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Rassegna Stampa di mercoledì 26 febbraio 2014
SNALS / CONFSAL Corriere di Verona (Corriere della Sera)
26/02/2014 CONTRATTO MAESTRE "DENUNCIAMO IL COMUNE"
Il Tempo - Cronaca di Roma
26/02/2014 TAGLI AGLI STIPENDI DOPO I PROF E I PRESIDI ORA TOCCA AI BIDELLI
L'ARENA 26/02/2014 CASO MAESTRE, ADESSO I SINDACATI QUERELANO IL COMUNE Corriere della Sera - ed. Roma
26/02/2014 TEATRO DELL'OPERA VERSO LA CHIUSURA
Corriere.it 26/02/2014 MANON, SCIOPERO CONFERMATO L'OPERA VERSO LA CHIUSURA Informazione.it 26/02/2014 OPERA DI ROMA, SINDACATI VERSO IL BLOCCO DI TUTTE LE PROSSIME
RECITE La Nuova Provincia di Biella
26/02/2014 PIU' CONTROLLI SUI MODULI 730 E LE COMPENSAZIONI F24
Leggo - Ed. Roma 26/02/2014 TEATRO DELL'OPERA SCOPPIA LA RIVOLTA Gazzetta del Sud - Ed. Reggio Calabria
25/02/2014 "CIASCUNO SI ASSUMA LE PROPRIE RESPONSABILITA'"
Labitalia 25/02/2014 Passare dalle parole ai fatti. Affrontando da subito alcune delle emergenze più 'calde' del 'pianeta scuola': precariato, blocco delle retribuzioni del personale, risorse per la didattica++
Scuola, Formazione, Università, Ricerca il Sole 24 Ore 26/02/2014 GIUNGLA DI PIANI: FERMI 2,5 MILIARDI Corriere della Sera 26/02/2014 STRAGE IN UNA SCUOLA GLI ESTREMISTI ISLAMICI TRUCIDANO 59
STUDENTI la Repubblica 26/02/2014 Int. a G.Rembado: SCUOLA, DUE MILIARDI PER RISTRUTTURARE LE
AULE. la Stampa 26/02/2014 "RESTITUIRE DIGNITA' AGLI INSEGNANTI" la Stampa 26/02/2014 PRIMO: MANUTENZIONE LA RICETTA DI OBAMA NEL PIENO DELLA CRISI Messaggero 26/02/2014 PULIZIE E BIDELLI, SCUOLE A RISCHIO CAOS Avvenire 26/02/2014 L'ALLEANZA NECESSARIA PER SALVARE LA SCUOLA Avvenire 26/02/2014 PER LA SCUOLA CHE VA A PEZZI LA TERAPIA D'URTO DEL GOVERNO Giorno/Resto/Nazione 26/02/2014 ISCRIZIONI ON LINE, ANCORA INTOPPI LE MAMME: LUNGHE NOTTI AL
COMPUTER Il Fatto Quotidiano 26/02/2014 FONDI STANZIATI (MALE) E MAI SPESI il Gazzettino 26/02/2014 RENZI DEBUTTA A TREVISO TRA SCUOLE, OPERAI E SINDACI "PARLERO'
CON GLI STUDENTI" la Padania 26/02/2014 IL NEOMINISTRO GIANNINI: SI' AL BONUS MATURITA', NO AI
CONCORSONI Pagina99 26/02/2014 ISTITUTI A RISCHIO ITALIA DIVISA IN DUE Roma 26/02/2014 SCUOLA, SINDACATI CHIEDONO AVVIO CORSI PAS Corriere della Sera 26/02/2014 GLI STUDENTI AL MINISTRO: NON SI TORNI AL BONUS L'Unita' 26/02/2014 TRE PASSI PER LA RICERCA. Il Secolo XIX 26/02/2014 UNIVERSITA', GIANNINI TAGLI SEDI, TEST E SCARTOFFIE
TST Tutto Scienze e Tecnologie(La Stampa)
26/02/2014 NELLE LEGGI DI MERCATO L'ARMA PER SCONFIGGERE IL CLIENTELISMO DEI CONCORSI ACCADEMICI
TST Tutto Scienze e Tecnologie(La Stampa)
26/02/2014 SI CHIAMA CAPITALE COGNITIVO E CI FARA' RICCHI
il Tempo 26/02/2014 RENZI NON CONQUISTA IL CUORE DELL'ITALIA Corriere del Mezzogiorno – Puglia (Corriere della Sera)
26/02/2014 ATENEI DEL SUD BOCCIATI, RIVOLTA CONTRO IL DOSSIER++
Economia, Lavoro, Previdenza il Sole 24 Ore 26/02/2014 FOCUS - LE VIOLAZIONI SU ORARI E RIPOSI RADDOPPIANO LA
SANZIONE il Sole 24 Ore 26/02/2014 FOCUS - PENALITA' PIU' SALATE DEL 30% PER CHI OCCUPA IRREGOLARI il Sole 24 Ore 26/02/2014 UNICREDIT ALLA PROVA DEL PIANO DI TUTELE INTERNAZIONALE Corriere della Sera 26/02/2014 Int. a G.Poletti: POLETTI E IL NODO JOBS ACT: NON PARLO
DELL'ARTICOLO 18 Corriere della Sera 26/02/2014 COME PAGARE I DEBITI ALLE IMPRESE SENZA AUMENTARE IL DEFICIT
DELLO STATO la Stampa 26/02/2014 RENZI PROMETTE DIECI MILIARDI DI TASSE IN MENO SUL LAVORO MA
SENZA TAGLI L'UE DIRA' NO il Messaggero 26/02/2014 IRPEF, LO SCONTO E' DI 50 EURO AL MESE il Messaggero 26/02/2014 FONDAZIONE MPS, PROFUMO ALZA IL TIRO
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Quotidiano
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l'iniziativa dei sindacati
Contratto maestre «Denunciamo il COluune»
VERONA - (d.o.) Ad un mese dalla diffida, la querela. A portare in tribunale il Comune di Verona i sindacati del mondo della scuola, Cgil-Flc, Cisl, ~c ~ e UiI scuola. La vicenda è quella che dal 2010 oppone le maestre d'asilo a Palazzo Barbieri, a seguito della modifica del contratto di lavoro. Le sigle denunciano come risulti a tutt'oggi inapplicata la sentenza del 2011 (passata in giudicato a fine 2013) che taccia l'amministrazione di «comportamento antisindacale». La tesi dei sindacati è che iI Comune avrebbe dovuto riattivare il contratto precedente, analogo a quello nazionale per la scuola. <<Nonostante i molti appelli e, in ultimo, la diffida - lamentano i sindacalisti - il Comune non si è nemmeno degnato di risponderci. La querela verrà
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portata avanti sia in sede amministrativa che penale, in quanto si prefigurano delle responsabilità per i dirigenti che non hanno dato seguito alla sentenza», Sono gli stessi sindacati, inoltre, a sottolineare come invece l'ultima sentenza, quella relativa ai ricorsi individuali
Querelle Ennesima puntata della vicenda del contratto delle maestre degli asili comunali
delle maestre, datata lo scorso gennaio sia stata applicata. «Un paradosso, dal momento che l'amministrazione ha annunciato di ricorrere - è il commento delle sigle -. Stupisce il fatto che, nella determina del Comune con cui vengono cambiati gli orari di
lavoro alle 54 maestre che hanno vinto il ricorso, si sostiene che i vincoli di spesa non riguardano servizi fungibili ed essenziali. Se questo ragionamento fosse stato applicato tout court alle scuole dell'infanzia non saremmo qui a parlare di querele».
Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.
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Quotidiano
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ILTEIIPO
Itl']~U Scuola Tagli agli stipendi di bidelli e amministrativi .. Si sta cercando di raschiare il fondo del barile con i lavoratori della scuola. Dopo il tentativo abortito di togliere 150 euro dallo stipendio dei prof e quello ancora in piedi di tagliare 250 euro dalla busta paga dei dirigenti scolastici ora tocca al personaleAta e cioè bidelli, tecnici eamministrativi. Il Ministero dell'Economia vuole riprendersi i compensi percepiti per le mansioni aggiuntivedal2011. Sivadai30ai 100 euromensili. I sindacati insorgono: non è giusto sono compensi per lavori non scatti automatici.
Poggi -+ a pagina 22
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Buste più leggere per circa 18.000 assistenti e tecnici laziali
Tagli agli stipendi Dopo i prof e i presidi ora tocca ai bidelli TI Ministero dell'Economia rivuole indietro i compensi per le mansioni extra dal2011
Natalia Poggi [email protected]
.. La scuola sarà pure tra le priorità del neogoverno Renzi ma intanto con i sudilavoratori si sta cercando di raschiare il fondo del barile. Mentre sono sempre aperte le trattative sul taglio delle indennità di risultato nelle buste paga dei presidi e dirigenti, in pratica250 euro mensili pensionabili, è ancora in piedi il tentativo di «recuperare» i soldi della seconda posizione economica del personale Ata (amministrativi, tecnici e collaboratori sco lastici). In pratica il ministero dell'Economia, targato Saccomamli, si vuole riprendere i
compensi che dal2011, bidelli,assistenti tecnici, assistenti amministativi ricevono per mansioni aggiuntive non accessorie lna «necessarie» riconosciute dal contratto dilavoro. Si passa dall'accompagnamento al bagno e l'accudimento dei ragazzi disabili, alla vigi-1anza temporanea di una classe, dalla sostituzione di colleghi ai supporti didattici. Ebbene queste indennità sono state equiparate dal Mefagli scat -ti d'anzianità. Invece sono compensi per attivitàrealmente svolte.
L'aumento di stipendio è partito il l settembre 201 1. Parliamo di una somma che va dai 30 ai 100 euro netti al mese. Qualcosa in più per gli amministrativiasecondadelleman-
sioni. Oggi lo Stato chiede a questi lavoratori di ridargli indietro questi soldi. E dal 2014 in poi di continuare a svolgere gli stessi lavori extra ma senza retribuzione. È un colpo di coda del precedente governo per il quale l'attuale governo deve trovare al più presto una soluzione. Il blocco degli aumenti sarebbe legittimo perché la legge Tremanti del 2010 sulla razionalizzazione della spesa vieta aumenti di stipendi e il decreto 78/2011 dispone che «per gli anni 2011, 2012 e 2013 il trattamento dei singoli dipendenti non può superare il trattamento ordinario spettante per l'anno 2010». I sindacati non ci stanno perché non si tratta di scatti d'anzianità o automatismi di stipendio ma
compensi perprestazionilavorative.
Il provvedimento ministeriale interessa più di 18 mila lavoratori scolastici del Lazio . Si tratta di 11.456 bidelli, 1.463 assistenti tecnici e 4.350. assistenti amministrativi. Per queste ultime categorie potrebbe voler dire sborsare anche seimila euro. Meno alto il «prelievo» dalle tasche dei collaboratori scolastici ma neanche tanto perché parliamo di persone il cui stipendio non supera i mille euro al mese. I sindacati halillO innescato lo stato di agitazione' in pratica uno sciopero di un mese da tutte le attività aggiuntive per docenti e personale Ausiliario Tecnico e Amministrativo. La Cisl scuo-
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Quotidiano
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ILTEIIPO
Itl']~U Data 26-02-2014 Pagina 8 Foglio 2/2
la insieme alla Uil scuola, allo rimento» dello stipendio dei hanno scioperato e sono scesi tri istituti «in reggenza». Ora si Snals-Confsal e alfa Gilda ha dirigenti scolastici (che s'atte- in piazza per dire no a questo sentono «traditi» perché il Miinviato una diffida ai due mini- sta sui 2.500 euro mensili). In prelievo. Anche i 700 presidi nistero ha intenzione di blocsteriintimandodi<<llonproce- pratica la forbice dello Stato del Lazio hanno ~derito in care i contratti sia del 2012 che dere al recupero delle retribu - dovrebbe colpire il Ria, cioè i massa. I dirigenti scolastici so- del 2013: «Rispetto ai dirigenti zioni connesse alle posizioni fondi regionali che vengono no diminuiti negli ultimi cin- di altre fasce ministeriali che economiche». In attesa che la calcolati annualmente in base que anni del 30% eppure sono guadagnano che guadagnano situazione si sblocchi vale la al numero dei dirigenti in servi- riuscitiamantenereinpiedila 150.000 euro lordi l'anno noi pena tornare all'altro nodo spi- zioinogniregione. Il 14febbra- «baracca» con sforzi enormi a siamo proprio l'ultima ruota noso e cioè il previsto «allegge- io scorso i presidi di tutt'Italia volte anche occupandosi di al- del carro».
11~ Bidelli Lavorano in pianta stabile nel Lazio Guadagnano circa mille euro al mese
600 Euro Lordi all'anno il compenso per aiutare i ragazzi diversamente abili
700 Presidi Sonoi dirigenti scolastici del Lazio Temono una decurtazione di 250 euro
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Data 26-02-2014
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LA VERTENZASCUOLA. Nonostante l'amministrazione abbia dato esecuzione alla sentenza del9 gennaio, non si ferma la battaglia sui contratti
Caso maestre, adesso i sindacati querelano il Comune .
