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RIFLESSI 19 - Aracne editrice · 55 Il professor Saussure e Monsieur X. Due modi d essere della linguistica Stefano Bartezzaghi 77 Il fatto linguistico, l identità culturale dei

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Direttore

Tiziana MUniversità “Ca’ Foscari” di Venezia

Comitato scientifico

Paolo FLibera Università Internazionale degli Studi Sociali “Guido Carli” (LUISS) di Roma

Silvia BUniversità “Ca’ Foscari” di Venezia

Jean–Marie KUniversité de Liège

Isabella P“Sapienza” Universita di Roma

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RIFLESSI

La collana di studi “Riflessi” raccoglie pubblicazioni di semiotica del-l’arte, critica e letteratura artistica proposte da ricercatori di universitàitaliane e straniere. Inquadra gli aspetti del visibile da un punto divista teorico e metodologico. Fonda la sua specificità sull’efficacia delladescrizione, che consente l’andirivieni tra pratica e teoria e perciòl’introduzione di concetti e strumenti utili all’analisi delle immagini.Guarda ai processi di enunciazione delle culture in un’ottica differen-ziale, come risorsa per comprendere, attraverso le immagini, i modidi ibridazione e le strategie del reciproco posizionamento politico.

La collana “Riflessi” propone opere di alto livello scientifico nel campo degli studi disemiotica dell’arte, anche in lingua straniera per facilitarne la diffusione internazionale.Quest’opera, approvata dal direttore, è stata anonimamente sottoposta alla valutazionedi due revisori, anch’essi anonimi: uno tratto da un elenco di studiosi italiani e stranieri,deliberato dal comitato di direzione; l’altro appartenente allo stesso comitato in funzione direvisore interno. La revisione paritaria e anonima (peer review) è fondata sui seguenti criteri:significatività del tema nell’ambito disciplinare prescelto e originalità dell’opera; rilevanzascientifica nel panorama nazionale e internazionale; attenzione adeguata alla dottrinae all’apparato critico; rigore metodologico; proprietà di linguaggio e fluidità del testo;uniformità dei criteri redazionali. Quest’opera ha ricevuto una valutazione complessivasuperiore a /. Le schede di valutazione sono conservate, in doppia copia, in appositiarchivi.

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Questa pubblicazione, dedicata a Maurizio Del Ninno, è stata realizzatacon il contributo dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo” – Di-partimento di Scienze della Comunicazione e Discipline Umanistiche,Centro Internazionale di Scienze Semiotiche.

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Saussure e i suoi segni

a cura di

Paolo FabbriTiziana Migliore

Contributi diStefano Bartezzaghi

Pierluigi Basso FossaliCosimo CaputoLorenzo Cigana

Rossana De AngelisTullio De Mauro

Paolo FabbriRomeo Galassi

Tiziana MiglioreIsabella Pezzini

Massimo PrampoliniFrançois Rastier

Francesca SantulliCristina Zorzella Cappi

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Copyright © MMXIVARACNE editrice S.r.l.

[email protected]

via Raffaele Garofalo, /A–B Roma()

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I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: dicembre

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In memoria di Maurizio Del Ninno,studioso originale e ricercatore tenace

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Indice

11 Prefazione 2013. Il centone saussuriano Paolo Fabbri

19 Gli scritti inediti di Saussure Tullio De Mauro

25 Dell’essenza doppia del linguaggio, un progetto rivelatore François Rastier

55 Il professor Saussure e Monsieur X. Due modi d’essere della linguistica

Stefano Bartezzaghi

77 Il fatto linguistico, l’identità culturale dei segni, l’incidenza paradigmatica: tensioni interne al modello saussuriano

Pierluigi Basso Fossali

115 L’esprit saussuriano in semiotica Cosimo Caputo

139 Da Saussure a Hjelmslev e ritorno: note per un contrappunto Lorenzo Cigana

161 Saussure, Hjelmslev, Rastier. La lingua come sistema e istituzi-one, dalla linguistica alla semiotica

Rossana De Angelis

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181 Il Saussure delle Leggende germaniche Romeo Galassi

