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Recensioni delle opere di autrici e autori partecipanti al festival dell' autobiografia di Anghiari 2019 Scritture d' amore a cura del Gruppo Byblos editing di Mariella Pavani Recensioni a cura di: Cetta Antonetti Luisa Barbera Giuliana Borsari Marilena Capellino Ivana De Toni Rita Gualtierotti Marina Olivari Anna Maria Pacciarini Mariella Pavani Paola Pattaro Rita Zoffoli A.Gide da “Nutrimenti terrestri” 1895 Girotondo per adorare Ciò che ho bruciato Vi sono libri che si leggono , seduti su un piccolo sgabello Dinanzi a un banco di scuola. Vi sono libri che si leggono camminando (E anche a causa del loro formato); Alcuni sono fatti per boschi, altri per le campagne, Et nobiscum rusticantur, dice Cicerone. Ve ne sono che lessi in diligenza; Altri sdraiati al fondo dei fienili. Ve ne sono per far credere che si ha un’anima; Altri per renderla disperata. Ve ne sono in cui si prova l’esistenza di Dio; Altri nei quali non si arriva a tanto. Ve ne sono che non si oserebbe ammettere Che nelle biblioteche private. Ve ne sono che hanno ricevuto gli elogi Di molti critici autorevoli. Ve ne sono che trattano soltanto d’apicoltura E che alcuni trovano un po’ specializzati. Altri in cui si tratta tanto della natura, Che dopo non val più la pena di passeggiare.

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Recensionidelleoperediautricieautoripartecipantialfestivaldell'autobiografiadiAnghiari2019Scrittured'amoreacuradelGruppoBybloseditingdiMariellaPavani

Recensioniacuradi:CettaAntonettiLuisaBarberaGiulianaBorsariMarilenaCapellinoIvanaDeToniRitaGualtierottiMarinaOlivariAnnaMariaPacciariniMariellaPavaniPaolaPattaroRitaZoffoliA.Gideda“Nutrimentiterrestri”1895GirotondoperadorareCiòchehobruciatoVisonolibrichesileggono,sedutisuunpiccolosgabelloDinanziaunbancodiscuola.Visonolibrichesileggonocamminando(Eancheacausadelloroformato);Alcunisonofattiperboschi,altriperlecampagne,Etnobiscumrusticantur,diceCicerone.Venesonochelessiindiligenza;Altrisdraiatialfondodeifienili.Venesonoperfarcrederechesihaun’anima;Altriperrenderladisperata.Venesonoincuisiproval’esistenzadiDio;Altrineiqualinonsiarrivaatanto.VenesonochenonsioserebbeammettereChenellebibliotecheprivate.VenesonochehannoricevutoglielogiDimolticriticiautorevoli.Venesonochetrattanosoltantod’apicolturaEchealcunitrovanounpo’specializzati.Altriincuisitrattatantodellanatura,Chedopononvalpiùlapenadipasseggiare.

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VenesonochegliuominisaggidisprezzanoMacheentusiasmanoifanciulli.VenesonochesichiamanoantologieEsièmessotuttoquantodimegliosièdettosuchicchessia.Venesonochevorrebberofarviamarelavita;Altridopoiqualil’autoresièsuicidato.Venesonocheseminanol’odioEcheraccolgonociòchehannoseminato.Venesonoche,aleggerlisembranorilucere,Carichid’estasi,deliziosidiumiltà.Venesonoches’amanocomefratelliPiùpuriechehanvissutomegliodinoi.VenesonoinassaistranescrittureEchenonsicapiscono,anchequandosisonomoltostudiate.(…)CristinaCattaneoNaufraghisenzavoltoDareunnomeallevittimedelMediterraneoRaffaelloCortinaEditore–2018

Ordinaria di Medicina Legale presso l’Università degliStudidiMilanoedirettricedelLaboratoriodiAntropologiae odontologia forense, Cristina Cattaneo è attualmenteimpegnata nell'opera di identificazione deimigrantimortiinmare, nel tentativo di ridare un nome e una storia alledecine di migliaia di corpi dei naufraghi che il marerestituisce. Uomini e donne e bambini drammaticamentedeceduti nel vano tentativo di arrivare nel nostro Paese,ammassatisubarconidecrepitiefatiscenti.

DaquestasuaesperienzaènatoNaufraghisenzavolto:unresocontochetalvoltasisnodainmodoquasiasetticoeforzatamente formale nell’esposizione, come se l’autricevolesse in qualche modo farci comprendere quanto sia

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importantemantenereuncertodistacco,quanto lagrandeempatia che finisce per legare recuperante e recuperatopossa avere contraccolpi emotivi difficili da superare.Perchéqueicadaveririportatiinsuperficie,ormaisbiancatidal mare e quindi privati anche di quell’ultima surreale“differenza”, riacquistano piano piano un’identità, uncontatto con i loro poveri averi e affetti, un essere,nuovamente,persona.Equantodiventadifficilealloranonimmedesimarsi in madri, padri, sorelle, fratelli, figli; noncondividernesperanze,dubbi,frustrazioni.

Èun librodall’indubbiovalore scientifico– tantocheèrisultatovincitoredelprestigiosoPremioGalileoperil2019–maancheprofondamenteumanoneldisegnaresensazioniesentimenti,primo fra tutti il forte legamechesiècreatofraicomponentideivarigruppidiricercacheneltemposisonoavvicendatinelcompitodirestituirenomeeumanitàacorpisconosciuti.L'esperienzadell'autricesiscioglielungoun percorso che da lavoro puramente tecnico e praticodiventa via via un viaggio all'interno di sé, delle proprieemozioni,persfociarepoispessonellascopertadiincontrieamiciziedirarospessore.

Un libro importante per non dimenticare, unatestimonianza concreta, toccante. Tanto quanto quella delrelittodelbarconeaffondatonelCanalediSicilianel2015con oltre settecento persone a bordo, e che, una voltarecuperato,èstatotrasformatoinun’installazioneartisticaesposta – fra le immancabili polemiche – all’Arsenale inoccasionedellaBiennalediVenezia.

