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Salutare 56

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articoli sulla salute e il benessere curati da professionisti del settore medico sanitario

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mensile d’informazione per la Salute e il Benessere n° 56Dis

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Vi diamo ascolto...

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PREVENZIONESottomessi al fumo come al sesso!?

PSICOLOGIA Comportamenti intelligenti per perdere peso

UROLOGIA La prevenzione in andrologia

NUTRIZIONECibo funziona...le?!

CRIMINOLOGIALo stupro

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9 Pedagogia Touch Ball®

10 Farmacia Cambio di stagione e stanchezza

12 Foniatria Come si cura la voce?

13 Neurologia La quarta età: è un limite in neurochirurgia?

14 Psicoterapia La Depressione: Farmaci o Psicoterapia?

16 Psicologia Comportamenti intelligenti per perdere peso

17 Oftalmologia Strabismo, le principali conseguenze funzionali

18 Musicoterapia Fare musica...un buon esercizio per la memoria 19 Podologia Metatarsalgia da neuroma di Civinini-Morton

20 Nutrizione Cibo funziona...le?!

21 Benessere Il laboratorio del sentire

22 Prevenzione Sottomessi al fumo come al sesso!?

24 Odontoiatria Implantoprotesi: Trattamento multidisciplinare

25 Posturologia Le onde d'urto in podoposturologia

26 Criminologia Lo stupro

27 Urologia La prevenzione in andrologia

30 Nutrizione Discipline Bionaturali e Counseling

32 Dermatologia Il fungo della pelle 33 Logopedia La scrittura: un modello di apprendimento

Tutti gli articoli hanno solo finalità informativa ed educativa, non costituiscono motivo di autodiagnosi o di automedicazione e non sostituiscono la consulenza medica specialistica.

Sommario

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305 News 6 Quiz

29 Ricevi Salutare

34 Eventi - Glossario

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6 www.salutare.info

Pubblicazione mensile Anno V n° 56 - 2010Distribuzione gratuitaReg. Tribunale Avin data 15/01/2004 N° 419

Tiratura: 20.000 copieEditore: Ass. Culturale Salutare

Direttore Responsabile: Mario BarbarisiRedazione: Maria Paola Aprea, Angela RomanoProgetto grafico: Promova Coop. Soc. OnlusArea web: Carmine Serino

Collaborazioni:dr. A. Del Buono, dr.ssa L. De Varti, dr. Del Sorbo, dr. V. Cicalese, dr. A. D' Orta, dr.ssa M. R. Porcaro, dr.ssa R. Santoro, D. De Bartolomeis, dr. S. Mone, dr.ssa D. Corrado, dr. D. Trotta, dr. M. Borghese, dr. A. Pacilio, dr. G. Pistillo, dr. P. Peluso, dr. M. Borghese, dr. Antonio Leggiero, dr.ssa Ilaria Pucci, prof. A. Suelzu, dr. M. Meglio, dr.ssa A. Venezia.

sito: www.salutare.infoe-mail: [email protected]

www.facebook.com/salutare

contatto skype: salutare.infoTel.: 0825.74603

Contributi: c/c postale n° 55117402intestato all’Ass. Salutare via Due Principati, 278 (ex 210) Avellino

Stampa: Csd - Na

Salutare è la rivista gratuita con diversi argomenti nell’ambito della salute e benessere: medicina, psicologia, farmacia, alimentazione, ambiente e tanti altri.

Si avvale della collaborazione di professionisti del settore che mettono a disposizione le proprie conoscenze al servizio di tutti i cittadini.

Partecipare a SALUTARE significa sostenere un’iniziativa culturale intrapresa per sensibi-lizzare alla salvaguardia del benessere comune e di fornire ai lettori oltre ai servizi, il supporto da consultare per essere sempre aggiornati.

Un’Azienda che usufruisce di uno spazio su Salutare ha la possibilità di comunicare ai lettori le strutture, i servizi, le iniziative esulla SALUTE e il BENESSERE.

Il materiale grafico e redazionale deve pervenire entro il giorno

10 del mese precedente alla pubblicazione.

Per ricevere informazioni per una presenza sul mensile

contattaci al numeroTel.: 0825.74603

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Angolo dei Lettori

Comunicate le vostre opinioni, esigenze, proposte, esperienze vissute oppure un parere sulle strutture e i servizi di cui avete usufruito.Non possiamo fornire risposte personali, ma le vostre segnalazioni sono preziose per orientare gli articoli e le inchieste che pubblicheremo sulla rivista.

SalutareVia Due Principati, 278 83100 Avellinoinfo: tel. 0825 74603e-mail: [email protected]

Scrivete a

Questo spazio è pensato per voi

Crediti immagine: © Dave - Fotolia.com

Gentile psicologa, ho il forte sospetto che una mia alunna di classe 4^scuola elementare si impossessi spesso di oggetti che appartengono ad altri,alunni e insegnanti. Come posso fare per aiutarla? La famiglia è straniera emolto indigente, perciò non credo sia pos-sibile un suo coinvolgimento nellasoluzione del problema. La bambina ha avuto questi atteggiamenti fin dallaprima classe, ma si pensava fossero nor-mali comportamenti infantili legati aun non controllo di sè e a un attribuzione del valore dell'oggetto moltosuperficiale. Ora però ho il sospetto che il comportamento negativo si siaradicato.Ho un ottimo rapporto con la bam-bina che cerco di a iutare i l p iùpossibile a superare le sue difficoltà di appren-dimento. Le ho anche parlato dicendole che qualcuno l'ha vista trafficare negli zaini di altricompagni, ma lei guardandomi fissa ne-gli occhi e senza alcun tentennamento,ha negato giurando di non aver preso nulla e dicendo che stava semplicementecercando fazzoletti nel suo zaino. Io sinceramente le ho creduto. Ma ilsospetto rimane. Per favore, potreb-be darmi qualche suggerimento inmerito?R i n g r a z i a n d o l a a n t i c i p a t a m e n t e per la disponibiltà le porgo cordialisalutiInsegnante Daniela Sitta di Bondeno (Ferrara)

Gentile insegnante, mi sembra di capire che la sua alunna con una certa sistemati-cità e ormai da diversi anni, commetta pic-coli furti in classe. In questo caso, sicura-mente non si può parlare di "marachelle" quanto piuttosto di un malessere interiore. Se così fosse il gesto di rubare non può es-sere ricondotto al radicamento di compor-tamenti errati, ma all'incapacità da parte del bambino di controllare un impulso pres-sante e irrefrenabile. Il gesto di rubare è solitamente anticipato da un'inquietudine che si appaga solo grazie al furto. Solita-mente gli oggetti sottratti hanno scarso va-lore per il soggetto che spesso finisce con

il regalarli o addirittura con il buttarli via.In questi casi è opportuno sollecitare l'in-tervento di figure professionali che possano integrare e sostenere il suo già prezioso aiuto.dr.ssa Nanda Santoro- Pedagogista clinico

Salve a tutta la Redazione. Nutro molta fiducia in ciò che scrive Salutare, ho sempre tratto buoni consigli dai numeri scorsi e per questo vi rivolgo un quesito che sembrereb-be banale ma per me, come chissà quante altre persone, rimane un argomento che ha ancora tante ombre.Secondo le classiche tabelle rapporto statura peso, sono di circa 15 Kg in più di quanto dovrei. Ho deciso che è arrivato il momento di dimagrire, sia per una questione estetica sia per problemi di salute che potrei avere in futuro. Non credo di poter fare da sola, perchè i kg da perdere sono troppo e finirei per ammalarmi. Il dubbio è: devo rivolger-mi ad uno specialista se si, a quale figura professionale devo far riferimento? O per quanti Kg ho da perdere, posso solo fare un pò di palestra e cercare di controllare il cibo?Mara - Napoli

Gentile Mara, il tuo problema non è legato solo al miglioramento del tuo lato estetico, ma alla salvaguardia del tuo benessere psico-fisico. Certamente dovrai essere seguita da un esperto professionista in nutrizione ma dovrai prima fare una valutazione del tuo stato fisico attuale, con un controllo dal tuo medico di base, effettuando delle semplici analisi del sangue e stabilendo soprattutto se soffri di altre patologie, disturbi, allergie, intolleranze. Individuare la figura professionale più adatta non sarà facile perchè, per adot-tare un corretto regime alimentare nonchè un nuovo stile di vita, avrai bisogno di una vera e propria consulenza multidisciplinare. Accertati della preparazione e professionalità del medico a cui ti rivolgerai e, soprattutto comunica tutto su di te, dalle abitudini ali-mentari, lavorative, stato psichico.

Ti saranno d'aiuto gli articoli pubblicati su questo numero a pag.14 - 18 - 28. Potrai farti un'idea di cosa è importante fare prima di precipitarti a far diete e come approcciare al cambiamento.

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munque deciso di mantenerlo gratuito.

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condizione necessaria per promuovere progetti di au-tosviluppo come il nostro.

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Associazione Culturale SalutareVia Due Principati, 278 (ex210) - 83100 Avellinoc/c postale 55117402

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News

IDENTIFICATO UN NUOVO GENE RESPONSABILE DI UNA FORMA DI SLA

Ad annunciarlo è uno studio finanziato da Telethon e pubblicato sulle pagine della rivista Brain da Antonio Orlacchio, responsabile del laboratorio di Neu-rogenetica dell'Irccs Fondazione Santa Lucia di Roma e docente di Neurologia presso il dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Roma "Tor Vergata".La Sla è una malattia neurodegenerativa letale che colpisce progressivamente i motoneuroni, le cellule del sistema nervoso che impartiscono ai muscoli il comando di movimento. In genere si manifesta tra i 40 e i 50 anni e l'aspet-tativa di vita non supera i dieci anni.

È proprio osservando le caratteristiche cliniche di persone affette da questo tipo di Sla che Orlacchio e il suo gruppo hanno ipotizzato che potesse trattarsi di una forma con peculiarità genetiche sovrapponibili a quelle di altre malat-tie neurologiche. I loro sintomi clinici, l'età di esordio e la progressione della malattia erano infatti molto simili a quelli riscontrati in pazienti affetti da un'altra patologia neurodegenerativa, la paraplegia spastica ereditaria con assottigliamento del corpo calloso.Questa malattia è dovuta a difetti nel gene SPG11, che si trova sul cromosoma 15 e contiene le informazioni per la spatacsina, una proteina fondamentale per la sopravvivenza dei motoneuroni.Salgono così a undici i geni finora

individuati come responsabili di for-me ereditarie di Sla. Per quanto nella maggior parte dei casi la malattia sia sporadica (non venga cioè ereditata dai genitori), le forme genetiche possono dare informazioni molto utili per comprendere i meccani-smi molecolari con cui si sviluppa que-sta grave malattia neurodegenerativa. Una ricaduta più immediata dello studio è invece la possibilità di diagnostica-re con precisione questa particolare forma di Sla a partire dai sintomi cli-nici e pianificare così gli interventi più adeguati. Infine, la proteina codificata dal gene ALS5 potrà rappresentare un bersaglio molecolare per un razionale sviluppo di nuovi farmaci.In Italia il lavoro di Antonio Orlacchio è stato finanziato, oltre che da Telethon, dal ministero della Salute, dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), dall'Am-ministrazione autonoma dei monopoli di Stato (Aams) e da fondi raccolti con varie iniziative nella città di Gubbio. Fonte: MolecularLab.it

CONTRO IL PAPILOMA VIRUSLA PREVENZIONE PREMIA IL DNA

Contro i tumori al collo dell'utero non più pap test ma analisi del Dna. Lo ha scoperto una ricerca tutta italiana condotta in 9 centri di screening ita-liani su un campione di 94.370 don-ne a Torino, Trento, Padova, Verona, Bologna, Imola, Ravenna, Firenze e Viterbo. Capofila il Centro per l'epide-miologia e la prevenzione oncologica dell'ospedale San Giovanni Antica Sede-Molinette di Torino.Lo studio, pubblicato su "Lancet Oncology", dimostra che l`esame sul Dna del papilloma virus previene un numero superiore di tumori in con-fronto al tradizionale test citologico. Lo studio italiano si è svolto in due fasi, partite tra marzo e dicembre 2004 su migliaia di donne fra i 25 e i 60 anni: tutte sono state invitate a sottoporsi al controllo nei nove centri di ricerca italiani. Al termine della prima serie di esa-mi e del primo confronto i due test hanno evidenziato un numero simile di tumori invasivi: 9 nel gruppo del pap-test, 7 nel gruppo dell' Hpv-test associato al Pap-Test.Ma nel secondo round di esami, a distanza di tempo nessun cancro è stato riscontrato nel gruppo sottopo-sto all'Hpv-test più pap-test, a fronte dei 9 rilevati nel gruppo pap-test.dall'accertamento della gravidanza, mentre in altri Stati le donne hanno due settimane di tempo in più.

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7) Uno studio eseguito dall’Università di Milano, e pubblicato sul Journal of Clinical Gastroenterology, ha confermato che i probiotici possono aiutare a proteggersi dai mali di stagione.

8) Il termine trombofilia indica una condizione patologica in cui si verificano alterazioni della coagula-zione del sangue . 9) Il fumo può aumentare i rischi di impotenza, ed è causa di disturbi dell’erezione.

Salute Quiz Sapere non costa nulla, non sapere può costarti tanto!

1) Il molare del giudizio (Salutare n.46)

2)Bruciore e sensazione di caldo e freddo (salutare n.54)

3) Il Latt e (Salutare n.54)

4) L’A.T.M. è un’arti colazione doppia e a sua volta doppia per ogni lato (diartrosi) e serve a collegare la mandibola al complesso facciale.(Salutare n.9)

5) Migliora il funzionamento del cuore, manti ene le arterie 'giovani' e aumenta la resistenza delle ossa (salutare n. 51)

6) Le sindromi da malassorbimento, sono caratt erizzate da diarrea, perdita di peso e ritardo dellacrescita. L’unico approccio terapeuti co att ualmente riconosciuto valido è la dieta completamente priva di gluti ne.(Salutare n. 35)

7) Vero: Ma non tutti sono uguali e solo alcuni

sono realmente effi caci (salutare n.55)8) A causa di questo squilibrio in senso ipercoagulante, è più facile che si formino coaguli (trombi) nei vasi sanguigni, con conseguente ostacolo al fl usso del sangue (trombosi). (Salutare n.9)

9) Vero: è accertato che il fumo fa diventare impotenti e crea disturbi nell’erezione, ad esempio il morbo di “La Peyronie".(Salutare n. 48)

Siete sicuri di sapere tutto sui temi legati alla salute e al benessere? Mettete alla prova le vostre conoscenze.

Per ogni domanda è prevista una sola risposta oppure vero o falso.Tutte le domande sono tratte dai numeri precedenti di Salutare e Baby Magazine.Per approfondimenti visitate il nostro archivio al sito www.salutare.info

1) Giunge quando la maturazione dei ragazzi è pratica-mente terminata. Cosa?

L’acne La perdita dei dentini Il molare del giudizio

2) Quali sono i sintomi della neuropatia periferica? Extrasistole Bruciore e sensazione di caldo e freddo Evidente sudorazione

3) I soggetti definiti allergici cosa devono eliminare per primo dalla dieta?

La carne Il pesce Il latte

4) Che cos’è l’articolazione temporo mandibolare e a cosa serve?

È un esercizio ginnico e serve a tonificare È un’articolazione doppia serve a collegare

la mandibola al complesso facciale. Un apparecchio odontoiatrico

5) Cosa comporta consumare una giusta quantità di sale? Perdere il gusto Sentire di più i sapori dolci Migliora il funzionamento del cuore, mantiene le arterie

'giovani' e aumenta la resistenza delle ossa

6) I celiaci possono soffrire di gravi sindromi da malassorbimento, quali sono?

