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SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE IN ITALIA ENTE 1) Ente proponente il progetto: ACLI -Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani 2) Codice di accreditamento: 3) Classe di iscrizione all’albo nazionale: CARATTERISTICHE PROGETTO 4) Titolo del progetto: Comunità:famiglia di famiglie 02 – Le ACLI per la promozione della solidarietà familiare nelle regioni del Centro Italia 5) Settore ed area di intervento del progetto con relativa codifica (vedi allegato 3): Settore: Educazione e Promozione culturale 07 Educazione ai diritti del cittadino ( lavoro, consumi, legislazione) 15 Centri di aggregazione (famiglie) 1 1 NZ00045

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SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI INSERVIZIO CIVILE IN ITALIA

ENTE

1) Ente proponente il progetto: ACLI -Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani

2) Codice di accreditamento:

3) Classe di iscrizione all’albo nazionale:

CARATTERISTICHE PROGETTO

4) Titolo del progetto:

Comunità:famiglia di famiglie 02 – Le ACLI per la promozione della solidarietà familiare nelle regioni del Centro Italia

5) Settore ed area di intervento del progetto con relativa codifica (vedi allegato 3):

Settore: Educazione e Promozione culturale07 Educazione ai diritti del cittadino ( lavoro, consumi, legislazione)15 Centri di aggregazione (famiglie)

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NZ00045

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6) Descrizione del contesto territoriale e/o settoriale entro il quale si realizza il progetto con riferimento a situazioni definite, rappresentate mediante indicatori misurabili:

Il contesto territoriale del progettoIl progetto “Comunità: famiglia di famiglie 02” verrà realizzato in cinque regioni del centro Italia (Abruzzo, Emilia Romagna, Lazio, Toscana e Marche), nelle province di Ascoli Piceno, Bologna, Macerata, Pesaro ed Urbino, Pisa, Roma, Siena e Teramo.

Il contesto settorialeUn’analisi della condizione socio-demografica delle famiglie del Centro-ItaliaI mutamenti sociali e demografici degli ultimi due decenni hanno determinato notevoli cambiamenti nelle famiglie del Centro Italia. Le fasi del ciclo di vita si dilatano e si trasformano, determinando di conseguenza cambiamenti nelle strutture, nelle relazioni e nelle reti delle famiglie. Non è soltanto diminuita la dimensione media delle famiglie del Centro (così come nel resto del Paese), in relazione alla bassissima fecondità. Il miglioramento delle condizioni di salute negli adulti e negli anziani ha modificato i tempi e i modi della transizione alla vecchiaia, conferendo agli individui maggiori opportunità per ridefinire scelte, ruoli, rapporti e percorsi di vita. La maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro ha portato a nuovi modelli di relazioni familiari, a rapporti meno gerarchici del passato e a nuovi bisogni, in gran parte ancora insoddisfatti. I cambiamenti vanno di pari passo con il generale processo di semplificazione delle strutture familiari, che vede ridursi il peso delle famiglie con 5 componenti e più dal 8,4 per cento al 6,5 per cento tra il 1994-1995 e il 2004-2005, delle coppie con figli e l’ aumento delle persone sole e delle coppie senza figli (ISTAT, 2004).Il miglioramento dei livelli di sopravvivenza fa sì, inoltre, che le persone che vivono in coppia condividano una parte sempre più lunga della vita: gli anziani tra i 74 e gli 85 anni che vivono ancora in coppia sono passati dal 45,5 al 50,2 per cento negli ultimi dieci anni.Il modello tradizionale di coppia coniugata con figli è sempre nettamente prevalente, ma perde terreno, e non raccoglie più la maggioranza delle famiglie (40,3 per cento) mentre crescono di importanza nuove forme familiari: single e genitori soli non vedovi, coppie di fatto di celibi e nubili, coppie in cui almeno uno dei partner proviene da una precedente esperienza coniugale. Si tratta, nel 2004-2005 di oltre 5 milioni e 104 mila famiglie italiane (circa il 23 per cento del totale).Le trasformazioni delle strutture familiari del Centro Italia si intrecciano con quelle, altrettanto importanti, dei comportamenti e dei ruoli nelle diverse età della vita, sia all’interno della famiglia, sia nell’ambito della rete di relazioni interfamiliari. I giovani celibi e nubili tra i 25 e i 34 anni che vivono ancora nella famiglia di origine passano, nelle regioni del Centro Italia, dal 35,5 al 43,3 per cento dal 1995 al 2005, superando ormai la quota dei loro coetanei che vivono in coppia con figli (che diminuiscono dal 40 al 29,4 per cento). Questa prolungata permanenza dei figli adulti, celibi e nubili, all’interno della famiglia è stata favorita dall’allungamento dei tempi formativi e da rapporti tra le generazioni sempre più paritari. In tempi recenti a questi fattori sembrano aggiungersi, come in un più lontano passato, la difficoltà di ingresso nel mondo del lavoro, la dilatazione dei tempi necessari al conseguimento di una posizione lavorativa stabile e i problemi legati alla disponibilità di un’abitazione autonoma. Tuttavia, al Centro, il fenomeno sta rallentando e, soprattutto, stanno cambiando le motivazioni: sono in calo i giovani che dichiarano di stare bene in famiglia; mentre sono in aumento quelli che attribuiscono la permanenza in famiglia a problemi di ordine economico (difficoltà di trovare un lavoro stabile, di acquistare o affittare un’abitazione).

La conciliazione dei tempi

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Cambia anche il modello di condivisione degli impegni familiari, ma più lentamente di quanto non stia avvenendo sul piano delle strutture, e per effetto dei comportamenti delle donne, più che di quelli degli uomini. Secondo l’indagine multiscopo sull’uso del tempo, condotta a distanza di 14 anni dalla precedente, le donne che abitano nel Centro Italia, soprattutto quelle con figli, continuano a essere fortemente gravate dal lavoro familiare. Si riscontra una tendenza generalizzata alla riduzione del tempo di lavoro familiare da parte delle donne e una notevole difficoltà nella conciliazione dei tempi. Permane, infatti, un forte carico di lavoro familiare sulle donne che lavorano, in particolare quelle con figli piccoli. Le occupate di 25-44 anni che vivono in coppia dedicano al lavoro extradomestico sei ore e mezza (circa due ore in meno degli uomini occupati), al lavoro familiare cinque ore (quasi tre ore in più) e al tempo libero due ore e mezza (quasi un’ora in meno). L’assenza di un partner, inoltre, consente alle madri sole di risparmiare una parte non trascurabile di lavoro familiare, mediamente quasi due ore in meno rispetto alle donne in coppia con figli anche a parità del numero di figli.In generale cresce il tempo dedicato al lavoro extradomestico e, in particolare, quello dedicato agli spostamenti sia per gli uomini che per le donne (complessivamente di circa 50 minuti al giorno), mentre diminuisce per entrambi il tempo libero (di circa mezz’ora). In sintesi, il 77 per cento del tempo dedicato al lavoro familiare è ancora a carico della donna (contro l’85 per cento del 1988-1989) mostrando il persistere di una significativa disuguaglianza di genere, pur con qualche segnale di riequilibrio. Quando la donna lavora, la condivisione dei carichi di lavoro familiare è solo leggermente meno sbilanciata.

Reti di sostegno primarioMutamenti importanti interessano anche le reti sociali in cui la famiglia è inserita, alle quali le famiglie fanno riferimento, specie nei momenti di difficoltà.Con l’evolversi del ciclo di vita la rete dei parenti o dei contatti invecchia, si assottiglia e si diradano le relazioni con altre figure di parenti, oltre ai figli, ai fratelli e ai nipoti. Di conseguenza, alcuni segmenti di popolazione diventano più vulnerabili: in particolare le madri sole (la loro rete familiare è circa la metà di quella delle coniugate), gli anziani celibi e nubili e separati o divorziati che vivono soli.Il modello italiano di welfare continua a basarsi sulla disponibilità della famiglia nei confronti dei segmenti più deboli di popolazione. I forti legami di solidarietà continuano a concretizzarsi in aiuti per assistere gli anziani (19 per cento nel Centro Italia) e i bambini (25 per cento nel Centro Italia), fare compagnia, accompagnare o dare ospitalità (28 per cento nel Centro Italia), fornire aiuti domestici (23 per cento nel Centro Italia), dare un sostegno economico (18 per cento nel Centro Italia), effettuare prestazioni sanitarie (12 per cento nel Centro Italia), aiutare nello studio (10 per cento nel Centro Italia) o nel lavoro (11 per cento nel Centro Italia). Il numero di individui coinvolti attivamente nelle reti di aiuto informale è andato crescendo nel corso degli ultimi venti anni, con un ovvio marcato invecchiamento dell’età media dei care giver e con una prevalenza di donne. Sono aumentate le persone che forniscono aiuto, soprattutto nella classe di età 65-74 anni, tra le persone con titolo di studio più elevato e tra quelle che occupano posizioni professionali più alte (forniscono aiuto gratuito il 34 per cento dei dirigenti, imprenditori e liberi professionisti, il 28 per cento degli impiegati e il 19 per cento degli operai). Si organizza nell’ambito delle associazioni di volontariato l’8 per cento delle persone che forniscono questi aiuti (erano meno del 6 per cento nel 1998). Queste si occupano di un segmento più piccolo di popolazione, ma in grave difficoltà e svolge un ruolo di particolare rilevanza sociale.

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Nonostante l’aumento dei care giver, nel Centro Italia le famiglie aiutate sono diminuite, passando dal 23 per cento del 1983 al 17 del 2003. La riduzione è generalizzata, con l’eccezione delle famiglie con persone con gravi problemi di autonomia e di quelle con madre occupata. Al contrario tra le famiglie con anziani quelle aiutate diminuiscono considerevolmente (dal 29 al 18 per cento in venti anni). Il sostegno rivolto agli anziani proviene da una rete più articolata che in passato, e vede la condivisione del carico tra più attori (rete informale, operatori pubblici e privati). Questa dinamica, già evidente tra il 1983 e il 1998, è proseguita anche negli ultimi cinque anni con un incremento per i servizi offerti dalle istituzioni pubbliche, che oggi riguardano circa un quarto del totale delle famiglie con anziani aiutate (rispetto al 17 per cento del 1998), contro il 36 per cento degli aiuti privati e il 67 per cento della rete informale.Anche le famiglie con bambini ricevono aiuti da una pluralità di attori: i servizi pubblici (12 per cento dei casi, in aumento rispetto al passato), quelli privati (25 per cento) e la rete informale (77 per cento). Una funzione fondamentale è svolta dai nonni non coabitanti, ai quali viene affidato il 36 per cento dei bambini con meno di 13 anni.

Le Famiglie e il mondo dei serviziUna nuova fonte statistica, i Conti pubblici territoriali elaborati nell’ambito del Sistema statistico nazionale, consente di analizzare nel dettaglio i divari di spesa per interventi e servizi sociali a livello regionale. A fronte di un valore medio per abitante di poco superiore a 3 mila euro annui , permangono ampi divari territoriali di spesa sociale, con valori maggiori nelle regioni centrosettentrionali e minori in quelle meridionali. La differenza di spesa sociale per abitante tra la regione che spende di più e quella che spende di meno è pari a quasi 2 mila euro annui. Il reddito pro capite è fortemente associato con questa spesa sociale: sono le regioni più ricche a spendere di più per queste funzioni, indicando che la spesa sociale ha solo modeste funzioni di riequilibrio dei divari tra le regioni. La spesa sociale dovrebbe invece svolgere una funzione di perequazione delle differenze in termini di dotazione di servizi tra i territori. Essa potrebbe, in particolare, operare una redistribuzione delle risorse in base ai rischi specifici dei diversi comparti: le condizioni di salute per la sanità, la povertà e il disagio per l’assistenza sociale e l’investimento in capitale umano per l’istruzione. Nonostante la crescente autonomia decisionale e finanziariaintrodotta ai diversi livelli istituzionali per rendere l’offerta di servizi più vicina ai bisogni dei cittadini, allo stato attuale non sembra che tale potenzialità sia statapienamente sfruttata.In Italia, la spesa per il complesso delle funzioni sociali per le quali è possibile effettuare un confronto con gli altri paesi (sanità, istruzione, assistenza e previdenza) è in linea con la media europea ed è pari al 30,2 per cento del Pil.Nel 2003 le risorse che le Amministrazioni pubbliche hanno destinato agli interventi e ai servizi sociali per la persona (sanità, istruzione e assistenza sociale) ammontano a circa 3 mila euro annui per abitante, con un incremento medio di circa 900 euro rispetto al 1996. Quasi la metà della spesa è destinata alla sanità, oltre un terzo all’istruzione e il 17 per cento è assorbita dall’assistenza sociale.L’assistenza sociale è il settore più arretrato in termini di riqualificazione e crescita dei servizi e quello dove emergono i maggiori divari territoriali in termini di offerta. La spesa, pari allo 0,4 per cento del Pil nel 2003, è concentrata (circa il 60 per cento) nelle regioni settentrionali e per oltre due terzi interessa tre principali aree di utenza: famiglie e minori (in particolare asili nido), anziani (assistenza domiciliare e strutture residenziali) e disabili.Gli interventi assistenziali sono decisamente inferiori alla media nelle regioni meridionali, dove le tipologie più diffuse sono i contributi economici per le famiglie. È scarsa in queste regioni la presenza di strutture socioassistenziali per disabili e anziani, mentre è maggiore il peso di quelle per minori. Tuttavia è più elevata della media l’assistenza domiciliare per

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anziani. Nelle altre regioni del Cento e del Nord Italia, invece, la forma di assistenza prevalente è quella di servizi alla persona in strutture residenziali o semiresidenziali; inoltre i livelli di assistenza sono più elevati e la copertura dei servizi più completa sul territorio. Nelle regioni del Centro-nord l’offerta di asili nido è superiore a quella delle regioni meridionali: nelle prime frequentano l’asilo nido il 12 per cento dei bambini, mentre nel Sud solo il 2 per cento dei bambini utilizza questo servizio. Il sistema di welfare rimane caratterizzato da una forte incidenza delle spese per prestazioni monetarie, tra queste in particolare quelle per le pensioni, a scapito della componente dei servizi alla persona. Negli ultimi anni si possono apprezzare alcuni leggeri segnali di cambiamento associati anche al decentramento e all’autonomia finanziaria dei soggetti erogatori di servizi, che non hanno ancora intaccato sostanzialmente il modello incentrato sui trasferimenti monetari e non hanno realizzato rilevanti risultati in termini efficienza.Secondo un’indagine multiscopo, il 24% delle famiglie del Centro Italia dichiara di avere avuto difficoltà a d’accesso al mondo dei servizi, nello specifico riguardo all’informazione e consulenza nell’ambito dell’assistenza, nell’ambito fiscale e previdenziale. Per il 35% delle famiglie del Centro Italia risultano inaccessibili, per una scarsa informazione o per i difficili iter burocratici, le opportunità e le agevolazioni che spesso i Comuni o gli Enti Regionali, Provinciali o privati erogano a favore dei cittadini.

Difficoltà economiche delle famiglie del Centro ItaliaNel 2004 le famiglie residenti nel Centro Italia che vivono in condizione di povertà relativa sono circa il 7,3%, secondo quanto rilevato dagli ultimi dati diffusi dall’Istat.L’incidenza della povertà relativa è stata stimata sulla base della spesa per i consumi, al di sotto del quale una famiglia viene definita “povera”. Tale limite è stato convenzionalmente fissato per il 2004 (e per una famiglia di due componenti) a 919,98 euro al mese, il 5,2% in più rispetto al 2003. L’intensità della povertà, che misura di quanto, in termini percentuali, la spesa delle famiglie povere è mediamente al di sotto della linea di povertà, è pari nel Centro Italia al 21,9% (in leggero aumento rispetto al 2003). Questo dato indica che la spesa media equivalente delle famiglie relativamente povere risulta pari a circa 719 euro al mese.In particolare, nel Centro-Nord l'incidenza di povertà relativa assume valori modesti, non superiori al 4,6%, in Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e in provincia di Bolzano. Queste ultime presentano incidenze significativamente inferiori a quelle di Umbria, Lazio e della provincia di Trento, dove invece i valori sono sempre superiori all'8,1%. La presenza di un elevato numero di figli, in particolare di figli minori, si associa con livelli di povertà più elevati della media: nel Centro Italia, se i figli minori sono 3 o più, l'incidenza raggiunge il 41%, rileva l'Istat. Critica appare anche la condizione degli anziani: l'incidenza della povertà è pari al 15% tra le famiglie con almeno un componente di oltre 64 anni di età e raggiunge il valore massimo (17,3%) quando è presente più di un anziano. Livelli di povertà superiori alla media si riscontrano anche per le famiglie di genitori soli, mentre sono decisamente più bassi in tutte le ripartizioni i valori rilevati tra i single giovani-adulti e tra le coppie della stessa fascia di età. Tra i nuclei con persona di riferimento donna, la diffusione della povertà è sostanzialmente analoga a quella delle famiglie con a capo un uomo, anche se va sottolineato che è costituito da donne l'83,8% degli anziani poveri e soli così come l'83,2% dei genitori soli poveri.

Analisi socio-demografica delle 8 province di progetto con dati di riferimento sulla domanda e sulla relativa offerta dei servizi.Di seguito viene riportata l’analisi socio-demografica delle 8 province e le esperienze più significative offerte da enti dei territori nell’ambito delle tematiche di progetto.

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Le ACLI nazionali e le ACLI provinciali hanno realizzato, nell’ambito del “Progetto Famiglia”, diversi studi e ricerche per l’individuazione dei bisogni delle famiglie (per esempio bisogni quali: aiuto concreto, sostegno psicologico, incontro e scambio con altre famiglie, informazioni,consulenza e servizi, partecipazione ed attività ricreative, ecc), coinvolgendo ed intervistando la popolazione che, rivolgendosi agli sportelli e ai servizi aclisti, diventava portavoce dei bisogni del proprio nucleo familiare.Le ACLI, infatti, che considerano la famiglia un soggetto attivo fondamentale, da anni promuovono iniziative a sostegno dei nuclei familiari disagiati e non, iniziative confluite in un vero e proprio progetto quale il “Progetto famiglia” che ha coinvolto centinaia di beneficiari in tutta Italia.

Ascoli Piceno Nella provincia di Ascoli Piceno vi sono circa 15.000 famiglie. Dall’indagine svolta dalle Acli Provinciali di Ascoli Piceno sui bisogni delle famiglie del territorio risulta che circa il 65% delle famiglie, pari a 2.250 nuclei familiari, dichiara un bisogno di informazione sia ammnistrativa che previdenziale, ma soprattutto di consulenza specifica in materia di assistenza medica, psicologica e di relazione. L’incremento della popolazione scolastica straniera (l’11% nell’ultimo anno) ha evidenziato la necessità di realizzazione di iniziative mirate all’integrazione delle famiglie immigrate con particolare attenzione ai bambini figli di immigrati. Un’altra necessità evidenziata riguarda l’accesso ai benefici predisposti dalle istituzioni preposte alla tutela della famiglia (provincia, comune, ASL ecc.). Altro aspetto evidenziato dall’analisi condotta riguarda la difficoltà nella costruzione di relazioni a causa dei ritmi di lavoro continuati imposti dalla maggioranza degli enti commerciali del territorio. Le famiglie affermano di avere sempre meno tempo da dedicare alla cura dei figli e alle relazioni amicali.Offerta dei serviziNel territorio della provincia di Ascoli Piceno operano diverse associazioni che hanno come obiettivo il sostegno e lo sviluppo della famiglia. Alcune delle associazione che si occupano d questi temi sono:A.GE. (Associazione genitori) che promuove lo “Sportello Famiglia” uno strumento di collegamento tra famiglie e il mondo istituzionale e le realtà associative del territorio: l’obiettivo è infatti quello di costruire una rete di sinergie a supporto delle famiglie e di attivare strategie concrete ed efficaci nei confronti di ogni tipo di disagio familiare. Lo Sportello Famiglia della A.GE coinvolge ogni anno 500 famiglie del territorio.Gruppo di Acquisto Solidale GAS-PER che coinvolge 30 famiglie della provinciaCIAF (Centro informazione Assistenza alla famiglia): il Centro gestisce il Consultorio Familiare di Ispirazione Cristiana che svolge attività di consulenza e di formazione per singoli, coppie prima e dopo il matrimonio. L'attività viene svolta da volontari professionisti coordinati dalla segreteria del Consultorio Familiare. L'Associazione CIAF coinvolge annualmente 100 famiglie della provincia.Da quanto analizzato, sembra che:

- delle 2.250 famiglie che dichiarano bisogni insoddisfatti di informazione e/o di relazione, soltanto 630 trovano risposta dagli enti presenti sul territorio che forniscono servizi analoghi a quelli di progetto;

- nel territorio della provincia non operano strutture che si occupano di aggregazione familiare.

BolognaNella provincia di Bologna si registra una presenza di 452.769 famiglie registrate dal servizio demografico regionale per l’anno 2007 con un numero medio di componenti pari a 2,1. Una percentuale delle famiglie presa tra il 15 ed 44 % della famiglie è composto da un

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Page 7: SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI …€¦ · Web viewLe ACLI nazionali e le ACLI provinciali hanno realizzato, nell’ambito del “Progetto Famiglia”, diversi studi

componente solo nei comuni dell’Appennino bolognese dato importante poiché è sovrapponibile al numero dei nuclei composti da un solo componente con più di 64 anni di età. Mentre il 10% circa delle famiglie sul territorio provinciale è composta da un solo genitore. Secondo quanto rilevato da uno studio condotto dalle ACLI provinciali, si evidenzia la presenza di circa 15.000 famiglie che affermano notevoli difficoltà nell’accesso ai servizi del territorio, mentre 25.000 famiglie dichiarano la mancanza di reti di sostegno primarie quali la famiglia o gli amici.Offerte dei servizi.Nel territorio della provincia di Bologna opera una consulta delle associazioni familiari e 19 associazioni di privati che si occupano di famiglie all’interno della stessa consulta delle associazioni familiari.