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FrancaMancinelliLibrettoditransitoAmosEdizioni,A27poesia–2011

Una raccolta anomala, questa della Mancinelli: brevi

componimentiinprosamaconcadenzeeandamentotipicidella poesia. In definitiva, delle “poesie senza andare acapo”.Il temastessodel “transito”evocato findal titolorichiamal’accezionedidiariooresocontodiviaggio.Si parte da/per un viaggio, dunque. Dall’attesa di un

trenosulmarciapiededellastazione,dove“avolteunbreveannuncioricordalalineagialla,avolteèsoltantounrumoreche si avvicina” (p. 14). E, una volta saliti a bordo, c’è“accanto al sedile una piccola valigia. L’ho preparatasapendodiandare”.Ma,“sospendendounattimoigestichepiegavano e riponevano, ho deglutito allontanando ilsapore. Così fanno gli adulti, nascondono per proseguire”(p.27).È questo il transito , la vita degli adulti: nascondere le

propriecose,ipropriaffettidentrounavaligiaenascondereséstessiinunvagone,inunasortadibozzoloovattato,dovesi osserva il mondo solo attraverso il vetro non semprelimpido di un finestrino, attraverso una scrittura/letturache deborda: “Viaggio senza sapere cosami porta a te. Soche stai andando oltre i confini del foglio, dei campicoltivati.Èiltuomododivenirmiincontro:comeun’acquain cammino, diramando. Guardando dal finestrino, ti holettonelvisofinchéc’eraluce”(p.15).All’interno del vagone, cullati dalla monotonia del

rumore,cisipuòassopire,oppuresipuòpensare,ricordare.“In questo paesaggio posso chiudere gli occhi e dormire,senzailrimorsodiavereinterrottoilnarraredeltreno”(p.45). Ecco dunque che prendono forma suggestionidell’infanziaedeigiochiinsiemealfratellooagliamicicon“le auto dei grandi” (p. 38), della figura del padre cheannaffia“conunasigarettatraledita”(p.19),diunamore,diunbambino,maanchediestranei (unasignorachecon“fermezza resta inpiedi supochi centimetridi tacchi”–p.

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30; un’anziana “che abita nel palazzo vicino” – p. 37), osemplicementediuccelli,dicase,dipiante…Tutto sembra ruotare in una dimensione mentale ed

emotiva che, incurante del tempo o del tragitto stesso,fuoriesce dalla scrittura poetica come racconto di fatti edepisodi,realio immaginarichesiano,masempreportatoridi un senso di assenza, di mancanza, di perdita, diprivazione.Un senso che risulta chiaro fin dall’epigrafe stessa del

Libretto,unversodiEmilyDickinson:“Tofillagap/InserttheThingthatcausedit”–Perchiudereunacrepa,riempilaconciòchelacausò.Seanchenonèmaicosìfacilerisalirealla causa effettiva, possiamo sapere che c’è, checertamenteesisteunacausaperogniperditaoprivazioneedaquidunque il tentativodi intraprendereunviaggioperraggiungere un qualche posto, viaggiare solo per poteruniredueluoghie,intalmodo,ricongiungere(fillthegap)le due sponde lontane del fiume con un ponte, tornare avivere:“Ilrumoredellerotaiesulpontemisveglia”(p.45).Daqui,anche, l’importanzadiunachiarastrutturazione

deipensieri:l’importanzadellascrittura,celataspessodallaMancinelli dietro la metafora del vestirsi, dell’indossarel’abito giusto. Perché partire e viaggiare “non è solopreparare una valigia. È confezionarsi, vestirsi bene.Entrarenellatagliaesattadellapena”(p.13).Dellapena,poichéognirisveglioèunaspeciedidolore.E

ogni brano, ogni scrittura lo è altrettanto. Indossare unabito, vestirsi, è segnare concretamente il passaggio dalsonnoallaveglia;èdiventareconsapevolidiunaprivazione,di una perdita, è saperla descriverla perfettamente: “Pervestirsibisognaperdereiramiallungatinelsonno,lefogliepiùtenereaperte.Puoisentirlecadereauntrattocomeperun inverno improvviso.Nello stesso istanteperdi anche lacodaelealicheavevi[…]Nonrestachecercareiltuoabito.Scivolarecomeunraggio,finoalcalaredellalucei”(p.32).“Aspettare la notte. Tornare, col sonno, a essere un

tutt’unoconlanatura. Immergersi inessa, finoacapirneecarpirne il linguaggio segreto, quel linguaggio che, alrisveglio, sarà l’abito della taglia esatta, la frase perfetta:“Continuaadormire.Lefogliesiparlanofraterne.Dalcuoreallacimadellachioma,stannoiniziandounafraseperte”(p.55).

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AnnaFoaLafamigliaF.EditoriLaterza–2018

LafamigliaF.èunlibrodimemoriefamiliaricheèformastoriografica inedita, una lettura intrigante, in cui l'autriceconnota ogni paragrafo con il rigore di storica puroffrendoci un affresco di memoria delicato e affettuoso,mantenendo un difficile equilibrio tra ricostruzionioggettive e dimensione soggettiva. Il nucleo dei Foa,compostadaLisetta,VittorioeifigliRenzo,AnnaeBettina,èilcuorediunvastoarcipelagofamiliareincuicompaiononumerosi personaggi straordinari, con biografie ricche,contrassegnatedacomplicatevicendeches'intreccianoconlastoriadelNovecentofinoadoggi,dallequalisievinconopassioniprofondeetenaci.Nerisultaun'architetturacomplessaeavvincente,incuiapartiredallafamigliaGiuasisfoglialastoriamanmanochesiaprono levicendedeipersonaggideivarirami familiari,attraverso quattro generazioni che hanno popolato lasinistradelNovecento italiano. Inquestomodo impariamoa conoscere il ramo dei Kostner, dei Lollini e dei Giua daparte di madre e quello ebreo dei Luzzati, dei Segre, deiLevi edeiDellaTorredapartedipadre, oltre ainumerosilegami, amicali e intellettuali, di condivisioni di ideali. Illettoreèaccompagnatoall'internodiunedificiodimemoriain cui la passione politica è stata cifra fondamentale dellavita, terreno fertile di scelte, incontri, relazioni, a partiredalle figure dello zio materno Renzo, eroe mortocombattendo nella guerra di Spagna, dei bisnonni, nonni,prozii, tra cui emerge l'altra figuramitica dello zioNatale,costrettoallafugainFranciaperchéconsideratosovversivoanarchico. A proposito la scrittrice sottolinea unasignificativa riflessione del padre Vittorio: “ebbe su dime...nessuna influenza reale nel campo delle idee, moltainfluenzanelcampodell'educazionemorale,dellospiritodisacrificio, della militanza”. Queste ultime compaionocaratteristiche di fondo nella straordinarietà di tantipersonaggi della famiglia allargata e in particolare deigenitori Vittorio e Lisetta: entrambi furono protagonisti

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dellaResistenza,vissutacomeilpuntopiùaltodellavita.Elaloropassionepolitica“avevatuttelecaratteristichediunamore: la dedizione e il disinteresse.” In queste scelte divitasiindividuaunfilodicontinuitàconlestoriefamigliariprecedenti, dei padri e delle madri dai tratti combattivi eappassionati,neiqualileemozionidelcuoreritmavanoconlepulsionidell'impegnopolitico.Attraversostoriedivitasirievocano fascismo e antifascismo con l'esperienza delcarcere, la Resistenza, la Shoah, il dopoguerra, il '68 e gliannidipiombofinoallafinedelcomunismo,allacadutadiun'illusione che aveva animato profondamente la vita diLisa, indirizzato l'impegno politico e poi sindacale diVittorio,coinvoltoigiovaniFoanellesueultimefasi.Nella complessa storia familiare emerge la propensionedella famiglia a spronare alla scoperta, al cambiamento, alnuovo,all'invenzionedelfuturo,incontrotendenzarispettoalla generalità. Sottolinea, Anna Foa, come entrambi igenitoriavessero“giàdatempointroiettatoemessoinattocomportamenti e ideologie che erano divenuti tipici dellarivolta dei sessantottini; forse li avevano addiritturasuperati e si trovavano mille miglia avanti, come per ilfemminismo,cheperLisaeracosadisuanonna.”Nell'epilogo l'autriceci rivela: “Scrivendoquesto libro,…,hovolutoaltempostessocapireericordare,…lapartepiùdifficile da scrivere è stata quella in cui anche io eropresente, dove c'era il rischio di cadere nell'autobiografia,dacuihocercatoperquantopossibileditenermilontana.”Purtuttaviamihacolpitoilmodoincuil'autriceèriuscitaacomporre quell'ideale equilibrio che Goethe ha indicatocome principale compito del discorso autobiografico, nel“rappresentare l'uomo in relazione alla sua epoca emostrarefinoachepuntoilmondoglisiopponga,finoachepuntolofavorisca,comeeglinetraggalasuaconcezionedelmondo e dell'umanità e come, … la rispecchi a sua voltaall'esterno.”

