenti a Udine non siano considerati traditori». Tre le
manifestazioni per lo sciopero di domani, con concentramento dalle
9 in piazza Goldoni a Trieste (dove sfileranno anche i lavoratori
di Gorizia), dalle 9.30 a Udine e a Pordenone, rispettivamente
in
piazzale Diacono e in largo San Giovanni. La partenza dei
cortei è prevista per le 10, un’ora dopo i comizi conclusivi,
con gli interventi finali di Gianni Rinaldini (Cgil nazionale,
ex segretario generale Fiom) nel capoluogo regionale, Ferdinando
Ceschia (Uil) a Udine e Giuliana Pigozzo (Cgil) a Pordenone. «Nel
“Jobs Act” e nella Finanziaria non c’è traccia del cambio di passo
necessario per uscire da sei anni di crisi
pesantissima – dice Giacinto Menis,
segretario Fvg della Uil – , aggravata da politiche
economiche sbagliate, che hanno puntato sul rigore senza pensare
alla crescita e alla ripresa». Parte dalla riforma del lavoro anche
Belci, numero uno della Cgil: «Sul lavoro, così come sul fisco e
sulle pensioni, avevamo delle proposte che il premier non ha voluto
ascoltare e la riforma aumenterà il precariato». Sotto accusa anche
il meccanismo delle tutele crescenti. «La riforma punta da un lato
ad aumentare gli sgravi contributivi
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Il Messaggero Veneto pag. 12 Regione
Obiettivi: lavoro e famiglia. In sei anni raddoppiati i flussi:
oggi quasi 3.500 Gli under 40 lasciano soprattutto Pordenone, gli
udinesi sono più prudenti
Friuli addio, giovani in fuga Più opportunità
all’estero
UDINE La crisi economica inverte il saldo migratorio: sono quasi
raddoppiati i friulgiuliani che hanno scelto l’estero fra il 2007 e
il 2013 – passati da 1.955 unità a
3.469 – mentre gli stranieri in entrata si sono
dimezzati – da oltre 12 mila persone a
poco più di 6 mila. A scattare la fotografia è l’Ires Fvg
sulla base dell’indagine Istat sulle Migrazioni della popolazione
residente. Il saldo migratorio estero della sola
popolazione italiana (ossia la differenza tra gli iscritti e
i cancellati da e per l’estero), nel 2013 registra una perdita di
oltre 1.400 unità. Si intensifica il fenomeno (di portata non
soltanto locale, ma nazionale) dell’emigrazione di cittadini
italiani, che spesso riguarda i
più giovani anche con titoli di studio elevati. «I dati
tendono a confermare la sempre più diffusa percezione di una
crescente emigrazione dei giovani, si tratta in prevalenza di under
40, che cercano di realizzare all’estero quelle prospettive di
lavoro e di vita che nel nostro Paese e nella nostra regione
sembrano spesso precluse», spiega Alessandro Russo, ricercatore
dell’Ires. Nel 2013 il numero di italiani residenti in regione
trasferiti all’estero ha sfiorato le 2.200 unità, circa il doppio
rispetto agli anni precedenti la crisi economica e il valore più
alto dal 1995 a oggi. Negli ultimi sette anni, più o meno in
corrispondenza della lunga fase di crisi economica, il totale delle
cancellazioni per l’estero è stato pari a quasi 10.500 unità. In
particolare c’è una forte crescita dei flussi in uscita dalla
provincia di Trieste, passati da 88 persone nel 2012 a 542 nel 2013
(+516
per cento). Seguono Pordenone con l’11 per cento (557 persone
nel 2013), Gorizia con il 5,9 (217) e Udine con il 2,6 (875). «I
dati sottostimano sicuramente il fenomeno –
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Oggi la proprieta’ in tribunale
L’allarme dei sindacati: per la Spav bisogna fare
presto
MARTIGNACCO La Spav prefabbricati è a un bivio. Concordato o
fallimento? Proprio oggi la proprietà sarà ricevuta dal tribunale
di Udine, ma sono i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil,
Emiliano Giareghi, Gianni Barchetta e Massimo Minen, a rivolgere un
accorato appello ai giudici: «Fate presto». Perché dal primo
gennaio la riforma Fornero cancella un anno di cassa integrazione
per gli over cinquanta, la maggioranza dei 76 lavoratori Spav che
vede ora appeso a un filo il proprio posto. «Il Piano di rilancio
dell’azienda è stato presentato il 7 novembre – ricorda
Giareghi – , dopo oltre un mese non abbiamo ancora una
risposta. Pare che la proprietà voglia andare verso un importante
taglio delle maestranze che dovrebbero scendere a 25 o 26.
