Sardegna Nuragica. Giovanni Lilliu

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sardegna, nuraghi

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  • Appunti di Archeologia

    Sardegna nuragica 1

  • CollanaAppunti di Archeologia

    Giovanni LilliuSARDEGNA NURAGICA

    Cura editorialePaola Sotgiu

    Guida ai siti a cura di Giulio ConcuGlossario a cura della redazione Il Maestrale

    Progetto grafico e impaginazioneNino Mele

    Imago multimedia

    2006, Edizioni Il MaestraleRedazione:

    via Monsignor Melas 15 - 08100 NuoroTelefono e Fax 0784.31830

    E-mail: [email protected]: www.edizionimaestrale.com

    ISBN 88 - 89801 - 11 - 5

    La casa editrice esperite le pratiche per acquisire tutti i diritti relati-vi al corredo iconografico della presente opera, rimane a disposi-zione di quanti avessero comunque a vantare ragioni in proposito.

    Giovanni Lilliu

    Sardegna nuragica

    Il Maestrale

  • SARDEGNA NURAGICA

    Nuraghe LLoossaa,Abbasanta

  • Alla met del secolo XVISigismondo Arquer, inSardiniae brevis histo-ria et descriptio, tabula choro-graphica insulae ac metropolisillustrata (Cosmographia Uni-versalis di S. Mnster), tra lecuriosit della Sardegna, de-scrive, per primi, i nuraghi.Antichissime rovine egli dice costruite a somiglianza ditorri rotonde, ristrette in alto,fatte di grossissimi sassi, pre-sentano porte strettissime e,dentro lo spessore del muro,scale che portano alla sommi-t. Le rovine che gli abitantidellisola chiamano nuraghos,a forma di fortezza sono forseresti delle opere di Norax, ildux venuto in Sardegna congli Iberi-Hispani, fondatoridella citt di Nora. Dopo que-sto scritto e sino alle sogliedell800, gli autori che si sonooccupati delle antichit sardehanno avuto interesse soltantoper il nuraghe. Nella conce-zione metastorica che avevanodel pi remoto passato (delperiodo congetturale, si di-ceva allora), essi si incuriosiva-no per il monumento a se stan-te, vistoso nella sua architettu-ra. Nessuna idea del contorno

    ambientale e culturale in cui laforma fisica era nata e si eraspecchiata, costituendo lele-mento di maggiore attrazionee significato.

    Le domande alle quali sitenta di dare risposta sonoquelle sul popolo (o popoli)che avrebbe fatto erigere tan-ti e cos singolari edifici e sultempo della loro costruzione,nonch sulla loro destinazio-ne. Secondo le inclinazionidelle varie epoche, gli autorine hanno dette delle belle.

    Nel secolo XVII, come ar-tefici di nuraghi sono chiama-ti in causa i grandi demiurghinazionali sardi (oltre No-rax, Iolaos e il suo architettoDedalo); ma anche i Titani-Etiopi (entra in ballo lele-mento favoloso dei popoli-gi-ganti). Nel secolo XVIII, lainfluenza della letteratura bi-blica porta a fantasticare digenti antidiluviane; taluno,per, scende terra terra ve-dendo lintervento di Greco-Sardi o di vari popoli localifoederati ac socii. Da ultimospunta la feniceria, di granmoda nel dibattito ottocente-sco sui nuraghi e altre cosedella cosiddetta antistoria.

    Sardegna nuragica _ 7

    STORIA DELLE SCOPERTE E DEGLI STUDI

    Tomba di Giganti SSeeddddaa ee SSaa CCaauuddeebbaa,Villanovaforru

  • Quanto allet delle torri, sibrancola nel buio. Per i pi,tempi antichissimi e mitici,quelli degli eroi, dei giganti,dei paladini, degli orchi, e an-che del diluvio. Il gesuita Mat-teo Madao (secolo XVIII) az-zarda una data: il 1227 a.C.; ciazzecca per un periodo dellosviluppo dei nuraghi. Ribassi-sta Stanislao Stefanini (stessosecolo), che scende al tempodelle guerre tra i Sardi e glieserciti punico e romano.

    Opinioni tra le pi dispara-te sulla destinazione del mo-numento: fortezza, sepolcro(mausoleo, trofeo, casa dabi-tazione, silos. A formare que-sta girandola di pareri, per lopi di gusto retorico e lettera-rio (non passa la minima ideasul contenuto della costruzio-ne in cultura materiale), con-tribuisce anche la pretesa didare soluzione etimologica alnome di nuraghe. E qui si as-siste alla pi accesa e fanta-siosa, quanto inutile, gara diproposte: nuraghe dalleroeNorax e da Nora, o dal greconoeros (memorialis) e necra-ces-necros (defunctum), o dalfenicio nura=fuoco. Un giocoetimologico da eruditi di pro-vincia, che nulla sanno e capi-scono di archeologia profes-sa e militante.

    Il tentativo che si fa di tro-vare le ragioni esplicative delmonumento anche nel con-fronto con forme architetto-

    niche esterne alla Sardegna fi-nisce nel generico, perch assolutamente superficiale laconoscenza che se ne ha. Obe-lischi, tholoi, letrusca Grotta(o Tanella) di Pitagora, sonoportati a riscontro, senza unqualche giusto nesso formalee storico.

    Su questo sfondo conosciti-vo, di tono classicheggiante,barocco, ma soprattutto miti-co creatosi intorno ai nuraghidal secolo XVI al XVIII, l800introduce un modo positivodi guardare al fenomeno nura-gico. Si avverte cio la presen-za dellocchio archeologico,anche se restano non pocheincrostazioni, alimentate dalclima romantico dellepoca,del passato favoleggiare. Almovimento contribuisce lin-gresso della cultura laica, seb-bene continui lapporto, unavolta esclusivo, di uomini dichiesa di spiccata intelligenza(Vittorio Angius e GiovanniSpano). Linteresse altresravvivato dal contributo deiviaggiatori stranieri che giun-gono alla ricerca delle meravi-glie dellisola dimenticata.Essi svelano ai locali il megali-tismo atlantico e mediterra-neo, recano il messaggio pe-lasgico presunto nel ciclopi-smo di Micene e italo-etru-sco, n si fanno scrupolo distabilire approcci tra il colos-sale nuragico e la monumen-talit di piramidi, ziqqurath,

    8 _ Sardegna nuragica

    SSuu NNuurraaxxii, Barumini

  • 10 _ Sardegna nuragica Sardegna nuragica _ 11

    (nella materia venne purtrop-po anche linganno di centina-ia di falsi orripilanti, che fece-ro mostra privilegiata di s nelMuseo Archeologico e Scien-ze naturali di Cagliari, sortonel 1802 e vi restarono sino aquando non li cacci via Etto-re Pais alla fine del secolo). FuAlberto della Marmora, chealla passione ornitologica e digeologo e allattenzione per lastoria e le tradizioni dellisola

    associava linteresse per le sueantichit a svestire i monu-menti nuragici e il nuraghe pidi tutti dei veli (o per megliodire degli spessi e impenetra-bili panni) del mito.

    Visitandone una quantit,disegnandoli, descrivendoli,mettendoli sulla carta topo-grafica, egli dimostr che leantichissime torri sarde nonerano castelli in aria, sperdutiin una sorta di deserto dei

    teocalli, tumuli anatolici, to-pes dellAfghanistan, torridel fuoco dellIndia e chi pine ha pi ne metta.

    Accostamenti epidermici vero, pure impressioni talvol-ta nello stile del viaggiatore,ma tali da spingere linteressead allargare positivamente lacomprensione del sino ad allo-ra isolato patrimonio monu-mentale sardo pi remoto.

    Gi allinizio del secolo ci si

    accorge che questultimo non fatto soltanto di nuraghi.

    Il padre agostiniano GelasioFloris, per primo, addit lapresenza di pietre fitte (men-hirs in lingua bretone). Pitardi, a comporre la comples-sa tematica nuragica, vennerola scoperta di tombe di Gigan-ti, di pozzi (per i quali si favo-leggi di carceri e altre ameni-t), e lindividuazione dellapiccola plastica in bronzo

    Tomba dei Giganti di MMaaddaauu, Fonni

  • Tartari, ma fabbriche legate aprecisi territori e a forme divita con cui facevano tuttu-no. Dimostr anche (ma gilaveva scritto V. Angius, pro-ponendone una classificazio-ne) che la costruzione nonera rimasta eternamente unisolato volume a secchio disabbia rovesciato, ma avevamaturato col tempo, aggre-gando torri minori alla mag-giore delle origini, una com-plessa storia architettonica ecivile. A entrare nel-la trama di questastoria, compatta earruffata, provG. Spano, conlaiuto dello scavo(anche di quellostratigrafico, che mi-ra a leggere le sequenzedelle culture e dei tempi) edei materiali restituiti allin-terno e allesterno dei nura-ghi e di altri edifici megalitici.

    Sullonda del Congresso in-ternazionale di paleontologiacelebratosi nel 1871 a Bolo-gna, un congresso festoso, do-ve tirava laria nuova delluni-t nazionale (accolse i con-gressisti la banda cittadina),egli propose tre et o stratidella presenza delluomo inSardegna nel periodo preisto-rico, pur restando ancora allaidea biblica delle prime stirpinel quadro duna storia uma-na monogenetica e allappor-to caldeo-cananeo. Il che sta-

    va bene con tutta la corniceorientale, e fenicia particolar-mente, nella quale il secoloXIX colloc il dipinto, per laverit assai monotono, del-lantistoria della Sardegna.Cos forte era, allora, lideolo-gia fenicia, che Alberto del-la Marmora, pur essendo uo-mo di stampo positivista, silasci andare al sogno dunimpero cananeo esteso dal-lAsia alla Scozia (al che altririspondeva col disegno fanta-

    stico di una comunitpelasgica diffusa

    dalla Bitinia allaCeltiberia).

    Con la triparti-zione in Et della

    Pietra, del Bronzoe del Ferro, caratte-

    rizzata da diversi ele-menti di cultura materiale, G.Spano saldava la preistoriasarda a quella europea, spro-vincializzava lo studio delletestimonianze dellepoca co-siddetta congetturale laquale ora non lo era pi a cau-sa delle nuove acquisizionimetodologiche e scientifiche,per quanto limitate esse fosse-ro. In particolare, riguardo ainuraghi, che il canonico diPloaghe riteneva abitazioni(altri suggerivano ipotesi al-ternative di tempio, sepolcroe fortezza), limmagine mito-logica cade definitivamente.Inserite e legate al territorioche si tenta di delimitare,

    Sardegna nuragica _ 13

    NNuurraagghhee SS.. AAnnttiinnee, Torralba

  • 14 _ Sardegna nuragica

    espresse dalla struttura eco-nomica di un paesaggio forte-mente antropizzato, le granditorri, con i prossimi villaggi,sono opera dice Spano diuomini non barbari o selva-tici, ma inciviliti e agricoli.

    Col tramonto del secolo ce-de anche il mito pi resistente,lideologia fenicia, letnicocananeo. Lo rimuove Etto-re Pais, che cerca di comporrearcheologia nuragica e storia,fondandosi sulla tradizioneletteraria che la schiarisce,sebbene a intermittenza. Eglid il merito dellorigine e dellosviluppo della protostoria iso-lana ai veri protagonisti, ossiaai sardi indigeni, ritenuti diestrazione occidentale, di ma-trice etnica e linguistica libio-ibero-ligure (ci che giusto,ma solo in parte). Nella peren-ne dialettica della storia anticamediterranea di Oriente e Oc-cidente, lOccidente viene re-cuperato ed enfatizzato, rove-sciando lideologia.

    Ma il risultato pi importan-te dello studio del grande sto-rico romano resta lidentifica-zione di una civilt locale, conun marchio specifico, moltosingolare. Di questa civilt eglinon legge ancora le singole vi-cende, per quanto tenti di in-dividuare due fasi inseguendoun certo progresso nella me-tallurgia. La fase pi antica,originale, la suggerirebbero ibronzi non figurati; della pi

    recente, tributaria del merca-to fenicio-punico, sarebberosegno statuette e navicelle inbronzo, oggetti di ferro, pastevitree e ambra. Lombra deiFenici, che il Pais aveva rimos-so dai nuraghi, si fa nuova-mente corpo come decisa edesclusiva influenza sulla pro-duzione materiale dei Proto-sardi.