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EmanueleAzioFerrariIlpostodeilibriPerunabibliotecadelcuoreQuadernidiAnghiari,Mimesis–2019

Recensire un libro che, tra l’altro, contiene indicazioni sucome si possa fare una buona recensione, può diventarescomodo. Se poi l’Autore scrive che “quando abbiamo unlibro tra le mani non lo possediamo mai per davvero”,perché un libro è sì un oggetto fisico, riconoscibile dallacopertinaedalformato,maèanchequalcosadimultiforme,capace di dilatarsi e contenere una serie innumerevole diriferimentiacoseeapensieri,allorarecensirediventaunaprova audace. Ma se l’autore è Emanuele Azio Ferrari,professorepervocazioneedocentediBiblosallaLiberaperinclinazione, la recensione si fa esercizio piacevole eoccasioneper individuareinteressantimotividiriflessionesulla relazione libro-lettore, alla quale si associa la“bibliotecadelcuore”.Partendo dalla dimensione domestica, attingendo a spuntiautobiografici e facendo riferimento a contestiprofessionali,qualel’editoriaelascuola,l’Autorecoinvolgeil lettore in riflessioni che esulano dalle pratiche dellacritica ed evidenziano come l’incontro con le opereletterarie sia imprescindibile dalla nostra formazione, dicome i libripossanoesserearteficidellenostrerelazioniepersino di come agiscano sulla nostra dimensione etica,soprattutto quando “il mio leggere [è] per gli altri, percustodire e poi consegnare ad altri il distillato delle mieletture”.Nel Quaderno sono descritte numerose strategie utili perfar innamorare dei libri, sperimentati con gruppi di etàdiverse,dallascuolamaternaaBiblosallaLibera,primatratutte quella di dare voce al testo scritto. Solo qualchepiccolo scarto e questa passione può evolversi e farsigeneratrice, in età adulta, di scritture autobiografiche: lalettura,“stranaalchimiachesicreatraazioneepensiero”,èil “primo gesto che rende possibile l’inizio

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dell’autobiografia”, della scrittura come “modo diabbracciare il mondo, di fargli sentire la nostra stessapresenza”.Il posto dei libri insomma è al nostro fianco: i libri sonocompagnidelnostrocamminoedelnostropensiero,avolteprevalgono per le caratteristiche fisiche, altre volte per leloro capacità immaginifiche e, sebbene indubbiamentesiano un prodotto, Emanuele li considera soprattutto unapromessa: “tracciano un confine che li stacca dallaterrafermaecomezatteredipietra(forsemegliodicarta),prendono la strada del mare per mantenere vive lepromessechesono,quellochepossono fareedireancora,finchédurailviaggio.”

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VitoMancusoLaviadellabellezzaGarzanti–2018

Educare alla bellezza, come antidoto ad apatia erassegnazione. Fornire i mezzi per capire e reagire. Labellezzaègiàstatapensatamoltevoltecomegrandeutopiarivoluzionaria. E fin dai primi capitoli Mancuso ci faripercorrere velocemente tutte le questioni irrisolterelative a quella percezione, questioni che nel corso deltempo e nelle diverse culture hanno impegnato pensatori,filosofi,poetiemistici,perpoipassareapresentarciquellecheperluisonoletrefontidellabellezza:lanatura,l’essereumanoel’arte.Ilcapitolosullanaturascivolaviaingrandeconsonanza,

ma in quello sulla bellezza umana il mio cervellomulticulturale trova inciampi su un’idea di bellezza forsetroppo ideale e omogenea; un’idea troppo composta,staccata dal desiderio e dall'eros. Penso alla fascinazioneper il diverso, per ciò che è sconosciuto, il misterioso, ilmostruoso,l’altrodanoi...Poi, nei capitoli sull’espressione artistica, il professore

sembrasentirecomeselabellezzaavessedisertatol’artedaun certo punto storico in poi, esattamente da quando lefigureperdonolalorofedeltàallaformaoriginale,lamusicaperde l’ordine tonale e gli oggetti, le parole vengonochiamati in causa più per suscitare pensiero, provocareemozioni,cheperesprimerebellezza.Nessuna bellezza, allora, nellamodernità? E al di fuori

dellanostracultura?EPinaBausch?Elescultureafricane,lemusichedeipigmei,ilcantoarmonicodellaMongolia...?Dalla secondametà il libro torna invece a catturarmi, a

emozionarmi, con argomenti ben riassunti da questecitazioni:

...la bellezza è un evento,unarivelazione,un’epifania......vedere con la mente

significa partecipare almondorealeconlatotalitàdiséstessi…

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...l'io...deve svuotarsi perfar posto al sentimentosuscitato dal sentireestetico…

E ancora quando parla di armonia, di esperienzaunificante fra dentro e fuori, soggetto e oggetto, fradimensioneeticaedesteticanellavitadiciascunodinoi.Sipuòessereforseunpo’menod’accordoquandotorna

amarcareunaseparazione frapiacereebellezza:saràcheabbiamo fatto tanta faticae tanta continuiamoa farnepercancellarci dentro il dualismo mente-corpo, spirito-corpo.Quando ci parla di una umanità disorientata, senza piùpunti fermi,destinataal caosealladisarmoniadaquandol’universo ha rivelato la sua infinitezza e mistero e perquesto incute spavento; da quando l’essere umano vieneconsideratounanimale fragli altri e levicendedeipopolipaionoprivedi undisegno superiore.Dovenonesistepiùun'eticacondivisa.Non so a quale mondo l’autore si riferisca come l’età

dell’orodaipuntidiriferimentofissi.Benvenga,semmai,lacadutadeipuntifissi;cheabenguardarlirisultanoesseresemprestati ipuntidivistadelgenere,delleclassiodelleistituzionipoliticheereligiosedominanti.ManegliultimicapitoliMancusosmentisceespazzavia

questavisioneapparentementepessimista,trascinatodallasua luminosa e calda utopia: ci salveremo se sapremovedere la bellezza delmondo, se sapremo lavorare su noistessi, sfruttare i talenti che ci sono stati dati danascita ecircostanze.Pertrovarequellabellezzainteriore–bellezzaspirituale–checipossanutrireefarcrescereedevolvere,finoalpuntochebeneebellezzasi confondanoepossanocoincidere, finoalpuntocheeticaebellezzadiventinounacosasola.

