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  RASSEGNA STAMPA AD USO INTERNO FRIULIA Spa 11 DICEMBRE 2014 1 INDICE GENERALE Il Piccolo pag. 2 Primo piano Fondi pensione al 17%. Niente local tax Il Piccolo pag. 2 Primo piano «Non facciamo sciopero ma Renzi cambi la manovra» Il Piccolo pag. 3 Primo piano Governo battuto dalla fronda del Pd Il Piccolo pag. 10 Economia Banca Profilo, Arpe si dimette Il Piccolo pag. 13 Regione Infuria la battaglia sul cda dell’aeroporto Il Piccolo pag. 14 Regione Unioni dei Comuni: aut aut della Regione Il Piccolo pag. 15 Regione Disciplina flessibile per tutelare Trieste Il Messaggero Veneto pag. 2 Primo piano Lo scalo è “congelato” ma gli stipendi no Il Messaggero Veneto pag. 3 Primo piano Cinque domande a Tondo: cosa ha fatto  per evitare il deg rado? Il Messaggero Veneto pag. 3 Primo piano I grillini: sostituite al più presto i dirigenti Il Messaggero Veneto pag. 10 Regione Blindare 125 milioni la missione di Autovie per la terza corsia Il Messaggero Veneto pag. 10 Regione Terzo Lotto. Il 22 gennaio l’udienza al Consiglio di Stato Il Messaggero Veneto pag. 10 Regione Cortei a Udine e Pordenone contro il “Jobs Act” di Renzi  Il Messaggero Veneto pag. 12 Regione Friuli addio, giovani in fuga Più opportunità all’estero Il Messaggero Veneto pag. 12 Regione L’allarme dei sindacati: per la Spav  bisogna fare presto Il Messaggero Veneto pag. 12 Regione Liverani nominato nuovo ceo di Generali Deutschland Il Messaggero Veneto pag. 25 Udine cronaca Frode fiscale milionaria Il broker al contrattacco Il Messaggero Veneto pag. 30 Udine provincia Smascherato mago delle truffe Il Messaggero Veneto pag. 31 Udine provincia Distinto e preparato, in Veneto è già a processo Il Messaggero Veneto pag. 31 Udine provincia È caduto nella trappola tesa dall’ex assessore Fabbro  

Rassegna stampa del 11 dicembre 2014.pdf

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FRIULIA Spa
Fondi pensione al 17%. Niente local tax
Il Piccolo pag. 2 Primo piano
«Non facciamo sciopero ma Renzi cambi la manovra»
Il Piccolo pag. 3 Primo piano
Governo battuto dalla fronda del Pd
Il Piccolo pag. 10 Economia
Banca Profilo, Arpe si dimette
Il Piccolo pag. 13 Regione
Infuria la battaglia sul cda dell’aeroporto 
Il Piccolo pag. 14 Regione
Unioni dei Comuni: aut aut della Regione
Il Piccolo pag. 15 Regione
Disciplina flessibile per tutelare Trieste
Il Messaggero Veneto pag. 2 Primo piano
Lo scalo è “congelato”  ma gli stipendi no
Il Messaggero Veneto pag. 3 Primo piano
Cinque domande a Tondo: cosa ha fatto  per evitare il degrado?
Il Messaggero Veneto pag. 3 Primo piano
I grillini: sostituite al più presto i dirigenti
Il Messaggero Veneto pag. 10 Regione
Blindare 125 milioni la missione di Autovie per la terza corsia
Il Messaggero Veneto pag. 10 Regione
Terzo Lotto.Il 22 gennaio l’udienza al Consiglio di Stato
Il Messaggero Veneto pag. 10 Regione
Cortei a Udine e Pordenone contro il “Jobs Act” di Renzi 
Il Messaggero Veneto pag. 12 Regione
Friuli addio, giovani in fuga Più opportunità all’estero 
Il Messaggero Veneto pag. 12 Regione
L’allarme dei sindacati: per la Spav  bisogna fare presto
Il Messaggero Veneto pag. 12 Regione
Liverani nominato nuovo ceo di Generali Deutschland
Il Messaggero Veneto pag. 25 Udine cronaca
Frode fiscale milionaria Il broker al contrattacco
Il Messaggero Veneto pag. 30 Udine provincia
Smascherato mago delle truffe
Distinto e preparato, in Veneto è già a processo
Il Messaggero Veneto pag. 31 Udine provincia
È caduto nella trappola tesa dall’ex assessore Fabbro 
 
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Monito di Juncker: riforme o avrete guai 
Il Gazzettino pag. 2 Primo piano
Spread sopra quota 140, Borse in fibrillazione 
Il Gazzettino pag. 3 Primo piano
Le Regioni frenano: vanno approvate le nostre modifiche 
Il Gazzettino pag. 4 Primo piano
Governo battuto, stop ai senatori a vita
Il Gazzettino pag. 9 Attualità
Rapine in valle, terrore a casa Stefanel 
Il Gazzettino pag. 14  Nordest
Il ministro Lupi precetta i ferrovieri 
Il Gazzettino pag. 18 Economia
Generali.Liverani capo in Germania 
Stefanel cede a Dusseldorf  
Ferrari all’estero, Fca a picco  
Il Gazzettino pag. 19 Economia
La friulana Pilosio costruirà scuole innovative con terra e ponteggi per i
 profughi in Giordania Il Gazzettino pag. 19 Economia
Fondi Ue, scalda i motori la "macchina" del Veneto
Il Gazzettino pag. 5 Udine cronaca
Truffe alle aziende, preso
Banca di Cividale sul podio
Il Gazzettino pag. 8 Regione
 
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Il Piccolo pag. 2 Primo piano
Rinviata la riforma sull’accorpamento di Imu e Tasi. Nel pacchetto fiscale del governo  previsto un alleggerimento dell’Irap
Fondi pensione al 17%. Niente local tax
ROMA Cominciano a delinearsi le nuove modifiche che avranno il timbro di Palazzo Madama alla legge di Stabilità. Diversi ritocchi saranno “pescati” tra i 3800 emendamenti presentati dai senatori ma altrettanto nutrito sarà il pacchetto che sta mettendo a punto il governo. Una lunga riunione con Matteo Renzi è servita a fare un
 punto con gli staff di Palazzo Chigi e Tesoro almeno sulle grandi questioni. E sembrerebbe tramontare definitivamente l’idea, caldeggiata in un primo momento dallo stesso premier, di usare il veicolo della manovra per la riforma delle tasse locali sulla casa. Niente local tax, insomma, nonostante la discussione nel governo sia stata aperta fino all’ultimo. Ma dopo il lungo confronto del pomeriggio, il cui argomento principale sarebbe stata proprio la revisione di Imu-Tasi, anche lo staff di Palazzo Chigi si sarebbe convinto dell’opportunità di rinviare la riforma ad un provvedimento ad hoc. All’interno del governo sarebbe invece maturata, ma una decisione definitiva sarà presa oggi, la convinzione dell’opportunità di abbassare la tassazione sui fondi pension e che al momento la manovra prevede passare dall’11 al 20%. L’asticella si dovrebbe fermare al 17% (poco più di un centinaio di milioni di copertura). Dall’esecutivo arriverà, come assicura il viceministro dell’Economia Enrico Morando, un ritocco alle norme sui giochi «anche in risposta ai rilievi della Ue». Sul tavolo ci sarebbero alcune modifiche “tecniche” alle norme per la regolarizzazione della “zona grigia”, per rendere più solide agli occhi di Bruxelles le entrate previste. Mentre potrebbe saltare l’aumento del Preu (il
 prelievo su slot e videolotteries), tema rimandato al decreto giochi della delega fiscale, sostituito da una riduzione dell’aggio per il comparto (un risparmio certo, quest’ultimo, che dovrebbe attestarsi attorno a 300 milioni). Sempre in emendamenti del governo si dovrebbero tradurre gli accordi con Regioni (per rimodulare i tagli) e Province (per risolvere il problema della mobilità del personale), così come sarà l’esecutivo a modificare il “pacchetto fiscale” su minimi, macchinari im bullonati e Irap. Ritocchi, su quest’ultima voce, per venire incontro alle piccolissime aziende, mentre il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan rivendica la bontà dell’intervento che «consentirà un alleggerimento complessivo dell’Irap del 30%». Altri nodi su cui preme il Parlamento sono le Fondazioni, il rifinanziamento per il collocamento dei disabili, il taglio ai
 
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«Non facciamo sciopero ma Renzi cambi la manovra»
di Marco Ballico wTRIESTE Annamaria Furlan ricorda che il popolo cislino è di oltre quattro milioni di persone. E dunque «il timore dell’iso lamento non ci tocca». Il tema è quello dello sciopero generale di domani cui la Cisl non partecipa. «Noi abbiamo scelto altri strumenti: per contribuire a fare uscire il paese dalla crisi non serve un giorno solo, ma una mobilitazione continua sulle proposte, ed è quello che stiamo facendo», dice la segretaria della Cisl che oggi sarà al Kinemax di Monfalcone dove, dopo una conferenza stampa in programma alle 9.45, parteciperà ai lavori di fine anno del consiglio generale allargato del sindacato del Friuli Venezia Giulia dove si farà il punto sulla situazione economica e occupazionale e sulle politiche della giunta regionale. Quali proposte state facendo? Una sul tema Europa e fiscal compact, da riformare e sospendere, una seconda sulla previdenza, con l’ob iettivo della pensione anticipata, una terza sulla partita fiscale, che non può più penalizzare il lavoro. Quale sistema fiscale suggerisce la Cisl? Riteniamo in primis che sia giusto non far pagare la tassazione sulla
 prima casa per quegli edifici modesti che si possono permettere lavoratori dipendenti e  pensionati e tassare invece progressivamente i grandi patrimoni immobiliari, oggi in mano a imprese, banche, assicurazioni, grandi centri finanziari. E poi va alleggerito il fisco sulle buste paga e le pensioni. Come intervenire concretamente in tempi brevi? Cambiando innanzitutto alcune parti della legge di Stabilità. Penso al taglio dei
 patronati, alla maggior tassazione sui fondi della previdenza integrativa e, soprattutto, alla mancata risposta alle legittime richieste dei lavoratori pubblici che vedono il loro contratto fermo da sei anni, e dei pensionati. Inaccettabile in particolare che i dipendenti dei diversi settori pubblici abbiano perso in questo periodo dai 2 ai 4mila euro. Lo Stato intervenga nel ruolo di datore di lavoro. Lei ha parlato sin dal suo insediamento di “patto sociale”. Che cosa intende? È la base per creare qualcosa che va al di là di una Finanziaria. Quello che serve al Paese è un forte accordo che veda assieme lavoro e
 parti sociali, oltre ai governi di tutti i livelli. Solo con una convergenza su obiettivi e strumenti sconfiggeremo la crisi. Il Jobs Act prosegue il suo iter speditamente. Che cosa vi convince e che cosa no? Il vero confronto si farà sui decreti attutativi. Noi vogliamo che il contratto a tutele crescenti assorba tutto questo falso lavoro autonomo che in realtà è vero lavoro subordinato mal pagato e mal tutelato. Il riferimento, soprattutto tra i giovani, è a più di un milione di lavoratori invisibili che sono le finte partite Iva, i finti associati, i finti co.co.co. e co.co.pro. La novità sarà tale se servirà ad annullare le tante
 precarietà presenti sul mercato. Ma il governo vi consentirà il confronto? È un suo dovere sedersi al tavolo con chi rappresenta il lavoro se si parla di materie regolatorie. La nostra competenza è imprescindibile in questo genere di trattativa. Le pare che, più in generale, il governo stia dando risposte adeguate alla situazione? È partito con una caratteristica importante: la discontinuità rispetto al passato. Si è rivolto ai giovani, al mondo del lavoro, ha dato segnali di cambiamento. Ma le azioni sin qui avviate sono insufficienti. Che cosa manca? Per uscire dalla crisi serve una volontà comune con la
 