    Come si vede, il terreno preparato, sotto il duplice se-gno dellarcheologia e dellastoria, per il grande sviluppoche la nuragologia (intesa nel-la globalit dei suoi contenuti)ha avuto e ha in questo secolo.

    Esso comincia felicementecon un volume di sintesi diGiovanni Pinza (Monumentiprimitivi della Sardegna). An-che per il Pinza la civilt nura-gica si produce lungo le Etdel Bronzo e del Ferro. Eglistudia le classi dei monumen-ti, i materiali, affronta i pro-blemi cronologici, che riman-gono per fondamentalmenteirrisolti. Insomma, una visio-ne dinsieme della protostoriadella Sardegna che, per quelmomento, non poteva esseremigliore. Il capitolo sui nura-ghi abbastanza elaborato;pi in profondit va lesamesui prodotti metallurgici, neiquali riconosciuta una corri-spondenza di tipologia mani-fatturiera e di formule stilisti-che con la produzione etruscacosiddetta di arte orientale.

    Interno del PPoozzzzoo ssaaccrroo di SS.. CCrriissttiinnaa, Paulilatino

  • di tempo-spazio dello stesso.Isolamento, autoctonia, percui scrive ancora Taramelli fu assai minore la sommadi realt e di affetti utili che lagente sarda pot gettare nelmondo. A parte questa otti-ca limitante, la stagione tara-melliana (trentanni dal 1903al 1933) fu fervidissima diopere. Scavi di villaggi, deipi grandi nuraghi, di tombemegalitiche, di santuari e dipozzi sacri. E poi nutrite ri-cerche da campo, la carta ar-cheologica e poi ancora unaquantit di pub-blicazioni scienti-fiche e di divul-gazione. Infine,la realizzazionedei nuovi museiarcheologici na-zionali di Cagliari e Sassari.

    Dallinsieme appare un di-segno di attivit articolata ediffusa nel territorio, mirata arisolvere problemi dellar-cheologia nuragica. Non solo:indirizzata anche, nel possibi-le, a esplicare le opere e i gior-ni di un piccolo mondo anticoche per i pi era ancora unasfinge. Premeva altres di sve-lare i risvolti intricati dunacivilt straordinaria che sem-brava non avere avuto proie-zioni allesterno, mentre dopola ricerca risulter che ce nera-no state, e non poche.

    Le esplorazioni topografi-che mettevano in evidenza un

    assetto durbanismo per di-stretti, con villaggi diffusi nelterritorio il cui centro direzio-nale di vita e di lavoro era ilnuraghe nelle forme pi com-plesse, ritenuto un vero e pro-prio fortilizio-reggia (Palmave-ra-Alghero, Santu Antine-Tor-ralba, Losa-Abbasanta, Lugher-ras-Pauliltino: nuraghi scava-ti, tutti, dal Taramelli).

    Apporto nuovissimo ed ec-cezionale fu quello della ricer-ca nei santuari (Abini-Teti,Santa Vittoria-Serri) e nei tem-pli a pozzo, sicch si poterono

    chiarire vari aspet-ti dellarchitetturasacra e della reli-gione nuragica, fon-data prevalente-mente sul cultodelle acque. Il rin-

    venimento di ricchi ripostiglidi bronzi duso (Monti Idda-Decimoputzu) e figurati (San-ta Vittoria) consent di studia-re tecniche fusorie, classifica-re forme e individuare stili diuna produzione di grande ri-lievo per affermare la presen-za di un florido artigianato lo-cale e, nello stesso tempo, ilcollegamento con centri me-tallurgici di altre regioni medi-terranee (Etruria, Cipro, Cre-ta, ecc.) e atlantiche. Dunquestrutture nuragiche aperte,comunicanti. Una visione incontrasto con quella che il Ta-ramelli offre in generale dellacivilt protosarda.

    Il Pinza individua nella Sar-degna dei nuraghi una certaindipendenza culturale, unaidentit regionale, e anche unluogo di conservazione nellamobilit mediterranea, unasorta di scrigno di fenomeniprototipici duri ad aprirsialle novit e al progresso. Im-magine monolitica, chiusa ariccio, della civilt nuragica.

    Alla concezione di un pro-cesso nuragico senza scosse,basato sulla forza della tradi-zione di un continuum, restafedele anche Antonio Tara-

    melli, il maggiore archeologosardo della prima met diquesto secolo.

    Lantropologia, come la fi-sionomia etnica e monumen-tale, figlia della terra e del-lambiente, egli scrive conaccento deterministico. La ci-vilt sarda antica gli appareun qualcosa senza precedenti,conclusa in se stessa e nei suoiprincipi, radicata sulla pro-pria identit quasi immutabi-le. Una sorta di misticismo et-nico ed etico del popolo nura-gico, un senso di indivisione

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    BBeettiillii da TTaammuullii, Macomer

  • quali si potevano leggere e ri-costruire le vicende di vita edi lavoro duna comunit nu-ragica dalla met del II mil-lennio alla fine del VI secoloa.C. Cos si dissolveva lideadel monolitismo, della com-pattezza e del continuum uni-lineare della civilt dei nura-ghi, cara agli studiosi delpassato. Gli altri grandi scavidi fortilizi-regge, che oggi sistanno praticando a GennaMaria-Villanovaforru e a Pi-scu-Suelli, confermano e pre-cisano la storia nuragica diBarmini. Non minore lat-tenzione per gli abitati.

    In quelli di Palma-vera-Alghero, SUrba-le-Teti, Bruncu Mdu-g u i - G s t u r i ,Seruci-Gonnesa, le di-visioni del terreno ar-cheologico mostranolaspetto materiale e non sol-tanto materiale del vissuto neldeclinare del II millennioa.C.; ma si colgono anche esi-ti successivi. Situazione ana-loga nellarce di Antigori-Sr-roch, dove uno scavo hamesso in luce apporti di cera-miche micenee insieme a pro-dotti locali. Anche il temadelle architetture sepolcrali,precipuamente nella formadella tomba di Giganti, sta-to approfondito, chiarendonelevoluzione: dal tipo pi an-tico, con la stele arcuata, aquello di struttura nuragi-

    ca, alla variet pi recentecon fregio a dentelli (in tuttocirca 800 anni di svolgimen-to). Ampliato il quadro e ana-lizzati pi nellintimo sono gliaspetti della religione, conlaggiunta di scoperte di altrisantuari (S. Cristina-Paulilti-no) e di templi a pozzo tra iquali eccellono, per architet-tura e suppellettile, quelli diS. Cristina e di Su Tempiesu-Orune. Ma presentano ele-menti di interesse struttivopure i semplici pozzi di Sa Te-sta-Olbia, Cuccuru Arrus-Ca-bras e Tatinu-Nuxis. Il pro-

    gresso negli studi segnato dalla pubbli-cazione di singoli mo-numenti o di generimonumentali (nura-ghi, templi, tombe),artistici (statuette) eusuali (prodotti me-

    tallurgici). Ma sono i lavori disintesi sulla civilt nuragicache oggi ne consentono unaconoscenza nel complesso,dilatata allesterno.

    Ora non si pu dire pi, co-me una volta, che la preistoriasarda un mondo bello, stra-ordinario, il quale per nonesce dal proprio guscio perconfrontarsi. Diverse mostrelhanno portata nella penisolae allesterno ed quasi dob-bligo affrontarne i problemi incongressi, seminari e altre ma-nifestazioni scientifiche che sirivolgono ad aspetti protosto-

    Linteresse puntuale sulleantichit nuragiche, propostea studiosi di tutta Europa,cadde in occasione del Con-vegno archeologico interna-zionale, tenutosi a Cagliarinel 1926. Il Convegno, volutodal Taramelli, apr e accreditlarcheologia sarda a un vastopubblico e fece conoscere,nello stesso tempo, unimma-gine distinta e gratificantedella Sardegna in un periodooscuro della sua storia recen-te. Le speranze e il fervore dirinnovamento dellultimo do-poguerra hanno destato unforte slancio di iniziative neldominio della nuragologia.Da una parte la mostra deibronzetti, esposti nellagostodel 1949 a Venezia a un pub-

    blico internazionale che li ac-colse con favore (seguironoaltre mostre in diverse citteuropee), conferm il valoredellantica arte sarda, e stimo-l ad approfondirne il segre-to, tenendo conto della fortu-na del segno col quale lefigurine erano state presenta-te nel catalogo: il segno,appunto, dellanticlassico odel barbarico. Dallaltraparte, nel 51, durando i lavo-ri sino al 55, veniva dissepol-to il grande nuraghe Su Nura-xi, a Barmini. Uno scavofondamentale, perch dentroil fortilizio e nel contiguo vil-laggio di capanne si presentuna stratigrafia architettonicae culturale esemplare. Spicca-va la sequenza di livelli, nei

    Sardegna nuragica _ 1918 _ Sardegna nuragica

    Ricostruzione di capanna circolare

  • rici e storici di culture medi-terranee ed europee.

    La nuragologia si avvicinapian piano ai fasti delletru-scologia. Insomma la civiltnuragica non pi fuori delmondo, circola (e di pi do-vrebbe circolare) per largospazio nella conoscenza deglistudiosi e nel dominio delpubblico colto. A ci valsoe vale un insieme di fattori fa-vorevoli: c la puntuale at-tenzione sugli studi nuragicidelle universit sarde nellequali esiste linsegnamentodelle antichit sarde, perfe-zionato nella Scuola di spe-cializzazione in studi sardi;c pure una migliore orga-nizzazione culturale (oltreche di tutela) nelle soprinten-denze; sono cresciuti numeri-camente e in qualit gli ar-cheologi.

    La presenza di riviste spe-cializzate che trattano anche lanuragologia (Studi sardi,Nuovo bullettino archeolo-gico sardo, Quaderni dellaSoprintendenza di Sassari), ladivulgazione a livello di asso-ciazioni e di scuola, lesistenzadi musei pure in piccoli centrihanno accresciuto linteresse ela sensibilit del pubblico.Oggi la conoscenza della civil-t nuragica interviene altrescome fatto di memorie, distoria sarda, utile per figu-rare e rafforzare lidentit po-litica e morale dellisola.

    20 _ Sardegna nuragica

    SSuu NNuurraaxxii, Barumini

  • 22 Sardegna Nuragica

    Caduta lidea del bloccoe la mitologia cronologi-ca, il mondo dei nuraghi,secondo gli studi attuali, si pre-senta come un insieme diversifi-cato, dinamico, articolato nellospazio e nel tempo, con una vi-cenda storica lunga e peculiare,peraltro non astratta dalle coseesterne. Vi si riconoscono, persingoli periodi, caratteri e modidi pensare e di vivere differenti,dovuti a contributi personalidelle comunit, a inclinazioni ea comportamenti depoca, an-che a contatti o apporti etnici difuori. Mille e trecento anni distoria nuragica (dal 1800 al 500a.C., senza contare gli strasci-chi) recano in se stessi dimen-sioni tali da moltiplicare eventie rivolgimenti, rispecchiati,daltra parte, dalle forme visibiligiunte sino a noi (monumenti eavanzi di cultura materiale).Appunto individuando lo stilediverso dei monumenti e il va-riare dei materiali (spie dicangianti modi di produzionedegli uomini di allora), sono sta-te identificate e proposte cin-que fasi attraverso le quali passato lo svolgimento, sempreprogressivo, della civilt dei Pro-tosardi. Gli stessi dati archeolo-gici e quelli provenienti dallamisurazione di radioattivit di

    sostanze organiche rinvenutenegli scavi (prova del carbonio14) offrono il supporto per defi-nire, con una certa approssima-zione al vero, i limiti cronologicidi ciascuna fase.

    Ecco le cinque tappe nuragi-che, con il riferimento alle tra-dizionali et della preistoria, e itermini di tempo:

    fase I: 1800-1500 a.C.(Bronzo antico);

    fase II: 1500-1200 a.C.(Bronzo medio);

    fase III: 1200-900 a.C.(Bronzo recente e finale);

    fase IV: 900-500 a.C. (Ferroantico);

    fase V: 500-238 a.C. (Ferrorecente).

    I 600 anni delle fasi I-II ve-dono lo sviluppo della culturacosiddetta di Bonnnaro e ilsuo passaggio alla facies Sub-bonnnaro. Nei 300 della faseIII fiorisce la bella et dei nu-raghi. La stagione delle aristo-crazie occupa i quattro secolidella fase IV. Infine, la fase Vcorrisponde a tempi nuragici dipura sopravvivenza e di resi-stenza conservativa nelle zoneinterne e libere, mentre in quel-le conquistate dallimperiali-smo cartaginese la civilt nura-gica appare completamente de-culturata.