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VivianLamarqueMadred’invernoMondadori–2016

Non c’è poesia più autobiografica di quella di VivianLamarque,poetessagenerosanel raccontarsi enell’offrircila conferma di quanto lo scrivere di sé possa essere unmodo per prendersi cura della propria storia, per quantodifficileedilaniante.

Il suo trauma originario – forse mai guaribile – delladoppia immagine della madre risulta inconsolabile etuttavia reso accettabile dalla potenza profonda eppurelievedelleparoleconcuilonarra.Unapotenzapresenteintuttiisuoiversi.

GiàVittorioSereni,allaletturadellaprimacomposizione

diVivianLamarque(Teresino),evidenziauna“intelligenzadelcuore”capacediriunirel’analisicrudeleaun’ineffabilegrazia infantile e che è la stessa che ci porge sorpresa emeravigliasubitoprimadellapercezionediundolore,chelapoetessanoncesseràmaidiattraversare.

Come leistessahadichiarato inuna ebreve intervista

concessanel1992,ècomesetutteleparolecheneglianninon sono state pronunciate: “simettessero in fila nelmiopennino, aspettando pazientemente di diventare scrittura[…] così il trauma non dettomi hamesso inmano fin dabambina la penna”. E nella stessa intervista, citandoCeronetti,laLamarquediceche“l’eccessodipenasorride”.Ecco forse svelato il segreto della sua poesia che fasorridereepiangereinsieme,cherendesostenibileanchelapiù lancinante delle ferite, pur non cessando mai diosservarnelacicatrice.

Delraccontodellasuavitaèstatasempreestremamentegenerosa.Sappiamodeltraumadell’adozioneedelcontinuoconfrontarsi con la profonda scissione dell’aver avuto duemadri;dellaprecoceperditadelpadreadottivo;dellalungaesperienza di terapia junghiana, che, nel racconto dellarelazione di transfert col suo psicanalista, si trasforma in

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una trilogia dedicata al dottor B.M, in cui produce conirresistibileautoironiaunasortadi“psicanalisiinversi”.

Si è fatta attendere quasi vent’anni l’uscita di questobellissimoMadred’inverno,incuiiltemadellamadretornaancora vitale e “brillantemente”non risolto. Le poesie quiraccolte sono in parte dedicate all’“altra madre”, quellabiologica,masoprattuttoallamadre“vera”,coleicioèchel’ha cresciuta, la cui esistenza viene ripercorsa fino agliultimi istantidellasuavita( le“poesieospedaliere) inunacronaca lucida e serena del quotidiano che si intreccia aricordieritratticosìvivacichepaionoallontanarneilfiniree in cui anche al lettore è concesso parteciparerispettosamente alla profondità riconoscente di quell’amore.

“Saper cucire è tutto il contrario del morire” scrive in

epigrafe alla bellissima poesia Chagall: “lo sapevi che tuandata mi si sarebbe scucito il guardaroba, il mondo”.Cuciree scrivere riuniti inmetafora: agoepenna insieme,forse gli unici attrezzi capaci di ricomporre i pezzettistracciatidiognivita.

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MarziaSicignanoIo,teeilmareMondadori-2018

Unafestaannoiata, l’incontrodiduecuorivestiticonlastessa giacca di pelle nera, e infine il mare: metaforaperfettaperognisensazione,perognisentimento.Metaforaperfetta per l’amore che nasce fra due diciottenni, comequello descritto in questo romanzo della ventenneMarziaSicignano; un romanzo un po’ anomalo, suddiviso fraraccontoautobiografico,raccoltadiversieillustrazioni.

Io,teeilmare,dunque.IlmarediSalernocheaccoglieidueragazzialprimoincontrocomefosseunabollasospesadovetuttopuòaccadere.Edovetuttoaccade,perché,comeentrambiscopronobenpresto,nonc’è“bisognodiuncuorematuroperscottarci”.

Nel mare si entra senza pensare troppo alleconseguenze. Ci si tuffa e basta. E i due protagonisti diquestastoriafannolostessoconl’amore,anzi,conilprimoamore. Immaginandolo forsecome ilmomento incui tuttala lorosolitudine, tutto il lorocaosadolescenzialepossanotrovareunpuntointornoalqualesciogliersielasciarliliberidiavvicinarsiilpiùpossibileaquellafelicitàdicuifinoaunmomentoprimaavevanosolopotutofantasticare.

Ma il mare è anche tempesta. Può sollevarsi in onde,incontrollabiliperentrambi,diinsicurezza,dipauradinonamareoessereamatiabbastanza,digelosia…diossessione:“e io ero vittima dell’ossessione profonda che tu, prima opoi,cometutti,miavrestiabbandonata.”

L’abbandono arriva. Restano ricordi ed emozioni. Eanche il desiderio profondo di incontrarsi di nuovo. Maanchelacertezzache“peròpoimeneandròperprima/pernonvedertiun’altravoltadispalleandarevia”.

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NicolettaPolla-MattiotPauseSetteoasidisosta,sull’orizzontedelsilenzioMimesis-2012

Un saggio che guida il lettore all’incontro con il silenziodentro e fuori di sé. Tanti sono i silenzi che possiamotrovaree riconoscere nella dimensione dellaquotidianità,se impariamo a farlo. Questoproponel’autriceattraverso un viaggio in sette tappe checostituisconole soste, le pause, per chi pur nel frastuonointornocerca,attraversoilsilenzio,l’essere,nonilfare,perchi osa camminare anche sapendo che potrebbe nonarrivare.Raccogliere, provare,sopportare,ascoltare,cercare,parlare ,vivere, sono le posture da utilizzaredurante ilviaggio verso e dentro il silenzio in compagnia dell’Ulisseche è innoi perandare versoversoItaca,con un tempolento in cui fermarsi e poi ripartire senza la pretesa e lacertezza di arrivare.Untempo per riconoscere le proprieemozioniefarritornoasé.Untempoperdareunadimoraalsilenzio,nonquellosovrumano,maquellochechivuolepuòsperimentare ogni voltacheaccogliela sosta nellapropria quotidianità,per trovarsi eritrovarsi, perrecuperare energie sopite.. Quel ritorno all’unità di sé, alproprio mistero,dà unapercezione di interezza e diappartenenza,restituisceilsensodiveroacuitendere,purcon lepaureele incertezzechegenera, perstareconséeconglialtriinsincerità.Starenelsilenzio,nellasuaidentitànonsolouditivamaanchesensorialeèun’azionecomplessaelunganeltempo,èun’educazioneperlavita.Possonoaiutare,dice l’autrice,la natura,la lettura, lascrittura. La parola depositata non è in conflitto con ilsilenzio, anzi si fa autentica quando dal silenzio nasce,quando lapausa laprecede,quandoarrivadaunistantedivuotochelaprepara.Ilsilenziosifacompagnoanchenella

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relazione con gli altri e con il mondo perché predisponeall’ascolto ed al dialogo e rende così fertile loscambio.L’autrice accompagna il lettore nel viaggio concitazioni letterarie, frammentidi storie, appuntidiviaggio.Il testoprocede con un linguaggio chiaro, preciso, ricco,accattivante. Ricca e curata nei dettagli la bibliografia chedàal lettoreriferimentied indicazioniperapprofondire letematicheaffrontate.

