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Richiesta di Contributo anno 2013 FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI PISTOIA E PESCIA PROGETTO “APPROCCI INNOVATIVI NELLA SELEZIONE DI CULTIVAR DI CASTANEA SATIVA TOLLERANTI AL DRYOCOSMUS KURIPHILUS NEL COMPRENSORIO PISTOIESE” PROPONENTE PROVINCIA DI PISTOIA PARTECIPANTI Università degli Studi di Firenze Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari e dell'Ambiente Piazzale delle Cascine 18 – 50144 FIRENZE Sezione di Patologia Vegetale ed Entomologia Dr.ssa Tiziana Panzavolta Referente per il progetto Prof. Riziero Tiberi e Dr.ssa Stefania Tegli Referenti per l'Unità Operativa 1 Sezione di Colture Arboree Dr. Edgardo Giordani Referente per l'Unità Operativa 2 Sezione di Genetica Agraria Prof. Alessandro Camussi Referente per l'Unità Operativa 3 Relazione tecnico-scientifica e dei benefici per la popolazione e per il territorio, Fasi del Progetto e Curriculum vitae dei partecipanti

Relazione Cinipide

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Cinipide del castagno, Conferenza dibattito di Pracchia Pistoia 19 ottobre 2013

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Richiesta di Contributo anno 2013

FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI PISTOIA E PESCIA

PROGETTO

“APPROCCI INNOVATIVI NELLA SELEZIONE DI CULTIVAR DI CASTANEA SATIVA

TOLLERANTI AL DRYOCOSMUS KURIPHILUS NEL COMPRENSORIO PISTOIESE”

PROPONENTE

PROVINCIA DI PISTOIA

PARTECIPANTI Università degli Studi di Firenze

Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari e dell'Ambiente Piazzale delle Cascine 18 – 50144 FIRENZE

Sezione di Patologia Vegetale ed Entomologia

Dr.ssa Tiziana Panzavolta Referente per il progetto

Prof. Riziero Tiberi e Dr.ssa Stefania Tegli Referenti per l'Unità Operativa 1

Sezione di Colture Arboree

Dr. Edgardo Giordani Referente per l'Unità Operativa 2

Sezione di Genetica Agraria

Prof. Alessandro Camussi Referente per l'Unità Operativa 3

Relazione tecnico-scientifica e dei benefici per la popolazione e per il territorio, Fasi del Progetto e Curriculum vitae dei partecipanti

“Approcci innovativi nella selezione di cultivar di Castanea sativa tolleranti

al Dryocosmus kuriphilus nel comprensorio pistoiese”

1. Attività svolta e scopo istituzionale

Il Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari e dell’Ambiente (DISPAA) è referente

dei seguenti corsi di laurea triennali: Scienze Agrarie, Scienze Vivaistiche e Scienze Faunistiche; e

delle seguenti lauree magistrali Scienze e Tecnologie Agrarie, Sviluppo Rurale, Scienze e Gestione

delle Risorse Faunistiche e Tropical Rural Development. Il Dipartimento e' sede amministrativa

della Scuola di Agraria, dei Dottorati di Ricerca in “Scienze Agrarie e Ambientali” e “Scienze e

Tecnologie Vegetali, Microbiologiche e Genetiche”, come anche del Master “Geomatics and

Natural Resources Evaluation”. L'attività scientifica del Dipartimento riguarda: la biologia,

fisiologia, propagazione e caratterizzazione delle specie arboree e arbustive d'interesse agrario; le

performance produttive e riproduttive ed il miglioramento genetico degli animali in produzione

zootecnica; la conservazione, diffusione e valorizzazione del germoplasma animale autoctono; le

biotecnologie applicate alle produzioni animali; la nutrizione animale e la valutazione degli alimenti

zootecnici; l’allevamento e la gestione degli animali in produzione zootecnica e della fauna

selvatica e loro interazioni con il territorio; l’acquacoltura e la gestione dell’ittiofauna; il benessere

animale; la caratterizzazione, valutazione e tracciabilità dei prodotti animali freschi e trasformati;

l’apicoltura; la messa a punto di metodi diagnostici anche con approcci molecolari; gli aspetti

epidemiologici dei parassiti delle piante e la diffusione di specie aliene, in rapporto alle variazioni

climatiche; le interazioni biochimiche e molecolari pianta-patogeno-agente di danno; la messa a

punto di mezzi e strategie di lotta nel rispetto dell'ambiente, della biodiversità, della salute

dell'uomo e degli animali; la progettazione, gestione sostenibile e valutazione di sistemi colturali a

fini produttivi alimentari e non alimentari, ornamentali, ricreativi, ecologici anche in un’ottica di

recupero ambientale ed anche con sistemi senza suolo; i fattori ecologici e antropici che agiscono

sul sistema suolo-pianta-atmosfera, e le loro relazioni con gli aspetti quantitativi e qualitativi delle

produzioni agrarie e con la salvaguardia e la valorizzazione delle risorse naturali; l’agronomia e

l’agrometeorologia, la biologia e la gestione della vegetazione infestante; la produzione delle

sementi e la propagazione; gli strumenti statistico-matematici per la sperimentazione agronomica e

la modellazione dell’agroecosistema; la biologia e biotecnologia dei microrganismi fotosintetici;

biotecnologie microbiche per la protezione dell'ambiente e per la produzione di energie e di

metaboliti primari e secondari; ecologia e biodiversità microbica; microbiologia del suolo;

monitoraggio e tipizzazione di microrganismi di interesse agrario ed ambientale; la funzionalità

chimica/biochimica del sistema suolo-pianta in risposta alle diverse pratiche agronomiche e

forestali, ai fenomeni di inquinamento chimico e genetico ed ai cambiamenti climatici, al suo ruolo

nella produttività dell’ambiente agrario ed al funzionamento degli ecosistemi forestali e nella

protezione dell’ambiente anche in funzione della promozione della qualità della vita; la dinamica

evolutiva, la capacità d’uso e l’attività produttiva del suolo; la capacità del suolo di immagazzinare

carbonio; lo studio della biodiversità e della sua conservazione, del funzionamento degli ecosistemi

forestali soprattutto in risposta ai cambiamenti climatici; lo studio della struttura, delle funzioni,

dell'espressione e dell'ereditarietà di geni in specie vegetali di interesse agrario e forestale, anche in

relazione alla distribuzione e alla dinamica dei polimorfismi nelle popolazioni costituenti risorse

genetiche ed alle relative interazioni ambientali. Particolare interesse è rivolto anche ai metodi

biometrici, statistici e numerici per l'analisi di caratteri complessi e di polimorfismi molecolari, con

particolare riguardo al miglioramento delle specie di interesse economico. Lo scopo istituzionale

del Dipartimento è lo sviluppo della conoscenza scientifica nei settori già menzionati e la

formazione di laureati nell’ambito dei corsi di laurea di cui è referente.

Il gruppo di ricerca che propone l’indagine sulle preferenze varietali del Cinipide del castagno è in

possesso di esperienze nell’ambito delle problematiche connesse alle perdite di produzioni del

settore alimentare considerate marginali in quanto non prioritarie per i profitti aziendali, ma che

possono venire individuati in maniera più efficace come produzioni di sostegno o integrative per gli

agricoltori che operano in queste aree di ecotono tra i sistemi agrari e quelli forestali. Esperienze in

tal senso sono già state svolte per un altro insetto spermofago introdotto, vale a dire la Cimice

americana delle conifere, allo scopo di accertare le perdite di produzione di pinoli (Pino domestico)

che in quest’ultimo decennio ha praticamente azzerato il contributo di questo prodotto nella filiera

alimentare italiana ed europea. Dal 2008, anno di prima segnalazione ufficiale del Cinipide in

Toscana, l’unità proponente si è interessata alla verifica della diffusione e del comportamento del

Cinipide nella nostra regione e nell’ambito di questa attività ha svolto un’indagine preliminare in un

castagneto ubicato a Castelpoggio (Provincia di Massa) sulla differente entità delle infestazioni su

tre cultivar indigene di Castanea sativa. I risultati di questo studio costituiscono la base culturale e

operativa su cui verrà articolato il progetto pilota che verrà proposto.

2. OGGETTO DEL PROGETTO

Individuazione di cultivar poco suscettibili o tolleranti agli attacchi del Cinipide galligeno del

castagno (Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu; Hymenoptera, Cinipidae) e loro caratterizzazione

morfologica e genetica. I risultati di questi studi rappresentano la base nozionistica e scientifica da

considerare nel fornire indicazioni ai castanicoltori nella fase della programmazione di nuovi

impianti di castagno coltivati per la produzione di castagne di pregio. L'indagine che si propone

verrà effettuata in un castagneto rappresentativo delle caratteristiche generali del comprensorio

geografico della Val d’Orsigna (Pistoia), dove la coltivazione del castagno ha una lunga tradizione e

rilevanza socio-economica.

