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SCENARI ECONOMICI EDUCAZIONE FINANZIARIA GREEN ECONOMY L’ARTE COME FORMA DI BUSINESS MONTAGNA, INNOVAZIONE E OPPORTUNITÀ INTERVISTA A VERGASSOLA INVERNO 2013 RAS SE GNA 36

SCENARI ECONOMICI EDUCAZIONE FINANZIARIA GREEN … n36... · Rassegna - rivista semestrale della Banca Regionale Europea - via Santa Teresa, 11 - 10121 Torino (Italia) - Direttore

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SCENARI ECONOMICI EDUCAZIONE FINANZIARIA GREEN ECONOMY L’ARTE COME FORMA DI BUSINESS MONTAGNA, INNOVAZIONE E OPPORTUNITÀ INTERVISTA A VERGASSOLA

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Rivista della Banca Regionale European. 36, anno 34

Direttore responsabile:Angelo Roma

Comitato di redazione:Piergiorgio Castellino, Flavio Franco, Viviana Lanzetti, Sandro Moro

Direzione:via Santa Teresa, 11 10121 Torinotel. 011 55.19.111

Autorizzazione del Tribunaledi Cuneo n. 316 del 14-3-1978

Spedizione in Abbonamento Postalecomma 34 art. 2L. 549/ 95Filiale di Cuneo

Associata all’UspiAssociazione Stampa Periodica Italiana

Immagini di:Associazione Lingotto Musica, Alberto Cucchietti, Circolo dei lettori,Massimo Clos, Consorzio l’Escaroun,Contrasto, Dario Egidi, Fisip, Fondazione Lucio Fontana, Giornale dell’Arte, La Malga, Niceyesmi - Flickr, Palazzo Madama, Piemonte Volley, Sonia Ponzo, Regione Valle d’Aosta, Fratelli Ronc, Shutterstock, Tips Images

Progetto grafico:Partners, Torino

Stampa:Tipolitoeuropa - CuneoQuesto numero è stato chiuso in tipografia il 20 dicembre 2013

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5 Un auspicio e una comune riflessione per un 2014 ricco di speranza Angelo Roma

6 La forza delle radici di una Banca al servizio del territorio Luigi Rossi di Montelera

7 Tradizione e innovazione: una strada verso il futuro Riccardo Barbarini

Economia10 Scenario macroeconomico e prospettive

14 Profilo economico di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta

20 Tutti a scuola di educazione finanziaria Viviana Lanzetti

22 Il rilancio è verde Piero Bianucci

26 Trasformatori di energia

28 Non nel mio giardino! Angelo Roma

Cultura30 Perché (forse) la bolla del mercato

dell’arte non salterà Umberto Allemandi

34 Giovani collezionisti 2014

36 Luciano De Crescenzo Angelo Roma

38 I Concerti del Lingotto

40 Scuola di Otium

Territorio42 Passa per Porta Susa il futuro di Torino Giacomo Affenita

44 Montagna innovazione opportunità Fabrizio Brignone

52 Aosta in Fiera Enrico Marcoz

56 Brevi

Fondazione CRC60 Quando l’arte è giovane

Intervista62 Dario Vergassola Viviana Lanzetti

Sport64 La nuova Bre Banca Lannutti Cuneo

66 Fisip: insieme verso Sochi 2014

DICHIARAZIONE DI RISERVATEZZALa informiamo che i dati personali da Lei fino ad ora fornitici o comunque già presenti nei nostri archivi, nonché i dati che vorrà fornirci, saranno elaborati con l’ausilio di strumenti informatici, custoditi con assolutariservatezza e utilizzati esclusivamente dalla nostra Banca e dalle altre Società appartenenti al Gruppo UBI Banca - Unione di Banche Italiane al solo fine di informarLa dell’attività svolta dal nostro gruppo bancario ed in particolare sui nuovi servizi, prodotti ed opportunità di investimento finanziario da noi sviluppati al fine di proporne l’acquisto. La informiamo, inoltre, che ha il diritto esercitabile in qualsiasi momento e del tutto gratuitamente, di conoscere, chiedere l’aggiornamento e la rettificazione dei suoi dati personali presenti nei nostri archivi, nonché di chiederne la cancellazione e di opporsi al trattamento scrivendo al Responsabile del Trattamento Dati, Banca Regionale Europea -Via Santa Teresa, 11 - 10121 Torino. Il mancato conferimento, nonché la richiesta di cancellazione o l’opposizione al trattamento di dati non necessari alla gestione di rapporti contrattuali esistenti o futuri saranno privi di conseguenze pregiudizievoli.

In copertina:Diga di un impianto idroelettrico

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UN AUSPICIO E UNA COMUNE RIFLESSIONE PER UN 2014 RICCO DI SPERANZA

di Angelo Romadirettore responsabiledi Rassegna

C ominciamo il nuovo anno avendo ancora negli occhi le immagini di un 2013 teso e complicato. Immagini politiche, economiche, di costume, di cronaca nera e di abusi diffusi ad ogni settore della nostra disorientata e aggredita società civile.

Anche per i più fortunati, è sufficiente allungare lo sguardo oltre i propri confini domestici per scorgere ovunque disagio, paura, confusione, soprattutto, mancanza di reazione. È proprio su quest’ultimo pericolosissimo approccio alla quotidianità che occorre riflettere tutti insieme. L’attuale crisi, infatti, così virulenta e persistente, potrebbe da un momento all’altro allentare la propria sfibrante morsa solo se aiutata a farlo da un atteggiamento diffuso di coraggio e partecipazione. Segnali di ripresa appaiono tenui qua e là, ma ovunque appaiano sono frutto di sforzi individuali e collettivi davvero encomiabili per intensità e determinazione. Chiunque voglia provare a conseguire obiettivi soddisfacenti e duraturi nel tempo, deve riscoprire il gusto aspro della fatica. Quella disponibilità a rimboccarsi le maniche e cercare di far coincidere il più possibile pensiero e azione, intenti programmatici e comportamenti personali. Un atteggiamento

positivo ma non sprovveduto, concreto, aperto verso gli altri e di costante tensione all’eccellenza di cui i tanti portatori d’interesse di Banca Regionale Europea costituiscono storicamente una limpida espressione. Rassegna racconta da sempre tutto questo appassionato lavoro, accogliendo nelle proprie fitte pagine, sin dall’originario progetto editoriale, il tentativo di andare oltre il mero resoconto cronachistico o la rappresentazione edulcorata della realtà. Cercando di stabilire un solido legame ed un fertile confronto fra banca e territorio, fra servizi offerti e risorse intellettuali e produttive locali accompagnate nel tempo in un progressivo percorso di consapevolezza delle proprie forze intrinseche e di sviluppo. Un binomio quello fra banca e territorio, così come raccontato anche in questo numero di Rassegna, teso a ricercare insieme strade nuove e innovative capaci di valorizzare le persone, offrire opportunità, speranze, attrarre i migliori talenti e favorire lo sviluppo di un tessuto economico e sociale in grado di proporre soluzioni innovative e tecnologiche che creino una qualità della vita migliore per tutti, non solo per una ristretta elite sociale. È questa l’unica via per una cultura sociale solidale, trasparente e rispettosa delle regole di cui avvertiamo, oggi più che mai, assoluto bisogno come cittadini e come uomini.

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La forza delle radici di una banca al servizio del territorio

Tradizione e innovazione:una strada verso il futuro

l 2013 è stato ancora un anno di grandi difficoltà e cambiamenti. Un anno in cui i divari si sono accentuati, a livello aziendale, tra realtà capaci di crescere

e mantenere il proprio posto nel mercato e realtà che hanno dovuto cedere il passo e, in certi casi, abbandonare il proprio business. Ma lo scenario di perdurante incertezza sta lentamente imponendo un generale mutamento dei modelli, non solo economici, ma anche sociali, culturali e di consumo, e in questo contesto la Banca Regionale Europea continua a essere un Istituto di Credito solido, affidabile e credibile, che con senso di responsabilità cerca quotidianamente di fare la propria parte. Perché essere la Banca del territorio ha molteplici significati: occorre solidità confermata da indicatori patrimoniali in linea con gli standard imposti a livello internazionale, serve vicinanza alle necessità della propria clientela, è decisivo l’ascolto delle problematiche del tessuto socio economico in cui si affondano le proprie radici oltre ad un’attività proattiva al fianco delle istituzioni locali. Relativamente agli indicatori, oggi la nostra Banca continua a vedere un positivo trend di crescita, ha riscontrato un soddisfacente gradimento da parte della clientela che si amplia in modo considerevole e, soprattutto, ha incrementato i progetti di educazione finanziaria al fianco degli enti e delle istituzioni locali. È infatti di fondamentale importanza adottare un comportamento socialmente responsabile nei confronti delle persone, delle famiglie e delle associazioni che popolano le nostre terre e per questo motivo è stata

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Luigi Rossi di MonteleraPresidente della Banca Regionale Europea

inaugurata, come primo esperimento in Italia, la “Settimana della Cittadinanza Economica” a Cuneo. Numerosi appuntamenti accaduti nel novembre 2013 hanno saputo coinvolgere tutte le fasce scolastiche oltre ad insegnanti ed educatori, genitori e istituzioni, sui temi legati alla consapevolezza finanziaria come il risparmio, l’indebitamento, la previdenza e l’imprenditorialità. Siamo convinti che favorire una cultura economico-finanziaria diffusa possa essere un vantaggio decisivo per la società e tutti gli attori che vi operano. Accanto a questi progetti continua a non venir meno il sostegno a tutte quelle associazioni di categoria che si impegnano nel fare sinergia e sistema per permettere alle aziende di continuare a guardare oltre la crisi. Nel contesto competitivo odierno il voler essere una Banca paragonabile ad un albero con delle radici molto solide è certamente riconducibile alle capacità dei professionisti che quotidianamente operano all’interno

Riccardo BarbariniDirettore Generaledella Banca Regionale Europea

umerose fonti danno sempre più consistenti i segnali che inducono ad un cauto ottimismo circa una possibile ripresa dell’economia italiana.

Segnali evidenziati, da una parte, dall’attenzione crescente degli investitori esteri verso i nostri mercati e, dall’altra, dall’ultima fotografia dell’Istat riferita a fine ottobre 2013, secondo la quale sarebbe aumentata in misura significativa la fiducia delle imprese, sia nel comparto manifatturiero che in quello dei servizi e del commercio. Tendenza confermata anche dalle ricerche del Centro Studi di Unioncamere, secondo le quali le imprese del settore manifatturiero prevedono un consolidamento ulteriore del risultato già positivo delle vendite all’estero ed un cambiamento della dinamica sul mercato interno. È auspicabile, e lo confermano i dati di altri Paesi che stanno già affrontando la ripresa come gli Stati Uniti, che lo sviluppo della capacità produttiva delle imprese italiane porti con sé la crescita occupazionale che quest’anno in Italia ha purtroppo toccato uno dei più bassi livelli tra i Paesi europei, con un tasso di occupazione del 55%. Il settore delle costruzioni continua a registrare segnali negativi, ma su questo comparto gravano vari fattori socioeconomici, non ultimo l’impossibilità ad investire nella casa, un bene tuttora considerato primario, da parte dei giovani che tardano ad avere stabilità e sicurezza economica e di conseguenza dimostrano una scarsa capacità di creare risparmio. Come emerge da una recente ricerca dell’Acri (Associazione delle Casse di Risparmio SpA) la capacità di risparmio degli italiani potrà tornare allo stato pre-crisi non prima di 3 o 4 anni, ciò significa che la tendenza delle famiglie a produrre

dell’Istituto: l’attenzione verso le persone, la professionalità e l’orgoglio di fare le cose

per bene sono gli aspetti principali che ci contraddistinguono. Il mio augurio per il 2014 guarda alla forza delle nostre radici che continuino ad alimentarsi dal legame con il nostro territorio, in cui siamo nati e cresciuti, e dal quale assorbiamo ogni giorno i valori che fondano il nostro lavoro.

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risparmi - fondamentale dal Dopoguerra nella nostra economia - ha subito una forte contrazione, con la difficoltà a mantenere un buon tenore di vita. In questo contesto al Sistema bancario sono richiesti continui e maggiori sforzi a sostegno delle famiglie ed un sempre maggiore impegno nei finanziamenti alle imprese. La Banca Regionale Europea c’è ed intende fare la sua parte. I prodotti che abbiamo introdotto sul mercato nel corso dell’anno - sviluppati nell’ambito del Gruppo UBI Banca cui va dato atto di essere tra i più dinamici e attenti gruppi bancari operanti in Italia - sono stati tra i più innovativi sul mercato. Tra questi prodotti spiccano per essere stati una novità assoluta il mutuo prima casa per le giovani coppie con contratto di lavoro atipico o con reddito da lavoro a tempo determinato (che ha consentito ad oltre 600 giovani famiglie di acquistare la prima casa) ed il finanziamento per i giovani che

abbiano voglia di progettare un’attività in proprio o abbiano bisogno di trasformare le loro idee in concrete iniziative imprenditoriali (574 nuove start up hanno preso il via dal maggio 2013). E le piccole e medie imprese già avviate, in qualunque settore di attività, che intendano beneficiare della crescita dei mercati in espansione, che oggi continuano ad essere uno dei fattori trainati della nostra economia, possono accedere ad uno specifico finanziamento adatto a sostenerle nel processo di internazionalizzazione per crescere e arrivare lontano. La Banca diventa dunque il partner di fiducia anche oltre confine con un’offerta che va dallo studio delle opportunità alle strategie per approcciare il mercato di sbocco, oltre alla gestione delle attività ordinarie

ed al supporto direttamente in loco. Ma essere Banca del territorio non può prescindere da una efficace collaborazione con tutte le categorie produttive operanti nel tessuto territoriale di riferimento e in particolare nelle aree di radicamento storico come la Provincia Granda. Si pensi ai tanti accordi con le aziende per anticipare la cassa integrazione (nel 2013 400 dipendenti per 10 aziende), all’adesione alla moratoria sui mutui (erogati 682 milioni di euro alle imprese e 254 ai privati al 31 ottobre 2013), all’adesione al piano anticrisi per le imprese associate alla Associazione Commercianti Albesi (intervento di 5 milioni di euro a costituzione del plafond). Oltre a ciò abbiamo portato a buon fine l’iniziativa “T2 Territorio per il Territorio” con l’associazione Artigiani della provincia

di Cuneo ed abbiamo promosso un’azione di intervento per le imprese operanti nel settore del commercio, del turismo e dei servizi aderenti alla Confcommercio di Cuneo. Nel caso degli artigiani, è stata interamente sottoscritta l’offerta di bond per un ammontare complessivo di 5 milioni di euro del progetto “Territorio per il Territorio”, che ha consentito alla Banca di rendere disponibile un ammontare di 10 milioni di euro finalizzato ad interventi di finanziamento per le imprese artigiane per progetti di sviluppo e start up e a sostegno dell’imprenditoria femminile. Con la Cooperativa CTS di Confcommercio Cuneo è stato costituito un plafond di 10 milioni di euro, valido per tutto il 2014, destinato a tutte le realtà associate che nell’attuale contesto economico abbiano l’esigenza di un maggiore sostegno finanziario indirizzato in particolare al prosieguo degli investimenti e legato alle necessità aziendali in termini di liquidità per sostenere il circolante. Progetti ed esperienze pronti per essere messi a fattor comune ed avviati in altri territori, come ad esempio in Liguria dove la crisi, sentita i tutti i comparti produttivi, è stata particolarmente pesante nel settore immobiliare. Concretezza sul territorio ma anche nel mondo virtuale, perché nell’era del cambiamento incessante la Banca segue la dinamicità del progresso tecnologico, ora più che mai in continua evoluzione, e si sviluppa in sintonia con i nuovi orientamenti, stili di vita e modalità di consumo delle persone. La tecnologia oggi consente a privati e imprese di operare con la Banca senza la necessità di recarsi fisicamente in filiale e di condurre la propria operatività tramite internet o telefono. Maggiore snellezza e libertà dunque, potendo operare in mobilità ovunque e in qualsiasi momento, senza vincoli, grazie alla piattaforma QuiUBI. Quella di adeguarsi al cambiamento non è una scelta ma una modalità di fare impresa: la velocità della rivoluzione digitale lascia indietro le realtà che non sanno interpretare il cambio di passo dei tempi odierni e premia chi cresce insieme a lei. Siamo certi che una Banca che voglia davvero rispondere alle esigenze dei propri clienti, anticiparne i bisogni e proporre innovazione, non possa far altro che salire sul treno del cambiamento e diventare anche Banca digitale. Una Banca con accessi diversi che si aggiungono a quello della filiale: personal computer, tablet,

Go to World è un programma destinato alle PMI che intendono sviluppare o consolidare la presenza sui mercati internazionali agendo in maniera pragmatica e valutando con attenzione costi e opportunità che i mercati extra nazionali possono rappresentare. É un processo che si compone di tre fasi al termine delle quali l’imprenditore avrà tutte le informazioni necessarie per decidere se, e soprattutto come, intraprendere un percorso oltreconfine.Check up è la prima fase di consulenza ed è gratuita. Il professionista della Banca conduce un’intervista approfondita con l’imprenditore su tutti gli aspetti aziendali significativi, dalla struttura interna ai processi operativi, dalla produzione alla distribuzione fino a considerazioni economiche e finanziarie sui punti di forza e di debolezza. Il risultato dell’indagine è un report capace di fornire un quadro della situazione aziendale nell’ottica di un’internazionalizzazione sostenibile e profittevole Go To World Prospettiva: seconda fase del processo, rappresenta lo strumento che, sulla base dei risultati emersi dal Check up, fornisce una mappa dei principali mercati di sbocco e una proposta definita per lo sbarco in uno specifico mercato.Go To World Progetto è la terza e conclusiva parte del programma che permette all’imprenditore di usufruire di un piano operativo di internazionalizzazione, contenente il dettaglio di tutte le attività che dovranno essere intraprese, i relativi costi e tempi di realizzazione oltre che gli attori da coinvolgere.

Go to World il servizio per superare i confini

smartphone, telefono, bancomat, e-mail si affiancano alla consulenza dei professionisti che quotidianamente lavorano nella nostra Banca contribuendo a rendere il nostro servizio personalizzato, trasparente e veloce. Tanti punti di forza su cui puntare nel 2014 che ci danno la consapevolezza di agire nella direzione giusta con l’intento di essere sempre più vicini al territorio nel rispetto di quel “fare banca per bene” che non è soltanto uno slogan pubblicitario utilizzato da tutto il Gruppo UBI Banca ma una dichiarazione di responsabilità. Innovare sì, ma nel segno della tradizione. Senza profonde radici radicate nel territorio risulta complesso proporre dei cambiamenti utili al mercato. Quindi è necessario guardare avanti rafforzando la propria solidità che per la Banca Regionale Europea è rappresentata da un Core Tier 1 di oltre il 27%, 26 miliardi di euro di mezzi intermediati, un capitale di 1,3 miliardi di euro e un patrimonio di oltre 400 mila clienti e 1.800 dipendenti.

LA VELOCITÀ DELLA RIVOLUZIONE DIGITALE LASCIA INDIETRO LE REALTÀ CHE NON SANNO INTERPRETARE IL CAMBIAMENTO E IL CAMBIO DI PASSO DEI TEMPI MODERNI

I NUMERI DELLA BANCA REGIONALE EUROPEA

Mezziintermediati

Core Tier1 27%261,3

400.0001.800

(dati al 30/09/2013)

Dipendenti

Clienti

Patrimoniomiliardi di euro

miliardi di euro

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10 11ECONOMIA

li indicatori macroeconomici diffusi negli ultimi mesi del 2013 confermano la fase di moderata ripresa della congiuntura dell’Area euro.

Al riguardo, i dati relativi al Pil del secondo trimestre sanciscono l’uscita dell’Eurozona dalla fase di recessione e le statitiche preliminari del terzo ne confermano un seppur marginale progresso grazie principalmente all’apporto positivo del canale estero.

Scenario macroeconomico e prospettiveA cura del GruppoUBI Banca Area Studi G di un’economia mondiale che risulta in

espansione, la tenuta del commercio internazionale ed il miglioramento della domanda domestica dovrebbero garantire una fase di espansione del Pil nei mesi a venire. Le politiche monetarie particolarmente accomodanti delle maggiori Banche centrali in essere forniscono ulteriore sostegno. Si evidenziano, tuttavia, rischi al ribasso dettati da fattori sia domestici sia globali. Relativamente ai primi, una

ripresa dei consumi e degli investimenti interni inferiore a quanto atteso potrebbe derivare dalla gestione della fase di correzione degli squilibri tra i diversi Paesi che attualmente caratterizzano l’Area euro: il processo di miglioramento dei saldi di finanza pubblica nelle economie più deboli potrebbe togliere più risorse alla crescita del previsto e le forti differenze di competitività - e del costo del lavoro per unità di prodotto – potrebbe accentuarsi nei prossimi mesi andando a minare l’espansione dell’Area euro nel suo complesso. Inoltre, il tasso di disoccupazione permane su livelli particolarmente elevati e difficilmente

potrà ridursi in modo significativo nel breve periodo. In merito ai fattori internazionali, la domanda estera potrebbe risultare più debole come conseguenza di flussi finanziari in uscita dai Paesi emergenti con l’avvio della riduzione dell’allentamento quantitativo della Federal Reserve, che potrebbe avere inizio a breve alla luce dei segnali confortanti sull’economia statunitense diffusi di recente. Come già accennato precedentemte, la politica monetaria delle maggiori Banche centrali si mantiene accomodante. Tra queste, la BCE nella riunione del novembre 2013 ha deciso inaspettatamente di ridurre di 25 bps i tassi sulle operazioni di

rifinaziamento principali e sui prestiti marginali portandoli rispettivamente a 0.25% e 0.75%, mantenendo il deposit facility a zero. In aggiunta, l’Autorità ha confermato la forward guidance di tassi bassi, o ad un livello inferiore, per un periodo ancora prolungato. In aggiunta, relativamente alle misure di politica monetaria non convenzionale, la modalità full allotment è stata protratta almeno fino alla metà del 2015. L’Istituto centrale di Francoforte riconosce nuovamente la presenza di rischi al ribasso sulla crescita e si dice pronta ad intervenire con altre misure qualora il flusso di informazioni provenienti dallo scenario

Indicazioni confortanti sono anche quelle diffuse nel quarter in corso, con gli indicatori PMI sia dei servizi sia manifatturiero che risultano sopra soglia 50 (che divide una fase di espansione da una recessiva). In tal senso, la spinta maggiore giunge dalla Germania, mentre la Francia evidenzia segnali di debolezza, con entrambi i comparti in calo nelle rilevazioni di novembre. Tra le economie periferiche, si segnala che l’Italia risulta essere ancora in recessione, sebbene si noti un miglioramento nei dati diffusi ultimamente che dovrebbero essere sufficienti a garantire anche per il Bel Paese il ritorno alla crescita nel quarto trimestre. In prospettiva, alla luce

macroeconomico non dovesse risultare soddisfacente. Sul fronte inflazionistico, nelle diverse riunioni del Consiglio direttivo è stata costantemente confermata la view di rischi “sostanzialmente bilanciati”. Sempre in novembre, la Commissione UE ha diffuso le “previsioni di autunno” che confermano al loro interno la prospettiva sopra descritta per l’economia europea, ovvero di una moderata crescita e uscita dalla recessione. In merito all’evoluzione del contesto extra europeo, gli Stati Uniti si confermano in crescita ed i dati rilasciati sembrano indicare un rafforzamento della congiuntura. In particolare, si rileva il graduale