Altrimenti c’è il fallimento. È giusto che il tribunale prenda i
propri tempi per decidere, ma non vorremmo trovarci nella
spiacevole situazione in cui si opta per il fallimento troppo
tardi, quando non saremo più in tempo utile per assicurare la
mobilità con le attuali coperture». Dal primo gennaio, infatti, la
cassa integrazione per gli over 50 è garantita due anni e non più
tre. Quando alla fine di settembre scoppia la bolla, le difficoltà
per l’azienda non sono una novità. La richiesta di prefabbricati e
capannoni è ai minimi storici e più in generale l’edilizia è in
grave difficoltà. Ma il colpo più duro arriva dalla revoca del
subappalto per la costruzione del parcheggio di piazza Primo Maggio
a Udine. L’azienda, in passato, aveva avuto accesso agli
ammortizzatori sociali, sebbene con qualche difficoltà. Ma la
revoca di quell’opera costringe l’amministratore unico, Roberto
Turello, a fare i conti con i creditori. Da qui la richiesta di
concordato in continuità, per cui oggi si attende risposta.
L’obiettivo dichiarato è il ridimensionamento dell’azienda, sempre
che il commissario giudiziale Giuliano Bianco lo giudichi
sostenibile. Insomma, dopo 54 anni di attività, Spav prefabbricati
è ora a un bivio. Nata nel 1960 alla periferia di Udine, nei
decenni successivi ha realizzato moltissimi edifici
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Liverani nominato nuovo ceo di Generali Deutschland
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Il Messaggero Veneto pag. 25 Udine cronaca
Dopo aver ottenuto i domiciliari, Pierpaolo Visintin annuncia 5
contro-denunce L’avvocato difensore: si può ricostruire tutto con
semplici accertamenti bancari
Frode fiscale milionaria Il broker al contrattacco
Nel giorno in cui ottiene gli arresti domiciliari dopo quasi
tre mesi di carcere, Pierpaolo Visintin passa al contrattacco. Il
promotore finanziario, 44 anni, accusato di avere sottratto 4
milioni di euro e raggirato una quarantina di investitori, ammette
alcune delle responsabilità ma replica ad altre delle accuse a suo
carico, annunciando tramite il suo difensore di fiducia, l’avvocato
Roberto Cianci del foro di Udine, di avere già denunciato per
calunnia ed estorsione cinque delle “persone offese”. Intanto, come
detto, il tribunale del Riesame di Trieste ha scarcerato il broker,
pur condividendo l’intero impianto accusatorio proposto dalla
procura di Pordenone e in particolare dal
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Il Messaggero Veneto pag. 30 Udine provincia
Emilio Cavasin, 56 anni, preso in flagrante e denunciato Millantava
di essere in grado di ottenere finanziamenti Ue
Smascherato mago delle truffe
di Luana de Francisco wOSOPPO Ai clienti si presentava come il
“dottor Emilio Cavasin”. Specializzazione: contributi europei. Un
autentico mago nell’estrarre dal cilindro di Bruxelles
finanziamenti a fondo perduto a favore degli imprenditori
nordestini. In realtà, la laurea non l’aveva mai conseguita e con
gli uffici dell’Ue non aveva alcun filo diretto. Un millantatore,
insomma. Uno che, con i suoi modi eleganti e l’eloquio facile,
riusciva a vendersi bene e a imbrogliare meglio. Lo spettacolo si è
concluso ieri, a Rivoli di Osoppo. Caduto nella trappola tesagli da
colei che si era illuso sarebbe stata la sua ennesima vittima, si è
presentato in azienda in giacca e cravatta, si è seduto davanti
agli amministratori (veri) e a un commercialista (finto) e ha
recitato il suo collaudatissimo copione. Alla fine, soddisfatto, ha
intascato i 1.830 euro pattuiti per la sua opera di consulenza, si
è congedato con la consueta cordialità e ha infilato la
porta. È lì che il palco è cascato: dismessi i panni del
commercialista, il comandante della sezione di Polizia giudiziaria
della Guardia di finanza della Procura di Udine, luogotenente
Sergio Zucca, lo ha bloccato e smascherato. In flagranza di reato,
quindi, e con i soldi ancora caldi nella valigetta. Per Cavasin, 56
anni, di Treviso, è scattata una nuova denuncia per truffa. La
prima in Friuli e l’ultima della lunga serie collezionate in
Veneto. Il meccanismo Di lui gli inquirenti sapevano già molto.
