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RICCI I TUOI CAPELLI arie e canti popolari di Cannole

RICCI I TUOI CAPELLI

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Esiste un altro Salento, diverso da quello da cartolina. È il Salento più autentico e vero, quello della quotidianità, fatto di storie, di gente, di paesi arsi dal sole che vivono all’ombra delle chiese e delle masserie in pietra leccese. Uno di questi è senza dubbio Cannole, piccolo paese situato nella zona centro-orientale del Salento. E lo spirito musicale qui è ancora vivo, infatti questa piccola cittadina custodisce anche un altro piccolo grande patrimonio culturale rappresentato da sette donne fra i cinquanta e settanta anni, che quasi per caso si sono ritrovate a cantare insieme e da quel momento non hanno smesso di condividere questa comune passione. Nel corso degli ultimi anni la loro attività, fatta di piccole esibizioni ha suscitato l’interesse di diversi musicisti e ricercatori salentini che si sono avvicendati per studiare e approfondire il loro repertorio, ma sono state poi loro a cercare Luigi Chiriatti, spinte dal desiderio di lasciare una traccia dei loro canti.

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Page 1: RICCI I TUOI CAPELLI

Disco 1

01. Quandu l’auceddhu 2’ 13’’02. Ferruccio 5’ 00’’03. La furtuna 3’ 38’’04. Girala ‘ntorna 2’ 53”05. La mia mamma 4’ 57’’06. La Carmina 4’ 42’’07. La cardilla 3’ 53’’08. Signor capitano 3’ 13’’09. Damme la manu 2’ 38’’10. La cerva 2’ 18’’11. Fiumi currenti 3’ 41’’12. Cala cala panarinu 3’ 36’’13. La turtura 2’ 08’’14. Lu fruttu nou 3’ 12’’15. Lu zitu 3’ 21’’16. Azzate mamma e misura 3’ 54’’17. Massaru 4’ 36’’18. Lu monacu meu 3’ 15’’19. Mia madre era sartina 4’ 54’’20. Monacello 6’ 28’’21. La pampanella 3’ 57’’

Disco 2

01. Montanara 3’ 54’’02. Teresina 4’ 40’’03. Cucurucù 3’ 58’’04. Me misi a cumbattire 2’ 18”05. La monacella 2’ 52’’06. Ninella mia 2’ 55’’07. Evviva la regina 4’ 33’’08. Stornelli 3’ 04’’09. Rosa Marina 2’ 21’’10. Teresina in camerata 2’ 19’’11. Se prima eri donna 4’ 22’’12. Ricci i tuoi capelli 2’ 56’’13. Suspiri e pianti 2’ 52’’14. Lu dottore 3’ 20’’15. La strada nel bosco 2’ 42’’16. Sta mattina 3’ 15’’17. Fujazza de volia 3’ 51’’18. Finestra vascia 3’ 45’’19. Tre sorelle 4’ 03’’20. Rondinella 2’ 16’’21. Quando ero piccolino 5’ 47’’

RICCI I TUOI CAPELLIarie e canti popolari di Cannole

RICCI I TUOI CAPELLIarie e canti popolari di Cannole

RICCIITUOICAPELLIarie e canti popolari di Cannole

Libro + 2 cd € 15,00

Questo cd è promosso con il sostegno di PUGLIA SOUNDS P.O. FESR PUGLIA 2007/2013 ASSE IV. Tutti i diritti riservati

CD EK 2012 Ⓟ & © - Edizioni Kurumuny 2012

Con il patrocinio di

Comune di Cannole

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Edizioni KurumunySede legale:Via Palermo, 13 – 73021 Calimera (Le)Sede operativa:Via S. Pantaleo, 12 – 73020 Martignano (Le)Tel. e Fax 0832 801528www.kurumuny.it – [email protected]

ISBN 978-88-95161-74-7

Progetto grafico di Lucio MontinaroRemastering ADD Corrado Productions – Supersano (Le) Chiuso in stampa a maggio 2012

© Edizioni Kurumuny – 2012

Si ringraziano quanti hanno reso possibile la realizzazione di questo lavoro.

Questo volume è stato curato da Luigi Chiriatti.

Con scritti di Luigi Chiriatti, Ciro De Rosa, Salvatore Esposito, Raffaele Cristian Palano,Adriana Benedetta Petrachi.

