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Università degli Studi di Bergamo - Centro Studi sul Territorio “Lelio Pagani” QUADERNI 26 a cura di Fulvio Adobati, Maria Claudia Peretti, Marina Zambianchi BERGAMO UNIVERSITY PRESS sestante edizioni

Ruolo e segno della produzione di cibo nella città contemporanea

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Page 1: Ruolo e segno della produzione di cibo nella città contemporanea

Università degli Studi di Bergamo - Centro Studi sul Territorio “Lelio Pagani”

QUADERNI26

a cura diFulvio Adobati, Maria Claudia Peretti, Marina Zambianchi

BERGAMO UNIVERSITY PRESS

s e s t a n t e e d i z i o n i

Page 2: Ruolo e segno della produzione di cibo nella città contemporanea

© 2015, Bergamo University Press

Collana fondata da Lelio Pagani,diretta da Anna Maria Testaverde

ICONEMIalla scoperta dei paesaggi bergamaschia cura di Fulvio Adobati, Maria Claudia Peretti, Marina Zambianchip. 112 cm. 21x29,7ISBN – 978-88-6642-196-2

Segreteria organizzativa: Renata Gritti, Silvia Cortinovis

www.iconemi.it

In copertina:Immagine di Francesca Perani.

Con il contributo

Comune di Bergamo Ordine degli Architetti PianificatoriPaesaggisti e Conservatoridella Provincia di Bergamo

Ordine degli Ingegneridella Provincia di Bergamo

Page 3: Ruolo e segno della produzione di cibo nella città contemporanea

INDICE

NADIA GHISALBERTI

Il paesaggio agricolo come valore culturale ................................................................................... pag. 5

FULVIO ADOBATI

Paesaggi dell’alimentazione e pianificazione. Tensioni e opportunità ........................................... » 7

GUIDO BONOMELLI

La riconversione post Expo ............................................................................................................ » 15

MARIA CLAUDIA PERETTI

Vertical Farm: una nuova funzione per il recupero delle aree urbane dismesse .......................... » 19

TINO GRISI

Ruolo e segno della produzione di cibo nella città contemporanea ............................................... » 25

FABRIZIO BOTTINI

Dalla Vertical Farm alle infrastrutture verdi ................................................................................. » 35

GIACOMO PETTENATI

Il rapporto cibo-città: una relazione da ripensare e progettare verso strategie alimentari urbane ... » 41

ADANELLA ROSSI

Il ruolo delle città nella costruzione di sistemi alimentari sostenibili.L’esperienza del Piano del Cibo di Pisa .......................................................................................... » 47

STEFANO OLIVARI

Agricoltura urbana a Mirafiori, Torino: dallo “spontaneismo” alla progettazione partecipata ... » 55

VALERIO FERRARI

La cascina padana fulcro territoriale dell’assetto rurale ............................................................... » 63

MARIO DI FIDIO

La gestione e i segni della civiltà idraulica ..................................................................................... » 71

CLAUDIA CIVIDINI

Castello di Malpaga: un modello di sostenibilità ambientale ........................................................ » 81

IVAN BONFANTI

Dalla gestione delle risorse naturali all’educazione alla scoperta del territorio ........................... » 89

LORENZO BERLENDIS

Ripartire dalla terra per costruire nuovi paesaggi della mente ..................................................... » 99

ALESSANDRA FERRARI

Bergamo verso Expo 2015: lo sguardo degli architetti .................................................................. » 103

GIUSEPPE BASSI

Bergamo verso Expo 2015: lo sguardo degli ingegneri .................................................................. » 105

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Considero questa presentazione del tutto speri-mentale. Si tratta della proposta di un percorso, delsoffermarsi su figure della coltivazione in ambito ur-bano, non sulle sue politiche e tecniche: uno spira-glio aperto alla contemporaneità, tuttavia un anacro-nistico sguardo al passato attraverso la visione delfuturo.