    Sardegna nuragica _ 23

    SEQUENZA E CRONOLOGIA DELLA CIVILT NURAGICA

    Fronte Mola - Thiesi Friarosu - Mogorella

    Corongiu e Maria - Nurri S. Sabina - Silanus

    Molineddu - Oristano Palmavera - Alghero

  • Quello che si vede, qui,discende direttamentedalla preistoria, ha scrit-to Manlio Brigaglia riferendo-si al paesaggio agrario sardo,un paesaggio archeologico.

    Un blocco nel quale oriz-zontalmente si sono integratitutti i successivi assetti storicie che dimostra di essersi sapu-to adattare alle varie realt am-bientali ed economiche deltempo nuragico e prenuragi-co. Circa settemila nuraghi ecentinaia di villaggi e di tombemegalitiche di et nuragicarappresentano da un lato me-morie importanti e significati-ve di epoche che furono, dal-laltro segnano allantica,nel contemporaneo, i vasti esilenti spazi sui quali insistonoda millenni. Compongono unpaesaggio alla grande, sia per-ch grande, nei volumi e nel-le pietre che li formano, la mi-sura delle costruzioni (megali-tismo), sia perch la maglia ur-banistica si diffonde in grandicampi, disegnando un insiemecoerente tra artificio e natura:grandi monumenti di pietra inunisola di pietra.

    La irregolare costellazioneche trapunta, soprattutto di

    torri, lintero territorio del-lisola si cominci a formarenel Bronzo antico. Ma fu nelBronzo medio, con lintensifi-carsi dei nuraghi monotorri, enel Bronzo recente, quandodai castelli-regge partironoimpulsi organizzativi, che essasi and dilatando sino a defi-nirsi in un assetto e arredo ur-banistico appagante i bisogniessenziali della vita. Fonda-mento economico-sociale neera il ruralismo e quella delvillaggio la cultura.

    Gli studi non sono giunti alpunto da riconoscere precisidisegni del territorio, nellapartizione economica dei suo-li e nei suoi limiti. N possi-bile, al momento, indicareuno o pi sistemi agrari, i qua-li, comunque, dovettero esse-re di livello non superiore aquello voluto da una societessenzialmente di pastori econtadini, a seconda della vo-cazione naturale dei luoghi diresidenza. per certo (e cisi desume dalla disseminazio-ne dei nuraghi ai quali tantospesso sono associati nuclei diabitazione) che luomo era le-gato alla terra, in modo da far-la fruttare al meglio.

    Sardegna nuragica _ 25

    URBANISMO ED EDILIZIA

    Nuraghe PPaallmmaavveerraa, Alghero

  • Purtroppo la ricerca non cos avanzata da suggerire do-ve il lavoro fosse libero (quan-do indirizzato al sostentamen-to di piccole comunit?) o ser-vile (quando imposto dal pro-fitto di classe dei principi di-moranti nelle regge-castelli,risultato della fatica di foltamanodopera dipendente?).

    stato fatto un calcolo teo-rico dello spazio di terrenocoltivabile e di pascolo costi-tuente il patrimonio rurale diun villaggio plurinucleare nu-ragico della zona pastorale.Sette nuraghi, con relativo nu-cleo abitativo, del comune diMamoiada (Nuoro), occupa-no insieme unarea di circa270 ettari. Ciascun nucleoaveva a disposizione 38 ettaridi terra per circa 35 abitanti.Ciascun gruppo familiare (di10 persone) fruiva di poco pidi tre ettari per gli usi regolatidalla comunit. Nello stessoterritorio di Mamoiada, un va-sto tratto di campagna privodi abitazione umana sarebbestato il salto di godimento col-lettivo dei pascoli. Nientaltroche una supposizione stimo-lante per una ricerca di econo-mia agraria e di demografianuragica. Sempre in via di ipo-tesi, calcolando 30/35 unitpresso ogni nuraghe e molti-plicando la cifra per settemilanuraghi che si conoscono traconservati e distrutti in tutta laSardegna, questa avrebbe

    avuto, nel periodo di maggiorfiore della civilt nuragica,210/245 000 abitanti, pi omeno quanti lisola ne contavaalla fine del secolo XV d.C., inseguito al grave depaupera-mento demografico dovuto al-la guerra sardo-catalana.

    I tasselli dellassetto urbani-stico-economico del territoriosi componevano allinternodellordine politico e, per cosdire, di governo che stato ri-conosciuto dai pi nel sistemacantonale. Tanti piccoli reami-stato, con a capo sovrani nelBronzo recente e finale e si-gnori destrazione gentilizia(ristoi) nella prima et delFerro. Ci escluse il formarsidi ununit regionale e tantomeno nazionale e, per con-tro, accentu la divisione, cuicontribu pure la geografiadellisola dalla natura frantu-mata. Questa segmentazioneterritoriale e politica, realizza-ta in organismi plurimi tantospesso in conflitto tra di loro,sar costante in Sardegna intutti i periodi, tranne quelli incui potenze imperialistiche(punica, romana, iberica) la ri-composero in forzata unit. Lapresenza nel territorio, di tan-to in tanto e in punti di valorestrategico ed economico, dinuraghi-castelli sorta di capi-tali dove risiedevano i majores(un termine medievale sardoche calza), conferma specular-mente la struttura descritta.

    26 _ Sardegna nuragica

    Nuraghe LLoossaa, Abbasanta

  • elementi domestici staccatitra di loro che danno lidea diminuscoli vicinati. Unaggre-gazione fisica fuori dellordi-ne classico, differente an-che dallimmagine dei centriabitati mediterranei, tortuosi,con scale e vicoli, con case fat-te a scatola addossate le unealle altre e con distacco fraquartieri di abitazione e sediprincipesche.

    Intrico dinsieme abitativo,ma limpidezza nella singolacasa di abitazione. La dimora,dal perimetro circolare, haper fulcro lampio cortile sco-

    perto, e talvolta tramezzato(Bruncu Mdugui), al qualeconvergono a raggiera i vaniprotetti da tetto di legno e fra-sche, al modo delle attuali ca-panne dei pastori, le pinnettas(o pinnettus), costituenti pre-zioso patrimonio etnografico.

    Nel cortile talvolta c ilpozzo (Serra rrios) e nel va-no della cucina si disegna ilfocolare di forma rettangola-re, come sa forredda dellanti-ca casa sarda rimasta sino atempi recenti (Bruncu Mdu-gui) o rotondo, col pavimentodi argilla che si cotta perlazione del fuoco (SUrbale-Teti). Altri vani, aventi sediliin pietra alla base della pare-te, si possono individuare co-me soggiorno e quelli provvi-sti di uno o pi nicchioni amuro (Su Nuraxi-Barmini,Bruncu Mdugui, Seruci-Gon-nesa) saranno stati stanze daletto, dove il letto era costi-tuito da semplice giaciglio dipelli o strame. Il cortile poiera lo spazio in comune, diaggregazione cos degli ele-menti architettonici comedelle espressioni materiali deicomponenti la famiglia (an-che il luogo delle parole per-dute).

    Dunque una casa che nascecon la propria famiglia, se-condo la lunga tradizione so-ciale sarda, che accoglieva ungruppo familiare patriarcaledi due generazioni (dal nonno

    28 _ Sardegna nuragica Sardegna nuragica _ 29

    Il nuraghe-castello si ergeva,pi da vicino, ma separato damuraglia per tutelare la priva-cy del principe e della famigliae, nello stesso tempo, segnareil potere ai sudditi, in prossi-mit quando non in contiguitdel borgo. I palazzi-fortilizi diPalmavera-Alghero, Losa-Ab-basanta, Su Nuraxi-Barmini,Genna Maria-Villanovaforru,Seruci-Gonnesa e altri sonoesemplari al riguardo. Spiranounaria di Medioevo in antici-po di duemila anni.

    Preparato nel Bronzo me-dio, il tipo del borgo nuragico

    si perfeziona nella fase III(1200-900 a.C.), quando tro-va, oltre quello del nuraghe, ilcomplemento del tempio(uno e anche due) e/o dei se-polcri megalitici nella formadella tomba di Giganti.

    Un assetto complesso, ten-dente allordine, quasi urbanose non lo precludesse la fun-zione dellinsieme mirato estretto al rurale, e di ruralitimprontato anche nella roz-zezza e nella grossolanit dellestrutture compositive. Lordi-to piuttosto arruffato e affa-stellato, senza vie n spiazzi, a

    Tempio a megaron a SSeerrrraa OOrrrriiooss, Dorgali

  • al nipote) costituito di unadecina di persone. Una casaper la sua forma centripetaracchiusa in se stessa, dovelintimit sottolineata dalcomporsi rotondo del peri-metro e dei singoli vani (chesono tante capanne riunite atangenza), rotondit che dlidea di qualcosa di avvolgen-te, di guscio protettivo, quasidi grembo materno come stato detto in linguaggio psi-canalitico.

    il modo di costruire a li-nea curva, applicato in tuttele forme dellarchitettura nu-ragica (nuraghi semplici ecomplessi, templi a pozzo e inantis; esedre e absidi di tombedi Giganti). Prodotto di unvedere e sentire collettivo percircolarit; secondo un con-tinuum, un non compiuto,linfinito; geometria rotonda,conservatasi sino a noi nel-ledilizia rurale. Questa formadi casa, definita nel Bronzorecente, si evolve gi, agli ini-zi dellEt del Ferro (IX seco-lo a.C.), sempre conservandolo schema introverso e centri-peto, e raggiunge la perfezio-ne nellimpianto e nella strut-tura verso la met del VII se-colo a.C. (Su Nuraxi-Barmi-ni). Limpianto regola megliola generale disposizione ecomposizione dei vani, oraper lo pi quadrangolari co-ordinati al centro non pi dalvasto cortile ma da un piccolo

    ed evidente, cio non esistepi lo spazio con duplice usodi soggiorno e di riposo: in-fatti mancano i sedili di pietrae i nicchioni a muro. Nelmaggiore vano della cucina,nel quale erano riposti, oltregli oggetti culinari e da men-sa, gli attrezzi per la panifica-zione (macine, contenitori diterracotta, ecc.), appare unpiccolo forno (la bassa capa-cit calorica consentiva lacottura soltanto dun pane asfoglia, come quello sardodetto oggi pane carasau o car-

    atrio lastricato di precisa linearotonda, provvisto alle paretidi stipi, talvolta col pozzo. Al-latrio converge pure dal peri-metro circolare landito die-tro lingresso, avente ai lati se-dili internati nel muro (forseanche armadietti) e, non sem-pre, lo stanzino riservato al-lospite indipendente daglispazi di residenza della fami-glia, che non sembra essere,come invece era prima, di ti-po patriarcale.

    La specifica funzione degliambienti pi determinata

    ta da musica), che fungevaanche da focolare.