Purtroppo, questo patrimonio, già messo a rischio dall’abbandono delle zone di collina e montagna

e da alcune patologie (Cancro del castagno, ad esempio), rischia di essere compromesso dalla

diffusione dell’ennesima avversità di importazione, un insetto, il “Cinipide galligeno del castagno”

o Vespetta cinese, che attacca le piante, riducendone drasticamente la vitalità e la produzione dei

frutti fino a pregiudicane la stessa sopravvivenza. Nel territorio pistoiese già nel 2008 sono stati

riscontrati i primi focolai di infestazione di questo temuto insetto il cui progressivo incremento

demografico andrebbe certamente ad intaccare le potenzialità economiche della castanicoltura

locale.

Lo scopo di questo progetto, di durata biennale, è la definizione di un adeguato protocollo di

gestione del settore castanicolo in considerazione delle problematiche fitosanitarie e agronomiche

connesse alla comparsa ed affermazione nei nuovi ambienti del Cinipide. Pertanto tale proposta può

essere considerata come una innovativa risposta all'esigenza di valorizzazione e salvaguardia della

filiera produttiva del castagno nel territorio pistoiese e i risultati di questa indagine saranno quindi

funzionali al miglioramento di questo settore importante sia sotto il profilo economico sia culturale

e sociale.

3. Stato dell’arte

Il castagno è ampiamente diffuso in Italia e nelle altre regioni del bacino del Mediterraneo, come

pianta forestale e da frutto. Il suo legame con le popolazioni montane è sempre stato profondo

nonostante si siano verificati notevoli cambiamenti che hanno favorito il miglioramento delle

condizioni sociali ed economiche delle persone e di conseguenza il progressivo abbandono delle

zone montane e, quindi per i castagneti si è aperta una lunga crisi che ha riguardato in particolare la

gestione di tali soprassuoli arborei. Tuttavia in questi ultimi decenni si sta assistendo ad un

rinnovato interesse per la castanicoltura motivato dalla richiesta da parte del mercato di frutti di

maggior pregio e di legname da opera. In tal modo il ruolo del castagno nell’economia montana si è

rivalutato, tanto che può essere considerato come specie arborea multifunzionale, capace cioè di

assicurare più prodotti (frutti e legname), di contribuire alla conservazione e valorizzazione del

paesaggio e pertanto di assolvere anche la funzione turistico ricreativa, oltre che essere una

fondamentale risorsa nell’ambito della catena alimentare di svariati invertebrati (soprattutto insetti)

e vertebrati (uccelli e mammiferi). Inoltre si ricorda l’importanza economica ed ecologica del

castagno per la produzione di beni secondari quali il miele o la farina di castagne. Tutto ciò

contribuisce all’incremento della richiesta di piante ed al rinnovato interesse da parte dei vivaisti

nella commercializzazione di questa pianta finalizzata alla costituzione di nuovi impianti.

Sotto il profilo fitosanitario fino alla metà del secolo scorso non si registravano sulla latifoglia

particolari parassiti animali in grado di deprimerne la vigoria, mentre erano già note entità

spermocarpofaghe per le loro ricorrenti infestazioni a carico degli organi produttivi e quindi dei

frutti. L’intensa attività di questi fitofagi spesso era tale da far assumere ad essi il ruolo di

competitori dell’uomo per l’utilizzazione di questo prodotto. Il quadro si è purtroppo complicato

con la comparsa di un imenottero esotico, noto come Cinipide del castagno, che nel 2002 è stato

introdotto in Europa e segnalato per il continente a Cuneo (Piemonte) su materiale di propagazione

proveniente dall’Estremo Oriente; rapidamente il galligeno si è diffuso lungo tutta la Penisola,

probabilmente attraverso il commercio delle piantine prodotte in Piemonte.

Dryocosmus kuriphilus è un galligeno originario della Cina diventato, dagli anni '40 ad oggi, uno

dei principali insetti dannosi alle varie entità afferenti al genere Castanea. Esso si è diffuso durante

il secolo scorso prima in Giappone e successivamente in Corea e Stati Uniti. Nel 2002, come

riferito, è stato segnalato anche per l’Europa (Brussino et al., 2002); successivamente è stato

riscontrato in Slovenia (Seljak, 2006) e in Francia (EPPO, 2007). Attualmente è presente in buona

parte della Penisola italiana (Graziosi e Santi, 2008).

In tutte le regioni di nuova colonizzazione, il cinipide si è diffuso molto rapidamente fino a

diventare la maggiore causa di deperimento vegetativo dei castagneti e di perdita di produzione di

castagne. Le sue infestazioni possono infatti determinare forti riduzioni di accrescimento, di

fruttificazione e, in casi estremi, la morte della pianta stessa (Cho e Lee, 1963). Molti studi sono

stati effettuati per individuare efficaci metodi di controllo del fitofago, ma in genere con scarsi

risultati. Non tutte le specie e, in esse, le varietà come risulta da studi svolti in Giappone i cui

risultati hanno evidenziato una diversa suscettibilità al fitofago. Infatti è stato dimostrato che quelle

tolleranti, oltre ad essere meno attrattive per le femmine ovideponenti, inducono anche una più alta

mortalità larvale del cinipide (Shimura, 1972). Sempre in Giappone numerosi test sono stati

effettuati per identificare individui di castagno tolleranti agli attacchi del Dryocosmus e sono state

selezionate 4 cultivar: Tsukuba, Tanzawa, Ibuki, e Ishizuchi che sono state successivamente

immesse sul mercato (Shimura, 1972).

Anche in Italia sono stati avviati i primi studi per individuare le cultivar di C. sativa meno

suscettibili ai danni del galligeno e dai primi risultati di queste indagini è emerso che, nonostante

tutte le 21 cultivar italiane prese in esame siano sensibili all’attacco del cinipide, esistono differenze

nella sintomatologia e nella attrazione esercitata nei confronti delle femmine ovideponenti (Botta et

al., 2005). Altri studi su cultivar di castagno toscane hanno messo in evidenza una minore livello di

attacco sulla cultivar Carpinese rispetto ad altre coltivate nella zona di Carrara (Tiberi et al., 2009).

Alla luce di questi risultati sembra opportuno condurre, a livello multidisciplinare, questa indagine

sulle preferenze varietali del Cinipide, individuando nelle aree castanicole di maggiore importanza

del comprensorio geografico della Val d’Orsigna (Montagna Pistoiese), gli individui meno sensibili

agli attacchi del galligeno; in questi ambienti sono presenti le cultivar da frutto più pregiate, quali

Pastinese, Carrarese (= Carpinese) e Ceppe.

3.1 Bibliografia

Brussino G., Bosio G., Baudino M., Giordano R., Ramello F., Melika G., 2002. A dangerous

exotic insect threatening European chestnut. Informatore Agrario, 58 (37): 59-61.

Cho D.Y., Lee S.O., 1963. Ecological studies on the chestnut gall wasp, Dryocosmus

kuriphilus Yasumatsu, and observations of the damage caused to the tree by this

insect. Korean Journal of Plant Protection, 2: 47–54.

EPPO, 2007. Dryocosmus kuriphilus found in the south of France (Alpes Maritimes). EPPO

Reporting Service - Pests & Diseases, 5 (086): 2. [online] URL: http://archives.eppo.org/

Graziosi I., Santi F., 2008. Chestnut gall wasp (Dryocosmus kuriphilus): spreading in Italy

and new records in Bologna province. Bulletin of Insectology 61 (2): 343-348.

Seljak G., 2006. Chestnut gall wasp - Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu. Report -

Phytosanitary Administration of the Republic of Slovenia. [online] URL: http://www.furs.si/

Shimura I., 1972. Studies on the breeding of chestnut, Castanea spp. II. Parasitic variation in the chestnut gall wasp, Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu. Bulletin of the Horticultural Research Station A11: 1-13.

4. Descrizione del progetto da realizzare

Il castagno riveste un ruolo fondamentale su tutto il territorio montano e pedemontano nazionale sia

come elemento del paesaggio forestale, sia come specie da frutto. La castanicoltura da frutto è stata

oggetto di un notevole rilancio negli ultimi venti anni con la conseguente ricerca di cultivar dotate

di caratteristiche di pregio, riguardo i frutti, e di svariate utilizzazione degli assortimenti legnosi:

paleria, edilizia e anche buone performance nell’industria del mobilio. Tutto questo ha portato ad un

incremento della richiesta di piante e ad un maggiore interesse da parte dei vivaisti nella diffusione

di questa coltura.