EVOLUZIONE TENDENZIALE E CONGIUNTURALENEGLI STATI UNITI, NEL GIAPPONE E NELI PAESI DELL’EUROZONA

Bali (Indonesia) 2013, al Wto storico accordo su riforma scambi commerciali

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12 13ECONOMIA

miglioramento del mercato del lavoro, come sottolineato dalle statistiche sugli occupati non agricoli che nel mese di ottobre hanno registrato un aumento di 204 mila unità, ben oltre le attese per un rialzo di 120 mila posti di lavoro. Il tasso di disoccupazione si è ad ogni modo confermato sopra il 7%, passando al 7.3% dal 7.2% rilevato in settembre, nonostante il calo della forza lavoro. Si sottolinea, tuttavia, che i dati relativi al mese di ottobre risentono del prolungato shutdown delle amministrazioni federali dovuto al blocco dei fondi in attesa di un’intesa tra i partiti politici circa l’innalzamento del tetto al debito. Lo stallo parlamentare aveva, infatti, rischiato di spingere gli USA in default, successivamente scongiurato. In aggiunta, si evidenzia la sempre maggiore importanza dei dati sul mercato del lavoro negli Stati Uniti in quanto sono elemento determinante nella gestione della politica monetaria da parte della Federal Reserve. Qualora, infatti, il FOMC (Federal Open Market Committee) dovesse rilevarne un

significativo miglioramento potrebbe decidere di avviare la fase di rientro dalle operazioni di quantitative easing in essere, che al momento garantiscono una pesante immissione di liquidità nel sistema attraverso l’acquisto di titoli per un ammontare di 85 miliardi di dollari al mese, tra treasuries e mortgage backed securities.L’atteggiamento della Federal Reserve risulta, pertanto, differente da quello della BCE, in coerenza con un’economia che si dimostra nel complesso più solida. A partire dall’estate scorsa, infatti, Bernanke ha fornito le prime indicazioni circa la volontà di rivedere la politica monetaria ultraespansiva in essere, citando la possibilità che a breve l’Autorità sarebbe stata pronta a diminuire gradualmente gli acquisti di titoli, per poi concludere le due operazioni di allentamento quantitativo in essere nella metà del 2014. Nei meeting che si sono susseguiti fino ad oggi, il FOMC non ha, tuttavia, preso alcuna misura al riguardo ed i diversi esponenti del board risultano particolarmente divisi sulla tempistica del

tapering, alla ricerca di maggiori conferme sull’evoluzione del quadro congiunturale. Si rammenta, inoltre, che il mandato di Bernanke è ormai prossimo alla conclusione e che l’attuale vice – presidente Yellen è stata designata alla successione dalla Commissione bancaria del Senato, con la votazione di fine novembre che ha visto 14 rappresentanti favorevoli e 8 contrari. Tale risultato è storicamente debole per accedere all’elezione definitiva presso l’intero Senato, a sottolineare come anche la politica sia particolarmente contrastata circa l’atteggiomento della Federal Reserve nella gestione della liquidità. Si rammenta, infatti, che la Yellen è un’esponente vicino a quelle che sono state le decisioni di Bernanke e sarà probabilmente garante di una certa continuità rispetto alla precedente amministrazione. Il board, di contro, risulta più compatto circa il mantenimento dei tassi di riferimento su livelli eccezzionalmente bassi, prevedendo il primo intervento solo a partire dal 2015.Rivolgendo l’attenzione alle economie

asiatiche, si conferma il buon momento del Giappone che reagisce positivamente alle aggressive misure di politica monetaria espansiva della Bank of Japan, volute fortemente dal primo ministro Abe. Il Pil nipponico, infatti, dopo l’accelerazione del primo trimestre (+1.1% su base trimestrale) si è confermato in costante crescita anche nel secondo (+0.9%) e nel terzo (+0.5% nella lettura preliminare). Risultati significativi sono stati ottenuti anche sul fronte prezzi al consumo che a partire dal mese di giugno vedono variazioni positive del CPI su base annua fino a raggiungere il +1.1% nelle statistiche di ottobre confermando,

pertanto, l’uscita dalla fase di deflazione che ha caratterizzato il Paese negli ultimi anni e l’avvicinamento al target del 2%. Si conferma in negativo la bilancia commerciale, con l’incremento delle importazioni che supera l’aumento delle esportazioni. Prosegue la fase di espansione delle economie emergenti, sebbene ad un ritmo inferiore rispetto a quanto rilevato negli anni precedenti. Nel dettaglio, il Pil della Cina ha rigistrato un’espansione del 7.8% su base annua, accelerando rispetto al +7.5% rilevato nel secondo. Si segnala, tuttavia, che la seconda economia mondiale ha recentemente evidenziato tensioni sul mercato interbancario che potrebbero indurre l’Autorità monetaria ad intervenire con misure restrittive per raggiungere un maggiore controllo sulla liquidità domestica. Prosegue ad espandersi a tassi sostenuti anche l’India che nel medesimo periodo ha messo a segno un +4.8% a/a dal precedente +4.4%. Indicazioni meno favorevoli giungono, di contro, da Brasile e Russia. In particolare, l’economia sudamericana nel terzo quarter ha visto una crescita tendenziale del 2.2% dal +2.4% del secondo quarter, con una contrazione congiunturale dello 0.5%, mentre la Russia prosegue nella fase di graduale raffreddamento dell’economia, ora a +1.2% anno su anno. In generale, le economie emergenti nel loro complesso potrebbero nei mesi a venire registrare un’ulteriore decelerazione della crescita come conseguenza del flusso finanziario in uscita e di una fase di squilibri sui mercati valutari in seguito all’avvio dell’azione di rientro dalle operazioni di

quantitative easing della Fed. Ad ogni modo, al momento se ne conferma il trend positivo del Pil. Per concludere, l’economia mondiale dovrebbe proseguire lungo il cammino di crescita che ha caratterizzato gli anni più recenti. Tuttavia, a differenza del passato, maggiore sostegno dovrebbe giungere dalle economie avanzate e da Stati Uniti, Giappone e Germania in particolare. Più a rischio dovrebbe essere l’apporto dei Paesi emergenti che,

MondoEconomie avanzateEconomie emergenti ed in via di sviluppo

GiapponeStati Uniti

Bric Brasile Russia India Cina

RAPPORTO P.I.L./INFLAZIONEP.I.L.

20132013 20142014 20152015

InflazionePaesi

Fonte: IMF - Word Economic Outlook (ottobre 2013)

UE 28

Area Euro Germania Francia Italia Spagna

RAPPORTO DEFICIT/P.I.L. E DEBITO/P.I.L.

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0,50,2

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0,1-3,8-2,7-5,9

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1,81,10,70,9

89,7

95,5

79,693,5

133,094,8

11,0

12,2

5,311,212,426,4

1,9

1,7

1,91,71,21,7

90,2

95,9

77,195,3

134,089,9

10,7

11,8

5,111,312,125,3

Aggiornamento proiezioni economiche sull’Europa rilasciate dalla Commissione UE il 5 novembre 2013

coerentemente con la fase di forte sviluppo che ne ha caratterizzato l’ultimo decennio, dovrebbero gradualmente rallentare la propria espansione. La ripresa dovrebbe essere altresì garantita dalla propensione interventista delle maggiori Banche centrali, possibile anche grazie ad un contensto di bassa inflazione nei Paesi più evoluti. Si rilevano, inoltre, minori tensioni geopolitiche a livello mondiale, soprattutto con riferimento al programma nucleare sviluppato dall’Iran sul quale è stato da poco raggiunta un’intesa internazionale e alla situazione della Siria che, sebbene sia una questione ancora aperta, al momento sembra essere sotto controllo dopo l’intesa sullo smantellamento dell’arsenale chimico di Assad. Non si escludono la presenza di rischi al ribasso. Negli Stati Uniti si potrebbero generare nuove tensioni per la gestione della finanza pubblica già a partire da gennaio qualora le parti politiche dovessoro avere difficoltà nell’accordarsi sul tetto al debito. In Cina, un nuovo surriscaldamento del sistema interbancario potrebbe indurre la Banca centrale a forti misure restrittive che potrebbero rallentare in modo deciso il passo della crescita e determinare un significativo calo della domanda interna minando il commercio internazionale. I Paesi africani e del Vicino Oriente che si affacciano sul Mediterraeo sono ancora lontani da una situazione di stabilità politica interna dopo la “primavera araba” e una ripresa delle violenze è sempre possibile, visti i recenti focolai in Libia ed Egitto in particolare.

2,91,2

4,5

1,62,0

2,51,53,87,6

3,62,0

5,1

2,61,2

2,53,05,17,3

4,02,5

5,3

3,41,1

3,23,56,37,0

3,81,4

6,2

1,40,0

6,36,7

10,92,7

3,81,8

5,7

1,52,9

5,85,78,93,0

3,61,8

5,2

1,81,9

5,35,47,53,0

Attuale

2013 2014

P.I.L. DEFICIT/P.I.L. DEBITO/P.I.L. DISOCCUPAZIONE

2015 2015 2015 2015 2015 2015 2015 2015 2015 2015

Attuale AttualePrec. Prec.

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14 15ECONOMIA

LA CRESCITA DEL PIL E I PRINCIPALI PROFILI STRUTTURALI DELLE ECONOMIE REGIONALIRecentemente l’ISTAT ha divulgato le statistiche relative all’anno 2012 dei PIL e del valore aggiunto per tutte le regioni italiane e grazie a questo lavoro è possibile verificare la capacità delle economie piemontese, ligure e valdostana, di reagire alla recessione del 2008/2009 anche in comparazione con il nord ovest e l’Italia. In riferimento al Piemonte, sebbene la recessione abbia colpito la regione pesantemente (-1,9% il PIL del 2008 e -8,3% quello del 2009), il biennio

successivo ha visto una ripresa relativamente rapida (3,4% nel 2010 e nel 2011 dell’1%) che non è stata però di intensità sufficiente per ripristinare in toto il terreno perso in precedenza. Il 2012 ha visto una performance del Piemonte in linea a quella dell’Italia (-2,5%) e del nord ovest (-2,3%) con un valore pari a -2,6%. Le risultanze emerse per l’economia ligure sono sensibilmente diverse rispetto a quelle piemontesi, risultando contrassegnate nel periodo 2010/2012 da un percorso più deludente. La recessione del 2008/2009 ha segnato in Liguria un PIL negativo dell’1,2% nel 2008 e del -4,8% nell’anno successivo

ma la ripresa del 2010/2011 è stata tenue consentendo un ripristino modesto di quanto perso in precedenza (0,1% e 0,4%). Il 2012 ha visto infine l’avvio di una nuova fase recessiva chiudendo con un -2,9%. La situazione valdostana risulta invece maggiormente in linea con il resto del Paese (-07% nel 2008 e -5,9% nel 2009) con una ripresa nettamente più rigorosa, ma circoscritta al 2010, del 4,7% e un biennio successivo che si è concluso con una netta stagnazione del 3,5%. In termini di valore aggiunto 2012, la Valle d’Aosta rappresenta lo 0,3% dell’aggregato nazionale con un

peso importante del terziario (76%) cui seguono le costruzioni (11,6%), l’industria in senso stretto (11,1%) e l’agricoltura (1,3%). La regione ligure rappresenta il 2,8% dell’aggregato nazionale vicina, in termini di valori, a Sardegna, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Marche. È la provincia di Genova ad assorbire oltre la metà dell’economia regionale con un’incidenza del 56,1%, seguita da Savona con il 18%, Imperia al 13% e infine La Spezia con il 12,9%. Il comparto economico che maggiormente sostiene l’economia locale è rappresentato da servizi e commercio per oltre l’81% seguiti

Profilo economicodi Piemonte, Liguriae Valle d’AostaL’analisi della congiuntura economica delle tre regioni a cura del Servizio Studi di UBI Banca

dall’industria (11,3%) e dalle costruzioni (5,9%). Infine, il Piemonte continua ad essere la quinta regione economicamente più rilevante con un peso dell’8% in termini di valore aggiunto; il margine di distacco con la prima regione, la Lombardia, continua però ad essere importante, di oltre 13 punti percentuali. Come per la Liguria, è il capoluogo piemontese ad assorbire oltre il 50% dell’economia regionale, cui seguono in ordine di importanza Cuneo (14,2%), Alessandria (9,7%), Novara (8,2%), Asti (4,4%), Biella (4,2%), Vercelli (4,1%) e Verbano Cusio Ossola (3,1%). Complessivamente, le prime quattro province rappresentano

3,1%VERBANO C.O.

100,0%AOSTA

4,2%BIELLA 8,2%

NOVARA

4,4%ASTI

14,2%CUNEO

52,1%TORINO

9,7%ALESSANDRIA

4,1%VERCELLI

13,0%IMPERIA

18,0%SAVONA

56,1%GENOVA

12,9%LA SPEZIA

COMPOSIZIONE DEL VALORE AGGIUNTO DEL PIEMONTE, DELLA LIGURIA E DELLA VALLE D’AOSTAPER PROVINCE(2008 prezzi correnti)

LE ESPORTAZIONI MANIFATTURIERE DEL PIEMONTE PER PROVINCIA (Prezzi correnti, var. % annua)

COMPOSIZIONE DEL VALORE AGGIUNTO(2012, Prezzi correnti, valori in %)

COMPONENTE CICLO-TREND DEL PIL(prezzi costanti – Indice: 4° trim.2000=100)

SERVIZI E COMMERCIO

INDUSTRIA IN SENSO STRETTO

COSTRUZIONI

AGRICOLTURA

COMPOSIZIONE DEL VALORE AGGIUNTOPER COMPARTI ECONOMICI(2012 prezzi correnti)

70,5%81,6%

76,0%

21,9%

6,1%11,6%

1,6%1,3%

11,3%

11,1%

5,9%

1,2%PiemonteValle d’Aosta

Liguria

-4

-3

-2

-1

0

1

2

3

4

5

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16 17ECONOMIA

oltre l’84% dell’aggregato. Il terziario è il settore trainante con il 70,5% seguito dall’industria al 21,9%, le costruzioni con il 6,1% e l’agricoltura con l’1,6%.Guardando alle stime di Prometeia, per il Piemonte, nel 2014, si dovrebbe finalmente assistere ad un ritorno alla crescita del PIL di uno 0,8% che permetterà un ulteriore incremento positivo nel 2015 dell’1,4%. Anche per la Liguria e la Valle d’Aosta il trend sarà positivo: nel 2014, nella regione ligure, si vedrà una prima inversione di tendenza con un PIL in crescita dello 0,5% e l’anno successivo un’ulteriore accelerazione dell’1,1%; andamento ancor più positivo per i territori valdostani con un +1% nel 2014 ed un +1,7% nel 2015.

LA PRODUZIONE MANIFATTURIERA DEL PIEMONTE E L’INDUSTRIA MANIFATTURIERA DI GENOVALe imprese manifatturiere si caratterizzano in generale per una maggiore correlazione con il ciclo economico di riferimento. In Piemonte, la fase recessiva dell’industria manifatturiera, inauguratasi negli ultimi

progresso annuo del 2% ha conseguito la seconda variazione positiva consecutiva; di entità simile è stato anche il dato di Biella dell’1,9% dopo un lungo periodo negativo. Ad Alessandria e Cuneo l’incremento è stato decisamente più modesto, rispettivamente dello 0,8% e dello 0,4%, mentre nelle altre province le performance sono state meno favorevoli con cali tra il -0,3% del Verbano Cusio Ossola ed il -2,4% di Asti. Sul piano merceologico i settori trainanti piemontesi risultano essere quelli della chimica e della plastica (3,8%) e dei mezzi di trasporto (3,7%) entrambi risultati già in crescita dal secondo trimestre del 2013. Da segnalare il dato relativo al tessile, abbigliamento e calzature (1,4%) che precede metalli (0,5%) e alimentari (0,3%). L’area merceologica maggiormente rappresentativa per l’export, la meccanica, segna un dato negativo dell’1,7%.Riguardo lo scenario ligure, a differenza del Piemonte, le uniche rivelazioni reperibili sono quelle condotte per la provincia di Genova dalla relativa

Confindustria che evidenzia, nella sua indagine semestrale, un quadro di persistente difficoltà. La produzione delle imprese manifatturiere ha subito nel primo semestre del 2013 una flessione tendenziale del 2,6%, dato che sostanzialmente segnala il prolungarsi di una fase recessiva che ha interessato il settore a partire dalla seconda metà del 2011.

L’EXPORT MANIFATTURIEROSe la domanda estera continua ad essere il fattore trainante dell’economia piemontese lo stesso non può essere affermato per Liguria e Valle d’Aosta. In Piemonte le esportazioni regionali hanno infatti continuato a muoversi lungo un sentiero di crescita anche nella prima metà del 2013 evidenziando nel secondo trimestre una sensibile

accelerazione (2,4% annuo contro lo 0,7% del gennaio-marzo). La prima metà del 2013 ligure è stata invece contraddistinta da ampie variazioni nei dati relativi alla dinamica annua delle esportazioni: al progresso del 16,1% di fine 2012 sono infatti seguiti un nuovo incremento del 9,2% nel primo trimestre del 2013 ed una pesante caduta del 25,3% nel secondo trimestre. Anche per

la Valle d’Aosta la prima metà del 2013 si è chiusa con un bilancio assai negativo: reduce dalla già deludente performance del 2012 (-6,4%), le esportazioni manifatturiere sono diminuite del 3,4% nel primo trimestre del 2013 e del 7,6% in quello successivo.I mercati di sbocco dell’attività di export piemontese sono per oltre il 73% diretti verso Paesi europei, soprattutto Germania, Francia e Svizzera. Tale flusso ha manifestato anche nel corso della prima parte del 2013 una certa debolezza, flettendo dello 0,9% nel primo trimestre per poi tornare ad aumentare dello 0,7% successivamente. Responsabili del risultato negativo d’inizio anno la Germania e la Francia, rispettivamente -7,4% e -5,7%. I buoni risultati ottenuti in Spagna ed un leggero recupero della Germania hanno però poi consentito la ripresa primaverile. Le vendite verso i Paesi non europei , circa il 50% verso l’Asia e il restante 50% verso le Americhe, si sono invece confermate vivaci grazie agli incrementi del 5,8% e del 7,1% conseguiti nei primi due trimestri dell’anno. Anche verso Cina e India si segnala una notevole

PIEMONTE: EXPORT DEL MANIFATTURIERO LIGURIA: EXPORT DEL MANIFATTURIERO

Totale esportazioni del PiemonteEuropa Germania Francia Svizzera Regno Unito SpagnaPaesi non europei Asia di cui Cindia (Cina e India) America del nord America del centro-sud

(Valori a prezzi correnti)

OCCUPATI NEI PRINCIPALI COMPARTI IN PIEMONTE(Dati grezzi in migliaia)

Var%‘12/’11

Var%‘12/’11

Var%2 trim.‘12/’11

Var%2trim.‘12/’11

Var%3trim.‘12/’11

Var%3 trim.‘12/’11

Var%4 trim.‘12/’11

Var%4trim.‘12/’11

Var%1trim.‘13/’12

Var%1trim.‘13/’12

Var%2trim.‘13/’12

Var%2trim.‘13/’12

Totale esportazioni dalla LiguriaEuropa Francia Germania Turchia Spagna FinlandiaPaesi non europei Asia di cui Cindia (Cina e India) America del nord Africa America del centro-sud

100,0*

55,511,510,45,04,32,5

44,518,94,0

10,910,53,5

100,0*

73,814,013,78,06,25,2

26,210,63,26,25,2

3,34,4

-8,86,0

150,0-14,8130,1

1,99,04,3

-18,353,6

-22,7

3,50,8

-0,9-1,415,611,7-4,112,17,60,9

13,520,1

16,89,6

-24,60,9

202,56,1

226,026,6

-22,0-28,2116,1

0,018,9

3,7-0,4-1,2-3,27,2

13,7-7,116,816,86,5

17,717,0

-3,64,90,2

-3,0473,8-26,8-35,6-15,4-15,4-27,1-6,84,1

-32,6

3,00,0

-3,0-3,721,29 ,8-7,212,011,8-5,510,617,5

16,11,30,2

3,46,7

-3,1-44,9

5,038,438,498,3-1,0

152,4-51,2

1,70,6

-6,2-7,031,69,53,14,8

-0,54,25,8

10,3

9,2-16,9-14,3-22,919,4

-26,7-33,746,445,3

-35,38,2

82,710,6

0,7-0,9-7,4-5,715,2-3,37,35,82,1

13,010,8-1,4

-25,3-27,8-1,9

-26,7-49,2-10,8-93,1-22,430,548,9

-87,0111,743,2

2,40,70,6

-0,1-2,8-5,05,27,10,8

24,64,3

14,8

Compos.%2012

Compos.%2012

(Valori a prezzi correnti)

* Mondo ‘12 (mln di €) = 6103,3* Mondo ‘12 (mln di €) = 39.078,9

LE ESPORTAZIONI MANIFATTURIERE DELLA LIGURIA PER PROVINCIA (Prezzi correnti, var. % annua)

TASSO DI DISOCCUPAZIONE E TASSO DI ATTIVITÀ (Valori in %)

OCCUPATI NEI PRINCIPALI COMPARTI IN VALLE D’AOSTA(Dati grezzi in migliaia)

tre mesi del 2011 si è finalmente conclusa nel terzo trimestre del 2013 quando la produzione è tornata a crescere su base tendenziale dello 0,6%. A partire dal novembre 2011, l’industria manifatturiera piemontese era entrata infatti in una nuova fase recessiva che è andata progressivamente aggravandosi per culminare nella contrazione annua del 5,7%, registrata nel terzo trimestre 2012. Benché i ritmi di caduta si siano attenuati lievemente nel corso del 2012, i primi tre mesi del 2013 hanno subito una nuova rilevante flessione del 5,1%. A livello provinciale spicca il buon andamento di Torino che con un

accelerazione progredendo dal 13% nel primo trimestre del 2013 e del 24,6% nel secondo, a fronte del 4,1% di fine 2012. Decisamente positivi anche i dati relativi al continente americano ed in particolare all’area settentrionale con un incremento del 6,2%.In ambito ligure, i mercati europei, che pesano sulle esportazioni poco più della metà, hanno denotato un andamento fortemente negativo. Dopo il -1,3% con il quale si erano chiusi gli ultimi tre mesi del 2012, si sono registrate le pesanti contrazioni del 16,9% nel primo trimestre del 2013 e del 27,8% in quello successivo. Tutti i Paesi interessati hanno segnato dati negativi dalla Francia (-1,9%) alla

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18 19ECONOMIA

Germania (-26,7%) alla Finlandia (-93,1%). E’ stata invece notevolmente migliore l’evoluzione dell’export verso i Paesi non europei sebbene il primo trimestre del 2013 abbia segnato un incremento del 46,4% seguito da un brusco crollo del 22,4% nel trimestre successivo. L’elevata variabilità dei dati è stata determinata dall’andamento delle vendite nell’America del Nord, dapprima cresciute dell’8,2% e poi diminuite di quasi il 90%. Si confermano invece molto vivaci le vendite nei Paesi asiatici (+45,3% e +30,5%) nonché le esportazioni verso il continente africano che segnano un +11,7%.Le esportazioni valdostane chiudono la prima metà del 2013 negativamente sia verso le aree geografiche europee che extra europee. Più nel dettaglio, le vendite verso l’Europa, che pesa per il 76,1%, calano del 4,7% sebbene all’interno dell’aggregato reggano la Francia (22,3% e -0,7%) e la Germania (7,5% e 6,2%). Le performance verso il resto del mondo subiscono una perdita del 17,1%, ad incidere particolarmente le Americhe (-34,9% centro-sud e -36% nord) e l’Africa (-15,8%), mentre a ridare

segnali incoraggianti sono Cina e India con un incremento del 25,7%. I settori produttivi maggiormente interessati nelle vendite oltre confine piemontesi sono macchinari e meccanica, mezzi di trasporto e alimentare, tre aree che concentrano quasi il 53% del flusso annuale. Più nel dettaglio, i mezzi di trasporto hanno conseguito un incremento del 13,6%, seguiti dall’alimentare (7,6%), gomma e lavorazione di minerali non metalliferi (5,9%) e dal tessile (3,2%). Macchinari e meccanica cedono invece un pesante 5,3%. A livello provinciale, nel secondo trimestre del 2013 gli andamenti migliori sono stati riscontrati ad Asti e Torino che

hanno fatto segnare incrementi rispettivamente del 13,8% e del 6,4%.Anche in Liguria si evidenzia una discreta concentrazione delle esportazioni in tre principali aree merceologiche che assorbono il 45% del totale: i mezzi di trasporto, meccanica e macchinari, raffinerie e petrolio. L’esame del dettaglio settoriale mostra come la volatilità del dato complessivo rispecchi quella ancora più elevata che caratterizza i mezzi di trasporto, e in particolare della cantieristica. Nei primi tre mesi del 2013 le vendite all’estero sono raddoppiate in termini tendenziali per poi crollare successivamente dell’80%. Altri andamenti fortemente negativi si riscontrano anche in altri comparti quali macchinari e meccanica (-10,7%) e metallurgia (-27,1%), ma vi sono comunque note positive nella performance delle raffinerie di petrolio (4,8%), della chimica (6,1%) e degli elettrodomestici ed elettronica (23%). La provincia di Genova, nel secondo trimestre del 2013, ha denunciato una caduta del 34,2%, La Spezia del 18,5% e Savona del 2,2%. L’unica eccezione è costituita da Imperia che cresce dell’1,8%.