Esaurito lo spazio di manovra nella sua terra d’origine, da qualche
tempo aveva trasferito le proprie mire in Friuli. Come un vero
truffatore seriale, insomma. Nella valigetta, che i finanzieri gli
hanno sequestrato insieme al telefonino e al tablet, è stato
trovato un elenco con i nomi e i numeri di una cinquantina di
aziende. Le avrebbe contattate tutte, riproponendo lo stesso
schema: la sua intermediazione per l’accesso ai fondi europei
“Eurizon 2020” destinati ai settori siderurgico e metalmeccanico
per investimenti futuri e pregressi nell’acquisto di macchinari, in
cambio di una percentuale sulle somme di volta in volta ottenute e
di una quota di iscrizione della pratica, stabilita di norma in
1.800 euro. Quando gli riusciva, si faceva consegnare anche 2 mila
euro per la perizia dei macchinari già presenti in azienda. Il
pagamento Con la “Pelfa group srl” e la “Lmb srl” di Buia, l’affare
sembrava praticamente concluso. L’incontro avrebbe suggellato
accordi
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Il Messaggero Veneto pag. 31 Udine provincia
Si presentava come un consulente affidabile e prometteva somme
importanti In Friuli aveva già imbrogliato una ditta di Tarcento.
Sequestrati 4 mila euro
Distinto e preparato, in Veneto è già a processo
di Luana de Francisco wOSOPPO A Rivoli di Osoppo Emilio Cavasin è
arrivato a bordo di una Y10 presa a noleggio. E, fin dalla
stretta di mano, ha dimostrato di possedere tutte le qualità
dell’uomo distinto e del professionista affidabile. Ben vestito,
posato, preparato. Una maschera provata e riprovata chissà
quante volte. Questa, almeno, è la tesi sostenuta dalla Procura di
Udine e questa è anche l’accusa con la quale il consulente si trova
a processo davanti al tribunale di Treviso. Nella marca, le aziende
gabbate e che hanno scelto di adire alle vie legali sono sette.
Fatture alla mano, però, quelle complessivamente truffate sarebbero
almeno una quindicina. Con le sue
promesse roboanti - contributi a pioggia fino a 400-500 mila
euro per imprenditore -, Cavasin sarebbe riuscito a intascare circa
20 mila euro. Non cifre iperboliche, quindi, ma sufficienti
certamente a sbarcare il lunario senza grossa fatica e nella
prospettiva di dileguarsi a tempo debito. Ossia, allo scadere di un
periodo ragionevolmente breve, per cominciare a sospettare che quei
finanziamenti non sarebbero mai stati erogati e che della pratica
per ottenerli nessuno aveva visto neppure l’ombra. Così aveva fatto
in Veneto e così ha cercato di ripetersi anche in Friuli. Prima
della Pelfa, Cavasin aveva colpito già in un’altra azienda: una srl
di Tarcento attiva nel settore della meccanica, dove era riuscito a
scucire il suo solito cachet di 1.800 euro. Contattati dagli
inquirenti, i titolari non hanno esitato a sporgere denuncia.
Eppure, a vederlo, nessuno avrebbe messo in dubbio la sua
credibilità. Anche ieri, nella sua nuova performance friulana, ha
dato il meglio di sè. Per ingannare le apparenze, tra una risposta
e l’altra ai tanti quesiti che gli amministratori gli ponevano, ha
addirittura proposto ai suoi nuovi clienti un corso di e-learning.
Sarebbe stata la sua società a pagare l’iscrizione. Società
regolarmente iscritta alla Camera di commercio di Treviso, ma
intestata a una presunta “dottoressa” - un’ignara impiegata
di farmacia - che per lui, una volta, aveva semplicemente
firmato un documento. Dal conto della “Obiettivo Europa”, ieri, la
Guardia di finanza ha sequestrato l’intera disponibilità,
rappresentata da 4 mila euro.
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Il Messaggero Veneto pag. 31 Udine provincia
Oltre alla titolare della “Pelfa”, ad attenderlo c’erano tre
finanzieri in borghese Dopo più di un’ora di trattative ha
ritirato 1.830 euro e allora è stato bloccato
È caduto nella trappola tesa dall’ex assessore Fabbro
Indira fabbro Sembrava una persona per bene, poi abbiamo digitato
il suo nome sul web e abbiamo scoperto che doveva rispondere di
alcune truffe OSOPPO «Fidarsi è bene ma...». L’avrà pensato di
certo Indira Fabbro, che con il padre Redento amministra la Pelfa
group di Rivoli di Osoppo, fabbrica per la lavorazione del ferro,
quando, circa due mesi, fa ha bussato alla sua porta il trevigiano
Emilio Cavasin, rivelatosi poi un truffatore seriale e colto in
fragrante, ieri, proprio nella sede dell’azienda friulana. Qui la
sezione di Pg della Guardia di finanza della Procura di Udine, in
accordo con l’azienda, ha teso una trappola al malvi vente, colto
con le mani nel sacco mentre intascava il denaro per un mandato
affidatogli dalla Pelfa. Proprio la scoperta dei suoi precedenti ha
spinto gli amministratori dell’impresa a rivolgersi alla Finanza:
«Quando, all’inizio di ottobre - spiega Indira Fabbro, che è stata
assessore regionale per un breve periodo nell’ultima giunta Tondo,
- venne da noi, ci fece una
buona impressione perché appariva molto preparato: si era
presentato come un consulente aziendale esperto in contributi
europei. Ci avrebbe aiutato ad ottenere finanziamenti a Bruxelles
per investire su determinati macchinari in cambio di un onorario e
di una percentuale del 4% se il contributo fosse stato concesso».