Recentemente, l’introduzione in Italia di materiale di propagazione di castagno proveniente

dall’Asia orientale ha causato la comparsa e la successiva diffusione su tutto il territorio nazionale

del Cinipide galligeno. Il castagno europeo ha mostrato fin dall’inizio sensibilità all’insetto

sopportando livelli di infestazione anche molto alti. Si è osservata, tuttavia, una certa variabilità

nell’intensità degli attacchi a seconda della cultivar.

Questa ricerca, a carattere multidisciplinare, prevede la partecipazione di tre gruppi di lavoro

(UU.OO.) con specifiche competenze nel campo della difesa fitosanitaria e delle analisi molecolari

(U.O.1; referenti Prof. Riziero Tiberi e Dr.ssa Stefania Tegli), dell'arboricoltura (U.O.2; referente

Dr. Edgardo Giordani) e della genetica agraria (U.O.3; referente Prof. Alessandro Camussi).

4.1 Indagini fitosanitarie (U.O.1): l’individuazione delle piante di castagno che manifestano

risposte di tolleranza nei confronti del Cinipide sarà svolta mediante sopralluoghi in campo

osservazioni in laboratorio su campioni di organi vegetali (getti, foglie e infiorescenze) prelevati in

natura.

Nel primo anno dello studio sono previsti, tra la primavera e l’autunno, sopralluoghi nell'area

prescelta per lo studio, allo scopo di individuare esemplari di castagno con un grado di infestazione

palesemente inferiore rispetto ad altri presenti nella stessa area. In particolare è previsto un

sopralluogo preliminare, in collaborazione con i ricercatori della U.O.2, per verificare la

distribuzione delle piante sul territorio, la loro età e il loro stato vegetativo, le caratteristiche

stazionali dove vegetano e, quindi, individuare un'area omogenea per caratteristiche fisiche e

biotiche, rappresentativa della realtà castanicola della Val d'Orsigna. In questa area verranno

individuati e georeferenziati 24 esemplari di castagno appartenenti a cultivar diverse (almeno 3 tra

le più diffuse nel comprensorio): per ogni cultivar saranno considerati 8 individui, di cui 4 più

attaccati e 4 meno attaccati. Su queste piante verranno effettuati rilievi di carattere botanico-

agronomico e, al tempo stesso, fitosanitario.

Dagli esemplari di ciascuna delle tre cultivar verranno prelevati 8 rami ad altezze diverse della

chioma che verranno poi esaminati più nel dettaglio in laboratorio per verificare l'entità dell'attacco

del galligeno considerando i seguenti parametri: a) presenza di uova nelle gemme dei primi tre getti

dell’anno a partire dall’apice del ramo stesso; questa scelta è legata alla preferenza delle femmine

del Cinipide ad ovideporre sulle gemme apicali dei rametti (Panzavolta et al., 2012); b) conteggio,

per ciascuno dei tre rametti, delle galle presenti; c) rilievo del numero di celle di ogni galla e il loro

contenuto. Sulle stesse piante il campionamento verrà effettuato anche il secondo anno dello studio

con le stesse modalità. Da tutte le piante oggetto della prova verranno prelevati campioni di vari

organi vegetali da destinare alle analisi morfologiche (U.O.2) e per la caratterizzazione genetica e

molecolare di ciascuna pianta (U.O.3 e U.O.1).

I dati acquisiti nel corso dei suddetti rilievi di campo e di laboratorio saranno analizzati dal punto di

vista statistico attraverso la medesima analisi indicata dai ricercatori della U.O.2.

4.2 Indagini morfologiche (U.O.2): tutte le piante individuate per lo studio, facendo riferimento

all'entità dell'infestazione su esse riscontrata, oltre ad essere georeferenziate, verranno

opportunamente contrassegnate, documentate fotograficamente e quindi sottoposte ad una prima

caratterizzazione semplificata.

Per ciascuna pianta sarà realizzata una scheda nella quale verrà riportata una foto della pianta intera,

corredata con i particolari del tronco, foglie, fiori e frutti. La caratterizzazione semplificata terrà in

considerazioni i principali caratteri dell’albero, ossia vigoria, habitus, dimensioni (altezza e

larghezza). Saranno inoltre predisposte delle schede agro-bio-pomologiche che terranno conto dei

più accreditati caratteri descrittivi del castagno (Bellini et al., 2007). Tali schede saranno impiegate

per una successiva caratterizzazione morfologica dettagliata delle 24 piante che saranno risultate

interessanti per la loro maggiore o minore suscettibilità nei confronti dell'insetto galligeno. Tale

materiale sarà anche impiegato dai genetisti per la caratterizzazione genetica e molecolare (U.O.3).

Le variabili biometriche in esame sono riportate in tabella 1. I rilievi da valutare soggettivamente,

anche mediante scala di punteggio arbitrario, sono riportati in tabella 2. Saranno rilevate le date di

germogliamento, di fioritura e di maturazione dei frutti.

In totale saranno rilevati e studiati 39 caratteri biometrici (11 sull’infiorescenza, 11 sulla foglia, e 17

sul frutto) e 69 caratteri qualitativi (8 sulla pianta, 15 sull’infiorescenza, 11 sulla foglia, 7 sul riccio

e 28 sul frutto).

Tab. 1 – Principali descrittori biometrici

Infiorescenze maschili (amenti): numero di amenti per germoglio; numero dei glomeruli,

lunghezza e larghezza; numero di fiori femminili per amento

Fiori femminili: numero e lunghezza degli stili; altezza e larghezza

Foglie: lunghezza (incluso il picciolo) e larghezza della lamina fogliare; colore (L, a, b) della

pagina superiore e inferiore; lunghezza e spessore del picciolo

Ricci: numero di valve durante la deiscenza, numero di frutti per riccio

Frutti (acheni): peso, larghezza, altezza; spessore e lunghezza della torcia; altezza e larghezza

della cicatrice ilare; volume; colore (L, a, b) del pericarpo, dell’episperma e della polpa; frequenza

dei frutti poliembrionici; persistenza degli stili

Tab. 2 – Principali caratteri qualitativi

Albero: vigoria, habitus, dimensioni (altezza e larghezza); scalarità di maturazione; entità e

costanza nella produzione di frutti, epoca di maturazione

Infiorescenze maschili (amenti): epoca di inizio fioritura, entità e durata della fioritura;

appariscenza e sviluppo; produzione di polline.

Fiori femminili: epoca di inizio fioritura; colore, disposizione, posizione e superficie del fiore

Foglie: forma, simmetria della foglia e del picciolo; forma dell’apice e forma della base del

lembo; incisione del margine; profondità dei seni; presenza del filamento

Ricci: grandezza, forma, rigidità, densità degli aculei

Frutti: dimensione e lunghezza della torcia e densità di peli su questa; forma del frutto; colore

dell’ilo e il suo contrasto con il pericarpo; estensione ed evidenza del raggio stellare; forma,

contorno e pelosità della cicatrice ilare; colore, lucidità, sfumature e assolcature del pericarpo;

evidenza e densità delle striature del pericarpo; colore della torcia; colore, striature, lucentezza

dell’episperma e la sua penetrazione nella polpa; pelabilità; colore della polpa; sapore

Su ciascuna pianta il campionamento interesserà 5 infiorescenze (amenti) nel periodo della piena

fioritura da diverse posizione della pianta; 5 foglie pienamente espanse dal terzo mediano dei rami,

picciolate e da diverse posizioni della pianta; 3 infruttescenze (ricci) in fase deiscente; 10 frutti

(acheni) alla maturazione. Per le misurazioni ponderali verrà impiegata una bilancia di precisione;

per le misurazioni delle dimensioni si farà ricorso al calibro (modello “a corsoio”), mentre per il

rilevamento delle coordinate cromatiche (L, a, b) a un Colorimetro Minolta Chroma Meter CR-200.

I dati biometrici e qualitativi rilevati saranno tabulati in apposite schede Excel® e analizzati

statisticamente con programmi adibiti, quali SPSS®. Ciascuna serie di dati biometrici sarà

sottoposta ad Analisi della Varianza (ANOVA); il Test di Duncan (P<0,01) verrà utilizzato per la

distinzione delle medie di ciascuna replica. Sarà riportato il valore medio e la deviazione standard di

ciascun carattere biometrico di ogni genotipo. Il test del Chi2 verrà impiegato per i caratteri

qualitativi. La matrice delle Distanze Euclidee (matrice di dissimilitudine) e il relativo

dendrogramma (metodo Hierarchical Cluster Analysis - HCA) serviranno per la discretizzazione

delle accessioni. I rapporti di similitudine tra le repliche (similitudine intra- e inter-cultivar) saranno

analizzati valutando, caso per caso come, le Distanze Euclidee. All’occorrenza i raggruppamenti tra

genotipi saranno valutati anche tramite l’Analisi delle Componenti Principali (ACP). La serie

completa dei dati qualitativi servirà come ulteriore fattore discriminante fra le piante scelte.