IL MERCATO DEL LAVOROL’analisi dedicata alle congiunture regionali si conclude con l’esame di alcune principali caratteristiche territoriali relative al mercato del lavoro. In Piemonte, dopo due trimestri di forti incrementi congiunturali, nel secondo trimestre del 2013 il tasso di disoccupazione ha beneficiato di un lieve ridimensionamento attestandosi al 10,7%, ma in ogni caso, sia nei confronti di fine 2012 che rispetto a un anno prima, l’incremento è stato ragguardevole (rispettivamente 68 e 150 punti base) segno evidente del permanere di un quadro economico

indubbiamente problematico. Secondo le stime di Prometeia, tale tasso è destinato ad aumentare fino al 2014 quando si assesterebbe all’11% e gli effetti della ripresa si intravedrebbero nel 2015 seppur di modesta portata (-0,4%). Di conseguenza, i dati sull’occupazione appaiono deludenti. Se è vero che i mesi primaverili del 2013 si sono chiusi con un incremento congiunturale di 14.000 unità nel numero dei posi di lavoro, non bisogna dimenticare che questa lieve inversione di tendenza interviene dopo cinque cali consecutivi che hanno rappresentato complessivamente 100.000 occupati in meno. I dati sulla cassa integrazione evidenziano un graduale ridimensionamento delle autorizzazioni sia per la componente straordinaria che per quella in deroga, il numero di ore di cassa integrazione ordinaria risultano invece in aumento nel corso dei mesi estivi del 2013. Andamento simile si evidenzia anche in Liguria dove il tasso di disoccupazione, pur avendo beneficiato nel secondo trimestre del 2013 di una diminuzione

congiunturale di 60 punti base attestandosi al 10,2%, è risultato di 200 punti base superiore rispetto al valore di fine 2012. Secondo le stime di Prometeia gli scenari non appaiono comunque confortanti con un tasso che si attesterà al 10,9% nel 2014 e al 10,7% nel 2015. Il numero degli occupati totali della regione risulta diminuito rispetto al primo trimestre del 2013 di altre 7.000 unità, dato che rappresenta la terza variazione negativa consecutiva ritornando ai minimi del 2005. I dati relativi alla cassa integrazione sembrano esprimere qualche elemento positivo, come la componente straordinaria,

VALLE D’AOSTA: EXPORT DEL MANIFATTURIERO

ORE DI CASSA INTEGRAZIONE IN LIGURIA(N° di ore mensili autorizzate in migliaia - media mobile a tre termini)

ORE DI CASSA INTEGRAZIONE IN PIEMONTE(N° di ore mensili autorizzate in migliaia - media mobile a tre termini)

OCCUPATI NEI PRINCIPALI COMPARTI IN LIGURIA(Dati grezzi in migliaia)

ORE DI CASSA INTEGRAZIONE IN VALLE D’AOSTA(N° di ore mensili autorizzate in migliaia - media mobile a tre termini)

Var%‘12/’11

Var%2trim.‘12/’11

Var%3 trim.‘12/’11

Var%4trim.‘12/’11

Var%1 trim.‘13/’12

Var%2trim.‘13/’12

Totale esportaz. V. d’AostaEuropa Francia Germania Turchia Spagna FinlandiaPaesi non europei Asia di cui Cindia (Cina e India) America del centro-sud America del nord Africa

100*76,122,118,514,24,23,9

23,98,62,96,94,53,8

-6,4-10,715,2

-13,3-31,9-13,7-5,510,3-2,1

-15,0-4,120,8

103,5

-8,2-14,3

7,6-21,6-38,0-21,4

6,120,70,1

-10,7-8,255,6

210,6

-4,3-7,77,8

-13,1-17,5-24,9

4,17,2

-11,1-10,6-10,1-3,1

205,0

8,54,7

57,013,9

-11,89,8

-23,420,727,4-0,437,4

-14,99,7

-3,4-1,2

22,3-2,97,5

-31,8-33,7-11,5-2,7-5,3

-26,1-24,415,5

-7,6-4,7-0,7-4,86,20,0

-12,4-17,1

7,625,7

-34,9-36,0-15,8

Compos.%2012

(Valori a prezzi correnti)

* Mondo ‘12 (mln di €) = 589,1

presentato un andamento flettente tra il secondo e il terzo trimestre del 2013, ma i valori da esse raggiunti sono risultati storicamente piuttosto elevati.Infine, anche in Valle d’Aosta i dati forniscono indicazioni nel complesso ancora critiche. Il tasso di disoccupazione è sì diminuito nel secondo trimestre del 2013 su base congiunturale di 150 punti base, attestandosi al 7,6%, ma se si raffronta tale valore con quello di un anno prima si registra una crescita di quasi un punto percentuale, a testimonianza del fatto che il trend sottostante permane negativo. Le previsioni di Prometeia evidenziano un aumento all’8,5% nel

legata a situazioni di crisi d’impresa, che ha registrato nei mesi estivi del 2013 i valori più bassi dalla seconda metà del 2010. Anche la componente ordinaria e quella in deroga hanno

2014 ed un lieve calo al 7,8% per l’anno successivo. In questo quadro, il numero degli occupati ha comunque segnato un leggero incremento di 700 unità, ma rispetto al secondo trimestre

del 2012 si nota una perdita di 300 posti di lavoro. Per concludere, i dati relativi a tutte le componenti della cassa integrazione mostrano un positivo ridimensionamento.

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20 21ECONOMIA

a lunedì 18 fino a domenica 24 novembre 2013, la Banca e il Consorzio PattiChiari, con il patrocinio del Comune di

Cuneo e la collaborazione dell’Ufficio Scolastico Territoriale, hanno coinvolto la Città in una serie di eventi che hanno costituito un esperimento di diffusione capillare sul territorio di un programma di educazione finanziaria. L’inaugurazione è avvenuta nel Salone d’Onore del Comune di Cuneo, alla presenza del Sindaco Borgna, ed ha proposto un momento di riflessione al corpo docente dal titolo “Cittadinanza economica: quale contributo può dare la scuola?”, perché è proprio l’insegnante uno dei primi attori coinvolti nell’importante azione di sensibilizzazione al tema. Nella giornata del martedì 19 sono iniziati i momenti di incontro con gli studenti presso lo Spazio Incontri Cassa di Risparmio 1855 in via Roma a Cuneo. I primi piccoli ospiti sono stati i bambini delle primarie affascinati dall’incontro “Perché mamma e papà pagano le tasse?”, seguiti nella giornata successiva dai ragazzi delle scuole secondarie di I grado che hanno discusso di gestione della paghetta e di bilancio famigliare. Le giornate del giovedì e del venerdì sono state infine dedicate ai teen agers del quinto anno delle superiori con un approfondimento sul mondo della previdenza, prima, e su come nasce e si sviluppa un’azienda poi. Per quest’ultimo incontro di chiusura, la relatrice

Tutti a scuola di educazione finanziariaOltre 600 persone, tra cui 450 studenti, hanno vissuto in prima linea una settimana di eventi e un’intera città, Cuneo, è stata protagonista di numerosi momenti di riflessione per costruire una cultura diffusa di “cittadinanza economica”

DPAGHETTA E RISPARMIO, BILANCIO FAMILIARE E PREVIDENZA, TASSE E LAVORO: TANTI I TEMI DA AFFRONTARE PER UNA EDUCAZIONE FINANZIARIA DIFFUSA E CONDIVISA

d’eccezione è stata Sandra Monge dell’omonima azienda di petfood. L’imprenditrice ha saputo catturare l’attenzione dei ragazzi raccontando la storia di suo padre – fondatore della società – attraverso aneddoti e intuizioni che giorno dopo giorno hanno permesso all’azienda di crescere e di diventare la realtà che oggi tutti conoscono. Ma il calendario di appuntamenti non si è concluso con gli incontri per le scuole, anzi, il week end è stato inaugurato da una serata letteraria dedicata alla presentazione del testo “Fiabe e denaro un libro per educare all’economia e al risparmio” a cura di Emanuela Rinaldi, sociologa e docente all’Università di Udine e realizzato per conto di PattiChiari dall’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il dialogo del venerdì sera, animato dal giornalista Fabrizio Pepino di Cuneo, ha inaugurato i laboratori per famiglie del sabato e della domenica, che attraverso la teatralizzazione delle Fiabe contenute nel volume e giochi didattici divertenti, hanno coinvolto anche i più piccoli sull’importanza di occuparsi dei propri risparmi in modo consapevole. Questo progetto pilota è nato per offrire a tutti l’occasione di sviluppare una coscienza economica e un rapporto con il denaro basato su consapevolezza e senso di responsabilità perchè l’educazione finanziaria – meglio

definita dal Ministero dell’Istruzione come “cittadinanza economica” - è una forma di investimento culturale sul benessere, esattamente come l’educazione alimentare lo è sulla salute. Nel contesto odierno rappresenta uno strumento di conoscenza indispensabile per la vita economica dei futuri cittadini che, in virtù del continuo innalzamento dell’aspettativa di vita, dovranno essere in grado di accumulare più risparmi per coprire periodi di esistenza non lavorativa più lunga rispetto alle generazioni precedenti. E naturalmente dovranno sapersi destreggiare con gli strumenti della previdenza complementare, in assenza della quale

la sola pensione pubblica non sarà in grado di garantire ai futuri anziani un livello di vita adeguato. Oltre a tematiche che guardano più al lungo periodo, occorre non dimenticare che, con la crescente intangibilità del denaro, cresce anche il rischio che se ne perda di vista il valore. Si pensi ai bambini che vedono i soldi uscire dai muri con il bancomat, meccanismo che, se non spiegato, può ingenerare la convinzione che i soldi siano inesauribili e facilmente ottenibili. Vi sono infine, aspetti legati alla gestione del denaro che toccano da vicino temi molto importanti, quali la legalità, la mutualità, l’equità. Concetti che, a seconda delle età, vanno trattati

con linguaggi e riferimenti diversi ma devono in ogni caso diventare patrimonio di conoscenza collettivo.Durante le lezioni della “Settimana della Cittadinanza economica” sono emerse frasi e considerazioni da parte dei bambini e dei ragazzi che sottolineano quanto possa essere preziosa una maggiore consapevolezza economico-finanziaria, meglio se appresa in modo facile, immediato e privo di tecnicismi. A proposito di prestiti e sovra indebitamento è stato spesso chiesto “Ma è vero che se uno non paga il mutuo finisce in prigione?”, oppure sui mezzi di pagamento è stato affermato: “Uso il bancomat perchè una volta al

negozio di videogiochi mi hanno fregato sul resto” e i bambini che hanno partecipato ai laboratori hanno tutti preferito la cicala alla formica perché è meglio passare l’estate a cantare che a far provviste e risparmiare per l’inverno. Tanti spunti per adulti, ragazzi e bambini per rendere economia e finanza alla portata di tutti.Ma l’attività della Banca non si è conclusa con questa settimana speciale, sono previsti lungo tutto il corso dell’anno momenti di approfondimento presso le scuole che possono usufruire del tutoraggio da parte della Banca nei specifici territori di competenza tra Piemonte e Liguria.

di Viviana Lanzetti

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re milioni di posti di lavoro, 328 mila aziende che dal 2008 ad oggi hanno investito in tecnologie amiche dell’ambiente, 101

miliardi di valore aggiunto nel 2012, pari al 10,6% del totale. Questa è la green economy italiana, uno dei pochi settori in crescita. Nel 2013 il 38% delle assunzioni nell’industria e nei servizi si è colorato di verde: 216 mila su 563 mila. Le proiezioni dicono che nei prossimi anni il 60% di tutte le assunzioni avrà a che vedere con l’ecologia. Alcune sono aziende minime, di una o due persone. Altre hanno grandi

TIl rilancio è verde

La Green Economy è una visione del mondo. Ma è anche una strada sicura verso la ripresa dello sviluppo nel nostro paese. Energia, edilizia, agricoltura, uso razionale dell’acqua, tecnologie per l’industria e ricerca sono tra i suoi settori di punta. Di qui nel 2013 sono venuti 100 miliardi di valore aggiunto e 200 mila posti di lavoro

di Piero Bianucci

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dimensioni. Delle 5000 maggiori aziende del nostro paese, 79 su 100 traggono più profitti da attività verdi che da attività tradizionali (dati “GreenItaly 2013”, rapporto annuale di Unioncamere e Fondazione Symbola).Di green economy si parla molto. Ma non sempre circolano idee chiare su che cosa sia. Green economy è prima di tutto una visione del mondo, un modello di sviluppo economico che tiene conto dell’impatto ambientale dei prodotti e delle tecniche per realizzarli. Il primo ponte tra le discipline legate all’ecologia e quelle economico-sociali risale agli Anni 70 e a Herrman Daly (Università del Maryland), oggi uno dei maggiori esperti di sviluppo sostenibile. Della green economy le piante, che non a caso sono verdi, offrono l’emblema perfetto. Vista come “fabbrica”, la pianta utilizza una energia pulita, abbondante e rinnovabile (il Sole brilla da 5 miliardi di anni e ne ha altrettanti davanti a sé), toglie dall’atmosfera un gas serra (l’anidride carbonica), accumula energia sotto forma di zuccheri e come scarto di lavorazione libera un gas prezioso, l’ossigeno. Non si può chiedere di più. Sulla Terra il 98% della biomassa appartiene al regno vegetale e nutre il restante 2% che appartiene al regno animale. È il miracolo della fotosintesi. “La vita – disse il fisiologo Jacob Moleschott (1822-1893) – è aria intessuta con la luce.” Era uno scienziato positivista, ma in lui si nascondeva un poeta.

Il mercato della green economy ha due versanti principali: da un lato le aziende che vogliono mettere sul mercato prodotti tradizionali in modo ecologico; dall’altro lato le aziende che offrono le tecnologie perché questo obiettivo diventi raggiungibile. Dentro ci sta tutto: la ricerca scientifica, la generazione di energia, la scelta delle materie prime, la progettazione dei prodotti dalla loro funzione al riciclaggio, il commercio equo e solidale, l’uso razionale dell’acqua, coltivazioni rispettose della natura, gestione dei rifiuti, una visione etica del pianeta Terra come patrimonio da trasmettere alle generazioni che verranno. Ci sta, purtroppo, anche il contrario: la finta green economy di certo biodiesel, l’uso illusionistico di parole come “naturale”, “biologico”, “sostenibile” e dello stesso aggettivo “verde”, le centrali eoliche che sfregiano il paesaggio, il greenwashing praticato per mascherare attività inquinanti e accaparrarsi sovvenzioni.Qui è appena possibile accennare a qualche caso esemplare. La green economy è così pervasiva che possiamo fare riferimento ai quattro elementi che gli antichi ritenevano sostanze primarie dell’universo: aria, acqua, terra, fuoco.

Aria Gran parte della green economy punta allo sviluppo di tecnologie per limitarne l’inquinamento. Veniamo dall’era del carbone, viviamo nell’era del petrolio, nel 2030 diventerà dominante il metano.

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Ma queste sono energie fossili. Quale più quale meno, immettono nell’aria gas serra. L’anidride carbonica, che nell’atmosfera era presente con 290 parti per milione all’inizio del secolo scorso, ha raggiunto le 400 ppm: al ritmo attuale nel 2100 avremo un aumento della temperatura globale di 3 °C, con effetti catastrofici. Le centrali eoliche sono doppiamente vantaggiose: traggono elettricità dal vento e non producono gas serra (tranne l’inevitabile ciclo di costruzione). L’eolico fornisce in Italia 8.000 megawatt, una potenza installata pari a 8 centrali nucleari standard e al 4% dei consumi elettrici. In una sana green economy occorre però valutare bene l’impatto ambientale. Invece abbiamo pale eoliche a ridosso dei Sassi di Matera (proclamati dall’Unesco patrimonio dell’umanità).

Terra Il buon uso della risorsa suolo è fondamentale in un paese come il nostro stretto tra mare e montagne. Un solo esempio di green economy applicata all’agricoltura. Un’azienda vinicola che in Val di Chiana produce vino Montepulciano dal 2012 è scollegata dalla rete elettrica. Ha raggiunto l’autonomia energetica con macchine vinificatrici che sfruttano il gas prodotto dalla fermentazione, refrigerazione

passiva per le cantine, centrale a biomassa che brucia gli scarti delle vigne.

Fuoco Il calore, insegna la termodinamica, può solo degradarsi. È la dura legge dell’entropia. Ma la green economy ha escogitato decine di tecnologie per utilizzare meglio il calore o prenderlo dove c’è e non costa nulla. Gemini Project a Cherasco costruisce da anni case passive – cioè a consumo energetico zero – e adesso persino “attive”, cioè con bilancio energetico positivo. Alla fiera annuale Ecomondo (Rimini, 6-9 novembre 2013) erano presenti mille imprese con 85 mila addetti. Chi cerca soluzioni sostenibili, lì ha l’imbarazzo della scelta, dalle pompe di calore a sofisticati materiali isolanti .

Acqua La green economy permette di farne un uso migliore in agricoltura e nelle produzioni industriali (per fare un computer servono 1.500 litri d’acqua, 19 mila per un kg di caffè tostato). Non dimentichiamo l’energia idroelettrica. Fonte pulita e rinnovabile, può dare molto nei paesi in via di sviluppo, ma il mini e medio-idroelettrico è importante anche in Italia, come dimostra l’esperienza dei Fratelli Ronc (Introd, Aosta).

La chiamano “ricicletta” perché è una city bike in alluminio riciclato. Alla Fiera Ecomondo 2013 di Rimini con questo oggetto simbolo di un metallo prezioso e dalle innumerevoli vite sono stati premiati il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, Edo Ronchi, presidente del Consiglio nazionale della green economy e Georges Kremlis, direttore generale Ambiente della Commissione Europea.

In vista di Expo 2015, la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste (SISSA) e le Università di Milano, Bologna e Perugia hanno elaborato l’Indice di Sostenibilità del cibo o Trade Impact Index (TII). È un parametro oggettivo che permette di valutare per ogni cibo l’impatto ambientale, e quindi di offrire orientamenti alla green economy. Il TII tiene conto della stagionalità dei prodotti, della lunghezza della filiera, delle tecniche di coltivazione e di numerosi altri fattori.

L’eolico d’alta quotaUn enorme giacimento di energia eolica avvolge la Terra: vale più di 1.800 TW (1 TW – terawatt – corrisponde a 1.000 gigawatt, 1 gigawatt è la potenza tipica di una centrale nucleare standard). Poiché attualmente la domanda mondiale di potenza primaria si aggira intorno a 20 TW, stiamo parlando di una potenzialità 100 volte maggiore del fabbisogno complessivo. La stima è di Kate Marvel, Ben Kravitz e Ken Caldeira, che hanno pubblicato questi dati su “Nature Climate Change” il 9 settembre 2012. Caldeira e Kravitz lavorano al Dipartimento di ecologia globale della Carnegie Institution a Stanford (California), Kate Marvel al Livermore Laboratory (California). Il “giacimento” è costituito da due “fiumi” di vento che

scorrono sopra le regioni temperate e tropicali dei due emisferi. Questi “fiumi” di vento sono tanto più veloci ed energetici via via che si sale. La massima potenza specifica disponibile si raggiunge a un’altitudine di 10 mila metri, dove la pressione è di 250 millibar. Senza salire così in alto, già a 800-1.000 metri spirano venti molto interessanti dal punto di vista energetico. Tra le aziende e i gruppi di ricerca che lavorano sull’eolico d’alta quota c’è l’italiano Kite Gen, che, dopo una serie di simulazioni fatte con il Politecnico di Torino, è passato a una sperimentazione su piccola scala con un generatore da 3MW. Il test ha avuto successo, e ora Kite Gen è passato sotto il controllo di capitali arabi.

PEDALANDO SULLA “RICICLETTA”

A TAVOLA CON L’INDICE DI SOSTENIBILITÀ

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Trasformatoridi energiaDa Introd, Valle d’Aosta, al resto del mondo con un savoir faire tutto italiano che mette insieme tradizione e tecnologia, passione e determinazione,nel rispetto della natura e dei suoi equilibri. L’ambasciatore di questa continua sfida che vuole valorizzare l’acqua è Mario Ronc

acqua può dirsi essere uno degli elementi della natura che hanno segnato la vita della famiglia Ronc. L’azienda, la Fratelli Ronc Srl, nasce nel

1982 subentrando di fatto alla già esistente impresa di famiglia, la Ronc Stefano di Introd. Le competenze e la professionalità della neo costituita società derivano da quella precedente che aveva operato per un lungo periodo nel settore della viabilità rurale e nella realizzazione di opere irrigue. Grazie a informatica e progresso tecnologico, la Fratelli Ronc intravede nuovi orizzonti nel settore dell’automazione e del telecontrollo fino alla tele conduzione degli impianti. La passione dei fondatori dell’azienda venne anche sostenuta dalla legge 308 del 1982 che aprì uno spiraglio, per gli imprenditori del settore, nell’ambito del monopolio nel campo della produzione di energia idroelettrica riservato all’ENEL.

Quando venne costruita la prima centrale?

Nel 1986. Venne chiamata “Alouette”, fu costruita a Rhêmes-Saint-Georges e fu la nostra prima scommessa, investimmo più di 8 miliardi delle vecchie lire per un impianto costruito completamente in galleria, pertanto con un impatto ambientale praticamente nullo. Era, ed è, dotato di due turbine e generatori che sarebbero in grado di mantenere in continuo la massima produzione ammessa di 3000 kW, inoltre il sistema è ad acqua fluente, ovvero senza sbarramenti né bacini artificiali. Sa perché l’abbiamo chiamato “Alouette”?

No, ci tolga la curiosità.Il termine significa allodola, in italiano, e ci è sembrato il nome migliore per la nostra prima centrale che se non avesse “cantanto” proprio come un’allodola per noi sarebbe stato un grosso guaio. Invece oggi ha ancora i cuscinetti originali, non sono mai stati sostituiti tanto il meccanismo nel suo complesso funziona bene.

L’azienda si installò nel 1990 a Champgerod e oggi riunisce in un unico complesso gli uffici amministrativi, tecnici, il laboratorio energia e l’officina.

Sì abbiamo voluto riunire in un’unica struttura tutti i comparti aziendali e favorire la ricerca. La nostra prima e unica mission è valorizzare l’acqua, un impegno quotidiano che portiamo

avanti con grande passione grazie a una squadra di persone brave nel loro lavoro. I nostri ragazzi sono giovani e determinati, sono valdostani e conoscono bene il nostro prezioso territorio, ma soprattutto condividono il nostro modo di lavorare: fare tutto in casa dalla ricerca alla costruzione, dalla gestione al monitoraggio.