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LauraBoellaEmpatieL’esperienza empatica nella società del conflittoRaffaelloCortinaEditore–2018

Docente di filosofa della morale, Laura Boella in questonuovo libro fa il punto sulla ricerca che ha come oggettol’empatia e indaga cosa sia l’esperienza empatica nellacomplessità della relazione, in una società globalizzata, incuilerelazionisonospessovirtuali.Findalleprimepagineafferma che nonostante l’empatia venga considerata “unaparola chiave” del nostro tempo è difficile darne unadefinizione. Non è la simpatia, né la compassione, ma èl’atto con cui noi incontriamo l’altro, con la sua intensitàfisica e mentale, i suoi pensieri, la sua diversità, lodistacchiamodaglialtrielorendiamounico.E’lospazioincui la relazione, costituita da fattori fisici, cognitivi edemotivi, valenze culturali e storiche, particolarità, latioscuri, prende la sua consistenza. L’Autrice punta asollecitareil lettoreversolepossibiliapplicazioniconcretediquestoconcettocomplesso,partendodall’importanzacheviene attribuita all’empatia in ambito medico, maesplorando anche quanto avviene nelle pratiche sociali,culturali,giuridicheeprovandoadefinirequeiprocessicheentrano in gioco in particolare con l’empatia letteraria equellaintribunale.Il libro è un ricco resoconto della storia dell’empatia traneuroscienze,filosofiadellamenteefenomenologia.Risultadi particolare interesse per i numerosi riferimentiall’attuale contesto americano, ricostruito grazie anumerosi articoli e saggi che l’Autrice cita a vantaggio dellettore. L’invito è a non semplificare, ma a considerare lacomplessità delle prospettive presenti nella relazione conl’altro, intrecciando vari piani spessomutevoli. Il concettostesso di empatia si arricchisce tanto da richiedere di

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declinarneilterminealplurale:leempatie.Siarrivafinoalriconoscimento dell’empatia negativa, quando il rapportotral’ioel’altroterminaperl’incompatibilitàtraesperienzediverse, per dar spazio alla rivalsa. Il processo diconoscenza si interrompe e l’altro diventa ”un oggettoesterno”, l’incontroèavvenuto,mahaprodotto“effettichemettonoingioconuovescelteedesperienze”,cheportanoanuovistudiepossibilità.L’autrice,quindi,siponeeponeanoilettoriladomandadichi è l’altro e chi vediamo davanti a noi quandoincontriamo e dialoghiamo. corrispondiamo nei social,guardiamointelevisionelemassechecercanounadimoraerichiede “di dare un senso” inteso come direzione eorientamento a queste storie e questi volti che entrano esostanonellanostravita.

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EvaRigonatVeterinariaeMafieRaccolta di storie autobiografiche attorno allaresilienzadiunaprofessioneTipografiaSalvioli–2019

NellibrodiEvaRigonattrovanodimorasettetestimonianzedi veterinari chenel corso della loro professione si sonoimbattuti nella mafia; si tratta di storie dipersonechehanno pagatoa caro prezzol’osservanza dellenormenellasanitàpubblicaeilrispettodellalegalità.Dalle paginetraspaionosentimentidi dolore e rabbia, diminacce e paure, di isolamenti e tradimentivissuti daiprotagonistiperpoteresercitare con scrupoloe rigoreunaprofessione cheriguardatuttinoi, poichéattiene allediverse filieredeglialimentichequotidianamentearrivanosullenostretavole;èsoprattuttodiquesteprocedurechesioccupano,infatti,i veterinari e non soltanto della cura deinostrianimalidomestici.Hoavuto il privilegio diseguire da vicinolarealizzazionedeltestoedivederel’impegnoconilqualeEvaharaccoltoeri-costruito le storie dei colleghi, nonchél’accuratezzadelle informazionial lettore sulla professioneveterinariaesulmetodoautobiografico(lepaginedicoloreverdee il glossario conclusivohannoappuntoquestafunzione).Completano il testosette fiabe, una per ogni giorno dellasettimana; la scelta diquestamodalitànarrativa, dalfortecarattere simbolico e connotatadavalori etici,confermalarilevanzache l’autrice riconosce alla parolaincarnata e alpensieroriflessivo.Il libroharicevutoilprimopremiodelConcorsoVocipericavalli 2019 - Sezione editi e narrativa autobiografica,promossodall’AssociazioneHorseAngels.

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TommasoGiartosioNonavermaifinitodidireQuodlibet–2017

L’autoreindagaigrandiclassicidaunpuntodivistainedito:il tema dell’omosessualità nella letteratura, qualeparadigmadiquestionidicarattereuniversale.Dopo aver esaminato i classici - da Proust a Mishima, daAudenaManzoni, finoadarrivareaDante - talvoltaanchecon un approccio umoristico e per certi versiapparentemente dissacrante, l’autore si sofferma su temisquisitamente contemporanei, come l’omessoriconoscimentogiuridicoe istituzionaledell’omosessualità,nonostante la grande visibilità mediatica data a gay elesbichenellasocietàcontemporanea.Giartosioevidenzia come la comunitàomosessuale sia allaricerca di diritti ancora fortemente negati, stante unsistema,soprattuttoquello italiano, fortemente influenzatodallapresenzadelVaticano, che si fonda sumodelli binaricaratterizzatidall’eterosessualità.Tuttavia,secondo l’autore, ilmondoomosessualesimuoveperpetuandoschemichenonesulanodalpredettosistemabinario, rimanendo imbrigliato in rigidi copioni, che sonopropridiunasocietàfondatasullafamiglia,ancorché‘samesex’,unitaomenoinunvincolomatrimoniale.Per lo scrittore, questa ricerca di diritti che riproduceschemiinveterati,rischiadifarperdereilcaratteredispintapropulsivaalcambiamentodicui lacomunitàomosessualeèportatrice.

C’è, insomma, un arroccamento identitario che, se da unaparte serveper reclamarediritti, dall’altra genera status equindi ‘congelamento’ di quella forzadicambiamento, chesoloilsuperamentodeglistatusconsente.Insomma, l’indagine che parte dai classici approda a lidicontemporaneiforieridigrandidomandeerisposteancoranondate.

