2
con il patrocinio in collaborazione Roma 6 dicembre 2013 ore 16 Sala Consultazioni della Facoltà di Lettere e Filosofia c/o Villa Mirafiori, Via Fea n. 2 Renzo Schina contrabbasso Riccardo Natale pianoforte LUDWIG VAN BEETHOVEN Sonata op. 53 in Do maggiore Allegro con brio – Introduzione. Adagio molto – Rondò. Allegretto grazioso FRANZ LISZT Légend S 175, St. François de Paule: marchant sur les flots Andante maestoso CARL DITTERS VON DITTERSDORF Concerto per contrabbasso n. 2 in mi maggiore Allegro moderato – Adagio – Finale: Allegro GIOVANNI BOTTESINI Elegia in Re INGRESSO LIBERO Carl Ditters von Dittersdorf (Vienna 1739 – Neuhof, Boemia 1799) Concerto per contrabbasso n. 2 in mi maggiore Allegro moderato – Adagio – Finale: Allegro Compositore prolifico, degno rappresentante della scuola classica viennese, oggi ricordato quasi solo per le opere dedicate al contrabbasso, Ditters von Dittersdorf (1739-1799) fu contemporaneo di Haydn, an- zitutto, come di Gluck e anche di Mozart e godette di fama e successi per le sue numerose composizioni, che spaziano dalla produzione sinfonica (scrisse più di 110 sinfonie) a quella quartettistica e cameristica, passando anche per quella operistica (Singspiele prima di tutto) e quella sacra. Come detto, oggi Dittersdorf è conosciuto innanzitutto per i suoi due concerti per contrabbasso e orchestra che, negli anni Sessanta del Settecento, inaugurarono la letteratuta dello strumento, fino ad allora relegato quasi esclusivamente a funzioni di accompagnamento e sostegno armonico. Dedicati al grande solista Friedrich Pischelberger (1747-1813), famosissimo e stimatissimo nella Vienna di quegli anni, nonché contrabbassista presso la Cappella Episcopale di Grosswardein (nell’attuale Ro- mania) in quel periodo diretta per l’appunto da Dittersdorf stesso, questi due Concerti svelano un modo del tutto nuovo di trattare il contrabbasso rispetto al passato, mettendone in luce sonorità e potenzialità espressive fino ad allora rimaste inesplorate. Tra i due quello che gode di maggior fama, universalmente riconosciuto come caposaldo del repertorio per contrabbasso, è il secondo, in Mi maggiore, composto nel 1762 e pubblicato l’anno successivo. Dal punto di vista formale questo Concerto rispetta la tradizionale struttura del concerto classico, rispon- dente alla forma sonata nel primo tempo come nel finale, seppure con ridotte sezioni di sviluppo, alla forma tripartita e cantabile nel secondo tale da porre in evidenza bel suono e legato espressivo e con un movimento conclusivo che dà grande spazio alla componente virtuosistica e tecnica. Come è comune nella gran parte dei concerti solistici del tempo, anche qui le parti solistiche vengono de- bitamente introdotte e ‘preparate’ dal tutti, sempre nettamente contrapposto ai soli, secondo una struttura a blocchi di ascendenza barocca che poco spazio lascia alle sparute sezioni dialoganti. Giovanni Bottesini (Crema 1821 – Parma 1889) Elegia in Re Le insospettabili ed insospettate capacità espressive e timbriche del contrabbasso che Dittersdorf seppe mettere in luce attraverso i suoi due Concerti, vengono largamente esperite ed evidenziate circa un secolo più tardi nelle opere per contrabbasso di Giovanni Bottesini. Definito dalla critica di tutto il mondo come “il Paganini del contrabbasso”, Bottesini fu solista ma anche direttore e compositore di fama internazionale, noto in tutto il mondo anche per aver diretto nel 1871 la prima dell’opera Aida di Giuseppe Verdi al Cairo. Nelle sue composizioni aleggia sempre un che di vagamente salottiero, tipicamente caratterizzante la musica e in generale un po’ tutta la cultura musicale della metà dell’Ottocento, molto incentrata sul me- lodramma da una parte e sul protagonismo virtuosistico dall’altra. “La sua arcata dolce, interminabile, pacifica e distesa”, come scriveva Bruno Barilli, ben si coglie nel canto elegiaco che caratterizza molte sue composizioni, continuamente sospese tra canto melodioso, appunto, e “acrobatismo” tecnico. L’Elegia in re è un ottimo esempio in tal senso e, nella sua squisita natura di vero e proprio pezzo da concerto, che, per la sua intensità pur nella concisione, suona quasi come un aforisma musicale, lascia ampio spazio al solista nel mostrare grande tecnica e fine cantabilità. Note a cura di Tiziana De Santis Info: ISMEZ Via Valadier, 53 - 00193 Roma Tel: 06-3242440, 06-32501316 Fax 06-3244318 [email protected] - www.ismez.org ARTI GRAFICHE AQUILANE