    Altro elemento di novit, inpi del forno, uno stanzinodistinto per la raffinata co-struzione, rotondo, con cupo-letta in pietra (lintera casa erainvece protetta da un vastotetto a scudo di legno e fra-sche, aperto in alto in corri-spondenza dellatrio, per darearia e luce). Lo stanzino stadietro la cucina e il forno. Lepareti a filaretti di quadrelli li-tici; il pavimento ben lastrica-to; un sedile di conci, limitato

    30 _ Sardegna nuragica Sardegna nuragica _ 31

    Il complesso di GGeennnnaa MMaarriiaa, Villanovaforru

  • Il villaggio di Barumini

    da braccioli allestremit delgiro interrotto allingresso,sufficiente al nucleo familiare;una conca di pietra sostenutada base a poggiapiede, perfet-tamente lavorata a scalpello:ecco laspetto e gli ingredientidel minuscolo e riposto vano.Laccuratezza costruttiva (ilresto degli ambienti di fattu-ra per lo pi grezza) e la com-posizione raccolta, quasi dapenetrale, offrono limma-gine di luogo destinato a unrito domestico: lustrazionecollettiva con preghiere delnucleo familiare, o battesimodi bambini con acqua tiepida

    o in ambiente tiepido perchsta dietro il forno, o consumosacro in comune dun cibo oduna bevanda contenuta nelbacile al centro del sedile?Laspetto evoluto, civile, co-modo riguardo i tempi, dellacasa si riproduce nellorditodel villaggio della prima Etdel Ferro. Sebbene il tessutoedilizio giochi ancora sullag-gregazione non proprio ordi-nata delle case unifamiliari se-parate, queste ora sono colle-gate tra di loro da vie strette etortuose, come comandava lacircolarit del perimetro dellesingole dimore. Vi sono inol-

    tre spiazzi e pozzi comuni,embrionali fognature, collet-tori di spurgo dellacqua pio-vana per non invadere viuzzee case. Insomma il privato fadelle concessioni al pubblico,cosa apprezzabile anche nellapresenza di servizi artigianali:laboratori di pietre, di cera-miche. La tessitura del muro,curata in genere, raggiungetalvolta assetto di sapore este-tico e funzionale nello stessotempo. il caso della fatturaelegante degli stanzini per lu-strazione e degli inserti nelgrezzo murario di fasce conpietre composte a spina di pe-

    sce in alcuni tratti di case delvillaggio di Barmini dove,meglio che altrove (Genna Ma-ria, Mandra de sa jua-Ossi), sipu apprezzare nella sua inte-rezza ed evidenza il nuovo or-dine edilizio. Insomma il vec-chio megalitismo nuragico delII millennio a.C. se ne va, an-che se resistono gli schemi es-senziali di quella robusta ar-chitettura. Al suo posto sor-gono forme di arredo urbani-stico e finezze tecniche ade-guate e pretese da esigenze dicomunit, da bisogni colletti-vi di una societ articolata. possibile che a ci abbianocontribuito stimoli e veri epropri contatti con esperien-ze e culture esterne assai pro-gredite e a livello di citt. Nci stupisce che il tempo delrinnovamento edilizio corri-sponda a quello in cui in Sar-degna comandavano gli ri-stoi (capi gentilizi).

    Sardegna nuragica _ 33

  • Dellottica protosardache si fonda sul co-struire in rotondo(ottica barbarica nel sensoche non classica, il classi-co va sullortogonale), il nu-raghe la forma esemplare, lapi vistosa, la veramente ar-chitettata.

    Il paesaggio sardo colpisce aprima vista per la pleiade divolumi fisici rotondi che sisuccedono in continuit insi-stenti, martellanti tanto da fis-sarsi nellocchio e nella mentedei visitatori come elementoassolutamente caratteristico diuna terra e duna civilt straor-dinarie, dallapparenza miti-ca, come una sorta di simboloe di bandiera dun popolo.Questi volumi rotondi sono ivolumi dei nuraghi. E i nura-

    ghi significano fascino di Sar-degna, oltre la natura verginee sconfinata, oltre il mare.

    Gi il fatto che se ne abbia-no circa settemila (senza con-tare quelli distrutti) desta lamaggiore sorpresa. unqualcosa per parecchi versiancora misterioso o difficil-mente esplicabile, questo pul-lulare di torri in ogni partedellisola, dalle coste allamontagna, in climi, morfolo-gie, suoli ed economie diver-si; questo adattarsi di una for-ma costruttiva rimasta nelnucleo simile a se stessa, atanta variet di contorno na-turale e di uomini, e per lun-go tempo. Evidentemente,una volta maturato, lo stan-dard resse alla prova risultan-do perfettamente funzionale

    I NURAGHI

    Il Nuraghe Is Paras, Isili

  • ai luoghi e ai bisogni differen-ziati dei territori e alle stessevicende storiche. Il fattoreeconomico e le realt fisichepi o meno produttive hannodeterminato la diffusione quapi fitta (o fittissima), quameno dei nuraghi. Hanno in-fluito anche la disponibilit ela qualit del materiale da co-struzione (pi numerosi gliedifici dove la roccia offreblocchi a spigolo facili a col-locarsi a secco, in numero mi-nore dove il masso si stacca inelementi arrotondati menoidonei a fare muro). Rari i nu-raghi nelle zone alluvionali dipianura, prive di materiale li-tico. Uno studio sui fattorigeografici della distribuzionedi 768 torri in circa 3963 kmqdella Sardegna nord-occiden-tale porta la densit di un nu-raghe ogni 4,81 kmq. Ma visono densit che superano unnuraghe per kmq, come neiterritori dei comuni di Siddi eSini, nella ferace regione del-la Marmilla.

    Il popolo chiama nuragheogni grosso accumulo di rude-ri in grandi pietre, riferendosiperci non tanto a una formacostruttiva determinata quan-to invece a un aspetto vistosodi rovina megalitica. Di fatto ilradicale nur di nuraghe si col-lega con la denominazionenurra che vuol dire mucchio,accumulo e anche il suo ro-vescio cavit, calanca. Il

    doppio senso di nurra ha spin-to taluno ad applicarlo purealla forma originaria del nura-ghe che, in verit, nelle strut-ture pi grezze altro non sem-bra che una costruzione venu-ta su per accumulo di grossepietre, mentre nellinterno acamera cupolata offre limma-gine come di grotta, appuntodi cavit.

    Perci oggi ci si abituati, insede scientifica, a chiamarepropriamente nuraghe (che poi una parola della linguasarda di sostrato appartenenteal ceppo mediterraneo prein-deuropeo) la forma della torretroncoconica con lo spazio in-teriore voltato. Lestensionedel termine ad altre forme me-galitiche per certi elementi so-miglianti (ad esempio gli pseu-donuraghi, o nuraghi a corri-doio o a galleria) non corret-ta. Il nuraghe, al suo nascere, un edificio di volume a conotronco (ossia ristretto allasommit piana), robusto per-ch di muratura molto spessacomposta a secco con grossomateriale litico, decrescente indimensioni e viceversa aumen-tante in qualit di taglio (que-sto si dice per le torri di mi-gliore fattura tecnica, quella afilari) dal basso verso lalto.Tale la figura esterna.

    Le stesse caratteristiche mu-rarie, fatte salve la misura infe-riore delle pietre e spesso lamaggiore grossolanit di lavo-

    36 _ Sardegna nuragica

    Interno del nuragheSantu Antine, Torralba

  • ro e di messa in opera dellestesse, si ripetono nella parteinterna. Qui il vano terreno equelli superiori (da uno a duequando esistono) sono roton-di, conformati a sezione ogiva-le, ossia con le pareti progres-sivamente inclinate e dimi-nuenti nel diametro dei cerchilitici che le compongono sinoal culmine, dove il giro del sof-fitto non si chiude, ma lasciaun foro coperto da leggere la-stre orizzontali. la classicaforma di vano a falsa volta(tholos degli antichi Greci).Alla stanza a piano terra, illu-minata debolmente dalla luceche filtra dallesterno, intro-duce un andito, di solito prov-visto sul lato destro duna nic-chia (cosidetta garetta) e diuna scala contrapposta in mu-ratura, che sale a chiocciolacontinuamente, a tratti schia-rita da finestrini, alle camere

    to dalla sezione duovo volge aquella a trapezio e a rettango-lo, questultima con solaio pia-no. La porta dingresso, espo-sta ai quadranti da est a sud-ovest per avere pi luce e sole,mostra larchitrave con spira-glio di scarico, cos come i fi-nestroni delle stanze in eleva-to, nei quali talvolta lo spira-glio rettangolare varia al profi-lo a triangolo come nei monu-menti micenei (nuraghe Oes-Giave).

    Questa modulazione, comeil cambiamento di indici (rap-porto tra diametro base-altez-za dei vani, rapporto massa-spazio della struttura, ecc.), sesi deve riferire al modo di co-struire di maestranze diverse,si spiega anche col fattore cro-nologico, perch lo svolgi-mento articolare della formaoriginaria della torre ha avutoluogo in un lunghissimo pe-riodo (600 anni).

    A questo punto il lettorevorr sapere in che modo econ quali attrezzature si co-struivano i nuraghi, portandoa notevole altezza massi cosgrossi. La risposta stata sem-pre quella generica suggeritaper le piramidi egizie e per al-tre moli megalitiche, luso ciodun piano inclinato di terra epietre, facendo scorrere i ma-teriali su rulli. Ma osservazionifatte nelle torri dei nuraghiCorbos-Silanus e Succoronis-Macomr, dove il muro ester-

    superiori e infine al terrazzo.Nelle torri nuragiche pi anti-che, la scala invece si apre, anotevole altezza dal pavimen-to, nella camera bassa, spez-zando la spirale del percorsointermurario, per entrare inogni vano superiore cui d lu-ce un finestrone. La stanzadingresso nei primi tempi sicontiene nel semplice contor-no circolare, poi si arricchisce,via via, di minori spazi: di unoo pi nicchioni (sino a quat-tro) internati nella parete e,nellultimo sviluppo, di un de-ambulatorio concentrico alvano principale, ricavato nellospessore del muro (Santu An-tine-Torralba).

    Mentre la sezione dei vaniprincipali (anche di quelli su-periori) costantemente ogi-vale, i profili dei nicchioni edelle scale passano dallogivaal taglio trapezoidale, e landi-

    no fa vedere profondi e larghiincavi disposti obliquamenteper lelevato, hanno indotto asupporre limpiego duna sor-ta di robusto scalandrone dilegno, lungo il quale saliva ilcarico di pietre e laltro occor-rente per comporre la struttu-ra. Questa, infatti, oltre che dimateria lapidea, aveva biso-gno a protezione del terrazzo,nelle porte e finestre, nellestesse camere, di manufatti dicarpenteria (resti ne sono statirinvenuti nella stanza a pianoterra e nella scala della torreprincipale di Su Nuraxi-Bar-mini). Per dare unidea delladimensione monumentale, ilcaso di fare conoscere qualchemisura metrica di torri e came-re libere da macerie. Sono lemisure della torre centrale ditre nuraghi costruiti in periodisuccessivi. La torre di Barmi-ni si elevava, quando era inte-gra, per m 18,60 su una base dicirca m 10 di diametro (volu-me stretto e slanciato). Il vanoinferiore, ampliato da due nic-chioni e con scala sopraeleva-ta, misura m 4,80 x 7,76 dal-tezza (indice diametro-altezza

    Sardegna nuragica _ 39

  • di 0,61); il vano superiore dim 2,40 x 5,90 (indice 0,40). Iltronco di cono del nuragheLosa raggiungeva lelevato dicirca una ventina di metri sullabase di m 12,50. La stanza ter-rena, provvista di tre nicchioni(la scala sta nellandito), misu-ra m 5,20 x 7,60 (indice dia-metro-altezza di 0,68), quellaalta m 2,60 x 3,80 (indice dia-metro-altezza 0,68). Nel tor-rione di Santu Antine, si misu-rano alla sommit m 23 sullabase di m 15,47. Il vano a fiordi suolo contornato da deam-bulatorio (la scala sale dallan-dito) di m 5,46 x 7,93 (indice0,68), quello rialzato di m 4,81x 5,33 (indice 0,90).

    I passaggi di tempo sonoovvi dal primo nuraghe sinoal terzo. Il primo (Su Nuraxi)si data al Carbonio 14 al 1460 200 a.C.; una torre co-

    suggerire la funzione civile equotidiana degli edifici. Vi siviveva (soprattutto nei pianialti arieggiati e illuminati) e visi vigilava, alloccasione, sullerisorse del territorio (biade,bestiame e altro). Quando inuraghi si infittiscono e sicompendiano in una certa de-limitazione, si tratta di nucleiabitativi (non mancano le ca-panne intorno alle torri) diuno stesso clan. In periodo diemergenza, se il clan veniva al-le mani con altri clan limitrofi,la gente inerme, mentre i vali-di lottavano, trovava provvi-sorio rifugio nelle torri. Sino atempi non lontani, in Sarde-gna, i conflitti tra gruppi (dipastori e di contadini) per ra-gioni di possesso (fossero pa-

    struita agli inizi del Bronzomedio. Gli altri (Losa e SantuAntine) sono da supporreeretti nel periodo medio e fi-nale rispettivamente delletmedio-bronzea. Si fatta laipotesi di includere e conclu-dere in questa et tutti o qua-si tutti i nuraghi monotorri.

    Quanto alla loro origine, sisale al Bronzo antico. Il Trobasdi Lunamatrona (un bel volu-me di m 13 di diametro ester-no con vano provvisto di duenicchioni di m 6,10 x 10,77,indice 0,56, e scala dandito)sarebbe un esempio della pri-ma fase costruttiva.

