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La presenza di Casa Savoia a Gioia del Colle
A Gioia si comincia a parlare della Casa Savoia nel 1860. A quella data Gioia contava circa 17.000
abitanti. Infatti il 21 ottobre 1860, a qualche mese di distanza dall’Impresa dei Mille, i gioiesi sono
chiamati a votare per il Plebiscito. Si vota nello spiazzo antistante la chiesa di San Francesco, che
dopo quell’avvenimento prenderà la denominazione di Piazza del
Plebiscito o, come comunemente si dice, Piazza Plebiscito.
Il quesito su cui esprimere il voto recita: Il popolo vuole l’Italia
una, indivisibile con Vittorio Emanuele Re costituzionale e i suoi
legittimi discendenti? La lista racchiude n. 4287 individui e quindi
sono preparati 4287 bollettini per il sì e altrettanti per il no. Anche
a Gioia vinsero i sì e fu dichiarata l’annessione del Sud allo Stato
sabaudo.
L’8 novembre 1860 per solennizzare l’entrata del Re d’Italia in Napoli il Decurionato di Gioia
approva due maritaggi per le donzelle povere e la distribuzione di pane per le famiglie povere.
Il 17 dicembre 1860 i Decurioni deliberano l’acquisto di tre suggelli con lo stemma della Casa
Savoia.
Il 17 marzo 1861 avviene la proclamazione dell’Unità d’Italia.
Il 2 giugno 1861 viene solennizzata anche a Gioia la Festa Nazionale commemorativa dell’Unità
d’Italia e dello Statuto del Regno.
Non tutto va liscio, però, per la Casa Savoia a Gioia. Infatti a 4 mesi
dall’Unità, il 28 luglio 1861, Gioia registra i tragici avvenimenti del
brigantaggio, che vedono come figura di primo piano Pasquale
Romano, tristemente noto come il Sergente Romano, ufficiale borbonico
di Francesco II, deluso dal governo sabaudo per essere rimasto
disoccupato dopo la sconfitta del sovrano borbonico.
Per un approfondimento dell’argomento è possibile consultare il post del
30-1-2009 www.gioiadelcolle.info Giannini Francesco, Gioia tra Unita’
d’Italia e brigantaggio. Il sergente Romano.
Il 14 marzo 1862 anche Gioia commemora l’onomastico e la festa del Re Vittorio Emanuele II.
Il 16 agosto 1862 il Consiglio comunale di Gioia, dando seguito alle disposizioni governative che
chiedevano di diversificare la denominazione di Comuni omonimi delibera di aggiungere al nome
Gioia le parole “dal Colle“, stanteché essa è sita sul cratere di una
piccola collina che bellamente sorge.
Il 9 novembre 1862, in occasione della ricorrenza del novembre 1860,
quando faceva il suo ingresso solenne in Napoli il Re Vittorio Emanuele
II, vengono sorteggiati due maritaggi.
Il 5 gennaio 1863 il Sergente Romano viene ucciso ed ha termine il
fenomeno del brigantaggio a Gioia.
Ancora oggi nel nostro Paese c’è un consistente gruppo di nostalgici
filoborbonici, che ha fatto erigere in Contrada Vallata, teatro della morte
del Romano, un cippo in pietra che ricorda quell’avvenimento e che
annualmente il 5 gennaio commemora tale evento.
E qui vorrei aprire e chiudere una parentesi, senza vena polemica. I filoborbonici motivano la loro
scelta poiché accusano Casa Savoia di aver usurpato i beni e le ricchezze dei Borboni per trasferirle
a Nord, a vantaggio delle popolazioni del Nord, sottraendo le risorse economiche prodotte nel Sud.
Pur nella verità di questa affermazione bisogna riconoscere che le ricchezze allora presenti nelle
casse borboniche erano quasi ad esclusivo utilizzo de sovrani regnanti e non della intera
popolazione, che era tenuta nell’ignoranza e nella miseria. Vigevano le famose tre F: festa, farina e
forca, l’analfabetismo presso le popolazioni del Sud era quasi totale e il mondo che i contadini del
Sud conoscevano era limitato ai confini comunali. I Savoia, che già nel 1859, con la Legge Casati
avevano avviato l’obbligatorietà della scuola elementare nel loro Regno, nel 1877 con la Legge
Coppino estendono l’obbligatorietà dell’istruzione in tutto il Regno d’Italia.
A tale proposito vorrei ricordare che nel luglio del 1890, su proposta dell’Ispettore e del Consiglio
Scolastico Provinciale, come riconoscenza e ricompensa per le cure prodigate a favore
dell’insegnamento elementare, al Comune di Gioia, da parte del Ministero della P. I., viene
concessa una medaglia d’argento, onorificenza assegnata
ai benemeriti della Educazione Nazionale.
Il Comune di Gioia fu invitato a partecipare
all’Esposizione di Torino del 1898, durante la quale le
scuole primarie locali vengono dichiarate scuole modello.