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GianfrancoBandiniEducareall'amoreadottivoPercorsiformativiperl'accoglienzaEdizioniETS–2012

Il titolo rivela compiutamente contenuti e prospettivaassunta dall'autore di fronte alle complesse e delicatetematiche dell'adozione e dell'affido, analizzate innumerosi brevi capitoli, chiari e precisi, componendo unostrumento di profonda riflessione sull'amore adottivo.Gianfranco Bandini ne mette in luce i caratteri di fondo,guidando a ragionare su stereotipi e nodi irrisolti,approfondendo pratiche, norme e considerazioni cheimprontanoilpercorso,ascoltandovocidibambiniadottatie testimonianze di adulti, confrontando esperienze emodalità di accoglienza nella famiglia adottiva e nellascuola. Sottolinea quanto il percorso adottivo non sialineare,néfacile,dicomelacostruzionediun'identitàcoesae strutturata e l'inclusione sociale necessitino “di adultiaffettivamentepresentieemotivamentecoinvolti”.Sostienel'importanza della formazione all'adozione e di “unconsapevole ancoraggio ad un modello scientifico,soprattutto di carattere psicologico, che dà una serie dibenefici effetti a partire dalla necessità di distinguere traopinioni di senso comune e opinioni fondate su evidenzedella ricerca”. Bandini ci dice che “il corpo ricorda”, che ibambini adottati, accanto al trauma originariodell'abbandono,hannoerettopotentimeccanismididifesaper poter sopravvivere, che hanno bisogno di modificarli,perchéimpedisconoilriconoscimentodeipropribisogni,disperimentare la gioia, di essere accolti con amorevolecostanzadicura.Metteinguardiarispettoal“nondettochecostituisce un formidabile ostacolo allo sviluppodell'identità personale”, sottolinea che il lavoro di cura“fondamentaleperlalororiuscitanellavita”nonpuòesserequantificato, né potrà portare risultati nel breve periodo,perchéilorotempinonsonoglistessideglialtriegliadultidovrebberocomprenderepiuttostocheclassificare,sentiree percepire piuttosto che misurare e valutare. Nelcomplesso percorso di costruzione di un legame affettivo

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che deve convivere con una persistente ed articolataalterità,l'autoreindicacomepuntidiriferimentoessenzialila necessità di utilizzare le evidenze della letteraturascientifica e di ascoltare le esperienze dei protagonisti,offrendoci uno sguardo a tutto campo sull'esperienzadell'adozione, non ai fini di dare ricette procedurali bensìper avviare un percorso di riflessione collettiva che possaalleviare la solitudine e la difficoltà della sceltadell'educatore.

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AngeloFerracutiAddio.IlromanzodellafinedellavoroChiarelettere-2016

Addio. Il romanzo della fine del lavoro, l’opera di AngeloFerracuti pubblicata per Chiarelettere nel 2016, non èpropriamenteun romanzo, non è letteraturad’invenzione,bensì la narrazione delle impressioni raccolte visitando iluoghi, ascoltando le storie narrate dai protagonisti,riflettendo e condividendo testimonianze diverse, altrenarrazioni, lavori letterari ed artistici che hanno avutocometemalavitadeiminatori.Iltuttorestituitoconlostilelimpidodelgiornalista.Illibrohainizioconladichiarazionedelbisognodiscriveredapartedell’Autoreedi raccontare i “luoghideldisagioedella desertificazione industriale” di un’Italia ricca dicontraddizioni, per dare voce a chi non ce l’aveva fatta. Equindi il titolo: “Addio”èun titolo forte, cheannunciaunaseparazione, una frattura; indica lo stacco, la divisione traunprima e undopo, tra un’industrializzazione che generapostidi lavoroericchezzaelaresadeicontidiunsistemainsostenibile sia dal punto di vista economico cheambientale.LastoriasiconcentrasullevicendecheinteressanoilSulcis-Iglesiente,unterritoriodellaSardegnaconunastorialungae complessa di sfruttamento da parte delle industrieminerarie e metallurgiche, emblema del peggio che haprodotto laglobalizzazione.Unpostounicoperraccontareuna storia universale, dando spazio alle narrazioniautobiografiche,soprattuttodellevicendedichiaspettachequesti impianti chiudano, con racconti di scelte di vita,testimonianze di solidarietà, prove di capacità di coesionediuna comunità in estremadifficoltà,prontaa cederealladepressione, a malattie mentali, alle dipendenze dasostanze e dal gioco, con l’abbandono scolastico: indici dimancanzadiunfuturo.

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Unastoriache lega il lavoroall’ambienteenonpuòesserediversamentesesicercalaqualitàdell’unoedell’altro:“daqueste parti basta spostarsi verso la costa e subito ritroviunanatura incantevole di rocce a strapiombo sulmare, lapiù arcaica dell’Italia” che circonda un paese che appareinvecedisabitato,inabbandono.E’unreportagediviaggiedi incontri fatti sempre “nella condizione d’animo giusta”grazie alla quale “le sorprese poi non mancheranno, ognicosacontribuiràacrearemeraviglia,sgomento,sentimentiforti”.

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MarcelloAnselmo–PietroMarcelloStoriedimagliariMestierantinapoletanisullestraded’EuropaL’artedelcommercioeilgeniodell’imbroglioDonzelliEditore–2017

Unbellibrogiàdallacopertina,riccadiindizisulcontenuto.UnsoggettogiàraccontatodalcinemadiFrancescoRosinel1959,epiùrecentementeargomentodiundocumentariodiRadioTre,eadessoilfruttodiunaricercacuriosaeattentatrovaospitalitàinquestepagineeoffreallettoreunaveraepropria biografia di comunità che lo introduce nelquotidianodellavitadeimagliari.Accostando singole testimonianze, l’Autore restituisce ilsenso di una comunità ben riconoscibile nonostantel’apparenza prevalga su tutto. E le storie incredibili ditravestimenti sembrano davvero prese dalle scene di unfilm,piuttostocheilcontrario.Nellarealtàildissimularelapropria provenienza era fondamentale, tanto che questivenditori si spacciavano ora per americani o per francesi,persinoperturchi,maiperitaliani,purdiessereascoltatiedipiazzare lepezzedi scarsaqualità chevendevanocomepanni pregiati. I magliari rappresentano una comunità di“mestieranti senza mestiere”, nomadi, ma non migranti: iluoghicheabitanoeattraversanodisegnanounageografiainedita, che ha come centri Napoli e la Germania deldopoguerraedeldopomurodiBerlino,svelandodiquestecittàinteressantiinediti.Unastoriafattadiricordipuntuali: letecnichedivendita,isoldi guadagnati, le amicizie, che restituisconoun’autorappresentazione autentica delle singole vicende.Maanchetantetestimonianzedicomeigrandieventisonoentrati nella vita di ciascuno. Un individualismo estremo,non per questo privo di una propria etica, che con loscorrere delle pagine dà forma alla figura del “bravomagliaro”,danonconfondersiconilvenditoreambulanteo,peggio, con il truffatore. L’orgoglio di essere magliari dagenerazioni,enonimprovvisati,restituiscedignitàaquesta

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figura sempre in bilico tra lecito e illecito, tra povertà ericchezza,senzastabilitàneppurenegliaffetti.Importante l’introduzione, che inquadra la metodologiaadottatacosìcomeilcontestostorico,fornendoriferimentiutili al lettore per familiarizzare con i racconti deiprotagonisti. Da evidenziare, per gli appassionati diautobiografia,cheil librosiapreconunricordopersonale,perchéMarcelloAnselmoha incontratounmagliaroprimadiesseresedottodallelorostorie.AcuradiIvanaDeToni–CorsodiBiblosIl testo scorre piacevole, d’altro canto sono i racconti dipersone che hanno fatto della parola il loro principalestrumento di guadagno. Ricordi puntuali e grandi eventitratteggianovitesingolari,che,conloscorreredellepagine,danno forma alla figura del “bravo magliaro”, da nonconfondersi con il venditore ambulante o, peggio, con iltruffatore. L’orgoglio di essere magliari da generazioni, enonimprovvisati,restituiscedignitàaquestafigurasemprein bilico tra lecito e illecito, tra povertà e ricchezza, senzastabilitàneppurenegliaffetti.