    Quale fu (ci si chieder) ladestinazione di queste torri etorrioni? La posizione, lam-biente, la vicinanza allacqua,la convenienza di suoli, la ro-busta struttura e lelevazionesono elementi che portano a

    scoli o terreni seminati) eranoallordine del giorno. Unin-terpretazione di tal genere perle migliaia di nuraghi mono-torri sparsi a grappoli nellecampagne di tutta lisola, senon del tutto certa, molto ra-gionevole. Qualche piega del-lenigma si risolve. Nel Bronzorecente e finale, i nuraghi pre-sentano un singolare e straor-dinario nuovo fenomeno, nelquale si deve leggere una sto-ria complessa, come comples-sa diviene la figura dei monu-menti. A un buon 30% delleantiche torri isolate (i nuraghimonotorri) si addossano, fa-sciandole e rinforzandole, al-tre torri minori in vario nume-ro, producendo schemi archi-tettonici differenti, sempre vi-stosi e non di rado colossali.

    40 _ Sardegna nuragica Sardegna Nuragica 41

  • Gli elementi aggiunti al nu-cleo di massima si contengonoin un sol piano, talvolta se nepresentano due (Su Nuraxi-Barmini); le camere manten-gono la forma ogivale, rara-mente hanno nicchioni, spes-so, invece, feritoie che fungo-no anche da finestrini per laluce. Dallinsieme risulta unnuraghe che si pu chiamareplurimo o aggregato o polilo-bato, nel quale le strutture diaddossamento, unite tra di lo-ro da cortine rette o curvili-nee, formano una massa domi-

    siali prospettano direttamentesul mastio (Monte e sorcuTueri-Esterzili). La stessa ad-dizione frontale talvolta pren-de sviluppo laterale, consi-stente in due torri minori,congiunte da cortina, che siespandono lateralmente al nu-cleo; la compagine di addossa-mento lascia scoperta in partela torre centrale, talvolta pro-segue in giro sino a contenerlatutta.

    nata al centro dalla torre mag-giore (la torre antica) assomi-gliabile a un mastio.

    Lintegrazione della massaavvolgente al nucleo pu av-venire in tre modi: frontal-mente, di lato, e a giro intero oparziale. Nelladdizione fron-tale, un semplice cortile prece-de la torre maggiore (Giba escorca-Barisardo), oppure uncortile racchiuso allestremitopposta da una torre minore(Molineddu-Sneghe); altri-menti due torri minori coas-

    Spesso un cortile coordinagli accessi allinsieme delletorri (nuraghe Sa mura e maz-zala-Scano Montiferru); in al-tri nuraghi ad addizione fron-tale con espansione lateraleelemento di raccordo lin-gresso della torre centraleprolungato nella struttura ag-giunta, verso cui convergonolunghi corridoi dalle cameredelle due torri minori (Crasta-Santu Lussrgiu).

    42 Sardegna Nuragica Sardegna Nuragica 43

    Ricostruzioneipotetica del complessonuragico di Barumini

  • sconde larte di introdurre inedifici dallapparenza cosmassiccia e compatta giochi esoluzioni architettoniche cheli articolano in modo da ren-dere appagante la fruizione e,nello stesso tempo, offrireunimmagine in qualche mo-do estetica, comunque di for-

    te impressione. Il fascino de-riva, nei nuraghi di superiorearchitettura, da particolarimeglio studiati e ostentati, nelpur rigoroso tessuto generaledella costruzione. Dico dellegrandi gallerie, assimilabili aquelle di Tirinto, nel nuragheSantu Antine; dellalto terso efluido, spettacolare catino delcortile del Su Nuraxi-Barmi-ni; dello spartito, in questocome in altri nuraghi (SantuAntine, Genna Maria, Orru-biu, ecc.) dei mensoloni, a li-vello del terrazzo, che sospen-devano il balcone del piom-batoio, modulando la scarna esevera struttura muraria.

    Laddizione laterale tangen-ziale d luogo a variet note-vole di schemi integrati: com-binazione di nucleo e una tor-re (Pliga-Loceri), o due torri(Su Concali-Tertena), o unatorre e cortile (Mudegu-M-goro), o due torri e due cortili(Santa Sofia-Gspini) e infinetre torri (Noddule-Nuoro). Ilfasciame concentrico sviluppaforme polilobate, nelle quali ilobi sono dati dagli elementiturriti periferici. Si hanno cosnuraghi trilobati a torri margi-nali sporgenti, unite da corti-ne rettilinee (Pranu Nuracci-Siris) o curvilinee (Longu-C-glieri), oppure con sequenzacontinua ad andamento con-cavo-convesso di torre e corti-le (Santu Antine, Losa, Logo-mache-Fonni). In altri nuraghilo schema concentrico qua-drilobato, con andamento ditorri e cortine spezzato (SuNuraxi) o a sinuosit continua(Santa Barbara-Macomr). In-fine si hanno impianti di av-volgimento pentalobati (Orru-

    biu-Orroli) ed esalobati (Gen-na Corte-Lconi).

    In queste moli di pianta co-s complessa, con ingegnosesoluzioni architettoniche, fuimpiegata una grande massadi manodopera (da supporreservile) guidata da maestran-ze specializzate, in un disegnoorganico di fabbrica cui sot-tesa una direzione mirata al-luso funzionale di tali monu-menti. Colpisce, intanto, lavariet delle forme di aggre-gazione delle partiture ag-giunte al nucleo antico, chedenota creativit e adegua-mento ai luoghi e ai tempi.Una flessibilit che non na-

    NNuurraagghhee SS.. BBaarrbbaarraa, Macomer

  • Sardegna nuragica _ 47

    Miracoli di ingegneria serapportati allepoca, ai qualista dietro una salda organiz-zazione.

    Matura ingegneria e disegnofunzionale che si esplicanonel completamento dei nura-ghi polilobati con cinte avan-zate (antemurali), costruite aprotezione dei baluardi inter-ni. Le lizze, che si lascianodietro lo spazio necessario peril passaggio, la manovra e, al-loccasione, il rifugio di per-sone e di cose, si snodano intorri (sino a sette) con unico odoppio ordine di feritoie ecortine di congiunzione, puresse munite di feritoie, cui siaddossano allinterno le scalein muratura per salire al pianodi ronda: il duplice accesso guardato da saettiere (Palma-vera-Alghero, Su Nuraxi, Gen-na Maria, Orrubiu e altri).

    Nellantemurale di nuragheLosa fu applicato un dispositi-vo a cremagliera con feritoie atiro incrociato. In una delletorri della cremagliera, inter-

    na alla ridotta (una ridotta atenaglia sporge invece dallalizza di Su Nuraxi), ricavatoun pozzo a muro, non essen-docene dentro il baluardo atre lobi, a differenza dei pozzipresenti nel cortile e in cameredei nuraghi Santu Antine, SuNuraxi, Lugherras-Pauliltino,Orrubiu. A Losa si osserva an-che, eccezionalmente, la gran-de muraglia esterna che inclu-de nuraghe e villaggio, unacinta megalitica assai rozzadaspetto, di m 292 x 133,provvista di due torrette, unsaliente e sette accessi (quat-tro posterule e tre porte a dipy-lon aperte in torricelle con tet-to a falsa volta).

    Se chi mi legge ricostruirmentalmente in insieme ma-stio, baluardo polilobato e an-temurale turrito, e terr pre-sente che le tre partizioni ar-chitettoniche si elevano a quo-te diverse (circa a m 20, 15 e10) non avr difficolt a rico-noscere, in queste terrazzedegradanti dal centro alla pe-

    46 _ Sardegna nuragica

    riferia, un sistema fortificatodi difesa, caratteristico dellaguerra dassedio. Ci e tuttolaltro che stato detto circa laforma, la struttura e i congegnidei nuraghi plurimi rende per-suasi sulla ragione ultima diqueste imponenti e formida-bili costruzioni: che sono ca-stelli e, nello stesso tempo, se-di di abitazione e governo disignori e di principi. Sono pa-lazzi-fortilizi (regge se si vuoledire altrimenti), rispondentipienamente alla storia e alle vi-cende traversate da conflittiinterni ed esterni, nel tempodella bella et dei nuraghi(cos si pu chiamare il trattodi secoli dal 1200 al 900 a.C.) enegli inizi della stagione dellearistocrazie (900 - met VII se-colo a.C.).

    Diversa cosa dai nuraghi so-no gli pseudonuraghi o nura-ghi a corridoio o a galleria. Ciche li accomuna soltanto latecnica costruttiva a grossepietre senza malta; di superfi-cie, se non casuale, qualche al-

    tra rispondenza di dettaglio.Di pseudonuraghi se ne con-tano oggi centottanta. Sonostrutture rozze e basse, moltoinclinate al filo esterno. Il con-torno varia dal rotondo allel-littico, al subquadrato e al ret-tangolare (Cnculu-Scano M.,Gianna Uda-Bonarcado, Tan-ca Manna-Tempio, Fronte Mo-la-Thiesi).

    Linterno, al piano terra, sipresenta con uno o pi corri-doi a solaio piano, che diven-tano gallerie quando attraver-sano in lungo o in largo lacostruzione, che allora mo-stra due ingressi contrapposti(Tusari-Bortigali, Sneghe-Su-ni, Budas-Tempio). Al lato oai lati del corridoio si apronocellette in coppia, talora ripe-tute, cos da formare unoschema a transetto (citati Tu-sari, Sneghe, Fronte Mola) epartono scale in muratura, azig zag, che mettono al pianounico superiore dove spessostanno i vani di dimora, ro-tondi o quadrangolari, col

  • tetto in legno e frasche (Brun-cu Mdugui, Fronte Mola).

    Eccezionale, e in ogni casoembrionale, la falsa cupola li-tica (Friarosu-Mogorella, Pep-pe Gallu-Uri, questultimo coningresso sopraelevato dal suo-lo). Sembra che la forma dellopseudonuraghe abbia prece-duto nellorigine quella delnuraghe con la tholos, il qualeperaltro ha premesse nella tor-re circolare a copertura ligneadellet del Rame (Sa Corona-Villagreca, Taro o Corte Broc-ci-Giara di Gsturi).

    Lo pseudonuraghe si affer-ma nel periodo del Bronzo an-tico, mostrando per piante dicorridoio (a elle, a transetto) inCorsica, in Bretagna e in In-ghilterra gi presenti in tombedellet dei primi metalli (oCalcolitico). Del resto in que-stultima et (verso la fine) pa-re essere stato costruito lo pseu-donuraghe di Bruncu Mdugui,a tener conto della cronologiaa C14 intorno al 1820 a.C.

    In un certo momento (Bron-zo medio) si nota la fusionedi nuraghe a tholos e pseudo-nuraghe, esemplificata dagliedifici di Albucciu-Arzachena(cronologia a C14 del 1220circa a.C.), Tanca Manna-Fon-ni, Gurti Aqua-Nurri, Su Moli-nu-Villanovafranca, ecc.

    Sebbene altrove lo schema acorridoio dello pseudonura-ghe trovi esclusiva applicazio-ne in sepolcri, in Sardegna fa

    luogo a costruzioni che si de-vono ritenere destinate ad usocorrente: ad abitazione, comedimostrano le camere al pianosuperiore o i terrazzi, la pre-senza dei quali, taluni provvi-sti di balconcini su mensole(Albucciu), suggerisce ancheuna certa funzione di vigilan-za, come semplice avvistamen-to di turbative o pericoli relati-vi alla terra e alle sue risorseproduttive.

    A questo punto occorre ri-cordare, sia pure di scorcio, lecolline e montagne fortificateda recinti contenenti il nura-ghe, torri minori e nuclei di ca-panne nellOgliastra (Serbissi-Osini, Scer-Ilbono), in Gallu-ra e altrove.

    In particolare, poi, non sipu omettere un cenno allar-ce di Antigori-Srroch. Quiuna collina isolata coronatada una roccaforte a sistema dicinque torri e di cortine colle-gate col dirupo naturale, aven-te al culmine dellarea terraz-zata un nuraghe monotorre.Insieme a ceramiche locali, visi sono rinvenuti un centinaiodi vasi micenei, del MiceneoIII b (1340-1210) e c (1200-1110 a.C.). ovvia limpor-tanza dellinsediamento nura-gico in un punto strategico delgolfo di Cagliari, e cos il signi-ficato dei ritrovamenti per lastoria dei contatti tra Sardi in-digeni e popolazioni esternedel Mediterraneo.