Qualche traguardo raggiunto grazie all’attività di ricerca che ha piacere di ricordare?

Certamente il sistema innovativo sviluppato per gestire l’acqua ispirato a Israele, dove l’acqua scarseggia e dev’essere sfruttata al meglio. Attraverso delle deviazioni ed una condotta forzata abbiamo raggiunto un duplice obiettivo, massimizzare la potenza dell’acqua e ridurre l’impatto ambientale. Presso la nostra centrale di Brissogne questo processo è perfettamente funzionante. Un altro traguardo che mi piace sempre citare è il centro di supervisione e telecontrollo. È installato presso la nostra sede e ci permette di tele controllare ad oggi 50 impianti (acquedotti e centrali idroelettriche).

L’acqua è il vostro habitat naturale, ma vi siete misurati anche con altri elementi.

Con l’aria: abbiamo costruito due impianti eolici, uno a Foggia e uno a Venosa; e con il fuoco, abbiamo realizzato gli impianti che utilizzano le biomasse per il teleriscaldamento

del comune di La Thuile. L’idroelettrico resta però la nostra grande passione, il processo è molto più complesso e la soddisfazione finale nel vedere un impianto che funziona è molto maggiore.

L’acqua è una fonte pulita e rinnovabile. Oltre a produrre energia avete anche l’arduo compito di essere ambasciatori del rispetto dell’ambiente e di questo elemento fondamentale per la vita.

Lavorare in questo mondo e in questo ambiente naturale bellissimo (la Valle d’Aosta ndr.) è un grande privilegio. Siamo sempre in prima linea nel difendere il patrimonio idrico non solo

regionale ma anche nazionale e internazionale perché sappiamo bene quanto sia preziosa l’acqua. Mi è capitato di recente di accogliere dei bambini di terza elementare presso una delle nostre centrali, dopo un breve giro e alcune spiegazioni sul funzionamento, i piccoli studenti sono

rimasti colpiti dalla potenza dell’acqua e di come si possa rispettare l’ambiente e allo stesso tempo produrre energia. Tornati in classe mi hanno scritto una lettera e mi hanno mandato molti disegni, in quasi tutti sottolineavano nel dettaglio gli ingranaggi di macchinari complessi inseriti in un ambiente naturale, pulito e sereno. Ecco, questo credo sia il nostro savoir faire: ogni nostra opera dev’essere rispettosa dell’ambiente in cui viene inserita, deve ridurre ai minimi l’impatto ambientale e ottimizzare le fonti energetiche per favorire la ricaduta economica. Questo significa essere green e fare green economy.

L’

Centrale di PlanavalComune di Arvier (Ao)

Fabbricato di produzione della centrale di Prelè nel Comune di Oyace (Ao)

Interno sala macchinedella centrale di Lauresnel Comune di Brissogne (Ao)

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Professor Pepe, cominciamo col capire meglio cos’è e quali le principali finalità del Movimento Ecologista Europeo “FareAmbiente”.

FareAmbiente nasce nel 2007 con la finalità di proporre un tipo di ambientalismo differente, non ideologizzato e soprattutto antropocentrico, cioè che mettesse l’uomo al centro dell’ecosistema, il quale deve essere protetto e salvaguardato onde garantire una buona qualità della vita. FareAmbiente è agli antipodi dell’ambientalismo storico italiano che conduce battaglie ideologiche, quasi sempre schierato politicamente solo da una parte, che sa dire sempre e solo no a

tutto senza proporre soluzioni ragionevoli e praticabili.

Il tema socio-ecologico, nelle sue infinite sfaccettature sia scientifiche che filosofiche, risulta oggi centrale ad ogni analisi politica, sociologica e istituzionale. Come fare, da non addetti ai lavori, per comprendere con lucidità e correttezza d’analisi quali siano le urgenze davvero improcrastinabili per la salvaguardia dell’ambiente e di noi stessi.

Cercare di porci sempre una domanda ogni qualvolta vi sia da fare una scelta o prendere una decisione che coinvolge l’ambiente: qual è il rischio minore per

una buona qualità della vita? Esempio, è davvero possibile il rifiuto zero? Le associazioni ambientaliste storiche sostengono di sì con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Quindi bisogna che ci chiediamo: è più impattante una centrale termoelettrica che funziona a immondizia e che impone per il suo funzionamento una rigida raccolta differenziata o le discariche dove finisce dentro qualunque cosa? Oppure è meglio un treno ad alta velocità che colleghi il nord con il sud o l’aereo i cui motori consumano 1 tonnellata di aria al secondo? Il rischio zero non esiste, quindi la risposta alla domanda è di cercare di calcolare il rischio minore per la salvaguardia dell’ambiente e di noi stessi

Abbiamo intervistato il professor Vincenzo Pepe, docente di Diritto Pubblico e dell’Ambiente presso la Seconda Università degli Studi di Napoli, il quale insieme a oltre 100 professori universitari ha fondato FareAmbiente - Movimento ecologista europeo che oggi conta più di 15.000 iscritti ed è presente in tutte quasi tutte le regioni italiane e in diversi paesi europei

SCEGLIERE CIBI GENUINI E SOPRATTUTTO NOSTRANI, EVITARE LO SPRECO ENERGETICO, E PENSARE SEMPRE, DURANTE LE NOSTRE AZIONI QUOTIDIANE, CHE LA NOSTRA TERRA DOBBIAMO LASCIARLA AI NOSTRI FIGLI

di Angelo Roma NON NEL MIO GIARDINO!

Lanciamoci per un istante in un complicato gioco previsionale. Quali potrebbero essere le condizioni di salute del nostro pianeta nei prossimi decenni.

Brutte se non si esce dall’economia degli idrocarburi e del petrolio. Durante la campagna per il referendum sul nucleare l’informazione era viziata. Da una parte i pochi sostenitori del

nucleare, dall’altra chi si opponeva a favore del sole o del vento. Ovviamente queste 2 ultime da sole non sono sufficienti e i grandi assenti del dibattito sono stati il petrolio, il carbone e il gas, che come sappiamo sono responsabili dell’avvelenamento dell’atmosfera.

Dal macro al micro. Concludiamo la nostra chiacchierata ringraziandola e chiedendole, a beneficio dei lettori di Rassegna, qualcosa di molto, molto concreto. Ci dia alcuni semplici consigli che ci aiutino nel nostro quotidiano ad avere una relazione più sana, intelligente e lungimirante con l’ambiente.

Effettuare sempre una rigida raccolta differenziata, usare mezzi pubblici a trazione elettrica, cercare di dotarsi di un’auto a trazione elettrica, specie se si vive nelle grandi metropoli (FareAmbiente è stata promotrice di una proposta poi diventata legge che prevede finanziamenti per le auto elettriche e le installazioni di colonnine di ricarica), controllare rigorosamente i cibi che si consumano, evitare quelli la cui provenienza è dubbia, scegliere cibi genuini e soprattutto nostrani, evitare lo spreco energetico, e pensare sempre, durante le nostre azioni quotidiane, che la nostra terra dobbiamo lasciarla ai nostri figli.

e quella di valutare il rischio più basso, ovvero la soluzione più praticabile e sostenibile.

Nel suo ultimo libro dal titolo “Non nel mio giardino” (Baldini&Castoldi), lei propone un’appassionata rinnovata concezione dell’ambientalismo, capace di superare pregiudizi, cliché e crociate speculative.

Proposte, non proteste. Questo auspico

nel mio libro. Di crociate speculative l’ambientalismo storico italiano ci vive. Dai referendum sul nucleare ai No Tav che protestano contro il mezzo più ecologico in circolazione: il treno. Teorie, pregiudizi ma soprattutto strumentalizzazioni che hanno bloccato il sistema Italia danneggiando la sua economia ma soprattutto il suo territorio. Basti pensare al disastro della Campania.

MOVIMENTO ECOLOGISTA EUROPEO

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3130 CULTURA

ei giorni scorsi ho fatto appendere nel mio studio una «Fine di Dio» di Lucio Fontana che avevo appena ricevuto da un amico.

Date le dimensioni, le avevo riservato l’unica parete ancora idonea nel mio appartamento che non causasse spostamenti laboriosi. Tuttavia ho dovuto trasferire un magnifico ritratto fotografico di Massimo Listri e con mia figlia ho verificato le varie posizioni possibili tra le quali la sostituzione di un Vedova dedicato alla guerra dI Spagna che l’artista stesso mi aveva donato una trentina d’anni fa. Ho insomma vissuto, io che non sono collezionista, ciò che costituisce l’apice del piacere di ogni collezionista: gustare l’indescrivibile emozione di inserire una nuova opera nel luogo in cui vive o lavora. Ho anche replicato la delizia e l’emozione (e il tormento) che ogni curatore di museo prova quando studia un nuovo accrochage (Danilo Eccher, il direttore della GAM di Torino, ha un talento impareggiabile in questo genere di sfide). Così in due parole penso di aver dato un’idea degli aspetti materialistici, ma essenziali del comprare arte, antica moderna o contemporanea (prendete nota di queste distinzioni temporali sulle quali dovremo tornare). Avrete notato che non ho fatto alcun riferimento al prezzo pagato né all’eventuale soddisfazione di aver fatto un acquisto a prezzo vantaggioso né al guadagno o alla rivalutazione che col tempo mi aspetto di ottenere. Infatti tutto ciò per un collezionista è secondario: è invece il possesso di quell’opera che lo gratifica completamente. Il suo godimento sta nel momento in cui la inserisce tra le altre opere nella sua casa e nei numerosi momenti che già pregusta in cui tornerà a guardarla, perfino alzandosi in piena

Perché (forse) la bolla del mercato dell’ arte non salteràdi Umberto Allemandi

notte dal letto. Il costo e la speranza di guadagno sono invece esaltanti per un’altra categoria di acquirenti, anzi due: gli investitori (che distinguo intenzionalmente dai collezionisti anche se spesso posseggono opere bellissime) e i mercanti. Il piacere di entrambi solo in parte deriva dall’opera, ma soprattutto consiste nel «valore» che essa rappresenta nel loro patrimonio o nel loro giro di affari. Vi è una quarta categoria (forse la più affollata) di acquirenti

rampanti: coloro per i quali il possesso esibito di un’ opera d’arte di un autore famoso, e notoriamente di elevato valore, è la motivazione più capace di procurare loro fremiti di piacere. Come indossare un gioiello sensazionale o un magnifico abito di un grande stilista. È l’ostentazione della griffe e della vanità, che ha fatto la fortuna di grandissimi stilisti come Capucci o Balenciaga, la Schiapparelli o Chanel e di grandissimi gioiellieri come Buccellati o Bulgari e di industrie del lusso come Prada e Armani. I grandi artisti però rispetto a gioiellieri e sarti offrono due requisiti in più. Permettono all’acquirente di «comprare» in cambio di denaro ciò che quasi sempre l’acquirente non ha e non può avere in breve tempo e senza fatica: la reputazione di intenditore, di persona

colta e di buon gusto. Qualcosa per cui molti sono disposti a pagare cifre inverosimili e, io dico, assurde, ma che fanno la straordinaria fortuna del mercato dell’arte anche in tempi economicamente difficili. Il secondo vantaggio è che arredano le loro case. Fin qui, cari lettori, nulla di nuovo. Infatti questi straordinari «poteri» dell’arte sono eterni, la storia trabocca di esempi millenari. L’arte deve moltissimo a questi bisogni (debolezze) dell’uomo. A proposito, è ovvio che oltre alla ricchezza anche il potere vuole esibirsi: una volta papi e principi, oggi capi di stato e uomini politici finanziano opere d’arte e architettoniche che esaltino e perpetuino la loro «grandezza» eccetera, eccetera. Ma, ahinoi, l’ignoranza è sorda e presuntuosa, la ricchezza è avida e vanitosa e tutti pensano di saper vedere soltanto perché hanno gli occhi. Queste briciole di nozioni (ovvie, lo so bene) servono solo a far capire come funziona o, meglio, su che cosa si basa il mercato, anzi il «sistema» dell’arte. Quali sono le sue motivazioni. Non dobbiamo disprezzare chi vuole distinguersi per il proprio gusto artistico o per la propria «cultura», per il fatto di possedere un Bacon («Non dirmi, tu hai un quadro dell’artista che è stato pagato a New York 142 milioni di dollari!») o un Bernardo Strozzi e non solo per il fatto di possedere centomila suini (non esponibili in casa). Poco importa se qualcun altro, mercante o critico, lo abbia scelto per lui (purchè non gli abbia rifilato un’opera di serie B o in cattive condizioni di salute o addirittura un falso). Date le vistose cifre e le promesse o speranze di guadagno e l’immediata tattile, orgasmatica gratificazione della propria vanità, la voglia di arte è come una voglia di tartufi. Non sempre a tutti piacciono tanto, ma cresce sempre il numero dei seguaci per l’irresistibile eloquenza del prezzo. Per esempio, su centinaia di migliaia di nuovi multimilionari cinesi, o brasiliani, o indiani, o russi, forse soltanto mille o diecimila decideranno di essere sedotti dall’arte. Ma anche soltanto mille o diecimila nuovi compratori di taglia forte sono uno tsunami sconvolgente nel piccolo mercato dell’arte. Non ci sono abbastanza grandi artisti per accontentarli tutti. E i rarissimi grandi artisti non producono abbastanza grandi opere, i «capolavori», dei quali il mercato ha disperato bisogno per far spendere cifre spaventose e incomprensibili per qualsiasi

BALLON DOG È UN’EVIDENTE SPECULAZIONE E AFFARE D’ORO. INVESTIRE 58 MILIONI DI DOLLARI IN ASTA NE FAVORIRÀ LA VENDITA DI ALTRE 4 RIPRODUZIONI A PREZZI UGUALI. UN FATTURATO DI OLTRE 220 MILIONI DI DOLLARI PER UN INVESTIMENTO DEL 25%

1,3 miliardi in 4 giorni: è il fatturato complessivo delle aste di arte contemporanea a New York tra l’11e il 14 novembre. L’arte ormai è solo per straricchi? Che cosa pensano i mercati finanziari tradizionali degli “investimenti” in arte?Il direttore della più qualificata testata italiana, Il Giornale dell’Arte, svela i meccanismi di un settore molto attraente ma con regole del tutto speciali

N

Il trittico di Francis Bacon “Three studies of Lucian Freud” del 1976, l’opera più pagata della storia

Scrigno di Pietro Piffetti, acquistato dalla Fondazione Accorsi di Torino nel febbraio 2013

Un ingrandimento in resina alto quasi 3 metri della scultura di Jeff Koons “Ballon Dog (Orange)”, battuto all’asta a 58 milioni di dollari nel novembre 2013

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comune mortale (non chiamatele, per favore, anche voi «cifre da capogiro», vomitevole frase convenzionale che inesorabilmente ci infliggono cronisti incapaci di trovare qualcosa di diverso per descrivere importi pari al loro stipendio moltiplicato per centinaia di anni). Questo in verità è il rischio del mercato dell’arte. L’esagerazione e la perdita di controllo hanno distrutto la credibilità della finanza. Il bisogno forsennato di creare grandi artisti che quasi mai lo sono, creare supervalori per opere che non li valgono è il tormento ossessivo del mercato dell’arte. Se salterà, sarà questa la causa: avere

inventato valori finti, gonfiati, destinati a scoppiare. Se i tartufi non si trovano, bisogna inventarli, se possibile allevarli. Chi conosce la storia dell’arte sa che succede. Ma sa anche che poi arrivano nuovi compratori che non hanno alcuna voglia di resistere più dei loro predecessori al richiamo del sesso (è chiara la perifrasi?). Per questo scopo, le vendite all’asta sono un’invenzione geniale e diabolica. Che cosa c’è di più rassicurante (dando scontata l’inesperienza personale o l’inadeguatezza del proprio gusto o delle informazioni o degli informatori) e di più convincente se ben due o cinque o dieci

persone sono disposte pubblicamente a elevare parossisticamente le proprie offerte? La tacita implicazione è che almeno un paio tra di loro sappia che cosa stia facendo e come spenda i suoi soldi. Guardate il caso del “cane gonfiato” del famosissimo artista contemporaneo Jeff Koons noto ai più come marito pro tempore di Cicciolina (sposati il tempo di creare una celebre scultura che li rappresenta nella loro congiunta attività) e leggete l’interpretazione che nel Giornale del’Arte avevamo messo in prima pagina nel numero di novembre 2013 prima della vendita. In realtà Il Giornale dell’Arte ha sbagliato: la vendita a New York del 12 novembre per 55 milioni di dollari non serviva a “preparare” l’affare, ma a “consacrarlo” perchè l’affare era già stato fatto: gli altri quattro pezzi se li erano già comprati quattro famosi tycoons del collezionismo prima dell’asta sapendo che il quinto pezzo all’asta li avrebbe valorizzati. Questo spiega anche la decadenza del mercato dell’antico, dai dipinti ai mobili. Non solo il loro apprezzamento richiede cultura vera, un vero occhio (che sovente manca ai nuovi ricchi che hanno speso il loro tempo a far soldi), ma il dramma è che le opere antiche non sono più in produzione, Poiché la richiesta di neoricchi inesperti e incompetenti e affannati è fortissima, è improbabile che un antiquario o mercante siano disposti a investire un mucchio di tempo e di denaro in qualcosa troppo difficile da far capire che nessuna “fabbrica” produce più. A chi interessa valorizzare una sola rara opera, irripetibile, quando un artista contemporaneo vivente può produrre centinaia di opere, più o meno uguali? Più uguali sono, e quindi più riconoscibili anche per il più ignorante, più valgono: un collezionista raffinato apprezzerà un Picasso insolito, quasi irriconoscibile, rarissimo, ma il mercato preferisce dei Picasso che chiunque possa riconoscere a prima vista da cinquanta metri di distanza e ne vuole tanti. Tanto meglio se si assomigliano tutti: questo premia il desiderio di imitazione, di omologazione e di visibilità che eccita il gregge degli acquirenti. I cinque cani gonfiati di Jeff Koons erano diversi solo nel colore… E questo spiega anche perchè all’inizio ho voluto segnalare la differenza tra opere “antiche” o “moderne” (di artisti scomparsi del Novecento) non ripetibili, per distinguerle da quelle “contemporanee”,

la cui produzione è in corso in serie illimitate e la cui incerta qualità non ha ancora superato il severo, inesorabile setaccio del tempo e delle variazioni del gusto di molte generazioni. Il tempo è molto meno tollerante di critici prezzolati. L’antico riprenderà valore quando gli acquirenti si stancheranno delle produzioni in serie di artisti inventati da un mercato insaziabile le quali, come il re nudo, perderanno fatalmente di valore e quando

probabilmente è anche la cintura di sicurezza del mercato dell’arte) è che le poche grandi opere d’arte e i pochi veri artisti non si possono quotare come le azioni o le merci. Perciò viene valorizzata “la leggenda dell’arte”, com’è avvenuto ancora una volta con le aste del 12 e 13 novembre con vendite per 1.082 milioni di dollari. Questi risultati sensazionali servono a suffragare la convinzione e il mito che tutta l’arte sia un buon affare. Questa “bolla” probabilmente non scoppierà (a differenza di quanto avvenne con i subprime) perchè l’arte è un mercato ancora troppo piccolo rispetto per esempio al mercato immobiliare, quindi è ancora controllabile da chi non solo non ha alcun interesse a farla scoppiare ed è invece obbligato a farla crescere sempre. Come andare in bicicletta: se non pedali, caschi. Ma ne avrà la forza? La crescita esponenziale dei neomilionari di tutto il mondo e l’invariabiltà dell’avida e vanitosa natura umana fanno pensare di sì.

Umberto Allemandi

P.S. Il mio Fontana non è un vero Fontana. Non lo dico per dissuadere i ladri (se fosse vero varrebbe forse 10 milioni). È una copia, un “omaggio a Fontana”, che un mio vecchio amico, un ricchissimo collezionista ultraottentenne, quest’estate a Ibiza ha deciso di farmi per gioco sfruttando il proprio talento e la relativa facilità di imitare un Fontana, dopo le nostre conversazioni nelle quali abbiamo ricordato il comune amico di gioventù, le passeggiate sotto i portici a Torino quando Fontana veniva a visitare Michel Tapié e Ada Minola nel loro International Center of Aesthetic Research, o le visite nella sua casa sul lago di Comabio. So di essere un po’ eretico, ma si può essere felici anche con un Fontana che non vale niente. Intanto il mio Fontana è bellissimo e non ha nulla da invidiare a un Fontana vero. Quando lo guardo dal mio scrittoio, mi ricorda quanto sia stato geniale e i momenti passati insieme cinquant’anni fa. Mi ricorda anche il mio vecchio amico burlone che è riuscito a fare un finto Fontana così bello perchè lo ama molto e quindi lo conosce bene. Lo ha fatto in memoria di noi tre. Fontana dunque è ancora qui con noi. Francamente, non sento il bisogno di molto altro. Quando ne ho voglia, posso andare a vedere dei bellissimi Fontana veri nel museo a meno di due chilometri da casa. Camminare fa bene alla mia età.

A CHI INTERESSA VALORIZZARE UNA SOLA RARA OPERA QUANDO UN ARTISTA CONTEMPORANEO PUÒ PRODURNE CENTINAIA PIÙ O MENO UGUALI?

capiranno che a valere sempre di più non è ‘qualsiasi arte’ bensì la qualità irreplicabile e perciò unica e rarissima di alcune rare opere di alcuni rari artisti. Solo quelli hanno un valore elevato e duraturo. Come sempre, la qualità prevale sulla quantità. Ma per la finanza, che dopo aver prodotto tragiche delusioni vorrebbe riscattarsi, l’arte appare come un’altra occasione troppo appetitosa di ricavare denaro dal nulla. Per la finanza la quantità è importante, ha bisogno di valori parametrabili, ossia quotabili e moltiplicabili come le merci o le azioni. Il supplizio della finanza (ma che

Sopra:Bernardo Strozzi, Miracolo di San Diego di Alcantara

A fianco:Lucio Fontana, Concetto spaziale, La fine di Dio, 1963

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34 CULTURA

Chiediamo il Tuo pareresulla nostra rivista

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COME E PERCHÉ PARTECIPARE“Giovani Collezionisti” ha lo scopo di valorizzare il collezionismo privato

dei giovani residenti in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, valutandolo e premiandolo non sulla base del valore commerciale degli oggetti, ma guardando alla cura, alla coerenza e all’originalità del progetto.

PERCHÉ SI COLLEZIONA? COME NASCE L’IDEA DI FORMARE RACCOLTE? QUALI SONO LE RELAZIONI TRA GLI OGGETTI

DELLA COLLEZIONE E IL PROGETTO DEL COLLEZIONISTA?Queste le domande che stanno alla base del concorso ideato da Palazzo

Madama e promosso grazie al contributo di Banca Regionale Europea.

I giovani interessati a partecipare dovranno inviare la scheda di adesione, oltre ai relativi allegati

fi rmati e compilati in tutte le loro parti, disponibile sui siti: palazzomadamatorino.it • brebanca.it • fondazionetorinomusei.it

Concorso per giovani collezionisti under 28 residenti in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.

IN PALIO500 EUROPER OGNI PRIMO CLASSIFICATO NELLE TRE CATEGORIE • JUNIOR | 7-12 ANNI• TEEN | 13 - 17 ANNI• FRIENDS | 18 - 28 ANNI

Il premio è offerto da

Banca Regionale Europea

Info: Palazzo Madama 011 4433501

Concorso per giovani collezionisti under 28 residenti in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.

Inquadra il QR Code* con il tuo smartphone e compila on line un breve questionario.Le tue risposte ci aiuteranno a migliorare e rendere ancora più interessante Rassegna.