Pallore in viso Diarrea, perdita di peso e ritardo della crescita. Stipsi e aumento di peso

Le risposteLe risposte

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DENTISTI: ADDIO AL TRAPANO, ECCO I RAGGI AL PLASMA

AMBURGO - Addio all'odioso trapano da dentista. Nel giro di 3-5 anni le carie si cureranno con un getto di plasma, ovvero con lampi di gas plasma freddo che, spruzzati sulla carie, ripuliranno i denti da tutti i batteri patogeni ed elimineranno il tessuto infetto senza danneggiare lo smalto. La soluzione rivoluzionaria è dell'equipe di Stefan Rupf dell'università Saarland ad Amburgo. Secondo quanto riferito sul Journal of Medical Microbiology, i lampi di plasma nel giro di pochi secondi sono in grado di ridurre di 10 mila volte la concentrazione di batteri dentali. Il plasma usato dai ricercatori tedeschi è freddo e indolore. Gli esperti lo han-no testato sui due principali batteri della carie, Streptococcus mutans e Lactobacillus casei. Bastano 18 secondi per eliminare l'infe-zione. Più a lungo il dente è esposto al getto di plasma maggiore è la densità di batteri eliminata.

BODY SCANNER

ARRIVANO I BODY SCANNER MA NON SARANNO AI RAGGI X

A breve il sistema di controllo arriverà nei due scali di Roma e Milano Con-tro i body scanner, ad alzare la voce sono stati sia molti medici, soprattutto oncologi, sia alcuni movimenti per i diritti civili. Rispettivamente, da un lato per i possibili effetti nocivi sulla salute e dall’altro per la violazione della pri-vacy dei viaggiatori, di fatto «mes-si a nudo» sugli schermi di questi strumenti di nuova generazione. Saranno per ora due i body scanner installati, uno a Fiumicino e l’altro alla Malpensa (resta esclusa per ora, la messa in funzione di un terzo esem-plare al Marco Polo di Venezia). Le prime due apparecchiature pur se in fase sperimentale che entreranno in funzione dalla prossima settima-na a Fiumicino e Malpensa, saranno riservate per ora soltanto ai passeg-geri in attesa di imbarcarsi su voli che hanno come destinazione finale gli Stati Uniti, non a caso il Paese più preso di mira nelle ripetute minacce del terrorismo internazionale. Quanto ai tempi successivi per l’eventuale e definitiva applicazione su larga scala di queste macchine, Riggio ha aggiunto che «se la sperimentazione andrà a buon

fine, per la prossima estate verranno installati in tutti gli aeroporti italiani, ma solo per i voli diretti negli Usa». Esisterebbe anche un terzo tipo di apparecchiatura, sempre allo stato sperimentale, basato sul calore emesso da onde corporee.Il presidente dell’Enac ha precisato che, tenendo conto delle riserve su-bito manifestate dal nostro ministro della Salute, Ferruccio Fazio, circa la possibile dannosità per la salute dei body scanner a raggi x, la decisione finale è stata quella di orientarsi sulle macchine che emettono invece onde millimetriche. "Pur non escludendo - ha aggiunto Riggio - che possano essere altresì sperimentate anche le macchine di ultima generazione, quelle già citate basate su emissione di onde di calo-re corporeo, che dovrebbero essere meno nocive per la salute umana".

Nasce il sito www.impactitalia.gov.itcontro i farmaci contraffatti.Questa iniziativa, dell'Istituto su-periore di sanità, mette a cono-scenza i cittadini sui rischi legati all'acquisto di farmaci attraverso canali non autorizzati. Anche i far-maci ‘salvavita’ tra i prodotti truffa.L'iniziativa, partita da qualche gior-no, è dell'Istituto superiore di sanità

(Iss) e si inserisce nell'ambito della campagna di comunicazione “Far-maci contraffatti: evitarli è facile”, promossa da IMPACT Italia e già lanciata dal ministero della Salute in collaborazione con l'Agenzia Ita-liana del Farmaco (Aifa) e il Coman-do Carabinieri per la tutela della Salute (Nas).

ISS CONTRO I FARMACI CONTRAFFATTI. NASCE IL SITO PER EVITARE LE TRUFFE

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Si trova a Torino la ‘Casa del bambi-no’ struttura dell'UGI Unione Geni-tori Italiani messa a disposizione dal comune dal 2006, che ospita pazienti pediatrici di oncologia ed ematologia che arrivano da altre città o dall'este-ro. Attualmente la struttura ospita 18 pazienti stranieri. Ogni appartamento è completamen-te autonomo, con cucina e stanze, perfettamente in grado di ricreare l'ambiente familiare. Dotati di spa-zi all'aperto con una luminosissima sala giochi. La permanenza in questa struttura è assolutamente gratuita.

Sono oltre duemila i bambini che si ammalano di tumore ogni anno e l'Ugi come associazione chiede che siano messi a disposizione più fondi per finanziare ricerche specifiche per tumori pediatrici e sostenere le fami-glie che affrontano questa delicata situazione. Uno dei primi servizi che i genitori chiedono alle istituzioni è senz'altro la scuola che i bambini, dovendosi spesso

trasferire, sono costretti a lasciare. Un percorso scolastico interrotto, in-fatti, può compromettere il futuro di circa il 75 - 80% dei bambini che riesce a guarire e che cerca di reintegrarsi dopo il periodo di malattia.

LA CASA DEL BAMBINO

10 ore d'intervento per far tornare il sorriso ad una bambina di 12 anni colpita da forma di spasticità e dia-stonia grave tale da provocarle dolori e tremori a braccia e gambe eseguita dallo staff di neurochirurgia del Meyer. Sono stati posizionati due elettrodi in una parte profonda del cervello vicino al tronco encefalico. Alla bambina è stato messo un casco sulla testa per calcolare le coordinate per raggiun-gere i nuclei profondi del cervello con estrema precisione. Grazie a questa tecnica, tramite un neuro navigatore, l'equipe è riuscita a posizionare i due elettrodi collegati a un pacemaker situato sotto la clavicola che è stato in grado di far diminuire le contratture dolorose, avendo la capa-cità di sintonizzare l'attività elettrica dei neuroni. I dolori di cui era affetta prima, sono quasi del tutto scomparsi.

INTERVENTO AL MEYER DI FIRENZESU DODICENNE, PER GRAVE FOR-MA DI SPASTICITÀ

SALUTE, SETTIMANA TIROIDE: VISITE GRATIS IN 150 OSPEDALI Dal 15 al 19 marzo 2010 è in programma in tutta Italia la Settimana Nazionale della Tiroide, Giornate informative con visite gratuite. Prevede la pos-sibilità per i cittadini di sottoporsi a una visita specialistica gratuita per verificare l'eventuale presenza di alterazioni della tiroide. In Trentino hanno finora aderito gli ospedali di Cles e di Arco. L'iniziativa è promossa dal Club delle Uec (Unità di endocrinochirurgia ita-liane) e dall'Ait (Associazione italiana della tiroide), col patrocinio del mini-stero della Salute, della Simg (Società italiana di medicina generale) e di Cittadinanzattiva. A roma il Policli-nico universitario Agostino Gemelli. Per avere i riferimenti dell'ospeda-le cui rivolgersi si può telefonare al Numero Verde 800199894.

CHI SOGNA UN SENO NUOVO, DO-VRÀ ASPETTARE LA MAGGIORE ETÀ

È l'effetto di un intervento legislativo approvato dal Consiglio dei ministri che prevede, fra le altre cose, l'isti-tuzione del registro nazionale degli impianti protesici mammari, l'obbligo per i medici di informare le pazienti che vogliono eseguire l'intervento sui possibili rischi dello stesso e appunto il divieto per le ragazze con meno di 18 anni di ricorrere alla chirurgia plastica per avere un seno nuovo. Nel disegno di legge, che ora passa al vaglio del Parlamento, si prevede solo un'eccezione, vale a dire l'intervento a causa di malformazioni o patologie congenite.Spesso alle giovani che si sottopon-gono a questo tipo di intervento non vengono spiegate le complicanze che si potrebbero verificare e i problemi relativi alla durata della protesi, all’al-lattamento al seno e allo screening

del tumore al seno, per cui spesso la mammografia non si può effettuare.Un altro motivo per evitare gli inter-venti precoci è prettamente pratico. Il seno fino ai 20 anni in alcuni casi può ancora svilupparsi e modificarsi. Stesso discorso per il corpo. La liposcultura, per modellare il corpo, se troppo precoce rischia di essere inu-tile perché potrebbe essere necessario tornare in sala operatoria per mante-nere i risultati voluti. Il corpo, infatti, non è completamente 'assestato'. Con il tempo si possono formare, anche dopo l'intervento, altri cuscinetti di grasso in punti dove non era previsto.

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Pedagogiaa cura del Dr. Gerardo Pistillo - Pedagogista clinico

La Pedagogia Clinica, in quanto scienza rivolta all’educazione e

all’aiuto della persona in situazione di disagio,

dispone di un ampio ventaglio di metodi, tra i quali assumono

rilevanza i cosiddetti metodi dialogico-corporei.

Partendo dal presupposto che la costitu-zione della persona sia da considerarsi, in senso olistico, come punto di arrivo della sua storia di formazione, tali metodi pro-muovono un’azione educativa basata sulla stimolazione di tutto il corpo umano, da cui affi orano, se debitamente sollecitato, ricordi, vissuti ed emozioni.Il contatto, in tal senso, non viene a confi -gurarsi come un ‘massaggio’ fi sioterapico, fi nalizzato ad una riabilitazione di tipo muscolare, bensì come un dialogo basato sullo scambio di ‘messaggi’ e ‘parole tat-tili’, in una dinamica comunicazionale in grado di istituire uno scambio fecondo di informazioni dialogiche tra specialista e persona.

Tra i metodi dialogico-corporei troviamo il Metodo Touch Ball®, nato dall’esigenza di offrire alla persona in diffi coltà una concreta possibilità di risoluzione dei pro-pri stati di disagio (ansia, stress, reazioni psicosomatiche, depressione ecc.), attra-verso un’azione ‘nutriente’, energizzante, tonifi cante e rigenerante volta a miglio-rare lo stato di vigilanza della persona rispetto agli stimoli interni ed esterni.

Il Touch Ball® prevede che lo specialista defi nisca prima il setting ideale, creando una situazione diadica di silenzio sacrale e di penombra, e che inviti poi la persona a togliere indumenti e oggetti che pos-sano ostacolare l’interazione. Fatta sdra-iare la persona in posizione di decubito dorsale, lo specialista entra in contatto con le diverse parti del corpo, al fi ne di

promuovere un diffuso stato di piacere e un allentamento delle tensioni rilevabili dalla sua corazza corporea.

Un contatto fi nalizzato a con-fi gurare, disegnandone forme e contorni, la mappa corporea della persona. Il contatto che si instaura tra lo specialista e la persona deve sempre avvenire attraverso l’utilizzo della cosiddetta palla vibrocromatica, una palla di plastica di cui la persona dovrà scegliere, all’interno di un set, il colore preferito (verde, gialla, blu o rossa), in-dice di uno specifi co stato psicologico. Uno strumento di mediazione che assume un forte valore simbolico di accudimento per la persona, dato che per grandezza rievoca il seno materno.

La sua cavità interna, inoltre, è riempita per metà di acqua salina, sostanza in grado di amplifi care il suono rilassante dei sonagli contenuti nell’iron ball, un’altra pallina d’acciaio in essa presente. Attraverso la palla la persona viene ‘svezzata’, solleci-tata ad essere più fi duciosa nel contatto e nella relazione col mondo, attraverso una stimolazione in grado di provoca-re una sensazione diffusa di piacere e rilassamento, di attenzione al proprio corpo, ai suoi stati tensionali e alle sue energie latenti.

Tenendo conto della diversa sensibilità delle parti del corpo al contatto, lo spe-cialista darà quindi vita ai cosiddetti fou-lages, sfi oramenti che dovranno variare, nella velocità, nel ritmo e nella pressione, senza alterare la continuità e la signifi ca-tiva progressione del dialogo corporeo.

La palla vibrocromatica, nel suo lungo ed ininterrotto percorso, dovrà seguire, senza mai staccarsi dal corpo, una rota-zione centrifuga e oraria, al fi ne di of-frire alla persona un senso di maggiore progettualità, di spinta propulsiva verso il futuro e di prospettiva di cambiamen-to. Con un movimento che dall’alto, dal

viso, procede verso la parte inferiore del corpo, lo specialista passa gradualmente a stimolare le spalle e il collo, poi si dire-ziona verso gli arti superiori per giungere al petto e al ventre. Solo in seguito provvederà a stimolare le gambe e i piedi. Un procedimento dall’alto in basso che si ripeterà allorché la persona verrà invitata a porsi in una posizione di decubito ventrale che consentirà il con-tatto con la nuca, le spalle, i due lati della colonna vertebrale, gli arti superiori e le palme delle mani, fi no ad arrivare nuo-vamente alle gambe e ai piedi.

Nel Touch Ball® il contatto deve educare la persona, in senso maieutico, alla presa di coscienza del proprio corpo come sede di tensioni e frustrazioni ma anche come fonte primaria di sensazioni distensive e di godimento, motore principale nel cambiamento del proprio stile di vita e della propria modalità di essere al mondo.

Touch Ball®

Un metodo per favorire il piacere e l’equilibrio psicofi sico.

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In questa nostra civiltà produttiva ed effi ciente il sintomo

"stanchezza", o astenia, non ha

mai trovato un’ade-guata attenzione,

sebbene sia uno dei più frequenti disagi

lamentati dai pazienti.

L’astenia è un sintomo, talvolta unico e debilitante, che si pre-senta o come segnale di allarme di alcune malattie, oppure a sé stante, senza riferimento a una chiara causa organica. Tralasciando volutamente di descrivere la stanchezza deri-vante da varie malattie come le anemie, le epatiti virali, eccetera, affronteremo inve-ce questo sintomo nei casi in cui non deriva da lesioni di organi o apparati del corpo. E questi rappresentano l’80% dell’origine dell’astenia.

Prima causa: la pressione Si sente spesso parlare di iper-tensione (pressione arteriosa alta) piuttosto che di ipotensione (pressione arteriosa bassa) per le temibili conseguenze che la prima può dare, e poco invece della seconda, perché conside-rata innocua. Eppure chi soffre di pressio-ne bassa sa bene quanto sia debilitante questo "stato" ac-compagnato dalla pressoché continua sensazione di non avere energia suffi ciente per affrontare la vita quotidiana.

I sintomi della pressione bassa sono: stanchezza cronica, so-prattutto fi sica, con sensazioni di ineffi cienza corporea accom-pagnata talvolta da tachicardia, ronzii alle orecchie, vertigini occasionali, sonnolenza soprat-tutto dopo i pasti, debolezza muscolare, mal di testa.

La terapia della stanchezza provocata dalla pressione bas-sa, nella medicina uffi ciale si

basa su alcuni farmaci capaci di alzare la pressione ma che vanno utilizzati per brevi pe-riodi perché possono causare spiacevoli effetti collaterali.

Se la colpa è lo "stress" Lo stress è una reazione fi siologica legata all’ambiente in cui vive l’uomo e che è prodotta da una gamma estremamente ampia di stimoli denominati stressor (e cioè gli agenti stressanti).

Non è una vera e propria con-dizione di malattia, bensì una reazione normale del corpo, con l’utile fi ne di mantenersi in equilibrio nonostante le variazioni ambientali.