1. SUGGESTIONI

Crystal PalaceIl palazzo di cristallo fu costruito dall’ingegner/

giardiniere Joseph Paxton durante sei mesi in HydePark, a Londra, quale fantasmagorica sede della pri-ma Esposizione universale, nel 1851. «Comeun’inaudita fiaba, giunse ovunque la notizia che colvetro e col ferro si voleva costruire un edificio checoprisse diciotto iugeri di terreno. Hyde Park offrivaal suo centro un esteso prato libero, attraversato so-lo nel suo lato più corto da un viale di magnifici ol-mi. Molte voci allarmate si levarono a difesa di que-sti alberi, sostenendo non dovessero essere sacrifi-cati per un capriccio della fantasia. Coprirò gli albe-ri con una volta! fu la risposta di Paxton il qualeprogettò così la navata trasversale del padiglionecon una botte alta 112 piedi per ospitare l’interogruppo di alberi. L’aver lasciato i magnifici filari diolmi nel transetto aveva avuto molta importanza. Inquesto spazio vennero condotte tutte le magnificen-ze di cui disponevano le ricche serre inglesi. Piuma-te palme del sud si mescolavano alle corone di olmivecchi cinque secoli; in questo bosco incantato era-no ordinati: sculture, bronzi e trofei di altre opered’arte. Al centro, un’imponente fontana di cristalli evetro» (Lessing, 1900).

Garden CityLa città giardino di Ebenezer Howard (1902) si

basa sulla teoria detta dei tre magneti e individuaun’entità città-campagna capace di riassumere in

sé i benefici della vita urbana come di quella agre-ste: «Possiamo considerare la città e la campagnacome due calamite, ciascuna protesa ad attrarre gliuomini verso se stessa, una contesa in cui intervie-ne una nuova forma di vita partecipe della naturad’ambedue. Ciò può essere illustrato da un dia-gramma con tre calamite, dove i principali vantaggidella città e della campagna sono espressi assiemeagli svantaggi corrispondenti, mentre i vantaggidella città-giardino appaiono liberi dagli svantaggidi ambedue…La società umana e le bellezze dellanatura sono fatte per essere godute insieme. Ledue calamite devono fondersi in una sola…La cittàe la campagna si devono sposare» (Howard, 1902).Howard propone la struttura della città-giardino,disegnando una serie di anelli concentrici il cui nu-cleo è costituito da un parco. Attorno vi sono le fa-sce residenziali, una cintura verde che le separadalla zona industriale e, all’esterno, il terreno agri-colo. Abitazioni e parti manifatturiere occupano unsesto del terreno; il resto è destinato a coltivazione:l’autosufficienza è la peculiarità essenziale dellacittà-giardino.

Orti di guerraDurante la seconda guerra mondiale, l‘Italia mi-

se a coltura tutta la terra disponibile, intensificandoal massimo grado l’autarchica battaglia del grano. Sidecise di coltivare anche le aree edificabili nelle cit-tà e di trasformare i giardini in orti e campi. Il fru-mento andava seminato e cresciuto in tutti i terrenidi proprietà comunale, dagli incolti a quelli piantu-mati a verde ornamentale. Alla coltivazione provve-devano gli stessi abitanti o i giovani delle organizza-zioni di partito; nessun particolare recinto chiudevagli orti, affidati al rispetto dei cittadini.

L’appello alla coltivazione come sostegno dell’at-tività bellica non è del resto una prerogativa dei re-gimi totalitari: la colorita propaganda dei VictoryGardens accompagnò le armate alleate in entrambi iconflitti mondiali.