    Sardegna nuragica _ 49

    NNuurraagghhee AAllbbuucccciiuu, Arzachena

  • La civilt nuragica eredi-ta alcuni tipi tombalidal Neolitico e dal Cal-colitico, e altri li elabora origi-nalmente. Tra i primi c il ti-po dellipogeo, detto popolar-mente in lingua sarda domude janas (casa di fate). In etprenuragica si costruirono amigliaia le grotticelle a comin-ciare dal Neolitico medio (cul-tura di Bonuighinu: 3730-3300a.C.), per infittirle nel Neoliti-co recente (cultura di Ozieri:3300-2490) e continuarle nelCalcolitico (culture di Abealzu,Monte Claro e corrente delvaso campaniforme: 2490-1800).

    Nel Bronzo antico (ossianella prima fase della civiltnuragica: cultura di Bonnna-ro), luso dellipogeo si dira-da, limitato a territori del Sas-sarese e del Goceano nellaSardegna settentrionale, men-tre nel resto dellisola cessacompletamente, per far luogoalle tombe in costruzione me-galitica.

    I poco pi di trenta ipogeidi questo periodo (il 75,7%costruiti ex novo, i restanti ria-dattati) si distinguono per duecaratteristiche.

    La prima (relativa alla mag-gioranza di essi) che la pian-ta resta conclusa in ununicacelletta di forma rotonda, perlo pi con soffitto concavo(per esempio San Giorgio-Sas-sari) o rettangolare ed ellitti-co-ovale (per esempio S. Ma-ria de iscalas I-Osilo, Chercos-Usini, Sas Puntas o Binza de saPunta-Tissi). Alcune grotticel-le a cameretta rettangolare mo-strano una banchina perime-trale, che include una fossa in-torno alla quale si girava pernon calpestare i defunti, e nic-chiette sovrastanti per offerte(Molaf-Sassari, Siscia e saspiras I-Usini). Sono simili a ipo-gei dellisola di Maiorca (peresempio Son Sunyer 5-Palma)del Bronzo antico balearico(dal 1800 al 1500 a.C.).

    La seconda caratteristicaconsiste nellarchitettura dellafacciata che presenta, scolpitanella roccia, una stele ricurvasopra la porticina dingressoai cui lati, talvolta, si rilevanodei sedili. Inoltre, sullalto delprospetto allinizio della co-pertura esterna talora confor-mata a sezione di botte (Cam-pu Lontanu-Florinas), figura-no costantemente tre incavi

    Sardegna nuragica _ 51

    LE TOMBE

    Tomba di GigantiCCaammppuu LLoonnttaannuu, Florinas

  • contenenti altrettanti betilinidi pietra a coronamento deco-rativo e simbolico della tomba(i betilini sono stati trovati an-cora in posto nellipogeo VIIIdi Sos Furrighesos-Anela).

    Profilo arcuato della faccia-ta, stele, banchina, incavi so-no particolari architettonici edi arredo che si riscontranonella tomba megalitica dettadi Giganti. Ci dimostra lacontemporaneit degli ulti-missimi e segregati prodottidellipogeismo sardo con leprime manifestazioni di unatipica forma isolana di se-polcro, destinata a diventarecostante nelluso, essendonedurata la costruzione per al-meno 800 anni.

    Appunto il megalitismo lanota dominante nellarchitet-tura funeraria del tempo deinuraghi. Senza escludere la per-sistenza del dolmen semplice,conosciuto in Sardegna sinodal Neolitico recente, la formaderivata della alle couverte(viale coperto), anche essapresente durante lo svolgersidelle culture di Ozieri e diAbealzu (Sa Corte noa e Sa cor-te e pranu maore-Lconi), siafferma e si diffonde nella pri-ma fase della civilt nuragica(Bronzo antico). Alles a lun-go vano rettangolare per lopi interrato, limitato e coper-to da rozzi lastroni, la facciatarettilinea, il tutto nascosto datumulo di terra e pietre (i mor-

    ti inumati collettivamente),furono costruite, in questo pe-riodo, in diverse parti dellaSardegna. Basti ricordare i se-polcri megalitici, con strutturaortostatica, di Li Lolghi e Cod-du Vecciu-Arzachena, di Mon-te de sape-Olbia, di Su Cuad-du de Nixis-Lunamatrona,poi trasformati in tombe diGiganti con stele arcuata nelmezzo dellesedra, nellandan-te Bronzo antico e nei primitempi del Bronzo medio. Nel-la prima fase nuragica furonofabbricate le alles di San Mi-chele e Tramassunele-Fonni,che si distinguono per esserefornite nel prospetto di lar-ghissima stele trapezoidale colportello scolpito alla base. Manel Bronzo antico nasce e sisviluppa soprattutto la tombadi Giganti, di stile dolmenico-ortostatico. Questa si differen-zia dalla alle per il disegnodel prospetto a esedra conca-va, definita da lastroni infittiverticalmente che vanno cre-scendo in elevazione dalle e-stremit delle ali al centro do-ve domina, con valore archi-tettonico e significato simboli-co, lalta stele monolitica o bi-litica, con uno o due listellitrasversali, talvolta con incavi(finestrelle finte) al lato dellaporticina ricavata al piede del-la stessa stele. Esempio assaiantico la tomba di Giganti diAiodda-Nurallao, con stele ar-cuata a finestrelle finte (come

    52 _ Sardegna nuragica

    Tomba di GigantiSSuu CCuuaadddduu ddee NNiixxiiss, Lunamatrona

  • nella stele di Su Cuaddu de Ni-xis).

    Il vano a naveta, di sezio-ne ovale, strutturato a filaridi pietre in gran parte ricavateda spezzoni di statue-menhirsarmate, di et calcolitica(cultura di Abealzu?): misuradal fondo allinterno del por-tello m 8,93 di lunghezza x m1,96 / 1,06 di larghezza. Sta-tue-menhirs non armate maprovviste dun oggetto in for-ma di paletta (forse simbolodi potere e di comando) iden-tico a quello recato alla vitada sculture eneolitiche delMezzogiorno francese, stava-no nellesedra, a protezionedei morti (in questo caso par-rebbero grandi capi di trib),della tomba di Pedras Dola-das-Silanus. Le statue sardesembrerebbero pi recenti diquelle francesi e contempora-nee al sepolcro che si ritieneessere stato costruito agli inizidel Bronzo antico.

    contenitore, con altre formevascolari, fu deposto nella si-mile tomba di Palatu-Brori(corpo di m 14,50 e m 4,00 dilunghezza e larghezza rispet-tivamente, vano di m 11,55 x1,10). Le analisi di idratazio-ne di campioni dossidiana,facenti parte della suppellet-tile funeraria, hanno fornitodatazione di 1588 200 e1334 126 a.C.

    Nello stesso tempo, nellaSardegna centro-meridionale,fa la sua apparizione e si svi-luppa un altro tipo di tombadi Giganti, a struttura pro-priamente nuragica, cui non estranea la grande voga cheprende il nuraghe monotorre.Permane la sagoma a corporettangolare absidato con ese-dra (schema che sembra sim-bolizzare la testa del toro).Per sparisce il tumulo, cosche la struttura litica diventa,per cos dire, solare e offrealla vista e allattenzione spiri-tuale le belle linee scandite afilari nei fianchi rettilinei enella dolce curva dellabside.Nellesedra non c pi la ste-le o altro ornato, rimane lanuda ed elegante prospettivadel muro concavo ordinato afile di pietra. Il portello aper-to nel muro; dietro sta loscu-ro e impressionante vano tom-bale. Al lettore presento dueesemplari di tale tipo di tom-ba, se mai gli venisse voglia difare una visita.

    Il tipo dolmenico-ortostati-co della tomba di Giganticontinua a svolgersi duranteil Bronzo medio (facies Sub-bonnnaro: 1500-1200 a.C.),in particolare nella Sardegnacentro-settentrionale. bennota di questo periodo lamaggiore delle tombe di Go-ronna-Pauliltino. Una mo-numentale costruzione in ba-salto lunga m 24,60, cameradi m 18,25 di lunghezza x m1,31 di larghezza (superficiemq 23,90); una lastra dellacopertura misura mc 2,16 epesa t 6,78. Trovati fra laltro,a corredo dei defunti, un vasocon ansa a processo ascifor-me e un contenitore biconi-co a tesa interna, decorato aspecchi riempiti di punti im-pressi col pettine. Nellesedraun betilo conico di basalto,dun tipo presente anche inaltre tombe di Giganti del ge-nere (vedi capitolo Monu-menti di culto). Un analogo

    54 _ Sardegna nuragica Sardegna nuragica _ 55

    Sulla giara di Siddi (un al-topiano dal paesaggio arcaico,quasi un fossile) spicca la tom-ba di Sa domu e sorcu la casadellorco. La mole megaliticasi allunga per m 15,20, la fac-ciata ricurva si apre per m 18,la copertura offre limmagineduna chiglia di nave rovescia-ta. Forte linclinazione dellacontinua ritmica muratura, afilari di basalto e lava: (da 20 a30). La camera, di sezione tra-pezoidale con aggetto di 8,copre la lunghezza di m 9,72 x1,24, con elevazione di metri2,45/2,36; la chiudono lastro-ni da 4,16 a 1,59 mc e del pesoda 12,48 a 4,77 t. V una cel-letta, a sinistra di chi entra, so-praelevata sul pavimento ac-ciottolato. Figura e strutturainterna ed esterna trovano ri-scontro speculare in naus o na-vetas di Minorca, nelle Baleari(ad esempio Rafal Rub-Ma-hn): lo stesso respiro megali-tico, un clima depoca, un mo-do di vedere e costruire medi-terraneo-insulare.

    Laltra tomba che propongoper la visita quella, in grani-to, sita in localit San Cosimo-Gonnosfandiga chiamata Sagrutta de Santu Giuanni lagrotta di San Giovanni. lapi grande che si conosca aoggi in Sardegna: 30 m di lun-ghezza, compresa la crepidineche la sostiene, e 24,10 di lar-ghezza allesedra. Vano a se-zione tronco-ogivale, lungo m

    Ricostruzione ideale di Tomba di Giganti

  • 16,50, largo 1,40 (superficiemq 23), alto 1,90. Interessanteil corredo includente, tra le al-tre forme vascolari, contenito-ri a tesa interna con decorazio-ne a punteggiato e nervature,come a Goronna e Palatu (daqui la contemporaneit del ti-po di tomba di Giganti nura-gico e di quello dolmenico-ortostatico con stele arcuata).Furono rinvenute anche perledi pasta vitrea, gioielli dim-portazione (micenea, egizia,europea?).

    Mentre il tipo nuragicoperdura nel Centro-sud del-lisola per tutto il tempo delBronzo recente e finale (1200-900 a.C.), quello dolmenico-ortostatico del Centro-nordviene gradatamente a cessare elo sostituisce un altro tipo ditomba di Giganti che si carat-terizza per la raffinata lavora-zione a scalpello della struttu-ra muraria e la precisa colloca-zione in opera delle singolemembrature architettoniche,dove si alternano ortostati e fi-lari, e per la presenza costante,al centro dellesedra, di una odue pietre sagomate e fregiate

    con una partitura di quattrodentelli separati da tre incavi(un elemento decorativo e an-che simbolico incentrato sulconcetto religioso ternario).Di natura simbolica sono al-tres le lastre di fondo del vanofunerario aventi un rilievoquadrangolare (Bhatos-Sdi-lo), Sa Mrghine-Talana, Rojade murta-Bauladu: la lastra diquestultima tomba con pernidincastro nelle fiancate e neltetto; lo sono inoltre le pietrequadrangolari e pentagonalicon rilievi a ogiva, a triangoloe in quadro, da interpretarsiforse come chiusini (Tamuli-Macomr).

    Sino ad ora conosciamo unatrentina di tombe di Giganticon fregio, estese dalla Gallu-ra allaltopiano di Abbasanta edalla Planargia alle Baronie eallOgliastra per il Marghine ela Barbagia.

    Eccezionale la presenza nelSud: la tomba di Su nidu e sucrobu-S. Antioco, nella quale ilmonolite trapezoidale con identelli fu integrato successi-vamente nella struttura inopera poliedrica di roccia vul-canica del sepolcro pi antico.

    Vorrei invitare chi mi legge afare una visita al gruppo diquattro tombe di Giganti diMadau-Fonni, dove venivanosepolti gli abitanti di tre pros-simi villaggetti situati nella

    Tomba di GigantiMMaaddaauu, Fonni

  • bella valle del riu Gremanu,sotto il passo di Corru e boe(sarcu de corru e boe chia-mato in sardo, perch ha laforma di corna di bue: vi si ve-deva il segno della divinittaurina al modo che gli Egizivisualizzavano Apis, il grandedio di Menfi?).