«Accolto il ricorso di 54 insegnanti, a tutte le altre non è stata modificata la posizione contrattuale»
La diffida non sortisce effetto, e ora scatta la querela. l sindacati della scuola non mollano e portano avanti, compatti, la battaglia per il ripristino dei contratti scuola delle maestre delle materne, modificati unilateralmente dal Comune nel 2010 in contratti enti locali. A nulla è servito che l'ammi
nistrazione abbia dato esecuzione all'ultima sentenza, del 9 gennaio, con cui illlibunale ha accolto il ricorso di un gruppo di 54 insegnanti, dichiaran-
do illegittime le decisioni della Giunta. «È una sentenza che riguarda solo un'esigua
parte delle maestre, mentre il Comune continua a non applicare i precedenti esiti emersi in sede di giudizio, a oggi immodificabili», dicono i rappresentanti di Bc Cgil, Cisl Scuola, ViI Scuola ermRmlrttmmml «La sentenza del 2013 passata in giudicato è persino più forte giuridicamente di quella dello scorso gennaio, a cui il Comune ha già annunciato che farà ricorso», dice Alberto Forti dellarmRmlConsfsal.
Oltretutto, per le sigle sindacali, l'aver ripristinato il vecchio contratto solo a 54 maestre, con la conseguente modi-
fica dell'orario di lavoro, ha creato un clima ancora più teso nell'ambiente di lavoro. «Il trascinamento dell'iter giudiziario reca disagi sia all'utenza che ai lavoratOli», dice Alfonso Arena della Uil, che lancia un appello a Palazzo Barbieri perché convochi al più presto i sindacati e inizi le trattative.
«Il Comune deve applicare completamente le sentenze», gli fa eco Al essio Rebonato dalla Cisl. «Visto che alla diffida di fine gennaio non è seguita neanche una risposta, ora procediamo con una denuncia, che sarà seguita da una causa di ottemperanza al 1à.r». Per Rebonato, poi, l'amministrazione si trincera dietro i vincolidi spesa ma, precisa, «IaCor-
te dei Conti ammette la deroga dei suddetti vincoli in caso di servizi che comprendano diritti intangibili quali appunto l'istruzione pubblica».
Intanto, le oltre 140 maestre che ancora non hanno fatto ricorso attendono la pubblicazione delle motivazioni dell'ultima sentenza, entro i 60 giorni previsti, per poi dare il via anche ai loro singoli ricorsi. È proprio sulla differenza contrattuale delle docenti che l'assessore al personale Enrico Toffali si difende: «Aspettiamo la querela per verificare di cosa si tratti, ma faccio presente che la sentenza fa stato solo fra le parti, quindi fra Com une e le 54 maestre, e non si può estenderne gli effetti anche alle docenti che hanno contratti diversi» ... C.BAZZ.
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I PROVINCIA DI BIEllA FilO ARIANNA
Più controlli sui moduli 730 e le compensazioni F24
I numerosi ed accertati episodi di"cattivo utilizzo" dello
strumento offerto dalla possibilità di operare in compensazione, con il modo F24, hanno indotto 1'Agenzia delle
Entrate a richiedere al Governo l'introduzione di norme in grado di ostacolare comportamenti illeciti da parte dei contribuenti. Sono nate così le disposizioni contenute nella legge di stabilità 2014 in materia di compensazione di crediti d'imposta (comma 574) e di rimborsi derivanti dal modello 730 lcommi da 586 a 589).
A partire dalle dichiarazioni presentate quest' anno (quindi, per i redditi del 2013), scatteranno controlli preventivi da parte dell' Agenzia delle Entrate quando dalla liquidazione del modello emerge un rimborso superiore a 4.000 euro, determinato, anche in parte, da detrazioni per carichi di famiglia e/o da eccedenze d'imposta derivanti dalla precedente dichiarazione. In tali circostanze, dunque, le somme chieste a rimborso non saranno più erogate automaticamente dal sostituto d'imposta nella busta paga di luglio, ma, in tempi
successivi, direttamente dall'Amministrazione finanziaria, al termine delle verifiche, che andranno effettuate entro sei mesi dalla scadenza di presentazione della dichiarazione. Inoltre per contrastare il ricorrente fenomeno delle compensazioni illecite effettuate con crediti inesistenti (un vero e proprio bancomat nelle mani di soggetti poco scrupolosi), è ora previsto che, per effettuare il pagamento di imposte e contributi di importo superiore a 15.000 euro
annui sfruttando crediti relativi alle imposte sui redditi (e relative addizionali), alle ritenute alla fonte, alle imposte sostitutive e all'IRAP, bisogna prima farsi rilasciare - dal responsabile di un CAF o da un professionista (commercialista, consulente del lavoro, ecc.) - il visto di conformità sulle dichiarazioni dalle quali scaturiscono le somme a credito che si vogliono utilizzare. In pratica, è stato estesoad altri settori impositivi il meccanismo che da qualche anno è già applicato l e, in base ai dati diffusi dall' Amministrazione finanziaria, con riscontri positivi) in ambito IVA.
Per coloro che dovessero rilasciare un'infedele attestazione, è prevista, inizialmente, una sanzione amministrativa da 258 a 2.582 euro; in caso di violazioni ripetute o particolarmente gravi, si rischia la sospensione dalla possibilità di rilasciare il visto di conformità e 1'asseverazione per un periodo da uno a tre anni e, successivamente, anche
l'inibizione da tali attività. Per maggiori informazioni ci si può rivolgere al CAF CONFSAL di Biella via Pietro Micca n.1O che rimane a disposizione per ogni ulteriore eventuale chiarimento relativamente alle suesposte tematiche e ad ogni altro argomento di interesse dei lettori, negli orari seguenti: 8,30-12,00- 15,00-18.00 tel. 015 352430 dal lunedì al venerdì.
Franr.n ~alrlì
Data 26-02-2014 Pagina 13 Foglio 1
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Roma, 25 feb. (Labitalia) – Passare dalle parole ai fatti. Affrontando da subito alcune delle emergenze più 'calde' del 'pianeta scuola': precariato, blocco delle retribuzioni del personale, risorse per la didattica. E' questa la risposta dei sindacati di categoria della scuola Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals Confsal, all'indomani dell'intervento di Matteo Renzi in Senato, durante il quale il premier ha indicato la scuola come "punto di partenza" dell'agenda di governo e annunciato investimenti per l'edilizia scolastica. Un intervento che è piaciuto alle sigle sindacali, che però si attendono da subito azioni concrete dal premier e dal governo. "Sicuramente è importante -spiega a Labitalia Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil- che i sistemi formativi, d'istruzione e di ricerca tornino al centro dell'attenzione. Ma allo stesso tempo è necessario passare dalle parole ai fatti, e per farlo servono investimenti e risorse cospicue. E' necessario tornare a investire -aggiunge- per dare qualità e valore al sistema scuola. Le scuole sono senza risorse -sottolinea- e in una situazione di totale emergenza, e alla famiglie viene chiesto di sostenere le spese quotidiane. Quindi va bene investire sull'edilizia ma serve anche altro. Il personale è assolutamente demotivato, con un contratto bloccato da troppi anni, e i docenti si sentono svalorizzati nelle loro professionalità". Per Pantaleo, "la prima cosa da fare è rimotivare il personale e questo si può fare solo affrontando di petto e superando la precarietà che ci portiamo avanti da anni, e anche restituire una dignità salariale, sociale e professionale ai dipendenti". "Nel cambiamento della scuola prospettato da Renzi -dice- ci aspettiamo che vengano coinvolte le forze sociali, ma anche gli studenti, famiglie e le istituzioni locali, in modo che ognuno possa dare il proprio apporto alla discussione. Da
questo punto di vista -conclude- serve un'inversione di rotta rispetto ai governi precedenti". Un cambio di marcia è quello che chiede anche Francesco Scrima, segretario generale di Cisl Scuola. "Noi abbiamo apprezzato -dice a Labitalia- le parole di Renzi sulla scuola e le politiche scolastiche al centro dell'agenda politica di governo. E adesso ci aspettiamo atti coerenti e conseguenti a queste parole. Si deve passare ai fatti". I primi interventi, secondo la Cisl, dovranno andare a sostegno del personale. "Abbiamo innanzitutto -spiega Scrima- delle emergenze di gestione da affrontare in questi giorni. Serve innanzitutto la chiusura positiva delle partita degli scatti d'anzianità per il personale. Poi, è necessario porre fine allo scippo delle retribuzioni che sta subendo il personale Ata e infine va fermata -sottolinea- la decurtazione dello stipendio per i dirigenti scolastici per via di una interpretazione restrittiva del ministero dell'Economia". Per Scrima, "va riaperta assolutamente la discussione sul contratto di lavoro". Soddisfatto delle parole di Renzi anche Marco Paolo Nigi, segretario generale dello Snals Confsal. "La scuola come priorità, restituzione del valore sociale ai docenti, radicale cambiamento di atteggiamento verso la scuola da parte del governo e delle famiglie, l'educazione come motore dello sviluppo. Queste affermazioni pronunciate dal presidente del Consiglio Renzi -spiega a Labitalia- sono condivise dallo Snals-Confsal che ora attende impegni coerenti e azioni concrete, ad iniziare dall'organico dell'autonomia e dal rinnovo del contratto". E anche per Massimo Di Menna, segretario generale della Uil Scuola, l'intervento di Renzi "è stata una scossa salutare: mettere al centro di una difficile stagione politica l'istruzione e il valore dell'insegnamento è un fatto assolutamente positivo". "Le parole di Renzi sono condivisibili -aggiunge Di Menna- e adesso dobbiamo verificare che, considerata la situazione finanziaria non facile, ci devono essere delle azioni con cui si sposta una quota di spesa pubblica dalle inefficienze e i privilegi all'istruzione. Questo può aiutare a migliorare, gradualmente, il rapporto tra spesa per l'istruzione e spesa pubblica del nostro Paese, che è uno degli ultimi a livello europeo". Per Di Menna, "le prime emergenze, da affrontare subito, riguardano i ritardi accumulati sul precariato e le retribuzioni dei dipendenti". "Affrontate queste emergenze, si potrà aprire una stagione, a cui la Uil è interessata, di modernizzazione della scuola italiana", conclude.
Scuola: testate nazionali
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Edilizia scolastica. I vecchi interventi
Giungla di piani: fermi 2,5 miliardi Massimo Fronlera
Enorme fabbisogno; frazionamento di piani e programmi; dispersione di fondi; lunghi tempi di attuazione. Questa la situazione dell' edilizia scolastica in Italia, come emerge da una ricognizione dei costruttori dell' Ance dell'autunno scorso. Sono 15mila, stima l'Ance, gli edifici da rottamare perché inadeguati alla funzione scolastica o perché strutturalmente a rischio.
Servono soldi, e il maxi-piano annunciato dal premier Renzi può cambiare le cose. Ma non è solo questione di soldi, perché i fondi stanziati faticano a diventare cantieri in tempi ragionevoli. «Sei anni per appaltare un cantiere di sei mesi». Uno dei più calzanti aforismi sull'edilizia scolastica è uscito dall'indagine conoscitiva della Commissione Cultura della Camera l'autunno scorso.
Un caso analizzato è quello dei cosiddetti piani "stralcio", finanziati dal 2010. In base alla ricognizione dell' Ance il primo programma di 1.670 progetti di messa in sicurezza delle scuole, fmanziato con 357,6 milioni ha visto l'avvio di 780 progetti, per 161,3 milioni. Gli altri 893 progetti, per un valore di 196,3 milioni, «sono rimasti bloccati per mesi in attesa delle risorse» del Mef. In sintesi: di 357,6 milioni stanziati. quasi 200 sono ancora da attivare. Quanto al secondo programma stralcio (avviato nel 2012), i 1.809 progetti fmanziati con 259 milioni sono ancora da realizzare. Altro capitolo: la ricostruzione delle scuole in Abruzzo (2009) fmanziata con 22604 milioni, di cui solo due terzi utilizzate. Altro programma: il DI 185/ 2008, che ha messo a disposizione quasi 12 milioni per 989 progetti di messa in sicurezza ma di cui nessun cantiere risultaaperto. Altri esempi, più recenti. Il ministro dell'Istruzione Francesco Profumo (governo Monti) ha stanziato 38 milioni su un programma sperimentale che punta sui fondi immobiliari
ma l'iniziativa si è arenata (e con lei le risorse). Inefficienza pesante anche per i progetti finanziati con fondi comunitari (ancora da attivare 167,2 milioni di risorse Por su 223 stanziati, e 192 milioni di fondi Pac su 383) e su quelli fmanziati attraverso la legge obiettivo nel 2004 e nel 2006. In questo caso l'Ance ha calcolato che su 488 milioni per le scuole quasi 94 non sono stati spesi. Il ministro Maria Chiara Carrozza (esecutivo Letta), ha avviato un piano straordinario di manutenzione con 150 milioni, che ha ricevuto una valanga di richieste (per oltre un miliardo) e che entro fme mese diventerà operativo. Sono però rimaste in stand by altre due misure: investimenti da parte dell'Inail (300 milioni in 3 anni) e mutui trentennali sovvenzionati per Comuni e Province.