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TINO GRISI

RUOLO E SEGNO DELLA PRODUZIONE DI CIBONELLA CITTÀ CONTEMPORANEA

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Urban FarmingSquint/opera, agenzia di comunicazione worldwi-

de, nella prima decade del nuovo millennio ci mostrauna visione di città coltivata su tutte le sue coperturee nelle strette verticali delle facciate. Idilliaca nei suoibordi idroponici disponibili a una flânerie nell’Arca-dia, la metropoli-fattoria si lascia, al centro, vederedall’alto come una composizione di parcelle agricolesolcate da baracche e trattori, superimposta a un co-struito che scema via via, verso le strade sottostanti.

2. ESPERIMENTI

Public Farm 1Public Farm 1 è un progetto ideato da Work Ar-

chitecture Company per il MoMA di New York, nel2008. Nato da un’esperienza di ricerca quadriennalealla Princeton University sul rapporto tra urbanisti-ca ed ecologia, funziona come segmento di fattoriaurbana, utilizzando l’energia solare e il riciclo del-l’acqua, bensì fornendo, allo stesso tempo, uno spa-zio di socialità all’aperto. Qui si combinano pro-grammi ludico-educativi, creando un senso di ap-partenenza comunitaria attorno all’esperienza con-divisa di crescita del cibo. PF1 è formata come unpiano piegato composto da tubi di cartone, destinatia ospitare i vasi per la coltura dei vegetali.

La maggior parte dei cilindri crea una coperturaombreggiante, mentre alcuni elementi si estendono

fino a terra per diventare colonne, ognuna connota-ta da un programma funzionale diverso: posti a se-dere, punti di ricarica per apparecchi elettronici eanche un bar. Abbiamo di fronte una sorta di mani-festo architettonico e urbano di reinvenzione dellacittà come laboratorio di crescita e apertura versol’esperienza sensibile della natura.

Urban FarmersLe ampie e omogenee superfici sottoutilizzate

dei tetti industriali offrono la possibilità di installarefattorie in grado di fornire cibo direttamente all’in-terno della città. L’agricoltura urbana si accosta allepotenzialità inespresse dello spazio cittadino: è unostrumento per trasformare la sua capacità produtti-va, un mezzo di crescita della città come ambientedi vita. Conceptual Devices propone nel 2013 a Ba-silea la fattoria acquaponica in copertura concepitacome un insediamento composto da elementi stan-dardizzati, due moduli prefabbricati corrispondentialle caratteristiche principali del programma agrico-lo: la serra per la crescita di pesce e verdure; i con-tainer per le altre attività, quali stoccaggio, ammini-strazione e servizi. I componenti modulari possonoessere “paracadutati” sul tetto esistente e venire or-ganizzati in diverse configurazioni a seconda delleesigenze, dimensioni e specificità del sito. In sintesisi tratta di un edificio generico per una necessitàspecifica: offrire la possibilità di produrre cibo in ci-ma a qualsiasi edificio a copertura piana.

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Fig. 1. Thomas Abel Prior: Interno del Crystal Palace nel 1851.

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Fig. 2. Vista di Public Farm 1 (Work Architecture Company).

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Chicago City FarmQui, dai primi anni del secolo, le fattorie occupa-

no siti urbani vacanti o trascurati, trasformandoli inpaesaggi coltivati che possono contribuire alla rivita-lizzazione complessiva dei blocchi edificati circo-stanti. Si tratta di un’idea di trasformazione metro-politana in grado di migliorare la stabilità economi-ca e la sicurezza, incoraggiando l’impegno comunedegli abitanti per la qualità della vita. City Farm ap-pare quindi un autentico risvolto applicativo di ri-cerche economiche e sociologiche, fattivo nel misu-rare l’impatto della produzione alimentare localesulla struttura della città.