Le foto a p. 7 e p. 22 sono di Raffaele Cristian Palano, tutte le altre sono di Luigi Chiriatti.

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Indice

5 Presentazione Adriana Benedetta Petrachi

8 Cantare a Cannole Raffaele Cristian Palano

14 Le ragazze del Novecento Luigi Chiriatti

23 Le voci Ciro De Rosa

27 Voci e storie delle ragazze del Novecento Salvatore Esposito

39 I canti

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PresentazioneAdriana Benedetta Petrachi*

Il Salento custodisce un immenso patrimonio culturale dato daun complesso sistema di tradizioni popolari e musicali, che pianpiano stanno riemergendo dall’oblio grazie all’opera di tanti ricer-catori. Il nostro territorio si avvale del lavoro di tanti studiosi checercano di preservare le nostre tradizioni sia dal punto di vista et-nomusicale sia da quello prettamente culturale. Uno dei salentiniche ha profuso maggiori sforzi in questo senso è senza dubbio LuigiChiriatti, ricercatore appassionato e instancabile, il quale, grazieanche alla casa editrice da lui fondata, ha rappresentato negli ultimianni un vero e proprio baluardo contro la mercificazione della no-stra tradizione musicale. È per questo, dunque, che considero ungrande privilegio per me poter presentare questo suo preziosis-simo lavoro di ricerca, che ha visto coinvolte le cantrici di Cannole,donne nel cui sangue scorre l’amore per la musica della loro terra,e che hanno custodito nel cuore e nella memoria i canti imparatidalle loro nonne. Quasi fossero una finestra che si apre su un pas-sato che non c’è più, ci hanno riconsegnato un patrimonio digrande valore non solo culturale ma anche emotivo. Ciò ha fatto diloro una risorsa importante per la memoria non solo del nostro

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paese, ma dell’intero Salento, perché dopo tanti anni in cui questicanti erano stati messi da parte, sotto il peso del lavoro, delle sof-ferenze e dell’emigrazione, finalmente tornano alla luce grazie alleloro voci, che si intrecciano, si rincorrono e all’unisono si ritrovanosecondo l’uso dei canti alla stisa (cappella). Luigi Chiriatti ha col-mato così un piccolo vuoto nella copiosa produzione editoriale ri-guardo alle tradizioni musicali del Salento, ponendo la suaattenzione sulle voci e sui canti di queste donne, cristallizzando unpiccolo tesoro composto da tante gemme, che oggi rappresental’unica forma documentata di ricerca sulla tradizione popolare can-nolese.

Nella qualità di sindaco di Cannole, quest’opera non può che es-sere motivo di orgoglio non solo per me ma per tutti i miei concit-tadini, che spero si avvicinino con curiosità a queste pagine e aidue dischi allegati, per ripercorrere almeno idealmente le stradedel nostro paese, per ritrovare i loro nonni, che intonavano questicanti durante il lavoro, o mentre erano fuori dalla nostra nazionealla ricerca di fortune migliori, o ancora solo per divertirsi e allie-tare quei pochi momenti liberi dalle quotidiane fatiche. Da semprelegato alla realtà e ai problemi che caratterizzano i centri rurali, ilnostro paese negli ultimi anni ha cercato, con grande sacrificio, divivere la sua nuova primavera, ma non può esserci futuro senzauna presa di coscienza responsabile del passato e della sua tradi-zione.

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Questo prezioso libro rappresenta, dunque, un invito per tuttinoi a conservare e preservare i nostri beni culturali, non svenden-doli, non snaturandoli, ma piuttosto lavorando affinché iniziativecome queste si moltiplichino.

* Sindaco di Cannole

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Cantare a Cannole

Raffaele Cristian Palano

Questo lavoro di ricerca inizia nel piccolo paese di Cannole, borgosalentino già noto per la visita di Ernesto de Martino, che vi giunseper conoscere Luigia, la tarantata citata nella Terra del rimorso conaltro nome. In seguito, negli anni ’60 una troupe della Rai, informatadal professore Serrone, volle registrare i canti a coro delle personepiù umili e semplici, cantati nelle interminabili giornate di lavoro.