Se non possiedi uno smartphone o una connessione internet puoi compilare il questionario direttamente qui in pochi e semplici passi: rispondi a queste brevi domande, strappa

o fotocopia la pagina e consegnala in una delle filiali della Banca Regionale Europea.

Che cos’è un QrCode:“QR Code è un codice a matrice, composto da moduli neri disposti all’interno di uno schema di forma quadrata. Viene impiegato per memorizzare informazioni generalmente destinate ad essere lette tramite un uno smartphone.”

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La conservi nel tempo? Quali aree tematiche preferisci?3 6Si

Economia Territorio Cultura IntervisteNo

erché si colleziona? Come nasce l’idea di formare raccolte? Quali sono le relazioni tra gli oggetti della collezione e il progetto del collezionista?

In che modo e perché le collezioni, da fatto privato, si trasformano spesso in patrimonio pubblico?Queste le domande che stanno alla base del concorso ideato da Palazzo Madama e sostenuto da Banca Regionale Europea. “Giovani Collezionisti”, giunto alla sua terza edizione, intende promuovere ed esplorare il fenomeno del collezionismo, analizzarne i meccanismi e gli obiettivi per meglio comprendere le collezioni del passato e per trovarne il senso vitale nella società di oggi, creando una nuova rete di contatti tra le collezioni storiche del Museo e il mondo del presente. Fin da bambini ci comportiamo in fondo come dei curatori museali, osservando, scegliendo, conservando, selezionando, scambiando, mostrando ad altri. Questo bisogno di controllare il mondo, ed in un certo modo di comprenderlo e di significarlo, ci accompagna lungo il corso della vita. L’attenzione a questo iniziale rapire dal mondo attraverso il possesso, si posiziona prima o in contemporanea al vero gusto del collezionare, altro passaggio presente nella vita di ogni bambino.Collezionare significa spesso cercare qualcosa dentro di sé e nel mondo che ci circonda, costruire un ordine fantastico per i propri sogni e per i propri pensieri, organizzarli meglio, esplorare nuovi campi di relazione, scoprire rapporti nascosti tra le cose che ci circondano e dentro l’esperienza quotidiana della nostra vita. Altrettanto spesso, le collezioni interagiscono con il tempo, fissando momenti particolari di vita e di storia, sottraendoli al ritmo naturale del

giovani collezionisti 2014al via il concorso per gli under 28È partita in novembre la terza edizione del concorso che intende premiare le migliori collezioni dei giovani residenti in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta

P

decadimento e della perdita e consegnandoli così al flusso profondo del ricordo e della memoria.Su queste basi, il concorso (avviato il 22 novembre 2013 con chiusura del bando prevista per il 14 marzo 2014) ha lo scopo di valorizzare il collezionismo privato dei giovani under 28 residenti in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, valutandolo e premiandolo non per il valore commerciale degli oggetti, ma per la cura, la coerenza e l’originalità del progetto.La Commissione di valutazione selezionerà le migliori tre raccolte, che riceveranno un premio in denaro per continuare lo studio e il lavoro sulla propria collezione. Nello specifico le tre categorie, in base all’età dei partecipanti, sono Junior (7-12 anni), Teen (13-17 anni) e Friends (18-28 anni) e i vincitori verranno premiati nel mese di maggio durante un evento a loro dedicato negli spazi della sede della Direzione Generale

della Banca a Torino.Il bando completo è disponibile su: www.palazzomadamatorino.itwww.fondazionetorinomusei.itwww.brebanca.it Informazioni per il pubblico: [email protected]

Il patrimonio di Palazzo Madama raccoglie opere d’arte dal medioevo all’epoca barocca e si è costituito, fin dal 1863, grazie all’acquisto o al dono di singole opere e di intere collezioni, radunate da esperti o da semplici cittadini animati da curiosità, intuito e passione.

il museo d’arte antica di torino

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3736 CULTURA

LUCIANO DE CRESC ENZO

Regista, attore, autore e conduttore televisivo, ma soprattutto scrittore di grande successo con circa 18 milioni di copie vendute in Italia e all’estero. Abbiamo fatto qualche domanda all’ingegnere-filosofo più famoso d’Italia

Ing. De Crescenzo, dopo tanti trionfi letterari dedicati al relativismo esistenziale (Così parlò Bellavista) e alla filosofia greca, la sua attenzione si è recentemente spostata su personaggi storici di primo piano, da lei magistralmente tratteggiati con la consueta leggerezza e lucida ironia. Quanto la filosofia ci può aiutare a meglio comprendere la storia, e viceversa?

Un po’ di tempo fa ho anagrammato il titolo di uno dei miei primi libri: “Storia della filosofia greca” e ne è venuto fuori “Ridi e fai folla grossa e colta”. Ho sempre pensato che la Storia e la Filosofia non potessero esistere l’una senza l’altra, e che attraverso il sorriso si

possa imparare con più facilità. Del resto, sia la Storia sia la Filosofia provano a dare risposta a due domande fondamentali: “dove eravamo prima” e “dove saremo in futuro”. Entrambe presuppongono l’esistenza del tempo, solo che la spiegano in maniera diversa.

E con la sua formazione scientifica, o meglio, ingegneristica come la mettiamo?

Essere ingegnere può essere considerata una vera a propria malattia. Sono convinto che se riusciamo a capire il tempo possiamo capire anche la vita e, di conseguenza, anche cos’è la felicità. Di solito si tende a considerare la felicità come un qualcosa difficile da raggiungere. Invece, come ha sostenuto anche Seneca, la felicità è qualcosa di

molto vicino a noi, dobbiamo solo soffermarci e raccoglierla.

Nel suo libro dal titolo Garibaldi era comunista (Mondadori) assistiamo ad una vera e propria carrellata di figure storiche,

da Camillo Benso conte di Cavour a Napoleone, da Garibaldi a Lorenzo il Magnifico, senza dimenticare che c’è un capitolo dedicato addirittura ad Adamo ed Eva. Mi scusi, ma il suo non era un libro su figure storiche realmente esistite?

Lo so che può sembrare strano, e vi assicuro che non sono in preda ad una crisi mistica, ma quando ho iniziato a scrivere Garibaldi era comunista non ho potuto fare a meno di chiedermi se la nostra storia sarebbe stata la stessa senza la figura di Adamo. Per secoli ci siamo interrogati sull’esistenza del Paradiso e dell’Inferno, e spesso la Storia è stata influenzata dall’una o dall’altra convinzione, quindi ho pensato che trattarli come se fossero soltanto delle leggende sarebbe stato ingiusto. In fondo, non possiamo negare che hanno avuto dei seri problemi e che hanno pagato per il loro errori.

Qual è secondo lei la chiave critica più equilibrata

proprie contraddizioni, le proprie meraviglie e le proprie nefandezze?

Il passato rappresenta la memoria, il futuro è la speranza, mentre il presente rappresenta l’intuizione. Lo studio della storia è fatica, richiede pazienza e volontà di scoprire. Bisogna essere attenti ad ogni dettaglio, anche a quello più minuzioso. Solo attraverso la documentazione possiamo provare a capire ciò che è realmente accaduto senza lasciarci condizionare. Nel mio libro però, non mi sono limitato ai documenti. Ho pensato che parlare direttamente con i personaggi di cui racconto avrebbe potuto regalare al libro qualcosa in più.

Molti auguri per le nuove storie con le quali continuerà a regalarci serenità, sorrisi e spazi di riflessione mai banali. A cominciare dal suo ultimo libro natalizio sulla storia del presepe, in cui racconta le storie che compongono la mitologia, da Virgilio a Eduardo De Filippo.

di Angelo Roma

IL PASSATO RAPPRESENTA LA MEMORIA, IL FUTURO È LA SPERANZA, MENTRE IL PRESENTE RAPPRESENTA L’INTUIZIONE

per giudicare, a distanza di secoli, le qualità complessive di un personaggio storico?

Non lo so se esiste una chiave unica che ci consenta di giudicare un personaggio storico. Per quanto mi riguarda, ci sono dei personaggi della storia, sia uomini sia donne, verso i quali ho sempre nutrito un particolare affetto. Arrivato a questo punto della mia vita non ho potuto fare a meno di scrivere un libro che li raccontasse, è stato come se fosse un bisogno imprescindibile.

In un’epoca come quella attuale, così drammaticamente ostaggio di miopie politiche, fenomeni d’intolleranza e ipocriti perbenismi, cos’è che può davvero insegnarci la Storia, con tutte le

Da alcuni giorni è uscito in libreria il mio nuovo libro: “Gesù è nato a Napoli” edito da Mondadori. Un libro dedicato al presepe e ai suoi pastori, una passione che mi è stata trasmessa quando ero bambino da mio zio Alfonso, che mi piace definire “laureato” in presepi. Tutte le volte in cui mi capita di passeggiare per San Gregorio Armeno, la via dei pastori e dei presepi che si trova a Napoli, non posso fare a meno di pensare che Gesù sia nato lì. Di tutti i pastori il mio preferito è il cosiddetto “pastore della meraviglia”. Lo riconoscete perché ha le braccia spalancate e la faccia stupita. Del resto, chi non lo sarebbe dopo aver assistito al passaggio di una cometa che annuncia la nascita di Gesù.

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Francesca Gentile Camerana, è direttore artistico di Lingotto Musica sin dalla sua nascita

Il violinsta Kristóf Baráti, classe 1979, protagonista della rassegna “Giovani per tutti”

a nascita dell’Associazione Lingotto Musica affonda le sue radici nella storia del riutilizzo a fini musicali dell’omonima storica struttura industriale

torinese; una storia che racconta di una prima “camera acustica” nell’ex sala presse dello stabilimento, per un pionieristico concerto dei Wiener Philharmoniker e di Claudio Abbado organizzato dalla Fiat nel 1990. Da quell’occasione nacque l’idea di realizzare all’interno dell’edificio del Lingotto, all’epoca in via di ristrutturazione, un auditorium, intitolato poi a Giovanni Agnelli e progettato dall’architetto Renzo Piano con la consulenza dell’ingegnere acustico Helmut Müller. L’inaugurazione della sala fu tenuta a battesimo

il 6 maggio 1994 dai Berliner Philharmoniker che, nuovamente sotto la bacchetta di Claudio Abbado, fecero echeggiare tra le rinnovate mura della vecchia fabbrica le note della Nona Sinfonia di Mahler, dando così il via alla fortunata rassegna dei “Concerti del Lingotto” che nell’arco degli anni ha portato a Torino i vertici del concertismo sinfonico internazionale. La guida dell’Associazione fu affidata sin da subito all’attuale direttore artistico Francesca Gentile Camerana che ha voluto inaugurare la stagione che ci introduce nell’anno del Ventennale con la stessa Sinfonia mahleriana da cui si era partiti, affidandone questa volta l’esecuzione alla bacchetta di Myung Whun Chung e alla Sächsische Staatskapelle di

I Concerti del Lingotto

Dresda, che con i suoi 465 anni di storia è la più antica tra le orchestre in attività del mondo. Cinque appuntamenti d’eccezione ci attendono ancora da qui al termine della stagione: nel mese di gennaio, il 22, esordisce al Lingotto uno degli astri nascenti della tastiera, il polacco Rafal Blechacz, vincitore assoluto in tutte le categorie dell’edizione 2007 del Concorso Chopin di Varsavia, insieme alla Deutsche Kammerphilharmonie di Brema diretta da Mikhail Pletnev.Un altro solista d’eccezione, il violinista Sergej Krylov, è protagonista nell’Auditorium Agnelli il 25 febbraio, con un attesissimo Concerto per violino di Mendelssohn insieme all’Orchestra del Mozarteum di Salisburgo e un asso della bacchetta come Marc Minkowski.

Il 17 marzo è la volta di una delle maggiori formazioni francesi, l’Orchestre des Champs-Élysées di Philippe Herreweghe, per una straordinaria esecuzione della Creazione di Franz Joseph Haydn e ad aprile, l’8, torna Valery Gergiev, uno dei direttori più amati dal pubblico del Lingotto, insieme alla sua London Symphony Orchestra. Gran finale, il 18 maggio, con il concerto di Leif Ove Andsnes, che insieme alla Mahler Chamber Orchestra conclude il ciclo triennale dedicato ai Concerti per pianoforte e orchestra di Beethoven iniziato nel 2011.

IN VENTI ANNI DI ATTIVITÀ LINGOTTO MUSICA HA INSERITO NELLA PROPRIA PROGRAMMAZIONE QUASI 250 CONCERTI, SUPERANDO I 300.000 SPETTATORI CHE HANNO CONSOLIDATO CON IL LORO FAVORE UN PATRIMONIO D’IMMAGINE RICONOSCIUTO A LIVELLO INTERNAZIONALE

Oggi i 1900 posti della sala sono occupati da circa 1400 abbonati stagionali e i Concerti del Lingotto fanno spesso registrare il tutto esaurito

L Giovani per tutti

La volontà di non limitare la programmazione ai grandi interpreti, ma di dare anche spazio alle più interessanti realtà emergenti del panorama italiano e straniero, ha portato nel 2001 alla programmazione di una rassegna

parallela, denominata “Giovani per tutti” e costituita da cinque appuntamenti cameristici che si svolgono nella Sala Cinquecento del Lingotto. L’attenzione al mondo giovanile non si rivolge solo ai musicisti emergenti, ma si manifesta soprattutto nel coinvolgimento delle classi delle scuole che hanno la possibilità di assistere ai concerti gratuitamente. Formazione italo-spagnola è lo Spiral Trio (clarinetto, violoncello e pianoforte) che apre il cartellone del 2014, il 28 gennaio, con musiche di Beethoven, Schnyder e Zemlinskij. Tutto femminile è l’italianissimo Trio Rusalka, costituito da due voci e pianoforte, che è ospite del Lingotto l’11 febbraio, mentre dall’Ungheria arriva il 4 marzo l’interessantissimo violinista Kristóf Baráti, già autore di una pregevole discografia nonostante la giovane età, insieme al pianista Gábor Farkas, per un concerto con musiche di Beethoven, Bartók e Brahms.

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Scuola di otiumn un tempo segnato dalla velocità e dalla fretta, c’è bisogno di recuperare lentezza e riflessione. La complessità della vita contemporanea, infatti, richiede

luoghi e tempi in cui dedicarsi alla formazione del sé, sollecita il bisogno di parentesi naturali per sentirsi padroni del proprio pensiero e del proprio agire. Rallentare e dilatare il tempo, per rimettere a fuoco le proprie mete e prendersi cura di sé e degli altri è un’esigenza alla quale Torino Spiritualità ha risposto con la Scuola di Otium. Otium, parola latina che rimanda alla dimensione dell’interiorità, alla disciplina e all’ascesi, è un termine che, nuovamente declinato, possiede ancora qualcosa di essenziale da dire rispetto all’esperienza umana e spirituale dell’uomo. In un clima di ricerca e di esperienza condivisa, attraverso il silenzio, la musica, le parole, il respiro, aiutati da simboliche guide spirituali, i partecipanti della Scuola di Otium percorrono vie inedite verso la scoperta di sé e la crescita personale. Non solo durante Torino

Spiritualità ma tutto l’anno, questi momenti di approfondimento ci ricordano che noi uomini abbiamo una dimensione di creatività che va sempre sollecitata ed espressa. www.torinospiritualita.org

GHERARDO AMADEI:LA VIA DELLA CONSAPEVOLEZZA Mindfulness non è una attività ma neanche un restare passivi, comporta una pratica ma non un fare, richiede di accettare quel che c’è, il che però non significa subire o sottomettersi. In Italia sta prevalendo la consuetudine di mantenere il termine inglese, traducibile con presenza mentale o consapevolezza. Nessuna delle traduzioni in lingue contemporanee riesce però a veicolare la ricchezza semantica dell’originaria espressione in lingua Pali, cioè Sati, che indicava una condizione di consapevolezza non concettuale della mente e del cuore. Non è infatti una abilità cognitiva ma una modalità di essere, sostenuta da un’attenzione non

giudicante, non selettiva, nei confronti di se stessi e degli altri. Mindfulness è di per sé la via della consapevolezza. Ci libera dalla distrazione e ci consente di vivere pienamente ogni istante. Per Tich Nath Hanh, monaco buddhista, “la mindfulness è essere svegli nel presente, è la pratica costante di toccare la vita profondamente in ogni momento.” Quel che viene designato come mindfulness non è dunque un concetto ma una peculiare attività, una modalità di vivere consapevolmente, vedendo le cose della vita così come sono. Si tratta di quella consapevolezza che si acquisisce quando si è uno stato di particolare attenzione, orientata in modo esclusivo verso un determinato oggetto. La

Mindfulness è rivolta al momento presente, cioè orientata in modo esclusivo verso l’esperienza che si sta vivendo qui e ora: ogni volta che si diviene consapevoli del fatto che la mente ci ha trasportato in altri luoghi e altri tempi, è importante che si attivi, con tranquilla fermezza, un riposizionamento dell’attenzione sul momento presente. La Mindfulness è non categorizzante, cioè orientata in modo esclusivo all’esperienza in cui ci si trova. Ogni volta che si diventa consapevoli che la mente sta operando una sistematizzazione di quel che sta accadendo in base a schemi pregressi, è importante che si metta in atto, con piena

ma gentile intenzionalità, un ri-orientamento dell’attenzione sulla qualità di novità dell’esperienza, che di fatto possiede. Grazie a tale attenzione possiamo “vedere il vero volto della realtà” (Tich Nath Hanh), senza far finta che sia quello che vorremmo fosse e senza negare che sia quel che temiamo possa essere. Ed è proprio questa apertura recettiva che consente di vedere le cose che ci sono e non vedere quelle che non ci sono: a questo tende a condurre la pratica di Mindfulness, che non va intesa come un fare più attenzione, come abilità cognitiva da sviluppare, ma come un essere attenti, cioè come una modalità di entrare in relazione con le esperienze, sia esterne sia interne a sé, per quello che realmente sono.

IAl Circolo dei lettori di Torino momenti di approfondimento per coltivare la propria crescita personale

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Passa per Porta Susa il futuro di Torino

hi voglia trovare un simbolo, un segno forte, della nuova Torino che sta prendendo forma (con tempi lenti ma in modo assai profondo, com’è

consuetudine di questa città), individuerà facilmente quest’opera nella nuova stazione di Porta Susa. La struttura si impone senz’altro per la bellezza architettonica della sua spettacolare galleria vetrata – con una lunghezza di 385 metri e una larghezza di 30, una vera e propria “strada interna” lungo il viale della Spina Centrale –, ma è ancora più importante per il ruolo che è chiamata a ricoprire nello sviluppo urbano ed economico della città. Un ruolo probabilmente decisivo, e tuttavia difficile da cogliere nelle sue tante implicazioni persino per gli stessi torinesi. Proviamo allora a spiegare perché la nuova Porta Susa può davvero essere il simbolo del “modello Torino”, e in che senso essa rappresenti le migliori spinte propulsive che stanno traghettando la città verso il prossimo futuro. Cominciamo dall’ovvio: una stazione ferroviaria è costruita per muoversi.

Riconosciuto nel 2013 “European Rail Station of the Year”, il terminal di Porta Susa riveste oggi un’importanza

Meno ovvio, però, è ricordare che il movimento non è mai scontato: muoversi, nella sua accezione più alta, è sintomo di un’attività che è coraggio di progettare e fare, è intelligenza messa in campo. Una nuova stazione – e ancor più se si configura come un grande hub dalle soluzioni d’avanguardia, vera cerniera tra l’Italia e l’Europa del Nord – oltre ad assolvere un fine pratico, ha dunque uno scopo invisibile ma primario: far muovere le idee di una città, e attraverso nuovi stimoli dare ali a quelle stesse idee, affinché possano svilupparsi a vantaggio della comunità. Il lavoro che ha portato alla realizzazione della nuova stazione di Porta Susa non è stato di breve momento, ma i 10 anni di cantiere (2002-2012) hanno permesso ai progettisti (Il Gruppo AREP di Jean-Marie Duthilleul e Etienne Tricaud, lo studio Silvio d’Ascia e lo studio Agostino Magnaghi) di dedicarsi a molteplici aspetti innovativi, che oggi costituiscono un valore aggiunto dell’opera. Tra questi si segnala la speciale

attenzione dedicata all’architettura bio-climatica e all’efficienza energetica dell’intera struttura: la lunga volta della stazione, ossia la “pelle vetrata” di circa 15.000 m² che la protegge dall’esterno, è quasi interamente equipaggiata da celle fotovoltaiche monocristalline, posizionate tra i due strati delle lastre di vetro della copertura. Duplice la funzione di questa che i progettisti hanno definito “architettura di luce”: da un lato essa assolve il compito di barriera frangi-sole che contribuisce al comfort ambientale interno in estate, dall’altro consente di recuperare parte del fabbisogno elettrico del terminal, con una produzione di circa 680.000 KWh/anno. Un “sistema” di copertura che nel 2012 è valso a Porta Susa il Premio Solare Europeo, promosso dall’associazione Eurosolar allo scopo di valorizzare “le potenzialità offerte dalle sperimentazioni nel campo dell’architettura ecologica, dell’urbanistica responsabile e della mobilità urbana alternativa nella risoluzione dei problemi energetici”. E parlando ancora di premi, è opportuno

sottolineare l’altro prestigioso award ottenuto da Porta Susa lo scorso novembre a Londra, quando l’European Rail Congress ha nominato la stazione European Rail Station of the Year per “aver ricongiunto due parti di una città separate dai binari negli ultimi 150 anni” e per “il design architettonico che unisce la sua bellezza alla sostenibilità, caratterizzata da un sistema di riscaldamento e di ventilazione ecofriendly”. La giuria, che comprendeva anche il Commissario Europeo ai trasporti Siim Kallas, ha eletto il terminal torinese

C di Giacomo Affenita

I numeridell’hub385m di lunghezza

30

3-12

37.000

8.000

7.700

13.000

19.400

15.000

680.000

3.000

10

19

79

110

m di larghezza

m di altezza rispetto al livello strada

m2 di superfice

m2 di aree servizi tecnici

m2 di aree commerciali

m2 di aree pedonali

m2 di di vetrate esterne

m² coperti da celle fotovoltaiche

kw-h/anno di potenza prodotta

tonnellate di acciaio

ascensori

scale mobili

milioni di euro investimento

persone impiegate in cantiere

“migliore stazione dell’anno”, preferendolo a scali avveniristici come quelli londinesi di King Cross e St. Pancras. Conseguito dopo neanche un anno dall’inaugurazione, avvenuta nel gennaio 2013, questo prestigioso risultato è da leggere senz’altro in modo più largo: tra le righe c’è il riconoscimento per una città in cammino, che attraverso il Servizio Ferroviario Metropolitano (il cui fulcro è proprio Porta Susa) sta ridisegnando il suo profilo di centro propositivo e dinamico, in grado di proiettare le sue ambizioni su uno scenario globale.