Questa reazione può tuttavia divenire nociva se gli stressor agiscono con particolare in-tensità e per periodi di tempo suffi cientemente lunghi tanto da dare nel corpo umano le seguenti fasi (successive tra loro): la fase di allarme, nella quale si manifestano modifi ca-

zioni biochimiche e ormonali, cioè aumenta una disponibilità energetica circolante nel sangue pronta all’utilizzo (per esem-pio composti energetici come il colesterolo, gli zuccheri); la fase di resistenza, nella quale l’organismo umano si organizza in uno stato di perenne difesa, cioè l’energia viene continua-mente prodotta senza essere adeguatamente utilizzata (molti rialzi del tasso di colesterolo nel sangue senza cause dirette di tipo alimentare apparten-gono appunto a questa fase); la fase di esaurimento, in cui si verifi ca il "crollo" delle difese e dunque l’incapacità del corpo di adattarsi agli stimoli.

Questa è l’ultima fase che può portare anche in breve tempo al cosiddetto "stato patologico da stress" che si manifesta attra-verso stanchezza generalizzata, pesantezza spesso dolorosa agli arti, insonnia con sonnolenza durante la giornata, diminuita forza muscolare, inappetenza,

a cura del dr. Aldo Sabato - farmacista

Cambio di stagione e stanchezza

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NUOVA SEDE

Farmacia

Non esiste una "sindrome astenica" riconosciuta, ma un insieme di sintomi e segni da far inquadrare la stanchezza come una vera e propria malattia.

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facilità a contrarre infezioni virali (come raffreddore, infl uenza, herpes), stati depressivi varia-bili, ansia, irritabilità, mal di testa, tachicardia, sudorazioni improvvise, svogliatezza davanti a qualsiasi attività sia mentale, sia fi sica.

Problemi psicologici Fino a non molti anni fa, di fronte a "stanchezze" generalizzate, caratterizzate soprattutto da stati psicologici di affaticamento, si usava il termine "neurastenia", oppure, in casi perduranti da molto tempo e connotati da sensazione di "vuoto mentale", era comune quello di "esauri-mento nervoso".

Attualmente questi termini sono in disuso nella medicina per-ché sono stati compiuti grandi progressi per quanto riguarda la diagnosi, la classifi cazione e la terapia dei vari disturbi psicologici.

Uno su tutti, la sindrome ansio-sa, è spesso caratterizzata da momenti di grande stanchezza.

E’ questo un disagio psicologi-co caratterizzato dall’angoscia spesso accompagnato da diversi sintomi, con differenti livelli di intensità e distinta in attacchi di panico, o ansia acuta, e in ansia generalizzata.

Quest’ultima è uno stato di tensione diffusa e persisten-te, caratterizzata da un ma-lessere generale i cui sintomi sono: importante sensazione

di stanchezza con facile affati-cabilità alternata al contrario da tensione motoria con tre-mori e incapacità di rilassarsi; stanchezza mentale con "testa vuota" o "leggera", intervallata a paura, rimuginazioni, iperat-tenzione, distrazione, diffi coltà di concentrazione e memoria, impazienza e irritabilità.

Questi sintomi sono spesso ac-compagnati da altri caratteristici della sindrome ansiosa, come tachicardia, vertigini, bocca secca, sudorazione aumenta-ta, formicolio alle mani e ai piedi, diffi coltà digestive, un nodo in gola.

La cura di questo tipo di stan-chezza, per la medicina tra-dizionale, è quella mirata a correggere lo stato ansioso con ansiolitici, cioè farmaci antiansia, insieme con "tonici" neuromuscolari e con farmaci che migliorano la circolazione sanguigna cerebrale.

L’insonnia sporadica è un di-sturbo occasionale transitorio e di solito è legata a situazioni momentanee e soprattutto di tipo ansioso (ad esempio, eventi dell’indomani che de-stano preoccupazioni).

L’insonnia cronica è invece un disturbo per-sistente nel tempo e che riduce note-volmente il benes-sere e

le prestazioni della persona.

La primavera, inoltre è la stagione in cui compaiono più malesseri. Senso d’affaticamento,d’astenia, una sorta di svoglia-tezza che può confi nare con disturbi dell’umore.L’incremento della temperatura e il prolungamento delle ore di luce sono elementi determi-nanti nel provocare quella tipica sensazione di stanchezza checompare verso il mese di marzo, si protrae per tutto il mese di aprile per scomparire a mag-gio, quando la bella stagione di solito è ormai consolidata in tutti i suoi aspetti.

Più ore di luce portano piùaffaticamento dell’organismo.Temperatura più elevata e polline causano altri problemi.

Con l’arrivo della bella stagione anche la pressione arteriosapuò subire modifi cazioni che contribuiscono alle sensazioni di spossatezza e astenia.

L’aumento della temperatura provoca in alcuni soggetti, particolarmente sensibili, un abbassamento della pressione che genera stanchezza cronica, senso d’inadeguatezza fi sica, vertigini, sonnolenza dopo i pasti e in alcuni casi forti mal di testa.Altro fenomeno da non sot-tovalutare è rappresentato dalla fi oritura delle piante e dalle conseguenti allergie che possono scatenare.

L’attività e il moto sono la mi-gliore medicina.Si consiglia un’alimentazione leggera soprattutto la sera, senza tè, caffè e cioccolata in quanto contengono sostanze eccitanti, sostituiti invece da alimenti come i cereali, insalate, limoni e miele.Importante è non agevolare la stanchezza con l’inattivitàma, piuttosto, praticare un pò di moto secondo le pro-prie capacità fi siche e cercare di svegliarsi sempre alla stessa ora, senza assecondare la voglia

di poltrire.

che migliorano la circolazione sanguigna cerebrale.

L’insonnia sporadica è un di-sturbo occasionale transitorio e di solito è legata a situazioni momentanee e soprattutto di tipo ansioso (ad esempio, eventi dell’indomani che de-stano preoccupazioni).

L’insonnia cronica è invece un disturbo per-sistente nel tempo e che riduce note-volmente il benes-sere e

può subire modifi cazioni che contribuiscono alle sensazioni di spossatezza e astenia.

pò di moto secondo le pro-prie capacità fi siche e cercare di svegliarsi sempre alla stessa ora, senza assecondare la voglia

di poltrire.

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a cura del Prof. Massimo Borghese - Foniatra

Consigli da seguire e luoghi comuni da rimuovere per una corretta gestione della voce.

Come si cura la voce?

Quando si parla di intervento foniatrico

sui disturbi della voce, o, ancora meglio, per

prevenire la loro comparsa, come si

agisce?

Solitamente ci si aspetta la prescrizione di medicamenti o l’erogazione di consigli su che cosa inalare o ingoiare.

I luoghi comuni più diffusi, ma anche sbagliati, prevedono la somministrazione di farmaci an-tinfiammatori o antibiotici, da prendere per bocca o per via aerosolica; per non parlare di quanto viene fuori a volte dai passaparola che prevedono la preparazione di decotti e pozioni contenenti un po’ di tutto, o il cibarsi di alimenti strani e del tutto estranei ad un’efficacia terapeutica, come ad esempio l’aglio, le acciughe, il limone…

In molti altri casi, la fa da pa-drone il cortisone, cui spesso si ricorre come se fosse un toc-casana che aiuta a cantare o a recitare meglio.

Beh, niente di tutto questo! Il professionista della voce (can-tante, attore, speaker, inse-gnante) va considerato come un atleta a tutti gli effetti, e come tale deve essere visto in un’ottica dinamica, corporea, non farmacologica.

Quando occorre prevenire o curare danni vocali, nella maggior parte dei casi si ren-de necessario un intervento

educativo-rieducativo della voce.

Vediamone i capisaldiPrimo presupposto necessario da tener ben presente: La voce non è un fenomeno che scaturisce solo da due cor-de vocali.

La voce è una produzione corporea.

Viene fuori da un corpo che deve essere considerato con le sue posture, le sue tensioni muscolari, gli effetti delle ansie che in esso vengono generate e somatizzate, le sue modalità respiratorie, la conformazione anatomica delle sue strutture laringee, faringee e più in gene-rale risuonatrici, le sue capacità digestive, i suoi ormoni e le sue eventuali malattie concomitanti.

Questo ed altro generano la voce. Sarebbe quindi troppo ridutti-vo pensare di agire su di essa lavorando solo con vocalizzi e tecniche di emissione.

Questa premessa serve a compren-dere il perché di un intervento foniatrico-logopedico che, nella gestione preparatoria-preventiva di un cantante, così come in un programma riabilitativo-curativo, dovrebbe riferirsi ai seguenti capisaldi:

- Rilassamento muscolare/presa di coscienza corporea.

- Impostazione corretta dina-mica respiratoria addomino- e costo- diaframmatica.

- Accordo pneumofonico, ossia

coordinazione tra emissione aerea e sonorizzazione della stessa a livello laringeo. - Emissione vocale

- Risonanze: conoscenza e per-cezione dei fenomeni risonatori e loro gestione nell’emissione vocale.

- Articolazione: tra le tecni-che di rilassamento/presa di coscienza corporea, la più fre-quentemente da noi adottata, è quella che si basa sul percorso del proprio corpo attraverso immagini mentali, integrata con manipolazioni/massaggi del collo, della testa, del viso e della muscolatura mimica. Il paziente/allievo, in questa pri-ma fase del lavoro, è disteso a terra su di un sottile tappetino, ed è ancora in questa posizione che si inizia l’impostazione della corretta dinamica respiratoria, “lasciando slatentizzare”, più che forzandone l’innesco, un movimento addominale rilassato, senza tensioni muscolari, che

prevede l’avanzamento (risalita, se il corpo è visto orizzontal-mente) della parete addomi-nale durante l’inspirazione, e la sua discesa (rientro) in fase espiratoria. L’ impostazione della respirazione nel settore costo-diaframmatico può essere favorita dal cambio di posizione, facendo porre l’al-lievo di fianco, e chiedendogli di dilatare l’emitorace durante l’inspirazione e farlo “richiu-dere” in espirazione.

Lo stesso lavoro svolto a terra viene poi effettuato in posizione ortostatica e da seduti. La fase dei vocalizzi, che identifiche-rebbe il momento laringeo dell’ emissione vocale, preferisco non separarla da quella dedicata alle risonanze e all’ articolazio-ne, almeno per parte di esse, in quanto non avrebbe senso ricercare modalità di emissione vocale senza preoccuparsi nel contempo di dove posizionare il suono nei risuonatori (gola, bocca, naso) e di come modifi-care le aperture e le posizioni degli organi articolatori.

Foniatria

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a cura di Ilaria Pucci

La quarta età: è un limite in neurochirurgia?

Con il miglioramento delle condizioni

sociali ed assistenziali in Italia, come negli altri paesi industria-

lizzati ed economica-mente progrediti, l’età

media tende ad aumentare sempre più.

Dalla media attuale di 86 anni si giungerà a breve al centenario, questo incremento riguarderà anche coloro che attualmente costituiscono l’età lavorativa, mentre per i giovani di oggi le statistiche sono anche più ge-nerose, infatti essi senza troppe difficoltà potranno superare il secolo. Le problematiche mediche e chirurgiche dovranno quindi tener conto di pazienti sem-pre più anziani.

D’altro canto le migliorate tec-niche anestesiologiche e di mo-nitoraggio dei vari parametri hanno consentito di sottoporre alla chirurgia e non solo in caso di urgenze, le persone in quarta età che hanno superato cioè l’età di 70 anni, essi possono sottoporsi alla chirurgia anche in caso di patologie di elezione.

A quali inter-venti posso-no sottoporsi le persone in “quarta età”? Interviene il dr. Sergio

Acampora, neurochirurgo IRCCS Neuromed. "Oltre agli interven-ti d’urgenza che ovviamente non consentono di avere scel-te decisionali in quanto viene compromessa la vita del pazien-te, vi sono tantissime malattie cerebrali e vertebrali che oggi possono essere trattate chirur-gicamente anche nella quarta età. Gli studi effettuati presso l’Istituto Neuromed – afferma il dr. hanno permesso di stabilire che dopo aver effettuato tutti gli screening di routine necessari i pazienti della quarta età non presentano un numero superio-re di complicanze rispetto alle altre fasce d’età. Il problema è dato dalla risoluzione delle com-plicanze che in questi soggetti sono più difficili e più lunghe da superare. Ecco perché prima si interviene e meglio è. Questo vale per patologie ce-rebrali quali tumori, malforma-zioni vascolari ematomi, etc. ma principalmente per patologie più benigne quali crolli vertebrali

osteoporotici, di stabilità del rachide (Cioè il mancato alline-amento dei corpi vertebrali nei movimenti di flesso estensione e di rotazione della colonna), di stenosi del canale, di ernie discali (cervicali e lombari) etc. Queste patologie infatti sono causa di dolori intensi e continui nonché di limitazioni funzionali costringendo il paziente a rima-nere in casa ed avere difficoltà nel prendersi cura della propria persona compromettendo la qualità della vita". Qual è la maggiore difficoltà che il neurochirurgo incontra? "La maggiore difficoltà che il neurochirurgo incontra in queste circostanze sono le voci metro-politane e le credenze popolari che consigliano al contrario di astenersi dall’intervento chirur-gico finché è possibile e poi il pretendere dal neurochirurgo il “miracolo” quando le funzio-ni sono troppo compromesse e quindi l’intervento diventa addirittura più rischioso, o ad-dirittura controindicato. Cure tempestive è il mio consiglio".

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Gli interventi di urgenza e quelli di elezione: intervista al Prof. Sergio Acampora, neurochirurgo IRCCS Neuromed.

L’Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed

Centro per lo studioe la cura di:- Epilessia- Ipertensione arteriosa- Morbo di Parkinson- Sclerosi Multipla- Cefalee- Malattie rare e genetiche - Alzheimer- Stroke Unit

Chirurgia dei:- Tumori cerebrali- Aneurismi- Malformazioni vascolari- Ipofi si- Tronco encefalico- Cranica e Spinale

Neurologia

Si definisce QUARTA ETA’ gli anni che vanno dai settanta ai novanta.

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16 www.salutare.info

“Se, in poche parole, ci si chiede qual’è la causa prima di

infelicità nella nostra società, la risposta non è la povertà

economica, come molti sono indotti a pensare, ma il disagio

mentale: un disturbo depressivo o di altro tipo…”

(Lord Richard Layard).

I dati dell’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) sono allarmanti: la depressione colpisce 330 milioni di persone in tutto il mondo, in Italia circa 5 milioni, 15% donne, 8% maschi, circa il 10% adolescenti; nel 2030 essa sarà la prima causa di disabilità nei paesi industrializzati.

Le conseguenze sono tante, e prima di tutto la disabilità lavorativa, chi è depresso si allontana dal lavoro per molto tempo ed è difficile il reinserimento.

La soluzione adottata dal governo inglese, è stata elaborata dal prof. Lord Richard Layard, un insigne economista, non un medico e questo ha un motivo, perché la depressione sta diventando un gran-de problema anche economico per gli stati. Lord Layard, quindi ha presentato uno studio dettagliato, con osservazioni

scientifiche, statistiche e conti economici, con i seguenti risultati: 1) l’uso dei farmaci antidepressivi non risolve la malattia, e i costi sociali (perdita della qualità della vita, incapacità di lavorare, aggravio per le famiglie) ed economici (costo dei farmaci, dei ricoveri, dell’assi-stenza) sono altissimi sia per il paziente e la famiglia, sia per lo stato; 2) i trattamenti effettuati con la psicote-rapia mostrano risultati positivi e risolutivi nella maggior parte dei casi, il paziente si riappropria della sua vita e ritorna ad essere attivo e produttivo.