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Il Piccolo pag. 3 Primo piano
Voto in commissione: stop ai senatori di nomina presidenziale. L’ira del premier: «Fanno i giochetti ma non mi conoscono»
Governo battuto dalla fronda del Pd
di Nicola Corda wROMA Il patto del Nazareno scivola sui senatori nominati dal Quirinale. Nella commissione affari Costituzionali della Camera scatta il primo blitz da una fronda trasversale. Ieri è stato approvato un emendamento che cancella i senatori di nomina presidenziale, in carica per sette anni, previsti dal testo originario. La modifica
 passa grazie ai voti della minoranza del Pd, di Sel, del Movimento 5 Stelle e di un ribelle di Forza Italia, Bianconi. Dura la reazione del presidente del consiglio: «Pensano di intimidirci - ha dichiarato in serata Renzi - ma non mi conoscono: credono di mandarci sotto per far vedere che esistono, anche a costo di votare con Grillo e Salvini. Ma noi andiamo avanti, c’è un Paese da cambiare, oggi abbiamo lavorato sull’Ilva, altri
 
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Il Piccolo pag. 10 Economia
Banca Profilo, Arpe si dimette
 
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Il Piccolo pag. 13 Regione
Dressi: «La giunta ha suggerito a Danese di dimettersi. Lo sostituisca subito». Peroni: «Procederemo con le forme di rito»
Infuria la battaglia sul cda dell’aeroporto 
di Marco Ballico wTRIESTE Le dimissioni di Dario Danese? «Mi risulta le abbia suggerite la giunta. Adesso provveda alla sostituzione». Il giorno dopo l’audizione in quarta commissione, Sergio Dressi tira dritto. Il presidente dell’Aeroporto Fvg vuole vedere ripristinato il cda a cinque, decimato dal passo indietro di Danese, da quello annunciato di Francesca Zennaro e da qualche defezione per motivi di salute (del vicepresidente Adriano Ceccherini e del consigliere Lorenzo Oggianu). «Sarebbe controproducente per tutti costringerci al mancato numero legale per questioni di antipatia personale nei miei confronti». Dressi è stato costretto a rinviare la seduta odierna, ma ribadisce l’intenzione di convocare il consiglio entro fine anno: «Lo impone il rispetto del cronoprogramma del polo intermodale. A fronte di investimenti della Regione e con contributi in arrivo anche dall’Europa, non possiamo perdere tempo nell’iter di pubblicazione del bando. Sarebbe grave che, per farmi un altro dispetto, si congelasse l’attività in una fase in cui dobbiamo pure deliberare un investimento di centinaia di migliaia di euro per la sicurezza dell’area arrivi». Immediata, dunque, la richiesta alla giunta di sostituire Danese. E, se arriveranno anche le dimissioni di Zennaro, di provvedere ugualmente. «Chiederò immediatamente che mi venga dato un nominativo», incalza Dressi. Una prima risposta arriva dall’assessore regionale alle Finanze Francesco Peroni: «Le dimissioni di un consigliere danno luogo necessariamente a un procedimento di sostituzione. Pertanto, si procederà con le forme di rito». Siamo alla guerra di nervi. Da una parte il presidente dello scalo regionale attenderà il dopo Danese a stretto giro di posta, dall’altra la giunta aspetta che Ronchi rimedi sul fronte della trasparenza dei compensi, a partire dalla mega-indennità del direttore generale Paolo Stradi. «Comunicheremo i dati entro domani» (oggi per chi legge), fa sapere Dressi. «Nel frattempo ho fatto apportare alcune modifiche al nostro sito –  precisa –  in maniera tale che le tabelle compaiano sia lì che nel portale della Regione». L’audizione? «Ho spiegato tutto dopo 19 mesi di oblio da parte della giunta. Mi sarei aspettato, se non cordialità, almeno più educazione, la stessa che ho sempre mostrato anche con i miei avversari politici». Da parte di M5S e Sel arrivano intanto critiche molto dure alla gestione Dressi. Mentre il deputato Aris Prodani evidenzia il ruolo dello scalo per lo sviluppo turistico, la capogruppo grillina Ilaria Dal Zovo parla di «ennesima delusione. Vista la gravità della situazione, ci saremmo aspettati di
 
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La legge introduce il «potere sostitutivo» per accelerare le aggregazioni Serracchiani: «Niente alibi, si deve cambiare». Panontin: «Svolta culturale»
Unioni dei Comuni: aut aut della Regione
di Maddalena Rebecca wTRIESTE La sfera di cristallo non esiste. Nemmeno a Palazzo. Difficile quindi dire quanto tempo impiegheranno sindaci e amministratori del Fvg a comprendere, metabolizzare e rendere operative fino in fondo tutte le linee d’azione che compongono la riforma degli enti locali, quella che spinge sulle aggregazioni tra Comuni, prepara il terreno alla scomparsa delle Province e riorganizza a tutti i livelli la macchina amministrativa. Debora Serracchiani e Paolo Panontin, però, una certezza ce l’hanno. Laddove i territori, chiamati a partecipare come «protagonisti» e non da semplici comparse, a questa «rivoluzione culturale», non dovessero rispondere adeguatamente, interverrà la Regione. Lo farà in nome di uno dei principi cardine della legge: il «potere sostitutivo». Un meccanismo per cui, in presenza di indecisioni o resistenze, sarà la Regione stessa a imprimere l’accelerazione richiesta. Formula che scatterà solo nei casi in cui l’autodeterminazione dei territori non dovesse individuare soluzioni, ma che comunque, nell’idea della giunta, toglierà ogni alibi. «Perchè questa volta - chiarisce la presidente - bisogna cambiare. E bisogna farlo bene». Gli strumenti Per “invogliare” gli amministratori a seguire la direzione tracciata, la riforma mette in campo gioca anche un’altra carta di peso: la leva finanziaria. «Abbiamo deciso, volutamente forzando un po’, di assegnare i trasferimenti ordinari non più ai singoli   Comuni bensì alle loro Unioni - spiega l’assessore alle Autonomie -. Chi rimarrà fuori dalle aggregazioni, dunque, avrà delle penalizzazioni sull’ordine del 30% dei fondi attesi». «Fondi peraltro - ricorda la governatrice - sensibilmente superiori rispetto a quelli assegnati ai Comuni delle Regioni a statuto ordinario: in media, secondo quanto certificato dalla Corte dei conti, più alti del 18%. È chiaro quindi che finchè ricevono risorse abbondanti, i territori stanno sufficientemente bene da non avvertir e l’esigenza di unirsi. Ma nel momento in cui le risorse calano, e inizi ad essere avvertita l’esigenza di rivedere i contratti, ridurre le spese e riorganizzare i servizi, a quel punto mettersi insieme diventa una necessità». Il riassetto Fare squadra con altri Municipi affini per dar vita alle Unioni dei Comuni (che, come noto, dovranno contare una popolazione non inferiore ai 40mila abitanti, e saranno obbligatorie per le realtà sotto i 5milabitanti in
 
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gli effetti con personalità giuridica, in cui ogni Municipio da un lato mantiene identità e autonomia, dall’altro guadagna in economia di scala, efficienza dei servizi e snellimento amministrativo». Le ricadute sui cittadini I vantaggi che dall’aggregazione trarranno i sindaci, arriveranno a caduta anche sui cittadini. Con effetti sempre più evidenti man mano che l’operazione, per usare le parole di Serracchiani, «entrerà nella carne viva dell’attività dei Comuni». «Cosa cambierà all’atto pratico per i residenti? Un solo esempio: la standardizzione delle procedure amministrative. Oggi - precisa la governatrice - un cittadino che si rivolge a uno sportello, si sente chiedere cose diverse a seconda dei Municipi: da uno la dichiarazione di inizio attività, dall’altro una semplice raccomandata; qui le pratiche si evadono in 60 giorni, lì in 90 e via dicendo. Con la riforma queste schizofrenie - , particolarmente evidenti se si pensa al modo in cui due Comuni confinanti gestiscono in maniera opposta questioni come il posizionamento delle antenne o la creazione di discariche -, non ci saranno più. Anche perchè la Regione, a differenza di quanto avveniva prima, darà un indirizzo comune a tutti». I risparmi A regime, poi, la riforma porterà i Comuni a gestire in maniera condivisa servizi come la raccolta rifiuti, i trasporti, la polizia locale ma anche la programmazione e la pianificazione territoriale (funzioni che la legge elenca in maniera puntuale, stabilendo anche i tempi dell’operatività, anche alla luce del progressivo trasferimento delle competenze delle Province ormai vicine all’addio), con contenimento dei costi, vista la possibilità di rivedere contratti e forniture a prezzi più vantaggiosi, e efficientamento dei servizi. Ma a questi risparmi “micro”, se ne aggiungeranno altri “macro”, che si faranno sentire sull’intero sistema regionale. «Dal progetto sperimentale del centro paghe unico per l’intero comparto pubblico contiamo di risparmiare 1,6 milioni. Altri 4,5 milioni di risparmio arriveranno dalla Cuc, la centrale unica di committenza, che assicurerà acquisti e forniture a tutti gli enti locali, come accadrà nella sanità - aggiunge Panontin -. Il taglio delle spese per le indizioni delle elezioni
 