Nel 2007 per portare avanti la tradizione canora ho pensato dimettere insieme alcune donne fra le quali Vincenza Agrosì e la figliaAddolorata Nocita, Giorgina Luperto, Eva Serra, Rosaria Campa, Ro-salba De Lorenzis e Assunta Tomasi. Da subito mi sono affezionatoai loro canti poco noti, dai temi che spaziano dall’amore al lavoro,ai canti di protesta e ironici. Soprattutto mi affascinavano le cosid-dette arie, ossia il tono e il modo di cantare con suoni particolari, avolte sincopati. Molti di questi canti Giorgina, detta Gina, li ha ap-presi dal venerabile nunnu Ntoni de lu casinu, Antonio Sergio, vis-suto fino all’età di 102 anni, forse proprio cantando e ricordando itempi belli della sua giovinezza.

Da bambino, mia madre mi lasciava in compagnia della nonnapaterna che mi portava nella vicina via Silvio Pellico, dove abitava

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la giovane Gina e dove la sera si riunivano tutti i vicini e i parentidi Serrano per cantare spensieratamente fino a tardi. All’età di di-ciotto anni durante il solito girovagare in auto, capito una sera inuna festa in campagna organizzata da Giorgio, il figlio di Gina, e ri-vivo per un attimo i tempi della mia infanzia. Giorgio mi insegna astrimpellare la chitarra e mi suggerisce di imparare a suonare iltamburello. Appassionato poi a questa nuova realtà e forse alla ri-cerca delle mie origini, visto che il nonno paterno era un trainieri

canterino, inizio a ricercare i canti e a intervistare gli anziani diCannole. Invito a casa mia anziani come Luigi Cananiello, detto Gigifusci, e alcune donne, comincio a registrare e appuntare i testi, allecassette registrate davo il titolo di furnare (fornaie) forse perchéGina, da giovane, ha lavorato nel panificio e Addolorata e Nzinaerano la figlia e la moglie di Giorgio Nocita, detto Giorgi furnaru.

Gli appuntamenti nel vico si sono ripetuti spesso e le signoreerano entusiaste e si divertivano e poi questa opportunità dava lorola possibilità di ricordare e condividere i bei tempi trascorsi nellecampagne salentine a seconda delle stagioni, a raccogliere a gior-nata le olive, il tabacco, le spighe di grano e, perché no, a ricordarequalche bel giovanotto che dalla campagna vicina mandava lorouna romantica serenata anonima. Le furnare cannolesi, ognuna diloro con una storia diversa, oltre all’amicizia, avevano da condivi-dere il canto, la voglia di svagarsi contro la monotonia delle lunghegiornate invernali.

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Nel febbraio del 2008, stimolata da quest’atmosfera così carica diemozioni, è nata l’idea di far conoscere al resto del paese la bravurae la sapienza di queste donne, custodi di tradizioni, detti, proverbi,favole e indovinelli. Così ho proposto all’associazione culturale LaLocomotiva di organizzare per la giornata della donna “L’insolito ottomarzo”. Dopo il via libera dei soci, la serata si è svolta tra una com-media e una poesia, tra canti, cunti (racconti) e barzellette delle fur-

nare, e con la partecipazione di Raffaella Aprile ed Enza Pagliara.Dopo quella serata ricercatori e ripropositori della cultura orale,quali Daniele Durante, Anna Cinzia Villani, Luigi Chiriatti, si sono in-teressati alle donne cantatrici e volevano conoscerle. Incoraggiatodall’amico Gigi Chiriatti, abbiamo deciso di dare forma concreta atutta questa esperienza, e con Kurumuny abbiamo ideato e realiz-zato un progetto editoriale che portasse alla pubblicazione dei canti.

Questa raccolta è dedicata a tutti gli uomini e a tutte le donne chelavoravano nei campi come dipendenti a giornata, senza contrattoe senza nessuna garanzia sindacale, che lavoravano duramente perore e ore, ma che a volte cantavano per avere un po’di bellezza,scippando di tanto in tanto un triste sorriso al collega e al datoredi lavoro sempre vigile, fino all’arrivo mitico della curnacchiola

(gazza ladra) della canzone Lu sule calau calau, che poggiandosisullu pajaru (trullo) faceva capire al proprietario dell’azienda agra-ria che il sole già tramontava e si giungeva al volgere della pesantegiornata di lavoro.