Renzo Schina Riccardo Natale · Roma 6 dicembre 2013 ore 16 Sala Consultazioni della Facoltà di Lettere e Filosofi a c/o Villa Mirafi ori, Via Fea n. 2 Renzo Schina contrabbasso

  • Upload
    others

  • View
    0

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Renzo Schina Riccardo Natale · Roma 6 dicembre 2013 ore 16 Sala Consultazioni della Facoltà di Lettere e Filosofi a c/o Villa Mirafi ori, Via Fea n. 2 Renzo Schina contrabbasso

con il patrocinio in collaborazione

Roma 6 dicembre 2013 ore 16Sala Consultazioni della Facoltà di Lettere e Filosofi ac/o Villa Mirafi ori, Via Fea n. 2

Renzo Schina contrabbassoRiccardo Natale pianoforteLUDWIG VAN BEETHOVEN Sonata op. 53 in Do maggioreAllegro con brio – Introduzione. Adagio molto – Rondò. Allegretto grazioso

FRANZ LISZT

Légend S 175, St. François de Paule: marchant sur les fl otsAndante maestoso

CARL DITTERS VON DITTERSDORF

Concerto per contrabbasso n. 2 in mi maggioreAllegro moderato – Adagio – Finale: Allegro

GIOVANNI BOTTESINI Elegia in Re

INGRESSO LIBERO

Carl Ditters von Dittersdorf (Vienna 1739 – Neuhof, Boemia 1799)Concerto per contrabbasso n. 2 in mi maggioreAllegro moderato – Adagio – Finale: AllegroCompositore prolifi co, degno rappresentante della scuola classica viennese, oggi ricordato quasi solo per le opere dedicate al contrabbasso, Ditters von Dittersdorf (1739-1799) fu contemporaneo di Haydn, an-zitutto, come di Gluck e anche di Mozart e godette di fama e successi per le sue numerose composizioni, che spaziano dalla produzione sinfonica (scrisse più di 110 sinfonie) a quella quartettistica e cameristica, passando anche per quella operistica (Singspiele prima di tutto) e quella sacra.Come detto, oggi Dittersdorf è conosciuto innanzitutto per i suoi due concerti per contrabbasso e orchestra che, negli anni Sessanta del Settecento, inaugurarono la letteratuta dello strumento, fi no ad allora relegato quasi esclusivamente a funzioni di accompagnamento e sostegno armonico.Dedicati al grande solista Friedrich Pischelberger (1747-1813), famosissimo e stimatissimo nella Vienna di quegli anni, nonché contrabbassista presso la Cappella Episcopale di Grosswardein (nell’attuale Ro-mania) in quel periodo diretta per l’appunto da Dittersdorf stesso, questi due Concerti svelano un modo del tutto nuovo di trattare il contrabbasso rispetto al passato, mettendone in luce sonorità e potenzialità espressive fi no ad allora rimaste inesplorate.Tra i due quello che gode di maggior fama, universalmente riconosciuto come caposaldo del repertorio per contrabbasso, è il secondo, in Mi maggiore, composto nel 1762 e pubblicato l’anno successivo.Dal punto di vista formale questo Concerto rispetta la tradizionale struttura del concerto classico, rispon-dente alla forma sonata nel primo tempo come nel fi nale, seppure con ridotte sezioni di sviluppo, alla forma tripartita e cantabile nel secondo tale da porre in evidenza bel suono e legato espressivo e con un movimento conclusivo che dà grande spazio alla componente virtuosistica e tecnica.Come è comune nella gran parte dei concerti solistici del tempo, anche qui le parti solistiche vengono de-bitamente introdotte e ‘preparate’ dal tutti, sempre nettamente contrapposto ai soli, secondo una struttura a blocchi di ascendenza barocca che poco spazio lascia alle sparute sezioni dialoganti.