Inoltre il Comune di Gioia fu invitato a rappresentare
l’Italia all’Esposizione Internazionale di Parigi nel
1900, unica città del Sud, insieme alle città di Torino e
di Livorno, nella quale fu presentato e ammirato il
progetto della Scuola elementare “ Mazzini “, considerata
scuola modello per tutta l’Europa.
Nel maggio del 1865 nel nostro Comune, in occasione dell’inaugurazione della ferrovia Bari-
Taranto e del passaggio da Gioia dei Principi Reali Umberto ed Amedeo di Savoia, che onorarono
della loro presenza la nostra Citta, viene aperta la nuova strada che porta alla stazione ferroviaria.
Poiché tale strada improvvisata subito dopo era diventata impraticabile e la stazione ferroviaria era
ormai definitivamente sistemata, il 12 novembre 1866 i Decurioni approvano il progetto della
nuova strada che portava alla stazione, già percorsa l’anno precedente dai reali di Savoia e creata
così per la brevità del tempo disponibile, rendendola più bella e adornata di alberi.
Il 13 novembre 1869 il Consiglio comunale vota un indirizzo per la guarigione di Vittorio
Emanuele II ed un altro per la nascita del Principe di Napoli, che fu solennizzata con spari di
mortaretti, illuminazione ed elemosine.
Il 9 ottobre 1870 viene celebrata anche a Gioia la Festa del Plebiscito di Roma, città conquistata
dalle truppe sabaude il 20 settembre precedente.
Alla fine del 1878 i Sovrani Umberto I e Margherita visitano Bari e il nostro Comune decide di farsi
rappresentare dal Sindaco e dalla Giunta.
Nel 1878 il Comune spende 100 lire per festeggiare la salvezza del Sovrano dall’attentato di
Passannante.
Il 9 gennaio 1878 muore Vittorio Emanuele II.
Nel 1883 la Banda Musicale di Gioia chiede ed ottiene un contributo dal Comune per partecipare al
Pellegrinaggio alla tomba del re Vittorio Emanuele II a Roma per rendere onore al Sovrano e
suonare insieme a altri Corpi bandistici che sarebbero convenuti nella città eterna il 9 gennaio 1884.
La banda di Gioia si fece onore e meritò gli elogi di tutti. Infatti il 10 dicembre 1884 il Comitato
Provinciale di Bari per il Pellegrinaggio Nazionale dichiara il Comune di Gioia benemerito dello
stesso Pellegrinaggio, concedendo un diploma e insignendone lo stendardo di medaglia d’argento,
mentre per la Banda musicale di Gioia propose una medaglia commemorativa in bronzo da coniarsi
a Roma da parte del Comitato Centrale per la partecipazione al Pellegrinaggio.
Per scandire l’ora per mezzo di un orologio civico, simbolo del nuovo stato laico e unitario sabaudo
( in precedenza l’orologio pubblico si trovava su siti religiosi, come chiese o Conventi), nel 1883 il
Consiglio comunale approva l’impianto di un nuovo orologio sull’ex Convento di San Francesco,
poiché quello posto sulla torre dell’orologio di via Duomo, la via che porta alla Chiesa Matrice, nel
1878 era stato abbattuto insieme alla torre per allineare la piazza e per abbellimento del paese. Ce
n’era un altro su palazzo San Domenico, l’attuale sede del Municipio
ex sede dei frati domenicani, ma era decentrato rispetto al paese, che
si era ampliato oltre le mura, le quali dal lato sud terminavano a
Piazza Plebiscito, a causa dello sviluppo edilizio di Gioia. Nel 1884 fu
costruita la torretta sull’ex Convento di San Francesco, progetto
dell’architetto Cristoforo Pinto, e nel 1885 l’orologio in Piazza
Plebiscito cominciò a funzionare.
Il 3 dicembre 1866 il Consiglio comunale delibera di sistemare il
Corso Vittorio Emanuele II,
denominazione che era stata data qualche tempo prima, sostituendo la
precedente intitolazione di via San Domenico, giustificata dalla
presenza del Convento e della Chiesa dell’omonimo Santo.
Il 26 gennaio 1890 il Consiglio prende dei provvedimenti per
commemorare la morte di Sua Altezza Reale Amedeo di Savoia, duca
d’Aosta, che abdicò al trono di Spagna: viene abbrunata
la bandiera per 10 giorni e la via che conduceva alla
stazione ferroviaria, fino ad allora Via Stazione, prende
il nome di Via Principe Amedeo e inoltre viene aperta
una sottoscrizione per un monumento da erigere
all’estinto nella città di Torino.
Il 19 ottobre 1896 il Consiglio approva la proposta di
solennizzare il 24 ottobre successivo, giorno delle nozze
di S.A.R. il Principe di Napoli con la principessa Elena
Petrovich di Montenegro e delibera altresì di intitolare al
Principe di Napoli la strada che portava alla
chiesa di Sant’Antonio,ex via Carlo Soria.