199 Saussure. Pars construens della teoria della scrittura Tiziana Migliore

229 La semiosi saussuriana: commutazione e comprensione Massimo Prampolini

245 Saussureelascienza:radicieramificazioni Francesca Santulli

267 Alcune osservazioni sull’analogia come procedimento semiotico in Saussure

Cristina Zorzella Cappi

277 Postfazione Isabella Pezzini

281 Abstract287 Notebiografiche

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Prefazione 2013. Il centone saussuriano

PAOLO FABBRI

Il 2013 è stato il centenario della scomparsa di Ferdinand de Saussure, il linguista ginevrino fondatore della semiologia – una disciplina che avrebbe voluto chiamare “segnologia”. Pri-ma di diventare la ricorrenza della nascita, gli anniversari commemoravano la morte, condividendo il ricordo e prean-nunciando nuova vita nell'aldilà. Il 2013 mi sembra opportuno per una contabilità semiotica dell'aldiquà, da condurre sull'ope-ra del grande scienziato e originale umanista che fu Saussure. Dovremmo aspettare altrimenti il 2057, a due secoli dalla na-scita, o i cent’anni dalla pubblicazione del Cours de linguisti-que générale (CLG), 1916. Attenti però agli epitaffi! Nelle date in cui i morti chiedono ai vivi di risvegliare i morti, si corre il rischio obituario che questi tornino come zombi: di malanimo o con cattive inten-zioni. Come racconta il gruppo rock The Magnetic Fields, che ha registrato The Death of Ferdinand de Saussure, album 69 Love Songs (con acclusa maglietta). La tentazione non resistibile è sottrarre il grande semiolin-guista al tempo circolare dell'agiografia, disciplina tautologica del santificetur, e alla redazione dei santini laici nelle biografie enciclopediche (vedi le ottocento pagine di Joseph 2012). 1. Transeat la voce Wikipedia, rigovernata dai cut & paste, dove Saussure è presentato come fautore d'una semiotica stri-minzita appetito di vaste e imprecisate cosmo(?)-, bio(?)- e an-tropo(?)-semiosi: «è propria di Saussure la concezione della

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“semiotica ristretta” (le altre teorie semiotiche consistono in cosmosemiosi, biosemiosi e antroposemiosi, quest'ultima teo-rizzata da Umberto Eco), ovvero la concezione che attività se-miotiche sono solo il linguaggio umano e poche altre attività cognitive della sua specie [senza fonte]». 2. Penso invece all'affidabile voce “Saussure” della Enci-clopedia Treccani on line, poiché la fatalità cartacea la sottrae-va a cogenti aggiornamenti. Vi leggiamo che esemplari ricer-che di filologia – il recupero e l'edizione di manoscritti – hanno condotto a conclusioni rilevanti per la conoscenza della lingui-stica saussuriana, oscurata dalla molteplicità e dalla frammen-tarietà dei testi, dalla varietà degli appunti dei discepoli, dalle redazioni tendenziose dei colleghi: quelle che hanno condotto alla pubblicazione del CLG e ad un successo vasto almeno quanto gli equivoci che ha suscitato.1 La collazione del corpus-centone saussuriano pone molti problemi di inquadrature e pa-noramiche, stacchi e raccordi, carrellate e dissolvenze incrocia-te, ma cambia definitivamente i connotati teorici d'una fisio-gnomica che sembrava fissata dall'incompetenza allenata dei Cultural studies. C’è un intero mondo da esplorare oltre le imposte della finestra dischiusa dal CLG. Per il Saussure della voce Treccani, infatti, la langue

non può essere considerata fuori della considerazione [...] della masse parlante e del temps in cui i parlanti e quindi la lingua e i suoi modi di uso si collocano, cioè fuori (dice S.) della storia. Il carattere non me-ramente esecutivo della parole rispetto al segno e alla langue, e il con-tinuo intreccio di sistematicità e di temporalità, di formalità e di di-pendenza dagli usi sociali storici della langue, rendono necessario per i linguisti un lavoro di continua sorveglianza teorica […].

Sottoscriviamo ogni “segno di parola”, anche se la postura teo-rica del grande ginevrino quanto alla (1) Storia e alla (2) Col-

1 Dai manoscritti del 1966 ceduti dagli eredi all'Università di Harvard, poi par-zialmente pubblicati dal greimasiano Herman Parret, ai testi sugli anagrammi e sulle leggende germaniche, emersi negli anni Ottanta; fino al fortunoso ritrovamento nel 1996 degli inediti, in particolare Dell’essenza doppia del linguaggio. Cfr. SAUSSURE 2005.