IL CAOS DI INTERVENTI I precedenti governi hanno messo in campo otto canali di finanziamento con 12 diversi programmi: speso solo il 53% dei fondi
Lastratificazione di tutti questi programmi (con conseguente diversificazione di competenze e decisori) viene stigmatizzata dall' Ance, in quanto causa di confusione e inaccettabile lentezza. Per lariqualificazione delle scuole, denuncia l'Ance, ci sono programmi «che prevedono 8 diverse fonti di fmanziamento e 12 procedure attuative». Il risultato è appunto l'inefficienza nella spesa: «Molte risorse rimangono ancora da attivare: circa 1,2 dei 2,3 miliardi di euro - il 53% - stanziati tra il 2004 ed il 2012». Si aggiungono le misure del governo Letta, cioè 850 milioni di euro (mutui trentennali) e 300 milioni di investimenti Inail, le risorse non spese si avvicinano a 2,5 miliardi.
©RIPROO;"ZIONERISERVA:A
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Scuola: testate nazionali
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la Repubblica I
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Scuola, due miliardi per ristrutturare le aule Il piano al primo Consiglio dei ministri. {'Adegueremo oltre 2mila istituti in deroga al patto di stabilità"
CORRADO ZUNINO
ROMA - Nel primo Consiglio dei ministri dell'era Renzi entrerà la scuola. Su indicazione del premier, in quella sede il ministro dell'Istruzione avvierà un vasto piano per l'edilizia scolastica. Non una novità in valore assoluto: una novità, tuttavia, per le cifre messe a servizio del grande cantiere e per il percorso ipotizzato per sbloccare subito i finanziamenti. L'investimento da due miliardi servirà a curare 2.300 scuole oggi fuori norma, pericolose, nella maggior parte dei casi senza certificazione anti-sismica. Secondo un "rapporto sicurezza" in mano al precedente governo sono 15 mila gli edifici pubblici per l'istruzione con "urgente necessità di rilevanti interventi", quasi un terzo dell'intero patrimonio scolastico. Lo stesso dossier spiega che per lO mila istituti è stata ipotizzata la demolizione.
L'arco di tempo previsto per la grande operazione è di due anni, fino alla primavera 2016. Renzi ha chiesto investimenti e progetti immediati per poter aprire
faaoveden subito che lo Stato c'è"
cantieri già dal prossimo 15 giugno, a scuole appena chiuse, ericonsegnarne pronte alcune centinaia - meno compromesseal rientro di studenti e insegnanti a metà settembre. Il piano prevede, non a caso, corsie privilegiate per l' approvazione dei progetti. «Deve essere subito evidente l'opera di intervento che abbiamo fatto, si deve vedere che lo Stato c'è», il presidente del Consiglio. Davide Faraone, il responsabile Pd della scuola, aggiunge: «Al Sud una scuola in ordine è anche un presidio contro le mafie».
Alla Camera, ieri, il premier aveva detto: «L'edilizia scolastica è innanzitutto un problema di stabilità della aule, ma un paese che non mette in cantiere unagigantesca battaglia affinché la stabilità delle aule e degli edifici scolastici sia più importante dei conti non è credibile». La questione scuola è strettamente collegata alla ripresa economica: «Una scuola, più di una prefettura e di una caserma, ha a che fare con gli italiani, tutti», ha spiegato Renzi ai suoi. Otto milioni di studenti creano un indotto di malcontento (le famiglie) larghissimo. Sempre il premier, che oggi
parlerà del "grande cantiere" con il ministro Stefania Giannini nel loro viaggio a Treviso, ha fatto pervenire agli ottomila sindaci d'Italia la richiesta di una segnalazione puntuale dei problemi degli edifici sotto la loro potestà (altri sono di responsabilità provinciale). Ad oggi non esiste, nonostante20 anni dirilevazioni e 12 milioni spesi, un:anagrafe dell'edilizia scolastica. L'ultima cifra attendibile per i costi di un risanamentoglobale, conteggiata dalla Protezione civile di Guido Bertolaso, è di 13 miliardi di euro.
L' ex ministro Maria Stella Gelmini parla di 1,620 miliardi finanziati tra il 2008 e il 2009 dal governo Berlusconi. Maria Chiara Carrozza aggiunge 450 milioni di investimento straordinario sotto il suo mandato, di cui 150 milioni già distribuiti dalle Regioni (che possono stipulare mutui trentennali agevolati). Il problema, però, èladistanzastorica tra lo stanziamento deciso e i soldi dawero spesi. Sotto il governo Letta alla voce "edilizia scolastica" sono rimasti bloccati 2,5 miliardi. La scommessa di Renzi è questa: finanziare e spendere. Sarà possibile farlo sottraendo gli investimenti sull'edilizia scolastica dal Patto di stabilità interno, su cui vigilal'U-
nione europea, e quindi dal deficit. «Il patto su questa parte va cambiato subito», ancora Renzi, «come si può pensare che un comune e una provincia abbiano competenza sull'edilizia scolastica senza avere la possibilità di spendere soldi che sono bloccati?».
Ogni anno nelle scuole italiane si contano decine di crollieincidenti. Nel 2008, quando il controsoffitto del liceo Darwin di Rivoli (Torino) cedette, perse la vita uno studente di 17 anni. L'ultimo monitoraggio - anche questo parziale - è stato avviato dal ministero dell'Istruzione due annifa.Ecirivelache 15 scuole su cento erano negozi, ex seminari, appartamenti e edifici industrialisuccessivamenteriadattati. Un edificio su tre è stato costruito prima del 1960. Permoltile certificazioni non sono rintracciabili. L'82 per cento dei plessi scolastici nonha la "prevenzione incendi" e metà non possiede neppure una scala esterna di sicurezza. Quasi quattro scuole su dieci non sono in possesso del certificato di conformità dell'impianto elettrico e 33 su cento neppure di un impianto idrico antincendio. Oltre metà dei plessi scolastici-23 mila, quindi-ricadono inzone ad altissimo o ad alto rischio di terremoto, ma soltanto uno su sette è stato progettato rispettando le norme antisismiche.
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Data 26-02-2014
la Repubblica Pagina 13 Foglio 2/2
-------------------_._--Gli edific:i sc:olastic:i potenzialmente esposti ad un elevato rischio nelle regioni nel 2011
.::0.,,.,,.---------- Trentina AA L'anno di costruzione delle sc:uole
IElEl!l Valle d'Aosta -._-_ ... -
aJall c.-:..-------Friuli V.G.
EIlJEE Veneto mm
~ Emilia Romagna
limE!;
~,5% ~,5% Edifici realizzati Edifici realizzati tra il 1941 e il 1974 tra il 1975 e il 1990
5,4%
7,0% -------" Edifici realizzati tra il 1991 e il 2011
!:atew~uecelisad iD i5m.ihn~, '1m teno dol totale. "C8IDderi apefti _iBI5~"
"" 13,5% ~ Edifici realizzati tra il '1900 e il 1940
Parla Rembado, presidente dell' Associazione presidi: nei nostri istituti la sicurezza è a rischio
"Impianti obsoleti e classi fatiscenti, Renzi faccia presto" èRISTIANA SALVAGNI
ROMA - «Davanti a tutto la messa in sicurezza: bisogna pensare all' incol umità di chi studia, insegna e pulisce nelle aule degliistituti italiani». Non ha dub bi Giorgio Rembado, presidente dell'associazione nazionale presidi, sulla gerarchia degli interventi darivolgere alle scuole. «Non serve avertrascorso in cattedra quarant'anni, come me, ma basta un' occhiata dall'esterno per rendersi conto di quanto sono diffuse la fatiscenza e la scarsa manutenzione degli edifici».
Come sono ridotti? «Hanno impianti obsoleti, intonaci che si
staccano, controsoffitti che crollano e instabilità strutturali. Una situazione che ho trovato nella maggior parte delle scuole che visito abitualmente. La priorità delle priorità è uscire da questo stato vergognoso di degrado».
L'incuria quanto influenza la qualità
Giorgio Rembado
delle lezioni?
.~ Di buone intenzioni negli anni ne ho sentite tante, speriamo che questa sia la volta buona
"""ti: «Moltissimo. Al momento comporta un
basso livello di istruzione: il comfort del posto è importante per i risultati dell'apprendimento. E cambia anche la motivazione allo studio degli studenti e il clima generale».
Fa bene Matteo Renzi a partire dalle scuole?
«Ho sentito le sue buone intenzioni di puntare sulla formazione. Ecco, mi auguro
chesialavoltabuona, perché di paroleneho sentite tante. Vorrei vedere seguire i fatti concreti. Di certo è una partita importante che va giocata con il consenso di tuttÌ».
Cosa chiede al premierdi concreto, anome di tutti i presidi?
«Servono, ripeto, investimenti rilevanti per intervenire sulla sicurezza. Poi mi piacerebbe vedere la messa in pratica dell'autonomia scolastica, una legge dello Stato dal 1997 che non è stata ancora attuata e che forse potrebbe diventare realtà in tempi brevi».
Come cambierebbe la scuola, con l'autonomia?
«Ogniistitutoavrebbelapossibilitàdidefinire un progetto educativo tagliato sulle esigenze degli studenti. La scuola potrebbe trasformarsi in un mondo in cui i ragazzi hanno motivazioni solide: un cambiamento radicale per dare qualità all'istruzione».
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LA STAMPA I
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26-02-2014 7 1
"Restituire dignità agli insegnanti" TI premier insiste: la scuola prima di tutto. Sindacati perplessi sugli scatti di anzianità
FLAVIA AMABILE ROMA
Anche alla Camera Matteo Renzi lo conferma: la scuola prima di tutto. Fuori dall'aula di Montecitorio professori, sindacati, presidi e addetti ai lavori affilano le armi contro i primi annunci della ministra dell'Istruzione Stefania Giannini che si schiera contro gli scatti e contro laconsultazione dal basso che invece il premier sostiene. Fuori dalle stanze della politica si teme di finire in un nUQ\ro tritacarne economico o di diventare le vittime sacrifica1i di un braccio di ferro nel governo in nome del merito e della valorizzazione. Dentro l'emiciclo della Camera Renzi ripete di voler «valorizzare il ruolo degli insegnanti», spiegando che questo vuoI dire intervenire
Oggi parte da Treviso il viaggio che lo porterà ogni settimana a visitare un istituto
«non soltanto sul fattore economico», ma sulla «mancanza di prestigio sociale che abbiamo sottratto a un valore come l'insegnamento». Ripete quello che è un suo cavallo di battaglia, il ricordo del tempo andato, citato più volte, e messo nero su bianco anche nella mozione per le Primarie pd che a dicembre lo hanno incoronato segretario.
«Penso alla mia piccolissima esperienza di studente della provincia di Firenze - racconta -. Quando entravo al bar la maestra elementare era vista da tutti come il riferimento del paese, perché era considerata un valore prezioso per la comunità. Oggi proviamo a domandarci se di fronte agli insegnanti dei nostri figli abbiamo lo stesso atteggiamento. Non è più così: l'insegnante viene contestato a prescindere».
Nella mozione prometteva
la scuola che Matteo Renii visiterà oggi
una «campagna di ascolto mai lanciata da un partito a livello europeo» a partire da gennaio 2014 «casa per casa, comune per comune, scuola per scuola» per dare «risposte alle proposte degli insegnanti, non lasciandoli soli a subire le riforme». La realtà ha superato, come sempre, l'immaginazione. A gennaio la campagna di ascolto non è partita ma a febbraio Renzi non solo è segretario del Pd ma pure premier e da oggi darà il via ai mercoledì nelle scuole con i poteri di capo di governo. Prima tappa Treviso alla scuola media statale Coletti. Non a caso probabilmente la scelta è caduta su una scuola media che Renzi ha da tempo annunciato di voler rivoluzionare. Ma è anche una scuola multietnica, con un tasso di stranieri che in alcune classi arriva al 50-60%.
Parla di nuovo anche di edilizia scolastica Renzi, rispondendo alle critiche di chi giudica le sue promesse un libro dei sogni da 13 miliardi che nessuno sa dove trovare. «Il problema -spiega - non è solo di stabilità degli edifici, che c'è, ma non è credibile un Paese che non mette in cantiere una gigantesca» opera di messa in sicurezza delle scuole. Chiede, quindi, che «la stabilità· degli edifici scolastici sia più importante di quella dei conti. Il problema della scuola non è ideologico». Per dare concretezza alle sue parole dà anche una scadenza precisa alle promesse: «Attenderemo le risposte degli amministratori locali ma dal 15 giugno al 15 settembre, quando riprenderanno le scuole vogliamo che sia visibile, plastica, evidente l'opera di investimento che è stata fatta».