Lord Layard, scrive: “il trattamento di psicoterapia si paga da sé, perchè il mi-glioramento della qualità della vita che il paziente trae dal trattamento psicote-rapeutico, porta ad un beneficio sociale ed economico di tutta la comunità ed è un vantaggio notevole per le casse del-lo Stato. I farmaci anche se hanno efficacia nella fase acuta, non agiscono sulle riacutizzazioni e le recidive della depressione; il costo sociale ed economico dato dai farmaci e dai ricoveri in ospedale è molto alto”.Da alcuni mesi, perciò, il governo inglese sta mobilitando migliaia di psicoterapeuti su tutto il territorio nazionale.

Esistono varie forme di depressione e di diversa gravità. La depressione, può essere la conseguenza di eventi esterni, come un lutto, la perdita del lavoro, una separazione, una malat-tia, ma anche un successo inaspettato;

oppure, può avere motivi più profondi ed interiori. Può presentarsi in una forma acuta e breve, o nel tempo, in modo mascherato soprat-tutto attraverso disturbi e dolori fisici. Le manifestazioni sono: tristezza e pessimismo; perdita di interesse per la vita, il lavoro e le amicizie; ricorrenti pensieri di inutilità e di morte; calo del desiderio sessuale; alterazione dei ritmi sonno-veglia e del rapporto con il cibo; senso di debolezza mentale e fisica. Per chi sta vicino ad un depresso, un fami-liare o un amico, essi sperimentano quanto sia difficile e quanto si sentano impotenti, perché la richiesta della persona depres-sa è ambivalente: da una parte chiede aiuto, dall’altra si chiude in un bozzolo ed è come se dicesse ”lasciatemi stare” e usa il lamento costantemente, invece di comunicare un suo reale bisogno. Perciò, chi è vicino prova preoccupazione, ma a volte, anche rabbia e irritazione.

Cosa fare?Il familiare o l’amico possono offrire una presenza e una compagnia, ma è bene che continuano a svolgere la propria vita per non essere risucchiati dalla situazio-ne, e indirizzare al più presto la persona depressa ad uno specialista in psicotera-pia, che può essere affiancato, quando è necessario anche dalla cura farmacologica che forse il paziente ha già intrapreso.Per la persona depressa, è bene che non si chiuda in se stessa, che non si arren-da, e comprenda che dalla depressione si può uscire completamente rinnovati, che non bisogna aspettare che i sintomi peggiorino, ma con fiducia consulti uno psicoterapeuta, per valutare la sua situa-zione e il percorso di cura più adatto a lei.

La Depressione: Farmaci o Psicoterapia?

a cura della dott.ssa Leopoldina De Varti Psicologa, Psicoterapeuta

Psicoterapia

Il Governo Inglese non ha dubbi e investe sulla Psicoterapia.

Dr.ssa Leopoldina De VartiPsicologa e Psicoterapeuta, spec.ta c/o l’Istituto RIZA di Medicina Psicosomatica di Milano cell:[email protected]

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Come dimagrire senza far diete.

Seguire un'alimentazione equilibrata e sana non è im-

possibile né diffi cile, basta seguire alcune semplici norme alimentari e comportamentali.

Mantenere il proprio peso corporeo ide-ale ci permette di essere in buona salu-te, eppure attualmente la percentuale di popolazione in sovrappeso o obesa è considerevole e per molti è davvero difficile perdere peso. Ma come fare a dimagrire senza ricor-rere necessariamente all’utilizzo di una dieta drastica che elimini ogni forma di gratificazione alimentare, tra cui i dolci, i cioccolatini, i così tanto amati carboidrati?

Anzitutto, occorre tenere un diario ali-mentare che consiste nel prendere nota di tutto ciò che si mangia nell'arco della giornata, anche di un piccolo stuzzichino, per riuscire a capire le differenze tra la fame biologica e quella nervosa. Questo ci permette di prevenire un’ab-buffata, dovuta a situazioni difficili che portano tristezza, ansia, rabbia; il diario è importante perchè ci rende consapevoli dell’alimentazione. Una volta identificati gli errori alimentari, bisogna equilibrare l’alimentazione con cibi ricchi di acqua, freschi e naturali che consentano all’or-ganismo di rigenerarsi e perdere il gon-fiore acquisito durante i mesi precedenti. Questo non vuol dire privarsi di alimenti ipercalorici, quali dolci, pasticcini, ripieni, ma inserirli all’interno della dieta in modo sano ed equilibrato, magari facendosi aiu-tare da uno specialista ad esempio da un dietologo, da un nutrizionista (meglio chiedere aiuto a un esperto piuttosto che fare da soli, altrimenti si rischia di sbagliare perdendo chili troppo in fret-ta e riprenderne il doppio quando ci si lascia andare).

Privarsi completamente di cibi dolci, o eli-minare pane e pasta, infatti, non garantisce

necessariamente il dimagrimento: dosare invece le porzioni, distribuendo il cibo lungo l’intero piatto, è una modalità utile ad ingannare il cervello, così come ma-sticare più a lungo possibile, tagliare il cibo in dosi piccole, utilizzare piatti più piccoli, ecc. Occorre, inoltre, “pensare” la spesa, evi-tando di acquistare troppi cibi ipercalori-ci: è importante, dunque, preparare una lista di cose da acquistare per evitare di lasciarsi guidare, al supermercato, dal-la visione di cibi “proibiti” (merendine, snack, stuzzichini, biscotti, gelati, ecc.). Bisogna poi evitare di pesarsi continua-mente, poiché la bilancia è fonte di ansia per tutti quelli in sovrappeso e siccome ansia e tensione sono i peggiori nemici di una dieta, occorre contrastarli dedicando, ad esempio, almeno un’ora al giorno a se stessi, coltivando un hobby, rilassando-si facendo un bagno, una passeggiata, un’ora di stretching.

Diversamente da quanto si crede, infatti, per dimagrire non è necessario sudare o passare ore ed ore in palestra a bruciare grassi attraverso il cardiofitness, l’aero-bica, ecc.; piuttosto è importante essere psicologicamente in armonia con se stessi e tenere la mente impegnata a pensare ad altro.

La chiave giusta del successo risiede proprio nel pensiero: pensare prima di cedere alla tentazione di uno spuntino fuori pasto; pensare prima di ordinare al ristorante antipasto, primo, secondo e dolce; pensare ai vantaggi e agli svantaggi di un sano regime alimentare, magari do-cumentandosi su internet; pensare in modo positivo perché, anche in caso di trasgressione (nessuno riesce a rinunciare a un pasticcino di domenica!), l’ottimismo aiuta a non demordere e a non rinunciare al sacrificio fatto fino a quel momento.

Risulta essere utile, infine, ricorrere a

qualche trucchetto psicologico per trovare la giusta carica, scrivendo su un foglio un pensiero positivo al giorno e leggendolo ripetutamente nell’arco della giornata, oppure servirsi di stratagemmi, ad esem-pio, saltare l’aperitivo e tenersi impegnati nell’organizzazione scenografica del pasto (preparare piatti belli anche da vedere decorandoli con fette di limone, odori, foglie di lattuga, ecc.); organizzare una serata al cinema con gli amici, invece che al ristorante o in pizzeria: insomma, bisogna cominciare a “pensare” l’alimentazione.

a cura della dott.ssa Maria Rosaria Porcaro Psicologa clinica Cognitivo-Comportamentale,

Psicodiagnosta, Consulente familiare

Comportamenti intelligenti per perdere peso

Psicologia

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L'aspetto estetico è molto marginale, sono diverse e talvolta invalidanti le conseguenze funzionali.

Oltre all'esame oculistico, la

valutazione Ortottica, in età pediatrica, è

fondamentale per la prevenzione, la dia-

gnosi e il trattamento dello strabismo.

Il trattamento ortottico per i

disturbi di motilità oculare di diversa

natura, sia nel bam-bino che nell'adulto,

è il naturale percorso riabilitativo.

Lo strabismo è una condizione clinica della motilità oculare e della visione binoculare per cui vi è un disallineamento degli assi visivi dei due occhi. Le cause, così come l’età d’in-sorgenza, sono assolutamente variabili e la conseguenza di questi non è mai meramente estetica bensì vi sono sempre delle sequele funzionali anche gravi o molto invalidanti.

La visione binoculare (VB) è frutto di una complessa unità sensorio-motoria che permette ai processi del sistema visivo,

stimolato dall’esterno, di dare origine ad una serie di risposte nel sistema motorio degli occhi. Quest’ultimo dunque permette di allargare il campo visivo, di mantenere la fissazione e di posizionare gli occhi in modo che essi siano sempre corret-tamente allineati. La visione singola di un’immagine, vista contemporaneamente da due occhi fisicamente distinti (Visione binoculare Singola VBS), è un fenomeno assolutamente straordinario.

La VB è possibile quando due immagini sufficientemente si-mili si formano sulle due reti-ne e stimolano aree retiniche corrispondenti; la capacità di vedere un'immagine unica dalle due immagini retiniche si chiama fusione sensoriale. Inoltre attraverso la fusione motoria (frutto di un proces-so altrettanto complesso) vi è nel nostro sistema visivo la capacità di allineare gli occhi in modo da mantenere la fu-sione sensoriale.

La motilità oculare estrinseca è permessa dai muscoli extra-oculari, la loro funzione è molto differente rispetto a quella dei muscoli scheletrici e rispecchia diversi compiti da svolgere, pri-mo tra tutti quello di muovere

con estrema precisione un or-gano di pochi grammi di peso, di controllarne esattamente la posizione e facilitare attraverso un gioco complesso di riflessi, il mantenimento dell'immagine sulla fovea ed il mantenimento della visione binoculare. Sono 6 i muscoli per ciascun occhio, 4 retti e 2 obliqui. L'innerva-zione degli stessi è data da 3 nervi cranici differenti (III,IV e VI n.c.). La VB normale (VBN) permette 2 fondamentali vantaggi: l'al-largamento del campo visivo complessivo e la stereopsi ov-vero la capacità percettiva che permette al cervello di trarre informazioni sulla profondità e sulla posizione dell'oggetto fissato, permettendo così la vi-sione tridimensionale. Numerose invece sono le seque-le funzionali, diverse in base all'età d’insorgenza della de-viazione e alle caratteristiche dello strabismo.

Soppressione: nel campo visi-vo dell’occhio deviato vi sono delle aree dette scotomatose ovvero delle aree di non visione. È un fenomeno di adattamen-to alla deviazione atto ad eli-minare confusione e diplopia (visione doppia).

È una conseguenza comune negli strabismi insorti in età pediatrica, più rara nelle for-me adulte.

Corrispondenza retinica ano-mala: altro fenomeno adatta-tivo tipico degli strabismi ad angolo non elevato per cui vi è una variazione del valore spaziale degli elementi reti-nici in visione binoculare, essa è patognomica di una visione binoculare anomala e quindi

qualitativamente peggiore.

Ambliopia: mancato sviluppo più o meno marcato del visus e della visione spaziale, a volte reversibile, derivante da un’al-terata interazione binoculare insorta nei primi anni di vita. Essa si instaura a causa dello strabismo se non è alternan-te, quindi nell’occhio costan-temente o prevalentemente deviato. In talune condizioni cliniche può essere bilaterale. La sua reversibilità dipende dalla durata e dall’età in cui si in-staura il trattamento, possibile solo contestualmente all’età plastica (0-10 anni circa).

Diplopia binoculare e confu-sione: sintomi tipici dello stra-bismo acquisito ed insorto in età adulta. La diplopia, sintomo molto co-mune, è la visione doppia della medesima immagine nella vi-sione binoculare. Il trattamento dipende dal tipo di patologia ma generalmente risolvibile at-traverso trattamento ortottico, talvolta chirurgico

Altre sequele quali posizioni anomali del capo e torcicol-li oculari, ed altri tentativi di compensazione ai disturbi sen-soriali e motori.

Errori nella prescrizione dei farmaci. Sarebbe auspicabile mettere insieme, attorno ad un tavolo, gli enti regolatori del farmaco, l'agenzia europea EMEA e la nostra AIFA, l'industria e le so-cietà scientifiche, in particolare i geriatri e i farmacologi, per studiare i farmaci che utilizze-ranno gli anziani, in analogia a quanto già avviene per i far-maci pediatrici.

Strabismo, le principali conseguenze funzionali

a cura del Dr. Michele Meglio, Ortottista Università Cattolica del S.Cuore, Roma - Amb. Ortottica IRCCS Neuromed,Pozzilli (Isernia)

Oftalmologia

Posizione del capo nell'esotropia congenita (OS dominante). A. Quadro "a minima". B. Torcicollo orizzontale alternante da fissazione crociata. C. Torcicollo orizzontale e verticale alternante da fissazione crociata e inciclorotazione.

1. Muscolo retto laterale 2. Muscolo piccolo obliquo 3. Muscolo retto inferiore 4. Vena vorticosa temporale inferiore

a b c

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La capacità di ricor-dare e di ripetere un frammento musicale

o più brani, è una cosa comune, e quasi

tutti riusciamo a farlo senza compiere grandi

sforzi. La nostra me-moria ci aiuta in tutti i momenti della nostra

vita giornaliera.

La capacità di ricordare e di ri-petere un frammento musicale o più brani, è una cosa comune, e quasi tutti riusciamo a farlo senza compiere grandi sforzi. La nostra memoria ci aiuta in tutti i momenti della nostra vita giornaliera, ed anche per quello che riguarda la musica la situazione è la medesima, e quindi la nostra canzone pre-ferita o un motivo orecchiabile vengono richiamati alla mente facilmente, così che li cantic-chiamo senza troppi sforzi ogni volta che vogliamo. Ma quando a ricordare una musica, anche se ascoltata per una sola volta, era il giovane

Mozart la cosa si faceva dav-vero unica. Si racconta, che nel 1770 il quattordicenne Wolfgang e suo padre Leopold erano a Roma, dove assistettero ad un concerto nella Basilica di San Pietro in cui veniva eseguito il famoso “Miserere” a nove voci di Gregorio Allegri, scritto del 1638, un brano di straordinaria difficoltà tecnica. Il brano era anche tenuto in gran segre-to dai musicisti della Cappel-la Sistina, pena la scomunica. Quello spartito, quindi, non si poteva ritrovare stampato ed il suo fascino, oltre che per l'oggettiva bellezza, era anche in quella proibizione all’ascol-to a tutti i credenti. Ma per il giovane Mozart memorizzare quanto ascoltato non ci furono difficoltà: detto fatto, al suo rientro in albergo, il ragazzo si mise a trascrivere quel brano passo dopo passo, finché non ne mise nero su bianco ogni battuta, ogni passaggio, ogni cadenza ed ogni singola nota con stupefacente precisione.

Un miracolo? In verità queste affermazioni non ci stupisco-no quando si parla di Mozart,

d'altronde sappiamo che la sto-ria sulla vita e sulla memoria musicale del genio di Salisbur-go abbonda di episodi simili. Mozart non usava mai fare copie di quello che scriveva. Lui stesso spesso dichiarava: “Anche se un pezzo è lungo lo posso abbracciare tutto in un unico colpo d’occhio, come un quadro o una statua. Nella mia immaginazione non posseggo l’opera nel suo svol-gersi, come in una successione, ma ce l’ho tutta in un blocco”. Ora la domanda è: che tipo di cervello bisogna avere per essere in grado di compiere azioni del genere? infatti, pro-prio di cervello si parla. In esso sono contenuti diversi tipi di memoria, ed ognuno di questi risiede in una zona del cervel-lo, che si attiva all’occorrenza fornendo tutte le informazioni necessarie.