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lettività è limpida quanto semiologica. Vediamone da presso il percome.2 1. Scienze Semiologiche e non Naturali o Storiche. Il Tempo è quello di “trasmissione di una semiologia”.

Si è discusso per sapere se la linguistica appartenesse all'ordine delle scienze naturali o delle scienze storiche. Essa non appartiene a nessu-na delle due, ma ad un comparto delle scienze che, anche se non esi-ste, dovrebbe esistere sotto il nome di semiologia, cioè scienza dei se-gni o studio di quel che si produce quando l'uomo prova a significarsi attraverso una convenzione necessaria. Tra tutti i sistemi semiologici, il sistema semiologico "lingua" è il solo (con la scrittura di cui parle-remo a tempo e a luogo) che abbia dovuto affrontare la prova di tro-varsi in presenza del Tempo, prova non semplicemente fondata nella prossimità di un mutuo consenso, ma anche da padre in figlio per tra-dizione imperativa e a seconda di quello che può accadere in questa tradizione (cosa peraltro non sperimentata, non conosciuta né descrit-ta). Questo fatto, il primo a poter suscitare l'interesse del filosofo, ri-mane ignorato dai filosofi: nessuno di loro insegna quel che succede nella trasmissione di una semiologia. E questo stesso fatto invece ac-caparra talmente l'attenzione dei linguisti che sono arrivati a credere, per questo, che la loro scienza è storica o eminentemente storica, men-tre non è nient'altro se non semiologica.3

2. Semiologia e Collettività. Saussure rifiutava l'approccio lo-gico e psicologico di una «ragione interiore, una ragione fatta all'immagine della nostra ragione individuale che continua a governare il rapporto del segno e dell'idea». Qualunque sistema di segni, lingua compresa, contiene al suo interno la collettività a cui appartiene, come un vascello che va per mare.

La lingua o un qualunque sistema semiologico non è il vascello che si trova in cantiere, ma è vascello che va per mare. Dal momento in cui ha toccato il mare, pensiamo invano di poter dirne la rotta col pretesto che conosciamo esattamente il fasciame di cui è composto, la sua co-struzione interna secondo progettazione [...]. È solo il sistema di segni diventato cosa della collettività che merita il suo nome, che è un si-

2 Cfr. SAUSSURE 2002. 3 Ferdinand de Saussure, Vecchi Item, 19. “Semiologia”, in SAUSSURE 2002, p. 262. Traduzioni nostre.

“semiotica ristretta” (le altre teorie semiotiche consistono in cosmosemiosi, biosemiosi e antroposemiosi, quest'ultima teo-rizzata da Umberto Eco), ovvero la concezione che attività se-miotiche sono solo il linguaggio umano e poche altre attività cognitive della sua specie [senza fonte]». 2. Penso invece all'affidabile voce “Saussure” della Enci-clopedia Treccani on line, poiché la fatalità cartacea la sottrae-va a cogenti aggiornamenti. Vi leggiamo che esemplari ricer-che di filologia – il recupero e l'edizione di manoscritti – hanno condotto a conclusioni rilevanti per la conoscenza della lingui-stica saussuriana, oscurata dalla molteplicità e dalla frammen-tarietà dei testi, dalla varietà degli appunti dei discepoli, dalle redazioni tendenziose dei colleghi: quelle che hanno condotto alla pubblicazione del CLG e ad un successo vasto almeno quanto gli equivoci che ha suscitato.1 La collazione del corpus-centone saussuriano pone molti problemi di inquadrature e pa-noramiche, stacchi e raccordi, carrellate e dissolvenze incrocia-te, ma cambia definitivamente i connotati teorici d'una fisio-gnomica che sembrava fissata dall'incompetenza allenata dei Cultural studies. C’è un intero mondo da esplorare oltre le imposte della finestra dischiusa dal CLG. Per il Saussure della voce Treccani, infatti, la langue

non può essere considerata fuori della considerazione [...] della masse parlante e del temps in cui i parlanti e quindi la lingua e i suoi modi di uso si collocano, cioè fuori (dice S.) della storia. Il carattere non me-ramente esecutivo della parole rispetto al segno e alla langue, e il con-tinuo intreccio di sistematicità e di temporalità, di formalità e di di-pendenza dagli usi sociali storici della langue, rendono necessario per i linguisti un lavoro di continua sorveglianza teorica […].