Giovanni Bottesini (Crema 1821 – Parma 1889) Elegia in ReLe insospettabili ed insospettate capacità espressive e timbriche del contrabbasso che Dittersdorf seppe mettere in luce attraverso i suoi due Concerti, vengono largamente esperite ed evidenziate circa un secolo più tardi nelle opere per contrabbasso di Giovanni Bottesini .Defi nito dalla critica di tutto il mondo come “il Paganini del contrabbasso”, Bottesini fu solista ma anche direttore e compositore di fama internazionale, noto in tutto il mondo anche per aver diretto nel 1871 la prima dell’opera Aida di Giuseppe Verdi al Cairo.Nelle sue composizioni aleggia sempre un che di vagamente salottiero, tipicamente caratterizzante la musica e in generale un po’ tutta la cultura musicale della metà dell’Ottocento, molto incentrata sul me-lodramma da una parte e sul protagonismo virtuosistico dall’altra. “La sua arcata dolce, interminabile, pacifi ca e distesa”, come scriveva Bruno Barilli, ben si coglie nel canto elegiaco che caratterizza molte sue composizioni, continuamente sospese tra canto melodioso, appunto, e “acrobatismo” tecnico.L’Elegia in re è un ottimo esempio in tal senso e, nella sua squisita natura di vero e proprio pezzo da concerto, che, per la sua intensità pur nella concisione, suona quasi come un aforisma musicale, lascia ampio spazio al solista nel mostrare grande tecnica e fi ne cantabilità.

Note a cura di Tiziana De Santis

Info: ISMEZ Via Valadier, 53 - 00193 RomaTel: 06-3242440, 06-32501316 Fax 06-3244318 [email protected] - www.ismez.orgA

RTI G

RAFI

CH

E A

QU

ILAN

E

Page 2: Renzo Schina Riccardo Natale · Roma 6 dicembre 2013 ore 16 Sala Consultazioni della Facoltà di Lettere e Filosofi a c/o Villa Mirafi ori, Via Fea n. 2 Renzo Schina contrabbasso

Renzo Schina nato a Villaricca nel 1987, si diploma con Lode presso il Conservatorio ‘San Pietro a Majel-la’ di Napoli sotto la guida del M° Ermanno Calzolari. Contrabbassista virtuoso, vincitore di numerose au-dizioni, nel 2009 entra a far parte come primo con-

trabbasso dell’Orchestra Nazionale dei Conservatori. Nel 2010, vince l’VIII edizione del Concorso nazionale

di esecuzione contrabbassistica “Werther- Emilio Benzi”, categoria inferiore. La sua attività concertistica l’ha portato

ad esibirsi come solista con l’Orchestra del Conservatorio di Napoli ‘San Pietro a Majella’ in numerosi concerti tra i quali L’histoire

du soldat di Stravinsky e il Concerto op. 3 di Koussevitsky. Sempre da solista esegue il Duetto di Rossini per violoncello e contrabbasso con il M° Massimo Polidori. Attento alla diffusione del repertorio della seconda metà del Novecento e alla promozione di nuove musiche senza distinzione di generi e stili, ha partecipato, con l’Orchestra Nazionale dei Conservatori, al Festival Internazionale Jazz di Roccella Jonica diretto dal M° Nicola Piovani ed dal M° Ennio Morricone. Ha suonato a Shanghai e in Korea con la Shangai Oriental Symphony Orchestra. Nel 2011 vince il ‘Premio Nazionale delle Arti’, indetto a livello nazionale dal MIUR per la sezione CONTRABBASSO rappresentando il Conservatorio ‘San Pietro a Majella’ di Napoli; sempre per questo pre-mio partecipa, nel 2012, alla 1a edizione di Musicafutura promossa dall’SMEZ e dal Conservatorio ‘A. Casella’ dell’Aquila in collaborazione con il MIUR – Direzione Generale AFAM. Nel 2013 vince l’audizione per l’Orchestra L. Cherubini (1° contrabbasso) diretta dal M° Riccardo Muti. Ha collaborato con l’ISA Istituzione Sinfonica Abruz-zese, Luis Bacalov, Nanni Moretti, Piero Romano, Leonardo De Amicis.