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Il Piccolo pag. 15 Regione
Soluzioni ad hoc per le realtà associate sopra i 100mila abitanti: «L’area giuliana  sfrutti l’opportunità» 
Disciplina flessibile per tutelare Trieste
TRIESTE Sull’area giuliana sono stati presentati negli ultimi anni un’infinità di progetti chiamati con nomi più vari: da area metropolitana a zona vasta a città metropolitana. La
 passata amministrazione regionale aveva anche commissionato uno studio all’Università di Trieste (costo 20mila euro) proprio sulla formula città metropolitana ipotizzata, in una delle proposte, da Muggia a Monfalcone. Di tutti questi studi l’attuale governo regionale, però, ha fatto carta straccia, prevedendo di fatto per l’area giuliana una “disciplina particolare”. Proprio per quanto riguarda i comuni della provincia di Trieste, del resto, la “gestazione” della legge sugli enti locali non è stata affatto semplice viste le tante specificità del territorio: una provincia in cui vige la legge di tutela della minoranza, con cinque comuni carsici in cui la maggioranza dei residenti è di lingua slovena e, soprattutto, con amministrazioni municipali che non avevano accolto di buon grado l’Unione con il Comune di Trieste, temendo di perdere la propria identità. Ma nulla di tutto questo succederà. Lo hanno detto chiaramente la presidente Debora Serracchiani e l’assessore Paolo Panontin “padre” della riforma degli enti loca li. «Certamente quella giuliana è una situazione complicata, difficile - afferma Panontin -.
 Non è solo problematico mettere insieme il capoluogo con la periferia, ma anche trovare  punti di incontro tra i cinque enti del Carso». Di qui la scelta di puntare su un’articolazioni particolarmente attenta. «Abbiamo stabilito che le Unioni territoriali che contano più di 100mila abitanti - soglia in cui ricadono appunto Trieste a Udine e forse Pordenone, in caso di aggregazione con uno dei Comuni confinanti -, avranno una sorta di disciplina particolare. Più precisamente è stato stabilito che, in caso di aggregazioni composte da aree urbane sopra quella soglia di popolazione, la gestione delle funzioni sarà differente perchè il Comune più popoloso potrà gestirne alcune separatamemente. Il messaggio quindi - precisa Panontin - è questo: create l’Unione e date vita ad una programmazione e auna pianificazione del territorio, unica, ben sapendo però che alcune delle altre funzioni pensate per la forma associata, potranno essere affrontate in maniera autonoma». È il caso, particolarmente sentito a Trieste, dei servizi scolastici e all’infanzia. «Su questo specifico problema -, ha aggiunto Panontin - inseriremo una norma flessibile per dare tempo e modo di differenziare l’offerta». Una flessibilità che, è stato precisato, va letta come un segnale di attenzione verso un territorio che può trarre grandi benefici dalla riforma. «L’Unione di Comuni della
 
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Il Messaggero Veneto pag. 2 Primo piano
L’aeroporto ci costerà 120 mila euro se i vertici non molleranno la poltrona   Oggi Dressi potrebbe rinviare il Cda, dopo le dimissioni di due consiglieri
Lo scalo è “congelato”  ma gli stipendi no
di Maurizio Cescon wUDINE La società Aeroporto Spa, di fatto, è congelata. Dopo le dimissioni, una formalizzata e l’altra annunciata dei consiglieri Dario Danese e Francesca Zennaro e lo scontato forfait (per ragioni di salute) del vice Adriano Ceccherini, nominato in quota Lega, oggi il presidente Sergio Dressi non potrà che rinviare la seduta del consiglio. Proverà a riconvocare il Cda in un’altra data, entro dicembre, ma non è detto che la situazione possa cambiare. Ci sono norme e procedure da rispettare. Compete all’Azienda verificare se sussistono le condizioni per una agibilità del Cda. In mancanza delle condizioni vi sono norme che assistono il
 procedimento di reintegrazione del Cda. In sostanza, fatta la tara al burocratese, dovrebbe essere lo stesso presidente, una volta preso atto che il numero legale non c’è
 più, a rassegnare le dimissioni. Ma lo stesso Sergio Dressi, non più tardi di 48 ore fa, davanti ai consiglieri regionali della Quarta commissione, ha sostenuto che lui comunque vuole andare avanti e concludere il suo mandato, che scade ad aprile 2015, con la presentazione del bilancio 2014. Ma l’ostinazione dei vertici di Aeroporto Spa non è gratis. Infatti ai friulani e a tutti i residenti tra Pordenone e Trieste, i primi quattro mesi del 2015 di presidente Dressi e del direttore generale Stradi costeranno circa 120 mila euro lordi. Una bella sommetta, per una società che concretamente non potrà decidere un bel niente. E soprattutto si tratta di soldi pubblici, visto che la Regione è l’unico socio. Senza contare che, come ha candidamente ammesso lo stesso Dressi davanti alla Commissione, se il Cda non potrà approvare i bandi di gara per il polo intermodale, un’operazione da 17 milioni di euro, i cantieri non potranno partire nei
 primi mesi dell’anno prossimo, come era stato auspicato. E così altri ritardi si sommeranno, e andranno ad aggravare una situazione ormai allo sfacelo. Ci sono da definire pure le strategie commerciali per lo scalo, che il presidente non ha voluto rivelare «perchè altrimenti faremmo un favore alla concorrenza. Se Venezia sa che noi vogliamo una rotta per la Spagna, poi magari provano a tenersela loro». Tutto vero, in questi casi le trattative devono essere condotte nella massima riservatezza. Ma chi potrà
 
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diventare di dominio pubblico i dati riguardanti lo stipendio di Paolo Stradi, 54 anni, da 14 direttore generale dello scalo ronchese. Stradi, come ha rivelato il “Messaggero Veneto” per primo e come è stato ripreso anche dal “Corriere della Sera” guadag na, grazie ai suoi vari incarichi e competenze specifiche, 255 mila euro, ben più del
 presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e circa 120 mila euro lordi in più rispetto al tetto massimo imposto dalla Regione per gli alti dirigenti. Su tale questione Dressi, sempre in audizione, ha detto che «Stradi è pronto a rinunciare alle numerose deleghe che fanno lievitare il suo stipendio. Da semplice direttore generale guadagnerà 135 mila euro lordi, entro la soglia stabilita. Ma le deleghe delle quali oggi si fa carico Stradi, dovranno essere distribuite ad altri funzionari, con un sicuro aggravio di costi, da
 parte dell’amministrazione regionale. Ottempereremo dall’11 dicembre alla  pubblicazione sul sito Internet dell’Aeroporto e della Regione, con una pagina speciale, dove saranno riportati gli emolumenti anche di altri dirigenti della società. Certo non
 
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Il Messaggero Veneto pag. 3 Primo piano
La situazione dello scalo era nota anche alla sua giunta Invece l’ex governatore ha criticato la «campagna di stampa»  
Cinque domande a Tondo: cosa ha fatto
 per evitare il degrado?
UDINE Cinque domande all’ex presidente della giunta regionale Renzo Tondo. Cinque domande all’attuale leader dell’opposizione di centrodestra, ma che dal 2008 al 2013 ha avuto la responsabilità di governo del Friuli Venezia Giulia. E il tema non poteva che essere l’aeroporto regionale, alla luce dell’audizione di martedì dei vertici della società e del dibattito che ne è scaturito. Sì perchè Tondo, assieme a Colautti del Nuovo Centrodestra, ha difeso a spada tratta Sergio Dressi e la sua gestione, ma ha pure stigmatizzato il ruolo della stampa, in particolare quello del Messaggero Veneto, che dal 16 novembre sta pubblicando un’inchiesta, ricca di dati, dettagli, notizie inedite, storie curiose, proprio sul degrado dell’Aeroporto. Un’inchiesta che, nonostante le numerose
 puntate e la “scivolosità” dell’argomento e delle sue implicazioni, non ha mai ricevuto alcuna precisazione da parte dei diretti interessati, nè tantomeno qualche smentita. Eppure Tondo, davanti ai commissari riuniti sotto la presidenza di Vittorino Boem, ha affermato che «serviva riservatezza, mica una fuga di notizie. La campagna stampa ha fatto male all’aeroporto. Adesso tanti politici preferiscono partire da Venezia piuttosto che da Ronchi per andare a Roma». Ecco allora che da oggi in poi pubblicheremo queste cinque domande e ne chiederemo risposta all’ex numero uno in Regione. Lo faremo ogni giorno, finchè Tondo non fornirà le risposte del caso. Abbiamo pensato di domandare a Tondo se non si ritiene responsabile, lui e la sua giunta, dei mali dell’aeroporto, visto che ha governato per cinque anni prima di Serracchiani. Se non
 
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Il Messaggero Veneto pag. 3 Primo piano
La consigliera Dal Zovo: è un declino pericoloso. I liberali: gestione dei compensi inammissibile
I grillini: sostituite al più presto i dirigenti
UDINE Ancora reazioni all’audizione in Quarta commissione dei vertici dell’Aeroporto Spa. M5s e Pli sono tutti molto critici verso Dressi e gli altri dirigenti. «È stata l’ennesima delusione l’audizione sull’Aeroporto di Ronchi alla presenza del presidente Dressi e della dirigenza - dice la consigliera del M5s Ilaria Dal Zovo - . Vista la gravità della situazione, ci saremmo aspettati di percepire una seria volontà di cambiamento e invece abbiamo assistito a una penosa, al limite dell’imbarazzante, incapacità di reazione. Abbiamo visto dirigenti ben pagati, che hanno gestito a tutto tondo finora la struttura di Ronchi dei Legionari, arrivare con il cappello in mano a chiedere un aiuto in termini di idee per il rilancio dello scalo. Abbiamo assistito alla impossibile quanto assurda autodifesa supportata da penose scuse, perché qualsiasi argomento non può certo giustificare il costante declino dello scalo. Questa classe dirigente avrebbe dovuto occuparsi seriamente dello sviluppo commerciale del nostro aeroporto che è di proprietà al 100% della Regione. Questi dirigenti avrebbero dovuto chiedere aiuto prima, mettendosi a disposizione per cooperare e cercare di costruire un progetto serio per far crescere e rendere appetibile questo scalo. Noi del Movimento 5 Stelle siamo stati gli unici, nel corso degli ultimi 12 mesi, a chiedere dati e maggior chiarezza su alcuni aspetti della gestione dell’Aeroporto perché avevamo il sospetto che il declino commerciale dello scalo stesse entrando in un vortice pericoloso - ricorda la portavoce M5S. Arrivati a questo punto riteniamo pertanto che i vertici di Aeroporto Fvg debbano essere sostituiti al più presto». «E’ un insulto all’intelligenza la deriva presa dalle vicende dei vertici dell’Aereoporto di Ronchi dei Legionari - spiega il segretario regionale del Pli Maurizio Facchettin -. Una vergogna peraltro i costi della livrea di un solo velivolo e della totale inefficace promozione. Chiunque infatti abbia dato il
 