Sottoscriviamo ogni “segno di parola”, anche se la postura teo-rica del grande ginevrino quanto alla (1) Storia e alla (2) Col-

1 Dai manoscritti del 1966 ceduti dagli eredi all'Università di Harvard, poi par-zialmente pubblicati dal greimasiano Herman Parret, ai testi sugli anagrammi e sulle leggende germaniche, emersi negli anni Ottanta; fino al fortunoso ritrovamento nel 1996 degli inediti, in particolare Dell’essenza doppia del linguaggio. Cfr. SAUSSURE 2005.

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stema di segni: perché da questo momento l'insieme delle sue condi-zioni di vita è talmente diverso da tutto quel che può costituire fuori di questo che il resto appare senza importanza. E si può immediatamente aggiungere: che se questo ambiente della collettività cambia tutto per il sistema di segni, questo ambiente è anche fin dall'origine il vero luogo di sviluppo verso cui tende dalla nascita un sistema di segni: un sistema di segni che è propriamente fatto per la collettività come il va-scello per il mare. È fatto solo per intendersi tra tanti o molti e non per intendere se stessi. È per questo che in nessun momento, contraria-mente alle apparenze, il fenomeno semiologico qualunque esso sia la-scia fuori di sé l'elemento della collettività sociale: la collettività so-ciale e le sue leggi è uno degli elementi interni e non esterni, secondo il nostro punto di vista. Arrivati a questo punto, vediamo definirsi meglio, precisarsi meglio l'orizzonte della semiologia, poiché a tutto ciò che somigli al segno ri-fiutiamo una natura basata sulle condizioni individuali o più esatta-mente noi riconosciamo come semiologica solo la parte dei fenomeni che si presenta caratteristicamente come un prodotto sociale.4

La stessa nozione di Valore, lascito irrinunciabile del grande semiologo, è pensabile solo in ambito collettivo. Si noti che Saussure non parla di società, come i sociologi durkheimiani dei tempi suoi, ma di collettività.

[...] Quale che sia la sua natura più specifica, la lingua, come gli altri sistemi di segni, è in primo luogo un sistema di valori e ciò fissa il fe-nomeno nella sua collocazione propria. In effetti ogni specie di valore, pur utilizzando elementi molto differenti, ha la propria base nell'am-biente sociale e nella potenza del sociale. È la collettività che è crea-trice del valore, il che significa che questo non esiste prima e al di fuo-ri di essa, né nei suoi elementi disarticolati né negli individui.5

A rischio di solecismo, ho tenuto a evocare la lettera saussuria-na, sottoposta a troppe intercettazioni, interpolazioni e travisa-menti. E per sottolineare che nella voce Treccani, redatta dal punto di vista strettamente linguistico, l'“orizzonte semiologi-co” serve per cogliere meglio “le peculiarità delle lingue e del

4 Ferdinand de Saussure, Nuovi Item. Note preparatorie per il Corso di linguisti-ca generale, § 5. “Sistema di segni-Collettività”, in SAUSSURE 2002, p. 289. Tradu-zioni nostre. 5 Ivi, “Valore-Collettività”, in SAUSSURE 2002, p. 290. Traduzioni nostre.