Dopo aver individuato i genotipi affini (presumibilmente identici) tra le piante oggetto dello studio,

si cercherà di ricondurle a varietà note confrontando le foto, le citazioni bibliografiche e le

osservazioni qualitative (Bellini et al., 2005; Bellini et al., 2006; Bellini et al., 2009; Breviglieri,

1958). I risultati così ottenuti, nonché in particolar modo, le matrici delle distante morfologiche

verranno associati agli esiti del fingerprinting genetico. Ciò consentirà di corroborare ipotesi

relative alla identificazione degli esemplari studiati

4.3 Analisi genetiche (U.O.3): le indagini sulla diversità genetica esistente nelle popolazioni

europee ed italiane di castagno sono state recentemente condotte utilizzando marcatori molecolari

che si sono rivelati un utile strumento per la caratterizzazione e la quantificazione della diversità

genetica, elementi importanti per la conservazione e lo sfruttamento delle risorse genetiche forestali.

Attualmente è possibile esaminare mediante sistemi di sequenziamento automatico, che sono oggi

diventati sempre più accessibili, nell’ambito delle specie di interesse quelle parti del genoma che

maggiormente differiscono tra gli individui. Ciò consente considerevoli progressi nell’applicazione

dei marcatori molecolari al “genetic fingerprinting” per analizzare la diversità genetica e le relazioni

tra piante, varietà e cultivar. In particolare, la diversità genetica tra le cultivar di castagno, oggetto

della proposta, verrà valutata mediante gli SSR, noti anche come micro satelliti, che sono marcatori

genetici codominanti altamente polimorfici e quindi particolarmente adatti allo studio in oggetto.

Questi marcatori sono disponibili dalla letteratura in quanto sono già stati sviluppati in studi

precedenti, prima nella quercia e quindi in castagno ed efficacemente utilizzati per caratterizzare la

diversità genetica in questa specie. In Italia si trova un vasto patrimonio castanicolo che è

estremamente diversificato sia per le caratteristiche qualitative delle produzioni, che per gli aspetti

morfo-fenologici delle piante, è quindi possibile mettere in evidenza le eventuali differenze

genetiche intervarietali e intravarietali.

Il programma di attività del U.O.3 prevede una prima fase per la messa a punto di protocolli

adeguati per l’analisi della specie oggetto del programma. Il materiale da analizzare, 24 piante di

castagno di cui 12 tolleranti e 12 suscettibili individuate dalle UU.OO. 1 e 2, sarà congelato in azoto

liquido e mantenuto a -80°C al fine di garantire un’adeguata conservazione a lungo termine.

Il DNA da utilizzare per il fingerprinting genetico sarà estratto dai campioni tramite kit commerciali

ampiamente ed efficacemente utilizzati a questo scopo nelle specie legnose. Mediante la tecnica di

PCR ed utilizzando i primers noti dalla letteratura, saranno amplificate le regioni microsatellite da

analizzare per l’esistenza di polimorfismi. Saranno presi in considerazione 15 coppie di primer, per

ciascuna di esse saranno individuate le condizioni ottimali per l’amplificazione, temperatura e

numero di cicli. Stabilite tali condizioni sarà effettuata una analisi preliminare al fine di individuare

il livello di informazione sul polimorfismo per ciascun marcatore considerato. Questa indagine

preliminare consentirà di selezionare i marcatori SSR più polimorfi da utilizzare nelle analisi

successive. Gli amplificati saranno esaminati mediante sequenziamento ed i dati ottenuti sottoforma

di elettroferogrammi saranno analizzati utilizzando specifici software statistici open source che

descrivono il profilo dei marcatori evidenziando l’eventuale esistenza di alleli diversi tra i campioni

analizzati.

4.4. Analisi molecolari (U.O.1): è ormai chiaro che gli insetti galligeni sono in grado di manipolare

le difese e, soprattutto, il metabolismo dell’ospite vegetale, al fine di causare la formazione di una

galla che possa agire quale “sink” per i nutrienti (Izzo et al., 2006; Tooker et al., 2008). Gli insetti

galligeni produrrebbero ed esporterebbero attraverso la saliva dei segnali molecolari che nella

pianta inducono la formazione della galla, ma la natura chimica e la modalità d’azione di questi

composti bioattivi, nonchè le vie biosintetiche vegetali che ne sarebbero il bersaglio, rimangono

tuttora sconosciute o poco chiare. Tra i segnali che più comunemente sono stati proposti come

possibili candidati a supporto dell’azione galligena vi sono ovviamente fattori di crescita, quali

l’acido indol-acetico (IAA) insieme ad altre auxine, la zeatina e le citochinine, probabilmente agenti

in sinergia. Inoltre è stato dimostrato che esistono anche altri segnali, specifici dei diversi sistemi

patogenetici (Stone & Schönrogge, 2003). Viceversa sembra ormai accertata la capacità degli insetti

galligeni di reprimere il picco di acido jasmonico (JA) che si manifesta a seguito dell’attacco.

Questa capacità consentirebbe loro non solo di ridurre le difese della pianta e la produzione di

composti volatili indotti da JA, che attrarrebbero altri insetti, ma soprattutto di stimolare e

sostenere i fenomeni iperplastici ed ipertrofici necessari per la formazione della galla, essendo JA

un noto inibitore di auxine e citochinine. In tale quadro nel presente progetto si propone di

analizzare se eventuali differenze varietali nella risposta delle diverse cultivar di castagno al

Cinipide possano essere messe in relazione con la capacità differenziali e cultivar-specifiche di

sintesi e mobilitazione degli ormoni IAA e JA.

Inoltre, è stata sperimentalmente accertata la presenza in D. kuriphilus di un endosimbionte

batterico appartenente al genere Wolbachia, responsabile di alcune alterazioni osservate a carico dei

meccanismi riproduttivi dell’ospite, con specifiche conseguenze negative sulla partenogenesi.

Nel presente Progetto saranno condotti studi per verificare se la presenza di Wolbachia spp. possa

essere associata ad una diversa aggressività dell’insetto o comunque possa influenzare anche il suo

rapporto con l’ospite.

4.5 Divulgazione Scientifica (tutte le UU. OO.)

I principali obiettivi del piano di divulgazione consistono nel:

Ͳ garantire visibilità al progetto e al programma all’interno del distretto pistoiese;

Ͳ comunicare ad un vasto pubblico gli obiettivi, le attività e i risultati intermedi e finali del

progetto,

Ͳ definire nel dettaglio strategie, attività di comunicazione interna ed esterna, prodotti, risultati

attesi, tempistiche e target di riferimento delle attività di comunicazione

Per garantire la diffusione delle informazioni circa lo stato d’avanzamento dei lavori e le attività

svolte è prevista: la pubblicazione di articoli; partecipazione ad eventi congressuali; organizzazione

di una giornata tecnica a scopo divulgativo, nella fase iniziale e nelle fasi successive del progetto, in

modo da offrire un’opportunità di incontro, scambio e networking tra i diversi soggetti coinvolti nel

progetto e il territorio.

4.6 Bibliografia

Bellini E., Giordani E., Ferri A., Turchi R., Lelli L., 2005. Caratterizzazione morfologica di

genotipi di castagno dell’Amiata. Italus Hortus (5): 12.

Bellini E., Giordani E., Marinelli C., Sanvitale F., Del Campana M., Perucca B., Gianni G.,

2006. Il Marrone del Mugello IGP. Tradizione e qualità. Ed. Camera di Commercio Industria

Artigianato e Agricoltura, Firenze.

Bellini E., Giordani E., Giannelli G., Picardi E., 2007. Castagno europeo. In: “Le Specie

legnose da Frutto”. Liste dei Caratteri descrittivi. A cura di Arsia, Firenze.

Bellini E., Giordani E., Marinelli C., Migliorini M., Funghini L., 2009. Marrone del Mugello

PGI: Nutritional and Organoleptic Quality of European Chestnut (Castanea sativa Mill.).

Acta Horticulturae, vol. 844: 61-68, ISSN:0567-7572.

Breviglieri N.,1958. Indagini e osservazioni sulle cultivar di Castagno. In: “Studio

monografico sul Castagno nella provincia di Lucca”. Centro Studi sul Castagno, Firenze,

pubbl. n. 4: 65-137.

Izzo T.J., Julião G.R., Almada E.D., Fernandes G.W., 2006. Hiding from defenders: localized

chemical modification on the leaves of an Amazonian ant-plant induced by a gall-making

insect (Diptera: Cecidomyiidae). Sociobiology, 48: 417–426.

Panzavolta T., Bracalini M., Croci F., Campani C., Bartoletti T., Miniati G., Benedettelli S.,

Tiberi R., 2011. Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu in Tuscany: preliminary observation of

gall characteristics, egg distribution and chestnut cultivar susceptibility. Agricultural and

Forest Entomology, 14: 139-145.