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Il Messaggero Veneto pag. 10 Regione
Vertici della società a Roma per le risorse nella Legge di stabilità Confermata l’opera nel piano Junker finanziato da Ue e Bei  
Blindare 125 milioni la missione di Autovie
 per la terza corsia
 
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Catania, l’Alta velocità Brescia-Padova, e alcuni assi autostradali nei quali rientra anche la terza corsia. La Bei è la banca delegata ai finanziamenti e quindi Autovie sta lavorando per come e quante risorse potranno essere disponibili per l’A4. I prossimi cantieri L’obiettivo, già dichiarato dai vertici di Autovie, è ultimare entro il 2017 la
 parte da Palmanova a Latisana e poi entro il 2022 quella da Palmanova a Portogruaro. In quel modo entro il 2022 sarà realizzato il 70% delle opere, divise tra Fvg e Veneto. In
 ballo ci sono il prolungamento della concessione che Autovie ha ricevuto da Anas e che scadrà nel 2017. L’ipotesi è allungarla al 2038, ma si attende l’ok dall’Europa. Autovie sta anche rivedendo il Piano economico-finanziario per la terza corsia, che dev’essere limato ancora secondo le indicazioni del ministero delle Infrastrutture che non vuole un rincaro delle tariffe. A gennaio, quindi, i pedaggi dovrebbero essere ritoccati solo seguendo il tasso d’inflazione, anche se nell’ultima ipotesi del Piano c’è un rialzo che raggiunge il 2 per cento. Il Piano sarà pronto entro fine mese e dovrà essere approvato dal ministero. E poi potranno ridecollare le trattative con le banche per ottenere i finanziamenti. Dopo l’apertura del primo tratto della terza corsia da Quarto d’Altino a San Donà di Piave, aperto al traffico il 20 novembre, la priorità è riservata al terzo lotto, da Fossalta di Portogruaro a Gonars, già aggiudicato al consorzio Tiliaventum formato da Rizzani de Eccher e Pizzarotti. Autovie sta correndo per mettere insieme la cifra per la totale copertura economica senza la quale non è possibile firmare il contratto e quindi aprire il cantiere. Servono circa 300 milioni, motivo per cui i 125,5 da blindare a Roma sono essenziali. I primi lavori da realizzare saranno quelli tra il bivio di Palmanova e Gonars, poi sarà la volta del tratto dal nodo di Palmanova (cioè il bivio) e il casello di Palmanova, un tratto breve, ma complicato. Perché sul bivio pende il progetto di Rete ferroviaria italiana per l’Alta velocità/capacità e l’azienda non ha ancora stabilito quale tracciato realizzare e sta trattando con la Regione. Il prossimo cantiere da inaugurare
 
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IL TERZO LOTTO
Il 22 gennaio l’udienza al Consiglio di Stato 
«Il problema è il tempo. Il tempo nel quale si mantiene aperta una questione che per noi è già chiusa». Marco de Eccher, presidente del colosso friulano delle costruzioni, sintetizza così il caso ancora aperto d opo l’interdittiva antimafia emessa nei confronti dell’azienda dalla Prefettura di Udine su indicazione della Direzione investigativa antimafia (la Dia nazionale). L’impresa passò alle vie legali presentando un ricorso al Tar del Fvg –  tribunale amministrativo regionale –  che, con una sentenza definita tranciante, diede ragione a Rizzani de Eccher annullando il provvedimento della Prefettura. Che però ha impugnato quel “verdetto” e presentato ricorso al Consiglio di Stato. Un’udienza si è già tenuta a Roma. Autovie Venete è rappresentata dall’avvocato udinese Giuseppe Campeis, mentre l’azienda è difesa dal un pool di legali guidati dal
 
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Domani LO SCIOPERO
Cortei a Udine e Pordenone contro il “Jobs Act” di Renzi 
UDINE Sciopero con tre cortei a Trieste, Udine e Pordenone domani per Cgil e Uil. Nel mirino di sindacato e lavoratori ci sono “Jobs Act” e legge di Stabilità. Domani sarà un venerdì di passione con lo stop in tutti i settori, pubblici e privati. Nel frattempo il segretario regionale Franco Belci suona la carica all’indomani di Officina 2.0, «uno spazio per promuovere iniziative di politica culturale. Spero che gli esponenti del Pd
 presenti a Udine non siano considerati traditori». Tre le manifestazioni per lo sciopero di domani, con concentramento dalle 9 in piazza Goldoni a Trieste (dove sfileranno anche i lavoratori di Gorizia), dalle 9.30 a Udine e a Pordenone, rispettivamente in
 piazzale Diacono e in largo San Giovanni. La partenza dei cortei è prevista per le 10, un’ora dopo i comizi conclusivi, con gli interventi finali di Gianni Rinaldini (Cgil nazionale, ex segretario generale Fiom) nel capoluogo regionale, Ferdinando Ceschia (Uil) a Udine e Giuliana Pigozzo (Cgil) a Pordenone. «Nel “Jobs Act” e nella Finanziaria non c’è traccia del cambio di passo necessario per uscire da sei anni di crisi
 pesantissima –  dice Giacinto Menis, segretario Fvg della Uil – , aggravata da politiche economiche sbagliate, che hanno puntato sul rigore senza pensare alla crescita e alla ripresa». Parte dalla riforma del lavoro anche Belci, numero uno della Cgil: «Sul lavoro, così come sul fisco e sulle pensioni, avevamo delle proposte che il premier non ha voluto ascoltare e la riforma aumenterà il precariato». Sotto accusa anche il meccanismo delle tutele crescenti. «La riforma punta da un lato ad aumentare gli sgravi contributivi
 
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Il Messaggero Veneto pag. 12 Regione
Obiettivi: lavoro e famiglia. In sei anni raddoppiati i flussi: oggi quasi 3.500 Gli under 40 lasciano soprattutto Pordenone, gli udinesi sono più prudenti
Friuli addio, giovani in fuga Più opportunità all’estero 
UDINE La crisi economica inverte il saldo migratorio: sono quasi raddoppiati i friulgiuliani che hanno scelto l’estero fra il 2007 e il 2013 –  passati da 1.955 unità a 3.469 –  mentre gli stranieri in entrata si sono dimezzati  –  da oltre 12 mila persone a
 poco più di 6 mila. A scattare la fotografia è l’Ires Fvg sulla base dell’indagine Istat sulle Migrazioni della popolazione residente. Il saldo migratorio estero della sola
 popolazione italiana (ossia la differenza tra gli iscritti e i cancellati da e per l’estero), nel 2013 registra una perdita di oltre 1.400 unità. Si intensifica il fenomeno (di portata non soltanto locale, ma nazionale) dell’emigrazione di cittadini italiani, che spesso riguarda i
 più giovani anche con titoli di studio elevati. «I dati tendono a confermare la sempre più diffusa percezione di una crescente emigrazione dei giovani, si tratta in prevalenza di under 40, che cercano di realizzare all’estero quelle prospettive di lavoro e di vita che nel nostro Paese e nella nostra regione sembrano spesso precluse», spiega Alessandro Russo, ricercatore dell’Ires. Nel 2013 il numero di italiani residenti in regione trasferiti all’estero ha sfiorato le 2.200 unità, circa il doppio rispetto agli anni precedenti la crisi economica e il valore più alto dal 1995 a oggi. Negli ultimi sette anni, più o meno in corrispondenza della lunga fase di crisi economica, il totale delle cancellazioni per l’estero è stato pari a quasi 10.500 unità. In particolare c’è una forte crescita dei flussi in uscita dalla provincia di Trieste, passati da 88 persone nel 2012 a 542 nel 2013 (+516
 per cento). Seguono Pordenone con l’11 per cento (557 persone nel 2013), Gorizia con il 5,9 (217) e Udine con il 2,6 (875). «I dati sottostimano sicuramente il fenomeno  –  
 
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Oggi la proprieta’ in tribunale 
L’allarme dei sindacati: per la Spav bisogna fare presto 
MARTIGNACCO La Spav prefabbricati è a un bivio. Concordato o fallimento? Proprio oggi la proprietà sarà ricevuta dal tribunale di Udine, ma sono i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil, Emiliano Giareghi, Gianni Barchetta e Massimo Minen, a rivolgere un accorato appello ai giudici: «Fate presto». Perché dal primo gennaio la riforma Fornero cancella un anno di cassa integrazione per gli over cinquanta, la maggioranza dei 76 lavoratori Spav che vede ora appeso a un filo il proprio posto. «Il Piano di rilancio dell’azienda è stato presentato il 7 novembre –  ricorda Giareghi – , dopo oltre un mese non abbiamo ancora una risposta. Pare che la proprietà voglia andare verso un importante taglio delle maestranze che dovrebbero scendere a 25 o 26. Altrimenti c’è il fallimento. È giusto che il tribunale prenda i propri tempi per decidere, ma non vorremmo trovarci nella spiacevole situazione in cui si opta per il fallimento troppo tardi, quando non saremo più in tempo utile per assicurare la mobilità con le attuali coperture». Dal primo gennaio, infatti, la cassa integrazione per gli over 50 è garantita due anni e non più tre. Quando alla fine di settembre scoppia la bolla, le difficoltà per l’azienda non sono una novità. La richiesta di prefabbricati e capannoni è ai minimi storici e più in generale l’edilizia è in grave difficoltà. Ma il colpo più duro arriva dalla revoca del subappalto per la costruzione del parcheggio di piazza Primo Maggio a Udine. L’azienda, in passato, aveva avuto accesso agli ammortizzatori sociali, sebbene con qualche difficoltà. Ma la revoca di quell’opera costringe l’amministratore unico, Roberto Turello, a fare i conti con i creditori. Da qui la richiesta di concordato in continuità, per cui oggi si attende risposta. L’obiettivo dichiarato è il ridimensionamento dell’azienda, sempre che il commissario giudiziale Giuliano Bianco lo giudichi sostenibile. Insomma, dopo 54 anni di attività, Spav prefabbricati è ora a un bivio. Nata nel 1960 alla periferia di Udine, nei decenni successivi ha realizzato moltissimi edifici
 