L'associazione famiglie numeroseObiettivi ed attività - Finalizzate alla creazione di gruppi di acquisto solidali, banche del tempo, mercatini dell'usato, scambio di informazioni su quanto fanno le Amministrazioni pubbliche a favore delle famiglie numerose, avanzare proposte in ambito fiscale e tributario, a livello nazionale e locale: alcune tariffe come quelle delle utenze domestiche (luce/acqua/gas/tassa sporco) o alcuni servizi (abbonamenti autobus/mense scolastiche/gite e viaggi di istruzione/libri e iscrizioni scolastiche) sembrano fatte apposta per punirci di aver donato all'Italia splendidi bambini, i nostri. Utenti coinvolti – 1100 famiglie della provincia di Bologna.

Famiglie per l'Accoglienza - ONLUS Obiettivi - Promuovere e favorire la cultura dell’accoglienza e sostenere le esperienze di accoglienza familiareAttività - L’Associazione Famiglie per l’Accoglienza è nata per sostenere in un’amicizia le famiglie che da anni vivevano esperienze di accoglienza di bambini (adozione ed affido), di giovani in difficoltà, di adulti con problemi e di persone che assistono familiari gravemente ammalati fuori sede, di parenti anziani.In particolare i momenti di lavoro e le attività organizzati durante l’anno sociale sono:1) Conferenze: rivolte alla generalità delle famiglie su alcune tematiche culturali

attinenti l’accoglienza e le sue caratteristiche (con una cadenza bimensile). 2) Momenti di convivenza e approfondimento tra famiglie accoglienti (il gruppo affido

e il gruppo adozione, incontrano stabilmente con una cadenza trimestrale, il gruppo anziani ha modalità di ritrovo più informale e meno sistematica);

3) Corsi di formazione: mini corsi per l’adozione guidata da famiglie con esperienza di accoglienza;

4) Seminari di studio e convegni: sull’accoglienza familiare; 5) Partecipazione a tavoli di lavoro con i Servizi Sociali di Enti Locali;. 6) Collaborazione con altre Associazioni del no-profit.7) Utenti – 1500 famiglie della provincia.

Famiglie Nuove - Movimento dei Focolari Obiettivi - Famiglie Nuove é una diramazione del Movimento dei Focolari rivolta al mondo della famiglia, fondata da Chiara Lubich nel 1967. Famiglie Nuove si è diffuso in tutte le nazioni del mondo, conta oltre tre milioni, di famiglie. I suoi membri incarnano nella vita di famiglia con la maggior radicalità, possibile la spiritualità dei Focolari - la spiritualità dell’unità - nella vita di famiglia che rivitalizza l’amore, insito in ogni famiglia, rinnovando ogni rapporto alla luce dei valori più profondi.Azioni - Alcune piste principali dell’azione di Famiglie Nuove sono:

- Formazione delle famiglie e dei fidanzati, con corsi appositi nelle città di residenza e al centro internazionale del movimento.

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- Comunione di beni spontanea, tra le famiglie, mettendo in comune il superfluo per i più poveri e per i bisogni immediati di famiglie anche delle altre nazioni.

- Accoglienza, adozioni ed affidamenti di minori soprattutto in situazioni difficili, ospitalità a tossicodipendenti, profughi, terzomondiali.

- Servizio alla vita umana, con sostegno morale ed economico alle maternità difficili, educazione ai metodi naturali di regolazione della fertilità, collaborazione ai consultori, cura degli anziani e dei malati terminali.

- Produzione giornalistica, letteraria ed audiovisiva sui temi della famiglia. - Presenza nelle istituzioni civili, sociali ed ecclesiali a servizio della famiglia.- Adozioni a distanza: questa particolare forma di solidarietà internazionale è

stata lanciata e diffusa da Famiglie Nuove fin dagli anni 70. Utenti – 2.100 famiglie (seguite ed accompagnata da oltre 230 professionisti, animatori, volontari).

MacerataGli abitanti della provincia di Macerata, oltre 315.000, sono distribuiti in quasi 120.250 famiglie. La ripartizione della popolazione per classi di età, come già in altre aree della regione, evidenzia una elevata presenza di ultrasessantacinquenni (23,3%) rispetto alla media italiana (19,77%), cui si deve la simultanea diminuzione di incidenza sia dei giovani con meno di 15 anni (13% a fronte del 14,09% nazionale) sia degli individui di classe intermedia. Sono numeroso nella provincia, le famiglie che hannoa carico una persona anziana. La provincia maceratese spicca, inoltre, per l'alto grado di attrazione verso la popolazione straniera: con circa 7.401 stranieri residenti ogni 100.000 abitanti, in aumento di mille unità circa rispetto al precedente periodo (il 92,35% dei quali extracomunitari), si piazza al decimo posto della relativa graduatoria. Secondo lo studio realizzato dalle ACLI sui bisogni delle famiglie, emerge che nella provincia esistono 16.800 famiglie (pari al 14% dei nuclei familiari) che dichiara una mancanza di servizi per le famiglie e, allo stesso tempo, una mancanza di accesso ai servizi esistenti. Inoltre, 10.822 famiglie pari al 9% delle famiglie afferma di avere un bisogno di confronto e scambio con altre famiglie, nonché di partecipare ad attività ricreative per allargare la rete amicale.Offerta dei serviziNel territorio della provincia di Macerata ad occuparsi della famiglia sono essenzialmente i Comuni, coadiuvati in questo dagli Ambiti Sociali derivanti dalla Legge 328. Recentemente la Provincia di Macerata ha stanziato dei fondi per le famiglie numerose con 4 o più figli a carico. Esiste il Forum delle Famiglie, diversi gruppi di famiglie facenti capo alle diocesi e altre piccole Associazioni sparse sul territorio che riuniscono famiglie o si adoperano per le loro necessità. Non esistono dati ufficiali sul numero di famiglie coinvolte nelle attività del Comune, del Forum e delle diverse associazioni. Una stima approssimativa effettuata dall’ente provincia sulle famiglie raggiunte dai servizi del territorio indica circa 11000 famiglie.

Pesaro ed Urbino Le famiglie della provincia di Pesaro ed Urbino risultano 151.630. Un numero crescente di queste famiglie, pari al 12%, si trova a sostenere a carico una persona anziana spesso in condizione di non autonomia, richiedendo un sostegno ed un aiuto sempre più

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difficilmente reperibile presso i familiari o la rete amicale. Nel territorio del comprensorio Fanese dove verrà realizzato il progetto le famiglie al 31/12/2007 sono 25.517 e così articolate: 7.222 sono formate da un unico componente (28,3%), di queste 3.568 sono famiglie composte da un anziano che vive solo, 6.975 sono composte da 2 persone (27,3%), 5.443 famiglie sono formate da 3 componenti (21,3%) infine 4.172 famiglie hanno 4 componenti (16,3%); 993 hanno 5 componenti (3,9%); 239 famiglie hanno 6 componenti (0,9%); 66 hanno 7 componenti; 17 hanno 8 componenti e 15 sono composte da 9 o più persone.Le famiglie immigrate straniere sono 1.153 pari al 4,5% del totale delle famiglie, ma queste famiglie hanno una percentuale di figli minori più alta di quelle italiane, 641, che sono il 6,6% dei minori residenti. (Dati Servizio Statistico Comune di Fano).La ricerca realizzata dalle ACLI nell’ambito del “Progetto Famiglia” ha messo in evidenzia che:

- 13900 famiglie hanno notevoli bisogni di assistenza e informazione, in merito alle tematiche fiscali e previdenziali;

- 17000 famiglie dichiarano la debolezza delle reti informali di sostegno quali famiglie d’origine, rete parentale ed amicale.

Offerte dei serviziNel territorio del Comprensorio del Comune di Fano i servizi pubblici per la famiglia risultano in forte criticità e consistono in un Consultorio pubblico gestito dalla Asur zona territoriale 3 e uno privato gestito dall’associazione “la Famiglia”. Ma la criticità di cui si sente fortemente il bisogno è un punto di ascolto e orientamento delle famiglie. Nel territorio della provincia di Pesaro ed Urbino non sembrano operare enti che si occupano dei bisogni di aggregazione delle famiglie, né dei bisogni di informazione all’accesso ai servizi. La domanda delle famiglie della provincia e del Comune di Fano sembra, secondo i dati raccolti nell’ambito dello studio delle ACLI, non trovare al momento risposte adeguate.

PisaNella provincia di Pisa si registra una presenza di circa 43.000 famiglie. La percentuale più alta delle famiglie si concentra nella zona Pisana (50,4%); il restante 49,6% è distribuito tra le altre zone della provincia: Valdera e Valdarno (41,4%), Val di Cecina (8%). Un’analisi sulla situazione sociale effettuata dall’Osservatorio delle Politiche Sociali della Provincia di Pisa nell’anno 2007 ha evidenziato che il numero delle famiglie nell’arco temporale 1996-2006 è cresciuto a un ritmo lento ma costante, ad eccezione di un lieve calo nel 1998.La crescita del numero delle famiglie va in controtendenza rispetto all’andamento dei componenti dei nuclei familiari, che sono in diminuzione (nel 2006 il numero medio dei componenti di una famiglia era di 2,40). E’ cresciuto il numero delle famiglie unipersonali (nella zona pisana si è passati dal 20,9% a 27,1%) e delle coppie senza figli, mentre si contrae il numero delle famiglie con figli (circa cinque punti percentuali di differenza nel decennio 1991-2001). Riguardo alle tipologie familiari, a livello provinciale prevalgono le famiglie con due persone (29% del totale delle famiglie); seguono le famiglie con un solo componente (24%). Crescono lievemente le famiglie con tre persone, prevalentemente due genitori e un unico figlio (23,8%). Si contraggono invece le famiglie con 4 persone, la c.d. “famiglia-tipo” composta da due genitori e due figli (17,1%). Si avviano a scomparire invece le famiglie con 5 persone (4,6%) e le famiglie con 6 o più persone (1,5%).Si registrano dati di crescita riguardo al tasso di natalità degli stranieri che a livello provinciale è il doppio di quello degli italiani; ciò denota probabilmente un buon livello di integrazione specie in determinate zone della provincia.

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Ancor prima che culturalmente, la famiglia è indebolita strutturalmente nel suo ruolo di rete sociale primaria che garantisce ai suoi componenti coesione, reciprocità e solidarietà intergenerazionale: il crescere delle famiglie composte da una sola persona e di famiglie senza figli sembra acuire la disgregazione del tessuto sociale. A fronte della rarefazione delle reti familiari e parentali, la realtà pisana sta reagendo spontaneamente sviluppando nuove forme di legami sociali, improntate alla reciprocità e all’auto-aiuto fra i diversi nuclei familiari, intensificando i rapporti amicali e contribuendo a un potenziamento delle reti del volontariato e del terzo settore. Nella provincia sono 14.300 le famiglie che sottolineano il bisogno di rinforzare le reti di sostegno primarie. Riguardo al mondo dei servizi, i bisogni delle famiglie pisane sembrano essere legate all’ambito fiscale e giuridico. Circa 9.800 famiglie denunciano la mancanza di una rete territoriale capace di rispondere ai bisogni di informazione e consulenza delle famiglie residenti.Offerta dei serviziNel territorio della Provincia di Pisa operano enti pubblici associazioni che si occupano di famiglie.

- L’Azienda Usl 5 di Pisa, operante nella Zona Pisana, ha avviato un Progetto Famiglia, raggruppando così tutti gli interventi del Dipartimento di Salute Mentale indirizzati alla prevenzione e alla cura del disagio familiare. Comprende: Famigliarmente, una linea telefonica diretta per fornire una prima risposta a disagi vissuti all’interno della famiglia; gruppi psicoeducazionali e di autoaiuto, offrire informazioni sulla patologia e un’occasione di incontro e scambio per favorire la nascita di una rete sociale di aiuto reciproco e solidarietà; collegamento con il Centro di Terapia della Coppia e della Famiglia, che svolge terapie relazionali su alcune specifiche problematiche della coppia e della famiglia.

- L’Associazione Il Pellicano Onlus opera per promuovere i diritti dell’infanzia e della famiglia. Offre informazioni relative al diritto di famiglia e diritto minorile, organizza incontri sulle tematiche riguardanti la famiglia e l’infanzia, promuove (con l’aiuto di esperti) percorsi di sostegno per coppie che vivono momenti di difficoltà.

- Il Consultorio Familiare Ucipem offre a singoli, coppie e famiglia consulenza familiare a 360° (legale, ginecologica, morale, psicologica, pedagogica, sessuologia, per la mediazione familiare) e, con l’ausilio degli esperti presenti all’interno dell’equipe, propone iniziative di sensibilizzazione presso altri enti (scuole, associazioni,...) ed attività educativa sui temi del disagio e della famiglia.

- Il Centro di Aiuto alla vita offre aiuto a donne alle prese con una gravidanza difficile o indesiderata, supporto alle giovani madri che non dispongono dei mezzi o delle capacità necessarie a fornire le necessarie cure al figlio, il tutto al fine di prevenire il ricorso all'aborto volontario.

- L’Associazione Nazionale Famiglie Numerose nasce per promuovere e salvaguardare i diritti delle famiglie numerose, sostenere la partecipazione attiva e responsabile delle famiglie alla vita culturale, sociale, politica alle iniziative di promozione umana e dei servizi alla persona. Promuove adeguate politiche familiari che tutelino e sostengano le funzioni della famiglia e dei suoi diritti, come riconoscimento del ruolo sociale, educativo e formativo che questa svolge per la società.

- L’Unione Giuristi Cattolici (sezione di Pisa) opera sul territorio pisano per la tutela e la promozione della persona umana nel concreto dell'esperienza giuridica, organizzando incontri e seminari per richiamare l’attenzione della comunità locale su tematiche emergenti dall’evoluzione della società al fine di proporre soluzioni utili al bene comune.

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Le famiglie che nell’anno 2007 hanno usufruito delle attività promosse da tali associazioni sono 12.000.

RomaAbitano nel territorio della provincia 1.039.017 famiglie di cui il 28,5% è costituito da un singolo componente che denuncia uno stato di emarginazione e isolamento sociale. Di queste famiglie monocomponente una quota importante (il 7%) è costituita da anziani (75 anni e più) soli, mentre il 13% delle famiglie residenti è costituito da un solo genitore e da almeno un ragazzo al di sotto dei 15 anni. Il 19% delle famiglie della provincia abita in sezioni di censimento classificate con un alto livello socioeconomico, mentre il 21% risiede in sezioni di basso livello. Queste ultime famiglie dichiarano notevoli difficoltà ad affrontare le spese basilari per la sussistenza e la scuola dei figli.Fenomeno che contraddistingue Roma dalle altre province del Lazio è l’alto tasso di famiglie di immigrati: nello specifico, l'area della Capitale è sempre più caratterizzata dalla crescente presenza di interi nuclei familiari, in parte formatisi per ricongiungimento, in parte di nuova costituzione che hanno trovato una sistemazione abitativa nei piccoli e meno piccoli comuni della provincia. Sulla scorta dei dati statistici più recenti e dei dati provenienti dall'Osservatorio provinciale sull'immigrazione, il Rapporto 2006 illustra come la condizione di immigrazione nel Lazio è associata ad una scarsa integrazione.Secondo i dati dello studio effettuato dalle ACLI, nell’ambito del progetto famiglia, circa il 13% delle famiglie, pari a 135.072 unità, denuncia il bisogno di un sostegno più sistematico delle erti informali quali amici e parenti, mentre il 18%e cioè circa 187.000 famiglie (e tra questi soprattutto immigrati) dichiara di non avere un’adeguata conoscenza delle opportunità offerte dal territorio e uno scarsa dimestichezza con il mondo dei servizi del territorio.Offerta dei servizi.Tra i numerosi servizi che sono presenti nel territorio della provincia romana, quelli che hanno attinenza con le tematiche progettuali sono:

- Centro per la tutela delle relazioni familiari - Con questa iniziativa la Provincia si propone di sostenere gli adulti nella prevenzione e nella gestione dei conflitti intrafamiliari, promuovendo interventi volti ad attivarne o a recuperarne le risorse individuali.La struttura offre:

- accoglienza e orientamento; - interventi brevi e mirati di carattere clinico, rivolti ad adulti e minori; - sostegno alla genitorialità; - percorsi di mediazione familiare; - consulenza giuridico-sociale; - ascolto del minore.

Le attività del Centro sono rivolte a nuclei familiari, anche di diversa composizione etnica: coppie coniugate, coppie di fatto, nuclei monogenitoriali o di seconda formazione che si trovino in difficoltà nell’esercizio della funzione genitoriale, nonché in situazioni di conflitto e/o di separazione. Le famiglie coinvolte sono, ogni anno, 6500.

- Sportelli famiglia – presenti in diversi comuni romani, offrono due tipi di servizio. Il servizio di segretariato sociale è inteso come intervento di informazione e collegamento con i servizi sociali del territorio. Le informazioni riguardano la prassi amministrativa, i diritti della famiglia e dei minori, l’orientamento scolastico e nel mondo del lavoro, il coordinamento con le scuole e le strutture extrascolastiche. Il secondo servizio è di assistenza domiciliare, con operatori

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Page 12: SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI …€¦ · Web viewLe ACLI nazionali e le ACLI provinciali hanno realizzato, nell’ambito del “Progetto Famiglia”, diversi studi

esperti nel campo dei minori. Lo “Sportello Famiglia” ha inoltre fra i suoi compiti quello di fornire sostegno economico (con particolare riferimento ai bisogni del minore e agli interventi che promuovono il diritto allo studio) e consulenza legale, inerente al diritto di famiglia e le sue problematiche (separazione, affidamento). Le famiglie beneficiarie sono 3.400.

SienaIl numero di famiglie in provincia di Siena è 111.489. Tra queste, sono miste il 2,7%, mentre le famiglie composte da soli stranieri sono il 6,0% , le famiglie composte da solo italiani sono il 91,3%. Le famiglie monogenitoriali rappresentano il 4,5% del totale.Le famiglie che dichiarano di affrontare difficoltà di tipo materiale e/o relazionale sono:

- le famiglie monogenitoriali con figli minori e cioè il 11.5% del totale, pari 12.821 unità, distribuite soprattutto nei comuni di Pienza, S. Casciano, Asciano, Monticano, Chianciano, San Quirico d’Orcia;

- il 6% delle famiglie con giovani ancora in casa (di età compresa tra 30-34 anni) in aumento nei comuni di Siena, Montepulciano, Chiusi e Cianciano e pari a 800 famiglie. La media provinciale è che 1 giovane su 5 vive ancora in famiglia.(19,3%).

Offerta dei serviziNel territorio della provincia, operano, in coerenza con le attività di progetto, i seguenti enti:

- Associazione Insieme tra famiglie . L’associazione ha istituito la casa di S. Antonio al Bosco, un luogo per l’incontro di famiglie. Nata come convento nel XIII secolo per accogliere e far conoscere la Parola di Dio ai pellegrini di passaggio, usata in seguito come casa canonica è stata assegnata dal 1989 all’Ufficio Famiglia della Diocesi di Siena per svolgere la propria pastorale. Piccoli gruppi di sposi con i loro figli possono trascorrere giornate o fine settimana in un ambiente sereno dove si sperimenta l’amicizia, la solidarietà, la condivisione, pregando, riflettendo insieme alla ricerca di una forma di spiritualità che sia veramente a misura di famiglia.

- Ufficio Famiglia Siena . L’Ufficio Diocesano per la Pastorale Familiare è lo strumento attraverso il quale la Chiesa di Siena-Colle val d’Elda-Montalcino promuove e coordina le iniziative pastorali a favore del matrimonio e della famiglia. L’obbiettivo è di annunciare il “Vangelo del matrimonio e della famiglia” e di sostenere ogni famiglia perché possa prendere coscienza di ciò che è per vivere la sua vocazione ed essere risorsa nella Chiesa e nella società. L’azione pastorale che ha come riferimento il Magistero della Chiesa ed in particolare il Direttorio di Pastorale Familiare è  progettata in sintonia con il programma pastorale diocesano ed attuata in collaborazione con foranie, parrocchie, gli uffici pastorali, i movimenti e le associazioni che operano nell’ambito familiare.

L’associazione “Insieme tra famiglie” e l’Ufficio famiglia risponde ai bisogni di aggregazione di circa 350 famiglie. Non sembrano operare sul territorio enti che si occupano di fornire informazioni sul raccordo territoriale della rete dei servizi, come per esempio Sportelli Famiglia o Punti Informa-famiglie.

Teramo Nella provincia di Teramo si registra una presenza di circa 90.000 famiglie. Un’analisi demografica realizzata nell’anno 2004 dalla Provincia ha evidenziato come il 68% della

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Page 13: SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI …€¦ · Web viewLe ACLI nazionali e le ACLI provinciali hanno realizzato, nell’ambito del “Progetto Famiglia”, diversi studi

famiglie sia di tipo nucleare, il 23% è formata da un genitore solo con figli a carico, il 9% da famiglie con un anziano (spesso in condizione di disabilità).Uno studio realizzato in provincia di Teramo nell’ambito di un progetto per l’attivazione di uno sportello di informa-famiglie da parte dei Servizi Sociali del comune di Teramo, evidenzia che il 23% delle famiglie del territorio versano in una condizione socio-economica di tipo marginale e solo il 24% delle famiglie vive una condizione di agiatezza economica. Il restante 53% delle famiglie, pur non affrontando specifiche difficoltà economiche, dichiara di riuscire a fatica ad arrivare alla quarta settimana del mese rispetto all’acquisto di beni primari. Entrambi gli studi effettuati, hanno, altresì evidenziato come, oltre a problematiche di tipo materiale, le famiglie delle provincia di Teramo abbiano difficoltà all’accesso dei Servizi socio-assistenziali, amministrativi, fiscali ecc.In talune situazioni la difficoltà che si registra per l’accesso alle informazioni, sono le cause che determinano la mancata fruizione di alcuni servizi, agevolazioni o benefici (si tratta di circa 1200 famiglie). Infine, il 5% delle famiglie (pari a 20.700 unità) tra quelle intervistate nello studio realizzato nella Provincia di Teramo, ha dichiarato di soffrire una condizione di isolamento a causa di una rete di sostegno primaria, quale la famiglia d’origine, i parenti, gli amici, molto debole o inesistente.Offerta dei serviziNel territorio della provincia di Teramo, l’unico ente che si ocupa, in maniera organizzata di tematiche familiari, attinenti a quelle di progetto, è la sezione provinciale delle Federcasalinghe. Nello specifico questa Associazione si occupa delle problematiche del mondo femminile e delle pari opportunità; sono attivati gruppi di ascolto per i disagi che vengono vissuti nell’ambito familiare, per esempio nell’ambito della conciliazione dei tempi; infine l’associazione ha attivato uno sportello informa-famiglia, volto a raccogliere e divulgare i vari benefici ed iniziative rivolte alle famiglie. Le famiglie coinvolte da questa Associazione sono circa 30.