Stone G.N., Schönrogge K., 2003. The adaptive significance of insect gall morphology.

Trends in Ecology and Evolution, 18: 512–522.

Tooker J.F., Rohr J.R., Abrahamson W.G., De Moraes C.M., 2008. Gall insects can avoid

and alter indirect plant defenses. New Phytologist, 178: 657–671.

5. Obiettivi perseguiti

- Individuazione del castagneto multivarietale dove svolgere le indagini; localizzazione e relativa

georefenziazione delle piante scelte per i campionamenti; individuazione delle piante infestate a

vari livelli di intensità o con attacchi di contenuta entità se non indenni. L'intensità dell'infestazione

sarà valutata sulla base delle galle presenti sui getti o foglie di rametti lunghi 50 cm raccolti a

random sulla chioma.

- Mappatura geografica con documentazione fotografica e descrizione dei singoli alberi compresi

nell'ambito delle 24 piante individuate per lo studio; caratterizzazione morfologica dettagliata delle

12 piante meno suscettibili all'insetto galligeno e delle 12 più infestate; realizzazione di una scheda

descrittiva con relazione alle possibili cultivar di afferenza. Criterio di verifica mediante appositi

indicatori: documentazione geografica e fotografica, rilevazione e censimento per 24 piante e di 69

descrittori per le 12 piante meno suscettibili al galligeno.

- Obiettivo della ricerca è genotipizzare le piante individuate come sensibili o tolleranti all’attacco

dell’insetto nell’ambito delle cultivar di castagno in esame allo scopo di individuare marcatori

funzionali associati alla tolleranza all’attacco del parassita. Questo consentirà di fornire indicazioni

relative alle prospettive di lotta attraverso l’utilizzo di materiale genetico tollerante o dotato di bassa

sensibilità (bassi livelli di infestazione) all’insetto.

- Valutazione della produzione di IAA e JA in diverse varietà di Castagno con suscettibilità

differenziale al cinipide D. kuriphilus; valutazione delle alterazioni indotte da l’attacco di D.

kuriphilus sulla produzione e sulla traslocazione di IAA e JA nelle suddette varietà di Castagno;

analisi del coinvolgimento di IAA e JA nello sviluppo delle galle di D. kuriphilus su Castagno;

analisi dell’associazione Wolbachia spp - D. kuriphilus e conseguenze sulle capacità di attacco e di

diffusione del Cinipide del castagno. I risultati ottenuti, oltre alla loro importanza scientifica

intrinseca, saranno utilizzati per l’allestimento di metodi di lotta innovativi ed a basso impatto

ambientale contro D. kuriphilus.

5.1 Tabella temporale delle attività delle singole U.O. coinvolte

MESI Unità operative

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24

U.O. 1 Indagini

fitosanitaria X X X X X X X X X X X X X X X X

U.O. 2 Indagini

morfologiche X X X X X X X X X X X X X X X

U.O. 3 Indagini genetiche

X X X X X X X X X X X X X X X

U.O. 1 Indagini

molecolari X X X X X X X X X X X X X X X

6. Durata del progetto: 2 anni (1 Febbraio 2014 – 31 Gennaio 2016)

7. Destinatari del progetto/iniziativa e numero degli utenti che si intende servire: l’analisi

complessiva della filiera castanicola in queste zone, come nel resto del Paese, evidenzia una

situazione di non completo sfruttamento delle potenzialità di questo sistema produttivo in termini di

creazione e distribuzione di valore. Oltre al ben noto aumento di interesse per i prodotti tipici, le

caratteristiche organolettiche e nutrizionali delle castagne offrono una serie di opportunità di

valorizzazione commerciale che unitamente ad una ragionata e dinamica politica agricola

riguardante il settore possono contribuire fortemente al rilancio della castanicoltura.

Questa, infatti, nel territorio pistoiese presenta un quadro nel quale vi sono aree suscettibili di

rivitalizzazione o di sviluppo economico non trascurabile. In questo contesto gioca sicuramente un

ruolo essenziale il riconosciuto elevato livello qualitativo e il valore aggiunto delle produzioni che

risultano per questo competitive. La ripresa delle esportazioni insieme ad una politica di

miglioramento della qualità del prodotto e della struttura commerciale potrebbe rappresentare uno

strumento di rilancio del settore attraverso l’acquisizione di nuove quote di mercato. I principali

destinatari del progetto sono coloro che operano nel settore della castanicoltura e indirettamente

l’intero territorio della Montagna Pistoiese per il ruolo multifunzionale che i castagneti assolvono

nell’ecosistema agroforestale, nel mantenimento e nella salvaguardia dell’ambiente e della

peculiarità del territorio, nella vivibilità e nell’economia degli ambienti montani.

Il progetto ha, quindi, tra i principali destinatari coloro che operano nel mondo della castanicoltura e

indirettamente l’intero territorio di produzione per la riconosciuta importanza delle innumerevoli

funzioni che i castagneti assolvono nell’ecosistema agroforestale, nel mantenimento e nella

salvaguardia dell’ambiente e del territorio e nella filiera alimentare. La realizzazione dell’obiettivo

del progetto ha in sé caratteristiche che contribuiscono al potenziamento ed alla modernizzazione

della protezione delle produzioni castanicole, rafforzando lo sviluppo territoriale di questa

importante filiera.

7.1 Caratteristiche organolettiche delle castagne: nel mercato della castagna si assiste ad una

evoluzione e diversificazione della domanda verso prodotti nuovi centrati verso aspetti qualitativi

come: a) prodotti privi di glutine destinati ai celiaci e ad altri soggetti affetti da altre intolleranze

alimentari; b) prodotti ipocalorici; c) prodotti con caratteristiche di naturalità ad elevato tenore

vitaminico; d) cosmetici con caratteristiche di naturalità; e) farmaci naturali; f) prodotti

provenienti da processi agricoli sostenibili. Tutto questo apre prospettive di mercato delle quali la

filiera castanicola toscana, caratterizzata da prodotti di qualità, potrà approfittare.

Nella filiera del castagno si è in presenza di una situazione nella quale i benefici sociali sono molto

diversificati e certamente ampi in cui una castanicoltura attiva può determinare numerosi vantaggi

diretti ed indiretti. Senza dubbio lo sviluppo della castanicoltura porta ad una maggior

occupazione e quindi ad una maggiore distribuzione di reddito in aree a costante rischio di

marginalizzazione. Non sono tuttavia da trascurare i vantaggi che si determinano in modo

indiretto: per il territorio in senso fisico in termini paesaggistici e quindi di attrazione turistica e di

presidio idrogeologico; per il tessuto economico grazie all’attivazione di altre produzioni minori

(miele, funghi, carbone) e di attività indotte nell’ambito dei servizi reali alle imprese, soprattutto

quando a valle della produzione agricola si sviluppa anche l’attività di trasformazione, con effetti

positivi sul reddito distribuito e sull’occupazione.

8. Enti e istituzioni coinvolte:

Università degli Studi di Firenze – Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari e

dell'Ambiente (DiSPAA): Sezione di Patologia Vegetale ed Entomologia (U.O.1); Sezione di

Colture Arboree (U.O.2); Sezione di Genetica Agraria (U.O.3)

8.1. Sezione di Patologia Vegetale ed Entomologia: il macrosettore Patologia vegetale ed

Entomologia è composto da personale docente e tecnico attivo nell’insegnamento di materie

afferenti all’entomologia e alla patologia agraria e forestale, che si avvale della partecipazione di

borsisti, dottorandi, assegnisti di ricerca. L’unità è attiva nell’ambito della sezione di difesa

(entomologia-patologia) del DiSPAA - Università di Firenze - e dispone di laboratori nella sede

delle Cascine e presso l’azienda della Facoltà di Montepaldi, e di un moderno laboratorio di

biotecnologie presso il Polo Universitario Tecnologico di Sesto Fiorentino e nell’ambito della

diagnostica molecolare presso il Dipartimento di Fisiopatologia Clinica.