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Liverani nominato nuovo ceo di Generali Deutschland
 
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Il Messaggero Veneto pag. 25 Udine cronaca
Dopo aver ottenuto i domiciliari, Pierpaolo Visintin annuncia 5 contro-denunce L’avvocato difensore: si può ricostruire tutto con semplici accertamenti bancari
Frode fiscale milionaria Il broker al contrattacco
 Nel giorno in cui ottiene gli arresti domiciliari dopo quasi tre mesi di carcere, Pierpaolo Visintin passa al contrattacco. Il promotore finanziario, 44 anni, accusato di avere sottratto 4 milioni di euro e raggirato una quarantina di investitori, ammette alcune delle responsabilità ma replica ad altre delle accuse a suo carico, annunciando tramite il suo difensore di fiducia, l’avvocato Roberto Cianci del foro di Udine, di  avere già denunciato per calunnia ed estorsione cinque delle “persone offese”. Intanto, come detto, il tribunale del Riesame di Trieste ha scarcerato il broker, pur condividendo l’intero impianto accusatorio proposto dalla procura di Pordenone e in particolare dal
 
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Il Messaggero Veneto pag. 30 Udine provincia
Emilio Cavasin, 56 anni, preso in flagrante e denunciato Millantava di essere in grado di ottenere finanziamenti Ue
Smascherato mago delle truffe
di Luana de Francisco wOSOPPO Ai clienti si presentava come il “dottor Emilio Cavasin”. Specializzazione: contributi europei. Un autentico mago nell’estrarre dal cilindro di Bruxelles finanziamenti a fondo perduto a favore degli imprenditori nordestini. In realtà, la laurea non l’aveva mai conseguita e con gli uffici dell’Ue non aveva alcun filo diretto. Un millantatore, insomma. Uno che, con i suoi modi eleganti e l’eloquio facile, riusciva a vendersi bene e a imbrogliare meglio. Lo spettacolo si è concluso ieri, a Rivoli di Osoppo. Caduto nella trappola tesagli da colei che si era illuso sarebbe stata la sua ennesima vittima, si è presentato in azienda in giacca e cravatta, si è seduto davanti agli amministratori (veri) e a un commercialista (finto) e ha recitato il suo collaudatissimo copione. Alla fine, soddisfatto, ha intascato i 1.830 euro pattuiti per la sua opera di consulenza, si è congedato con la consueta cordialità e ha infilato la
 porta. È lì che il palco è cascato: dismessi i panni del commercialista, il comandante della sezione di Polizia giudiziaria della Guardia di finanza della Procura di Udine, luogotenente Sergio Zucca, lo ha bloccato e smascherato. In flagranza di reato, quindi, e con i soldi ancora caldi nella valigetta. Per Cavasin, 56 anni, di Treviso, è scattata una nuova denuncia per truffa. La prima in Friuli e l’ultima della lunga serie collezionate in Veneto. Il meccanismo Di lui gli inquirenti sapevano già molto. Esaurito lo spazio di manovra nella sua terra d’origine, da qualche tempo aveva trasferito le proprie mire in Friuli. Come un vero truffatore seriale, insomma. Nella valigetta, che i finanzieri gli hanno sequestrato insieme al telefonino e al tablet, è stato trovato un elenco con i nomi e i numeri di una cinquantina di aziende. Le avrebbe contattate tutte, riproponendo lo stesso schema: la sua intermediazione per l’accesso ai fondi europei “Eurizon 2020” destinati ai settori siderurgico e metalmeccanico per investimenti futuri e pregressi nell’acquisto di macchinari, in cambio di una percentuale sulle somme di volta in volta ottenute e di una quota di iscrizione della pratica, stabilita di norma in 1.800 euro. Quando gli riusciva, si faceva consegnare anche 2 mila euro per la perizia dei macchinari già presenti in azienda. Il pagamento Con la “Pelfa group srl” e la “Lmb srl” di Buia, l’affare sembrava praticamente concluso. L’incontro avrebbe suggellato accordi
 
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Il Messaggero Veneto pag. 31 Udine provincia
Si presentava come un consulente affidabile e prometteva somme importanti In Friuli aveva già imbrogliato una ditta di Tarcento. Sequestrati 4 mila euro
Distinto e preparato, in Veneto è già a processo
di Luana de Francisco wOSOPPO A Rivoli di Osoppo Emilio Cavasin è arrivato a  bordo di una Y10 presa a noleggio. E, fin dalla stretta di mano, ha dimostrato di  possedere tutte le qualità dell’uomo distinto e del professionista affidabile. Ben vestito,  posato, preparato. Una maschera provata e riprovata chissà quante volte. Questa, almeno, è la tesi sostenuta dalla Procura di Udine e questa è anche l’accusa con la quale il consulente si trova a processo davanti al tribunale di Treviso. Nella marca, le aziende gabbate e che hanno scelto di adire alle vie legali sono sette. Fatture alla mano, però, quelle complessivamente truffate sarebbero almeno una quindicina. Con le sue
 promesse roboanti - contributi a pioggia fino a 400-500 mila euro per imprenditore -, Cavasin sarebbe riuscito a intascare circa 20 mila euro. Non cifre iperboliche, quindi, ma sufficienti certamente a sbarcare il lunario senza grossa fatica e nella prospettiva di dileguarsi a tempo debito. Ossia, allo scadere di un periodo ragionevolmente breve, per cominciare a sospettare che quei finanziamenti non sarebbero mai stati erogati e che della pratica per ottenerli nessuno aveva visto neppure l’ombra. Così aveva fatto in Veneto e così ha cercato di ripetersi anche in Friuli. Prima della Pelfa, Cavasin aveva colpito già in un’altra azienda: una srl di Tarcento attiva nel settore della meccanica, dove era riuscito a scucire il suo solito cachet di 1.800 euro. Contattati dagli inquirenti, i titolari non hanno esitato a sporgere denuncia. Eppure, a vederlo, nessuno avrebbe messo in dubbio la sua credibilità. Anche ieri, nella sua nuova performance friulana, ha dato il meglio di sè. Per ingannare le apparenze, tra una risposta e l’altra ai tanti quesiti che gli amministratori gli ponevano, ha addirittura proposto ai suoi nuovi clienti un corso di e-learning. Sarebbe stata la sua società a pagare l’iscrizione. Società regolarmente iscritta alla Camera di commercio di Treviso, ma intestata a una presunta “dottoressa” - un’ignara impiegata di farmacia - che per lui, una volta, aveva semplicemente firmato un documento. Dal conto della “Obiettivo Europa”, ieri, la Guardia di finanza ha sequestrato l’intera disponibilità, rappresentata da 4 mila euro.
 
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Il Messaggero Veneto pag. 31 Udine provincia
Oltre alla titolare della “Pelfa”, ad attenderlo c’erano tre finanzieri in borghese   Dopo più di un’ora di trattative ha ritirato 1.830 euro e allora è stato bloccato 
È caduto nella trappola tesa dall’ex assessore Fabbro 
Indira fabbro Sembrava una persona per bene, poi abbiamo digitato il suo nome sul web e abbiamo scoperto che doveva rispondere di alcune truffe OSOPPO «Fidarsi è bene ma...». L’avrà pensato di certo Indira Fabbro, che con il padre Redento amministra la Pelfa group di Rivoli di Osoppo, fabbrica per la lavorazione del ferro, quando, circa due mesi, fa ha bussato alla sua porta il trevigiano Emilio Cavasin, rivelatosi poi un truffatore seriale e colto in fragrante, ieri, proprio nella sede dell’azienda friulana. Qui la sezione di Pg della Guardia di finanza della Procura di Udine, in accordo con l’azienda, ha teso una trappola al malvi vente, colto con le mani nel sacco mentre intascava il denaro per un mandato affidatogli dalla Pelfa. Proprio la scoperta dei suoi precedenti ha spinto gli amministratori dell’impresa a rivolgersi alla Finanza: «Quando, all’inizio di ottobre - spiega Indira Fabbro, che è stata assessore regionale per un breve periodo nell’ultima giunta Tondo, - venne da noi, ci fece una
 buona impressione perché appariva molto preparato: si era presentato come un consulente aziendale esperto in contributi europei. Ci avrebbe aiutato ad ottenere finanziamenti a Bruxelles per investire su determinati macchinari in cambio di un onorario e di una percentuale del 4% se il contributo fosse stato concesso». In tutto 1.830 euro. Ben vestito, iPad e un penna di valore in mano: tutto sembrava fare di Emilio Cavasin una persona di cui fidarsi. Ma i dubbi si sono fatti strada nel volgere di
 poco tempo. «La nostra segretaria - ha spiegato ancora Fabbro - notò che in un secondo momento ci rispose con indirizzi mail diversi e in alcuni il nome delle ditta con la quale si era presentato non risultava. C’erano altre incongruenze, a cominciare dal biglietto da visita in cui mancavano riferimenti aziendali. Fino a che non abbiamo digitato il suo nome su internet e abbiamo scoperto che doveva rispondere di alcune truffe in provincia di Treviso». In pratica, il truffatore, dopo aver aggirato diverse aziende in Veneto, si era spostato in Friuli dove pare avesse già quindici contatti. Lì era sua intenzione
 
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Il Gazzettino pag. 2 Primo piano 
SCONTRO Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e il premier italiano Matteo Renzi
Monito di Juncker: riforme o avrete guai
Il presidente della commissione Ue avverte Italia e Francia. Ed è scontro
Giovedì 11 Dicembre 2014,
BRUXELLES - Lo scontro tra falchi e colombe in Europa è più vivo che mai, con la Germania custode irremovibile delle regole e della disciplina di bilancio tanto che il
 presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker, criticato dai 'falchi' per aver concesso credito a Italia e Francia, oggi prova a rassicurarli 'minacciando' Roma e Parigi di «spiacevoli conseguenze» se le riforme resteranno solo promesse. Ma il Governo non si spaventa, e rilancia la palla a Bruxelles: il premier Matteo Renzi spiega che anche il Fondo monetario internazionale chiede crescita all'Europa, quindi «qualche domanda i partner Ue dovranno pure cominciare a farsela», e il ministro Pier Carlo Padoan ricorda che «le riforme le facciamo perché servono a noi e non perché ce lo dicono gli altri».
L'avvertimento di Juncker ai due Paesi arriva, non a caso, in un'intervista al quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung in cui il presidente sembra spostare l'accento sul punto di vista caro ai tedeschi, cioè il rispetto delle regole pena sanzioni. Se l'Italia e la Francia non procederanno con le riforme annunciate si arriverà «a un inasprimento della procedura sul deficit», e «se alle parole non seguiranno i fatti, per questi Paesi non sarà piacevole», ha detto Juncker. Il presidente, però, difende anche la
 posizione espressa finora, cioè «dare fiducia agli italiani e ai francesi» perché «i governi ci hanno garantito che faranno quanto annunciato».
 