In conclusione, dalla raccolta e dall’analisi dei dati sulla domanda e sull’offerta dei servizi nelle otto province di progetto, si rileva la presenza di 453.623 famiglie del Centro-Italia caratterizzato da bisogni insoddisfatti di:

informazione in merito alla rete dei servizi territoriali; aggregazione e socialità tra famiglie.

7) Obiettivi del progetto:

Il progetto “Comunità: famiglia di famiglie 02” intende contribuire alla promozione di forme di auto-organizzazione e di solidarietà interfamiliare in modo da restituire alle famiglie la competenza rispetto ai propri bisogni e valorizzare le risorse familiari a beneficio dell’intera comunità. Per le Acli nazionali, denominare il progetto “Comunità: famiglia di famiglie 02” vuol dire sottolineare la volontà e l’impegno di creare uno spazio che sostenga la promozione della famiglia quale soggetto di cittadinanza e risorsa imprescindibile per la società. Il protagonismo familiare rappresenta una risposta alla frammentazione del tessuto sociale in quanto consente di generare benessere non solo per le famiglie stesse, ma per l’intera comunità favorendo la crescita della coesione sociale. Per le ACLI, la famiglia rappresenta un fattore coesivo particolarmente efficace; infatti non è un soggetto da assistere, ma una risorsa sociale da valorizzare sviluppando la sua capacità di autotutela e autopromozione.

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In questa prospettiva, le attività del progetto sono finalizzate ad innescare un circolo virtuoso tra famiglie e comunità perché intendono promuovere l’aggregazione intra ed interfamiliare in modo da rivalutare il valore della prosocialità familiare. Una famiglia prosociale, infatti, è caratterizzata da relazioni esterne improntate all'apertura, allo scambio sociale, alla reciprocità, al dono, alla condivisione e alla solidarietà. La prosocialità, intesa come dimensione specifica dell'umano e del sociale, può essere appresa all'interno delle relazioni primarie e informali (la famiglia e gli amici) e in quelle secondarie (il volontariato organizzato, l'associazionismo familiare e sociale). Essa può inoltre essere agita nel sociale direttamente dalle famiglie le quali, attraverso una comune tensione, generano e diffondono nella comunità un benessere di tipo familiare. La prosocialità familiare può essere metaforicamente rappresentata come onde concentriche che si propagano nel tessuto sociale: se sperimentata all’interno del contesto familiare produce il benessere della famiglia nel suo complesso, ma se viene sperimentata all’interno della comunità, allora produce un benessere più generale per tutte le famiglie coinvolte e consente di acquisire soggettività e cittadinanza. Nel processo che conduce alla cittadinanza attiva della famiglia, anche l’informazione è un elemento fondamentale perché: consente di accedere alle risorse e alle opportunità presenti sul territorio, favorisce l’acquisizione di una maggiore consapevolezza riguardo ai propri diritti/doveri e quindi alla possibilità di incidere sugli eventi e permette, pertanto, la partecipazione attiva alla vita della comunità.Per tali ragioni, le iniziative del progetto “Comunità:famiglia di famiglie 02” sono finalizzate anche a promuovere nelle famiglie una maggiore conoscenza dei servizi del territorio. Attraverso tale proposta non si vuole operare per le famiglie, bensì con le famiglie, ovvero assieme ai membri, siano essi bambini, giovani, anziani, immigrati, disabili, persone sole, in modo che le stesse possano avere possibilità di prendere parte in maniera attiva (e non solo come beneficiari passivi) alle attività di progetto ed essere i principali protagonisti del proprio benessere.

Destinatari del progettoI destinatari del progetto sono le famiglie che abitano nel territorio delle otto province del Centro Italia e che attraversano le seguenti fasi del ciclo di vita familiare:

a) formazione della famiglia; b) autonomia dei figli;c) invecchiamento.

Si tratta di quei nuclei familiari che, come evidenziato anche nell’analisi del contesto settoriale (box 6), affrontano maggiormente situazioni di difficoltà.Considerare la fase di ciclo vitale che una famiglia attraversa significa pensare contemporaneamente a tutti i membri che la compongono e alle relazioni che li legano, superando l’approccio individualistico. Il ciclo di vita familiare è un modello teorico che inquadra lo sviluppo temporale della famiglia attraverso l’individuazione di determinate fasi evolutive prevedibili. La famiglia, infatti, viene considerata quale soggetto vivente (unico e non come somma di individui) che si sviluppa per stadi contrassegnati da eventi significativi quali nascite, morti, separazioni e unioni che determinano cambiamenti strutturali nella famiglia.Pertanto, i beneficiari del progetto saranno tutti i componenti familiari di:

- giovani coppie, - coppie con figli in età pre-scolare o/ed in età scolare, - coppie a doppia carriera con figli in età pre-scolare o/ed in età scolare, - famiglie monogenitoriali con un figlio a carico in età pre-scolare o/ed in età scolare;- famiglie lunghe con giovane adulto,

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- famiglie monogenitoriali con figlio adulto;- famiglie di anziani; - famiglie con uno o più anziani a carico.

Target groupIl target group del progetto “Comunità: famiglia di famiglie 02”, in coerenza con i dati sulla domanda e sull’offerta dei servizi, raccolti nell’analisi socio-demografica esposta nel box 6, è rappresentato da:

- 1620 famiglie nella provincia di Ascoli Piceno;- 35.300 famiglie nella provincia di Bologna;- 16.662 famiglie nella provincia di Macerata;- 12.000 famiglie nella provincia di Pisa;- 30.900 famiglie nella provincia di Pesaro ed Urbino;- 322.000 famiglie nella provincia di Roma;- 13271 famiglie nella provincia di Siena;- 21.870 famiglie nella provincia di Teramo.

Il target group complessivo di progetto è costituito da 453.623 famiglie.

Beneficiari indiretti del progetto- istituzioni pubbliche e private che operano nell’ambito della famiglia o in sinergia

con i nuclei familiari del territorio (scuole, asili, ASL);- comunità di appartenenza delle famiglie beneficiarie del progetto.

Cause del problemaLo stato di disagio sociale in cui vertono le famiglie delle otto province (Ascoli Piceno, Bologna, Macerata, Pesaro ed Urbino, Pisa, Roma, Siena e Teramo) è attribuibile alla mancanza di un’offerta integrata di servizi e spazi capaci di offrire alle famiglie risposte ai bisogni relazionali e materiali.Nello specifico si evidenzia:

- scarsa conoscenza e difficoltà di accesso ai servizi di informazione e sostegno alla famiglia nei diversi ambiti della vita quotidiana e quindi indebolimento delle reti di sostegno secondarie;

- carenza di luoghi di socializzazione e aggregazione per le famiglie e quindi indebolimento delle reti di sostegno primarie.

Effetti del problema sul contesto- Aumento dell’emarginazione sociale e della solitudine da parte delle famiglie;- scarsa qualità di vita per le famiglie costrette a confrontarsi con la conciliazione dei

tempi e le conseguenti difficoltà nell’espletamento delle mansioni di accudimento nei confronti di figli piccoli, anziani e disabili;

- aumento delle famiglie che vertono in condizione economiche marginali e rasentano la soglia della povertà.

Obiettivo specificoIl progetto “Comunità:famiglia di famiglie 02” si pone l’obiettivo specifico di ridurre lo stato di fragilità materiale e relazionale in cui versano quote significative di famiglie delle province di Ascoli Piceno, Bologna, Macerata, Pesaro ed Urbino, Pisa, Roma, Siena e Teramo.

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Obiettivo generaleObiettivo generale è contribuire alla riduzione dello stato di emarginazione ed isolamento sociale e migliorare la qualità di vita delle famiglie delle otto province di Ascoli Piceno, Bologna, Macerata, Pesaro ed Urbino, Pisa, Roma, Siena e Teramo.

Risultati attesiImplementare sul territorio delle otto province:

- i servizi di informazione e sostegno alla famiglia nei diversi ambiti della vita quotidiana

- i momenti e gli spazi che possano favorire l’aggregazione familiare.

Indicatori di risultatoIndicatori quantitativi di progettoGli indicatori sono scelti tenendo conto delle risorse complessive che si è in grado di convogliare sul progetto: risorse umane (dipendenti, volontari,volontari di Servizio Civile), risorse finanziarie, risorse tecniche e strumentali.

Provincia di Ascoli Piceno - numero di famiglie beneficiarie dei servizi di informazione ed assistenza: contiamo

di rispondere alle richieste di almeno 80 famiglie;- numero di famiglie partecipanti alle iniziative di aggregazione attivate nell’ambito

di progetto: contiamo di coinvolgere almeno 50 famiglie;- numero e tipologia delle iniziative realizzate per promuovere l’aggregazione delle

famiglie della provincia: contiamo di realizzare almeno 45 iniziative;- numero di enti e servizi che operano per le famiglie nell’ambito della provincia

coinvolti nelle attività di progetto: contiamo di coinvolgere almeno 35 enti del territorio provinciale.

Provincia di Bologna- numero di famiglie beneficiarie dei servizi di informazione ed assistenza: contiamo

di rispondere alle richieste di almeno 80 famiglie;- numero di famiglie partecipanti alle iniziative di aggregazione attivate nell’ambito

di progetto: contiamo di coinvolgere almeno 50 famiglie;- numero e tipologia delle iniziative realizzate per promuovere l’aggregazione delle

famiglie della provincia: contiamo di realizzare almeno 45 iniziative;- numero di enti e servizi che operano per le famiglie nell’ambito della provincia

coinvolti nelle attività di progetto: contiamo di coinvolgere almeno 35 enti del territorio provinciale.

Provincia di Macerata- numero di famiglie beneficiarie dei servizi di informazione ed assistenza: contiamo

di rispondere alle richieste di almeno 55 famiglie;- numero di famiglie partecipanti alle iniziative di aggregazione attivate nell’ambito

di progetto: contiamo di coinvolgere almeno 35 famiglie;- numero e tipologia delle iniziative realizzate per promuovere l’aggregazione delle

famiglie della provincia: contiamo di realizzare almeno 25 iniziative;- numero di enti e servizi che operano per le famiglie nell’ambito della provincia

coinvolti nelle attività di progetto: contiamo di coinvolgere almeno 20 enti del territorio provinciale.

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Provincia di Pesaro ed Urbino- numero di famiglie beneficiarie dei servizi di informazione ed assistenza: contiamo

di rispondere alle richieste di almeno 20 famiglie;- numero di famiglie partecipanti alle iniziative di aggregazione attivate nell’ambito

di progetto: contiamo di coinvolgere almeno 20 famiglie;- numero e tipologia delle iniziative realizzate per promuovere l’aggregazione delle

famiglie della provincia: contiamo di realizzare almeno 15 iniziative;- numero di enti e servizi che operano per le famiglie nell’ambito della provincia

coinvolti nelle attività di progetto: contiamo di coinvolgere almeno 15 enti del territorio provinciale.

Provincia di Pisa- numero di famiglie beneficiarie dei servizi di informazione ed assistenza: contiamo

di rispondere alle richieste di almeno 35 famiglie;- numero di famiglie partecipanti alle iniziative di aggregazione attivate nell’ambito

di progetto: contiamo di coinvolgere almeno 20 famiglie;- numero e tipologia delle iniziative realizzate per promuovere l’aggregazione delle

famiglie della provincia: contiamo di realizzare almeno 10 iniziative;- numero di enti e servizi che operano per le famiglie nell’ambito della provincia

coinvolti nelle attività di progetto: contiamo di coinvolgere almeno 10 enti del territorio provinciale.

Provincia di Roma- numero di famiglie beneficiarie dei servizi di informazione ed assistenza: contiamo

di rispondere alle richieste di almeno 85 famiglie;- numero di famiglie partecipanti alle iniziative di aggregazione attivate nell’ambito

di progetto: contiamo di coinvolgere almeno 55 famiglie;- numero e tipologia delle iniziative realizzate per promuovere l’aggregazione delle

famiglie della provincia: contiamo di realizzare almeno 45 iniziative;- numero di enti e servizi che operano per le famiglie nell’ambito della provincia

coinvolti nelle attività di progetto: contiamo di coinvolgere almeno 35 enti del territorio provinciale.

Provincia di Siena- numero di famiglie beneficiarie dei servizi di informazione ed assistenza: contiamo

di rispondere alle richieste di almeno 75 famiglie;- numero di famiglie partecipanti alle iniziative di aggregazione attivate nell’ambito

di progetto: contiamo di coinvolgere almeno 45 famiglie;- numero e tipologia delle iniziative realizzate per promuovere l’aggregazione delle

famiglie della provincia: contiamo di realizzare almeno 35 iniziative;- numero di enti e servizi che operano per le famiglie nell’ambito della provincia

coinvolti nelle attività di progetto: contiamo di coinvolgere almeno 30 enti del territorio provinciale.

Provincia di Teramo- numero di famiglie beneficiarie dei servizi di informazione ed assistenza: contiamo

di rispondere alle richieste di almeno 35 famiglie;- numero di famiglie partecipanti alle iniziative di aggregazione attivate nell’ambito

di progetto: contiamo di coinvolgere almeno 20 famiglie;- numero e tipologia delle iniziative realizzate per promuovere l’aggregazione delle

famiglie della provincia: contiamo di realizzare almeno 10 iniziative;

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- numero di enti e servizi che operano per le famiglie nell’ambito della provincia coinvolti nelle attività di progetto: contiamo di coinvolgere almeno 10 enti del territorio provinciale.

Il progetto “Comunità:famiglia di famiglie 02” conta di coinvolgere almeno 770 famiglie tra quelle residenti nelle otto province di Ascoli Piceno, Bologna, Macerata, Pesaro ed Urbino, Pisa, Roma, Siena e Teramo.

Indicatori qualitativi di progetto- Grado di soddisfazioni delle famiglie beneficiarie delle attività di progetto.

Obiettivi specifici da raggiungere per i volontari in servizio

- Offrire ai giovani volontari che sceglieranno di fare l’esperienza di servizio civile presso le nostre strutture una possibilità di sperimentarsi in ruoli operativi attraverso l’esperienza di volontariato;

- Aumentare le proprie capacità e competenze relazionali ed educative;- Incrementare e valorizzare le proprie capacità di collaborare in gruppo;- Riconoscere la funzione delle norme sociali e sviluppare il proprio senso di

responsabilità e autonomia;- Sperimentare e attestare un’esperienza in campo educativo interessante ai fini

dell’orientamento a scelte formative e professionali da intraprendere;- Favorire nei volontari un orientamento di vita aperto alla solidarietà, alla generosità,

allo scambio tra generazioni, all’accettazione della diversità;- Offrire ai volontari competenze specifiche nel settore, in modo da poter espletare al

meglio le proprie attività;- Offrire ai volontari un’intensa esperienza formativa, che possa essere fondamento

proficuo per una possibile futura professione in campo sociale;- Riconoscere la funzione delle norme sociali e sviluppare il proprio senso di

responsabilità e autonomia.

Indicatori di raggiungimento obiettivi per i volontari Il raggiungimento di tali obiettivi sarà misurato attraverso il grado di competenza e sicurezza nello svolgere i propri compiti che il volontario dimostrerà di possedere al termine del servizio. Rilevante sarà anche la motivazione a proseguire in attività professionali nel medesimo settore o in attività di volontariato.

Il progetto intende offrire ai volontari:- Occasioni di conoscenza delle diverse realtà di bisogno presenti sul territorio di

riferimento.- Opportunità di sperimentarsi direttamente, pur all’interno di contesti tutelati e

protetti, nella relazione con famiglie in difficoltà.- Momenti di sperimentazione delle attività proposte all’interno di un sistema

integrato di servizi potenziato dalle realtà del terzo settore come le Acli molto attivo sul territorio

- Strumenti ed elementi per una crescita umana e civile maggiormente orientata alla solidarietà.

Inoltre nei confronti dei giovani volontari il progetto offrirà:

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- Promozione di una cultura della cittadinanza che veda i volontari di servizio civile come soggetti appartenenti ad un contesto, capaci di influenzarlo positivamente rendendolo più rispondente ai principi della nostra costituzione repubblicana.

- Costruzione di una culturale del servizio e della partecipazione- Promozione del servizio civile nazionale presso enti del territorio affinché

anch’essi siano volani della suddetta cultura, con i quali costruire processi di influenzare che consentano ai vari attori sociali del territorio (pubblici o privati) di confrontarsi con i contenuti e i valori espressi dal progetto.

- Promuovere il servizio civile nazionale come strumento di abbattimento dell’esclusione sociale.

- Alimentare nei giovani, attraverso il contatto diretto con le persone che versano in situazione di disagio, il senso di appartenenze alla vita sociale e civile del nostro paese.

- Difendere la propria Patria, la legge 64/01 ha istituito il SCN finalizzato a concorrere, in alternativa al servizio militare obbligatorio oramai abolito, alla difesa della nostra Patria mediante attività che mirano: alla gestione e/o superamento del conflitto; alla riduzione o superamento delle forme di discriminazione e violenza; all’acquisizione e/o riconoscimento dei diritti umani e civili.

- Offrire ai giovani l’occasione per confrontarsi in una dimensione organizzativa e comunitaria, sperimentando da una parte l’esperienza dell’autonomia e della responsabilità personale, dall’altra la relazione e la responsabilità condivisa e legata al contesto e al gruppo di lavoro.

8) Descrizione del progetto e tipologia dell’intervento che definisca dal punto di vista sia qualitativo che quantitativo le modalità di impiego delle risorse umane con particolare riferimento al ruolo dei volontari in servizio civile:

Il progetto “Comunità: famiglia di famiglie 02”, in coerenza con quanto sostenuto dalle ACLI, intende offrire nuove forme di sostegno per le famiglie che non siano di tipo meramente assistenzialistico, ma che promuovano la cittadinanza attiva della famiglia e quindi il protagonismo di questa nella vita della comunità. Ciò attraverso l’attivazione di percorsi di informazione e di scambio di esperienze, in modo che le famiglie coinvolte possano accedere ad informazioni utili per la vita quotidiana e costruire nel tempo delle relazioni profonde e durature con altri nuclei familiari del territorio.Le attività di progetto perseguono, infatti, la ricostituzione delle reti primarie e secondarie che negli ultimi anni hanno subito una lenta, ma quasi inesorabile erosione e sono articolate secondo una metodologia che può essere racchiusa nella formula “dal sapere al saper fare”: le famiglie coinvolte nelle azioni progettuali, non saranno delle semplici beneficiarie, ma potranno sviluppare le proprie competenze ed attingere alle proprie risorse per essere protagoniste attive del proprio benessere e di quello della loro comunità di appartenenza. Leva motrice del progetto “Comunita:famiglia di famiglie 02” è la solidarietà familiare.La solidarietà familiare, infatti, può dar vita a forme di condivisione e costituire una risposta preziosa alla crescente vulnerabilità di molte famiglie, in quanto oggi, data la solitudine dei nuclei familiari, l’aiuto reciproco non è per nulla scontato. Diversi studi (Scabini e Rossi, 2002; Donati e Colozzi, 1992) dimostrano che, quando le famiglie riconoscono le proprie capacità e in una comunità si attuano processi che potenziano e sostengono la loro soggettività, queste riescono maggiormente ad assumersi responsabilità, anche gravose, individuando modalità di auto aiuto efficaci. Questo accade, per esempio, nelle esperienze di mutuo aiuto messe in atto per accompagnare altri nuclei nel percorso adottivo o nell’esperienza dell’affido, negli asili-nido familiari o ancora nelle famiglie d’appoggio in situazioni fragili.

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Infatti, se la prosocialità comincia a manifestarsi all’interno delle relazioni familiari, quando le azioni dei soggetti sono finalizzate a promuovere il benessere della famiglia nel suo complesso, ci sono poi forme vi via più articolate di comportamento prosociale, che arrivano a fare della solidarietà una modalità propria delle famiglie di stare sulla scena sociale e acquisire soggettività e cittadinanza.La tensione prosociale di una famiglia può dar luogo all’azione volontaria di uno o piùdei suoi membri, oppure può intrecciarsi con la prosocialità di altre famiglie, portandole a legarsi le une alle altre. In tal modo, lo star bene delle singole famiglie è il frutto di un’azione congiunta e prosociale di più famiglie che si legano per raggiungere quest’obiettivo.La logica del progetto è quella di rendere le famiglie protagoniste delle politiche a loro dedicate, riconoscendo il contributo offerto dalle reti informali e stimolando le relazioni e la solidarietà. La famiglia, infatti, è l’ambito in cui la persona è sostenuta ed educata, è la prima formazione sociale che si attiva per rispondere ai bisogni dei propri componenti e si rapporta costantemente con gli altri attori della società civile.In coerenza con questa impostazione i piani di attuazione del progetto sono 2:

1. potenziamento dei servizi di informazioni e sostegno alla vita quotidiana

2. offerta di spazi e momenti di aggregazione interfamiliare ed intrafamiliare

8.1 Piani di attuazione

Piano di attuazione 1: potenziamento dei servizi di informazioni e sostegno alla vita quotidiana.