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L’amicizia con queste splendide donne mi ha arricchito molto, èuna gioia sentirle cantare e raccontare perché sono le custodi diuna tradizione che ormai è quasi asfissiata dal violento ingressodella tecnologia e dallo scarso interessamento dei giovani a questisaperi: meritano un ringraziamento e questa raccolta dev’esserepatrimonio di tutti.

Il gruppo

Il gruppo di cantatrici di Cannole è composto da sette donne.

Vincenza Agrosì, nata a Cannole il 28 febbraio 1928, è la piùgrande. Detta nunna Nzina, è figlia di Domenica Chittano, cono-sciuta nella memoria storica del paese per la sua voce e per averpartecipato nel 1976 alle registrazioni di una troupe della Rai, in-sieme ad altre donne cannolesi. Nzina malgrado la sua età cantacon la grinta di quando aveva diciott’anni e si arrabbia quando iltimbro della voce le si abbassa. È il punto di riferimento del gruppo,ricorda bene i testi e a volte improvvisa, recita poesie religiose nonliturgiche e indovinelli; e nei suoi occhi quando canta traspare lacampagna povera dei suoi tempi, quando la gente soffriva la fame.Già da bambina lavorava nei campi alla raccolta delle olive, poi ope-raia in un magazzino faceva la tabacchina, dopo essersi sposata con

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il titolare di un piccolo forno a legna, lo aiutava nella panificazionee trasformazione delle farine in friselle, taralli e biscotti.

Addolorata Nocita, detta Ndata, nata a Cannole il 7 aprile 1951, anchelei lavoratrice a giornata per la raccolta delle olive in autunno-inverno,per il trapianto e la raccolta del tabacco in estate e per la legatura deimazzi di spighe di grano (mannocchi). Cantava insieme alle sue amichee colleghe durante la raccolta delle olive, inginocchiata sotto l’areadell’olivo dove cadevano naturalmente i frutti che venivano poi messinel cesto in vimini (panaru) sotto l’occhio vigile del fattore.

Giorgina Luperto, detta Gina, nata a Serrano il 21 novembre1947,da ragazza lavorava a giornata soprattutto nella raccolta delle olive,cantava tanto anche quando lavorava nel panificio dei fratelli. È lamemoria del gruppo e spesso appunta su un’agenda i tanti cantiche a volte ricorda di notte mentre sogna. La vicinanza al suoceroAntonio Sergio le permette di apprendere un gran numero di testicon arie di altri tempi, rare. Spesso coordina, insegna, corregge e avolte perde le staffe quando un canto non rispecchia l’aria originaleche lei ricorda.

Eva Serra, nata a Cannole il 3 febbraio1944, lavorava a giornatae pure nei piccoli campi che il marito coltivava a tabacco. Da bam-bino aiutavo a infilare le foglie di tabacco con un ago (cuceddha)

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legato a uno spago e durante l’infilatura delle ‘nserte, Eva e l’an-ziana madre per non farci addormentare ci cantavano un testo di-vertente o ci raccontavano storie vere di persone del paese.

Rosaria Campa, detta Rosalba, nata a Bagnolo del Salento il 21aprile 1945, si sposa giovane e va a vivere a Cannole, da bambinastudia due anni in collegio dalle suore e qui impara l’arte del ri-camo al chiacchierino e all’uncinetto, all’imbrunire dei caldi giorniestivi per strada in compagnia delle vicine improvvisavano cantialla stisa.

Assunta Tomasi, nata a Serrano il 15 agosto 1948, detta Assun-tina, è l’ultima che si è inserita nel gruppo, anche lei da bambinalavorava nei campi, poi si sposa e si trasferisce in Svizzera. Cantavacon un coro della parrocchia ma durante le cene con connazionaliintonava i canti della sua terra per ritrovare i bei momenti dellasua fanciullezza.

Rosalba De Lorenzis, nata a Sanarica il 21 febbraio 1953, è la piùgiovane delle sette donne. Si sposa e va a vivere a Cannole, la suapassione per l’arte del ricamo, sia a tombolo che all’uncinetto, eper il canto poi, la incuriosisce e la avvicina alle altre. Impara subitoi canti tradizionali, malgrado i numerosi impegni e la famiglia daaccudire.