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ad esempio sul calendario», perché «serve qualcosa prima». Inoltre, «bisogna chiarire  principi e criteri in base ai quali le risorse del piano, comprese quelle dagli Stati, saranno riallocate ai progetti». Chiarimenti che la Commissione si impegna a dare, assicura il vicepresidente Jyrki Katainen dopo la sollecitazione di Padoan.
Intanto la Francia risponde alle accuse con un pacchetto di riforme molto ampio, che sotto il nome di 'liberare, investire, lavorare', lancia una serie di misure che vanno dalla soppressione dei monopoli alla liberalizzazione delle professioni giuridiche, dall'estensione a più settori del lavoro domenicale all'apertura del mercato nei trasporti.
Sul fronte Bce invece Mario Draghi sembrerebbe deciso ad avviare il programma di acquisto dei titoli di Stato tanto che, si legge in un'anticipazione del settimanale tedesco 'die Zeit', avrebbe telefonato al ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble, per informarlo.
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Il Gazzettino pag. 2 Primo piano 
RISCHIO GRECIA Il timore di elezioni fa schizzare i rendimenti dei titoli ellenici. Bene l’asta Bot 
Spread sopra quota 140, Borse in fibrillazione
Giovedì 11 Dicembre 2014,
Borse nervose sull’incertezza politica in Grecia e per l’ennesimo tonfo del prezzo del  petrolio sceso a 62,8 dollari al barile. Male soprattutto Tokyo (-2,25%) e Atene (- 1,24%), Milano e Parigi hanno perso lo 0,8%, mentre Francoforte ha chiuso poco sopra lo zero. Proprio ieri l'Opec ha rivisto al ribasso la domanda di oro nero per il 2015,
 portandola a 28,9 milioni di barili, come non succedeva da 12 anni, ed i titoli delle compagnie petrolifere sono scivolati dell'1,88%. Hanno perso anche le banche (-0,55%), a causa degli spread in risalita. In particolare quello italiano si è attestato a 138,1 punti, dopo aver superato quota 140 in giornata. Grazie al rialzo dei rendimenti dei titoli di stato, il Tesoro ha fatto comunque il pieno piazzando tutti i 5,5 miliardi in Bot con scadenza un anno. Bene anche i collocamenti in Grecia (volati però i rendimenti) e in Germania.
Per gli analisti di Borsa la combinazione tra crisi greca e calo del petrolio crea una miscela esplosiva proprio in prossimità delle feste di fine anno, quando il mercato è più sottile e maggiore è la volatilità ed il peso della speculazione. Con pochi scambi, infatti, è più facile muovere un titolo o un indice di Borsa. E in molti scommettono che il rischio contagio per altri Paesi periferici come Italia e Spagna (119 lo spread Bonos- Bund) è reale.
I timori sulla Grecia sono legati al voto per il presidente della Repubblica del 17 dicembre. Se non dovesse risultare eletto Stavros Dimas, candidato indicato dal premier Antonis Samaras, il rischio è che possa cadere l'Esecutivo di Atene ed in caso di voto anticipato sarebbe inevitabile la vittoria della sinistra di Alexis Tsipras, vista come una maledizione dai mercati. Il tasso d'interesse dei titoli triennali ellenici è salito ieri dell'1,12%, portandosi al 9,42%. Il prezzo dei titoli di stato con scadenza luglio 2017 è sceso del 2,28%, mentre il rendimento decennale è salito all'8,62%, toccando un massimo di giornata all'8,9%, come non accadeva dal 17 ottobre. Ieri il vicepremier responsabile per l'economia Evangelos Venizelos è volato a Berlino per incontrare il suo collega tedesco Wolfgang Schaeuble e discutere delle possibilità di Dimas. Che non ce la farà senz'altro al primo turno, visto che occorre una maggioranza dei due terzi, ma secondo molti osservatori è difficile che possa spuntarla anche al secondo e al terzo turno, in calendario il 23 e il 29 dicembre. Un no del Parlamento porterà verosimilmente ad elezioni politiche anticipate, con lo scrutinio che potrebbe già svolgersi il 25 gennaio, aprendo un nuovo e difficile periodo di incertezza.
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LEGGE DI STABILITÀ
Le Regioni frenano: vanno approvate le nostre modifiche
Chiamparino: Palazzo Chigi le sta valutando, se non verranno accettate il giudizio sarà evidentemente negativo
Giovedì 11 Dicembre 2014,
ROMA - Nessuna svolta tra governo e regioni sui tagli imposti dalla legge di stabilità, colpa anche del nodo ancora non sciolto degli addetti «sovrannumerari» delle Province, i cui numeri e costi spaventano oltremodo i governatori. Quindi la Conferenza Unificata in versione straordinaria, indetta ieri al ministero per gli Affari Regionali, non ha
 portato a nessuna soluzione, facendo slittare i tempi per l'accordo ai primi giorni della  prossima settimana.
Ma intanto, come ha paventato più di un governatore, si rischia che l'intesa con il governo venga sancita a legge di stabilità già approvata. «Il governo ci ha chiesto di rinviare il parere - ha rivelato il presidente della Conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino - per conoscere l'esito di una riunione in corso a Palazzo Chigi, dove si stanno valutando i nostri emendamenti». E con chiarezza sabauda ha fatto sapere anche di aver «sottolineato in grassetto quali sono per noi, negli emendamenti, le parti fondamentali senza le quali non è possibile sottoscrivere un accordo con il governo». Che sono poi i tagli sul fondo sanità, lo spostamento delle risorse al trasporto pubblico locale, il patto incentivato e il patto di stabilità. «Se questi punti dovessero essere respinti dal governo - ha sottolineato Chiamparino - il nostro parere sarebbe evidentemente negativo». Nonostante il fronte politico sia diverso, il presidente veneto il leghista Luca Zaia non la vede diversamente: «Nella totale incapacità di punire chi spreca e di applicare i costi standard, il governo delle tre carte estrae dal cilindro l'ennesimo coniglio ammalato: i tagli della legge di stabilità saranno più alti per le Regioni con più elevato Pil e con maggior numero di abitanti». E dunque, «sia chiaro fin d'ora che questa logica delle tre carte non la asseconderemo. Sarà una battaglia che combatteremo fino all'ultima delle nostre risorse, perché crediamo che sia una battaglia
 per la democrazia». Tranquilla invece la ministra per i Rapporti con le Regioni Maria Carmela Lanzetta,
che a fine riunione ha ricordato che «la trattativa con le Regioni è ancora in corso»; «oggi ci hanno presentato i loro emendamenti, che saranno valutati, e un parere verrà dato di comune accordo». Ma, ha inteso precisare, «la legge Delrio verrà attuata in modo completo». È stato poi il presidente della Campania e vicepresidente della Conferenza delle regioni, Stefano Caldoro, a svelare un retroscena significativo dell'Unificata straordinaria di oggi.
 
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Governo battuto, stop ai senatori a vita
SCONTRO SULL’ITALICUM Dopo il ko del governo sui senatori a vita, il ministro Boschi: «Nessun timore»
Giovedì 11 Dicembre 2014,
ROMA - È più o meno l'ora di pranzo quando il sottile equilibrio interno nei due partiti contraenti del Patto del Nazareno, Pd e FI, si spezza per la prima volta nella discussione delle riforme alla Camera. Il nodo è quello dei 5 senatori di nomina presidenziale: il voto in commissione Affari Costituzionali premia, con il decisivo aiuto del "frondista" azzurro Maurizio Bianconi e nonostante il parere contrario del governo, la minoranza Dem, che presenta con Sel un emendamento per la soppressione dei 5 membri. In serata è il premier Matteo Renzi a tornare a blindare il percorso: «Pensano di intimidirci, ma andiamo avanti».
Il dato politico, tuttavia, parla di una minoranza Pd che, un po’ a sorpresa, ritrova compattezza su due emendamenti uguali, presentati da Giuseppe Lauricella e da Sel che sopprimono i 5 senatori a vita di nomina quirinalizia previsti dall'art.2 del ddl. I voti favorevoli sono 22, i contrari 20 e, sebbene anche il presidente della commissione, Francesco Paolo Sisto (FI), dia il suo "no", il governo viene battuto. Tra i favorevoli a cancellare la prerogativa del capo dello Stato di nominare cinque senatori , oltre a Lega, M5S e Sel, figurano gli esponenti di tutte le minoranze Dem (da Cuperlo a Lattuca, da Bindi a D'Attorre) più quelli di Meloni e Naccarato. Assente, al momento della votazione l'ex lettiano Francesco Sanna, astenuto Andrea Giorgis. Decisivo è risultato il voto di Bianconi che prima attacca il Patto del Nazareno, «morte della democrazia» in Italia e poi si fa portavoce della «volontà di 17 suoi colleghi», l’intera fronda fittiana. Parole che riaprono tutti i nodi ancora irrisolti. Nodi che, sottolinea una fonte della minoranza Dem, derivano anche dall'atteggiamento del governo al quale gli esponenti della sinistra Pd avevano «fatto sapere con largo anticipo» la loro posizione sul punto dei senatori a vita. Eppure - sottolineano ancora - alla fine si è voluti arrivare al voto, e la minoranza ha messo in pratica le sue intenzioni, dando anche un «segnale» sul fatto che su certi punti «non centrali» della riforma il confronto non si possa eludere. Ma c'è un altro fronte sul quale la minoranza Pd ieri ha inviato un messaggio non di poco conto a Renzi, presentando in commissione Affari Costituzionali al Senato emendamenti all'Italicum forti di «30 firme» contro i capilista bloccati e per una norma di salvaguardia che leghi l'entrata in vigore della nuova legge elettorale con quella delle riforme.
 