Tale piano di attuazione verrà sviluppato in riferimento all’obiettivo di ridurre le fragilità materiali delle famiglie, garantendo a queste l’accesso ad informazioni utili ad affrontare la vita quotidiana. Si prevede di pianificare un’offerta di informazioni e assistenza alle famiglie in diversi ambiti quali la rete dei servizi presenti sul territorio e i settori giuridico, previdenziale e fiscale. Spesso, infatti, il mancato accesso alla rete di sostegno secondaria e alle opportunità e agevolazioni esistenti è riconducibile ad una scarsa informazione. Le attività e i servizi pianificate in questo piano di attuazione saranno realizzati, oltre che con il contributo di esperti e di figure professionali specifiche, anche con il coinvolgimento attivo delle famiglie in una logica di confronto, scambio e partecipazione attiva. Prima faseI responsabili delle ACLI provinciali di Ascoli Piceno, Bologna, Macerata, Pesaro ed Urbino, Pisa, Roma, Siena e Teramo nominano e costruiscono le equipe di lavoro provinciali che realizzano le attività di progetto, guidano e accompagnano i volontari di Servizio Civile nella realizzazione delle iniziative informative per le famiglie.

Seconda faseLe equipe di lavoro si riuniscono per definire e condividere obiettivi e strategie di intervento del progetto. In questa fase, vengono presentati ai volontari di Servizio Civile il personale, i locali e i servizi delle sedi ACLI.

Terza faseIn questa terza fase viene effettuata la verifica di fattibilità dello sportello attraverso i sopralluoghi dei locali adatti allo svolgimento delle attività, la valutazione delle risorse materiali ed economiche disponibili, la verifica della disponibilità di esperti e professionisti da coinvolgere negli incontri con le famiglie o nelle attività di sportello per consulenza

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fiscale, giuridica e previdenziale; vengono contattati operatori informatici esperti per la preparazione del sito web. Le equipe di lavoro realizzano quindi la progettazione esecutiva delle attività utili all’attivazione di uno sportello multifunzionale di consulenza giuridica, previdenziale e fiscale, di uno sportello informativo sui servizi alle famiglie del territorio e di incontri e seminari su tematiche inerenti alla vita familiare (consumi, agevolazioni fiscali, rischio di truffe, ecc).

Quarta fase Ognuna delle equipe avvia la mappatura degli enti presenti sul territorio che erogano servizi alla famiglia: in questa fase del piano di attuazione 1, gli operatori contatteranno gli enti, verificheranno gli orari di apertura al pubblico, il tipo di servizio erogato, i recapiti telefonici ed informatici e la disponibilità a partecipare alla rete di servizi per le famiglie promossa dalle strutture ACLI.

Quinta faseOgnuna delle equipe definisce il calendario delle attività da realizzare in ogni sede di attuazione del progetto: verranno pianificati e stabiliti i giorni e gli orari di apertura al pubblico degli sportelli, le date, gli orari e il numero degli incontri e dei seminari informativi.

Sesta faseIl gruppo di lavoro allargato individua le modalità con cui raggiungere e contattare il target group, cioè le famiglie del territorio in una situazione di fragilità materiale. In questa fase vengono pianificate, quindi, le attività di promozione e pubblicizzazione delle iniziative di progetto.

Settima faseLe equipe pianificano le attività per il monitoraggio delle iniziative di progetto. In questa fase verranno ideate e programmate le modalità e gli strumenti (schede di valutazione dei bisogni delle famiglie e di gradimento e soddisfazione dei servizi informativi) per raccogliere feedback sulle attività realizzate nell’anno di progetto.

Ottava faseAvvio delle attività.

Tempi di realizzazione: 1°, 2° e 3° settimana di progetto.

Piano di attuazione 2: offerta di spazi e momenti di aggregazione interfamiliare ed intrafamiliare.

Tale piano di attuazione verrà sviluppato in riferimento all’obiettivo di ridurre le fragilità relazionali delle famiglie delle province di Ascoli Piceno, Bologna, Macerata, Pesaro ed Urbino, Pisa, Roma, Siena e Teramo e, quindi, al fine di sostenere i legami inter ed intrafamiliari. In tal modo sarà possibile promuovere la solidarietà sociale tra famiglie riguardo ad aspetti non solo organizzativi, ma anche emotivi e psicologici della vita quotidiana.

Prima faseOgnuna delle equipe avvia la mappatura degli enti presenti sul territorio che erogano spazi e momenti di aggregazione interfamiliare ed intrafamiliare: in questa fase del piano di attuazione 2, gli operatori contatteranno gli enti, verificheranno il tipo di servizio erogato nell’ottica di evitare la sovrapposizione dei servizi offerti e, laddove possibile, creare delle

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collaborazioni in modo da promuovere una rete di spazi di aggregazione per le famiglie promossa dalle strutture ACLI.

Seconda faseLe equipe di lavoro pianificano le attività utili all’attivazione di gruppi di auto-mutuo aiuto tra famiglie, di mercatini di scambio solidale di oggetti per la prima infanzia e la vita familiare, delle banche del tempo e di iniziative ludico-ricreative per genitori e bambini (feste, cene a tema, spazio giochi, ecc). In questa fase viene effettuata la verifica di fattibilità delle ipotesi progettuali, attraverso sopralluoghi dei locali adatti allo svolgimento dei gruppi e dei mercatini, la valutazione delle risorse materiali ed economiche disponibili, la verifica della disponibilità di esperti e professionisti da coinvolgere nei gruppi di auto-mutuo aiuto delle famiglie come per esempio psicologi ed educatori.

Terza faseLe equipe pianificano in maniera condivisa le attività di promozione delle iniziative di aggregazione e solidarietà tra famiglie, il numero di materiale divulgativo da stampare e le modalità di distribuzione del materiale.

Quarta faseLe equipe realizzano una ricerca di informazioni utili per costituire un GAS (Gruppo di acquisto solidale) e una Banca del Tempo: i documenti necessari (atto costitutivo e statuto), rete dei GAS regionali o provinciali, reti delle Banche del Tempo, il regolamento per costituire un’associazione, la mappatura dei produttori che praticano la vendita diretta ai consumatori, ecc.

Quinta faseLe equipe pianificano le modalità di svolgimento del percorso di accoglienza delle famiglie. Quinta faseAvvio delle attività

Tempi di realizzazione: 4° e 5° settimana di progetto.

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Diagramma dei piani di attuazione

Fasi

Set

timan

a

12 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52

Accoglienza volontariPiano di

attuazione 1

Piano di attuazione

2

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8.2 Complesso delle attività previste per la realizzazione dei piani di attuazione

Ogni famiglia beneficiaria delle iniziative di progetto verrà introdotta alle attività a partire da un percorso di accoglienza che prevede la realizzazione di:

un colloquio con un operatore della sede ACLI finalizzato alla conoscenza reciproca e all’individuazione dei bisogni della famiglia;

una visita guidata della sede e dei servizi per le famiglie, l’invito ad un incontro ludico/aggregativo a cui parteciperanno altre famiglie

afferenti alle attività di progetto, i volontari di Servizio Civile e il personale delle sedi ACLI.

Il percorso di accoglienza permetterà alle famiglie di familiarizzare con i luoghi e il personale delle sedi ACLI, conoscere tutti i servizi attivati nell’ambito del progetto “Comunità:famiglia di famiglie 02” e, nel contempo, stringere legami con altre famiglie del territorio. Per tali ragioni, il percorso di accoglienza è un elemento fondamentale delle attività di progetto.

Caratteristica precipua del progetto “Comunità:famiglie di famiglie” sarà l’attivazione in ognuna delle province di progetto di almeno un’attività del piano di attuazione 1 e di almeno un’attività del piano di attuazione 2, in modo da offrire una risposta integrata sia ai bisogni di informazione che di aggregazione delle famiglie. Ogni territorio, quindi, potrà attivare, a secondo dei bisogni delle famiglie locali, una o più attività tra quelle afferenti alla dimensione dei servizi di informazione e una o più attività tra quelle previste dalla dimensione dell’aggregazione. In tal modo le famiglie saranno sostenute sia nelle loro fragilità materiali che in quelle relazionali, promuovendone la partecipazione e il coinvolgimento attivo.

Attività e azioni volte alla realizzazione del piano di attuazione 1: potenziamento dei servizi di informazioni e sostegno alla vita quotidiana.L’obiettivo delle attività realizzate in riferimento a questo piano di attuazione, non è solo quello di dare una risposta esaustiva o una soluzione concreta ai problemi e alle difficoltà che le famiglie incontrano, ma anche quello di accrescere le informazioni e le conoscenze delle famiglie negli ambiti di interesse della vita quotidiana in modo da accrescerne la capacità di partecipazione e renderle protagoniste del loro benessere. Infatti, le attività seguenti sono finalizzate a promuovere l’empowerment delle famiglie favorendo l’acquisizione di potere e controllo sulla propria vita a partire da un’adeguata conoscenza di ambiti e contesti inerenti alla vita familiare e ad un accesso più facile alla rete di sostegno secondaria.

Attività 1: attivazione di uno sportello multifunzionale che offra consulenza e informazione giuridica, fiscale e previdenziale alle famiglie nei seguenti ambiti: diritto di famiglia, diritto successorio, diritto di condominio, diritto dei consumatori e sui altri temi di pertinenza della legislazione italiana in materia sociale e sanitaria; tutela amministrativa, orientamento per aiuti alimentari, informazioni sul contributo economico per il pagamento dell’affitto di casa; informazioni in ambito previdenziale e pensionistico. Lo sportello verrà attivato tre giorni a settimana (due volte in orario pomeridiano, una volta in orario mattutino) e sarà affidato a personale competente (avvocati, tecnici amministrativi, esperti in consulenza previdenziale e pensionistica). Contribuiranno alla realizzazione di quest’attività, offrendo consulenza e materiale informativo, i volontari dell’Associazione Italiana Persone Down sezione di Pisa, dell’Associazione Nazionale Famiglie numerose,

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dell’Associazione “Il Pellicano” e della Parrocchia San Martino di Forcella e Villa in quanto partners di progetto (vedi box 25).

Azione 1: realizzazione del materiale promozionale dello sportello secondo quando definito nella sesta fase del piano di attuazione 1.Azione 2: promozione del servizio tramite diffusione del materiale informativo (brochure, locandine, volantini, comunicati stampa).Azione 3: assegnazione dei turni e degli orari di lavoro al personale destinato alle attività di sportello così come pianificato nella sesta fase del piano di attuazione 1;Azione 4: avvio delle attività di sportello.

Tempi di realizzazione: dalla 6° alla 52° settimana di progetto.

Attività 2: realizzazione di incontri e seminari informativi su tematiche inerenti alla vita familiare quali consumo sostenibile, prevenzione su truffe dei prestiti facili, ecc. Si intende offrire alle famiglie la possibilità di partecipare ad incontri con esperti per affrontare ed approfondire tematiche attuali di interesse della famiglia. Gli argomenti degli incontri, infatti, saranno definiti in base ai reali bisogni e alle curiosità delle famiglie raccolti tramite il colloquio iniziale realizzato nelle fasi di accoglienza. Gi incontri si svolgeranno con cadenza mensile e saranno condotti dal personale esperto oppure da personale delle ACLI e/o dai volontari di Servizio Civile, previa una breve attività di ricerca e documentazione sui temi da trattare. Elemento fondamentale di tali incontri sarà la partecipazione attiva delle famiglie che potranno scambiarsi saperi, consigli ed esperienze di vita. Personale esperto del Forum nazionale delle Associazioni familiare e dell’Associazione “Amici di Toniolo” di Pisa, in quanto partners di progetto (vedi box 25) parteciperà a questa attività realizzando incontri formativi su aree tematiche attinenti alle politiche familiari.

Azione 1: definizione dei temi da trattare e realizzazione di attività di documentazione quali brevi ricerche bibliografiche o su internet;Azione 2: realizzazione e diffusione di un volantino promozionale degli incontri che specifichi il tema, la data e l’orario dell’evento;Azione 3: realizzazione degli incontri.

Tempi di realizzazione: dalla 12° alla 52° settimana con cadenza mensile. L’avvio di questa attività avverrà la 12° settimana del progetto in quanto sarà necessario realizzare preventivamente la raccolta dei bisogni delle famiglie tramite i colloqui di accoglienza in modo da identificare gli argomenti degli incontri.

Attività 3: attivazione di uno sportello di informazione sui servizi alle famiglie presenti sul territorio.Attraverso tale attività si intende offrire informazione, orientamento e accompagnamento delle famiglie alla rete di servizi presenti sul territorio in una logica di promozione dei diritti di cittadinanza attiva. Lo sportello di informazione sui servizi e il relativo sito web consentiranno alle famiglie di facilitare l’espletamento delle prassi e procedure per l’accesso ai servizi presenti sul territorio o all’interno del sistema ACLI (Patronato, CAF, ACLI COLF, CTA, ecc). Lo sportello sarà aperto due mattine e due pomeriggi a settimana.

Azione 1: creazione di un database e di una rubrica telefonica ed informatica degli enti del territorio che erogano servizi utili alla famiglia. Questa azione è finalizzata alla costruzione di una rete integrata di servizi alla famiglia erogati nel territorio di attuazione del progetto.

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Azione 2: realizzazione e diffusione del materiale promozionale dello sportello e del sito.Azione 3: assegnazione dei turni e degli orari di lavoro al personale destinato alle attività di sportello in coerenza con quanto pianificato nella sesta fase del piano di attuazione 1;Azione 4: realizzazione delle attività di sportello con relativo aggiornamento delle pagine web.

Tempi di realizzazione: dalla 12° alla 48° settimana di progetto

Attività 4: realizzazione di un monitoraggio sui bisogni di informazione e sulle difficoltà di accesso ai servizi delle famiglie delle province Ascoli Piceno, Bologna, Macerata, Pesaro ed Urbino, Pisa, Roma, Siena e Teramo. Attraverso appositi strumenti, si intende: in una prima fase di somministrazione, comprendere i bisogni di informazione e le difficoltà che le famiglie incontrano nell’accedere ai servizi del territorio; in una fase di somministrazione successiva, capire se le famiglie beneficiarie del progetto hanno avuto risposta ai loro bisogni; in quest’ultimo caso, sarà necessario evidenziarne le motivazioni. In tal modo, sarà possibile avviare un piccolo osservatorio delle realtà familiari delle otto province di progetto e quindi conoscerne i reali bisogni e migliorare ed orientare l’offerta dei servizi. I dati rilevati verranno raccolti in un dossier riassuntivo che rappresenterà uno strumento informativo non solo per le famiglie, ma anche per gli operatori ACLI coinvolti nell’ambito delle tematiche familiari. I risultati, inoltre verranno presentati alle famiglie e, per l’occasione, verrà avviata una discussione su proposte ed iniziative da intraprendere come gruppi di famiglie.

Azione 1: creazione di un questionario di rilevazione dei bisogni delle famiglie;Azione 2: distribuzione e raccolta del questionario alle famiglie che usufruiscono delle attività di sportello e/o partecipano agli incontri;Azione 3: codifica e analisi dei dati raccolti;Azione 4: presentazione dei risultati del monitoraggio alle famiglie a cadenza mensile;Azione 5: stesura di un report riassuntivo sui bisogni delle famiglie delle province di progetto;Azione 6: realizzazione di un incontro di presentazione dei dati con le famiglie coinvolte nel progetto.

Tempi di realizzazione: dalla 6° alla 52° settimana di progetto.

Attività e azioni volte alla realizzazione del piano di attuazione 2: offerta di spazi e momenti di aggregazione interfamiliare ed intrafamiliare.Attraverso la realizzazione delle attività seguenti,verranno sostenute le famiglie nei loro bisogni relazionali e materiali per favorire l’inclusione sociale dei nuclei a rischio di esclusione e, allo stesso tempo, per consentire alle famiglie di sperimentare in maniera attiva l’appartenenza ad una rete di sostegno primaria e, in senso più ampio, ad una comunità.

Attività 1: attivazione di gruppi di auto-mutuo aiuto tra famiglie. L'auto mutuo aiuto tra famiglie è uno strumento che trasforma le singole esperienze in risorse per tutti, mettendo in primo piano le famiglie in qualità di protagoniste attive nella risposta reciproca ai disagi e problemi quotidiani. E' un contributo delle famiglie nel miglioramento della qualità della vita. Il gruppo può essere una fonte per accrescere le possibilità di autodeterminare le proprie scelte di vita, migliorando l'autostima e il senso di autoefficacia, promuovendo le reciproche potenzialità positive attraverso il coinvolgimento personale. Gioca così un ruolo centrale la condivisione delle esperienze

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vissute che diventano strumento per "trasmettere forza all'altro". Le famiglie parteciperanno portando le proprie storie di vita, ognuno con la propria soggettività, ascoltando e comunicando. Tra le tematiche affrontate, ci saranno: la genitorialità, il rapporto genitori-figli adolescenti, i rapporti di coppia, i rapporti con le famiglie di origine dei coniugi. I gruppi saranno condotti da uno o due facilitatori che avranno lo scopo di agevolare lo scambio delle ricchezze soggettive e di valorizzarne gli aspetti utili al gruppo. Diversi studi dimostrano che, in molti casi, con il passare del tempo, le attività dei gruppi di auto mutuo aiuto compiono un'evoluzione: i componenti, arricchiti dalle risorse acquisite, passano dalla sola partecipazione al gruppo ad attività di più concreta utilità sociale. I gruppi di auto mutuo aiuto per famiglie avranno una cadenza quindicinale.

Azione 1: realizzazione e distribuzione del materiale promozionale dell’iniziativa; Azione 2: costituzione dei gruppi di famiglie e assegnazione dei facilitatori;Azione 3: avvio dei gruppi.

Tempo di realizzazione: dalla 6° alla 52° settimana a cadenza quindicinale.

Attività 2: attivazione di un mercatino di scambio solidale per famiglie. Attraverso la realizzazione di un mercatino di scambio non monetario, le famiglie potranno aiutarsi reciprocamente rispetto al reperimento di vestiario, oggettistica per la prima infanzia, libri scolastici, articoli per la casa, pezzi di arredamento, ecc.In tal modo sarà possibile promuovere la solidarietà e la prosocialità familiare e alleggerire le spese economiche delle famiglie. Il mercatino avrà una cadenza mensile.

Azione 1: realizzazione e distribuzione del materiale promozionale dell’iniziativa;Azione 2: raccolta del materiale messo a disposizione delle famiglie;Azione 3: allestimento del mercatino;Azione 4: realizzazione del mercatino.

Tempo di realizzazione: dalla 6° alla 52° settimana a cadenza quindicinale.

Attività 3: attivazione di gruppi di acquisto solidale (GAS) per famiglie. L’attivazione di un gruppo di acquisto solidale nasce dalla necessità di facilitare le famiglie gravate dal caro vita. Come tutte le esperienze di consumo critico, anche i GAS intendono immettere una «domanda di eticità» nel mercato, per indirizzarlo verso un'economia che metta al centro le persone e le relazioni. Gli acquisti del gruppo verranno coordinati dal personale delle sedi ACLI, ma saranno le famiglie stesse ad individuare i prodotti da acquistare, a definire le liste della spesa e i quantitativi, a raccogliere gli ordini e a ritirare la merce. La sede ACLI sarà il punto di snodo degli ordini. Gli acquisti del gruppo avranno cadenza settimanale. Personale esperto del Forum nazionale delle Associazioni familiare, in quanto partner di progetto (vedi box 25) parteciperà a questa attività offrendo consulenza ed informazioni in merito all’attivazione dei GAS.

Azione 1:realizzazione e distribuzione del materiale promozionale dell’iniziativa;Azione 2: raccolta delle adesioni delle famiglie;Azione 3: formazione del gruppo;Azione 4: realizzazione del primo incontro di conoscenza delle famiglie in cui verranno definiti gli obiettivi del gruppo e i prodotti da acquistare;Azione 5: ricerca dei produttori;Azione 6: avvio del GAS.

Tempo di realizzazione: dalla 6° alla 52° settimana.

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Attività 4: realizzazione di iniziative ludico-ricreative per genitori e bambini quali feste, cene a tema e spazio giochi. Le iniziative realizzate nell’ambito di questa attività hanno lo scopo di favorire la conoscenza tra famiglie e promuovere l’incontro tra genitori e figli. L’obiettivo principale delle iniziative realizzate nell’ambito di questa attività è la creazione di spazi funzionali, accoglienti e adeguati in cui si possano creare una rete di relazioni amicali e solidaristiche che favoriscano lo scambio, l’incontro e il confronto tra genitori e bambini; un ambiente caldo con un clima gioviale, aperto all’ascolto, informale e stimolante.Verranno organizzate feste in occasioni di compleanni, anniversari o ricorrenze e cene a tema come per esempio sulla cucina etnica, su quella regionale o dal titolo “cucinano i papà”/“cucinano i bambini”, ecc. Lo spazio giochi vedrà coinvolti genitori e bambini nello svolgimento di giochi di gruppo o a squadre miste.Queste attività saranno realizzate il sabato o la domenica per consentire alle famiglie una maggiore partecipazione.

Azione 1: realizzazione e distribuzione del materiale promozionale dell’iniziativa;Azione 2: raccolta delle adesioni;Azione 3: realizzazione di un calendario degli eventi;Azione 4: organizzazione degli eventi;Azione 5: realizzazione dell’iniziativa.

Tempo di realizzazione: dalla 6° alla 52° settimana.

Attività 5: Banca del Tempo tra genitori. La Banca del Tempo è una particolare forma di associazione che si basa sullo scambio gratuito di piccoli servizi tra i soci. Ciascun socio mette a disposizione una parte del proprio tempo (in genere non c'è un limite minimo né un limite massimo) per offrire una prestazione nella quale ha una certa abilità. Nell’abito del progetto “Comunità:famiglia di famiglie 02” si intende avviare una banca del tempo tra genitori rispetto ad attività di doposcuola o di baby-sitting. Sulla base della reciprocità, la Banca del Tempo favorisce la socializzazione, è un antidoto contro la solitudine e può consentire anche una migliore conciliazione dei tempi. Attraverso la Banca del Tempo si potranno valorizzare le potenzialità delle famiglie in uno sforzo di coinvolgimento in una rete di auto-aiuto. Contribuiranno alla realizzazione di quest’attività i volontari della Parrocchia San Martino di Forcella e Villa Romano e dell’associazione Federcasalinghe, nella provincia di Teramo, in quanto o partner di progetto (vedi box 25).