La memoria è fondamental-mente di due tipi: a breve e lungo termine. Quando si compie un’attività tutti i tipi di memoria sono interessati: la prima, che risiede nell’ip-pocampo e nel lobo frontale anteriore sinistro, organizza le conoscenze e le abilità ac-quisite nell’infanzia o nel cor-so degli studi e le trasmette all’area delle abilità tecniche che coinvolgono il sistema mo-torio ed il cervelletto. Poi nel momento dell’azione tutto si sposta nell’area della memo-ria recente (sita nella cortec-cia frontale esterna), così che ognuno può fare qualcosa e ricordare di averlo fatto. Ma

nel campo della musica inter-vengono anche altri tipi di me-moria, come la memoria mo-toria/tattile, che permette ad un esecutore di disporre le dita nei giusti modi, di ricordarsi le posizioni esatte per taluni pas-saggi e la loro esatta sequenza, e poi la memoria uditiva per quanto concerne la melodia, quella visiva per ricordare lo spartito, quella semantica per l’armonia, e nel caso della mu-sica cantata, anche la memoria verbale e quella emotiva per ricordare le parole ed il loro significato. Tutti questi tipi di memoria, con le loro relative aree cerebrali, sono coinvolti nell’esecuzione di un brano musicale e tutti i concertisti ne sono provvisti, anche chi non è Mozart.

Spesso, sempre nel campo dei musicisti, la memoria governa il tutto, ed ecco che le mani seguono automaticamente un loro percorso, come se una parte della memoria risiedesse al loro interno, così che esse sanno da sole che strada prendere e come muoversi.

Alle volte accade che la memoria si attivi inconsciamente, così che ci ricordiamo cose o eventi o contenuti che non abbiamo volontariamente appreso ma che ci sono rimasti impressi per chissà quale motivo, e questo potrebbe essere accaduto al giovane Mozart per il suo inte-resse riguardante la musica del “Miserere”, la cui completezza musicale si era stabilita nella sua mente in modo assoluta-mente naturale.

a cura del prof. Antonio SuelzuMusicoterapista per i disturbi della comunicazione

Fare musica...un buon esercizio per la memoria

Musicoterapia

Metodologia applicata nell'ambito della musicoterapia cognitiva.

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Podologiaa cura del Dr. Pietro Peluso - Podologo e Podoposturologo

Singolare e dolorosa affl izione del nervo in un preciso spazio

interdigitale.

Tra le cause di metatarsalgia va annove-rato il neuroma di Civinini Morton, una patologia dello spazio intermetatarsale. Il termine “metatarsalgia” viene utilizzato per indicare una sintomatologia dolo-rosa che si manifesta all’avampiede, in corrispondenza delle teste metatarsali e delle articolazioni metatarso-falangee. Altri sintomi che si possono manifestare all’avampiede sono la digitalgia (dolore a livello delle dita) e la tarsalgia (dolore in regione tarsale, a livello dell’articolazione di Linsfranc); queste sintomatologie dolo-rose possono presentarsi singolarmente, variamente combinate, o in concomitanza.

Al fine di distinguere la grande quan-tità di cause che potrebbero provocare una metatarsalgia, viene classificata in quattro gruppi: un primo gruppo com-prende le cause di origine biomeccanica; un secondo quelle dovute a malattie lo-calizzate nell’avampiede; un terzo quelle che compaiono nel corso di una malattia generalizzata o da altra localizzazione; un quarto quelle post- traumatiche.

Si tratta di una patologia di particolare rilievo: il soggetto, infatti, lamenta un dolore così intenso, da essere costretto, dopo una lunga passeggiata, a fermarsi e togliere le scarpe per massaggiare la zona dolente del piede, eventualmente fingendo, all’occorrenza, di osservare una vetrina: ecco perché il neuroma di Civinini-Morton è stato definito anche come “malattia delle vetrine”.

Esami istologici:- Modificazioni morfostrutturali sul nervo monolaterale (85%), bilaterale (15%) -III spazio inter. (80-85%) -II e III testa met. (15-20%) -I e IV spazio inter. (molto rara).

Classificazione secondo l’ingrossamento: ->0.8 cm -Da 0.4cm a 0.8 cm -<0.4 cm EpidemiologiaEtà: > 25 < 50, Donne 78% Uomini 22% EziopatogenesiMeccanica: Ripetuti traumi durante la marcia. Marce effettuate con scarpe con tacco alto e punta stretta. La situazione si aggrava nei soggetti in sovrappesoPatologie concomitanti Alluce valgo, sovraccarico delle teste me-tatarsali, etc.

CanicolareOsservazioni istologiche di nervi asportati a soggetti con neuroma di Morton, con nervi scissi a soggetti affetti da neuro-patie da intrappolamento.

ClinicaDopo sforzi bruschi o marce prolungate o anche senza motivo apparente, anche ad un soggetto in pieno riposo, compare un dolore folgorante sulla testa del 4° met., più raramente del 3°, dolore che obbliga il soggetto a fermarsi bruscamen-te, togliersi le scarpe e cercare sollievo massaggiandosi a livello delle teste dei metatarsi interessati, improvviso e bru-sco (folgorante, scarica elettrica, brucio-re). Per lo più dopo una marcia prolun-gata (il massaggio comporta sollievo o addirittura scomparsa) s’irradia trasversalmente sull’avampiede, s’irradia posteriormente fino alla caviglia o al polpaccio. Non sempre continuo e

con stessa intensità (10 min a pochi gg). Aumenta di frequenza con il passare del tempo (crisi notturne)

SegniDolore alla digitopressione a livello del-lo spazio intermetatarsale (segno del campanello). Dolore alla compressione latero-laterale delle teste metatarsali (test di Morton). Dolore alla flessione dorsa-le del dito corrispondente alla sede del neuroma (Lasègue del dito). Segno di Mulder 1951 (o segno del click o dello scatto).Diagnosi differenziale: farla per non precipitarsi in una diagnosi affrettata e indicare che il paziente abbia il neuroma.

Esami strumentali:Ecografia - risonanza magneticaTerapia conservativaUso di calzature adeguate (no tacco alto) Plantare (essenziale per scaricare la zona infiammata). Terapia fisica e farmacologica.Terapia chirurgica: neurectomia, neurolisi dorsale plantare.

Per quanto mi riguarda sono dell’opinio-ne che al paziente con metatarsalgia di Morton è prospettata l’eventualità dell’in-tervento chirurgico solo nel caso in cui il trattamento conservativo si fosse rivelato inefficace. Ciò avverrebbe secondo varie statistiche soltan-to per un 30% (circa) dei pazienti.

Metatarsalgia da neuroma di Civinini-Morton

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22 www.salutare.info

Il cibo tra Dieta e Salute.

Il cibo funzionale è un cibo arricchito con omega 3, extra

di vitamine... Ma è davvero utile?

Ennesimo dilemma per noi consumatori al supermercato: meglio le solite uova o scegliere quelle arricchite con gli omega 3 che proteggono il nostro cuore? Il mondo dei cibi arricchiti, dei cibi funzionali, è seducente, promettono di fare qualcosa per la nostra salute solo mangiandoli. Il primo a parlare di cibo come “medicina” fu Ippocrate nel 400 a.C.

Oggi i consumatori sono più sensibili al tema della salute e dello star bene, sem-pre più informati ed esigenti chiedono prodotti salutistici. Con il crescere dell’interesse e della ri-chiesta, aumentano le produzioni delle industrie alimentari e le campagne in-formative sui cibi funzionali. Il mercato mondiale degli alimenti arricchiti è in notevole crescita, il 5% del fattura-to totale dell’industria agroalimentare mondiale si basa sul cibo funzionale; in Europa il cibo funzionale ha smosso 9 miliardi di euro nel 2009 (1).

Ma cosa è un alimento funzionale? Il termine alimento funzionale o fun-ctional food si riferisce ad un alimento che, comprovato da studi scientifici, oltre agli effetti nutrizionali normali, ha effetti positivi su una o più funzioni specifiche dell’organismo e la sua assunzione porta ad un miglioramento dello stato di salute e di benessere e alla riduzione del rischio di malattia (2, 3). Esempi di alimenti funzionali sono i cibi che contengono minerali, vitamine, acidi grassi o fibre alimentari e quelli addizio-nati con sostanze biologicamente attive, come i principi attivi di origine vegetale o altri antiossidanti e probiotici che hanno colture vive dotate di proprietà benefi-che (tabella 1).

Probiotici e prebiotici sono attualmente le categorie di cibi funzionali maggior-mente note e studiate.

Secondo un'indagine (1) il 30% delle fami-glie italiane consuma alimenti funzionali, con preferenza di yogurt con probiotici, succhi di frutta, latte, pane e cereali inte-grali; visto la presenza di tanti prodotti sulle nostre tavole emerge la necessità di definire standard e linee guida che ne re-golamentino lo sviluppo e la promozione. Ma oggi gli alimenti funzionali non hanno ancora ottenuto una precisa definizione dalla legislazione europea.

Uno dei problemi più seri è rappresenta-to dall’identificazione di criteri che con-sentano di dimostrare e affermare non solo la sicurezza d’uso ma anche la reale efficacia di questi alimenti, in modo da tutelare i consumatori. Nei cibi arricchiti le quantità di nutrien-ti aggiunte sono basse, ad esempio per avere un “aiuto” dalle uova arricchite di omega 3, ne dovremmo mangiare da 5 a 45 al giorno!!(4). Normalmente l’assunzione di nutrienti

da parte del nostro organismo, non è legata solo alla quantità ma soprattutto alla capacità di essere assimilati. I nutrienti vengono assorbiti perché esistono interazioni sinergiche con altri costituenti presenti naturalmente negli alimenti.

Nel caso dell’assunzione di omega 3, è meglio mangiare pesce azzurro, dove gli omega 3 sono naturalmente presenti e naturalmente assimilabili; oppure 150 gr di salmone che forniscono la quantità giornaliera richiesta.

Non esiste nessuna evidenza scientifica che il consumo di latte e/o uova con omega 3 diminuisca il rischio cardiovascolare (4). L’aumento della richiesta degli alimenti funzionali è dovuto ad importanti inte-ressi commerciali, ma anche al bisogno di alcuni consumatori di preferire cibo “medicina”, sia per scelta personale, sia per compensare scelte alimentari non corrette.

In generale, salvo fasce particolari di po-polazione che necessitano di fabbisogni aggiuntivi di alcuni nutrienti come ado-lescenti, anziani e persone con determi-nate carenze, la nostra alimentazione è sana e completa, ricca e varia e se se-guita correttamente non richiede alcuna supplementazione. Gli alimenti funzionali non costituiscono una panacea miracolosa al benessere, la loro assunzione deve sempre avvenire nell’ambito di uno stile di vita sano e di un regime dietetico adeguato.

Bibliografia1) Adiconsum- anno XX- n.63 2) “Scientific Con-cepts of Functional Foods in Europe: Consensus Document.” British Journal of Nutrition 1999. 81(No 4): S1-S27. 3)“Functional foods: a simple scheme for establishing the scientific basis for all claims.” Public Health Nutrition 2001. 4, 859-862. 4)Functional foods: the case for closer evaluation. BMJ. 2007 May 19; 334(7602): 1037–1039

Cibo funziona...le?!

a cura della dr. ssa Antonella Venezia Biologa Nutrizionista Dip. di Medicina Clinica e Sperimentale-

Università degli Studi di Napoli "Federico II"

Nutrizione

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Benessere

Il “Laboratorio del sentire” è un corso che mira a dare gli

strumenti per lavorare sul proprio

equilibrio e per praticare, nell’ambito

dell’arte del massaggio, i

Makko-Ho di Masunaga, il Kembiki e la

passeggiata Shiatsu.

Chi è l’altro e quali sono le sue ragioni? Chi sono io? e chi sono per l'altro e rispetto all’altro?Si può parlare di noi e in che termini?

Per poter dare una risposta a questi quesiti complessi e varie-gati è necessaria una presa di coscienza che nasce dall’ascolto di noi stessi e degli altri.

Ascoltare è diverso dal senti-re, presuppone che il soggetto acquisisca un ruolo attivo, che elabori ciò che giunge attra-verso i sensi, implica presenza mentale, attenzione, sentire a tutti i livelli, con l’intero corpo

per percepire le esigenze ed i disagi propri e degli altri e poter soddisfare le prime ed alleviare i secondi.

Sviluppare questa capacità è fondamentale, perché per-mette l’Incontro e la Crescita. La consapevolezza, invece, è il sorriso interiore che rende tutto facile, è “presenza mentale” che ci aiuta a riconoscere e ad accogliere “ciò che è”, ciò che esiste o avviene in noi e intorno a noi nel momento presente.

La pratica che avvicina alla consapevolezza genera calma interiore, migliora la capacità di discernimento e consente di agire al meglio nelle varie si-tuazioni piuttosto che reagire.

Ci dà la possibilità di rallentare il ritmo sempre più frenetico della nostra quotidianità, di

riposare e di poter entrare in contatto profondo con le mera-viglie della vita che sono sem-pre disponibili in noi e intorno a noi nel momento presente.

Ci conduce fuori dal circolo chiuso di emozioni e pensieri costantemente rivolti al pas-sato come rimpianti, rimorsi, rancori o rivolti al futuro, sogni a occhi aperti, ansie, paure e ci aiuta a radicarci nel presente, nel quiora, l’unico momento in cui la vita è realmente a nostra disposizione.

Attraverso l’ascolto e la consa-pevolezza sviluppiamo anche la capacità di vedere e riconoscere la sofferenza e le disarmonie nel profondo della nostra co-scienza e negli altri e acquisia-mo la capacità di trasformarle lavorando su di esse.

Il laboratorio prevede la prati-ca della meditazione, esercizi di bioenergetica, i makko-ho di Masunaga, un insieme am-pio ed articolato di posture e movimenti attraverso i quali è possibile scoprire una nuova relazione con il proprio cor-po e rieducarsi ad un respiro corretto.

Tenendo sempre presente che: “La vita di un individuo è la vita del suo corpo. Poiché il corpo vivente comprende la mente, lo spirito e l’anima, vivere la vita del corpo significa avere una vita mentale, spirituale e sentimentale piena… Spesso non ci identifichiamo con il nostro corpo e lo tra-diamo” Lowen

Nell’ambito del laboratorio im-pareremo ad allentare le tensioni psicofisiche e ad acquisire la calma dei pensieri, favorendo l’attenzione e la concentrazio-ne, aiutando la trasformazione dei nostri limiti in risorse, per acquisire autonomia personale e sociale, imparando ad ascolta-re le nostre ed altrui esigenze.

Il percorso è strutturato in modo da equilibrare la parte dedi-cata al movimento, all’ascolto e all’espressione delle proprie emozioni con l’aspetto socia-lizzante, ludico e di rielabo-razione creativa dell’esperien-za imparando anche i principi base del massaggio e dell’auto-massaggio Shiatsu per meglio relazionarci con gli altri apren-do loro la strada verso nuovi orizzonti personali e sociali e non escludendo nuovi sbocchi professionali.

Alla fine del laboratorio dell’an-no scorso la maggior parte dei partecipanti ha scoperto una nuova relazione con il pro-prio corpo-mente-spirito, ha smesso di vivere in apnea per riavvicinarsi alla respirazione naturale e lezione dopo lezio-ne ha imparato ad allentare le tensioni psicofisiche, acquisire la calma dei pensieri ed essere più predisposti al confronto, all’ascolto e alle relazioni con gli altri.