3. PROGETTI

Urban Food JungleFood Jungle di Aecom (2012) è un concept di

produzione sostenibile di cibo con intrattenimento,istruzione e cucina, basato sul sistema acquaponicoper la coltivazione interconnessa all’allevamento dipesci, attraverso una serie di vasche dove si generaacqua ricca di nutrienti. L’acqua viene fatta circola-re fino alla sommità di elementi a colonna, fertiliz-zando una varietà di piante che a loro volta filtranoe ripuliscono il liquido; questo, attraverso discen-

denti, torna negli stagni alla base, dando vita a unasorta di lussureggiante baldacchino commestibile.Tutto il processo si svolge all’interno di un giardinod’inverno, interamente vetrato, dove si trovano spa-zi per dimostrazioni culinarie e la vendita, ambientiludici e il pubblico si muove a livello terreno comelungo passerelle aeree. Si ottimizza inoltre l’uso del-la luce naturale diretta, collocando strategicamentele piante in zone microclimatiche specifiche per cia-scuna specie.

Center for Urban AgricultureCibo, acqua ed energia sono al centro del pro-

getto “Centro per l’Agricoltura Urbana” di Mithunper Seattle. Il termine edificio vivente viene acco-stato a quest’idea di creare una struttura funzionan-te quale un organismo, in grado di sopravvivere conla sola interfaccia dell’ambiente circostante.

Le sue caratteristiche agricole includono zoneper la coltivazione di ortaggi e cereali, serre, giardi-ni pensili e anche un allevamento di pollame. La co-struzione verticale consente di corrispondere a circamezzo ettaro di habitat naturale e terreni agricoli.Con l’obiettivo dell’autosufficienza, il Centro è pro-gettato per essere completamente indipendentedalla rete idrica cittadina, generando e fornendo lapropria acqua potabile attraverso il filtraggio e rici-

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Fig. 3. City Farm a Chicago.

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clo naturale di acque grigie e piovane. L’energia èraccolta attraverso celle fotovoltaiche in copertura efacciata. Il tutto viene collegato a 318 piccoli appar-tamenti locabili a prezzi accessibili (affordable hou-sing).

AgritectureLo studio francese Soa conia il termine agritettu-

ra riguardo a una serie di proposte di texture urbanavivente, una costruzione ramificata capace di attiva-re legami multipli con il contesto e reinventarsi viavia, mutando nel tempo senza perdere la propria es-senza complessa.

Un progetto esemplare consiste in una fattoriarassomigliante a una classica serra ricavata sopra lecase di un quartiere esistente ampliate da un siste-ma di logge e porticati (rooftop farming, 2012). Lasopraelevazione dialoga con lo sviluppo lineare oriz-zontale delle costruzioni. Pertanto, lo skyline del-l’azienda è variegato in alcuni punti, mentre il porti-cato è inscritto nella regolarità della parte inferioredell’edificio e ne conserva il carattere rigoroso. Ilprogramma è diviso in tre categorie principali: zonedi coltura, aree di lavoro – sviluppate in copertura –vani tecnici posti all’estremità delle costruzioni. Lospazio dedicato alle colture è suddiviso sotto le serrein policarbonato che hanno struttura portante me-

tallica leggera e dove gli ambienti si differenzianoper il microclima, consentendo la coltivazione lungotutti i periodi dell’anno.

La fattoria musicale (2012) si presenta invece co-me una struttura ibrida con un programma funzio-nale multiplo. Il progetto propone una sintesi inedi-ta tra fattoria verticale e programmi culturali: nonsolo introduce la produzione agricola complementa-re nel cuore della città, altresì mette in scena questainnovazione attraverso il sostegno all’eduzione arti-stica e musicale. In occasione di un concerto al-l’aperto o durante una visita alla galleria educativa,gli utenti sono invitati a scoprire le produzioni di ci-bo e a interrogarsi sulle questioni ambientali legateall’agricoltura. Questa virtù pedagogica appare cru-ciale in un momento in cui la catenaalimentare è relativamente resa opaca ai sensi delconsumatore.

4. INSTALLAZIONI

St HortoSt Horto, di Ofl e Federico Giacomarra (2013), è

il primo prototipo di orto interattivo che ambisce acreare una sinergia fra architettura, natura, musica etecnologie social per favorire un’esperienza senso-

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Fig. 4. Urban Food Jungle di Aecom.