Azione 1: realizzazione e distribuzione del materiale promozionale dell’iniziativa;Azione 2: raccolta delle adesioni e della disponibilità settimanale dei genitori;Azione 3: realizzazione di un calendario degli impegni, specificando giorni e orari settimanali fissi delle ore di dopo-scuola e di baby-sitting;Azione 4: realizzazione dell’iniziativa.

Tempo di realizzazione: dalla 6° alla 52° settimana.

La seguente tabella riassume il numero dei volontari da coinvolgere per sede e come verranno coinvolti nelle attività dei piani di attuazione nei territori del progetto.

Sedi e volontari Numero dei volontari

Piano di attuazione 1- Piano di attuazione 2 -

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Ascoli Piceno 2 1 1

Bologna 4 2 2

Macerata 5 2 3

Pesaro ed Urbino 2 1 1

Pisa 2 1 1

Roma 6 3 3

Siena 4 2 2

Teramo 2 1 1

Totale volontari 27 13 14

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Diagramma delle attività di progetto

Fasi Set

timan

a

12 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52

Sportello multifunziale

Incontri informativi Sportello

informativoMonitoraggi

oGruppi di

auto-mutuo aiuto

GAS e mercatino di

scambioIniziative ludico-

ricreativeBanche del

Tempo

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8.3 Risorse umane complessivePer lo svolgimento del progetto sarà costituito un gruppo di lavoro di cui faranno parte alcuni tra i volontari ACLI, il personale dipendente delle sedi ACLI e operatori esperti con competenze specifiche su tematiche attinenti alla vita familiare.

Provincia di Ascoli Piceno

Numero Profilo Ruolo nel Progetto Tipologia di impiego1 Coordinatore Ruolo di

coordinamento con le altre associazioni familiari, ricerca sul territorio di interazione col sistema ACLI

Contratto a progetto, quindi dipendente

2 Impiegata allo sportello

Volontaria

3 Consulenti professionisti

Ruolo di consulenza nelle materie oggetto dei servizi preposti nelle due aree di attività

Volontari

4 Animatori Gestione delle attività aggregative

Volontari

Provincia di BolognaNumero Profilo Ruolo nel progetto Tipologia di impiego

1 Coordinatore del progetto

Ruolo di coordinamento con le altre associazioni familiari, ricerca sul territorio di interazione col sistema ACLI

Volontario

2 Consulenti Ruolo di consulenza nelle materie oggetto dei servizi pèroposti nelle due aree di attività

Collaborazione a progetto, quindi dipendente

5 Collaboratori Gestione delle attività e degli spazi in uso nel comune di Bologna

Volontari

Provincia di Macerata

Numero Profilo Ruolo nel progetto Tipologia di impiego

1 Segretaria Addetta alla segreteria, gestione della corrispondenza, raccordo con gli operatori, divulgazione del materiale e catalogazione

Dipendente

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dello stesso      3  Animatori Sono i responsabili delle

iniziative e della loro fattibilità.Sono dislocati nelle tre sedi della provincia.

Volontari ACLI

Provincia di Pesaro ed UrbinoNumero Profilo Ruolo nel progetto Tipologia di

impiego

1 Segretaria Addetta alla segreteria con il ruolo di svolgere le mansioni quali la gestione della corrispondenza, il raccordo delle comunicazioni per gli operatori.

DipendentePatronato Acli

     1       Sociologo Coordinatore delle attività di progetto con il ruolo di raccordo degli operatori, di coordinamento delle attività e di coordinamento delle attività di promozione delle iniziative.

Volontario ACLI

Provincia di PisaNumero Profilo Ruolo nel progetto Tipologia di impiego

1 Segretaria Addetta alla segreteria con mansioni quali: gestione della corrispondenza, raccordo delle comunicazioni per gli operatori, catalogazione del materiale

raccolto et similia.

Dipendente ACLI

     1       Coordinatore Coordinatore delle attività di progetto, con ruolo di: raccordo degli operatori,

coordinamento delle attività, coordinamento della promozione delle

iniziative.

Collaboratore ACLI, quindi dipendente

1 Animatore Responsabile delle attività del piano di attuazione 2.

Dipendente ACLI

1 Impiegato di sportello

Addetto ai rapporti con l’utenza, con attività sia di front-office che di back-

office.

Volontario ACLI

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Page 34: SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI …€¦ · Web viewLe ACLI nazionali e le ACLI provinciali hanno realizzato, nell’ambito del “Progetto Famiglia”, diversi studi

Provincia di Siena

Numero Profilo Ruolo nel progetto Tipologia di impiego

1 Segretaria Addetta alla segreteria con il ruolo di svolgere le mansioni quali la gestione della corrispondenza, il raccordo delle comunicazioni per gli operatori, la catalogazione del materiale raccolto.

Dipendente

       1 Coordinatore Coordinatore delle attività di progetto con il ruolo di raccordo degli operatori, di coordinamento delle attività e di coordinamento delle attività di promozione delle iniziative.

Volontario ACLI

5 Impiegato Attività di supporto alle attività e alla promozione delle iniziative di aggregazione con le famiglie.

Volontario ACLI

Provincia di RomaNumero Profilo Ruolo nel progetto Tipologia di

impiego2 Segretari Addetta alla segreteria con il

ruolo di svolgere le mansioni quali la gestione della corrispondenza, il raccordo delle comunicazioni tra operatori e le sedi provinciali

Volontari

3 Amministrativi Esperto nell’amministrazione e gestione finanziaria, nelle tematiche giuridiche e previdenziali.

Dipendenti

3 Animatori con competenze e/o esperienza nell’ambito delle problematiche familiari

Collaboratori nell’organizzazione e nella realizzazione delle attività di progetto.

Volontari

Provincia di Teramo

Numero Profilo Ruolo nel progetto Tipologia di impiego

1 Segretaria Addetta alla segreteria con il ruolo di svolgere le mansioni quali la gestione della

dipendente

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Page 35: SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI …€¦ · Web viewLe ACLI nazionali e le ACLI provinciali hanno realizzato, nell’ambito del “Progetto Famiglia”, diversi studi

corrispondenza, il raccordo delle comunicazioni per gli operatori, la catalogazione del materiale raccolto.

       3 operatori Coordinatore delle attività di progetto con il ruolo di raccordo degli operatori, di coordinamento delle attività e di coordinamento delle attività di promozione delle iniziative.

Volontari delle ACLI

Le risorse umane complessive, impiegato nel progetto, sono in totale 47, di cui 13 dipendenti e 34 volontarie.Si ritiene opportuno precisare, infatti, che la maggior parte del personale e degli operatori delle sedi provinciali e della sede regionale ACLI sono volontari che partecipano a tutte le iniziative dell’associazione gratuitamente, per offrire il loro contributo a servizio della collettività, secondo i principi di cittadinanza attiva di cui le ACLI sono promotrici.

8.4 Ruolo e attività previste per i volontari nell’ambito del progettoIn concomitanza con l’avvio del servizio civile, verrà dedicata una settimana di tempo all’accoglienza dei giovani volontari e al loro inserimento nella struttura associativa. Questa fase prevede lo svolgimento di un incontro di accoglienza cui prenderanno parte il referente locale, gli operatori locali di progetto e gli operatori dell’associazione, con lo scopo di introdurre i volontari al servizio civile che sta iniziando, fornendo le prime informazioni utili sul progetto e sull’associazione. In questa prima settimana si cercherà di non circoscrivere le relazioni con i volontari alla sola trasmissione di informazioni e dati, ma di facilitare un primo contatto conoscitivo della realtà del territorio e delle persone che frequentano l’associazione a vario titolo: soci, utenti dei servizi, operatori, semplici cittadini.

In seguito alla prima settimana di accoglienza, i volontari, saranno inseriti nelle equipe provinciali e saranno coinvolti nella pianificazione delle attività di progetto, così come descritto al paragrafo 8.1.

I volontari saranno quindi coinvolti nel percorso di accoglienza delle famiglie: collaboreranno allo svolgimento dei colloqui, della visita alla sede ACLI e alla descrizione dei servizi ACLI.

Attività ed azioni volte alla realizzazione del piano di attuazione 1: potenziamento dei servizi di informazioni e sostegno alla vita quotidiana.In riferimento all’attivazione di uno sportello multifunzionale che offra consulenza e informazione giuridica, fiscale e previdenziale alle famiglie, i volontari collaboreranno nelle seguenti attività:

realizzazione del materiale promozionale dello sportello; promozione del servizio tramite diffusione del materiale informativo (brochure,

locandine, volantini, comunicati stampa) cura degli aspetti organizzativi.

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Page 36: SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI …€¦ · Web viewLe ACLI nazionali e le ACLI provinciali hanno realizzato, nell’ambito del “Progetto Famiglia”, diversi studi

Rispetto alla realizzazione di incontri e seminari informativi su tematiche inerenti alla vita familiare, i volontari saranno impegnati in:

realizzazione e diffusione di un volantino promozionale degli incontri, nelle attività di documentazione;

ricerca sui temi da approfondire; previo un periodo di almeno un mese di affiancamento al personale ACLI, potranno

condurre da soli gli incontri di approfondimento.

Riguardo all’attivazione di uno sportello di informazione, con relativo sito web, sui servizi alle famiglie presenti sul territorio, i volontari di Servizio Civile affiancheranno il personale di progetto nelle seguenti attività:

creazione di un database e di una rubrica telefonica ed informatica degli enti del territorio che erogano servizi utili alla famiglia,

realizzazione e distribuzione del materiale promozionale dello sportello e del sito web,

collaborazione con gli operatori ACLI alle attività di sportello.

Rispetto alla realizzazione di un monitoraggio sui bisogni di informazione e sulle difficoltà di accesso ai servizi delle famiglie del Centro-Italia, i volontari collaboreranno alle seguenti attività:

- creazione dei questionari di rilevazione dei bisogni delle famiglie;- distribuzione e raccolta dei questionari;

Inoltre, i volontari delle ACLI collaboreranno con il personale ACLI a: analisi dei dati rilevati; stesura di report mensili sui bisogni delle famiglie di progetto; stesura di un report riassuntivo sui bisogni delle famiglie del Centro-Italia; organizzazione di un incontro di presentazione dei dati alle famiglie per discutere

iniziative e proposte da intraprendere come gruppi di famiglie.

Attività e azioni volte alla realizzazione del piano di attuazione 2: offerta di spazi e momenti di aggregazione interfamiliare ed intrafamiliare

I volontari avranno un ruolo attivo, inoltre, nelle seguenti attività: realizzazione e distribuzione del materiale promozionale dei gruppi di auto-mutuo

aiuto tra famiglie, del mercatino di scambio solidale per famiglie e del GAS; organizzazione e allestimento del mercatino di scambio solidale;

coordinamento e gestione del GAS (la ricerca dei produttori sarà, infatti, affidata ai volontari di Servizio Civile; il volontario di Servizio Civile avrà il ruolo di punto di riferimento delle famiglie nell’organizzazione degli acquisti).

Riguardo alla realizzazione di feste, cene a tema e spazio giochi per genitori e bambini, i volontari si occuperanno di:

realizzazione e distribuzione del materiale promozionale dell’iniziativa; raccolta delle adesioni e dell’organizzazione degli eventi. In riferimento a questa

attività, i volontari avranno anche il ruolo di animatori degli eventi, cercando di promuovere l’aggregazione tra famiglie.

I 27 volontari del servizio civile saranno così impiegati: n 2 volontari presso le sedi delle ACLI della provincia di Ascoli Piceno; n 4 volontari presso le sedi delle ACLI della provincia di Bologna; n 5 volontari presso le sedi delle ACLI della provincia di Macerata; n 2 volontari presso le sedi delle ACLI della provincia di Pisa;

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Page 37: SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI …€¦ · Web viewLe ACLI nazionali e le ACLI provinciali hanno realizzato, nell’ambito del “Progetto Famiglia”, diversi studi

n 4 volontari presso le sedi delle ACLI della provincia di Siena; n 6 volontari presso le sedi delle ACLI della provincia di Roma n 2 volontari presso le sedi delle ACLI della provincia di Teramo.

9)Numero dei volontari da impiegare nel progetto:

10) Numero posti con vitto e alloggio:

11)Numero posti senza vitto e alloggio:

12)Numero posti con solo vitto:

13)Numero ore di servizio settimanali dei volontari, ovvero monte ore annuo:

14)Giorni di servizio a settimana dei volontari (minimo 5, massimo 6) :

15)Eventuali particolari obblighi dei volontari durante il periodo di servizio:

Nessun particolare obbligo, salvo l’invito a partecipare alle iniziative associative che abbiano valenza formativa, compatibilmente all’orario di servizio, e a mantenere la riservatezza in merito ai dati sensibili trattati.Disponibilità, in concomitanza di eventuali iniziative serali o nei fine settimana, ad una flessibilità di orario.

25

0

25

0

30

5

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Page 38: SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI …€¦ · Web viewLe ACLI nazionali e le ACLI provinciali hanno realizzato, nell’ambito del “Progetto Famiglia”, diversi studi

CARATTERISTICHE ORGANIZZATIVE

16)Sede/i di attuazione del progetto ed Operatori Locali di Progetto:

N.Sede di

attuazione del progetto

Comune IndirizzoCod. ident. sede

N. vol. per sede

Nominativi degli Operatori Locali di Progetto

Cognome e nome Data di nascita C.F.

1

ACLI – Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani

Ascoli Piceno Via 3 Ottobre,918322 2 Bachetti Claudio 21/04/1969 BCHCLD69D21A462D

2

ACLI – Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani

BolognaVia Lame, 116 5931

4 Ottaviano Manuel08/09/1976 TTVMNL76P08A485F

3

ACLI – Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani –Sede provinciale

Macerata

Piazza Mazzini, 42/45

18321

3 Lapponi Renato

29/03/1948 LPPRNT48C28E783B

4

Circolo ACLI Mateliaca

Matelica Via Pergolesi 10

82609

1 Cola Carla

23/05/1946 CLOCRL46E23F051O

5

Circolo ACLI San Venanzio

Camerino Piazza San Venanzio

82603

1 Capitani Alberico

27/01/1950 CPTLRC50A27F567D

6 ACLI – Associazioni Cristiane

19189 16/07/1978 SLNMSS78L56L103W

38

Page 39: SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI …€¦ · Web viewLe ACLI nazionali e le ACLI provinciali hanno realizzato, nell’ambito del “Progetto Famiglia”, diversi studi

Lavoratori Italiani

Teramo Via Trento e Trieste ,8 2 Salini Melissa

7

ACLI – Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani

Siena Piazza La Lizza,218320

4

Francesco Rossi 09/11/1967 RSSFNC67S09G843A

9

ACLI – Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani

Pisa Via F. Fa Buti, 20

27255

2

Masoni Marco23/02/1973 MSNMRC73B23B950F

10

ACLI – Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani

Roma Via Marcora, n.18/20

19160

2 Giovanna Vania Blanco

21/07/1979 BLNGNN79L61H163W

12Cicolo ACLI “Orizzonti lontani”

Roma Via Prospero Alpino, n.2084253

2 Paolo Proietti20/08/1973 PRTPLA73M20H501K

13

ACLI – Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani - Lazio

Roma Via Prospero Alpino, n. 20

35317

2 Pamela Sallustio

13/05/1979 SLLPML79E53B519Y

17)Altre figure impiegate nel Progetto:

N.

Ente presso il quale si realizza il progetto ed a

Comune Indirizzo

Cod. ident.

N. vol. per sede

TUTOR RESP. LOCALI ENTE ACC.

Cognome e nome Data di C.F.

Cognome e nome

Data di nascita C.F.

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cui indirizzare sedenascita

1

ACLI – Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani

Roma Via Marcora, n.18/20 1916

0

2 Genco Maria

Elisabetta

10/01/1977

GNCMLS77A50H501O

Olivieri Francesco

Maria 29/05/1975

LVRFNC75E29H501E

2

ACLI – Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani

Roma Via Prospero Alpino, n. 20 1916

4

1 Genco Maria

Elisabetta

10/01/1977

GNCMLS77A50H501O

Olivieri Francesco

Maria 29/05/1975

LVRFNC75E29H501E

3Cicolo ACLI “Orizzonti lontani

Roma Via Prospero Alpino, n.20 8425

31 Genco

Maria Elisabetta

10/01/1977

GNCMLS77A50H501O

Olivieri Francesco

Maria

29/05/1975

LVRFNC75E29H501E

4

ACLI – Associazioni Cristiane Lavoratori – Italiani Lazio

Roma Via Prospero Alpino, n. 20 3531

7

2 Genco Maria

Elisabetta

10/01/1977

GNCMLS77A50H501O

Olivieri Francesco

Maria 29/05/1975

LVRFNC75E29H501E

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Page 41: SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI …€¦ · Web viewLe ACLI nazionali e le ACLI provinciali hanno realizzato, nell’ambito del “Progetto Famiglia”, diversi studi

18)Eventuali attività di promozione e sensibilizzazione del servizio civile nazionale:

Strumenti utilizzati ed eventuali iniziative promosse e organizzate.Le ACLI, in quanto ente nazionale con sedi periferiche in tutte le regioni e province, operano, relativamente alle attività di promozione e sensibilizzazione del servizio civile nazionale, a tre livelli distinti:

1. nazionaleLe ACLI, oltre a produrre un rapporto annuale sul servizio civile, sono componenti attive della CNESC (Conferenza nazionale Enti di servizio civile) sin dalla sua costituzione nel 1986. Da oltre 3 anni le ACLI sono fra gli enti invitati dalla Fondazione ZANCAN ai seminari, svoltisi nella residenza estiva di Malosco (TN), sul Servizio civile, organizzati in collaborazione con l’Ufficio Nazionale per il Servizio civile. Agli atti prodotti viene data ampia diffusione attraverso il periodico della Fondazione ZANCAN, che viene inviato agli esperti di settore (assessori, professori universitari, ecc) ed attraverso la pubblicazioni di libri tematici.Le ACLI inoltre partecipano al TESC (Tavolo Ecclesiale sul servizio civile), un coordinamento di organismi della Chiesa italiana che intendono promuovere il servizio civile e proporlo a tutti, ed in modo particolare ai giovani, come importante esperienza formativa, di servizio agli ultimi, di testimonianza dei valori della pace, giustizia, cittadinanza attiva e solidarietà. Il TESC ha attivato un proprio sito: www.esseciblgog.it; inoltre viene pubblicata una newsletter on line che viene periodicamente inviata a tutti gli enti partecipanti. Inoltre coordina la partecipazione degli enti a manifestazioni quali il Meeting di Rimini 2006. Le ACLI vantano 2 testate proprie: AESSE e ACLIOggi. Il primo di cadenza mensile viene stampato in 50.000 copie, inviate ad un indirizzario che contiene dirigenti ACLI (nazionali, regionali e territoriali), amministratori pubblici, abbonati. ACLIOggi invece viene inviato (in circa 3.000 copie) in via informatica a tutti i soci ACLI che ne facciano richiesta, a coloro i quali, anche non soci, ne facciano richiesta dall’home page del sito www.acli.it, a tutti i volontari in servizio e che hanno già terminato il servizio. Entrambe le pubblicazioni sono scaricabili dal sito www.acli.it. Periodicamente tali testate pubblicano articoli relativi al servizio civile. I siti internet nazionali facenti riferimento alle ACLI sono oltre una decina e alcuni di loro, in particolar modo ACLI ed Enaip, hanno sotto di sé una rete di siti regionali e provinciali autonomi.

2. regionaleLe ACLI come realtà regionali sono parte delle Conferenze regionali: Co.Lomba. (Conferenza enti servizio civile Lombardia), Tavolo enti di servizio civile Torino, C.L.E.S.C. (Conferenza Ligure enti di servizio civile), C.R.E.S.C. Puglia (Conferenza regionale enti di servizio civile Puglia), C.R.E.S.C.E.R. (Conferenza regionale enti di servizio civile Emilia Romagna), C.R.E.S.C. Lazio, C.R.E.S.C. Toscana. Inoltre fanno parte dei non ancora istituzionalizzati C.R.E.S.C. Friuli Venezia Giulia, C.R.E.S.C. Sicilia, C.R.E.S.C. Marche, C.R.E.S.C. Campania e C.R.E.S.C. Valle d’Aosta. Attraverso la propria partecipazione a questi

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Page 42: SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI …€¦ · Web viewLe ACLI nazionali e le ACLI provinciali hanno realizzato, nell’ambito del “Progetto Famiglia”, diversi studi

organismi di secondo livello le ACLI contribuiscono alla divulgazione territoriale del servizio civile nazionale e si pongono come consulenti per le leggi regionali e la loro successiva applicazione. Relativamente alle Regioni Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Campania e Puglia le ACLI, in quanto socie della CRESC, partecipano ai progetti di “informazione e formazione” della Regione, previsti dal D. Lgs 77/02 e finanziati con il Fondo nazionale del servizio civile.Inoltre i livelli regionali prevedono numerosi siti informativi, nello specifico: Lazio; www.aclilazio.it, Piemonte; www.aclipiemonte.it, Puglia; www.enaip.puglia.it, Sardegna; www.aclisardegna.it, Sicilia; www.aclisicilia.it, Toscana; www.aclitoscana.it

3. provincialeLe realtà locali ACLI possono contare su una capillare rete di siti e di testate che consente la massima divulgazione delle proprie attività, non ultima quelle relative ai progetti di servizio civile nazionale. Oltre 42 siti e 39 testate compongono una rete divulgativa efficace e capillare.