In tutto 1.830 euro. Ben vestito, iPad e un penna di valore in
mano: tutto sembrava fare di Emilio Cavasin una persona di cui
fidarsi. Ma i dubbi si sono fatti strada nel volgere di
poco tempo. «La nostra segretaria - ha spiegato ancora Fabbro
- notò che in un secondo momento ci rispose con indirizzi mail
diversi e in alcuni il nome delle ditta con la quale si era
presentato non risultava. C’erano altre incongruenze, a cominciare
dal biglietto da visita in cui mancavano riferimenti aziendali.
Fino a che non abbiamo digitato il suo nome su internet e abbiamo
scoperto che doveva rispondere di alcune truffe in provincia di
Treviso». In pratica, il truffatore, dopo aver aggirato diverse
aziende in Veneto, si era spostato in Friuli dove pare avesse già
quindici contatti. Lì era sua intenzione
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Il Gazzettino pag. 2 Primo piano
SCONTRO Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker
e il premier italiano Matteo Renzi
Monito di Juncker: riforme o avrete guai
Il presidente della commissione Ue avverte Italia e Francia. Ed è
scontro
Giovedì 11 Dicembre 2014,
BRUXELLES - Lo scontro tra falchi e colombe in Europa è più vivo
che mai, con la Germania custode irremovibile delle regole e della
disciplina di bilancio tanto che il
presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker,
criticato dai 'falchi' per aver concesso credito a Italia e
Francia, oggi prova a rassicurarli 'minacciando' Roma e Parigi di
«spiacevoli conseguenze» se le riforme resteranno solo promesse. Ma
il Governo non si spaventa, e rilancia la palla a Bruxelles: il
premier Matteo Renzi spiega che anche il Fondo monetario
internazionale chiede crescita all'Europa, quindi «qualche domanda
i partner Ue dovranno pure cominciare a farsela», e il ministro
Pier Carlo Padoan ricorda che «le riforme le facciamo perché
servono a noi e non perché ce lo dicono gli altri».
L'avvertimento di Juncker ai due Paesi arriva, non a caso, in
un'intervista al quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung in cui
il presidente sembra spostare l'accento sul punto di vista caro ai
tedeschi, cioè il rispetto delle regole pena sanzioni. Se l'Italia
e la Francia non procederanno con le riforme annunciate si arriverà
«a un inasprimento della procedura sul deficit», e «se alle parole
non seguiranno i fatti, per questi Paesi non sarà piacevole», ha
detto Juncker. Il presidente, però, difende anche la
posizione espressa finora, cioè «dare fiducia agli italiani e
ai francesi» perché «i governi ci hanno garantito che faranno
quanto annunciato».
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Governo battuto, stop ai senatori a vita
SCONTRO SULL’ITALICUM Dopo il ko del governo sui senatori a vita,
il ministro Boschi: «Nessun timore»
Giovedì 11 Dicembre 2014,
ROMA - È più o meno l'ora di pranzo quando il sottile equilibrio
interno nei due partiti contraenti del Patto del Nazareno, Pd e FI,
si spezza per la prima volta nella discussione delle riforme alla
Camera. Il nodo è quello dei 5 senatori di nomina presidenziale: il
voto in commissione Affari Costituzionali premia, con il decisivo
aiuto del "frondista" azzurro Maurizio Bianconi e nonostante il
parere contrario del governo, la minoranza Dem, che presenta con
Sel un emendamento per la soppressione dei 5 membri. In serata è il
premier Matteo Renzi a tornare a blindare il percorso: «Pensano di
intimidirci, ma andiamo avanti».
Il dato politico, tuttavia, parla di una minoranza Pd che, un
po’ a sorpresa, ritrova compattezza su due emendamenti uguali,
presentati da Giuseppe Lauricella e da Sel che sopprimono i 5
senatori a vita di nomina quirinalizia previsti dall'art.2 del ddl.
I voti favorevoli sono 22, i contrari 20 e, sebbene anche il
presidente della commissione, Francesco Paolo Sisto (FI), dia il
suo "no", il governo viene battuto. Tra i favorevoli a cancellare
la prerogativa del capo dello Stato di nominare cinque senatori ,
oltre a Lega, M5S e Sel, figurano gli esponenti di tutte le
minoranze Dem (da Cuperlo a Lattuca, da Bindi a D'Attorre) più
quelli di Meloni e Naccarato. Assente, al momento della votazione
l'ex lettiano Francesco Sanna, astenuto Andrea Giorgis. Decisivo è
risultato il voto di Bianconi che prima attacca il Patto del
Nazareno, «morte della democrazia» in Italia e poi si fa portavoce
della «volontà di 17 suoi colleghi», l’intera fronda fittiana.