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Impegni non più rinviabili, risorse da valorizzare
L'ALLEANZA NECESSARIA PER SALVARE LA SCUOLA
l nuovo presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nel suo "discorso della fiducia" davanti al Parlamento, ha indicato
come priorità la scuola e ha parlato dell' educazione come motore dello sviluppo. Ha detto che la cosa più urgente è cambiare forma mentis, ridando il giusto rispetto «a chi quotidianamente va nelle nostre classi e assume su di sé il compito struggente e devastante di essere collaboratore della creazione di una libertà, della famiglia e delle agenzie educative». Sono parole importanti e vere, che interrogano tutti: genitori, studenti, docenti, presidi e, soprattutto, chi può e deve prendere decisioni. È vero, il cuore della scuola è l'educazione, il rapporto che si può stabilire ogni giorno tra insegnanti e studenti. È da qui che occorre partire. Ma in che modo farlo senza usare gli stessi strumenti che ci hanno portato a una situazione in cui i docenti sono selezionati e trattati come semplici funzionari in una scuola soffocata da mille vincoli burocratici e sindacali? Una scuola che butta fuori senza un diploma o un titolo di qualifica professionale il 18,8 % dei suoi studenti? Una scuola in cui esiste
un divario enorme nei livelli di apprendimento tra Nord e Sud e fra istituti che si trovano anche nello stesso territorio? Una scuola in cui la maggioranza dei figli di chi non ha un titolo di studio continua a non conseguirlo? Una scuola lontana da un mondo del lavoro che cambia continuamente e non ha più bisogno del "pezzo di carta"? Una scuola che non valorizza la formazione professionale che, invece, potrebbe costituire una risorsa fondamentale per dare un futuro a tanti nostri ragazzi? Una scuola in cui un milione di famiglie sono costrette a pagare una retta facendo enormi sacrifici per esercitare il proprio diritto di iscrivere i figli in scuole paritarie? La metafora di Renzo Piano citata da Renzi è bella: occorre «rammendare» le nostre scuole. Ed è cosÌ: i nostri figli impareranno a cercare la bellezza se vivranno nella bellezza. Ma non basta un piano per l'edilizia scolastica. La questione educativa è molto più ampia. Occorre avere il coraggio di chiedersi che cosa può aiutare a trasformare le mille ore che i nostri figli vivono a scuola in un tempo in cui scoprire il vero, il buono e il bello che c'è nella realtà. È urgente chiedersi cosa può sostenere le famiglie e gli insegnanti nel loro compito educativo e cosa può favorire
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quel "passaggio cii consegne" tra generazioni sul lavoro, per valorizzare i talenti, la capacità di innovazione e la creatività dei nostri giovani. Per rispondere a queste domande è necessario, ma non è sufficiente, un ministro dell' Istruzione. Neanche il più competente e appassionato. Basta pensare che la scuola statale è il più grande comparto della pubblica amministrazione con l milione e duecentomila dipendenti e che le famiglie italiane possono dedurre dalle tasse le spese per il veterinario, ma non quelle per l'educazione dei figli, per capire l'ampiezza e la concretezza dei problemi. Basta vedere il ruolo assolutamente residuale lasciato alla scuola nel "Piano di garanzia per i giovani" e il modo con cui sono stati usati nel Sud i fondi europei per l'edilizia scolastica, per capire che è necessario cambiare passo. Occorre una nuova alleanza tra generazioni e un governo che in tutte le sue politicheeconomiche, fiscali, occupazionali, di internazionalizzazione, di innovazione e di welfare - abbia sempre negli occhi il potenziale presente in quegli otto milioni e mezzo di studenti che frequentano la scuola italiana.
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Sos scuola: le priorità del governo
Renzi oggi in unistituto a Treviso. Migliaia di edifici da ristrutturare e 160mila precari.
A PAGINA 9 E COMMENTO
DI mWI.INI A PAGINA 2
Data 26-02-2014 Pagina 9 Foglio 1 14
Per la scuola che va a pezzi la terapia d'urto del governo
condo grado). In quali condizioni sono? Un rapporto di Legambiente, diffuso a
:-:V,-IN-C-E-NZ-o--=R:-.-::S::-P-A-C-NO-L-O------ gennaio, tratteg-gia uno scenario
ROMA desolante: «Oltre . .. il 60% degli edifi-
I n queste ore, Il mlillstro sta sen- ci è stato costrui-tendo i dirigent~, per .tracciare U? to prima del 197 4, qu~d~o, della s~tuazIOne e deh- cioè prima della
neare le pnonta, a partne dalla vertenza normativa antisidei ~su, addet? alle puli~ie, che spe!ia- smica (il 38,4 è in mo SI possa chIUdere rapIdamente». Eu - aree a rischio terna parten~a velo.ce, in stile Renzi, spi~- remoto); il 37,6% gano fontI del MIUr, quella della neo-tI- necessitadiinter-tolare dell'Istruzione Stefania Giannini, venti di manutenzione urgente; il 40% è in carica da sabato e già alle prese c~i privo del certificato di agibilità e il 60% principali nodi sul tappeto. Del resto, Il non ha quello di prevenzione incendi». premier lo ha anticipato nel discorso per Non solo. Gli investimenti per la manula fiducia in Senato (nel quale il termine tenzione sono in forte calo: «Nel 2012 l'in«scuola» è riecheggiato per 13 volte): «Noi vestimento medio per la manutenzione pensiamo che non ci sia politica che non straordinaria ad parta dalla centralità della scuola». Alcu - edificio scolastico ni problemi del settore, Matteo Renzi li è stato di 30.345 conosce per esperienza diretta, matura- euro contro i ta come presidente della Provincia di Fi- 43.382 del 201 1». renze (guidata fra il 2004 e il 2009) e co- Come proverà il me sindaco. rorizzonte temporale e un governo a trovare primo accenno alla piattaforma d'inter- i miliardi neces-venti li ha definiti lui stesso, annuncian- sari? ripotesi ren-do «dal 15 giugno al 15 settembre» un ziana è questa: «programma straordinario di qualche «Continuiamo a miliardo di euro». Fra soffitti c~e crolla- tenere gli investi-no, riscaldamenti che non funZIOnano e menti bloccati da un Patto di stabilità inaule che si allagano alle prime piogge, le temo, che in questa parte va cambiato cronache locali disegnano un'emergen- subito». Sul punto, intanto, potrà beneza continua. Secondo il Miur, in Italia e- ficiare dell' eredità di alcuni provvedisistono «41.483 sedi scolastiche» (fra asi- menti del governo Letta: il "decreto del li, primarie, secondarie di primo e se-
Troppi insegnanti precari, edifici scolastici inadeguati, proteste
degli addetti alla pulizia tra le emergenze che Renzi
intende affrontare in tempi brevi
Fare" ha stanziato 450 milioni per l'edilizia scolastica (i primi 150 già assegnati a novembre alle Regioni, che entro il 28 febbraio dovranno affidare i lavori, pena il ritiro e la riassegnazione dei fondi); altri 300 verranno assegnati dall'Inail nel triennio 2014-16; ancora, il dI scuola approvato a novembre prevede la possibilità d'accendere, a livello regionale, mutui trentennali con ammortamento a carico dello Stato e stanzi amento, dal 2015, di contributi pluriennali di 40 milioni (per un importo complessivo liquido nell' anno di riferimento, di 800-900 milioni); altri fondi potrebbero arrivare da una quota dell'8 per mille statale, mentre per le Regioni del Sud (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) ci saranno altri 80 milioni (su 680 di fondi europei). Altra priorità è quella del reclutamento del corpo docente (<<Sono contraria ai concorsoni, vorrei incentivare l'autonomia degli istituti nelle scelte», ha detto il neo-ministro) e della progressiva stabilizzazione dell' esercito di precari: 160mila, secondo il Miur, almeno 130mila per Cgil, Cisl e Uil. Il premier ne conosce le vicissitudini anche attraverso lamoglieAgnese, docente precaria dilettere in un liceo fiorentino. Anche qui, vanno trovate soluzioni rapide: la Commissione U e ha aperto una procedura d'infrazione che verrà chiusa entro marzo. Senza rimedi, l'Italia rischia una maxi-multa da almeno lO milioni di euro, con aumenti pesanti (da 22milaa 700milaeuro) per ogni giorno di ritardo nel pagamento.
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Secondo i dati del ministero dell'Istruzione per l'anno scolastico 2013/2014 nel nostro Paese esistono oltre 8.600 istituzioni scolastiche,che si articolano in 41.483 sedi distribuite su tutto il territorio nazionale. Di esse 627 sono circoli didattici, 274 istituti principali di primo grado, 4.881 istituti comprensivi, 2.862 istituti del secondo ciclo.
mTAUAlNm Il loro numero è cresciuto con grande velocità in questo ultimo decennio. Oggi gli studenti con cittadinanza non italiana sono 736.654. Molti di loro sono però nati e cresciuti nel nostro Paese iniziando il percorso formativo sin dalla scuola materna. Anche in questo caso la regione con il maggior numero è la Lombardia con 178.475.
Renzi oggi a Treviso nella scuola «Coletti» Si chiama «Luigi Coletti», sta nel popolare quartiere di Santa Bona, a Treviso, e conta circa 300 alunni, fra elementari e medie. È da questa scuola "multiculturale" (in alcune classi la metà dei bambini è di origine straniera) che stamani alle 9 partirà il tour veneto di Matteo Renzi, il primo in veste da premier, in una regione dalla qua-
Nell'anno scolastico 2013/2014 gli studenti iscritti sono 7.878.661. Di questi un milione e 30.364 frequentano la scuola dell'infanzia. Nella scuola primaria sono iscritti 2 milioni e 596.915. Nella secondaria di primo grado (la media) frequenta un milione e 671.375. Alle superiori in classe troviamo 2.580.007 studenti.
Complessivamente sono 728.325 i docenti impegnati nella scuola italiana, dalla materna alle superiori. Ne troviamo 90.889 nell'infanzia, 239.552 nella primaria, 167.916 nella media e 229.968 nelle superiori. Ad essi vanno aggiunti anche i docenti di sostegno per gli alunni con handicap che sono 101.391. (E.Le.)
le nel 2012 aveva fatto partire la bellicosa campagna della «rottamazione» interna al Pd. Dopo la tappa scolastica, Renzi passerà al programma più "istituzionale" della visita, con gli incontri coi sindaci della provincia e col governatore Luca Zaia, con la giunta comunale e con le Rsu della Electrolux, al centro di una delicata vertenza. E infine vedrà una delegazione di imprenditori, guidati dal presidente di Confindustria locale Alessandro Vardanega.
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Nella scuola italiana sono presenti anche 207.244 ragazzi e ragazze con disabilità. Sono presenti in ogni ordine e grado di scuola: 14.232 nella scuola dell'infanzia, 76.862 nella primaria, 62.699 nella media inferiore e 53.451 nelle superiori. La regione con il maggior numero di studenti con handicap in classe è la Lombardia.
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Rembado: una vera autonomia ecco la sfida prioritaria «La lista sarebbe lunga, ma se dobbiamo indicare tre priorità della scuola, non ho dubbi: realizzare l'autonomia, riformare la govemance e aumentare le risorse». Giorgio Rembado, presidente nazionale dell'Associazione nazionale presidi (Anp), risponde senza esitazioni per indicare i punti prioritari di intervento sulla scuola. «AI primo posto colloco l'attuazione dell'autonomia scolastica, che è rimasta sostanzialmente ferma ai principi del 1997, ma non ha trovato una concretizzazione
Giorgio Rembado
Il presidente dell'Anp indica anche in una nuova governance e in maggiori risorse i passaggi più attesi
piena». È una «riforma inevitabile e da implementare - aggiunge -anche perché ormai il concetto di autonomia è stato metabolizzato dal mondo della scuola». E se la scuola raggiungesse la vera autonomia, aggiunge Rembado, «ecco il secondo punto prioritario: la riforma della governance. Abbiamo una scuola che sotto questo punto di vista è rimasta ferma ai decreti delegati del 1974. Una situazione assurda anche perché la scuola è cambiata e pensare di governarla con regole di 50 anni fa non sta in piedi». AI contrario serve «trovare un punto di
equilibrio tra nuovi poteri e nuove responsabilità e ridisegnare gli organismi di gestione monocratici e quelli collegiali». Una riforma urgente anche perché «ai capi di istituto sono state assegnate responsabilità nuove, ma non poteri adeguati per gestirle». Risultato? «Creiamo confusione e facciamo diventare i capi d'istituto dei parafulmini». Il tutto, ed è la terza priorità, «invertendo una tendenza nella assegnazione di fondi alla scuola. Servono più fondi, più risorse. Non è pensabile fare riforme o cambiamenti significativi nella scuola senza investimenti». Ecco la grande sfida a cui il governo è chiamato secondo Rembado.