Particolarmente interessante il percorso portato avanti da madri e figli che per la prima volta hanno recuperato quel rapporto profondo basato sul non verbale, su di una compren-sione che và oltre le parole.

a cura di Donatella De Bartolomeis

Il laboratorio del sentire

Per una maggiore consapevolezza di sè e dell'altro e delle reciproche interazioni.

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24 www.salutare.info

Choc e polemiche in Francia per il lancio di una nuova

campagna antifumo, rivolta soprattutto ai giovani, che compara il tabagismo a un

atto di sottomissione sessuale.

Le immagini della campagna, lanciata dall'Associazione per i diritti dei non-fumatori (Dnf), mostrano infatti in una serie di foto ragazzi e ragazze simulare una fellatio. Unica differenza? Al posto del membro maschile dell'adulto che dall'alto tiene la testa degli adolescenti con la mano, c'è una sigaretta.

«Fumare, è essere schiavi del tabacco», recita lo slogan della campagna.

Parole che Gerard Audureau, presidente della DNF, citato dal quotidiano Le Pari-sien, spiega così: «Il tabacco è una forma di sottomissione. Nell'immaginario collettivo la fellatio è il simbolo perfetto della sottomissione». Intanto, numerose associazioni per la di-fesa della famiglia e delle donne partono all'attacco criticando duramente la cam-pagna. Un'iniziativa che durerà fino al 31 maggio nei luoghi pubblici di Francia come bar e discoteche.

L’iniziativa francese ha dato il via ad un programma anti fumo soprattutto fra i giovani.L’Unione Europea ha fatto della lotta al fumo una delle sue priorità in materia di salute pubblica. Le malattie legate al fumo rappresenta-no, da sole, la principale causa di decesso oggi in Europa. Il tabacco è responsa-bile di oltre 650.000 decessi ogni anno nell’Unione Europea, ovvero uno su sette. Questa cifra comprende i 19.000 decessi per fumo passivo, ovvero persone che non hanno mai fumato!

La campagna HELP, attiva dal 2005, pro-segue ora con il biennio 2009 - 2010, è un esempio unico di cooperazione poiché progettata e condotta in partenariato con esperti della comunicazione, specialisti della lotta al fumo della Rete Europea per la Prevenzione del Fumo (ENSP), la Rete Europea delle Quitline (ENQ) e i rap-presentanti del Youth Forum Jeunesse.

Il comitato consultivo, presieduto dal prof. Gerard Hastings dell’Università di Stirling in Scozia, ha supervisionato lo sviluppo della campagna assicurando la coerenza dei messaggi sui temi della lot-ta contro il fumo, partendo dai giovani.

È necessario offrire aiuto per non iniziare a fumare, per resistere alla pressione dei coetanei o aiutare ad affrontare il fumo secondario o passivo.

Sul sito internet it.help-eu.com si possono trovare risorse di vario genere, dalle in-formazioni scientifiche sui danni da fumo a consigli utili e riferimenti per fuggire dalle sigarette (proprie o altrui). C’è la Absurd Zone, dove si può giocare a Escape – the game, in cui ci si deve ag-girare in una stanza evitando il più pos-sibile le nuvole grigie di fumo, si possono scaricare e-cards o messaggi elettronici con surreali cartoni animati da spedire a colleghi, compagni di scuola e magari ai

Campagne anti fumo in tutta Europa.

a cura di Angela Romano

Sottomessi al fumo come al sesso!?

Prevenzione

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genitori, si possono ordinare kit informativi per le classi e per le aziende.

Test del respiro - Il lancio uffi-ciale della nuova campagna avrà luogo il 31 maggio in occasio-ne del World No Tobacco Day.

Nel frattempo, per continuare a informare i cittadini euro-pei sui rischi del tabacco, sono già partiti in diversi Paesi gli eventi “CO test” per offrire la possibilità di misurare il livello di monossido di carbonio nei polmoni.

Fumatori e non fumatori po-tranno recarsi presso gli stand della campagna e, soffiando in un apposito misuratore, po-tranno rendersi conto degli ef-fetti del fumo sull’organismo, capire quanto aspirano dalla sigaretta e constatare quante sostanze tossiche aspirano da quelle degli altri.

I test del monossido di carbo-nio sono liberi e gratuiti e sa-ranno effettuati da personale specializzato. Inoltre, a tutti coloro che si presenteranno alla postazione di Help verranno offerti consigli e distribuiti gad-get che riportano al sito della campagna www.help-eu.com.

Gli appuntamenti - Si comincia dalla scuola e si prosegue sulle piste da sci. Da martedì 3 marzo, infatti, Help sarà in una serie di licei milanesi e all’Univer-sità del capoluogo lombardo (l’11 e il 12 marzo). Il 19 marzo la carovana pro-respiro sarà a

Livigno in occasione del Tro-feo delle contrade, una gara amatoriale di sci nordico in notturna. La settimana seguente si spo-sterà sulle nevi del Sestriere per i campionati del mondo di sci dei corpi di polizia e dei gruppi sportivi militari. «L’agenda di marzo è già piena e andremo avanti con i Co test per tutta la primavera - spiegano dalla Cbo, l’ufficio stampa Help -. Poi speriamo di ripetere l’espe-rienza degli anni scorsi e pro-seguire in estate, portando un Summer tour in giro per le lo-calità balneari italiane». Per informazioni sul programma è possibile contattare il numero 02 85458311.

Un investimento da 34 milioni - Il bersaglio della campagna Help sono i giovani fra i 15 e i 34 anni, con una particolare attenzione ai gruppi a rischio e specialmente alle ragazze. Il budget per 2 anni di è di 34 milioni di euro e si parte in contemporanea nei 27 Pa-esi membri, con il concorso di

diverse organizzazioni giovanili europee, comprese le princi-pali associazioni di studenti di medicina, psicologia e scienze infermieristiche.Il fumo passivo incrementa del 25-30% il rischio di disturbi car-diovascolari anche dei soggetti non fumatori.In seguito all’introduzione del divieto di fumare nei luoghi pubblici, gli esperti, hanno riscontrato una diminuzione di attacchi cardiaci e disturbi alle coronarie dal 6 al 47% nei Paesi soggetti alla restrizione.Se è vero che c’è un effetto-causa diretto tra i nuovi divieti volti a tutelare la salute e la riduzione dei rischi, è altret-tanto vero che il fumo non è l’unico fattore ad incidere sui problemi cardiovascolari: aspetti importanti sono la dieta e lo stile di vita.

Al sito dell'Istituto Superiore di Sanità vi è l'elenco dei Servizi per la Cessazione dal Fumo di Tabacco attivi presso strutture del Servizio Sanitario Nazionale

(SSN) e della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT), aggiornato a dicembre 2009.

Ogni anno l’Osservatorio Fumo, Alcol e Droga (OS-SFAD) dell’Istituto Superiore di Sanità effettua un lavoro di aggiornamento telefonico dei Centri Antifumo e verifica accuratamente le informazioni su di essi contattando diretta-mente i Referenti dei Centri. Poichè in Italia i Servizi di cessa-zione dal fumo di tabacco sono stati attivati presso strutture del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e del privato sociale in tempi e modalità diverse, la verifica annuale delle attività è utile per fornire informazioni corrette all’utenza, facilitan-do l'incontro tra domanda e offerta.

Potete consultare il link:www.iss.it/ofadPer maggiori info: Osservatorio Fumo, Alcol e Droga Istituto Superiore di Sanità [email protected]

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La collaborazione fra chirurgo e ortodontista è una realtà

sempre più necessaria e importante per una soluzione

ottimale di molti casi.

L’agenesia (assenza del germe dentale) dei laterali superiori, è di frequente riscontro nella pratica professionale, e rientra nella categoria dei trattamenti multidiscipli-nari, sia per le difficoltà operative che presenta e sia per le forti aspettative del paziente, generalmente di giovane età.

Si è presentato alla nostra osservazione una giovane paziente di 14 anni, il cui esame clinico evidenziava incisivi centrali superiori diastemati e canini mesializzati.

L’ortopantomografia confermava un’age-nesia degli incisivi laterali superiori con carenza di spazio in zona coronale ed in zona apicale tra i canini e i centrali.

Trattamento ortodonticoIn casi come questo, la scelta è tra la chiu-sura o l’apertura degli spazi.La prima strada è la più semplice e la più breve e richiede la coronoplastica dei canini. Questo indirizzo terapeutico, però, oltre a comportare la ricostruzione dei canini sani, porterebbe ad un risultato estetico limitato, in quanto la bozza canina verrebbe spostata in corrispondenza dei laterali. La scelta, invece, è andata verso la se-conda soluzione, in quanto la paziente avrebbe acquistato un miglioramento estetico con un’azione distalizzante dei canini, seguita poi dalla riabilitazione mediante impianto e corona protesica.

La distalizzazione degli elementi dentali è stata realizzata con apposite apparec-chiature, seguita poi da un bendaggio superiore ed inferiore.

Completato il trattamento ortodontico attivo è seguita una fase di contenzione

per controllare l’assetto occlusale e pre-venire le eventuali recidive a distanza, fino al completamento della fase attiva dello sviluppo somatico.

Trattamento implantologicoL’agenesia sfavorisce il normale sviluppo della cresta alveolare e molto spesso ne consegue una concavità vestibolare.Il posizionamento dell’impianto può esse-re difficile e frequentemente si ricorre a tecnica di rigenerazione ossea o di innesto osseo, esiste una stretta correlazione tra il risultato estetico finale e la condizione preoperatoria del paziente.E’ perciò fondamentale un’accurata dia-gnosi implantare della situazione prima dell’intervento chirurgico.

La pianificazione chirurgica implantolo-gica è stata eseguita su modelli-studio prechirurgici, sulle radiografie e sulla TAC, senza trascurare i dati clinici quali la linea del sorriso.

Un aspetto di fondamentale importan-za è la scelta del tipo e delle dimensioni dell’impianto.Questa scelta è stata eseguita in base allo spazio disponibile e allo spessore del tessuto gengivale aderente, nonché alle dimensioni orizzontali della cresta ossea.

Procedura protesicaLa precisione e la versatilità del sistema implantare adottato ci ha consentito di inserire due fixture in una posizione ide-ale, senza compromessi tra le esigenze protesiche e quelle anatomiche.L’utilizzo di monconi angolati, ottenuti da due calcinabili, ci ha permesso di fissare agli impianti due corone in oro-ceramica, garantendo un ottimo risultato estetico.

Il colorito roseo e la gengiva aderente “a buccia d’arancia” sono i segni indi-scutibili di una buona trofia dei tessuti. Il trattamento multidisciplinare è durato circa tre anni.

a cura del dr. Salvatore Mone e della dr.ssa Delia Corrado - Odontoiatri

Implantoprotesi:Trattamento multidisciplinare

Un caso di agenesia degli incisivi laterali superiori.

Odontoiatria

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a cura del Dr. Antonio Pacilio- Podologo e Podoposturologo

Le onde d'urto in podoposturologia

L’onda d’urto è un’onda acustica

ad alta energia che può essere indotta

da un generatore di tipo elettroidraulico,

elettromagnetico o piezoelettrico.

La terapia con onde d’urto, in medicina, ha una grossa impor-tanza in alcune malattie epa-tiche e renali ma, negli ultimi anni, è stata applicata con buo-ni risultati anche nell’ambito dell’ortopedia, della posturolo-gia, della medicina e podologia dello sport. In questo campo le patologie trattate sono quelle a carico dell’apparato muscolo schele-trico: strutture osteo-tendinee, a livello delle calcificazioni in-tramuscolari e a livello delle discontinuità ossee, nelle frat-ture con mancata saldatura dei monconi ossei. L’efficacia delle onde d’urto è correlata a due effetti:

• effetto diretto dell’impulso sul tessuto nella zona bersaglio, in associazione ai fenomeni di riflessione, più accentuati nei punti di passaggio tra tessuti molli (tendini, muscoli) e tessuti più compatti (ossa e formazioni calcifica);

• effetto indiretto di “cavitazio-ne” provocato dalla depressione susseguente l’impulso, che su-pera le caratteristiche elastiche del tessuto.

La conseguenza di questi due effetti è un aumento della vascolarizzazione nella zona colpita, per la stimolazione da

parte degli impulsi sulle fibre simpatiche. Tutto ciò porta ad una rimo-zione dei fattori infiammatori con il rilascio di sostanze che stimolano la formazione di nuovi vasi (capillarizzazione). A livello del tessuto osseo, in caso di fratture recenti, si produce un effetto simile con aumento della vascolarizzazio-ne e conseguente stimolazio-ne osteogenica (formazione di tessuto osseo).

Oltre all’effetto antiflogisiti-co legato alla rimozione dei metaboliti dell’infiammazione, le onde d’urto inducono una riduzione del dolore mediante inibizione dei recettori speci-fici, che quindi non possono trasmettere l’impulso doloroso mediante il rilascio locale di endorfine, particolari sostanze prodotte dal nostro organismo, in grado di ridurre la sensibilità dolorifica.

Un altro effetto importante delle onde d’urto è quello di provocare la scomparsa delle calcificazioni muscolari prodotte da traumi muscolari.

Il meccanismo d’azione è lega-to alla frammentazione e alla cavitazione all’interno della calcificazione stessa che por-ta alla sua disorganizzazione e frammentazione. In seguito la scomparsa dei detriti è legata al passaggio nei vasi neoformati.

La metodica con onde d’urto è il trattamento d’elezione nelle tendinopatie inserzionali cro-niche, caratterizzate da una scarsa vascolarizzazione della giunzione osteotendinea fra cui: epicondilite, epitrocleite, tendinopatie inserzionali, im-pingement, tendinopatie (del rotuleo, della zampa d'oca, de-gli adduttori e dell'Achilleo) e speroni calcaneari.

In tali patologie il trattamento fisioterapico, ortesico o con in-filtrazioni locali è talvolta ineffi-cace o solo momentaneamente vantaggioso ed il trattamento chirurgico con scarificazione e perforazione della giunzione osteo-tendinea costituisce spes-so l’ultima risorsa terapeutica. Immediatamente dopo il trat-tamento e per 4-5 ore dopo si assiste ad una diminuzione del dolore. Successivamente, tra la sesta e la ventiquattre-sima-quarantottesima ora, la sintomatologia riprende fino a raggiungere talvolta un picco superiore a quello precedente il trattamento; dopo 48 ore inizia una diminuzione progressiva del dolore, che con successive sedute di terapia con onde d’ur-to permetterà una remissione completa dei sintomi.

Tuttavia, all’uso delle onde d’urto, come terapia, esistono anche delle controindicazioni: • disturbi della coagulazione; • polineuropatie; • tenosinoviti infettive; • presenza di nuclei di accresci-mento in prossimità del campo di pressione; • gravidanza; • pace-maker.

E’ di fondamentale importan-za, dopo un trattamento con le onde d’urto a livello degli arti inferiori, associare una cor-retta terapia ortesica plantare neurobiomeccanica mirata al miglioramento della deambu-lazione e del gesto sportivo.

Un'apparecchiatura innovativa al servizio dello specialista.

Posturologia

Bibliografia• Radial extracorporeal shock wave therapy is safe and effective in the treatment of chronic recalcitrant plan-tar fasciitis: results of a confirmatory randomized placebo-controlled mul-ticenter study. Autore/i: Gerdesmeyer L, Frey C, Vester J, Maier M, Weil L Jr, Weil L Sr, Russlies M, Stienstra J, Scurran B, Fedder K, Diehl P, Lohrer H, Henne M, Gollwitzer H. Edizione / anno: Am J Sports Med. 2008 Nov;36(11):2100-9. Epub 2008 Oct 1. • Home Training, Local Corticosteroid Injection, or Radial Shock Wave Therapy for Greater Trochanter Pain Syndrome. Autore/i: Rompe JD, Segal NA, Cacchio A, Furia JP, Morral A, Maffulli N. Edizione / anno: Am J Sports Med. 2009 May 13.