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strategica: crocevia tra l’Italia e l’Europa del Nord, è anche snodo cruciale del sistema che sta ridisegnando la mobilità dell’area torinese

La nuova stazione dall’alto. La grande galleria in vetro e acciaio misura 385 metri, ed è pari alla lunghezza di un Frecciarossa

Il terminal si sviluppa su 3 livelli interrati, collegati da un sistema di scale mobili. Le banchine dei treni si trovano a una profondità di 11 metri, quelle della metropolitana sono a quota -21

SEZIONE TRASVERSALE DI PORTA SUSA

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Terre alte, una risorsa in movimento. Sguardi attenti all’innovazione permettono di cogliere segnali e progettualità per dare prospettive ad aree non più marginali

uardare la montagna con occhi nuovi, puntare sull’innovazione come leva per lo sviluppo delle “terre alte”, avviare una fase

“montagna 2.0” che non sia solo uno slogan alla moda ma una questione di futuro. E passare dalle politiche per la

montagna alle politiche della montagna, in modo che una parte del territorio e della popolazione non sia più esclusa dai processi che hanno portato altre aree del Piemonte meridionale a forti risultati socioeconomici. È denso di spunti lo studio “Terre alte in movimento. Progetti di innovazione della montagna

cuneese”, realizzato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo (in collaborazione con l’associazione Dislivelli) e diffuso a inizio ottobre: lo studio presenta un quadro generale della situazione, piani e programmi istituzionali, alcuni progetti innovativi e un approfondimento su nove casi, fino a un “promemoria” di possibili impegni.Alla base c’è una nuova visione della montagna: “Da territorio in declino bisognoso di assistenza a comunità locale capace di investimenti sociali, culturali ed economici orientati al futuro, come dimostrano le esperienze di innovazione già realizzate nelle vallate cuneesi”. Da una montagna di problemi a una montagna di opportunità, passando anzitutto attraverso la percezione delle tante differenze, della varietà di territori: una montagna plurale, che non è certo tutta uguale, anzi è percorsa dalle molteplici e differenti risorse di ciascun ambito territoriale. E che oggi si sta trasformando, grazie a fenomeni di re-insediamento già in atto, rivalutazione

montagna innovazione opportunità

SMART UP

G

dei valori e delle risorse endogene locali, migliore accessibilità, telecomunicazioni.Ecco allora che si può guardare alle esperienze positive per comprenderle e condividerle. Come pure non mancano errori: si pensi alle visioni fondamentaliste della gestione di risorse paesaggistiche, turistiche ed energetiche, o a forme di programmazione culturale calate dall’alto. Un cambio di prospettiva: mentre una visione prevalentemente assistenziale poteva al massimo rallentare lo spopolamento, il nuovo atteggiamento è alla base di un impegno a invertire la tendenza al declino con una ripresa della popolazione, soprattutto giovane, e valorizzare il potenziale di sviluppo e di qualità della vita. Diversità dei paesaggi montani e delle culture che li hanno prodotti, varietà di risorse presenti, nuove popolazioni e stimoli, approcci alternativi, competenze aggiuntive: la montagna non è soltanto un bel luogo, non è soltanto scenario ma è anche laboratorio.

OLTRE LA METÀ DEL TERRITORIOIn Piemonte la superficie montuosa è pari al 51,8% del totale, con 22 Comunità montane e 530 Comuni montani (su 1.206); in provincia di Cuneo l’incidenza è del 50,8% e sale al 67% se si sommano i territori delle Comunità montane (151 Comuni, il 60,4% di quelli della “Granda” e il 28% dei Comuni montani in Piemonte), per una popolazione intorno al 30% del totale (su scala regionale il dato demografico è intorno al 15%).Una presenza significativa, con una morfologia - valli profonde, bacini poco ampi - che però non favorisce l’insediamento di numeri elevati di popolazione, e quindi di attività produttive e servizi di livello superiore, dagli insediamenti industriali alle strutture sanitarie: il risultato è una forte

di Fabrizio Brignone

Chianale visto dalla strada del Colle dell’Agnello

in Val Varaita (CN)

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dipendenza delle aree montane da quelle pedemontane e di pianura. E secondo uno studio Ires Piemonte, il 71% di quei Comuni è in situazione di marginalità economica. Nello studio vengono individuate quattro principali criticità per il mondo della montagna: diminuzione e invecchiamento della popolazione, abbandono dell’attività agricola, perdita dei servizi alla popolazione, dissesto idrogeologico. A monte di tutti i problemi, uno più complessivo: “Attualmente il discorso sulla montagna risulta dal punto di vista politico-istituzionale alquanto arenato e concentrato più che altro su questioni di organizzazione territoriale (dalle Unioni di Comuni alle Agenzie di sviluppo, ecc.). Questo scarso dibattito soprattutto a livello politico-istituzionale circa i reali problemi della montagna di fatto non fa che aumentare il divario tra le ‘diverse’ parti della montagna italiana”.

LA MANO PUBBLICANelle “terre alte” c’è spazio per l’innovazione e per le idee dei privati, accanto a cui c’è e può essere efficace l’azione di soggetti pubblici, chiamati al ruolo di “pivot”, per suscitare e stimolare nuove strategie. Nello studio

vengono presi in considerazione diversi progetti, promossi da enti e istituzioni, che possono distinguersi per un percorso innovativo, tra piani istituzionali di area vasta (regionali e provinciali), pianificazione strategica (Cuneo 2020), progetti di matrice regionale (piani dei Gal e programmi integrati), progetti transfrontalieri (Interreg Alcotra Italia-Francia: 27 progetti nel 2007-2013, nove nel 2000-2006). Dall’analisi emerge ampia attenzione al turismo, “settore forte di intervento nell’ottica di una valorizzazione del patrimonio territoriale locale”; rilevante anche la progettualità in campo imprenditoriale; poco spazio, invece, per servizi e formazione (per frenare l’esodo dalle aree montane), riqualificazione urbana (“riabitare” territori di qualità), energia. Qualche soluzione è quindi stata già individuata, altri ambiti presentano ancora spazi di intervento e di crescita, sulla scia degli obiettivi indicati in documenti strategici dell’Unione europea, dal Trattato di Lisbona (2000) alla Dichiarazione di Lillehammer (2010).“L’innovazione deve mettere in valore il potenziale interno ai territori alpini anche attraverso relazioni virtuose con i territori confinanti, le regioni limitrofe e i

C’è molto da fare, ma un primo passo va compiuto sulle infrastrutture digitali: come Unioncamere con Anci ed Eutelsat stiamo promuovendo un progetto per portare la banda larga in tutti i Comuni, dando sostegno finanziario e formazione. Dobbiamo far sì che anche le imprese piccole e in aree marginali possano competere a tutti i livelli utilizzando questi strumenti, mettendo le economie fragili in condizione di affrontare le sfide di oggi e di domani con le stesse opportunità di altre aree, valorizzando quindi le risorse e le energie, con situazioni che possano anche favorire un ritorno dei giovani in aree montane.

La nostra proposta, che stiamo presentando sul territorio, è quella delle “cooperative di comunità”, per mantenere in vita la montagna con la gestione dei servizi per la popolazione attraverso il modello cooperativo, per lavorare nell’interesse collettivo. Il paese diventa una cooperativa, per certi aspetti, e collabora con i Comuni vicini, anche nell’ottica di integrazione tra enti locali per garantire servizi e sviluppo. Il nostro know-how è consolidato ed è a disposizione del territorio.

Alla montagna, prima ancora di dare, bisognerebbe “non prendere”: il carico della burocrazia, dei costi e dei vincoli, impedisce lo sviluppo, mentre chi decide di vivere in montagna ha bisogno di essere lasciato più libero, di poter realizzare iniziative per il rilancio anche di servizi innovativi (si pensi alle agritate, a una bottega che offre anche servizi bancomat, o a una cooperativa che ospita la guardia medica). La montagna deve diventare davvero a prova di chi la vuole vivere, in modo che si resti e che si torni in quelle aree. E i sostegni devono essere riservati agli operatori professionali e residenti, che vengano lasciati più liberi di fare.

Per rilanciare la montagna occorre ripristinare le condizioni di redditività per le imprese, in primo luogo quelle agricole, attraverso un sostegno pubblico (la nuova Pac e il prossimo Psr dovranno premiare gli operatori seri, chi davvero “fa montagna”), adeguate infrastrutture materiali e immateriali, un’intelligente valorizzazione di beni come acqua e foreste, una forte riconoscibilità con un marchio per prodotti agricoli e trasformati “di montagna”.

Ferruccio Dardanellopresidente CCIAA Cuneo e Unioncamere nazionale

Domenico Paschettapresidente Confcooperative Piemonte

Bruno Rivarossadirettore Coldiretti Cuneo e Piemonte

Roberto Ercolepresidente Cia Piemonte

montagna, che fare?

Rafforzamento economico e risvolti socioculturaliUn percorso di rafforzamento economico che è diventato anche un cammino sociale e culturale: il lavoro svolto dal consorzio di valorizzazione della razza ovina Sambucana L’Escaroun ha permesso di dare un futuro a questa tipologia animale e al suo allevamento in valle Stura, oltre a ottenerne il Presidio Slow Food e dar vita a manifestazioni e spazi in cui questa razza autoctona è protagonista, come l’Ecomuseo della pastorizia.Attualmente il consorzio conta 60 soci, una trentina di allevamenti, 2.500 agnelli macellati ogni anno. Con l’Escaroun (in occitano “piccolo gregge”) opera la cooperativa di commercializzazione Lou Barmaset (“piccolo ricovero”), con tanto di sistema di tracciabilità.Il percorso è stato avviato a metà degli anni Ottanta: si contavano appena 80 capi in valle e la razza (che produce carne, latte e lana) era stata segnalata dalla Fao come “vulnerabile”. I primi passaggi, come la creazione di un centro arieti, furono proprio per evitare l’estinzione.Lo sviluppo ha poi portato a ristabilire numeri significativi di presenze, ha ridato dinamismo al comparto, ha arricchito l’offerta e la visibilità delle carni, ha sviluppato una filiera, dalla ristorazione ai prodotti in lana. E ha trovato anche casa, con l’Ecomuseo della pastorizia

(a Pontebernardo), che racconta la vita del pastore e della montagna, le lavorazioni, coinvolgendo soprattutto scuole e bambini.“L’esperienza del recupero della pecora sambucana - spiega Romana Fiandino (Comunità montana Valle Stura) - è stata importante ed è passata attraverso un momento tecnico-allevatoriale e lo sforzo nell’organizzazione commerciale che ha visto anche l’inserimento tra i Presidi di Slow Food. Oggi il prodotto è ricercato, e rappresenta un’ottima opportunità in valle per chi vuole insediarsi. Come ente il nostro ruolo di supporto e di promozione è il più ampio possibile”.Un esempio dell’impegno a sostegno dei giovani, per favorire l’incontro tra un prodotto agroalimentare tradizionale e l’innovazione attraverso le nuove generazioni, è nel corso di macellazione delle carni della Sambucana, per figli di pastori. Altra iniziativa importante, nel progetto transfrontaliero “La Routo”, è la “scuola di pastori” rivolta a chi non ha esperienza nel settore ma ha scelto o sta scegliendo di insediarsi in agricoltura in zona montana: “Ci sono giovani - dice ancora Fiandino - che vorrebbero avviare l’attività agricola e allevatoriale in valle Stura, ma non hanno esperienza. La nostra è un’assistenza di tipo tecnico, nella formazione, ma certo ha anche risvolti sociali”.Il discorso di recupero della razza ovina Sambucana, quindi, negli anni ha generato un sistema più ampio, con diverse sfaccettature e con un ritorno che è stato anche sociale e culturale, non soltanto economico. “Quella della montagna è una scelta di vita, non soltanto una possibilità di lavoro, e come tale va affrontata. Occorre amare la montagna e viverla nei modi che essa impone, ma anche con le soddisfazioni che può dare e con i valori che sa concretizzare”.

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Una nuova forza per la montagna passa anzitutto attraverso progetti autogestiti e integrati con la pianura, che mettano al centro la sostenibilità e la qualità, che (ad esempio nell’ambito allevatoriale, come nella filiera del latte) si traducono in benessere per l’animale ma anche per il consumatore finale. La cooperazione ha reso possibile lo sviluppo di realtà significative e storiche in aree montane, mentre altri modelli non ci sono riusciti: la montagna non va certo colonizzata, va sostenuta ma non assistita, e deve riuscire a essere autogestita.

Per far vivere la montagna occorre riportare l’economia in quelle terre, anche come prevenzione del dissesto ambientale: tra le condizioni necessarie, due risorse vanno sfruttate con intelligenza, anche in chiave energetica, ovvero il legname e l’acqua. La montagna merita attenzione e questi “giacimenti” possono permettere sviluppo economico unito al mantenimento del territorio. Ci stiamo impegnando, anche come organizzazioni economiche: in gennaio come Confartigianato presenteremo, anche su scala nazionale, nuove iniziative rivolte proprio alle aree montane.

La montagna è estremamente varia, ma in generale richiede due cose: un cambiamento di mentalità per chi la vive e la possibilità di essere raggiunta da tutti, a partire dalle strade. Persone e imprese scelgono una località di montagna per averne un vantaggio, serve un’infrastrut-turazione reale ed economica, da una risorsa consolidata come il turismo della neve a una da attuare, come i bacini per fini idroelettrici e turistici (come in Francia), magari con una mentalità di accoglienza e di iniziativa che si può imparare dall’esperienza delle Langhe. La montagna deve vivere; c’è molto da fare, anzitutto “lasciar fare” a chi si rimbocca le maniche.

Tommaso Mario Abratepresidente Fedagri Piemonte

Domenico Massiminopresidente Confartigianato Cuneo

Franco Biraghipresidente Confindustria Cuneo

Esportazioni pari al 90% del fatturato, materie prime da molti Paesi, concorrenza globale, ricerca e sviluppo “in casa”, nuova sede in realizzazione: non è il profilo di una start up, ma di un’azienda familiare che a Demonte (Valle Stura) ricava da lavanda e altri vegetali oli essenziali di altissima qualità, utilizzando ancora alambicchi di quasi un secolo fa.C’è questo mix di magia e professionalità, di competenza e passione nell’azienda oggi gestita da Marco Rocchia, 47 anni, con una vocazione scattata a 16 anni, di fronte alle scelte del padre.Una storia il cui profumo si spande nell’aria e si colora di azzurro per una famiglia che ha “la lavanda nelle vene”: la data di inizio è fissata al 1890. Intorno a quell’anno si affermò la figura del nonno, Giuseppe, che all’attività paterna accostò la coltivazione della lavanda, dopo l’esperienza maturata negli inverni in Francia, anche con le case profumiere. Oltralpe il nonno fece realizzare due alambicchi di sua invenzione, che al processo “a testa di moro” sostituivano l’iniezione di vapore: lavorazione più rapida e qualità decisamente superiore. Una piccola rivoluzione, un’evoluzione tecnica di grande ingegno ed efficacia utilizzata ancora oggi in azienda, quasi come un rito.Le strade tracciate da Giuseppe furono portate avanti da Luciano, con un altro “salto”: introduzione di nuovi sistemi di estrazione (idrodiffusione: l’azienda di Demonte fu la seconda al mondo) e produzione di altri oli essenziali. Da allora in azienda arrivano bacche di ginepro dall’ex Jugoslavia, pepe nero dal Madagascar, coriandolo dalla Bulgaria e altri vegetali che diventano “gocce”, per ripartire da Demonte verso case profumiere, cosmetiche o farmaceutiche, e per chi cerca qualità, sicurezza e rispetto dell’ambiente.La natura è infatti il punto di partenza di tutto: “Non c’è nulla di chimico, né creato in laboratorio - spiega Marco Rocchia -, tutto viene lavorato azzerando l’impatto ambientale, per le qualità organolettiche e i processi naturali, per la massima purezza, a partire dal campo, che tutto l’anno ripuliamo a mano dalle erbacce. I clienti apprezzano questa qualità, soprattutto all’estero, lavoriamo con la Francia anzitutto ma anche negli Stati Uniti e in Sud America. Puntiamo a crescere in verticale: uno sviluppo non massiccio,con una specializzazione sempre più forte”.Le scommesse per il prossimo futuro sono quelle della nuova sede aziendale: è in corso un investimento significativo per un cascinale, a ingresso paese, in cui troveranno spazio stabilimento e negozio, accanto ai campi di lavanda. Decisione presa con lucida follia e sempre con una sorta di “etica della montagna”, che per Rocchia è comunque una scuola di vita: “Per noi la scelta è da sempre quella di un prodotto d’eccellenza che deriva da un ambiente caratteristico e speciale. In montagna occorre guadagnarsi tutto, conquistare con fatica ogni risultato: non si può vivere di luce riflessa, e per la luce propria occorre procurarsi la lampadina e anche produrre da sé l’energia elettrica per accenderla! La fatica è tanta, molto più che altrove, ma alla fine la determinazione e la volontà premiano”.

territori distanti con cui si condividono temi e obiettivi”: in questa vision due verbi, cooperare e fare rete, diventano imperativi, perché la definizione di nuove strategie passa anche attraverso l’attivazione di filiere e la condivisione di buone pratiche.

QUALCHE ESEMPIO CUI GUARDAREL’analisi qualitativa presenta 36 progetti innovativi riconosciuti da Comunità montane e Gal (più altri quattro, ancora pubblici), seguiti da altri 25 di promozione privata. Tra i primi, realtà come La fabbrica dei suoni, Alfabetulla, Le salite dei campioni, la Strada Romantica delle Langhe e del Roero, pecora sambucana, locande occitane, turismo rurale; tra i secondi, gli ambiti sono anzitutto l’imprenditoria (19 su 25, in prima fila ortofrutticolo,

Tra gli spunti che si possono cogliere tra questi progetti, sicuramente spicca il ruolo sia della natura sia della cultura, ovvero da una parte l’imprenditorialità viva e legata soprattutto alla coltivazione e alla trasformazione, con un ruolo forte dell’agroalimentare; dall’altra il riconoscimento e la valorizzazione innovativa del patrimonio storico-culturale, per scopi turistici.

DA DOVE (RI)PARTIRE?Quali strade, allora, verso questa “montagna 2.0”, per dare un futuro alle “terre alte”? La strada da percorrere è lunga e ripida, ma al tempo stesso c’è carburante, c’è energia; storicamente, la montagna ha rappresentato un bacino demografico significativo (lo spopolamento è frutto degli ultimi decenni) e un sistema di comunicazioni e scambi efficiente prima ancora che il progresso li favorisse (si pensi alla “koiné” culturale e commerciale dell’area alpina italo-francese nei secoli, o in specifico a una presenza economica particolare come gli “acciugai della valle Maira”).La montagna ha un suo tesoro, costituito da una pluralità di elementi. Il patrimonio naturalistico, paesaggistico e culturale, dalle aree soggette a tutela al turismo bianco fino

Profumo di lavandada un secolo e mezzo

vitivinicolo e erbe officinali, oltre a caseario, dolciario, legno, pietra), ma anche turismo, energia, riqualificazione urbana e ricerca.Tra i progetti ne vengono approfonditi nove, mettendo in evidenza gli elementi più rilevanti in termini di risorse (materiali e immateriali) del capitale territoriale, cioè che cosa viene valorizzato e come; collegamenti con le reti e i soggetti locali, relazioni cooperative (o anche competitive) con altri operatori sul territorio; interazioni col livello sovra-locale, “reti lunghe”; diversificazione economica, prodotti e servizi innovativi accanto a quelli tradizionali; relazioni con le reti della conoscenza, ricerca e innovazione; trasferibilità e replicabilità in altri contesti.I casi di studio sono “La Routo: prodotti e mestieri della transumanza” (valle Stura), Cascina Rosa e cooperativa Biovalgrana (valle Grana), Valorizzazione del sistema valle Grana, “Le identità visibili. Itinerari culturali tra Maira e Grana”, Consorzio per la valorizzazione e tutela della patata dell’Alta valle Belbo, Borgna Energia (valle Tanaro), Laboratorio naturale Gestalp-Cerigefas (valle Varaita), A casa e Star bene (valli del Monviso), riqualificazione della borgata di Ostana (valle Po).

DAL MONDO ALLA VALLE STURA E VICEVERSA, LAVANDA E ALTREECCELLENZE VEGETALI DIVENTANO OLI ESSENZIALI, NEL PIENO RISPETTO DELLATRADIZIONE E DELLA MASSIMA QUALITÀ

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ai beni storici, architettonici e artistici; le risorse naturali (idriche anzitutto, con l’acqua per uso potabile e industriale, ma anche energetico, fino ai comparti delle acque minerali e termali; la pietra e le risorse minerarie, da quelle ornamentali alle cave per filiere industriali); i boschi, anche questi “giacimento” per impieghi energetici; la superficie agraria utilizzabile, dai pascoli alle diverse coltivazioni. Manca in parte il capitale umano, ma quello è ormai più mobile che in passato e sembra comunque tornare (tanto più se messo in condizione di farlo): non per il fatto di subire un fascino della natura fine a se stesso, ma per la capacità di cogliere potenzialità e di intercettare opportunità.La montagna, nel suo essere plurale, è un insieme di giacimenti, tesori da scoprire e da vivere, risorse da far rendere senza distruggerle (anzi, mantenendole: pascoli, boschi, castagneti, e così via), da mettere a

Da oltre vent’anni latte e montagna sono la sua quotidianità, un impegno in cui lavoro e passione coincidono, per rafforzarsi e allargare gli orizzonti: per Massimo Monetti, 43 anni, le “terre alte” presentano ancora molti spazi per crescere, se ci si crede e se si lavora sodo.Titolare dell’azienda agricola La Malga a Pradleves e presidente della cooperativa La Poiana a Castelmagno, guarda alla valle Grana come a un sistema territoriale che ha il suo fulcro in un prodotto caseario d’eccellenza e di tradizione millenaria come il Castelmagno.Dopo il diploma da agrotecnico, Monetti rinuncia a scelte forse più semplici (come insegnare) per dedicarsi all’azienda agricola di famiglia, passando dall’allevamento alla trasformazione del latte: “Ho sempre amato questo territorio e

volevo toccare con mano il risultato del mio lavoro, e così a vent’anni mi sono dedicato completamente alla produzione di formaggi artigianali, a partire dal Castelmagno. Ci sono stati tanti rischi, come sempre succede per chi fa impresa, ma anche risultati premianti, che mi hanno spinto a crederci e continuare”.Dall’inizio degli anni Novanta si innesca l’evoluzione della cooperativa La Poiana, nella linea dei metodi tradizionali: niente fermenti e pastorizzazioni, utilizzo di fascere in legno, stagionatura in grotte naturali.La cooperativa cresce (il centro di stagionatura può gestire fino a 25.000 forme) e diventa anche sbocco occupazionale per la Valle: da un rinnovato interesse per l’allevamento alla cura dei pascoli, dall’indotto a nuove spinte di valorizzazione e promozione della valle, nel segno dell’agricoltura (anche “bio”) e dei prodotti tradizionali.Intanto tipicità e gioielli gastronomici delle valli cuneesi si raccolgono alla corte del “re dei formaggi” e danno vita a un circuito con punti di vendita diretta e una rete di commercializzazione. Senza timori di aprirsi al mercato, con la consapevolezza che un prodotto tradizionale e di rigorosa qualità va incontro a una richiesta superiore all’offerta. “La qualità dev’essere sempre al massimo - aggiunge Monetti -, nel pieno rispetto della tradizione di questi formaggi artigianali a latte crudo. Il consumatore ti dice se il tuo prodotto è di alto livello oppure no, e quindi abbassare l’asticella o svendere significa condannarsi a perdere. Operiamo nell’idea di sostenere e associare le piccole aziende di montagna e insieme vogliamo mettere a sistema tutta la filiera: coinvolgere il turista in un ambiente che vada oltre l’acquisto di prodotti tipici, mostrare la stagionatura, far degustare, ospitare per visite immersi nella natura delle nostre montagne, accostando alle strutture produttive quelle ricettive”.Consigli ai giovani sulla vita in montagna? “Sono scelte difficili, ma se ci sono volontà, determinazione e costanza i risultati si ottengono. In montagna c’è lavoro, ci sono più spazi di quanto si pensi - conclude Minetti - investire sul territorio, come abbiamo fatto noi significa ‘dare’ alla montagna, all’opposto di chi specula e porta via”.

valore in quanto eccellenze. E le porte sono aperte, perché dove già c’è un buon grado di sviluppo, possono giungere stimoli di innovazione; dove non è così, il bisogno aguzza l’ingegno, e comunque un maggior vuoto può attirare dall’esterno soggetti innovatori. Idee nuove, che si possono cogliere anche da altri territori, e non solo quelli uniti da catene montuose.Per dare attuazione alle idee e ossigeno ai progetti, di certo è importante anche il ruolo del credito, accanto ad altre tipologie di sostegno all’impresa, come i fondi per gli operatori agricoli o i finanziamenti nazionali e comunitari. E in questo, un istituto di credito che focalizza la propria operatività su una macroarea specifica può rappresentare una risorsa in più: “La Banca Regionale Europea conosce da vicino le specificità e le esigenze del territorio in cui opera - afferma Riccardo Barbarini, direttore generale della Banca -. Grazie alla nostra presenza

Un decalogo delle azioni da intraprendere e realizzare per la montagna, un’agenda per l’innovazione del territorio montano e nel territorio montano: nel quaderno “Terre alte in movimento” della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo vengono tracciate alcune linee utili per avviare processi di innovazione territoriale.