Parole che riaprono tutti i nodi ancora irrisolti. Nodi che,
sottolinea una fonte della minoranza Dem, derivano anche
dall'atteggiamento del governo al quale gli esponenti della
sinistra Pd avevano «fatto sapere con largo anticipo» la loro
posizione sul punto dei senatori a vita. Eppure - sottolineano
ancora - alla fine si è voluti arrivare al voto, e la minoranza ha
messo in pratica le sue intenzioni, dando anche un «segnale» sul
fatto che su certi punti «non centrali» della riforma il confronto
non si possa eludere. Ma c'è un altro fronte sul quale la minoranza
Pd ieri ha inviato un messaggio non di poco conto a Renzi,
presentando in commissione Affari Costituzionali al Senato
emendamenti all'Italicum forti di «30 firme» contro i capilista
bloccati e per una norma di salvaguardia che leghi l'entrata in
vigore della nuova legge elettorale con quella delle riforme.
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da contorno l'ira dell'intera ala renziana con Roberto Giachetti
che senza mezzi termini chiede «elezioni subito». In questa
direzione sembrerebbe andare un subemendamento
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Il Gazzettino pag. 9 Attualità
JESOLO Tre uomini fanno irruzione dal custode della tenuta
dell’industriale e poi nella villa vicina
Rapine in valle, terrore a casa Stefanel
Un albergatore e la compagna immobilizzati e malmenati: lui si
sente male, i banditi fuggono
Giovedì 11 Dicembre 2014,
Rapina nella villa di un noto imprenditore e nell'abitazione del
custode della tenuta Stefanel. Una notte da incubo per tre persone,
in due distinti episodi, avvenuti a pochi minuti l'uno dall'altro,
anche se una delle ipotesi cui starebbero lavorando gli inquirenti
è che il vero obiettivo fosse la villa dell'imprenditore Giulio
Schiavon e che dal custode ci siano finiti solo per errore.
Teatro del raid, la zona di Lio Maggiore, una delle aree più belle
di Jesolo, una parte della Laguna conosciuta anche dal già re di
Spagna, Juan Carlos, che da queste parti ci viene di tanto in tanto
per delle battute di caccia, ospite proprio dell'azienda faunistica
venatoria di proprietà di Giuseppe Stefanel, industriale tessile, a
capo dell'omonima casa di moda. In quest'area le strutture
destinate proprio a questo tipo di attività, quindi la casa
occupata dal custode, un sessantenne di Chioggia, poi l'abitazione
di Giulio Schiavon. Si tratta di un imprenditore molto noto a
Jesolo: 75 anni, proprietario di alcune delle principali strutture
di piazza Mazzini, ex gestore di strutture ricettive alberghiere,
ora si gode i momenti di pace e relax, soprattutto in questa
splendida zona.
Sono passate da poco le 19.30 quando tre individui, con il volto
coperto da passamontagna e forse armati di coltello, fanno
irruzione nella casa del custode, che in quel momento stava
guardando la televisione. Vogliono il denaro, i valori e per
ottenerli strattonano, colpiscono con calci e pugni il malcapitato.
A quanto pare chiedono dov'è la moglie. E questa è la prima
indicazione che porterebbe a pensare che in realtà volevano colpire
altrove, visto che l'uomo è da solo. In fin dei conti l'area è
isolata, completamente al buio: possibile che abbiano sbagliato il
loro obiettivo? D'altra parte,
perchè andare da un semplice custode, quando avrebbero potuto
colpire subito in villa senza farsi sentire, agendo totalmente
indisturbati?
Tant'è. Intanto frugano ovunque, si fanno dare quello che l'uomo ha
in tasca e poi pare chiedano indicazioni per arrivare
all'altra abitazione. Uno rimane da lui, per evitare che dia
l'allarme, mentre gli altri due vanno a fare «visita» a Schiavon,
portandosi via una carabina ad aria compressa. In casa c'è
l’imprenditore con la compagna. Non hanno il tempo di fare nulla,
tanto è rapida l'irruzione e deciso il loro incedere. Li
minacciano, li strattonano; si rivolgono in italiano, ma tra di
loro parlano straniero, forse dell'Est. Finchè l'uomo si sente male
e i malviventi, forse presi dal panico per la piega che sta
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Il Gazzettino pag. 18 Economia
MARANELLO La sede produttiva della Ferrari non dovrebbe spostarsi
dall’Italia, ma il presidente Sergio Marchionne
punta a far emigrare la base legale e fiscale
Ferrari all’estero, Fca a picco
Giovedì 11 Dicembre 2014,
Mentre Sergio Marchionne e Maurizio Arrivabene sono impegnati nella
ristrutturazione della gestione sportiva per il rilancio delle
attività in Formula 1, il piano che prevede lo spin off di Ferrari
da Fca va avanti. Ieri l'agenzia Bloomberg ha rilanciato che
l'operazione in calendario nel 2015 non si limiterà allo scorporo
della casa di Maranello dalla capogruppo (che controlla il 90%), ma
prevede una riorganizzazione profonda della struttura
societaria.