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Disamina criminologica dello stupro.

Riallacciando il discorso alla prima parte del presente contributo, è bene esporre alcune caratteristiche generali criminolo-giche, che emergono con prevalenza nelle statistiche criminali, inerenti lo stupro.

Esse sono: a) sia lo stupratore che la vittima di solito non superano i venticinque anni di età; b) sovente lo stupratore è sposato o con-vive ed è quasi incapace di organizzare la vita familiare, motivo per il quale nella maggior parte dei casi ricorre all’alcool, fattore questo estremamente slatentiz-zante del potenziale criminogeno; c) chi stupra presenta un quoziente in-tellettivo inferiore alla media; d) il soggetto non è in grado di provare riguardo per il prossimo. È anche interessante tracciare la sequen-zialità della criminodinamica del sexual predator alla quale afferisce anche lo stupratore nello specifi co.

Prima Fase: Condizione psico-fi sica di normalità.Seconda Fase: Intrusione di elementi e fattori di disturbo psichici (ad esempio traumi infantili).Terza Fase: Stato psichico nel quale il sog-getto si sente in diritto di agire per rivalsa.Quarta Fase: Processo di distorsione co-gnitiva per il quale l’individuo inizia a non percepire negativamente un’eventuale aggressione sessuale.Quinta Fase: Inizia ad elaborare fantasie devianti.Sesta Fase: Il soggetto, all’acme della sua distorsione cognitiva, si convince della necessità della sua violenza e focalizza l’attenzione su una vittima. Settima Fase: Contatto con la vittima.Ottava Fase: Aggressione sessuale.Nona Fase: Pseudo-razionalizzazione

della violenza commessa o negazione della stessa.

Naturalmente, è ovvio soggiungere che, per quanto possano essere interessanti queste ricostruzioni a carattere scienti-fi co, sono di per sé poco utili nella vita quotidiana ai fi ni di una seria e concreta prevenzione, nei confronti di quello che è uno dei crimini più abietti che un uomo possa perpetrare nei confronti di una donna. Ragion per cui, si ritiene profi cuo fornire dei consigli e delle avvertenze pratiche, che ogni donna deve porre in essere, al fi ne di prevenire il verifi carsi dello stesso.

È opportuno, pertanto, seguire sempre questo elementare decalogo: a) non accettare mai appuntamenti con persone conosciute attraverso chat e/o social network (come facebook) in luoghi isolati, ma sempre in posti affollati come ad esempio un bar o un supermercato; b) non aprire mai la porta e far entrare individui sconosciuti che si presentano alla soglia di casa, sia pure mostrando

intenti caritatevoli, questo soprattutto se si è sole; c) non ritenere mai di conoscere a fon-do un individuo (con il quale magari si ha un rapporto per motivi di lavoro o di studio), tanto da escludere la possibilità di un’aggressione sessuale; d) non fi darsi mai di nessuno quando si partecipa a feste organizzate, a maggior ragione quando vi è certezza della circo-lazione di alcool e sospetto di diffusione di droghe; in quei contesti non abbassa-re la guardia nemmeno nei confronti di chi è amico di vecchia data, ma che, per l’occasione, può essere sotto l’effetto di alcool e/o droga; e) evitare di uscire da sola in gruppi dove la presenza di maschi è predominante o esclusiva, soprattutto a tarda ora; f) cercare di non creare situazioni per le quali si è costretti a camminare sole soprattutto dopo la mezzanotte, magari perché si rientra tardi da lavoro o da un locale; g) non attraversare mai parchi pubblici o giardini di sera tardi o di notte, sia pure per abbreviare di molto un tragitto; h) quando si è da sole, non parcheggiare in orari insoliti nei mega-parcheggi sot-terranei o sopraelevati; i) camminare a passo deciso in luoghi po-tenzialmente pericolosi, preferibilmente parlando a cellulare o solo fi ngendo (è preferibile essere scippati del cellulare che aggrediti sessualmente); j) avere sempre la possibilità di chiamare i numeri di emergenza (113, 112, 117), che si possono selezionare anche senza credito.

Lo stupro

a cura del dr. Antonio Leggiero- Criminologo

Un crimine abietto.

Criminologia

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Malattie dell'apparato uro-genitale maschile e prevenzione.

a cura del Prof. Virgilio Cicalese

La prevenzione in andrologia

L'Andrologia è la branca della medicina che focalizza i propri studi sulla salute maschile, con

particolare riferimento alle disfunzioni dell'apparato

riproduttore ed uro-genitale. In sostanza la controparte

della Ginecologia, la scienza che si occupa, invece, delle

disfunzioni tipiche femminili.

Diverse e molto diffuse sono le malattie dell'apparato uro-genitale che richiedono l'intervento dell'Andrologo ai fini dia-gnostici e terapeutici.

Tra le più importanti ricordiamo: la di-sfunzione erettile, l'infertilità, le neoplasie dell'apparato uro-genitale. In passato, nel nostro paese, sempre stata attiva la visita di leva, che, pur con i propri limi-ti, rappresentava una sorta di filtro che nella maggior parte dei casi riusciva a mettere in evidenza problemi e patologie andrologiche da sempre misconosciute. Allo stato la visita di leva è stata abolita.

È sufficiente ricordare che, alla visita di leva, il 25% dei giovani presentava patolo-gie flogistiche dell’apparato uro-genitale, il 50% patologie a rischio per ipofertilità e l'11% patologie a rischio neoplastico. Obiettivi della prevenzione La prevenzione si propone due obiettivi fondamentali: 1) fornire tutte le informazioni relative alle malattie più frequenti ed importanti d'interesse uro-andrologico; 2) fare una diagnosi precoce delle sud-dette patologie.

Quando fare una visita andrologica Durante la vita del maschio si possono individuare sicuramente dei periodi a dir

poco critici che richiedono una consulenza di tipo andrologico.Sicuramente l’infanzia, la pubertà, l'età adulta e l'età avanzata rappresentano momenti cruciali. Nel corso dell'infanzia si valuta l’integrità dell'apparato genitale (assenza di criptor-chidismo, fimosi); durante la pubertà è opportuno verificare eventuali alterazioni dello sviluppo sessuale e diagnosticare al più presto la presenza di un possibile varicocele, che rappresenta la prima cau-sa di infertilità maschile, o comunque di altre patologie che potrebbero inficiare la futura fertilità del soggetto; in età adulta è necessario valutare la presenza di pro-blematiche quali alterazione della libido, deficit erettile, eiaculazione precoce e/o di malattie sessualmente trasmissibili.

Nell’età avanzata, infine, l'attenzione va rivolta in special modo alle malattie pro-statiche ed in particolare alla prevenzione e cura delle patologie neoplastiche della ghiandola, attraverso il ricorso ad esami clinici e strumentali adeguati.

Come si fa una visita andrologica Una visita andrologica deve essere eseguita

da un medico specialista (Urologo, Andro-logo, Endocrinologo) che abbia specifica competenza in questo campo.

La valutazione andrologica equivale ad una normale visita medica. Prevede un'accurata anamnesi del paziente, una visita clinica ed eventuali accertamenti strumentali che possono essere di primo e/o secondo livello. Tuttavia, nonostante gli sforzi e le cam-pagne d’informazione tese alla promozio-ne della prevenzione specifica in campo andrologico, manca ancora una vera e propria presa di coscienza e la giusta sen-sibilità nell'approccio alla problematica andrologica.

La Società Italiana di Andrologia (S. I. A.) dal 2001 organizza puntualmente ogni anno una settimana di prevenzione an-drologica (SPA), offrendo la possibilità di eseguire una visita andrologica gratuita in tutte le strutture pubbliche o private che aderiscono all'iniziativa sul territorio nazionale.

Quest'anno sarà possibile sottoporsi ai controlli gratuiti dal 15 al 19 marzo.

Urologia

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Vorremmo ringraziare uno per uno tutti quelli che ci leggono, scrivono, sostengono, ma una sola pagina non basta. Molti di voi ci aiutano tanti altri ne traggono beneficio...è “solo” questo che vogliamo:

continuare a farlo.

La Sanità che Comunicacrea valore per il cittadino

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Salutare mette a disposizione dei suoi partner una serie di iniziative di comunicazione personalizzata.

Le aziende e gli enti sostenitori possono usufruire di molteplici soluzioni, attraverso cui aumentare la visibilità e il consenso del proprio brand, e allo stesso tempo fornire una giusta e completa informazione in ambito medico-sanitario.

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Il corpo umano è programmato per accumulare peso e

mantenerlo a qualsiasi costo, è una questione

di sopravvivenza.

Tutti i più importanti mecca-nismi metabolici, ormonali e neurologici che regolano la nostra vita ci spingono ver-so il cibo. Molti sono convinti che l’obesità, il sovrappeso e il dismetabolismo in generale, siano principalmente causati dalla cattiva volontà dei pa-zienti, dal semplice mangiar male, non abbastanza motivati da seguire una dieta sana. Ciò non è del tutto vero. La veri-tà è che la scienza ci racconta una storia diversa: non pos-siamo pretendere di cambiare le nostre reazioni istintive al cibo, così come non possiamo

imporci di non aver paura di fronte al pericolo. Per migliaia di generazioni ci siamo evoluti in presenza di una forte scar-sità di cibo e i geni e le mole-cole che controllano il nostro comportamento alimentare si sono formati proprio in questo periodo.

Il nostro DNA è stato program-mato per accumulare grasso in vista dei momenti di carestia, quando procacciarci da man-giare era un’ardua impresa. I dati degli ultimi anni non sono per niente rassicuranti: il tasso di obesità dagli anni sessanta ad oggi è triplicato. Siamo alla ricerca della pillola magica, della dieta miracolosa, di qualcuno che ci risolva defi nitivamente il problema.

La maggior parte delle diete falliscono, solo il 2-6% di tut-ti i tentativi di dimagrire ha

successo. (Sarlio, 2000) Un confronto eseguito di recente fra diete diverse (la Atkins, la Zona, la Weight Watchers e la Ornish) pubblicato sul Journal of the American Medical As-sociation, non ha rintracciato differenze sostanziali tra loro, in quanto tutte sono in grado di far dimagrire solo di 2-3 kg dopo un anno.

Tutto ciò premesso sta diven-tando sempre più evidente ai Medici, ai Biologi Nutrizionisti e a tutti gli altri operatori del settore, che nei protocolli usati fi nora effettivamente qualco-sa non va. Si sta avvertendo la necessità di avere un approccio diverso al problema, di allontanarsi dalle calorie e avvicinarsi alle persone.

Questo nuovo approccio si basa sulla Nutrigenomica di

cui si sente parlare sempre più spesso, e su una visione Olistica dell’ammalato, prendendo come assunto di base l’insieme indis-solubile geni-uomo-ambiente.

La Nutrigenomica è la scienza che studia i meccanismi con cui gli alimenti e i principi nutritivi interagiscono con i geni, indi-viduando messaggi che favo-riscono la salute o la malattia, l’accumulo o la perdita di peso.

Non si tratta quindi di trovare la dieta giusta, non esiste un protocollo valido per tutti, ma di trovare una strategia che si adatti alla persona come un guanto, tenendo conto di come ogni individuo sia un insieme di numerosi fattori e infi nite variabili, emozioni, ansie, paure. Naturale conseguenza di ciò è che parlare oggi di nutrizione non è affatto facile. Il Biologo Nutrizionista, che si accinge

Il ruolo del Counselor: fondamenti di counseling nell'attività del Biologo Nutrizionista

a cura del dr. Del Buono Andrea e del dr. D'Orta Armando

Biologo Nutrizionista: discipline Bionaturali e Counseling

Nutrizione

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ad avviarsi alla professione, è ferratissimo in biochimica, sa tutto del metabolismo, ma non è stato formato a relazionarsi con le persone, i suoi futuri pa-zienti o clienti che dir si voglia.

È innegabile che la fi gura del Biologo Nutrizionista sia una delle professionalità più discus-se e controverse, che si affac-ciano sul panorama lavorativo italiano. Attualmente, la legge italiana consente al laureato in Biologia, di formulare piani dietetici per individui in condizione fi sio-logica o patologica accertata.

L’Università garantisce un’ot-tima preparazione per tutto ciò che riguarda la fi siologia, la biochimica cellulare e dei nutrienti, e più in generale, del metabolismo, risulta tut-tavia carente in altri impor-tanti e fondamentali aspetti. Il Biologo neolaureato che si accinge ad iniziare l’attività di libero professionista non ha alcuna nozione di clinica, di semeiotica medica, di antro-pometria, di farmacologia, di dietologia generale e, in più, non ha alcun tipo di formazione che gli permetta di relazionarsi in modo professionale con le persone. Il neo-biologo quindi, in balia degli eventi, pieno di entusiasmo, ma privo di una guida, deve necessariamente autoformarsi. A questo punto c’è solo l’im-barazzo della scelta, masters, corsi di perfezionamento validi e non validi, e, quando tutto venga a mancare, resta sem-pre la possibilità di prestare tirocinio gratuito (ma a volte si è costretti anche a pagare) presso professionisti già avviati nel mestiere. Fatto sta che, sebbene dal punto di vista legale per esercitare la professione di Biologo Nu-trizionista basti la laurea, per imparare a farlo non ci sono percorsi formativi ben defi niti,

e in pratica ognuno si arrangia come può. Un’altra importante questione è quella della sfera di compe-tenza di ogni professionalità. Oggi, nel settore della nutri-zione troviamo una serie di fi -gure, più o meno qualifi cate, che vanno dagli istruttori di palestra, farmacisti, dietisti, laureati in nutrizione umana ai medici generici, dietologi, biologi nutrizionisti.

Il confl itto più aspro, almeno a livello accademico, avviene tra il biologo e la classe medi-ca, dove quest’ultima avver-te un’invasione della propria sfera di competenza da parte di un avversario ritenuto non qualifi cato e non preparato a relazionarsi con il paziente.

La distinzione invece è netta, anche se per comprenderla del tutto occorre fare qualche im-portante rifl essione. Il medico, quale che sia il suo campo di specializzazione, è per sua in-trinseca natura un terapeuta: il suo compito è diagnosticare e curare. Il Biologo Nutrizionista invece, si trova davanti perso-ne che non sono lì per guari-re da una patologia, ma, che ne siano consapevoli o meno, stanno tentando di cambiare profondamente il loro stile di vita, e vogliono aiuto. Ecco perché il counseling. Al di là di tutte le defi nizioni, il counseling è prima di tutto ascolto, supporto e guida. Il me-dico di solito non fa counseling, non vuole farlo o più spesso non ne ha il tempo: la sua at-tenzione è, guai se non fosse così, completamente rivolta a problemi più contingenti: la malattia, con la sua diagnosi e terapia.

Il Biologo può e deve saper essere un counselor, dove ca-pire la persona che ha davanti diventa la sua diagnosi e tro-vare la strategia per aiutarla

a migliorarsi è la sua terapia. Fare counseling tuttavia non è semplice. Anche in questo caso non esi-stono percorsi formativi ben defi niti, tuttavia qua e là si possono trovare alcuni validi masters o corsi di perfezio-namento che, quantomeno, possono essere un punto di partenza per chi si accosta a questo settore.

Una nuova e diversa alternativa viene offerta dalle Discipline Bionaturali. È un mondo com-plesso e variegato, nel quale bisogna muoversi con estrema cautela.