Riccardo Natale intraprende lo studio del pianoforte all’età di 4 anni sotto la guida di Filomena Santa-croce e nel 2012 si diploma presso il Conservatorio “Nicola Sala” con lode e menzione speciale sotto la guida del M° Marino Mercurio. Sin da piccolo si è affermato in concorsi nazionali tra cui: “Rassegna Spol-tore musica”, Concorso nazionale “Hyperion”, Concorso nazionale “Antonello da Caserta”, Concorso internazionale “Luigi Denza”. Ha frequentato le masterclass tenute da Marino Mercurio, Boris Petrushan-sky, Roberto Plano e da Lilya Zilberstein presso l’Accademia Chigiana di Siena. Nel 2013 debutta come solista con l’Orchestra Sinfonica Abruzzese presso il Teatro Ridotto dell’Aquila, risultando tra i vincitori del Progetto Imc. Si dedica anche alla musica da camera in duo stabile con il violoncellista Raffaele Rigliari affermandosi nei concorsi: “Giovani musicisti Città Viterbo”, “Leopoldo Mugnone Città di Caserta Belve-dere di San Leucio” e Concorso nazionale “Antonello da Caserta”. Si è esibito in quintetto a Napoli per il “Maggio dei Monumenti”. Attualmente frequenta i corsi di Direzione d’ Orchestra e Composizione presso il Conservatorio ‘San Pietro a Majella di Napoli’ e il corso di perfezionamento tenuto dal M° Roberto Plano presso l’ Accademia Musicale Varesina.

Ludwig van Beethoven (Bonn 1770 – Vienna 1827) Sonata op. 53 in Do maggioreAllegro con brio – Introduzione. Adagio molto – Rondò. Allegretto grazioso

L’intero corpo delle 32 Sonate beethoveniane, con accanto le Variazioni e anche le Bagatelle, conclude trionfalmente il classicismo nel campo della scrittura pianistica e, al contempo, segnandone in qualche modo l’approdo stilistico, rappresenta anche il punto di partenza per quella sostanziale revisione che raggiungerà il suo culmine nella grandiosa produzione dell’epoca romantica.Dall’op. n. 2 delle sue prime tre Sonate, dedicate signifi cativamente ad Haydn, sino all’ultima, op. 111, Beethoven si servì del pianoforte e della scrittura pianistica come privilegiato terreno d’azione per speri-mentare, veicolare, sviluppare ogni sua nuova idea o ricerca, ed è legittimo affermare che un’adeguata conoscenza di questo ricco repertorio può degnamente dare la misura del genio beethoveniano e di come questo si sviluppò nel corso degli anni.La Sonata op. 53 - conosciuta in Germania e nei paesi anglosassoni come “Waldstein Sonate”, dal nome