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da contorno l'ira dell'intera ala renziana con Roberto Giachetti che senza mezzi termini chiede «elezioni subito». In questa direzione sembrerebbe andare un subemendamento
 
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Il Gazzettino pag. 9 Attualità 
JESOLO Tre uomini fanno irruzione dal custode della tenuta dell’industriale e poi nella villa vicina
Rapine in valle, terrore a casa Stefanel
Un albergatore e la compagna immobilizzati e malmenati: lui si sente male, i banditi fuggono
Giovedì 11 Dicembre 2014,
Rapina nella villa di un noto imprenditore e nell'abitazione del custode della tenuta Stefanel. Una notte da incubo per tre persone, in due distinti episodi, avvenuti a pochi minuti l'uno dall'altro, anche se una delle ipotesi cui starebbero lavorando gli inquirenti è che il vero obiettivo fosse la villa dell'imprenditore Giulio Schiavon e che dal custode ci siano finiti solo per errore.
Teatro del raid, la zona di Lio Maggiore, una delle aree più belle di Jesolo, una parte della Laguna conosciuta anche dal già re di Spagna, Juan Carlos, che da queste parti ci viene di tanto in tanto per delle battute di caccia, ospite proprio dell'azienda faunistica venatoria di proprietà di Giuseppe Stefanel, industriale tessile, a capo dell'omonima casa di moda. In quest'area le strutture destinate proprio a questo tipo di attività, quindi la casa occupata dal custode, un sessantenne di Chioggia, poi l'abitazione di Giulio Schiavon. Si tratta di un imprenditore molto noto a Jesolo: 75 anni, proprietario di alcune delle principali strutture di piazza Mazzini, ex gestore di strutture ricettive alberghiere, ora si gode i momenti di pace e relax, soprattutto in questa splendida zona.
Sono passate da poco le 19.30 quando tre individui, con il volto coperto da  passamontagna e forse armati di coltello, fanno irruzione nella casa del custode, che in quel momento stava guardando la televisione. Vogliono il denaro, i valori e per ottenerli strattonano, colpiscono con calci e pugni il malcapitato. A quanto pare chiedono dov'è la moglie. E questa è la prima indicazione che porterebbe a pensare che in realtà volevano colpire altrove, visto che l'uomo è da solo. In fin dei conti l'area è isolata, completamente al buio: possibile che abbiano sbagliato il loro obiettivo? D'altra parte,
 perchè andare da un semplice custode, quando avrebbero potuto colpire subito in villa senza farsi sentire, agendo totalmente indisturbati?
Tant'è. Intanto frugano ovunque, si fanno dare quello che l'uomo ha in tasca e poi  pare chiedano indicazioni per arrivare all'altra abitazione. Uno rimane da lui, per evitare che dia l'allarme, mentre gli altri due vanno a fare «visita» a Schiavon, portandosi via una carabina ad aria compressa. In casa c'è l’imprenditore con la compagna. Non hanno il tempo di fare nulla, tanto è rapida l'irruzione e deciso il loro incedere. Li minacciano, li strattonano; si rivolgono in italiano, ma tra di loro parlano straniero, forse dell'Est. Finchè l'uomo si sente male e i malviventi, forse presi dal panico per la piega che sta
 
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 per un valore che sarebbe sui 30mila euro. Prendono la Mercedes di Schiavon, ma il cancello non si apre e così devono abbandonare il mezzo. Si dileguano a piedi, poi a
 bordo di un'auto lasciata poco più avanti. Subito è stato dato l'allarme e nel territorio è iniziata la caccia alla banda. «È stata
una cosa brutta, molto brutta. Siamo sconvolti», sono le uniche parole della donna. «Sono particolarmente vicino a loro e al custode», ha aggiunto il sindaco Valerio Zoggia. E il governatore Luca Zaia: «Ora basta, il Veneto e l’Italia non possono trasformarsi nel Bengodi per delinquenti, rapinatori, ladri e violentatori. Il territorio va militarizzato, l'Esercito deve scendere immediatamente in strada. - dice Zaia - Governo e Parlamento varino con la massima urgenza, se necessario per decreto, provvedimenti che conferiscano alle forze dell'ordine e all'esercito poteri speciali per combattere una delinquenza che sta dilagando».
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Ferrovieri precettati, i treni partiranno regolari
LO SCIOPERO DI DOMANI
Giovedì 11 Dicembre 2014,
VENEZIA - Il ministro dei trasporti, Maurizio Lupi, ha ordinato la precettazione dei lavoratori del trasporto ferroviario, in occasione dello sciopero generale indetto da Cgil e Uil per domani, per evitare «un pregiudizio grave ai diritti degli utenti del servizio
 pubblico di trasporto ferroviario». Lo comunica il Ministero, con una nota che ricorda come la decisione di includere nello sciopero anche i lavoratori del trasporto ferroviario sia stata oggetto di una segnalazione da parte dell’Authority di garanzia per gl i scioperi.
La decisione del Ministero riguarda solo i treni: resta quindi valida la "mappa" degli scioperi, che per il trasporto locale fermeranno i mezzi dalle 9.30 alle 16.30 a Venezia (sia i bus che i vaporetti), dalle 15 alle 23 l’extraurbano, a Padova dalle 15.30 a fine turno (dalle 14.30 l’extraurbano Bus Italia), a Treviso e Vicenza dalle 15 alle 23, a Belluno dalle 8.10 alle 12.09 e dalle 15.40 a fine turno, mentre a Rovigo i mezzi Garbellini fermeranno dalle 9 alle 1 e dalle 15 a fine turno, mentre i mezzi Bus Italia dalle 8.15 alle 12 e dalle 17.30 a fine turno. A Verona lo Stop sarà dalle 10 alle 18.
Aerei a terra dalle 10 alle 18. Disagi nelle scuole, nella sanità (garantiti serivizi essenziali) e in banca, dove è a rischio il servizio Bancomat.
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GENERALI
Liverani capo in Germania
Giovedì 11 Dicembre 2014,
 
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 NEGOZI
Stefanel cede a Dusseldorf
Giovedì 11 Dicembre 2014,
 
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INTESA SANPAOLO
Cristanelli guida l’estero 
Giovedì 11 Dicembre 2014,
 
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Il Gazzettino pag. 18 Economia
MARANELLO La sede produttiva della Ferrari non dovrebbe spostarsi dall’Italia, ma il presidente Sergio Marchionne
 punta a far emigrare la base legale e fiscale
Ferrari all’estero, Fca a picco 
Giovedì 11 Dicembre 2014,
Mentre Sergio Marchionne e Maurizio Arrivabene sono impegnati nella ristrutturazione della gestione sportiva per il rilancio delle attività in Formula 1, il piano che prevede lo spin off di Ferrari da Fca va avanti. Ieri l'agenzia Bloomberg ha rilanciato che l'operazione in calendario nel 2015 non si limiterà allo scorporo della casa di Maranello dalla capogruppo (che controlla il 90%), ma prevede una riorganizzazione profonda della struttura societaria.
Il nuovo presidente del Cavallino e guida operativa di Fiat Chrysler (oltre che  presidente di CNH Industrial) ha più volte affermato che lo schema virtuoso che ha  portato al successo l'azienda non verrà toccato, le attività industriali rimarranno nel modenese e anche i volumi produttivi resteranno contenuti, sempre inferiori alla domanda. Lo stesso Marchionne, però, ha sempre dichiarato che la strategia di tutte le azienda da lui gestite (che fanno capo ad Exor) è di creare il massimo valore per gli azionisti, andando a cercare le condizioni migliori su uno scacchiere ormai globale non solo dal punto di vista del mercato. Ecco quindi i rumor che ipotizzano per la Ferrari il
 percorso già effettuato da Cnh e Fca: sede legale in Olanda, sede fiscale nel Regno Unito, quotazione a Wall Street. Fca ha risposto con un «no comment» alle voci che
 prevedono l'espatrio di alcune funzioni e che hanno subito acceso polemiche in Italia. La decisione di procedere con lo scorporo e la quotazione del 10% del pacchetto azionario Ferrari (l'80% verrà dato agli azionisti Fca, il 10% è nelle mani di Piero Ferrari) è stata però annunciata a fine ottobre, dopo la quotazione a Wall Street di Fca. È da quel momento che il titolo ha iniziato a galoppare raddoppiando quasi il suo valore a 11,2 euro, mentre ieri ha incassato una perdita a Milano del 6,6% (a 9,81 euro) sospinta da un grosso ordine di vendita giunto nel pomeriggio.
 