Enrico Lenzi © RIPRODUZIONE RISERVATA
Data 26-02-2014 Pagina 9 Foglio 3/4
Foschi: non si può che partire dal ruolo e dalla figura del prof Docenti, autonomia e governance. Le priorità indicate da Fabrizio Foschi, presidente nazionale di Diesse, associazione professionale dei docenti della Cdo, partono proprio dal ruolo degli insegnanti. «Senza dubbio al primo posto colloca il far leva sugli insegnanti, per puntare al pieno sviluppo professionale dei docenti - risponde Foschi -. Una valorizzazione che passa dalla creazione della carriera, dall'apertura del confronto sul nuovo contratto nazionale, dalla
Fabrizio Foschi
Il responsabile nazionale di Diesse parla dell'insegnante come punto su cui puntare l'azione del governo
realizzazione di un percorso di formazione in itinere - che lasci spazi di libertà ai docenti sul come realizzarlo -, e anche di quello iniziale, che porta con sé anche la fase concorsuale». Ma questa valorizzazione del docente non può
avvenire «se non si porta a pieno compimento l'autonomia scolastica, che - aggiunge Foschi -indicherei come seconda priorità in un programma di governo per la scuola». Una «autonomia vera, magari anche economica, con la possibilità di spesa riservata agli istituti che dimostrano di saper
funzionare bene. E qui si introduce il tema della valutazione», come parametro per stabilire la virtuosità di una scuola. Terzo capitolo in un'azione di governo, «è la riforma della governance» spiega ancora il presidente di Diesse. «Dobbiamo assolutamente cambiare il governo della scuola - spiega - ripensando una nuova modalità alla luce della creazione di reti di scuole all'interno di un territorio». Passaggi, quelli indicati, che dall'osservatorio dei docenti «sono prioritari» e «ci auguriamo possano trovare risposte concrete da parte del nuovo governo, che, almeno nelle dichiarazioni programmatiche, ha detto di voler porre al centro la scuola». (E.le.)
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Pag. 26
Pontremoli: si faccia in classe la vera formazione al lavoro Primo: utilizzare le competenze presenti nelle aziende per formare i giovani al lavoro. Secondo: grazie alle tecnologie oggi a disposizione, offrire una formazione a distanza ad alto livello a chi abita le zone remote, come la montagna. Terzo: dotare le scuole di tecnologie aggiornate per esercitare la mente con la manualità. Se Andrea Pontremoli, amministratore delegato della Dallara, (azienda nel Parmense, leader nel mondo nella produzione di auto da corsa commerciali), non ha dubbi nel rispondere è
Andrea Pontremoli
L'Ad della Dallara: «I ragazzi italiani sono bravissimi ma preparati solo nella teoria, non hanno mai visto un'azienda»
perché da anni investe nella formazione dei giovani e ha già sperimentato. «Riguardo al primo punto, i ragazzi italiani sono bravissimi -spiega -, ma sono preparati solo per via teorica, non hanno mai visto un'azienda, quando i professori vengono qui da noi restano a bocca aperta ... e siamo a 4 chilometri di distanza». Da 5 anni la Dallara organizza al suo interno corsi di formazione di 800 ore per 15 ragazzi diplomati e disoccupati, mettendoci docenti, computer, stage. «Dopo un mese dal corso tutti hanno trovato lavoro, come mai? Erano gli stessi ragazzi e lo stesso territorio
di prima, l'unica cosa che era cambiata era la formazione». Quanto al secondo punto, «in passato con Ibm abbiamo costruito una piattaforma per l'alta Val Taro e la Val Ceno (Parma) affinché i giovani potessero frequentare a distanza liceo scientifico, istituto tecnico o scuola professionale senza abbandonare i loro monti: basta con la fuga dei cervelli dai paesi, che si spopolano delle loro intelligenze». Infine le tecnologie: «Nei laboratori scolastici i dispositivi sono vetusti. Occorre poter studiare con le tecnologie moderne e avere ad esempio stampanti 3D: la manualità è uno dei valori dell'Italia, che è grande nel mondo per il saper fare di artigiani eccellenti, oltre che per il sapere».
Lucia Bellaspiga © RIPRODUZIONE RISERVATA
Data 26-02-2014 Pagina 9 Foglio 4/4
Francesco: strutture a norma e nuove tecnologie in aula Ha 18 anni, Francesco Poggi - quarto anno al liceo classico statale "Carducci" di Milano, vicepresidente della Consulta provinciale degli studenti - ma idee già ben chiare: «Anzitutto occorre considerare che la scuola italiana sta attraversando, da un paio di decenni in avanti, una crisi sistemica. Da una parte la società civile, e in particolare i genitori, appaiono spesso deboli dal punto di vista educativo, sempre meno capaci di trasmettere valori ai propri figli, così tutto sembra essere awolto dalla
Francesco Poggi
«II rilancio deve partire da una nuova politica di investimenti» «Rivedere il rapporto tra statali e paritarie»
cultura del materialismo e del consumismo. La scuola è invece uno degli ambiti in cui viene ancora diffusa la cultura, che può educare la ragione ad andare oltre le semplici apparenze e le reazioni istintive» ... Ecco perché crede fortemente in «un rilancio della scuola
che parta da una nuova politica di investimenti», soprattutto puntando a tre obiettivi, il primo dei quali riecheggia le parole dello stesso Renzi: ammodernamento/messa a norma delle strutture (<<spesso gli edifici sono vetusti, con problemi di tipo statico o con presenza di amianto»); secondo,
innovazione nei materiali didattici: «Noi al Carducci utilizziamo e-book e lavagne interattive multimediali, sulle quali il prof ingrandisce i testi quanto vuole, naviga, mostra video o foto. Per il greco poi sono eccezionali: evidenzi le parole, trasporti i testi ... Costano 2.000 euro e ne abbiamo quattro, ma l'investimento durerà molti anni»; terzo punto, innovazione nei processi gestionali, owero «l'introduzione della settimana didattica in cinque giorni, quindi escludendo il sabato, ma anche altre innovazioni come la certificazione qualità obbligatoria». Il tutto «rivedendo il rapporto tra scuola statale e paritaria, due realtà che rappresentano un importante patrimonio del Paese che va valorizzato». (L.Bell.)
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Pag. 27
I
Data 26-02-2014 Pagina 11 Foglio 1
IL; MINISTERO dell'Istruzione sulle iscrizioni on li ne assicura: «Non risultano criticità -dalla control room appositamente attivata»
Iscrizioni on line, ancora intoppi Le mamme: lunghe notti al computer Si chiude venerdì. Inviate.finora un milione e 350mila domande
Don~tella BéllrbeHa ROMA
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SIAMO agli sgoccioli. C'è tempo fino a venerdì per collegarsi al sito del ministero dell'Istruzione e inviare le iscrizioni on line alle prime classi di elementari, medie e superiori. Un'operazione, iniziata il 3 febbraio, che coinvolge un milione e mezzo di studenti. Ieri le domande inviate .hanno raggiunto quota un milione e 350mi-
la. E se finora non si erano registrati intoppi particolari - a differenza dello scorso anno quando i primi giorni di collegamenti il 'cervellone' andò in tilt!....- adesso, forse complice l'ansia dei genitori in vista del rush finale, vengono segnalate lunghe attese davanti ai computer. Tuttavia il ~iur assicura che
Il nuovo ministro Giannini .. sarebbe favorevole al ritorno E gli studenti si arrabbiano
«non risultano particolari glio per l'orario migliore? Seconcriticità dalla control room appo- do me al mattino, prima che inizisitamente attivata». Ma le mam- no le lezioni e quando i genitori me chiedono velocità. «Sono riu- stanno andando al lavoro». E che scita a iscrivere i miei gemelli al qu~llo sia il momento meno affolliceo scientifico al termine di una lato sembrerebbe confermarlo anlunga serie di tentativi - spiega c~e un'altra mamma: «Dopo .un una donna emiliana -. I ragazzi ElOrn~ passat~ a leggere la scrltta sono rimasti indecisi fino all'ulti- trOppl accessl', finalmente sono mo e così solo lunedì ho provato a riuscita a inviare la domanda pri.
ma delle 8 del mattino». Invece, in un'altra famiglia il momento del successo è arrivato solo a notte fonda.
collegarmi. Ho tentatò inutilmente per tutto il giorno, ma senza alcun risultato. Poi ieri mattina presto, prima di andare a lavorare, ci sono riuscita». La signora riferi- ~ INTANTO, sembra profilarsi un risce di aver fatto un giro di consul- torno- del bonus Maturità. Stefatazioni. «Mi sonO confrontata con nia Giannini, neommlstro àItre mamme - prosegue - e mi . dell'Istruzione, starebbe studianhanno detto di aver trascorso un do cambiamenti.' In ogni caso, weekend da incubo perché non per quest'anp.o non se ne parla,
perché il bando per l'accesso alle facoltà a numero chiuso è ormai già pubblicato. Ma gli studenti non ci stanno. Link-Coordinamento Universitario annuncia proteste per il 7 marzo, contrari
riuscivano a inviare le domande: probabilmente i collegamenti il sabato e la domenica aumentano perché sono tutti a casa. Un consi~
anche U du e Rete studenti.
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Fondi stanziati (male) e mai spesi RENZI HA PROMESSO DI CAMBIARE VERSO: IL 40% DEGLI EDIFICI HA BISOGNO DI INTERVENTI
Quello sulla scuola è stato uno dei passaggi del discorso alle Camere a
cui Renzi ha dedicato più tempo. Com'è la situazione oggi? I fondi per l'edilizia scolastica sono stati sempre stanziati e mai spesi. Dal 2004 in poi, r Associazione dei costruttori ha cal-
lioni assegnati all'Abruzzo del dopo-terremoto (e neanche tutti). La delibera Cipe del 2012, che ba rimediato a quella del 2010, in attuata, ha stanziato in duetranche 358 e259 milioni. Masolo 200 milioni sono stati spesi comples-
sivamente. Nel colato in 2,4 miliardi le risorse individuate dai vari governi che si sono succeduti, ma solo la metà sembra essere andata a buon fine. Nel 2009, il governo Berlusconi stanziò, con delibera Cipe, la bellezza di un miliardo di cui, però, furono effettivamente mobilitati solo i 226 mi- Il ministro Giannini LaPresse
2012 è stato istituito il Pondo unico per l'edilizia scolastica ponendo in capo al ministero un apposito capitolo di bilancio in cui cont1uiscono tutte le risorse presenti nel bilancio dello Stato. Ad og-
gi, però, in quel bilancio ci sono solo gli stanziamenti previsti dal governo Letta: 150 milioni per il piano straordinario di manutenzione. A fronte di risorse scarse e gestite male, con competenze divise tra lo Stato (che ha i fondi), le Regioni (che programmano) e Comuni e Province (che spendono), la situazione dell' edilizia scolastica resta, per usare le parole del rapporto Legambiente, "in uno stato di perenne emergenza". "Oltre il 60% degli edifici scolastici sono stati costruiti prima del 1974 - scrive l'associazione ambientalista che stila ogni anno un apposito dossier - data dell' entrata in vigore della normativa antisismica. Il 37,6% delle scuole necessita di interventi di manu-
tenzione urgente, il 40% sono prive del certificato di agibilità, il 38,4% si trova in aree a rischio sismico e il 60% non ha il certificato di prevenzione incendi". Secondo ['Ance servirebbero 50 miliardi, ma probabilmente i costruttori sparano alto. Mila Spicola, insegnante e componente la direzione del Pd, stima in 8-10 miliardi le risorse mobilita bili utilizzando i fondi europei. li Movimento 5 Stelle sta invece lavorando a una proposta di legge "che preveda un'anagrafe scolastica completa ed etììciente", dice Silvia Chimienti, deputata, che avverte: "Gli enti locali devono ancora ricevere 4miliardi. Faremo di tutto aHìnché il nuovo governo passi dalle parole ai fatti".
Sal. Con.