Il nuovo presidente del Cavallino e guida operativa di Fiat
Chrysler (oltre che presidente di CNH Industrial) ha più
volte affermato che lo schema virtuoso che ha portato al
successo l'azienda non verrà toccato, le attività industriali
rimarranno nel modenese e anche i volumi produttivi resteranno
contenuti, sempre inferiori alla domanda. Lo stesso Marchionne,
però, ha sempre dichiarato che la strategia di tutte le azienda da
lui gestite (che fanno capo ad Exor) è di creare il massimo valore
per gli azionisti, andando a cercare le condizioni migliori su uno
scacchiere ormai globale non solo dal punto di vista del mercato.
Ecco quindi i rumor che ipotizzano per la Ferrari il
percorso già effettuato da Cnh e Fca: sede legale in Olanda,
sede fiscale nel Regno Unito, quotazione a Wall Street. Fca ha
risposto con un «no comment» alle voci che
prevedono l'espatrio di alcune funzioni e che hanno subito
acceso polemiche in Italia. La decisione di procedere con lo
scorporo e la quotazione del 10% del pacchetto azionario Ferrari
(l'80% verrà dato agli azionisti Fca, il 10% è nelle mani di Piero
Ferrari) è stata però annunciata a fine ottobre, dopo la quotazione
a Wall Street di Fca. È da quel momento che il titolo ha iniziato a
galoppare raddoppiando quasi il suo valore a 11,2 euro, mentre ieri
ha incassato una perdita a Milano del 6,6% (a 9,81 euro) sospinta
da un grosso ordine di vendita giunto nel pomeriggio.
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Il Gazzettino pag. 19 Economia
La friulana Pilosio costruirà scuole innovative con terra e
ponteggi per i profughi in Giordania
Giovedì 11 Dicembre 2014,
UDINE - Riuscire a fornire entro la prossima primavera le prime due
scuole alle organizzazioni umanitarie "Save the children" e "Relief
international" che operano all’interno del campo di Zaatari, in
Giordania, una delle più grandi realtà che ospitano
profughi provenienti dalla tragica emergenza siriana. È
questo l’obiettivo che si è posto la Pilosio, società di Tavagnacco
specializzata
nella realizzazione di ponteggi (un fatturato di 40 milioni, di cui
l’80% realizzati all’estero, dall’Arabia Saudita al
Sudamerica, alla Russia), che già da un paio d’anni sta studiando
moduli componibili, realizzati con ponteggi e materiali naturali,
di facile e rapido montaggio, per fornire un rifugio a popolazioni
colpite da calamità naturali e guerre. Le prime due scuole, basate
su una struttura standard (già brevettata) di 16 metri di lato,
consentiranno di ospitare ciascuna 100 bambini su due turni:
«L’installazione di queste strutture - spiega Dario Roustayan,
amministratore delegato di Pilosio - è semplice, veloce e
intuitiva. Ma il loro montaggio richiede il contributo dei
rifugiati, donne comprese, facendo in modo che si sentano partecipi
del proprio destino e futuro».
La realizzazione fa parte del progetto "Shelters for refugees",
presentato nei mesi scorsi, realizzato in collaborazione con
l’architetto Cameron Sinclair, co -fondatore di un’organizzazione
umanitaria per sviluppare soluzioni architettoniche e di design per
crisi umanitarie e che ora dirige la fondazione creata dagli attori
Brad Pitt e Angelina Jolie. I moduli utilizzano elementi naturali
quali sabbia e ghiaia o terra combinati con i
ponteggi; i pannelli del tetto, oltre ai "muri", sono
anch’essi riempiti di terra e possono anche essere coltivati per
produrre generi alimentari. «Un metodo semplice - sottolinea
Roustayan - che si adatta al clima locale, utilizzando materiali
tradizionalmente impiegati in quelle località, favorendo il clima
naturale della vita e prevenendo l’inquinamento». Grazie alla
partnership con "Save the children" la Pilosio sarà inoltre
FRIULIA Spa
Il Gazzettino pag. 19 Economia
FONDI UE A febbraio partono i primi bandi del programma Interreg
Central Europe della nuova
programmazione 2014-2020
Paolo Francesconi
Giovedì 11 Dicembre 2014,
VENEZIA - Scalda i motori la "macchina" dei bandi europei 2014-2020
in cui la Regione Veneto ha un ruolo attivo: nei prossimi mesi si
muoveranno parecchie cose. Dei quattro grandi filoni - Cooperazione
territoriale, Programma Fesr, Programma Fse, Piano di sviluppo
rurale - è il primo (cooperazione) quello più vicino
all’approvazione di Bruxelles, a gennaio. A ruota, nel febbraio
2015, partiranno le prime "gare". Se ne è
parlato ieri a Venezia alla presentazione del programma
Interreg Central Europe che finanzia progetti di cooperazione tra
enti pubblici e privati nazionali, regionali e locali in materia di
innovazione, energia, ambiente, risorse ambientali e culturali,
trasporti.