Il gruppo di ricerca in entomologia e patologia forestale e agraria attivo presso il Dipartimento di

Scienze delle Produzioni Agroalimentari e dell’Ambiente dell’Università di Firenze ha una lunga

tradizione nello studio dei problemi fitosanitari delle foreste. In particolare gli insetti defogliatori e i

funghi patogeni di pini e querce rappresentano un settore di studio attivo già a partire dall’inizio del

‘900, contribuendo alla formazione di un’ampia esperienza che consente di affrontare su solide basi

i moderni approcci nella soluzione dei problemi attualmente causati da questi organismi. In questo

arco di tempo sono stati prodotti numerosi contributi a livello nazionale e internazionale, che negli

ultimi decenni sono rivolti soprattutto all’individuazione di moderne strategie di controllo basato

sull’uso ragionato delle più recenti acquisizioni nel settore delle biotecnologie applicate. Oltre a una

serie di pubblicazioni su riviste qualificate, sono stati organizzati numerosi convegni allo scopo di

diffondere e discutere i risultati delle ricerche. Per il raggiungimento degli obiettivi sono stabiliti

proficui contatti con varie istituzioni italiane e straniere, di tipo sia scientifico sia gestionale. E’

stata stabilita una collaborazione con L’Unità di Biochimica Clinica presso il Dip. di Fisiopatologia

Clinica dell’Università di Firenze che ha elevata esperienza nello sviluppo di metodi di misura degli

acidi nucleici; presso questo Dipartimento negli ultimi anni sono stati sono stati messi a punto

numerosi metodi in real-time PCR per l’individuazione e la quantizzazione di sequenze specifiche

di DNA. Questa tecnica ha dimostrato di possedere elevata riproducibilità e sensibilità ed ha trovato

largo impiego nell’ambito della diagnostica molecolare in campo microbiologico. Tramite

pubblicazioni su riviste specializzate e tramite l’organizzazione di convegni, il gruppo divulga i

propri risultati ed affronta problematiche per il miglioramento delle prestazioni e l’ampliamento

delle applicazioni di tale tecnica.

L’attività della U.O.1 nell’ambito di questo progetto riguarda la valutazione della suscettibilità al

cinipide galligeno di cultivar indigene di castagno e la loro caratterizzazione molecolare. Gli

afferenti alla citata U.O. nel recente passato hanno già svolto indagini che hanno riguardato lo

studio delle caratteristiche delle galle, la distribuzione delle uova sulle gemme di rametti di

castagno di un anno ed, inoltre, è stata condotta un prima verifica sulla sensibilità varietale di 3

cultivar indigene della Toscana (Panzavolta et al., 2012).

8.1.1 Pubblicazioni inerenti la proposta progettuale

Innocenti M., Tiberi R., 2002. Cone and seed pests of Pinus pinea L. in Central Italy. Redia

85: 21 28.

Panzavolta T., Bracalini M., Croci F., Campani C., Bartoletti T., Miniati G., Benedettelli S.,

Tiberi R., 2012. Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu in Tuscany: preliminary observation of

gall characteristics, egg distribution and chestnut cultivar susceptibility. Agriculture And

Forest Entomology, 14: 139-145.

Bracalini M., Panzavolta T., Tiberi R., Croci F., 2012. Parassitoidi indigeni del Cinipide del

Castagno in Toscana. Atti del Convegno “Stato dell’arte nella Difesa dalle Avversità del

Castagno (Castanea sativa Mill.), Marradi (FI), 9 settembre 2011: 72-75.

Tiberi R., Bracalini M., Croci F., Panzavolta T., 2012. Indagini bioecologiche sul Cinipide del

Castagno in Toscana. Atti del Convegno “Stato dell’arte nella Difesa dalle Avversità del

Castagno (Castanea sativa Mill.), Marradi (FI), 9 settembre 2011: 67-71.

Bracalini M., Benedettelli S., Croci F.,Terreni P., Tiberi R., Panzavolta T., 2013. Cone and

seed pests of Pinus pinea: assessment and characterization of damage. Journal of Economic

Entomology, 106 (1): 229-234.

8.2 Sezione di Colture Arboree: L’attività della Sezione di Colture arboree del Dipartimento di

Scienze delle Produzioni Agroalimentari e dell’Ambiente (DiSPAA) - Università degli Studi di

Firenze è rivolta prevalentemente alle specie arboree per la produzione alimentare, per

l’abbellimento e la gestione dell’ambiente, nonché per recupero di aree degradate sotto il profilo

ambientale e dell’inquinamento.

Il DiSPAA da sempre si occupa di ricerche di carattere agronomico e pomologico delle piante

arboree da frutto quali melo, pero, pesco, susino, castagno e kaki solo per citarne qualcuno; in

questo contesto non sono mancati altresì lavori su fruttiferi minori e su piccoli frutti della montagna

come fragola, lampone, mirtillo e rovo.

Relativamente al castagno, negli ultimi anni sono da ricordare i progetti intrapresi in collaborazione

con ARSIA (ora Regione Toscana), quali "Caratterizzazione morfologica di genotipi di castagno

dell'Amiata" (2004-05), "Farina di Neccio della Garfagnana D.O.P.: valorizzazione attraverso il

recupero e la salvaguardia del germoplasma del castagno locale, lo studio per la tracciabilità di

filiera e la caratterizzazione qualitativa del prodotto finito" (2005-06), "Farina di Neccio della

Garfagnana D.O.P.: la tracciabilità di filiera tramite la caratterizzazione genetica e studio sugli

ambienti di caratterizzazione e siti di conservazione del germoplasma locale" (2006-07) e il

progetto di “Studio ambientale conoscitivo sul patrimonio castanicolo per la caratterizzazione e la

conservazione del germoplasma del castagno delle colline metallifere” (2008-09).

Altri progetti sono stati sviluppati con l’Azienda Metropoli - Azienda Speciale della CCIAA di

Firenze ("Valorizzazione del Marrone del Mugello IGP: indagine storico bibliografica e valutazione

chimico sensoriale" nel 2004-07), con il Dipartimento di Gestione dei Sistemi Agrari, Alimentari e

Forestali (GESAAF) ( “Caratterizzazione di accessioni di Marroni di pregio diffusi in Toscana” nel

periodo 2008-09) e con la Comunità Montana del Mugello (“Sviluppo castanicoltura del Mugello”

negli anni 2008-10).

Il gruppo di ricerca che opererà sul progetto e che viene coordinato dal Dott. Edgardo Giordani è

composto da personale specializzato nelle discipline inerenti le ricerche proposte e dotato di

notevole esperienza sulle tecniche di valutazione e identificazione varietale del castagno. Il

DiSPAA dispone di automezzi propri, di idonei locali per lo stoccaggio del materiale vegetale

raccolto e di laboratori attrezzati per condurre le ricerche indicate. Il Dott. Edgardo Giordani è

ricercatore presso il DISPAA dal 1994 dove si occupa di risorse genetiche frutticole, miglioramento

genetico e produzione delle specie da frutto a clima temperato. Ha sempre prestato particolare

attenzione alle cosiddette "specie frutticole minori", tra cui il castagno a livello locale, nazionale

(vedi progetti indicati in precedenza) ed europeo (EC "Conservation of minor fruit tree species in

Europe" - 1996-99). Egli partecipa a diversi progetti di ricerca, tra cui:

2013/2015 PRODATE - Piccoli frutti di qualità: ampliamento dell'offerta, ottimizzazione della

produzione e commercializzazione con raccolta “fai da te”. GAL Garfagnana - Misura 124.

Responsabile scientifico.

2010/2014 Perennial Horticulture Development Project - Afghanistan. Fase II. Europaid – EC.

Responsabile scientifico.

2010/2014 PROFRAB - “Produzione sostenibile di fragoline di bosco (Fragaria vesca L.) in

zone pedemontane mediante, sistemi colturali e di gestione post-raccolta innovativi: qualità dei

frutti, analisi dei costi e bilancio energetico”. MIPAF-OIGA. Coordinatore.

8.2.1 Pubblicazioni inerenti la proposta progettuale

Bellini E, Giordani E., Morelli D., Ferri A., 2006. Distinzione morfologica di accessioni di

castagno per il recupero e la salvaguardia del germoplasma nell’area di produzione della

Farina di Neccio della Garfagnana D.O.P. In: Tre anni di studio sulla caratterizzazione della

Farina di Neccio della Garfagnana. A cura di: ARSIA et al.: 35-66.

Bellini E., Giordani E., Ferri A., Turchi R., Lelli L., 2005. Caratterizzazione morfologica di

genotipi di castagno dell’Amiata. Italus Hortus (5), 12.

Bellini E., Giordani E., Giannelli G., Picardi E., 2007. Castagno europeo. In: Le Specie

legnose da Frutto. Liste dei Caratteri descrittivi. A cura di Arsia, Firenze

Bellini E., Giordani E., Morelli D., Ferri A., 2009. Individuazione e caratterizzazione delle

varietà locali di castagno della Garfagnana: aspetti morfologici. In: I Castagni della

Garfagnana. Studi per la tracciabilità di filiera e la caratterizzazione qualitativa della Farina di

Neccio della Garfagnana DOP. A cura di Rita Turchi, ARSIA – Regione Toscana, Collana il

germoplasma toscano (12): 49 – 70.

Bellini E., Giordani E., Morelli D., Ferri A., Paradisi G., Fattorini M., Autino A., Cresti M.,

2009. Le varietà di castagno della Garfagnana nel Repertorio regionale toscano (L.R. 64/04).

In: I Castagni della Garfagnana. Studi per la tracciabilità di filiera e la caratterizzazione

qualitativa della Farina di Neccio della Garfagnana DOP. A cura di Rita Turchi, ARSIA –

RegioneToscana, Collana il germoplasma toscano (12): 89 – 145.