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Fig. 6. Dettaglio dell’installazione St Horto (Ofl+Giacomarra, foto Ugo Salerno–AnotherStudio).

Fig. 5. Agritettura dello studio Soai.

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riale completa. All’interno dell’installazione si è im-mersi in uno spazio caratterizzato da una successio-ne di triangolazioni piene e vuote lungo un percorsocon funzioni soprattutto didattiche. In trentuno va-sche a tre lati si alternano ambiti per la coltivazione,arpe sonore, sedute per il ristoro e fonti di illumina-zione interattiva. La combinazione di oltre novantanodi costruttivi permette di ottenere layout diffe-renziati, dove la superficie utile per la coltivazionevaria per farla risultare di agevole utilizzo da unpunto di vista ergonomico (altezza e profondità ido-nee alle operazioni colturali) quanto a livello didatti-co e divulgativo (osservazione in maniera semplicedell’orto e dei suoi settori d’interazione). In più, unamusica appositamente composta è generata in tem-po reale da un processore, ma la melodia si rendepalese solo con l’intervento umano. Sono infatti in-stallate delle fioriere sormontate da arpe sonore esensori in grado di rilevare il tocco della mano: fio-riere, arpe e ortaggi, se toccati, producono noteconsonanti con la musica, consentendo improvvisa-zioni. Toccando una sola volta nell’arco di alcuni se-condi ogni fioriera, l’orto entra in risonanza, suo-nando la melodia senza successive manipolazioni.

Altra caratteristica di St Horto è la sua integra-zione con il web degli oggetti. Viene infatti dotato diuna tecnologia che permette a distanza il monito-

raggio delle piante e la gestione dell’irrigazione. Èpossibile attivare l’irrigazione attraverso dei messag-gi Twitter definiti a priori, inviabili da chiunque vo-glia contribuire alla gestione del giardino.

Empathy GardenEvoluzione del progetto St Horto, Empathy Gar-

den (Federico Giacomarra, 2014) è uno spazio ibri-do: un punto di incontro, un luogo per promuoverela cultura sostenibile della coltivazione urbana e sti-molare riflessioni su aspetti eco-sistemici. Il concet-to chiave del progetto è la nozione di empatia qualecapacità di percepire il mondo al di fuori di noi stes-si, sentendoci come sua vera parte. I moduli basesono sei, con dimensioni variabili, formati dallacombinazione di quattro differenti tipi di taglio, peri laterali delle fioriere, e otto tipi di nodi, con altret-tante variazioni ottimizzate, per la giunzione deglielementi. Il risultato è una superficie totale interat-tiva di 300 mq composta da 50 moduli e 90 elemen-ti nodali.

Orto PerpetuoOrto Perpetuo (Conceptual Devices) è un ele-

mento indoor commestibile dove far crescere fruttie ortaggi. Combina un sistema idroponico realizzatoattraverso delle semplici scatole e una lampada a led

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Fig. 7. Il sistema Orto Perpetuo di Conceptual Devices (foto Ottavio Montanari).

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da 14 W. La sua caratteristica modulare consente diadattarne le dimensioni: un modulo (65×95 cm) puòcrescere fino a 24 piante contemporaneamente,consumando meno di 50 W. Orto Perpetuo è una ri-flessione sui colori e le texture dei giardini comme-stibili, un adattamento dell’agricoltura per interniattraverso metodi di coltivazione fuori-di-suolo con-sentiti dall’aiuto della luce artificiale.