Il programma coinvolge 9 Stati (Italia, Germania, Austria,
Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Ungheria, Slovenia, Croazia),
146 milioni di abitanti, con un finanziamento di 300 milioni di
euro (246 dalla Ue) di cui 80 milioni verranno messi a
bando in febbraio. Finora l’Italia si è rivelata molto
interessata a questo ambito: dal 2007 al 2013, su 124 progetti
approvati, 99 riguardano il nostro Paese. Con 230 milioni di fondi
sono stati generati investimenti per 2,5 miliardi di euro. In
Veneto, ad esempio, è stato realizzato un progetto di Confindustria
con Veneto Nanotech e lo studio di fattibilità di un mercato
rionale a Mestre fatto dal Comune di Venezia.Dato non trascurabile
è il ruolo assegnato alla Regione Veneto di contact point
nazionale, "antennna" dell’autorità europea per il Paese: «Siamo
centrali e non solo sulla carta - ha spiegato Flavia Zuccon,
direttore della sezione di cooperazione transfrontaliera - sia nel
supporto tecnico sia nella ricerca dei partner. La progettazione è
stata semplificata, meno burocrazia, meno studi, e più valore ai
risultati».
Aggiunge Luca Ferrarese, direttore del Segretariato di Vienna,
l’organismo Ue di gestione e monitoraggio: «Central Europe
coinvolgerà di più i privati, sarà un volano
FRIULIA Spa
Truffe alle aziende, preso
L’accusa: «Si fingeva mediatore. Colto sul fatto mentre intascava
1800 euro»
Giovedì 11 Dicembre 2014,
UDINE - Si presenta in azienda come intermediario di una società in
grado di far ottenere dei finanziamenti per l'acquisto di
macchinari direttamente dai fondi europei a Bruxelles, in parte
anche a fondo perduto. Chiede di firmare un mandato e versare un
anticipo sulle spese per gestire la pratica. Ma sarebbe solo un
raggiro. Emilio Cavasin, 56 anni, trevigiano, è stato denunciato
ieri a piede libero per truffa dalla Guardia di finanza della
polizia giudiziaria della Procura di Udine. Le fiamme gialle lo
hanno fermato all'uscita da un'azienda della Zona industriale di
Osoppo a cui aveva appena fatto firmare l'accordo. In tasca aveva
ancora i contanti e l'assegno dell'anticipo, posti sotto
sequestro.
È quindi scattata una perquisizione delegata dal pm Viviana Del
Tedesco nell'abitazione dell'uomo a Treviso e in altri luoghi della
marca trevigiana, per capire se la società di cui si spacciava per
intermediario fosse o meno coinvolta nella vicenda.
A dare il via alle indagini è stata proprio la segnalazione fatta
pervenire dalla ditta contattata nella Ziac dell'Alto Friuli, la
Pelfa Group di Buja, che si occupa di carpenteria meccanica
pesante. «Siamo stati contattati in azienda a metà ottobre - spiega
Indira Fabbro che è stata anche assessore regionale alle Finanze -.
Si è presentato molto bene. Conoscendo un pò la materia so che non
è facile ottenere direttamente dei fondi da Bruxelles. Ma lui ci ha
spiegato che ha un'azienda di consulenza, che fa una valutazione
gratuita sulla possibilità di ottenere i contributi e poi, in caso
positivo, chiede un anticipo di 1.500 euro per il mandato e 2mila
euro per il perito. Sono cifre accessibili
per contributi sull'acquisto di macchinari, fino al 70% a
fondo perduto». Ma in azienda alcune incongruenze sul numero della
partita Iva e sulle mail
utilizzate per comunicare hanno fatto suonare il campanello
d'allarme. «È bastato digitare il suo nome su google per vedere che
questa persona risultava indagata a Treviso per un'ipotesi di
truffa a sette aziende sempre su fondi europei - continua Fabbro -.
Noi non avevamo versato ancora nessun anticipo, ma abbiamo
contattato la guardia di finanza della Procura per segnalare il
caso ed evitare che altre aziende cadessero nel raggiro». È stato
così organizzato l'incontro di ieri mattina in azienda, sotto gli
occhi dei finanzieri, per verificare esattamente il modus operandi
e assistere allo scambio di denaro, preventivamente
fotocopiato.