8.3 Sezione di Genetica Agraria: la Sezione articola la sua attività di ricerca sia nell’ambito della

biologia molecolare con particolare attenzione allo sviluppo e l’utilizzo di marcatori molecolari per

l’analisi dei genomi delle specie arboree, che della biologia computazionale per lo sviluppo e

l'applicazione di algoritmi genetici per la selezione delle informazioni rilevanti da ampi set di dati

molecolari.

L’attività scientifica è caratterizzata dall’applicazione e sviluppo di metodi statistici innovativi nelle

scienze biologiche e agrarie con particolare riguardo al settore della Genetica quantitativa e dei

caratteri complessi. Si occupa di analisi dell’informazione molecolare e di analisi dei relativi

polimorfismi, proponendo metodi numerici non tradizionali per l’individuazione delle componenti

informative in ampi data set molecolari e le relative applicazioni bioinformatiche.

Contemporaneamente lavora nella Genetica delle popolazioni naturali ed artificiali sia in specie

animali di interesse agrario che in specie di piante erbacee e forestali e delle relative applicazioni

nel miglioramento genetico e nella gestione delle risorse genetiche agrarie.

Recentemente è stato realizzato dal gruppo di ricerca un sistema di marcatori per il fingerprinting di

cloni di pioppo (Racchi et al., 2011) e l’analisi della diversità genetica in specie arboree con

particolare attenzione per la palma da dattero (Racchi et al., 2013).

8.3.1 Pubblicazioni inerenti la proposta progettuale

Racchi M.L., Turchi A., Caparrini S., Camussi A., 2011. SSCP intron marker system is a

convenient tool for clonal fingerprinting of poplar (Populus) cultivars of different species and

interspecific hybrids. Genetic Resources And Crop Evolution, 58: 507-518, ISSN:0925-9864.

Teani A., Antonietti M., Bartolini L., Burchi G., Camussi A., 2010. Comparison of

biometric and molecular techniques for the identification of new Limonium spp. hybrids.

Advances In Horticultural Science, 24: 233-242, ISSN:0394-6169.

Camussi A., Stefanini F. M., 2005. La classificazione di cloni di pioppo con metodi

Montecarlo: le foreste casuali. Forest@, 2: 217-224, ISSN:1824-0119.

8.4 Laboratorio di Patologia Vegetale Molecolare: ubicato presso il Polo Scientifico e

Tecnologico di Sesto F.no. (FI), al Laboratorio Patologia Vegetale Molecolare sono disponibili

strumenti di base per studi microbiologici e di biologia molecolare, oltre a strumentazioni

scientifiche avanzate, da utilizzare per lo svolgimento con successo delle attivita' proposte nel

presente Progetto, quali spettrofluoroluminometro Infinite M2000Pro Tecan, termociclizzatori

RealTime CFX96-HRMA e iCycler iQ5 BioRad, microarray in fase liquida BioPlex, Microscopio

Nikon a deconvoluzione, Ultracentrifuga Optima Beckman, etc).

8.4.1 Pubblicazioni inerenti la proposta progettuale

Gori A., Cerboneschi M., Tegli S., 2012. High-resolution melting analysis as a powerful tool

to discriminate and genotype Pseudomonas savastanoi pathovars and strains. PLoS ONE,

7(1): e30199. DOI: 10.1371/journal.pone.0030199.

Perez-Martinez I., Rodriguez-Moreno L., Lambertsen L., Matas I.M., Murillo J., Tegli S.,

Jimenez A.J., Ramos C., 2010. Fate of a Pseudomonas savastanoi pv. savastanoi Type III

Secretion System Mutant in Olive Plants (Olea europaea L.). Applied and Environmental

Microbiology, 76 (11): 3611-3619. DOI: 10.1128/AEM.00133-10

Tegli S., Cerboneschi M., Marsili Libelli I., Santilli E., 2010. Development of a versatile tool

for the simultaneous differential detection of Pseudomonas savastanoi pathovars by End Point

and Real-Time PCR. BMC Microbiology 10: 156. DOI: 10.1186/1471-2180- 10-156.

Tegli S., Cerboneschi M., Corsi M., Bonnanni M., Bianchini R., 2013. Water recycle as a

must: Decolorization of textile wastewaters by plant- associated fungi. Journal of Basic

Microbiology, (in stampa)

Tegli S., Gori A., Cerboneschi M., Cipriani M.G. , Sisto A., 2011. Type three secretion

system in Pseudomonas savastanoi pathovars: Does timing matter? Genes 2: 957-979.

Alla realizzazione dell'attività previste nel progetto collaborano gli operatori dell'Associazione

Castanicoltori Val d’Orsigna che hanno dichiarato il loro interesse e la piena disponibilità a

partecipare, fornendo il libero accesso ai castagneti e alle attrezzature e collaborando alle operazioni

di prelievo di campioni in campo.

9. Territorio coinvolto: le attività in natura, compreso il prelievo di campioni di organi vegetali da

esaminare più nel dettaglio in laboratorio, verranno svolte in un’area castanicola nel complesso

della Val d’Orsigna; si tratta di una stretta vallata in cui il torrente Orsigna congiunge il Ponte di

Saltella (provenendo dall'abitato di Pracchia) con il torrente Reno. Il territorio in oggetto è dislocato

ad un’altitudine compresa tra i 600 e i 1000 metri s.l.m.

La popolazione della Val d’Orsigna è prevalentemente concentrata nell'omonimo paese, che il noto

giornalista/scrittore fiorentino Tiziano Terzani definì così: “Orsigna, 806 metri sul livello del mare,

dice il cartello all’inizio del paese. Firenze è a soli 75 chilometri di distanza, ma la strada che oggi

arriva quassù non va da nessun’altra parte e bisogna conoscere il segreto d’una curva sulla

vecchia, ottusa Porrettana per vedersi aprire, inaspettata, ogni volta come riscoperta, questa valle

ariosa in un semicerchio di monti i cui colori marcano il passar delle stagioni”. (Terzani T., 1998.

“In Asia”, Tea Edizioni).

La presenza e le attività umane nella Val d'Orsigna al momento fanno registrare un lento, ma

evidente, nuovo impulso dopo il repentino abbandono registratosi nel secondo dopoguerra. Questo

nuovo fervore di iniziative si deve ad una ritrovata spinta che si esprime attraverso le nuove

generazioni e la loro determinazione ad investire nel recupero degli edifici presenti sul territorio e

delle tradizioni tipiche della zona, come la raccolta delle castagne e la produzione della farina dalle

stesse, ottenuta mediante antiche tecniche di essiccamento e macinatura.

10. Modalità di valutazione dei risultati del progetto:

Ͳ Incontri settimanali con funzionari della Provincia di Pistoia e della Regione Toscana per

validare la fattibilità delle proposte operative emerse dallo studio;

Ͳ Riunioni divulgative a beneficio dei castanicoltori e di chi fosse interessato alla

problematica del “Cinipide” per verificare l’interesse degli operatori castanicoli ad adottare

le indicazioni gestionali dei castagneti nel comprensorio pistoiese;

Ͳ Programmazione di verifiche tecniche dirette alle valutazioni economiche delle strategie

operative definite nel progetto;

Ͳ Divulgazione scientifica su riviste regionali e internazionali dei risultati ottenuti alla fine del

progetto;

Ͳ Redazione di una proposta brevettabile sulle modalità di impiego delle cultivar di Castanea

sativa risultate tolleranti agli attacchi del “Cinipide”.

11. Curriculum vitae e pubblicazioni del Responsabile Scientifico:

CURRICULUM VITAE della Dott.ssa Tiziana Panzavolta

Nata a Firenze il 30/11/1969 si è laureata nel 1998 in Scienze Forestali presso l'Università degli

Studi di Firenze discutendo una tesi dal titolo "Valutazioni sull'efficacia di Bacillus thuringiensis e

Diflubenzuron nei confronti delle larve di Processionaria del pino".

Nel 2002 ha conseguito il titolo di Dottore di ricerca in Entomologia agraria discutendo una tesi dal

titolo “Influenza delle sostanze terpeniche presenti negli aghi di pino sul comportamento di

Baryscapus servadeii e Ooencyrtus pityocampae nella fase di ricerca della vittima”. Sempre nel

2002 le è stato attribuito dal Dipartimento di Biotecnologie agrarie un assegno di ricerca annuale,

rinnovato per un ulteriore anno, dal titolo “Impiego di attrattivi e repellenti nei confronti degli adulti

di Tomicus” nell’ambito del progetto MURST ex 40% 2001 “Gli scolitidi del genere Tomicus

Latreille in Italia centrale”.