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Le ragazze del NovecentoLuigi Chiriatti

Il nostro primo incontro è avvenuto a febbraio del 2011 a casadi Rosaria (detta Rosalba). Sette donne di Cannole con il piacere dieseguire i canti della tradizione salentina. Di età compresa fra i cin-quanta e settanta anni. Il loro obiettivo dichiarato è la realizzazionedi un documento (CD) che segni la loro storia e la loro contempo-raneità. La mia presenza anzi la mia “chiamata” aveva solo quelloscopo e non altri. Mi si riconosceva il ruolo di “scrivitore” o di do-cumentarista di un loro bisogno reale e impellente. Marcare untempo della memoria di oggi e un loro ruolo attivo nella comunitàattraverso il cantare. Inteso non solo come memoria, ma anchecome mezzo per interpretare e vivere il presente.

Hanno cominciato a cantare insieme in diverse e svariate circo-stanze: quando viaggiavano sul pullman che le portava alle terme,in giro nelle scampagnate con gli amici. In tutte le circostanze incui si incontravano. Cantare per loro significa incontrarsi, cucinare,mangiare, dialogare, spettegolare in un tempo che non è caratte-rizzato dal ricordo del passato, ma che è il presente: il loro mododi esserci e di vivere oggi la loro presenza.

Il canto come categoria espressiva del bello che non serve, come

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in passato, a esorcizzare la morte, la durezza della vita e il destinodi una non umanità, ma rappresenta se stesse in relazione alla lorocomunità.

Canto come gioia, socializzazione, un modo di ironizzare suglialtri e su se stesse, alternativa ai luoghi comuni della televisione edella globalizzazione.

Gina, Assuntina, Rosaria, Rosalba Eva, Ndata, Nzina non possonoessere catalogate come cantrici nel senso tradizionale del termineperché per loro cantare è stare insieme, giocare, ricavarsi uno spa-zio libero dalle trame tradizionali dei rapporti ufficiali sottomessia regole di facciata, un luogo e un tempo della contemporaneità chesfuggono a qualsiasi tipologia della ricerca e della documentazioneclassica. Per loro cantare è fare partecipi gli altri del loro benesserepsicofisico.

E questo è avvenuto non solo in tutti i nostri incontri o sedute diregistrazione, ma anche in molte occasioni pubbliche.

Il loro repertorio, o la loro memoria, non è spezzata e non fa di-stinzioni fra i canti e le modalità espressive di cui ci serviamo noialtri per parlare della musica salentina.

Possiamo dire che esprimono un repertorio in movimento che siadegua alla contemporaneità. Un repertorio come un grande ma-gazzino, un granaio della memoria senza categorie, dove i cantihanno uguale importanza e diventano belli ed emozionanti quandodecidono di eseguirli, siano essi di origine propriamente salentina

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o di altra derivazione. Le donne di Cannole ci regalano emozioniche ci coinvolgono e ci fanno gioire del presente del loro incontro.

La stragrande maggioranza del loro repertorio è rappresentatodai canti diffusi in tutta la penisola: dai canti narrativi alle romanzedelle opere liriche diffuse dalle bande locali. Questo elemento con-ferma, ancora una volta, come la poesia popolare tocca corde delsentire comune; questi canti sono conosciuti ovunque, apparten-gono a tutti e suscitano uguali sentimenti anche se il modo di ese-cuzione assume caratteristiche diverse e li fanno appartenere alluogo e al tempo in cui vengono eseguiti.

Registrare

Le sedute di registrazione iniziate a febbraio si sono susseguitesistematicamente per tutto l’anno.

Quasi un incontro a settimana. Ciò ci ha permesso di conoscerci,studiarci e scambiarci pareri non solo sui canti ma anche su ciò chebisognava fare e su come organizzarsi per farlo.

All’inizio pensavano che sarebbero bastati due al massimo tre in-contri per realizzare il CD. Piano piano si sono ricredute e ognivolta che un canto veniva registrato volevano rifarlo, ripensarlo, ri-definirlo. Ogni incontro che in media durava tre-quattro ore, erafatto non solo di canti ma di storie, racconti, fatti quotidiani. Prese

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di posizioni su questo o quell’accadimento. A turno si proponevanodi allietare l’incontro con cibi e bevande e con garbo e ironia siscambiavano giudizi taglienti e raffinati sul loro fare ed esserci.

Man mano che si andava avanti il loro rapporto con la musica sa-lentina si dilatava sino ai ricordi dell’infanzia ma mai in loro è su-bentrato un sentimento di tristezza, di nostalgia.