5. FUTURAMA

Eco-City 2020Il progetto di Ab Elis per una città nel cratere di

una cava di kimberlite della Siberia più remota(2010) sogna la creazione di un eco-sistema autosuf-ficiente che si fa scudo delle profondità del pianetaper sperimentare le condizioni di un’esistenza lumi-nosa e protetta. Lo scavo a cielo aperto ha lasciatoun antro gigante di quasi un chilometro di diametroe una profondità di 550 metri nel permafrost. Il pro-getto propone di creare un nuovo tipo di sviluppourbano utilizzando il cratere per trasformarlo inEco-City. Coprendo la cava con una cupola traspa-rente, per via della temperatura positiva del terreno,il clima di nuova formazione all’interno della voltarisulterà assai più mite rispetto all’esterno. Lo spa-

zio nella cupola sarà suddiviso in tre livelli: al livellopiù interno è prevista una fattoria verticale per lacoltivazione di prodotti agricoli; il livello intermediosarà occupato da un parco alberato in grado di puri-ficare l’aria; la quota superiore, infine, è quella dellacittà vera e propria, comprendendo residenze, fun-zioni amministrative e strutture comunitarie. Utiliz-zando la differenza di pressione tra aria fredda ecalda, lo spazio-cupola è ventilato naturalmente.

La soluzione permette lo sviluppo di una cittàsenza strutture coibenti poiché la loro funzione saràsvolta dalle pareti del cratere. Con la creazione diun centro urbano della produzione alimentare, sielimina poi l’impatto delle intemperie sull’agricoltu-ra e i prodotti potranno essere subito disponibili inloco.

Expo 2015L’allestimento del Padiglione austriaco all’Espo-

sizione Universale di Milano è il risultato di un con-corso europeo.

La proposta del gruppo Penda prevedeva unprogetto modificabile dai suoi visitatori, i qualiavrebbero potuto piantare erbe, ortaggi e frutta pertutta la durata della manifestazione. Entro la finedell’Expo, il padiglione sarebbe diventato fonte dialimenti biologici cucinati e serviti nel ristorante. La

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Fig. 8. Immagine per il Padiglione austriaco a Expo 2015.

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struttura è infatti solo una cornice per il cibo e i visi-tatori sono i principali progettisti i quali decorano ilpadiglione con piante di loro scelta. L’edificio si sa-rebbe trovato quindi in variazione costante, trasfor-mandosi da telaio strutturale in una griglia comple-tamente assorbita dalla natura.

Vincitore del concorso è stato il progetto brea-the.austria (capogruppo Klaus K. Loenhart). Il padi-glione funge da contenitore per la realizzazione di unpaesaggio vegetale; tramite un sistema di raffredda-mento evaporativo, la sua forma circoscritta riproducela biosfera. La percezione spaziale è creata soltantodalla vegetazione che, con il fogliame, genera nei 560mq della costruzione un’area di evaporazione pari a43.200 mq. Il suolo è terreno per le radici e spazio pergli impianti tecnici, mentre uno specchio d’acqua fada filtro e raccoglie l’acqua piovana. Nonostante la su-perficie limitata si crea così un ambiente capace di of-frire al visitatore l’esperienza di una foresta, controlla-ta da cicli d’acqua gestiti da sensori dell’umidità instal-lati a varie dislocazioni e altezze. Spazio e allestimentoconfluiscono uno nell’altro, evidenziando la disponibi-lità e la percezione dell’aria come alimento essenzialee bene comune.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI E INTERNET

1. Lessing J. (1900), Das halbe Jahrhundert derWeltausstellungen, L. Simion, Berlin.Howard E. (1902), Garden Cities of To-Morrow,S. Sonnenschein & Co., London.www.squintopera.com

2. www.publicfarm1.orgwww.conceptualdevices.comwww.cityfarmchicago.org

3. www.aecom.commithun.comwww.soa-architectes.fr

4. www.federicogiacomarra.comwww.conceptualdevices.com

5. Grisi, T. (2011), “Vita nella Terra”, Progettarearchitetturacittàterritorio, n. 02/11, pp. 24-29.

Grisi, T. (2015), “Il pianeta del cibo”, Progettarearchitetturacittàterritorio, n. 01/15, pp. 65-73.

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