Chi si occupa di naturopatia spesso si pone in contrasto con la medicina tradizionale, come pure il mondo accademico fa molta fatica a relazionarsi con queste discipline. Un punto di incontro, a nostro avviso, è tut-tavia possibile. Vi sono infatti, alcuni aspetti della naturopatia che offrono importanti spunti di rifl essione e possono essere utilizzati con profi tto nella formazione del Biologo Nutrizionista. Essi vanno ricercati non tanto nei contenuti, ma nella fi loso-fi a stessa della Naturopatia.

Essa sostiene infatti che è au-spicabile prevenire la malattia mantenendo o ripristinando l’ omeostasi della persona; ha un approccio "olistico" nei con-fronti del paziente, andando a valutare non solo sintomi ma il terreno della persona e i fattori esogeni con cui essa entra continuamente in con-tatto; pone una totale atten-zione sulla persona e sul suo

ascolto (counseling). Prendendo spunto da ciò il Biologo Nutrizionista può migliorare il proprio percorso formativo con conoscenze che lo avvicinano maggiormente alla persona, al naturale e indirettamente al mondo del lavoro; può inoltre distinguersi ancor di più dalla fi gura del medico, in quanto counselor, e princi-pale operatore nel campo della prevenzione primaria.

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La parola "pitiriasi" (dal greco pìtyron = crusca) descrive la

presenza di fi nissime squame, simili alla crusca, sulle chiazze

in fase attiva. Il termine "versi-color" (dal latino versicolòrem

= che cambia colore), indica invece la presenza di chiazze

cutanee di diverso colore.

La malattia della pelle erroneamente de-nominata “fungo di mare”, viene indicata in dermatologia con il nome di pitiriasi versicolor, termine coniato nel 1778 dal dermatologo inglese Robert Willan.

StoriaI medici del passato attribuivano enorme importanza alle macchie bianche della pelle, essendo esse un sintomo comune a diverse malattie dermatologiche, incluse lebbra e sifilide. L'origine micotica della malattia fu iden-tificata nel 1846 dal medico tedesco Karl Ferdinand Eichstedt. Prima di allora, si associava la pitiriasi versicolor alla pos-sibile presenza di malattie del fegato e le chiazze cutanee discromiche venivano pertanto definite macchie epatiche. Nel 1889 il medico francese Henri Ernest Baillon coniò il nome di Malassezia fur-fur (in onore dell'istologo francese Louis Charles Malassez) per distinguere questi microrganismi da altri tipi di miceti.

Le causeLa pitiriasi versicolor è causata dalla Ma-lassezia furfur, un lievito normalmente presente nella flora microbica della cute di tutti gli individui sani. Malassezia fur-fur è un lievito saprofita (nel senso che convive pacificamente con l'uomo) ed è detto lipofilo in quanto si “nutre” delle sostanze presenti nel sebo. Questo è il motivo per il quale la pitiriasi versicolor è molto rara nei bambini e negli anziani,

popolazione in cui la secrezione sebacea è ridotta.Difficilmente possiamo trasmettere ad altri individui la Malassezia furfur, dal momento che questo lievito saprofita è già presente sulla cute di tutte le persone sane, senza arrecare danni.

In alcune condizioni particolari (es. am-biente caldo umido, gravidanza, variazione del pH cutaneo, seborrea, sudorazione, diabete, etc) la Malassezia furfur, passa dalla forma saprofita (un tempo chiamata Pityrosporum ovale) alla forma oppor-tunista (chiamata anche Pityrosporum orbicolare). In alcuni casi, l'eccesso di sebo, crea un microambiente ideale per la proliferazione della Malassezia e per la liberazione di acidi grassi infiammatori (degradazione del sebo ad opera della lipasi del Malas-sezia furfur). La Malassezia è già presente

sulla nostra cute e quindi non si contrae al mare o in piscina. Oltre alla pitiriasi versicolor la Malasse-zia è un cofattore di tutta una serie di dermatiti denominate pitirosporosi, a cui appartengono la dermatite seborroica e la follicolite pitirosporica.

Come si presentaEssa si presenta con alterazioni della pig-mentazione cutanea, con macchie irregolari piane di colore chiaro (variante leuco-dermica o achromians), color camoscio (variante pigmentata) o di colore rosa (variante eritematosa). Infatti la Malassezia è in grado di produrre una sostanza nota come acido azelaico, responsabile della fastidiosissima colorazione delle chiazze. Le aree in fase attiva presentano una lie-vissima desquamazione furfuracea.

La visita dermatologica è importante per differenziare la pitiriasi versicolor da altre possibili cause di discromia cutanea (es. vitiligine, pitiriasi alba, pitiriasi rosea di Gibert, sifilide secondaria, nevo congenito, ipomelanosi guttata idiopatica, nevi di Sutton, psoriasi, etc) e per programmare un'eventuale terapia.

Cosa farel'abitudine errata di bollire o disinfestare gli indumenti è completamente inutile e risale a qualche secolo fa, quando ancora non si conosceva l'agente eziologico e la malattia veniva chiamata tigna versicolor. Il termine faceva pensare alle tigne (mi-cosi cutanee da dermatofiti) che invece sono infettive e vanno curate.

La pitiriasi versicolor rappresenta solo un inestetismo temporaneo e al momento della visita dermatologica si stabilisce se utilizzare una terapia a base di antimico-tici topici o sistemici. Oltre alla terapia, il dermatologo fornirà dei consigli utili, variabili da paziente a paziente, per evi-tare che alla prossima estate il problema si possa ripresentare.

Il fungo della pelle

Spesso compare a fi ne estate ed è per questo che viene impropriamente chiamato “fungo di mare”.

a cura del dr. Antonio Del Sorbo - Dermatologo

Dermatologia

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a cura della dott.ssa Rossella Santoro

La scrittura: un modello di apprendimento

Scrivere, un'attività così automatica da

sembrare banale, in realtà richiede un iter

di apprendimento lungo e complesso che presuppone il posses-so di competenze per

elaborare l'informa-zione uditiva, visiva e

fonologica.

Tutti noi abbiamo un vago ri-cordo di come e quando ab-biamo imparato a scrivere, molti avranno prima iniziato con asticelle, cerchietti, poi continuato copiando le lette-re ed infine hanno raggiunto l'agognato traguardo: scrivere sotto dettatura!

Ma come si arriva a farlo, qual è il faticoso percorso che ogni bimbo segue per imparare a scrivere?

Ancora fino ai primi anni '80 si riteneva che per scrivere bastas-se essere capaci di convertire il fonema in grafema, come affermava Lurija (1981)

"Quando dobbiamo scrivere, dobbiamo realizzare una rap-presentazione fonologica della parola, che poi spezzettiamo in tante unità. Ciascuna di queste unità viene poi trasformata in un grafema e questo ci con-sente di scriverla".

È chiaro che questo semplice modello per spiegare come avvenga l'operazione di de-codifica prima, e di codifica e

collocazione poi dei segni grafici arbitrari e convenzionali che compongono le parole, appare ormai superato, è un meccani-smo troppo semplice, che non prende in considerazione i tanti elementi della scrittura. Basti pensare alle parole "cuoco" e "quoziente" come facciamo a stabilire dove mettere la "cu" e dove la "qu"?

Ed ancora come decidiamo che "scientifico" vuole la i e "scenografo" no?

Alla luce di questi esempi bi-sogna ipotizzare l'esistenza di un codice visivo-lessicale che ci faccia propendere per una opzione piuttosto che un'altra in presenza di fonemi omofoni.

Ma non basta: proviamo a pen-sare a coppie di parole quali "lago" e "l'ago"; "letto" e "l'et-to"; "labile" e "la bile" giusto per fare qualche esempio fra i tanti che offre la nostra lingua (che, per inciso, ha una corri-spondenza fonema-grafema piuttosto trasparente al con-fronto di altre lingue come l'inglese, ad esempio).

Come superiamo l'ambiguità fornitaci dall'input uditivo? In questo caso è necessario ritenere che si debba posse-dere un ampio codice visivo e semantico che ci guidi nella scelta della corretta sequenza. Studi più recenti, che si basano su osservazioni effettuate su adulti che hanno perso l'abilità di scrittura a causa di danno ce-rebrale, pur non potendo essere pedissequamente trasposti sui bambini, ci aiutano a formulare un modello di apprendimento della scrittura che si sviluppa in quattro stadi.

Prioritariamente bisogna ricor-dare che il processo di apprendi-mento non inizia con l'ingresso nella scuola elementare: tut-ti i bambini, pur se in diversa misura, entrano in contatto con la scrittura e formulano ipotesi sui suoi meccanismi di funzionamento.

Andiamo ora a vedere questi stadi ricordando che sono validi per i sistemi di scrittura e lettura basati sull'alfabeto e che sono tra loro strettamente dipen-denti. Inizialmente il bambino

riconosce parole familiari, uti-lizzando le loro caratteristiche grafiche salienti. Siamo nello stadio “ideo-grafico”, dove l'or-dine delle lettere è ignorato e la fonologia è recuperata solo dopo aver identificato la paro-la, che è necessariamente già conosciuta.

Nel secondo stadio, quello co-siddetto “alfabetico”, il bambino applica le regole di conversio-ne fonema-grafema in un ap-proccio alla letto-scrittura non più globale, ma sistematico, che richiede il ruolo primario della fonologia e dell'ordine delle lettere. In questo stadio il bimbo impara a scrivere parole nuove, non conosciute prima. Quando il bambino impara a riconoscere ed applicare le regole di conversione fonema-grafema a sillabe, morfemi, parti della parola insomma, siamo giunti nel terzo stadio, quello “ortografico”.

Ed eccoci ora all'ultimo stadio: quello “lessicale”, il bambino non ha più bisogno di applicare il sistema di conversione fone-ma-grafema, scrive in maniera globale, scrive, cioè, l'intera parola senza dover ricodificare fonologicamente le sue parti: ha appreso la scrittura.

La patologia negata.

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Glossario

Pavia, 30 marzo - 01 aprile 2010 XIII corso avanzato update sulla pato-genesi, diagnosi e terapia dell' infe-zione-malattia da hbv, hcv, hiv e sulla governanceAttività formativa per: Medico chirurgoDiscipline di riferimento: Oncologia, Gene-tica medica, RadioterapiaArgomenti del corso: breast, oncology, therapyObiettivi eventoAcquisire conoscenze teoriche in: prevenzione e strategie di trattamento del tumore al senoObiettivo formativo nazionalesede: Aula Foscolo, Universi-tà Degli Studi Di Paviaper informazioni www.infocongressi.com

Lucca, 27 marzo 2010 L'osteoporosi e le sue complicanze: un problema di rilevanza pubblica a livel-lo mondiale, prevenzione, diagnosi e terapiaAcquisire conoscenze teoriche in: dia-gnosi e terapia dell' osteoporosi e delle malattie del metabolismo fosfo-calcico.Conseguire conoscenze pratiche in: endocrinologia e biologia molecola-re del metabolismo fosfo-calcicoMigliorare capacità comunicative in: diagnosi e terapia dell' osteoporosi e del-le malattie del metabolismo fosfo-calcico.Organizzazione: M&A Multimedia Srlper informazioni www.infocongressi.com

Napoli, 27 marzo 2010La sindrome del piede dell'anzia-no: foot aging syndrome (fas)

Aspetti fi siopatologici e prospetti-ve di trattamento multidisciplinareLuogo di svolgimento: Hotel San Germano CategorieAttività formativa per: Medico chirurgo, Podologo, Tecnico ortopedicoDiscipline di riferimento: Geria-tria, Angiologia, EndocrinologiaArgomenti del corso: clinica medica, podologia, tecniche ortopedicheOrganizzazione: World Foot Associationwww.infocongressi.com

Vigevano, 24 aprile 2010Il piede diabetico e nuove acquisizioni in tema di gestione del paziente diabeticoAcquisire conoscenze teoriche in: pre-venzione del piede diabetico ed edu-cazione sanitaria del diabetico.Conseguire conoscenze pratiche in: trat-tamento chirurgico e non chirurgico del piede diabetico. utilizzazione di presi-di per la somministrazione di insulina e per l'autocontrollo. sorveglianza car-diovascolare del paziente diabetico.Luogo di svolgimento: Auditorium San DionigiOrganizzazione: Nadirex International Srlper informazioni: www.infocongressi.com

Bologna, 22-23-24 Marzo 2010Corso di chirurgia laparoscopica avanzataPoliclinico S. Orsola-MalpighiFocus: Gestione del rischio intrao-peratorio e trattamento laparosco-pico di: Endometriosi profonda in-fi ltrante Oncologia GinecologicaSegreteria Organizzativa H.T. Congressi srl

Via Benedetto Marcello 1 - 40141 BolognaTel 051-48 08 26 Fax 051-48 05 82 email: [email protected]

Milano, 27 marzo 2010Convegno NazionaleLa Relazione di Coppia tra stabilità e cambiamento modelli clinici di intervento, discon-tinuità socio-culturali delle nuo-ve forme di coppia e di famigliaIl convegno intende presentare lo sta-to dell'arte in Italia degli interven-ti psicoterapeutici con le coppie. Centro Congressi Palazzo StellineCorso Magenta, 61Per informazioni: Dott.ssa Claudia Aceto [email protected]È stato richiesto l'accredita-mento ECM per Psicologi.

Lecce, 12-13 marzo 2010 Disglicemia e Diabete Mellito Tipo 2La Necessità di un Trattamento PrecoceIl congresso è inserito nel programma ECM del Ministero della Salute (Evento N° 7274 - 10004166 e N°7274 - 100004167) come attività formativa residenziale per n. 150 Medici di Medicina Generale e Specialisti Cardiologi, Endocrinologi e Diabetologi e per n. 20 Infermieri.Segreteria organizzativa: PRIORITY Consulting & ServicesTel/Fax: 0832 [email protected]

DiastematiL'incisivo centrale superiore è l'unico dente (insieme all'omologo inferiore) che mesial-mente prende contatto con il lato mesiale di un dente contiguo: infatti la faccia che guarda verso il centro della bocca è adiacente a quella dell'incisivo centrale eterolaterale. Tale contatto è piuttosto alto, verso il terzo incisale della corona. Con il tempo e con l'usura dei denti questo contatto diventa una superficie ellittica pit-tusto allungata in senso corono-cervicale. Il contatto tra gli incisivi è frequentemente alterato: i denti possono essere diastema-ti, ovvero spaziati tra loro per esempio per l'inserzione alta di un attacco del frenulo

labiale; problematiche di natura ortodontica possono distanziare, sovrapporre, sventa-gliare o retroinclinare l'elemento.

EpitrocleiteL' Epitrocleite è una forma di entesopatia simile alla epicondilite (gomito del tennista), ma molto più rara. Le zone interessate sono vari muscoli quali: * Flessore radiale* Flessore ulnare del capo* Flessore palmare lungoL'infiammazione riguarda soprattutto chi pratica lo sport del golf, da cui deriva uno dei suoi nomi: gomito del golfista

FixtureDispositivo biocompatibile e biofunzionale posizionato in contatto con l'osso o incassato

dentro l'osso al fine di sostenere una protesi fissa o rimovibile.

FoveaÈ una regione centrale della retina di massima acuità visiva. Non è la regione dalla quale parte il nervo ottico che collega la retina alla corteccia visiva del cervello. La fovea è un avallamento e di forma circolare nella retina, di circa 1,5 mm di diametro. Qui c'è la massima concentrazione dei coni, mentre sono del tutto assenti i bastoncelli.

FimosiÈ un restringimento del prepuzio, più pre-cisamente, una condizione medica per la quale la pelle che avvolge il prepuzio di un uomo non riesce a scoprire completamente ed autonomamente il glande.

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