Via Principe di Napoli
Tale denominazione è rimasta fino agli inizi degli
anni ’80, quando è stata sostituita con la
denominazione di Via Ricciotto Canudo, cittadino
gioiese non di nascita, ma di adozione per essere
vissuto molti anni a Gioia, considerato il padre
dell’estetica cinematografica.
Nel 1900 vengono costruiti gli stalli dei
consiglieri e della presidenza del Consiglio
comunale e vengono eseguiti due quadri, da parte del
pittore Teodoro Messi, raffiguranti il re Vittorio
Emanuele II e la Regina, con i quali adornare l’aula
consiliare.
Il 31 luglio 1900 il Consiglio esprime sdegnosa
protesta per il nefando assassinio della Sacra Persona
del Re Umberto I, ucciso alle ore 22 e tre quarti della
sera del 29 luglio a Monza con tre colpi di rivoltella, al
ritorno dalla festa di una gara e di una premiazione
ginnastica. Il Sindaco, cav. Daniele Deramo ricorda
che nel 1866 Umberto I e suo fratello il Principe
Amedeo vennero a Gioia ed erano stati felicitati di affettuose e lieti accoglienze. Ricorda che nel
1895, per il 25° della Presa di Roma, lui, come rappresentante della città di Gioia conobbe il Re.
Gli Amministratori comunali dopo l’assassinio di Umberto I deliberarono di ristrutturare la parte
occidentale di Piazza Luca D’Andrano, a cui
dettero il nome di Piazza Umberto I,
denominazione che conserva attualmente.
Il 17 settembre 1904 viene letto in Consiglio
il telegramma per la nascita del Principe
ereditario, Umberto, Principe di Piemonte.
Il 19 ottobre 1911 il consigliere comunale
avv. Teodorico Soria ricorda e celebra la
conquista di Tripoli, inneggiando
all’Esercito e al Re.
L’11 marzo 1926 anche Gioia tributa
onoranze a S.M. la Regina Madre Margherita, che è morta. Una ulteriore commemorazione scritta
fu svolta da don Vincenzo Angelillo.
Il primo febbraio 1930 vengono rimborsate al Podestà le spese di
viaggio a Roma per partecipare alle nozze di S.A. R. il Principe
Umberto.
Il 22 ottobre 1931, a seguito delle disposizioni del governo, che
imponeva ad ogni Comune di intitolare una importante arteria
stradale in tutte le città italiane alla città di Roma, capitale del
Regno, si cambia la denominazione di via Principe Amedeo con
quella di via Roma e si elimina la denominazione di via Duomo
sostituendola con via Principe Amedeo, nome attualmente in uso.
Il 23 agosto 1934 il re Vittorio Emanuele III concede al Comune
di Gioia la facoltà di utilizzare un gonfalone comunale, che è
quello tuttora in uso, facendo seguito alla Circolare prefettizia del
5 maggio 1932 che approvava il riconoscimento dello stemma del
Comune.
Il 26 marzo 1936 il Consiglio Comunale delibera di intitolare
l’edificio scolastico sito in Piazza Umberto I “ Principe di
Piemonte “.
Alla Regina Elena è stata intitolata
una strada a sud della città; al Duca
degli Abruzzi una strada a
est dell’abitatoe alla Regina
Margherita la piazza antistante il
Municipio. Ai Reali di Savoia il sacerdote don Vincenzo Angelillo,
poeta, scrittore, letterato, patriota, criticoletterario, educatore, di cui
quest’anno ricorre il 50° anniversario della morte, ha dedicato
numerosi scritti:
nel 1926, Per la Regina Margherita;
nel 1942 una Rievocazione del Principe Amedeo di Savoia, immolatosi
prigioniero a Nairobi ( Africa Orientale Italiana ) il 3 marzo 1942;
nel 1848 una Commemorazione di Vittorio Emanuele III;
nel 1952 Per Elena di Savoia, regina d’Italia.
Il nome della Regina Elena è legato anche a quello di un nostro
illustre concittadino: Enrico Carano, professore e preside della
facoltà di Botanica presso l’Università di Roma, morto a
dicembre del 1943 a seguito del
bombardamento del luglio dello
stesso anno della sua facoltà
universitaria e dalloshock
susseguente alla perdita delle sue
ricerche e di lavori dei suoi
laureandi.
Oltre ad essere stato uno dei
collaboratori dell’Enciclopedia
Treccani, uno studioso di
genetica, di agraria e di botanica,
aver dato il nome scientifico ad
alcune specie da lui studiate, che portano in aggiunta il suo nome e
aver ottenuto numerosissime onorificenze, il Carano, su
incaricodellaReginaElena collaborò agli studi e nelle ricerche per la
terapia dell’encefalite letargica, studi che furono coronati da una
scoperta scientifica che gli procurò le dirette lodi delmondo scientificoe le congratulazioni personali
della Sovrana. Per tale scoperta ottenne la Commenda dell’Ordine della Corona d’Italia.
Francesco Giannini