FRIULIA Spa
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In provincia di Udine sarebbero due, secondo gli inquirenti, le
società cadute nel tranello, ma per il momento non hanno ancora
sporto denuncia. Le indagini
FRIULIA Spa
LA CLASSIFICA È la tredicesima in Italia per produttività
Banca di Cividale sul podio
Giovedì 11 Dicembre 2014,
UDINE - Tredicesima nella classifica generale e al terzo posto per
produttività tra i piccoli istituti bancari. Questi i
lusinghieri piazzamenti della Banca Popolare di Cividale nella
graduatoria che mette a confronto oltre duecento istituti di
credito italiani, elaborate dal dipartimento management
dell'Università di Torino e pubblicate dal mensile
BancaFinanza.
In base all'elaborazione - che prende in considerazione i
principali dei bilanci 2013 - le banche popolari si collocano al
primo e al terzo posto nella classifica generale dei gruppi bancari
maggiori e al primo posto in quella dei grandi gruppi, mentre sette
istituti
popolari si collocano nei primi quattordici posti nella
classifica delle banche piccole, che analizza i bilanci 2013 di ben
150 istituti. È proprio in questa categoria che si colloca il
gruppo presieduto da Graziano Tilatti, unica banca popolare della
nostra regione, che si colloca al tredicesimo posto nella
graduatoria generale e al terzo in quella relativa alla
produttività.
Rdt
FRIULIA Spa
Troppi ritardi, pendolari infuriati disertato il vertice con la
Regione
Giovedì 11 Dicembre 2014,
UDINE - Negli ultimi otto anni è successo solo due volte. La
seconda ieri sera, quando i Comitati pendolari del treno attivi in
Friuli Venezia Giulia (sono tre, uno regionale, uno targato Alto
Friuli e uno legato al Nodo di Udine) hanno deciso di disertare la
riunione con l'assessore regionale ai Trasporti, Mariagrazia
Santoro. In sè un incontro routinario, ma che i Comitati hanno
deciso di far diventare occasione di svolta non presentandosi e
denunciando all'unisono «un servizio ferroviario sempre più allo
sbando».
L'abbandono del tavolo, ricordano, non era accaduto neppure «negli
epici confronti con Sonego e Riccardi», ovvero i predecessori di
Santoro. Nel mirino una Regione sorda, per come viene descritta
dalla nota diffusa congiuntamente. Nel 2014 sono state spedite 65
mail con segnalazioni e proposte - cioè 5,4 al mese, più di una a
settimana - ma «negli ultimi 12 mail la Regione non ha quasi mai
dato riscontro». Per l'orario invernale, «nessuna delle nostre
proposte è stata accolta».
Trenitalia e Rfi assenti. La decisione di ieri, però, stava
ormai maturando da mesi. Con la nuova amministrazione, per esempio,
al tavolo di confronto non ci sono più i rappresentanti di
Trenitalia e Rfi. «Abbiamo più volte richiesto il coinvolgimento di
tutti i soggetti interessati in maniera che venga garantita la
presenza del gestore del servizio e dell'infrastruttura, gli unici
che sono nelle condizioni di rispondere
puntualmente ai quesiti concernenti l'andamento del
servizio», ricordano i Comitati. Guerra di numeri. Tra Regione
e Comitati è anche battaglia di cifre su ritardi e
indici di puntualità. A quelli rilevati quotidianamente dai
Comitati, la Regione risponde con dati e percentuali nei quali chi
usa i treni regionali non si riconosce. «La matematica non è
un'opinione», tuonano i Comitati che imputano alla Regione di
raccontare la linea 15 Udine-Tarvisio come una «linea modello»
quando la «realtà è desolante». Nella loro versione, infatti,
«tutte le linee presentano indici di puntualità ben al di sotto
della soglia dell'obiettivo contrattuale».
I ritardi. Novembre si è rivelato il «peggior mese dell'anno»
per ritardi e sospensioni. La linea 15, quella che da Tarvisio va a
Trieste via Udine e Cervignano ha registrato 85 ritardi con più di
10 minuti, due soppressioni su 463 treni programmati, facendo
rilevare un indice di disservizio del 18,79%. La prima settimana di
dicembre «è andata ancora peggio», con 28 ritardi maggiori di dieci
minuti e 2 soppressioni su 122 treni programmati. L'indice di
disservizio è salito al 24,59%. «Non è possibile che fino al 15
dicembre 2013 il servizio presentasse uno standard qualitativo
accettabile - disservizio al 4,5% - e quest'anno, con
l'introduzione dell'orario cadenzato, ritardi e soppressioni hanno
fatto raddoppiare l'indice di disservizio schizzato al 10%».
FRIULIA Spa
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spedita alla presidente della Regione e all'assessore Santoro in
cui si dice «basta ai dirigenti tuttologi». Nel mirino, il
direttore centrale Infrastrutture che, a detta del Comitato, «non
si è distinta per il raggiungimento degli obiettivi. Abbiamo
assistito da