Agrigento www.acliagrigento.altervista.orgBenevento www.aclibenevento.itBergamo www.aclibergamo.itBologna www.aclibo.itBrescia www.aclibresciane.itCagliari www.aclicagliari.itCaltanissetta www.acli.cl.itComo www.aclicomo.itCremona www.rccr.cremona.itCrotone www.aclicrotone.itCuneo www.aclicuneo.itEnna www.aclienna.itFoggia www.aclifoggia.itForlì-Cesena www.aclifc.itImperia www.acliimperia.itLivorno www.aclilivorno.comMantova www.acli.mantova.itMilano www.aclimilano.comModena www.aclimodena.itNapoli www.aclinapoli.orgNovara www.aclinovara.itOristano www.aclioristano.comPadova www.aclipadova.itPalermo www.aclipalermo.itPerugia www.acliperugia.itPisa www.aclipisa.itPordenone www.acli.pn.itRimini www.aclirimini.itRoma www.acliroma.itSassari www.aclisassari.comSavona www.aclisavona.itSiracusa www.acli.siracusa.itTorino www.aclitorino.itTrento www.aclitrentine.it

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Treviso www.aclitreviso.itTrieste www.aclitrieste.itUdine www.acliudine.itVarese www.aclivarese.itVenezia www.aclivenezia.itVerona www.acliverona.it

4. Portale “Integra”Oltre ai siti di diretta gestione regionale o provinciale, le ACLI hanno dato vita al portale “Integra”: attraverso un semplice e funzionale sistema editoriale, ogni circolo, sede provinciale o regionale potrà realizzare la propria pagina internet sul sito www.acli.it e aggiornarla direttamente ogni qual volta lo si ritenga opportuno.

5. Le testate territoriali delle ACLILa forte vocazione locale delle ACLI è testimoniata anche dalle numerose testate giornalistiche facenti capo alle diverse realtà acliste. Ad oggi si contano 39 testate registrate a livello provinciale ed 1 regionale. Anche attraverso questi strumenti si realizzano, a livello territoriale, attività di sviluppo e promozione del servizio civile.

Ecco l’elenco delle testate ad oggi censite:

Arezzo Impegno aclistaAsti Vita socialeBari L'altra voceBelluno Impegno socialeBenevento Acli news BeneventoBergamo Acli laboratorioBologna L'apricittàBolzano Acli notizieBrescia Battaglie sociali

Acli brescianeComo Informando

Laboratorio socialeCuneo Impegno socialeForlì-Cesena Lavoro d'oggiGenova Acli GenovaGorizia Acli isontineImperia Acli ImperiaLa Spezia Notiziario delle Acli di La SpeziaLodi Acli oggi (inserto quotidiano locale)Lucca Acli Lucca notizieMacerata Il bivioMilano Il giornale dei lavoratoriModena Segnalazioni sociali Acli ModenaPerugia Acli notizieRavenna Impegno aclistaRimini La voce del lavoratoreRoma ViteSavona Savona Acli (on-line)Salerno La voce dei lavoratoriSondrio L'incontroTerni Esse

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Page 44: SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI …€¦ · Web viewLe ACLI nazionali e le ACLI provinciali hanno realizzato, nell’ambito del “Progetto Famiglia”, diversi studi

Torino Torino AcliTrento Acli trentineTreviso L'ora dei lavoratoriVarese Acli Varese

Acli Varese in rete (supplemento Luce)Venezia Tempi moderniVerona Acli veronesiVicenza Acli vicentine

Quanto sopra riportato dimostra come, in un sistema complesso, le azioni possano partire sia dal territorio, sia dal vertice nazionale, consentendo a tutti gli attori di essere inseriti in un contesto più ampio di quello proprio. L’ente nazionale non è altro che la sommatorie delle unità locali che lo compongono, con l’aggiunta di uno staff di coordinamento nazionale. Questo garantisce uniformità e supporto a tutti i territori. Le attività di sensibilizzazione e promozione attivate dalle ACLI in ogni territorio mirano ad un presa di coscienza dello stesso sull’esperienza di servizio civile, così da attivare processi di collaborazione e condivisione.L’attività di promozione e sensibilizzazione del servizio civile nazionale di ogni territorio coinvolto nei progetti supera l’impegno di 25 ore annue, alle quali si affiancano i lavori regionali e nazionali.

19)Eventuali autonomi criteri e modalità di selezione dei volontari:

Si rimanda ai criteri di selezione elaborati dall’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile, definiti ed approvati con determinazione del Direttore Generale del 30 maggio 2002.

20)Ricorso a sistemi di selezione verificati in sede di accreditamento (eventuale indicazione dell’Ente di 1^ classe dal quale è stato acquisito il servizio):

Si Si rimanda al sistema accreditato.

21)Piano di monitoraggio interno per la valutazione dei risultati del progetto:

Sono previste attività di monitoraggio interno al fine di valutare sia i risultati del progetto che la valutazione dell’apprendimento e della crescita formativa dei volontari. La realizzazione di tali attività spetta direttamente alle realtà locali, sulla base di strumenti e modalità diffusi dalle ACLI nazionali.Anche l’operatore locale di progetto (OLP) individuato al punto 16 verrà coinvolto nel monitoraggio del processo.I volontari saranno invitati ad esprimere direttamente le loro considerazioni sulle attività e sul clima lavorativo in cui si trovano ad operare e a cadenza mensile compileranno questionari con modalità di risposta aperta e chiusa.Nel corso dell’anno di servizio civile sarà inoltre attivo un programma di tutoraggio attivato principalmente tramite internet: un operatore dialogherà con i volontari e sarà in grado di verificare l’andamento delle attività progettuali ed il livello di partecipazione alle stesse.Sulla base dei risultati dei questionari e delle informazioni derivanti dalla reportistica

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prodotta dai responsabili locali e dai feedback dell’attività di tutoraggio, l’Ufficio servizio civile delle ACLI nazionali potrà prevedere di avviare ulteriori controlli sui territori.Il monitoraggio prenderà in considerazione, oltre ai dati di base ( partecipanti, orari, ecc.), i seguenti indicatori:

- Attività svolte nella struttura- Attività di formazione- Aspetti relazionali e comportamentali

Per l’attività di monitoraggio verranno utilizzati i seguenti strumenti:- Riunioni di gruppo periodiche- Schede per la raccolta di informazioni quantitative e qualitative- Questionari

Verrà compilata, con cadenza trimestrale, una scheda di monitoraggio a cura dell’operatore locale di progetto, con le informazioni relative ad ognuno degli indicatori.Per la redazione del rapporto finale di valutazione del progetto, in base alle informazioni qualitative e quantitative raccolte, si procederà ad una verifica della rilevanza, dell’efficacia, dell’efficienza e dell’impatto del progetto.Le attività di monitoraggio verranno svolte dall’Operatore locale del progetto, dal tutor e dal responsabile del monitoraggio e valutazione del progetto.

22)Ricorso a sistemi di monitoraggio verificati in sede di accreditamento (eventuale indicazione dell’Ente di 1^ classe dal quale è stato acquisito il servizio):

Si Si rimanda al sistema accreditato.

23)Eventuali requisiti richiesti ai canditati per la partecipazione al progetto oltre quelli richiesti dalla legge 6 marzo 2001, n. 64:

Nessuno

24)Eventuali risorse finanziarie aggiuntive destinate in modo specifico alla realizzazione del progetto:

PIANO DI FINANZIAMENTO Progetto "Comunità: famiglia di famiglie

02"SPESE (EURO)

voci di spesa costi unitari costo per riga costo per voce

1 Formazione specifica - Formatori

8 province x 50,00 € x 72 giorno(i) ore 28.800,00

- Aula attrezzata8 province 50,00 € x 10 giorno(i) 4.000,00

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- Materiale didattico e cancelleria 27 volontari x 30,00 € 810,00

Totale voce 1 33.610,002 Attività piano di attuazione 1

- Allestimento e realizzazione iniziative (sportelli, incontri, monitoraggio)1 300,00 € x 8 province 2.400,00

- Cancelleria1 300,00 € x 8 province 2.400,00

Attrezzatura informatica dedicata1 300,00 € x 8 province 2.400,00

- Materiale promozionale attività1 500,00 € x 8 province 4.000,00

Totale voce 4 11.200,003 Attività del piano di attuazione 2

- Beni alimentari 1 300,00 € x 8 province 2.400,00

- Materiale allestimento (spazio giochi, incontri, doposcuola, baby-sitting, ecc)1 350,00 € x 8 province 2.800,00

- Materiale promozionale attività1 500,00 € x 8 province 4.000,00

Totale voce 4 9.200,00COSTO TOTALE           54.010,00

Assegno annuo volontari 5.205,84Numero volontari 27

Totale 140.557,6825% 35.139,42

La cifra di € 54.010 supera il 25% dell’assegno annuo dei volontari pari a 35.139,42 €.

25)Eventuali copromotori e partners del progetto con la specifica del ruolo concreto rivestito dagli stessi all’interno del progetto:

1) Forum Nazionale delle Associazioni Familiari: le ACLI nazionali hanno concordato con il Forum Nazionale delle Associazioni Familiari il seguente apporto: la partecipazione con i propri esperti agli incontri informativi per le famiglie, il confronto e la consulenza per le attività di costituzione dei GAS e l’accompagnamento con i propri esperti alla formazione specifica dei volontari.

2) Enaip Lazio – le ACLI regionali del Lazio hanno concordato con l’Enaip Toscana la certificazione e il riconoscimento delle competenze e delle professionalità acquisite dai volontari durante l’anno di progetto.

3) Enaip Toscana – le ACLI provinciali di Siena hanno concordato con l’Enaip Toscana la certificazione e il riconoscimento delle competenze e delle professionalità acquisite dai volontari durante l’anno di progetto.

4) Parrocchia San Martino di Forcella e Villa Vomano – le ACLI provinciali di Teramo hanno concordato con la Parrocchia San Martino l’apporto di personale volontario per la realizzazione di attività di progetto quali la banca del tempo e lo sportello informativo, nonché l’apporto di risorse strumentali quali i locali per la realizzazione dello sportello informativo e gli incontri con le famiglie .

5) Federcasalinghe sezione di Teramo - le ACLI provinciali di Teramo hanno

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Page 47: SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI …€¦ · Web viewLe ACLI nazionali e le ACLI provinciali hanno realizzato, nell’ambito del “Progetto Famiglia”, diversi studi

concordato con la Federcasalinghe sezione di Teramo l’apporto di personale volontario per la realizzazione della formazione e di attività di progetto quale le banche del tempo e i Gruppi di Acquisto Solidale.

6) Caritas Diocesana di Teramo - le ACLI provinciali di Teramo hanno concordato con la Caritas Diocesana di Teramo, l’apporto di volontari per la realizzazione delle attività di progetto quali la rilevazione delle famiglie in stato di bisogno e l’accompagnamento con propri esperti alla formazione specifica dei volontari.

7) Associazione Italiana Persone Down Onlus sezione di Pisa – le ACLI provinciali di Pisa hanno concordato con l’Associazione Italiana Persone Down Onlus sezione di Pisa il riconoscimento delle competenze acquisite dai volontari, nonché l’attività di supporto e consulenza in merito allo sportello multifunzionale, secondo quanto previsto dal piano di attuazione 1 del progetto.

8) Associazione Nazionale Famiglie numerose - le ACLI provinciali di Pisa hanno concordato con l’Associazione Nazionale Famiglie numerose Pisa il riconoscimento delle competenze acquisite dai volontari, nonché l’attività di supporto e consulenza in merito allo sportello multifunzionale, secondo quanto previsto dal piano di attuazione 1 del progetto.

9) Associazione Amici di Toniolo - le ACLI provinciali di Pisa hanno concordato con l’Associazione Amici di Toniolo, l’accopagnamento con prppri esperti alla formazione specifica dei volontari, l’appoto di locali per la realizzazione di attività e la formazione, nonché l’apporto di volontari per la realizzazione dei seminari ed incontri con le famiglie.

10) Associazione il Pellicano - le ACLI provinciali di Pisa hanno concordato con l’Associazione il Pellicano l’apporto di volontari per la realizzazione della consulenza giuridica nell’ambito dello sportello multifunzionale per le famiglie e il coinvolgimento delle coppie in difficoltà, afferenti al progetto, in incontri promossi dall’Associazione il Pellicano.

Le ACLI hanno stipulato una serie di accordi nazionali che coinvolgono quindi tutti i progetti presentati nel presente bando. Nello specifico:

1. Il Centro Interdipartimentale di Ricerca e Servizi sui Diritti della Persona e dei Popoli dell’Università di Padova ha come principali finalità quelle di: promuovere ricerche e studi interdisciplinari nel campo dei diritti della persona e dei popoli, della pace e della sicurezza multidimensionale, della democrazia e del buon governo; promuovere iniziative di educazione, formazione e informazione nel campo dei diritti della persona e dei popoli; dare un supporto scientifico alle attività didattiche di lauree e lauree specialistiche interessate al campo dei diritti umani; promuovere e gestire programmi per l’incentivazione del processo di internazionalizzazione del sistema universitario, dimensione diritti umani; dare attuazione a programmi dell’Unione Europea e di altri organismi internazionali intesi a promuovere lo sviluppo e il consolidamento della democrazia e dello stato di diritto nonché il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. La partnership ACLI - Centro Interdipartimentale di Ricerca e Servizi sui Diritti della Persona e dei Popoli prevede la formazione dello staff nazionale dei formatori delle Acli da parte di personale del Centro e la predisposizione dei necessari materiali “didattici”.

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2. Il Centro Interuniversitario di studi sul servizio civile (CISSC) è un consorzio interuniversitario finalizzato alla promozione della ricerca e della formazione relative al servizio civile. Fanno parte del CISSC l’Università di Pisa e la Scuola Sant’Anna, ed i professori E. Rossi e P. Consorti (Presidente del Comitato DCNAN). La partnership Acli – CISSC prevede la formazione dello staff nazionale dei formatori delle Acli da parte di personale del Centro e la predisposizione di materiale divulgativo e di sensibilizzazione del servizio civile nazionale, nonché di quello didattico.

3. L’Istituto di Ricerche Formative e Educative (IREF) L’IREF (Istituto di Ricerche Educative e Formative) è stato fondato nel 1968 allo scopo di “…promuovere e favorire la diffusione della conoscenza dei problemi culturali, sociali ed economici..”, attraverso la progettazione e lo sviluppo di attività di ricerca. In poco più di trent’anni ha realizzato oltre 300 progetti di ricerca, commissionati e finanziati da organizzazioni internazionali, enti pubblici, istituzioni economiche e sociali, organizzazioni non profit. Le ACLI affidano all’IREF l’incarico di realizzare un “ sistema di monitoraggio informatico ed elaborazione dati ” dei partecipanti ai progetti del Servizio civile nazionale.

4. La Conferenza nazionale enti di servizio civile (CNESC), associazione di secondo livello composta dai principali enti gestori del servizio civile. Da ormai 20 anni si occupa di divulgare, analizzare e difendere il servizio civile, prima come obiezione di coscienza, ora come servizio volontario. Un membro della CNESC è presente nella Consulta nazionale. Gli enti aderenti alla CNESC collaborano e finanziano annualmente la stesura del “Rapporto annuale sul servizio civile”. Da 3 anni questo importante contributo viene costruito con la collaborazione dell’Istituto di ricerche sociali (IRS) di Milano.

26)Risorse tecniche e strumentali necessarie per l’attuazione del progetto:

La realizzazione del progetto prevede l’utilizzo delle risorse indicate di seguito a secondo delle attività di progetto.

Come dotazione di base, per tutta la durata del progetto:

– 8 computer dotati di collegamento internet (gli computer sono destinati alle 5 sedi provinciali) Tipo di chip AMD – Athlon, AMD- Athlon 64, AMD –Athlon 64 fx, AMD –XP, AMD – Duron AMD – Sempron, Intel Celeron, Intel Celeron Duo, Intel Pentium II, Intel Pentium III - Processori da1 GHz a 2 GHz e superiori

– Lettori di Memorie Esterni, Masterizzatori, Modem, Monitor, Mouse, Pendrive, Scanners, Stampanti e Plotter , Tastiere, Hard Disk;

– telefono fax e fotocopiatrice– connessione ad internet

Per la realizzazione degli incontri informativi, le risorse tecniche e strumentali utilizzate saranno:

– un locale adatto ad accogliere le famiglie;

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Page 49: SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI …€¦ · Web viewLe ACLI nazionali e le ACLI provinciali hanno realizzato, nell’ambito del “Progetto Famiglia”, diversi studi

– arredamenti quali sedie e/o poltroncine;– materiale di cancelleria quale block-notes e penne per consentire ai

partecipanti di prendere appunti;– brevi dispense sugli argomenti trattati redatte dai volontari e distribuite ai

partecipanti.

Per la realizzazione degli sportelli multifunzionale ed informativo, le risorse tecniche e strumentali utilizzate saranno:

– materiale allestimento stand per la creazione dell’ambiente dello sportello quali scrivanie, sedie, telefono, scaffali, cestino gettacarta, cassettiera, classificatore, scaffalature;

– un computer portatile AMILO Jujitsu Siemens;– file con i dati sulla rete integrata di servizi alle famiglie del territorio e

rubrica telefonica ed informatica degli enti;– collegamento internet e software necessario per accedere alle

informazioni richieste dalle famiglie;– codici e manuali sulle tematiche giuridiche, fiscali e previdenziali da

consultare nei casi di consulenza;– materiale di cancelleria quale fogli A4, buste con apertura laterale,

cartelline a 3 lembi, raccoglitori a 4 anelli, faldoni in cartone, scatola archivio, penne a stilo, evidenziatori colorati, matite, block-notes per raccogliere il materiale e creare archivi cartacei.

Per l’organizzazione delle iniziative ludico ricreative le risorse tecniche e strumentali utilizzate saranno:

– locali predisposti all’accoglienza dei partecipanti;– arredi quali sedie, tavoli, poltroncine, divanetti, attaccapanni;– materiale di allestimento per le cene o le feste (striscioni, palloncini,

segnaposto, posate, bicchieri e piatti di plastica)– materiale ludico per lo spazio giochi (palle, corde, birilli, cerchi, tappetini

di gomma, giocattoli vari e altro materiale che possa essere utilizzato per i giochi a squadre o tra genitori e figli).

Per l’organizzazione dei mercatini solidali:– uno spazio adatto all’allestimento del mercatino;– tavolini e stand per l’esposizione degli oggetti;– un registro per l’inventario e per annotare le operazioni di ingresso e

uscita degli oggetti.

Per l’organizzazione delle attività di doposcuola o baby-sitting nell’ambito delle Banche del Tempo:

- uno spazio adatto allo svolgimento delle attività con i bambini di studio e di gioco;

- materiale di cancelleria (penne, matite, colori, gomme, fogli da disegno, forbicine con punte arrotondate, colla);

- materiale ludico (giocattoli vari quali bambole, pupazzi, macchinine, costruzioni, palle, corde, marionette, famiglie di animali,ecc).

Per il monitoraggio dei dati:– Programma SPSS per l’elaborazione di dati statistici.

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Saranno a disposizione dei volontari di Servizio Civile materiale documentale e bibliografico sulle tematiche delle ACLI, della cittadinanza attiva, della solidarietà, sulla famiglia e su altre iniziative progettuali realizzate dalle ACLI a favore delle famiglie quali:

Riflettori sulla famiglia:strategie politiche e azioni progettuali, a cura di Area progetti ACLI, 2008.

Donne e uomini sapienti a servizio della comunità, FAP ACLI, maggio 2008.

Il welfare del XXI secolo. Nuove politiche sociali e sviluppo umano, a cura del dipartimento Politiche Sociali e Welfare, maggio 2008.

Famiglia. Bene di tutti, ACLI, Giugno 2007. Welfare pro-motore di sviluppo, a cura di Dipartimento Politiche Sociali e

Welfare ACLI, 2006. Il lavoro che cambia (?) a cura delle ACLI regionali del Lazio, 2006. Imprese di comunità per la produzione di convivenza e benessere.

L’esperienza di Cantiere Sociale, Guerini e Associati, luglio 2005 Andolfi M. (a cura di), La famiglia trigenerazionale, Bulzoni, Roma, 1988 Scabini E., Cigoli V., Il famigliare, Raffaello Cortina Ed., Milano, 2000. Andolfi M., Forghieri P. (a cura di), Adolescenti tra scuola e famiglia, R.

Cortina, Milano, 2002 Baldascini L., Vita da adolescenti, Franco Angeli, Milano, 1993 Pietropolli Charmet G., I nuovi adolescenti, Raffaello Cortina, Milano,

2000.

CARATTERISTICHE DELLE CONOSCENZE ACQUISIBILI

27) Eventuali crediti formativi riconosciuti:

Nessuno

28) Eventuali tirocini riconosciuti:

Nessuno

29)Competenze e professionalità acquisibili dai volontari durante l’espletamento del servizio, certificabili e validi ai fini del curriculum vitae:

Il percorso che i volontari affronteranno nell’espletamento del servizio civile si caratterizza per un mix tra “lavoro guidato” e “formazione” sulle aree tematiche che caratterizzano il progetto, ovvero i processi di apprendimento, di formazione e di socializzazione dei giovani a rischio di dispersione scolastica.

L’insieme di queste attività consentono ai volontari di acquisire un set articolato di competenze di base, trasversali e professionali che contribuiranno ad elevare la

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Page 51: SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI …€¦ · Web viewLe ACLI nazionali e le ACLI provinciali hanno realizzato, nell’ambito del “Progetto Famiglia”, diversi studi

qualità del curriculum del volontario e a migliorare la sua professionalità nel settore della formazione e dell’educazione. Il set che i volontari andranno ad acquisire e sviluppare sono:

Competenze di base:(intese come quel set di conoscenze e abilità consensualmente riconosciute come essenziali per l’accesso al mondo del lavoro, l’occupabilità e lo sviluppo professionale– ISFOL 1997) conoscere e utilizzare gli strumenti informatici di base (relativi sistemi operativi,

word, power point, internet e posta elettronica); conoscere e utilizzare i principali metodi per progettare e pianificare un lavoro,

individuando gli obiettivi da raggiungere e le necessarie attività e risorse temporali e umane;

conoscere la struttura organizzativa ove si svolge il servizio (organigramma, ruoli professionali, flussi comunicativi, ecc…).