del dedicatario conte Waldstein, protettore e amico fraterno di Beethoven e più nota da noi come in Francia col titolo di “Aurora” - fu composta tra il 1803 e il 1804 e pubblicata nel 1805 e, accanto ad altre partiture coeve, rappresenta uno dei punti culminanti della cosiddetta seconda maniera beethoveniana, quella cioè punteggiata da capolavori che vedono correre di pari passo virtuosismo tecnico e profondità di contenuti. In particolare questa Sonata, sin dall’esordio dell’Allegro iniziale tutto strutturato sulla percussività quasi ossessiva di un unico accordo nel registro grave che, con parole di Casella, sembra «più appartenente all’ordine del rumore che a quello della musica», mostra caratteri di modernità del tutto nuovi: innanzitutto, infatti, per quanto la si possa rapportare incontestabilmente alla forma sonata, non risulta facile parlare qui in termini di ‘presentazione del primo tema’, perché da una sorta di nebulosa indistinta emerge come un fremito di luce sonora, se mi è concessa la defi nizione sinestetica, diffi cilmente riconducibile alla categoria di tema melodico vero e proprio. A seguire compare netto il secondo tema, “dolce e molto legato”, che col suo carattere corale, dall’ispirazione rasserenante e quasi contemplativa, s’impone in netto contrasto con la precedente atmosfera emotiva. Il ricco edifi cio sonoro dell’inquieto Sviluppo, caratterizzato da un continuo migrare in altre tonalità, esaurisce la sua instabilità tonale ed espressiva nella riconduzione alla Ripresa, del tutto regolare e rispondente ai canoni formali sonatistici, cui segue una Coda estesa dal preminente carattere virrtuosistico, basata sulla rielaborazione dei vari materiali tematici esposti.Dall’acceso fi orire di scale, arpeggi e trilli che sostanzia il primo tempo si passa al raccolto e meditativo Adagio in fa maggiore, dalla cui nebbiosa sonorità deriva il titolo postumo di “Aurora” dato all’intera So-nata. Scritto in forma di lied tripartito questo movimento ampio e disteso immette in un’atmosfera sognante e sospesa che s’incunea in opposizione, ma anche in funzione equilibratrice, tra il concitato incedere dell’Allegro iniziale e l’incalzante vivacità del Rondò fi nale. Quest’ultimo si palesa sin da subito come mosso da un’irrefrenabile energia ritmica, che si rinnova via via nei rimandi e nelle riprese variate del cosiddetto refrain, ma soprattutto lascia intuire una tale e stupefacente modernità nei timbri e negli effetti coloristici che fa presagire certo Debussy.

Franz Liszt (Raiding 1811 – Bayreuth 1886)Légend S 175, St. François de Paule: marchant sur les fl otsAndante maestosoLa Leggenda di San Francesco di Paola di Franz Liszt risale all’anno 1863 ed appartiene al periodo in cui il compositore viveva a Roma; eternamente scosso da tempeste e sommovimenti sentimentali e spirituali, Liszt era arrivato nella città eterna nel 1861 e sin da subito, come scriveva anche a sua fi glia proprio in quell’anno, riuscì a condurre «un’esistenza più tranquilla, più armonica e meglio ordinata che non in Germania», dando fi nalmente un assetto più stabile alla sua vita e ritrovando quel certo equilibrio e quella serenità che lo fecero tornare a dare concerti pianistici e a dedicarsi alla composizione. Forse ispirato dal luogo e sicuramente dedito al persistente desiderio di dar voce alla propria spiritualità, Liszt in questi anni romani scrisse molte composizioni sacre o comunque d’ispirazione religiosa, come i due Oratori La leggenda di Santa Elisabetta e Christus, il Cantico del Sole e la Missa Choralis, la Leggenda di San Francesco d’Assisi che predica agli uccelli e la Leggenda di San Francesco di Paola che cammina sulle acque oggi in programma.Nello specifi co, per quest’ultima composizione Liszt si ispirò ad un quadro del pittore Edward Steinle (1810 – 1886) raffi gurante il miracolo di San Francesco di Paola che, secondo un’antica leggenda risalente alla fi ne del Quattrocento, non avendo potuto pagare i battellieri, aveva attraversato lo stretto di Messina sul proprio mantello, camminando sulle onde. La forza descrittiva, la ricchezza degli effetti e la tecnica virtuosistica richiesta per l’esecuzione avvicinano questo brano più ai pezzi “trascendentali” che a quelli cosiddetti “mistici e religiosi”, specie se si pensa alla rappresentazione quasi programmatica delle insidie e della potenza delle acque tempestose come della serena e rasserenante energia spirituale del santo.Il brano risulta tutto strutturato intorno ad un’idea centrale, defi nibile come tema principale, che viene instancabilmente sottoposta a continuo sviluppo e dilatazione: tutto sembra generarsi da questo motivo tematico che viene esposto inizialmente nel registro grave e poi variamente trattato e diversamente ripro-posto, fatta eccezione che per una breve parentesi rappresentata dalla presenza di un’idea melodica del tutto diversa, interpretabile come contraltare espressivo, esposta secondo un declamato lento e calibrato.

categoria inferiore. La sua attività concertistica l’ha portato ad esibirsi come solista con l’Orchestra del Conservatorio di

Napoli ‘San Pietro a Majella’ in numerosi concerti tra i quali