Riconoscere “un valore di unicità del capitale territoriale alpino”: le risorse

del territorio, patrimonio ambientale e culturale, idroelettrico e biomasse legnose, coltivazioni o allevamenti; quel che si può trovare e realizzare solo in montagna deve essere rafforzato in loco, con progetti su misura.

Innovare attraverso “processi di diversificazione territoriale”, sia per le

imprese (multifunzionalità che permette di creare reti nuove di interazione e benefici collettivi), sia per i territori (capacità di superare “monoculture dello sviluppo” e riconvertirsi alla “pluri-attività del territorio”).

Fare sistema montano intorno al Castelmagno

capillare sul territorio del Nord Ovest, come pure nelle vallate del cuneese, anche in questa fase non semplice per il contesto socioeconomico vogliamo continuare a fare la nostra parte e a sostenere la montagna, a fianco di chi vuole investire in quelle aree per la creazione di nuove imprese, per la valorizzazione delle risorse locali, per una migliore qualità della vita. Siamo convinti che anche questa sia un’opportunità per crescere, per contrastare le difficoltà (che nelle aree marginali sono acuite) e per concretizzare l’impegno costante di ‘fare banca per bene’, come è nella nostra mission aziendale”.Una scommessa complessa, da non perdere: sono in gioco sostenibilità e coesione per territori che vogliono e devono smettere di essere marginali, stufi di essere considerati “minori”, perché hanno la consapevolezza di poter dare di più all’intero Nord Ovest e al sistema Paese.

Un’agenda per innovare la montagna

Valorizzare “la creatività espressa dal capitale umano presente sul territorio

montano”: gli abitanti, sia storici sia nuovi, possono apportare e realizzare nuove idee e approcci creativi per lo sviluppo; va garantito il presidio demografico, con servizi e con politiche di accoglienza e attrattività.

Instaurare “reti di relazioni”, dal face to face alle reti lunghe della conoscenza,

con “processi di gestione e governo del territorio che favoriscano la creazione di un contesto accogliente per il confronto e la discussione”, “agilità istituzionale” e “intelligenza territoriale” per fare sinergia.

Mettere a sistema le dotazioni infrastrutturali: molti territori montani oggi

non sono sufficientemente serviti dalle reti viarie e ferroviarie, è scarsa l’attenzione delle politiche dei trasporti; e sono urgenti politiche di diffusione delle nuove tecnologie telematiche, per superare il digital divide.

Collaborare: “l’innovazione territoriale deriva da una collaborazione tra attori

privati (imprese, famiglie, associazioni) e pubblici (enti locali territoriali, scuole)”; dai primi idee, energie e risorse; ai secondi leadership in progettazione e gestione, mediando tra interessi privati e collettivi.

Avviare azioni di governance territoriale dal livello locale, cioè di valle, rafforzando

le reti sui territori vallivi, in cui troppo spesso mancano adeguate interconnessioni tra “microcosmi” che potrebbero creare circuiti virtuosi di conoscenza del territorio, valorizzando la multifunzionalità.

Costruire sinergie tra le valli, a livello sovra-locale: le strategie di sviluppo

di comprensorio, non soltanto di valle, si basano su specificità e complementarietà tra territori per realizzare “una vera ed efficace politica di coesione territoriale”, con progetti comuni e un’opportuna comunicazione.

Progettare “immagini e scenari di sviluppo collettivi e condivisi dalla comunità

locale”: la soppressione delle Comunità montane non elimina l’esigenza di “agenzie di sviluppo territoriale” e di mantenere un “disegno di politiche di sviluppo e di marketing territoriale”, attraverso adeguate unioni di Comuni.

Garantire “il sostegno da parte delle politiche regionali e nazionali”, oltre all’accesso

a fondi comunitari: sono necessarie le pre-condizioni del pubblico in settori come infrastrutture, servizi scolastici e sanitari, energia, assetto idrogeologico, accorpamento fondiario, gestione delle aree protette.

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n evento millenario dedicato all’artigianato, ma anche una grande festa e un’occasione per scoprire tutte le sfaccettature della

cultura valdostana. È la Fiera di Sant’Orso, tradizionale appuntamento che si ripete ogni anno il 30 e il 31 gennaio nel centro storico di Aosta. La manifestazione affonda le radici nel Medioevo quando - come narra la leggenda - il Santo era solito distribuire indumenti e calzature ai poveri proprio di fronte alla chiesa nell’omonimo borgo. Nei secoli si è trasformata in un grande evento commerciale, tanto da diventare la più importante kermesse di artigianato dell’intero arco alpino.Sulle bancarelle allestite nelle vie pedonali che collegano i principali monumenti e le piazze più importanti della città, dal’Arco di Augusto alla Porta Pretoria, da piazza Chanoux a piazza della Repubblica, vengono presentate le migliori produzioni dei differenti settori: scultura e intaglio su legno, lavorazione della pietra ollare, del ferro battuto e del cuoio, tessitura, ceramiche, opere in vetro e in rame, gioielli in oro e argento. Oggetti realizzati quasi sempre in piccoli laboratori casalinghi, seguendo i dettami della tradizione che si sono tramandati di padre in figlio nel corso dei secoli. In questa vetrina “naturale” si possono trovare anche il drap di Valgrisenche

(stoffa in lana lavorata su antichi telai in legno), i pizzi al tombolo di Cogne, i capi d’abbigliamento in canapa di Champorcher. E, per gli appassionati del legno, ci sono scale, botti, taglieri (il più conosciuto è il ‹copapan›, fornito di coltello per frantumare il pane secco), marchi per il burro, culle per neonati, servizi da barba, attrezzi agricoli, rastrelli, cesti, slitte. Ma ad attirare l’attenzione sono soprattutto le sculture e i bassorilievi, spesso vere e proprie opere d’arte, quasi sempre a soggetto agro-pastorale oppure religioso. A volte di grandi dimensioni, possono raggiungere valutazioni di migliaia di euro e sono partico-larmente ambite dai collezionisti stranieri (francesi e svizzeri in primis). La trattativa sul prezzo avviene sul posto, tra un bicchiere di vino e una fetta di “motzetta” (tipico salume valdostano). Alla fine una stretta di mano suggella l’accordo e non manca il brindisi di rito.Il successo della Foire è confermato dai numeri - oltre 1.000 espositori (l’85% nel settore tradizionale), circa 200.000

visitatori, un giro d’affari di alcuni milioni di euro - ma soprattutto dalla passione del popolo valdostano che vive l‘evento come una festa popolare. Balli, canti, spettacoli folcloristici, degustazioni di prodotti tipici, animazioni per grandi e piccoli, allietano l’atmosfera nel Cardo e nel Decumano - ovvero le direttrici che attraversano il centro storico -  dell’antica Augusta Pretoria, la città romana fondata nel 25 avanti Cristo e che ancora oggi conserva numerosi reperti di quell’epoca.

Aostain FieraIl 30 e 31 gennaio 2014 appuntamento con Sant’Orso, la più importante kermesse di artigianato dell’arco alpino

U

Nell’aria il profumo del legno si mescola a quello del vin brulè e della polenta, la musica accompagna il lento scorrere dei visitatori, le danze combattono il freddo di gennaio. Per 30 ore Aosta si trasforma, notte e giorno si confondono. Quando cala il buio scatta l‘ora della Veillà, un altro appuntamento tradizionale della Fiera di Sant’Orso: si aprono le cantine, le tavole si imbandiscono con i prodotti tipici (dal lardo di Arnad al prosciutto crudo di

Porta Pretoria (Aosta),

tradizionale spazio riservato

agli attrezzi agricoliA sinistra:

l’immagine del manifesto dell’edizione

2014

di Enrico Marcoz

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5554 TERRITORIO

Bosses, dalla Fontina alla Toma di Gressoney), si stappano le bottiglie per rifocillare espositori e visitatori. La festa procede anche nelle strade e nelle piazze, con attori e musicisti che si avvicendano sui palchi. Per gli appassionati di cucina sono a disposizione lungo il percorso della fiera i “Punti rossoneri”, gestiti dalle pro-loco valdostane, dove vengono preparati piatti tipici secondo le ricette della tradizione. Inoltre un grande padiglione enogastromico offre l’opportunità di acquistare le principali specialità, dagli insaccati ai formaggi, fino ai dolci.Nella centrale piazza Chanoux, “cuore” pulsante della città, si trova poi l’Atelier, mostra-mercato dove la passione per l’artigianato si trasforma in professione

Da trent’anni il volto sorridente e lo sguardo vivace di Massimo Clos non tradiscono la Fiera Sant’Orso. Nato nel 1959, artigiano professionista, è cresciuto nell’ambiente agricolo e a quello si ispira per la produzione delle sue opere. Ha iniziato quasi per gioco, come tanti, intagliando le cortecce con un coltellino, e proprio da autodidatta ha trovato una linea, uno stile proprio. La “prima volta” a Sant’Orso risale al 1985, “il sogno di un bambino che si realizza”. “Per un artista - spiega - la cosa più importante è avere una vetrina. Sant’Orso è una grande vetrina, la più importante, con un passaggio di 200.000 persone in due giorni. Tra questi ci può sempre essere un cliente o qualcuno interessato. E poi c’è il coté sociale: è il luogo migliore per incontrare chi non si vede da tanto tempo”. Basta parlare qualche minuto della Foire perchè gli si illuminino gli occhi. “Quando è iniziata - racconta Clos - era un luogo di scambio di prodotti. Gli artigiani scendevano ad Aosta dalle vallate in pieno inverno, a piedi, con le slitte prima e poi con i muli, per vendere gli attrezzi agricoli costruiti, scale, rastrelli e altro. Facevano anche 120 chilometri per non mancare all’appuntamento e guadagnare qualche soldo. Solo dopo parecchi secoli sono spuntati i primi oggetti decorativi. Ora, invece, è un evento commerciale in cui il 99,9% delle produzioni è destinata ad abbellire le case”. Per un artigiano professionista la Fiera “è un momento essenziale”. “Oggi è difficile vivere di arte - conclude Clos - a causa del crollo dei guadagni. La Fiera può aiutare a farsi conoscere e a trovare nuovi acquirenti. Io non posso farne a meno: anche quest’anno sarò lì con le mie opere. Ci vado con lo spirito di incontrare gli amici e di far conoscere a tutti come si sta evolvendo la mia produzione”.

Da trent’anni Massimo Clos presenta le sue apprezzate opere a Sant’Orso

Quando l’artigianato diventa arte

(aperta dal 30 gennaio al 2 febbraio). All’interno di un padiglione a ingresso libero sono presentati manufatti di alta qualità, in primis sculture e mobili, con la presenza degli artigiani per illustrare le tecniche di lavorazione e per un contatto diretto con i visitatori. Numerose sono le altre iniziative collaterali, dall’annullo filatelico all’ingresso libero per mostre e monumenti, dagli stand di solidarietà a quelli turistici, dalle installazione alle esposizioni fotografiche. Per raggiungere Aosta sono allestiti treni speciali da Torino; per chi preferisce l’auto è consigliabile parcheggiare nelle aree predisposte alla periferia della città che sono servite da collegamenti in navetta giorno e notte.

A destra: una ragazza con un tipico

costume tradizionale e lo scultore

Massimo Clos al lavoro

nel suo atelier. Sotto:

la musica, elemento fondamentale

per creare la magia della Foire

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5756 BREVI

CASALE MONFERRATO

Vinto il superpremio di “Formula Ubi”

SPORT & BENESSERE

Fitwalking e Bre camminano insieme

CIRCOLO DEI LETTORI

L’economia non è cosa (solo) da grandi

CUNEO

Con C.t.s. per commercio,turismo e servizi

a Banca sponsorizza la Fitwalking del cuore, in programma il 19 gennaio a Saluzzo, con

l’organizzazione della asd Scuola del Cammino e l’impegno dei fratelli Damilano (Maurizio è stato Olimpionico di marcia, Giorgio campione italiano e Sandro, dopo aver coltivato i migliori marciatori italiani, allena oggi la nazionale di marcia cinese). La manifestazione, giunta alla undicesima edizione con un crescente successo di pubblico, è una camminata non competitiva articolata su tre percorsi, a scelta, e da sempre coniuga l’aspetto sportivo con quello solidale. Da alcuni anni ormai lo

slogan che la

stato stipulato un Protocollo integrativo della convenzione in essere con la Cooperativa C.T.S.

della Confcommercio Cuneo. Nel Protocollo integrativo la Banca Regionale Europea ha predisposto un plafond per un importo complessivo di 10.000.000 euro valido fino al 31 dicembre 2014, indirizzato e riservato alle Imprese associate alla Cooperativa C.T.S. della provincia di Cuneo, con finalità d’intervento come lo sviluppo competitivo, il riequilibrio finanziario e le necessità aziendali.L’obiettivo della Banca è quello di supportare la Cooperativa C.T.S., e di conseguenza tutte le realtà ad essa associate, che nell’attuale contesto economico hanno manifestato l’esigenza di un maggiore sostegno finanziario indirizzato in particolare al prosieguo degli investimenti e legato alle necessità aziendali in termini di

el mese di novembre 2013 è stato premiato un fortunato cliente della filiale di Casale

Monferrato, il dottor Giuliano Schettino, risultato vincitore del superpremio di “Uno, dieci, un milione”, il concorso promosso da UBI Banca tra tutti gli iscritti a “Formula UBI”. Il concorso era molto semplice, a partecipazione gratuita ed automatica: ogni spesa fatta entro il 30

rosegue anche nel 2014 la collaborazione con il Circolo dei lettori di Torino, con cui

crea particolari iniziative su tematiche di educazione finanziaria per le famiglie e per i più piccoli, anche con il contributo del Consorzio PattiChiari. Il primo evento è caratterizzato da una serie di quattro incontri laboratorio dal titolo “Con le tasche piene di storie” con l’artista Stefano Giorgi, in programma da gennaio a marzo e riservato ai bambini dai 5 ai 13 anni, nel corso dei quali viene insegnata la difficile arte del risparmio attraverso le favole e le loro morali. Le favole scelte sono La cicala e la formica, Il lupo che non era mai sazio,Il vestito nuovo, Il corvo e la volpe.Nei laboratori, basati su un divertimento intelligente, Stefano Giorgi intreccerà giochi di carte, disegni, colori e storie antichissime a consigli per vivere meglio, da tenere in tasca sempre pronti all’uso. E alla fine del ciclo i lavori eseguiti dai

N

L caratterizza recita: “Partecipare al Fitwalking del Cuore fa bene due volte, a se stessi e agli altri”; in altri termini è un’occasione per prendersi cura di sé facendo sport in compagnia e per prendersi cura degli altri solo attraverso la partecipazione. Quanto raccolto dalle iscrizioni è infatti devoluto interamente a sostegno di progetti etici, sportivi o solidali presentati da

gruppi ed associazioni del saluzzese e del cuneese. Ricevono il contributo, in proporzione al numero degli iscritti, tutti i gruppi e le associazioni che raggiungono la quota di 200 iscritti, previa presentazione del progetto solidale che verrebbe sostenuto con l’eventuale contributo. L’edizione 2014 vede l’introduzione di un’interessante novità, proposta dalla Banca e finalizzata a sostenere un progetto speciale: portando il pettorale dell’undicesima Fitwalking del Cuore entro il 30 giugno 2014 presso una delle filiali della Banca e sottoscrivendo a condizioni vantaggiose un prodotto a scelta tra Clubino, IWant UBI, Enjoy ed Enjoy Me, si garantisce un contributo a sostegno dell’attività della Società Cooperativa I Ciliegi Selvatici, che si occupa dell’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate e nello specifico dei ragazzi disabili.

bambini diventeranno una sorta di cartone animato , da vedere con i genitori e da conservare nella memoria. L’iniziativa vedrà anche un momento importante nella sede torinese della Banca, dove i bambini vivranno un ulteriore momento di interazione con l’artista nella creazione di un lavoro ed allestiranno una mini recita sulle tematiche apprese.

Il volume “Fiabe e denaro” utilizzato durante

i laboratori e nelle attività

presso le scuole elementari

settembre 2013 con la carta Libra Mastercard e con la carta Enjoy rilasciate dalle banche del gruppo UBI Banca dava una possibilità di vincita. Molto consistente il premio in palio, corrispondente ad un milione di punti del catalogo Formula UBI, da aggiudicarsi in un solo colpo. Questi i premi vinti dal dottor Schettino: 1 MacBook Air 13” Apple, 4 Ipad Apple, 1 TV Led 3D 47”, 1 TV 32”, 2 altoparlanti

Philips; gli sono stati simbolicamente consegnati dal Direttore Territoriale Alessandria-Tortona della Banca Regionale Europea, Daniele Bellotti e dal titolare della filiale di Casale Monferrato, Nadia Lovotti, nel corso di una cerimonia presso

la filiale in piazza San Francesco.Formula UBI è il programma fedeltà promosso dal Gruppo UBI Banca che premia i clienti con un ricco catalogo di premi. L’iscrizione al programma è gratuita ed è riservata a tutti i clienti possessori di carte Libra Mastercard e di carte prepagate Enjoy rilasciate dalla Banca Regionale Europea o dalle altre banche del Gruppo. L’accumulo dei punti è automatico e si ottiene utilizzando la carta Libra Mastercard e la carta Enjoy per le spese e scegliendo altri prodotti bancari, come il Bancomat Libramat, i finanziamenti, il conto QUBI’, il servizio di internet banking Qui UBI. Speciali bonus rendono più facile il raggiungimento del premio desiderato, da scegliere in un ricco catalogo di oltre 100 proposte. Ad oggi sono più di 6.000 i clienti premiati con Formula UBI. Tutte le informazioni nelle filiali e su brebanca.it

liquidità per sostenere il circolante.Più nel dettaglio, la Banca, d’intesa con C.T.S., individuerà il finanziamento – di natura chirografaria o ipotecaria – più confacente alla singola realtà, in base alla tipologia di richiesta, all’attività svolta e ai parametri aziendali. L’importo massimo finanziabile sarà pari a 100.000 euro e in funzione della forma tecnica e delle garanzie prestate sarà reso disponibile secondo questi termini: fino ad un importo massimo di 50.000 euro a favore del riequilibrio finanziario e delle necessità aziendali, mentre per gli investimenti produttivi e lo sviluppo aziendale la soglia massima salirà fino a 100.000 euro. I piani di rimborso avranno durata fino a 120 mesi con applicazione di spread differenziati in base alla tipologia di richiesta. Sono inoltre previste scontistiche rispetto ai normali standard applicati dalla Banca.

Da sinistra:Riccardo Barbarini, Ferruccio Dardanello presidente di Unioncamere, Luca Chiappella presidente di Confcommercio Cuneo

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5958 BREVI

LIGURIA

Marineria e Valdettaro nel Golfo di La Spezia

FORMAZIONE

Finanza aziendale e creazione di Valore

ALBA

Studenti bravi a conoscere la borsa

GENOVA

Trofeo Ravano Erg

CUNEO

Patrimonio& Servizi

a Banca è stata sponsor di due importanti eventi nel mare di La Spezia, la Valdettaro Classic Boats

e la Festa della Marineria, manifestazioni capaci di coniugare la passione per le vele d’epoca a valori più ampi come il rispetto per l’ambiente, lo spirito sportivo e di squadra.Per la Valdettaro Classic Boats la Banca ha voluto titolare un premio speciale ed ha commissionato uno sbalzo in rame a Silvia Scarpellini, artista spezzina capace di riprodurre ricercatissimi particolari del mondo della nautica, soprattutto quella d’epoca. Il premio “Passione e Dedizione”, è stato consegnato dal Direttore Generale Riccardo Barbarini all’armatore del Red, una splendida imbarcazione presente al raduno.Ad ottobre, in occasione della Festa della Marineria, la lunga cerimonia in onore del mare, della passione per il territorio e per la tradizione, la Banca ha allestito un proprio spazio espositivo lungo la passeggiata Morin presso il

a preso il via nel dicembre 2013 il primo Master Aziendale di I livelo in

“Finanza aziendale e creazione di Valore”, una iniziativa promossa congiuntamente da Banca Regionale Europea, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e da UBI Academy (la corporate University del Grupo UBI Banca) realizzata dal Dipartimento di Management dell’Università degli Studi di Torino. Il Master, di durata biennale, si svolge nella sede di Cuneo dell’Università di Torino, e vi partecipano 15 dipendenti della Banca Regionale Europea. Il corso è finalizzato a promuovere una formazione di alto livello tra il personale della Banca, in particolare in aree in continua evoluzione e ad alto valore aggiunto

el settembre 2013 la Banca ha promosso insieme con l’Ordine dei Dottori Commercialisti ed

esperti Contabili della Provincia di Cuneo, una giornata di studio sul tema “Famiglia-Impresa-Imprenditori. Strumenti per la pianificazione del patrimonio ed utilizzo dei servizi fiduciari”. Relatori d’eccezione Paola Cacace, DG di UBI Fiduciaria e Massimo Lodi, Responsabile Family Business di UBI Banca.

ono studenti Albesi, dell’Istituto Tecnico Einaudi, i più bravi in Italia nel concorso

“Conoscere la borsa”, promosso a livello europeo tra gli studenti delle scuole superiori e finalizzato a diffondere la conoscenza dei meccanismi della finanza attraverso simulazioni sul mercato borsistico. In provincia di Cuneo, anche nell’edizione 2013 il progetto è stato promosso dalla Fondazione CRC con il

supporto di personale docente reso disponibile dalla Banca, nella parte più strettamente tecnica e negli spunti di riflessione su temi di attualità socio-economica, attraverso incontri formativi che hanno interessato oltre 300 team di

studenti. Le migliori performance di portafoglio simulato a livello nazionale sono state conseguite dell’Einaudi di Alba (Simone Racca, Edoardo Accossato, Luca Vedino) con un portafoglio incrementato del 17,42%; i ragazzi riceveranno il

stata confermata la collaborazione all’edizione 2014, la trentesima, del Trofeo Ravano Erg, creato

dalla U.C. Sampdoria e divenuto negli anni l’evento polisportivo per gli alunni della scuola elementare più grande d’Europa. In programma dal 20 gennaio al 105 Stadium di Genova, coinvolge oltre 5.000 ragazzi e ragazze

di terza, quarta e quinta elementare ed oltre 130

scuole della Liguria e non solo. La Banca conferirà il premio “Fair Play”, un riconoscimento che vuole mettere in evidenza il gesto di correttezza di

maggiore risalto messo in atto da una squadra.

L

NH

S

È

quale ha presentato le ultime novità in termini di prodotti e servizi innovativi, come il mutuo per le giovani coppie senza contratto di lavoro a tempo determinato, i finanziamenti per i giovani che vogliano avviare una start up e molto altro.

CENTRO EINAUDI

Rapporto su l’ economia

el mese di febbraio verrà presentato il nuovo rapporto sull’economia globale e l’Italia,

giunto alla XVIII edizione, curato dal gruppo di lavoro del Centro Einaudi di Torino. Il volume, dal titolo “Fili d’erba, fili di ripresa”, propone una lettura interdisciplinare delle trasformazioni in corso, a livello sociale, culturale, nei consumi, nei mercati e nelle grandi imprese oltre ad un’attenta osservazione sulle tendenze demografiche e sulla rivoluzione energetica. Nel contesto generale, come si pone l’Italia? I fili d’erba, segnali di una ripresa possibile, stanno in primo luogo nella capacità di competere sui mercati internazionali dimostrata da una parte delle imprese italiane, che non potranno però crescere senza una adeguata preparazione del terreno a cui si aggrappano.Gli appuntamenti saranno a Torino e a Cuneo (12 e 18 febbraio).