Competenze trasversali(intese come quel set di conoscenze e abilità non legate all’esercizio di un lavoro ma strategiche per rispondere alle richieste dell’ambiente e produrre comportamenti professionali efficaci – ISFOL 1997) sviluppare una comunicazione chiara, efficace e trasparente con i diversi soggetti

che a vario titolo saranno presenti nel progetto (i ragazzi, le famiglie, gli altri volontari, gli OLP, ecc…);

saper diagnosticare i problemi organizzativi e/o i conflitti di comunicazione che di volta in volta si potranno presentare nella relazione con gli adolescenti e le loro famiglie;

saper affrontare e risolvere gli eventuali problemi e/o conflitti, allestendo le soluzioni più adeguate al loro fronteggiamento e superamento;

saper lavorare in gruppo con altri volontari e gli altri soggetti presenti nel progetto ricercando costantemente forme di collaborazione.

Competenze tecnico – professionali(intese come quel set di conoscenze e abilità strettamene connesse all’esercizio di una determinata mansione lavorativa e/o di un ruolo professionale – ISFOL 1997) conoscere il settore orientamento/istruzione/formazione professionale, delle

organizzazioni e delle professioni presenti nel settore stesso; conoscere le principali teorie sui processi di apprendimento nei giovani in

obbligo formativo, conoscere e utilizzare le principali metodologie didattiche per realizzare specifici

servizi di tutoraggio e supporto al recupero scolastico.

Metacompetenze (intese come l’insieme delle capacità cognitive a carattere riflessivo che prescindono da specifiche mansioni e sono considerate sempre più strategiche nella società della conoscenza – ISFOL 2000) comprendere, analizzare e riflettere i compiti che verranno richiesti nell’ambito

del progetto e il ruolo che si dovrà svolgere mettendo in relazione il proprio bagaglio di conoscenze pregresse con quanto richiesto per l’esercizio del ruolo;

rafforzare e migliorare costantemente le proprie competenze/attitudini anche al di là delle occasioni di formazione che verranno proposte nel progetto;

riflettere sul proprio ruolo nello svolgimento del servizio civile e ricercare costantemente il senso delle proprie azioni, potenziando i propri livelli di auto-motivazione e i propri progetti futuri di impegno nel settore del volontariato.

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Page 52: SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI …€¦ · Web viewLe ACLI nazionali e le ACLI provinciali hanno realizzato, nell’ambito del “Progetto Famiglia”, diversi studi

La certificazione delle competenze sarà effettuata nel seguente modo.

Al termine del periodo di servizio civile, l’EnAIP Lazio e l’EnAIP Toscana, enti terzi di Formazione Professionale e partners del progetto (vedi punto 25) si occuperanno di certificare le competenze di base, trasversali e tecnico-professionali che saranno state acquisite dai volontari nel corso dell’anno, attraverso l’impiego delle metodologie più opportune (colloqui individuali e schede di rilevazione). Quindi al termine del servizio civile, EnAIP Lazio e l’EnAIP Toscana provvederanno a rilasciare un attestato con il quale si dichiarerà il possesso delle competenze da parte del volontario. Inoltre, le ACLI rilasceranno un attestato a seguito della partecipazione del volontario alla formazione specifica.Le conoscenze e le competenze acquisite dai volontari saranno documentate e riconosciute attraverso un attestato “trasparente” di partecipazione alle attività formative.Tale attestato è composto da due strumenti: uno sintetico, che attesta la partecipazione del soggetto al percorso di formazione, e uno dettagliato, che riporta i dati per la trasparenza del percorso.L’attestato dettagliato, in particolare, prevede quattro categorie di indicatori:

la prima fa riferimento ai soggetti che a vario titolo sono coinvolti nel percorso di formazione, con un’attenzione particolare ai nominativi e al ruolo dei firmatari del documento. E’ prevista anche l’immissione dei nominativi dei soggetti partner che a vario titolo hanno portato il loro contributo all’azione formativa;

la seconda prevede gli indicatori che rendono trasparenti le caratteristiche principali del percorso: la denominazione, la data, la durata, la sede di svolgimento delle attività, il luogo e la data di rilascio dell’ attestato;

nella terza sono elencati i dati anagrafici di riconoscimento del partecipante; nella quarta, che è il cuore della trasparenza, sono elencate le voci che

specificano e dettagliano il percorso formativo: obiettivi, contenuti, moduli, durata, etc. Questi dati rappresentano la parte più spendibile dell’ attestato, quella che può essere facilmente letta e compresa da soggetti terzi. Da questa parte, in particolare, si rilevano le conoscenze e le competenze perseguite, che diventano patrimonio visibile dell’individuo e che costituiscono un effettivo valore aggiunto per il curriculum vitae.

Formazione generale dei volontari

30) Sede di realizzazione:Quanto segue fa riferimento al sistema di formazione verificato dall’UNSC in sede di accreditamento, al quale si rimanda.Relativamente alla formazione generale le ACLI hanno stipulato alcune partnership, al fine di meglio definire alcuni moduli formativi, produrre i giusti supporti e accompagnare il nostro staff di formazione nello svolgimento delle sue attività. In particolare:1 Il Centro interdipartimentale di Ricerca e servizi sui diritti della persona e dei popoli dell’Università di Padova;2 Centro Interuniversitario di studi sul servizio civile di Pisa

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3 Dipartimento della Protezione civile nazionalePer le specifiche attività si veda il punto 25.

La formazione generale sarà svolta a cura della sede nazionale ACLI e del suo staff di formatori. I giovani in servizio civile saranno riuniti su base regionale o sovra-regionale (si veda lo schema riportato di seguito) e ogni macroregione verrà seguita da un formatore accreditato. All’interno delle macroregioni si organizzerà il lavoro in modo tale da costituire tanti gruppi di massimo 25 volontari quanti sono necessari per assicurare ad ognuno la formazione generale secondo quanto stabilito dalla circolare “Linee guida per la formazione generale”. In questo modo verrà assicurata la unitarietà del processo formativo e nello stesso tempo la sua territorialitàLe sedi ACLI presso le quali si svolgerà la formazione in forma aggregata per macroregioni saranno nell’ordine:

Macroregione Sede

Piemonte Valle d’Aosta Liguria

Sede Provinciale ACLI Torino via Perrone 3, bis Torino

Lombardia

Sede Regionale ACLI Lombardia Via Luini, 5 Milano

Veneto Friuli V. G. Trentino A. A.

Venezia, sede provinciale ACLI via Ulloa, 3a

Emilia Romagna Toscana Marche

Bologna sede provinciale ACLI via Lame 116

Lazio Abruzzo Umbria Sede Nazionale ACLI via Marcora 20 00153 Roma

Puglia Bari, sede provinciale ACLI, via V De Bellis 37

Campania Molise Basilicata Sede Regionale ACLI Campania, piazza Principe Umberto, Napoli

Calabria Lametia Terme, sala Formazione piazza Lametia Terme, 12

Sicilia Messina sede provinciale ACLI via B. Eustochia, 15/Palermo sede provinciale ACLI via Trapani 3

Sardegna Cagliari via Roma 173, Sassari via Roma, 130

31) Modalità di attuazione:a) in proprio presso l’ente con formatori dell’ente.

La formazione sarà svolta in proprio con formatori dell’ente. Si prevede inoltre l’intervento di esperti secondo quanto contemplato dal paragrafo 2 delle Linee guida per la formazione generale dei volontari.

Per la formazione generale saranno applicate le normative stabilite con determina dirigenziale dall’Ufficio nazionale di Servizio civile e pubblicate in data 4 aprile 2006.

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Le Linee guida per la formazione generale dei giovani in servizio civile nazionale - descritte nel documento allegato alla determina e che ne forma parte integrante - sono state accolte dal nostro ente con grande interesse e apprezzamento: esse costituiscono una conferma della unità di intenti e comunanza nel modo di intendere lo spirito del servizio civile tra l’UNSC e le ACLI.Si concorda in particolare sul ruolo e sugli obiettivi affidati alla formazione. Essi sono:

fornire ai giovani gli strumenti per vivere correttamente l’esperienza del servizio civile;

sviluppare all’interno degli Enti la cultura del servizio civile; assicurare il carattere unitario, nazionale del servizio civile.

Il primo obiettivo “fornire ai giovani gli strumenti per vivere correttamente l’esperienza del servizio civile” può essere declinato anche come mettere in atto strumenti e modalità che permettano di assicurare la conoscenza dei diritti e doveri, nonché del ruolo del giovane in servizio civile, in modo tale che egli impari a riconoscere il senso della sua esperienza e l’importanza dell’educazione alla responsabilità, al senso civico e alla pace.Il secondo obiettivo “sviluppare all’interno degli Enti la cultura del servizio civile” e’ perseguito attraverso il continuo coinvolgimento degli RLEA, laddove obbligatori, o dei responsabili provinciali del servizio civile ACLI e, in ogni caso, degli OLP nella progettazione e organizzazione della formazione generale rivolta ai volontari. RLEA, responsabili provinciali e OLP sono inoltre, nell’ambito delle ACLI, fruitori della formazione a loro dedicata: ogni anno si tengono

due seminari nazionali di due giorni dedicati agli RLEA e ai responsabili provinciali;

una giornata di formazione per ogni gruppo territoriale di Operatori locali di progetto (seguendo la stessa suddivisione territoriale indicata per la formazione dei volontari).

Il terzo obbiettivo “assicurare il carattere unitario, nazionale del servizio civile” viene perseguito anche attraverso la particolare modalità di attuazione prescelta. Infatti lo staff formativo, composto da tutti i formatori ACLI impegnati sul Servizio civile, si riunisce frequentemente per la progettazione e la valutazione congiunta dell’attività formativa alla presenza del responsabile nazionale di ente accreditato, della responsabile politica e di una consulente (si veda seguito). Ogni formatore accreditato è poi incaricato di realizzare la formazione dei giovani di una macroregione. Questo assicura continuità, ricorsività, trasmissione di conoscenza e monitoraggio da parte della sede nazionale ACLI e del responsabile nazionale di ente accreditato. Inoltre l’aggregazione dei giovani per macroregioni permette uno scambio continuo tra diverse esperienze locali dedite al medesimo progetto o anche a progetti diversi.

L’Ente possiede al suo interno le competenze per svolgere l’attività formativa.Esso ha a disposizione una propria Funzione formazione ed è soggetto promotore di un Ente di formazione di rilevanza nazionale (ENAIP), radicato nelle diverse realtà regionali.

Per le ACLI nazionali i soggetti preposti alla formazione sono la responsabile politica nazionale ACLI per la formazione dott.ssa Paola Vacchina; la responsabile della formazione per il servizio civile nazionale delle A.C.L.I., dott.sa Mariella Luciani, psicologa della educazione, cultore della materia presso l’Università degli studi di Aosta; i formatori accreditati.

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Il Patronato ACLI, l’ENAIP nazionale, le ACLI terra nazionali, i giovani delle ACLI, l’Unione sportiva, partners a seconda dei casi dei progetti, dispongono inoltre ciascuno di un proprio servizio formazione per le parti più specifiche. I formatori accreditati potranno utilizzare nella lezione frontale esperti che contribuiscano ad arricchire i contenuti offerti. I curricula di tali esperti saranno tenuti dall’Ente a disposizione per qualsivoglia verifica e i nominativi degli esperti saranno riportati nei registri di formazione predisposti a cura dell’ente. Tali esperti saranno sia interni all’ente sia esterni. Inoltre una giornata formativa per ogni macroregione sarà gestita con il partner Centro Nazionale Risorse per l’Orientamento (di emanazione Ministero del Lavoro e Politiche sociali) secondo la convenzione allegata. Le spese vive (trasporti e vitto) saranno sostenute dalle sedi di attuazione di progetto.Come già accennato, i gruppi di volontari in formazione, sia per quanto riguarda le lezioni frontali sia per quanto riguarda le dinamiche non formali, non supereranno le 25 unità, cosa fondamentale per assicurare una relazione efficace tra i partecipanti, nel gruppo e con il formatore. I gruppi di formandi saranno composti da giovani in servizio civile appartenenti a diversi progetti delle ACLI insistenti sul medesimo territorio (macroregione). La formazione dei formatori e la formazione dei selezionatori sono processi attivi ormai da diversi anni e curati dalla dott.sa Simona Nicolini e dalla dott.sa Antonella Morlini. Dal 2005 al 2008 i formatori del Servizio civile delle ACLI nazionali hanno svolto numero 3 giornate di formazione formatori per ciascun anno a cura della dottoressa Morlini.Inoltre i formatori hanno svolto due giornate di formazione in contemporanea ai selezionatori e alla presenza sia della dottoressa Morlini che Nicolini allo scopo di contribuire a costruire un sistema coerente di selezione, valutazione, formazione sia da parte dell’Ente sia da parte dei vari gruppi di professionisti impegnati nel servizio civile volontario delle ACLI, sia da parte dei candidati e volontari. Il periodo di formazione generale prevede una fase strutturata e consistente nelle sedi macroregionali, curata dalla sede nazionale sui contenuti generali, tenendo conto di quanto indicato dalla Determina del 4 aprile 2006 compreso il modulo XI sul lavoro per progetti, con particolare riferimento ai settori di attività ed alle aree di intervento in cui si può sviluppare il servizio civile e che sono indicate puntualmente nell'allegato 3 del "Prontuario contenente le caratteristiche e la modalità per la redazione dei progetti di servizio civile. (..)" dell'Ufficio nazionale per il servizio civile

32) Ricorso a sistemi di formazione verificati in sede di accreditamento ed eventuale indicazione dell’Ente di 1^ classe dal quale è stato acquisito il servizio:Sì Si rimanda al sistema di formazione verificato dall’Ufficio

in sede di accreditamento.

33) Tecniche e metodologie di realizzazione previste: 1. la lezione frontale : i formatori si avvarranno anche di esperti della materia

trattata, come indicato alla voce “Modalità di attuazione” della presente scheda progetto; i nominativi degli esperti saranno evidenziati nei registri della formazione come indicato dalle “Linee guida”. Ai registri verranno allegati i curriculum vitae che le ACLI nazionali si impegnano a rendere disponibili per ogni richiesta dell’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile;

2. le dinamiche non formali: la situazione formativa che fa riferimento alle

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Page 56: SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI …€¦ · Web viewLe ACLI nazionali e le ACLI provinciali hanno realizzato, nell’ambito del “Progetto Famiglia”, diversi studi

dinamiche di un gruppo (ed alla sua evoluzione sul piano della autoregolazione della struttura e degli obiettivi) è essenzialmente legata a risultati di facilitazione affinchè i volontari riescano a percepire e ad utilizzare le risorse interne al gruppo, costituite da ciò che ciascuno, come individuo e come parte di una comunità, porta come sua esperienza, come suo patrimonio culturale, e dalle risorse che l’Ente mette a disposizione dei partecipanti in diversi modi e sotto diversi aspetti.Le tecniche all’uopo utilizzate comprendono, in maniera ampia, la sinottica e il metodo dei casi, il T-group e l’esercitazione, i giochi di ruolo e l’outdoor training, e, nel complesso, sia le tecniche di apprendimento che i tipi di esperienze riconducibili alla formazione alle relazioni in gruppo e di gruppo.

3. formazione a distanza: sarà utilizzata solo per alcuni piccoli moduli formativi ed in modalità blended, cioè attraverso la discussione in piattaforma di alcuni contenuti e moduli formativi già trattati in presenza (o in attività di lezione frontale o in attività di dinamica non formale). La piattaforma verrà sperimenta per alcuni gruppi macroregionali e consentirà di fruire dei contenuti in maniera flessibile e adattabile al singolo utente, in particolare seguendo il dibattito anche off-line. La formazione a distanza per il servizio civile e’ ancora in sperimentazione, perciò non verrà conteggiata nelle 42 ore di formazione dovute. Essa prevederà test di auto-valutazione del grado di apprendimento raggiunto, che tracciano registrando e monitorando on-line o off-line le attività dell’utente.

Come richiesto i programmi di formazione generale, nell’ambito delle tre possibili modalità sopra indicate, prevedono il ricorso alla lezione frontale per 21 ore (50% del monte ore complessivo destinato alla formazione generale), distribuite nei moduli formativi: in particolare nei moduli formativi 3,4,,8, e, comunque, per i moduli formativi di cui ai punti 3), 4) ed 8) delle linee guida per la formazione generale. I programmi di formazione generale, nell’ambito delle tre possibili modalità sopra indicate, prevedono il ricorso alle dinamiche non formali per altre 21 ore del monte ore complessivo di 42 ore dedicato alla formazione generale.

Le ACLI adotteranno qualsivoglia materiale didattico e dispensa predisposti dall’Ufficio nazionale, anche eventualmente potendolo autonomamente integrare e arricchire.

Sono comunque già predisposti quali materiali formativi-informativi per i volontari in servizio civile nelle ACLI:

un volantino illustrativo che viene inviato a casa al volontario a cura della sede nazionale ACLI immediatamente prima della presa servizio;

una cartella completa che viene consegnata e illustrata al momento della presa servizio da parte dell’Olp. Tale cartella contiene materiali utili e obbligatori per la presa servizio e materiali utili anche per la formazione.

Tale cartella contiene, fra l’altro:documentazione sull’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri;

legge 6 marzo 2001 n.64; carta etica del servizio civile nazionale; documentazione sulle ACLI, il Patronato ACLI, l’ENAIP, ed i principali

servizi/settori dell’Associazione; dispense e articoli su volontariato e SCN; documentazione sulle ACLI in Italia e sulle sedi operative; materiale informativo sulla storia delle ACLI;

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Page 57: SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI …€¦ · Web viewLe ACLI nazionali e le ACLI provinciali hanno realizzato, nell’ambito del “Progetto Famiglia”, diversi studi

modulistica per l’avvio al servizio; materiale di documentazione sulla relazione di aiuto, la tutela, l’invalidità

civile, il diritto previdenziale, l’assistenza, l’immigrazione e l’emigrazione, il diritto del lavoro, il mercato del lavoro;

guida all’utilizzo della rete telematica e alla posta elettronica; questionari per la verifica dell’apprendimento; cartellina con blocco notes; materiali per le esercitazioni pratiche.

Le metodologie dunque si possono riassumere in: lezioni frontali e dinamiche non formali, compresi lavori di gruppo ed individuali e restituzione in plenaria; discussione; role playing; problem solving; brainstorming; esercitazioni pratiche.

Le attrezzature utilizzate sono: lavagna luminosa; lavagne a fogli mobili; per le lezioni frontali pc e videoproiettore per la proiezione di slide e quanto altro, postazioni multimediali con collegamento internet in caso di necessità.

34) Contenuti della formazione: E’ opportuno premettere alla descrizione dei contenuti formativi la definizione delle caratteristiche di setting, che a nostro parere rappresentano una condizione fondamentale per lo svolgimento di una appropriata ed efficace azione formativa e alle quali le ACLI hanno in questi anni dedicato molta attenzione.

Le caratteristiche del setting

CONDIVISIONE CON GLI RLEA O RESPONSABILI PROVINCIALI DELLA FORMAZIONE VOLONTARI Tutte le attività avvengono a cura di un formatore accreditato, con il sostegno organizzativo di una operatrice dell’ufficio servizio civile delle ACLI nazionali.Costoro, precedentemente all’avvio della formazione volontari, svolgono un incontro con gli RLEA o i responsabili provinciali della Macroregione interessata per la preparazione specifica del setting della formazione dei volontari.Agli RLEA viene illustrata la formazione generale, a partire dalle le linee guida, e vengono illustrati i moduli che si svolgeranno. Questa azione mira a coinvolgere i RLEA anche nella formazione generale. Inoltre formatore e operatrice svolgono attività periodica di formazione e aggiornamento per sé nel gruppo di formazione dell’ufficio nazionale di servizio civile. Viene concordato con i RLEA che l’attività si terrà in aule in forma circolare e/o semicircolare con tempi dalle 9.00 alle 18.00 e che oltre alla lezione frontale si useranno tecniche non formali, dialogiche e da gruppo di ricerca.

FORMAZIONE DEI VOLONTARITutte le attività avvengono a cura di un formatore accreditato e di una operatrice dell’Ufficio servizio civile delle ACLI nazionali.Aula per massimo 25 persone, sedute, in forma circolare e/o semicircolareTempi dalle 9.00 alle 18.00Modalità: frontale, circolare, esercitativa, a seconda dell’obiettivo e delle indicazioni delle Linee Guida della formazione generale.

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Page 58: SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI …€¦ · Web viewLe ACLI nazionali e le ACLI provinciali hanno realizzato, nell’ambito del “Progetto Famiglia”, diversi studi

Prima della formazione

Modulo: “Pre-modulo”

Titolo: Incontro RLEA o responsabili provinciali per progettazione esecutiva della formazione

Obiettivo e contenuto: Raccogliere istanze RLEA circa la formazione dei volontari della macroregione di riferimento, illustrare nel dettaglio la formazione generale obbligatoria così come progettata dai progettisti e condivisa dai formatori accreditati. Illustrare le linee guida della Presidenza del Consiglio dei Ministri

Ore: 8

Moduli formazione generale dei volontari

I modulo (mattino)Titolo: “L’identità del gruppo in formazione”

Contenuti: Presentazione partecipanti. Presentazione staff, presentazione del percorso generale e della giornata formativa. Raccolta aspettative e preconoscenze verso il servizio civile volontario, raccolta idee di servizio civile, motivazioni, obiettivi individuali. Presentazione concetti e pratiche di “Patria”, “Difesa senza armi”,“difesa non violenta”.

Obiettivi: Costruire l’identità di gruppo, come persone in servizio civile volontario presso l’associazione ACLI sul medesimo macro-territorio. Costruire attraverso la presentazione, avvio, raccolta aspettative e bisogni, la conoscenza minima per poter elaborare insieme, e costruire l’atteggiamento di fiducia che permette l’apprendimento. Creare nel volontario singolo e nel gruppo, così come richiesto dalle linee guida per la formazione generale, la consapevolezza che la difesa della Patria e la Difesa non violenta costituiscono il contesto che legittima lo Stato a sviluppare l’esperienza di servizio civile.