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IL GAZZETTINO
Paolo Calia TREVISO
Per Matteo Renzi si mobilitano tutti: sindaci, imprenditori, operai, studenti, politici di ogni ordine e grado. E ognuno spinto da una motivazione diversa: chi per applaudire, chi per ascoltare e chi per protestare. La giornata di oggi in terra trevigiana sarà breve ma intensissima. «Ogni settimana visiterò una scuola in giro per l'Italia, parto da Treviso» è stata la promessa. Il neo presidente del Consiglio, alla sua prima uscita ufficiale, atterrerà con l'aereo riservato
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dell'Aeronautica Militare alle 8,20 all'aeroporto Antonio Canova. Con lui ci saranno anche i ministri della Pubblica Istruzione Stefania Giannini e del Lavoro Giuliano Poletti. Giusto il tempo per qualche saluto, poi subito in macchina per l'in con -tro clou: quello con alunni e professori delle scuole medie Coletti. Ci rimarrà un'ora. Renzi ha
Renzi debutta a Treviso tra scuole, operai e sindaci «Parlerò con · studenti»
fatto sapere di vo-ler parlare soprattutto con i ragazzi e con i loro insegnanti. Intende toccare con mano la realtà scolastica e la scelta della Coletti, scuola lontana dal centro oltre che uno degli istituti con la più alta percentuale di studenti stranieri, non è stata casuale. Lo staff renziano ha potuto valutare tre proposte differenti e alla fine ha optato per
quella che meglio si prestava a lanciare i messaggi giusti, dall'integrazione alla necessità di ripartire dai giovani. A organizzare, quasi al minuto, la trasferta trevigiana è stato l'ufficio del sindaco Giovanni Manildo che accompagnerà Renzi per tutta la giornata. Lasciati gli studenti, toccherà a sindaci e istituzioni, seconda tappa del
tour. La sede prescelta è lo splendido salone di Santa Caterina: ci saranno i 95 primi cittadini della provincia, il prefetto Maria Assunta Marrosu, il presidente della Regione Luca Zaia e quello della Provincia Leonardo Muraro. Appuntamento fissato per le 10,15. Ad accogliere Renzi e i ministri ci sarà anche una pattuglia di leghisti armati di
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IL GAZZETTINO
IN CLASSE La prima tappa a Treviso del premier Matteo Renzi sarà all'istituto Coletti, scuola media multi etnica dove è stato organizzato anche un corso di arabo. Qui sotto Giovanni Manildo, il sindaco "renziano" che ha strappato Treviso alla Lega di Gentilini e Gobbo
sarà blindato, con agenti in divi-sa e in borghese sparsi ovunque e anche tiratori scelti appostati per ogni evenienza. Alle 11, vedrà imprenditori e rappresentanti delle categorie economiche: una trentina in tutto tra cui il presidente degli industriali trevigiani Alessandro Vardanega. Senza mai cambiare palazzo parlerà anche con una delegazione degli operai dell'Electrolux che da settimane lottano per difendere il proprio posto di lavoro. Qui, salvo cambiamenti dell'ultima ora, è in programma
anche un faccia a faccia con il governatore Zaia che ne approfitterà per mettere nelle mani del Presidente del Consiglio il dos
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LA VISITA
Con ti premier ci saranno i ministri Giannini e Poletti
L'ultima tappa da Donadon
INCONTRI
Zaia ha pronto a dossier sull' economia veneta. E la Lega
protestera per l'indipendenza sier sullo stato -----------------
bandiere di San Marco, manifesti contro l'Euro e per !'indipendenza del Veneto: una manifestazione che si preannuncia rumorosa. Tre quarti d'ora di tempo, poi Renzi saluterà di nuovo per la terza tappa. Arriverà a Palazzo Rinaldi, una delle sedi del Comune, a piedi: da Santa Caterina dista qualche centinaio di metri. Ovviamente il percorso
dell'economia ve-neta. Infine alle 13 tutta la delega-zione presidenzia-le salirà in auto per raggiungere la sede di H-Farm a Roncade dove Renzi pran-zerà al self servi-ce dell'azienda con il fondatore Riccardo Dona-don. Da lì ritorno all'aeroporto e quindi a Roma do-ve, alle 16, è in
programma un consiglio dei mi-nistri. «Treviso è una città sim-bolica per lo sviluppo economi-co del Nordest - sottolinea il sindaco Manildo sarà importan-te fargli vedere e toccare con mano le esigenze del territorio a cominciare dall'edilizia scolasti-ca e dal confronto con sindaci e imprenditori» .
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1/ neoministro Giannini: , SI al bonus maturità, NO ai concorsoni
Bonus maturità, si torna al passato. Almeno secondo quanto dichiarato
dal neoministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, al Corriere della Sera. Il bonus - un
"premio" legato al voto dell'esame di maturità da "spendere" nell'accesso alle facoltà universitarie a numero chiuso - era stato cancellato dal ministro precedente, Maria Chiara Carrozza. Ma il problema, secondù l'attuale ministro, «non era il bonus in sé, ma il fatto di aver cambiato le regole in corsa ••. Per la Giannini, insomma, è importante che la carriera scolastica che precede l'università abbia il suo peso: "Lo studente non deve andare all'università
"vergine", ignorando tutto quello che ha fatto prima. Il voto di maturità non è aìtro che la sintesi di ciò che uno ha fatto nei precedenti anni di carriera scolastica ... In ogni caso, per quest'anno non se ne farà nulla, dal momento che il bando per l'accesso alle facoltà a numero chiuso è già stato pubblicato. Quanto al ciclo breve di studi (4 anni anziché 5) che il suo predecessore aveva introdotto in alcuni licei
• con l'intenzione di estenderlo a tutte le scuole superiori, la
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Giannini non si mostra entusiasta, mentre riserva grande attenzione alla riforma della scuola media. Alla Giannini poi non piacciono ì "concorsoni": "Così come sono stati fatti hanno creato più problemi che soluzioni tra ricorsi, procedure sbagliate e riformulazioni ... Per reclutare i docenti, quindi, "le scuole, come strutture pubbliche che devono rendere conto delle scelte che fanno, possono assumere chi credono, e poi in base a queste scelte essere valutate ...
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• pagma99 Data 26-02-2014 Pagina 5 Foglio 1
istituti a rischio Italia divisa in due
Edilizia I Il 67% degli edifici non è protetto da eventuali sismi. Trento capitale della sicurezza
ANNA DI RUSSO
III Scuole senza manutenzione e a rischio sismico. Sono oltre il 60% gli edifici scolastici che aspettano di essere messi in sicurezza e di adeguarsi alla normativa antisismica del 1974.
Secondo l'ultimo rapporto di Legambiente "Ecosistema scuola 2013", sulla qualità dell' edilizia e i servizi scolastici, circa il 37,6% delle scuole necessita di interventi di manutenzione urgente, il 40% sono prive del certificato di agibilità, il 38,4% si trova in aree a rischio sismico e il 60% non hail certificato di prevenzione incendi. Una fotografia che per certi aspetti divide l'Italia in due: se Trento può essere annoverata come prima città portabandiera di una edilizia sicura e sostenibile, seguita da Prato e Piacenza, il Sud resta indietro con Lecce che compare solo a metà classifica tra le città che presentano una buona qualità nella riqualificazione degli istituti didattici.
Mentre la maglia nera va a Messina che si colloca all'ultimo posto tra i capo-
luoghi monitorati da Legambiente. A segnare un divario nel Paese è anche la media degli investimenti rivolti alla manutenzione straordinaria: al Nord si interviene quasi tre volte di più rispetto al Sud, nonostante il meridione richieda una maggiore necessità di provvedimenti immediati. Non si può tracciare una linea geografica netta, invece, peri problemi legati alla manutenzione e all'inquinamento ambientale, che oggi riguardano le scuole più disparate.
Cittadinanza Attiva ha evidenziato nel suo ultimo rapporto su "sicurezza, qualità e accessibilità a scuola", presentato ogni anno a settembre, come le situazioni in Italia siano le più diverse e come non sempre gli esempi negativi siano concentrati al Sud: si vada alcuni istituti di Fiumicino, dove la presenza di amianto costituisce una costante e dove non è stata messa in atto ancora nessuna azione di bonifica, ad alcune scuole primarie della Sicilia, recentemente ristrutturate e dotate di pannelli solari, aria ionizzata e finestre oscuranti.
Ma il panorama in generale presenta tinte molto fosche: il 34% delle scuole
necessita di interventi strutturali, mentre nel 39% la manutenzioI).e è del tutto inadeguata. N ecessitàche non sono state seguite da interventi immediati. In una scuola su sette - ricorda l'associazione - ci sono lesioni strutturali evidenti, presenti in gran parte sulla facciata esterna dell' edificio. Oltre il 20% delle aule presenta distacchi di intonaco e muffe, mentre infiltrazioni e umidità sono all'ordine del giorno in bagni, aule e palestre.
lTIteriori criticità derivano anche dalla presenza di barriere architettoniche e pavimenti sconnessi, che ostacolano la vita agli studenti disabili. Un capitolo a parte invece dovrebbe essere aperto per gli edifici a rischio sismico: circa il 67% degli edifici scolastici monitorati da Cittadinanza Attiva si trova in zone ad alto rischio sismico, mentre il 12% in zone a rischio idrogeologico.
Dati che fanno pensare se confrontati anche con quelli di Legambiente, secondo il quale solo l '8,8% degli edificiin Italia è stato costruito con criteri antisismici. E quanti di questi hanno compiuto la verifica di vulnerabilità sismica? Pochissimi. Solo il 27,3% degli edifici è stato sottoposto a questi controlli.
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ROMA Pagina 13 Foglio 1
LA PROTESTA Abilitazione per gli insegnanti delle scuole secondarie. «Sono stati attivati, ma non sono mai partiti»
Scuola, sindacati chiedono awio corsi Pas NAPOLI. Le segreterie confederali regionali Cgil, Cisl e Uil, e quelle di categoria della Scuola e dell 'Università, chiedono l'avvio immediato dei corsi Pas, i percorsi abilitandi speciali. A tal fine, sollecitano il direttore de II 'U fficio scolastico regionale affinchè si faccia promotore nel più breve tempo possibile di un incontro con il Cur (Comitato universitario) Campania e i direttori dei Conservatori e dell'Accademia di Belle Arti per passare dalla
fase di attivazione a quella dell' effettivo avvio dei corsi. È quanto emerso dal vertice svolto si presso la Cisl Scuola Campania, guidata da Rosanna Colonna. I sindacati nel corso della riunione hanno espresso apprezzamento nei confronti dell' Amministrazione scolastica campana, che di concerto con Università, Conservatori e Accademia di belle arti, è stata tra le prime ad "attivare" i corsi Pas per tutte le classi di concorso delle scuole secondarie di
I e II grado. «Questo, però, non è sufficiente - hanno sottolineato - Bisogna assicurare a tutti i lavoratori le stesse condizioni ed opportunità, evitando disparità di trattamento ne II 'utilizzo del titolo abilitante, che alimenterebbe ulteriori divisioni e contrapposizioni tra i precari, esasperando la già allarmante situazione di emergenza sociale e occupazionale della nostra regione». Cgil, Cisl e Uil confederali e d~ categoria.sottolinean~ che
«e necessano omogeneIzzare procedure, tempi, costi e offerta formativa per tutte le classi di concorso, ivi comprese quelle afferenti all'Afam e ai docenti tecnicopratici. I docenti precari della scuola non tollererebbero ulteriori e pretestuosi ritardi che potrebbero determinare disparità di inclusione nelle graduatorie, mettendo a rischio il posto di lavoro, dopo aver svolto per anni il ruolo di "stampella" al sistema scolastico assicurandone il normale funzionamento».
ccRe auto, a Napoli calo dell'11%"
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COBBIEBE DELLA SEBA Pagina 21 Foglio 1
Scuola L'Unione degli universitari all'attacco dopo l'annuncio di Giannini al «Corriere». Elogi da «5tudicentro»
Gli studenti al ministro: non si torni al bonus Più che allannati: gli studenti rivoluzionario della min1stra,
universitari sembrano infuriati che vorrebbe cambiare le regole all'idea che possa essere reinse- del reclutamento degli inserito il bonus maturità, come ipo- gnanti: per Marcello Pacifico, tizzato dal neoministro alllstru - Anief «non servono colpi di mazione Stefania Giannini nella sue no suÌ reclutamento basterebbe anticipazioni. al Corriere: Lo stu - solo rispettare l'imp~ialità dedente che ~va al test dI.accesso rivante dall'esito dei pubblici alle facoIta a numero ChIUSO, ha concorsi che devono rimanere detto in sostanza il ministro, ci l'unico rutro meritocratico come ~va con ~ peso della sua ~ar- già avviene per legge in tutti i nera scolastIca, che ha la sua Im- comparti dell'amministrazione portanza. Parole contestate for- statale». temente .dall~ asso~iaz~oni degli n neoministro Giannini «già studentI. UnIVersItarI, c.he. ~a promette bene» invece, secondo sempre SI battono, a COlpI di n- il coordinatore nazionale di Stucorsi ai Tar, contro le facoltà a dicentro Filippo Pompei: «Ha nu~~ro chiuso: «Dive~~ment~ già deciso di riaprire il fascicolo da CIO che afferma la mmIstra, il archiviato male nello scorso esevero problema del bonus matu- cutivo come quello del bonus rità non è la sua eliminaz!OI~e ~ maturità e di ridurre il ciclo degli corsa che ha creato ultenon dI- studi nei licei a 4 anni. Va però sparità, bensì il bonus in quanto rivisto, tenendo conto del divamotivo ed elemento di discrimi- rio Nord-Sud evidenziato dai nazione per le migliaia di stu- testInvalsb>. denti che ogni anno provano i Valentina Santarpia test - sostiene Gianluca Scucci - "RIPRODUZIONE RISERVATA
marra, il presidente qell'Unione degli universitari -. E evidente, dai moltissimi ricorsi che vin-ciamo ogni anno, che è il siste-ma d'accesso nel suo complesso ch~ va superato».