Per loro cantare è esprimersi oggi e non ieri. Vivere oggi e non ricordare ciò che è stato il loro e l’altrui passato. Questo legame è diventato così vincolante che oggi che in archivo

abbiamo canti per realizzare più CD, esplicativi del loro modo diesprimersi. Hanno timore che il tutto finisca, che si possa esaudirela carica di umanità che hanno creato intorno a loro. Vedersi ognisettimana è diventato un dato del loro modo di vivere, vitale e crea-tivo. Io sono diventato uno del gruppo, non più solo il “raccoglitore”,colui che deve documentare. A registratore spento, a dispetto diogni regola, ci piace cantare insieme, sfotterci e ridere.

A volte, ragionare anche di musica popolare salentina.

Le storie

Gina è una presenza importante, una specie di chioccia intorno a cuisi raccolgono e si riconoscono tutte le altre. È la memoria documen-tale. Anima creativa e costante con un carattere estroverso e solare.

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Nzina classe 1928. Un occhio e un orecchio al passato, aggrap-pata alla vitalità espressa dal gruppo e alla possibilità che questafrequentazione le concede per guardare al passato senza nostalgia.

Assuntina con un passato e una storia di emigrazione alle spalle.È stata in Germania trentasette anni. Stempera nel canto una vitadifficile e costellata di problemi.

Ndata (Ada) ironica e pungente, trent’anni di emigrazione, ha laconsapevolezza e la saggezza che tutto sommato le cose siano an-date per il verso giusto. Cantare per lei significa giocare la vita,stare insieme, ritrovarsi, forse vivere un tempo ritrovato.

Eva, cordiale e dolce, affabile e rispettosa dei ruoli sia nel cantareche nella vita.

Rosaria (detta Rosalba) ha un dono raro: emana un senso di tran-quillità e di gioia nello stare insieme.

Rosalba ricamatrice finissima, maestra di un’arte ormai dimen-ticata: il ricamo al tombolo. È la più giovane del gruppo con unavita di lavoro spesa fra Sanarica, Galatina e Maglie.

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La ricerca

Il lavoro di documentazione e di ricerca a Cannole mi induce adalcune riflessioni sulla ricerca e documentazione della musica po-polare salentina.

Negli anni Settanta e Novanta la ricerca della culura orale salen-tina era quasi esclusivamente volta alla “memoria documentale”con specifico riferimento a un ramo della sua grande espressività:il canto come memoria di un territorio.

Era, allora, prioritario ricomporre un vasto corpus poetico-mu-sicale che permettesse alla riproposta di avere a disposizione unvasto e ricco repertorio da ri-proporre al territorio.

Il rapporto con i cantori o come si diceva qualche tempo fa, i por-tatori ora definiti “alberi di canto e di cultura”, era orientato al solorecupero dei canti. Biografie, racconti, storie e vicende locali rara-mente trovavano posto sui nastri. Tanti i motivi, non ultimo la pe-nuria di nastri e la loro brevità; ma soprattutto la consapevolezzadi non avere un repertorio vasto e variegato.

È solo a partire dalla fine degli anni Novanta e inizi Duemila chela ricerca sulla cultura orale assume caratteri e dimensioni diversi.

Non più memoria documentale ma memoria del presente comenecessità di marcare la storia quotidiana e contemporanea.

In campo documentale la ricerca sulla musica della tradizione siè arricchita di numerosissime pubblicazioni.

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In questi ultimi anni sono state rese fruibili a tutti le ricerche et-nomusicologiche svolte nei primi anni Cinquanta e Sessanta: la ri-cerca di Alan Lomax e Diego Carpitella (1954), di Giovanna Marini(1963), di Carpitella (1960), di Gianni Bosio (1968), i dischi Alba-tros a cura di Brizio Montinaro (1977-78). A fine anni Novanta lericerche dell’archivio Chiriatti pubblicate dalle edizioni Aramiré:Bonasera a quista casa (1998), Canto d’amore (2000), La passione

di Cristo in lingua grica (2000). Numerosissime monografie dedicate ai cantori pubblicate dalle

edizioni Kurumuny: Cantare a Kurumuny, dedicata a Lucia AssuntaDe Pascalis, Zimba, Malachianta dedicata a Niceta Petrachi, I can-

tori di Martano, Tre violini, La pizzica nascosta, Uccio Bandello la

voce della tradizione, Uccio Aloisi la voce della terra, e le numerosepubblicazioni a cura di Luigi Mengoli.