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EugenioRaspiInoxBaldini&Castoli–2017

“Inox”, il romanzo di esordio di EugenioRaspi, finalista alPremioCalvino2016, ci portadentro la fabbrica.Nonunafabbricaqualsiasi,bensìlostabilimentodegliAcciaiSpecialidi Terni, per raccontare una storia di invenzione, madecisamente realistica, ossia il cambio di proprietà e ilconseguentetagliodegliaddetti.La vicenda si svolge nel corso di un’estate e i capitoliriportanodelledate approssimative: dal “primomercoledìdigiugno”all’”ultimogiornodiottobre”,chefannopensarepiuttosto che a un diario, a una vicenda particolare, a uncalendario perpetuo, qualcosa che potenzialmente puòaccedereancora.Tutto èmoltomisurato, concreto. Anche il lettore inizia ilsuoturnoimbattendosinella“timbratriceall’ingressodegliAcciai Speciali […] un’acquasantiera in cui intingiamo lemaniuno alla volta”. Epianopiano entra a farpartedellaSquadraC,unnucleodiseioperariconunsuoequilibrio,unmicrocosmolavorativoincuisiinfilanolevicendefamiliari,i momenti di riposo, ma nulla sarà mi scollegato dallaproduzione: Sergio penserà al padre “mentre davanti gliscorre la siviera che trasporta all’AOD centocinquantatonnellatediacciaio304pronteper l’affinazione,processointermediodella catenache siultimeràdandoalla luceunnastro scintillante lungo due chilometri, riavvolto in unrotolodacuisisarebbericavataposateria”.L’acciaio inox è simbolo di resistenza e di riuso,metaforadellacondizionedichivienescartatodaunprocessoeavràil coraggio di voltare l’angolo e ripartire: “Varrà lo stessoper le persone lasciate indietro dagli ingranaggidell’economia e della produzione. Per unamano che li hacestinati, cenesaràun’altrache li raccoglierà”.Lavicenda

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narratanasceinfattidall’esperienzapersonale,soloinparteautobiografica, del nostro Autore, che ha lavorato pervent’anni dentro questa fabbrica, per poi essere licenziatoingiustamente,senzaesserepoireintegrato.Dall’amoreperla lettura è allora sbocciata la volontà di scrivere questastoria, e dall’amore per il lavoro quella di dare voce allafabbrica,“comeseavesseun’anima.Sefossecosì,magarilestorie racchiuse al suo interno le potrebbe raccontaredirettamenteachinoncihamaimessopiedeemailofarà.Equil’hofattoiopersuoconto.”

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TizianoFratusPOESIECREATURALIUnboscoinversiLibreriadellaNatura–2019

Il libro di Tiziano Fratus testimonia l’affezione dell’autorealla scrittura in versi poiché raccoglie la sua produzionepoeticadegliultimidecenniedèuntentativobenriuscitodiproporreallettorel’accessoadunanatura,avoltemistericaed altre affine, attraverso composizioni quasi selvatiche evogliosedicrescere.Nesonotestimonianza iversi talvoltadisposti in modo da disegnare “geometrie foliari”, allaricercadiun’armoniaspaziale,quasivolendoparafrasarelastrutturadelbosco.La sua visione poetica è attenta alla riscoperta del regnonaturale, inteso come terreno di possibile indaginefilosofica e non solo oggetto esclusivo del pensieroscientifico;lasuascritturasicollocapertantoinunospaziodipossibilericonciliazionetraumanoenatura.Interessanti nel suo pensiero, due “neologismi” cheemergono già dalle precedenti numerose pubblicazioni: ilconcetto di Homo Radix ovvero “uomo o donna che sagirare il mondo costituendo nuove connessioni con ilpaesaggiochesitrovaadattraversare”eladisciplinadellaDendrosofia come “pratica della meditazione che prevedel’immersione in un ambiente naturale, quali riserve,paesaggimontanioforestevetuste,deserti,percoltivarelapaceinteriore”(sivedailsitowww.studiohomoradix.com).La voce poetica di Tiziano Fratus è stata tradotta in unadecinadilingueepresentatainmoltifestival.Alsuoattivoanchenumerosemostrefotografiche,soprattuttoinbiancoe nero; tecnica che, a suo dire, aggiunge un ulterioreelemento metafisico all’immagine perché consente dicatturare lo stato d’animo che si prova quando si stascattando.

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MichelaMarzanoIDDAEinaudi–2019

“Idda”, termine in dialetto salentino per dire “lei”,nell’omonimo romanzo di Michela Marzano indica Annie,l’altraprotagonista femminileconcuiAlessandraconversanell’incipit.Duedonnechehannoincomunel'averlasciatoandare pezzi del loro passato: la prima a causa di unamalattia degenerativa, l'altra perché li ha volutamenterimossi.Inundialogospaesantecivieneinfattirivelatochel’anziana madre di Pierre, compagno di Alessandra, staperdendosi nell’oblio. Lo sfaldamento progressivo dellamentedelladonnaprovocainAlessandra,biologaesercitataalle tassonomie, all’ordine, al rigore, un turbamentointeriore,lesuscitailbisognodicapire,didareunnomeallecoseeaglieventidelpassatodiAnnie.Cosìiniziaunviaggiometaforicoaritrosoneltempo,unviaggioinunamiriadedibrevi capitoli che diventano spazio narrativo per la storiadelleduedonne;infatti,accantoallaricostruzionedellavitadella suocera,procede inparallelo, conabilemovimentoaspirale, quella della protagonista in una ricerca sul sensodel proprio passato. È proprio mentre svuota la casa diAnnie,messainvenditadalmomentodelricoveroinclinica,cheAlessandraentrapianpianonellavitadell'anziana,daquando era giovane donna, poi sposa emadre. Attraversogli oggetti e le lettere ne ricostruisce la quotidianità,giungendo a scoprire il grande amore che c'è stato tra igenitori di Pierre; un amore che le parla, che fa affiorarelontane parole d’infanzia in dialetto pugliese e ricordisoffocati,innescandounbisognonuovo:sfidare“inondetticheavvelenanolavita”.Affrontandoreticenzeprofonde,lafugadallapropriaterradopolamortedellamadre,ilmuroinnalzatoversoognitipo