E critica anche la Rete degli studenti medi: <<L'esame di Stato è già di per sé un sistema ingiusto, che crea disuguaglianze e non valuta a fondo il percorso individuale di ogni singolo studente; caricarlo di ancora maggiore importanza, facendolo incidere sull'accesso all'università è una follia bella e buona - rileva il portavoce Daniele Lenni-. n ministro, che nelle sue dichiarazioni ha anche accennato alla necessità di una riforma dei cicli, deve capire da subito che non è possibile procedere senza ascoltare gli studentb>. Mobilitati pure i ragazzi di Link coordinamento universitario, che il 7 marzo scenderanno in piazza contro ogni barriera all'accesso universitario: «I test a numero chiuso sono in Italia una vera e propria lotteria nazionale - attacca Alberto Campailla, il coordinatore - destinata ad aggravarsi con strumenti come il bonus maturità, che risulta essere foriero di disparità».
Se gli studenti puntano il dito contro il bonus, i sindacati invece sono scettici di fronte al Diano
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rUnità
Tre passi per la ricerca Il COMMENTO
MARIA CHIARA CARROZZA
Ci sono tre passi fondamentali da compiere per il rilancio della ricerca e del sistema paese. Primo passo: il Programma nazionale della ricerca. Può un paese moderno, che si appresta ad assumere un ruolo importante come la presidenza del Consiglio dell'Unione europea, non avere una politica chiara per la promozione della ricerca e dell'innovazione?
SEGUE A PAG. 15
Il commento
Tre passi per ruanciare la ricerca e l'università
Maria Chiara Carrozza
SEGUE DALLA PRIMA Penso che questa domanda abbia una riposta owia: non ce lo possiamo permettere.
Per questo motivo in questi mesi abbiamo predisposto un Programma nazionale della ricerca innovativo nei contenuti - che sono in linea con il Programma europeo Horizon2020 -e nel metodo con cui è stato progettato: attraverso una forte interlocuzione con il mondo della ricerca pubblica e industriale e con tutti i soggetti interessati. Per la prima volta il Programma, che è il risultato di un grande impegno di ascolto, coordinamento e internazionalizzazione, è stato presentato in Consiglio dei ministri, a testimonianza di un sostanziale cambio di rotta rispetto alle politiche degli ultimi anni. L'obiettivo è di rimettere il sistema della ricerca al centro dei meccanismi di creazione di ricchezza culturale, sociale ed economica del Paese.
I! Programma, che attende un'adozione definitiva, disegna linee e interventi che vanno a incidere sulla carriera scientifica e accademica delle persone, sui progetti e sulle idee, e sulle infrastrutture di ricerca intese come autostrade sulle quali si forma e matura il progresso culturale e lo sviluppo economico. I! Programma nazionale della ricerca punta ad avviare, infatti, grandi progetti nazionali di innovazione, per creare nuova occupazione e favorire la crescita dell'autonomia dei nostri ricercatori. Questo all'interno di una cornice Paese, cioè con un'unica idea di Italia coesa che crede e costruisce le basi del suo futuro.
Secondo passo: il Senato delle competenze. L'occasione delle riforme istituzionali deve riportare l'attenzione sulla ricerca e sulla sua centralità per dare fondamento e basi ra-
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zionali alle decisioni politiche. La riforma del Senato potrebbe dunque prevedere la presenza delle competenze che sono in grado di portare esponenti del mondo della ricerca, della scienza e della cultura. I! Senato delle competenze sarebbe così un interlocutore qualificato della Camera e del governo.
I! terzo passo da compiere è la riorganizzazione del sistema nazionale della ricerca. Credo che il Paese abbia bisogno di una revisione profonda del sistema della ricerca pubblica: sono convinta che gli enti di ricerca debbano uscire dai ministeri ed essere organizzati in modo indipendente, sotto la programmazione e il controllo di un'agenzia snella e autonoma che risponda alla presidenza del Consiglio. Questo permetterebbe una razionalizzazione degli enti e del loro budget seguendo le priorità nazionali decise dall'esecutivo e approvate in Parlamento in modo chiaro e lineare.
Abbiamo bisogno inoltre di rinnovare la categoria dei funzionari ministeri ali in questo ambito. Non possono essere solo amministrativi, ma le competenze andrebbero arricchite con un numero limitato di dottori di ricerca specializzati e formati come «project officer» europei al servizio in una agenzia di ricerca italiana destinata alla programmazione, al finanziamento e alla gestione della ricerca.
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IL SECOLO XIX
Cominciamo dall'università. Che soffre intanto di quella che chiameremmo dissipazione territoriale. Per un malinteso senso di appartenenza al territorio, come si diceva una volta, in un Paese piccolo come il nostro non c'è borgo selvaggio che non abbia la sua sede universitaria, centrale o distaccata. Salvo le solite eccezioni, che per altro non ci vengono in mente, tutte queste appendici inutili e costosissime sono nate per meri scopi clientelari: il gruppo di potere locale si faceva bello con una sede, o qualche dipartimento, o una laurea triennale. Ce ne sono di sbalorditive, perché da noi mancherà tutto ma non la fantasia. L'unica soluzione, a questo punto, è drastica ma semplice: chiuderle tutte. Sarà difficile, ma a costo di fare a pugni con i vari campanili è l'unica cosa da mettere in agenda. Con quello che costano quelle sedi sparse (sono decine e decine) e quello che rendono in termini di lauree, ci si potrebbero fare centinaia di borse di studio per mandare i giovani a studiare a Harvard.
Non basta. Dalla cosiddetta legge Gelmini in poi l'università è sottoposta al vaglio di innumerevoli valutazioni, da cui dipendono anche i finanziamenti. Benissimo. Ma, anche in questo caso, dal nulla si è passati al troppo, e adesso chi ci lavora a vario titolo è vessato da una serie
IL COMMENTO
maniacale di disposizioni, controlli, valutazioni, vincoli,gruppidi studio, comitati e pazzie varie che rendono pressoché impossibile, o almeno difficoltoso, anche soltanto trovare il tempo per parlare con gli studenti o aggiornarsi o preparare le lezioni. Un incubo di sigle, a ognuna delle quali corrisponde un comitato di valutazione o una serie di schede demenziali: AVA, ANVUR, SUA, e via pazziando, in cui non si districherebbe nemmeno un enigmista. Può continuare così? No di certo. Anche perché in questa selva oscura non è detto che la qualità generale migliori, anzi. E quindi: semplificare. Solo i paranoici posso pensare che la il servizio si qualifichi con quelle che una volta si sarebbero chiamate scartoffie, e ora moduli via web.
La neoministro ha già accennato, in un intervento, all'annoso problema del bonus maturità. Inserito dal disastroso ex ministro Profumo, modificato e poi strapazzato dall' ex ministro Carrozza, e ora di nuovo in discussione. Anche in questo caso: qualsiasi decisione si prenda, si faccia in fretta (siamo quasi in primavera) e si decida una volta per tutte. Non si può cambiare idea ogni semestre, proprio per la serietà della questione.
Un'ultima questioncella univer-
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sitaria. Si è appena concluso ilfarraginoso biennio delle abilitazioni nazionali per la docenza. Un disastro, non c'è altra definizione. Come è stato detto autorevolmente, solo un folle poteva ideare un manicomio del genere. Commissioni di cinque persone che hanno dovuto leggere, valutare, giudicare per scritto migliaia e migliaia di pubblicazioni in pdf (gratis, per giunta). Un processo pachidermico, con la velocità che si può immaginare. Possibile che le autonomie universitarie debbano avere ancora bisogno delle commissioni nazionali come nell'Ottocento? Inevitabilmente, stanno già fioccando i ricorsi, vera tabe italiana in ogni settore dello scibile e della vita. Basta, per favore. E infine, ma in questo ordine provvisorio e riservandoci di parlare della scuola secondaria quanto prima, sarà il caso di affrontare seriamente il problema del valore legale del titolo di studio, anche questo un ostacolo non da poco al riordino, in senso moderno, degli studi universitari.
Buon lavoro. Ma, per favore, che i prossimi inevitabili tagli salvino quello che resta della scuola. E' in gioco la sopravvivenza. Senza dimenticare il problema degli stipendi, fermi da anni e che dovrebbero, magari per merito, ripartire. ROBERTO FEDI
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Settimanale
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tS t, tutto Scienze e tecnologia
Nelle leggi di mercato l'arma per sconfiggere ir clientelismo dei concorsi accaGemici
GIOVANNI ABRAMO, CIRIACO A. D'ANGELO, FRANCESCO RoSATI CNR - UNIVERSITA' DI ROMA TOR VERGATA
_ Qual è la probabilità che il miglior ricercatore vinca un concorso per professore in Italia? Owero qual è la probabilità che gli studenti possano essere educati dai docenti più preparati, il sistema produttivo possa beneficiare delle ricadute dei massimi avanzamenti scientifici e la comunità possa godere del livello massimo di progresso socio-economico a cui i migliori potrebbero contribuire? La domanda tasterebbe interdetti i cittadini di molti Paesi civili, ma non certo quelli di un Paese che si colloca al 116° posto su 144 nella classifica del clientelismo nella pubblica amministrazione e al 56° su 150 in quella della corruzione. Se finora la percezione di concorsi non meritocratici è stata per lo più alimentata dalle cronache giudiziarie, ora si dispone dell'evidenza empirica dell'entità del fenomeno. Abbiamo, infatti, analizzato 287 concorsi per professore associato banditi nel 2008, che hanno coinvolto 2590 candidati e 1407 membri di commissione in 63 università. Tra le sei determinanti analizzate, quella che risulta più importante per il successo è l'affiliazione del candidato allo stesso ateneo del presidente di commissione. Un peso inferiore rivestono il merito scientifico e le collaborazioni di ricerca tra presidente e candidato. Scarsamente significativo è, invece, il legame parentale. Per esemplificare, la probabilità che il ricercatore con la più alta produttività scientifica nei cinque anni precedenti il concorso risulti vincitore è solo del 20%. Se invece il candidato è superato in produttività dal 50% dei colleghi nel suo settore, ma ha trascorso cinque anni nello stesso ateneo del presidente della commissione, la probabilità che risulti vincitore è del 24%. Non si rilevano differenze tra Nord e Sud, ma ciò che sorprende è che la qualità scientifica dei commissari non è correlata ali' adozione di criteri meritocratici. Nei tre anni successivi al concorso il 29% dei vincitori si è posizionato nella metà inferiore della classifica per produttività di ricerca e il 5,5% non ha prodotto alcun avanzamento scientifico. Circa la metà delle commissioni ha nominato vincitori ricercatori che si sono collocati nella metà inferiore della classifica di performance. Nell'89% dei concorsi almeno un non-vincitore ha fatto registrare una performance migliore di almeno un vincitore; nel 38% almeno due non-vincitori hanno una performance superiore a quella di entrambi i vincitori; nell'11 % non meno di 10 non-vincitori hanno una performance superiore ad almeno un vincitore. Con livelli di meritocrazia cosi bassi non possiamo stupirci del posizionamento delle università italiane nelle classifiche internazionali. Responsabili della prevaricazione sul merito nei processi di selezione dei docenti sono in primis le università. stesse e leoligarchie che le governano. Abuso intollerabile per la più alta istituzione dello. Stato nell'({educatiom), Di questo dovrebbero render conto al contribuente, prima ancora di reclamare maggiori finanziamenti pubblici. I governi hanno finora preteso di contrastare il fenomeno del clientelismo nei concorsi cambiando le regole
del gioco. Strategia inevitabitmente perdente nel contesto italiano, che nel trovare l'inganno detiene un'indiscussa competenza. !':unica terapia contro la patologia del clientelismo sono le sane leggi di mercato. Siano destinati su base competitiva e drasticamente ridotti i finanziamenti diretti alle università, a favore di maggiori sussidi agli studenti per le rette universitarie e la mobilità. Le università devono competere per attrarre studenti e risorse attraverso la qualità della loro offerta didattica e di ricerca. Si leghino quindi le remunerazioni alla produttività e si sostituisca chi non produce con i talenti che sono costretti ad emigrare per vedere riconosciuti i propri meriti.