Tutto questo è stato possibile per un vasto interesse creatosi nelterritorio ma anche per il semplice fatto di possedere una tecnolo-gia digitale che non crea problemi di durata, né di trasporto.

In questi ultimi cinque, sei anni la ricerca assume il carattere dimarcatore del territorio con caratteristiche peculiari e diverse dalpassato.

Nei primi anni Settanta i cantori dovevi andarteli a cercare. Oc-correva un grande periodo di frequentazione dei luoghi e delle per-sone per potere essere ammesso in casa.

Ora sono loro che ti cercano con la consapevolezza di voler la-

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sciare una traccia, una storia, una soggettività che diventa storiacollettiva.

In questa ottica vanno inquadrati i lavori di Dario Muci con le so-relle Gaballo, di Enza Pagliara con le zie contadine e i loro marititrattoristi, le Ngragalate di Borgagne, il lavoro di Luigi Mengoli congli anziani del gruppo Menamenamò, Claudio Giagnotti con i suoiparenti Rom e tanti altri.

In questo senso i cantori non sono più oggetti del sapere, depo-sitari di cultura, ma diventano essi stessi facitori di storia e tessitoridi trame. Protagonisti di una storia non più negata e spezzata, maunitaria di un territorio e di una loro specifica soggettività.

È in questo nuovo contesto che va inserito il lavoro di documen-tazione di Cannole iniziato a febbraio del 2011 con sette donne cheamano definirsi “le ragazze del Novecento”.

Ricercare potrebbe sembrare un modo di arricchire di qualcheperla preziosa il vasto repertorio salentino. Un esercizio raffinatis-simo fine a se stesso se non fosse per il fatto che i protagonisti dellacultura salentina, i cantori, hanno assunto coscienza di essere sog-getti di cultura e come tali vogliono entrare a far parte della storia.In questo senso i canti assumono un significato diverso non piùsegmenti di un modo di esprimere una propria idea e visione dellavita, ma un modo di dare e provocare emozioni nel momento in cuisono eseguiti.

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I cantori marcano un tempo e un presente che li vede protagoni-sti di una cultura che si è affrancata dalla sofferenza e che esprimedesiderio di socialità, creatività ed espressività ludica.

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Disco 1

01. Quandu l’auceddhu 2’ 13’’02. Ferruccio 5’ 00’’03. La furtuna 3’ 38’’04. Girala ‘ntorna 2’ 53”05. La mia mamma 4’ 57’’06. La Carmina 4’ 42’’07. La cardilla 3’ 53’’08. Signor capitano 3’ 13’’09. Damme la manu 2’ 38’’10. La cerva 2’ 18’’11. Fiumi currenti 3’ 41’’12. Cala cala panarinu 3’ 36’’13. La turtura 2’ 08’’14. Lu fruttu nou 3’ 12’’15. Lu zitu 3’ 21’’16. Azzate mamma e misura 3’ 54’’17. Massaru 4’ 36’’18. Lu monacu meu 3’ 15’’19. Mia madre era sartina 4’ 54’’20. Monacello 6’ 28’’21. La pampanella 3’ 57’’

Disco 2

01. Montanara 3’ 54’’02. Teresina 4’ 40’’03. Cucurucù 3’ 58’’04. Me misi a cumbattire 2’ 18”05. La monacella 2’ 52’’06. Ninella mia 2’ 55’’07. Evviva la regina 4’ 33’’08. Stornelli 3’ 04’’09. Rosa Marina 2’ 21’’10. Teresina in camerata 2’ 19’’11. Se prima eri donna 4’ 22’’12. Ricci i tuoi capelli 2’ 56’’13. Suspiri e pianti 2’ 52’’14. Lu dottore 3’ 20’’15. La strada nel bosco 2’ 42’’16. Sta mattina 3’ 15’’17. Fujazza de volia 3’ 51’’18. Finestra vascia 3’ 45’’19. Tre sorelle 4’ 03’’20. Rondinella 2’ 16’’21. Quando ero piccolino 5’ 47’’

RICCI I TUOI CAPELLIarie e canti popolari di Cannole

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