    Spicca nel gruppo la mag-giore tomba, un monumentalemausoleo di preziosa architet-tura. Eleganti e levigate le strut-ture, in granito.

    Lungo m 22,20 dallabsidealla corda dellesedra ampia24 m, il corpo murario com-posto a sfoglie contiene il va-no funerario, di pianta trape-zoidale (m 9 x 1,20/1,00), ogi-vale in sezione con pareti a fi-lari di conci strapiombanti ecoperte allaltezza di m 1,50da lastrine di schisto.

    Nel pavimento sono stati re-impiegati lastroni, taluni conincavi, appartenuti alle fianca-te o al soffitto duna pi anticatomba di Giganti (del Bronzomedio), della quale sono statimessi in opera nella nuova an-che un grosso spezzone dellastele arcuata, che fa da sogliaal portello, e squadroni dellamuratura formanti il banconedelle offerte. Un chiusino dicm 64 x 57/52 ferma il portel-lo, che era sovrastato dal fre-gio a dentelli (qui ricavato indue elementi litici sovrappo-sti): unico ma distinto e signi-ficativo segno, messo a modu-

    lare, nellesatto centro, la mo-stra tersa della facciata, com-posta da filari orizzontali re-golari di conci sulla base orto-statica di lastroni di perfetta fi-nitura. Davanti al portello stail focolare rituale di purifica-zione. La facciata emerge tuttain vista sino dalla base che nelresto della tomba nascostada un tumulo di terra e pietredi rincalzo alla struttura dim-pianto, inclinato verso lester-no per facilitare lo sdoccio del-lacqua piovana (allinterno deltumulo sono stati rinvenutimazzuoli, asce a gola, percus-sori di pietra dura, gettati l inpezzi, dopo aver servito a ta-gliare e rifinire il materiale liti-co delle strutture della nuovatomba).

    Il tumulo si ferma allaltezzaduna crepidine che gira intor-no al vano sepolcrale, e fa luo-go alla sofisticata sovrastrut-tura di coronamento che risal-ta in bella evidenza architetto-nica con la sagoma a naveta(simbolo della barca dei mor-ti e del viaggio ultraterreno)per laltezza di m 1,50 sopra laplatea. Elementi del corredofunerario (cote, braccialetto dibronzo, fuseruola fittile), oltrele ceramiche, suggeriscono lapresenza di morti dei due ses-si. Assidua era la presenza deiparenti nellarea cerimonialedellesedra, e copiosa loffertadi cibo e bevanda contenuti invasi di terracotta lisci e deco-

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    Interno della Tomba di Giganti di MMaaddaauu, Fonni

  • thos-Sdilo, Elighe Onna-San-tu Lussrgiu e di Su Nidu e sucrobu (corni litici in roccia tu-facea). Lultima forma di tom-ba nuragica non pi megali-tica. I sepolcri individuali del-la stagione delle aristocrazie(dal 900 al 500 a.C.) sono a

    pozzetto e a cassone. Nei poz-zetti di Monti Prama-Cabras imorti erano stati inumati inposizione seduta.

    La suppellettile tutta dicultura geometrica e orien-talizzante (statuette e armi inbronzo, ceramiche, gioielli).

    rati con la tecnica dellimpres-sione a pettine tipica dellepo-ca, rinvenuti in pezzi per esse-re caduti dal bancone su cuierano stati deposti allorigine.Si aggiungono, tra i doni, ma-cine e pestelli di pietra asso-ciati allofferta di grano e orzo,

    e betilini di trachite, simboliforse della divinit taurina (odi altra divinit) protettricedei defunti, oppure aventi si-gnificato scaramantico. Similioggetti rituali sono stati trova-ti anche nelle tombe di Gigan-ti con fregio a dentelli di Ba-

    Tomba di Gigantidi SSeennaa ee TToommeess, Dorgali

  • La grandiosit, lattrez-zatura e la simbologiafanno delle tombe me-galitiche veri e propri monu-menti di culto: del culto deimorti, fossero questi perso-naggi di prestigio (capi ante-nati eroizzati dei quali parla latradizione letteraria, dicendo-li capaci di erogare salute achi incubava presso i lorosepolcri), fossero componentidi un gruppo o duna comuni-t in cui si riassumevano le vir-t determinanti la devozionedei vivi. Il megalitismo dei se-polcri fissa in grande le me-morie, e d il senso che si siacostruito per leternit: ci faparte dellidea religiosa e delculto.

    Pi chiara diventa questaconcezione quando si ha pre-sente lassociazione alla tom-ba di arredi rituali (li abbiamoaddietro indicati) ma soprat-tutto di semata (segni) figu-rati che attengono al sacro. Tragli ultimi risaltano i btili, co-nici e troncoconici, alti da unoa due metri: i conici legati alletombe di Giganti del Bronzomedio, gli altri ai sepolcri delBronzo recente e finale. Se neconoscono una cinquantina,

    quasi tutti in basalto, una roc-cia scura adatta, come le for-me stilizzate e astratte, al do-minio dellaldil. Significativiappaiono i btili conici fallici econ mammelle (Tamuli-Maco-mr), nei quali facile ricono-scere lentit maschile e quellafemminile che, coniugandosipresso la stessa tomba, simbo-leggiano la copulazione di di-vinit dei due sessi al fine di ri-creare la vita spenta nei morti.Ierogamia sessuale allusa an-che nellaccoppiamento di se-gni di falli e mammelle in altretombe di Giganti.

    Quanto ai btili tronco-co-nici, ve ne sono con incaviscolpiti tutto allingiro pocosotto la sommit in numero di-spari (da tre a cinque). Gli in-cavi rappresentano occhi e,nellessenza, il monolite sub-antropomorfo vuole figurareuna divinit guardiana dei de-funti, una sorta di Argo panop-ts, cio dai numerosi occhi(sar la dea degli occhi neo-litica, sar un essere assimilabi-le al mostro dai quattro oc-chi e quattro braccia, due spa-de e due scudi effigiato in sta-tuine di bronzo del santuariodi Abini-Teti?).

    Sardegna nuragica _ 63

    MONUMENTI DI CULTO

    Betili da Tamuli, Macomer

  • gli ex voto in bronzo e altramateria. Circa un migliaio diarmi e oggetti enei, tra cui uncentinaio di statuette, venneroraccolti nel secolo scorso, co-stituendo la pi ricca stipe vo-tiva del tempo dei nuraghi.

    Vennero fusi in unofficinaprossima al luogo di culto, co-me dimostrano elementi distagno, rame e di lignite usatacome combustibile; vi si trat-tava pure il piombo e il ferro.Fervore di fede, di lavoro e,nelloccasione festiva, di mer-

    cato. Ancora oggi la gente bar-baricina favoleggia di demonidella pioggia che si aggiranoa frotte tra rupi di granito eboschi, nella convalle e nellemontagne circostanti e la fa-vola aumenta la suggestionedel sito.

    Nel santuario di S. Cristina-Pauliltino, steso su un alto-piano tra antichi olivi, pocodistante dal nuraghe e dal pic-colo borgo nuragico, fa spetta-colo il meraviglioso pozzo sa-cro, contornato dalle casette

    Di grande interesse sono ap-punto i santuari, il cui tessutoreligioso si incentrava per lopi sul tempio a pozzo, dove sivenerava la (o le) divinit del-lacqua di vena e che, talora, siarricchiva di altri sacelli. Ilsantuario di Abini, situato nel-la remota e solitaria valle di Sabadde de sa domo e di Sa bad-de de sa bidda (la valle dellacasa e la valle del paese,nome derivato dalla presenzadi alcune capanne circolari delvillaggio nuragico), era fre-

    quentatissimo dalla gente dimontagna, soprattutto nellaprima Et del Ferro; ma la vitavi documentata sin dal Bron-zo medio e in quello recente.

    La festa vi si doveva celebra-re sul finire della primavera oallinizio dellestate, quandolimpetuoso fiume Taloro con-sentiva laccesso sicuro. Nelduplice recinto del sacello del-le acque, costruito in elegantiblocchi di trachite, stavanoesposti, appesi alle pareti o im-piombati su piedistalli litici,

    Sardegna nuragica _ 6564 _ Sardegna nuragica

    Pozzo Sacro di SSaannttaa CCrriissttiinnaa, Paulilatino

  • per i novenanti e dai posti dimercato.

    Si vedono inoltre lampiovano della sacrestia e il recintoper la fiera del bestiame. Giverso il IX secolo a.C., cometestimoniano le statuette inbronzo fenicie e indigene, ilsacro vi esplodeva, come av-viene ancor oggi nel muriste-ne presso la chiesetta rusticadella santa, che, nella formacircolare, imita lantico.

    Ma in quello di S. Vittoriadi Serri, visibile quasi da ogniparte situato com in un pae-saggio dincanto sullaperta edominante giara, che appa-re completa lorganizzazionedel santuario. Il disegno edili-zio e architettonico consta diparti diverse, mirate a compor-re festa religiosa e civile, mer-cato e assemblea politica. C,ben distinta, la zona templare(un tempio a pozzo e un sacel-lo rettangolare).

    Gli spassi e i giochi festivi egli affari del mercato si svolge-vano in un vasto recinto ellitti-co, con porticato e vani roton-di per il soggiorno dei festaiolie coi posti per i rivenditori. Indisparte, presso un gruppo didimore stabili destinate allefamiglie che avevano cura delsantuario, spicca lampia ro-tonda coperta dellassembleadei prncipi (larredo dunabacinella e dun btilo in cal-care e il ritrovamento di sta-tuette bronzee di animali tra i

    resti di cenere e carbone indi-cano una cerimonia sacrificaledi propiziazione del buon esi-to della seduta o di suggellosacro del patto politico).

    In questo santuario si coglieil massimo sforzo organizzati-vo, tendente a far coagulare lasolidariet popolare e nazio-nale della societ del tempo.Qualcosa di vicino al mododei Greci che recuperavano lanazione morale, pur scontan-do la divisione politica, neicelebri santuari panellenici.Posto fortificato da un nura-ghe complesso nel Bronzo re-cente e finale, S. Vittoria di-vent luogo pacifico, neutra-le, quando vi si costru il san-tuario allinizio della stagionedelle aristocrazie. Un santua-rio pansardo che visse a lun-go, celebratissimo, come di-mostrano i numerosi e prezio-si ex voto (si pensi alle qua-ranta e pi figurine di bron-zo), e cadde soltanto quandone fecero un rogo i conquista-tori cartaginesi.

    Oltre che nei santuari famo-si, la profonda religiosit deiSardi nuragici si esplic diffu-samente in luoghi minori conedifici di culto, nei villaggi enelle campagne. Tipica co-struzione sacra dellepoca iltempio a pozzo. Se ne contanoattualmente una quarantina.Presentano uno schema ugua-le in tutto il territorio isolano,mantenendolo costante, salvo

    66 _ Sardegna nuragica

    Pozzo Sacro di SSaannttaa VViittttoorriiaa, Serri

  • un corpo costruttivo, orienta-to da nord-nord-ovest a sud-sud-est, lungo m 17,47. Vesti-bolo di pianta trapezoidale dim 2,62 x 1,87, scala di 17 gra-dini, vano del pozzo di m 1,25di diametro, altezza al culmi-ne della pseudocupola m 6,81con 28 filari di schisto; lo co-pre unintercapedine in origi-ne voltata. Eccezionale il cor-tile esterno, circolare, con se-dili alla base dellepareti, accessi-bile dal pianodi campagnascendendouna scala diquattro gradini.Forse ledificio fucostruito nei secoli fi-nali del II millennioa.C., ristrutturato verso ilIX-VIII secolo. Nel VII-VI vifu esposta in voto una statuet-ta lignea. Il pozzo di S. Ana-stasia, contornato da recinti evani rotondi con sedili, nic-chie, focolari e un btilo, unedificio lungo m 12 circa,atrio rettangolare di m 3,50 x2,10, scala di 12 gradini, tho-los di m 3,55 di diametro x5,05 daltezza. Cos era versoil XIII-XII secolo a.C.

    Poi, intorno al IX secolo, furistrutturata la facciata in cal-care, tutta scolpita con fregigeometrici a zig zag, spina dipesce, cerchielli concentrici,bozze mammillari sulla tra-beazione a conci dentellati e

    dipinti e nello spazio triango-lare del timpano avente alcentro una testa di toro in ba-salto. Alla sommit del pozzoun muro basso limita unarearotonda lastricata per le ceri-monie (la stessa si osserva nelpozzo di S. Cristina). Granquantit di offerte, in bronzo,ceramica liscia e decoratageometricamente, anche conplastiche antropomorfe, a S.