Data 26-02-2014 Pagina 24/25 Foglio 1
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Maria Chiara Carrozza
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Data 26-02-2014 Pagina 4 Foglio 1 /2
Università e polemiche
Il caso Sprechi e inefficienze in un rapporto top secret per l'ex ministra Carrozza sugli atenei meridionali. I pugliesi guidano la protesta
Atenei del Sud bocciati, rivolta contro il dossier Rettori uniti, chiesto un incontro alla Giannini
BARI - No dei rettori pugliesi al rapporto re- stero quindi ci ha accusati di aver commesso datto dai tecnici ministeriali su sollecitazione un errore. Noi abbiamo chiesto spiegazioni ma dell'ex ministra Maria Chiara Carrozza che non non abbiamo ricevuto risposta». L'Università di lascia scampo agli atenei del Sud. I rettori han-Foggia ha sforato il limite dell'So per cento per no chiesto un incontro alla neo ministra Stefa- il personale. «Lo abbiamo fatto - spiega il rettonia Giannini, sostenuti dall'assessora regionale re Maurizio Ricci - perché, essendo una giovaal Diritto allo Studio, Alba Sasso. In Puglia il no- ne università, avevamo bisogno di procedere do principale è quello delle assunzioni. A parti - con le assunzioni. Mantenendo basse le tasse. re dall'Università Aldo Moro di Bari che nel Qui a Foggia la media per le tasse è di 598 euro 2013 ha assunto 37 professori associati con e il reddito medio procapite è di 14mila euro, in chiamata diretta, vincitori di vecchi concorsi. Lombardia la media delle tasse è di 1454 euro Secondo gli uffici romani l'Ateneo non avrebbe con un reddito procapite di 37mila euro. Per rispettato le nuove regole sul reclutamento pre- questo alcuni atenei del Nord non sforano con viste dalla riforma Gelmini. Il Ministero ha chie- le spese di assunzione: hanno un livello di tassasto l'annullamento degli atti, ma l'Università ha zione e quindi di entrata maggiore». Infine consegnato delle controdeduzioni alle quali l'Università del Salento che è stata sottoposta a non ha ricevuto risposta. Tra gli assunti anche due ispezioni del ministero delle Finanze, nel Stefania Santelia, ricercatrice del dipartimento 2008 e nel 2013 e ad un'istruttoria della Corte di scienze dell'antichità e del tardo antico, mo- dei Conti per aver fatto ricorso a deroghe del glie dell'ex rettore Corrado Petrocelli, assunta limite di spesa per le missioni dei dipartimenti, non a marzo, insieme ai suoi colleghi, ma dopo per non aver osservato il principio di rotazione il primo novembre, giorno di insediamento del nel conferimento di due incarichi esterni e per nuovo rettore, Antonio Uricchio, per evitare aver affidato in modo "illegittimo", sempre seconflitti di interesse. «Quel provvedimento - condo il rapporto, lavori per la realizzazione di spiega Uricchio - risale a prima che mi insedias- immobili (a cominciare da quelli di Giurisprusi. Comunque l'Ateneo l'ha applicato, dando ri - denza). Il rettore Vincenzo Zara ha avviato un'isposte a colleghi che aspettavano da anni, attra - struttoria dal quale esito è risultata «una converso la chiamata diretta. Una procedura che è dotta rispettosa dei principi e dei dirittb>. Il castata contestata con una lettera dal Ministero so sarà affrontato in senato e in cda. <<Riponianella quale ci diceva che dovevamo procedere mo - aggiunge - piena fiducia per una rapida e con concorsi di idoneità. Noi abbiamo inviato definitiva conclusione delle verifiche». Sulla le nostre controdeduzioni e non abbiamo rice- questione è intervenuta l'assessora regionale Alvuto risposta». Al Politecnico si punta il dito ba Sasso. «Sembra che le Università meridionacontro l'assunzione di una trentina di persone li siano ormai l'obiettivo di un tiro al bersaglio, di cui 20 amministrativi (che avevano vinto un una sorta di capro espiatorio per i mali della criricorso in Consiglio di Stato) e una decina di si. Il rischio vero è quello di una morte lenta professori nel 2012. «Quando fu presa quella de- per asfissia delle università pubbliche meridiocis ione - spiega il rettore Eugenio Di Sciascio - nalb>. la legge lo consentiva. Poi è cambiata e il mini- Samantha Dell'Edera
«Un tiro al bersaglio» Per l'assessora regionale Alba Sasso, è in atto «un tiro al bersaglio» e gli atenei del Sud sono «ormai un capro espiatorio per i mali della crisi»
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Le critiche del ministero
m Università Aldo Moro di Bari W nel 2013 assunti 37 professori associati a chiamata diretta
HannodeHo
Uricchio dalla legge: as: petla vano
Di Sciascio "",un .•. v fu presa quella "'A,.A""'YU'" legge lo consentiva
Data 26-02-2014 Pagina 4 Foglio 2/2
Politecnico di Bari nel 2012 assunti 20 impiegati amministrativi e 10 professori associati
Zara rapida e
Università del Salento ricorso a deroghe sul limite di spesa per missioni. Irregolarità nell'assegnazione di appalti e consulenze
Università di Foggia sforamento di 6 punti del limite dell'SO per cento per la spesa riservata al personale (2007 - 2012)
COMPUTIME
conclusione delle verifiche La nuova ministra Stefania Giannini
Ricci l,e sono basse e quindi ci sono meno entrate
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Lavoro e previdenza
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LA STAMPA Data 26-02-2014 Pagina 2 Foglio 1
Renzi promette dieci miliardi di tasse in meno sul lavoro Ma senza tagli l'Ue dirà no
Taddei: "Rendite troppo poco tassate rispetto ai redditi"
ella ricetta economica di Matteo Renzi c'è qualcosa che non torna. Possibile con-
ciliare dieci miliardi di tagli alle tasse e allo stesso tempo rispettare gli impegni con l'Europa? TI primo Renzi - quello che qualche settimana fa non escludeva di farlo - avrebbe sfidato regole e burocrazie europee. Il Renzi presidente del Consiglio in aula si è mostrato molto più cauto e consapevole dei rischi che questo comporterebbe. Il muro insormontabile è sempre lo stesso, si chiama debito pubblico e alla fine di quest'anno raggiungerà il 133,7% del prodotto interno lordo: quella tendenza va quantomeno invertita.
Con numeri così non ci sono privatizzazioni che tengano. Nella migliore delle ipotesi quelle decise dal governo Letta garantiranno sei miliardi una tantum, un niente rispetto ai duemila di debiti sui quali sediamo tutti insieme appassionatamente. Uunica strada possibile - lo dice da anni la Banca d'Italia - è recuperare competitività e riprendere
Il ministro Pier Carlo Padoan
a crescere ad un ritmo pari ad almeno il 2% l'anno, quasi quattro volte la previsione dell'Europa sull'Italia per il 2014. La notizia peggiore delle previsioni economiche arrivate ieri da Bruxelles è questa: con un Pil che quest'anno salirà appena dello 0,6%, restiamo in fondo alla classifica in compagnia della Grecia. Un taglio visibile delle tasse sul lavoro (cioè tutt'altra cosa rispetto a quello voluto dal governo Letta) è possibile e potrebbe effettivamente cambiare il quadro con una certa rapidità: tagliare l'Irap del 10% costa "appena" 2,3 miliardi di euro ed avrebbe un buon effetto potenziale. Più costoso è garantire 500 euro l'anno di minor Irpef a tutte le famiglie con redditi al di sotto dei trentamila euro lordi. In ogni caso, anche se promettessimo l'impossibile e fossimo capaci di meraviglie, all'Europa non basterà: entro primavera occorrerà garantire un mix di minori tasse, o almeno una rimodulazione di quelle esistenti e soprattutto un taglio della spesa.
Il punto che a Natale ha creato tensioni fra il Tesoro e gli uffici della Commissione è proprio questo: quali e quanti tagli garantire già da quest'anno con il programma di revisione della spesa. Il numero magico è sei miliardi: guardacaso i risparmi considerati possibili già da quest'anno dal commissario alla spending review Carlo Cottarelli nel dossier consegna-
to al neoministro Pier Carlo Padoan. Almeno 2,5 miliardi potrebbero arrivare con la razionalizzazione delle spese per gli acquisti della pubblica amministrazione, altri 1,5-2 miliardi con il taglio dei sussidi alle imprese pubbliche. Come dimostra l'esperienza del governo Letta, senza di essi non ci potrà essere alcuna riduzione visibile della pressione fiscale
La storia ci invita ad essere scettici fino a prova contraria: nessun governo è mai davvero riuscito a invertire la dinamica della spesa. Ecco perché anche nel menù di Renzi non mancano gli aumenti delle tasse, nella fattispecie quelle sulle rendite finanziarie. Le ipotesi sono due: o innalzare al 20% quelle sui titoli di Stato (oggi ferme al 12,5%) portandole allivello imposto per tutte le altre (conti correnti, obbligazioni, eccetera) o innalzandole tutte al 23%, e in ogni caso abbassando dall'1l,5 al 5% il prelievo imposto sul risparmio previdenziale come i fondi pensione, in Italia ancora troppo poco diffusi. Dice il responsabile economia Pd Filippo Taddei: «Uipotesi resta in campo, perché in nessuno dei grandi Paesi europei esiste un simile dualismo nella tassazione delle rendite. Non in Francia, non in Germania, né in Spagna e Gran Bretagna. Ed è difficile da spiegare alla gente che una rendita è tassata fra il 12,5% e il 20% mentre un qualunque reddito da lavoro paga almeno il 23%».
Twitter @alexbarbera
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Primo piano Italia
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Data 26-02-2014 Pagina 9 Foglio 1
Irpef, lo sconto è di 50 euro al mese ~Il piano allo studio prevede un beneficio di 500-600 euro ~L'intervento sarà realizzato attraverso un nuovo aumento per i dipendenti con un reddito di 25-30 mila euro l'anno delle detrazioni. Possibile effetto anticipato già da metà 2014
Il PIANO ROMA Un risparmio fiscale di 500-600 euro l'anno, 50 al mese o poco meno, per i lavoratori dipendenti con reddito medio, intorno ai 25-30 mila euro. E un effetto proporzionalmente più intenso anche se minore in cifra assoluta per chi ha retribuzioni più basse. È questo lo schema a cui lavora la squadra di Renzi insieme al ministero dell'Economia, come confermato dal responsabile economico del Pd Filippo Taddei. L'operazione potrebbe poi essere completata con una riduzione anche consistente dell'aliquota del 38 per cento, applicata sui redditi tra 28 mila e 55 mila euro l'anno, che riguarderebbe tutti i contribuenti e non solo i lavoratori dipendenti.
IL COSTO COMPLESSIVO Il costo complessivo dell'operazione viene stimato in 5,6 miliardi di euro. Il grosso degli effetti sarebbe ottenuto con un nuovo intervento sulle detrazioni per lavoro dipendente, dopo quello attuato dall'esecutivo Letta per
un importo di 1,7 miliardi l'anno regime. In questo caso si tratterebbe di qualcosa di più consistente. Fino ai 15 mila di euro l'anno, le detrazioni sarebbero applicate in cifra fissa, con l'obiettivo di abbattere sensibilmente il prelievo per questi lavoratori a basso reddito.
Ùai 15 mila euro in su, e fino ai 55 mila, si utilizzerebbe invece un meccanismo di detrazioni decrescenti simile a quello attuale, ma con impatto maggiore. Una fascia di reddito considerata molto significativa per misurare gli effetti della riforma è quello intorno a 25 mila-30 mila euro, che grosso modo è il livello medio a cui fa riferimento l'Ocse nella valutazione del cuneo fiscale-contributivo per il nostro Paese. L'EFFETTO SUI CONSUMI Attualmente con un imponibile fiscale di 25 mila euro lordi l'anno l'Irpef dovuta è di circa 5 mila euro l'anno, con 28 mila di circa 6 mila. Un taglio del 10 per cento significherebbe quindi un risparmio annuo di 500-600 euro, ossia circa 50 al mese. Si tratta di importi non colossali ma comunque ben più consistenti di
Contribuenti (anno d'imposta 2011) rI:f~:
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e con reddito fino a J5mila euro
e con reddito tra 15 mila e 29 mila euro milioni
e con reddito tra 29 mila e 55 mila euro
e con reddito oltre 55 mila euro ~ 1,lmlUonl
• Totale 41,3 mi!!!mL
Fonte: Mel
quelli liberati con la legge di stabilità dello scorso anno, in grado di risultare visibili e quindi - almeno si spera - di avere un effetto sui consumi.
Oltre al meccanismo delle detrazioni, si valuta una riduzione anche consistente dell'aliquota del 38 per cento, che 'riguarda comunque un numero più piccolo di contribuenti.
L'altro capitolo della riduzione delle tasse sul lavoro è il taglio dell'Irap a beneficio delle imprese e dei lavoratori autonomi. Anche in questo caso la percentuale sarebbe del 10 per cento, da calcolare sul gettito dell'imposta pagata dai privati, escluse quindi le amministrazioni pubbliche: su circa 23 miliardi ne verrebbero tolti quindi 2,3.
L'intenzione dell'esecutivo è far scattare tutta la riforma già dalla metà dell'anno, con effetto per i lavoratori dipendenti sulle retribuzioni in corso e per le imprese sui versamenti relativi al 2014. I tempi dell'operazione dipenderanno comunque anche dalla necessità di garantire coperture blindate, in particolare sul lato della riduzione della spesa.
LucaCifoni
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