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di rapporto con la famiglia d’origine, Alessandra trova laforzadirecuperarelapropriastoriaedisuperarel’impasseche l’ha condotta a fuggire a Parigi. Nel ritorno fisico allasua terra e alla famiglia d’origine, elabora vuoti e dolori:“Nemmeno la persona che amiamo può ripagarci dei tortidell’esistenza.Losbagliopeggiorechesipuòcommettereèattribuirle il potere di riparare la nostra vita. Ma ci sonoanche cose che dovrebbero sempre essere dette, purequandomancano leparoleesiècertidinonesserecapiti.Altrimentipianpianocisiallontana,sispalancalavoraginedell’incomprensione, e persino l’amore più grande vieneconsumatodall’indifferenza.”“Idda”ènarrazionechemuoveiprimipassinellafragilitàdellacondizioneumana,neldisorientamentodellaperdita,pergiungereariconoscereche“l’amoreresta,purequandol’oblio ce la mette tutta per cancellarlo”. Partendo dallamalattia che, insieme alla memoria, pare sgretolarel’identità, attraversando le tematiche delle radici, dellafamiglia, dell’essere madre e dell’essere figlia, dellarimozione e della perdita, Michela Marzano ci ha offertouna narrazione intensa e struggente, fonte di riflessionimolteplici, attraverso una scrittura ricca e coinvolgentenelladelineazioneprecisadipersonaggiesituazioni.

GianLucaBarbieriAutobiografieimmaginarieFictionecuradiséMimesis–2019

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Poteravereadisposizioneuncaleidoscopionarrativoperottenere nuove e mirabolanti trame, è la potenzialitàcreativa della scrittura trans-autobiografica. Poter partiredallaprorpiastoria,daiproprivissutiperpotersiosservareconunamodalitàdecentrata,attivando la logicadel “comese”, del “far finta”,consapevoli di star giocando con lapropria storia,trasformandola in un romanzo,rappresentailpercorsochesisnodaattraversounaseriediriflessioni,diesercizi, di riletture,per dar voce a inedite possibilitàpartendodal proprio racconto di sé,nonpuntandoperòaunamerafugadaiproprivissuti,dallapropriaidentità,daipropridolori.Comelostessoautoreriporta:“Spessoèunaquestionedisguardi”(Introduzionepag9).[…]Losguardo diretto è caratteristico della narrazioneautobiografica, mentre quello indiretto emerge in unanarrazionecheabbiamodefinitotrans-autobiograficaechepuò affiancare la prima con risultati molto interessanti.Sonoduemodi complementariper riflettere sudi sé, sulleproprieesperienzeesulpropriomondointerno.” Se la vita può essere paragonataaun romanzo, narraresignifica “raccontare storie”,storie che contengono aspetticognitivi ed emotivi.Ma narrare significa anche renderenoto,comunicare,ha quindi la finalità di trasmetterequalcosa a qualcuno.Raccontare e raccontarsi possonoesserequindiintesecomelepiùanticheeuniversaliattivitàdell’uomo.Raccontareeraccontarsiserveaconoscersieacomprendersicomefacentediunsistemapiùampiochecicirconda. E fino a quando l’esperienza nonèespressaattraverso il linguaggio e non prende la forma di unracconto,essaresta inaccessibile. Il raccontorispondedunquea precise esigenze: funziona da principioorganizzatore e costitutivo dell’esperienza stessa,eraccontarsicipermettedirenderepensabilileemozioniedi elaborarle. Da notare come le storie scritte, rispetto aquelle orali,sono caratterizzate dalla permanenza delsegnale. Un testo scritto può essere corretto, rivistomolteplici volte,primadi esserepresentatoaldestinatariorispettoaquelloscritto,cheprevedecorrezioni“aeree”.

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Cosa succede dunque quando diciamo “Io”?Ci chiedel’autore.E’ possibile prendersi cura di sé attraverso lascrittura in una prospettiva autobiografica?Sonosoloalcune domandeper condurre il lettorelungo ilpercorso della riappropriazione della scrittura di sé inchiave immaginativa. Partendo proprio da riflessioni sullascrittura autobiografica, l’autore cita Duccio Demetrio,“l’autobiografia è un viaggio interiore e non un chiudere iconti”,per sottolineare come quelloautobiografico sia unpercorsodi autoconoscenza non consolatorio nétranquillizzante,e nemmeno effettuato in vista di untraguardo definitivo. Si può, infatti,parlare di “scritturainfinita” (Ferrari 2007) e l’io cheemerge,è un “iotessitore”checollega, intreccia e ridimensionaquell’”iodominatore” presente nella vita quotidiana. La scritturaautobiografica, ci ricordaancoral’autore, è un mezzo perpiantarsi in asso (pag 30) “Quando ripensiamo a ciò cheabbiamovissuto,creiamounaltrodanoi[…]cisdoppiamo,cibilochiamo,cimoltiplichiamo”(pag31).Ementresiscrivedisé,quil’autorecimetteinguardiainuncertosenso,possiamotrovaredegliaspettichepossonoessereconsideratidegliostacoli: i limitidellamemoria, adesempio, o il ricorso a meccanismi di difesa(intellettualizzazione, razionalizzazione, diniego,repressione, idealizzazione, svalutazione.), i cui effetticonsistonoineliminazioni,omissioni,censure,maancheinmodificazioni,deformazioni,integrazioni,aggiunte.Eanche la costruzione di una immagine, ad opera delnarratore, da presentare all’esterno,può generare deglieffetti di manipolazione, da cui si può dedurre “comel’autorediunascritturaautobiografica,purcontuttalasuabuona fede, non riproduca semplicemente, ma costruisca,frasedopofrase,un’immaginedisédaproporreasestessoed eventualmente ad altre persone; di come l’io, fulcro eragion d’essere del pensiero autobiografico, sia in realtàuna semplice costruzione psichica, un punto divista”.pag41).Veroè,sostienel’autore,chel’autobiografosiponeinunaposizione etica di rispetto nei confronti della propriastoria,evaallaricercadellasuaverità–intima,personale-che cerca di far emergere attraverso il suo percorso dirievocazionedifattiedipersone,diriflessioneinterioredielaborazionediemozioni,diriattraversamentodidolori.

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A questo punto del testo l’autorepone una domandacruciale:“È possibile prendersi cura di sé attraversonarrazioni che intreccino aspetti del proprio vissutopersonaleconcontenutidifantasia? […] La fiction e l’autobiografia sono del tuttoinconciliabili?”(pag55). La risposta sta nel fatto che pensiero autobiografico eimmaginazione non sembrerebbero essereinconciliabili,“[…] Siamo fatti in ugual misura di cò che èstatoediciòcheavrebbepotutoessere.Edè la finzionearaccontarcituttoquesto.”JavierMarias(pag57). La dimensione trans-autobiografica, ovvero quelladimensione che attraversa alcuni snodi autobiograficidell’autore, contaminandoli con l’invenzione, con la fictionsembratrovaregiustificazione. “I frammenti autobiografici vengono modificati,ricontestualizzati, trasformati attraverso una serie ditecnicheedistrategiecheconsentonoall’autoredigiocarecon la propria storia, osservandola da un punto di vistadiverso, inedito e facendola diventare qualcosa che è altempostessonotoeinatteso”(pag63).