Ore: 4

II moduloTitolo: “Dall’obiezione di coscienza al servizio civile nazionale: evoluzione storica, affinità e differenze tra le due realtà”

Contenuti: Analisi della legge 64/01 evidenziando i fondamenti istituzionali e culturali del servizio civile nazionale. Si utilizzerà una esercitazione : “Se fossi stato io il legislatore….” Per evidenziare quali principi evocano i volontari nella ipotetica stesura della legge sul servizio civile. I cinque principi base della legge, il collegamento tra vecchio servizio civile e nuovo servizio civile. Si evidenzieranno la storia della obiezione di coscienza, i contenuti della legge 230/98.

Obiettivi: Costruire con i volontari una coscienza del senso e significato del volontario in servizio civile nazionale, fissando anche le origini del concetto.

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Ore: 4 di cui 2 di lezione frontale

III moduloTitolo: Il dovere di difesa della Patria

Contenuti: A partire dal dettato costituzionale, articolo 52 “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino” se ne approfondirà l’attualizzazione anche alla luce della recente normativa e della giurisprudenza costituzionale. In particolare, si illustreranno i contenuti delle sentenze della Corte Costituzionale nn.164/85, 228/04, 229/04 e 431/05, in cui si dà contenuto al concetto di difesa civile o difesa non armata.Si illustrerà inoltre La Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, firmata a Parigi il 10

dicembre 1948, promossa dalle Nazioni Unite.Si utilizzerà la lezione frontale allo scopo di presentare in modo esaustivo i contenuti.

Obiettivi: Allargare la conoscenza della idea di “dovere di difesa della Patria”, concetto che sembra a volte risultare poco conosciuto fra i giovani, ed anzi a volte ritenuto concetto “antico” e di linguaggio difficile e distante.

Ore: 4 di cui 2 di lezione frontale

IV moduloTitolo: “La difesa civile non armata e non violenta”

Contenuti: Si utilizzerà la lezione frontale muovendo da alcuni cenni storici di difesa popolare nonviolenta, si presenteranno le forme attuali di realizzazione della difesa alternativa sul piano istituzionale, di movimento e della società civile. E’ molto interessante qui affrontare il tema “gestione e trasformazione nonviolenta dei conflitti”, ”prevenzione della guerra” e “operazioni di polizia internazionale”, nonché i concetti di “peacekeeping”, “peace-enforcing” e “peacebuilding”, specie se collegati all’ambito del diritto internazionale. Le ACLI grazie a IPSIA, ong appartenente al sistema, e all’Area Pace e diritti umani vantano in questo una esperienza specifica testimoniata dalla formazione già svolta negli anni precedenti (in particolare per i volontari del progetto di servizio civile “Giustizia e pace si abbracceranno”).Il tema, di forte risalto negli anni ’70 e ’80, ha visto durante le vicende belliche degli anni ’90 nei Balcani una maggiore attenzione dell’opinione pubblica mentre risulta a nostro parere sottaciuto presso la generazione dei ventenni di oggi (proprio l’età dei volontari che accedono ai progetti di servizio civile).

Obiettivi: Aiutare i volontari ad immaginare l’esistenza di tecniche di difesa non armata e non violenta.

Ore: 4 di cui 2 di lezione frontale

V moduloTitolo: “La protezione civile”

Contenuti: In questo modulo verranno forniti elementi di protezione civile intesa come collegamento tra difesa della Patria e difesa dell’ambiente, del territorio e delle popolazioni. Si evidenzieranno le problematiche legate alla previsione e alla

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prevenzione dei rischi, nonché quelle relative agli interventi di soccorso.

Obiettivi: Dare senso e ragione del servizio civile come attività di prevenzione e “protezione” della popolazione affrontando anche la protezione civile nel senso diretto e immediato del termine (calamità, terremoti, ordine pubblico, ecc.) e gli elementi di base necessari ad approntare comportamenti di protezione civile.

Ore: 4 di lezione frontale

VI moduloTitolo: “La solidarietà e le forme di cittadinanza”

Contenuti: In questo modulo si partirà dal principio costituzionale di solidarietà sociale e dai principi di libertà ed eguaglianza per affrontare il tema delle limitazioni alla loro concretizzazione. Si farà riferimento alle povertà economiche e all’esclusione sociale, al problema della povertà e del sottosviluppo a livello mondiale, alla lotta alla povertà nelle scelte politiche italiane e negli orientamenti dell’Unione Europea, al contributo degli Organismi non Governativi. Verrà inoltre presentato il concetto di cittadinanza e di promozione sociale, come modo di strutturare, codificando diritti e doveri, l’appartenenza ad una collettività che abita e interagisce su un determinato territorio. In particolare le ACLI promuoveranno il tema della coesione sociale come mezzo per difendere la Patria “dal di dentro” garantendo a tutti possibilità di promozione, dunque di inclusione, dunque di partecipazione attiva alla società ; si insisterà sul concetto di cittadinanza attiva, per dare ai volontari il senso del servizio civile come anno di impegno, di condivisione e di solidarietà. Le ACLI come organizzazione della società civile hanno volontà di presentare lo Stato quale promotore e garante di promozione umana e difesa dei diritti delle persone anche nel rapporto tra le istituzioni e le organizzazioni della società civile. Inoltre, partendo dal principio di sussidiarietà, si dibatterà il tema del “Welfare che cambia” le competenze attribuite a Stato regione e province dalla legge 328/2000 e dalla modifica del titolo V della Costituzione italiana.

Obiettivi: Dare senso alla parola “solidarietà e ad ogni forma di cittadinanza” riscoprendo il significato dell’essere cittadini attivi e solidali, in un contesto e una visione multi-etnica e aperta alle istanze internazionali.Dare ragione di parole come “globalizzazione”, “interculturalità”, “sussidiarietà”.

Ore: 4 di cui 2 di lezione frontale

VII moduloTitolo: “Servizio civile nazionale, associazionismo e volontariato”

Contenuti: In questo modulo verranno evidenziate le affinità e le differenze tra le varie figure che operano sul territorio, quali volontari di associazioni di volontariato (legge 266/1991) , promotori sociali (figura istituita dal Ministero del Lavoro e politiche sociali), cooperatori, cooperanti, soci di associazioni di promozione sociale, quali le ACLI, (legge 383/2000) ecc. Sarà chiarito il significato di “servizio” e di “civile”.

Obiettivi: Condividere il significato del “servizio” come impegno e bene, offerto in via immateriale, bene non monetizzabile, e “civile” “inserito in un contesto e rispettoso di quel contesto anche se criticamente vigile”.

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Aiutare i volontari ad inserire i contenuti circa il Welfare e il ruolo delle ACLI all’interno di un quadro più ampio, dando significato compiuto a parole quali “terzo settore”, “no-profit”, “impegno civile”.

Ore: 4 di cui 2 di lezione frontale

VIII moduloTitolo: “La normativa vigente e la Carta di impegno etico”

Contenuti: Verrà illustrato l’insieme delle norme che regolano il sistema del servizio civile nazionale. Verrà utilizzata la lezione frontale.

Obiettivi: Aiutare i volontari ad inserirsi nel percorso con consapevolezza e distinguendo i tre attori principali: il volontario medesimo, l’istituzione Stato italiano, l’ente gestore. Conoscere i dati di contesto, tratti dalle fonti legislative, che diverranno vincolo e risorsa a cui attingere durante l’anno di servizio civile.

Ore: 2 di cui 1 di lezione frontale

IX moduloTitolo: “Diritti e doveri del volontario del servizio civile”

Contenuti: Si metteranno in evidenza il ruolo e la funzione del volontario e si illustrerà la circolare sulla gestione, concernente la disciplina dei rapporti tra enti e volontari del servizio civile nazionale.

Obiettivi: Offrire ai volontari gli strumenti di base per definire diritti e doveri, facendo appello alla lettera da loro sottoscritta ma anche al dettato della circolare che sosterrà il percorso, facilitando anche i rapporti con l’ente, in quanto documento che definisce bene vincoli e opportunità.

Ore: 4 di cui 2 di lezione frontale

X moduloTitolo: “L’ente accreditato presso cui si svolge servizio: le ACLI, Associazioni cristiane lavoratori italiani”

Contenuti: In questo modulo, per fornire ai volontari gli elementi di conoscenza del contesto in cui si troveranno a prestare l’anno di servizio civile, verranno presentate la storia, le caratteristiche specifiche e le modalità organizzative ed operative dell’Ente accreditato. Le ACLI, accogliendo un’esperienza che discende dalla tradizione della obiezione di coscienza e del servizio non armato per il sacro dovere di difesa della Patria, anche con mezzi non armati , si impegnano a un servizio civile volontario come esperienza di apprendimento nel e sul lavoro con altri, in una organizzazione che promuove coesione sociale. La coesione sociale e’ considerata un valore e una condizione la cui difesa e’ sostanzialmente un modo di realizzare la difesa non armata della Patria in quanto concorre alla realizzazione dei principi costituzionali (articolo 3 della Costituzione italiana). Analisi della carta di impegno etico firmata delle ACLI nazionali e locali. Si potrà anche svolgere una analisi della realtà nazionale: incontrare dei testimoni privilegiati (aclisti adulti che forniscano tracce della storia), con preparazione, esecuzione e report di interviste a testimoni privilegiati, analisi realtà territoriale

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delle ACLI attraverso una scheda apposita, raccolta dati e progettazione piccoli interventi di approfondimento.

Obiettivi: Sostenere i volontari nel conoscere e riconoscere gli elementi che nel servizio quotidiano nell’ente costituiscono attuazione dell’articolo 3 della costituzione: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Ore: 4 di cui 2 di lezione frontale

XI moduloTitolo: “Il lavoro per progetti”

Contenuti: “Che cos’e’ la progettazione sociale? Quali sono i suoi principi cardine? Come si esplicita in un lavoro metodico e organizzato? Come valutare i risultati? Che significa avere a che fare con persone che producono servizi spesso “immateriali”? Nell’affrontare il tema della progettazione sociale si farà riferimento inoltre agli specifici settori di attività ed alle aree di intervento previsti per le attività di servizio civile, in modo che i volontari abbiano chiaro quale sia il campo nel quale si esplica la funzione di tale servizio.Verrà illustrato il metodo della progettazione nelle sue articolazioni compresa la fase della valutazione di esito, di efficacia ed efficienza del progetto. Si sosterranno i volontari nel conoscere e approfondire metodi per la auto-valutazione della propria crescita esplicitando anche come può avvenire da parte diversa la valutazione della crescita umana dei volontari in servizio civile.

Obiettivi: Sostenere la crescita dell’individuo e del gruppo nel riconoscere la propria condizione di persone impegnate nel civile e nel sociale, anche attraverso la auto-valutazione dei risultati del proprio progetto di servizio civile volontario. Si farà riferimento esplicito agli specifici settori di attività dei progetti di servizio civile individuando per ognuno la specifica modalità di lavoro per progetti.

Ore: 4 di cui 3 di lezione frontale

Bibliografia:G. Blasi, M. Paolicelli (a cura di) “Il piccolo obiettore” Guida pratica al servizio civile. Collana Millelire Edizioni Stampa Alternativa

35) Durata:

42 ore

Formazione specifica (relativa al singolo progetto) dei volontari

36) Sede di realizzazione:

La formazione specifica verrà realizzata presso le sedi di attuazione del progetto:

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- Ascoli Piceno in Via 3 Ottobre, n.9;- Bologna in Via Lame, 116;- Macerata in Piazza Giuseppe Mancini, n.45- Teramo, in via Trento e Trieste , n.8;- Siena in Piazza La Lizza, n. 2- Pesaro –Urbino in via Belvedere, 54- Pisa, in via F. Buti, 20- Roma in Via Marcora, n.18/20

37) Modalità di attuazione:

La formazione sarà effettuata in proprio, presso l’ente con formatori dell’ente.

38) Nominativo/i e dati anagrafici del/i formatore/i:

Giovanna Vania Blanco, nata a Ragusa il 21/07/1979Maurizio Tomassini, nato a Fano (PS) il 9/10/1947Claudio Bachetti, nato ad Ascoli Piceno il 21/04/1969Dotto.ssa Lidia Borzì,nata a Linguaglossa (CT) il 19/07/1964Dott.ssa Salini Melissa, nata a Teramo il 16/07/1978

39) Competenze specifiche del/i formatore/i:

La Dottoressa Giovanna Blanco, è laureata in Psicologia, indirizzo Clinico e di Comunità ed è iscritta al quarto anno di Specializzazione in Terapia familiare – sistemico relazionale, presso l’Accademia di Psicoterapia della Famiglia di Roma del Prof. Maurizio Andolfi; dal maggio 2006 svolge attività di tirocinio nel ruolo di terapeuta familiare presso il Centro di Salute Mentale di San Godenzo dell’ASL RM E di Roma.

Il Dottore Maurizio Tomassini, laureato in Sociologia, è un esperto sociologo del Settore Servizi Sociali del Comune di Fano, con un’attenzione particolare ai Servizi per le famiglie; è Docente dell’Università di Urbino e responsabile di tesi e ricerche sulle tematiche familiari.

Il Dott. Claudio Bachetti, laureato in Economia e Commercio ha svolto sei anni di volontariato in Mozambico, come missionario laico, nel ruolo di animatore e formatore dei responsabili familiari e comunitari nella diocesi di Maputo in Mozambico. Il Dott. Bachetti ha, inoltre, esperienza di formatore con il Centro Missionario Diocesano di Ascoli Piceno per gli animatori missionari delle famiglie del Mozambico, nonché la conduzione di corsi pre e post matrimoniali per giovani famiglie. La Dottoressa Lidia Borzì è laureata in Scienze della Formazione, indirizzo Scienze Sociali e del No profit, relatrice in numerosi seminari dal tema “Famiglia”, coordinatrice e dirigente di numerosi progetti nazionali rivolti alle famiglie quali “Laboratori di Comunità”, Care Family Point. Da maggio 2008 la Dott.ssa Borzì è Responsabile nazionale ACLI delle Politiche per la Famiglia e coordinatrice dei nascenti Punti Famiglia ACLI per la promozione di una cittadinanza e un protagonismo familiare.

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Melissa Salini, esperta in contabilità ordinaria, collabora con le ACLI provinciali di Teramo nell’ambito del progetto “Gli affari della famiglia” , e si occupa di organizzare e promuovere dibattiti sul ruolo della famiglia nella nostra società. Inoltre, è impegnata nell’ambito del progetto “Forum delle famiglie” con il ruolo di responsabile degli incontri e del coordinamento del forum che vede coinvolte 38 famiglie del territorio.

40) Tecniche e metodologie di realizzazione previste:

La Metodologia alla base del percorso formativo specifico, dedicato cioè ai volontari che sono impegnati in questo progetto, prevede l’utilizzo di:

trasmissione diretta di conoscenze e competenze, finalizzata ad una forte sensibilizzazione al lavoro individuale e in rete, basato sull’integrazione dei ruoli e sullo scambio di competenze;

integrazione di diverse metodologie di intervento. Il percorso formativo proposto facilita la visione dell’organizzazione, dei servizi e dei sistemi nei quali i volontari sono inseriti. Tale percorso si configura pertanto come una consulenza formativa tramite la formazione in situazione. Saranno anche utilizzate classiche lezioni d’aula, integrate con lavori individuali e di gruppo, discussioni in plenaria, analisi dei casi.

Per l’attuazione della formazione saranno impiegate tecniche di docenza frontale,lavori di gruppo ed individuali con restituzione in plenaria; laddove opportuno si ricorrerà anche a giochi di ruolo, problem solving, brainstorming ed esercitazioni pratiche.

Le attrezzature necessarie saranno: lavagna luminosa; lavagne a fogli mobili; pannelli esplicativi; postazioni multimediali con collegamento internet.

I materiali utilizzati per la formazione specifica saranno attinti dalla seguente bibliografia:

Riflettori sulla famiglia:strategie politiche e azioni progettuali, a cura di Area progetti ACLI, 2008.

Donne e uomini sapienti a servizio della comunità, FAP ACLI, maggio 2008.

Il welfare del XXI secolo. Nuove politiche sociali e sviluppo umano, a cura del dipartimento Politiche Sociali e Welfare, maggio 2008.

Famiglia. Bene di tutti, ACLI, Giugno 2007. Welfare pro-motore di sviluppo, a cura di Dipartimento Politiche Sociali e

Welfare ACLI, 2006. Il lavoro che cambia (?) a cura delle ACLI regionali del Lazio, 2006. Imprese di comunità per la produzione di convivenza e benessere.

L’esperienza di Cantiere Sociale, Guerini e Associati, luglio 2005 Andolfi M. (a cura di), La famiglia trigenerazionale, Bulzoni, Roma, 1988 Scabini E., Cigoli V., Il famigliare, Raffaello Cortina Ed., Milano, 2000. Andolfi M., Forghieri P. (a cura di), Adolescenti tra scuola e famiglia, R.

Cortina, Milano, 2002

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Baldascini L., Vita da adolescenti, Franco Angeli, Milano, 1993 Pietropolli Charmet G., I nuovi adolescenti, Raffaello Cortina, Milano,

2000.

41) Contenuti della formazione:

Primo moduloIl ciclo vitale e i processi evolutivi della famiglia Durata: 10 oreLa famiglia come sistema che si modifica nel tempoIl ciclo di vita familiareDimensione plurigenerazionale del ciclo di vita familiare

Secondo modulo Evoluzione del sistema famiglia: consolidamento di nuove forme familiariDurata: 12 oreLa famiglia nelle storiaCambiamenti demografici e nuove forme di famigliaFamiglie unipersonali e famiglie tradizionaliFamiglie immigrateEffetti di alcuni trend sul ciclo di vita familiare

Terzo moduloLe famiglie del Centro-ItaliaDurata: 10 oreCondizione socio-economiche delle famiglie del del Centro-ItaliaCaratteristiche demografichePrincipali bisogni delle famiglie del Centro-ItaliaServizi per le famiglie presenti sul territorio

Quarto moduloLa cittadinanza familiareDurata: 10 oreLa famiglia quale risorsa socialeDiritti e doveri di una famigliaLa famiglia e il sistema socialeLe politiche familiari oggiCome promuovere la cittadinanza familiare

Quinto moduloA colloquio con una famigliaDurata: 10 oreIl colloquioI linguaggi della famigliaL’ascoltoSelezione e raccolta delle informazioniI legami familiari e le relazioni empatiche

Sesto modulo

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I GAS e il consumo critico Durata: 10 oreCosa sono i GAS e come funzionanoQuando e come nasconoObiettivi dei GAS

Settimo modulo La solidarietà familiareDurata: 10 oreLe rete di sostegno primariaL’empowerment familiareLo scambio solidale non monetarioI gruppi di auto mutuo aiutoModalità di promozione della solidarietà familiareLe Banche del Tempo: cosa sono e come funzionano

42) Durata

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Altri elementi della formazione

43) Modalità di monitoraggio del piano di formazione (generale e specifica) predisposto:

Le ACLI produrranno un’azione che prevede la verifica di conoscenze e competenza, sia alla luce del monitoraggio (verifica di processo) sia alla luce della valutazione periodica e finale (verifica di prodotto).La valutazione della formazione sia generale che specifica prenderà in considerazione i seguenti aspetti:

Gradimento da parte dei partecipanti. Verifica dei contenuti appresi. Capacità di progettualità sul percorso di servizio civile.

Riguardo la verifica del gradimento del corso di formazione da parte dei partecipanti si metteranno in atto le seguenti azioni:

Utilizzo di scale di Gradimento da parte dei partecipanti alla formazione per valutare il gradimento del corso. Saranno utilizzati questionari di gradimento sulla base delle scale Likert costruite utilizzando 5 differenti livelli di valutazione (Moltissimo, Molto abbastanza, poco, per nulla). Il questionario di valutazione potrà contenere item tipo “Il tempo per la formazione è stato adeguato”, “Le modalità didattiche del docente sono state chiare ed esaustive?”, “Le strutture preposte alla formazione (aule, arredi) sono state adeguate allo svolgimento delle lezioni?” ecc).

Redazione da parte del tutor di un diario giornaliero in cui verrà

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descritto il numero di partecipanti, la produzione di contenuti da parte dei partecipanti, il numero degli interventi effettuati, la tipologia delle domande, ecc.

Compilazione di schede sull’andamento della formazione da parte del gruppo classe.

Riguardo la verifica dei contenuti appresi si attueranno le seguenti azioni:

Utilizzo di questionari di apprendimento di contenuti in termini di conoscenze acquisite e percezione di abilità. Il questionario potrà contenere domande tipo: “dopo aver frequentato il corso penso di saper costruire un progetto individuale di servizio civile”).

Utilizzo di Focus group per la verifica dell’acquisizione di contenuti.

Riguardo la dimensione della progettualità verranno utilizzate le seguenti azioni:

Utilizzo di uno strumento di verifica della capacità di costruzione e meta-riflessione sul proprio progetto di servizio civile. Lo strumento sarà orientato alla redazione del progetto in termini di obiettivi, contenuti, azioni e permetterà di focalizzare quali aree di contenuti e abilità si possono approfondire per inserirsi al meglio nel progetto di servizio civile. Tale progetto non è assolutamente in concorrenza con il progetto di servizio civile in cui la persona è inserita in quanto inteso come mezzo di esercizio e verifica individuale,.

Valutazione di attività di esercitazione e simulazione sul tema della costruzione progettuale all’interno del contesto e dei dati acquisiti. Ad esempio, i partecipanti alla formazione potranno redigere un testo che presenti un determinato territorio, ne analizzi le caratteristiche e preveda un piano di intervento coerente con i dati rilevati. Oppure potranno simulare, suddivisi in piccoli gruppi, i ruoli di amministratori, associazioni, responsabili delle ACLI o semplici cittadini coinvolti nell’iter di realizzazione di uno specifico progetto.

Roma, 26 ottobre 2008

Il Progettista

Carlo Maria Lariccia

Il Responsabile Nazionale del Servizio civile nazionaleRocco Savron

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