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linguaggio”. Quando affronta la semiologia, dopo aver giusta-mente collocato il ruolo di Louis Hjelmslev, gli altri riferimenti possono sorprenderci: «[...] anche grazie all’avanzamento degli studi di semiologia (L. Prieto), di critica della semiologia (E. Garroni) e di linguistica teorica (E. Coseriu, N. Chomsky), si è venuta ricomponendo e delineando un'immagine nuova del pensiero saussuriano». Si tratta di testi – Coseriu, Prieto, Garroni – pubblicati tra il 1962 e il 1977. Quanto a Chomsky, riconosco l'agiònimo – il nome-santino – ma anche il rimprovero rivoltogli dal suo mae-stro, il semiotico Nelson Goodman, di essere programmatica-mente insensibile a sistemi di segni non linguistici! La semioti-ca, non quella di osservanza peirciana ma hjelmsleviana, ha compiuto fino a oggi un percorso coerente, a partire dall'artico-lo di Algirdas J. Greimas Attualità del saussurismo (1956), coevo alle Sources manuscrites du Cours de linquistique géné-rale pubblicate da Robert Godel.6 Una distrazione o censura che porta su oltre mezzo secolo di ricerca. Una liponimia, tro-po che figura l'impegno di non usare di certi termini o nomi nella scrittura di un testo? L'ovvia sentenza alla prossima reda-zione della Treccani? Poiché viviamo ormai nell'iperspazio della telepresenza, una storiografia non perentoria potrebbe trarre profitto dal se-minario del 2010, a cura di Isabella Pezzini e mia, presso la cattedra di Semiotica della Sapienza di Roma, dedicato alla pregnanza semiotica del nuovo corpus-centone saussuriano. E al fiotto di studi e ricerche che, a partire dal seminario ginevri-no del 2007, Révolutions saussuriennes, ha sottoposto lo (pseudo-)strutturalismo del CLG a una mutazione epistemolo-gica di grande portata.7 C'è chi giunge a definire l'enigmati-co Cours uno “pseudo Saussure” (Jakobson), concluso da una frase apocrifa: «la langue en elle-même et par elle-même» (F. Bopp, 1816).8

6 Cfr. GREIMAS 1957; SAUSSURE 1957-69. Vedi anche FABBRI 2009. 7 Cfr., fra i tanti, AA.Vv. 2003; ARRIVÉ 2007. 8 Vedi RASTIER 2005.

stema di segni: perché da questo momento l'insieme delle sue condi-zioni di vita è talmente diverso da tutto quel che può costituire fuori di questo che il resto appare senza importanza. E si può immediatamente aggiungere: che se questo ambiente della collettività cambia tutto per il sistema di segni, questo ambiente è anche fin dall'origine il vero luogo di sviluppo verso cui tende dalla nascita un sistema di segni: un sistema di segni che è propriamente fatto per la collettività come il va-scello per il mare. È fatto solo per intendersi tra tanti o molti e non per intendere se stessi. È per questo che in nessun momento, contraria-mente alle apparenze, il fenomeno semiologico qualunque esso sia la-scia fuori di sé l'elemento della collettività sociale: la collettività so-ciale e le sue leggi è uno degli elementi interni e non esterni, secondo il nostro punto di vista. Arrivati a questo punto, vediamo definirsi meglio, precisarsi meglio l'orizzonte della semiologia, poiché a tutto ciò che somigli al segno ri-fiutiamo una natura basata sulle condizioni individuali o più esatta-mente noi riconosciamo come semiologica solo la parte dei fenomeni che si presenta caratteristicamente come un prodotto sociale.4

La stessa nozione di Valore, lascito irrinunciabile del grande semiologo, è pensabile solo in ambito collettivo. Si noti che Saussure non parla di società, come i sociologi durkheimiani dei tempi suoi, ma di collettività.

[...] Quale che sia la sua natura più specifica, la lingua, come gli altri sistemi di segni, è in primo luogo un sistema di valori e ciò fissa il fe-nomeno nella sua collocazione propria. In effetti ogni specie di valore, pur utilizzando elementi molto differenti, ha la propria base nell'am-biente sociale e nella potenza del sociale. È la collettività che è crea-trice del valore, il che significa che questo non esiste prima e al di fuo-ri di essa, né nei suoi elementi disarticolati né negli individui.5

A rischio di solecismo, ho tenuto a evocare la lettera saussuria-na, sottoposta a troppe intercettazioni, interpolazioni e travisa-menti. E per sottolineare che nella voce Treccani, redatta dal punto di vista strettamente linguistico, l'“orizzonte semiologi-co” serve per cogliere meglio “le peculiarità delle lingue e del

4 Ferdinand de Saussure, Nuovi Item. Note preparatorie per il Corso di linguisti-ca generale, § 5. “Sistema di segni-Collettività”, in SAUSSURE 2002, p. 289. Tradu-zioni nostre. 5 Ivi, “Valore-Collettività”, in SAUSSURE 2002, p. 290. Traduzioni nostre.