    Anastasia. Ancoroggi la genteritiene saluta-ri le acque deltempio, che

    chiamato Safuntana de is do-

    lus, la fonte checura i dolori reumati-

    ci. Su Tempiesu un gio-iellino darchitettura. Una

    nota gentile in un paesaggioaspro, di macchia, nascostosu un costone, oggi solitario,che guarda lontano il mareTirreno. Conci di trachitebollosa, perfettamente squa-drati, compongono la struttu-ra: la facciata con coronamen-to a cuspide sormontata daun fascio di spade di bronzo, ifianchi di forte inclinazione,lestradosso a doppio spio-vente. Lo scalpello ha moda-nato a scanalature e sgusci leali del timpano, ha rilevatobozze mammillari in alcuniconci del prospetto, ha politoil semplice lineare profilo delresto delle murature.

    il progressivo affinamento tec-nico, dal Bronzo recente, nelquale si constatano i primiesemplari, allet del Ferro,periodo del massimo svilup-po. Ledificio manifesta unitdi pensiero e di pratiche reli-giose che coinvolgono linteropopolo (o tutti i popoli) dellaSardegna, ad onta della divi-sione cantonale. La predile-zione del tipo dimostratanon soltanto dalla diffusionegeneralizzata, ma anche dalvederlo moltiplicato, talvolta,in una stessa localit (Matzan-ni-Vallermosa, Musuleu-SanNicol Gerri).

    Il disegno costruttivo deltempio a pozzo consta di treparti essenziali: vestibolo afior di suolo di varia figuraplanimetrica, scala coperta dasolaio di architravi digradanti,vano voltato a falsa cupola chefa da pozzo dacqua sorgiva oche ricopre un pozzo sotto-stante fungendo da cameradaria. Il pozzo il centro ma-teriale e ideale dellinsieme ar-chitettonico, il cui carattere dipenetrale segnato dal re-cinto (sorta di tmenos) che loracchiude. La parte sopraterradelledificio sacro si componedi una struttura a tamburobombato in corrispondenzadel pozzo che si lega in conti-nuit a un corpo rettilineo adoppio spiovente includentescala e atrio; in questo si espo-nevano gli ex voto e figurano

    attrezzature per i sacrifici (va-schetta, banconi, ecc.). A giu-dicare da un esempio rimastoquasi integro (Su Tempiesu-Orune) la facciata, avente nelmezzo la porta dingresso ar-chitravata, finiva a timpanonelle forme pi elaborate, contrabeazione, specchio triango-lare e culmine decorati. Neipozzi di Santa Vittoria e SantaAnastasia-Srdara, sul fronto-ne spiccavano teste taurine inrilievo. Allesterno dei templicera poi tutto un contorno diarredi rituali e simbolici inpietra lavorata (btili, altarinifregiati, cippi capitellati).

    Possono dare idea del tipodi edificio i pozzi sacri di SaTesta-Olbia e di S. Anastasia,e quelli di Su Tempiesu e S.Cristina. I primi due, che so-no pi antichi, fanno vedereun fabbricato di tecnica nura-gica vera e propria, con pietreappena sbozzate ad apparec-chiatura grezza e irregolare(le camere dei pozzi sembra-no camere interrate di nura-ghe). I due secondi sono co-struiti in pietra da taglio, aprofili precisi, e dimostranosensibilit artistica raffinata emoderna. Pare di poterli ri-collegare ai monumenti a tho-los di ritmo perfetto, che gliscrittori antichi oppongonoalle costruzioni sarde fatte al-la maniera arcaica dei Greci,intendi Micenei.

    Il pozzo di Sa Testa presenta

    Sardegna nuragica _ 6968 _ Sardegna nuragica

  • Dallestro e dallabilit con-sumata degli artigiani natoun piccolo edificio lungo m7,70, largo al prospetto m3,55, alto al colmo m 6,65.

    Il vestibolo di m 1,55 x1,07/1,30, di m 3,27 daltez-za, strapiomba nelle fiancateprovviste di sedili e stipi sottoil soffitto ad archi monolitici.Nel pavimento le lastre si uni-scono con giunti esatti per viadi piombo colato negli inter-stizi, e sottostante alle lastrecorre un canaletto per il de-flusso dellacqua del pozzo. Aquesto scende la scala (m0,45 x 0,87 di larghezza) conappena quattro gradini salda-ti con grappe plumbee.

    La tholos in miniatura (m0,60 di diametro di base, al-tezza m 2) integralmenteconservata nei suoi undicianelli di pietra squadrata.Precedono il sacello due cor-

    tili, uno esterno e uno inter-no, costruiti in tempi diversicome dimostrano il materialee la tecnica differenti. In untratto del muro del cortile in-terno ricavata unaperturache ora fa passare al di fuorilacqua proveniente dal-latrio, ma che in origine dasupporre fosse stata lingres-so duna fonte protetta da cu-poletta, ossia il primo im-pianto del luogo di culto chedette poi occasione alla co-struzione pi elaborata deltempietto. Il resto delle mu-rature dei cortili, in filaretti dischisto, venne successivamen-te a questultimo. Cos linsie-me delle strutture rivela trefasi edilizie: la prima delBronzo recente, il sacello del-la prima et del Ferro e la ter-za (il riadattamento) pi tar-diva. I materiali archeologici(gran quantit di bronziduso e figurati e ceramiche)

    Fonte Sacra di SSuu TTeemmppiieessuu, Orune

    Sardegna nuragica _ 71

  • me in uno scrigno, lelementoliquido prezioso per i campi, ilbestiame, luomo stesso, e lasiccit (sa siccagna la chiama-no oggi i Sardi): male anticocome la peste, la carestia e lafame.

    Quale, o quali, divinit o es-seri supremi le genti nuragi-che evocavano per contrastarequesto ciclo infernale? Cer-tamente lo spirito infernale,sotterraneo, che esse riteneva-no albergasse nei pozzi e nellefonti, ossia il toro. Le teste tau-rine scolpite sulle facciate deitempli di Srdara e Serri ne so-no, pi che indizi, prove. Siaggiungono, a conferma, ma-teriali in bronzo e terracottache figurano o recano segnidellanimale divino.

    Nella stipe del pozzo sacrodi Camposanto-Olmedo, sta-va un idoletto bronzeo in for-ma di protome taurina; vasivotivi del pozzo di Serri pre-sentano la superficie segnatada corna bovine stilizzate; dalpozzo di Srdara viene il restodi unanfora piriforme, doveuno strano essere antropo-morfo stringe al petto unastacornuta (qui anche, tra i vasirituali, ce n uno avente il col-lo conformato a fallo, sim-bolo che si addice al toro fe-condatore al pari dellacqua).

    Dio-Toro salutare, inoltre.Lo dicono le denominazionidi Sa funtana de sos malvidosdi Orani e di Sa funtana de is

    dolus di Srdara, e lo ribadi-scono gli autori antichi quan-do ricordano le virt medichefisiche e psichiche delle acquedi vena.

    possibile che lo stesso es-sere infernale entrasse nelgiudicare i malvagi. In queitempi lontani non esisteva ildiritto positivo. Svelare la col-pevolezza o linnocenza si rite-neva appartenesse al sovra-sensibile, che si estrinsecavaattraverso misteriosi fenome-ni naturali. Sulleffetto di que-sti si fondava la pena o lasso-luzione del reato. Le fonti an-tiche narrano che in Sardegnail giudizio di Dio fosse affidatoalle acque calde (le stesse checuravano e guarivano le malat-tie degli uomini), cio al diodelle acque. lordalia del-lacqua, di cui esiste un inte-ressantissimo documento ar-cheologico.

    Presso la chiesa rurale diSanta Lucia (si badi, la santadegli occhi, della luce) a Bo-norva, sgorgano dal suolo tra-chitico numerose polle di ac-qua termominerale, efferve-scente. Una volta un insiemefitto di tali risorgive era rac-colto dentro un recinto circo-lare, aperto, di m 35 x 36 didiametro, conformato a caveacome un anfiteatro, su cui se-deva la folla in qualit di testi-mone collettivo della cerimo-nia ordalica.

    Al giudizio di Dio veniva

    confermano questi tre mo-menti della storia delledifi-cio, conveniente, nel nucleotecnicamente pi ricercatotanto da sembrare di stileclassico, alla stagione dellearistocrazie.

    Principesco il pozzo diSanta Cristina, che rappresen-ta il culmine dellarchitetturadei templi delle acque. cosequilibrato nelle proporzioni,sofisticato nei tersi e precisiparamenti dellinterno, stu-diato nella composizione geo-metrica delle membrature, co-s razionale in una parola danon capacitarsi, a prima vista,che sia opera vicina al 1000a.C. e che labbia espressa lar-te nuragica, prima che si affer-massero nellisola prestigiosecivilt storiche. Nel pozzo diSanta Cristina splende vera-mente la Magistra Barbaritas.

    Un recinto ellittico chiude ilsacro edificio, lasciando luni-co ingresso coassiale allatrio.Raccolto in questo modo, iltempio sviluppa il muro peri-metrale nella continuit retto-curvilinea di ali del vestibolo edi tamburo del pozzo. La scalamonumentale, aperta a venta-glio verso latrio, luminosa, sirestringe gradatamente e pe-netra a poco a poco nella pe-nombra, come scende sotto ilsoffitto gradonato al misterodellacqua. Londa si manife-sta al fioco chiarore dellorifi-zio della cupola composta a gi-

    ri concentrici di pietre levigatedi basalto, scanditi con forterigido aggetto nel lucernariocilindrico terminante nellaghiera esterna.

    Allarchitettura dei templi apozzo si avvicina, in tono mi-nore, quella delle fonti sacre lequali, in certi casi (Su Tempie-su, ma anche Su Cccuru de isArrus, Abini) li hanno prece-duti. Se ne conoscono una de-cina, le pi in zone montanemeno povere dacqua. Lele-mento che le distingue daipozzi la mancanza della sca-la, perch il vano con la venasta a fior di suolo. La pi anti-ca conosciuta la fonte di SosMalvidos-Orani (i malati),del Bronzo medio. La pi nota quella, in basalto, di Su Lu-marzu a Rebeccu-Bonorva.

    Questa ha latrio rettangola-re con sedili di m 5,15 x 2,45 ela celletta rotonda con cupolatagliata di m 1,36 di diametrox 1,90 daltezza. Nella paretesinistra del vestibolo si osservauno stipo per riporvi la ciotolaper bere lacqua, in legno o su-ghero. Vi si rinvenne unollet-ta piriforme con duplice ansae falso colatoio, una forma ce-ramica del IX-VIII secolo a.C.Templi e fonti sono testimo-nianze significative di religio-ne cui sottesa la penuria diacqua. Architetture che evo-cano insieme larte di cui fucapace la civilt nuragica perraccogliere e conservare, co-

    Sardegna nuragica _ 7372 _ Sardegna nuragica

  • di Cuccuredd-Esterzili sonoconfinanti in remoti luoghicampestri, nelle vicinanze dipoche altre strutture funzio-nali al servizio religioso.

    Tipico schema di mgaronpresenta il tempio di Cuccu-redd, sulla montagna di SantaVittoria, alta m 978. La gentelo chiama Sa domu e Orga,

    la casa di Orga nome dunamaga irosa in sardo arrabio-sa tramutata in pietra perantica maledizione: una sortadi Niobe nuragica che sugge-risce forse una dea. Dentrounarea ellittica di m 48,5 x28, si allunga per m 22,5 ledi-ficio tripartito, con struttura afile di regolari pietre di calca-

    sottoposto il sospettato di fur-to (labigeato, antica inglorio-sa virt del pastore sardo).Dopo il giuramento del fer-mato, gli addetti al rituale neimmergevano la testa nellac-qua calda e frizzante.

    Concludono gli autori anti-chi dicendo che, se lindiziatonon riusciva a sopportare ilterribile effetto, diventava cie-co per aver spergiurato, e nerisultava cos la colpevolezza;se invece lo superava e anzi civedeva pi chiaro, voleva direche non aveva giurato il falsoed era innocente.

    Non tutti gli edifici di cultoprotosardi sono collegati conlacqua. Ve ne sono anche diquelli nei quali la devozione sirivolgeva ad altri fenomeninaturali cui sottostavano spi-riti o esseri di