Nel luglio del 2004 le è stato attribuito dall’Istituto Sperimentale per la Zoologia Agraria di Firenze

un assegno di ricerca, della durata di 3 anni, dal titolo “Ruolo dei terpeni volatili degli aghi di pino

nelle interazioni pianta-fitofago-entomofagi e loro impiego nel controllo biologico di

Thaumetopoea pityocampa”.

Nel 2005 è risultata vincitrice di un concorso per ricercatore universitario di ruolo nel settore

scientifico-disciplinare "Entomologia generale applicata" presso la Facoltà di Agraria

dell’Università degli Studi di Firenze.

Nel 2008 ha ottenuto la conferma in ruolo di ricercatore presso la Facoltà di Agraria dell’Università

degli Studi di Firenze.

ATTIVITÀ SCIENTIFICA

Gli studi intrapresi riguardano in particolare le relazioni pianta-fitofago, in tale ambito sono state

avviate indagini sugli effetti che le sostanze terpeniche presenti negli aghi dei pini esercitano sul

comportamento delle femmine della Processionaria e dei suoi parassitoidi oofagi. Infatti, tali

sostanze possono avere un ruolo importante per il lepidottero nel processo di localizzazione delle

piante per la deposizione delle uova e anche per gli oofagi nella fase di individuazione delle stesse

uova per la propria riproduzione.

Le sostanze terpeniche sono sfruttate anche dagli scolitidi durante la fase di colonizzazione delle

piante per individuare quelle stressate e quindi idonee allo sviluppo delle larve. Al riguardo sono

state avviate indagini mirate a valutare le possibilità di impiego di tali sostanze in trappole di cattura

per il monitoraggio dei periodi di volo degli scolitidi, in particolare di Tomicus destruens, Ips

sexdentatus e Cryphalus piceae. Al tempo stesso si è cercato anche di individuare sostanze

terpeniche capaci di attirare gli stessi individui su materiale legnoso appositamente predisposto in

bosco o, al contrario, aventi effetto repellente, allo scopo di impedire la colonizzazione delle piante

idonee alla loro riproduzione. Tali sostanze, sia nel caso degli scolitidi che dei parassitoidi della

Processionaria del pino, sono state anche testate in laboratorio utilizzando un olfattometro e

osservando il comportamento degli individui saggiati mediante l'impiego del software observer.

Un altro settore di studi riguarda il contenimento delle popolazioni, e quindi delle infestazioni, di

importanti fitofagi di piante arboree che vegetano in formazioni forestali (rimboschimenti e boschi

naturali) o in ambiente urbano. In particolare sono state condotti degli studi sull’efficacia di

preparati microbiologici (a base di Bacillus thuringiensis) per la protezione sia dei pini dagli

attacchi della Processionaria, sia delle querce dalle infestazioni di Tortrix viridana. Inoltre dal 2008

sono state avviate indagini sull'impiego di nematodi entomoparassiti nel controllo di insetti fitofagi

dannosi alle colture agrarie, forestali e al verde urbano.

Per quanto riguarda le problematiche di tipo fitosanitario a cui sono soggette le piante arboree che

vegetano in ambiente urbano è stata studiata la biologia e l'entità dei danni di Cameraria ohridella,

il minatore dell'ippocastano, e di Phylloxera quercus, un fitomizo legato alle querce e che

costituisce un problema soprattutto per i lecci ornamentali. Inoltre sono state svolte indagini sullo

stato fitosanitario di alberature urbane procedendo al monitoraggio delle patologie più diffuse e alla

valutazione delle soglie di danno in considerazione delle peculiarità funzionali degli alberi

ornamentali. Lo scopo dello studio è stato quello di mettere a punto metodiche e strumentazioni per

la valutazione dello stato fisiologico degli alberi e definire le linee di intervento per la gestione, la

messa in sicurezza e il monitoraggio fitosanitario delle piante presenti negli spazi ricreativi e

paesaggistici.

Nel settore della selvicoltura industriale, gli studi hanno riguardato l’individuazione di fitomizi,

defogliatori e xilofagi potenzialmente dannosi ai frassini impiegati nella costituzione di piantagioni

per la produzione legnosa in Italia centrale. Mentre per quanto riguarda la difesa dei prodotti

secondari del bosco, sono state avviate indagini sugli insetti spermocarpofagi presenti nelle pinete

di pino domestico del litorale Toscano, con particolare riferimento al cimicione dei pini,

Leptoglossus occidentalis, recentemente introdotto nel nostro paese. Lo studio mira a chiarire alcuni

aspetti del ciclo biologico del cimicione in queste aree, dove si segnalano notevoli perdite nella

produzione di pinoli, e a determinare l'effettiva entità dei danni di cui si rende responsabile. Sempre

nello stesso ambito di studio è stato effettuato il monitoraggio nelle aree castanicole della Toscana

di una specie di nuova introduzione, il cinipide galligeno del castagno, Dryocosmus kuriphilus,

considerato uno degli insetti più coinvolti nelle perdite di produzione di castagne. La specie,

segnalata per la prima volta in provincia di Cuneo nel 2002, è stata trovata nel 2008 anche in molte

altre regioni italiane, compresa la Toscana. Sono tuttora in corso indagini per approfondire le

conoscenze sulla diffusione , sul ciclo biologico e sul comportamento dell'insetto.

In campo più strettamente forestale, sono stati intrapresi studi su due insetti xilofagi legati ai pini,

vale a dire Pissodes castaneus e Ips sexdentatus. Si tratta di specie responsabili di gravi danni alle

pinete e le cui infestazioni sembrano favorite dallo stato di stress a cui sono sottoposte le piante a

causa, tra l'altro, dei cambiamenti climatici. Nonostante la loro dannosità e quindi la loro

importanza nel settore forestale il ciclo biologico che queste specie svolgono nei nostri ambienti

non è ancora ben conosciuto, quindi sono state intraprese indagini per chiarire alcuni aspetti della

loro biologia ed etologia.

RESPONSABILITÀ DI PROGETTI DI RICERCA

- 1999: Progetto di ricerca per giovani ricercatori “Ruolo dei monoterpeni presenti negli aghi di

pino nella localizzazione della pianta ospite da parte della Processionaria del pino”. Università

degli Studi di Firenze.

- 2000: Progetto di ricerca per giovani ricercatori:“Importanza dei monoterpeni volatili presenti

negli aghi di pino quali mediatori delle relazioni bitrofiche e tritrofiche (pianta-fitofago-

antagonisti)”. Università degli Studi di Firenze.

- 2005-2009: "Impiego di sostanze terpeniche nel monitoraggio degli scolitidi e degli agenti

patogeni fungini dei pini nella difesa delle pinete che vegetano in ambienti mediterranei".

Ricerca scientifica d’Ateneo (ex 60%).

- 2009-2012: Progetto di ricerca scientifica d’Ateneo (ex quota 60%) “Il cinipide del castagno

in Toscana: indagine sugli antagonisti indigeni e sulle preferenze varietali”.

- 2008-2009: Responsabile dell'Unità di Ricerca sulla tematica "Indagini sul potenziale impiego

di nematodi entomoparassiti nel controllo di insetti fitofagi dannosi alle colture agrarie,

forestali e al verde urbano".

Progetto Nazionale PRIN "Presenza e diffusione di nematodi entomopatogeni in Italia e loro

potenziale utilizzo nel controllo di insetti dannosi in ambienti agrari, urbani e forestali".

PARTECIPAZIONI A PROGETTI DI RICERCA

- 2002 - 2004: Progetto di ricerca scientifica d’Ateneo (ex quota 60%) “I coleotteri scolitidi del

genere Tomicus e gli agenti fungini ad essi associati nel deperimento delle pinete toscane”.

- 2004-2007: Progetto: “Dal censimento alla gestione programmata delle mura di Lucca”.

Opera delle Mura di Lucca.

- 2006-2007: "Indagini sulla persistenza di Bacillus thuringiensis in natura". Finanziato da

ARPAT – Regione Toscana.

- 2006-2007: Progetto territoriale "Danni alla fruttificazione del pino domestico in Toscana:

indagine sulle cause e sulle perdite di produzione". Finanziato da ARSIA.

- 2006-2007: "Monitoraggio e controllo del cinipide del castagno in Toscana". Finanziato da

ARPAT – Regione Toscana.

- 2007 - Progetto di Analisi e Recupero delle essenze arboree dei viali di circonvallazione di

Montepulciano. Comnune di Montepulciano.

- 2006, 2008: Progetto di formazione europeo Conecofor.

- 2007-2009: "Avversità biotiche della fruttificazione del pino domestico: rilievi sulla

diffusione, sui danni e definizione di razionali strategie gestionali" – afferente al progetto

nazionale “Pinitaly”. Finanziato dal C.R.A. – MiPAF.

PUBBLICAZIONI

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