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Concludiamo, a partire da una recisa equivalenza: «Semio-logia = morfologia, grammatica, sintassi, sinonimia, retorica, stilistica, lessicologia ecc. (il tutto essendo inseparabile)».9 Emerge una semio-linguistica saussuriana, da prefissare a pia-cere con neo- o post-. Davanti al «fallimento teorico e pratico del chomskismo», alla «debolezza descrittiva del cognitivi-smo» e all'«aneddotica ordinaria della pragmatica»,10 il legato centenario del centone di Saussure mette a disposizione la base semantica e la complessità semiotica richieste dalle ricerche sulla testualità e i generi discorsivi, sulla narrativa e la poetica. Nella secolare ricorrenza la modernità riflessiva degli studi semiotici ritorna all’episteme d'avanguardia del cento-ne saussuriano: una nuova oggettività senza fondamenti onto-logici, contemporanea della fisica relativista e delle arti futuri-ste. Dai tempi lunghi necessari perché un concetto acquisisca la sua ricchezza si attendono nuovi sviluppi di cui non abbiamo gli oroscopi. Sviluppi urgenti per rimediare all'aritmia tra entu-siasmi (trascorsi) e depressione (in fieri) e per scandire, come è compito di ogni anniversario, i ritmi lunghi delle discipline della significazione. È il contrassegno di Saussure semiologo di non essere soltanto un predecessore, ma un precursore.

9 Cfr. SAUSSURE 2005, p. 45. 10 Cfr. RASTIER 2012.

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Riferimenti bibliografici

AA.Vv., Ferdinand de Saussure, a cura di S. BOUQUET, Ca-hiers de l’Herne, 76, 2003. ARRIVÉ, M., À la recherche de Ferdinand de Saussure, PUF, Paris 2007. BENVENISTE E., Essere di parola. Semantica, soggettività, cul-tura, a cura di P. FABBRI, trad. di T. MIGLIORE, Bruno Monda-dori, Milano 2009. GREIMAS A. J. [1956], L’attualità del saussurismo, Introduzio-ne di P. FABBRI, trad. e cura di G. MARRONE, Documenti di la-voro, 4, Urbino, Centro Internazionale di Scienze Semiotiche, Aracne, Roma 2013. JOSEPH J. E., Saussure, Oxford University Press, Oxford 2012. RASTIER F., “Saussure au futur: écrits retrouvés et nouvelles réceptions. Introduction à une relecture de Saussure”, Texto, mars 2005. -, 2012, “Lire les textes de Saussure”, Langages, n. 185, L’apport des manuscrits de Ferdinand de Saussure, pp. 7-20. SAUSSURE F. de [1916], Corso di linguistica generale, a cura di T. DE MAURO, ed. Laterza, Bari 2003. -, 1957-69, Les sources manuscrites du Cours de linguistique générale de Ferdinand de Saussure, a cura di R. GODEL, Droz, Genève. -, 2002, Ecrits de linguistique générale, a cura di S. BOUQUET e R. ENGLER, Gallimard, Paris. -, 2005, Scritti inediti di linguistica generale, a cura di T. DE MAURO, Laterza, Roma.

Concludiamo, a partire da una recisa equivalenza: «Semio-logia = morfologia, grammatica, sintassi, sinonimia, retorica, stilistica, lessicologia ecc. (il tutto essendo inseparabile)».9 Emerge una semio-linguistica saussuriana, da prefissare a pia-cere con neo- o post-. Davanti al «fallimento teorico e pratico del chomskismo», alla «debolezza descrittiva del cognitivi-smo» e all'«aneddotica ordinaria della pragmatica»,10 il legato centenario del centone di Saussure mette a disposizione la base semantica e la complessità semiotica richieste dalle ricerche sulla testualità e i generi discorsivi, sulla narrativa e la poetica. Nella secolare ricorrenza la modernità riflessiva degli studi semiotici ritorna all’episteme d'avanguardia del cento-ne saussuriano: una nuova oggettività senza fondamenti onto-logici, contemporanea della fisica relativista e delle arti futuri-ste. Dai tempi lunghi necessari perché un concetto acquisisca la sua ricchezza si attendono nuovi sviluppi di cui non abbiamo gli oroscopi. Sviluppi urgenti per rimediare all'aritmia tra entu-siasmi (trascorsi) e depressione (in fieri) e per scandire, come è compito di ogni anniversario, i ritmi lunghi delle discipline della significazione. È il contrassegno di Saussure semiologo di non essere soltanto un predecessore, ma un precursore.

9 Cfr. SAUSSURE 2005, p. 45. 10 Cfr. RASTIER 2012.