N

L’edizione 2013 della Festa della Marineria è stata resa ancora più prestigiosa grazie alla presenza delle Tall Ships una delle quali, la Alexander Von Humboldt II, è stata la suggestiva cornice di un evento in tema organizzato dalla Banca.

come la finanza aziendale, proponendosi di dotare i partecipanti delle conoscenze necessarie per interpretare scelte di gestione economico-finanziaria e manageriale anche in ambito internazionale, comprendere ed interpretare le dinamiche di bilancio, di mercato e di creazione di valore, ed analizzare in ottica previsionale concrete situazioni operative.“Questo progetto formativo – ha sottolineato il Direttore Generale della Banca, Riccardo Barbarini nel corso della cerimonia di inaugurazione – evidenzia l’attenzione dell’istituto e del Gruppo UBI Banca nei confronti della crescita professionale dei propri dipendenti, con l’obiettivo di mantenere un’elevata qualità dei

servizi offerti alla comunità di riferimento a cui si rivolge ed in cui opera”.Nella stessa occasione, il presidente della Fondazione CRC, Ezio Falco, ha evidenziato “l’interesse concreto della Fondazione per la Banca, di cui è

premo nel corso di una cerimonia nazionale a Salerno e di una cerimonia europea a Barcellona. Ottime posizioni sono state conseguite anche da un team del Liceo Peano-Pellico di Cuneo (VI posto nazionale) e da un altro team dell’Einaudi di Alba, quarto nella speciale classifica dei titoli sostenibili.

azionista di territorio, e testimonia la sua attenzione per la formazione e la crescita dei giovani all’interno della banca stessa in cui ha fortemente investito”. Il Master è diretto dal prof. Giuseppe Tardivo, ordinario di Economia e gestione delle imprese.

Ezio Falco, presidente della Fondazione CRC presenta il Master agli studenti

ERRATA CORRIGE Nel numero di Rassegna 35A pagina 8 l’importo della Ricchezza finanziaria correttoè 18,3 miliardi di euro.A pagina 57 riguardo la Cassa Edile, il contributo per la colonia estiva è stato effettuato attraverso gadget

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6160 FONDAZIONE CRC

arlare di giovani artisti e del sistema dell’arte contemporanea italiana in un momento in cui gli orizzonti progettuali si accorciano non è

cosa semplice. … In Italia, ma non è poi così diverso nel resto dell’Europa, il sistema dell’arte contemporanea sembra in dirittura di un’implosione”. Così prende avvio, a firma del curatore Claudio Cravero, l’introduzione al catalogo di LocalArt, il progetto che la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo

contemporanea, il concorso LocalArt.L’iniziativa, realizzata dalla Fondazione CRC in collaborazione con l’Associazione culturale Art.UR, si rivolge ad artisti under 40 nati, residenti o operanti in maniera stabile in provincia di Cuneo: il concorso mette in palio un premio acquisto per le tre opere vincitrici, oltre ad una serie di occasioni di promozione degli stessi artisti, e intende anche animare il contesto provinciale, stimolando la collettività a confrontarsi con espressioni artistiche innovative e, in alcuni casi, oggetto di discussione.Il bando 2013 di LocalArt è stato pubblicato a gennaio: tra i sessanta candidati, il comitato scientifico ha selezionato gli otto che hanno potuto realizzare il loro progetto e presentarlo nel corso della rassegna estiva ZOOart, presso i giardini Fresia di Cuneo,

durante il mese di luglio 2013. La manifestazione ha avuto un ottimo riscontro di pubblico e, al termine dell’esposizione, sono stati scelti i quattro vincitori, con due ex aequo: il primo lavoro premiato è la serie di nove quadri dell’artista cuneese Enrico Tealdi, Love is a four letter word, scelta per la narrazione per immagini, poetica e allo stesso tempo sofferta. La seconda è La boite de sardine en vol, video di Alessandro Quaranta, girato sulle Alpi Marittime di Limone Piemonte, attraverso cui l’artista torinese descrive il meccanismo di indagine della realtà sia interna sia esterna.I due lavori premiati ex aequo hanno invece in comune una riflessione partita da un’esperienza vissuta a contatto con particolari realtà sociali. Paolo Borghino, Sarah Becchio, Miriam Fabris e Emanuele Greco hanno presentato l’installazione W-Wunderkammer, una stanza delle meraviglie, frutto del lavoro di arte-terapia condotto con dieci persone con disabilità dell’Associazione Pro-Handicap

di Cuneo. La serie fotografica H del saviglianese Vittorio Mortarotti è invece la sintesi di un viaggio presso i centri di accoglienza e i dormitori tra l’Italia e l’Europa, seguendo le biografie di immigrati, rifugiati e senza fissa dimora.Proprio per offrire un’occasione importante di visibilità fuori dalla provincia di Cuneo, questa seconda edizione ha introdotto due significative novità: innanzitutto, la realizzazione di un catalogo delle opere degli artisti vincitori e

di quelli selezionati, con cui si intende fornire loro una sorta di portfolio personale per promuovere se stessi e le proprie opere.Inoltre, la Fondazione ha voluto sondare la possibilità di esporre le opere dei vincitori ad Artissima, importante vetrina internazionale dell’arte contemporanea tenutasi a Torino dall’8 al 10 novembre 2013. La candidatura è stata accolta dalla Direzione della manifestazione e così i quattro artisti vincitori hanno potuto esporre le proprie opere nello stand della Fondazione CRC, all’Oval a Torino. In parallelo all’esposizione, è stato inoltre organizzato, all’interno della programmazione di Artissima, un incontro aperto al pubblico dal titolo Think Global, Act Local, dialogo che ha visto protagonisti esperti del settore, giornalisti e artisti.La prossima edizione di LocalArt è prevista per la primavera 2014 e proverà a raccogliere gli spunti emersi, trasformandoli in nuove opportunità di promozione per i giovani artisti cuneesi.

Quando l’arte è giovaneLocalArt promuove e sostiene le espressioni artistiche innovative. Nella seconda edizione 60 candidati e 4 vincitori

ha promosso quest’anno per la seconda edizione. E proprio da questa dura presa di coscienza nasce nel 2012, a seguito di riflessioni maturate negli anni precedenti sulle opportunità per i giovani artisti e designer della provincia di Cuneo di affacciarsi al mondo dell’arte

Enrico Tealdi, Pari, 2009, tecnica mista su carta/mixed media on paper, cm 11x15

Borghino, Becchio, Fabris, Greco, W-Wunderkammer, 2013, cm 330x250

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62 63INTERVISTA

asce a La Spezia nel 1957. Segue le orme del padre spezzino in Arsenale Militare, ma dopo vent’anni la sua vita cambia rotta.

La sua comicità lo porta in TV, poi a teatro, verso la letteratura e il cinema. La sua forza: i doppi sensi e il saper mettere in un simpatico imbarazzo le persone.

Ci parli delle sue origini.Sono di Spezia e i miei genitori sono

anch’essi originari dello spezzino. Più precisamente mio padre è di Corniglia, mentre mia madre proviene dall’interno del Golfo. La mia famiglia, come molte di quelle finite a Spezia città, era decisamente umile e per questo ci trasferimmo per poter lavorare all’Arsenale Militare. Mio papà faceva il manovale ed io seguii le sue orme.

Che cosa faceva in Arsenale?Facevo il manovale e stavo bene. Avevo uno stipendio sicuro, che è un ottima cosa per noi insicuri di natura. Dopo 19 anni stanziale a Spezia, sempre per

di Viviana Lanzetti

Dall’Arsenale Militare di La Spezia alle Falde del Kilimangiaro senza mai prendersi troppo sul serio

Dario Vergassola

l’Arsenale Militare, qualcosa è cambiato.Sì, un deciso cambio di rotta. Come avvenne?

Mah, il mio essere un rompiscatole (a scuola mi chiamavano zanzara perché non stavo mai zitto) era insito in me da sempre, una mia caratteristica decisamente marcata. Ero il classico tipo che al bar faceva le battute migliori, quelli che tutti prendono in mezzo quando c’era da fare qualche siparietto.

“Recital per due” la vide sul palco con David Riondino, fu l’inizio di una proficua collaborazione. Oggi che cosa avete in cantiere?

Io e David siamo i due poli opposti, composto e preciso lui, ironico e irriverente io. Abbiamo realizzato questo progetto che si pone l’obiettivo di raccontare i grandi libri al pubblico, contaminando la letteratura importante con la comicità e la musica. David poi è uno tra i più grandi intellettuali dei nostri tempi quindi dona alle nostre rappresentazioni un importante spessore culturale. Ora per esempio stiamo pensando alla Traviata.

Lei è sicuramente poliedrico: comicità, musica, libri e spettacolo sono tutti mondi che l’hanno vista impegnato e premiato. Tra le sue doti c’è sicuramente quella dell’intervistatore irriverente. Celebri le sue interviste insieme alla Dandini nella fortunata trasmissione “Parla con me”.

È stata una bellissima esperienza e un gran divertimento. Le mie interviste, spesso con donne importanti sotto vari punti di vista, hanno sempre giocato sull’aspetto della sessualità ironica. La mia classica domanda “me la dai?” oppure “Si ricorda la sua prima volta? In quanti eravate?” hanno sempre spiazzato le mie interlocutrici in modo divertente, mai troppo irrispettoso.

Questa sua attenzione e attitudine verso le donne l’ha portata a lavorare molto insieme a loro. Oggi per esempio è impegnato al

fianco di Licia Colò.Alle Falde del

Kilimangiaro è un programma che mi ha

preso da subito, intenso e interessante mi ha catapultato

nel magico mondo dei viaggi insieme a Licia, con cui per altro mi trovo molto bene.

Lei è un viaggiatore?Mi piace viaggiare, mi piace

l’idea del viaggio che implica scoperta, nuovi incontri, meraviglia .… Sono però un pigro per natura quindi la dimensione della trasmissione fa decisamente per me, si viaggia molto ma non ci si sposta praticamente mai!

Sicuramente viaggia spesso verso La Spezia, verso casa. Ci parli della sua città.

Prima di tutto se parliamo di Spezia dobbiamo intendere il Golfo,

allungandoci verso le Cinque Terre. È una città a cui sono molto legato,

dove mantengo le mie amicizie dell’infanzia, dove ho trascorso molti anni lavorativi all’Arsenale, dove non perdo occasione di uscire in barca insieme agli amici di sempre per andare a

pescare mangiando focaccia. Spezia è una

città che cerca la sua rivalsa. Massacrata dai bombardamenti, mantiene

certe tracce di decadenza che si contrappongono alla volontà

di attrarre turismo attraverso il

ARTISTA POLIEDRICO E IRRIVERENTE PER NATURA. MUSICA, LETTERATURA, TEATRO E TELEVISIONE SONO I MONDI CON CUI SI È MISURATO. SI DEFINISCE PIGRO MA I PROGETTI IN CORSO SONO MOLTI

potenziamento dei posti letto, il ritorno del polo crocieristico, una visione diversa per l’utilizzo di alcune aree dell’Arsenale. Come tutte le città deve fare i conti con l’inerzia della burocrazia e con certi immobilismi. La Spezia dovrebbe seguire l’esempio di Torino che ha saputo cambiare pelle, liberarsi dall’ombra della Fiat e diventare una città attraente, ambita, conosciuta da turisti italiani e stranieri.

Crede che una banca del territorio possa partecipare e fare la sua parte in un contesto come La Spezia?

Certamente sì. Le banche sono per definizione il motore che permette di avere la capacità di investire in progetti nuovi. Dev’esserci una relazione positiva tra istituzioni, territorio e istituti di credito per ritrovare la spinta alla ripresa.

Che cosa si aspetta da una Banca come cliente?

Ho un ottimo rapporto con i ragazzi della vostra filiale di La Spezia. Per il prossimo futuro mi aspetto una banca più accogliente che non metta in soggezione nessuno con uffici meno aggressivi e spazi più aperti. Ma soprattutto un allargamento dei cordoni della borsa per dare più credito e agevolazioni ai giovani.

Qualche progetto nel cassetto?Ho spesso sfiorato la trasmissione “Per un pugno di libri” senza mai riuscire ad approdarci. I libri sono una mia passione, soffro di insonnia quindi tante delle mie notti scorrono grazie alla lettura. Il raccontare i libri, il loro utilizzo, la loro condivisione penso siano i tanti aspetti interessanti di quel programma che spero un giorno di condurre.

N

Così decisi di mettermi in gioco e di ascoltare questo mio modo di essere. Partecipai a “Professione Comico”, manifestazione diretta dal grande Gaber, e vinsi sia il premio del pubblico che della critica, poi nel ’92 fu la volta del Festival di Sanscemo che mi traghettò dritto dritto verso il Maurizio Costanzo Show. Negli stessi anni mi avvicinai al teatro con alcuni progetti come “Bimbi belli” nel ’93, “La vita è un lampo” e “Recital per due” nel ’94.

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6564 SPORT

La nuova Bre Banca Lannutti Cuneo

a Bre Banca Lannutti Cuneo ha iniziato ad ottobre una nuova stagione sportiva, nel massimo campionato italiano di pallavolo, la Serie A1.

Insieme al tecnico Roberto Piazza, confermati lo schiacciatore Antonov, il centrale slovacco Kohut, ed i liberi: De Pandis e Marchisio. Antonov, che lo scorso anno si è dimostrato un tassello molto importante all’interno del gruppo, è molto felice della riconferma, che definisce “una riconferma con la R maiuscola!”, aggiungendo poi: “L’anno scorso ho assaggiato un po’ di responsabilità, giocando partite molto importanti. Quando scenderò in campo penserò a divertirmi e a dare il meglio, per offrire il mio massimo contributo alla squadra.” Kohut, dopo aver disputato gli Europei con la formazione slovacca, sotto la guida di Giaccardi, è pronto per dare nuovamente il contributo alla squadra.La stagione passata è stata positiva per De Pandis, che ha vinto il titolo di miglior libero d’Europa durante la Final Four di Champions League: “So che l’attesa su di me è alta ed è uno stimolo per fare sempre meglio, una base di partenza su cui lavorare. Confermarsi è molto difficile, ora il mio pensiero va alla concentrazione e a crescere maggiormente, per migliorare e dare il massimo contributo alla mia squadra!”. Marchisio, classe 1990, ha iniziato a

giocare a pallavolo da bambino, grazie ai corsi di minivolley organizzati da Piemonte Volley, per poi vincere il titolo di Campione d’Italia Under 20 nel 2010, fino a far parte della rosa della Serie A1: un esempio quindi per i tanti ragazzi che si avvicinano a questo sport.A metà ottobre 2013 è avvenuto il trasferimento di Grbic allo Zenit Kazan e la Piemonte Volley ha siglato l’accordo con Manuel Coscione, disponibile dalla terza giornata. “Sono molto contento di questa opportunità e di poter giocare in un grande club. Mi sembra di tornare a casa e poi Cuneo ha un fascino particolare” Gradito il ritorno del palleggiatore Javier Gonzalez, che afferma di essere “molto contento di tornare a casa, perché

fin da quando sono arrivato in Italia”. Per ovviare all’assenza momentanea dell’atleta cubano, sottoposto ad un intervento chirurgico, è stato tesserato il nazionale olandese Nico Freriks, che ha disputato con la maglia della Bre Banca Lannutti le prime tre giornate di campionato.Volti nuovi anche nel reparto “opposti”: dalla Polonia è arrivato il francese Rouzier, che si è detto “molto felice di disputare quest’anno il campionato italiano, che è uno dei migliori al mondo. Molti atleti francesi hanno giocato a Cuneo e non vedo l’ora di scoprire la città e di incontrare il caloroso pubblico.” Ad affiancare il transalpino, pronto Casadei: “Sono molto contento di poter fare parte della rosa di Cuneo. Onestamente non mi aspettavo la telefonata in cui mi è stato proposto di venire qui. Da piccolo guardavo a Cuneo e mi dicevo “chissà se un giorno potrò giocare in quella squadra” e ora sono davvero molto orgoglioso”.Al centro De Togni, in arrivo da San Giustino, Alletti e Picco, cresciuti nelle giovanili di Piemonte Volley.

ragazzi della squadra non c’è neanche stato bisogno di fare le presentazioni: è stato come un ritrovarsi tra amici! E questo è davvero bello, perché chi per un motivo e chi per l’altro, ci conoscevamo già prima di trovarci qui a Cuneo.”Dopo 5 anni, Alletti torna più maturo e determinato nella Granda: “Da quando sono andato via da Cuneo, aspettavo con ansia di poter ritornare ed esser stato finalmente chiamato a far parte della rosa è per me motivo di grandissimo orgoglio. Son molto contento di questa nuova esperienza in una città dove la pallavolo è davvero storia.”Picco, nato e cresciuto a Cuneo, capitano della Nazionale Italiana Juniores, ha conquistato in estate la medaglia di bronzo ai Mondiali Under 21. “Sono molto felice di potermi unire al gruppo, il mio obiettivo è quello di migliorare tecnicamente e sono sicuro che i ragazzi mi daranno una mano per crescere sempre di più”. Nuovi arrivi anche in posto 4: Rauwerdink e Maruotti. Rauwerdink, classe 1985, che si è unito al gruppo dopo aver trascorso l’estate con la nazionale olandese, è entusiasta della nuova avventura: “quest’anno mi aspetto di fare passi avanti, sia sotto il profilo tecnico che mentale. Piazza è un allenatore a cui piace lavorare sodo e sono convinto che mi porterà ad un livello più alto”. Per Maruotti “è una grande opportunità indossare la maglia di Cuneo. Nella formazione che è stata allestita ci sono tanti giovani e sicuramente c’è molta voglia di confermarsi. Abbiamo la determinazione e le capacità di giocare per qualcosa di importante. Tutti si aspettano molto da noi e la nostra idea è quella di provare a vincere”.È poi Roberto Piazza a fare il punto sulla stagione: “Cominciamo il campionato con la certezza di aver sviluppato una squadra per un giocatore, che ora non fa più parte della rosa. Questo non vuol dire mettere le mani avanti, ma sarà anzi una spinta un più per rimboccarsi le maniche, per far sì che il nostro target non scenda neanche di un millimetro! Dobbiamo cercare di sfruttare le caratteristiche migliori dei palleggiatori che abbiamo a disposizione. Sarà un campionato complicato: tutte le squadre si sono rafforzate. La cosa da dire è una sola: bava alla bocca e coltello tra i denti.”

ROBERTO PIAZZA, AL SECONDO ANNO SULLA PANCHINA CUNEESE. IL SUO MOTTO: “BAVA ALLA BOCCA E COLTELLO TRA I DENTI”

JAVIER GONZALEZ, NUOVO CAPITANO. IL SUO ENTUSIASMO: “SONO MOLTO CONTENTO DI TORNARE A CASA: CONSIDERO CUNEO LA MIA CASA”

considero Cuneo la mia casa. Ringrazio il Presidente Lannutti per avermi dato l’opportunità di fare parte della rosa della sua squadra. Un grazie particolare a Pistolesi che mi è sempre stato vicino,

De Togni è ottimista sulla nuova stagione: “Mi aspetto di raggiungere obiettivi importanti, sia per il tipo di lavoro che affronteremo in palestra sia per il gruppo che creeremo. Con gli altri

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Nell’ottobre 2013 è iniziata una nuova stagione per la formazione cuneese, impegnata nel Campionato Italiano, in Coppa Italia ed in Coppa Cev

A cura dell’Ufficio Stampa Piemonte Volley

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Sochi, saranno tre i settori della neve: lo sci alpino, lo sci nordico (comprendente fondo e biathlon) e il neoarrivato snowboard, che

farà il suo esordio paralimpico proprio nell’edizione russa. Gli atleti azzurri sono pronti per l’avventura che li aspetta e in questi mesi si sono già distinti con ottimi risultati in tutto il mondo. Agli ordini dell’ allenatore responsabile della squadra azzurra Dario Capelli, il trentino Alessandro Daldoss, assieme alla sua guida Davide

Riva, ha fatto incetta di medaglie nelle prime due uscite estive di Coppa del Mondo in Nuova Zelanda ed Australia. Dopo i due argenti raccolti a Coronet Peak, è arrivato il primo oro in carriera nella supercombinata di Mount Hutt. A questi, si sono aggiunti un oro e un argento nei due giganti australiani di Thredbo. Sempre nello sci alpino, nel mese di novembre 2013, sono arrivati i primi podi internazionali per Nicolò Orsini, giovane esordiente piemontese. A Panorama (Canada), il promettente ventisettenne dello Ski Team Cesana ha chiuso secondo nel Super G e terzo nel gigante. Nel frattempo, il resto della truppa azzurra composta da sciatori e snowboardisti, faceva il suo esordio annuale a Landgraaf, in Olanda, dove ha spiccato la doppietta firmata da Roberto Cavicchi e David Preziosi nello snowboard cross categoria Upper Limb. Buone anche le prestazioni tra i Lower Limb, unica categoria della tavola presente a Sochi, del messinese

Giuseppe Comunale. Dopo l’intervento al legamento crociato di marzo, anche Melania Corradini (argento a Vancouver 2010 nel Super G) è pronta a rientrare alle gare, grazie all’ottimo recupero svolto sotto l’occhio attento del lusernese Valerio Ghirardi, storica guida di Isolde Kostner, che è entrato a far parte dello staff tecnico della nazionale di sci alpino in questa importante stagione. La preparazione procede spedita anche per i rappresentanti dello sci nordico, guidati come al solito dai due storici alfieri Francesca Porcellato, oro nella sprint a Vancouver 2010, ed Enzo Masiello, argento nella 10 km e bronzo nella 15km quattro anni fa in Canada. Per tutti i rappresentanti delle tre

discipline, i prossimi mesi saranno importantissimi per conquistare i punti necessari per centrare la qualificazione paralimpica. Ma la Paralimpiade di marzo non sarà l’ultimo appuntamento dell’annata sulla neve. Infatti, la località piemontese di Prato Nevoso con il prezioso appoggio della Banca, ospiterà i Campionati Italiani delle tre discipline sotto l’egida della FISIP: nel weekend del 22 e 23 marzo 2014 scenderanno in pista gli snowboardisti, mentre quello successivo (29-30 marzo) toccherà allo sci alpino e allo sci nordico. “Vi aspettiamo per la grande occasione post-paralimpica, per festeggiarci o alla peggio, fatte le dovute scaramanzie, per consolarci”, così il saluto del presidente della FISIP Tiziana Nasi.

GLI APPUNTAMENTICoppa del MondoSci Alpino Panorama (Canada) 8-14 gennaio

Copper (Usa) 17-20 gennaio

Tignes (Fra) 27-31 gennaio

St. Moritz (Svi) 3-6 febbraio

Tarvisio (Ita) FINALI 24-27 febbraio

Coppa del MondoSci Nordico Canmore (Can) Fondo 9-12 dicembre

Canmore (Can) Biathlon 14-17 dicembre

Vuokatti (Fin) Fondo 8-9 gennaio

Vuokatti (Fin) Biathlon 11-12 gennaio

Oberstdorf (Ger) Fondo 16-19 gennaio

Oberried (Ger) Biathlon 23-26 gennaio

Coppa del MondoSnowboard Coppe (Usa) 19-20 gennaio

Big White (Can) 25-26 gennaio

Rogla (Slo) 2 febbraio

Maribor (Slo) 6 febbraio

La Molina (Spa) 10-12 febbraio

La Banca Regionale Europea sarà ancora al fianco della Federazione Italiana Sport Invernali Paralimpici nell’importantissima stagione che culminerà con gli XI Giochi Paralimpici invernali in Russia

Insieme verso Sochi 2014A

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