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Il Gazzettino pag. 19 Economia
La friulana Pilosio costruirà scuole innovative con terra e ponteggi per i profughi in Giordania
Giovedì 11 Dicembre 2014,
UDINE - Riuscire a fornire entro la prossima primavera le prime due scuole alle organizzazioni umanitarie "Save the children" e "Relief international" che operano all’interno del campo di Zaatari, in Giordania, una delle più grandi realtà che ospitano
 profughi provenienti dalla tragica emergenza siriana. È questo l’obiettivo che si è posto la Pilosio, società di Tavagnacco specializzata
nella realizzazione di ponteggi (un fatturato di 40 milioni, di cui l’80% realizzati all’estero, dall’Arabia Saudita al Sudamerica, alla Russia), che già da un paio d’anni sta studiando moduli componibili, realizzati con ponteggi e materiali naturali, di facile e rapido montaggio, per fornire un rifugio a popolazioni colpite da calamità naturali e guerre. Le prime due scuole, basate su una struttura standard (già brevettata) di 16 metri di lato, consentiranno di ospitare ciascuna 100 bambini su due turni: «L’installazione di queste strutture - spiega Dario Roustayan, amministratore delegato di Pilosio - è semplice, veloce e intuitiva. Ma il loro montaggio richiede il contributo dei rifugiati, donne comprese, facendo in modo che si sentano partecipi del proprio destino e futuro».
La realizzazione fa parte del progetto "Shelters for refugees", presentato nei mesi scorsi, realizzato in collaborazione con l’architetto Cameron Sinclair, co -fondatore di un’organizzazione umanitaria per sviluppare soluzioni architettoniche e di design per crisi umanitarie e che ora dirige la fondazione creata dagli attori Brad Pitt e Angelina Jolie. I moduli utilizzano elementi naturali quali sabbia e ghiaia o terra combinati con i
 ponteggi; i pannelli del tetto, oltre ai "muri", sono anch’essi riempiti di terra e possono anche essere coltivati per produrre generi alimentari. «Un metodo semplice - sottolinea Roustayan - che si adatta al clima locale, utilizzando materiali tradizionalmente impiegati in quelle località, favorendo il clima naturale della vita e prevenendo l’inquinamento». Grazie alla partnership con "Save the children" la Pilosio sarà inoltre
 
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Il Gazzettino pag. 19 Economia
FONDI UE A febbraio partono i primi bandi del programma Interreg Central Europe della nuova
 programmazione 2014-2020
Paolo Francesconi
Giovedì 11 Dicembre 2014,
VENEZIA - Scalda i motori la "macchina" dei bandi europei 2014-2020 in cui la Regione Veneto ha un ruolo attivo: nei prossimi mesi si muoveranno parecchie cose. Dei quattro grandi filoni - Cooperazione territoriale, Programma Fesr, Programma Fse, Piano di sviluppo rurale - è il primo (cooperazione) quello più vicino all’approvazione di Bruxelles, a gennaio. A ruota, nel febbraio 2015, partiranno le prime "gare". Se ne è
 parlato ieri a Venezia alla presentazione del programma Interreg Central Europe che finanzia progetti di cooperazione tra enti pubblici e privati nazionali, regionali e locali in materia di innovazione, energia, ambiente, risorse ambientali e culturali, trasporti.
Il programma coinvolge 9 Stati (Italia, Germania, Austria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Ungheria, Slovenia, Croazia), 146 milioni di abitanti, con un finanziamento di 300 milioni di euro (246 dalla Ue) di cui 80 milioni verranno messi a
 bando in febbraio. Finora l’Italia si è rivelata molto interessata a questo ambito: dal 2007 al 2013, su 124 progetti approvati, 99 riguardano il nostro Paese. Con 230 milioni di fondi sono stati generati investimenti per 2,5 miliardi di euro. In Veneto, ad esempio, è stato realizzato un progetto di Confindustria con Veneto Nanotech e lo studio di fattibilità di un mercato rionale a Mestre fatto dal Comune di Venezia.Dato non trascurabile è il ruolo assegnato alla Regione Veneto di contact point nazionale, "antennna" dell’autorità europea per il Paese: «Siamo centrali e non solo sulla carta - ha spiegato Flavia Zuccon, direttore della sezione di cooperazione transfrontaliera - sia nel supporto tecnico sia nella ricerca dei partner. La progettazione è stata semplificata, meno burocrazia, meno studi, e più valore ai risultati».
Aggiunge Luca Ferrarese, direttore del Segretariato di Vienna, l’organismo Ue di gestione e monitoraggio: «Central Europe coinvolgerà di più i privati, sarà un volano
 
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Truffe alle aziende, preso 
L’accusa: «Si fingeva mediatore. Colto sul fatto mentre intascava 1800 euro»  
Giovedì 11 Dicembre 2014,
UDINE - Si presenta in azienda come intermediario di una società in grado di far ottenere dei finanziamenti per l'acquisto di macchinari direttamente dai fondi europei a Bruxelles, in parte anche a fondo perduto. Chiede di firmare un mandato e versare un anticipo sulle spese per gestire la pratica. Ma sarebbe solo un raggiro. Emilio Cavasin, 56 anni, trevigiano, è stato denunciato ieri a piede libero per truffa dalla Guardia di finanza della polizia giudiziaria della Procura di Udine. Le fiamme gialle lo hanno fermato all'uscita da un'azienda della Zona industriale di Osoppo a cui aveva appena fatto firmare l'accordo. In tasca aveva ancora i contanti e l'assegno dell'anticipo, posti sotto sequestro.
È quindi scattata una perquisizione delegata dal pm Viviana Del Tedesco nell'abitazione dell'uomo a Treviso e in altri luoghi della marca trevigiana, per capire se la società di cui si spacciava per intermediario fosse o meno coinvolta nella vicenda.
A dare il via alle indagini è stata proprio la segnalazione fatta pervenire dalla ditta contattata nella Ziac dell'Alto Friuli, la Pelfa Group di Buja, che si occupa di carpenteria meccanica pesante. «Siamo stati contattati in azienda a metà ottobre - spiega Indira Fabbro che è stata anche assessore regionale alle Finanze -. Si è presentato molto bene. Conoscendo un pò la materia so che non è facile ottenere direttamente dei fondi da Bruxelles. Ma lui ci ha spiegato che ha un'azienda di consulenza, che fa una valutazione gratuita sulla possibilità di ottenere i contributi e poi, in caso positivo, chiede un anticipo di 1.500 euro per il mandato e 2mila euro per il perito. Sono cifre accessibili
 per contributi sull'acquisto di macchinari, fino al 70% a fondo perduto». Ma in azienda alcune incongruenze sul numero della partita Iva e sulle mail
utilizzate per comunicare hanno fatto suonare il campanello d'allarme. «È bastato digitare il suo nome su google per vedere che questa persona risultava indagata a Treviso per un'ipotesi di truffa a sette aziende sempre su fondi europei - continua Fabbro -. Noi non avevamo versato ancora nessun anticipo, ma abbiamo contattato la guardia di finanza della Procura per segnalare il caso ed evitare che altre aziende cadessero nel raggiro». È stato così organizzato l'incontro di ieri mattina in azienda, sotto gli occhi dei finanzieri, per verificare esattamente il modus operandi e assistere allo scambio di denaro, preventivamente fotocopiato.
 
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In provincia di Udine sarebbero due, secondo gli inquirenti, le società cadute nel tranello, ma per il momento non hanno ancora sporto denuncia. Le indagini
 
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LA CLASSIFICA È la tredicesima in Italia per produttività
Banca di Cividale sul podio
Giovedì 11 Dicembre 2014,
UDINE - Tredicesima nella classifica generale e al terzo posto per produttività tra i  piccoli istituti bancari. Questi i lusinghieri piazzamenti della Banca Popolare di Cividale nella graduatoria che mette a confronto oltre duecento istituti di credito italiani, elaborate dal dipartimento management dell'Università di Torino e pubblicate dal mensile BancaFinanza.
In base all'elaborazione - che prende in considerazione i principali dei bilanci 2013 - le banche popolari si collocano al primo e al terzo posto nella classifica generale dei gruppi bancari maggiori e al primo posto in quella dei grandi gruppi, mentre sette istituti
 popolari si collocano nei primi quattordici posti nella classifica delle banche piccole, che analizza i bilanci 2013 di ben 150 istituti. È proprio in questa categoria che si colloca il gruppo presieduto da Graziano Tilatti, unica banca popolare della nostra regione, che si colloca al tredicesimo posto nella graduatoria generale e al terzo in quella relativa alla produttività.
Rdt 
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Troppi ritardi, pendolari infuriati disertato il vertice con la Regione
Giovedì 11 Dicembre 2014,
UDINE - Negli ultimi otto anni è successo solo due volte. La seconda ieri sera, quando i Comitati pendolari del treno attivi in Friuli Venezia Giulia (sono tre, uno regionale, uno targato Alto Friuli e uno legato al Nodo di Udine) hanno deciso di disertare la riunione con l'assessore regionale ai Trasporti, Mariagrazia Santoro. In sè un incontro routinario, ma che i Comitati hanno deciso di far diventare occasione di svolta non presentandosi e denunciando all'unisono «un servizio ferroviario sempre più allo sbando».
L'abbandono del tavolo, ricordano, non era accaduto neppure «negli epici confronti con Sonego e Riccardi», ovvero i predecessori di Santoro. Nel mirino una Regione sorda, per come viene descritta dalla nota diffusa congiuntamente. Nel 2014 sono state spedite 65 mail con segnalazioni e proposte - cioè 5,4 al mese, più di una a settimana - ma «negli ultimi 12 mail la Regione non ha quasi mai dato riscontro». Per l'orario invernale, «nessuna delle nostre proposte è stata accolta».
Trenitalia e Rfi assenti. La decisione di ieri, però, stava ormai maturando da mesi. Con la nuova amministrazione, per esempio, al tavolo di confronto non ci sono più i rappresentanti di Trenitalia e Rfi. «Abbiamo più volte richiesto il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati in maniera che venga garantita la presenza del gestore del servizio e dell'infrastruttura, gli unici che sono nelle condizioni di rispondere
 puntualmente ai quesiti concernenti l'andamento del servizio», ricordano i Comitati. Guerra di numeri. Tra Regione e Comitati è anche battaglia di cifre su ritardi e
indici di puntualità. A quelli rilevati quotidianamente dai Comitati, la Regione risponde con dati e percentuali nei quali chi usa i treni regionali non si riconosce. «La matematica non è un'opinione», tuonano i Comitati che imputano alla Regione di raccontare la linea 15 Udine-Tarvisio come una «linea modello» quando la «realtà è desolante». Nella loro versione, infatti, «tutte le linee presentano indici di puntualità ben al di sotto della soglia dell'obiettivo contrattuale».
I ritardi. Novembre si è rivelato il «peggior mese dell'anno» per ritardi e sospensioni. La linea 15, quella che da Tarvisio va a Trieste via Udine e Cervignano ha registrato 85 ritardi con più di 10 minuti, due soppressioni su 463 treni programmati, facendo rilevare un indice di disservizio del 18,79%. La prima settimana di dicembre «è andata ancora peggio», con 28 ritardi maggiori di dieci minuti e 2 soppressioni su 122 treni programmati. L'indice di disservizio è salito al 24,59%. «Non è possibile che fino al 15 dicembre 2013 il servizio presentasse uno standard qualitativo accettabile - disservizio al 4,5% - e quest'anno, con l'introduzione dell'orario cadenzato, ritardi e soppressioni hanno fatto raddoppiare l'indice di disservizio schizzato al 10%».
 
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spedita alla presidente della Regione e all'assessore Santoro in cui si dice «basta ai dirigenti tuttologi». Nel mirino, il direttore centrale Infrastrutture che, a detta del Comitato, «non si è distinta per il raggiungimento degli obiettivi. Abbiamo assistito da